BS 1900s|1900|Bollettino Salesiano Agosto 1900

SOMMARIO DI AGOSTO 1900

VIVA IL SANTO PADRE LEONE XIII    pag. 209

LA VITA DI MONS. LUIGI LASAGNA    » 211

IL PONTEFICE DELL'AUSILIATRICE   . . .   » 212

UNA SERIE DI SOLENNISSIME FESTE ALL'ORATORIO DI VALDOCCO : - L'accademia del 23 giugno. - L'inaugurazione della mostra artistica. - L'omaggio degli Antichi Allievi dell'Oratorio.. - «D. Bosco fanciullo». - Il 1° luglio 1900. - Ad onore di S. Luigi   . » 215

MISSIONI: - TERRA DEL FUOCO: Escursione nell'Arcipelago in cerca di India. - BRASILE DEL NORD : Due nuove fondazioni e due azioni generose. - MATTO GROSSO: Il solenne trasporto del simulacro di 224 S. Antonio   . . . .   229

LE GRAZIE della Madonna di D. Bosco . . .   . » 233

Collegi Salesiani ed Educatori ecc.   . .   »

Pellegrinaggio Piemontese dei Terziari Franciscani » 234

NOTIZIE VARIE : - La festa di Maria Ausiliatrice a Milano. - Il Collegio di Collesalvetti in Roma. - 1° decennio della Casa di Barcellona - La festa di Maria Ausiliatrice a S. Sebastiano da Po. - Il mese e la festa di Maria Ausiliatrice a Cagliari   238

COOPERATORI DEFUNTI

ILLUSTRAZIONI: - Saggio delle illustrazioni della vita di Mons. Lasagna, pag. 217, 221, 228 - S. Rocco, 213 - Orfanotrofio di La Marsa nell'Africa Settentrionale, 223.

Viva il Santo Padre Leone XIII

QUESTO è il grido che ci erompe spontaneo dal petto all'avvicinarsi il giorno onomastico del nostro SS.mo Padre il Papa, grido che si ripeterà in tutto il mondo nel prossimo 19 d'Agosto, festa di S. Gioachino.

S. Gioachino, che significa preparazione del Signore, S. Gioachino che spera contro ogni speranza, S. Gioachino che alla domanda del suo devotissimo Fra Giovanni di Gesù Carmelitano Scalzo Spagnuolo: Come avete ottenuto una tal Figlia? risponde: Sperando e soffrendo, è il patrono, il protettore di quel Gioachino Pecci che diventato Leone XIII procede davanti la faccia del Signore a preparare le sue vie, praeibis enim ante faciem Domini parare vias eius; ne rischiara il cammino ai popoli colle sue Encicliche, lumen in coelo; apre colla celebrazione dell'Anno Santo la porta d'un nuovo secolo, il secolo della ristorazione; soffre come Gregorio VII impavido sempre, non connivente mai; e come lui spera contro ogni umana speranza, sicuro nelle divine promesse e nella divina misericordia, più abbondante quanto più in lei si confida: Fiat misericordia tua, Domine, super nos, quemadmodum speravimus in Te.

E mentre ovunque è un sordo gemito di dolore come di chi aspetti un cataclisma, mentre ovunque la stanchezza dell'oggi non si conforta neppure nella speranza del dimane, Leone XIII sta imperterrito nella sua Roma che gli empii stessi salutano la città cattolica per eccellenza, la città universale che dà legge al mondo, la città che si potra come Annibale odiare, come Giugurta sprezzare, come Genserico devastare, ma che domina sempre e domina con quell' amor che è nel suo nome, con quell'amore di Cristo che abbraccia tutti i tempi, tutti i luoghi, tutte le schiatte, tutti gli uomini, stringendoli tutti sul suo Divin Cuore.

Leone XIII sta imperterrito fra due secoli, « promotore, capo, demiurgo della civiltà universale », come direbbe il De Maistre; sta a piè della sua Croce, mentre gli altri giacciono accasciati dal timor dell'avvenire; sta, amato fino all'entusiasmo da' suoi figli, paventato dai nemici, ammirato da tutti.

Ma che ha fatto questo bianco vegliardo, che ha fatto Leone XIII per esser così grande? Lasciamo che lo dica l'Eminentissimo Protettore della Società Salesiana, il Cardinale Parocchi (1)

« Se è vero, e non vi cade alcun dubbio, che il distintivo carattere e l' eccellente grandezza d'un pontificato consiste in gran parte nell' attivo e felice svolgimento della sua missione civile, senza pericolo d'adulazione potremo affermare come riservato nella storia dei Papi a Leone XIII un posto d'onore e con ragione disse di lui l'elegantissimo letterato P. Mauro Ricci : « La Provvidenza lo designò a grandeggiare fra i Pontefici più memorandi. »

» Nel tanto affollarsi di pellegrini a San Pietro, nella religiosa aspettazione di tutti i cuori, nell'alto scoppio d'applausi al primo apparire di Leone XIII, simile a bianca nuvola attraverso all'azzurro equatoriale del firmamento, in quella devota compostezza di tanto popolo all'azione del Sacrificio, nel volo del canto Eucaristico alacre da tanti petti, qual altra nota un attento osservatore avrebbe saputo cogliere se non questa: A chi andremo noi? ad quem ibimus ? Verremo a Te, Vicario dell'Uomo-Dio, a Te che parli parole di vita eterna: verba vitae aeternae habes.

» La celebre pastorale del Vescovo di Perugia, La Chiesa e la Civiltà, nelle sue ammirabili Encicliche svolse ampiamente e improntò nella vita pratica Gioachino Pecci, divenuto Leone XIII.

» Basti rammentare fuggevolmente le lettere: Diuturnum, intorno al politico principato ; Immortale .Dei, sulla cristiana costituzione della società civile; Libertas, che può definirsi la magna charta della libertà politica secondo il Vangelo. E le altre non meno ammirabili, emanate a rinverdire l'alloro dell'Angelico nelle scuole, a tutelare la santità del matrimonio cristiano, a determinare, secondo giustizia, prudenza e carità, i doveri dei cittadini, a risollevare all'altezza voluta da Gesù Cristo la condizione degli operai.

» L'insegnamento serio ed autorevole secondano i fatti. Pacifica l'Alemagna, dopo l'arbitrato delle isole Caroline; infrange le catene agli schiavi; riannoda le relazioni diplomatiche con la Russia; chiama a concordia gli elementi conservativi della Francia ; stabilisce la gerarchia nella Scozia, nella Bosnia, nell'Erzegovina, nel Giappone, nell' India ; e definito il portoghese patronato di Goa, restituita la libertà religiosa al Brasile, la pace all'Irlanda, fondata la delegazione apostolica negli Stati Uniti, cinse di tanta aureola il seggio di Pietro, quanta ne portendeva a' sapienti la scoperta del nuovo mondo.

» Ma v'è anche un lato nei fasti del regnante Pontefice, che lo ragguaglia al celebre fondator di collegi, Gregorio XIII. All'Apollinare, sede del seminario diocesano di Roma, fonda l'istituto superiore di lettere classiche, italiane, latine e greche, e con la pura sapienza dell' Aquinate, promuove le lingue orientali e i viventi idiomi d'Europa; promuove l'assiriologia, l' egittologia, l'archeologia cristiana e le scienze naturali; incoraggia e benefica quel grand'emporio di sacri studi, ch'è l' Università Gregoriana ; ristaura l'insegnamento della filosofia e delle lettere ed aggiunge la teologia al Seminario Vaticano, e per assicurare agli anni avvenire l'indefettibile giovinezza della scolastica, fonda l'Accademia di S. Tommaso. E quasi tutto ciò non bastasse, a lui debbono vita e disciplina i Collegi Lombardo, Boemo, Maronita, Armeno, Anselmiano in Roma; da lui ripetono nascita e ordinamenti le cattoliche Università di Washington e Friburgo, nuove cattedre l'Università di Lovanio, indirizzo e conforto quelle di Lilla, Parigi, Lione, ed alla generosità di Lui benediranno i chierici indiani, educati nel Seminario di Kendy, ch'è il miglior posto del Ceylan.

» Oltre un mezzo milione spende ogni anno per le scuole cattoliche elementari, tecniche e classiche della pia Roma; apre alle indagini dell'universo quel tesoro di storia, che sono gli archivi Vaticani, e in aiuto degli studiosi vi aggiunge a lato la biblioteca di consultazione, omai divenuta famosa fra i dotti, benedicenti in Papa Leone rediviva la generosità di Nicolò V e Leone X verso gli studi. Non contento d'impreziosire dei doni a lui personalmente spediti, colla ricorrenza del suo giubileo, biblioteche, archivi, musei; non contento d'aver aperta la specula astronomica sulla torre Leonina per concorrere all'opera mondiale della nuova carta del cielo; acquista del proprio libri, cimelii, codici, capilavori d'arte, per arricchire la suppellettile artistica, scientifica, letteraria accolta nel Vaticano, e che è unica al mondo.

» Dirò dei lavori impresi con Sistino ardimento in tempi ahi ! troppo infausti alla pubblica e privata prosperità? Per tutti basta la gigantesca abside Lateranense, e quel gioiello d'arte medioevale ch'è il chiostro corrente al fianco meridionale dell'arcibasilica, il mausoleo di Papa Innocenzo III, il nuovo sacrario e la canonica eretti dalle fondamenta con isplendor di sovrano.

» Così con la parola e l'esempio Leone XIII dimostra come il Papato sia pronto e soccorrevole ad ogni opera buona: ad omne opus bonum instructus, direbbe l'Apostolo; come la pietà del Successor di Pietro torni, conforme alla sentenza di Paolo, utile ad ogni cosa: pietas ad omnia utilis.

» E il cómpito matura al termine ? Può dirsi incominciato, disegnandosi negli orizzonti dell'avvenire, a larghe traccia, le creazioni della Provvidenza, ordinate alla felicità delle genti, che ella medesima ha costituite sanabili: sanabiles fecit nationes. Se tutto accenna in futuro ad un grande movimento dei popoli verso la democrazia, vorrà dire che il Papato ne sarà il supremo moderatore i giacchè se non sono condannati gli uomini ad essere inghiottiti dal diluvio dell'anarchia, dovranno riconoscere l'unica autorità capace di riunirli in un fascio (e in un fascio gli uomini raccoglie non l'odio, sibbene l'amore) ; dovranno riconoscere l'unica autorità possibile contro il dominio delle passioni, l'unica alla quale non valgano a conseguire accesso l'errore e la frode, e questa prerogativa per testimonianza dell' eloquente vescovo di Cartagine, è innata nella sede romana: ad quam fraus nulla habere potest accessum.

» Quel giorno presto o tardi verrà, e se alla cattedra di Pietro tornerà festosamente giulivo, non sarà meno auguroso e giocondo a tutta quanta spazia in terra la famiglia degli uomini. »

Aggiungere parola a pagina così eloquente sarebbe stoltezza. È impossibile leggerla e non sentirsi più viva che mai ardere in petto la fiamma dell'entusiasmo per la divina istituzione del Papato, per la sacra persona di Leone XIII. Ultimi gregarii della stampa cattolica, nulla possiam fare per solennizzare degnamente il 19 di Agosto, festa di S. Gioachino , onomastico del grande Leone. Ma sì diciamo con tutto l'affetto del cuore ai nostri Cooperatori e Cooperatrici : Tutti alla Comunione quel giorno ed alla Comunione pel Papa, tutti a far limosina quel giorno per l'augusta povertà del Pontefice, tutti a far propaganda perchè in questo scorcio dell'Anno Santo si moltiplichino i pellegrinaggi a onorare il Vicario di Cristo, a, consolare il cuore del Padre, ad onorare il Papa di S. Gioachino , luce dal cielo, preparazione del Signore !

(1) La Missione incivilitrice di Leone XIII.

LA VITA DI MONS. LUIGI LASAGNA

Annunziamo con sommo piacere la vita di questo grande nostro Apostolo e Missionario, morto nel 1895 nel Brasile, martire del suo dovere. È scritta dal SAC. PROF. PAOLO ALBERA, Direttore Spirituale della nostra Congregazione, il quale in questo suo elaborato lavoro, unendo alla bontà dello stile la massima veridicità storica, si palesa forbito scrittore e profondo pensatore.

Mons. Lasagna non avrebbe potuto aver un biografo migliore e noi, riservandoci a parlarne più diffusamente in altra circostanza, ci congratuliamo vivamente coll'esimio Autore augurando al suo lavoro il miglior successo.

Questa vita di Mons. Lasagna è in corso di stampa presso la nostra SCUOLA TipoGRAFICA di S. BENIGNO CANAVESE, Formerà un volume di ben 500 pagine in-8° grande, con numerose e finissime illustrazioni delle quali ne riproduciamo alcune come saggio.

Essendo limitato il numero dell'edizione, rivolgere in tempo le domande, anche con semplice biglietto di visita, alla Direzione dell'ORATORIO SALESIANO DI S. BENIGNO CANAvEsE, la quale a suo tempo invierà, a quanti ne hanno fatto richiesta, le condizioni per l'acquisto di quest'opera destinata a fare un bene immenso.

IL PONTEFICE DELL'AUSILIATRICE

1800 - 1900

* Veggansi i Bollettini Salesiani di febbraio, marzo ed aprile.

Nuove tribolazioni e consolazioni.

AL leggere gli strapazzi fatti soffrire a Pio VII mentre lo si strascinava lontano dalla sua Roma, una commozione ed indignazione profonda ci fa mestamente ripetere col volubile Monti che quaggiù

« penuria non fu mai d'anime folle. »

E veramente fello ed inumano fu Napoleone che ordinò il sacrilego trafugamento del Papa, imponendo misure tanto severe che inumani divennero anche gli esecutori, i quali perciò non mostrarono senso di pietà neppure dinanzi alle più atroci sofferenze di sì venerando Vegliardo. Tanto può la superbia sul cuore umano che crudele lo rende fino ad avvilire ogni suo più nobile sentimento !

Ma riprendiamo la narrazione delle sofferenze di questo santo Pontefice, perchè dal quadro dei patimenti di lui meglio che da qualunque ragionamento apparisce in tutta la sua triste luce l'inumanità dei suoi persecutori. Dalla Certosa di Firenze a Genova si impiegò tre giorni di cammino, durante i quali il Santo Padre, come abbiamo visto nell'ultima lettura, pubblicata lo scorso aprile, trovò un compenso alle sue pene nelle cordialissime manifestazioni di filiale affetto che riceveva dalle popolazioni attirate dalla fede e dall'amore sul suo passaggio. Alla distanza di tre miglia da Genova, presso una casa di campagna, sita in parrocchia di Castagna, il comandante Mariotti ordinò di fermarsi perchè quivi doveva attendere il colonnello Boissard, il quale era destinato a sostituirlo nel niente onorifico incarico di carceriere del Papa. Il nuovo carceriere incominciò la sua missione facendo subito uso delle armi di quelli cui il sordido interesse suole indurre a legittimare ogni viltà, pur di conseguire il fine prefisso, cioè dell'inganno e della menzogna. Prevedendo da parte dei Genovesi una sollevazione in favore del Papa prigioniero, il valoroso colonnello pensò al modo d'impedire che i cittadini facessero questa filiale dimostrazione. Fece perciò dai suoi cagnotti spargere per tutta Genova la novella dell'imminente arrivo del Papa, acciocchè i Genovesi, infervorati negli apparecchi del ricevimento e per altra parte stando sicuri della venuta di Sua Santità fra di loro. non corressero ad incontrarla a Quarto al Mare. L'astuzia produsse il desiderato effetto, ed il Boissard, a un'ora dopo mezzanotte, fece trasportare il Papa e Monsignor Doria, rimastogli di compagnia, a bordo d'una feluca così misera e pericolante che il Papa domandò se volevanlo annegare. Dopo un remigare di più ore, nel più profondo silenzio, la galera terminò il suo circuito intorno a Genova, pervenendo in sul far dell'alba alla parte opposta, cioè a S. Pier d'Arena. In tal guisa i Genovesi, vilmente ingannati, videro i loro preparativi inutili e sé stessi privati della consolazione di ossequiare il Vicario di Gesù Cristo. Se l'inganno e l'astuzia sono sempre abbominevoli in qualsiasi persona, divengono ancor più detestabili quando sono usati da chi è costituito in autorità a danno dei suoi soggetti.

Da S. Pier d'Arena il buon Pio venne fatto partire tosto alla volta di Alessandria. Agli strapazzi del corpo, nuove tribolazioni morali s'aggiungevano a martoriare l'anima sensibilissima di lui. Imperocche non. sfuggivano alla sua oculatezza nè le astuzie di Boissard, nè le crescenti precauzioni. dei suoi satelliti per far sì che gli abitanti di quelle campagne non lo riconoscessero. Tutto ciò sapeva amarissimo al suo cuore di padre e, pur non osservato, continuava a benedire le popolazioni in mezzo a cui passava. Queste sue benedizioni però sembrava che avessero per lo più il magico effetto di rendere inutili tutte le precauzioni dei suoi custodi, spargendo dappertutto la nuova dell'arrivo del Papa, sicchè la gente accorreva in massa sul suo passaggio per ricevere la sua benedizione.

Valicati i gioghi dell'Appennino, il Papa rifinito di forze giunse ad Alessandria. Quivi ricevette gli omaggi più sensibili dalla famiglia Castellani, la quale si stimò felicissima di potere ospitare fra le mura del suo palazzo per ben tre dì il venerando Capo della Chiesa e prodigargli le cure più delicate. Questi tre giorni di riposo e queste cure scemarono alquanto i dolori fisici di Pio, quantunque nello spirito soffrisse torture inenarrabili nel vedere con quanta severità e vigilanza estrema fosse proibito a chicchessia di abboccarsi e comunicare con lui. Però in mezzo a tante tribolazioni non gli mancavano le consolazioni, verificandosi così in lui le parole del real Profeta : « a pari della moltitudine dei dolori, le consolazioni inebbriarono e letizia rono la sua anima.» Fatto partire colla mededesima furia alla volta di Mondovì, si consolò assai nel vedere che l'entusiasmo del popolo prendeva un carattere più spiccato. La fama lo aveva preceduto di lunga mano e raccontato in Piemonte sino ai confini della Francia la cattura del Pontefice con tutte le sue odiose particolarità. I popoli quindi accorrevano in folla dai paesi, scendevano a frotte dalle colline e dai monti, si prostravano al S. Padre, l'acclamavano, dimandavano la sua benedizione.

A Mondovì trassero al passaggio di lui tutte le campagne; il clero e il popolo lo incontrarono cantando e a bandiere spiegate, non ostante la severità della scorta e del conduttore. I Piemontesi, già sdegnati per esser privi del loro buon re, guatavano minacciosi i dragoni che scortavano le carrozze, li noveravano cogli occhi quasi accennando di volerla far finita. L'amore verso il Vicario di Gesù Cristo come allora così oggi è impossibile sradicarlo dal cuore del popolo, perchè è uno dei principali elementi che costituiscono la vita cristiana, e solo quando questa sarà scomparsa dalla faccia della terra cesserà di esser amato il Papa.

Le incertezze dei carcerieri ed i trionfi del Prigioniero.

Intanto i carcerieri dell'augusto Prigioniero non sapevano neppur essi dove condurlo. I governatori delle terre che attraversava non avendo ordini in proposito, temevano di assumersi la responsabilità della sacra persona del Papa e perciò cercavano di allontanarlo il più presto possibile dalle terre di loro giurisdizione. Per questo il principe Borghese, governatore per Napoleone delle provincie Transalpine, non volendo che entrasse nella capitale del Piemonte, comandò che fosse incamminato per la via di Mondovì e di là condotto in Francia. Quindi il Papa passò dinanzi a Torino il 17 luglio e senza fermarvisi prese la strada di Rivoli e Susa; ma le fatiche di un sì penoso viaggio facendo provare al Santo Padre una debolezza che assai l'inquietava, disse al colonnello Boissard: «Avete ordine di condurmi vivo o morto al mio destino? Se il vostro ordine è di farmi morire, continuate ; ma se non è tale, io vorrei fermarmi qui». Il colonnello ebbe riguardo alla domanda del Papa e gli permise un po' di ristoro. Poscia si rimisero di nuovo in viaggio e sulla sera pervennero in cima al Moncenisio dove Pio VII passò due giorni intieri nel celebre Ospizio di quella montagna separato dal resto degli uomini.

E qui ci piace retrocedere alquanto sui nostri passi per raccogliere alcuni episodi tramandatici dalla tradizione e favoritici da un nostro buon Cooperatore, perche servono a meglio illustrare l'attaccamento dei popoli al Vicario di Gesù Cristo. Presso Cambiario, alle cascine dei Ponticelli, sullo stradone di Torino, il Papa ha bisogno di fermarsi.: scende dal suo veicolo, e passando sul grano disteso nell'aia per batterlo, entra in casa, si rifocilla mangiando due uova ed un pomo e mezzo : i residui gusci e torsoli sono ancor presentemente conservati quali reliquie. Nel frattempo, saputa la cosa, il clero e popolo di Cambiano con alla testa il Parroco Teol. D. Giacinto Compayre, si riversano colà per venerare il Capo della Chiesa. Allora succede una scena commoventissima. Il Papa vuole confessarsi nella stanza in cui si tro vava, e alla presenza di tutti, dal Parroco di Cambiano. La memoria di questo fatto è ricordata da una lapide murata nella stessa camera, ed il Teol. Compayre che si vedeva lui pure tutte le notti insultato, disprezzato, amareggiato dalle stesse autorità conniventi, nel colmo dei suoi dispiaceri, ebbe l'ineffabile consolazione, sebben mista ad immenso dolore, di vedere il Papa inginocchiato ai suoi piedi in una casa campestre, in atto di confessare le proprie colpe, se colpe poteva avere un tanto martire.

Nè meno commovente è quanto si può sentire ancora oggigiorno dai vecchi di Cairo Montenotte, Cadibona, Garessio, Ormea e luoghi vicini. Essi raccontano che giunto il Papa sulle loro montagne, non potendo più continuare le carrozze per mancanza di strade, fu giuocoforza che i carcerieri pensassero a trasportare il Prigioniero in portantina. Non volendo essi sobbarcarsi a quella fatica, pensarono di servirsi dei terrazzani, i quali, ad un minimo cenno, vennero tra di loro in nobile gara. Tutti volevano avere l'onore di portare il Papa, e gli avidi gendarmi, per troncare ogni gara, pensarono di imporre una tariffa, cioè uno scudo a testa da pagarsi per portare un'ora il Papa. Tutti si profersero tosto a pagare di più, chi sei, chi sette e chi dieci lire pur di poter avere un tanto onore. Perciò si venne a stabilire di pagare uno scudo a testa per ogni quarto d'ora, ed essendo quattro quelli che contemporaneamente dovevano portare il Papa, così i gendarmi guadagnavano sedici scudi all'ora. E perchè si comprenda quanto amassero quegli uomini il Pontefice Sommo, si noti che da tutte parti accorrevano per portarlo, ed i loro figli e nepoti se ne vantano ancora con narrare, quale preziosa tradizione di famiglia, che il loro padre o nonno pagò lui pure due scudi, quattro scudi per portare il Papa, quando quest'onore fu messo all'incanto. Quanta fede e quanto amore! Questi fatti, che noi abbiamo trovato registrati in nessuna storia ci furono scritti da un buon vecchio nostro Cooperatore e noi lo ringraziamo ben di cuore, perchè la tradizione vivente vale quanto la storia e più ancora essendo la storia scritta nel cuore del popolo dalla viva voce degli antenati. Questi sono trionfi tali che non si possono spiegare senza ammettere l'intervento del dito di Dio che tali manifestazioni suscitava per lenire alquanto le sofferenze del suo rappresentante sulla terra.

Ma per ritornare al Santo Padre, come più si avvicinava alla Francia e più vedeva crescere l'entusiasmo. L'affetto, la venerazione, il plauso dei popoli da per tutto accorrenti a Pio VI prigione, tutto vide Pio VII rinnovare a sè prigione : nella sua prima venuta in Francia avevano venerato in lui la maestà del Principe e del Pontefice. ora vie più grande a loro pareva per la maestà della sventura. Valicato il Cenisio, nel primo villaggio francese le autorità dei dintorni, sotto pretesto di vigilare al buon ordine, cercavano avvicinarsi più che potevano al Santo Padre, ed era solo per coprire di baci la sua mano, per consolarlo, per compiangerlo. Il buon Pio a così schiette manifestazioni di fede e d'affetto si sentiva racconsolato ed andava dicendo : - E Dio potrebbe comandare di mostrarsi insensibile a sì belle prove d'affezione? - Egli le gradiva certamente con dignità e modestia. Il 21 luglio, tutta la città di Grenóble dichiaravagli altamente la sua fede. Quivi si seppe di buon mattino che il Papa doveva venire per soggiornarvi, ed i cittadini in brev'ora prepararono una di quelle scene storiche che fanno la maggior impressione sullo spirito dei popoli. In quella città, scrive l'Artaud, le due sole resistenze che Napoleone trovasse sul continente, la Santa Sede e la Spagna, dovevano in certa qual guisa incontrarsi. La valorosa guarnigione di Saragozza trovavasi prigioniera di guerra in Grenóble. Si annuncia l'arrivo del Papa. Questa guarnigione, tutta intiera, chiede la grazia di andargli incontro. Nel momento in cui compare la carrozza del Santo Padre tutta la guarnigione, come se fosse un uomo solo, a un tratto si inginocchia... Il Papa inchinò quasi tutto il suo corpo fuori della carrozza, e con aria di gioia, di felicità, di viva tenerezza, stese su quegli eroi dai disagi deformati una generale benedizione. Tutta la città seguì il movimento degli Spagnuoli ed era uno spettacolo commoventissimo il vedere quel buon popolo, prostrato umilmente a terra, chiedere piangendo l'apostolica benedizione. Talchè si può ben ripetere di Pio VII quello stesso che alquanti anni prima fu detto del suo predecessore, cioè che la sua entrata in Grenóble non era quella di un prigioniero condotto dalla forza al luogo del suo destino, ma sì quella del migliore dei padri, che dopo lunga assenza torna in seno alla cara famiglia, da cui riceve le più affettuose testimonianze di amore filiale e di devoto rispetto. Ma queste consolazioni furono miste per Pio a nuove amarezze. Separato di nuovo dal suo fido Card. Pacca, il quale fu mandato nella fortezza di Fenestrelle ad espiare per tre anni e mezzo la colpa di essere stato fedele al suo Sovrano ; impedito di poter comunicare col Vescovo e col clero della città, il Papa passò undici giorni colà in attesa di sapere che intendesse fare di lui Napoleone. Questi infatti fece sapere ai suoi satelliti, non volere egli che il Papa entrasse in Francia, e se già vi fosse entrato, doversi farlo retrocedere per Sanremo fino a Savona; la prigione del Papa dovendo essere in Savona. La mano di Dio aveva guidato gli eventi, e le incertezze dei carcerieri dell'augusto Prigioniero, che servirono a rendere più splendidi i suoi trionfi, dei quali vedremo la continuazione in un altro numero.

Una serie di solennìssìme feste ALL'ORATORIO DI VALDOCCO

Ci incombe l'obbligo di dire qualche cosa delle molteplici feste succedutesi in questi due ultimi mesi nell'Oratorio di Valdocco perchè rivestono un carattere tutto speciale e noi, seguendo l'ordine cronologico, cominciamo subito dal cantico dell'amore e della riconoscenza che, nell'onomastica ricorrenza della solennità di S. Giovanni Battista, i figli innalzarono al Padre dolcissimo D. Bosco ed al venerando suo Successore D. Michele Rua. Vorremmo poter ripetere in tutte le sue armonie e sfumature questo grandioso cantico del 23, 24 giugno scorso, ma la penna si dichiara incapace e gli amici lontani dovranno, come le altre volte così anche in questa circostanza, accontentarsi di una semplice cronaca, appena capace di dare una pallida idea della passata realtà.

L' accademia del 23 giugno.

LA serie delle feste Oratoriane ha principio con quest'Accademia che, quantunque comune a tutti gli anni, pure è sempre nuova per varietà e bellezza. Il teatrino è trasformato da arazzi, bandiere ed iscrizioni in sontuoso salone ed il palco in magnifico padiglione, coronato nella parte superiore dall'iscrizione: - Al R.mo Sig. D. Michele Rua - nel faustissimo suo giorno onomastico - in cui - sono offerti meritati omaggi - dagli ammiratori di sue virtù - quale erede perfetto dello spirito - del venerando D. Bosco - i figli dell'Oratorio esultanti - ne cantano - le glorie e l'amore. - Più in basso, nel centro della platea, si ammira un vasto tavolato tutto ricoperto di doni e regali assai preziosi. Tra questi primeggiano pianete, camici, cotte e numerosi altri arredi sacri offerti dalle Dame del Sacro Cuore di Valsalice e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice di Torino e di Nizza Monferrato; una ricca pendola con due eleganti candelabri, sotto apposita custodia di vetro, vari libri, albume, quadri e disegni, dono del Prof. Piccone; le prime dispense di un'opera dell'illustre Prof. Pizzi dell'Università di Torino; poi svariatissimi altri oggetti donati da distinti Cooperatori e Cooperatrici Torinesi.

Alle ore 20 tutto il locale è gremito di giovani, di signori e signore della città ed il R.m° Successore di D. Bosco, cui fanno bella corona gli altri membri del Capitolo Superiore Salesiano e vari illustri personaggi, prende posto nel preparatogli padiglione, vivamente applaudito, mentre la banda dell'Oratorio suona una maestosa marcia d'introduzione. Poscia, letto dal poeta di D. Bosco, il R.mo D. G. B. Lemoyne, l'inno di circostanza, la scuola di canto, sotto la direzione del M.° Dogliani, ne incomincia l'esecuzione con accompagnamento della banda e tutto l'ambiente risuona di soavi armonie inneggianti al Re che d'amore ebbe impero scura l'alma di mille garzoni, al Padre, all'amico sincero, a D. Bosco insomma che ai gementi la pace donò.

L'ispirazione del poeta non poteva chiudere meglio l'ultimo anno del secolo xix che richiamando alla mente il vaticinio di D. Bosco ed il suo pieno avveramento; il tutto condensato in questi affettuosi versi:

Ricca fèa la vetusta magione di D. Bosco l'affetto ed il verbo:

« siete pochi: sarete legione;

» Banditori di amore e di fè.

» Cento case per mole giganti

» già son pronte, o miei figli per noi,

» qui fra voi, la Regina dei Santi

» stenderà la sua tenda regal.

» Fra nazioni lontane, diverse,

» di Maria voi direte i portenti,

» dei fanciulli le turbe disperati condurrete alla vita immortal.

» Vostro duce, un levita diletto,

» guidar vidi le innumeri schiere,

» vivo zelo gli avvampa nel petto

» in lui brilla ogni eccelsa virtù ».

O DON RUA! Tuo del padre il retaggio, tuo dell'orbe cristiano l'amore, tua la gloria, se Fè col suo raggio trae a Cristo le rozze virtù.

E or compiuta del santo profeta, teste, vedi la grande parola, che ci rese la vita più lieta, che ci infiamma di nobile ardor.

La musica seppe incarnare questo concetto in maniera veramente meravigliosa e rapì tutto il numeroso uditorio nella vivezza della fede di D. Bosco, che promette ai suoi primi figli uno splendido avvenire, e nel cantico della vittoria che ne annunzia l'avveramento. L'esimio M.° Dogliani ebbe certo una felicissima idea quando ne affidò la composizione al nostro Missionario Don Pietro Rota, Direttore del Collegio Pio IX in Villa Colon di Montevideo, considerato da tutti in America per Tura vera celebrità musicale e che ora giunto a Torino appena pochi giorni prima della festa. Dal genio musicalo di questo nostro illustre Missionario ne uscì un inno a quattro voci di una poderosa concezione nella quale, oltre all'elevato pensiero musicale che predomina, si ammira lo sviluppo ampio, la robusta armonia che l' accompagna e la giusta interpretazione musicale del pensiero poetico. Composto in istile corale elevato e moderno, con una stupenda frase affidata al baritono, mostra nell'autore una perfetta conoscenza delle voci e degli effetti che da queste si possono ottenere anche in una composizione per sè ristretta, qual'è appunto quella di un semplice inno. E noi, reso questo giusto tributo al valente nostro confratello, non potendo ritrarre a parole le suo armonie, ripetiamo le ultime strofe della poesia che ce le ricordano:

Viva adunque si canti a D. Bosco, che a D. RUA ci rimise quai figli; e tu, padre, ripeti qui nosco la canzone più cara al tuo cuor.

Vira il Re che d'amore ebbe impero sovra l'alma di mille garzoni, viva il padre, l'amico sincero che ai gementi la pace dono.

Di Valdocco nei prati, al tuo nome canterassi in eterno, o D. Bosco, sempre caro, soave siccome fresca auretta che l'alba portò.

Intanto, durante il canto, vengono distribuite le parole dell'inno agli invitati con una bella copertina a colori, quale saggio dei nostri piccoli tipografi. Detta copertina rappresenta i prati di Valdocco convertiti, mercé l'opera di un umile prete, in cittadella di Maria Ausiliatrice. In alto un angelo sostiene una croce dalla quale si partono vivi raggi che tutta fan scintillare di vivida luce la sottostante valle; nel mezzo la dolce figura di D. Bosco, in atto di consegnare a D. Rua le regole della Pia Società di S. Francesco di Sales; a destra di chi guarda, sorge nello sfondo la collina o basilica di Superga, più avanti il Santuario di Maria Ausiliatrice ed una moltitudine di Signori e Signore in atto di offrire i loro doni e le loro offerte a D. Bosco; a sinistra infine, due gruppi distinti raffiguranti il Missionario e la Suora di Maria Ausiliatrice che catechizzano i poveri selvaggi.

Cessate le melodie dell'inno e gli unanimi applausi all'autore, si succedono le declamazioni dei superiori ed alunni, intercalate da vari pezzi musicali e dalle rappresentanze delle Case del Martinetto, S. Giovanni Evangelista, Valsalice, San Benigno Canavese, Foglizzo, Ivrea, Alassio, Lanzo, Cuorgnè ecc. Ci piacque il gentil pensiero dei giovanetti, studenti ed artigiani dell'Oratorio, i quali, mettendo a parte i loro piccoli risparmi, offrirono al loro Superiore la somma necessaria per l'acquisto di una colonna marmorea nel tempio monumentale cho si sta erigendo in Valsalice ad onore di S. Francesco di Sales, quale Omaggio internazionale all'Opera di D. Bosco... Anche altri Istituti fecero offerte per l'accennato monumento e ne siano benedetti perché sono ancora ingenti le speso da coprire.

Soave e gentile la melodia per banda del M.° Devalle : ben interpretata la preghiera, romanza per tenore e violino, del Giovanetti, cantata da D. Scotti, accompagnata al piano-forte dal sullodato D. Rota e dal celebro violinista Ellena il quale fa pure gustare un andante e rondò_ per violino di Bériod eseguito con maestria inarrivabile. Il valente violinista è vivamente acclamato da triplice applauso quando sale ad ossequiare il Sig. D. Rua. Ne è da tacersi che anche il Menestrello dell'Oratorio, papà Gastini, fa, in mezzo a tutto questo succedersi di suoni, canti e declamazioni, la sua brava comparsa per cantare le glorie di D. Rua... Vorremmo eziandio dire una parola della sublime poesia di D. Pavia, di quella di D. Aureli piena di venustà e movenze moderne, e di tutti gli altri bellissimi componimenti, ma per non dilungarci di troppo diciamo solo che tutti ebbero meritati applausi e che, ripetuto l'inno, D. Rua, con indovinatissima allocuzione di ringraziamento, pose fine al commovente e soave trattenimento.

L'inaugurazione della mostra artistica.

I giovani artigiani dell'Oratorio alle tante altre manifestazioni di figliale affetto a D. Rua, vollero aggiungerne una affatto nuova e, senza forse, la più gradita al cuore del nostro buon Padre, cioè l'esposizione dei lavori da loro eseguiti, dietro commissione, in questi ultimi mesi. Perciò il mattino della festa, 24 giugno, dopo le funzioni religiose, compiuto con la maggior solennità possibile, verso le ore 9, nel cortile interno tutto pavesato a festa da zendadi e bandiere, ha luogo l'inaugurazione di questa piccola mostra artistica. Panche, sedie, trono ed altare per la rituale benedizione sono preparate sotto il porticato che mette alle sale dell'esposizione ed all'ora stabilita tutti i posti, meno i riservati, sono presi d'assalto dai giovani studenti ed artigiani impazienti di vedere la novità. Preceduti dalla banda dell'Oratorio che si era recata a riceverli sulla piazza di Maria Ausiliatrice, arrivano gli antichi Allievi della Casa e vari altri signori che prendono posto nelle sedie preparato attorno al trono destinato per il Successore di D. Bosco. Questi discende dalle suo stanze fra le generali ovazioni mentre i musici e la banda ci fanno gustare ancor una volta le armonie dell'inno musicato dal M.° Rota. Poscia il R.m° D. Giuseppe Bertello Consigliere Professionale della nostra Pia Società e Direttore dell'Oratorio, dà lettura di un forbito discorso d'occasione, dimostrando l'origine ed il fine della piccola mostra salesiana. Fa una viva pittura dello stato dell'operaio nella presente società e conchiude inneggiando a D. Bosco ed al suo sistema che è il solo capace di salvare l'operaio da' mali che minacciano di travolgerlo a rovina. 11 suo dire vibrato e scultorio è vivamente applaudito da tutti. D. Rua indossa i sacri indumenti e poi procede alla benedizione dell'esposizione mentre da tutti si osserva religioso silenzio. Compiuto il rito, D. Rua, accompagnato dai Superiori e dagli invitati, visita le tre sale della mostra nelle quali sono esposti vari prodotti delle diverse arti insegnate nell'Oratorio, cioè dei falegnami, fabbri, scultori, sarti, calzolai, compositori, stampatori, legatori, fonditori, stereotipi ecc. Si può dire che è una vera esposizione in miniatura se si guarda al molto più che i nostri laboratori possono fare ; ma avuto riguardo alla brevità del tempo in cui venne condotta a termine ed alla ristrettezza dei locali che si dovettero adibire per questo fine, è riuscitissima e pegno di un'altra grandiosa esposizione salesiana in un tempo non lontano.

L'omaggio degli Antichi Allievi dell'Oratorio.

Tutti gli anni una bella rappresentanza di Antichi Allievi suole radunarsi, nel giorno di S. Giovanni, a Valdocco per dare una filiale dimostrazione alla cara memoria di D. Bosco. Questa rappresentanza quest'anno, più numerosa ed eletta, dopo aver assistito all'inaugurazione dell'esposizione artistica, si raccolse nella sala delle accademie, dove, dinanzi al Successore di D. Bosco, il Prof. Francesco Prato leggeva un bel discorsetto d'occasione, parlando bellamente della gran fede e della carità somma di Don Bosco e riferendo fatti personali e nuovi a conferma del suo dire. « Un lurido giornale di Torino, conchiudeva l'oratore, chiamava, per dileggio, Don Bosco il Santo di Valdocco. Ebbene, noi abbiamo ragione di credere che quel giornale abbia profetato giusto, poichè la vita di Don Bosco fu tutta umiltà, privazioni e stenti; tutto amore e carità pel prossimo : nulla di sè curante, solo pensava, pei figli suoi. E quando veniva l'ora di sfamare i suoi biricchini e non sapeva che dar loro, perchè in casa nulla vi era e denari non ne aveva, venne mai meno la sua fede nella Provvidenza?

» La sua vita non fu una serie di continuati sacrifizi e un miracolo permanente? D. Bosco fece cose straordinarie; senza possedere nulla, concepiva disegni vastissimi e li eseguiva, e per non allargarci tanto, basti dare un'occhiata al nostro Oratorio, al tempio di Maria Ausiliatrice, alle Case dei Salesiani in Torino. Ma egli non solo edificò chiese e case, eziandio operò altri miracoli, p. es... « Taci là! » mi sento gridare. Sì, stiamo zitti... Volgiamo solo i nostri sguardi al Vaticano, e, tutti concordi, preghiamo che presto arrivi il giorno in cui un decreto di quel Santo Vegliardo, annunzi a noi ed al mondo intero, che l'umile Prete di Valdocco è annoverato tra i Beati, ed allora noi non andremo più a Valsalice a deporre una corona sulla sua tomba, e recitare per lui un Deprofundis, ma, adornato il suo altare di fiori e ceri, domanderemo a lui quelle grazie che i Beati ottengono da Dio in Cielo. Oh ! sì, venga presto quel faustissimo giorno ! M'accorgo d'avervi già tediati abbastanza, perciò lascio di parlare; prendo il regalo solito a farsi e lo presento al Rev.mo sig. D. Rua... Ma ov'è il regalo da presentare?... Amici e compagni ! Il regalo l'abbiamo ancora noi nelle nostre tasche. Sicuro ! Quest'anno il Comitato ha deciso saviamente di non fare regalo in oggetti, ma offrire la somma in danaro che si raccoglierà, dalle nostre offerte e versarla, quale oblazione, pel monumento internazionale a D. Bosco, cioè per la chiesa di S. Francesco di Sales a Valsalice.

» Ed è più che giusto che la Società degli Antichi Allievi figuri tra gli oblatori ; solo bisognerà che noi mettiamo mano alla borsa e per non fare meschina figura diamone tanti. Siamo pochi aderenti, è vero, ma sapete perche? Perche la nostra Società è poco conosciuta. Lo provi il seguente fatto. Quest'anno nella spedizione delle lettere per l'annuale dimostrazione ne fu inviata una ad un nostro antico compagno, il quale, ricevutala, rispose su per giù in questi termini : « Povero tapino fui ricoverato nell'Oratorio dal 1880 al 1884. Mando L. 25 con slancio di riconoscenza, spiacente di non aver conosciuto prima d'ora tale dimostrazione al caro Padre D. Bosco ». Ebbene, se siamo pochi, perchè ignorata la nostra dimostrazione filiale, facciamola conoscere, affinchè possiamo, la prima volta che ci troveremo qui radunati attorno al nostro amatissimo e carissimo sig. D. Rua, essere in numero grande. »

« D. Bosco fanciullo. » *


* DON BOSCO FANCIULLO

Bozzetto Melodrammatico in 2 Parti - Versi di TEOFILo RomANo - MUSICA del Sac. A. GARLASCHI con accompagnamento d'orchestra.

Partitura per Canto e Piano, elegante edizione, (il testo Spagnuolo si unisce a richiesta). Nette    L. 10,00

Il solo canto, caduna partina   » 0,50

Il libretto dell'Opera, caduno   » 0,30

id   al cento   » 25,00 Il tutto franco di porto

Parte 1. SCENA I. Il primo dolore, ossia l'an-

niversario della morte del babbo. SCENA 2. Il piccolo amico. SCENA 3. La carità al mendicante. SCENA 4. I monelli.

SCENA 5. L'obbedienza alla mamma. SCENA 6. Il perdono all'offensore. SCENA 7. Le scuse dei monelli. SCENA 8. L'Ave Maria. SCENA 5. La bandiera di D. Bosco.

Parte 2.

SCENA 1. Il libriccino da messa. SCENA 2. L'apostolato fra i compagni.

SCENA 3. La riprensione all'ubbriacone.

SCENA 4. Nessuna superstizione. SCENA 5. La sfida ai saltimbanchi. SCENA 6. Sua prontezza.

SCENA 7. Il canto d'ammirazione

dei compagni.

SCENA 8. Il Seminario. ULTIMA. Giusto previsioni. QUADRO FINALE.

Indirizzare commissioni e valori direttamente alla Libreria Salesiana Editrice San Giovanni Evangelista, Via Madama Cristina, 1 - TORINO.

Ogni scena ricorda un aneddoto storico della fanciullezza di D. Bosco.

È questo il titolo di un bozzetto melodrammatico in due parti del nostro D. Garlaschi, la cui rappresentazione servì egregiamente a commemorare D. Bosco la sera di S. Giovanni Battista. Il teatrino, con lo stesso apparato della sera precedente, meno il padiglione sul palco che più non esisteva e l'iscrizione principale che era stata sostituita da questa : - La soave memoria -- di - D. Giovanni _Bosco - ricordiamo in questo giorno - ma con le glorie del padre - risplendono ognor le tue, o D. Michele Rua - di Lui - per amore e virtù perfetto esemplare - Gloria patris est filius sapiens -, alle ore 20 è gremito di gente impaziente di ascoltare la nuova operetta. Dà principio al trattenimento D. Trione con una geniale parlata illustrativa del Don Bosco fanciullo e poi s'alza il sipario ed incomincia il canto, accompagnato da una numerosa orchestra composta dei migliori Professori della città.

Dire le nostre impressioni potremmo correre pericolo di esser tacciati di parziali e perciò ci accontentiamo di riferire solo alcuni giudizi di persone assai autorevoli in materia. Per parte nostra premettiamo solo che questo melodramma ottenne un vero successo - forse unico finora nella storia dell'Oratorio - e cho è destinato a far fortuna, perche sa ricercare i più soavi sentimenti del cuore e commuoverlo fino alle lagrime. Tanto auguriamo di cuore all'esimio autore già favorevolmente noto per vario composizioni di musica sacra e profana, edite ed inedite. Ciò posto, ecco il giudizio degli intelligenti intorno a quest'operetta. L'illustre Direttore dell'Italia Reale-Corriere Nazionale, Avv. Stefano Scala, cultore appassionato dell'arte d'Euterpe, che presenziò tutta la rappresentazione, scrisse nella cronaca del 25 giugno : « L'avvenimento solenne, imponente - manifestazione unica - non consente discussione... Il Garlaschi è artista: ha ricchezza di sentimento, colorito , espressione ; conosco l'orchestra, modera gli effetti, varia lo sviluppo fonico ; possiede buona coltura musicale e ricorrono nello spartito reminiscenze che non nuociono pel richiamo, ma valgono ad affermare le qualità, la coltura e coscienza artistica dell'autore. Meglio che un nuovo lavoro, il Garlaschi si è rivelato creatore : a lui plauso indiscusso, a lui lode sincera d'ammirazione convinta. Col Garlaschi vuol essere ricordato Teofilo Romano che ebbe l'idea del libretto; poeta, seppe tradurre in versi bellissimi il concetto grandioso con entusiasmo, con calore, con energia.

» E il pubblico subiva ieri sera il fascino di questa opera d'arte, salutava con plauso devoto e riconoscente gli autori e li acclamava con insistenza, con frenesia. Fu successo vero, indiscutibile : il poeta e il musicista hanno dato opera degna : han lanciato audacemente un nuovo sistema che correrà Italia, Europa, il mondo ».

Non contenti di quest'entusiastica relazione della serata, abbiamo pregato l'esimio Maestro Cav. Gaetano Foschini, che aveva accettato gentilmente l'invito dell'autore di assistere alle due prime esecuzioni, a regalarci una sincera ed autorevole recensione, ed egli ci scrisse : «L'opera del D. Garlaschi è un lavoro organico assai bene riuscito, adatto all'ambiente ed ai mezzi d'esecuzione. L'invenzione, se non sempre originale, vi si trova scorrevole ed abbondante, la condotta dei singoli pezzi regolare, l'orchestrazione di molto effetto. Piacquero sopratutto nella la parte : l'introduzione mestamente elegiaca, il lamento del mendicante, il coro dei monelli, l'Ave Maria e l'arioso dell'Angelo, di cui si volle il bis. Nella 2a parte : l'intermezzo orchestrale, il monologo di Nino, la scena della superstizione, la marcia e coro degli zingari che entusiasmò ed il grandioso inno finale con cui si chiude l'opera ».

Ed il nostro missionario D. Rota, autore dell'inno: Viva il re che d'amore ebbe impero, buongustaio e cultore dell'arte musicale, ci favorì il suo giudizio cui egli, per modestia, inette in bocca ad liti suo interlocutore. Noi riproduciamo lo scritto nella sua integrità originale : « Riguardo al merito artistico del lavoro del M.° Garlaschi, crediamo non poter fare cosa migliore che riferire l'impressione ricevuta da un buon intenditore di musica, il quale ce la confidava all'uscire dallo spettacolo.

» Il lavoro del Garlaschi, egli ci diceva, se si considera nelle circostanze di stassera (24 giugno), cioè l'accurata interpretazione ispirata dallo stesso autore ed a meraviglia realizzata dalla saggia direzione del M.° Dogliani, l'argomento eminentemente suggestivo, specialmente in un ambiente essenzialmente salesiano nel quale aleggia lo spirito di Don Bosco trasfuso ne' suoi figli e soprattutto nel suo successore Don Rua; se si considera tutto questo, ripeto, il Don Bosco fanciullo deve dichiararsi addirittura un capolavoro destinato a far fortuna dappertutto, e specialmente dove si conosco e si ama Don Bosco.

» Veramente ciò era un po' vago, e quest'impressione l'avevamo, e forse a mille doppi, ricevuta anche noi. Volevamo un giudizio più artistico, più oggettivo ed anche più critico; perciò pregammo il nostro illustre interlocutore a volerci dire se il lavoro in questione potrebbe reggere alla critica secondo le esigenze moderne.

» Ecco, ci replicò egli cortesemente: chi giudicasse il lavoro del Garlaschi, dopo averlo analizzato minutamente in ogni suo punto alla stregua di una critica arcigna, non lascierebbe di trovarvi i suoi difettucci; e qual'è l'opera artistica che non ne ha? Chiamerebbe soverchia la semplicità nello svolgimento dei motivi musicali, scarsi gli effetti orchestrali, specialmente pe' nostri tempi, in cui si dà un'importanza forse esagerata all'impiego dell'orchestra, ed ognuno vorrebbe emulare Wagner, ecc., ecc. Ma a me, francamente, questi difetti paiono pregi nel presente lavoro. Non mi persuaderebbe affatto una musica wagneriana illustrando l'ingenuo argomento del Don Bosco fanciullo ; e mi pare che sentimenti così puri e soavi richiedano un rivestimento musicale semplicissimo e cho rifugga da ogni affettazione. Inoltro a ciò, esso è destinato ad artisti in miniatura, a scene di collegi ed educatorii che non posseggono gli elementi di prim'ordine dell'Oratorio di Torino; è destinato ad essere accompagnato da un semplice pianoforte che possa essere maneggiato anche da chi non sia rotto a tutte le difficoltà tecniche e meccaniche di questo strumento. E perciò, a che fine moltiplicare gl'intrecci di contrappunto e cercare ad ogni costo effetti fantasmagorici di orchestra che non sempre sono indizio di vero talento e gusto estetico? D'altronde anche ai più appassionati per l'effettismo non dispiaceranno le scene del Don Bosco, specialmente le patetiche 1a, 2a e 3a della 1a parte; la comica 4a della 2a parte; l'azione coreografica riuscitissima ed oltre ogni dire brillante dei zingari nella 2a parte; e finalmente i due grandiosi cori che chiudono degnamente tutto il lavoro. Posso adunque dire in conclusione che il lavoro è veramente fatto con coscienza artistica. e credo non sbagliare ripetendo che esso è destinato a far fortuna, e ben se lo merita l'intelligente e modesto autore »(1).

Non sarebbe conforme a giustizia se non dicessimo pure, che il felicissimo esito dell'operetta è dovuto anche alla splendida messa in scena preparata con cura, amore e senza risparmio di fatica dal direttore del teatrino il nostro D. Minguzzi.

La serata fu resa più bella dalla voce dei lontani nelle feste di D. Rua e di D. Bosco. Aperse la serie una nobilissima lettera di Mons. Pio Alberto Del-Corona, Vescovo di S. Miniato, augurando « che l'Istituto salesiano stenda i suoi rami di gloria in tutta la terra e fiori e frutti di questa generosa pianta sieno le migliaia di giovani educati al lavoro, alla virtù e alla sapienza della fede che vince ogni errore ed è semente di non caduca felicità ». Furono letti poscia gli indirizzi, i telegrammi e le adesioni de' moltissimi nostri ottimi Cooperatori di Roma, Vittorio, Faenza, Ferrara, Lanusei di Sardegna, Lugo, Cività Castellana, Foligno, Ancona, Reggio Emilia, Pavia, S. Miniato, Tropea, Vizzini, Noto, Mondovì, Girgenti, S. Lazzaro Reale, Siracusa, Aquila, Parma, Riva, Bagnacavallo, Savona, Salerno, Pozzuolo del Friuli, Bagnoli di sopra, Padova, Moneglia, Rimini, Tortona, Genova, Laigueglia, Figline (Valdarno), Malta, Pontremoli, Cuneo, Lodi, Nicosia, Schio, ecc. Fra gli altri, furono applauditissimi, l'indirizzo del Comitato Torinese delle Dame Patronesse dell'Omaggio Internazionale all'Opera di D. Bosco; quello della Società D. Giovanni Bosco di New York City ed il telegramma dei Venerandi Chierici del Seminario di Monza così concepito : - Ricordevoli molteplici benefizi ricevuti sottoscritti chierici Seminario Arcivescovile Monza antichi allievi Oratorio partecipando spirito cara festa salutano plaudenti D. Rua Superiori tutti protestano amore riconoscenza - e sottoscritto da 31 chierici con alla testa i prefetti Lattuada Giuseppe e Mosconi Angelo.

Infine a degna corona dell' indimenticabile serata riportiamo i bellissimi ricordi poetici in memoria del Padre, letti nell'intermezzo dal R.m° Prof. D. Giov. Batt. Francesia.

Ricordo come ier, quando fanciulli,

trattavam di D. Bosco fra di noi:

era l'età dei giuochi e dei trastulli

ma pure ci parca d'esser eroi,

e l'alme affidavam balde e sicure

sulle cose presenti e le future.

Il nostro mondo era ristretto qui,

col dir nell'Oratorio, e ci parca

già splendido, già grande, anche in quei ai

che l'edifizio era soltanto idea;

ma è pura verità che ad ogni uccello,

anche di poche piume, il nido è bello.

B D. Bosco per noi già comparia

il grande, il portentoso, l'immortale:

la bontà del suo cor, l'anima pia

ce lo fanno apprezzar quant'egli vale:

per noi D. Bosco fu sempre lo stesso apostolo di fè, siccome adesso.

Sentivam mormorar dietro la gente; ch'eravam nell'error e nell'inganno:

» o poveri fanciulli, vedon niente, van dietro a lui ed il perchè non sanno! D. Bosco, come il fior, ha breve vita vigoreggia sull'alba ed è finita! »

Com'ellera che all'olmo si riposa

e sua vita riceve e sua bellezza,

in D. Bosco ciascun l'anima posa

in lui nostr'avvenir, nostra fortezza; nè i sogghigni del mondo ascolta o vede; in D. Bosco ripone la sua fede.

Cantavam di D. Bosco, in prosa e in rima, s'inspirava da lui la nostra musa; d'ogni nostro pensier è sempre in cima nè l'anima di lui fatta è delusa: la parola impossibile non c'era, dinanzi a lui cadeva ogni barriera.

Questi musica fu, quegli poeta, quei forbito scrittore e poderoso si corre difilati all'ardua meta

e si cinge del lauro glorioso:

chè il desir di D. Bosco, sua parola al ben far, al ben dir, è santa scuola.

E quando egli vedeva nel pensiero numerosi i suoi figli alla missione, questi sapienti a favellar si diero

che aveva il suo cervel dato a pigione: se non furioso e matto da catene un matto filosofico per bene.

Quando si andava giovanetti a scuola all'Università qui di Torino,

e udivam riverenti la parola

di Vallauri, Ricotti, e di Coppino; si sentiva per l'aria quel cognome,

che in altri tempi fa drizzar le chiome.

Ci dicean melensi, infatuati

d'un' ombra vana che ti par persona: or cretin, or illusi, or disgraziati

o chi dolce di sal che non ragiona:

e Durando, e Cerruti, anche D. Rua ebbe di questi allor la parte sua.

Ma come uom savio, da mattina a sera lavora per il ben degli orfanelli, li assiste al lavorar, alla preghiera

e li prepara a dì sereni e belli;

il mondo non lo guarda e per encomio gli paga una celletta al manicomio.

Tu, D. Garlaschi, che cel metti innantì con lodato pensiero ancor pastore

e coi suoni novelli e dolci canti acquisti nostra stima, al padre amore, se tu fossi vissuto al tempo bello saresti detto appena un pazzerello.

Ma Pio IX dapprima e poi Leone d'affetto l'onorar e di favori; più d'un ricco signor d'ogni regione aperse al suo desir i suoi tesori: il re, Cavour, Ricasoli, Rattazzi... che volete che dica, erano pazzi.

Dalle tombe recenti, sollevate

le stanche membra, o vecchi corrucciosi, a che giovaron mai le accuminate vostre parole o scherzi licenziosi? come il vento talvolta in ciel far suole spazzò le nubi e fè più chiaro il sole.

E .D. Bosco raggiò sul firmamento, guidato dalla mano del Signore le cose ponderò con ardimento misurando l'oprar dal largo cuore,

nè più bastando il continente antico al nuovo s'appressò con volto amico.

Fu detto che son soliti i sapienti per vaghezza cambiar sempre opinione, come le foglie all'alitar dei venti, come natura per ogni stagione,

noi fummo stolti, non, cambiammo mai affascinati del suo volto ai rai.

Come il cerchio dell'alpi qui d'intorno, da secoli sta fisso e non si muove,

non cambiammo opinion neppur un giorno, fermi alle blande, alle tremende prove: come nel tempo bello anche nel rio fidi a D. Bosco ci mantenne Iddio.

Ed or che volge nostra vita a sera e già i capelli sono rari e bianchi, lascierem sfiducciati la carriera, perchè affannati, solitari e stanchi? come il mondo si muove fisso ai poli, di D. Bosco viviam fidi flgliuoli.

(1) Si distinsero nell'esecuzione i fanciulli Masoero Giovanni e Gallo Pietro nelle rispettive parti di Nino (D. Bosco) e Riccardo: il tenore Fasciolo nella parte dell'angelo; il basso Bechis in quella del mendicante ed il tenore Prof. Ricchiardi nella parte di Rico. Nè vanno dimenticati i signori Polazzi e Gilli nelle rispettive parti di Cecco e viandante.

Il 1 Luglio 1900.

Questa data rimarrà indelebile nella storia dell'Oratorio per l'imponente funzione celebratasi in quel giorno ad onore del Cuore SS. di Gesù. Fin dai suoi tempi il nostro buon Padre D. Bosco voleva che i suoi figli avessero una speciale divozione a questo SS. Cuore, anzi possiamo con gloria asserire, essere stato egli, D. Bosco, uno dei più validi propagatori di essa ai nostri giorni. Per opera di lui infatti si resero popolari nel mondo le belle pratiche dei nove uffizi e del primo venerdì del mese; per opera di lui, vivente nei figli, furono eretti magnifici templi al divin Cuore di Gesù come quelli monumentali fatti sorgere al Castro Pretorio nell'eterna città dei papi e a S. Paolo nel Brasile, dove volle fossero pure dedicati al Cuore di Gesù gli istituti annessi; senza tener conto delle cappelle e degli altari eretti al divin Cuore del Redentore nelle diverse parti del mondo, le quali ed i quali sono tanti, quanto sono le Case della nostra Pia Società.

Lo zelo del Padre non venne meno nel suo Successore, il quale prendendo nuovo vigore dagli inviti e dalle prescrizioni del Sommo Gerarca della Chiesa Cattolica, in questi ultimi anni è tutto intento ad infiammare i figli, avuti in retaggio da D. Bosco, nell'amore e nella pratica di questo culto. In tutte le sue circolari, in tutte le circostanze infatti D. Rua ci parla del Cuore di Gesù e ce ne inculca la divozione viva e generosa. Così anche quest'anno, come nel passato, egli prescrisse a tutti i Salesiani di celebrare solennemente il mese di giugno sacro al divin Cuore, di terminarlo con grandiose feste religiose e con una speciale accademia musico-letteraria su questo soavissimo argomento.

Ora, la Casa Madre dell'Oratorio, non doveva esser seconda a nessun altra nell'esecuzione dei voleri paterni. Perciò superiori e giovani - specie i membri delle varie compagnie - si misero all'opera e prepararono una festa che riuscì un vero trionfo. Il lavorio di preparazione durò circa un mese. Diversi membri delle Compagnie del SS. Sacramento, di S. Luigi e di S. Giuseppe, canonicamente erette nell'Oratorio, divisi, sotto la direzione dei superiori, in varie sezioni, lavorarono, nelle ore di ricreazione, con slancio a preparare le funzioni religiose, la luminaria e l'accademia. L'esito splendido di tutto l'insieme corrispose alle loro fatiche. Un grande manifesto, affisso in vari punti dell'Oratorio, annunziò l'epoca e l'ordine dei festeggiamenti, mettendo in tutti una generale aspettazione.

Ed il giorno venne in tutto lo splendore di un infuocato sole, viva immagine dell'ardore dei mille cuori giovanili che, preparati da un apposito triduo, eransi, nella mattina stessa, uniti, per la santa Comunione, al vero sole di giustizia e di amore, Gesù Cristo nascosto sotto i mistici veli delle sacre specie. I vari cortili dell'Oratorio presentavano l'aspetto di un'insolita gaiezza. Tele festoni, pennoni, bandiere, decorazioni, altari, archi trionfali, trasparenti, iscrizioni, palloncini, bichierini, ecc., erano preparati per la solenne processione e per l'illuminazione notturna. Delle varie iscrizioni ci piace registrare quella che prospettava la porta d'entrata così concepita: - Al Re degli Angeli - a - Gesù Redentore - al Cuore Divino - da cui - venne la nostra salvezza - sia - gloria ed onore -, nonche i seguenti motti di D. Bosco - Gesu merita tutta la nostra più umile ed amorosa adorazione - Onoriamo costantemente il Sacro Cuore di Gesù - e quelli di Leone XIII - Sia lode a quel Cuore Divino da cui venne la nostra salvezza - Gesù, noi siamo vostri e vostri vogliamo essere. - Era una trasformazione non mai vista per l'addietro ed era ben giusto che fosse nuovo ed unico quello spettacoloso apparato perchè la vasta cittadella dell'Ausiliatrice doveva ricevere la visita trionfale di Gesù Eucaristico, il dolcissimo Re delle anime nostre. Quanta gioia e che vivezza di fede si leggeva sul volto di tutti ! Nulla diciamo delle funzioni religiose, nulla della musica eseguitasi, nulla dello splendore delle sacre cerimonie, perchè è più facile immaginare tutto ciò, che trovare parole atte a darne una giusta idea. Non possiamo però tacere della solennissima processione.

Questa, comincia a sfilare alle 16. Precedono i giovanetti dell'Oratorio festivo e la banda esterna in grande uniforme coi loro stendardi e vessilli: poscia vengono gli artigiani, gli studenti, le vario compagnie coi relativi emblemi, la banda della Casa coi cantori, il numerosissimo piccolo clero, i chierici dell'Istituto, oltre venti sacerdoti vestiti di ricchi piviali con le torce accese ed infine fra il profumo degli incensi ed una profusione di foglie, di fiori naturali ed artificiali, sotto un grandioso baldacchino, incede il Rev. D. Rua col SS. Sacramento, seguito da una moltitudine di fedeli. Usciti dalla porta maggiore del Santuario, si entra nell'Oratorio percorrendo i pavesati cortili fra il canto imponente del Pange lingua e le melodie delle due bande alternantisi bellamente fra loro. Il corteo sosta primieramente all'altare eretto nel cortile degli studenti, dove, mentre i ministri compiono i sacri riti delle prescritte incensazioni, si canta il Tantum ergo con accompagnamento di banda e viene impartita la trina benedizione... La processione prosegue, facendo il giro intorno alla chiesa di S. Francesco di Sales, e si reca nel cortile degli artigiani in mezzo al quale un magnifico altare accoglie il divin Sacramento. Ripetuto il Tantum ergo, Gesù benedice un altra volta i suoi figli estasiati dal suo amore, e procede, su per la piazza di Maria Ausiliatrice assiepata di gente devota che si prostra al suo passaggio. Giunti alla parte superiore di detta piazza si sosta per la terza volta all'improvvisato altare da cui Gesù riceve le adorazioni della moltitudine inginocchiata qua e là per la piazza, sotto i raggi del cocente sole e sopra i balconi delle circostanti case e la benedice Come si sentiva viva e potente la presenza reale del Dio Eucaristico in quegli istanti! Prostrati dinnanzi a Gesù, incedente pei sentieri che tutti calchiamo, come si gustano in tutta la loro realtà i versi del mite Pellico:

Pare a noi che vieppiù ci sorrida, che vieppiù ci si faccia fratello; per pregarlo un impulso novello, una nuova speranza sentiam.

Egli è il Re che diffondersi brama, che pacifico vien dalla reggia che fra i sudditi amati passeggia, che lor volge parole d'amor: Egli il padre che visita i figli, che s'appressa a ciascun de' lor petti, che lei, mostra quant'Ei si diletti di cercarti, di starsi con lori

Intanto, compiuto il giro si rientra in chiesa, tutta in fiamme dalle mille faci accese e dai vivi raggi del sole, e quivi, letto dal pulpito il prescritto atto di consecrazione al cuor di Gesù, si imparte l'ultima benedizione a compimento del memorando avvenimento. Al crepuscolo del secolo che tramonta, oh! come appare più imponente e piena di alti sensi questa processione ! Mentre questa età superba, che ieri credeva di aver cancellato dal mondo la religione di Gesù Cristo, ora agonizza col rantolo blasfemo dell'empio, la Chiesa esultante, e più vigorosa che mai, ripete, per bocca della gioventù, speranza del futuro secolo, il profetico grido del suo Sposo Eucaristico: ecco io sono con voi fino alla consumazione dei tempi !

Molto bella o ben intonata fu pure l'accademia musico letteraria. Il salone era tutto adorno di emblemi riguardanti il Sacro Cuore e sul palco delle recite dominava un magnifico trasparente rappresentante il divin Redentore ritto in pie' sopra un grandioso globo, in atto di additare agli uomini il suo Cuore trafitto dalla spada dell'amore : vulnerasti cor meum. Egli appariva veramente il dominatore dei secoli, il Dio-Uomo che vive, regna ed impera su tutte le umani generazioni. Altri dieci trasparenti più piccoli, rappresentanti l'apparizione alla Beata Margherita ed i novo uffizi del Sacro Cuore, formavano il contorno del quadro in cui erano fissi tutti gli sguardi. Ben espresse il concetto di questo quadro il poeta D. Giuseppe Pavia nella ammirabile ode saffica, da lui letta, fra un subisso di applausi, al principio dell'accademia, là dove dice:

Come la luce si diffonde ognora fra gli ampi spazi del creato e intorno ride l'Olimpo e di splendor colora il già nascente giorno;

Tale pel mondo, di Gesù l'amore ecco si spande, si dilata e investe tutto nel suo passar, e quel fulgore è luce alma celeste.

O amore immenso che raggiando ascoso di quell'augusto cor sotto il velame guarda e soccorre in palpito amoroso del cuor le vive brame

Oh! salve! Dio d'amor! salve! m'inchino meravigliato innanzi a le, t'adoro, e te sol canto ognor, Cuore divino, sulle bell'arpe d'oro.

riverberò Don Bosco dal Cuor Santo un raggio sol; di non caduche glorie risuonerà il mondo intier d'un canto per l'alte sue vittorie   

T'allieta, Italia, sul più alto monte sorge di Cristo Redentor l'insegna che a caratteri d'or ha scritto in fronte Cristo trionfa e regna.

Christus vivit, regnat, imperat, gloria trionfo a Dio che vive e regna e impera ; del suo gran Cuor, Italia, è sua vittoria e d'ogni ben foriera.

Quindi, alternati da canti, suoni e declamazioni di prose e poesie, tutte belle e degne della circostanza, si successero i quadri viventi ritraenti: la venuta del Messia; l'ultima Cena; l'agonia di Gesù e la morte di Gesù. Questi quadri viventi, creazione nuova per il nostro Oratorio, furono tutti di sommo effetto e replicatamente bissati. Piacquero sopratutto quelli della Cena e dell'agonia di Gesù e noi ci auguriamo che il Direttore del nostro teatrino abbia a regalarci altre volte ancora simili spettacolosi trattenimenti. Chiuse la serata il Venerando D. Rua. Richiamò alla memoria una solenne processione del Corpus Domini fatta, essendo egli ancor giovinetto, da D. Bosco negli inizii dell'Oratorio di Valdocco, ed enumerate le immense benedizioni di cui Gesù fu largo da quel tempo a tutt'oggi, augurò che la nuova solenne processione, fatta il 1° luglio 1900, abbia ad accrescere e perennare le benedizioni di Gesù sopra l'Oratorio di Valdocco e sopra tutte le Opere Salesiane. Il suo dire non poteva essere più inspirato ed efficace.

Usciti in cortile ci beammo per una mezz'ora nel contemplare l'artistica illuminazione delle migliaia e migliaia di bicchierini e palloncini ardenti attorno al Cuor di Gesù su quadro trasparente di bellissimo effetto, cui facevano corona altri trasparenti minori che rappresentavano i simboli della Passione e dell'amore di Gesù per gli uomini.

Fu una giornata indimenticabile questa, e noi, spiacenti di non poter riferire per intiero, la graziosa poesia letta da D. Francesia all'accademia, ripetiamo con lui ai giovanetti dell'Oratorio di Valdocco questo ricordo

Voi giovanetti dalla mente ardita ricordate sovente il giorno bello il dì più bello della vostra vita, di quest'audace secolo rubello sulle mura scrivete in marmo ed oro al Cuore di Gesù gloria e decoro!

Ad onore di S. Luigi Gonzaga.

Diciamo anche due parole della divozione speciale che i nostri giovanetti nutrono per l'angelico loro patrono e modello, S. Luigi Gonzaga, la cui festa, che è una delle più solenni nell'Oratorio di Valdocco, si dovette quest'anno, per motivi facili ad immaginarsi, rinviare fino alla domenica 8 luglio. Non fu perciò meno solenne, anzi parve che l'entusiasmo delle passate feste la rendesse assai più viva e grandiosa.

Divotissime e piene di unzione le funzioni religiose al mattino. Nel pomeriggio, la statua del Santo venne trionfalmente e con tutto l'entusiasmo giovanile, portata in processione per i cortili interni addobbati per la circostanza. A notte calata, una bella illuminazione a palloncini variopinti trasformò l'ambiente in un mare di luce e di colori con sfondi di meraviglioso effetto. Si lanciarono razzi e palloni areostatici e dopo una battaglia di fuochi artificiali ebbe termine la bella festa con i ricordi del Superiore Maggiore il quale disse parole di incoraggiamento e di congratulazione per tutti i giovani.

E qui poichè siano in argomento aggiungiamo ancora, che otto giorni dopo, cioè il 15 luglio, i giovani che frequentano l'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales - il 1° di D. Bosco - gareggiarono cogli interni nell'onorare e festeggiare S. Luigi. Un triduo di predicazione entusiasmò i giovanetti, i quali, nonostante il caldo soffocante, gremivano la chiesa resa incapace di tutti contenerli. Il giorno della festa poi fa un vero visibilio : numerosissime Comunioni: ben eseguita la Messa in musica e si calcolarono a circa 1200 i giovani che presero parte alla processione della sera resa più solenne dall'intervento di S. E. il Card. Richelmy, amatissimo nostro Arcivescovo, il quale nella sua bontà e nell'amore immenso che nutre per i giovani degli Oratori festivi, erasi degnato aderire all'invito dell'infaticabile Direttore D. Giuseppe Pavia. La festa fu resa anche più gaia ed attraente dalla ben ideata fiera di beneficenza per i giovanetti dell'Oratorio e per i loro parenti, rallegrata dal concerto della banda esterna che fece udire bellissime melodie. A notte, grande illuminazione preparata dalla scuola drammatica. Questa scuola in una settimana di lavoro riuscì a trasformare il cortile in una scena fantastica di magico effetto. Si incarnò l'idea di un'illuminazione campestre alla veneziana e migliaia di palloncini e banderuole in una fantasmagoria di tinte e di gradazioni incantava lo sguardo e rallegrava il cuore della moltitudine che gremiva il vasto locale. Numerosi fuochi d'artifizio ed evviva a S. Luigi sognarono il termine della cara solennità che lasciò in tutti incancellabile ricordo.

L'Orfanotrofio di La Marsa nell'Africa Settentrionale.

Presentiamo ai nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici l'Oratorio ed Orfanotrofio di S. Agostino situati in La Marsa nella Tunisia. Vive di carità e vi si educano poveri orfani, senza distinzione di nazionalità, ma vi abbondano i negri. Come si vede, non ha che il pian terreno, e si vorrebbe costruire al più presto il piano superiore, ma, come sempre, mancano i mezzi. Con una decina di migliaia di franchi si farebbe questa spesa e si potrebbe ricevere maggior numero di orfani. Sarà indiscrezione rivolgerci anche per questa fiorita carità ai. nostri generosi Cooperatori e Cooperatrici? Non vi sarà fra essi qualche amico del continente nero che voglia rendersi benemerito delle Missioni Africane affidate ai Salesiani?

MISSIONI

TERRA DEL FUOCO

Escursione nell'Arcipelago in cerca di Indii. REv m° E CARIssimo DON RUA, Puntarenas, 20 febbraio 1900

LA lodato nostro Signor Gesù Cristo. Ho fatto una breve escursione nell'Arcipelago della Terra del Fuoco a Sud dello Stretto di Magellano sopra un piccolo battello a vapore di trenta tonnellate, in cerca dei poveri Indii, che menano vita randagia in mezzo a tanti scogli, in attesa di qualche balena che venga in secco. Mi accompagnavano alcuni Indii ed i due confratelli Sikora Giovanni e Giovanni Asvini, nonchè una Suora di Maria Ausiliatrice ed una india che parla assai bene lo spagnuolo ed è molto animata nel far del bene a' suoi compatrioti. Il battello era provvisto di viveri e carbone per sei giorni.

La prima notte la passammo sulla costa Sud dell'Isola Dawson, dove ci accampammo sulla riva di un ruscello, perchè a bordo non vi era comodità per dormire tante persone. Il giorno sette febbraio alle quattro e mezzo del mattino ci mettevamo in movimento, e corso il Canale Gabriele, che divide l' Isola Dawson dalla Terra del Fuoco nella parte sud-ovest, entrammo nel Canale della Maddalena, ove speravamo incontrare alcuni Indii, che da tre anni non venivano più alla Missione. Circa le due, una piccola canoa imboccava questo canale e tutti i nostri Indii a far congetture chi sarà, chi non sarà, attenti al movimento ed alla direzione che teneva. Dissi al Capitano di raggiungerla e a quest'ordìne l'allegria si sparse in tutti, crescendo sempre il desiderio di sapere quanti erano, chi erano e alla distanza di due miglia cominciai a far segni coni un fazzoletto bianco e l'uomo della canoa rispondeva col cappello e indicava il punto, ove dovevamo dirigere il vaporino (questo si seppe di poi), ma il Capitano tenendo sempre diritta la prora alla canoa la raggiunse.

Il povero indio al principio era spaventato, ma quando ci avvicinammo, nel riconoscerci si rallegrò, e fu un grido di gioia di tutti noi quando riconosceranno l'indio Agostino colla sua moglie Catterina e la suocera vecchia sorda. Saltò a bordo e lasciò che le donne seguissero nella canoa verso il punto dove avevano il toldo. Gli domandai dei compagni e mi diede la notizia della morte tragica di Santiago colla donna e di altri, e manifestò il desiderio di ritornare alla Missione. Arrivati al piccolo porto trovammo il vecchio capitano Andrea colla moglie ed un altro vecchio infermo non mai vìsto nelle nostre Missioni. Si risolsero a lasciare quella vita e venire con noi, abbandonando le loro piroghe, una vicina al toldo e l'altra vecchia e sconquassata in mare. Portavano seco due pelli di lupo marino per difendersi dalla pioggia nella notte ed un cane ciascuno. Mi chiedevano notizie del Padre Pistone, del Padre Delturco, del confratello Tarable, del confratello Occelli, delle Suore Luigia Ruffino, Filomena Micchetti e si rallegravano al saperli vivi , desiderando vederli di nuovo.

Levammo l'àncora e ci dirigemmo al canale Cockburn ed alle sei vedendo fumo in terra, ci avvicinammo a riconoscere e trovammo l'indio Guglielmo colla moglie, suo padre ed altra donna. Si discese a terra per passare la notte. Si fece un po' di cena, si recitarono le preghiere tutti insieme, e passata un'ora attorno al fuoco ci preparammo a dormire. Suor Giovanna Valgimigli colle donne si ritirò in un toldo ed i due confratelli in un altro. Impossibile dormire subito perchè non finivano di conversare tra loro e contare le vicende di tutti.

Al mattino al primo albeggiare eravamo già tutti a bordo. Si levò l'àncora e mentre il vaporino si dirigeva al canale S.a Barbara celebrai la S. Messa, facendo la Comunione la Suora coi nostri confratelli, ciò che si fece tutti i giorni, assistendo or l'una or l' altra delle indio, non essendovi posto per tutti. Nella giornata approdammo ad un piccolo porto, ove abitano due cristiani civilizzati, come dicono gli Indii, stabilitisi in quel punto per comprare dagli Indii le pelli di lontra, di lupi marini o foche, dando in cambio farina, fagiuoli, riso e specialmente acquavite. Il Governo proibisce questo commercio che è la morte della maggior parte degli Indii, ma si fa lo stesso. Trovai alcuni di questi indi e all' invito mio, dei loro compagni e della Suora colle donne stavano per venire, quando uno di quei cristiani, oriundo, austriaco , tentò di opporsi. Dovetti usare della mia autorità, allegando che gli Indii non erano schiavi di nessuno e neppure di lni, e che se si opponeva l'avrei denunziato al Governatore. Mentre si imbarcavano tutti, l'austriaco disse sottovoce ad uno dei nostri Indii che restasse con lui, che egli aveva acquavite e liquori, cose che non si. trovavano nelle nostre Missioni. Scattò l'indio Emmanuele e nel migliore spagnuolo che potè rispose all'austriaco: - Nosotros Mision vestir bien, calzar bien, comer bien, linda casa, mas no emborrecher, porqué malo - « Noi nella Missione di San Raffaele vestiamo bene, abbiamo buone scarpe, mangiamo bene, abbiamo buone case, ma non ci ubbriachiamo, perchè è male. » Che lezione dà un Indio ad un civilizzato !

Mi imbarcai l'ultimo consigliando quei due infelici cìvilizzati che cessassero dal loro commercio immorale e cercassero di vivere col lavoro onorato, non dando scandalo agli Indii. Dio voglia che io sia ascoltato!

Girando cou, molto riguardo tra gli scogli del canale S.a Barbara incontrammo una povera ragazza da quindici ai sedici anni, abbandonata dal fratello e dal padre, perchè colla mano sinistra tronca, non potendo remare nella piroga, era un peso per tutti, la qual cosa non sopportano gli Indii. Volentieri la raccogliemmo ed essa più che volentieri venne a riunirsi alle altre donne e seguimmo il viaggio dirigendoci allo Stretto di Magellano all'altezza del Porto Gallant, che io voleva toccare, perchè qualche volta gli Indii si rifugiavano colà. Nel frattempo ci sorprese un brutto temporale che ci fece passare tre ore di angustia. Siccome il piccolo vapore non ha comodità, tutti i trenta Indii che portavamo con noi stavano rannicchiati sul ponte ed alla prima ondata che investì il vapore si spaventarono e, gettandosi tutti da una parte, mettevano in pericolo io stessi e noi. Ma i marinai lesti afferrano le donne ed i ragazzi e li fanno discendete o piuttosto li gettano nella stiva ed in dieci minuti è scongiurato il pericolo di capo-volgersi.

Dopo tre ore si entrò in porto, discesero tutti e on un grande fuoco si fecero asciugare gli abiti, si rifocillarono con una buona cena, si cantò qualche lode, si pregò e tutto finì in allegria. Il dì seguente fa impiegato a navigare parte dello Stretto di Magellano, il canale Gabriele e parte del canale dell'Almirantazgo, arrivando a S. Raffaele alle dieci di notte.

Al segno dell'arrivo del vapore si alzarono tutti gli Indii della Missione e corsero al molo, ove sbarcavamo. Che festa, che allegria! I nuovi arrivati si mescolavano con quelli della Missione , si abbracciavano e si invitavano nelle loro case, e solo dopo un'ora si ottenne la quiete nel piccolo paese, che forma la nostra Missione. D. Crema, D. Carnino e tutti provvidero a queste nuove reclute e pensarono pure a fare un po' di festa l'indomani.

Tra me e nel ritiro della mia cabina ho pianto qualche volta di consolazione nel vedere la Missione produrre tanti frutti e progredire ogni giorno più. Dieci anni fa mi sarei spaventato nel ricevere trenta Indii tutti in una volta per vestirli, calzarli, alimentarli, albergarli ed occuparli nel lavoro. Adesso in un momento si fa tutto senza sforzo e con tutta facilità si procura loro il necessario. Sia lodato quindi il Signore che chiama questi selvaggi a salvare la loro anima per mezzo della nostra Congregazione che ci manda Confratelli e Suore di tanto zelo per la salute delle anime !

Alle undici ero di nuovo a bordo del vapore per ritornare a Puntarenas, ove pel cattivo tempo arrivai solo il giorno undici alle sette di sera.

Riceva, carissimo D. Rua, i saluti di tutti i Confratelli e ci aiuti colle sue preghiere e coi soccorsi che manderanno i nostri Cooperatori , alla cui carità è raccomandata quest'opera, e preghi per noi.

Suo aff.mo in G. e M. Mons. GIUSEPPE FAGNANO.

BRASILE DEL NORD

Due nuove fondazioni e due azioni generose. (Lettera di D. Lorenzo Giordano).

MOLTO RE V. ED AMAT.m° PADRE,

DEO GRATIAS! La casa presso Pernambuco e quella di Bahía sono finalmente una realtà. La sua parola d'ordine : crescite et multiplicamini, produce i suoi effetti anche nel Brasile del Nord.

Nel giorno 20 gennaio, primo della novena di S. Francesco e festa di S. Sebastiano, potemmo realìzzare la compra di un ampio terreno presso la città di Jaboatào, distante dalla capitale quasi un' ora di ferrovia. Il 20 facemmo una festicciuola di famiglia per inaugurare la nuova casa, battezzandola col nome di Colonia Salesiana di S. Sebastiano. Così San Francesco di Sales e San Sebastiano furono costituiti i Patroni dell' opera. Noi ne profetizziamo grandi cose.

Le collinette amene, i bei panorami, le sorgenti di acque cristalline, l'aria pura e fresca, imbalsamata dai boschi e dalle abbondanti piantagioni di canne da zucchero, il silenzio di quelle alture... tutto si armonizza in modo da fare esclamare ai Salesiani che arrivano bonum est nos hic esse!

Alla vigilia di S. Francesco si cominciò a celebrare la Messa, a confessare, a predicare, a far il catechismo e battezzare in una camera che serve di cappella provvisoria. È bello il vedere arrivare dalle vicine e dalle lontane campagne i coloni colla figliuolanza a piedi od a cavallo e rimanersene ad udire la parola di Dio proprio come colui che nuove cose assaggia.

Quantunque ne sia molto umile il principio per deficienza di mezzi e di personale, tuttavia si nutre da tutti la speranza che questa Colonia debba essere di grande impulso per l'agricoltura che, a dir vero, in questi paesi si trova ancora nelle fascio. Oltre la canna da zucchero, si può fare piantagioni di caffè, di cacao, di mandioca, ecc.; as bananeiras, os saputijeiros, as mangueiras danno a meraviglia. Speriamo riuscir bene nella piantagione della vigna e in ogni genere di ortaglie.

Ma il frutto principale di questa Casa-Colonia verrà dalla coltivazione di quelle pianticelle trapiantate in un' aiuola particolare, protetta dai venti impetuosi, dalle soverchie pioggie o dai raggi troppo cocenti di un sole tropicale la m'intendo! Dio benedica questa Casa e le conceda la fecondità, di modo che addivenga presto una Foglizzo in miniatura, un Saint-Pierre de Canon od un Burwash.

Un altro servizio ci presta questa benedetta: Colonia e si è quello di offerire ai confratelli della capitale un luogo di salute e di rinforzo. Le vicinanze di Pernambuco sono tutte più o meno amene, ma questa zona di Jaboatào la vince su tutte e pare impossibile che a un'ora di viaggio dal littorale si arrivi in un luogo così differente per clima e per vegetazione. È un buon aiuto per la nostra salute troppo sovente scossa in questi cinque anni dalle febbri.

Ed a proposito, debbo darle un'altra buona notizia. Forse si è scoperto dove la serpe mette la coda, come si dice proverbialmente, cioè l'origine delle febbri. Da qualche tempo se ne agita la questione dai medici. Con molto fondamento si ritiene come causa principale l'avvelenamento dell'acqua potabile. L'incanalamento o il tubo conduttore dell' acqua nelle case è quasi tutto di piombo di poco buona qualità e come l'acqua viene spinta da una pressione sforzata per mezzo di macchine a vapore, questa corrode facilmente i tubi conduttori e così si svolge in buona dose l'ossido di piombo. Il Governo prese misure per riparare il male.

Noi, per ispirito di economia, già avevamo fatto un grande deposito allato di un pozzo instantaneo, detto impropriamente pozzo artesiano, nel terreno del Collegio. Così da più mesi avevamo rimosso ogni pericolo d'avvelenamento e nel tempo stesso avevamo cicatrizzato una ferita profonda alla borsa (poveretta ! già così anemica), risparmiando una spesa di circa 120 lire al mese.

M' imbarcai alla volta di questa illustre città l'otto del corrente mese e vi arrivai dopo due giorni di felice viaggio. Non veniva, come nel 1896, sconosciuto o per trattare della compera della casa come nel 1898, ma tra confratelli in Casa salesiana e per assistere all'inaugurazione solenne del Liceo Salesiano do Salvador.

Non credo esagerare dicendole che nel suo genere fu una festa più unica che rara. Non furono le musiche, nè le bandiere spiegate, nè il concorso immenso del popolo che ne formarono il bello: fu il quadro commovente, sublime della presenza di tutte le Autorità, nessuna eccettuata, cioè dell' Arcivescovo, anìma e vita di tutte le opere della sua vastissima Archidiocesi, del Governatore, il benemerito Dr. Luigi Vianna, dei Presidenti delle Camere, dei Senatori, dei Deputati, del Municìpio e dei Tribunali : divise militari allato di quelle degli Ordini religiosi, dei Consoli d'Italia, di Austria e Grecia; le rappresentanze della scuola normale, dei collegì e delle differenti classi sociali: la presenza di cinque orfanelli di Canudos e il ritratto di D. Bosco, che a tutti pareva sorridere. Uno solo era il pensiero di tutti : uno solo il tema tratteggiato dai varii oratori. Fu uno splendido trionfo della santa causa dell'orfano ! Fu uno splendido trionfo per D. Bosco !

Le parlai dei cinque orfani di Canudos. Qui mi piace ricordarle due azioni generose che onorano altamente i Brasiliani e che si intrecciano bellamente colla storia della nostra Pia Società.

Scoppiata, quattro anni or sono, la sollevazione di un gruppo numeroso di paesani di Canudos e delle vicinanze, nel antro dello Stato di Bahia, il Governo mandi un primo corpo di 500 soldati che furono messi in precipitosa fuga, poi un secondo di 100 che furono col comandante trucidati in parte e sbaragliati. La terza spedizione di 8,000 uomini ebbe il suo da fare per soffocare la rivoluzione. Da ambe le parti vi furono stragi perche i rivoltosi chiusi in gole di montagne combattevano spinti dal fanatismo dapprima e poscia dalla disperazione, decisi di morire piuttosto che arrendersi. In mezzo a queste scene di sangue si offersero due spettacoli di carità.

Nobili signori di Bahia formarono un Comitato patriottico ed ottennero abbondantissime elemosine per soccorrere i feriti, le vedove ed i pupilli. Fin d'allora trovandomi a Bahia per la compera della nuova casa e del terreno per il nostro Collegio, aveva accertato l'offerta degli orfani che fossero stati in età per entrare nella nostra Casa. Questi cinque servirono di pietra fondamentale per l'edifizio morale del nostro Collegio.

Nel giorno stesso nel quale l'esercito aveva tolto ogni via di uscita ai rivoluzionari e che Canudos, fortezza prìncipale, veniva stretta dal cerchio completo, il nostro delicatissimo benefattore Dr. Giuseppe De-Alizanda Enzio, maggiore ed allora medico in capo dell'esercito, ebbe la sublime idea di aprire una sottoscrizione in favore degli orfani del Collegio salesiano di Pernambuco, in ringraziamento a Maria Ausiliatrice ed a D. Bosco pei benetizi ricevuti durante la guerra. La lista, sottoscritta dal generale in capo Arthur Oscar con 100 lire e da altri due, con nobile gara passò, di mano in mano, dai colonnelli ai maggiori, da questi ai tenenti ed infine ai soldati.

Nel giorno dell' entrata trionfale in Pernambuco il Sig. Dr. Giuseppe Enzio rimetteva allo scrivente la bella somma di 3,300 lire coll'iscrizione : Pei figli di D. Bosco.

Ed ora, Molto R.do ed amatissimo Padre, mi permetta che qui faccia punto fermo, pregandola di concedere una speciale benedizione a Bahia, a Pernambuco ed a Jaboatdo, alle opere nate or ora, ai confratelli, ai benefattori, ai giovani ed a questo suo

Ubb.mo ed aff.mo figlio

Don LORENZO GIORDANO.

MATTO GROSSO

Il solenne trasporto del simulacro di S. Antonio e la posa della prima pietra di un Santuario a Lui dedicato.

(Relazione di D. Filippo Pappalardo)

AMAT.m° E REV.mo SIG. D. RUA,

Coxipò (Cuyabà), 12 novembre 1899.

UN avvenimento si svolgeva in questi giorni in Cuyabà, capitale del Matto Grosso e nel sorridente villaggio di Coxipò, ove si trova la nostra incipiente Casa di probandato sotto il titolo di Oratorio di S. Antonio, avvenimento consolante al cuore del Missionario che soffre e lavora per la salvezza delle anime, perchè dimostra quanto, anche in queste lontanissime regioni, il Signore si compiaccia benedire le nostre povere fatiche.

Chi si fosse trovato in Coxipò da Ponte e all'Oratorio di S. Antonio nel pomeriggio del giorno 21 ottobre, avrebbe notato un insolito movimento, un'allegria non ordinaria, come di chi si prepara a grande festa. Alcuni adornano il frontispizio delle loro case, altri erigono archi trionfali con palme e rami verdeggianti , le donne, i ragazzi si occupano nel raccogliere foglie e fiori campestri. Un buon numero di volontari lavoratori, armati di zappe, falci e accette, al grido di W. S. Antonio ! si affaticano ad abbattere alberi, tagliare erbaccie, appianar il terreno in mezzo al bosco, per aprire un nuovo cammino che metta in comunicazione il paese con la nostra Casa. Quivi poi incredibile è l'attività di ciascun di noi nel porre in ordine la Casa, nell'adornare la Cappella, nel preparare e abbellirei viali, specialmente quello che dalla Casa va al fiume Coxipò, meta di deliziose passeggiate agli abitanti della capitale per la limpidezza delle sue acque e l'amenità delle sue sponde. Ma qual'era la causa di tanto movimento, allegria, entusiasmo? Era una triplice e nuova festa che doveva aver luogo la dimane 22 ottobre, cioè il trasporto solenne di una statua prodigiosa di S. Antonio dalla Cappella del Collegio di Cuyabà alla nostra di Coxipò, la benedizione pontificale della prima pietra di un Santuario da erigersi allo stesso Santo, e infine la vestizione clericale dei primi ascritti alla nostra Pia Società nel Matto Grosso. Ecco il motivo che metteva in attività febbrile questa Casa e il paese di Coxipò.

La festa cominciò fin dai primi vespri con lo sparo di mortaretti e il suono giulivo delle campane della Chiesa del paese, consacrata a Nostra Signora della Guida, la quale, caduta nel 1892 e riedificata in parte con l'elemosina di questo popolo, sotto l'impulso del. nostro Superiore D. Malan, quest'anno fu solennemente inaugurata il 24 giugno, giorno memorando nei fasti della nostra Pia Società.

La notte rallegrata da uno splendido plenilunio si passò da tutti quasi senza dormire in attesa dell'alba sospirata, la quale finalmente spuntò circondata di rose, rinfrescata d'un soave zeffiro, allietata dai gorgheggi di uccelli dai multiformi colori.

Sono le cinque e le campane suonando a festa invitano tutti a riunirsi nella piazza della Chiesa per andare incontro alla processione, che doveva esser già partita dalla città di buon mattino. Dopo che tutti furono ben ordinati, i ragazzi dell'Oratorio festivo e la Compagnia di S. Luigi di Coxipò con la sua bandiera, le Figlie di Maria con le Suore e tutto il rimanente del popolo , ci incamminammo quando spuntava già la processione dalla collina opposta e giuugevano al nostro orecchio le note armoniose della giovane, ma florida banda del Collegio.

La processione intanto s'avanzava imponente pei numero delle persone, per l'ordine e il contegno generale. Innanzi venivano numerose Arciconfraternite con i rispettivi stendardi , le ragazze dell'Asilo femminile, i giovani del Collegio S. Gonçalo, quindi la Compagnia di San Luigi della città e in mezzo il Santo portato dai più forti di loro sopra una specie di trono tutto adorno di fiori , infine una innumerabile moltitudine di gente.

Oh che spettacolo indescrivibile presentava la via di Coxipò, quando le due processioni discendendo da una collina e dall'altra, s'incontrarono nella valle, al suono della banda unito agli spari dei mortaretti , mentre il grande astro facendo capolino sull' orizzonte e mandando i suoi indorati e ancor deboli raggi , sembrava render più incantevole quella scena! Qual grata commozione s'impossessò in quell'istante dei nostri cuori pensando che quella medesima via , la quale pochi giorni innanzi aveva visto migliaia di gente armata per la rivoluzione, ora invece vedeva come in atto di riparazione migliaia e migliaia di fedeli pacificamente esultanti !

Intanto giungeva per altra via a Coxipò una numerosa comitiva di cavalieri; era S. E. Rev.ma Mons. Carlo d'Amour e le più importanti persone di Cuyabà.

La graziosa statua di S. Antonio come in trionfo percorse la strada di Coxipò tutta cosparsa di foglie e fiori, e passando in mezzo agli archi trionfali , pel ponte e il nuovo cammino, giunse alla nostra chucara, ove già si trovava una moltitudine immensa di popolo venuta dai luoghi circonvicini.

Dopo breve refezione per tutti, si venne alla funzione della benedizione della prima pietra del nuovo Santuario. S. E. Rev.ma pontificalmente vestito, accompagnato dal clero, dal R. D. Malan Superiore di questa Missione e anima della festa, dal padrino l'Ecc.mo Sig. Antonio Thomas do Aquino Corrèa e dalla madrina l'Ecc.ma Signora D. Emilia Gosetti , insigni nostri benefattori, si recò nel luogo destinato pel futuro Santuario e con quella moltiplicità di riti e cerimonie che parlano sapientemente al cuore di chi ha fede, benedisse la croce, la pietra angolare e le fondamenta.

Alla Messa solenne, assistita da S. Eccellenza e cantata dai giovanetti del nostro Collegio, ebbe luogo la funzione più importante, cioè la vestizione dei primi ascritti di questa Casa. Oh! come avrei desiderato che fosse stato presente Lei, o amatissimo Padre, in quell'istante per gustare la dolce consolazione di vedere i primi suoi figli di questa fertile terra, che generosamente consacravano la loro vita alla salvezza dei loro fratelli, che giacciono ancora nelle tenebre e nell' ombra di morte. Sì, o povere tribù dei Coroados, dei Parecis, dei Morcegos, è suonata anche per voi l'ora della salute ; attendete ancora un po' e la luce della verità rischiarerà la vostra mente, il fuoco della carità accenderà i vostri cuori , e le vostre anime sciolte dai vincoli di Satana, rigenerate nel sacro lavacro del Battesimo, si troveranno libere di volare al Cielo.

D. Malan tenne quindi un breve ma succoso discorso d'occasione parlando del simpatico e meraviglioso simulacro di S. Antonio, che non si sa ancora da chi sia stato mandato e come sia pervenuto fino a Cuyabà ; iniziò l' opera del pane di S. Antonio, e finalmente diresse parole di pubblico encomio a quei generosi giovani che con edificazione di tutti si spogliarono dell'uomo vecchio per rivestirsi del nuovo.

Si chiuse la funzione con la benedizione del SS. Sacramento impartita da Sua Eccellenza. Dopo di che il Vescovo e le altre distinte persone invitate, pigliarono parte alla nostra modesta refezione. Alla fine non mancarono i canti, la musica, i brindisi a S. Antonio , a Don Bosco, ai nuovi Chierici , a D. Malan , a S. E. il Vescovo e alle persone più benemerite, anzi le assicuro che furono momenti di sentito entusiasmo, di sincere manifestazioni di stima, uno sfogo naturale di cuori intimamente commossi. Si distinsero tra gli altri l'Ill.mo Colonnello Josè Magno de Silva, Segretario del Governo, e l'Ill.mo Maggiore Andrea Virginio de Albuquerque. Così terminò la simpatica e riuscita festa, ma il tempo non scancellerà dal nostro cuore la rimembranza soave di questo giorno perchè ci ha regalato la graziosa statua del taumaturgo di Padova, che, collocata nella parte più alta della nostra Cappella, ci assicura del suo aiuto e protezione; ci ha lasciato la pietra angolare, sopra cui speriamo che ben presto sorga svelto e bello il nuovo Santuario, d'onde S. Antonio spargerà le sue grazie sopra noi, sopra Coxipò e Cuyabà e sopra l'intero Stato di Matto Grosso ; e finalmente perché ha fatto spuntare e sbocciare i primi fiori di questo Probandato, che con la fragranza delle loro virtù dovranno attirare il cuore di tanti altri e divenire i primi apostoli di S. Antonio.

Padre amatissimo, ho terminato ; si degni benedire in modo speciale questa Casa, che essendo più recente ha maggior diritto alla sua paterna benevolenza, e mentre le auguro le più elette benedizioni del Cielo per le venturo feste di Natale e Capo d' anno , passo a sottoscrivermi con tutta stima e affetto

Di Lei aff.mo figlio in G. e M.

Sac. M. Filippo PAPPALARDO. Raccomandiamo vivamente alle preghiere dei nostri benevoli Cooperatori e pie Cooperatrici l'anima dell'insigne nostro benefattore veneziano D. Cesare Pugnalin mancato ai vivi fin dai 12 dello scorso febbraio. Il ritardo di un cenuo necrologico sul Bollettino si deve all'ignoranza della dolorosa sua perdita. D. Cesare Pugnalin prestò l'opera sua indefessa a favore delle Case Salesiane non solo colle parole per eccitare altri a venire in aiuto della nostra istituzione , ma eziandio largheggiando con generose offerte e con un lascito di bene immobili. Essendo già composto questo numero del nostro periodico, non possiamo aggiungere altro, solo presentiamo, benchè in ritardo, non però involontario, alle esimie sorelle del defunto le nostre più vive condoglianze e l'assicurazione dei nostri suffragi.

LE GRAZIE della Madonna di don Bosco

Virgo potens, ora pro nobis !

Giacometti Antonio di Vidor, padre di famiglia, di anni 36, alla metà del mese di giugno 1898 si ammalò di pneumonite destra con un ascesso intercostale, e, non trovando nessun giovamento nella medicina, verso la fine di agosto si fece esaminare dal chirurgo dell'Ospitale di Valdobbiadene, il quale dovette dichiararlo incurabile.

Fiducioso nell' aiuto di Maria Ausiliatrice, l'ammalato cominciò al 7 settembre una novena e nel secondo giorno gli parve di esser senza dolori; ma al 21 dello stesso mese entrò nell'Ospitale per essere operato. Si tentava l'operazione, ma senza nessuna speranza di guarigione, anzi col timore che non dovesse sopravvivere all' atto operativo. L'operazione fu fatta bene, ma per 50 giorni continuò lo spurgo abbondante di sangue e i medici disperavano della vita del Giacometti.

Si voleva in seguito tentare anche l'esportazione di due costole, ma il Giacometti era convinto che la Madonna l' avrebbe guarito senza nuova operazione, e pieno di coraggio rispondeva alle Suore assistenti ch'egli confidava in Maria SS. Ausiliatrice e che non sarebbe morto su quel letto.

Finalmente alla metà di novembre cominciò a migliorare ed al. 2 di dicembre si levò dal letto benedicendo la Madonna che lo aveva aiutato. Ora son già passati due anni dacchè attende di nuovo ai suoi. lavori perfettamente risanato, e per mio mezzo prega di voler far cenno di questa grazia sul Bollettino Salesiano, avendone egli fatta promessa a Maria Ausiliatrice.

Quanto è buona e potente la Madonna di D. Bosco verso coloro che a Lei fanno ricorso con fede viva e costante!

Vidor, 24 maggio 1900.

Don VITTORINO COSTA Arciprete.

Evviva Maria SS. Ausiliatrice, salute degli infermi e consolatrice degli afflitti!

Nello scorso aprile il nostro Convitto era minacciato da una imminente sciagura. La nostra degnissima Direttrice, colpita da una complicazione di mali, malgrado le intelligenti cure dei medici curanti, era in gran pericolo di vita. Nel massimo dolore ci rivolgemmo con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice e la scongiurammo con lacrime e con promesse a conservarci colei che ci tiene luogo di madre affettuosissima. Ed oh ! potenza di Maria! La nostra cara Direttrice cominciò a migliorare poco a poco ed ora può dirsi in piena convalescenza.

Col cuore pieno di gratitudine verso l'Augusta Madre di Dio, compiamo la nostra promessa inviando L. 20, con preghiera di pubblicare questa grazia a gloria di Dio e ad incoraggiamento dei devoti della cara Madonna di D. Bosco.

Voglia questa Celeste Regina proteggere sempre il nostro Convitto a Lei dedicato, e, conservandoci la nostra Direttrice, renderci felici.

Cannero (Lago Maggiore), 1° giugno 1900.

Le Operaie del Convitto Maria Santissima Ausiliatrice. A maggior gloria dell'Ausiliatrice!

Nel giorno del S. Natale, testè trascorso, la mia famiglia non potè godere le consuete gioie domestiche. La mia diletta Marina, caro e vezzoso angioletto di anni due, veniva affetta dal morbillo. Trascorsero circa due giorni dacchè la bambina teneva il letto e la mia casa agitavasi nella tristezza, quando, ripetuta la visita medica, fu constatato che l'eruzione morbillare aveva sviluppato la polmonite , la quale, oltre ad essere pericolosa per se stessa, diveniva più allarmante, attesa la tenerissima età dell'ammalata che in breve trovossi ridotta a tale prostrazione da farei temere assai prossima la catastrofe. È inutile che accenni al mio dolore ed a quello della mia famiglia. In siffatta condizione spaven tosa per noi tutti, trovammo sollievo nella presenza e nei suggerimenti di uno zio Sacerdote, il quale, benchè addolorato presso la culla della nipotina, era animato da viva fede nell' alta protezione di Maria Ausiliatrice. Dietro l'invito suo ci prostrammo fiduciosi e divotamente recitammo le Litanie Lauretane, invocando da Maria Ausiliatrice il riacquisto della nostra diletta creaturina; spedimmo pure sull'istante a Torino L. 5 per una Messa da celebrarsi quanto prima all' altare della Vergine Taumaturga. La nostra fede ebbe il suo premio, e la misericordia di Maria un novello trionfo.

Fu subito constatato un sorprendente miglioramento che infuse in tutti gli astanti indescrivibile gioia. Sopraggiunse la notte che fu per l'ammalata un continuato e placido sonno: e la visita medica dell'indomani confermò la provata consolazione, dichiarando assolutamente scongiurata la polmonite ed attribuendo questo fatto ad un vero miracolo. Oggi, due soli giorni dopo l'annunzio fatale, la bambina è perfettamente guarita, e predica colla sua vispezza quanto sia grande la protezione di Maria Ausiliatrice. E tu, o Vergine Sovrana, accogli quest'omaggio della mia riconoscenza, giacché per Te sola riebbe questo padre il sorriso della sua vita !

Livorno (Toscana), 30 dicembre 1899.

PASQUALE BARACCHINI.

Maria Ausiliatrice è la salute degl' infermi.

In principio di aprile dell' anno 1895, essendo io allora maestro della scuola unica elementare maschile, in Monasterolo Torinese, fui assalito da una infiammazione agl' intestini, che andò aumentando tanto che in giugno e luglio

La mia mente vacillava, Il dolor, non io, parlava!

Durante quei due mesi stetti in bilico tra la vita e la morte. Il pensiero di dover lasciare una famiglia intiera in abbandono, senza mezzi di fortuna e senza impiego, mi spaventava.

I medici di Lanzo e di Fiano gìà mi avevano dato per ispedito e la mia sentenza di morte da loro era bell'e segnata. Io però mi recava spesso alla chiesa parrocchiale e mi raccomandava a Maria Ausiliatrice. Sul finir di luglio finalmente ho potuto superare la crisi della malattia che durò sei mesi, ed in principio di agosto cominciai ad entrare in convalescenza.

Al fine dello stesso mese io era guarito, e potei fare il mio pellegrinaggio a piedi da Monasterolo a Torino, al Santuario della Madonna di D. Bosco, per ringraziarla della segnalata grazia ricevuta. Feci celebrare .una Messa per tale scopo, ed ora adempio alla promessa di farla pubblicare sul Bollettino Salesiano , e spedisco alcuni abiti, destinati ai poveri inondati della Patagonia. Grazie eterno a Maria SS. Ausiliatrice.

Ciriè, 29 maggio 1900.

MICHELE SCARAFFIA Maestro della normale superiore.

Albano (PADOVa). - Il 16 marzo u. s., stremato dalle fatiche del mio ministero, fui obbligato al letto da fortissima febbre; ma il giorno 18 fui costretto ad alzarmi per prestare gli ultimi conforti al mio povero Arciprete. Questi, colpito da sonno diabetico, in poche ore fu agli estremi ed io non ebbi l'animo di abbandonarlo in quegli ultimi istanti, quantunque il corpo non potesse più reggere. Per quel dì mi feci violenza, ma la dimane dovetti cedere e mi rimisi a letto quasi presago di ciò che m'attendeva. Una doppia sofferenza mi angustiava, e il fisico malore assai avanzato e un dispiacere immenso per la perdita, nello spazio di soli due mesi, dei tre Sacerdoti della Parrocchia, che io considerava quali padri. Io solo rimaneva superstite, ed era pienamente rassegnato a seguirli.

Il male s'avanzava, complicandosi ognor più, e finalmente si spiegò in una forte polmonite doppia. Venendomi meno il respiro e temendo imminente la catastrofe mandai pel medico; ma nel frattempo mi sovvenni che da ragazzo nel Collegio Manfredini di Este, diretto dai figli di D. Bosco, aveva una tenera divozione alla SS. Vergine Ausiliatrice. L'invocai sull'istante e Le promisi che, ottenuta la guarigione per suo mezzo, avrei offerto L. 50 per le Opere Salesiane e fatta inserire la grazia nel _Bollettino Salesiano. Il medico, tutto affetto e premura, disperava assai, ma io aveva confidato la mia causa alla Madre comune dei Cristiani e non doveva restar deluso. Infatti dopo pochi dì ebbi un sensibile miglioramento che progredì fino a completa guarigione.

Sì: Maria mi ha salvato; a Lei anzitutto devo la mia guarigione, perch'Ella fece approdare a buon esito le solerti cure del medico curante.

Ed ora soddisfacendo al voto, unisco la mia voce a mille altre per lodare e ringraziare la mia Celeste Benefattrice.

17 maggio 1900.

GUOLO D. GEREMIA Econ. Spirituale.

Catania (SICILIA). - Coll'animo compreso della più viva riconoscenza ringrazio la Madonna per la bella grazia ottenuta. Nello scorso inverno mia sorella s'ammalò d'influenza: le febbri altissime e la sua costituzione debole destarono i più gravi timori. Una notte, a mezzanotte, dopo alcuni minuti di sopore, si destò e disse di sentirsi male. Un sudor freddo bagnava la sua fronte, i suoi lineamenti erano alterati, lo sguardo andava velandosi, più non rispondeva neppure alla mia voce. In quei momenti di suprema angoscia, ricorsi alla buona Madre, Maria Ausiliatrice, e col pensiero mi portai ai piedi del suo altare in Valdocco ove tanti infelici, venuti piangenti, si sono partiti consolati. E la Vergine ebbe pietà del mio dolore. Le sollecite cure d'un medico intelligente la richiamarono ai sensi, i lineamenti poco a poco si ricomposero e la luce dell'alba la trovò sopita in un dolce riposo, il primo dopo dieci notti d'insonnia. Ora mia sorella è guarita, ed io mentre ringrazio umilmente la Madonna di tanto favore, mando un piccolo obolo per le Missioni Salesiane. La Vergine benedetta mi assista sempre colla sua grazia e mi sia larga dei suoi favori.

21 maggio 1900.

EMILIA MILONE.

Diano d'Alba. - Il 24 Luglio 1898 fui presa da gastricismo così violento che perfino il latte erami insopportabile, e da una palpitazione di cuore che mi cagionava svenimenti Consultai medici, presi acque minerali, feci viaggi, tutto inutilmente. Durai un anno in questo stato e non guarii so non dopo aver ricevuto dal R.m° Sig. D. Rua la benedizione di Maria Ausiliatrice nell'Oratorio di S. Francesco di Sales. Da quel giorno in poi sono sempre stata bene ed ora mangio e bevo senza sentire il più piccolo disturbo.

Presentai alla Madonna la mia tenue offerta ed ora Le offro i miei pubblici ringraziamenti.

TERESA TARDITI nata CANONICA.

Formigosa (MANTOVA). - Lo scorso gennaio una grave malattia di stasi polmonare incolse Violante Prantil. Dapprincipio però la malattia non presentava niente di allarmante; ma verso la sera del 16 gennaio il male si aggravò talmente, che nella notte si dubitava seriamente della vita. Nella mattina del 17 il medico dichiarò che ora un caso quasi disperato, e sebbene le cure mediche si raddoppiassero, pure non si aveva quasi più un raggio di speranza. In tale grave contingenza s'incominciò tosto una novena a Maria Ausiliatrice e per desiderio dell'inferma, che conservava intere le facoltà mentali, si spedì una elemosina al suo Santuario di Valdocco per la celebrazione di una S. Messa all'altare della Madonna. La notte passò abbastanza calma. Alla mattina l'inferma ricevette i SS. Sacramenti, ma con sua meraviglia il medico non la trovò peggiorata. Si continuarono le preci della Novena, durante la quale l'inferma migliorò progressivamente tanto che terminata la novena, il medico dichiarolla fuori di pericolo, attribuendo ciò ad un vero miracolo. Nel mandare l'offerta per la celebrazione di una messa in ringraziamento del beneficio ricevuto, la graziata desidera sia resa pubblica la grazia. Sia sempre lode e gloria a Nostra Signora Ausiliatrice!

19 maggio 1900.

D. Donizio TUROLA Parroco.

Garbagnate Milanese. - Il mio figliuoletto Mario, studente nell' Ospizio Salesiano di S. Giovanni Evangelista in Torino, la scorsa primavera venne colpito da forte polmonite. Le cure mediche, le sollecitudini de' suoi superiori, le preghiere fatte per lui a Maria Ausiliatrice dal fratello Ettore e dallo zio D. Antonio, lo strapparono al crudel morbo. Mi fu condotto a casa. Ma la convalescenza era lunga, minacciava di non risolversi tanto presto. Pregai allora anch'io calorosamente Maria Ausiliatrice, ed in breve il mio caro Mario si trovò ristabilito sì da poter ritornare al suo diletto Collegio. - Io pure da qualche anno era sofferente per gastroenterite ed altri malanni, che mi costarono un occhio in medici e medicine. Adesso vado sensibilmente, ma continuamente migliorando ; e con qual mezzo ? Coll'abbandono totale di medici e medicine, ma coll'aiuto invocato da Maria Ausiliatrice : ho pregato con viva fede questa potente Signora per me, ed ora sono in via di guarigione. In significazione di quanto ha ricevuto e sono certo di sempre ricevere in avvenire, invio la tenue offerta di L. 10 alla taumaturga Madonna di D. Bosco.

12 giugno 1900.

DOMENICO DONES.

Minano. - Sebbene in ritardo per varie circostanze, invio le solite Lire 100, che in tutte lo annate al principiare dei raccolti, io prometto alla Vergine di Don Bosco, colla condizione che Essa abbia a tenermi lontano le disgrazie, onde il reddito delle mie terre sia sempre in equilibrio presso a poco da un. anno all'altro. E scelsi bene la mia caparra, poichè d'allora ch'io faccio tale promessa fui sempre sensibilmente e miracolosamente protetta dalla Vergine SS. Ausiliatrice, in modo da toccar con mano la assicurazione in proposito che ne dava l'amato D. Bosco di venerata memoria , ch' io ebbi la fortuna di conoscere. Avendo ritardato di quasi tre mesi l'invio del denaro unisco l'interesse di L. 1.25. L'altro franco unito, è di una cooperatrice poverissima di mezzi.

Degnisi la Vergine Potente continuarmi la sua protezione e liberarmi dalle attuali mie gravi tribolazioni.

5 giugno 1900.

F. M. F.

Monghidoro (BOLOGNA).-Grazie, o cara Madonna di D. Bosco, grazie di tutto cuore del benefizio fattomi. Mio fratello, già da parecchi mesi per non so qual malattia ad un piede, non poteva nè muoversi, nè lavorare. Il medico non sapeva che dirne; il male andava aumentando, e il dolore era insoffribile ; si andò all'ospedale, ma ogni tentativo fu inutile; l'arte medica non aveva rimedii. Ricorremmo allora fiduciosi alla cara e prodigiosa Madonna di D. Bosco. Pregava tutta la famiglia , pregavano i miei due figli educati nei collegi Salesiani ; ed oh ! potenza di Maria! il mio fratello un dì, avendo tentato di far qualche movimento, potè compierlo liberamente non solo, ma si trovò libero affatto da ogni male, ed ora continua i primieri lavori. Per rendere a Maria pubblico ringraziamento, per eccitar tutti a ricorrere in ogni bisogno a questa gran Madre, desidero che questa segnalata grazia venga inserita nel Bollettino Salesiano. Degnisi Maria SS. continuarci la sua materna protezione. Come da promessa unisco tenue offerta per le Opere Salesiano.

3 giugno 1900.

GIUSEPPE CASTELLI.

Ponte S. Pietro (BERGAMO). - Ai primi di quest'anno 1900 la mia cara mamma, ammalò di un male che sebbene grave, nulla però presentava di allarmante, e diffatti dopo pochi giorni si alzò dal letto. Però ai primi di febbraio, tornò ad essere assalita dallo stesso malore ed in modo tale da temere prossima la morte. Per quanti consulti medici si sieno fatti nessun medico arrivò mai a conoscere quali rimedi efficaci si potessero usare contro sì terribile male. L'ambascia e la desolazione di tutti noi era somma. Dopo varie divozioni, ci ricordammo di Maria SS. Ausiliatrice, e, messa al collo dell'inferma una sua medaglia benedetta, spedii tosto al Santuario di Lei un'offerta per la celebrazione di una Messa con novena, promettendo di far pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano se la otteneva. Noi pure in famiglia incominciammo una novena e l'inferma volle unirsi a noi nel ricevere Gesù Sacramentato nel suo cuore. Dopo quattro giorni si fece un altro consulto medico ed oh! potenza di Maria ! I medici conobbero il finora sconosciuto male e quali rimedi si potessero usare, e così dopo lunga e trepidante cura, il giorno 16 maggio mia mamma volle recarsi in persona a Torino a rendere piene grazie ai piedi di Colei che le salvò la vita. In riconoscenza di questa grande grazia faccio l'offerta di lire quindici, affinchè anche per l'avvenire Maria SS. si degni conservare la sua santa protezione a me e a tutta la mia famiglia, e desidero che questa grazia sia pubblicata nel .Bollettino, primo per adempiere la promessa fatta o poi anche per rendere pubblica la potenza della Madonna Ausiliatrice di Don Bosco.

23 maggio 1900

MazZUCOTELLI AMALIa.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al suo Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

A*) - Alice Belcolle: Pesce Enrico ringrazia e fa una tenne offerta al Santuario di Valdocco per aver ottenuto, dietro una benedizione del Sig. D. Rua, che un suo nipotino subisse cori felice esito una pericolosa operazione. - Asti: P. G. per grande grazia spirituale. - Aosta: Cesarina Besenval, 1.. 10 per pieno appagamento dei suoi voti, mercè l' intercessione di Maria. - Ascona (Canton Ticino) : Una pia persona, L. 10 per due Messe di ringraziamento. -Argenta: Fratelli Panbianchi, 5 per Messa di ringraziamento.

B) - Buenos Aires (America) : Luigi Valle per ottenuta guarigione della madre. - Brà : Bertone Filippo, d'anni 74, ringrazia , a mezzo del Sac. Biagio Carena, Maria SS. Ausiliatrice per ottenuta istantanea guarigione da pleurite. - Belluno Veronese : Cometti D. Ernesto, 5, a nome di una pia persona graziata. - Bobbio (Pavia) : Codebò Can. Francesco, 5 per grazia ; una pia persona, 5 pure per grazia. - Beinette (Cuneo): G. B. Aime, 5 con Messa per ringraziamento.

C) - Crodo (Novara): Fobelli Giuseppe, 20 quale ringraziamento dell' impiego ottenuto per intercessione di Maria. - Cavaglio d'Agogna (Novara): Suor Celestina Mellana, 25 accompagnate da queste parole: « Nell'estate scorsa le nostre buone Oratoriane partecipando al dolore delle loro famiglie intimorite dal flagello della grandine che giorno per giorno andava devastando le campagne circonvicine, supplicarono la Madonna Ausiliatrice perchè preservasse le loro famiglie dal terribile flagello e promisero una piccola somma al Santuario di Valdocco. Ottenuta la grazia si adempie alla promessa.»- Coglio (Cantori Ticino): E. L., 7 per due Messe onde impetrare urgentissima grazia. - Casella: Reghitto Dionisia, 10 per due Messe per grazia ottenuta. - Collecchio (Parma): Silvina Robuschi., 5 in ringraziamento dell'ottenuta guarigione.-Camogli (Genova): Elena Beretta-Schiaffino. - Carmagnola: G. M., 2 per una Messa d'impetrazione. - Casale: D. Montiglio Vincenzo, 10 per l'ottenuta guarigione della propria madre. - Conzano: Zavattaro Adele di Alessandro, 2 per Messa di ringraziamento. - Clusone: Sant'Andrea Laura ringrazia per aver ottenuto la prodigiosa guarigione del padre di 89 anni, spedito da tutti i medici. - Cuneo : Audisio Teresa, 5; Foriero Maria, 3; Mainero Lucia, 3 per grazie ricevute. - Chivasso : Grignola Giuseppe ringrazia per impetrata guarigione. - Cavergno (Canton Ticino) : Teresa Zanini. 3 a nome di due sorelle, guarita l'una é miglior afa l'altra, per intercessione di Maria, da gravi malori.

F) - Possano: Brizio Giovenale, 10 per numerose grazie ottenute a sè e alla sua famiglia. - Foglizzo: Casalis Bernardino guarito da encefalite in seguito ad una Messa fatta celebrare all'altare dedicato a Maria Ausiliatrice nella cappella del Collegio salesiano colà esistente.

G) - Genova : Teresa Dongo, 5 per una Messa in ringraziamento di grazia temporale ricevuta. - Guarzolo Moncalvo (Monferrato): Lavazza Martellina per l'ottenuta guarigione del marito.

L) - La Morra Rivalta: Oberto Luigi di Giovanni ringrazia la Madonna per essere stato guarito prodigiosamente da fiera, polmonite anche per le preghiere fatte da sua sorella Maria Roggero. - La Loggia: Famiglia Tamietti, 10 per guarigione di una sorella. - Lu Monferrato: P. F., 10 con Messa per grazia.

M) - Moirano d'Acqui : Catterina Ricci, 5 per guarigione da palpitazione di cuore ottenuta da Botto Domenica ed altre lire 5 per impetrare un'altra grazia. - Montaldeo : D. Angeli Grossi Prevosto, 50 per grazie ricevute. - Milano: De Michele Angola, 5 per grazie ottenute e per averne altre per sè e per la propria sorella. - Menzonio (Canton Ticino) : N. N., 2 per grazia. - Monticello d'Alba: Muratore Rosa, 5 per ringraziare la Vergine di averla guarita da disperata malattia.

N) - None: Bollati Teresa per insperata guarigione; Scaglia Lucia id.

O) - Orvieto : D. Pietro Benedetti , 5 a nome di una pia persona con Messa di ringraziamento. - Ormea: N. N., 10 per grazia.

P) - Fiere di Soligo (Treviso): Roberti Laura ved. Chemin, 6 per Messa in ringraziamento della ricuperata salute da una signora trovatasi in grave pericolo. - Pola (Austria): Giovanni Antoniniriék, 6 corone per una Messa avendo ottenuto la conservazione della vista dell'unico occhio che ancor gli restava. - Pernate (Novara) : Fizzotti Giovanni per ricuperata saluto. - Ponte Lambro: Elena Rutshman, 10 a favore delle Opere salesiane per grazia ricevuta. - Parma N. N., 5 per grazia.

R) - Reazzino (Canton Ticino) : Mussera Maria, 4 per grazia. - Rino di Sonico: Romelli Maria con offerta per Messa in ringraziamento della guarigione di un occhio. - Ranzi Pietra (Genova) : Pastorino Don Giov. B. per grazia. - Rodallo: Actis-Dato Teresa, 5 per essere guarita da pii) mali.

S) - Sestola (Modena): M. C., 2 per ottenuta guarigione di una sorella malata di bronchite capillare. - S. Bonifacio (Verona): Duliman-Perotti Maria, 5 a favore Missioni Salesiane per grazia ottenuta. - Solduno (Canton Ticino) : Fiscalani Giuseppe, 5 per Messa di ringraziamento. - Schio (Vicenza): Callegari Pasqua, 2 in riconoscenza di grazia. - Satto iglino Giuseppe, 10 per Messa di ringraziamento.

T) - Tortona: Sac. Carlo Rosa per grazia ricevuta; Ricci Eufrosina Mondini, 15 anche in ringraziamento per la liberazione dall'influenza mercè Maria SS. - Terno d'Isola : Sala Emilia, 2 per ottenuta guarigione da mal di gola. - Tresivio (Sondrio): Bocci Paolo Matteo, 5 per grazia. - Taurano (Avellino): Annina Allocca n. Ferraro per guarigione da influenza. - Torino: Accomasso Michelangelo per segnalata grazia spirituale. - Tiene (Vicenza): G. A. F., 5 per grazia.

V) - Vigone : Culasso Rosalia , 5 con due Messe per guarigione del figlio Davide, che trovandosi in America, da due anni era tormentato dall'artritide. Verolengo : Garrione Giovanni , 2 per grazia. - Vertova (Bergamo): Fedeli Benedetto per aver riacquistato l' riso d' un braccio morto mercè l'intercessione di Maria. - Venezia : Angelina De Biasi Schiavi, 20 in ringraziamento per due segnalatissime grazie. - Vicenza: R. S., 10 per grazia.

U) - Ussolo (Cuneo): Agnelli D. Maurizio, 2,40 per grazie. - Udine: D. Nicolò Poiani, 50 a nome di pia persona per Messa e Novena di benedizioni e preghiere per grazia ottenuta.

X) -Il giovanetto Francesco Battioni, 5 per esser stato preservato da dolorosa operazione.

COLLEGI SALESIANI ED EDUCATORII DIRETTI DALLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

Per comodità di quanti desiderassero affidare a noi i loro figli per la carriera degli studi elementari, ginnasiali e liceali, diamo qui l'elenco dei Collegi Salesiani e degli Educatorii delle Figlie di Maria Ausiliatrice d'Italia, assicurandoli di tutta la nostra sollecitudine per tutto quello che riguarda religione, morale, sanità e profitto negli studi così scientifici come letteraria.

I Salesiani e le pubbliche Scuole.

Crediamo far cosa grata ai benemeriti nostri Signori Cooperatori e Cooperatrici portando a loro notizia, come i Salesiani di D. Bosco nel settembre dell'anno scorso, cedendo alle istanze dell'Onorevole Municipio di Fossano (Cuneo), assunsero la Direzione dell'antico Collegio-Convitto di quella illustre e graziosa città, al quale sono annesse le Regie Scuole Ginnasiali-Tecniche ed Elementari Comunali.

Facendosi ogni dì più gravi le difficoltà, stante le esigenze dei programmi governativi, di far conseguire agli alunni delle scuole private la licenza in fine dei corsi ginnasiali o tecnici od elementari, si rende pure sempre più sentito in molte famiglie il desiderio di far frequentare ai loro ragazzi le pubbliche scuole. Ma pur troppo, ben raramente trovano Convitti o Pensionati ove possano con sicurezza collocare i loro figliuoli, desiderando che costoro crescano non solo forniti di istruzione scientifica e letteraria, ma, quel che più sta loro a cuore, informati a sani principii di religione e di nuotale. Ad ovviare a tale pericolo i Salesiani di Don Bosco, sempre vigili scolte al bene della gioventù, hanno incominciato ad aprire in città, sedi di accreditate scuole pubbliche, Convitti per quelle famiglie che, intendendo far percorrere ai proprii figli le carriere civili, vogliono facilitare loro la via colla frequenza delle pubbliche scuole.

Nei Convitti Salesiani pertanto di questo scopo i giovanetti cresceranno in una educazione informata tutta ai principii della religione e della più severa moralità; troveranno una vigile e paterna assistenza ed aiuti continui per il disimpegno dei proprii doveri scolastici. Conforme al noto sistema educativo di D. Bosco, i Superiori si sforzeranno di migliorare i loro allievi col consiglio, colla persuasione e coll'esempio, anziché colle punizioni e coi castighi. Fossano, nobile città del Piemonte, è comodissima per le provincie specialmente di Torino e Cuneo, trovandosi appunto a breve distanza dall'una all'altra città.

Per informazioni e programmi rivolgersi all'Ill.mo Signor Sindaco di Fossano od al Rev.mo Signor Prof. D. Domenico Finco, Rettore del Convitto.

Istituti per ragazzi.

Oltre l'Oratorio di S. Francesco di Sales, l'Ospizio di S. Giovanni Evangelista e le Scuole !apostoliche in Torino, l'Ospizio di San Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena, l'Ospizio del Sacro di Gesù in Roma, le Scuole di S. Paolo alla Spezia, l'Oratorio di Maria Immacolata a Firenze, l'Oratorio del Sacro Cuore di Gesù a Trino Vercellese, di S. Filippo e S. Francesco di Sales a Catania, di S. Luigi Gonzaga a Messina, di S. Michele a Castellamare di Stabia, l'Istituto di San Francesco di Sales a Faenza e di S. Giuseppe a Macerata, l'Istituto Leonino ad Orvieto, D. Bosco in Verona, S. Giuseppe a .Modena, S. Ambrogio in Milano, S. Lorenzo Prete Martire in Novara, della Madonna di S. Luca in Bologna, di S. Giuseppe in Alessandria, S. Davide in Legnago, San Rocco a Sondrio, vi sono i Collegi di Borgo San Martino, Lanzo Torinese, Varazze, Alassio, Mogliano Veneto, Este. Penango, Parma, Fossano, Loreto , Treviglio, Trevi, Colle Salvetti, Ferrara, Cuorgnè, Intra, Frascati, Caserta, Randazzo, Bronte e Terranova in Sicilia, Lanusei in Sardegna, Balerna ed Ascona nel Canton Ticino, nonchè l'Istituto Salesiano di Trento nel Tirolo e il Convitto italiano di S. Luigi nella Gorizia.

In questi Collegi l'insegnamento comprende il corso elementare e ginnasiale, eccetto quello di Penango e Sondrio, dove vi sono soltanto le classi elementari; è impartito da maestri e professori patentati ed a norma dei programmi governativi. Nel Collegio di Alassio e Terranova vi è di più il Liceo. Nell'Ospizio di S. Giovanni Evangelista in Torino si accettano eziandio esterni alla semplice scuola. In quello di Ascona vi sono classi preparatorie per giovani stranieri che desiderano imparare la lingua italiana; è raccomandabile anche per l'insegnamento del francese e del tedesco.

Per i giovani adulti che desiderassero abbracciare lo stato ecclesiastico.

Per sopperire al bisogno sempre crescente di operai evangelici, il nostro caro Don Bosco di v. m., oltre ai varai Ospizi e Collegi, come i nostri buoni Cooperatori sanno, ha pure istituita l'Opera così detta di Maria Ausiliatrice, che ha per iscopo di raccogliere giovani adulti (dai 16 ai 30 anni) che abbiano decisa volontà di abbracciare lo stato ecclesiastico facendo gli studi letterarii per mezzo di corsi appropriati.

Noi quindi anche in quest'anno, raccomandiamo l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico, e facciamo caldo appello ai nostri ottimi Cooperatori e specialmente ai RR. Parroci, perchè ci vogliano indirizzare molti di tali giovani.

Per norma degli allievi e di coloro che se ne dovessero incaricare e che desiderano più ampie notizie dell'Opera di Maria Ausiliatrice, si è stampato apposito programma, che si può facilmente ottenere rivolgendosi alla nostra Direzione, oppure ai Direttori dell'Ospizio S. Vincenzo in Sampierdarena presso Genova, delle Scuole Apostoliche in Torino (via Carlo Vidua, 18), dell'Oratorio S. Giuseppe in Lugo nelle Romagne, che ha pure annesso il corso elementare per fanciulli, dell'Oratorio di S. Luigi Gonzaga in Chieri, del Seminario Vescovile di S. Antonio in Trecate presso Novara, dell'Istituto S. Giuseppe in Pedara (Sicilia), che sono tutte Case Salesiane, destinate appunto per quei giovani adulti che desiderano abbracciare lo stato ecclesiastico. Fra queste merita special raccomandazione quella di Chieri dove i Figli di Maria per l'eccellente posizione topografica, per la salubrità dell'aria e del vitto possono godere ottima salute pur sotto il grande peso degli studi.

Un nuovo pensionato.

Nell'Oratorio Salesiano in Savona si apre quest'anno in un nuovo locale appositamente costrutto un pensionato per i giovani che desiderassero frequentare il R.° Liceo e l'Istituto Tecnico e Nautico di quella città.

Per informazioni, programmi e accettazioni rivolgersi al M. R. Sig. D. Giuseppe Descalzi, Direttore dell'Oratorio Salesiano Savona; oppure al Rev.mo Sig. D. Michele Rua, Rettor Maggiore, Via Cottolengo 32, Torino.

Educatorii per giovinette.

Oltre ai mentovati Collegi per giovani, vi sono pure quindici Educatorii per fanciulle: il primo in Nizza Monferrato, sotto il nome della Madonna delle Grazie; il secondo nella, città di Chieri, sotto il titolo di S. Teresa; il terzo al Torrione di Bordighera; il quarto a Novara; il quinto a Lugo ; il sesto a Casale Monferrato ; il settimo a Varazze ; l'ottavo a Cannara nell'Umbria; il nono a Giaveno ; l'undecimo, dodicesimo, tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo nelle ridenti e saluberrime colline circostanti l'Etna, a Bronte, Mascali, Trecastagni, Alì Marina presso Messina ed a Catania. Tutti questi Educatorii sono diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Scopo di questo Case di educazione si è di dare l'insegnamento scientifico e morale in modo che non lasci nulla a desiderare per una giovinetta di onesta famiglia, cioè arricchirne la mente di utili cognizioni, educarne il cuore a sode e cristiane virtù, addestrarla ai lavori femminili ed informarla a quei principii di civiltà che sono richiesti dalla sua condizione.

NB. Per avere i relativi programmi e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai Direttori ed alle Direttrici dei singoli Collegi ed Istituti.

PELLEGRINAGGIO PIEMONTESE DEI TERZIARI FRANCESCANI A ROMA.

Annunziamo con piacere che il Congresso Francescano é fissato dal 22 al 26 prossimo settembre e contemporaneamente avranno luogo i pellegrinaggi dei Figli del Terz'Ordine di S. Francesco a Roma.

Perciò siamo lieti di pubblicare l'appello che il Comitato appositamente costituitosi in Torino e che ha la sua sede nella Chiesa Parrocchiale di San Tomaso, rivolse ai Terziari Francescani del Piemonte.

« Ai Reverendi Direttori, ai Confratelli ed alle Consorelle del Sacro Terz'Ordine Francescano.

» Sul finire del prossimo mese di settembre, Roma, la città Santa, la Sede Angusta del Vicario di Gesù Cristo, accoglierà a generale Congresso i Terziari Francescani di ogni parte dell'universo cattolico.

» I Rev.mi Ministri Generali dei varii rami Francescani, con venerata lettera 11 febbraio u. s., raccomandano caldamente che per l'epoca avventurata dei Congresso, abbiansi a promuovere da ogni parte, devoti pellegrinaggi di figli del Terzo Ordine Serafico alla città Eterna, facilitando così loro anche il modo di acquistare i preziosi tesori delle Sacre Indulgenze, che l'Anno Santo offre a tutti i fedeli.

Dal loro canto i Rev.mi Ministri Provinciali Francescani del Piemonte con lettera 14 marzo u. s., si compiacquero affidare a questo Comitato l'organizzazione del Pellegrinaggio dei Terziari piemontesi a Roma.

» Conoscendo a prova quanto grande sia la venerazione el'amore dei figli del Piemonte, ed in particolar modo dei seguaci di S. Francesco pel Sommo Pontefice, il Comitato tosto si accinse alacremente al lavoro, certo di ricevere da ogni Congregazione numerose adesioni di Terziari e Terziarie che anelano di recarsi alla città Eterna.

» Fin d'ora il Comitato può assicurare agli aderenti al Pellegrinaggio grandi agevolezze sia di viaggio che di soggiorno a Roma.

» In ogni epoca i seguaci del Serafino d'Assisi furono sempre i primi a testimoniare il loro attaccamento e la loro fedeltà alla Sede di S. Pietro. In questa particolare circostanza basti ai Terziarii Francescani il sapere che il Sommo Pontefice, il Grande Leone XIII che si onora di essere ascritto al Terz'Ordine e che con tanto amore promuove l'incremento della Serafica Milizia, invita in modo particolare i suoi Confratelli ad accorrere all'alma città per prostrarsi alla Sede Infallibile del Vicario di Gesù Cristo e riceverne l'Apostolica Benedizione e per fruire degli straordinarii beneficii dell'Anno Santo. Quale figlio e figlia di San Francesco vorrà essere sordo a così tenero, incalzante ed autorevole invito

» A voi tutti, o Fratelli e Sorelle del Sacro Terz'Ordine, si rivolge fiducioso questo Comitato perchè tutti vi adoperiate con tutto lo slancio, col massimo impegno per la riuscita di questa grande dimostrazione di fede al Divin Redentore e di attaccamento e di amore al suo Vicario in terra.

» Dilettissimi Terziarii e Terziarie Francescani mandate la vostra adesione al Pellegrinaggio a Roma ed adoperatevi perchè vi si inscriva il maggior numero possibile di Confratelli di vostra conoscenza. Roma ci attende ; ed accogliendo i Francescani Pellegrini di tutto il mondo dirà anco una volta, di essere essa il centro e la sede della Religione di Gesù Cristo. Viva Gesù Immortale Re dei secoli ! - Viva San Francesco ! - Viva il Papa ! - Viva la città Eterna ! »

Sua Santità si degnava a mezzo del Cardinale Rampolla approvare e benedire i lavori del Comitato e Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Richelmy nostro Veneratissimo Arcivescovo ne incoraggiò l'Opera.

NOTIZIE VARIE

LA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE e la solenne benedizione della prima pietra della Chiesa di S. Agostino in Milano.

La nostra festa di Maria Ausiliatrice, scrive il D. Bosco, fu quest'anno segnata da nuovo e solenne avvenimento; la benedizione della prima pietra della Chiesa di S. Agostino, che dovrà sorgere nel mezzo dell'Istituto. È un'altra opera di carità cui si accingono generosi i nostri buoni Cooperatori milanesi , fidenti nell'aiuto potente di Colei che migliaia e migliaia di poveri fanciulli raccolti dai Salesiani, salutano ed invocano ogni giorno loro Madre e Regina. Ecco la relazione che delle nostre feste diedero i fogli cattolici della città, ai quali inviamo i più cordiali ringraziamenti.

Splendida anche quest'anno riuscì la festa di Maria SS. Ausiliatrice che i Salesiani e i loro Cooperatori celebrarono nella nostra città nei giorni 4 e 5 giugno; la rese ancor più bella un'altra circostanza, la posa cioè della prima pietra d'una nuova chiesa pubblica che farà parte dell'Istituto di S. Ambrogio. V'intervenne anche il venerando superiore dei Salesiani Don Michele Rua, che giunse a noi lunedi, ricevuto ed ossequiato alla stazione da una rappresentanza del Comitato Salesiano di Milano e da altri cooperatori. Tenne egli una conferenza nella cappella dell'Istituto Salesiano la sera stessa del suo arrivo. Ricordò le dolci emozioni provate nell'ultimo suo viaggio, nel quale visitò anche le Case Salesiane delle coste settentrionali dell'Africa; parlò della grande consolazione che provava vedendo l'impegno santo con cui i buoni milanesi promuovevano le opere di Don Bosco. Ricordò come l'essere la nuova chiesa dedicata a S. Agostino, era augurio felice di molte conversioni che in essa si sarebbero operate, e che quindi un tal pensiero doveva animare tutti a condurla a termine il più presto possibile.

Alla conferenza seguì tosto la cerimonia della benedizione della prima pietra a cui, nonostante il tempo piovoso, numerosi accorsero i Milanesi. L'Ill.mo Marchese Luigi Monticelli Opizzi faceva da padrino, e l'Ill.ma Principessa Geltrude Gonzaga Del-Carretto, da madrina. Il venerando nostro Arcivescovo con parole di fuoco, quali sogliono traboccare dal suo cuore ripieno di zelo, encomiò grandemente l'opera santa: « Tre volte, egli disse, fui qui invitato a benedirvi la prima pietra: la prima volta, allorchè s'incominciò la prima parte del fabbricato che ci vediamo di fronte; la seconda, quando s'incominciò la costruzione dell'Oratorio festivo. Ora a questa terza io desidero vivamente che ne segua una quarta, la benedizione della chiesa compiuta.. Invitò quindi tutte le anime generose a concorrere perchè questo suo desiderio venga presto realizzato a bene di tanti infelici, che nella nuova chiesa troveranno quella pace che invano cercano altrove. « Due grandi nomi, esclamò, due grandi nomi ci ricorda l'attuale solennità: il gran nome di Ambrogio che converte, e quello d'Agostino che è convertito. Al primo è dedicato l'Istituto, al secondo l'erigenda chiesa. Molti adunque sieno coloro che aiutano o rinnovano l'opera d'Ambrogio, perchè molti pure sieno gli Agostini convertiti. » Rivolse poi parole di lode al generoso benefattore che volle incominciare a sue spese i lavori, ed invitò altri ad imitarlo perchè detti lavori si possano continuare sino alla fine senza interruzione. Benedetti quindi con tutto l'affetto i figli del grande D. Bosco ed, i loro cooperatori e cooperatrici, s'avviò alla cappella dell'Istituto per coronare la bella funzione colla benedizione del SS. Sacramento. La sera, tutto l'Istituto fu vagamente illuminato.

Il dì seguente, alle 7, nella Cappella interna dell'Istituto, l'ill.mo e rev.mo Monsignor Giuseppe dei Conti Lurani celebrava la Messa con Comunione generale di tutti quei buoni giovanetti, ai quali si unirono non pochi Cooperatori e Cooperatrici. Alle nove e mezza vi fa Messa pontificale nella Chiesa di S. Maria Secreta, cantata dal Rev.mo Monsignor Luigi Colombo Canonico della Metropolitana. La Schola Cantorum dell'Istituto, diretta con tanto impegno e buon esito dall'esimio maestro signor Luigi Cervi, mostrò ancora una volta la sua valentia coll'eseguire la stupenda messa Benedicamus Domino del maestro Perosi. Al Vangelo, salì il pergamo quell'anima tutto zelo che è il signor D. Pasquale Morganti. Esaltò egli la potenza di Maria e l'amore che ella porta agli uomini. Mostrò quanto D. Bosco l'amasse e come da Lei fosse aiutato nelle sue sante imprese. Esortò tutti ad imitare quella buona madre, che alle nozze di Cana con santa prepotenza ottenne da Gesù il primo miracolo in favore degli sposi; ad imitare D. Bosco che non s'accontentò di piangere sui mali della società, ma lavorò ed altri molti invitò a lavorare per sanarli, col richiamare tanta povera gioventù dalla via del vizio.

A mezzogiorno buon numero dei più insigni benefattori e benefattrici delle Opere Salesiane si assidevano a mensa nell'Istituto col Sig. D. Rua, dando con ciò un altro segno d'affetto all'immortale D. Bosco ed al suo degnissimo successore.

Una ben riuscita rappresentazione drammatica, onorata anch'essa dalla presenza di molti Cooperatori e Cooperatrici, pose fine alla festa, che lasciò in tutti le più care impressioni e specialmente, ne siamo certi, il desiderio di cooperare efficacemente ad un'opera sì grande quale è quella da Dio affidata ai figli di D. Bosco nella nostra città.

La benedizione del Signore cementi e fecondi l'opera così bene incominciata, come ben chiuse l'Eminentissimo nostro Cardinale il suo dire colle parole : Confirma hoc, Deus, quod operatus es in nobis.

Indelebile rimarrà la memoria di questi giorni nel cuore dei Salesiani, che vivamente commossi per tante e sì nuove prove d'affetto e di carità, ne ringraziano anzitutto il Signore e quindi i loro cari benefattori, per mezzo della seguente lettera del venerando Sig. D. Rua, inviata da Torino il 7 giugno

Reduce dalla vostra città, ove trovai accoglienze sì benevoli e generose, sento insieme il bisogno ed il dovere di rivolgervi, o buoni Milanesi, i più vivi ringraziamenti.

Già altra volta mi trovai nella felice necessità di soddisfare a sì dolce compito, e fu quando in principio del 1895 mi procuraste la gioia d'inaugurare la prima Casa Salesiana in Milano, nella qual circostanza ebbi agio di verificare quanto già diffuso e profondo fosse l'affetto dei figli di S. Ambrogio a quelli di D. Bosco.

Ma quanto cammino non si fece costì in appena cinque anni! Avete già eretto in buona parte un amplissimo Istituto, nel quale trovano ricovero e sana educazione circa 300 giovanetti, figli del povero popolo, che la vostra carità ha voluto così sottrarre alla miseria e in pari tempo alle arti corruttrici, onde la miscredenza si vale, con tanta fortuna oggidì, per attrarre nelle sue reti il figlio del proletario, a cui finisce di avvelenare anche l'ultimo conforto, la speranza cioè d'una vita futura e felicità celeste.

Accanto a questi fanciulli convittori, ho contemplato con somma compiacenza, la densa turba di quasi 500 altri, che frequentano i nostri due Oratorii festivi, dove raccolti, almeno una volta la settimana, quei poveretti sentonsi parlare di Dio, di Gesù e delle dolci sue dottrine.

Ma la vostra carità, incoraggiata dalla benedizione di Dio che n'ha sì largamente fecondati gli sforzi, vieppiù cresce e s'infiamma; e impaziente di voler presto vedere aperto un vasto tempio, in cui possano aver cibo spirituale anche gli adulti, specie del celo operaio numerosissimo nel sobborgo industriale fuori di P. Nuova, ne posavate per mano dell'E.mo Cardinale vostro Arcivescovo la prima pietra il 4 corr.

Come mi sdebiterò io con voi per tanta vostra carità? Come adeguatamente ringraziare il degno successore di S. Ambrogio e di S. Carlo, che fu sempre sì largo co' miei figli? Come ringrazierò i Signori Cooperatori ed in ispecie l'attivissimo Comitato Salesiano? Ogni parola sarebbe impari al bisogno; epperciò condenso i miei ringraziamenti nella promessa di continuare dal canto mio ad aiutare con ogni possa il vostro Istituto Salesiano, fiducioso che S. Ambrogio protettore di tutta la casa e S. Agostino titolare del tempio e il venerando nostro padre D. Bosco veglieranno dal cielo e noi e voi; noi nel corrispondere ai disegni di Dio ed ai voti della cittadinanza Milanese; voi col fecondare anche in avvenire le generose vostre iniziative.

In tutta la numerosa famiglia Salesiana sale fervida ed incessante al cielo per le labbra di mezzo milione di fanciulli la preghiera per tutti i nostri cari Benefattori, tra i quali voi, Milanesi, primeggiate da tempo.

Esortandovi con illimitata fiducia ad assistere codesti miei figli colle vostre limosine nella nuova e costosa intrappresa, mi rassegno con grato ossequio.

Anche noi ci associamo ben di cuore al nostro Venerando Padre nel ringraziare i cooperatori milanesi del tanto bene già operato e dell'esempio di instancabile operosità di cui si mostrano modello; anche noi preghiamo il buon Dio e Maria SS. Ausiliatrice a confortai-li e sostenerli nella grande impresa a cui han posto mano colla posa della prima pietra per la vasta chiesa a S. Agostino. Sappiamo che S. E. il Card. Ferrari fu largo di encomi e di incoraggiamento per tale opera e che si augurò di vederla quanto prima condotta a termine per la conversione di tanti e tanti infelici Agostini che popolano il mondo.

Sappiamo che il Comitato mandò fuori un caloroso appello alla carità di tutti e ci auguriamo che trovi la più larga corrispondenza.

Quanto e quante famiglie hanno dei figli traviati! quanto e quante buone persone hanno dei loro cari che vivono lontani da Dio! Ebbene, alla preghiera uniscano qualche offerta per quel tempio affinchè Agostino ottenga agli infelici quella grazia che a lui ottennero le lagrime della madre e le esortazioni di Ambrogio.

Ai Cooperatori lombardi in modo speciale noi ci rivolgiamo perchè siano larghi di quella generosità che tanto li onora: ci rivolgiamo a coloro che di Ambrogio o di Agostino han nome perchè trovino modo di onorare i loro santi nell'edificazione di tale tempio, assicurando che noi li teniamo presenti, primi fra tutti, nelle nostre preghiere.

IL COLLEGIO-CONVITTO SALESIANO di Collesalvetti in Roma.

È noto come l'indimenticabile D. Bosco fosse solito ogni anno procurare ai suoi allievi il maggiore sviluppo fisico, scientifico e morale per mezzo di passeggiate straordinarie. A tal fine in quest'Anno Santo il nostro Collegio di Collesalvetti approfittò della favorevole circostanza dei grandi ribassi ferroviarii per una gita a Roma, pigliando parte al grande pellegrinaggio Pisano. Nel mattino del 14 Maggio partiva, da Collesalvetti sul treno speciale, la comitiva degli alunni del Collegio, accompagnati dal loro Direttore e dagli altri superiori. Era bello il vedere quel nugolo di allegri giovanetti smaniosi di arrivare alla capitale del mondo cattolico, a lucrare il Santo Giubileo, a saziare colla vista dei grandiosi monumenti di Roma l'ardente curiosità e la brama d'istruzione. Risuonavano nel loro carrozzone le liete conversazioni e il canto delle sacre laudi, che sollevando le tenere menti ad un mondo superiore , sminuivano la monotonia del lungo viaggio.

A Roma i giovani pellegrini s'indirizzarono all'Ospizio Salesiano del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio, dov'era loro preparato un comodo alloggio, malgrado che quell' Istituto si trovasse già rigurgitante di altri giovanetti. Fermaronsi colà quattro giorni intieri, tempo breve in verità, ma che bastò loro per l'acquisto del Santo Giubileo non solo, ma ancora per visitare i principali luoghi sacri e profani della città e dei dintorni. La meraviglia loro aumenta sempre più alla vista dei templi maestosi, degli antichi monumenti, delle piazze, dei musei, dei capolavori del genio pagano e cristiano.

Fu poi indescrivibile l' entusiasmo di tutti quando il giorno 18 in S. Pietro, poterono vedere bene da vicino e ricevere la benedizione del S. Padre Leone XIII. dell'Uomo più grande del mondo, di Colui al quale si prostrano tutte le genti. In questi tempi di corruzione e di miscredenza, è senza dubbio bello e consolante il vedere questi giovani Toscani, che ai piedi del Sommo

Pontefice si rassodano nella fede, ed imparano ad apprezzare la bellezza e la sublimità della cattolica religione.

Così i Convittori del nostro Collegio di Collesalvetti nella loro, benche. breve visita all'eterna città, videro appagate tutte le loro brame. Si ebbero per giunta, l'inaspettata soddisfazione di assistere alla, riuscitissima e veramente splendida recita del dramma latino «Leo Primus» del Sac. Dott. Giov. Batt. Prancesia, che i bravi alunni di quell'Istituto del Sacro Cuore di Gesù diedero alla presenza di parecchi Em. Cardinali, di Ecc. Vescovi e di molti altri egregi personaggi del clero e del laicato. Questa indimenticabile gita a Roma, compiuta con piena soddisfazione di tutti e senza dover lamentare alcun inconveniente, doveva pur essere, e lo fu davvero, un grande svago e la più istruttiva passeggiata.

Superiori o giovanotti, felicemente ritornati al loro Collegio, mandano un nuovo plauso a Roma e al Papa, mentre ringraziano colla più viva effusione i Salesiani dell'Istituto del Sacro Cuore di Gesù, che fecero così buona accoglienza e li ospitarono con amore e generosità più che fraterna.

IL PRIMO DECENNIO DELLA CASA SALESIANA di Barcellona (Spagna).

Il giorno 18 Marzo 1900 l'Istituto Salesiano di San Giuseppe in Barcellona era in gran festa. Vi si celebrava il decimo anniversario della sua fondazione. Intervenne S. E. Monsignor Vescovo che fece un magnifico discorso, diede la benedizione col SS. Sacramento e si degnò assistere ad un trattenimento musico-letterario dato dagli alunni dell'Istituto.

Il sobborgo di Hostafrancs, in cui questo si trova, è un sobborgo interamente operaio. Dieci anni or sono il prete non vi poteva entrare senza essere insultato. Non v'erano scuole, non v'erano cappelle, e le peggiori sette vi avevano rizzate le tende. È incredibile il cammino che si è fatto in soli dieci anni. I Salesiani e le suore di Maria Ausiliatrice vi hanno aperte due Cappelle al pubblico, dove molti assistono alle sacre funzioni, e ricevono i SS. Sacramenti, e molto maggior numero ci verrebbe, se ci fosse spazio, il che ha suggerito il pensiero di farvi una grande e comoda Chiesa, quando il Signore ne mandi i mezzi. Più di mille fra ragazzi e ragazze vanno a scuola dai Salesiani e dalle Suore e là dove non si udiva che il turpiloquio e la bestemmia, il passeggiero è adesso salutato dalle voci argentine dei bambini che dicono, scoprendosi il capo: Sia lodato Gesù Cristo!

I due Oratorii festivi sono frequentatissimi : vi fioriscono, s'intende, la scuola di canto e la banda: per gli adulti si è istituita, la Società Operaia Don Bosco e la Biblioteca Circolante. Chi parla ancora di anarchia e socialismo a Hostafrancs? L'acqua santa vi ha spento il petrolio. Le più cordiali congratulazioni ai nostri valorosi Confratelli e Cooperatori di Barcellona.

LA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE a S. Sebastiano da Po.

In S. Sebastiano da Po, gaio paesello in quel di Chivasso, il 27 maggio si volle celebrare per la prima, volta solennemente la festa di Maria invocata sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani. Quei buoni contadini che l'anno scorso ebbero le campagne orribilmente devastate dalla grandine, vennero nell'utile pensiero, di mettersi sotto la speciale protezione di Maria Ausiliatrice, onde essere preservati in avvenire da ogni disgrazia spirituale e temporale.

Per via di spontanee offerte si potè far acquisto di una grande oleografia rappresentante il quadro che si venera nel Santuario di Torino, la quale venne esposta sull'altar maggiore. Fin dal mattino vi fu gran concorso ai SS. Sacramenti ; e lo zelante parroco, a sempre meglio diffondere nei suoi parrocchiani la divozione a Maria, fece distribuire una bella immagine a quanti si accostarono alla S. Mensa. Alle ore 10,30 si cantò Messa in musica guidata dal bravo Maestro D. Carlo Foglio, Vice Curato di Castagneto, ed eseguita con arte e gusto squisito dai cantori del paese. Nel pomeriggio si cantarono i Vespri solenni, dopo i quali, il Sac. Giovanni Bielli Salesiano disse il panegirico, dimostrando Maria Patrona della, Chiesa in generale, ed in particolare protettrice di ogni cristiano. La parola sua facile ed eloquente tenne sospeso il numerosissimo uditorio, il quale col suo contegno, dimostrava quanto gustasse sentir in modo sì adatto, narrare le glorie di Colei che da oggi in poi e nei cimenti della vita e nelle distrette della morte non cesseranno d'invocare come loro speciale Ausiliatrice.

Noi mandiamo le nostre congratulazioni al Rev. e zelante Parroco di quel paesello e un plauso di cuore a Biraso Giovanni, iniziatore di tale festa, e a quanti vi hanno contribuito col loro obolo. La potente Ausiliatrice dei Cristiani protegga quei buoni fedeli e li preservi da ogni infortunio.

IL MESE E LA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE a Cagliari.

Lo zelante Direttore dei nostri Cooperatori di quella città ci scrive in data 2 luglio : « In ossequio a quanto raccomandava il Bollettino, mi adoperai perchè quest'anno si praticasse dai Cooperatori Salesiani il mese di Maria Ausiliatrice e tutti vi corrispondessero col più grande trasporto. Si cominciò il 23 aprile e si proseguì sino alla domenica 27 maggio, giorno in cui se ne celebrò pure la festa. Durante il mese, che si praticò a spese della Pia Società di Maria Ausiliatrice che conta già numerose ascritte, io predicava quotidianamente. Il giorno della festa al mattino, espose con molta eleganza il panegirico il Molto Rev. Don Adeodato Massa, Parroco di S. Eulalia, e alla sera il Rev.mo Silvio Canepa, Presidente Parroco di S. Anna, sempre gentile e fervente nostro Cooperatore, tenne la conferenza prescritta ai Cooperatori, parlando eloquentemente di D. Bosco e delle sue Opere. Nello stesso giorno il Rev.mo Mons. Can. Efisio Serra, Vicario Generale e Decano del Rev.mo Capitolo celebrò la Messa della Comunione generale che riuscì assai numerosa. La Messa solenne in musica eseguita dall'organo polifonico, fu celebrata dal Rev.mo Mons. Can. Raffaele Secchi, Cappellano d'onore di Sua Santità, e nella sera egli stesso si degnò officiare per la chiusura, che riuscì degna corona di tutto ciò che si fece durante il mese ad onore di Maria.

» Dovrei dire una parola di ringraziamento a tutti i rispettabili sacerdoti che anche in questa circostanza ci diedero luminosa prova della loro bontà e del loro zelo, ed in particolare all'intera Collegiata di S. Eulalia, dove si celebrò il mese e la festa, ma mi piace meglio far noto che la devozione a Maria sotto questo consolante titolo, va meravigliosamente propagandosi non solo in città, ma in varii altri paesi, o numerose sono le richieste che continuamente mi arrivano di medaglie, immagini e libretti. È la stessa SS.` Vergine che si aprì la via colle grazie accordate, grazie prodigiose che ci rivelano la sua tenerezza di madre e la sua misericordia verso dei peccatori. Oh ! con qual giubilo del mio cuore io vidi operarsi durante questo mese mirabili conversioni ed asciugarsi le lagrime di chi nel suo pianto disperava di conforto ! »

Il Bollettino dei Parroci che esce a Milano ha testè incominciato il suo quarto volume, e fra i molti lavori sono degni di considerazione, una serie di otto sermoni per glorificare Gesù Cristo nella fine del secolo, scritti da Mons. Pietro Torio, Arcivescovo di Taranto, oltre alle traccia di Vangelo sempre pratiche, dense di pensiero e nuovissime. La parte teologica e giuridica poi sono tali che, a giudizio di molti Prelati, non potrebbero essere migliori.

I nostri abbonati possono avere il .Bollettino dei Parroci da oggi a tutta l'annata spedendo sole L. 3,60 a Milano (Piazza Fontana, 12). Il Bollettino dei Parroci, per chi non è nostro abbonato, costa L. 10 ed ogni suo numero quindicinale conta 50 pagine.

Pro Familia. - Rivista settimanale illustrata. - La pubblicazione di un periodico cattolico settimanale illustrato è, finalmente, assicurata. In mezzo a una vera inondazione di effemeridi illustrate empie, immorali., insidia continua alla fede e al buon costume e insulto all'arte , in Italia mancò finora un periodico illustrato, che potesse liberamente correre nelle mani di tutti e servisse veramente a educare, a istruire, a dilettare.

Ora, mercè la coraggiosa iniziativa di alcuni nostri colleghi, le famiglie cattoliche d'Italia potranno avere il desideratissimo periodico.

In Bergamo si è costituita una apposita Società anonima cooperativa, a capitale illimitato, la quale, cominciando dalla prima settimana del p. v. mese di ottobre, pubblicherà il Periodico Pro Familia, Rivista settimanale illustrata, di 16 pagine con copertina.

La direzione e la redazione sono affidate ai più noti e riputati scrittori d'Italia; le illustrazioni, ai migliori artisti; la stampa, al rinomato Istituto italiano d'Arti grafiche in Bergamo.

Il Pro Familia costerà soltanto lire sei all'anno. Se ne farà un' edizione di gran lusso a lire dieci all'anno.

Conoscendo le egregie persone che sono a capo dell'ardita, nobilissima intrapresa, possiamo fin d'ora assicurare che il futuro periodico, non occupandosi di politica, sarà interessantissimo per la varietà e modernità degli scritti, come per la bellezza e abbondanza delle illustrazioni.

Ogni comunicazione, relativa alla nuova pubblicazione, deve essere diretta : Alla Società Pro Familia in Bergamo.

Cooperatori defunti in Maggio e Giugno 1900.

1. Amatori D. Giuseppe, Parroco - Abano Bagni (Padova).

2. Appondino Domenica - Vallongo (Carmagnota).

3. Bagnati Giacomo- Bellinzago (Novara).

4. Baldasseroni D. Federico - Cozzile (Lucca).

5. Balestro Angela nata Gattazzo - Montecchio (Vicenza).

6. Barbaroux Gio. Batta, BanchiereTorino.

7. Bassi Antonio - Cereseto (Parma). 8. Bella Don Giuseppe - Acicatena (Catania).

9. Biamonti Catterina - Bordighera (Porto Maurizio).

10. Bianchi Don Vincenzo, Parroco - Galbiate (Como).

11. Bocchiardo Margherita n. Cordara Rocchetta Palafea.

12. Bonavera Don Nicolò, Curato - Alassio (Genova).

13. Bosco Filippo - Riva di Chieri (Torino).

14. Botta Cav. Antonio - Avigliana (Torino).

15. Botto-Micca Felicita - Torino.

16. Bozzalla Don Antonio, Prevosto - Riabella (Novara).

17. Bragantini Aurelio - S. Pietro di Legnago (Verona).

18. Bruno Angola fu Domenico - Rubiana (Torino).

19. Camovitto Ferdinando - S. Daniele (Udine).

20. Candiani Maddalena - Conegliano (Treviso).

21. Centanini Cav. Ing. Domenico - Venezia.

22. Cerato Maria - Boves (Cuneo).

23. Costanzo Antonia Ved. Cattaneo - Occimiano (Alessandria).

24. Dei Marchesi Do Riso Mons. D. Bernardo Maria, Vescovo di Catanzaro.

25. De Rocco Valentino - Vittorio (Treviso).

26. De Stasi Cont. Cecilia ne' Canestri Trotti - Forlì.

27. Di liernezzo Cav. Enrico - Torino. 28. Dominici Pietro fu Antonio - Carmagnola (Torino).

29. Fabbri D. Enrico - Rimini (Forlì). 30. Fabbris-Miani Cont. Caterina - Conegliano (Treviso).

31. Fascio Aurelia - Chivasso (Torino). 32. Ferrero D. Antonio, Prevosto - Feletto (Torino).

33. Figini Davide - Vignole (Alessandria).

34. Galea della Maddalena Emma Ved. Como - Torino.

35. Gamba D. Carlo, Parroco - Pettorazza Grimani (Rovigo).

36. Gavinelli D. Giuseppe, Arciprete - Pogno (Novara).

37. Giaccone Michele -Murello(Cuneo). 38. Guerriera- Pennisi Giuseppe - Riposto (Catania).

39. Lecchi Francesco, Maestro - Rocca d'Arazzo (Alessandria). 40. Leonardi Maria m. di Agostino - Fumane (Verona).

41. Longo Don Giuseppe, Prevosto - Nomaglio (Torino).

42. Maggi Don Francesco - Maggio (Como).

43. Maraglio D. Angolo, Vicario foraneo - Calino (Brescia).

44. Mari Celeste - Pagni (Forlì).

45. Razioni Adriana n. Foramiti - Cividale (Udine).

46. Marsili D. Felice - Labico (Roma). 47. Martini Attilio - Verona.

48. Massobrio Dott. - Savona (Genova). 49. Melesi Giorgio - Cremeno (Como). 50. Muraro Giovanni-Urbana (Padova).

51. Osella Gioachino - Bra (Cuneo). 52. Pascali Elisa Ved. Raggi - Ascoli Piceno.

53. Pavignano D. Gio. Batta, Prevosto - Azeglio (Torino).

54. Perron Abbé F., Curato - Lillianes (Torino).

55. Pignata Marietta, Maestra-Niella Tanaro (Cuneo).

56. Poccardi Cav. Giuseppe - Torino. 57. Pronino-Audoro Antonia-Moretta (Torino).

58. Pugnalin D: Cesaro - Venezia.

59. Rabino Giovanni fu Pietro - Canale (Cuneo).

60. Re D. Luigi Prevosto - Novi Ligure (Alessandria).

61. Rocca D. Giuseppe, Rettore - Piano di Carassone (Cune).

62. Saettone Tommaso fu Giuseppe - Savona (Genova).

63. Sarti D. Cesare, Parroco - Villa di Baggio (Firenze).

64. Scotti Dottor Pietro - Soncino (Cremona).

65. Spagnol D. Sebastiano, Arciprete - Farra di Soligo (Treviso).

66. Squarzoni Narciso - Verona.

67. Sulis Sebastiano - Lanusei (Cagliari).

68. Superiora delle Cappuccine - Fanano (Modena).

69. Tempo D. Gio. Batta - Ronchietis (Udine).

70. Tissoni Avv. Carlo - Savona (Genova).

71. Valsecchi Paola - Longone (Como). 72. Verolini D. Luigi - Piò Collina (Macerata).

73. Vottoro D. Giovanni - Villarfoo. chiardo (Torino).

74. Zanutti Luigia - Cividale(Udine). 75. Zignone Carlo - Flecchia (Novara).