BS 1900s|1908|Bollettino Salesiano Maggio 1908

ANNO XXXII - N. 5.   Torino, Via Cottolengo 32.   MAGGIO 1908.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: La divozione a Maria Ausiliatrice . 129 Il tempio di S. Maria Liberatrice in Roma . . . 131 Il Giubileo Sacerdotale del S. Padre . 132 il sig. D. Rua in Oriente - Lettere: I) Da Torino a Costantinopoli; II) A Smirne; III) Da Beirut a Nazareth .

Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco e Feste di S. Francesco di Sales: S. Gregorio di Catania, S. Pier d'Arena, San Severo, Savona, Spezia, Torino-Valsalice, Torrione di Bordighera; Nizza Marittima, Scutari, Trento, Zurigo    141 Tesoro spirituale . . 144 Una bella iniziativa del Circolo . Giovanni Bosco . 144

DALLE MISSIONI: Equatore: Una grand'opera da compiere - Matto Grosso (Brasile): L'Opera dei nostri missionari giudicata da un Deputato Federale - Patagonia settentrionale: Nel Neuquén 145

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Norme per la festa imminente - Feste e date memorande - Grazie e graziati    152

NOTIZIE VARIE - In riconoscenza - Per la Causa di Domenico Savio - L'onomastico del Santo Padre - In Italia: Bova Marina, Parma - All'Estero:-Alessandria d'Egitto, Bogotà, Buenos Aires   158

Necrologio e Cooperatori defunti    159

La divozìone a Maria Ausiliatrice   (1)

DA tre anni più non cadeva nè rugiada nè pioggia sulla terra d'Israele. Ogni filo d'erba, ogni virgulto e pianta era interamente bruciata dai roventi raggi del sole; la campagna presentava l' aspetto di un vasto deserto. Era questo un giusto castigo contro il popolo infedele, che aveva abbandonato il culto del vero Dio per darsi all'adorazione di false divinità. Un flagello così grande, e così prolungato, fece finalmente aprire gli occhi ai peccatori, che rientrati in se stessi cercarono di riconciliarsi col Cielo. Fu allora che il profeta Elia a nome di di Dio si presentò ad Acabbo promettendo pioggia in abbondanza ed ogni bene, se egli e il suo popolo ritornava ad amare e servire il Signore, rovesciando gli altari de' falsi Dei. Accettata la proposta, Elia sale sull'alta cima del monte Carmelo, e prega Dio che apra le cateratte del Cielo, e versi la benefica pioggia sull'arsa e desolata terra d'Israello. Ed ecco farsi tosto vedere dalla parte del mare una leggera nuvoletta, che alzandosi gradatamente, e distendendosi ad ogni istante, in breve ora viene a coprire tutto il firmamento. Comincia a cadere acqua dirotta; ne beve la terra assetata, si riempiono i ruscelli, i fiumi e le fonti. In seguito a pochi giorni tutta la campagna rifiorisce a novella vita, e dà in tempo opportuno una raccolta abbondante (III Reg. XVIII).

Alla nuvoletta veduta dal profeta Elia è giustamente paragonata in questi ultimi tempi la divozione a Maria Ausiliatrice. Di fatto, non sono che pochi anni dacchè in Torino fu dedicata una Chiesa all'Augusta Madre del Salvatore sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, e che incominciossi ad onorarvela e farvi ricorso invocandola con questo grazioso nome, eppure siffatta divozione si è già di tanto divulgata, che ormai non vi è più paese d'Italia, in cui non sia conosciuta. A Maria Ausiliatrice venerata in ispecial modo nella sua Chiesa di Torino si ricorre da ogni classe di persone, dai grandi e dai piccoli, dai ricchi e dai poveri, dai sani, e soprattutto dai malati e dagli afflitti ; s'invoca dagli individui, dalle famiglie, dalle comunità, dalle parocchie e dalle intere città non solo nei nostri paesi, ma nelle più rimote contrade della terra. Giorno non passa che non arrivino o persone, o lettere e suppliche dei divoti per domandare grazie nel detto Santuario, come al trono della celeste e misericordiosa Regina. Siffatta divozione, vale a dire questo amore, questa fiducia, questo trasporto e ricorso a Maria Auxilium Christianorum si va aumentando ogni dì più tra il popolo fedele, e porge motivo a pronunziare che tempo verrà in cui ogni buon cristiano insieme colla divozione al SS. Sacramento e al S. Cuore di Gesù farassi un vanto di professare una divozione tenerissima a Maria Ausiliatrice.

Ci spronano poi a pensar così le grazie di ogni genere anche più strepitose, che il buon Dio comparte ogni giorno a coloro, che invocano Maria col bel titolo di Ausiliatrice, quasi che Ei voglia con ciò dimostrare tornargli questo graditissimo; grazie così numerose, che, se si pubblicassero tutte quelle di cui si fa relazione, se ne potrebbe comporre ogni anno un bel volume. Nè della loro veracità si può muovere dubbio veruno, sia perchè si conservano gelosamente gli originali manoscritti negli archivii del Santuario, sia perchè le relazioni di grazie siffatte sono quasi sempre accompagnate da offerte a benefizio di detta Chiesa, sia ancora perchè coll'offerta materiale va sempre congiunta la preghiera, la confessione e la comunione di coloro, che furono beneficati. Ora ognun sa che specialmente ai tempi nostri una persona non s'induce a cotali sacrifizi, se non da un forte motivo, che nel caso nostro altro non può essere fuorchè la esperienza di essere stati favoriti da Dio ad intercessione di Maria Ausiliatrice. Nè dalle fedeli relazioni delle grazie ricevute puossi tuttavia fare un'idea adeguata in quanto gran numero siano i favori che Maria Ausiliatrice ottiene tuttodì ai suoi devoti ; imperocchè la maggior parte di questi è nota a Dio solo, or perchè chi li riceve non sa scriverli, o non può recarsi personalmente al Santuario per riferirli, or perchè sono grazie spirituali, e talora eziandio perchè non si ha piacere di far conoscere certi mali e tribolazioni da cui si fu liberati, per essere segreti di famiglia, e via dicendo.

Ma intanto meglio che la nuvoletta vista dal profeta sul monte Carmelo questa divozione spande sulla terra una vera pioggia di benedizioni, le quali la faranno amare e dilatare vie maggiormente. E così mentre solleverà dai mali dello spirito e del corpo i cristiani afflitti e tribolati farà pur fiorire in mezzo a loro le virtù più belle, e produrre ubertosi frutti di Paradiso, che è lo scopo principale di questa divozione.

Aprile 1877.

(1) Riportiamo testualmente questi pensieri dal fascicolo pubblicato nelle Letture Cattoliche del maggio 1877, scritto dal nostro Venerabile Fondatore e intitolato: « La Nuvoletta del Carmelo, ossia la Divozione a Maria Ausiliatrice premiata di nuove grazie, per cura del Sac. Giovanni Bosco ». Il fascicolo è da tempo esaurito; ed appunto per questo motivo crediamo di far cosa sommamente gradita ai lettori.

IL NUOVO TEMPIO DI SANTA MARIA LIBERATRICE IN ROMA

A quanti hanno inviato la loro offerta per questo Tempio-Omaggio al S. Padre e a tutti i Cooperatori, offriamo con gioia queste importanti notizie.

Stato dei lavori.

Tutti i muri di elevazione, sia della chiesa che della casa parrocchiale sono finiti, e, ad esclusione della torre campanaria e di una delle braccia della croce, gli edifizi sono anche interamente coperti. Questi muri di elevazione, dato il tipo architettonico adottato, sono pure opera finita, decorativamente, all'esterno, ed all'interno non richiedono altro finimento che l'intonaco.

Tutti gli elementi decorativi dell'interno, e sono pochi assai, fanno parte del sistema costruttivo e perciò, man mano, sono già andati in opera. Così pure è per l'esterno, dove ad eccezione del mosaico della facciata e delle lunette delle tre porte, il lavoro può dirsi terminato.

Lo stesso dicasi della casa parrocchiale, relativamente all'esterno: quanto all'interno, il primo piano è già abitabile ed al piano terreno non manca che parte degli infissi ed i pavimenti.

Ciò che resta a fare.

Ciononostante non pochi sono i lavori da farsi per rendere il Tempio degno del suo alto ufficio. Presentemente si sta lavorando intorno i grandi voltoni a botte ; lavoro, questo, che va condotto con somma cautela e diligenza perchè, per quanto i muri di rinfianco, tutti costituiti di nervature e fodere, formino un insieme di m. 1.5o di spessore, pure è a notarsi che la vòlta non ha speronature esterne.

Altro lavoro importante sarà la costruzione delle vólte sulle navi basse e nelle cantorie.

Verrà inseguito l'intonacatura generale interna ed il pavimento di un vespaio a gambette e voltine per portare il piano attuale (più basso del pavimento di o,8o nelle navi e di 1,25 nel presbiterio) sino al livello del medesimo lasciandovi sotto una zona di aereazione che con tutto il sistema di canne per l'introduzione e l'estrazione dell'aria, concorrerà alla salubrità dell'ambiente.

In seguito un relativo dispendio di tempo si avrà per il facimento del pavimento in quadrettoni di marmo bianco per la massima parte ed in mosaico bianco e nero per il rimanente; - per i lavori di fondazione dell'importante altare maggiore e della sua Confessione e per l'altare laterale del Sacro Cuore - nonchè per la loro posa in opera.

Se son già a posto, come si è detto, tutti gli infissi esterni della Casa Parrocchiale, quelli della Chiesa invece (alcuni dei quali di dimensioni eccezionali) sono ancora a terra. La posa dei vetri naturalmente è ancora da farsi per intero e così pure nessuna disposizione è ancor presa per l'illuminazione del sacro edifizio.

Anche le tre grandi porte in noce della facciata aspettano ancora la generosità degli oblatori per essere eseguite in modo, per quanto semplice, pure degno del monumento.

Altrettanto è di tutto l'arredamento della Chiesa e della Sacrestia.

All'esterno un lavoro che richiederà tempo e dispendio sarà l'ampia scalinata di travertino col suo largo ripiano, traversante tutta la facciata, - e la cancellata di ferro corrente lungo tutto il perimetro della proprietà della nuova parrocchia.

Animo adunque ! L'insieme generale con le sue cortine di mattoni giallo-rosati listati di travertino, colle semplici linee che mostrano con evidenza dal di fuori l'ufficio interno di ogni singola massa, colla robusta cella campanaria che si alza sul crocevia arieggiata da venti finestroni a tutto sesto, già fa dominare la nuova chiesa sulle altre fabbriche civili del Testaccio, come madre tra i figli, e si annunzia al viaggiatore che venendo a Roma dal ponte di San Paolo volga la sguardo verso l'eterna Città.

L'altar maggiore.

Il grande altar maggiore, per l'altezza del suo scopo, che è quello di esporre alla venerazione dei fedeli la miracolosa Immagine che si venerava nella demolita chiesa al Foro Romano, e per la vastità del presbiterio che lo deve contenere (il quale misura 24 metri in altezza e 18 in profondità) deve necessariamente aver massa e proporzioni monumentali. A meglio raccogliere nella vastità dell'ambiente il piccolo quadro di 1 metro per m. 1,30 si pensò di dargli la forma di Confessione, così nobile e così consueta nelle Chiese di Roma.

Sopra una piattaforma a scalini di marmo rosso di Verona e su quattro prismi ottagoni sagomati ed intarsiati di marmi venati, s'innalzeranno le quattro colonne di granito lucido a grossa macchia bianca e nera, sormontati da capitelli di marmo a foggia di canestra ripiena di gigli. Sopra di essi gireranno gli archi e le quattro faccie del baldacchino tutto in rosso di Verona , sormontato da una ricca cornice in tagliata, di marmo. Una vòlta a vela, possibilmente decorata in mosaico, chiuderà tra i quattro archi lo spazio sovrastante l'altare.

Tutto questo sarà come la corona dell'altare propriamente detto che sorgerà al di sotto e sarà composto di una grande icona di marmo intarsiato di marmi più fini, alla sommità della quale verrà collocata la miracolosa Immagine. Anteriormente a detta icona si estenderà la mensa dell'altare alquanto distaccata da essa, e nell'intercapedine risultante si svolgeranno due scalette marmoree che saliranno fino alla base del tronetto, che verrà lavorato in marmo roseo di Gandoglia, riccamente intagliato. Posteriormente all'icona si eleverà un secondo altare di minori proporzioni.

Tutto l'insieme del monumento, la cui altezza supera i dieci metri, posto come punto centrale della venerazione sotto le alte e semplici navate del Tempio, se non è, come in nessun modo potrebbe essere, sufficiente tributo d'onore alla venerata Immagine di S. Maria Liberatrice, resterà almeno testimonio della pietà e della generosità degli oblatori e documento imperituro della nostra figliale devozione al Vicario di Gesù Cristo.

L'altar maggiore - fermamente lo speriamosarà completamente inaugurato insieme coll'imponentissimo Tempio.

Una consolante notizia.

Siamo poi lieti di assicurare fin d'ora tutti gli Oblatori e i Cooperatori, che il nuovo Altare maggiore, per espressa volontà del S. Padre, avrà tutti i privilegi che aveva l'antico della demolita Chiesa di S. Maria Liberatrice al Foro Romano, sarà quindi Privilegiato perpetuo e gregoriano.

Le memorie lapidarie, testificanti gli straordinari privilegi dell'altare di S. Maria Liberatrice al Foro, saranno trasferite alla nuova chiesa; per cui quello slancio singolarissimo di pietà e devozione che portava i Romani alla demolita chiesa di S. Maria Liberatrice, continuerà indubbiamente al nuovo Tempio, che a buon diritto potrà portare il titolo di S. Maria Liberatrice Antica a meglio ricordare la sua derivazione dalle due chiese di « S. Maria Antica » e di « S. Maria Liberatrice ».

Così il nuovo tempio ricorderà sempre meglio la parte importante che le Nobili Oblate di Tor de Specchi, a cui apparteneva la demolita Chiesa di Maria Liberatrice, ebbero nella costruzione del nuovo sacro edifizio colla cospicua loro offerta.

Noi nel numero di gennaio del 1905 ricordammo già brevemente le gloriose tradizioni del nuovo tempio, che rimarrà in Roma imperituro ricordo del Giubileo Sacerdotale di Papa Pio X, ma non mancheremo di tornarne a parlare diffusamente nei prossimi numeri.

Il Giubileo Sacerdotale DEL SOMMO PONTEFICE

DAL Bollettino, che si pubblica in Roma precisamente con questo titolo « Il Giubileo Sacerdotale del Sommo Pontefice Pio X » spigoliamo alcune notizie che possono interessare anche i nostri lettori.

Congresso dei giovani cattolici italiani - Adunanze della Società della Gioventù

Cattolica Italiana - Concorso internazionale sportivo.

Essendo stata sospesa l'organizzazione di parecchi pellegrinaggi esteri ed avendo il Comitato Centrale deliberato di astenersi dal promuovere pellegrinaggi nell'anno corrente, non avrà più luogo il Congresso internazionale dei giovani cattolici.

Verrà peraltro tenuto alla metà di settembre un Congresso di giovani cattolici italiani, al quale potranno assistere anche i rappresentanti di Associazioni giovanili estere, che si trovino in Roma in quei giorni.

Contemporaneamente a questo Congresso si terranno in Roma anche le adunanze biennali dei membri della Società della Gioventù Cattolica Italiana.

Il Congresso cattolico Sportivo, che avrà luogo dal 23 al 28 settembre, resta internazionale, con pieno gradimento di Sua Santità, che ne ha lodata l'iniziativa e ne incoraggia l'attuazione.

Tutti i giovani cattolici, che si troveranno insieme in Roma, presenteranno al Papa il Calice d'oro e assisteranno alla Sua Messa nei giorni stessi in cui si compiranno i cinquant'anni del Suo Sacerdozio.

Il Calice d'oro.

Questo calice, il quale - come già pubblicammo - sarà il dono della gioventù cattolica di tutto il mondo al S. Padre - e pel quale continuano ad arrivare al Comitato Centrale offerte da tutti i paesi, non sarà soltanto prezioso per la materia e pel suo valore artistico, ma anche per l'alto suo significato. Ed è per questo che nei vari elenchi di offerte già pubblicati abbiam notato con piacere molti Istituti Salesiani, ed uno dei primi l'Oratorio di Torino.

Aurea proposta.

A supplire alla mancanza di quel commovente attestato di pietà figliale, che erano gli imponenti pellegrinaggi ai piedi del Sommo Pontefice, è sorta una nobile idea, quella di inviare al S. Padre rappresentanze, composte delle più autorevoli persone del Clero e del Laicato Cattolico, ad offrire al Vicario di G. C. gli omaggi e le congratulazioni dei vari popoli. Tale aurea proposta fu già accettata dalla Germania e dall'Olanda. Quella stabilì d'inviare a Roma una Rappresentanza composta di venti fra i più illustri cattolici ad ossequiare il S. Padre e porgergli le felicitazioni dei cattolici tedeschi, pel suo Giubileo Sacerdotale. Similmente una rappresentanza dei più autorevoli cattolici olandesi si recherà ai piedi di SS. Papa Pio X, guidati dall'Ecc.mo Arcivescovo di Utrecht. Quale splendido omaggio, se l'esempio sarà seguito da tutte le nazioni cattoliche !

Preghiamo !

Ma una cosa che possono e debbono far tutti i cattolici, è quella di pregare. L'Em.mo Arcivescovo di Capua, il venerando Cardinale Alfonso Capecelatro, ha scritto una tenerissima preghiera appositamente per la ricorrenza del Giubileo Sacerdotale del S. Padre, che venne dalla medesima Santità Sua arricchita di speciale indulgenza. Noi la trascriviamo affinchè, almeno una volta, la gustino anche i nostri lettori.

O Gesù, Redentore Divino, o Padre della grande famiglia che si chiama Chiesa Cattolica, in questi giorni di trepidazioni e di dolori acerbi, vienici in aiuto. Noi ti preghiamo per tutta la Chiesa, ma più particolarmente per Colui che tiene qui in terra il luogo tuo, Papa Pio X. Egli ti ama ferventemente, e in te vuole restaurare tutte le cose. Ora si compiono cinquant'anni dacchè è sacerdote, e si adopera a tutto potere di specchiare nella sua vita Te, eterno Sacerdote, pregando, amando e sacrificando sè medesimo per salvare le anime.

O Gesù, ascolta benignamente le preghiere, che noi ti facciamo pel tuo Vicario, vero apostolo di fede e di carità. Accogli l'ardente desiderio che Egli ha di vedere riformata la vita nostra e di tutti i nostri fratelli nella Chiesa. Da' sempre maggior luce di sapienza soprannaturale al suo intelletto,

e accendi sempre più in Lui le fiamme di quella carità, che Tu diffondesti nel suo cuore, per mezzo dello Spirito Santo. Fa che egli abbia la desideratissima consolazione di vedere compiuta nei suoi giorni quella stretta unità dei figliuoli della tua Chiesa, per la quale Tu pregasti prima di morire, esclamando : Fa, o Padre, fa che tutti i miei seguaci siano una sola cosa con me, come io sono una sola cosa con te. Deh raccogli, o Gesù, intorno al Pastore dei Pastori, tuo Vicario, in unità di fede e di amore tutto il gregge della Chiesa. Fa che ciascuno dei figliuoli di essa si ricordi sempre che Tu esinanisti Te stesso, fatto obbediente sino alla morte, e morte di Croce. Così avverrà che ciascuno di quelli che si gloriano del nome di cattolici sia umile, obbediente, amorosissimo al tuo Vicario. Donagli, o Signore, questa consolazione da Lui e da tutti noi desideratissima.

Signore, Signore Gesù, noi in te speriamo, e concedici di cantare in questo anno giubilare l'inno della tua pace, di quella pace che gli Angeli cantano in Cielo. Così sia.

A tutti i fedeli, che reciteranno devotamente questa preghiera, accordiamo l'indulgenza di trecento giorni.

Il I° marzo 19o8.

PIUS PP. X.

A scanso di disguidi, si pregano vivamente i lettori di dirigere la corrispondenza riguardante la Pia Unione dei Cooperatori e il Bollettino, o al Sig. Don Michele Rua, o alla Direzione del Bollettino Salesiano, via Cottolengo, 32, Torino.

Il Sig. Don Rua in Oriente

(Lettere del Sac. Clemente Bretto).

I.

Da Torino a Costantinopoli. Costantinopoli, 24 febbraio 19o8.

buoni Cooperatori e le zelanti Cooperatrici, che s'interessano tanto delle cose nostre, attendono senza dubbio qualche notizia del viaggio del sig. D. Rua in Oriente, per cui mi provo ad accontentarli.

Non mi fermo a dire delle figliali accoglienze fattegli dai Salesiani di MILANO, ove si fermò alcune ore, da quelli di MOGLIANO VENETO ove passò la prima notte di viaggio e da quelli di tutte le nostre case d'Italia, vicine o non troppo lontane dalla linea ferroviaria da noi percorsa, che convennero ad ossequiarlo alle diverse stazioni, felici di potergli baciare la mano e ricevere una parola di conforto; ma credo conveniente di rilcvare fin da, principio come l'amatissimo nostro Superiore sia fatto segno alle più cordiali dimostrazioni di stima da chiunque ha occasione di farne o rinnovarne la conoscenza. Così un religioso, che ci accompagnò fino a Novara, ci fece chiaramente conoscere quanto egli ed i suoi confratelli stimino il sig. D. Rua ed apprezzino le opere salesiane; così Sua Eminenza il Card. Arcivescovo di Milano mostrò la più viva soddisfazione, nel rivedere il Successore di D. Bosco; così alcuni reverendi Parroci friulani, che incontrammo alla stazione di Udine, furono felicissimi di farne la conosccnza

A Gorizia.

La prima Casa Salesiana, che ebbe veramente la visita del sig. D. Rua fu quella di GORIZIA, Ove giungemmo il 4 corrente. Per un rincrescioso contrattempo, il Direttore non era stato avvertito, ma casualmente avuto sentore dell'ora precisa dell'arrivo, in tutta fretta si recò alla stazione con il Cav. Dogliac de Cipriani, spiacente di non aver potuto avvisare altre benemerite persone che l'avrebbcro tanto desiderato. L'accoglienza fattagli in Collegio fu quanto mai cordiale. I giovanetti gli lessero alcuni graziosi componimenti

e nel dì seguente diedero in onor suo un trattenimento drammatico; al quale nonostante il tempo freddissimo, intervennero molti esimi cooperatori

e buone cooperatrici, felici di ossequiare il venerando nostro Superiore, il quale ricevette, ricambiò

e fece molte visite particolari, riscuotendo da tutti segni di grande venerazione.

A Trieste.

Nel pomeriggio del 6 proseguì per TRIESTE. Erano in attesa alla stazione numerosi benefattori e benefattrici, che l'accompagnarono all'Oratorio, dove, quantunque non fosse dì festivo, l'aspettavano impazienti molti fanciulli; e il sig. D. Rua impartì loro la benedizione col SS. Sacramento e, dopo cena, gradì uno splendido concerto della loro banda musicale. La mattina del 7, celebrò alle 9 1/2 per accontentare molti signori e signore che desideravano di ascoltare la sua messa, e dopo quella s'intrattennne con loro sullo sviluppo maggiore che si vuol dare a quell'Oratorio festivo. Quindi fu a far visita ad un'illustre famiglia benefattrice ed a Sua Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Zaverio Nagl Vcscovo Diocesano che lo volle con sè a mensa. A sera nel teatrino dell'Oratorio, con largo concorso di benefattori si eseguì un melodramma in suo onore. Il signor Don Rua aveva stabilito di ripartire all'indomani, ma stante una tosse persistente che continuava a tormentarlo s'indusse a tramandare la partenza di due giorni, con grande soddisfazione di quei buoni Cooperatori. Il Direttore, approfittandosi della prolungata permanenza del Superiore, stabilì di celebrare la domenica 9 corr. la solennità di S. Francesco di Sales. In quel giorno disse la messa della comunione generale lo stesso sig. D. Rua, cantò messa lo scrivente, e l'Ispettore delle Case Salesiane Austriache, D. Emmanuele Manassero, tenne il discorso di circostanza. Nella sera il teatrino si gremì nuovamente di giovanetti e di benefattori, e verso la fine del trattenimento entrava inaspettato l'Ecc.mo Mons. Vescovo che aveva la bontà di venirci ad augurare un buon viaggio.

A Lubiana.

La mattina del lunedì, 11 corrente, partì per LUBIANA. Attraversando il Carso, il tragitto non è sorridente, essendo quei luoghi sassosi e incolti; ma entrando nella Carniola tornano gl'incantevoli panorami di pianure ben coltivate. Alla stazione trovammo il Principe Vescovo Mons. Antonio Bonaventura Jeglic, che doveva partire col medesimo treno per Vienna. L'operoso e zelante Prelato salutò D. Rua con espansione riconoscente, e volle che si servisse della sua carrozza per recarsi al Collegio, al quale lo accompagnarono numerosi ecclesiastici con a capo Mons. Vicario Generale e il Presidente del Comitato dei Cooperatori Salesiani, cioè il rev. D. Giovanni Smrekar, il nostro maggior benefattore della Carniola. Nè debbo tacere che lo stesso avv. Giovanni Hribar, Sindaco e Deputato della Città, rendeva omaggio al nostro ven. Superiore coll'inviargli la sua carrozza. Fin da quel giorno molti cooperatori furono ad ossequiarlo; ma l'indomani fin dalle 5 del mattino la cappella pubblica del Collegio si gremì di fedeli, desiderosi di ascoltare la sua messa e di ricevere dalle sue mani la S. Comunione. Finita la messa, egli diresse loro, a mezzo di interprete, brevi parole di lode, d'incoraggiamento e di conforto, e in fine impartì la benedizione col SS. Sacramento. Quindi fu a visitare l'eccellentissimo Governatore della Provincia sig. Barone Svarz, per ringraziarlo di una recente gentilissima lettera di encomio alla nostra scuola elementare. Fu anche dal Sindaco, da Mons. Vicario Generale e da altre personalità, che lo ricevettero con isquisita gentilezza e deferenza. Anche i giovanetti del Collegio resero un commovente omaggio al sig. D. Rua. Fin dalla sera. del suo arrivo gli lessero affettuosi complimenti, e nel dì seguente non mancarono di fargli sentire dolcissimi canti. Alle 2 1/2 giunse nuovamente la carrozza del Sindaco per condurlo alla stazione, donde partì circa le 3 pom. alla volta di Radna.

A Radna.

Abbandonando Lubiana, il treno segue il corso della Sava, il fiume verde, le cui acque giungendo a Trbovlje divengono neraste pei molti detriti provenienti dalle vicine cave di carbone. Dopo due ore e mezzo di viaggio ecco un piccolo slargo fra i colli e la stazione di Lichtenwald dove discendiamo e si rinnovano le accoglienze più cordiali ed espansive. La carrozza del Parroco di Bostein ci trasporta a RADNA, fra le feste di quei chierici, ai quali, dopo cena, D. Rua ricordò come in quel giorno si compisse l'anno cinquantesimo dell'apparizione dell'Immacolata a Lourdes e, rilevando come Maria SS. avesse ella stessa insegnato a Bernardetta a pregare, li esortò a pregar bene, dicendo che D. Bosco non impose ai suoi figli molte pratiche di pietà ma voleva che facessero bene le poche prescritte. La mattina seguente disse la messa della comunità, quindi visitò la casa, che è un munifico dono del prelodato Don Smrekar. Il fabbricato principale, un quadrilatero avente nel mezzo un cortile di circa 25 metri di lato con portici e gallerie, sorge in una posizione stupenda, attorniato da vasta campagna, sul pendio d'una bella collina. A pranzo, al qualc intervennero parecchi benefattori, si lessero brindisi in italiano, in polacco, e in latino, e a notte vi fu una tornata accademica in commemorazione del nostro Venerabile Fondatore. All'indomani quei chierici invitarono il sig. D. Rua ad assistere ad una loro disputa accademica in lingua latina. Il buon Padre si congratulò cordialmente con loro, e li esortò non solo ad esercitarsi nel modo scientifico di difendere le verità religiose, ma a studiar anche i modi popolari per saperle spiegare ai meno dotti, encomiandoli vivamente pel possesso che mostrarono di avere della lingua latina.

In viaggio.

Il 14 finalmente, celebrata la Santa Messa, non senza nuovc testimonianze di affetto, abbandonò Radna, partendo alla volta di ZAGABRIA, ove lo attendeva alla stazione la carrozza di quel venerando Arcivescovo, desideroso di un abboccamento col sig. D. Rua. Suonava il mezzodì, quando attraversavamo le vie della bella capitale della Croazia, e noi ci scoprimmo il capo per recitare l'Angelus. Sua Eccellenza accolse D. Rua con affettuosa cordialità intrattenendosi con lui in lingua latina, e mostrando il gran desiderio che si ha di una casa salesiana in Zagabria. Quindi ci volle a mensa colla sua famiglia episcopale, ma non appena terminato il pranzo, accompagnati da Mons. Arcivescovo fin sulla soglia del suo palazzo noi dovemmo risalire in carrozza e tornarcene frettolosamente alla stazione, per proseguire attraverso la Slavonia, la Serbia, la Bulgaria e la Rumelia (per la linea Brod-Indjija-Belgrado-Sofia-Filippoli-Adrianopoli) senza interruzione alcuna, fino a Costantinopoli.

Il lunghissimo tratto fu realmente un po' faticoso pel sig. D. Rua, poichè si protrasse per circa due giorni, cioè dal pomeriggio del venerdì fino alla domenica mattina; e la prima notte passata in treno fu la più tormentosa, chè proprio a stento egli potè avere un cantuccio dello scompartimento (pieno com'era di viaggiatori), per poter riposare alquanto. Il sabato poi non si potè celebrare. Avevamo sperato di poterlo fare a Zaribrod, dove l'orario pareva che notasse una fermata di un'ora e mezzo; ma in realtà colà avviene l'anticipazione di un'ora, per cui l'aspetto si ridusse a 3o minuti che vennero impiegati nella seconda visita delle valigie e dei bagagli fatta sul treno stesso e nella seconda presentazione dei passaporti. La prima visita l'avevamo avuta a Belgrado.

Durante il giorno vedevamo gran folla di gente ferma a tutte le stazioni: chiedo che cos'era e mi è risposto che da quelle parti il giorno era, festivo, per cui, andando la gente a diporto, conveniva, come d'usanza, a vedere il passaggio del treno.

A sera, giunti a Tirnova, il nostro scompartimento si riempì di turchi col loro bravo fez in capo, che mi fecero temere una seconda notte insonne pel povero Don Rua. Il treno non aveva alcun wagon-lit, quindi come fare? Fortunatamente, a poco a poco diminuirono i compagni di viaggio, per cui pregai i rimanenti a pigliar posto nello stesso divano, e riuscii a lasciar libero l'altro di fronte pel sig. D. Rua il quale potè riposare con mio grande conforto. Anche la seconda notte cominciò a dileguarsi e scorgemmo in lontananza il mare. Eravamo vicini a CosTANTINOPOLI. Alla stazione di Mustafà Pascià una nuova visita alle valigie e nuova ricognizione dei passaporti.... e finalmente eccoci nella capitale dell'impero ottomano.

A Costantinopoli.

Erano ad aspettarci l'ispettore Don Cardano e il Direttore D. Borino, che avevano condotto con sè un cavas ad evitarci ogni noia nella presentazione del passaporto e nella nuova visita alle valigie. Difatti, con una parola, il cavas ottenne che le valigie passassero senza visita alcuna, ed egli, ritenutisi i passaporti, li presentò a chi di ragione, prendendosi l'incarico di riportarceli a casa.

Sulla piazza della stazione ci aspettava la carrozza della benemerita signora Giustiniani; saliti, attraversando il ponte sul Corno d'oro, passammo a Pera e giungemmo in casa nostra. I giovani ricevettero il sig. D. Rua a suon di banda ed uno gli diresse un grazioso saluto in italiano. Quindi si passò da tutti in cappella, ove il Superiore celebrò la santa messa, che quei giovanetti, essendo domenica, ascoltarono come seconda messa giusta il costume delle nostre case. A pranzo regnò la più intima gioia, quindi ebbe luogo una breve accademia ed un ben riuscito concerto.

Siamo a Costantinopoli da oltre una settimana. Il sig. D. Rua ebbe e fece molte visite. Visitò il rev.mo Mons. Borgomanero, reggente la Delegazione Apostolica in assenza di Mons. Tacci, Delegato Apostolico, che era partito pochi giorni prima dolente di non poterlo rivedere. Mons. Borgomanero lo ricevette colla più schietta cordialità e il giorno 22 lo vollc a pranzo alla Delegazione, ove aveva pure invitato il cancelliere Mons. Braggiotti, il Superiore dei Domenicani P. Moriondo Torinese, e il dotto P. Palmieri, Agostiniano. Visitò anche l'insigne benefattrice sig.a Giustiniani, che a tutti i costi volle lasciare la propria carrozza a disposizione di D. Rua, per tutto il tempo della sua fermata a Costantinopoli. Visitò anche S. E. l'Ambasciatore d'Italia Marchese Imperiali di Francavilla, il Console Generale Cav. Ciapelli, il cav. Barbero Capitano-ispettore della Navigazione generale, il sig. Barone Menzinger; il sig. avv. Rosasco; i PP. Conventuali che stanno edificando una bellissima ed ampia chiesa a tre navate; i PP. Domenicani; i Lazzaristi di S. Benedetto a Galata e del Collegio di S. Pulcheria; i Gesuiti; i Fratelli delle Scuole Cristiane; le Suore d'Ivrea che si trovano da 4o anni a Costantinopoli dove hanno la direzione d'una fiorente scuola femminile , di un asilo e di un orfanotrofio, e il servizio dell'Ospedale Italiano; l'Ospedale Infantile Viali tenuto dalle Suore Bianche; i PP. Cappuccini Francesi ecc. ecc. Questi tengono un Seminario interrituale: il Superiore volle che D. Rua parlasse ad ogni costo ai suoi chierici dando loro un ricordo, e il sig. D. Rua raccomandò loro di pregare il Padrone della messe a mandare operai nel suo campo e di attendere diligentemente alla propria formazione per poter salvare molte anime.

Il 18 ricorrendo la Trigesima del rev. P. Adriano, Superiore dei PP. Francescani che aveva tanto amato ed aiutato i Salesiani, il nostro amato Superiore volle recarsi al funerale. I sacerdoti secolari e regolari, di rito latino e di rito greco (tra cui un Vescovo) che erano accorsi alla mesta cerimonia, come seppero che era presente il Successore di D. Bosco, andarono a gara per fargli i loro omaggi, mostrando per lui la più alta stima e venerazione. Non abbiam mancato di fare una breve visita alla città, che dall'alto della torre di Galata presenta un panorama stupendo. Fummo anche a Stamboul (la parte quasi eslusivamente riservata ai Turchi) desiderando visitare S. Sofia, ma trovammo che un recente iradè imperiale ne vietava l'ingresso ai forestieri.

Quest'oggi , 24 febbraio , tornati a casa, ci attendeva una bella consolazione, l'appianamento cioè di tutte le difficoltà che si frapponevano alla compera di un terreno in Ferikeui per dare maggior sviluppo all'opera nostra. È in una bella posizione; eravamo già stati a vederlo, ma il sig. D. Rua dopo pranzo ha voluto ritornarvi per benedirlo. Che la sua benedizione abbia ad essere feconda. di copiosi frutti per l'Opera Salesiana in Costantinopoli!

Ora stiamo per incamminarci al porto, per muovere alla volta di Smirne. Il Superiore dei Lazzaristi ci ha mandato in prestito un altare portatile, affinché possiamo avere la consolazione di celebrare a bordo. Il Signore lo ricompensi della sua squisita attenzione!

II.

A Smirne.

Smirne, 6 marzo rgo8.

ERAVAMO già saliti sulla barchetta che doveva condurci a bordo del piroscafo Siracusa, quando giunsero Mons. Borgomanero, P. Palmieri e P. Bonaventura per augurare a Don Rua un buon viaggio. I giovani e i confratelli l'avevano salutato in casa non senza commozione, il direttore ci accompagnò fino a bordo. Il Console cav. Ciapelli pose a disposizione del nostro. Superiore un cavas per facilitare le pratiche per la partenza, e l'egregio cav. Barbero ebbe la bontà di presentarlo e raccomandarlo al capitano del Siracusa, che l'accolse e lo trattò con gentilezza insuperabile. Il distacco da tante egregie persone, deva dirlo, lo sentimmo vivamente... Continuarono a salutarci agitando il fazzoletto finchè il piroscafo. rimase in vista; e noi ricambiando l'ultimo saluto, pregammo a tutti quelli che ci avevano mostrato tanta simpatia e tanta bontà le più elette benedizioni.

In mare.

Il panorama di Costantinopoli, visto dal mare, è stupendo: e il mare era tanto calmo che l'avresti detto terra ferma; per cui, attraversando durante la notte il Mar di Marmara, non ci accorgemmo nemmeno di esser cullati dalle onde. Perciò il sig.

D. Rua potè riposare ed al mattino, verso le 6, celebrammo la S. Messa con nostro grande conforto. Quindi salimmo sul ponte per ammirare le fortificazioni e i paesi che sorgono su le sponde dello stretto dei Dardanelli. Senonchè usciti dallo stretto, il mare cominciò a farsi sentire piuttosto forte; e non fu più possibile camminare sul ponte e recitarvi tranquillamente il S. Rosario come la sera prima; anzi il povero Superiore ebbe a soffrirne non poco e trovò un po' dì sollievo solo quando fu a riposo.

Non albeggiava ancora quando il piroscafo giunse in faccia a SMIRNE, ma si attese fin verso le 7 del mattino per entrare in porto. Sulla banchina scorgemmo per tempo alcuni sacerdoti, signori e giovani che ci salutavano. Infatti ci vennero incontro su di un battello il rev. D. Annese, rappresentante dell'Arcivescovo, il dragomanno Saman, rappresentante del Console Generale, il direttore D. Chiesa con altri confratelli, il cav. prof. Sgambella ed il sig. Solari in rappresentanza del Comitato dell'Associazione Nazionale per la protezione dei Missionari Italiani all'Estero. Il sig. Don Rua discese fra loro, e, non appena guadagnò la costa, una squadra di giovani gli si affollò d'intorno. Giunto alla R. Scuola Tecnica Commerciale affidata dall'Associazione Nazionale ai Salesiani, tutti gli alunni gli fecero un entusiastico ricevimento, dopo il quale si recò in chiesa a celebrare.

Affettuose dimostrazioni.

Non è possibile dire in poche parole le mille prove di affettuosa riverenza onde fu fatto segno in questa città il nostro venerato Superiore. Il Console Generale cav. Edoardo Toscani fu ad ossequiarlo fin dal primo giorno, ed egli alla sua volta fece visita a molte illustri e benemerite persone, e prima di tutte all'Arcivescovo Mons. Marengo, che venuto a restituirgli la visita in casa nostra volle che scegliesse un giorno per recarsi a pranzo in episcopio, ove fu festeggiatissimo. Se potessi, registrerei con gioia tutte le cortesie che gli usarono tanto il clero secolare e regolare, a cominciare dal Parroco della Cattedrale e dal prelodato segretario di Mons. Arcivescovo, agli ottimi PP. Cappuccini di Boudja col loro Superiore, ai Lazzaristi, ai Sionisti, ai Domenicani ed alle Comunità religiose delle Suore d'Ivrea, delle Figlie della Carità, delle Suore di Sion, ecc., ecc, come anche molti ragguardevoli signori della Colonia Italiana. Ma se non è possibile farlo nei limiti di una brevissima relazione, tuttavia posso aggiungere che il sig. D. Rua certamente non dimenticherà mai le cortesie ricevute dal cav. Aliotti, Presidente del Comitato dell'Associazione Nazionale, dal cav. Solari, dal cav. Reggio, dal prof. Alfonso Datodi, dal cav. Missiz Leopoldo agente della Navigazione Generale Italiana, dal cav. Suggiani, direttore della Banca Ottomana, dal banchiere Caraman, dal sig. Castor, dal giovare Alberti, che il giorno dell'arrivo nella bella accademia dedicatagli dagli alunni della Scuola Commerciale fu nobile interprete dei sentimenti degli ex-allievi dei Salesiani di Smirne, e da molti altri signori e moltissime egregie signore cooperatrici.

Il 27 febbraio, celebrandosi in cattedrale solenni funerali pel compianto Card. Arcivescovo di Parigi, il sig. D. Rua, mosso dalla sua viva riconoscenza pel venerando Porporato, non volle esimersi dal prendervi parte, e vi ebbe da tutto il Clero accorso a quella cerimonia molti attestati di venerazione.

Alla Punta.

E se fu accolto con gioia dai giovani della Scuola Commerciale, l'ultimo giorno di carnevale fu pure festeggiatissimo alla R. Scuola Popolare alla Punta, cui è annesso l'Oratorio Festivo. Quei buoni ragazzi lessero vari componimenti di omaggio al sig. D. Rua, di ringraziamento al Signore per l'onore già concesso alla memoria di D. Bosco e di commemorazione del suo caro alunno Domenico Savio, intrecciati con ottimo effetto. Essendo l'ultimo giorno di carnevale non mancarono varie gustosissime macchiette napoletane e una canzone francese con banda buffa che intramezzarono una commediola ed una farsa insieme con le briose suonate della fanfara dell'Oratorio. I signori e le signore intervenuti al trattenimento ne furono pienamente soddisfatti e, nel congedarsi, ripeterono al sig. D. Rua i sentimenti della loro più grande deferenza.

Ad Efeso.

Il giorno precedente (2 marzo) eravamo stati in pellegrinaggio alle rovine di Efeso. Partiti circa le 7 del mattino, arrivammo verso le 10 ad Ayassouloux, ove discendemmo. Usciti dalla stazione subito si vedono gli avanzi d'un grande acquedotto romano, e a destra un colle coronato dalle rovine di un castello. Girato il colle alle spalle, scorgiamo da lungi un'antica moschea, detta di Selim, presso la quale sorgono le rovine colossali dell'antico tempio di Diana, che fu una delle sette meraviglie del mondo. Non potemmo visitarle, perchè il tempo era limitato, ed il sig. D. Rua voleva compiere un vero pellegrinaggio all'antico tempio della Madonna; noi quindi a piedi, nonostante le profferte che varii turchi ci fecero delle loro cavalcature, passando fra altre rovine imponenti, tra cui quelle dello Stadium romano, giungemmo alla doppia chiesa ove si tenne il celebre Concilio Ecumenico in cui fu condannato Nestorio e il popolo efesino applaudì entusiasticamente alla Divina Maternità di Maria. Contemplammo con un senso di dolore quei superbi avanzi di una basilica così veneranda, e riuscimmo a farci un'idea della pianta del sacro edifizio. Erano, a quanto pare, due chiese, unite nello stesso asse, e lunghe complessivamente un 140 passi. Ci fermammo a lungo tra quelle rovine, ed essendo passato il mezzodì, ci rifocillammo alquanto con un po' di cibo che avevamo portato, tra le rovine dell'antico Gymnasium. Di là passando pel Forum e i ruderi dell'imponente Teatrum, che poteva contenere un 25 mila spettatori, ci rimettemmo sulla via di Ayassouloux, dove riprendemmo il treno per Smirne.

Si riparte.

Questa mattina il sig. D. Rua è stato ancor una volta alla Punta per dir messa all'Oratorio; e là sono accorsi ad ossequiarlo le Suore d'Ivrea di quel quartiere, il rev. P. Monti, Superiore dei Domenicani e il sig. Castor, che pareva non si sapesse distaccare dal nostro Superiore. Pel pranzo è tornato alla Scuola Commerciale con gaudio immenso di questi alunni, che poi al levar delle mense, proprio dolenti, gli han dato un ultimo affettuoso saluto.

Proseguiamo ora per Beirut. Il Signore ci doni un viaggio felice.

III.

Da Beirut a Nazareth.

Nazareth, 15 marzo 19o8.

Partimmo da Smirne la sera del 6 corrente. Ci avevano preceduti al porto, il Superiore dei Sionisti per raccomandarci al Capitano del piroscafo Saghalien su cui dovevamo salire, e il Console Generale d'Italia per augurare buon viaggio al sig. D. Rua. Il viaggio, di tre notti e due giorni, fu veramente bello, con un mare tranquillissimo. A bordo trovammo in tutti gentilezza ed urbanità. Celebrammo la S. Messa anche l'ultima mattina passata in mare, ma privatamente, ad eccezione del giorno 8, in cui, per essere giorno festivo, ci fu permesso di dirla in una sala a comodità di alcuni passeggieri.

A Beirut.

Giunti a Beirut la mattina del 9, subito ci avviammo all'Ospizio di Terrasanta. Il Superiore accolse il sig. D. Rua con grande cordialità, ed alle sue cortesie si unirono quelle di tutti i Padri. Quindi D. Cardano, che ci accompagna, condusse il sig. D. Rua a far visita al Delegato Apostolico Mons. Giannini e ai PP. Gesuiti, che gli fecero mille feste, e, nel pomeriggio, alla vicina abitazione dei Maroniti, ove potemmo ossequiare tre Eccellentissimi Prelati, l'Arcivescovo Maronita di S. Giovanni d'Acri, l'Arcivescovo Maronita di Sidone e il nuovo Vescovo Maronita di Beirut, che ci accolsero con sincera esultanza. Anche un certo sig. Elias Cattà fu felicissimo di poter salutare il Successore di Don Bosco e, non appena lo vide, si mise a piangere, perchè non era stato avvertito del suo arrivo, desiderando di trovarsi al porto con tutti gli exAlunni dell'Orfanotrofio di Betlemme per riceverlo. Due di questi c'incontrarono poi per la città. Ci salutarono da lungi ed appena ci raggiunsero non finivano di mostrare la loro contentezza al sig. D. Rua che avevano già conosciuto a Betlemme 13 anni fa e di ringraziarlo per l'impiego che avevano trovato, grazie all'educazione ricevuta nell'Orfanotrofio. All'Ospizio di Terrasanta il sig. D. Rua ebbe anche un colloquio cordialissimo col Console Italiano, il nobile sig. Motta di Torino, che presto, ci disse, lascierà Beirut per trasferirsi a Roma.

Alla volta di Damasco.

All'indomani, celebrata per tempo la S. Messa, e accomiatatici dai gentilissimi Francescani dell'Ospizio, che s'incaricarono di spedire la valigia dell'altarino portatile ai Lazzaristi di Costantinopoli, ci recammo alla stazione, ove varii ex-allievi impiegati negli uffici e nei negozi vicini, corsero a baciare la mano a D. Rua. Il sig. Elias, visto il cavas del Console italiano di Damasco che partiva col medesimo treno, ci consegnò a lui che ci fece veramente un buon servizio.

Il treno uscendo da Beirut comincia a salir lentamente, usando la terza rotaia addentellata, offrendo e togliendo più volte la vista dell'incantevole panorama della città che si abbandona. Un religioso maronita che per un buon tratto ci fu compagno di viaggio, ci fece volentieri da cicerone; e quand'egli discese, noi ci servimmo della bella guida del P. Bernabè, gentilmente favoritaci dai Francescani di Beirut. Sbuffando fortemente, il treno raggiunge le alture del Libano, coperte di neve. Quindi prende a discendere, e allora vediamo spiegarsi dinnanzi Il nostro sguardo la bella pianura della Celesiria che separa il Libano all'Antilibano, una regione splendida a leggiero pendio e ben coltivata, ma senza piante. La stretta valle del Baradà, invece, è coperta di numerosi alberi sulle sponde del fiume, e giù giù senza interruzione fino a Damasco, dove arrivammo alle cinque di sera.

A Damasco.

Nessuno ci aspettava alla stazione, ma il cavas del Console Italiano ci condusse alla casa dei PP. Francescani, i quali, sebbene non tengano ospizio, pure per la raccomandazione dei Francescani di Beirut, ci accolsero cordialissimamente ed usarono al sig. D. Rua i più delicati riguardi, procurandoci tra l'altro, la consolazione di dir messa nella cappella sotterranea della casa di S. Anania, dove questi ebbe la visione della conversione di Saulo. Recatosi a far visita al Console Italiano sig. Conte Carrara, D. Rua fu accolto con la più viva espansione. Il sig. Conte si lagnò di non essere stato preavvisato del suo arrivo, ricordò con gioia un privato colloquio avuto da giovanetto col nostro Venerabile Fondatore, ci diede molte indicazioni che all'indomani ci facilitarono l'andata a Tiberiade e spedì egli stesso un telegramma ai Francescani di colà per preavvisarli del nostro passaggio. E noi, visitate le molte memorie religiose della città, come il vicus rectus, la casa di S. Giuda, il luogo ove la tradizione dice che Saulo cadde da cavallo, la casa dei PP. Gesuiti, che sorge ov'era l'abitazione di S. Giovanni Damasceno, ecc., ecc, non mancammo di procurarci anche un'idea dell'insieme della città e dei dintorni, salendo un colle vicino. Di là ci si offerse allo sguardo un panorama stupendo. La città sembrava cullata in un letto di fiori. Le molte piante fruttifere che crescono sulle rive dei tanti fiumicelli che solcano le campagne di Damasco, essendo in piena fioritura, formavano come un'immensa ghirlanda intorno la bella città.

Sul Lago di Genezareth.

La mattina del 12, accompagnati dal P. Presidente, su la vettura del Console italiano ci recammo alla stazione della ferrovia che conduce a Caifa, ove trovammo il Cavas mandato dal Console stesso per facilitarci le pratiche del viaggio. I carrozzoni del treno erano stipati, ma il viaggio fu buono. Attraversata la Traconitide ed entrati nella valle del Giordano, giunti alla stazione di Semak che trovasi sulla sponda del Lago di Genezareth, scendemmo. Fra i barcaiuoli che ci mossero incontro, alcuni tenevano in mano il telegramma spedito dal Console di Damasco, per cui noi scendemmo nella loro barca. E qui non so come esprimere la viva commozione che vidi dipingersi sul volto del sig. D. Rua nel trovarsi su quelle onde solcate tante volte dagli Apostoli e dal Divin Salvatore. Egli gustò con sentimento di venerazione di quelle acque e in santo raccoglimento fissava avidamente le sponde. Dai barcaiuoli, tutti mussulmani, cercammo invano qualche religiosa ricordanza.

A Tiberiade.

Sull'imbrunire si giunse a Tiberiade. Era ad attenderci sulla banchina del piccolo molo il Superiore dei Francescani, i quali, dopo cena, vennero tutti nella parte riservata ai pellegrini dove noi eravamo, per far compagnia al nostro Superiore. E questi, vedendo là raccolti molti forestieri, rivolse loro alcune parole in francese, invitandoli con bel garbo, giacchè ne avevano l'opportunità, ad ascoltare la santa messa all'indomani. Difatti molti assistettero al S. Sacrificio, che egli celebrò all'altare che ricorda il luogo dove Gesù commise a San Pietro l'incarico di pascere il suo gregge. Questo fatto memorando è ricordato da un artistico gruppo scolpito, dono di S. E. Rev.ma Mons. Luigi Spandre Vescovo Titolare di Tiberiade, che da quei buoni Padri è ricordato con grande riconoscenza.

Dopo Messa salimmo nuovamente in barca per andare a visitare Cafarnao la città tanto cara a Gesù, ov'Egli predicò molte volte ed operò molti miracoli. I PP. Francescani di Terrasanta vi stanno compiendo degli scavi importanti, che già permettono di vedere la pianta dell'antica sinagoga. Di là passammo a' pie' d'un colle, ove ci si disse trovarsi una piccola Colonia Italiana. Difatti una donna che stava lavando, appena sentì che parlavamo italiano e seppe che era venuto a visitarli D. Rua, non poteva più capire in sè dalla contentezza. Là presso visitammo varie costruzioni promosse dall'Associazione Nazionale, e quindi passammo alla Colonia Tedesca, ove è una casa dei Lazzaristi.

Tornando a Tiberiade, ci fu indicato il Monte delle Beatitudini, e passammo davanti a Betsaida, la patria degli Apostoli Pietro, Andrea e Filippo, al piano di Genezareth, ed a Magdala. Il lago era d'una calma incantevole, ma nessun attraimento tolse dall'animo di D. Rua la profonda mestizia che egli sentiva al vedere in così grande squallore quelle sponde un dì tanto popolose, dove Gesù moltiplicò i suoi portenti.

Alla volta di Nazareth.

Ieri (14 marzo), in carrozza movemmo alla volta di Nazareth. La via sale per lungo tratto, per rifarsi dei 212 metri sotto il livello del mare, in cui si trova la superficie del lago. Cari ricordi ci si affacciavano ad ogni pie' sospinto lungo la via. A destra ecco Safet, e poco lungi di là, il luogo di Neftali, la patria di Tobia, a sinistra il Tabor... e in lontananza il grande Ermon. A quando a quando incontravamo gruppi di beduini, intenti a pascolare i loro armenti. I bambini si fermavano a guardarci, le bambine ci correvano incontro stendendo la mano per aver qualche moneta, e le donne ci stavano rimirando ferme dinanzi le loro tende. Nelle vicinanze di Cana di Galilea, ove Gesù operò il primo miracolo, ecco un gruppo di sacerdoti e di Religiosi Francescani, che insieme col Salesiano D. Prun, inteso dell'arrivo di D. Rua, gli movevano incontro. Grazie alla cortesia dei PP. Francescani visitammo il luogo ove Gesù cambiò l'acqua in vino e risaliti in carrozza, dopo di aver salutato Seforis, la patria di S. Gioachino e S. Anna, arrivammo in vista di NAZARETH. La città giace sul declivio di un monte, a ponente, ed oggi conta un 7000 abitanti, metà cristiani e metà mussulmani. Le carrozze presero a discendere, ma poi girando intorno alla città, ripresero a salire per giungere alla nostra casa, che è molto in alto. Man mano che salivamo, più distinta facevasi la vista dei giovani che si agitavano in due file irrequiete sotto il porticato fra le bandiere svolazzanti. Quando arrivammo, una salve di mortaretti diede il benvenuto all'aspettato Superiore, verso il quale si affollarono tutti, giovani e confratelli, per baciargli la mano.

Le notizie di Nazareth ad un'altra mia. Resteremo qui fino al 21 corrente, in cui attraversando la Samaria, proseguiremo alla volta di Gerusalemme.

Intanto sieno grazie a, Dio, che assiste visibilmente in questo viaggio l'amatissimo nostro Superiore.

(Continua).

Sac. CLEMENTE BRETTO.

Il sig. D. Rua, contrariamente alla nostra viva aspettazione, non è ancor tornato. Con grande consolazione del suo cuore, Egli passò la Settimana Santa in Palestina, donde partiva il 20 aprile alla volta di Alessandria d'Egitto, Malta e Calabria. Sarà, senza dubbio, fra noi nella prima quindicina di questo mese.

A soddisfazione dei molti Cooperatori ed Amici delle Opere di D. Bosco, i quali presero viva parte al nostro dolore durante l'indegna lotta sollevata attorno il nome salesiano nell'agosto passato, da tempo noi avremmo dato altre notizie se non ci avesse trattenuto il proposito di attendere serenamente le risultanze delle indagini dell'Autorità Giudiziaria.

Ora che l'istruttoria é compiuta, possiamo formalmente dichiarare che:

1) in seguito alle Conclusioni del Pubblico Ministero, la Camera di Consiglio del Tribunale di Savona l'11 aprile u. s. emetteva ordinanza di non luogo a procedere per inesistenza di reato contro i due salesiani del Collegio Civico di Varazze, che erano stati trattenuti in arresto e poco dopo lasciati in libertà;

2) quanto agli altri Salesiani, e Suore, Sacerdoti e Religiosi della città di Varazze, coinvolti nelle accuse del Diario Besson, il Pubblico Ministero, in seguito alle risultanze, non elevava alcun capo d'imputazione, avendo riconosciuto essere le accuse destituite di qualsiasi fondamento.

Omaggi al Venerable Giovanni Bosco

E FESTE DI SAN FRANCESCO DI SALES

In Italia.

S. GREGORIO DI CATANIA. - Il 2 Febbraio, nella chiesa parrocchiale. - Grande fu il concorso dei fedeli. Alla messa cantata si tenne un discorso di circostanza e in fine si cantò l'inno del ringraziamento. La sera innanzi, in un'ampia sala dell'Istituto Salesiano, erasi tenuta una splendida accademia musico-letteraria, in cui furono ordinatamente rievocate la vita e le opere del nuovo Venerabile.

La commemorazione ebbe un degno epilogo la sera del 2, con un'acconcia rappresentazione drammatica.

S. PIER D'ARENA (Genova). - Il 29 gennaio, nella chiesa parrocchiale di S. Gaetano si celebrò solennemente la festa in onore di S. Francesco di Sales. Sin 'dalle prime ore del mattino, il tempio, addobbato con gusto e illuminato da migliaia di luci, era affollato da un popolo numeroso, del quale una grandissima parte si accostò alla SS. Comunione. Alle 10 il rev.mo arciprete Mons. Francesco Olcese celebrò la messa solenne, accompagnata con scelta musica dei maestri Gruber e Perosi, eseguita dalla Schola Cantorum dei giovinetti dell'Ospizio San Vincenzo. Alla sera poi il rev. Teol. Cuttica, Arciprete di Frugarolo, con parola ornata, chiara, e densa di concetti, parlò del gran Santo, dimostrando con felici rievocazioni storiche come D. Bosco fu veramente ispirato a porre sotto la protezione del Salesio l'opera sua.

SAN SEVERO. - L'8 febbraio nell'Oratorio festivo. - Il discorso di circostanza fu tenuto dal Can. Giacomo Santagata, il quale con rapida sintesi e con parola vibrata dimostrò che Don Bosco è un grande benefattore del popolo e che santamente democratica è l'opera sua continuata dai suoi figli e dai Cooperatori. Seguirono canti, poesie e dialoghi da parte dei giovanetti dell'Oratorio e del Convitto. Presiedeva S. Ecc. Rev.ma Mons. Emmanuele Merra con alcuni membri del Capitolo della Cattedrale.

Il giorno seguente, domenica 9, si festeggiò San Francesco di Sales. Mons. Vescovo si degnò celebrare la Messa della Comunità nella cappella dell'Oratorio, letteralmente gremita di giovanotti e dispensare ad essi la S. Comunione. Verso le 11, con l'intervento delle più zelanti Cooperatrici e di alcuni Cooperatori fu cantata la Messa solenne dall'a.rcid. Angelo Maria La Monaca, direttore diocesano dei Cooperatori Salesiani. La musica, ben eseguita. Dopo il Vangelo il sac. Felice Canelli tenne agl'intervenuti la conferenza, parlando dell'Opera Salesiana in rapporto alla Pia Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici, animando i presenti a lavorare con sempre maggior lena per il bene della gioventù. Nelle ore pomeridiane un allegro trattenimento nel teatrino chiuse la festa.

SAVONA. - Il 6 febbraio nell'Oratorio Salesiano. - Un pubblico elettissimo gremiva il vasto ambiente: presiedeva la solennità l'amatissimo Vescovo diocesano, Mons. Giuseppe Salvatore Scatti, circondato dal prof. D. Paolo Albera, da Mons. Pizzorno, vicario generale, dai Canonici Rosso, Becchi Agostino, Becchi Pietro, e da altri ecclesiastici, da parecchi consiglieri comunali e da altre notabilità di Savona.

All'imponente assemblea venne comunicato dal Direttore dell'Oratorio il Decreto dell'introduzione della Causa di D. Bosco, dopo di che prese la parola l'avv. Gustavo Cuneo, il quale in uno splendido discorso, ricco di profonde considerazioni, analizzò la figura di Don Bosco, recante fin dalle prime prove della fanciullezza le caratteristiche del genio e della santità, e fece una finissima e commovente analisi psicologica dell'anima del Venerabile, seguendolo « nell'opera laboriosa degli oratorii festivi, nello splendore delle sue missioni recanti tra gli emigranti italiani il senso di una italianità vibrante di cristiano patriottismo, nella stampa e nei suoi numerosi istituti educativi ». Con felicissima chiusa l'oratore vede negli omaggi resi a D. Bosco, specialmente da migliaia di operai, un segno dei tempi: « Il popolo ha sete di credere, è stanco delle vane e deprimenti negazioni dell'ateismo ».

Seguirono, assai gustate, varie declamazioni ed un breve discorso assai opportuno del Can. Agostino Becchi. Chiuse Mons. Vescovo, proclamando la propria compiacenza per la riuscita della festa e raccomandando ai Savonesi l'opera dell'Oratorio festivo, che vorrebbe veder sostenuta da quanti hanno a cuore l'educazione cristiana della gioventù ai nostri giorni così .dimenticata o negletta.

La sera innanzi (5 febbraio) quasi in preparazione alla riuscitissima festa, il sig. D. Albera teneva una privata conferenza alle signore cooperatrici, le quali convenute in gran numero, si accesero vieppiù nel loro entusiasmo per l'Opera Salesiana.

SPEZIA. - Il 6 febbraio nelle Scuole S. Paolo. - La vasta sala dell'Istituto era letteralmente gremita di gentili cooperatrici salesiane, di ottimi signori e zelanti sacerdoti. Assistevano pure tutti i collegiali, i baldi giovani della « Fulgor » e i fanciulli dell'Oratorio festivo.

Il discorso commemorativo fu tenuto da un antico alunno, il rev. D. Giovanni Trofello, arciprete di Corniglia, che conobbe Don Bosco. Il giovane sacerdote con parola piena di sentimento, avvivata da personali ricordi, ritrasse egregiamente la vita del Venerabile. Seguirono canti, poesie e prose: poscia il direttore D. Leveratto ringraziò commosso gli intervenuti, cari amici che rivedeva dopo una lunghissima assenza. La festa lasciò in tutti un indimenticabile ricordo.

Nella domenica innanzi, 2 febbraio, preceduta da solenne novenario predicato dal rev. P. Angelo Maria da Lucca con intervento di S. Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Carli, Vescovo diocesano, erasi celebrata la festa di S. Francesco di Sales nel santuario della Madonna della Neve. Il lunedì seguente, dallo stesso oratore e con assistenza di Mons. Vescovo, fu pur tenuta la prescritta conferenza ai Cooperatori.

TORINO-VALSALICE. - Il 9 febbraio, per iniziativa degli alunni del Seminario delle Missioni. - A Valsalice non si volle essere inferiori alle altre case salesiane nel tributo d'affetto riconoscente al Venerabile D. Bosco ; ,e il dì 9 febbraio s'apriva pieno di sole all'intima festa di famiglia che si sarebbe celebrata intorno alla tomba del Padre. Sua Ecc. Mons. Spandre celebrava la messa della comunità, dopo la quale con calde parole dettate dal cuore riandava alcuni fatti personali occorsigli nei quattro anni di sua fanciullezza trascorsi all'Oratorio, e le cure affettuose ed i consigli efficaci di Don Bosco; e nella trepida ora mattutina inneggiava augurando alla festa incipiente.

Più tardi il cav. tool. Piano in un affettuoso discorso espose come D. Bosco fu suscitato dalla Divina Provvidenza a sollievo della società, e specialmente della gioventù, allora tanto abbandonata e bisognosa d'aiuti materiali e morali ; - e nel pomeriggio si tenne una ben riuscita accademia presieduta dagli amati Superiori, Don Rinaldi, Don Cerruti, Don Piscetta, Don Barberis. Pronunciò il discorso commemorativo di circostanza l'egregio prof. Gio. Battista Goffi. Egli, posti a confronto due boschi, presentò l'uno nella sua immensa estensione colla sua mirabile e molteplice vegetazione, additando i benefici che arreca all'uomo regolando lo stato igrometrico, il calore, le pioggie ed i venti ; l'altro che, riparando la fede e la religione dall'imperversare delle bufere e dalla nuvolaglia della miscredenza, portò al mondo intero un benefico influsso di risveglio religioso, correggendo coll'ossigeno e coll'ozono di una seria educazione gli animi di tanta gioventù, di tante persone tiepide, ammorbate dalle esalazioni dell'acido carbonico e dal denso limo atmosferico dell'indifferenza e dell'incredulità. E, come l'egoismo induce l'uomo ad abbattere i boschi, così dai nemici si tentò il disboscamento, cioè la distruzione delle opere grandi di un Bosco che oramai è sacro: d'altra parte, mentre Ministri di Agricoltura e dell'Istruzione per ripopolare i boschi stabilirono delle feste degli alberi in tutta Italia, l'Opera Salesiana per tutto il mondo promuove le feste degli alberi, cioè alleva nuove pianticelle, vegetazioni nuove, che, già robuste all'occidente, ora nell'oriente fanno sventolare la bandiera, risuonare l'idioma ed amare il nome della nostra cara Italia. - L'elevata poetica parola dell'egregio professore, fluente con foga oratoria dall'anima entusiasta, fu sovente interrotta dagli applausi ed accolta alla fine da sincera ovazione.

Prestarono gentilmente l'opera loro per la parte musicale i distinti professori Viarizio e Lorini con eletta schiera di loro alunni; e chiuse l'accademia il ven.do prof. D. Francesco Cerruti, che colla sua serena ed erudita parola dimostrò come D. Bosco, a detta del Card. Alimonda, divinizzò la pedagogia. e come essenza e carattere del suo sistema educativo siano la fede e la morale, gl'insegnamenti del Papa, ed il metodo preventivo nell'educazione. Una gloria di canti attorno alla tomba venerata poneva termine la sera alla cara intima festicciuola.

TORRIONE DI BORDIGHERA. - Il 9 febbraio nella chiesa parrocchiale, si celebrò la solennità di S. Francesco di Sales. La festa fu allietata dalla presenza di sua Ecc. Rev.ma Mons. Ambrogio Daffra, Vescovo di Ventimiglia, che nel suo grande amore alla famiglia salesiana, coglie con giubilo ogni occasione per accrescere il lustro delle nostre solennità. E quale partecipazione fu la sua! S. E. celebrò la S. Messa della Comunione Generale, che fu numerosa, disponendo le anime con un acceso fervorino ad aprire santamente la festa; alle 10.3o assistette pontificalmente alla Messa solenne celebrata dal rev. Padre Viale Giacomo, Parroco e vicario foraneo di Bordighera; e al vangelo disse il panegirico del Santo, dimostrando come il segreto della grandezza in Francesco di Sales fosse il prodotto di due forze divine che compenetrarono tutta intera la sua vita: orazione ed azione. Nel pomeriggio infine, dopo i Vespri solenni, il venerato Pastore tenne la prescritta Conferenza ai benemeriti Cooperatori ed alle numerose Cooperatrici che stipavano la chiesa. In essa, parlando proprio coll'abbondanza del cuore, sciolse un commosso inno di lode al buon Dio, per l'incominciata glorificazione del nostro Venerabile Fondatore ed ebbe parole di alta benevolenza per i suoi figli. Il canto solenne del Te Deum e la Benedizione col SS. Sacramento, impartita anche da Sua Eccellenza, chiuse tra un nimbo di luce e di armonie l'indimenticabile festa, che lasciò nei presenti il più soave ricordo.

(Continua).

All' Estero.

Non potendo pubblicare in questo numero tutte le numerose relazioni ricevute dall'Estero, ci limitiamo a queste di cui ci fu data notizia da più mesi, anche per non parere scortesi verso alcuni egregi amici e benefattori.

NIZZA MARITTIMA - Dal 29 al 31 gennaio - Le feste celebrate a Nizza in onore di D. Bosco - scrive la Semaine Religieuse - ebbero un pieno successo. E non deve far meraviglia, poichè erano presiedute da Mons. Vescovo e sotto il patronato di numerosi amici del Venerabile.

Il 29 gennaio celebrò la messa della Comunione pei giovanetti del Patronage Saint-Pierre Mons. Chapon, Vescovo Diocesano. Tanto a questa messa come a quella solenne ed ai vespri, in cui il cebrante fu Mons. Cappati, Vicario Generale, gli alunni eseguirono musica sacra soavissima. Il discorso di circostanza fu detto da Mons. Gély, vescovo di Mende. La sua eloquenza, al mirare il raccoglimento e la pietà di quegli alunni, ebbe dei passi commoventi: « Miei cari, egli disse, voi siete i figli di un santo e di un santo che per voi fu il migliore dei padri. A lui siete debitori di questo asilo, per cui i vostri doveri verso D. Bosco, o poveri diseredati della terra ma qui tanto amati, son quelli dei figli verso il Padre: cioè amore, riconoscenza e sforzi per meritarvi le sue tenerezze. »

Le feste del giorno 30 furono celebrate nella Chiesa di Notre Dame, gentilmente concessa, dove D. Bosco pregò e predicò molte volte durante le varie sue visite a Nizza. Mons. Jauch, Vicario generale cantò la messa solenne, alla quale assistette pontificalmente Mons. Chapon, che si degnò di pontificare egli stesso ai Vespri. Il discorso di Mons. Gély fu degno dell'immenso uditorio che stipava le tre navate: disse esser l'Opera di D. Bosco « provvidenziale nella sua istituzione, nell'ora della sua istituzione, e nella sua universalità ».

Il 31 gennaio ebbe luogo un ufficio funebre nella cappella del Patronage per i benefattori defunti, quindi vi fu assemblea generale del Comitato di Signori e Signore che presentemente presiede alla sua direzione ed amministrazione; e a sera con intervento di Mons. Vescovo di Mende, gli alunni diedero un grazioso trattenimento. Finalmente col canto del Te Deum ed una brillante illuminazione ebbe fine questo triduo solenne, di cui lungamente durerà il ricordo, e per cui rinnoviamo i più vivi ringraziamenti all'Ecc.mo Mons. Chapon, Vescovo di Nizza, alla sua famiglia episcopale, ed a S. E. Mons. Gély, Vescovo di Mende.

SCUTARI (Albania). - S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo ebbe la bontà di scriverci di proprio pugno la lettera seguente, che pubblichiamo con viva riconoscenza.

Oggi, festa di S. Francesco di Sales, Patrono degli Istituti del Venerabile D. Giovanni Bosco, il sottoscritto è stato a celebrare la s. Messa nella Cappella delle Suore « Figlie di Maria Ausiliatrice » a Scutari, alle quali è affidato l'Orfanotrofio femminile Italiano, di fanciulle albanesi 61 tra orfane e pupille, e dopo la Messa si è cantato il solenne Te Deum colla Benedizione del Santissimo in ringraziamento a Dio, in seguito al Decreto del 24 luglio 1907 della S. Congregazione de' Riti, emanato con approvazione del S. Padre, col quale viene chiamato Venerabile il Servo di Dio Giovanni Bosco Fondatore della pia Società Salesiana, e decretata l'introduzione della causa di Beatificazione e Canonizzazione del medesimo. Questi due fatti hanno rallegrato non solo la Società Salesiana, e le Suore di Maria Ausiliatrice, ma ben anco tutti quelli che conoscevano le virtù eroiche del Venerabile Fondatore, l'ardente sito zelo pella salute dell'anime, e lo spirito fervente di provvedere all'educazione de' poveri fanciulli dell'uno e dell'altro sesso. Era quindi ben giusto che anche le Suore colle fanciulle dell'Orfanotrofio festeggiassero l'onorificenza data dalla S. Sede al Venerabile Fondatore. E ciò il sottoscritto fece rilevare nel discorso tenuto lo stesso giorno tracciando le virtù ed i meriti del Venerabile, quale uomo provvidenziale dato da Dio, giusta i presenti bisogni della Chiesa, e specialmente per provvedere all'educazione della gioventù nei molteplici modi dal Servo di Dio adoperati cogli Oratori festivi, colle scuole serali e professionali, coi convitti, cogli orfanotrofi, ecc. ecc. e tutto per educare i giovani alle scienze, alle lettere, all'arti e soprattutto alla virtù.

E siccome la prima educazione è la domestica, il Venerabile Fondatore ha bene conosciuto che interessa assai che le madri sieno bene fondate nel timor di Dio, ed in una soda educazione, e perciò colle Suore « Figlie di Maria Ausiliatrice » ha voluto provvedere a questo bisogno, perchè queste ispirassero alle fanciulle loro affidate sentimenti di religione e di pietà, le quali poi fatte adulte e madri di famiglia rifondessero una buona educazione alle proprie creature.

In fine l'Oratore esortò le Suore di attenersi allo spirito del Fondatore ed esortò pure le fanciulle di essere buone, docili ed obbedienti.

Scutari, 29 Gennaio 19o8.

+ PASQUALE GUERINI, Arcivescovo.

TRENTO - Il 9 febbraio nell'Istituto Maria Ausiliatrice si festeggiò il nostro Santo Patrono e si commemorò il Fondatore. Al mattino celebrò nella cappella dell'Istituto Sua Altezza Reverendissima il Principe Vescovo Mons. Celestino Endrici ed alle 10 seguì la messa solenne cantata da Mons. Giuseppe Hutter, protonotario apostolico e provicario generale.

Nel pomeriggio si tenne l'accademia musicoletteraria presieduta da Mons. Vescovo. Disse il discorso il ch.mo Mons. Michelangelo Grancelli di Verona. Non è possibile riassumere in poche parole le molte e nobili idee da lui esposte con quell'unzione e con quella facondia che sono proprie dell'uomo evangelico. Prendendo le mosse dalle parole bibliche: Ecce somniator venit, egli additò in Giovanni Bosco un fanciullo dei sogni simile a Giuseppe. Giovanni Bosco fece molti sogni: sogna da giovanetto il gran campo riservato alle sue apostoliche fatiche e ad suoi figli, non comprende appieno la visione, ma sogna ancora e il suo sogno va prendendo forme sempre più precise. E non furono i suoi sogni un prodotto di mente alterata, ma rappresentazioni vere del futuro: il suo sogno divenne l'ideale della sua vita. Egli vide con chiara percezione la corruzione dei tempi : cd ebbe la missione di cooperare alla misericordia divina sanando le piaghe della società.

ZURIGO - Il 19 gennaio, celebrandosi la Festa dell'Albero del Natale, ebbe luogo alla Missione Cattolica Italiana la premiazione degli alunni con numeroso intervento della Colonia, che volle così testimoniare la riconoscenza che nutre verso quei missionari e le molteplici loro istituzioni sociali. La Cappella, non appena furono terminate le funzioni del mattino, venne mutata in sala. Contro un telone che velava il presbitero, si alzò la bandiera nazionale e innanzi ad essa la figura del Venerabile Giovanni Bosco. I cento alunni premiandi furono più solleciti a raccogliersi nelle scuole per discendere ordinati nel l'aula, mentre mentre i loro parenti con manifesta compiacenza presero posto nella sala. Le notabilità della Colonia e le rappresentanze delle sue principali Associazioni avevano un posto distinto, e con esse era presente una folla che riempiva l'aula e la tribuna. A rendere più bello ed interessante il trattenimento, oltre la Schola cantorum della Missione, presero parte distinti professori di piano, di mandolino e di violino, ed altre benemerite persone. I piccoli alunni riscossero cordiali e prolungati applausi. Alla fine il Superiore della Missione lesse il discorso di circostanza su D. Bosco. « Alziamo gli occhi, egli disse, a quella figura che campeggia e che presiede la nostra solenne adunanza. Egli è D. Giovanni Bosco. Non è possibile dire in poche parole quanto egli abbia bene meritato della Chiesa, dell'Italia e del mondo intero, dove il suo nome risuona ammirato e benedetto; ma a noi giova rilevare com'egli sia stato il primo ad interessarsi cristianamente di tanti italiani all'Estero e a provvedervi. Andate, disse ai suoi primi Missionari, cercate quei nostri fratelli emigrati, sparsi in terre lontane, e dite loro che vi manda il Signore per la salvezza delle loro anime ». Quindi descrisse a rapidi tratti ma con molta forza le altre opere e il carattere del Venerabile, inneggiando al Sommo Pontefice Pio X, che ne ricinse il nome di nuova gloria. Il discorso fu ascoltato con evidente e generale gradimento. Seguì la distribuzione dei doni fra la viva gioia degli alunni e dei parenti, e in fine ebbe luogo una lotteria per tutti gli intervenuti, i quali nello sfollare della sala non finivano di magnificare la riuscita del trattenimento e le benemerenze del Fondatore dei Salesiani.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

dal 10 maggio al 10 giugno

1) il 24 maggio, solennità di Maria SS. Ausiliatrice (visitando però , ove esiste, una chiesa salesiana, in mancanza di questa la parrocchiale ; ad eccezione delle persone viventi in comunità, per cui la visita è permessa come sopra) ;

2) il 2o maggio, solennità dell'Ascensione.

3) il 7 giugno, solennità- di Pentecoste.

Nel giorno poi 6 giugno , vigilia di Pentecoste, visitando qualunque chiesa e pregando come sopra, lucreranno l'indulgenza di 10 anni e 10 quarantene; e dal 7 al 14 giugno, cioè per tutta l'ottava di Pentecoste, l'indulgenza di 3o anni e 3o quarantene in ciascun giorno.

Un'altra bella iniziativa del Circolo "Giovanni Bosco,, DI TORINO

1. Circolo « Giovanni Bosco » di

Torino, che il 29 settembre u. s. si fece promotore del primo solenne omaggio alla tomba di D. Bosco Venerabile, su proposta dell'Arcivescovo di Ravenna si è fatto iniziatore di una nuova e più grandiosa dimostrazione, alla quale invita tutti coloro che « negli Istituti Salesiani furono educati ai più alti sensi di fede e di civiltà e provano per questo il bisogno di manifestare la loro più viva gratitudine al Fondatore della Pia Società Salesiana ».

Noi non possiamo nota applaudire alla nobile idea, per cui alla nostra volta vivamente preghiamo:

1 tutti gli antichi Allievi a raccogliere le firme degli antichi Colleghi e mandare la loro adesione per iscritto unita all'offerta di sottoscrizione personale quale contributo alle spese per il proseguimento della causa di Beatificazione del Ven. D. Bosco, alla Presidenza del Circolo « Giovanni Bosco » Piazza Statuto, 12 - Torino

2° tutti i Direttori e Presidenti delle Società, Unioni, Circoli costituiti fra gli Antichi Allievi a farsi propagatori di questo omaggio, ed a divulgare per mezzo della stampa l' Appello del Circolo, raccogliere le adesioni, e porsi in relazione diretta con la

Presidenza del medesimo.

Le adesioni saranno conservate in Archivio, e le firme trascritte in appositi Albums saranno presentate, unitamente alla somma delle offerte raccolte, al rev.mo Sig. D. Rua nella Festa del 24 giugno e il 29 settembre p. v., Festa di S. Michele Arcangelo.

Per schiarimenti, circolari di propaganda, adesioni ecc. ecc., rivolgersi alla Presidenza del Circolo "Giovanni Bosco,, - Piazza Statuto, 12 - Torino.

DALLE MISSIONI

Equatore

Una grand'opera da compiere. (Lettera del Sac. Ciriaco Santinelli).

Cuenca (Ecuador), 15 marzo 19o8, REV.MO ED AMATISSIMO PADRE, Dopo quasi quattro lunghi mesi di viaggio per mare e per terra, finalmente, grazie al cielo, son giunto alla sospirata Missione di Gualaquiza. Ne sia ringraziato Iddio, ed anche Maria Ausiliatrice per la protezione speciale accordatami, essendo giunto sano e salvo fra mille pericoli. Mi sento quindi in dovere , amato Padre, di farle una breve relazione del viaggio prima ancora di darle alcune notizie della Missione, per attestare la mia gratitudine a tanti Confratelli e zelanti Cooperatori che ci furono larghi di carità, palesando l'intenso affetto che nutrono per l'opera di Don Bosco.

Da Genova a Lima.

Partito con nove altri confratelli da Genova il 6 novembre con il vapore Hermonthys della Compagnia Alemanna Kosmos, abbiam fatto relativamente buon viaggio. Eravamo 12 in seconda classe, compresi noi dieci, dimodochè avemmo tutta la comodità di compiere le nostre pratiche di pietà, e attendere allo studio e alla scuola di lingua spagnuola. Il Capitano, e tutto l'equipaggio in generale, ci usò molte attenzioni. Era la prima volta che viaggiavo in un vapore commerciale mercantile per la via di Magellano dove sono frequenti le tempeste ed i naufragi, e noi pure dovemmo pagare il nostro tributo, poichè passato lo Stretto, un vento furioso ed orribili burrasche ci fecero stare alcuni giorni in grande ansietà. Gli spaventosi marosi, che si accavallavano, sbattevano la nave come un guscio, mentre noi accoccolati nelle nostre cabine ci raccomandavamo a Maria SS. Ausiliatrice. Giungendo a Corral, primo porto toccato dopo Punta Arenas, ci parve di tornare da morte a vita vedendoci fermi, lungi da ogni pericolo.

Il viaggiare da Genova a Callao per la via di Magellano ha i suoi vantaggi, prima pel risparmio, e poi perchè non esige il frequente trasbordo da un vapore all'altro; ma ha pure l'inconveniente della lunghezza. Ci dissero che saremmo giunti a Callao in 50 giorni o poco più, ma poveri noi!... quel benedetto poco più si tradusse in altri 22 giorni; perciò, compresa una fermata di 8 giorni in Valparaiso, passammo 72 giorni sul mare!

I giorni più tristi furon quelli che si passarono nei porti, attendendo che il piroscafo potesse sbarcare le merci. Allora si contavano le ore, si pensava ai nostri confratelli partiti con noi da Genova per altre direzioni, e che pei calcoli conosciuti erano tutti al loro destino... e noi ancora in mare! Difficilmente si dimenticherà da chi scrive e da suoi compagni di viaggio il porto di Taltal, Antofagasta e Iquique nel Chile.

Tuttavia, ad onor del vero, debbo soggiungere che abbiamo anche trascorso dei bei giorni. Non parlo delle maraviglie della onnipotenza di Dio sopra l'immenso Oceano, poichè omai a tutti son note, ma ricordo volontieri i bei momenti passati coi nostri confratelli di Cadice, di Puntarenas e di Valparaiso. A Punta Arenas giungemmo nel fausto dì dell'Immacolata, in cui si chiudeva il Mese Mariano ; ed assistemmo con gioia alla bella processione, in mezzo ad una folla di fedeli veramente edificante. Mons. Fagnano che si può chiamare il primo benefattore ed il vero Padre spirituale di Punta Arenas, ci trattò con carità squisita. Sostammo quasi due giorni in quel porto, che per noi dopo più di un mese di mare furono due giorni di paradiso. Anche in Iquique i nostri confratelli ci trattarono con quella carità che s'incontra solo nella Chiesa di Gesù Cristo. E qui debbo anche ricordare il sig. Serra , genovese, Capitano di una barca a vela, cattolico praticante ed ammiratore di Don Bosco, che ci venne a visitare sul vapore ed il giorno seguente ci invitò a pranzo sul suo legno. Furono veramente preziose le ore passate in sua compagnia, poichè la narrazione delle sue vicende, intercalata dalle mie nei lunghi viaggi di Bolivia, lumeggiarono vieppiù la protezione visibile che la Vergine accorda ai suoi divoti. Il 18 gennaio giungemmo a Lima.

Da Lima a Gualaquiza.

In Lima mi fermai appena quattro o cinque giorni sbrigando solamente gli affari di maggior urgenza , poichè il 23 dello stesso mese partiva per l'Equatore. Commovente fu il distacco da quegli amati confratelli ed alunni insieme ai quali aveva passato sei anni: certo io ne serberò viva riconoscenza.

Giunto a Paita, penultimo porto del Perù, discesi, indeciso sulla direzione da prendere; cioè se andare a Tumbez e di là continuare per Guayaquil e quindi volgere a Riobamba, Cuenca e Gualaquiza; oppure indirizzarmi a Piura, Loja, Cuenca, un cammino faticoso di circa 15 giorni a cavallo. Il Parroco di Paita, sig. D. Mosè Sabogal, nostro buon amico e cooperatore, mi ricevette in casa sua usandomi molte delicatezze, e con lui, in vista della peste bubbonica che infestava la costa e di altre difficoltà, risolvetti di prendere il cammino di Loja.

Giunto a Sullana, piccola città vicin di Piura, trovai i nostri confratelli di Piura che vi passavano le vacanze, ospiti dell'ottimo Parroco Don Torribio Jaramillo, buon sacerdote equatoriano. Questi mi provvide la cavalcatura e mi munì di speciali raccomandazioni pel cammino di Loja. I primi due giorni furono di un calore quasi soffocante; l'acqua stessa che dovea refrigerarci la bocca pareva riscaldata al fuoco. La via era polverosa e in gran parte deserta ; basti dire che spesso ci internavamo nelle selve dove, da un momento all'altro, potevamo aspettarci un duetto di leoni e tigri. Giunto a Macarà, piccola popolazione sul confine del Perù e dell'Equatore, pernottai presso l'ottimo Parroco, il sig. Don Giovenale Jaramillo, il quale al leggere la letterina del Parroco di Sullana suo parente, mi accolse fraternamente. Colà dimora anche un nostro carissimo ex-allievo di Quito, il sig. Bustamante Salvatore, che mi usò molte gentilezze. Il Cielo riconpensi tutte quelle anime buone, che oltre di avermi accolto con tanta carità, mi rinnovarono pure le cavalcature e la guida e mi fornirono di tutto il necessario pel lungo e difficile viaggio fino a Loja. Similmente rimuneri tutti quelli che ci offersero ospitalità e vitto nel cammino mostrando tanto buon cuore.

Dopo quattro lunghi giorni passati in mezzo alle pioggie e pieni di stanchezza e di pericoli, giunsi a Loja, ove fui ospite dei PP. Francescani, alcuni dei quali, come i PP. Gomez e Gonzalez, aveva conosciuti nel Convento di Quito. Quei buoni religiosi mi procurarono in un attimo cavalli ed ottima guida per il cammino da Loja a Cuenca, durante il quale ottimi parroci, conoscitori dell'opera nostra ci diedero tanti segni di benevolenza che ne ringrazio ancora il Signore. Tra essi ricordo con particolar compiacenza il dott. D. Dias Ulloa.

Finalmente dopo circa 12 giorni di cammino, cioè il io febbraio era a Cuenca. Non mi fermai che pochi giorni, deciso di far subito capo a Gualaquiza, per cui affaticato com'era dal viaggio e assorto dai preparativi della nuova casa, non potei far alcuna visita; ma ciò non tolse che alcuni esimi ecclesiastici venissero essi stessi a salutare i poveri figli di Don Bosco. Furono tra questi il rev. D. Mattovelle e lo stesso Ecc.mo Vescovo di Cuenca, Mons. Manuel M. Polit. Egual degnazione aveva avuto il Vescovo di Loja Mons. José A. Eguiguren nella sua città residenziale. Il Vescovo di Cuenca, come V. S. sa, vuole a tutti i costi che si aprano regolarmente le scuole professionali.

Dopo breve riposo ed assestate le cose più urgenti, partii col nostro buon coadiutore M. Naranjo pel Sigsig, dove trovai il caro Don Spinelli che mi aspettava con vivo desiderio. Non ci eravamo più veduti da 15 anni! E noto a V. S., ed anche ai nostri Cooperatori, l'entusiasmo del popolo del Sigsig per l'Opera Salesiana. Conservi Iddio questo vivo entusiasmo perchè quanti possono ci vengano in aiuto nella nostra ardua Missione. Anche lungo il percorso effettuato da Loja a Cuenca, specialmente in Caftar, Azoguez, aveva trovato un grande entusiasmo per l'opera nostra e una tenera divozione a Maria Ausiliatrice. Don Mattana e Don Spinelli hanno per questo compiuto un apostolato. Al Sigsig, con l'aiuto dei Cooperatori, si è già innalzata una bella Casa, anche la chiesa è a buon punto, e i lavori continuano alacremente, sicchè si spera vederla condotta presto a compimento. Per quest'anno vi è addetto un solo dei nostri Sacerdoti, ma per l'anno venturo vi si stabilirà una casa succursale, poichè il Sigsig è proprio alle porte della Missione non solo per Gualaquiza ma anche pel lato di Gualaceo e d'Indanza. Nella chiesa provvisoria del Sigsig, sorpreso dalla gran quantità dei fedeli che la gremivano e dalla loro frequenza ai SS. Sacramenti, feci loro due esortazioni sulla divozione a Maria Ausiliatrice, e quei ferventi cristiani le presero tanto a cuore che per tutto il giorno continuarono le ascrizioni alla Associazione. Il rev. Parroco ci vuol tanto bene, che si interessò per una fondazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, cui il sig. M. Pesantes offre generosamente una sua casa per abitazione provvisoria. Al Sigsig ricordano tutti con entusiasmo il nostro caro D. Mattana, che con tanto zelo ed abnegazione vi esercitò il ministero sacerdotale.

La mattina del 15, col coadiutore Zanfrini mi posi in viaggio per Gualaquiza. Camminammo tre giorni, ma che memorabili giorni! Si era in tempo di pioggie e chi conosce quei cammini prova spaventa al solo pensarci. Più che strade quelle si potrebbero chiamare abissi, precipizi, burroni, fossi e pozzanghere. Un viaggiatore esclamava percorrendoli: « Ma che delitto avrò io commesso per dover passare in questi luoghi? » Grazie a Dio sani e salvi 'arrivammo a Gualaquiza. Or se s'incòntrano tante difficoltà per giungere nei pressi della Missione, pensi Lei che cosa dev'essere un'escursione nella Jivaria, ove i cammini e le comunicazioni sono mille volte peggiori. Eppure le escursioni sono indispensasabili, e si fanno e si faranno sempre, a costo anche della vita. Preghi quindi, amato padre, e faccia pregare perchè possiamo superare tanti pericoli.

Notizie della Missione. - 5o Battesimi. - Morti cristiane. - Una grand'opera da compiere!

Giunti a Gualaquiza, nei primi 3 giorni, febbre, stanchezza ed un malessere generale mi tennero indisposto. La Missione, sebbene non sia molto fiorente come si desidererebbe per mancanza di mezzi e di personale, nondimeno non lascia di fare del bene. I nostri lettori ne conoscono già lo stato per le relazioni pubblicate nel Bollettino, per cui limito in questa mia a registrare i semplici dati intorno l'amministrazione dei SS. Sacramenti, i catechismi e le escursioni fatte nel Vicariato negli anni 1906-1907.

È notevole anzitutto come i Jivari per mezzo dell'istruzione e di qualche attrattiva siano continuamente alla Casa-missione e si vadano ognor docilizzando. Di battesimi, negli ultimi due anni, se ne amministrarono 5o, di cresime 40 ; le confessioni e comunioni salirono a circa 900 e i matrimoni benedetti a 5. Esiste pure una scuola per i Jivari, sempre abbastanza frequentata, diretta da Don Cadena che possiede abbastanza la lingua ed in questo modo si attira sempre un numero considerevole di fanciulli. Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice compiono un apostolato di eroica abnegazione in mezzo alle donne.

Un fatto consolante è poi questo, che i Jivari battezzati, in punto di morte, domandano essi stessi gli ultimi Sacramenti. Recentemente il Missionario D. Cadena fu chiamato al letto del moribondo Sumagaski in un punto denominato Pachicosa, a due giorni di cammino a piedi da

Gualaquiza; ed una seconda volta a Cuchipanga, presso un certo Antonio Undi. Negli ultimi due anni i moribondi assistiti furono 25. Il Missionario si approfitta sempre di queste occasioni per catechizzare, e così a poco a poco aumenta il numero dei credenti in Gesù Cristo.

Nel Vicariato esistono pure varii centri cristiani di bianchi come San Josè, Rosario, Aguacate e Gualaquiza con un complessivo di 500 fedeli. A queste piccole popolazioni si dà mensilmente la comodità di assistere alla santa Messa ed anche di accostarsi ai SS. Sacramenti, specialmente nel tempo pasquale. Nella mia andata a Gualaquiza, essendomi dato premura di celebrare la S. Messa in questi luoghi, potei ammirare e rallegrarmi del gran numero di fedeli che si accostano ai SS. Sacramenti.

Padre amatissimo, Ella desidera vivamente di dar impulso a questa Missione; in realtà è una grand'opera da compiere ma piena di difficoltà. La prima è quella del personale; abbiamo bisogno di zelanti ed istruiti Sacerdoti, chiamati da Dio alle Missioni con vera vocazione e qualità apostoliche. Poichè per fare escursioni, per stabilire residenze (che a Pachicosa a due giorni di cammino da Gualaquiza, a Indanza, e in varii altri centri sono indispensabili) fa d'uopo di robusti e zelanti Missionari. Se qualcuno dei nostri al leggere questa mia si sentisse ispirato a venirci in aiuto in questo campo, non resista alla Grazia, perchè, in mezzo alle prove d'ogni genere, grandi son pure le consolazioni.

L'altra difficoltà a cui dobbiamo far fronte si è la mancanza assoluta di mezzi materiali. In Cuenca abbiamo fra mano un edifizio incominciato, e in Gualaquiza la casa e la chiesa sono in distruzione e quasi inabitabili. E incredibile a dirsi a quali sacrifizi devono assogettarsi i nostri Missionari, specie in tempo di pioggie (che durano la maggior parte dell'anno) non avendo un tetto che li copra! Urge pure erigere qualche cappelletta nei centri accennati, aprir cammini ed infine avere almeno ciò che è indispensabile pel personale e per provvedere al culto della chiesa e vestire i poveri fanciulli, ed aver anche qualche regaluccio per attirarli: ma per tutto questo occorrono grandi somme.

Non contando la Missione fondi proprii, non sappiamo a chi ricorrere, se non a Lei ed ai nostri zelanti Cooperatori. Dio voglia toccare il cuore a qualcuno di questi, perchè ci arrivino abbondanti soccorsi; e noi col sacrifizio della vita, affrontando qualunque privazione tollerabile, procureremo di estendere sempre più il regno di Dio e della Chiesa in mezzo a queste povere anime.

Ma che cosa faremo, se rimanessimo abbandonati nel nostro ministero per mancanza di mezzi materiali?

Chiudo questa mia con un unico desiderio, che cioè i bisogni di questa poverissima Missione abbiano a toccare il cuore di qualche anima generosa!

Maria SS. Ausiliatrice, la Patrona speciale di questo Vicariato, susciti Ella i suoi ministri per questa grand'Opera ed apra le borse dei facoltosi. Noi desidereremmo conoscere, o direttamente, o per mezzo di Lei, amato Padre, i nomi di quelli che ci verranno in soccorso, sia per raccomandarli in modo speciale al Signore, sia per imporre il loro nome e cognome ai nuovi neofiti nel Santo Battesimo. Ella intanto, benedica a tutti questi suoi figli ed in modo speciale chi le bacia la mano per tutti, il suo

Dev.mo in Corde Jesu

Sac. CIRIACO SANTINELLI Missionario Salesiano.

N.B. - Il sig. D. Rua unisce le sue raccomandazioni a quelle dei poveri Missionari che si accingono ad un'azione più ampia in mezzo agli infelicissimi Jivaros dell'Equatore, e s'incarica di mettere in diretta comunicazione coi medesimi le anime generose che vorranno accorrere in loro soccorso, come di spedir loro qualunque offerta in generi o in denaro ad essi destinata.

Matto Grosso (Brasile)

L'Opera dei nostri Missionari giudicata da un Deputato Federale.

IL Correio da Manha di Rio Janeiro ha pubblicato uno splendido giudizio del sig. Serzedello Corrèa, Deputato Federale, sull'opera dei nostri missionari fra i Bororos-Coroados.

L'egregio Deputato, il quale colla sua autorevole influenza, già nel 1906 fe' prelevare dai fondi del Ministero degli Interni un cospicuo sussidio per quelle nostre Missioni, non mancò nemmeno sul finir dell'anno scorso di perorar calorosamente - non sappiamo con qual esito - la stessa nobilissima causa.

« Io non ho altra cosa più rilevante - egli scriveva - e non ho altro di meglio a fare che chiamar l'attenzione del Governo e del Senato sui risultati già ottenuti dalla Missione Salesiana del Matto Grosso, con preghiera di considerare l'opera che colà si è incominciata, enorme nelle sue conseguenze, e feconda nei suoi benefici a favore degli indigeni di questa terra che amiamo e che è pur nostra patria! »

E con dati, fornitigli dallo stesso Ispettore D. Malan, enumera quanto si è già ottenuto nelle tre Colonie. Li riassumiamo brevemente.

Nella Colonia del S. Cuore, (fondata nel 1901, a 75 leghe da Cuyabà, sul fiume Barreiro) son 200 gli indii che vi hanno stabile dimora, mentre circa 6o gruppi di altri indigeni che non possono esservi. raccolti per mancanza di mezzi, la visitano annualmente. Nella medesima son già 6 le case costrutte con mattoni, le quali servono per abitazione al personale dirigente e per scuole ed officine, compreso un piccolo osservatorio Meteorologico che corrisponde coll'Osservatorio D. Bosco esistente nel Collegio Salesiano di Cuyabà. Vi si vedono anche 4 case, fatte di fango e pali, abitate dai capi della tribù e 30 capanne ben allineate, che, in mezzo al deserto, hanno l'aspetto di un bel paese.

Gli indii, lavoratori e docili alle istruzioni dei missionari, attendono alla coltivazione del riso, del granturco, della mandioca ecc. e mostrano sufficiente interesse per la conservazione degli utensili della Colonia e un'incipiente conoscenza pratica della nozione della proprietà e del valor del lavoro; a segno che tra loro si è cominciato a dar corso a buoni di carta, mediante i quali vicendevolmente si scambiano gli oggetti acquistati a lor volta nel magazzino della Colonia, come sarebbero abiti e ferramenta, e talvolta anche buoi ed altri animali domestici.

Le tenute, tanto quelle della Colonia, quanto le particolari degli indii, sono ben coltivate, ed arrivano complessivamente a 25.000 mq. di piantagioni di granturco, 1.6oo mq. di riso, e 3.000 mq. di canna da zucchero: in tutto un corrispondente ad un'estensione quadrata di oltre 170 metri di lato. Di più dieci lunghi filari di uva americana e 500 piante di caffè cominciano già a dar frutto ed alcuni orticelli fan pompa di ogni sorta di frutta.

Insieme coll'industria agricola vengono poi insegnati varii mestieri, e precisamente quelli dei falegnami, dei fabbri, dei sarti, della concia delle pelli e dei muratori. Trentacinque ragazzi attendono all'apprendimento dei medesimi. Anzi tre di essi, a stimolo ed eccitamento comune, vennero condotti alle Scuole Professionali del nostro Collegio di Cuyabà, anche nella speranza che, ritornando fra qualche anno alla Colonia, abbiano ad essere buoni ed intelligenti maestri ai loro compagni.

L'insegnamento letterario è già impartito in conformità dei programmi governativi, limitato per ora alle prime tre classi elementari. Queste, nell'anno scorso furono frequentate regolarmente dai 35 ragazzi suddetti, ed inoltre da 26 alunne.

Nè si può passare sotto silenzio la banda musicale composta di 30 strumenti, che ha già fatto risuonare fra quelle selve le note maestose dell'inno della patria.

Nella Colonia di Rio das Garças (detta dell'Immacolata Concezione, e fondata nel 1904 a 10 leghe da quella del S. Cuore ed 85 leghe da Cuyabà, in un luogo incantevole e fertilissimo grazie alle indicazioni speciali dell'ing. Maggiore Candido Mariano Rondon) vivono raccolti da 100 a 120 indii, che nella stagione più fredda arrivano anche a 200. Questa colonia, per la sua posizione topografica, è di un avvenire ancor più promettente. I suoi terreni, straordinariamente ubertosi, circondati da boschi stupendi e intersecati da acque abbondanti, han pure una considerevole cascata, che tra breve tornerà opportuna per sviluppare una forza motrice. Il terreno coltivato è di 2.000 mq. a granturco, 3.000 mq. a mandioca e 22.500 mq. a canna da zucchero, che fornirà ottima rapadura, uno degli alimenti più indicati e più ricercati dagli indii. Invece tanto in questa come nell'altra Colonia, il grano par che non possa dare gran frutto e quindi ne sarà impossibile la coltivazione.

Le scuole son tenute col medesimo metodo di quelle del Sacro Cuore. Le frequentano 30 ragazzi e ragazze, che quattro ore del giorno lavorano coi loro genitori o al campo o in casa, e per altre otto ore attendono allo studio ed alla propria educazione.

Qui son pure in attività alcuni telai acquistati da D. Malan a Torino nell'ultimo suo viaggio.

La Colonia del Sangradouro (detta di S. Giuseppe) è il tratto d'unione fra le due Colonie accennate e Cuyabà, vale a dire fra le foreste e le terre civilizzate. Dista 50 leghe da Cuyabà e 25 dalla Colonia del S. Cuore.

Questa terza Colonia venne aperta a due fini. Anzitutto per avere un deposito permanente e produttivo di muli, cavalli e buoi, indispensabili per il servizio di trasporto fra la capitale e le Colonie, e pel sostentamento degli indii ; infatti costerebbe troppo il provvedere annualmente centinaia e centinaia di buoi indispensabili pel mantenimento degli indii delle Colonie. E la Colonia del Sangradouro venne già avviata a fornire questo bestiame.

Inoltre essendo essa provvista di stazione telegrafica e, relativamente, trovandosi in contatto con il mondo civile, è la più indicata a ricevere le famiglie degli indii meglio civilizzati; le sue terre pertanto sembrano le più convenienti ad essere divise in tanti lotti da assegnarsi definitivamente a quei capi di famiglia, che dopo lunga permanenza nelle altre Colonie si saranno distinti per morigeratezza, obbedienza, amore al lavoro ecc.

In fine il Deputato Serzedello accenna come il sussidio concesso dal Governo e dal Senato a queste prosperose Missioni sia stato ben inferiore alle spese sostenute e conchiude:

Tale, nelle sue linee generali, è il risultato di questa straordinaria Opera di civiltà, cui con un'abnegazione ed una virtù eguali a quelle dei primi missionari, attendono D. Malan e i suoi confratelli. »

Pafagonia Settentrionale

Una Missione nel Neuquén. (Lettera del Sac. Domenico Milanesio).

General Roca, 27 febbraio 19o8

REV.MO SIG. D. RUA,

TROVANDOMI per gli Esercizi Spirituali in Roca, le chiedo scusa del mio lungo silenzio e mi faccio un dovere di mandarle ragguaglio di una missione di quattro mesi data da me l'anno scorso, percorrendo la bagatella di circa mille miglia nel Territorio del Neuquen. Sa con quali mezzi? su di un piccolo surki, l'umile carrozza qui in uso, tirata da una sola mula. Anni addietro sarebbe stato impossibile il farne uso, poichè le strade carrozzabili non erano che pochissime.

E qui mi pare il caso di richiamare alla memoria che da tempo immemorabile la Patagonia era attraversata da una infinità di piccoli sentieri, tracciati dalle erranti tribù indigene le quali non conoscevano la cavalcatura. In appresso seguirono le strade mulattiere, e finalmente la conquista del Deserto, condotta a capo dall'esercito argentino dal 1879 al 1883, e le vie divennero in buona parte carreggiabili. Nella mia escursione andai solo, per non avere chi mi accompagnasse, il che fece dire a più di uno: « Com'è possibile che questo Padrecito, già in età, abbia il coraggio di viaggiar da solo, dovendo guadare bene spesso fiumi pericolosi, e valicare montagne faticosissime? » Ma forse non pensavano che oltre l'affidarmi all'Angelo Custode, io non mi metteva mai in passi difficili senz'essere scortato da qualche buon vicino, che la sorte mi faceva incontrare. Tuttavia più che a queste misure suggerite dalla prudenza, di cui è un dovere far uso, io debbo attribuire ad una speciale assistenza del Signore l'essere stato preservato da ogni disgrazia; come pure ascrivo alla grazia di Dio la fortuna di aver potuto fare un po' di bene tra quella povera gente.

La brevità, che mi sono prefissa, non mi permette di discendere a minuti dettagli, per cui mi limito a ricordarle che nel corso di detta missione tenni circa duecento prediche o conferenze religiose e morali, ottenendo per frutto un 20o battesimi (di cui 5o di piccoli indigeni), 25o Comunioni e la benedizione di alcuni Matrimoni. Il numero delle Comunioni è relativamente poco: ma bisogna avvertire che nei dintorni di Junin, i cristiani son meno numerosi che in Chos-Malal; ed anche più indifferenti, come quelli che provengono in gran parte dall'Araucania. Da ciò si può capire quante fatiche ancora dovranno qui sopportare i nostri Missionari, prima di ottenere il frutto riportato in altri punti della Patagonia.

Due episodi.

Ma qui non posso proprio trattenermi dal ricordare la dolce impressione in me prodotta da una lettera, inviatami da un prigioniero, il quale assistette ad una specie di Esercizi Spirituali che dettai nelle carceri del Neuquén... Mercè quella santa Missione si ebbero otto conversioni d'infedeli che ricevettero il S. Battesimo, ed una ventina di cristiani si disposero a ricevere i Santi Sacramenti della Penitenza e della Comunione con vero sentimento di fede e di pietà. Or bene, tra i novelli convertiti ve ne fu uno sui vent'anni, il quale non contento di manifestare il suo dolore in confessione, mi scrisse una lettera che volli conservare.

« Sarei un ingrato, - mi scriveva - se non le manifestassi la più viva riconoscenza pel bene che la V. S. mi ha fatto colla spiegazione delle verità religiose durante la missione. Io, caro Padre, era avvolto nelle tenebre dell'errore e della ignoranza delle verità della fede. Fin qui sono stato cattivo ed ho offeso il Signore in mille modi, perchè non lo conosceva. Ma ora che ho avuto la bella sorte di conoscere le consolanti verità della Religione Cattolica, detesto la vita passata, e faccio formale promessa di vivere da buon cristiano.... »

Un altro episodio. In una delle visite fatte a un gruppo di famiglie indigene, fui rattristato dal vederne ingiustamente cacciate una mezza dozzina dai loro tuguri, dove, vivevano da più anni coltivando un po' di terra. Ella deve sapere che le terre da loro occupate appartenevano al fisco; e nondimeno alcuni stranieri, avidi di ricchezze e, a quanto pare , desiderosi di sfruttare le fatiche altrui, avevano comperato una tenuta di campi vicina alle abitazioni di quei poveretti, e a fine d'impossessarsi anche delle loro terre e case avevano fatto credere loro che essi le avevano acquistate ! Il fatto è che li costrinsero ad abbandonare quei luoghi, e quei poveretti temendo d'incontrare pene e prigione si erano determinati a sloggiare nella triste stagione, portando le loro tende altrove. Temendo d'essere colà pure disturbati, fecero ricorso a me perchè li aiutassi. Io ne diedi subito avviso al Governatore, che prese le misure del caso; per cui al presente si trovano contenti e tranquilli. Con tale protezione mi guadagnai siffattamente il cuore di quella povera gente che non poteva far cessare le loro proteste di gratitudine, promettendomi tutti di vivere da buoni cristiani. Infatti fecero battezzare volentieri i loro figliuoli, assestarono religiosamente le loro unioni coniugali, e quando vengono al paese, domandano di alloggiare alla Casa della Missione, dove vengono istruiti, e col pane del corpo ricevono il cibo dell'anima.

A Junin de los Andes.

Prima di finire, mi permetta di aggiungerle alcune notizie sulla nostra Casa-missione di Junin de los Andes.

In Junin la Missione gode di alcuni ettari di terreno, grazie alla bontà del sig. Carlo Cernados, padrone di una vasta tenuta corrispondente a venti leghe quadrate.

Noi riguardando la coltivazione della terra, come un mezzo efficace al benessere di queste popolazioni, abbiamo pensato a dissodare quel tratto di terreno a noi concesso e coltivarlo col duplice fine, di ricavarne alcuna utilità e stimolare a far altrettanto gli abitanti di quei luoghi, dei quali molti, o per ignoranza, o per poca abitudine, ciò trascurano quasi del tutto, sebbene poi si vedano forzati a menare una vita povera, errante e semiselvaggia. E vero che si è dovuto lottare per più anni indefessamente contro mille difficoltà; ma alla fine con un poco di sforzo da parte nostra e di altri vicini che hanno seguito il nostro esempio, siam riusciti ad ottenere qualcosa. Oggi infatti, nei pressi di Junin e nello stesso paesello, si vedono in ogni parte biondeggianti campi di grano e di altri cereali, alberi fruttiferi, orti e perfin giardini, che amenizzano le umili nostre abitazioni.

Eccole, amatissimo Padre, in breve le poche notizie che desiderava comunicarle. Se il Signore mi dà vita, presto, da solo od accompagnato da qualche altro sacerdote o catechista, intraprenderò un'altra missione per altre parti e mi farò un dovere di dargliene notizia. Intanto non manchi inviarmi una particolare benedizione, mentre mi ripeto nei Cuori di Gesù e di Maria

Suo dev.mo ed aff.mo

Sac. DOMENICO MILANESIO Missionario Salesiano.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pel 24 corrente tutti i Cooperatori sono invitali a prostrarsi ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice! Noi accoglieremo con viva esultanza quelli che pellegrineranno in persona a Torino per assistere alle féste solennissime che si celebreranno nel Santuario, poiché la loro presenza accrescerà alle medesime letizia e splendore; ma vorremmo procurare alla nostra Incoronata Regina un omaggio ancor più imponente, vorremmo cioe che tutti gli altri Cooperatori e pie e zelanti Cooperatrici nel giorno 24 di questo mese pellegrinassero in ispirito ai piedi dell'augusta nostra ,Patrona.

Niuno si ricusi di rendere alla benedetta Madre di Dio questo devoto omaggio, e raccomandando alla Vergine Ausiliatrice le nostre particolari intenzioni, i nostri bisogni spirituali e temporali, le nostre famiglie e tutti quelli che si raccomandano alle nostre preghiere, non dimentichiamoci di ringraziarla per averci concesso di salutare il suo fedel Servo D. Giovanni Bosco col nome di Venerabile e di raccomandarle instantemente la Causa della sua Beatificazione.

Ai sigg. Direttori, Decurioni

E A TUTTI I COOPERATORI.

Ai sigg. Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici raccomandiamo vivamente la 2a Conferenza annuale prescritta dal Regolamento, appunto per la solennità di Maria Ausiliatrice.

All'uopo invitino qualche illustre conferenziere, o preghino l'oratore del Mese Mariano od il predicatore domenicale della chiesa principale del luogo, a voler consacrare un discorso alle glorie di Maria SS. Ausiliatrice.

E poichè siam certi che lo zelo industre e fervente dei benemeriti Direttori , Decurioni , Zelatori e Zelatrici saprà realizzare solenni onoranze alla dolcissima Madre, preghiamo d'inviarci con sollecitudine un cenno brevissimo delle feste compiute, per non costringerci a tornare più volte nè troppo diffusamente sul medesimo argomento.

A tutti i Cooperatori poi raccomandiamo caldamente di ascriversi o di procurare nuove ascrizioni all'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice. Agli ascritti si propongono due cose « Promuovere la gloria della Madre del Salvatore , per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte; e promuovere e dilatare la venerazione a Gesù Sacramentato. »

LA NOVENA suggerita dal Ven. Giovanni Bosco.

Finalmente, in questa solenne ricorrenza, ricordiamo la novena che era solito suggerire D. Bosco a quanti gli chiedevano che cosa dovessero fare per ottener grazie da Maria SS. Ausiliatrice.

Il Venerabile diceva

I°. Recitate per nove giorni 3 Pater, Ave e Gloria al SS. Sacramento con la giaculatoria Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis (Cuore Sacratissimo di Gesù, abbiate pietà di noi) e tre Salve Regina a Maria SS. con la giaculatoria Maria Auxilium Christianorum, ora Pro nobis (O Maria, Aiuto dei Cristiani , pregate per noi) ;

2°. Accostatevi ai SS. Sacramenti ;

3°. Fate o promettete un'elemosina .proporzionata alle vostre forze a vantaggio delle Opere Salesiane.

Feste e date memorande.

Valparaiso (Chili). - Il Mensajero de Maria Auxiliadora, un nuovo periodico che si pubblica nella Capitale del Chili allo scopo di promuovere vieppiù intensamente il culto di Maria Ausiliatrice in quella Republica, reca la notizia di una solenne processione aux flambeaux svoltasi a Valparaiso.

La commovente cerimonia ebbe luogo per iniziativa dell'Istituto Salesiano, in ringraziamento della speciale protezione avuta in occasione dell'ultimo tremendo terremoto. Nonostante il tempo poco favorevole, riuscì imponente. Continui archi di trionfo splendidamente illuminati alla veneziana, si succedevano nel lungo percorso. Precedevano varie associazioni religiose, seguivano tutti gli alunni dell'Istituto con torcie accese, la banda musicale e quindi la statua di Maria Ausiliatrice avvolta in un nimbo di luce. Al ritorno della processione in chiesa disse un commovente discorso il sig. D. Arturo Aguavo e impartì la benedizione col SS. Sacramento l'Ispettore Salesiano D. Nai.

La Plata (Rep. Argentina). - Il Mensajero del Corazón de Jesus di Buenos Aires, in data 7 febbraio u. s., reca la notizia della benedizione impartita da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Terreno ad una nuova Cappella di Maria Ausiliatrice a La Plata, a cui fecero da padrini la benefattrice signora Carmen P. de la Rosa de Dupuy e il sig. Giulio Podazza. Noi però non abbiamo ancor ricevuto in proposito altra relazione.

Salvatierra (Guanajuato-Messico). --- Un nucleo di buoni Cooperatori di questa città si fece promotore di pubblici festeggiamenti in onore di Maria SS. Ausiliatrice in occasione dell'anniverdella sua incoronazione che si compiva il 16 dicembre 19o6 nella capitale messicana. L'immagine di Maria Ausiliatrice fu collocata sull'altar maggiore della Chiesa deil' Addolorata, ove si cantò messa e quindi l'inno del ringraziamento. La religiosa e devota funzione è una prova di più della grande espansione che ha preso e che va prendendo ognor più nella Repubblica Messicana il Culto di Maria Ausiliatrice.

GRAZIE E FAVORI

Una guarigione prodigiosa.

Amore e riconoscenza reclamano pubbliche azioni di grazie alla potente Ausiliatrice dei Cristiani, che ascoltando le nostre suppliche in quelle del suo devoto D. Bosco, si è degnata far brillare un raggio della sua potenza colla prodigiosa guarigione d'una nostra carissima Consorella Madre M. Candida di S. Giovanni della Croce. Addì 22 dicembre ultimo scorso essa fu colta da sintomi di ostruzione intestinale, e purtroppo il vomito nero non tardò a dir chiaro che le funzioni viscerali erano morte in lei. Il bravo medico curante, la sera di Natale mi fece capire che disperava di salvarla. Domandammo consulto con altro valente dottore e il fatale responso confermò la prima sentenza : e i bravi clinici conchiusero « o una pronta operazione o la morte ». Ma l'operazione, dagli stessi dichiarata difficilissima, con, l'organismo distrutto della povera paziente, chela ricusò serena nella sua disposizione di morire, era impossibile; e quindi impossibile il salvarla. Solo un miracolo poteva dunque ridonarla alla comunità, che pel timore di perderla era nella costernazione.

E noi unanimi la chiedemmo la grazia alla, prodigiosa Madonna di D. Bosco, e fatta la nostra piccola offerta, promettemmo di pubblicare il favore, qualora l'avessimo ricevuto. La devota Immagine di Maria SS. Ausiliatrice era continuamente sul petto della cara inferma ; la novena era fatta da tutte col massimo fervore e colla più ferma speranza; ma il male insisteva si, che le fu amministrato l'Olio Santo, e la mattina del 29 si trovava in sì estrema prostrazione, che il rev. nostro sig. Direttore credette opportuno di farle la raccomandazione dell'anima. Tuttavia le nostre suppliche non cessavano e spuntava l'alba del 3o dicembre quando la moribonda si sentì sollevata: i suoi visceri ripigliarono vita e funzionarono inaspettatamente; il nodo intestinale era sciolto, non per virtù dell'arte salutare, che s'era dichiarata incapace di combattere un male invincibile , ma per celeste protezione chiesta con grande istanza. È proprio Maria SS. Ausiliatrice che ce l'ha salvata. Gli stessi medici-chirurgi che la visitarono attestano che Suor Maria Candida di S. Giovanni della Croce « caduta gravemente ammalata il giorno 22 dicembre 1907 con sintomi di occlusione intestinale, malgrado la gravezza del male, dimostrata dalla stipsi invincibile, dal vomito fecaloide e da sintomi di stercoremia » quantunque si sia « rifiutata all'intervento chirurgico proposto, potè ancora riaversi dal grave stato in cui trovavisi, tanto da essere in grado di lasciare il letto dopo qualche giorno ». Nell'accludere la copia autentica di tale dichiarazione, tengo a dichiarare, pur ossequente in tutto e per tutto ai Decreti di Papa Urbano VIII e di altri Sommi Pontefici, che la guarigione di Suor Maria fu chiesta alla Beata Vergine Ausiliatrice in prova della Santità del suo Servo fedele il Venerabile Giovanni Bosco, una memoria del quale posò insieme coll'immagine della Vergine Tauma turga continuamente sul petto della moribonda.

In fede.

Cannobio, 29 marzo 19o8.

Me. M. AGOSTINA DI S. STANISLAO Superiora.

MARIA CANDIDA DI S. GIOVANNI DELLA CROCE graziata.

Ricorrete con fiducia a Maria Ausiliatrice.

Se vi è una persona che per prova può magnificare la potenza di Maria Ausiliatrice sono io, benchè indegnissimo. Questa buona Madre due anni or sono mi ha, .si può dire, tratto da morte a vita, perchè al punto in cui mi trovava non v'era proprio alcuna speranza, ma essa mi ha prodigiosamente guarito. Ricaduto pochi mesi fa, mi trovai di nuovo in ben misere condizioni ; ma di nuovo feci ricorso a Lei con viva fiducia. Oh quanto è buona Maria! Ella venne prontamente in mio aiuto, mi sollevò come per incanto dal male, ed eccomi in piena convalescenza con stupore di tutti.

Compio questa pubblicazione non solo per adempiere alla promessa fatta, ma anche perchè quanti sono afflitti da qualsiasi avversità non si accascino, ma a guisa di quest'ultimo dei Sacerdoti ricorrano con fiducia alla protezione di Maria Ausiliatrice, sicuri di essere esauditi.

Ubiate (Bergamo), 23 marzo 1908.

Sac. PANSERI GIUSEPPE.

Fenegrò. - Il giorno 3 dello scorso febbraio mio marito stava su di una scala a piuoli riaggiustando un pergolato. Tutto ad un tratto perdette l'equilibrio e cadde stramazzoni a terra battendo la testa sul selciato, riportandone una grave fenditura al cranio. Al grido : Maria aiutatemi ! accorsi e quale strazio... lo trovai in un lago di sangue senza dare il minimo segno di vita. Immediatamente, mi rivolsi io pure alla Vergine Aiuto dei Cristiani, pregai e decisi di fare una devota novena alla cara Madonna di Don Bosco, fiduciosa ch'Essa me l'avrebbe guarito.

Chiamati vari medici, tra i quali un valente professore, tutti asserirono essere il caso disperato e che solo un miracolo poteva salvarlo ; ma la Celeste Regina dopo replicate preghiere, manifestò la Sua potenza e premiò la mia fede, poichè ora ho la consolazione di vedere il marito in piena convalescenza.

L'ammalato riconoscente della grazia ricevuta si unisce a me a ringraziare Maria Ausiliatrice e ad invitar tutti a benedirla e a ricorrere a Lei in tutti i bisogni della vita.

17 marzo 1908.

UBOLDi MARIA in RuscoNi.

Redona (Rimini). -Ebbi altre volte la consolazione di pubblicare delle grazie ottenute dalla mia famiglia per intercessione della Vergine Santissima, invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice.

Oggi compio nuovamente questo grato dovere. Una preoccupazione di gravità estrema incombeva su me ed i miei. Pochi, pochissimi giorni ci separavano da una data che poteva esserci causa di immenso dolore. Di fronte al pericolo ci rivolgemmo a Maria SS. Ausiliatrice, promettendo una piccola offerta alle Missioni Salesiane qualora il nostro dolore avesse trovato il necessario conforto. Ed il conforto venne e la consolazione fu tenerissima e piena.

La minaccia del pericolo si dileguò d'un subito; e voglia la Vergine Santissima che non ritorni mai più !... Il povero nostro cuore è ora pieno di devota riconoscenza verso la Vergine tanto potente e buona.

1 marzo 19o8.

Ba. BIANCHI

Lugagnano. - Una mia carissima nipotina, bimba di I5 mesi, s'ammalò improvvisamente di una bronco-polmonite diffusa, dichiarata dai medici, caso disperato. Il babbo della bimba, nel momento della più grave trepidazione, mi scrisse chiedendo preghiere a Maria SS. Ausiliatrice alla quale egli aveva votato la piccina. Ed oh ! bontà di Maria, non era ancor terminata la novena incominciata in suo onore, quando il fratello mi annunzia, con sua gran soddisfazione, che la bimba era già fuori pericolo, e ringraziava me e le buone suore delle preghiere fatte.

Ora la piccina è completamente guarita ed io adempio alla fatta promessa.

29 marzo 19o8.

Suor GIUSEPPINA PINGENTO Figlia di M. A.

Bassano. - Una persona divota, madre di un unico figlio, il quale era ammalato da molto tempo di bronco-alveolite ed essendo di complessione debole si temeva salvarlo, angustiata ricorse fiduciosa a Maria Ausiliatrice, e venne prodigiosamente graziata. Invia riconoscente un'offerta per una novena di ringraziamento.

13 febbraio.

MARIA BELLONI.

Verona. - Sono guarita per grazia di Maria. Dopo sette anni e più di serio incomodo, il quale pareva non avesse a finire che colla morte, il giorno 30 ottobre dell'anno scorso subii una gravissima operazione, con grande trepidazione anche dei medici stante lo stato mio deplorevole, la quale invece mi ridonò in un punto solo alla mia salute primiera. Dunque , quando tutto pareva perduto, la Madonna ha esaudite le preghiere che tante buone persone avevano fatte per me. Grazie, o Maria SS. Ausiliatrice, grazie ora e sempre.

6 marzo 19o8.

Una Cooperatrice.

Casamicciola (Ischia). - Un morbo infame, tifo con complicazione di bronco-polmonite, il 23 settembre 1907 attaccava la mia figlia maggiore, Regina Morgera, minacciandone l'esistenza per oltre due mesi. Trovandomi con altri tre figliuoli in casa e con la terribile minaccia di vedere anche questi attaccati dall'infezione, dolentissimo mi rivolsi con fede a Maria Ausiliatrice pregandola a liberarmi la figlia, ed avrei pubblicata la grazia. Ora che la figlia è guarita e che la famiglia è libera da qualsiasi pericolo, eccomi a ringraziarla pubblicamente.

8 gennaio 19o8.

GIOVANNI GIUSEPPE MoRGERA.

Pinerolo. - Nel febbraio 1907 il mio unico fratello cadde ammalato di pleurite. In sulle prime credevo che fosse cosa da poco; una poi il dottore disse che la malattia era grave e che non guariva più. La mia povera mamma piangeva sempre ed io pure ero afflittissima per quella malattia senza speranza. In sì dolorosa contingenza mi venne in mente di raccomandare il caro fratello alla protezione di Maria Ausiliatrice che non abbandona mai chi si rivolge a lei. La pregai con diverse novene e mi esaudì, ed oggi, sebbene in ritardo, compiendo le mie promesse sono stata in compagnia del mio fratello a prostrarmi ai suoi piedi piena di riconoscenza.

12 marzo 1908.

RoSTAGNO MARIA.

Rancate (Canton Ticino). - Sia benedetta Maria Ausiliatrice! che m'ha concesso la guarigione di mio marito da una polmonite e bronchite doppia e poi da un'operazione alla testa, di cui i dottori non assicuravano la guarigione. È la bontà di Maria che ci ha consolati. Non ho parole per esprimere la mia riconoscenza.

28 febbraio 19o8.

RUSCA MARIA IN CALDERARI.

Gonzo (Bergamo). - Alla metà del mese di giugno u. s. lavorando nel Cotonificio centrale della Valle Seriana, ignaro della forza degli acidi, per una lesione che aveva nella mano mi vidi in pochi giorni in procinto di sottopormi all'amputazione del braccio. Così volevano i dottori; ma io lasciai l'ospedale ed ogni prescrizione per la grande paura che sentiva nel sottostare al ferro chirurgico, e mi raccomandai a Maria Ausiliatrice. Essendo stato pienamente esaudito, faccio pubblica la grazia in segno della mia riconoscenza.

22 marzo 1908.

FURIA GIUSEPPE DI FRANCESCO.

Torino. - Sento il dovere di rendere pubbliche grazie alla Vergine Santa, da me invocata sotto il titolo di « Maria Ausiliatrice » in una questione assai delicata ed importante. Voglia questa pietosa Madre continuarmi la Sua efficace protezione in ogni mio bisogno, come ora.

10 aprile 19o8.

D. B.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A) - Alba (Cuneo): Gneme Margherita 10 - -Alcamo (Trapani): Manno Giuseppe 2 - Alice Castello: Massara Francesco 2 - Altissimo (Vicenza): Taldo Giuditta 5 -- Arzignano (Vicenza): Angela. Bruttomesso, in ringraziamento ed implorando nuove grazie - Ascoli Piceno: Suor Margherita Mosso a nome di una maestra, ex-convittrice dell'Istituto Cantalamessa.

B) Bagnacavallo: Agostino Zannori - Bagnone (Massa): Giuseppa Donati 3 - Baldissero: Sategna Maria - Bedizzole (Brescia): Gasparini Maria 5 - Bellinzona (Canton Ticino): Promessa Santina 5 - id.: Mazziri Camilla 5 - Benevento: Chierico Michele Zappitelli 2 -- Bondeno (Ferrara): Garbellini Angelo 5 - Bordighera: Trucchi Famiglia -- Borgo a Muzzano: Vitalina Patagi 4 - Buttigliera d'Asti: Matta Teresa - Buriasco: Allasino Luigi 2.

C) - Cagliari: Perti Pani Consolata 5 - Calvenzano (Milano): T. M. Cooperatrice Salesiana 10 - Caprino Veronese: Zambonini Giovanni 5 - Carsi (Genova): Rossi Virginia 5 - Casale Monferrato: Emilio Marchini - Casoni di Mussolente: Angela ved. Busnardo - Castelrosso: Bonomo Giovanna - Cesano Boscone (Milano): D. Pogliani Domenico a nome di pia persona 25 - Ceva: G. A. per molte grazie ricevute, 1oo - Chivasso A. P. - id.: Turasso Giovanni Battista fu Giacomo - Colico (Como): M. P. 5 - Como: Fracassi Antonietta 4 - Conegliano (Treviso): Liberale De-Nardi 5 - Coniolo (Casale Monferrato): Coniugi F. d. R. - Conzano Monferrato: Scagliotti Maria 3.50 - Cosola di Cabella (Alessandria): Callegari Clotilde io - Cuccaro Monferrato: Valmaechino Amalia 2 - Curnasco (Bergamo): Capelli Fedele 2.

D) - Diano d'Alba: E. M. - Donnaz (Aosta): P. N. 7.

F) - Faule (Cuneo): Avalle Antonio io - Firenze: Matilde Pompignoli 2 - Forlimpopoli: Giorgetti Briani Teresa 1o - Francenigo (Treviso): Raimondo Cao.

G) - Genova: Antonia Viganego 2 - Girgenti: V. A. Gaglio 2 - Grenoble (Francia): Molino Virginia 2 - Guspini (Cagliari): Gilla Pais, 3.

I) - Igliano (Cuneo): Arciprete Giuseppe Viglizzo a nome di una madre di famiglia - Intra: T. M. 5 - Isola d'Asti: Rosa Giannotti.

L) - Labante (Bologna): Rubini Leonilda 5. - Lovere (Bergamo): N. N. - Lussello: Emilia Garoglio.

M) - Mazzarino (Caltanisetta): Giuseppe Bordo Architetto 5 - Mazzurega (Verona): Gelmini Santa 10 - Mignanego (Genova): Eleonora Oneto 5 - Millaures (Torino): Giuffrey P. S. 5 - Mineo (Catania): Mario Agosta 5 - id.: Fortunato Alber-tini - Mirabello Monferrato: Provera Erminia Garavello - Monbarzzzo (Alessandria): N. N. 6 - Mombello Torinese: Cerruti Elisabetta - Mondonio d'Asti: Musso Matilde 10 - Montecassino (Caserta): D. Pietro Tudone 10 - Montichiari (Brescia): Elide Bellotti 2 - Montelupo: P. C. G. - Montereale Centina (Udine): Venier Pierina ved. Tren 5 - Monterotondo (Roma): Giuseppe del Pio 10 - Montorso (Vicenza): N. N. 5 - Moretta (Cuneo): Brunetto Teresa - Mosso S. Maria (Biella): Una figlia di Maria 5 - id.: N. N. implorando grazie 5.

N) - New York (S. U. A.): Ofria Lodovico 5 - - Nimis (Udine): B. T. 5 - Nizza Monferrato: Berta Marco.

O) - Ora lungo l'Adige (Trentino): Vittoria

dei Malfery. - Orsara Bormida (Alessandria): Carozzo Marianna 1.40 - Ossona (Milano) : Nardi P. 5 - Ozieri (Sassari): Virdi Can. Antonio 5.

P) - Pesciola: Rocchia Maddalena 5 - Pinerolo: Rosa Richiardone - Pieve Albignola Brambilla Camilla 5 - Podenzano (Piacenza): Dott. Scotti Antonio 5 - Pordegnone: Maestra Angelina Rigotti 6.28 - Porto Maurizio: Un figliuolo 2 - Pozzolo Formigaro (Alessandria): Celestina della Cifra 5 - Predappio (Forlì): Don Pietro Zoli, parroco di S. Biagio in Riggiano 2.50id.: a mezzo del suddetto: Catterina Zoli, fu Livio 2.50. - Puja di Pordenone: A. R. e G. S. 4.

R) - Rancio Valcuvia (Como): Pianazza E. - Rapallo (Genova): Teresa R. 5 - Reno di Tizzano: Maestra C. de Marchini - Riva di Chieri : Maddalena Vastapane - Rirarolo Canavese: Margarita Canonica a nome di una Cooperatrice Salesiana - Roasio Santa Maria (Vercelli): Cagna Perasso Maria 5 - Roma: P. Paluzzo - Rovigo: M. L. Franceschini 5.

S) - S. Pierre (Aosta): Famiglia Vesan 10 - S. Biagio della Gima (Porto Maurizio): Maccario Marietta 2 - S. Damiano d'Asti: Franco Vincenzo 3 - id.: Famiglia R. 5 - Sanfront (Cuneo): Don Opetto Domenico , 20 - S. Giorgio Lomellina: Bagnaschi Rosa 5 - Sanico (Moncalvo Monferr.): Amalia Meda i - S. Remo (Portomaurizio): Teol. Dott. Tommaso Allara - S. Ilario Ligure (Nervi): M. I. - Sinnari (Cagliari): Pinna Felicina 2 - Soave (Verona): Busello Bettili Carolina 2 - Sordevolo (Novara): Una pia persona 12.

T) - Torino: C. Fasalis 2 ---id.: Clotilde Fenoglio - id.: Ferraris Rosa - id.. Emilia Bussolina id. : Rossi Vittoria - id. : G. C. B. 2 - id. un'antica cooperatrice (M. A.) 3 - id.: M. T. C. - id.: G. M. M.

U) -- Udine: Anna Candidi Tommasi 10.

V) - Velletri (Roma): Paluzzi Can. Felice 10. - Vacenza: B. G. 2 - Villadeati (Alessandria): Cafasso Battista 5 - Vittorio (Treviso): Maria nob. Del Pero 4 - Volpago (Treviso): V. Andrea. 5.

X) - Lunardi Matilde 5 - Ballardin Maria - Livia Quaglia.

Santuario di Maria Ausiliatrice

TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 maggio al 10 giugno.

Fino al 24 maggio -- Continua il mese di Maria SS. Ausiliatrice collo stesso orario:

Giorni feriali: Messe dalle 4.30 alle 10 - Ore 5.30 Messa, predica, benedizione - Ore 7.30, seconda Messa della Comunità - Alle ore 20: lode, predica, benedizione.

Giorni festivi: Messe dalle 4.30 alle 11.30 - Ore 5.30 e 7.30 Messe delle due Comunità -- Ore 10 Messa solenne - Ore 10 e 16.30, Vespri, predica, litanie e benedizione solenne.

Oratore : Teol. D. Antonio Notario, Salesiano.

15 maggio - Comincia la solennissima Novena. -Oratori: al mattino il Teol. D. Notario predetto; alla sera il rev.mo Mons. Giuseppe Alessandro dei Conti dl Sanfermo, Canonico di S. Maria Maggiore in Ronfa.

17 maggio: Anniversario della Pontificia incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice. Indulgenza plenaria a chi visita il Santuario dai primi vespri del giorno 16 alla sera del 17 -- Ore 7.15: Messa celebrata da S. Eccellenza Rev.ma Mons. COSTANZO CASTRALE, Vescovo titolare di Gaza. - Il resto come nei giorni festivi.

23 maggio: Vigilia della Solennità di Maria Ausiliatrice : Ore 5.30: Messa, Predica , Benedizione solenne - Ore 7.30: Messa celebrata da S. Ecc. Rev.ma Mopsignor LUIGI SPANDRE, Ausiliare dell'Eminentissimo Card. Arcivescovo - Alle ore 16: Conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane, seguita dal canto delle Litanie, Tantum Ergo e Benedizione solenne - Ore 19: Primi Vespri Pontificali , Discorso e Benedizione solenne - Illuminazione dell'esterno del Santuario.

NB. - Il Santuario si chiude alle ore 22.30.

24 maggio: Solennità di Maria SS. Ausiliatrice e primo giorno della Corte di Maria - Indulgenza plenaria - il Santuario si apre alle ore 3 - Ore 5.30 : Messa celebrata dal rev.mo sig. D. Michele Rua.- Ore 7.30: Messa celebrata da Sua Eminenza rev.ma il signor Cardinale AGOSTINO RICHELMY , nostro Veneratissimo Arcivescovo - Ore 10 : Messa Pontificale di Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Lodovico Marchese Gavotti, Vescovo di Casal Monferrato. -- Infra Missam panegirico detto dal Rev.mo Mons. di Sanfermo. - Alle ore 16: (per comodità dei Pellegrini): Litanie, Tantum ergo e Benedizione solenne - Ore 18: Vespri pontificati da Mons. Vescovo di Casale , Processione, Trina Benedizione col SS. Sacramento impartita dall'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo.

NB. - Si eseguirà la Missa solemnis in honorem Sancti Joseph del M., Cav. Remigio Renzi.

25, 26 maggio (2° e 3° giorno della Corte di Maria) e 27 maggio - Rogazioni - Dopo la messa delle 5.30 e alle 19.30, Litanie e Benedizione.

NB. - Le preghiere del giorno 25 sono in suffragio degli ascritti all'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice e di tutti i benefattori defunti del Santuario.

28 maggio: Ascensione di N. S. G. Cristo: Solenni funzioni di chiusura - Ore 5.30 e 7.15 Messa delle Comunità -- Ore 10 : Messa solenne pontificata da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, Arcivescovo tit. di Sebaste -Alle ore 16: Litanie, Tantum ergo e Benedizione solenne - Alle 17: Vespri, Discorso, Te Deum e Benedizione solenne impartita da Mons. Cagliero.

NB. - Messa del giorno 24.

7 giugno: Solennità di Pentecoste - Messa cantata alle 9.30 - Alle ore 15.30, Vespri , discorso e benedizione solenne.

NOTIZIE VARIE

L 14 aprile ti. s. le LL. AA. RR. il Principe Tommaso e la Principessa Isabella di Baviera, Duchi di Genova, festeggiando in intima festa solenne le Nozze d'argento della loro felicissima unione, chiamavano a parte della loro esultanza anche l'Oratorio di D. Bosco in Valdocco, inviando la gradita offerta di L. 500. Agli Augusti Principi, che alle gioie della carità vollero religiosamente unito il domestico tripudio, voli ossequiosa l'assicurazione delle nostre più ferventi preghiere e di quelle dei nostri orfanelli.

- Il 25 marzo, al cospetto di tutta la cittadianza plaudente, faceva il suo ingresso nel Duomo di Parma il venerando ArcivescovoVescovo Mons. Guido Maria Conforti. Fu tutto un popolo che s'inchinò riverente dinanzi il nuovo Pastore, il quale, già amato per le rare sue doti di mente e di cuore, fu accolto in trionfo dal gregge esultante. Al veneratissimo Presule, Fondatore dell'Istituto Parmense per le Missioni Estere, tornino accetti anche i nostri più fervidi voti.

Per la Causa di Domenico Savio.

Sabato, 4 aprile u. s. nella Ven. Curia Arcivescovile di Torino si è aperto il Processo Ordinario informativo per la causa di Beatificazione dei Servo di Dio, Domenico Savio, pio alunno del Venerabile Giovanni Bosco.

Dando la consolante notizia, invochiamo le preghiere dei nostri lettori per implorare le benedizioni di Dio e i lumi celesti a così importantissimo fine.

L'Onomastico del S. Padre.

Fedeli agli insegnamenti di D. Bosco, i suoi figli si studiano di inculcare nei loro alunni

la più viva e sincera venerazione per l'Augusta Persona del S. Padre ; e n'è bella prova lo slancio affettuoso con cui si celebrò in molte nostre case l'Onomastico del Regnante Pontefice.

A Roma, nell'Ospizio del S. Cuore, con affettuoso pensiero si prepararono per la circostanza 5o alunni alla prima comunione, e alla sera nell'annesso Santuario compivasi una solennissima funzione di ringraziamento e di preghiera per la longevità del S. Padre. Impartì la benedizione, dopo il canto del Te Deum, Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Symon.

A Verona, nell'Istituto D. Bosco, si tenne un'accademia musico-letteraria riuscitissima. Dopo un inno d'occasione appositamente composto, il direttore dell'Istituto lesse un telegramma annunziante la compiacenza del S. Padre per gli auguri inviatigli e la sua benedizione. Anche l'Em.mo Cardinal Bacilieri applaudente « alla festa religiosa ed accademica con cui l'Istituto D. Bosco celebrava uel giorno onomastico il giubileo sacerdotale del migliore (lei padri il Sommo Pontefice Pio X, che Iddio conservi, prosperi e consoli usque in senectam et senium » inviava la sua Pastorale Benedizione. Quindi il rev. Don Pasi di Faenza tenne un discorso bello di forma e denso di concetti su Pio X, verso il quale, disse, devono convergere l'affetto, la riconoscenza e la obbedienza dei cattolici tutti. Seguirono prose e poesie in italiano, francese, latino e greco e due bellissimi dialoghi recitati dagli artigiani dell'Istituto con tale brio e verve che provocarono applausi calorosi. La sala era stipata di parenti degli alunni e di ammiratori e benefatfori, i quali si mostrarono felici di aver avuto occasione di attestare, con il loro intervento all'accademia, il proprio attaccamento figliale al Santo Padre Pio X.

Così pure, a Perosa Argentina, nel Collegio S. Filippo Apostolo, più solenne del consueto, appunto in omaggio al S. Padre, si celebrò la festa di San Giuseppe nella chiesina dell'Istituto, la quale è dedicata a S. Giuseppe. Disse il discorso il rev. Parroco di Villar Perosa. E il S. Padre, accogliendo benignamente la domanda del Direttore, in data 22 marzo accordava « a tutti quelli che faranno la S. Comunione in detta chiesa o il mercoledì o la domenica di ogni settimana l'Indulgenza plenaria, applicabile anche ai fedeli defunti. »

S. Giuseppe esaudisca le nostre preghiere, e consoli il cuore del Sommo Pontefice col dissipare le insidie dei tristi e col ricondurre all'ovile di Gesù tante pecorelle smarrite.

In Italia.

BOVA MARINA - Il giubileo di Mons. Pugliatti. - Il 25 marzo rimarrà incancellabile nella memoria del popolo bovese. Ricorrendo il 50° anniversario della sacerdotale ordinazione di S. E. Mons. Domenico Pugliatti, Vescovo di Bova, tutti i diocesani con unanime slancio di fede e d'amore deliberarono di festeggiare questo lieto avvenimento. La prima scintilla, sia detto ad onor del vero, partì dai Seminaristi, i quali assecondati dal Capitolo della Cattedrale, dal Clero e dal popolo, organizzarono una festa che riscosse il plauso universale.

L'alba del solenne giorno fu salutata dalle liete armonie della banda musicale che con gentile pensiero era discesa per la circostanza da Bova Superiore. Alle 10 Sua Eccellenza, preceduta dagli alunni del Seminario e circondato da un'eletta schiera di illustri personaggi del Clero e del Laicato, moveva dall'Episcopio alla Chiesa Cattedrale dove tenne pontificale solenne. Al suo passaggio il popolo si riversava nella via scoppiando in fragorosi applausi, mentre il venerando Presule sorridente benediceva. La schola cantorum del Seminario eseguì con precisione e sentimento una messa in musica e vari mottetti. Al Vangelo lesse il discorso di circostanza uno dei nostri confratelli, già professore nel Seminario. La cerimonia religiosa si chiuse col canto solenne del Te Deum e colla benedizione del Santissimo.

Al pranzo, offerto a Sua Eccellenza dal Rettore del Seminario, presero parte le personalità più spiccate della città e della diocesi di Bova, e la festa fu coronata da una riuscitissima accademia musico-letteraria. Aprì il trattenimento il canto di un geniale ed affettuoso inno composto per la circostanza del maestro di musica prof. D. Giacomo Tropea, quindi si succedettero con mirabile intreccio canti assoli e corali, declamazioni di prose e poesie, inneggianti al venerato Pastore, che aveva per tutti un sorriso pieno di bontà e una parola affettuosa. Durante l'accademia fu distribuito un Numero Unico, nel quale insieme coi ritratti del Sommo Pontefice, di S. E. il Cardinale Portanova, del Vescovo festeggiato, del Rettore del Seminario, era raccolto il fior fiore delle poesie, composte per l'occasione , varie lettere inviate dai Vescovi e Cardinali amici ed ammiratori del venerando Presale, e, prima fra tutte, la lettera con cui il Cardinale Merry del Vai inviava a nome di S. S. Papa Pio X una speciale benedizione per Sua Eccellenza e per tutti quelli che festeggiavano il Suo giubileo Sacerdotale.

Auguri sinceri ad multos annos al venerando Monsignor Pugliatti, che sì larga corrente di venerazione e di affetto gode fra i suoi diocesani.

PARMA - Gli allievi della Scuola di Religione, unitamente agli ex-allievi del Collegio S. Benedetto, il I° aprile si raccoglievano attorno il loro primo maestro e direttore, dott. D. Carlo Baratta, in una di quelle adunanze ove si ritemprano i più nobili affetti e riverdiscono e si rinforzano i più santi propositi. Parlarono tra vivi applausi l'attuale direttore Don Paolo Lingueglia , il sig. avv. De Giorgi con parola alata e calda d'affetto, il giovane sig. Tonchi a nome della scuola di Religione e il dott. G. Micheli, a nome e per conto della Associazione degli Antichi Allievi, il quale seppe trovare la nota più opportuna. Conchiuse D. Baratta, rivolgendo a tutti parole d'affetto e mandando un pensiero a quel cuore di padre, che è il nuovo Vescovo Mons. Conforti.

All'Estero.

ALESSANDRIA d'EGITTO. - All'Istituto D. Bosco. - Leggiamo nel Corriere Egiziano del 4 aprile u. s. « Il comandante della R. Nave Curtatone accompagnato dal Vice-console e da un ufficiale si recò ieri a questo Istituto. Visitò i locali, i laboratorii ed esaminò pure vari saggi di disegni e lavori scolastici. Espresse infine la sua soddisfazione ai giovani schierati e rivolse belle parole chiuse dal grido di Viva il Re! Le note della Marcia Reale ed un caloroso battimani furono l'ultimo saluto. »

BOGOTA (Colombia). - Distribuzione dei premi. -

L'atto solenne fu dedicato al Ministro di Pubblica Istruzione Dott. Giuseppe Maria Rivas Groot, nostro insigne benefattore, che si era degnato assistere agli esami pubblici, rilasciando ampia dichiarazione della sua piena soddisfazione. Il programma si aperse con un discorso sullo studio della religione. Seguì il canto dell'inno nazionale e, tra gli entusiastici applausi di tutti i presenti, si presentarono a ritirare dalle mani di Mons. Arcivescovo il diploma di maestro, i sei primi alunni che riuscirono a graduarsi in quelle scuole di arti e mestieri. Fu una festa solenne che tornò di grande conforto a tutti i premiati e di potente stimolo a tutti gli allievi.

BUENOS AIRES - Anche gli Ex-alunni dei Collegio S. Giov. Ev. alla Duca, si sono uniti in Associazione, con varie sezioni in seno alla medesima, affine di meglio soddisfare a tutti i bisogni e le tendenze degli associati. Le sezioni sono: un circolo di letteratura, un secondo di studi sociali, un terzo di musica, un quarto di sport, un quinto di mutuo soccorso. Auguri e rallegramenti cordiali ai singoli soci e specialmente al Consiglio Direttivo, che ci ha promesso un più ampio resoconto di quanto si è già operato.

NECROLOGIO

Mons. Prospero G. M. Alarcon Arcivescovo di Messico.

IL 1° aprile il telegrafo ci annunziava la morte di questo venerando Prelato, che accolse per il primo i figli di D. Bosco in Messico, ed ai quali dimostrò più volte la più cordiale benevolenza. Egli aveva 8o anni poichè era nato in Lemma il 30 luglio 1827. Era arcivescovo dal 17 dicembre 1891. Una fervida prece pel riposo dell'anima sua!

Can. Giovanni Battista Fabrizi.

Nato il 24 maggio 1819 in Genzano di Roma, morì il 2 febbraio u. s. dopo di essere stato in tutta la vita modello di apostolo fervente e pio. Era un buon cooperatore, anzi un grande amico dei Salesiani cui giovò col consiglio e coll'opera in molte occasioni. I Cooperatori Genzanesi possono farne testimonianza. Ne raccomandiamo l'anima benedetta alle comuni preghiere.

La signora Cesira ved. Ramponi di Firenze.

ZELANTISSIMA cooperatrice fu chiamata al Paradiso il 9 febbraio u. s. nella bella età di 8o anni. Prima ancora che si aprisse la nostra casa di Firenze, ella aveva conosciuto D. Bosco e preso a beneficare l'Opera nostra. Infatti soleva ricordar sempre con tenerezza la fortuna avuta di ricevere più volte la benedizione di D. Bosco; e fino alla morte continuò a noi, suoi figli, la sua benevolenza. La signora Ramponi fu veramente una mamma pei Salesiani di Firenze! Dolentissimi rinnoviamo alla desolata famiglia le più vive condoglianze e raccomandiamo ai lettori l'anima benedetta.

Contessa Enrichetta Cavina di Faenza.

GIOVEDÌ, 7 aprile, spirava serenamente a 63, anni questa zelante Cooperatrice. La nobiltà dei natali e il largo censo a lei non servirono che per la gloria di Dio e per il bene del prossimo; e con tutta certezza si può asserire, ch'essa non ebbe mai altro fine nel suo vivere e nel suo operare. Tutte le Associazioni cattoliche, tutte le opere pie della città essa animò e sostenne; e fu anche grande ammiratrice di D. Bosco e dell'Opera sua e benefica Dama-Patronessa del locale oratorio. Invochiamo una prece dai benemeriti Cooperatori, per un'anima così eminentemente cristiana.

FACCIAMO anche particolari suffragi pei seguenti defunti dal 10 febbraio al 10 marzo.

Maccanelli D. Girolamo, parroco - Piano di Borno. Macchi Palmira Piantanida - Gallarate. Mancini Sofia V.a Calvi - Dongo.

Manica Fraporti Degnamerita - Bordighera Torrione, Manzoni Costanzina.

Marianti Monica - Argenta. Marongin Giandomenica - Norbello. Menestrina D. Pio - Conegliano. Menzio Giovanni -- Chieri.

Mercante D. Carlo - Castello di Codego. Metto dott. Girolamo - Muro Luccese. Metto D. Domenico - Muro Luccese, Miglio Angela - Bellinzago.

Morgera Cristoforo fu Tommaso - Casamicciola. Morelli Domenico -- Suzzara. Musso Teresa V.a Fia - Farigliano. Natale D. Michele - Caltanisetta. Negro Rosalia V.a Costa - Alpignano. Orengo Gio. Battista - Genova. Orrù Rosa - Seneghe.

Pallavicino march. Eleonora princ.ssa Rasini - Parma. Paterlin Lucia - S. Stefano di Cadore. Pecco lato Annetta n. Sandrone - Torino. Podio D. Gioachino, Vic. Foraneo - Soavedra. Povero Giuseppe - Cisterna d'Asti. Revelli Baratono Clotilde - Torino. Riolfi Maria - S. Pietro Incariano. Rosati Amalia - Castelnuovo Garfagnana. Rovati Angela - Ghedi.

Sammarco Salvatore - Roma. Stagnon Giuseppina - Torino. Scotto Filomena - Oran

Simeoni Luigia - S. Ambrogio Valpolicella. Suino Can. D. Pietro, arciprete - Carmagnola. Tomasi Vittore - Negrar. Tonelli Maria - Vezzano, Tirolo. Trusnik D. Antonio - Brischis di Rodda. Vassallo di Castiglione conte Vittorio - Dogliani. Viero Carlo - Lavis, Tirolo.

Vergano Domenico - Borgo Cornalese.

Zabaldano Rossi V.a Luigia - Fossano.