BS 1890s|1895|Bollettino Salesiano Settembre 1895

ANNO XIX. N. 9 - Esce una volta al mese - SETTEMBRE 1895

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO.

ESORTAZIONE   . .   .   . 225 DELIBERAZIONI DEL CONGRESSO DI BOLOGNA . . .   226 CHE COSA SI FA NEGLI ORATORII FESTIVI SALESIANI   228

DALL'ESTERO: Alla Colonia .Italiana della Ciotat in Francia .   230

NOTIZIE DEI MISSIONARII DI D. Bosco: - PATAGONIA: Resoconto generale della Missione. Che si è fatto per la S. Infanzia (Lettere di S. Ecc. Rev.ma Mons. Cagliero). L'orizzonte al Chubut si rasserena: varie conversioni. - EQUATORE: Cose curiose degli jivaros di Gualaquiza. - COLOMBIA: Dal paese dei lebbrosi. - ARGENTINA: Consolazioni alla Boca (Buenos Aires). - BRASILE : La riconoscenza di quella Repubblica    231

GRAZIE DI MARIA SS. AUSILIATRICE . 244 DAI COLLEGI    2,16 ECO DEL 1° CONGRESSO SALESIANO . . 247

VARIETA'    248

BIBLIOGRAFIA    250

COOPERATORI DEFUNTI    251

ESORTAZIONE

In meno di due mesi l'Italia cattolica viene allietata da quattro auguste assemblee religiose: vogliamo dire il Congresso Mariano testè compiutosi con imponente solennità a Livorno; l'Eucaristico che splendidamente s'inaugura in Milano al 1° del presente mese coll'intervento di 78 Ecc.mi Prelati e di 5 Em.mi Cardinali ; il Cattolico generale Italiano che si tiene nella nostra Torino dal 9 al 13 settembre ; ed in ultimo quello del Terz' Ordine Francescano che avrà luogo in Assisi al principio del prossimo venturo ottobre. La divina Provvidenza vuole davvero sollevare gli animi nostri in mezzo alla tristezza dei tempi che corrono e farci concepire fondate speranze sul migliore avvenire della diletta nostra patria.

Però, o buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, a ben comprendere tutta l'importanza di queste generali e solenni Assemblee cattoliche, fa d'uopo notare lo scopo che esse si prefiggono, quale di risvegliare ne' cuori un santo ardore per le opere buone, e far penetrare negli individui , nelle famiglie e nella società il vero spirito cristiano, ma non di un cristianesimo astratto, bensì pratico, che si estrinsechi cioè nella pratica della vita. Ciascuno di questi Congressi sono come una tappa che i cattolici fanno, non per arrestarsi, ma per prendere nuova lena, nuovo vigore nel cammino di questa mortal carriera : un'oasi a cui si attinge freschezza e vita, una fornace dove si ritemprano le armi per ben combattere le battaglie del Signore.

Non vi sono quindi parole sufficienti per raccomandare di prendere viva parte a questi solenni convegni. Chi può, vi partecipi di persona; chi non può, si unisca in ispirito e . rivolga speciali e frequenti suppliche al buon Dio pel loro felice esito. Tutti poi d'accordo assecondiamo i voti e le decisioni sante che in questi Congressi si prendono. E così ci sarà dato di vedere presto la società prendere il sospirato migliore avviamento. Fiat ! Fiat!

DELIBERAZIONI DEL CONGRESSO DI BOLOGNA

LE deliberazioni che qui presentiamo sono della massima importanza, specialmente quelle relative alla stampa popolare e scolastica. Si tratta di porre un argine a quella fiumana di stampa irreligiosa ed immorale che ai giorni nostri allaga tutta quanta la società. Chiamiamo su di esse specialmente l'attenzione dei padri e madri di famiglia, dei RR. Parroci e Sacerdoti, dei Rettori di Istituti di educazione, Collegi, Seminari!, e di tutti quei Cooperatori e Cooperatrici, la cui autorità ed influenza potrebbe valere a qualche cosa in questa parte.

Intanto abbiamo il piacere di annunziare che è giunta al termine la pubblicazione degli Atti del nostro Primo Congresso tenutosi in Bologna lo scorso aprile. È un elegante volume riccamente illustrato. La compilazione di esso fu fatta con intelligente sobrietà ed in modo che la lettura ne riesce molto dilettevole ed attraente. È una dolce eco di quell'imponente Congresso onorato dalla presenza di tanti esimii Prelati ed illustri personaggi. È vendibile presso la nostra Libreria di Torino al prezzo di L. 2.50 la copia. Il provento è a beneficio delle Missioni Salesiane.

Pie Associazioni tra i giovanetti.

Considerando quanto giovi per promuovere e mantenere nella gioventù lo spirito di soda pietà cristiana ed il buon costume, il riunire i giovanetti in pie Associazioni o Circoli;

Considerando gli ottimi risultati che si ottennero nei varii Istituti ed Oratorii della Pia Società Salesiana dalle Compagnie di S. Luigi, di S. Giuseppe e del SS.mo Sacramento fondate a tal uopo dal venerando Don Bosco;

Il Congresso fa voti

1.° Che per opera dei Cooperatori Salesiani abbiano da sorgere numerose negli istituti, scuole, convitti, oratorii festivi, parrocchie ecc. le suddette pie Associazioni, adottandovi i regolamenti lasciati per le medesime da D. Bosco;

2° Che in queste pie Associazioni si abbia gran cura di coltivare la pietà e sopratutto promuovere la frequenza ai SS. Sacramenti.

Colonie Agricole. Considerando

a) Che le Colonie Agricole Salesiane nelle terre ancor barbare del nuovo Mondo, benchè a costo di gravi sforzi, riescono ad introdurre fra quei popoli pagani la civiltà del lavoro e con essa la civiltà del Vangelo, affezionando il selvaggio errante alla stabile ed educante cultura della terra, e togliendolo all'abbrutimento di una infeconda vita primitiva di privazioni e di stenti ;

b) Che le Colonie Agricole, fondate dai Salesiani sulle terre di regioni già civili, quali l'Uruguay, l'Argentina, la Palestina o varii Stati d'Europa, offrendo un mezzo di santa educazione alla gioventù agricola, ne promuovono il benessere economico ed accrescono di grande autorità e prestigio la missione apostolica dei figli di D. Bosco;

Il Congresso fa voti

Che le già fiorenti Colonie Agricole istituite dai Salesiani, mercè l'appoggio generoso e già felicemente sperimentato dei Cooperatori e dei Governi, abbiano ad incontrare sempre maggiore incremento e a dare, specialmente alle terre di Colombo, una laboriosa popolazione di cittadini e lavoratori cristiani.

Protezione degli emigranti.

Considerando che tra le Opere Salesiane c'è pure la tutela degli emigranti italiani all'estero ;

Che la dolorosa odissea di costoro comincia nelle stesse loro campagne che lasciano per la terra straniera, si moltiplica durante il viaggio ai porti d'imbarco per le soste necessarie, che li costringe troppo spesso a passare le notti sulle pubbliche vie, in alberghi disonesti con danni morali ed economici incalcolabili, e si sviluppa ai porti d'imbarco, nelle traversate transoceaniche, per completarsi nei porti di arrivo nella terra d'esiguo;

Che una gran parte di quegli infelici si affida a un viaggio lunghissimo e pieno di pericoli senza prima essersi accostati ai SS> Sacramenti, senza aver fatti cresimare i figliuoli : e che le Rev.me Curie e i RR. Ordinari d'America e d'Italia si lagnano a ragione per gl'inconvenienti che derivano dalla mancanza di documenti per gli stati liberi, quando capitano laggiù o ne ritornano;

Considerando che le leggi italiane sull'emigrazione sono insufficienti a tutelare l'emigrante;

Il Congresso fa voti

1° Che tutti i Cooperatori Salesiani si prestino con premura e colla massima carità all'assistenza di quegli emigranti, che, in viaggio per porti d'imbarco, passassero e si

fermassero nel loro paese, procurando loro alloggi onesti e facendosi loro scudo e guide in tutti i loro bisogni ;

2° Che tutti, e specialmente i Parroci, inculchino loro, e li inducano ad accostarsi ai SS. Sacramenti, a far cresimare i loro figliuoli, e a munirsi prima di partire dalla patria per la terra straniera, e viceversa, di tutti i documenti che all'estero o al loro ritorno potessero loro essere indispensabili per la celebrazione del Matrimonio, come: Atti di nascita, di battesimo, stati liberi ecc.

« Per ogni schiarimento in proposito, rivolgersi al benemerito Cooperatore Salesiano M. R. Prof. D. Pietro Maldotti Miss. Ap. al Porto di Genova per gli Emigranti. »

Stampa Popolare. - Letture Cattoliche - Bollettino Salesiano - Biblioteche circolanti.

Considerando che la stampa, coefficiente massimo della propagazione dell'umano pensiero, esercita sulla moderna società impero poderoso ed incontestato;

Che la stampa irreligiosa ed immorale è causa funesta di pervertimento delle menti, e di corruzione dei cuori ;

Che le classi popolari meno istruite, attribuendo soverchia autorità al magistero della stampa, ne subiscono più facilmente e più forte l'influenza;

Che d'altronde la stampa ispirata alla dottrina di Gesù Cristo e agli insegnamenti della Chiesa, è salutare preservativo ed efficace antidoto a quel letale veleno;

Considerando infine, che il partecipare alla buona stampa e il curarne la più illimitata diffusione è sacerdozio nobilissimo, è cristiano e sociale apostolato ;

Il Congresso

Offre tributo di profonda venerazione alla cara memoria di D. Bosco, che, santamente studioso dei bisogni dell'età nostra, comprese nel largo ciclo della sua azione di tanto presidio alla restaurazione religiosa e sociale l'apostolato della stampa, prestandovi opera indefessa dagli inizi del suo sacerdotale ministero sino al giorno che la sua bell' anima volò a riposarsi in seno a Dio;

Applaude ai figli e discepoli di D. Bosco che, accesi dello zelo e della carità del loro padre e maestro, con lena infaticata si adoperano a promuovere ed allargare progressivamente la diffusione di libri e di letture utili e sane;

Si augura che, sull'esempio di altre nazioni, si spanda anche in Italia, sovratutto nei centri operai, il Giornalismo popolare cattolico quotidiano, efficacissimo richiamo delle classi operaie alla Religione e alla Chiesa ;

Rivolge a tutti i Cooperatori Salesiani un caldo appello, perchè, colla parola e col grande magistero dell'esempio, insegnino a teuersi lontani da ogni sorta di cattive letture, ed inspirino affetto alla stampa cattolica, facendosene propagatori operosi; e perchè sostengano e diffondano i Giornali Cattolici, indispensabile mezzo di salutare apostolato;

Raccomanda caldamente alla carità ed allo zelo dei Cooperatori la stampa salesiana, quale un tesoro di famiglia da dispensarsi in larghissima misura, ed in ispecie ricorda loro le Letture Cattoliche fondate da D. Bosco con tanto studio ed amore;

Con più speciale e più vivo interesse raccomanda ancora la lettura del BOLLETTINO SALESIANO, pel quale rivive ogni giorno il venerato D. Bosco nelle Opere sue, e raccomanda vivamente che la propagazione e la lettura del BOLLETTINO trovi per lo zelo dei Cooperatori aiuto anche fuori di loro, sicchè la diffusione di esso non abbia alcun limite;

Raccomanda da ultimo che diano vigoroso impulso alle Biblioteche circolanti per la gioventù e pel popolo, e che l'attività dei Cooperatori si affermi in ogni luogo con tale fondazione, sicchè coll'industrie della carità procurino che ogni Biblioteca provveda alla più larga irradiazione nelle città e nello campagne ;

Fa ardenti voti perchè l'Azione Salesiana anche nell' ambito della stampa continui ed accresca la sua prodigiosa espansione.

Stampa scolastica. Letture amene ed educative per la gioventù.

Considerando che la scuola è divenuta pur troppo in più luoghi, anzichè un'ausiliaria, quale dovrebbe essere, della fede e della morale, la tomba invece della fede e della moralità della gioventù;

Che una delle principali cause di questa rovina religiosa e morale è l'introduzione di libri scolastici o non purgati in fatto di religione e di delicatezza morale, o neutri, come dicono, vale a dire non racchiudenti idea veruna di religione positiva, tanto meno poi di Cristianesimo cattolico;

Che questa piaga ha omai invaso non solo le scuole superiori e secondarie, ma pur esse le scuole elementari, anzi gli stessi Asili d'infanzia;

Che con questi fatali principii sono troppo spesso compilati certi libri, che pur col titolo di letture pel popolo, letture giovanili, letture amene, educative ecc... corrono talvolta per le mani della gioventù e penetrano nelle famiglie;

Che ogni attenzione su questo punto di capitale importanza non è mai troppa;

Il Congresso, in omaggio all'esempio e agli insegnamenti di D. Bosco, che il far argine alla cattiva stampa e la diffusione della buona pose fra i mezzi principali di cooperazione al bene, delibera che

I° I Cooperatori e le Cooperatrici, in ispecie i padri e le madri di famiglia e i Capi d'Istituto, veglino attentamente sui libri che vengono imposti come testi, o di cui viene consigliata la lettura nelle scuole, ed in ispecie sulla storia civile e letteraria, sulla storia naturale, e, per le scuole elementari, sul libro di lettura per le singole classi e sul testo dei diritti e doveri del cittadino. Per determinare maggiormente quali siano i libri di testo più sicuri da adottarsi, e nello stesso tempo rispondenti al programma governativo, si fa voto che la Congregazione Salesiana faccia conoscere in tempo opportuno, per mezzo del Bollettino, i testi che suole adottare anno per anno nelle proprie scuole primarie e secondarie;

II° Conoscendo, per sè o per altri, che si adottino o si raccomandino libri nocivi od anche solo pericolosi alla fede o alla morale, ne facciano o promuovano energicamente reclami presso l'Autorità competente, civile e scolastica, che ha il dovere di tutelare così la moralità, come la religione cattolica, specialmente in Italia, ove la Religione Cattolica, secondo lo Statuto fondamentale del Regno, è tuttora la sola Religione dello Stato. Ove questo non basti, si ricorra alla stampa, perchè il male sia, come di dovere, pubblicamente conosciuto e debitamente riprovato;

III° I Cooperatori e le Cooperatrici si adoperino con tutti i mezzi, che sono in loro potere, perchè non penetrino nelle famiglie, nè corrano fra le mani della gioventù dell'uno e dell'altro sesso, a scopo di lettura, non solo libri apertamente anticristiani od immorali, ma neppure quelli che sotto una certa larva di Cristianesimo così detto civile, o con tinte poco riguardose o soverchiamente accarezzatrici della più tremenda delle passioni, riescono assai spesso più rovinosi dei primi;

IV° Poichè l'opera dei Cooperatori e delle Cooperatrici non deve essere solo negativa, ma pur anche positiva, così promuovano, per quanto è in loro potere, l'introduzione nelle scuole e negli Istituti educativi di libri, che, rispondendo ai programmi governativi, siano sicuri in fatto di religione e di morale;

V° Siccome la voglia di leggere, nella gioventù studiosa sopratutto, è divenuta un bisogno, una necessità prepotente, così i Cooperatori e le Cooperatrici si adoperino perchè siano conosciute e largamente diffuse quelle letture, che mentre arricchiscono la mente di buone ed utili cognizioni letterarie e scientifiche, educano il cuore alla virtù e alla religione;

VI° Infine il Congresso, mentre fa plauso alla venerata memoria di D. Bosco ed alla operosità de' suoi tigli per le innumerevoli edizioni scolastiche e per le sanissime letture da loro pubblicate a pro della gioventù, raccomanda ai Cooperatori ed alle Cooperatrici

che in tutti i modi sostengano e favoriscano questo provvido apostolato salesiano e ne estendano sempre più largamente, la benefica azione.

CHE COSA SI FA NEGLI ORATORII FESTIVI SALESIANI

Per aderire al desiderio da molti manifestato di sapere precisamente che cosa si fa negli Oratorii festivi salesiani, per allevare cristianamente la gioventù che vi accorre, e quali mezzi si usino per attirarvela in gran numero, presentiamo qui alcune pagine raccolte da un discorso recitato dal nostro Sacerdote D. Stefano Trione al Congresso degli Oratorii festivi tenutosi in Brescia quest'anno presso i RR. PP. Filippini, nell'occasione che vi si celebrava solennemente il terzo Centenario di S. Filippo. Di questo discorso l'autore n'ha fatto un piccolo opuscolo, dedicandolo specialmente ai Direttori degli Oratorii Festivi.

Ecco come egli parla:

La giornata festiva.

Pongo il mio sguardo sul primo Oratorio fondato da D. Bosco, che è come il modello, sul quale van formandosi gli altri Oratorii Salesiani. Ecco come quivi si passa anche al presente il giorno festivo

La mattina si apre di primissima ora e vi ha ricreazione negli spaziosi cortili ed annessi portici e tettoie. All'ingresso ciascun giovane presenta il rispettivo libretto all'incaricato d' imprimervi il segno d'intervento.

Alcuni catechisti od assistenti frattanto raccolgono quelli che volessero confessarsi e li accompagnano per questo scopo in chiesa.

Alle ore otto (o poco prima o poco dopo, seconda le stagioni) suona la campanella per la S. Messa. I giovani si raccolgono per ordine di classe in posti assegnati lungo i portici, presso il numero della propria classe.

Le classi sono molte, e contano circa venti giovanetti ciascuna, classificati approssimativamente per ordine di età e capacità.

Ad ogni classe è preposto un chierico, od un giovane scelto tra i più buoni e adulti, quale maestro od assistente, e si suol chiamare catechista.

I giovani entrano in chiesa ordinati in fila a due a due, preceduti ciascuna classe dal proprio catechista, il quale osserva che ognuno prenda l'acqua benedetta e faccia il segno della S. Croce.

Ha subito principio la S. Messa, durante la quale si recitano le preghiere del buon cristiano assegnate pel mattino dal Catechismo della Diocesi, il S. Rosario con le Litanie Lauretane, il De Profundis ed altre brevi preci.

Nel tempo della S. Messa continuano le confessioni. Durante la S. Comunione si sospendono le preghiere e si canta una lode. Dopo la Messa, vi è breve discorso sul Vangelo o su qualche fatto della Storia Sacra. Dopo tale discorsetto si recita un Pater, Ave, Gloria a S. Luigi ; quindi il Direttore dà qualche avviso od esortazione ; si intona una lode, e mentre si canta, si ritorna al cortile, ove si ripiglia la ricreazione.

Durante questa ricreazione si raccolgono in chiesa parecchi giovani per imparare a servire la Messa letta, e specialmente quelli che sono inscritti al così detto Piccolo Clero, per la scuola di Sacre Cerimonie.

Alle 11 1/4 il Direttore raccoglie a conferenza tutti i catechisti, per intendersi con loro sul buon andamento dell'Oratorio.

All'una pom. si riapre l'Oratorio per la ricreazione. Alle due si suona un piccolo campanello che chiama a breve conferenza i giovanetti delle Compagnie di S. Luigi, di S. Giuseppe, del SS. Sacramento ; utilissime Associazioni, in cui si raccolgono i giovani migliori, onde coltivare la pietà, la frequenza ai SS. Sacramenti ed avere un bell' aiuto per edificare con una condotta esemplare tutti gli altri giovani dell'Oratorio. Tra queste compagnie vien scelto il Piccolo Clero, che ordinariamente si compone di sessanta e più giovanetti ammessi al servizio dell'altare vestiti da chierici, e nelle solennità intervengono tutti quanti così vestiti in presbiterio a far corona all'altare nelle principali sacre funzioni. Con le suddette Compagnie e con questo Piccolo Clero si mira anche a coltivare le vocazioni ecclesiastiche e religiose. Ciascuna Compagnia ed il Piccolo Clero sono dirette da alcuni bravi catechisti.

Alle ore tre si rientra da tutti in chiesa. Durante l'ingresso si canta in chiesa il Padre nostro ed il Dio ti salvi, o Maria. Quindi si fa mezz'ora di catechismo da ciascun catechista alla rispettiva classe. Cinque minuti prima che si termini il catechismo, suona una campanella che invita tutti i catechisti a narrare ai proprii allievi un qualche fatto edificante.

Dopo il catechismo si recitano gli atti di Fede, Speranza, Carità e Contrizione e si cantano in parte i Vespri della Madonna.

Segue la predica od istruzione su qualche punto del Catechismo, che non oltrepassa mai la mezz'ora, si canta l'Ave Maris Stella e si termina colla Benedizione del SS. Sacramento.

Prima dell'uscita il Direttore dà qualche avviso ed incoraggiamento, annunzia, se è del caso, la solennità prossima colle modificazioni d'orario, esortando a ben disporre i cuori, e finisce col dare l'arrivederci a' suoi cari giovanetti. Durante l'uscita si canta una lode.

Si ripiglia brevissima ricreazione, e poi si va al teatrino. Quando non v'è rappresentazione, si continua la ricreazione fino a tarda ora. D'inverno vi sono in tali ore le scuole serali festive.

Solennità e Scuole.

Ogni mese si determina una domenica, e preferibilmente una solennità, per la quale si invitano tutti ad accostarsi alla Confessione ed alla Comunione.

La sera precedente s'incominciano le confessioni per gli studenti alle 4 1/2, cioè subito dopo l'uscita dalle pubbliche scuole, e per gli artigiani alle ore 8. Si dà pure grande comodità per le confessioni la mattina della festa, tanto prima come durante la S. Messa. Per queste occasioni si invitano parecchi confessori.

Nelle maggiori solennità uscendo dalla S. Messa si distribuisce a tutti una modesta colazione, che suol consistere in pane e salame o frutta.

Vi sono pure altre simili distribuzioni lungo l'anno, come per esempio la distribuzione della focaccia all'Epifania, delle castagne la festa d'Ognissanti e delle ciambelle o zuccherini l'ultimo giorno di Carnevale.

Le principali solennità sono per lo più precedute da un triduo di predicazione che incomincia il quarto giorno prima della festa, per dare maggiore comoditàà alle confessioni alla vigilia. La predica è fatta alle 4 1/2 pom. per gli studenti ed alle 8 1/4 per gli artigiani.

L'Oratorio ha inoltre 130 allievi della scuola di musica istrumentale, una scuola di musica vocale ed una di declamazione, le quali sono pur molto numerose. Queste tre scuole sono frequentate tutte le sere della settimana, arrecano ornamento e decoro all'Oratorio, e giovano mirabilmente per attirarvi i giovani già piuttosto adulti, i quali frequentano pure i SS. Sacramenti, partecipano a tutte le altre pie pratiche dell'Oratorio ed hanno particolare scuola di Religione secondo la loro capacità e necessità. In taluna di queste scuole è prescritta agli allievi una tenuissima tassa mensuale, che ridonda tutta in loro vantaggio e giova per impegnarveli viemaggiormente.

Altra scuola di Religione sarà istituita fra breve per gli studenti alle pubbliche scuole secondarie , ai quali si darà lezione almeno una volta alla settimana, oltre il Catechismo festivo.

Gara Catechistica.

Almeno una volta all'anno ha luogo nell'Oratorio una solenne Gara Catechistica. Tutti quanti i giovani sono invitati a tempo a farvisi inscrivere. Gl'inscritti sono ammessi ad un esame preparatorio, mediante il quale si scelgono i quaranta migliori. La Gara vien fatta con molta solennità, alla presenza di tutti i giovani che frequentano l' Oratorio e coll'intervento dei loro parenti e di altri egregi personaggi.

I gareggianti ascendono sul palco d' onore e rispondono di là successivamente l'uno dopo l'altro alle domande che il Regolatore della Gara estrae a sorte e legge ad alta voce. II gareggiante che non risponde correttamente , esce di combattimento e si ritira. L'ultimo a restare nel palco è proclamato Principe della Gara e riceve il primo premio. II secondo ed il terz' ultimo sono proclamati Consoli, il quart'ultimo Legato ed il quint'ultimo Alfiere. Tutti questi hanno pure particolari premii. Un piccolo segno di merito vien dato anche a tutti gli altri gareggianti, promossi all'esame d'ammissione.

Tale Gara vien celebrata in modo da riuscire quale solenne accademia e festa catechistica. Prima che i gareggianti incomincino a rispondere, si recita un breve discorsetto sulla necessità ed importanza dello studio del Catechismo. Alla recita poi dei gareggianti sono assegnati due intervalli di riposo, in modo da dividere tale esame come in tre parti : in questi intervalli si declamano dai giovani stessi dell'Oratorio poesie e dialoghi sul catechismo e si eseguiscono pezzi di musica vocale ed istrumentale. In fine uno dei personaggi intervenuti a presenziare la Gara è invitato a rivolgere due parole d'occasione.

Per ottenere poi che tutti gli altri giovani siano indotti ad un esame straordinario di catechismo, si fa una seconda Gara per tutti quelli che non fecero domanda per la prima , e l' esame d' ammissione a questa nuova Gara si aggira solamente sopra alcune pagine delle più importanti del catechismo. Questa Gara è tenuta con minor solennità.

Il Catechismo in Quaresima.

Durante la quaresima si fa nell'Oratorio il Catechismo a tutti i giovani ed in tre tempi distinti, cioè dopo il mezzodì, alle 4 1/2 pom. ed alle 8 1/4 di sera, per dar facilità a tutti d'intervenirvi. Alla fine della Quaresima si dà l'esame per le promozioni alla S. Comunione coll'ordine seguente

I più piccoli, cioè quelli che hanno l'età di otto o nove anni, sono esaminati per la prima Comunione, e a seconda della loro capacità son promossi a poter fare anche qualche altra volta nell'anno la S. Comunione.

Altri che han già fatta la prima Comunione e son già più grandicelli possono essere promossi per un più considerevole numero, oppure per l'anno.

Poi viene la promozione per sempre coll'obbligo di subire ancora un ultimo esame, ed in fine la promozione ultima definitiva.

Con tale sistema Gesù Cristo entra per tempo nelle anime , prima che vi entri il peccato, e non si licenziano dallo studio del Catechismo i giovanetti, se non quando sono già capaci di comprenderlo convenientemente e di ben ritenerlo.

Le Lotterie.

Per premiare i giovani ed attirarli all'Oratorio si fanno lotterie più volte nel tempo della quaresima ed una volta ogni due mesi lungo l'anno. Ad ogni catechismo quaresimale o festivo i catechisti dànno delle buone note ai giovani più diligenti. Queste barone note sono biglietti stampati che segnano varii punti di diligenza e di buona condotta. Vi hanno buone note da 5, da 10, da 15, da 20 punti.

Prima della lotteria si avvisano i giovani, affinchè portino le buone note, e con quelle essi possono procurarsi varii numeri per la lotteria : per lo più si dà un numero in compenso di venti o trenta punti. I premii che si dànno in queste lotterie, per quanto modesti, sono tuttavia sempre desideratissimi dai giovani.

Premiazione Annuale.

Nel mese di agosto si suol fare una solenne premiazione annuale con grande accademia.

Pel primo premio si fa qualche tempo prima un'elezione generale da tutti i giovani, i quali possono proporre in biglietto confidenziale il nome del giovane che pare a loro sia il più assiduo e diligente. Se ne fa lo scrutinio e l'esito dell'elezione viene proclamato solennemente nell'accademia della premiazione.

Per la designazione degli altri premii, si computa l'assiduità nell' intervenire all' Oratorio, e ciò si ricava dai libretti personali d'intervento che conservano tutti gelosamente, e la buona condotta tenuta all' Oratorio stesso, della quale sono giudici i catechisti.

I premii sono numerosi e di molte categorie, perciò ve ne ha per quasi tutti i giovani. I più numerosi e desiderati consistono in pezzi di stoffa per abiti.

Passeggiate.

Un mezzo potentissimo per attirare i giovani all'Oratorio, oltre la musica , il canto, il teatrino, le lotterie e l' annuale premiazione, sono pure le passeggiate. Se ne fanno ordinariamente due generali all' anno , e queste durano tutto il giorno festivo e per lo più servono di solenne pellegrinaggio, e due altre che seno limitate a mezza giornata.

Per le passeggiate generali, in cui vi ha per tutti colazione, pranzo e merenda, i giovani pagano un tenue contributo di pochi centesimi, solamente quando, essendo la meta molto lontana, la maggior parte del viaggio vien fatta in ferrovia. Dovendo pagar essi una parte della spesa, la passeggiata acquista presso di loro maggior stima ed importanza. Per altro non si escludono quei poveretti che fossero nell'impossibilità di pagare la piccola moneta. Si escludono bensì quelli, di qualunque condizione siano, che non avessero buona condotta.

Il mezzo più efficace.

Tuttavia il mezzo più efficace per far popolare e fiorire l' Oratorio è la benevolenza e la carità verso i giovani e lo zelo per la loro salvezza morale e religiosa. Se i giovani trovano nel Direttore e nei Catechisti un padre e fratelli amantissimi che prendono vivo interesse pel loro bene, talmente si affezionano, che durante la settimana non sospirano altro che il giorno festivo per accorrere all'Oratorio, a questa vera àncora di salvezza, e senz' ombra di rispetto umano lo frequentano poi fino oltre all' età di venticinque o trent' anni con grande vantaggio dell' anima loro.

DALL' ESTERO

Alla Colonia Italiana della Ciotat in Francia.

Leggiamo nella Croix di Marsiglia dell'11 agosto quanto segue

« Un' assai divota funzione ebbe luogo domenica, 4 agosto, alla fine dei Vespri, nella cappella detta dei Penitenti Bianchi a LaCiotat. Il sig. Canonico Paranque, Curato della Parrocchia, procedeva alla benedizione d'una superba statua di S. Antonio da Padova, dono di un' anima amante del grande taumaturgo. Il Sacerdote Salesiano, addetto al servizio religioso della colonia, disse, in un linguaggio pieno di fede e di entusiasmo, le glorie del Santo, la cui divozione si diffonde ovunque in una maniera sì prodigiosa. I piccoli coristi cantarono con gusto un cantico italiano, le Litanie della SS. Vergine e l'O salutaris in musica. La benedizione del SS. Sacramento chiuse questa bella cerimonia, che lasciò nei cuori dei divoti assistenti le più soavi impressioni ».

Altra commovente funzione ebbe luogo nella stessa cappella il 15 agosto, giorno consacrato dalla Chiesa al trionfo della Regina del Cielo e della Terra. Nove figlie ed un giovanetto, appartenenti alla colonia italiana, ricevettero per la prima volta il Pane degli Angeli dalle mani del primo Vicario della Parrocchia, il quale in una felice improvvisazione seppe sì bene far loro comprendere la gran fortuna che avevano di ricevere Iddio per la prima volta ne' loro cuori. All' indomani questi cari giovanetti, accompagnati dai loro parenti e da altre pie persone, vollero salire il monte di Nostra Signora della Guardia della Ciotat, dove ascoltarono la S. Messa e si consacrarono a questa buona Madre del Cielo. I cantici più attraenti in italiano ed in francese risuonarono nel Santuario di Nostra Signora e attraverso quei pittoreschi monti. Questi giovanetti serberanno, noi lo speriamo, un caro ricordo della loro prima Comunione e della loro consacrazione a Maria.

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. BOSCO

PATAGONIA

Lettera di S. Ecc. R.ma Mons. Gio. Cagliero indirizzata all' E.mo Cardinal Prefetto di Propaganda in Roma.

Resoconto generale delle Missioni.

EM.MO SIGNOR CARDINALE,

Ho il piacere di presentare alla E. V. una breve relazione delle Missioni affidate ai Sacerdoti Salesiani ed alle Suore di Maria Ausiliatrice nei Territorii del Rio Negro del Neuquèn, del Chubut, di Santa Cruz e della Terra del Fuoco.

L' anno scorso, grazie a Dio, fu fecondo d'opere evangeliche pel bene degli indigeni assai numerosi e molto dispersi in questi deserti, e d'opere di progresso pel benessere delle colonie che vanno di giorno in giorno aumentando e avanzandosi poi salutari tramiti della Religione, della morale e della cristiana civiltà.

Missioni.

I nostri Missionarii hanno visitato più e più volte le sponde del Rio Negro, del Rio Colorado , del Rio Neuquèn , del Limay , e attraversato per centinaia di leghe i monti, le valli e i burroni scoscesi delle Cordigliere pel passo di Bariloche e del Rio Barranca, che traccia i confini della provincia di Mendoza col Territorio del Neuquèn.

Oltre a ciò, con un viaggio di sette mesi, due nostri missionarii visitarono i gruppi degli Indii Thehuelches, situati in Balcheta, nelle valli del Chubut e Maquincheu fino al lago Nahuel-huapi e Junin de los Andes, mentre che altri percorrevano regioni più australi, le valli di Santa Cruz, Rio Gallegos e le pianure del Rio Chico.

Queste escursioni apostoliche e le fatiche evangeliche sostenute nelle Residenze e Stazioni di Missione, fruttificarono la conversione di molti indigeni, il battesimo di migliaia di bambini, oltre ai conforti religiosi prodigati ai poveri abitanti del deserto, con vantaggi immensi per l'istruzione morale e religiosa e per la civilizzazione cristiana di questi nuovi popoli.

Nuova Residenza nella Terra del Fuoco. Alle Malvine.

Nella costa orientale della Terra del Fuoco, con non pochi sacrifici personali e pecuniari, potemmo finalmente aprire la nuova Missione della Candelara, con case, chiese e scuole, lungo le rive del Rìo Grande. A questa nuova missione accorsero circa 500 Indii Onas e Acalufes, dispersi nei dintorni di Ushuaía, ai quali, oltre l'istruzione delle verità della Fede, fu necessario somministrare vitto, vestito e ricovero in case e capanne di legno, come già si fece nella Missione di S. Raffaele nell' Isola Dawson.

E bisogna dirlo, le Suore di Maria Ausiliatrice in quelle zone gelide ed inospitali ci prestano con vero eroismo il loro disinteressato aiuto.

Nelle Isole Malvine continuano eziandio a lavorare con sufficiente profitto i nostri Sacerdoti Missionarii pel bene di quegli abitanti dell'Atlantico.

Costruzioni - Chiese - Collegi Ospedali.

In Roca si ultimò la chiesa parrocchiale nel dicembre ultimo passato e si inaugurò al culto divino con universale giubilo della guarnigione e del popolo, che già da molto tempo sospirava quel sacro edifizio, indispensabile alla sua vita morale e all' incremento sociale della colonia. Le spese furono sostenute dalla popolazione, dalla Missione e dal Governo.

Quivi i nostri Sacerdoti e le Suore di Maria Ausiliatrice dirigono, con encomio degli abitanti e delle Autorità, i due Collegi della Missione; e si ha perfino dato principio a costruire un Ospedale, già provvisto di una modesta farmacia, per i poveri indigeni e poi coloni. E tutti sanno quanto sia indispensabile tale stabilimento tra quei piani elevati e in quel centro del deserto.

In Junin de los Andes, sul Territorio del Neuquèn, si sta terminando la nuova chiesa, e noi abbiamo incominciato il nostro edifizio di Residenza, Scuole ed Ospedale, necessarii per quella numerosa e promettente colonia che abbonda di indii della tribù di Yancuche, già cristiani la maggior parte.

In Conesa, lunghesso il Rio Negro, incominciammo la nuova casa della Missione, che servirà di chiesa provvisoria e di collegio per l'istruzione ed educazione cristiana di quella crescente popolazione, circondata da molte capanne di indigeni.

Nelle Residenze di Pringles, Choele-Choel e Chosmalal i nostri Missionarii e le Suore di Maria Ausiliatrice educano nei loro collegi centinaia di giovani e giovanotti nei principii della Religione, e molti adulti nelle regole della morale evangelica e nella pratica delle virtù cristiane.

Missione Cattolica del Chubut. Collegio - Ospedale.

In Rawson, capitale del Chubut, i nostri Sacerdoti e le Suore di M. A. sono martello all' eresia invadente e salvaguardia ai cattolici Argentini, i cui figli frequentano la Chiesa ed i due Collegi della Missione. E poichè si sentì la mancanza di un Ospedale in quelle remote plaghe, si sta già innalzando coi soccorsi della popolazione, della Missione, e si spera anche del Governo. I dintorni di questa Missione sono popolati dalle tribù degli Indii Thehuelches i quali ascoltano volentieri la voce del Vangelo predicata a quando a quando da qualcuno dei nostri Missionarii.

Scuole - Collegio di Arti e Mestieri - Colonia Agricola - Ospedale - Asilo per gli Orfani sul Rio Negro.

In Viedma, capitale del Rio Negro, mediante la costanza, i sacrìficii e le spese immense a carico della nostra Pia Società, terminammo il caseggiato pel nuovo Ospedale, più comodo e arieggiato del primo, che era meschino e provvisorio. Consta infatti della sua farmacia, fornita d'ogni specie di medicinali, sale pei convalescenti e tre spaziosi saloni per gl'infermi. Ed è l' unico in tutta la estesissima vallata del Rio Negro.

Dalla sua fondazione, che fu verso. la metà del 1889, fino ad ora, entrarono più di 500 infermi; dei quali quattrocento cinquanta (450) ne uscirono guariti nell' anima e nel corpo. Quest'Ospedale è a carico della Missione e lo dirigono le Suore di Maria Ausiliatrice.

Si sta anche ponendo termine al nuovo e grandioso edificio di tre piani , destinato a Collegio e Scuola di Arti e Mestieri. E già ne' suoi vasti saloni, scuole e laboratorii studiano, lavorano e imparano circa 150 giovani esterni, interni, indigeni ed orfani che ci sono confidati e raccomandati dalle Autorità locali.

Generalmente gli alunni che frequentano i nostri collegi, negli esami, presenti le Autorità, riescono ottimamente; e i lavori che escono dai nostri laboratorii di fabbri-ferrai, falegnami, lattai, calzolai e sarti sono apprezzati dalle persone intelligenti. Come anche non mancano gli elogi ai pezzi musicali che sovente eseguisce la nostra banda istrumentale nelle solennità religiose e nelle feste patrie.

La nostra scuola pratica di Agricoltura va avanti con ammirazione del vicinato; la vigna con le sue ricche uve, l'orto coi suoi legumi e verdure e il frutteto coi suoi frutti gustosi al palato, sono argomento incontrastabile del progresso dell'Agricoltura in questa valle fino a ieri infeconda e sterile; e i suoi prodotti non sono di poca utilità per le 200 bocche che domandano il loro pane quotidiano in questa nostra casa, centro della Missione e asilo dei poveri abbandonati.

Le Suore continuano lavorando nel loro vasto Collegio e Asilo attiguo per l' educazione di centocinquanta giovanette esterne, interne, ed orfanelle. E tanto queste in Viedma, quanto le loro sorelle in Roca e in Rawson del Chubut si adoperano in riabilitare le povere orfanelle minorenni e le donne delinquenti depositate nelle nostre case dalle autorità giudiciali. E consola il vedere come queste povere infelici progrediscono nella religione ed istruzione, arrivando ad imparare a leggere e scrivere e a praticare le virtù proprie del cristiano e del loro sesso.

Sono dodici i Collegi e Ricreatorii festivi della Missione, e v' intervengono quasi due mila fanciulli d'ambo i sessi, con vantaggio immenso e progresso visibile della religione e della loro cristiana educazione.

Non posso che lodarmi della buona e zelante condotta dei miei sessanta tra Sacerdoti, Chierici e Catechisti Salesiani, e di altrettante Suore di Maria Ausiliatrice, che lavorano in questa vastissima vigna del Signore.

Sono in fiore le Associazioni del Sacro Cuore per le donne, delle Figlie di Maria per le fanciulle, di S. Luigi poi ragazzi e di S. Giuseppe per gli adulti.

La frequenza ai SS. Sacramenti è promossa dallo zelo lodevole dei nostri Missionarii in tutte le case e stazioni della Missione; e non esagero so dico che sono da 30 a 40 mila le Comunioni che si ottengono annualmente in questa nuova cristianità.

La pietà quindi ed i buoni costumi sono abbastanza tutelati, quantunque vi sia però molto e molto a desiderare in parecchie famiglie e colonie, dove dominano ancora le prave abitudini, la indifferenza religiosa e l'attacco all'interesse materiale della terra.

Speriamo nell'infinita bontà e misericordia di Dio, padrone della vigna, il quale siccome manda gli operai evangelici a lavorarla, così vorrà fare discendere dal Cielo copiosa la pioggia delle sue divine grazie per la loro totale conversione

A grandi pennellate appena, Eminenza Rev.ma, potei estendere questa relazione, sia per non annoiarla, sia anche per non distoglierla dalle sue pressanti e gravi occupazioni. Credo però che sarà sufficiente per darle un' idea compiuta di. tutto quello che la nostra Missione sta realizzando in questi remoti territorii per la Religione e pel progresso di questa nuova società cristiana.

Però non posso nascondere alla E. V. che, senza un potente appoggio morale e materiale dei nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, ci sarebbe impossibile continuare con esito felice e soddisfazione generale l'opera così eccelsa della conversione, colonizzazione e civilizzazione della Patagonia, affidata in gran parte al nostro zelo e al nostro apostolico ministero.

Mentre presento all' Eminenza Vostra gli ossequi miei più rispettosi e quelli de' miei compagni di Missione, godo di potermi professare

Della Eminenza Vostra Rev.ma

Viedma (Rio Negro), 1 Aprile 1895.

Umil.mo Osseq.mo in corde Jesu

+ Gio. CAGLIERO VESCOVO

Vicario Apostolico.

Per la santa Infanzia.

Da una lettera dello stesso Monsignor Cagliero indirizzata qualche tempo prima al Direttore Generale dell'Opera della Santa Infanzia di Parigi prendiamo quanto segue

Il Signore ha benedetto i nostri sforzi rivolti più che agli adulti, alla infanzia, onde salvarla dal pericolo della perversione nelle Scuole atee dello Stato, e siamo riusciti ad attirarli alle Scuole della Missione, ampliate, abbellite e provvedute di utensili scolastici e di abili maestri, rimanendo così quasi deserte quelle dello Stato.

E consola invero il vedere l'impegno, col quale i nostri 1500 alunni studiano il Catechismo e la Storia Sacra, quasi direi a preferenza delle altre materie d'insegnamento; e con quanta frequenza intervengono ai nostri Oratorii Festivi e si accostano ai SS. Sacramenti della Confessione e Comunione.

Sono dodici i Collegi che la Missione sostiene diretti dai nostri Missionarii Salesiani e dalle Suore di Maria Ausiliatrice, oltre agli Orfanotrofii ed Asili per l'uno e l'altro sesso.

Le Autorità locali riconoscono la superiorità delle nostre Scuole sopra quelle dello Stato, e nelle loro informazioni al Governo ne fanno gli elogi, e noi ne approfittiamo, persuadendo i genitori a mandarci i loro figliuoli col fine di completare il loro insegnamento coi principii di nostra Santa Religione.

Uno dei nostri Missionarii percorse, con un Catechista, più di 300 leghe visitando varii gruppi di indii, e riuscì ad istruire e battezzare i loro bambini; altri due percorrono la vastissima valle del Rio Negro per lo stesso fine, e molti angioletti di famiglie infedeli sono regalati sia alla Chiesa militante, sia alla Chiesa trionfante.

Di questi giorni, venne da molto lontano il figlio del Cacico Yancuche a visitare i suoi figliuolini ed altri suoi piccoli cugini, ricoverati nella nostra Casa centrale di Viedma, capitale del Territorio del Rio Negro. E riconoscente del bene ricevuto col Santo Battesimo con altri 300 della sua tribù, venne a domandarmi un Sacerdote Missionario, che andasse ad istruire e battezzare i bambini dei suoi compaesani, venuti da poco dalla vicina Araucania del Chili.

Abbiamo pure quest'aiuto potuto impedire che il Cacico Sayuhueque risuscitasse il così detto Camarujo, ossia rito, se non proprio idolatrico, superstizioso, seguito da danze ed orgie immorali, con pericolo della fede e dei costumi dei loro fanciulli e con iscandalo delle vicine colonie cristiane.

E mentre parlo di questi cari angioletti, credo non le sarà discaro che le racconti un fatto singolare d'una bambina che frequenta il Collegio delle Suore di Maria Ausiliatrice in Càrmen de Patagones.

La piccola Annetta. - Orfana di madre, entrò nel nostro Collegio la piccola Annetta ai tre anni di età. Vivace oltre l'ordinario e di un carattere precocemente violento e capriccioso, dava a temere assai pel suo avvenire, se questo fosse aumentato col crescere degli anni. Le sue piccole compagne, e le civili di color bianco e le indigene di colore oscuro, si accorsero che non stavano sicure al suo lato, e se ne lamentarono con le Maestre. Le quali perciò pensarono di presentare la piccola orfanella alla Misericordiosa Madre del Cielo, affinchè la ricevesse come figliuola e la proteggesse come sua.

La condussero pertanto all'altare di Maria Immacolata, ed inginocchiate avanti la sua bellissima statua, le insegnarono a pregarla e a non disgustarla più coi suoi capricci. - La bambina sentì nel suo piccolo cuore il bisogno di una Madre che le volesse bene, e udendo dalle Maestre che la Vergine Immacolata voleva bene alle bambine buone, risolvette nel suo piccolo intendimento di portarsi bene e meritarsi così l'affetto de la Virgen Bianca, della Vergine Bianca, come appariva ai suoi innocenti occhi per la candida veste, per il bel manto azzurro-celeste e pei suoi bei colori d' argento filettati in oro!

Dopo la presentazione alla Vergine Immacolata, la bambina cambiò la vivacità in serietà, e la sua naturale caparbietà in umile docilità. Bastava dirle : - Annetta, à la Virgen no gusta que te portes mal.... Alla Vergine non piace che faccia così.... que contestes.... que te pelees con tus compañeras ?.... perchè rispondi e bisticci colle compagne ?... all'istante essa si componeva ed ubbidiva religiosamente.

Entrando nel Collegio ogni mattina, suo primo pensiero era portarsi alla Cappella della Vergine Bianca, e con infantile semplicità, aprire il suo canestrino, e ai piedi della Madonna, sua cara Mamma, deporre quanto aveva di meglio in frutta, in dolci e fiori !.... indi imitando la compostezza della Vergine, giungere le sue manine, alzare gli occhi al Cielo , e piegato alquanto il capo come la Immagine, inginocchiarsi pian pianino e recitar forte qualche Ave Maria, e poi.... rimanere silenziosa per alcun tempo. Al vederla le Maestre e le compagne entrare in classe trasformata nel volto, seria, silenziosa, le domandavano che le avesse detto la Vergine Bianca. Ed essa con lo stesso infantile candore rispondeva: Me dijo que me portara bien : mi disse che mi diportassi bene.

Le bambine del Collegio, maravigliate ancor esse di questo suo straordinario affetto per la Vergine Immacolata, invece di chiamarla la Immacolata, dicevano la Vergine di Annetta, e tratte dal suo esempio, le più grandi e le più piccole, presero a visitare ogni giorno la Celeste Regina, Madre della Santa Infanzia. E non è a dire con quanto vantaggio per le anime loro e per la disciplina del Collegio !

Succedeva alle volte che, a cagione del suo vivo carattere, disturbasse nella scuola, dimenticando così la promessa fatta alla sua buona Mamma; allora la Suora Sagrestana non toglieva i regalucci, che al mattino aveva posti nel piattello ai piedi della Vergine Bianca. Onde è che, andando poi la bambina a salutarla prima di lasciare il Collegio la sera, e trovando ancora nel piattello i dolci e le frutta che avevale offerti, tutta trista e piangente diceva alle Maestre ed alle compagne: - La Virgen no ha comido hoy; la Vergine non ha mangiato oggi, perchè sono stata cattiva ! Ah ! domani, domani voglio essere più buona -, e manteneva la promessa.

Questa cara ed innocente divozione, con maraviglia di tutti, dura da due anni, e la Annetta non entrò ancora nei 6 anni dell'età sua.

Nell' agosto scorso il giorno dell'Assunzione al Cielo della Santissima Vergine, una compagna le disse: - Annetta, la Vergine Bianca è morta stamattina e gli Angioli la portarono al Paradiso ! - All'udire tale notizia, non ancora abbastanza istruita sopra la solennità e sopra il glorioso mistero dell'Assunzione, restò guardando fissa la campagna.... i suoi occhi si riempirono di lagrime.... ammutolì, nel mentre che impallidiva nel volto ! La Maestra, sopraggiunta in quell'istante, le domanda : - Che hai, Annetta? che ti successe l perchè ti vedo in questo stato ? - Maria (indicando la compagna) me dijo que se murió la Virgen ! mi disse che è morta la Vergine ! - Fattele alcune carezze, la Maestra la consolò dicendole : - La Vergine se ne andò al cielo a prepararti una bella corona per regalartela quando la andrai a visitare. - Ma non bastarono le carezze e le parole della Maestra a confortarla. A mezzo giorno non mangiò, dicendo che le doleva il capo.... il giorno seguente mancò dalla scuola.... un medico corse al suo lettuccio.... e le compagne intenerite del suo stato, si affrettarono a pregare la Vergine Bianca per la innocente loro Annetta !

CHUBUT.

Sei conversioni dal Protestantesimo ed altre cinque in vista - L'orizzonte si rasserena.

REV.- SIG. D. RUA,

Rawson, 28 Maggio 1895.

DAL settembre dello scorso anno a questa parte il Signore ha consolato la povera e bersagliata Missione del Chubut con un bel numero di conversioni.

Nel giorno del Patrocinio di Maria SS. passava alla Religione cattolica una giovanotta ventenne della setta luterana. I genitori soddisfatti del miglioramento della di lei condotta, si mostrarono favorevoli alla conversione di un altro loro figlio dell'età di quattordici anni. L'ardente desiderio di questo caro giovane si è di ritirarsi nel nostro collegio di S. Carlo in Buenos Aires, seguendo l'esempio di un suo buon amico di qui che andò colà nello scorso anno. Gli conceda Iddio di soddisfare questo suo santo desiderio !

Altre cinque conversioni si ebbero nei pochi mesi del corrente anno. Nelle due feste di S. Giuseppe e di Maria Ausiliatrice, operando la divina misericordia, cinque altri protestanti, dopo aver abiurata e detestata l'eretica pravità, ricevevano il S. Battesimo nel modo voluto dalla Chiesa Cattolica.

Questi sono frutti maturati e raccolti. Ma in questa cara Missione ve ne sono altri che biondeggiano. Per la fine dell'imminente giugno, che vogliamo interamente dedicare al S. Cuore di Gesù, contiamo di vedere altri sei dissidenti ad entrare nel grembo della vera Chiesa. Le pratiche con loro sono ben avviate, e Deo adjuvante, speriamo di conquistarli. Ho anche iniziate le trattative con un padre metodista per l'educazione di quattro suoi figli, con promessa che non si opporrà alle determinazioni della loro coscienza.

Ogni giorno più vado persuadendomi che la via della conversione per questi poveri fuorviati dall'errore e dal fanatismo settario sia l'intelligenza ed il cuore de' loro figli, illuminati dagli splendori della Fede Cattolica e santificati da' SS. Sacramenti. Ci vorrà del tempo, della fatica e della pazienza; ma si riuscirà, senza dubbio.

Sulla fine dello scorso anno si sono gettate le fondamenta di due stanzoni per raccogliere vari orfanelli protestanti che la Madonna Santissima ci ha mandati nel mese a Lei dedicato. Cresciuti nell'odio del cattolicismo e pieni di diffidenza verso di noi, questi infelici giovanetti rendono l'opera nostra verso di loro assai difficile; ma noi confidiamo in Dio che ce li ha mandati, il quale può suscitare figliuoli di Abramo pur dai più duri macigni.

Grazie alla bontà divina , alla quale ci siamo interamente affidati, è cessata l'atroce guerra che ci ferveva intorno da parte della setta e dell'eresia insolente. Lettere procaci, luridi anonimi, cartelli infamanti contro di noi, esposti nei luoghi più patenti e frequentati, senza che l'autorità vi ponesse ripiego, canzonette ed insulti ai nostri aderenti più conosciuti e leali, erano cose di tutti i giorni. Quest' ostinata persecuzione, mentre ci teneva in continua tensione di spirito e di azione, ci consolava nello stesso tempo e ci incoraggiava, pensando che è proprio delle opere di Dio l'essere messe a duro cimento. Ora però l' orizzonte si è rasserenato. La Provvidenza ha mandato a questo Territorio un Governatore di sentimenti prettamente cattolici, il quale non ha il vile rossore di frequentare la chiesa, mescolato coi popolani, e di crescere cristianamente la sua figliuolanza. Per la qual cosa, essendoci il padrone amico, anche i cagnotti o per timore o per amore dovettero deporre le ostilità. Noi non bramiamo la loro intimità; la pace sola ci basta.

Tuttavia, se l'odio non li accieca interamente , le opere di carità che abbiamo tra mano pel bene di tutti senza distinzione, le Scuole, l'Oratorio festivo per fanciulli e fanciulle, il Laboratorio per queste ultime, l'Asilo per gli Orfanelli son tutte cose che debbono dissipare le fosche nubi della loro mente. E l' Ospedale? Proprio per vendicarci delle male grazie ricevuto, quest'anno abbiamo pensato di innalzare anche un piccolo Ospedale, del quale se ne sentiva un grande bisogno. Molti di questi coloni non hanno nè famiglia, nè tetto; vivono magramente della loro giornata, e caduti in malattia, sono abbandonati come bestie della campagna e muoiono sprovvisti d' ogni assistenza corporale e religiosa. Uno di questi infelici fu trovato nel suo tugurio cadavere in putrefazione quindici giorni dopo la morte. È vero che noi non potremo per ora far gran cosa, ma quel poco che si potrà sarà meglio che nulla. Non abbiamo studiato medicina, ma Dio sa curare anche senza laurea: ne fa fede la Missione del Rio Negro, ove si vede rinnovato il donum curationis. Siamo sprovvisti di tutto; ma se Gesù scalderà il nostro cuore coll'ardore della sua divina carità, come possiamo sperare, saremo compagni inseparabili e solleciti de' nostri poveri infermi, li ameremo come noi stessi , nostri saranno i loro mali, piangeremo insieme con loro, e l'Angelo del Chubut raccoglierà certamente le lagrime del dolore e dell' amore per presentarle all' infinita Potenza e Misericordia di Dio, ed ecco che non ci mancherà più nulla. Fui allevato alla scuola di D. Bosco, ho veduto, anzi fui parte nella fondazione dell'Ospedale di Viedma e non temo; tanto più che cerchiamo d' assicurarcene l' esito colla rettitudine d'intenzione e colla benedizione del nostro veneratissimo Monsignor Cagliero. Questa ci pare la via più facile per avvicinarci a questi cari chubutini, di qualunque nazione, religione o colore siano.

Intanto, o amatissimo Padre, si degni ringraziare da parte nostra tutti i cari confratelli, Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, perchè dall'efficacia delle loro preghiere noi riconosciamo questi varii avvenimenti, che determinano un avvicinamento del protestantesimo verso di noi. Chi conosce l'abisso che ci separa dall'eresia, com'è qui sostenuta, riconoscerebbe nelle surriferite conversioni i più stupendi miracoli della grazia e misericordia di Dio! Noi quindi mettiamo tutta la nostra fiducia nelle preghiere dei nostri amici, e specialmente di quelle che si fanno nel Santuario di Valdocco e nei Noviziati Salesiani. Ci voglia inoltre, o caro Padre , raccomandare alla carità dei nostri ottimi Benefattori. È da loro ch'io attendo le risorse per soddisfare i debiti incontrati e continuare nella via del progresso incominciato in questa difficile Missione.

Avrei altre cose ancora a dire, ma mi manca il tempo di scriverle, stando per chiudersi l'uffizio postale. La nostra comunicazione con Buenos Aires e l'altro mondo civilizzato s'è di nuovo fatta difficile. Son due mesi che non riceviamo lettere, e sebbene alla metà dell'anno, non ci è ancora pervenuto il calendario liturgico.

Adunque conchiudo salutandola cordialmente e pregandola a voler benedire i Salesiani e le Suore di M. A. addette a questa Missione, nonchè i convertiti e i convertendi, e specialmente il suo

Dev.mo ed Aff.mo Figlio

Sac. BERNARDO VACCHINA Missionario Salesiano.

Viedma. - Una conversione. - Durante il Mese Mariano, che si tenne nel novembre e dicembre scorso, si è avuta la consolazione di una conversione dal luteranesimo di un capitano di marina, nativo di Norvegia, e dell'età di trentotto anni. Egli aveva assistito a quasi tutte le prediche del Mese, nelle quali si esponevano e propugnavano le principali verità della nostra santa Fede e se ne ribattevano gli errori contrari. Disse che maggior impressione gli aveva fatta la predica sul Purgatorio e che di lì ebbe principio la sua conversione. Abiurò i suoi errori e fece la professione di fede nelle mani del Sacerdote Salesiano D. Pietro Orsi.

- Autorizzazione Governativa. - In vista dei grandi servigi prestati in fatto di medicina dal Missionario Salesiano D. Evasio Garrone nel Territorio del Rio Negro, il Consiglio Nazionale d'Igiene della Repubblica Argentina sul principio di quest'anno gli accordava uno speciale permesso di esercitare pubblicamente la medicina. Così l'Ospedale eretto dai Salesiani in Viedma possiede autoritativamente il suo Medico, il quale essendo anche Sacerdote potrà nello stesso tempo curare le malattie del corpo e le infermità dell'anima di quanti avranno la sorte di capitar là entro.

Chosmalal. - Frutti delle Cordigliere. - D. Gavotto scrivendo dalla Patagonia narra di avere nell'anno scorso vagato ancora fra le Cordigliere chilene e d'aver visitato Norquin, Trucuman, Nereco, Arileo, Collanto, Mallin, Xuyunganco, Barranca Bataranquil, Trincalmalal, Los Menucos e Chocaymelchue, riportando i seguenti frutti: N° 1150 Confessioni, 1100 Comunioni, 100 Battesimi e 4 Matrimonii e d'aver in parecchi di questi luoghi fatto cessare non pochi scandali. Non parla dei disagi che incontra in quest'escursioni, perchè dice che ornai s'è abituato a tutto. Voglia il cielo benedirlo e dargli di raccogliere sempre abbondanti frutti fra quella povera gente delle immense Cordigliere.

EQUATORE Nel Vicariato di Mendez e Gualaquiza

La festa della shanza e la guerra tra gli Jivaros.

Nel Bollettino di Aprile scorso, pag. 99, accennammo ad una guerra insorta tra gli Jivaros di Gualaquiza. Ecco ora alcuni particolari inviatici da quei nostri confratelli. Chi scrive è il Catechista Giacinto Pancheri.

- Dopo la metà di ottobre alcuni Jivaros delle vicinanze di Gualaquiza vollero celebrare una seconda festa della shanza di quella povera donna di Mendez che fu ammazzata per ordine del capitano Ramon, della quale, se non erro, già scrissi altra volta (1).

Per celebrare la festa della shanza questi selvaggi sogliono prepararsi alcuni mesi prima. L'uccisore dell'indio o dell'india è il protagonista, per così esprimermi, della festa: egli quindi vi si apparecchia con maggior impegno.

Questa preparazione consiste anzitutto in un rigoroso digiuno, non mangiando il protagonista che soli vegetali e lasciando totalmente l'uso delle carni e di qualunque bevanda spiritosa. Intanto si preparano parecchie cose per adornare bene il tambo, e si fornisce la dispensa di una gran quantità di carne porcina, di galline, di tacchini, di molta pescagione e di varie sorta di frutta, come juca, platano, cionta, nonché di un bel nunumero di olle ripiene della spiritosa ciccia. Quando vi è radunata tanta roba da poter rimpinzare ed ubbriacare tutti gli Indii del vicinato, il protagonista manda ad invitarli tutti di venire alla festa, compreso colui che funziona da sacerdote.

Tutti accorrono, uomini e donne, vestiti a festa. Il sacerdote, sfarzosamente ornato di piume e di ciondoli, siede in mezzo della casa. Ed ecco che entra l'uccisore, portando in una mano la lancia micidiale e nell'altra la sua shanza. S'alza il sacerdote e gli toglie di mano la shanza per immergerla dapprima in una grande olla ripiena di acqua dì tabacco, poi in un' altra ripiena di ciccia e quindi la lava con acqua pura. Fa sedere poscia sopra lo sgabello l'uccisore colla testa rivolta in alto e la bocca spalancata, dentro cui coll'anfora in mano va versandogli successivamente l'acqua delle abluzioni della shanza, vale a dire l'acqua di tabacco, la ciccia e poi acqua pura, fino a fargliela uscire dalle narici. Con questa cerimonia l'uccisore si crede mondato da ogni reato, che avesse mai potuto incorrere coll'uccisione del nemico.

Così purificato, si alza, riprende la sua shanza e va ad appenderla alla colonna principale del tambo, ove l'adorna di fiori, d'uccelletti disseccati e variopinti, e d'altri moltissimi gingilli. Tutti si mettono d'intorno in atto di venerazione, ed il sacerdote pronunzia un discorso. Il suo dire è un panegirico alla valentia dell'uccisore, bravo Jivaro, capace di vendicare le offese, ed una invettiva contro la tribù, cui apparteneva il povero indio ucciso. Tutti l'ascoltano con attenzione, e finito che abbia di parlare, s'ordinano in processione, uno dietro l'altro, uscendo da una parte del tambo ed entrando dall'altra, genuflettendo tutti dinnanzi alla. shanza. Fatti alcuni giri in questo modo, il sacerdote dichiara terminata la funzione religiosa. Allora incominciano le baldorie, le gozziviglie, il ballo e le orgie, che durano per ben cinque giorni e che non finiscono mai senza il domani, vale a dire senza dolorose conseguenze.

(1) V. Bollettino di Gennaio pag. 17.

Causa della guerra. - Assalto notturno. - Cristiana morte del brujo.

Questa volta infatti alla festa successe una terribile guerra. Un Jivaro di nome Mashanda da queste orgie se ne uscì con una forte indigestione, che in breve lo ridusse agli estremi. Tuttavia, grazie alla sua costituzione molto robusta, potè riaversi e migliorare alquanto; ma il miglioramento durò solo alcuni giorni, perchè dopo, forse per le consuete bestialità di coloro che volevano curarlo, di sgraziatamente ricadde infermo. Allora fa chiamato un medico (brujo) di nome Andrés, parente del capitano Ramon., Il medico selvaggio con canti, salti e mille altri ridicoli atti tentò di guarirlo; ma furono vani tutti i suoi sforzi, poichè dopo pochi giorni l'infermo se ne morì. I parenti del defunto, secondo il loro costume, attribuirono la morte alle stregonerie del medico (brujo) e giurarono di ucciderlo. E per meglio arrivare al compimento dei loro barbari intenti, s'unirono ai nemici del capitano Ramon, i quali son numerosi per le atrocità ch'egli ha commesso Uno di questi e dei più feroci, in questa occasione, fu un Jivaro di Chuchumblera (Zamora), al quale Ramon aveva recato una ignominiosa ingiuria. Gli Jivaros guerrieri di Gualaquiza, non stimandosi sufficientemente forti per dare l'assalto alla casa dell'odiato capitano, chiesero segretamente aiuto a varii altri di Mendez e di Zamora e si riunirono tutti nella casa del vecchio Naranzha, (1) capo del partito contrario a Ramon. Qui concertarono come e quando dovessero dare l'assalto.

Alla mattina del giorno 10 dicembre si udirono nella foresta forti e sguaiate grida di selvaggi, da. cui comprendemmo facilmente che fra gli Jivaros era accaduto qualche cosa di straordinario. I fanciulli Jivaros che stavano in nostra compagnia, lo compresero prima e meglio, perche al primo grido spaventati precipitosamente si allontanarono da noi. Quella gazzarra continuava, e noi risolvemmo di recarci personalmente ad informarci del fatto. Mentre ci disponevamo a partire, sbucano dalla selva due giovani selvaggi, che, correndo verso di noi, con ansia febbrile ci gridano : - Vos viniendo pronto, pronto casa Ramon; esta noche malos Jivaros matando Andrés, lanciando Ramon. -- Voi venendo subito, subito alla casa di Ramon; questa notte cattivi Jivaros ammazzando Andrés, ferendo di lancia Ramon!...

Insellammo immediatamente le bestie per accorrere, Don Mattana ed io, colà dove con tanta insistenza ci richiedevano. In quel momento arrivarono pure altri cinque dei principali proprietari di Gualaquiza, cioè i Sigg. Vega, Dàvila, Vasquez ecc., i quali erano avvisati dell'accaduto dagli stessi Jivaros. Questi stimabili signori vollero venire con noi per difenderci da qualunque pericolo sul campo di battaglia. Partimmo adunque tutti insieme diretti al luogo della guerra.

Arrivati all' abitazione di Ramon, trovammo sparsi sul suolo i resti dei tizzoni che gli Jivaros avevano acceso per rompere l'oscurità della notte e per incendiare la casa del loro nemico. A questo fine, come è loro costume, avevano anticipatamente preparati vari pali, aguzzati ad un'estremità e dall'altra carichi di foglie secche ben legate e disposte in modo da formare una grossa freccia; accesi li lanciarono con forza contro il tetto della casa, formato di foglie di canna. In questo modo tentarono d'incendiare la casa, lanciandole a ciascun dei lati una freccia accesa; ma quelli che vi stavano entro furono tanto lesti , che spensero il fuoco prima che si appiccasse all'abitazione.

Entrati nella casa trovammo il povero Ramon steso sopra del suo letto di stuoia di canna, agitato, con una febbre ardente, causata non tanto dalle ferite ricevute , che erano poche e leggiere, quanto dallo spavento e dalla rabbia di non potersi immediatamente vendicare. Un poco più in là, v'era il disgraziato medico Andrés immerso nel sangue, coperto di ferite, tra cui una mortale nel costato, dalla quale usciva un pezzo di polmone lacerato. Quando ci vide, fece sforzi per sedersi nel suo lettuccio pieno di sangue; ma il poverino ricadde sopra di esso oppresso dal dolore. Don Mattana se gli avvicinò e gli prese il polso. L' infermo gli chiese: Qué pensando vos? Cuando yo muriendo...? Il sacerdote gli parlò di Dio e gli domandò se voleva essere battezzato. Risposegli di sì. Nel dubbio che fosse già stato battezzato anteriormente, gli amministrò il Battesimo sub conditione. Poco dopo il povero Jivaro esalava l' ultimo respiro, senza pronunziare un lamento, nè una parola di vendetta contro i suoi nemici.

I parenti chiesero che il cadavere fosse cristianamente sepolto nel cimitero , il che ci sorprese, avuto riguardo alle usanze contrarie degli Jivaros.

La madre del morto, alla vista del cada. vere dello sventurato suo figlio, ed i partigiani di Ramon presenti a quel funebre spettacolo, proruppero in pianti, in lamenti, in grida d' imprecazione e di vendetta ; volevano vendicarsi immediatamente; ma Don Mattana e tutti noialtri cercammo dissuaderli, e vi riuscimmo, specialmente quando loro promettemmo che avremmo fatto prendere e castigare gli assassini. Tranquillizzati così gli animi , ritornammo alla nostra casa.

(1) Di questo Jivaro si è parlato nel Bollettino di Maggio 1894.

Gli Jivaros all' abitazione dei Missionari.

Però gli Jivaros di Naranzha, avendo udito dire che noi eravamo andati alla casa di Ramon e che avevamo determinato di chiamare forza armata, si riempirono di coraggio, e incominciò a spargersi la voce che avrebbero assaltato la casa della Missione!

In vista della probabilità di un simile attentato, si giudicò conveniente custodire per alcune notti l'abitazione, facendo per turno noi stessi la sentinella. Di giorno non v'è pericolo d'essere assaliti da questi selvaggi. Gli Jivaros assalgono sempre a tradimento, e quasi sempre approfittano dell' oscurità della notte ; questo è il loro modo di guerreggiare. L'assalto che diedero alla casa di Ramon fu appunto alla mezzanotte; e perchè la casa era ben costrutta e non avrebbero facilmente potuto entrarvi, sedussero un cognato del capitano, il quale al momento concertato aperse la porta e lasciò entrare i nemici, i quali, dopo aver compiuto l'assassinio, si diedero a precipitosa fuga.

Una mattina si presentò alla casa della Missione il capo Naranzha con tutti i suoi partigiani ben armati, per accertarsi se avevamo davvero intenzione di far venire i soldati e ci indirizzò la seguente parlata : - Perchè voi chiamando soldati? Forse noi ammazzando bianchi o servi dei bianchi? Così facendo, molta ragione avendo; ma noi non facendo male, ai cristiani; noi castigando cattivi Jivaros. Forse voi non tenendo carceri e soldati per castigando cattivi cristiani ? E noi come castigando cattivi Jivaros?

Li rimproverammo fortemente della barbara azione che avevano commesso e di aver manifestato tanto accanimento e tanta crudeltà contro un Jivaro della loro stessa tribù. Ascoltarono i rimproveri senza alterarsi, ma furon ben lontani dal persuadersi di aver fatto male. Al contrario, incominciarono a raccontare le atrocità che avevano commesso Ramon ed i suoi compagni, le quali , senza dubbio, sono molte. Facemmo tuttavia loro comprendere che, se non deponevano le armi e se osavano commettere altri delitti, avremmo chiamato sicuramente i soldati, perchè li legassero tutti e li conducessero alla montagna. Ci promisero che avrebbero cessato ogni ostilità e assecondati i nostri desiderii, ma con la condizione che noi non facessimo venire i soldati; il che loro promettemmo.

Così terminò quell' abboccamento e i selvaggi si ritirarono. Però si seppe dipoi che non ritornarono alle loro case, ma che vivevano fuori, nei boschi, in misere capanne, perchè temevano di essere assaliti dal partito del capitano Ramon.

Poveri selvaggi ! vivono in continui timori e angustie, senza godere un momento di pace nè giorno , nè notte. E ciononostante non vogliono persuadersi di lasciare quella vita di amarezze, ed abbracciare definitivamente la pace evangelica ! Il demonio della vendetta e del vizio li tiene miseramente schiavi!

Tuttavia pare che vadano comprendendo gli immensi vantaggi che la vita civile e cristiana ha sopra quella selvaggia. Lo stesso capitano Ramon e un suo fratello chiamato Nuñinga risolvettero di venire a vivere tra i cristiani e ci chiesero un tratto di terreno per costrurre la loro casa. Il figlio di Ramon con due o tre fanciulli Jivaros si presentarono essi stessi a chiedere che loro tagliassimo i lunghi capelli, perché volevano vivere sempre coi Missionari...

Le tombe degli Jivaros e la prima sepoltura ecclesiastica.

Quest' avvicinamento a noi degli Jivaros di Ramon era già incominciato qualche tempo prima, quando Don Mattana, in seguito alle loro preghiere, si era deciso di seppellire cristianamente le ossa del cadavere di un loro capitano battezzato.

Un giorno ci si presentò uno degli Jivaros più influenti di Gualaquiza e ci chiese perchè non andassimo a prendere le ossa di suo fratello, morto da cinque anni, per seppellirle nel Campo Santo, essendo stato battezzato, poche ore prima di spirare, da un cristiano che quivi allora trovavasi. Tale proposta ci parve avesse qualche cosa di straordinario, giacchè gli Jivaros non vogliono sapere di cedere ai cristiani i corpi dei loro morti. Non ci facemmo quindi ripetere la domanda , ma promettemmo di andare tosto a prenderle. All'indomani infatti mi recai io stesso per tempo dal detto Jivaro e lo pregai che mi indicasse il luogo della sepoltura del fratello.

Gli Jivaros non usano mettere sotto terra i morti, ma li seppelliscono in una bella capanna quadrata, eretta ordinariamente in un angolo dell' orto che circonda la loro casa. Questa capanna, che misura due metri di lato ed uno e mezzo di altezza , è formata con una fitta e forte palizzata di ciontiglia fessa e coperta con larghe foglie durevoli. Nell'interno di questa cameretta e nel mezzo di essa mettono il cadavere, seduto sopra di uno sgabello a spalliera, coi piedi e le mani incrociate, vestito dei migliori indumenti che aveva in vita ed ornato con tutti i gingilli che possedeva. Circondano quindi il cadavere con un' altra palizzata circolare e talmente stretta all' intorno di esso, in modo che non possa cadere dallo sgabello. Questa seconda palizzata è ancora più fitta della prima , e ricoperta nella parte interna ed esterna da grandi foglie che chiudono l'accesso perfino ai topi. Per coperchio di quest' altra palizzata , che s' innalza e termina quasi in forma di un tubo, vi pongono sopra un disco di legno assai spesso, sormontato da una grossa pietra. Nel vuoto che rimane tra la prima e la seconda palizzata mettono grande abbondanza di juca, platano, carne, ecc., ed appendono alle pareti molte olle di terra cotta ripiene di ciccia e d'altri liquori narcotici , persuasi che possano giovare al morto.

L'indio mi condusse infatti ad una consimile tomba. Con un'arma da taglio ruppi la prima palizzata, e vi trovai appese parecchie olle di ciccia. Apersi poscia la seconda, e vi rinvenni le ossa del capitano Huambachi, disposte come dissi sopra e con intorno alcuni brandelli di abito. Uno sciame immenso di formiche lo percorrevano da capo a piedi esse avevano contribuito alla distruzione di quel corpo e mordevano orribilmente. Con gran diligenza raccolsi quelle ossa in un sacco e le portai alla chiesa della Missione. Ed il caro Don Mattana, accertatosi meglio della morte cristiana del defunto capitano, il giorno seguente volle celebrare solenni esequie a suffragio dell' anima sua. Vi parteciparono molti Jivaros, e colla pompa che ci permise la nostra povertà portammo processionaimente quei resti mortali al Campo Santo.

Fu questa la prima sepoltura ecclesiastica solenne che si fece coi selvaggi di Gualaquiza, la quale segnò un gran passo nella confidenza degli Jivaros del capitano Ramon verso di noi. Essi a partire d'allora ci venivano a visitarci più sovente e ci affidarono varii dei loro ragazzi, perchè li educassimo e li facessimo cristiani.

Da questo primo fatto e dalla pace messa dopo la guerra sopra descritta , noi cominciavamo a nutrire lusinghiere speranze per la civilizzazione di questi infelici selvaggi, quando si divulgò la notizia ch'era apparso il vaiuolo, sì giustamente temuto dagli Jivaros, perehè essi non sapendo, nè potendosi quindi curare, lasciano morire sempre quasi tutti gli attaccati. Il primo assalito da questo morbo fu un proprietario (entablador). Bastò questo tristo caso, perchè quasi tutti gli Jivaros, indispettiti contro dei bianchi, si allontanassero da noi. Se questo terribile morbo si estendesse, la Missione resterebbe deserta chi sa per quanto tempo!

Nè queste furono le sole disgrazie accadute alla nostra Missione sulla fine dello scorso anno. Iddio Signor nostro volle visitarci ancora con un'altra prova, quella dell'incendio della casa della Missione , di cui già si è scritto (1).

La nostra posizione non poteva essere più dolorosa! Senza tetto, senz' alimenti, senza soccorsi e in mezzo a selvaggi in guerra tra loro, non ci resse l' animo di abbandonare il campo affidatoci dalla Provvidenza. Il Sig. Guglielmo Vega ci accolse in sua casa e ci porse grande aiuto. Speriamo in Dio e nelle persone caritatevoli di ricostrurre ancor meglio la casa ed i laboratorii e ricoverare di nuovo tanti poveri fanciulli della selva, che incominciano già ad assaporare le dolcezze della vita cristiana!

GIACINTO PANCHERI.

(1) V. Lettera nel Bolleltino di Marzo scorso, p. 61.

COLOMBIA

Agua de Dios - Una processione di notte. - Al paese dei lebbrosi nel dicembre dello scorso anno si volle celebrare con maggior solennità la festa dell'Immacolata Concezione, detta La Purissima.

In tutto quel giorno fu esposto alla pubblica venerazione Gesù Sacramentato, ed a motivo del gran calore, col permesso dell'Arcivescovo di Bogotà, si fece la processione a notte inoltrata. La piazza innanzi alla chiesa era trasformata in una ampia sala splendidamente illuminata. Il paese dei lebbrosi presentava un aspetto paradisiaco. In tale occasione si è pure inaugurata l'adorazione perpetua del SS. Sacramento, ed ora colà sono più di duecento persone, che giornalmente si recano in Chiesa a far visita al nostro Dio Redentore, dal quale attingono conforto nella loro sventura e forza a sopportarla con rassegnazione.

- Anche i lebbrosi in rivoluzione. - Alla rivoluzione scoppiata sul principio di quest'anno contro del Governo della Colombia vollero prender parte anche i lebbrosi di Agua de Dios. Trovavasi tra questi un generale liberale, pur esso colpito dal morbo, al quale venne fatto, mentre era assente D. Unia e D. Crippa dal Lazzaretto, di assoldare una trentina circa d'altri lebbrosi liberali, armarli ed insorgere contro del Governo. Imprigionarono il Sindaco di Agua de Dios, l'impiegato del telegrafo e il Sig. Enrico Aguilera, già noto ai nostri lettori per le lettere di ringraziamento che scrisse a Don Rua per aver concesso D. Unia al Lazzaretto. Appena questi fatti vennero a conoscenza di D. Unia, questi accorse sul luogo e fe' mettere tosto in libertà i prigionieri, ma non gli fu possibile fermare gli insorti, perchè s'erano già di troppo allontanati. Poveretti! Tre di essi morirono nel primo combattimento, e gli altri ritornarono di poi al Lazzaretto colla peggio, essendo riuscita vincitrice la parte loro avversa. Solamente il generale con un altro lebbroso non si arresero tosto, ma vollero continuare la guerra unendosi ad altri loro partigiani.

- Grande miseria: La fame si fa sentire.. Sono incalcolabili i danni che apportano le rivoluzioni : esse dissanguano sempre le nazioni. Sospeso il commercio, interrotta ogni sorta di comunicazione, cessati i sussidii del Governo, la miseria e la fame vennero a farsi sentire tra i poveri lebbrosi di Agua do Dios e D. Unia si vide costretto a dover andare a Bogotà e ricorrere alla carità pubblica per mezzo della stampa. Leggiamo infatti nel Correo Nacional di quella capitale la seguente lettera, in data 18 febbraio scorso : « Stim. Sig. Direttore. - Animato dalla buona accoglienza che El Correo Nacional ha sempre fatto a tutto ciò che riguarda il Lazzaretto di Agua do Dios, mi rivolgo a Lei con lo scopo di far sapere per suo mezzo, che, a cagione della rivoluzione, le necessità del Lazzaretto si sono fatte angustiose ed opprimenti, fino a farsi sentire la fame tra gl'infermi più poveri.

« È cosa che strazia il cuore vedere creature innocenti, figli di povere madri inferme, piangere per la fame, inginocchiati dinnanzi alla statua della Vergine e ad alta voce chiederle che non li abbandoni; sono cose da me vedute in questi giorni passati.

» O voi, padri e madri di famiglia, che siete circondati da creature innocenti e sane, a cui, per grazia di Dio, nulla manca e formano la vostra più grande consolazione, date uno sguardo a questo povere creature ed alle loro madri, le più sventurate di questo asilo, e soccorretele con una piccola limosina.

Se le persone caritatevoli che nei passati anni contribuivamo coi loro cuartillos (piccole monete) per l'opera dell'Ospedale, potessero ora darmi qualche limosina per comprar viveri e sollevare così la fame e la miseria dei poveri del Lazzaretto, Dio Signor nostro, che promise il cento per uno, non si lascierà vincere in generosità.

» So che alcune persone, al sentire che un gruppo d'infermi insorsero, non vogliono più concorrere colle loro limosine che solevano mandare al Lazzaretto per mezzo della società di S. Lazzaro. Ma questo va bene? È forse secondo gl'insegnamenti di Dio Nostro Signore? No, fratelli miei; costoro ricordino che i cittadini di Sodoma e di Gomorra s'erano pure ribellati a Dio stesso, ma Egli promise ad Abramo che, se vi fossero stati dieci giusti soli, avrebbe perdonato a tutti gli altri, che ascendevano a parecchio migliaia. Che proporzione v'ha tra quei di Sodoma e Gomorra ed i nostri fratelli di Agua de Dios ? Per venti o trenta castigare più di ottocento buoni?

» Pertanto mi raccomando caldamente alle persone caritatevoli, perchè mi mandino qualche limosina a questo fine. Per alcuni giorni mi fermerò in questa città, ed al fin del mese ritornando ad Agua de Dios avrò il grande piacere di portare colà l'obolo vostro. »

Questa lettera sul giornale portava il titolo Nobiltà obbliga, ed era preceduta dalle seguenti espressioni : « La voce dell'apostolo dei lebbrosi della Colombia, di colui che sulla terra tutto ha abbandonato per innalzarsi colle ali della carità e dell'amor divino nelle regioni immortali, non può essere disprezzata da una società, che, come la nostra, si pregia e s'onora di praticare la più benefica delle virtù, qual' è quella per cui oggi implora un soccorso il zelante cappellano di Agua de Dios. Nella santa opera, nel nobile fine ch'ei si propone, tutti dobbiamo cooperare, affinchè la benedizione del cielo discenda sopra le nostre famiglie. »

La voce di D. Unia e quella del Correo Nacional furono ascoltate; giacchè Don Unia prima di partire da Bogotà ebbe a ringraziare pubblicamente varie ottime persone, ed i lebbrosi di Agua de Dios commossi innalzarono l' inno del ringraziamento a D. Unia ed a tanti benefattori nelle colonne dello stesso giornale.

- Un Oratorio festivo. - Nell' occasione della festa di San Francesco di Sales ad Agua de Dios si fecero circa 2500 Comunioni. Ad aiutare i nostri due Sacerdoti nell'amministrazione dei Sacramenti vi andò il Parroco più vicino al Lazzaretto. Si benedisse il nuovo Camposanto e si inaugurò solennemente l'Oratorio festivo per i figli dei lebbrosi. Alla Domenica delle Palme già sommavano a cento gli inscritti, alla vista dei quali D. Unia trasecolava compreso d'ineffabile gioia.

- La lavanda de' piedi e la Cena del Giovedì Santo. - Al Giovedì Santo, dopo la lavanda de' piedi fatta in Chiesa a dodici giovanetti, fra i quali alcuni infermi di lebbra, in un salone dell'Ospedale, elegantemente adornato da quegli Angeli che sono le Suore della Carità, ebbe luogo una geniale cena, alla quale parteciparono trentotto infermi, presieduti dai due Sacerdoti Salesiani D. Unia e D. Crippa, e serviti dal sig. Dott. Don Leopoldo Medina, buon amico de' Salesiani della Colombia, e dal nostro Ch. Variara. Quei poveri infelici furono grandemente impressionati dalla gentilezza e dall' affabilità onde erano trattati, ed una volta di più vennero a conoscere di quali grandi e generosi sentimenti sia nutrice la Fede Cattolica.

ARGENTINA

Buenos Aires. - Un nuovo Circolo Operaio. - È cosa veramente consolante il vedere sorgere un nuovo sodalizio cattolico in quel sobborgo di Buenos Aires, detto la Boca, dove una volta avevano loro sede, si può dire, tutte le sétte del mondo e dove i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice fin dal 1877 hanno piantate le loro tende, ufficiando l' ampia chiesa di S. Giovanni Evangelista e tenendovi aperte le pubbliche scuole per la gioventù d' ambo i sessi. Leggiamo infatti nel Cristoforo Colombo di quella città come il giorno dei SS. Apostoli Pietro e Paolo v'ebbe colà la solenne inaugurazione di un nuovo Circolo Cattolico di operai, prendendovi parte colle loro bandiere varii Circoli Cattolici di quella capitale.

« Dopo di avere assistito alla benedizione solenne nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Evangelista , l'enorme concorso di uomini passò nel cortile annesso alla chiesa, tutto imbandierato, dove si era innalzato un apposito palco per la festa operaia. Cominciò questa coll' Inno Argentino eseguito da due bande; quindi il distinto Dott. Alessio de Nevares, Presidente del Consiglio Generale dei Circoli, dichiarando inaugurata la nuova Associazione, fece risaltare l'importanza della fondazione di un Circolo di operai nella Boca, sede di tante società contrarie alla Religione. Prese quindi la parola il R. P. Grote e in uno splendido discorso espose il fine dei Circoli Operai, che è di formar uomini onorati, onesti e virtuosi colla pratica della Religione, la quale è il più grande conforto nei lavori e nelle traversie della vita. Dimostrò chiaramente che le utopie socialiste non servono nemmeno per la felicità terrena degli operai, e non conducono che alla depravazione, all'odio e alla disperazione in questa vita e fanno ancora perdere la speranza di un gaudio immortale. Pieno di fiducia che il nuovo Circolo troverà buona accoglienza nella Boca, sobborgo eminentemente operaio, terminò dicendo che solo nella Croce gli uomini troveranno salvezza, essendo essa il principio della rigenerazione sociale. Il grido di Viva Gesù Cristo, con cui finì il discorso, fu ripetuto dalle centinaia di astanti. Il Presidente del nuovo Circolo Dott. Solè y Rodriguez, enumerò poscia i vantaggi anche materiali che offre ai suoi soci il nuovo sodalizio, e il Sig. Mario Gorostarzu, del Circolo della Concezione, lesse in seguito un bel discorso con voce chiara ed energica, dimostrando che i Circoli Operai rappresentano la verità, la giustizia e l'onestà, e che debbono sotto la loro bandiera arruolarsi tutti gli operai che amano la famiglia e l'ordine sociale. Dopo del sig. Gorostarzu comparì sul palco un piccolo oratore, figlio del signor Giovanni Cao, del Circolo di S. Cristóbal, il quale con una ammirabile naturalezza provò che non possono mancare le benedizioni del cielo ad uomini riuniti nel nome del Signore e animati di buona volontà per fare il bene e che hanno scritto sulla loro bandiera : Religione. Il sig. Pietro Lalanne poi in un discorso ordinato compendiò ammirabilmente le lotte sostenute dal Cristianesimo dalla sua fondazione fino ai nostri giorni, da cui riuscì vincitore, e dirigendosi ai membri del nuovo sodalizio, li esortò a non perdersi di animo per le difficoltà che possono trovare nei principii, nè per le opposizioni che loro verranno fatte da coloro che combattono la Religione, perchè come la Chiesa di G. C. sormontò tutti gli ostacoli e vinse tutti i suoi nemici, così riusciranno trionfanti, per la nobiltà della causa che difendono. Il sig. Augusto Argaño, Vice-presidente del nuovo Circolo, chiuse la serie dei discorsi, riscuotendo come gli altri oratori vivi applausi. Tra un discorso e l'altro, le bande dei differenti Circoli eseguirono scelti pezzi di musica con vera maestria. E gli operai cattolici ritirandosi in bell' ordine , pieni di entusiasmo innalzarono ripetuti evviva al gran Pontefice Leone XIII che governa la Chiesa. » Noi mandiamo le nostre sincere felicitazioni a tutti quei buoni operai, augurando prospera e lunga vita al loro nuovo Circolo della Boca.

BRASILE

Nictheroy. - Attestati di riconoscenza. - A proposito del Collegio Salesiano convertito l'anno scorso in Ospedale pei feriti nella rivoluzione brasiliana, troviamo nei giornali di quella Repubblica tre Attestati di riconoscenza verso dei Salesiani per parte di quella Nazione. Uno è la lettera del colonnello Filomeno José da Cunha, comandante la brigata di Nictheroy, indirizzata all'attuale Direttore di quel nostro collegio ; l'altro la lettera di commiato del Direttore dell'Ospedale militare a tutti i Salesiani ; ed il terzo un messaggio portato alla Camera Legislativa dal Dott. Porcincula, Presidente dello Stato di Rio Janeiro. Eccoli tradotti

1° « Rev.mo Sig. D. Luigi Zanchetta, Direttore del Collegio dei Salesiani di S. Rosa: - Ultimato in questi giorni il trasferimento agli edifizi dell'Ospedale di S. Gio. Batt. non solo degli infermi appartenenti a questa guarnigione , ma eziandio di tutto il materiale delle infermerie che durante la rivolta furono installate nello stabilimento, del quale la S. V. è degno e benemerito Direttore, d'accordo ed in rispetto agli ordini del Governo dell'Unione le viene restituito lo stesso stabilimento, affinchè possa co' suoi colleghi in questa umanitaria e sacrosanta crociata, continuare a concorrere per la prosperità di questo paese che tutti accoglie in un fraterno amplesso, prestando alla gioventù inesperta ed abbandonata l' istruzione intellettuale e morale, che di questi giovani farà un giorno i difensori dell' onore e delle glorioso tradizioni della Patria, la quale tutto da loro si aspetta.

» Accetti, Rev.mo Sig. D. Luigi Zanchetta, in un co' suoi collaboratori nella santa missione, alla quale con fede e fervore si dedicano, il tributo della riconoscenza e della gratitudine , che a nome mio, a nome del Governo della Nazione e de' miei dipendenti le rendo in quest'occasione pei nobili e rilevanti servigi , che prestarono per dieci lunghi mesi, affinchè i nostri officiali e soldati, valenti difensori di Nictheroy, dell'onore e della gloria della Patria, avessero una cordiale accoglienza nel sacro recinto di codesto asilo di pace e di lavoro , dove coi conforti della Religione trovarono tutta la soavità e la consolazione che deriva dalla rassegnazione predicata coll' esempio, nonchè il balsamo agli acuti dolori delle ferite sanguinanti nell'unzione della parola piena di pace e di amore.

» Sul punto di licenziarmi, le dichiaro colla sincerità di leale soldato che, legata a questa tetra epoca di dolorosa esistenza per la Patria e pe' suoi buoni figli, resterà imperitura nel cuore dei bravi difensori dell'invitta Nictheroy la memoria e la gratitudine verso di coloro che, come Lei, tutto fecero per loro bene e conforto, in nome dell'amicizia e de' grandi ed elevati sentimenti della carità e dell'amore. »

2° Il Dott. Continentino, Direttore dell' Ospedale di S. Gio. Batt., così esprimevasi rivolgendosi ai Salesiani : « Ill.mi e Rev.mi Signori : - Nel lasciare oggi l'incarico di Direttore dell'Ospedale militare soddisfo al gradevole mio dovere di ringraziarvi in nome mio e de' miei colleghi per le finezze che prodigaste a noi ed ai nostri infermi raccolti in codesto pio stabilimento.

» Desidero altresì che esprimiate la nostra gratitudine e rispetto al venerando D. Rota, che nell'arduo esercizio della nobile missione di Direttore di codesto Collegio prestò i più memorabili servizi ai nostri feriti durante la rivolta, colle sue parole consolatrici ripiene della più santa unzione. È pure degno dei più grandi elogi il R.do D. Angelo, che sempre mostrò verso tutti la maggiore bontà e benevolenza, non lasciando giammai di mettere in pratica i principii della nostra Religione a pro di tutti gl'infermi. »

3 Il Dottr. Porcincula, Presidente dello Stato di Rio de Janeiro , nel suo messaggio alla Camera Legislativa, così parlava dei Salesiani

« Sapete che, durante il periodo di più di sei mesi, quando il Governo dello Stato agiva in Nictheroy contro i rivoltosi di una parte della squadra nazionale, ebbi a seguire le operazioni. di guerra e provvedere alle occorrenze che si venivano presentando.

» Così fu che, incominciando i proiettili dell'artiglieria dei rivoltosi a colpire l'ospedale di San Gio. Battista e sue dipendenze, e l' Ospizio dei Mentecatti e il Disinfettorio, ordinai il trasferimento dei pazzi negli edifici dello Stato e poscia nell' Ospizio Nazionale di Rio de Janeiro , e gli infermi civili e militari nel Collegio dei RR. Salesiani.

» Per questo mi diressi a quei Sacerdoti, e appena mi bastò appellare per i sentimenti di umanità e carità che li mantengono congregati, perchè essi, ritirati gli educandi, mi consegnassero quasi tutti gli edifici che costituiscono il Collegio di Santa Rosa, dove furono poi installate le Infermerie per i poveri e l'Ospedale Militare. Collocato in situazione meno esposta alle palle dei rivoltosi, incalcolabili sono i servizi prestati da questo nosocomio alla povertà inferma ed ai bravi soldati, vittime del loro dovere, servigi resi ancor più grandi e più preziosi per il conforto che a quei derelitti ne veniva dalle parole piene di fede cristiana o dalle fraterne cure dei Sacerdoti Salesiani, che d'allora fino ad oggi mai venner meno alla loro santa missione...

» Ed in altro ancora questi esemplari Sacerdoti aiutarono il Governo dello Stato. Non eranvi nella città - quasi abbandonata dalla popolazione - mezzi di sussistenza per centinaia di persone, principalmente donne e fanciulli. Non volendo questi abbandonare gli alloggi nei luoghi in cui si credevano più al sicuro , in tali momenti afflittissimi la povera gente, ridotta alla più squallida miseria, correva spaventata per le strade mendicando pane , invadeva gli accampamenti e postavasi alla porta dei quartieri per ricevere dai soldati le razioni che si dividevano. Fu allora che incaricai i Sacerdoti Salesiani di continuare la distribuzione gratuita da me iniziata di viveri acquistati dal Governo , o per conto dello Stato, o per la raccolta di offerte , colle quali la filantropia dei fluminensi e dei cittadini degli altri Stati della Repubblica veniva fraternamente in soccorso ai disgraziati. Erano quindi centinaia, e qualche giorno più di mille e cinquecento, i poveri che andavano a Santa Rosa a dimandar soccorso di una razione di fagiuoli, carne secca e farina di mandioca, e là incontravano cristianamente solleciti i Salesiani nell' esercizio della caritatevole missione che il Governo dello Stato loro affidava.

» Signori Deputati all'Assemblea Legislativa. Sono poveri i Salesiani. Quando il Governo dello

Stato abbisognò di ciò che posseggono in Nictheroy, tutto consegnarono, solo riservandosi una piccola parte dell'edificio, la officina tipografica, che mantennero aperta per non lasciare senza pane alcuni operai, i quali a loro volta coadiuvarono nei molti servizi dell'Ospedale civile e militare. Vi dimando quindi che mi autorizziate a prestare aiuto a questi Sacerdoti per la riparazione dell'edificio, naturalmente danneggiato per l'uso, a cui fu sottoposto durante la guerra, e per la reinstallazione del Collegio di Santa Rosa. Sappiate che è pure nell'interesse dello Stato il funzionamento di quella Casa di carità, asilo di molti fanciulli fluminensi poveri e senza appoggio ; in essa molti sono per disposizione del Governo, e perciò giudico dobbiate equipararla all'Asilo di Nossa Senhora do Amparo. »

Questi sono documenti che tornano di onore non solo ai nostri cari confratelli di Nictheroy, ma ben anche allo stesso Stato di Rio de Janeiro che tanto solennemente dichiara la loro benemerenza in faccia al Brasile ed al mondo.

GRAZIE DI MARIA SS. AUSILIATRICE

Ricorso a Maria! - La sig.ra Rosaria Bottari, moglie al sig. Pasquale del Campo, entrambi di questa Parrocchia, per una improvvisa disgrazia avvenuta al marito ebbe tale scossa al cuore che le si travasò il sangue, sicchè la poveretta da circa sei o sette anni andava soggetta ad una grande anemia e ad una febbretta, che lentamente le rodevano la vita. Adoperò varie consulte di medici, e prese tanti e tanti farmachi, ma tutto invano. Era ridotta quasi a non potere uscire più di casa, quando un giorno con confidenza e ferma speranza si rivolse alla Vergine SS.ma Auxiliurn Christianorum, supplicandola che, se fosse di gloria di Dio, onoro di Lei e di sua santificazione, le volesse ottenere il bene della saluto corporale, di quella salute che inutilmente avea cercato nei rimedii umani. Parrebbe incredibile! Non appena domandò tale grazia alla Vergine SS.ma, sentì allontanarsi il mortifero male, e quasi a passi da gigante e senza più nulla adoperare andò via via migliorando, a segno che oggi, del tutto guarita, esce di casa, cammina, e compie senza alcun incomodo i lavori di famiglia. Per tale grazia inoltre la Rosaria Bottari è divenuta una fervente devota di Maria SS.ma Ausiliatrice, colla santa risoluzione di amarla e servirla figlialmente per quanto le umane forze permettono.

Fiumefreddo, 20 Maggio 1895.

SAC. GIUSEPPE TORRIGI Capp.n° Curato.

Maria salute degli infermi. - Il giovanetto Manuel Roman, alunno dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Quito, cadde gravemente infermo di febbre tifoidea. Era già in convalescenza, quando ebbe una ricaduta orribile, che lo condusse sull'orlo della tomba. I medici curanti avevano già pronunziato il loro verdetto e consigliarono di amministrargli i Santi Sacramenti. Non avendo egli ancor fatto la Prima Comunione ed essendo bene istruito ed assai intelligente, si pensò di amministrargliela il giorno 15 maggio scorso. Strappava le lagrime l'affetto e la devozione, con cui ricevette per la prima volta N. S. Gesù Cristo. Gli si amministrò pure l'Estrema Unzione. Dopo di che, io sottoscritto gli misi al collo una medaglia di Maria Ausiliatrice, benedetta dal nostro Padre D. Bosco, egli feci ripetere queste parole: Maria SS., se è di vostro gradimento, concedetemi la guarigione! Grazia straordinaria! In quello stesso giorno i medici notarono non solo un principio di miglioramento, ma una certa sicurezza di guarigione. Il termometro, che la sera avanti segnava circa 41 gradi, discese repentinamente a 38. Presentemente il giovanotto è convalescente e porge sentiti ringraziamenti a Marìa Santissima, Salute degli infermi.

Quito (Equatore), 15 Giugno 1895.

Sac. ALFREDO SACCHETTI Salesiano.

Quanto è buona Maria! - Al 24 luglio dello scorso anno mi rivolgeva al signor D. Rua, onde pregarlo di una novena alla SS. Vergine Ausiliatrice per ottenere la guarigione della mia cara Giuseppina, d'anni 14, fortemente assalita un mese prima da meningite cerebro-spinale- epidemica. Ormai si trovava agli estremi, già le erano stati amministrati i SS. Sacramenti dell' Eucaristia ed Estrema Unzione e non dava più speranza di guarigione, tanto più che in detto tempo fu presa da paralisi in tutto il lato sinistro, restando così priva di ogni movimento della persona e per fin della lingua e senza l'esercizio delle sue facoltà mentali. Durò in questo miserando stato per otto giorni e per ben una ventina non potè articolar parola, sempre presa da forti contrazioni. Vedendola in tale triste condizione mi rivolsi con fede alla SS. Vergine, supplicandola che volesse ottenerle la guarigione, promettendole, tra le altre cose, di farne pubblicare, tosto che fosse guarita, la grazia nel Bollettino Salesiano, affinchè tutti possano conoscere quanto è potente la SS. Vergine. Rivolsi pure le mie suppliche alla Vergine venerata in Pompei, alla quale tante volte ricorsi e non invano. Grazie alla Vergine potentissima, dopo tre intieri mesi di letto, la mia cara Giuseppina potè incominciare ad alzarsi, non rimanendo alcun residuo della sua malattia, fuorchè una leggera paralisi al braccio sinistro, che, andando sempre migliorando in questi ultimi mesi, si ridusse solo alla mano, impedendole di bene servirsi della stessa nelle faccende domestiche. Spero che la SS. Vergine vorrà compiere la grazia e restituirle la mano al primiero stato, come le restituì la primiera salute. Della quale segnalatissìma grazia nutriremo eterna riconoscenza, ed appena ci sarà possibile, voleremo al santuario di Maria Ausiliatrice in Valdocco per sciogliere l'inno del ringraziamento a questa nostra buona Madre!

Mallare, 29 Giugno 1895.

TEERESA VICO-BERRUTI.

Il consiglio d'un buon amico. - Carlo Felisati, di Saletta, da sette mesi avea infermo al letto un figlio in sui sei anni, di nome Silvio, che io stesso sottoscritto fui più volte e visitare. L'afflitto padre aveva consultati i più rinomati medici del paese e della città, aveva già esperimentati tutti i mezzi.. suggeriti dall'arte medica, ma indarno; giacchè, mentre quelli non si erano ancor accordati sulla malattia del fanciulletto, questi era ormai ridotto agli estremi, tanto da lasciar disperare della sua saluto ai medici stessi. Il Felisati vedendo tornar vano ogni rimedio umano, ripose allora più che mai la sua fiducia nei mezzi soprannaturali ; quando in buon punto da un suo amico Cooperatore Salesiano gli venne suggerito di ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice. Tal suggerimento egli accolse come una celeste ispirazione mandatagli da Maria per manifestare ancora una volta la sua potenza; e animato da viva ed insolita fede, fa tosto celebrare una Messa in onore di Maria Ausiliatrice, promettendo di pubblicare nel _Bollettino la grazia, so Maria otterrà la guarigione al suo figlio. Non, passò molto, e il fanciullo, non ostante la sfiducia dei medici, alcuni dei quali dicevano aver egli già perduto un polmone ed essere intaccato nel secondo, da due mesi mangia, beve, corre e salta, come so nulla mai avesse avuto. La malattia, da cui fu guarito, era una pleuro - pneumonite gravissima, susseguita da empiema letale. E di questa guarigione i genitori rendono infinite grazie a Maria SS. Ausiliatrice, dalla cui potente intercessione riconoscono averla ottenuta; nonchè al buon amico che seppe dargli il buon consiglio di fare a Lei ricorso.

Saletta di Ferrara, Luglio 1895.

D. VINCENZO ZANABONI.

Grazie a Maria. - Tormentato da una dolorosa malattia e privo omai della speranza di guarire, perchè a nulla mi giovarono le medicine prese, fui consigliato da una buona Cooperatrice Salesiana di rivolgermi con fiducia a Maria Ausiliatrice. Oh ! potenza di questa Vergine ! Non erano passati che pochi giorni dacché io ricorreva fervorosamente a Lei , con promessa di farne pubblicare la grazia , qualora me la ottenesse , quando mi sentii quasi istantaneamente passare il rio malore, del quale dopo d'allora non mi rimase più traccia alcuna. O Maria, o Madre mia amorosissima, quali e quante grazie non vi devo! Finchè vivo, voglio sempre amarvi e lodarvi colle labbra, colla mente, col cuore e con tutte le mie forze !

S. Sebastiano (Tirolo), 22 Luglio 1895. ETTORE SESSEGOLO.

Maria ci ha esauditi. - In omaggio alla verità e per vieppiù accrescere la divozione alla gran Madre di Dio Maria SS. invocata sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, posso attestare di avere Essa esaudita quasi istantaneamente una mia preghiera e del mio coniuge, in favore di due miei bambini per nome Giovanni e Mercede , affetti da terribile morbo, ed oggi quasi guariti. Quale attestato della nostra sincera riconoscenza per la grazia ottenuta, inviamo vaglia di L. 5, perchè si celebri una santa Messa ad onore di questa nostra tenerissima Madre che ascoltò la nostra preghiera ed esaudì i nostri voti.

Maudas (Cagliari), 24 Luglio 1895,

MARIA LUIGIA PERRA-RACIS Coop. Salesiana.

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Una Messa all'altare di Maria Ausiliatrice. - Nel mese di febbraio scorso la sig. Lucia Larra, colpita da grave polmonite, versava in grande pericolo della vita. Il medico curante, dotto e peritissimo nell'arte sua, dichiarò il gravissimo pericolo. La madre o la sorella dell'inferma, zelanti Cooperatrici delle Opere di D. Bosco, conoscendo per esperienza la potenza e la bontà di Maria SS. Ausiliatrice, vennero da me consegnandomi un'offerta con preghiera di spedirla subito al M. R. Sig. Don Rua, perchè si degnasse di celebrare o far celebrare una Messa all'altare di Maria SS. Ausiliatrice per la povera inferma. Il giorno dopo, alle cinque di sera , già riceveva risposta dal M. R. Sig. Don Rua, il quale mi dichiarava che la Messa era stata celebrata al mattino dello stesso giorno e si era fatto pregare dai giovani dell'Oratorio. Senza frapporre indugio, corro alla casa dell' inferma per dare il gradito annunzio; ma la Vergine SS. Ausiliatrice già m'aveva preceduto ; imperocchè non ebbi appena messo il piede sulla soglia di quella casa, che la mamma e la sorella dell'ammalata mi si fanno incontro, e col cuore ripieno di gioia e di speranza mi annunziano che Maria SS. Ausiliatrice aveva esaudite le loro preci. Invero, mi dissero, fin da stamattina è diminuita assai la febbre alla nostra inferma, e comincia a godere calma e riposo, di cui fu priva da quattordici giorni a questa parte. Nè tale miglioramento fu di un sol giorno, che anzi da quel giorno andò via via aumentando, finche ora, perfettamente guarita, con tutta l'effusione del cuore ringrazia Maria SS. Ausiliatrice.

Asti, 26 Luglio 1895.

Sac. A. AMERIO Vice Curato di S. Secondo.

Una madre consolata? - Il mio adorato bambino di diciannove mesi s'ammalò d'una di quelle terribili malattie broncopolmoniti, che in quest'anno han fatto tante vittime. Tanti giorni e tante notti vegliammo al suo capezzale, e la speranza ci aveva quasi abbandonato , perchè anche i medici disperavano di salvarlo... era quasi ridotto in fin di vita, quando il ricordo di tante grazie ottenute per intercessione della nostra cara Madre Maria rattemprò la nostra desolazione, e. incominciata una novena, insieme coi giovanetti dell' Oratorio Salesiano di Torino, abbiamo avuto fin dal primo giorno il piacere di riscontrare un sensibile mglioramento, che continuò poi gradatamente fino a guarigione completa. Mando una piccola offerta in attestato della mia profonda riconoscenza.

Corte de' Cortesi, 3 Agosto 1895.

ERMINIA DE-POLI MUSONI.

Larvego. - La giovane Rosa Montaldo, di anni 23 , della parrocchia di S. Stefano di Larvego, da ben sei anni obbligata al letto, esortata dal suo confessore a raccomandarsi a Maria Ausiliatrice, ottenne la sospirata grazia della guarigione. Ed in attestato di riconoscenza offre un anello d'oro e L. 5.

Sac. Gio. BATT. REBORA Prevosto di Langasco.

Torino. - L'Avv. Benedetto Viara, gravemente ammalato e spedito dai medici, invocò il potente patrocinio di Maria Ausiliatrice e riacquistò la salute. Riconoscente fe' celebrare una santa Messa nel santuario a Lei dedicato in Torino , mandò offerta e pubblica la grazia a lode e gloria di Maria e per animar altri a ricorrere con fede per grazie a Lei sotto il bel titolo di Ausiliatrice dei Cristiani.

Sac. GIUSEPPE RINETTI.

Torino. - L'illustre sig. Luigi Bellacomba di Torino, rinomatissimo fabbricante e ricamatore di sacri paramenti , in riconoscenza a Maria SS. Ausiliatrice per grazia ottenuta offre pel santuario di Lei in Valdocco una ricca pianeta bianca, elegantemente ricamata in oro. In fede

Sac. LUIGI PESCE

Prefetto della Chiesa.

Rendono pur grazie a Maria SS. Ausiliatrice per segnalati favori ottenuti mediante la potentissima sua intercessione i seguenti

Teresa Bartolini, Lucedio (Novara). - Luigi Semino, Pontedecimo. - Sacerdote Domenico Giordano, Cornegliano d'Alba. - Una Cooperatrice Salesiana di Casorate Sempiene, per l' ottenuta guarigione di una madre in pericolo di vita. - Giovanni Boggetto, Torino. - Justin Cretaz, Curé de Donnas (Aosta), per una persona di sua parrocchia, con offerta di L. 100. - Suor Rosa Caterina Gessi a nome suo e delle allievo di quell'Educandato, Marradi. - E. Mattei, Corneliano. - Giuseppe Rampazzo, Padova. - Sac. Giovanni Antonioli, Arciprete, Mirteto (Massa). - Francesco Pozzo, Casale. - E. Leonards, Milano. - Maria Varaldo-Beccaria, Savona. - Ch. Luigi Lenzi, Granaglione, per una madre consolata da Maria. - A. Giacomo, Catania. - Domenica Garino, Torino. - Maria Crivella, Vinovo. - Teresa Granazio Rinaldo, Salerno. - Maria ved. Pizzuti-Conforti, idem. - Don Domenico Rambaudi, Chirasso. - Carolina Pozzi, Busto Arsizio. - Gontardo Bellisanzi, Rivanzana. - Gaudenzio Gallo, Casalino. - Luigi Boggetto, Castelrosso. - Carolina Pozzi Belizario, Busto Arsizio. - Giuseppe Ginbellino, Cigliano. - Giaciuto Cogo, Barge. Luigia Forrero, Castagnole. - Fedelina Lanteri, Torino. - Domenica Vanzetti, Spilimbergo. - Maddalena Giordano, Torino. - Contessa di Bricherasio. - Efisio Avv. Pischedda, Oristano (Sardegna). - Francesca Vassallo, Marrano sul Po. - Margherita Penazzo, Riva di Chieri. - Catterina Busso. - Luigia Gianotti, Vinovo. - Lucia Cerruti, Riva di Pinerolo. - Paola Vincenti. - Teresa Costamagna, Torino. - Francesco Arnolfo, Torre S. Giorgio. - Maria Branda, figliano d'Asti. - Maria Audenino, Chieri. - Maria Belli, Bosco. - Vittoria Casale , Verolengo. - P. C. S. di Pietrabissara d'Isola del Cantone.

DAI COLLEGI

FESTA DEL SACRO CUORE e collaudo del nuovo organo nel collegio di Alassio

(Dal Letimbro di Savona).

Nella divota chiesa del Collegio Municìpale di Alassio, così egregiamente funzionata dai RR. Salesiani, si celebrava domenica, 30 giugno, la solenne festa del S. Cuore di Gesù.

Al mattino la Messa della Comunione generale, celebrata da S. E. Mons. Vescovo d'Albenga, durava ben molto più d'un' ora, tanto era il concorso alla sacra Mensa dei giovanetti interni ed esterni appartenenti all'Oratorio festivo.

Alla Messa solenne fu dai giovanetti del Collegio eseguita con mirabile precisione e finezza d'arte la Messa Aeterna Christi munera, a voci sole, del Palestrina, ed all' Offertorio, nonchè ai Vespri si udì il nuovo e veramente magnifico organo, inaugurato la mattina stessa e benedetto da S. E. Mons. Vescovo.

Esso venne costrutto dal lodigiano Gaetano Cavalli. Le canne sono disposte in due ancone nell'abside, e la tastiera è nel mozzo del coro isolata a guisa d'un harmonium. Un meccanismo semplice e prontissimo collega la tastiera alle canne ; è veramente una meraviglia. Ma ciò che più stupisce è la dolcezza dei suoni : ripieno, moderato e pastoso , due trombe armoniose, un flauto sonoro, pieno e rotondo, l' Unda Maris di effetto sorprendente ecc.

Alla sera la funzione fu coronata da un acceso e divotissimo discorso di Mons. Vescovo, che impartì dopo la trina benedizione.

Qui riportiamo l' atto di collaudo rilasciato da tre valenti maestri, che ebbero parole di grande elogio pel Sig. Cavalli, tanto per la parte meccanica, quanto per la fonica.

Atto di collaudo d'organo collocato dal Signor Gaetano Cavalli di Lodi nella chiesa del Collegio Salesiano in Alassio.

I sottoscritti gentilmente invitati dal chiarissimo e M. R. Prof. D. Luigi Rocca, Direttore del Collegio Municipale di Alassio, a dar il loro giudizio sull'organo nuovo, costrutto nella chiesa del Collegio dall'egregio Sig. Gaetano Cavalli di Lodi, dopo averne attentamente esaminato il progetto. lo dichiarano non solo degno del più ampio collaudo, ma fanno speciali lodi all'esimio fabbricatore e per la parte fonica, in cui hanno trovato il ripieno e gli strumenti di concerto benissimo riusciti, e per aver nella meccanica superato felicemente tutte le difficoltà provenienti dalla particolare collocazione dell' organo stesso, di cui la tastiera è situata nel mezzo del coro, mentre le canne sono collocate in alto in due ancone laterali, e ciò senza che si abbia a verificare il minimo ritardo.

Pertanto i sottoscritti si congratulano vivamente coll'egregio Sig. Cavalli per la sua particolare abilità nell' arte organica, in cui hanno potuto constatare com' egli sappia benissimo rispondere a tutte le esigenze dell' arte, pur mantenendosi fedele sempre alle prescrizioni liturgiche.

Come pure non hanno che parole di elogio e di stima poi Sig. Direttore del Collegio per aver fatto acquisto di un sì ottimo strumento.

In fede

Alassio, 27 Giugno 1895.

G. B. POLLERI

Organista dell'Immacolata in Genova.

CECILIO MANFREDI Maestro Direttore della Cappella Musicale alla Cattedrale di Novara.

ERNESTO BERETTA Maestro Organista alla Cattedrale di Porto Maurizio.

Premiazioni.

Abbiamo ricevuto parecchie relazioni di feste scolastiche celebratesi nei varii Collegi in occasione della distribuzione dei premii agli alunni più diligenti e buoni. Ci duole assai di non poter far loro posto. Diremo tuttavia come quelle splendide di BALERNA furono onorate della presenza delle LL. EE. Rev.me Mons. Vincenzo Molo, Vescovo Diocesano, e Mons. Costamagna; quelle di TRINo VERCELLESE dall'Ecc.mo Vescovo di Saluzzo , Mons. Mattia Vicario; quelle di SAMPIERDARENA da Mons. Costamagna e da Mons. Fagnano, testè reduce dalla Terra del Fuoco; quelle di FossANo da Mons. Masera Vicario Generale ; quelle di Treviglio del Rev.mo Proposto, dal Sottoprefetto e dal Sindaco; quelle di BORGO S. MARTINO dal Rev.mo Parroco locale, dal Sindaco, dal nostro superiore per gli studii Prof. D. Francesco Cerruti, dal Parroco di Trino e da molto clero Casalese, nonchè dal Prof. Vincenzo Lanfranchi diTorino, che aprì l'accademia con brevi parole sulla memoria del cuore, mostrando ai giovanetti il debito che hanno di tenere perpetua e grata ricordanza dei loro educatori. A tutti i Direttori ed insegnanti noi presentiamo sincere congratulazioni poi felice incoronamento di quest'anno scolastico; ed ai capi-famiglia indirizziamo il caldo appello che loro rivolge il Cittadino di Lodi nel suo numero del 3 agosto « di affidare cioè a questi Istituti i loro figli, certi che le loro speranze non saranno defraudate , ma che anzi benediranno ai Salesiani, come già li benedicono con viva gratitudine moltissimi genitori che dei loro figli ammirano l'ottima riuscita.

ECO DEL I CONGRESSO SALESIANO.

Quell'egregio corrispondente di varii giornali e periodici italiani che è il M. R. Sac. Alfonso Ferrandina, col quale abbiamo avuto l'onore d'incontrarci al Congresso di Bologna, alla sua compita relazione dell'operato in quell'augusta assemblea, inserita dapprima nella benemerita Scuola Cattolica e Scienza Italiana di Milano e raccolta dipoi in un bell'opuscolo di 28 pagine, fa seguire una conclusione che ci pare valga la spesa di presentare ai nostri lettori.

« .... Poichè il Signore nella sua infinita misericordia dispose che noi anche avessimo assistito al solenne Congresso Salesiano, con gli altri cattolici venuti da ogni parte del mondo ne rendemmo e ne rendiamo ancora gloria a Lui, a Lui ogni sorta di ringraziamento.

» Sì, ne ringraziamo il Signore. Scesi in un'arena così contrastata ed irta di difficoltà, qual è il campo dell'azione cattolica militante, ci sentiamo, dopo il Congresso Salesiano di Bologna, più forti e gagliardi per la lotta diuturna. Si diceva che quella riunione avesse avuto un particolare interesse, un fine tutto suo proprio, cioè la maggior diffusione di una Congregazione religiosa che ha fatto tanto bene all'Italia ed al mondo; eppure il Congresso Salesiano è proceduto come ogni altro Congresso: il suo particolare interesse, il suo fine speciale si può sintetizzare in queste parole : La salvezza sociale per mezzo della Religione e della Chiesa.

» Questo giudizio così sintetico di tutti i discorsi, di tutti i lavori sezionali, di tutte le assemblee non è gittato così. Basta rileggere, dai giornali che ne hanno parlato, i punti più salienti, i titoli di tutti i discorsi, da quelli del Cardinale Svampa, Ferrari, Mauri, a quello del Vescovo napoletano Carlo Caputo, dai discorsi Olivi, Sassoli Tomba, Alessi, Carpanelli, Barberis, Trione, Cerruti, Ambrosini, Crispolti ecc. a quello in lingua slovena dello Smrechar, in lingua francese del Marchese di Villeneuve, per confessare come unico obbietto del Congresso Salesiano, più quello di essere un inno d'ammirazione per D. Bosco e per i suoi figli, fu un inno per il Papa, per i Vescovi, per il Sacerdozio cattolico; più che di parlare delle opere particolari dei Salesiani, si parlò dello opere della Chiesa militante ; più che di parlare delle difficoltà e dei disagi dello Missioni Salesiane, si sfatarono le calunnie dei nemici della Chiesa, si combatterono ad oltranza le scuole del materialismo e del pessimismo contemporaneo, s'incoraggiarono gli animi per un santo risveglio di fede, si conquisero i onori per un maggior incremento alla virtù.

» Vero è che la Congregazione Salesiana, ovunque invadente, conta ammiratori e figli e cooperatori nelle regie e nel foro, nelle università e nelle officine, che si rende mecenate di studii e di belle arti, apre scuole tipografiche, fonda giornali, apre collegi d'educazione, raccoglie orfani, civilizza le nazioni del nuovo mondo, rendendo così il suo cómpito più che speciale, generalissimo, fa mostra di avere un interesse più che particolare, universale, come universale è la Chiesa : ma anche a noi pare come un Congresso Salesiano tenutosi a Bologna e tenutosi in quel modo, con tanto splendore d'apparato, con tanto concorso della migliore aristocrazia cittadina, segni un gran momento storico per l'azione cattolica in quella città.

» In questo solennissimo Congresso Salesiano, accanto alla candida figura di D. Bosco, quella di Leone XIII folgoreggiò di luce vivissima; insieme ai sacrifizi, alla dottrina, alla virtù, all'azione energica, pacifica, operosa dei figli salesiani, brillarono i sacrifizii, la dottrina, la virtù, l'azione energica, pacifica, operosa del clero cattolico. Un Congresso Salesiano, in Bologna, a parer nostro, è valso quanto un qualunque altro Congresso cattolico italiano. Chi fu presente al Congresso ed intese il discorso dell'Arcivescovo di Torino, Mons. Riccardi, le parole energiche, incisive, coraggiose del Cardinal Ferrari, facilmente si persuase che esse non furono che un inno all'organizzazione nostra cattolica, all'Opera dei Congressi e Comitati cattolici, della quale opera provvidenziale il Congresso Salesiano è una grande tappa nella marcia trionfale. »

VARIETA'

Ritorno al Cattolicismo di una signorina romana. Troviamo nella Voce della Verità del 1° agosto

la seguente relazione del nostro sacerdote Don Giovanni Barra, vice-curato della Parrocchia del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma

Roma, 30 Luglio 1895.

Ieri, 29 luglio, ebbi a fare da principale attore in una commovente funzione, che mi pare meriti di essere conosciuta.

Una signorina di agiata famiglia e di non comune coltura aveva avuto la disgrazia di essere fin da piccola condotta ad una chiesa protestante.. Essa, senza misurare l'importanza di un tal passo, la frequentava, interveniva alle adunanze, ai sermoni, ecc., finchè, fattasi adulta e conosciuta la falsità di quella setta, sentissi rinascere vivo il desiderio di ritornare in seno alla Cattolica nostra Chiesa. Cominciò a mancare, a mostrarsi indifferente, e cercò poco a poco di ritrarsi. Ora, giunta quasi a 20 anni, si decise di abbandonare del tutto il Protestantesimo , ed aiutata , confortata e spinta da un'ottima signora e dalla costei figlia che le era intima amica, volle conferire con me, che volentieri accettai, il che fece più volte esponendomi il suo desiderio e le non piccole difficoltà. Io la incoraggiai, la istruii, risposi alle obbiezioni, appianai le difficoltà, e finalmente fattomi autorizzare dal S. Ufficio, avevo ieri il piacere di riammetterla nel grembo di S. Chiesa col ricevere nello mie mani la formale abiura da ogni errore, il che avveniva appunto ieri mattina in una silenziosa e tranquilla cappellina di questa parrocchia.

Vi assistevano solo le due suaccennate persone che avevano fatto con tanto zelo da Apostoli e che ora vedevano con immensa consolazione coronati i loro sforzi con esito felice. La signorina, pure visibilmente commossa, poteva a stento leggere la formola dell'abiura, e ricevuta l'assoluzione, sentissi così contenta e felice da non poterlo a parole esprimere. Fece quindi la sua Confessione e Comunione, accompagnate da singulti e lagrime di consolazione, essendo questa la seconda Comunione che essa faceva; e ringraziato il Sacratissimo Cuore di Gesù e Maria Ausiliatrice, ritornava a casa colla gioia in cuore e con un sorriso di paradiso, decisa a conservare la sua fede e praticarla a costo ancor della vita.

Sieno grazie a Dio Ottimo Massimo ! È questo sicuramente un fatto che torna di grande consolazione a noi tribolati cattolici e di scorno alle sétte protestanti che tanto lavorano qui in Roma!

Mons. Fagnano.

Al 1° del passato agosto giungeva a Torino, festosamente accolto dai giovanetti dell'Oratorio, il Missionario Salesiano Mons. Giuseppe Fagnano, Prefetto Apostolico della Terra del Fuoco, accompagnato da altri tre confratelli Missionari D. Marcellino Scagliola, D. Patrizio Diamond e D. Guglielmo Del-Turco. Vennero in Italia per assistere al Capitolo generale Salesiano che ha luogo in questo mese, e per assoldare nuove reclute per le Missioni.

Incremento della divozione a Maria Ausiliatrice.

Ci scrive da Palermo il nostro ottimo corrispondente D. Gaetano Catalanotto : « Finalmente con mia somma consolazione, coll'incoraggiamento e la benedizione di questo Eminentissimo Cardinale Celesia, si è potuto stabilire il culto pubblico di Maria SS. Ausiliatrice in questa religiosa città di Palermo, centro opportuno, dal quale potrà diramarsi per tutta l'isola. La chiesa a ciò destinata è quella del Monastero di S. Chiara, con visibile appoggio e indirizzo della divina Provvidenza, perchè in questa chiesa, appartenente ad uno dei più grandiosi ed antichi monasteri della città, non si trovava al presente stabilita nessuna festa della Madonna, caso unico, anzichè raro; sicchè la prima solennità a gloria di Maria SS. che si farà in questo tempio sarà quella dedicata alla Vergine Ausiliatrice. Inoltre è da notarsi un'altra coincidenza che sembra anch'essa provvidenziale, che cioè in questo Monastero vi fu una Suora, già da tanti anni morta, la quale era divotissima della SS. Vergine sotto il titolo Auxilium Christianorum, e in sua vita faceva ogni anno una piccola festa; il tempo però avea scancellato questa pietosa tradizione.

» Sabato, 20 luglio, adunque venne, benedetto il quadro della. Vergine SS. dal venerando Arcivescovo Monsignor Giovanni Cirino, Vicario Generale dell'Archidiocesi e Cooperatore Salesiano, ed ebbe luogo una funzione commovente e divota, a cui assistettero alquanti Cooperatori ed un buon numero di ascritti alla Pia Associazione di Maria Ausiliatrice. Seguì un bellissimo discorso del Can. Cinquemani, tanto innamorato delle Opere Salesiane e divotissimo di Maria Ausiliatrice.

» La domenica, 11 agosto, ebbe poi luogo nella chiesa del Monastero suddetto l'inaugurazione dell'erezione canonica dei divoti di Maria SS. Ausiliatrice, celebrandosi un'altra festa straordinaria in onore della SS. Vergine. Alle ore 8 vi fu la Messa con Comunione generale, celebrata da Mons. Ignazio Zuccaro, Segretario di Sua Eminenza il Cardinale Celesia, alla quale furono invitate le rappresentanze di Istituti femminili e di Pie Unioni, nonche i devoti ascritti alla Pia Associazione. -- Alle ore 10, la Messa solenne, durante la quale Mons. Luigi Boglino recitò uno stupendo discorso. Alle 19 1/2 infine si cantarono i secondi Vespri, coll'intervento del nostro Eminentissimo Cardinale, a cui sta tanto a cuore l'Associazione suddetta.

» Oh ! voglia Maria Ausiliatrice spandere copioso le sue grazie sul nostro amatissimo Pastore, al quale si devo questo risveglio di fede e di devozione verso la gran Madre di Dio, e su di noi tutti che tanto ne abbisogniamo ! »

Conferenze Salesiane.

Il nostro Sac. D. Tommaso Pentore, appositamente invitato dai nostri benemeriti Cooperatori, si recò a tener conferenze salesiane a Carignano (Piemonte), a Como ed a Pallanza, dove ebbe un uditorio numerosissimo ed attentissimo. Noi mandiamo i nostri vivi ringraziamenti a questi cari Cooperatori e Cooperatrici della generosità addimostrata in questa circostanza per soccorrere le Missioni di Don Bosco.

Negli Oratorii festivi.

Anche gli Oratorii festivi ebbero in questa stagione le loro premiazioni. Noi parleremo di due sole.

- A quella del primo Oratorio di Don Bosco in Torino si degnò intervenire S. Ecc. Rev.ma Mons. G. B. Bertagna, il quale in fine indirizzò ad uno stuolo immenso di giovani e di parenti acconcie parole, innalzando il loro pensiero a quell'ultimo premio che riceveranno da Dio giusto rimuneratore, se in vita praticheranno sempre ciò che apprendono all'Oratorio festivo. I premii furono numerosissimi e consistenti specialmente in stoffa per abiti, dono dell'insigne benefattrice signora Bernardina Magliano, cui auguriamo dal Cielo un ben meritato compenso.

- A Novara quei giovanetti ebbero l'onoro della presenza del loro amantissimo Vescovo Monsignor Pulciano. I premii erano divisi in tre categorie. La la categoria consisteva in buoni di cassa da L. 10 e da 8 ; la 2a in vestiti e scarpe ; la 3a in bellissimi quadri religiosi.

Il Bescapè, che dà un lungo resoconto di questa seconda festa, così conchiude : « Ecco finita la mia relazione. Ora, oltre una parola di meritata lode a' Salesiani, che con tanto zelo lavorano per i nostri giovani, ed un plauso alla banda dell'Oratorio che con ottima esecuzione rallegrò l'amena festa, ci si permetta di fare una breve osservazione.

Noi partimmo entusiasmati da quella cara festicciuola, ed è appunto l'entusiasmo che generò in noi la dolce speranza di. vedere presto nella nostra città grandi cose oprarsi dai cattolici. Ci siamo accorti che nel popolo vi è un risveglio tal quale per la religione, e tutto ci dà a sperare che continui e vada avanti sempre aumentando questo risveglio, il quale, mutandosi poi in azione, abbia ad apportare alla nostra città ciò che il Cattolicismo apporta di bene a tante altre.

» Ma bisogna che noi ci prendiamo a cuore la causa de' piccoli ; bisogna persuaderci che per avere dei buoni padri di famiglia, degl'ottimi cittadini, dei cattolici praticanti, è necessario cominciare ad infondere nei fanciulli quei sentimenti che, soli, possono dare buoni frutti. Se Leibnitz, profondo conoscitore della umana società, disse che « riformando la gioventù si poteva riformare il genere umano, » possiamo noi dire questo a riguardo della nostra città ; cioè riformando la nostra gioventù, tra qualche anno la nostra diletta città cambierà d'aspetto, ed anch'essa potrà contare i trionfi che già contano le vicine consorelle.

» Abbiamo poi voluto prendere informazione dai medesimi giovani dell'Oratorio intorno al loro progresso, e con piacere sentimmo che non soltanto quivi esiste la Compagnia di S. Luigi, ma vi è ancora la Compagnia dei giovanetti operai. Noi ascoltavamo volentieri il parlare di quei giovanetti operai, da cui traspariva franchezza ed ardore tale, da poter arguire che l'elemento è buono. Basta dar mano a scuoterlo sempre più ed infondere in loro il desiderio del bene; ci vuoi poco a convincerli che, senza Religione, non si può più andare avanti, ed infine che non sono i bagordi quelli che dànno la felicità all'uomo, ma è la pratica delle virtù, frutto naturale della nostra Santa Religione.

» All'opera adunque, o cattolici. giova ripeterlo: prendiamo a cuore l'educazione religiosa della gioventù, se vogliamo rendere un eminente servigio alla nostra patria. Mandiamo agli Oratorii festivi i nostri ragazzi ! »

Di chi è la colpa?

A chi si debba attribuire la colpa di tanta depravazione che si lamenta tra la gioventù dei giorni nostri ben lo disse, non ha guari, un avvocato alla Corte delle Assisie di Francia. Trattandosi di difendere un giovane poco più che trilustre e già omicida confesso, l'Avv. Saint-Appert, alzatosi, così esclamava : - Signori, l'ufficio mio è facile molto. L'accusato è pienamente confesso. Non v'ha difesa che valga. Tuttavia aggiungerò alcune parole. Se la giustizia domanda all' accusato conto del suo delitto, permettetemi che io chieda conto alla giustizia della sua sentenza.

Quale sarà? non lo so; però so assai bene che vi ha qui qualcheduno più reo dello stesso colpevole. Questo reo, o meglio, questi rei ve li denunzio. I rei siete voi, o signori, che qui rappresentate la società, questa società che si vede costretta a punire le colpe che la sua incuria o anche la sua corruzione non ha saputo prevenire. Io scorgo innanzi a me e saluto l' immagine del Crocifisso. Egli sta qui nel vostro pretorio, dove condannate i rei. Ma perchè non è Egli nelle scuole vostre, dove chiamate il fanciullo per istruirlo? Perche voi punite sotto gli occhi di Dio, mentre cercate di escludere Dio dalle anime? Perchè a questo giovane è presentato per la prima volta il Dio del Golgota qui, per vedersi colpito dalla legge? Se gli fosse stato presentato il Crocifisso quando sedeva sui banchi della scuola, ei non siederebbe ora sui banchi dell' infamia. Chi disse mai a questo giovane che vi ha un Dio, una giustizia futura ? Chi gli parlò mai dell'anima sua, del rispetto dovuto al suo prossimo, dell'amore di Dio? Chi mai gli insegnò i precetti divini: Non rubare, non ammazzare? Si è abbandonata quest'anima alle sue male passioni ; questo giovane è vissuto come vivono le belve nel deserto, solo, in mezzo a quella società che vuole ucciderlo come una tigre, mentre poteva e doveva ammansirlo come un agnello. Sì, siete voi, o signori, che accuso, voi che vantate civiltà e non siete che barbari, voi moralisti che diffondete in mezzo ai popoli la miscredenza e la pornografia, e vi meravigliate poi che i popoli vi rispondano col delitto e colla decadenza. Condannate pure il mio cliente, ne avete il diritto ; ma io accuso voi : tale è il mio dovere !

BIBLIOGRAFIA.

La ragione guida alla fede, corso d'istruzione religiosa ed apologetica del Teol. FRANCESCO PAGLIA. Un volume di pagine XXIV-880, in-16° grande. Tipografia Salesiana, Torino. Prezzo L. 4.

Nel 3° fascicolo dell' Ateneo di quest'anno, pag. 45, fu annunziata la ristampa a parte della Ragione guida alla fede, opera del Sac. Salesiano Francesco Paglia, Dottore in Teologia e Professore di Dogmatica da oltre 20 anni, nella Congregazione Salesiana. Ora ne è uscito alla luce il primo volume, che abbraccia tutti gli articoli già pubblicati in questo egregio periodico dal 1890 al 1894 inclusivamente. In esso si passano a rassegna tutti gli errori principali della scienza incredula intorno a Dio, al mondo, all'uomo ed alla religione naturale, e colla guida della sola ragione umana si difendono le opposte verità della Cattolica Fede.

L'autore ha completata la trattazione riguardante Dio o la Teologia Naturale, che per ragioni di convenienza provenienti dal programma del-' l'Ateneo, non aveva potuto svolgere interamente. Inoltre tenendo conto delle benevoli osservazioni fattegli da alcuni lettori dell'Ateneo, modificò alquanto il suo lavoro in alcuni luoghi, togliendo ed aggiungendo ciò che gli parve opportuno. E per tal modo questa seconda edizione riesce più completa e più accurata della prima.

Ai lettori dell'Ateneo è inutile che ne facciamo gli elogi. Essi già conoscono questo esimio lavoro, di cui non può trovarsene un altro più opportuno ai tempi nostri di razionalismo o d'incredulità, nè più chiaro, persuasivo e adatto ai bisogni di coloro, ai quali è indirizzato.

La Direzione dell'Ateneo ne ha più volte encomiato, ora l'opera, ora l'autore; non pochi lettori di esso ebbero pure la bontà di rivolgere all'autore complimenti di lode, di congratulazione e d'incoraggiamento; ed alcuni furono solleciti di chiederne copia assai prima che uscisse alla luce.

Ma la miglior prova dell'eccellenza di questo lavoro è l'approvazione avutane dai Superiori della Pia Società Salesiana, a cui l'autore appartiene, i quali avendo veduto il felice successo e l'aggradimento da esso incontrato presso i lettori dell'Ateneo, ne autorizzarono la ristampa a parte e non già soltanto della prima sezione già pubblicata nell'Ateneo, ma eziandio della seconda che tratta e della rivelazione in genere e in ispecie della mosaica e cristiana, vale a dire degli argomenti, che dimostrano la divina origine della cattolica dottrina e la divina autorità della Chiesa, e quindi l'obbligo di prestarvi fede.

Grazioso e ben opportuno fu il pensiero di dedicare quest'opera a Sua Eccellenza Ill.ma e Rev.ma Monsignor Davide dei Conti Riccardi, Arcivescovo di Torino e Presidente Onorario del futuro Congresso cattolico italiano, che si adunerà in Torino nel prossimo venturo settembre.

A quest'opera, scritta specialmente in servizio degli studenti delle scuole superiori, tiene dietro un compendio della medesima, redatto dallo stesso autore ad uso delle scuole di religione, anch'esso diviso in due volumi di circa 200 pagine ciascuno, dei quali il primo uscirà fra pochi giorni.

Noi raccomandiamo pertanto vivamente l'acquisto dell'opera annunziata, non solo agli studenti, sibbene ancora ai professori ed ai sacerdoti, cui incombe l'obbligo d'istruire quelli che sono loro affidati, e di combattere gli errori della incredulità e di difendere le anime dalla pestifera influenza della scienza moderna nemica della cristiana fede e di guidare al culto della cattolica religione quelli, che per avventura se ne fossero allontanati; in una parola la raccomandiamo a tutti quelli, che hanno bisogno per sè o per gli altri di una chiara, profonda e ragionata istruzione intorno ai fondamenti della fede cattolica. (Dall'Ateneo di Torino).

Compendio della « Ragione guida alla Fede » redatto dallo stesso autore Teologo FRANCESCO PAGLIA. - Torino, Tipografia Salesiana, 1895.

Salviamo la gioventù! Salviamo il popolo! Salviamo la società ! Questo è il grido che si ode da ogni parte, il grido dei Congressi cattolici, dei Pastori della Chiesa e di tutti gli uomini ben pensanti. Colla scienza van diffondendosi errori esiziali che conducono all'incredulità, al materialismo, all'anarchia. Per salvare la gioventù e la società dalla rovina vi è somma necessità di Scuole di Religione e di libri che scientificamente insegnino e difendano la Religione stessa.

Utilissima e molto opportuna riesce quindi l'opera annunziata del teol. Francesco Paglia La ragione guida alla Fede e il Compendio della medesima che ora si raccomanda ai lettori del Bollettino. Non è d'uopo ripetere le grandi lodi che della prima fecero profondi teologi, dotti professori, eloquenti oratori, illustri pubblicisti. Il Compendio può servire ottimamente di testo alle Scuole di Religione per gli studenti delle classi ginnasiali, tecniche, liceali, magistrali, ecc., ecc. La sua lettura inoltre torna assai utile a tutte le persone alquanto istruite. In esso sono stabiliti in modo scientifico , convincente e nello stesso tempo facile ed ameno i fondamenti della Religione, e sono abbattuti gli errori dominanti ai nostri tempi; sicchè i lettori sono premuniti dal pericolo di perder la fede e sono forniti delle armi per difendersi. Questo Compendio non è un sunto o condensazione dell'Opera grande, sicchè riesca astruso ed arido, come spesso avviene dei compendii; ma è una riduzione dell'Opera sullodata, fatta con molto criterio, tralasciando molte cose di erudizione e questioni meno vitali, le quali, benchè utilissime per le persone dotte, sarebbero fuori di posto in un testo per le scuole secondarie.

Lo stile piano e lindo, la lingua pura, l'evidenza del ragionamento lo rendono di lettura piacevole. Noi perciò ne auguriamo una larghissima diffusione. Si vende presso le Librerie Salesiane al modico prezzo di L. 1,00.

T. M.

Sant'Efisio, dramma in quattro atti del Prof. D. G. FRANCESIA. - Libreria Salesiana, Torino. C.mi 80.

Il dramma qui sopra annunziato s'intitola da un glorioso martire della Chiesa, santo Efisio protettore di Cagliari. E noi, persuasi che gli amanti della classica letteratura latina si faranno scrupolo di non leggerlo, tralasciamo di riassumere in poche linee il fatto, che in questo dramma si svolge.

È il quarto lavoro, che il prof. Francesia ci dona in versi Plautini. Lo dice nelle prime parole del prologo:

Prodit nunc quarta, quam descripsit, fabula, Latinis vates versibus senariis.

Gran bel tipo d'uomo questo Francesia ! lì sempre calmo, anche se gli crollasse il Colosseo in capo, eppur sempre attivo come il mercurio. Gli tocca spesso di viaggiare e, mentre gli altri guardan fuori dai finestrini del carrozzone o sonnecchiano, egli -- matita in una mano, carta nell'altra - scrive giù versi, de' quali non si vergognerebbe neppur Plauto; anzi godrebbe vedendoli smacchiati dalle sue licenziosità. Il Francesia ha la metrica su per le dita, e la lingua di Plauto in succo ed in sangue. Basterebbe fermarsi al prologo.

Leggete qua come descrive chi vuole stare un po' con Cristo un po' con Satana:

Bilingues, fluxi, morosique, duplices... Aptant qui se rebus, cunctis hominibus,. Boni si surgunt, boni sunt vel optimi! Student et pessimis, vincunt si pessimi.

E in questi altri, pure del prologo.

Enim laetiores latinae literae,

Ad templa denuo recedunt pavidae, Ut alis olim rediens aequalibus

Ore Columba in arcam olivam rettulit,

Però il Francesia ha due gravi difetti imperdonabili. L'uno d'essere prete, cioè dei soliti ignoranti che vegetano oggi nel mondo ; l'altro di non saper menare fracasso intorno a sè, come quel tale che, di quando in quando pubblica una ode più o meno barbara, e la vende a una lira, una lira e mezzo, perchè è roba sua e non deve pagarsi a buon mercato.

Il dramma, a fianco del latino, reca la versione italiana; della quale diremo soltanto che, se è pregevole, la cede tuttavia in eleganza all'originale latino, che noi vorremmo udir recitato da una schiera di giovani veramente studiosi della lingua di Virgilio e d'Orazio.

(Dalla Verona Fedele).

Cooperatori Salesiani defunti in luglio e Agosto.

1 Abate Filippo dei conti Giriodi di Monastero - Torino.

2 Albo Don Guglielmo Prevosto - Diano S. Pietro (Porto Maurizio). 3 Airaldi Emanuele - Alassio (Genova).

4 Miss Alpin - Torino.

5 Antonino Adele - Catania.

6 Aquadro Barbara - Pralungo (Novara).

7 Barra Pasquale - Torino.

8 Bina D. Pietro Can. Cattedrale - Tortona (Alessandria).

9 Bodra D. Luigi - Longhena (Brescia).

10 Bottea D. Tommaso Parr. -- Malì (Tirolo).

11 Bricco Teresa - Torino.

12 Bussi D. Giovanni - Borgosesia (Novara).

13 Buttafava Pietro - Lonate Pozzolo (Milano).

14 Cacciabue Giuseppina -Incisa Belbo (Alessandria).

15 Carauta Antonio - Valloriate (Cuneo).

16 Cardazza D. Andrea -Dardago (Udine).

17 Caregnani D. Carlo - San Donato (Milano).

18 Cavalmoretti Teresa- Saluzzo (Cuneo).

19 Cerotti D. Luigi - Torino.

20 Citella Pietro - Mantova:

21 Cocco Maria Geltrude, maestra - Simins (Cagliari).

22 Cornaglia Giuseppe - Torino.

23 Cortellona cav. Alcoste - Mortara (Pavia).

24 Costa Carolina - Prolungo (Novara). 25 Cremonesi Probina- Treviglio (Bergamo).

26 Donuli D. Angelo - Pineda (Udine). 27 Fabris Cecilia - Palmanova (Udine). 28 Figna D. Giuseppe - Monte Catene (Bologna).

29 Franchini G. A. - Buttigliera Alta (Torino).

30 Fumanelli march. Giuseppe - Verona.

31 Galavotti D. Nazzareno - S. Agata. 32 Ghidinelli D. G. Maria - Pievedizio (Brescia).

33 Gianotti Mores. Leonardo Vescovo di Modigliana (Firenze).

34 Greco D. Giorgio - Quarantoli (Modena).

35 Guggiari D. Carlo - Como.

36 Lantier Gabriella - Chieri (Torino). 37 Laytield Agnese Pisa.

38. Lipari Don Cosimo - Fiesole (Firenze).

39 Londero D. Giov. Batt. - Campo San Pietro (Padova).

40 Mandolli Anna - Cremona.

41 Mantovani D. Angelo - Mortizuolo(Modena).

42 Massucco Giuseppe - Genova.

43 Moauro Cassilda Orlando - Caccavene (Campobasso).

44 Montefamerio Luigia - Chieri (Torino).

45 Morandi Con. Ildefonso - Piacenza. 46 Mozzi D. Giovanni - Borgo Picca (Padova).

47 Negro Maria - Pralungo (Novara). 48 Ottima Margherita - Pralungo (Novara).

49 Pasquinangeli Can. Don Timoteo - Orto (Roma).

50 Peroni D. Giuseppe - Campo San Pietro (Padova)

51 Perotti D. Francesco V. Parroco - Rassa (Novara).

52 Piana avv. Carlo- Torino.

53 Pierucci D. Eugenio - Piazza (Firenze).

54 Piras Teodoro Luigi -Fordongianus (Cagliari).

55 Pulito Leonardo - Venezia.

56 Righi D. Andrea - Limiti (Modena). 57 Rodolino D. Michele V. Parroco - Quartu S. Elena (Cagliari).

58 Rovinazzi Valeriano - Bologna.

59 Santambrogio Don Giuseppe - Albiate (Milano).