BS 1900s|1904|Bollettino Salesiano Giugno 1904

BOLLETTINO SALESIANO

Periodico della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani di Don Bosco

ANNO XXVIII = N. 6.   Esce una volta al mese   GIUGNO 1904.

SOMMARIO -Il mese del S. Cuore di Gesù . . 161 Pel Giubileo dell'Immacolata: Esposizione Mariana:

Una circolare del Sig D. Rua    164

Pagina intima    166

D. Bosco e la Consolata    167 Per gli emigrati italiani: Una conferenza a Roma - Il Collegio italiano di Troy New York . . . . 168 Il Congresso Argentino di Musica Sacra . . 174 Missioni : Equatore : Mons. Costamagna a Gualaquiza; Colombia: Due lettere di D. E. Rabagliati ; Patagonia: L'india Juana    175

Le Feste di Maria SS. Ausiliatrice    182

Grazie di Maria Ausiliatrice    185

Notizie compendiate: A Valdocco: dall'Italia: Borgo S Martino, Brescia, Corigliano d'Otranto, Fossano, Messina, Pavia, S. Gregorio; dal Tirolo : Trento ; dalle Americhe: Bagè, Buenos Ayres, Quito . . 188

Necrologia : Sig. Luigi Bracotti ; la Sig. Pullicino . . 191

Illustrazioni: La Consolata, 167; Chiesa della Trasfigurazione a New York, 169, 171 ; Mons. Farley, Arc. di New York, 172; Il collegio italiano di Troy, 173; Panorama di Quito, 178; La casa Sales. di Quito, 189.

Il mese del Sacro Cuore di Gesù.

IL carattere, che contraddistingue il Pontificato romano e la storia di esso differenzia da quella delle istituzioni umane, è lo spirito di continuità, d'ininterrotta successione non solo di uomini, ma di idee, di aspirazioni, di concetti in tutto ciò che concorre alla dilatazione del regno di Gesù Cristo e allo sviluppo e alla propagazione delle dottrine del Divin Nazzareno. Mentre la rivoluzione superbamente proclama: Il mondo comincia da me, Pio X esclama : Successore di Pietro io non sono che un anello di quella lunga catena che pel corso di 20 secoli a lui mi congiunge.

Or questo fatto così maraviglioso, così, splendido nella storia della Chiesa in genere, noi lo vediamo pure avverarsi nella storia in ispecie di quelle pie pratiche, di quelle soavi divozioni, che circondano nelle loro svariate vesti la regina, ossia la Chiesa di Gesù Cristo, maestosamente assisa alla destra del Re e ne abbellano il manto d'oro che è la carità (1) ; lo vediamo avverarsi nella storia della divozione al S. Cuore di Gesù. Che è infatti, che dice questa storia, dalla sua origine a' giorni nostri, se non una continuata sollecitudine, un'affettuosa gara di Papi a sostenerla, svolgerla, diffonderla per ogni parte ? Antica nella sostanza quanto il Cristianesimo, di cui è figlia, essa sorse, nella sua forma attuale, nella seconda metà del secolo xvii, in quell'epoca cioè in cui razionalismo e naturalismo, traendo nella loro orbita e soffocando fra le loro spire scienze, lettere ed arti, preparavano la Francia, per quell'intimo, naturale legame, che è fra l'ordine delle idee e quello dei fatti, agli orrori del novantatrè e a quelli non meno spaventosi delle rivoluzioni posteriori. Certo la S. Sede procede ne' suoi atti con sapiente lentezza; percio nè approvò di primo colpo questa divozione, nè, tanto meno, la estese subito alla Chiesa universale. Ma da Innocenzo XI, che nel 1689, vivente ancora l'apostola del S. Cuore, Margherita Alacoque, permise la celebrazione della prima Messa ad onore del S. Cuore di Gesù nel monastero della Visitazione a Dijon, a Clemente XIII che Messa e ufficio proprio concesse ai Vescovi della desolata Polonia, poi ad altri di altre regioni ; da quel tribolato Pontefice al non meno angustiato Pio VI, che la divozione al Cuor di Gesù solennemente approvò contro le bestemmie del conciliabolo di Pistoia, e la celebrazione della relativa Messa estese ai Regni di Portogallo e di Sardegna ; da Pio VI a Pio IX, che la festa del Cuor di Gesù con Messa e ufficio proprio allargò alla Chiesa universale, elevò agli onori degli altari l'umile verginella di Paray-le-Monial e, poco più di due anni prima di morire, al Cuore di Gesù consacrò la Chiesa universale, è un crescendo continuo, ininterrotto di zelo pontificio per questa divozione, così grande nella sua umiltà. Che diremo poi del testè defunto Leone XIII? A chi non son note le sue sollecitudini particolari, il suo affetto, il suo zelo pel Cuor di Gesù? Si apre alla sua morte il testamento olografo, avente la data dell'8 luglio 19oo, ed ecco affacciarsi prime le paróle con cui il nonagenario Pontefice si affida al Cuor di Gesù, fornace ardentissima di carità, fonte di salute all'uman genere.

Leone XIII scende nella tomba, ma non scende con lui la divozione al Cuor di Gesù. Successore a lui nel Pontificato, Pio X gli si mostra subito successore anche nel particolar affetto ad essa divozione. Ne son prova, fra i suoi primi atti, le straordinarie indulgenze, che riportammo nel Bollettino di maggio u. S., indulgenze concesse a quella Chiesa del S. Cuore, che colà a Roma durerà perenne, eloquente monumento di quanto possano nel cuore di un figlio devoto alla Chiesa cattolica , e papale fino al midollo, quale fu il nostro Don Bosco, la fede più profonda, avvivata dalla carità più ardente.

Qual lezione per noi, o Cooperatori e Cooperatrici ! Quanti salutari insegnamenti in questo sapiente contegno del Vicario di Gesù Cristo! Chi non vi scorge uno stimolo, uno sprone potente a raddoppiar di zelo, con le parole e con le opere, nell'amare, diffondere, universaleggiare la divozione al Cuor di Gesù? Il mondo ha sete di giustizia e di pace. Or è nel Cuor di Gesù che han la loro sede sovrana l'una e l'altra. La giustizia, che costituisce l'essenza della legge, e la carità, di cui è figlia la pace, che ne forma il perfezionamento e il compimento, queste due grandi parole, che praticate inchiudono in se stesse la soluzione di tutta quanta la questione sociale, non possono sgorgare che dal Cuore di Gesù. Ciò che dà la misura dell'elevatezza di un'anima non è il genio, non è la gloria, non è l'amore stesso nel senso ordinario della parola, bensì la bontà. Ma la bontà nasce dal cuore, come l'acqua dalla sorgente, e il cuore umano non è pur degno di questo nome se non si modella, se non si plasma sul Cuor di Gesù. E poichè siamo al mese di giugno, consacrato al S. Cuore, a questo mese la cui pratica è indubbiamente, fra tutti i mezzi il più acconcio ad insinuarne negli animi la divozione, così uniamo anche noi la nostra povera parola a quanti sono zelatori ed apostoli di questa divozione, affinchè non solo essi, ma tutti coloro, a cui possa giungere la nostra voce, buoni o cattivi senza distinzione, perchè tutti vuol salvi il Cuor di Gesù, si adoperino con incessante ardore a popolarizzare questa pratica del Mese del S. Calore, ad inculcarla con fervore e perseveranza, a tradurla in atto. E diciamo in allo, giacche la divozione al Cuor di Gesù, al pari di ogni altra ben intesa divozione, non deve essere una pura speculazione teorica, nè un semplice sfogo del sentimento, ma dalla mente e dal cuore deve discendere, come a suo fine diretto, primario, essenziale, a ravvivare e regolare nel miglior modo la vita nostra, la vita cristiana, deve indirizzarsi in una parola a quella restaurazione in Cristo, che forma l'ideale più acceso dell'Augusto Pontefice Pio X, il sospiro più ardente di tutti gli uomini ,di buona volontà, la via più sicura, la vera via, alla soluzione del problema sociale.

Or fra queste pratiche van collocate prime, come sono intrinsecamente fra di loro unite, la preghiera e le opere di misericordia. Non è forse Dio stesso che ci comanda ad un tempo l'amore di lui e l'amore del prossimo? Che se a questo riguardo noi richiamiamo la vostra attenzione, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, sulla Pia Opera del S. Cuore di Gesù, che particolarmente ricordammo nel Bollettino del mese scorso, voi non l'avrete certo a male, persuasi come siete tutti esser dessa per la natura sua, pel suo scopo e pe' grandi vantaggi che apporta, uno de' più grandi e salutari mezzi per onorare il Divin Cuore. Aggiungiamo anzi di più. Fu detto, ma pur troppo non abbastanza praticato, che una delle più grandi opere di carità a' giorni nostri è quella di promuovere la buona stampa. Oh! perchè dunque non offriremo, specialmente in questo mese, al Cuor di Gesù questo a Lui graditissimo fra i regali? Perchè non lavoreremo a far sopratutto conoscere, a diffondere largamente que' periodici, quelle riviste che in modo particolare mirano al culto del Divin Cuore? Perchè, ad esempio, non ci adopreremo con infiammato zelo all'acquisto, alla lettura, alla diffusione del Secolo del S. Cuore di Gesù (1) e del D. Bosco al Vomero (2), indirizzati entrambi al più nobile e santo de' fini, qual è quello che, come a Roma, così a Bologna e a Napoli, sorga un tempio al Cuor di Gesù per opera dei figli di D. Bosco e de' loro Cooperatori ?

Sulla facciata della Basilica della Madonna di Pompei campeggia alta e soave, celeste confortatrice visione, la statua della Vergine del Rosario, recante sulla base a grandi caratteri il motto, così sublime nella sua semplicità: Pax. Grande e nobilissima idea del pio ed operoso Avv. Bartolo Longo fu certo questa di aver eternato con un monumento quel che forma il sospiro di tutti i cuori, l'ideale di tutti i peregrinanti su questa terra, la pace universale ; più grande, nobile e sapiente l'aver voluto che questo monumento consistesse in un tempio alla più bella e più pura delle Vergini, alla più tenera e, più affettuosa delle madri.

Ma la pace non è il frutto di vani lamenti, ne di sterili sospiri. No, essa è anzitutto il risultato, il premio di una vita cristiana, di una vita cioè avvivata dalla fede, fondata sulla giustizia, santificata dalla carità. Informiamo adunque il nostro operare agli esempi di Gesù, modelliamo il nostro cuore sul Cuor suo e noi avremo ottenuto il più desiderabile dei beni, avremo raggiunto il più nobile degli ideali, avremo in una parola allietato co' conforti sovrani della pace noi stessi, le nostre famiglie, la patria, l'umanità tutta quanta.

(1) Astitit regina a dextris tuis, in vestitu deaurato, circumdata varietate.   Salmo XLIV.

(1) Rivolgersi alla Tipografia Arcivescovile, BOLOGNA - Abbonamento annuo L. 3,00.

(2) Al Direttore dell'opera di D. Bosco al Vomero, NAPOLI - Abbonamento annuo L. 1,oo.

PEL GIUBILEO dell'Immacolata

Esposizione Mariana internazionale. - Una circolare del Successore di Don Bosco a tutte le Case Salesiane.

FACENDOCI a quanto abbiamo pubblicato in varii numeri precedenti, e specialmente nell'ottobre 1903, segnaliamo ai benemeriti Cooperatori due importanti documenti, riguardanti il solenne giubileo della dogmatica definizione dell'Immacolata, che con tanto slancio si viene in quest'anno celebrando in tutta la cristianità.

Il primo documento è l'appello ed il programma di un'Esposizione Mariana Internazionale, promossa dalla Commissione Cardinalizia

« Il primo annunzio dei festeggiamenti solenni indetti per il Cinquantenario del dogma dell'Immacolata, così la prelodata Commissione, suscitò in molti il vivo desiderio che in tale occasione si tenesse in Roma una Esposizione Internazionale Mariana.

» Senonchè le grandezze sublimi e della Vergine SS.ma, alla quale si voleva consacrato il nuovo omaggio, e di questa Roma, che è già tanto ricca di splendidi monumenti eretti in onore di Maria, parvero dapprincipio mostrare troppo ardita e non del tutto necessaria la nobile impresa.

» Sottoposta, però, la geniale idea a più maturo esame, sembrò conveniente almeno che, ad illustrare sempre meglio il Congresso Mariano Mondiale, mentre si invitavano i fedeli ad elevare alla Madre di Dio Immacolata l'inno della fede e a tributarle l'omaggio della pietà filiale, venisse chiamato anche il genio cristiano, che accumulò tesori attraverso i secoli attingendone altissime ispirazioni alla più bella tra le creature, ad offrire e a mostrare i frutti mirabili dell'arte Mariana in una Esposizione modesta sì, ma atta a completare ciò che sarà argomento di trattazione nel Congresso medesimo.

» A tal fine, adunque, il Comitato Centrale Romano per i detti festeggiamenti indìce una Esposizione Internazionale Mariana, che, per concessione benigna del Santo Padre Pio X, si terrà nel Palazzo Apostolico Lateranense... »

Essa avrà luogo dal settembre 1904 alla Pasqua 1905.

Dovendo tale Esposizione servire al Congresso Mariano, il programma della Esposizione si modella sul programma del Congresso e si riparte perciò, come questo, in tre divisioni generali, benchè opportunamente limitate nel modo seguente

Divisione 1a - Culto di Maria SS.ma e sue manifestazioni nella a) Iconografia ; nella b) Numismatica.

Divisione 2a - Stampa Mariana.

Divisione 3a - Istituti religiosi ed Associazioni Mariane.

Divisione Prima. CULTO Dl MARIA SS.MA. GRUPPO I: Nella Iconografia.

CLASSE PRIMA. - Pittura.

a) Riproduzioni delle immagini venerate nei più insigni santuari del Mondo. b) Pitture originali di autori classici e riproduzioni. c) Pitture antiche originali e riproduzioni. d) Pitture moderne.

CLASSE SECONDA. - Scultura.

a) Riproduzione delle statue venerate nei più insigni santuari. b) Lavori in legno, in avorio ed in metallo. c) Riproduzioni di sculture antiche. d) Sculture moderne.

CLASSE TERZA. - Immagini sacre.

a) Incisioni, disegni e stampe di vario genere. b) Rami. c) Mosaici e vetri colorati. d) Ricami, vessilli e parati sacri artistici recanti immagine della Vergine.

GRUPPO Il: Nella Numismatica.

a) Medaglie commemorative. b) Medaglie di Santuari, divozione, di pellegrinaggi, c) Monete. d) Sigilli originali e riproduzioni.

Divisione Seconda. STAMPA MARIANA. GRUPPO I : Opere relative alla Vergine SS.ma e pregevoli altresì per valore artistico.

a) Teologiche

b) Liturgiche

c) Archeologiche

d) Storiche    e) Ascetiche

f) Apologetiche

g) Predicabili

GRUPPO II:

a) Libri corali istoriati e codici. b) I migliori volumi inviati alla Biblioteca Mariana.

GRUPPO III:

Stampa periodica e Numeri unici illustrati artisticamente e riguardanti la Vergine SS.ma, il Suo culto e i Suoi santuari. Tutti i libri inviati per l'Esposizione dovranno essere distintamente rilegati.

Divisione Terza. ISTITUTI RELIGIOSI ED ASSOCIAZIONI MARIANE.

GRUPPO I: Istituti Religiosi.

a) Storia di istituti religiosi fondati per il culto di Maria SS.ma, specialmente sotto il titolo di Immacolata. b) Relazioni dei progressi conseguiti da essi mediante il culto speciale della Vergine, singolarmente nelle Missioni.

c) Indicazioni speciali delle norme stabilite nelle costituzioni per promuovere il culto della Vergine. d) Statistica (quadri grafichi e sinottici), e) Agiografia (vite di Santi e di uomini illustri che maggiormente si distinsero per la divozione alla Vergine). f) Bibliografie speciali. GRUPPO II: Associazioni Mariane.

a) Statuti e regolamenti di pie associazioni mariane maschili e femminili nelle varie nazioni e nelle singole diocesi. b) Statistica (quadri delle epoche di fondazione, delle pratiche pie, delle opere compiute in onore della Vergine dalle varie Associazioni). c) Confraternite (statuti, gonfaloni, santuari, stato attuale).

G. Radivi-Tedeschi,

Segretario della Commissione Cardinalizia.

L'Esposizione non avrà scopo industriale, e perciò saranno solamente ammessi oggetti aventi carattere artistico, ovvero insigni per storia o per venerazione secondo il giudizio emesso da un Giurì composto di persone aventi speciale competenza, nominate dal Comitato locale, con l'approvazione della Commissione Cardinalizia. I criteri stabiliti dal Giurì per l'ammissione degli oggetti verranno fatti conoscere quanto prima.

Intanto quelli che desiderano prendervi parte affrettino le richieste per l'apposita scheda di ammissione o al Comitato Centrale di Roma, od ai Comitati Nazionali o Diocesani, od ai Corrispondenti speciali della Commissione esecutiva.

L' altro documento è la lettera-circolare del Rev.mo nostro Rettor Maggiore a tutte le Case Salesiane. Essa ha la data del 17 maggio u. s., anniversario dell'incoronazione di Maria Ausiliatrice, e comincia così

« Vi sarà noto con qual ardore e con qual entusiasmo Papa Leone XIII, di santa memoria, abbia caldeggiato solenni e splendide onoranze per festeggiare il Cinquantesimo della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione di Maria SS.— che cadrà l'8 Dicembre p. v. Questo ardore, questo entusiasmo si trasfuse anche accresciuto nel regnante Pontefice Pio X, di cui uno dei primi atti fu appunto quello di approvare, incoraggiare e largamente propagare quanto aveva fatto a questo riguardo il suo illustre Predecessore. Desideroso che ancor noi Salesiani, non solo come cattolici, ma eziandio come figli di D. Bosco, prendiamo parte a questa mondiale dimostrazione di fede e di amore che si sta preparando, aderendo con cuor riconoscente all'invito che ci venne rivolto, con una circolare del 6 aprile u. s. dal benemerito Comitato centrale istituito a tal uopo in Roma e uniformandomi ai desideri, da esso Comitato Romano espressi, raccomando che

1° Si rilegga attentamente e si faccia largamente conoscere il programma generale de' detti festeggiamenti che fu pubblicato nel nostro Bollettino di ottobre u. s. nelle sue rispettive lingue, come pure il programma particolare dell'Esposizione Mariana Internazionale, che troverete qui appresso... »

Vengono in seguito le raccomandazioni

2° Di inviare per mezzo del Procuratore Gen. Rev.m° D. Marenco, quelle opere, monografie o relazioni di Salesiani o di Cooperatori, riguardanti Maria SS.ma, che possano giovare alla formazione della Biblioteca Mariana. - 3° Di mandare per lo stesso tramite qualsiasi offerta individuale o collettiva, raccolta allo scopo di cui l'articolo 5° del citato programma generale. - 4° Di promuovere in ogni Casa speciali festeggiamenti, inviando fin d'ora le informazioni necessarie per partecipare collettivamente al prelodato Comitato Generale quanto fanno in questa faustissima ricorrenza i figli di D. Bosco.

L'Immacolata nella vita della Chiesa ed in relazione colla Pia Società Salesiana. —Parava - Tip. Fiaccadori.

In omaggio alla Em.ma Commissione Cardinalizia per le feste Cinquantenarie ed in ossequio alla veneratissima Circolare del Rev.mo Rettor Maggiore, sig. D. Rua, il Sac. Salesiano Teol. Dante Munerati, ha in corso di stampa il nuovo lavoretto sopra accennato. Piccolo di mole, esso abbraccia, si può dire, un vasto disegno di Storia dell'Immacolata, illustrando il Dogma dalle sue origini, attraverso i secoli, e considerandolo alla luce della ragione e nella liturgia, nelle S. Scritture e ne' Padri della Chiesa.

Ma ciò che renderà, crediamo, questa pubblicazione, originale in mezzo alle altre che fioriscono nella fausta occasione di questo Cinquantenario, saranno i capitoli che riguardano i frutti della proclamazione del Dogma ; fra i quali l'autore registra particolarmente la pia Società Salesiana che sorta per volontà dell'Immacolata, deve a Lei la sua vitalità e il fecondo sviluppo.

Crediamo pertanto far cosa grata alle nostre case e a tutti i buoni nostri Cooperatori e Cooperatrici segnalando e raccomandando questa nuova manifestazione delle glorie dell'Immacolata, a cui Don Bosco ha legato la Società Salesiana coi vincoli più stretti e soavi.

PAGINA INTIMA

La benedizione dei S. Padre.

Il nostro Rev.mo Superiore, nella circolare 25 aprile diretta ai Signori Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici della Pia Unione, tra le altre cose, comunicava una speciale benedizione del S. Padre a tutti i Cooperatori Salesiani, con queste parole:

« Per incarico dello scrivente, il Rev. nostro Confratello D. STEFANO TRIONE, segretario della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, andò a Roma dove con sua ineffabile consolazione fu testé ricevuto in udienza privata dal S. Padre. Gli presentò gli atti del III Congresso dei nostri Cooperatori, tenutosi il Maggio scorso 19o3 in Torino; e gli fece un succinto resoconto dello stato attuale della nostra Pia Unione, di che il S. Padre manifestossi molto soddisfatto; e per mezzo di lui m'incaricò di comunicare a tutta la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani la sua Apostolica Benedizione, che di gran cuore impartiva ai Direttori, Zelatori, Zelatrici, Decurioni e Cooperatori e alle Cooperatrici... Il S. Padre si degnò ancora intrattenerlo su altri argomenti spettanti la Pia Società Salesiana e, nel congedarlo, gli riconfermò , con effusione di cuore la sua tenerissima benevolenza verso i figli di D. Bosco e i benemeriti loro Cooperatori. »

Notizie di famiglia.

Il 16 Aprile, la Regina vedova di Sassonia recavasi al Seminario delle Missioni Estere di Valsalice a visitare la tomba di Don Bosco e ad assistere alle funzioni religiose nell'artistica chiesa di San Francesco di Sales. Dopo la benedizione Sua Maestà si fermò a contemplare le bellezze di detto tempio; e dopo di aver assistito per parecchi minuti all'animata ricreazione dei chierici del Seminario Sale siano faceva ritorno in Torino. All'indomani, ricevuta dal sig. D. Rua, visitava con piacere il nostro Oratorio e il Santuario di Maria Ausiliatrice.

Sua Maestà, Alfonso XIII, Re di Spagna, durante la sua permanenza in Barcellona, l'8 dello scorso aprile, ascese acclamatissimo il Tibidabo, ove i nostri confratelli di Spagna stanno innalzando un Santuario al Sacro Cuore. L'ispettore D. Hermida presentò a S. M. il disegno del tempio erigendo, che il giovane Sovrano esaminò ed encomiò altamente.

L'elenco delle Cooperatrici Salesiane è stato ultimamente fregiato del nome augusto di S. M. la Regina Madre d'Italia, che in una lettera al nostro Superiore si degnò di far pervenire l'assicurazione dell'alta Sua benevolenza per le opere di D. Bosco.

Su proposta dei rispettivi Eccellentissimi ordinari sono stati nominati dal nostro Superiore a Direttori diocesani : Di Catania, il R. D. Salvatore Puglisi ; di Messina il Rev.mo Mons. Giuseppe Scarcella ; di Siracusa il R. D. Ignazio Immordini ; di Fiume (Austria - Ungheria) il Rev.mo Mons. Giovanni Kukanic ; di Acireale il R. D. Pennisi Alessi Pasquale. Il R. D. Vincenzo Valastro è stato nominato Condirettore in quest'ultima diocesi. A tutti abbiamo spedito il relativo diploma.

Su amplissima commendatizia dell'Em.mo Card. Richelmy, il quale da molti anni ammiralo zelo apostolico con cui il Direttore dell'Oratorio festivo di Valdocco si sacrifica pei figli del popolo, il Sac. Giuseppe Pavia è stato dal S. Padre insignito della Croce pro Ecclesia et Pontifice, e ne fu fregiato dallo stesso sig. D. Rua.

A PATAGONES, il 25 febbraio, ricevevano dalle mani di Mons. Cagliero l'abito chiericale dieci fortunati figli della Patagonia. Questa data, che resterà scolpita a caratteri d'oro negli annali delle nostre missioni, ci ricorda il pensiero gentile degli alunni dell'Oratorio di Valdocco , che due anni or sono, festeggiando l'onomastico del Successore di D. Bosco, il 23 giugno, deponevano nelle sue mani il denaro necessario per fornire la veste talare ai primi sei chierici patagoni. Ci auguriamo che il delicato pensiero degli alunni dell'Oratorio trovi imitatori ed inviamo ai novelli chierici la fervida espressione delle nostre più liete congratulazioni.

Un pensiero di B. Bosco.

« Il nostro programma sarà inalterabilmente questo. Lasciateci la cura dei giovani poveri ed abbandonati, e noi faremo tutti i nostri sforzi per far loro il maggior bene che possiamo... »

(Dal I. num. del Bollettino - sett. 1877)

Il 24 giugno avrà luogo nell' Oratorio di Valdocco l' annuale commemorazione musìco-letteraria ; del compianto nostro fondatore, D. Giovanni Bosco.

Alla vigilia, insieme con i volì festosi e le gioconde felicitazioni dei figli, verranno presentali al suo successore, D. Michele Rua, anche quei donì che l'industre carità dei cooperatori avrà inviato, secondo il consueto, per la fausta circostanza.

SaC. G. B. FRANCESIA.

Al momento di andare in macchina, non è ancora uscito il programma particolareggiato dette FESTE CENTENARIE.

Per gli emigrati italiani

Una conferenza a Roma - Il Collegio Italiano di Troy negli Stati Uniti - Un concerto a New Jork.

A ROMA.

La conferenza « Pro emigratis » nella Chiesa del S. Cuore.

Quasi tutti i giornali di Roma si occuparono con parole assai lusinghiere di questa imponente conferenza, alla quale assistettero gli Eminentissimi Signori Cardinali Aiuti, Cassetta, Ferrata, Gennari, Macchi e Pierotti, nonchè Arcivescovi e Vescovi, molte notabilità politiche, fra cui parecchi senatori e deputati, larghe rappresentanze di tutte le colonie estere e del R. Commissariato di Emigrazione, e numeroso e scelto uditorio di signore e signori. Ne spigoliamo alcuni appunti dai vari giornali , specialmente dall'autorevole Osservatore Romano.

« Ad assistenza e conforto dei poveri italiani che si portarono e si portano in lontani paesi a cercare sollievo delle miserie sofferte in patria, si dedicano, numerose e fiorenti associazioni. Sembra quasi che la carità si compiaccia, in questo ultimo tempo, ad esercitarsi ed espandersi più specialmente per quest'opera santa ed eminentemente patriottica.

« Ma nessuna opera a tale scopo istituita, precedette in ordine al tempo, e si rese tanto efficace e diffusa come l'opera delle Missioni dei Salesiani di Don Bosco... »

Di questo argomento parlò nella Chiesa del S. Cuore al Castro Pretorio la sera del 5 maggio, il nostro D. Trione.

« Egli con parola facile premise alcune osservazioni sull'emigrazione. L'emigrazione, disse, è un fenomeno del tutto naturale, essendo storicamente anche noi figli di emigranti. L'emigrazione è duplice, la temporanea e la stabile; dell'una e dell'altra l'Italia dà il maggiore contingente, prova questa che il popolo nostro è morale e giovane, e può con fiducia guardare al suo avvenire, perchè la emigrazione significa forza materiale e finanziaria, e noi non dobbiamo quindi vergognarcene   »

Indi « narrò la storia commuovente dei primi poveri italiani che nell'America vivevano privi di ogni conforto della fede. E tali sventure commossero quel sant' uomo che fu Don Giovanni Bosco, che nel suo vigile ed inesauribile amor di Dio non voleva lasciare inesplorato alcun campo in cui potesse esercitarsi la carità, e nel 1875 egli inviò la prima spedizione dei suoi sacerdoti nella città di Buenos-Ayres. Nel bel mezzo di quei quartieri, che nelle grandi e popolose città condensano quasi ogni abbiezione morale e materiale, ed in cui vivevano in preponderanza gli italiani, si insinuarono i nostri buoni salesiani, e riuscirono a ravvivare in loro sentimenti »di amore verso la madre patria, e di pietà e religione che in quella vi avevano appresi. Da quell'epoca ben 1200 Missionarii salesiani si sparsero in tutta l'America, fondando solo in quella del Sud circa 200 stabilimenti. Essi tengono chiese, ospedali, seminari, missioni, tipografie, colonie agricole, e soprattutto scuole. Ed in queste vi si parla e vi si insegna la nostra lingua, e vi accorrono numerosi i figli dei nostri emigranti... E così pure, da per tutto, dove sono case di Salesiani, anche nelle varie regioni d'Europa, si presta aiuto agli italiani, che colà si portano in emigrazione temporanea.

Quindi con vivo entusiasmo, l'oratore inneggiò alle due Associazioni fondate e presiedute dagli Eccellentissimi Vescovi Mons. Scalabrini e Mons. Bonomelli, il primo per la protezione degli emigrati in America, l'altro per l'assistenza degli emigrati italiani in Europa ed al Levante.

La fervida descrizione di opera si immensa e multilatera di carità, commosse tutto l'uditorio, ed alla fine l'oratore fu salutato da un lungo mormorio di entusiasmo mal represso ».

NEGLI STATI UNITI.

Gl'Italiani a New-York. - L'opera dei Salesiani. La parrocchia della Trasfigurazione.

UNA delle correnti più vaste dell'emigrazione italiana è presentemente quella che fa capo agli Stati Uniti del Nord America. Al principio del 1901 vi erano nella sola New-York non meno di 370.848 Italiani; cioè 145.433 Italiani puro sangue, 214.799 figliuoli d'Italiani e 10.616 figliuoli nati da madre straniera e padre italiano, o viceversa. Da quel tempo moltissimi altri approdarono a quel porto ; e quindi, nonostante i 3.716.139 abitanti che sul finire del 1903 contavansi in quella vastissima città, gli Italiani a New-York son sempre in un numero assai rilevante (1) .

Colà essi abitano in due quartieri che sono esclusivi per loro ; anzi uno di questi è chiamato la Piccola Italia. Per quelle vie non si sente parlare che italiano. Le botteghe ed i negozi hanno le insegne in italiano: e ciò che vi si vende è esportato in gran parte dall'Italia. In breve, i nostri connazionali fomano a New-York una città nella città: la vita americana non ha ancora avuto grande influenza sopra di loro. Però se alcuni rimpatriano dopo di aver guadagnato 8oo o 1000 dollari, ed altri vi passano solo l'inverno, epoca di scarso lavoro, tornandosene in Italia nella primavera ; tuttavia in questi ultimi anni va crescendo fra loro la voglia di stabilirsi permanentemente negli Stati Uniti e diventare cittadini americani, non appena le leggi il consentano. Di più la legge li obbliga a mandare i figli a scuola, e nella scuola si otterrà facilmente la trasforrnazione. Certe scuole della parte orientale di New-York sono frequentate in maggioranza dai figli degli stranieri. Ogni mattino, al loro arrivo, ha luogo una cerimonia imponente, il saluto della bandiera americana; ed è un grande onore per i bimbi italiani l'essere prescelti a reggere l'asta della stellata bandiera dell'Unione!

Ora, è facile comprendere i bisogni e i pericoli ai quali vanno incontro cotesti numerosi emigrati. Approdati ad una terra straniera senza capire una parola della nuova lingua e trasportati tutto d'un tratto dall'atmosfera cattolica d'Italia nel vortice della più vasta città delle Americhe, dove centinaia di migliaia di persone intorno a loro non professano nessuna religione e molte sono le società di proselitismo sempre in moto per strappare ai poveri emigrati italiani la loro fede, questi hanno un bisogno estremo di chi s'interessi di loro e dei loro figliuoli con quel disinteresse e con quella abnegazione, di cui è capace il sacerdote cattolico.

Ebbene in questo vastissimo campo, chiamati dal compianto Arcivescovo Mons. Corrigan, lavorano alacremente, sin dal 1898, anche i Salesiani. Cominciarono ad esercitare il loro zelo nella parrocchia di S. Brigida, la quale conta 10.000 Italiani, ed anche presentemente continuano a spendere fra questi emigrati i loro sudori, dolenti di non avere ancora una casa propria, ove potrebbero meglio interessarsi di loro. Per fare acquisto di una casa vicina, sufficientemente adatta ai loro bisogni, ci vorrebbero 9o.ooo lire.

I Salesiani si erano pure stabiliti nella parrocchia dell'Epifania, quando lo stesso Ecc.mo Arcivescovo credette opportuno di affidare a loro anche la Parrocchia della Trasfigurazione. Ed essi accondiscendendo ai desideri dell'ottimo Presule, il I° maggio del 1902, si trasferirono dalla 12a via, dove abitavano da circa tre anni, alla Rettoria della Trasfigurazione, 29, Mott Street, assumendosi la cura spirituale dei pochi Americani e dei moltissimi Italiani (da otto a dieci mila abitanti nei limiti di detta parrocchia, la quale, ci piace notarlo, è in ordine di fondazione, la quarta della diocesi La storia della Chiesa Cattolica in New-York non è molto antica, poichè, sebbene da molti anni si celebrasse talvolta in case private per i pochi cattolici che vivevano nell'isola di Manhattan, fu solo nel 1786 che venne posta la pietra fondamentale

della Chiesa di S. Pietro in Barclay Street, che è la più antica parrocchia di New-York. La parrocchia della Trasfigurazione , fondata nel 1827, subì vari traslochi, ma finalmente fu trasferita sull'angolo di Mott e Park Streets, nella « Zion Church », chiesa protestante fabbricata dagli Episcopali, che fu solennemente inaugurata al vero culto il 14 maggio 1853 col nome di «Chiesa della Trasfigurazione».

I Salesiani addetti a questa parrocchia .

I) hanno le scuole frequentate da 35o alunni ed alunni ed alunne, figli tutti d'Italiani;

II) hanno fondato la Società Don Bosco, la quale conta 200 socii e tiene regolarmente le sue importanti adunanze mensili;

III) pei giovani dai 15 ai 25 anni hanno eretto il Circolo S. Luigi, che ha costantemente un centinaio di ascritti, ed esercita un'influenza benefica in più larga sfera ;

IV) hanno dato vita ad altre società e circoli atti ad assecondare le aspirazioni degli emigrati; coefficiente massimo ad avvicinarli , aiutarli, istruirli ed assisterli convenientemente;

V) dànno frequenti missioni nelle principali colonie italiane;

VI) finalmente, stampano il foglio settimanale L'Italiano in America in lingua italiana, in largo formato, illustrato, interessante e di utilità vera per quei nostri lontani connazionali.

Oltre queste opere, sul finire dell'ottobre u. s. poterono ,accingersi ad una nuova impresa, grazie allo zelo, ed alle pastorali sollecitudini del presente Arcivescovo di New-York, l'infaticabile Mons. Farley.

Il Collegio Salesiano di Troy.

Su di una ridente collina; a cavaliere della graziosa ed industre città di Troy, si eleva un maestoso edilizio. Lo avevano eretto circa mezzo secolo fa i Protestanti Metodisti coll'intento di stabilirvi un'università teologica; ma presto dovettero avvedersi di non potervi riuscire, e senz'altro ne decisero la vendita. L'Arcivescovo di New-York ne ebbe sentore ed incaricò chi lo comperasse per la sua Archidiocesi ; il contratto venne in breve stipulato, e quell'edificio che doveva servire per un'università protestante divenne senz'altro un importantissimo Seminario Cattolico per tutta la provincia ecclesiastica neoboracense.

Quanto male era riuscita l'impresa ai Metodisti, altrettanto felice di splendidi risultati riuscì ai cattolici. In breve accorsero al nuovo Seminario di Troy numerosi alunni non solo dello Stato di New-York, ma pure dal New-Yersey e da altre parti dell'Unione: valenti e pii profes sori vi apportarono, volonterosi, dottrina profonda e opera solerte Dio benedisse alta nuova impresa, e ben presto se ne poterono raccogliere copiosi frutti. Dal Seminario di Troy uscì una falange di missionari intrepidi, di dotti sacerdoti, d'illustri prelati onore vero della Religione cattolica e- degli Stati Uniti.

Se non che, la notevole lontananza, che separa quel Seminario dalla città di New-York, aveva da lungo tempo indotto l'Arcivescovo a considerare la convenienza di erigere un nuovo Seminario più vicino alla sua sede; ed infatti ne venne finalmente decisa l'erezione sulla collina di Dunvoodie vicino a Yonkers, N.-Y.

Terminato il nuovo edificio nel 1892, Monsignor Corrigan, Arcivescovo di New-York, lo inaugurò solennemente trasferendovi da Troy i seminaristi e gl'insegnanti.

Per tal modo, quello storico edificio rimase vuoto finchè i benemeriti Fratelli delle Scuole Cristiane ottennero di stabilirvi temporaneamente il loro noviziato. Quando quei buoni religiosi ebbero terminati i lavori al loro noviziato di Amawalk, là nuovamente si trasferirono, lasciando ancora una volta vuoto il grande edificio di Troy.

Poco dopo, un terribile incendio distrusse l'Orfanotrofio cattolico di Sparkill, N.-Y., lasciando senza tetto varie centinaia di orfanelli e le ottime Suore Domenicane, che ne facevano da madri. L'ottimo Arcivescovo di New-York per venir in aiuto a quegli infelici si affrettò ad offrir loro ricovero nel Seminario di Troy, e quell'edificio per vari mesi servì da orfanotrofio.

Quando, riedificato il loro domicilio, le Suore coi loro orfanelli fecero ritorno a Sparkill, il Seminario di Troy rimase di nuovo vuoto e presto si presentò chi voleva farne acquisto per uso profano. Ma la Divina Provvidenza e lo zelo di Mons. Farley non permisero siffatta iattura. Infatti, questi che da lungo tempo con vero spirito di apostolica carità andava considerando e studiando l'aumento continuo e rapido dell'emigrazione italiana a quegli Stati, pensò di provvedere all'avvenire di tante migliaia di Italiani che emigrano agli Stati Uniti, offrendo l'antico Seminario di Troy ai Salesiani, perchè ne facessero un istituto dedicato all'ammaestramento dei giovani italiani avviati al sacerdozio. Ecco l'alto scopo che ebbe di mira l'egregio Prelato nell'affidare ai Salesiani il Seminario di Troy ; ed ecco pure lo scopo altamente morale, religioso e patriottico che indusse i Salesiani ad accettarlo e porsi senz'altro al lavoro.

Ben sapevano a quante difficoltà sarebbero andati incontro coll'accettare quel nuovo compito ; ma il desiderio di giovare ai propri connazionali e di elevare sempre più il sentimento religioso morale e patrio della gioventù italoamericana in questa grande repubblica, la fiducia di trovare generoso appoggio fra quanti conservano amore alla religione ed alla patria, li ha indotti a sobbarcarsi a quest'opera quanto importante, altrettanto ardua e dispendiosa. Ben rammenteranno i nostri Cooperatori, come il Successore di Don' Bosco fra le opere da lui particolarmente raccomandate pel 1904 ponesse pur questa dell'assistenza dei nostri connazionali all'estero e dell'organizzazione dell'Istituto di Troy. Anzi aggiungeva: « Per il tempo che corre, questa è opera di tale importanza che basterebbe da sola alle nostre comuni sollecitudini. » Registriamo quindi con piacere il brillante successo del Concerto promosso a New-York dall' accennata Società Don Bosco a benefizio del suddetto Istituto.

Il grandioso concerto al Madison Square Garden Music. - Discorso dell' on. Roesh. - Un breve del Sommo Pontefice. - La colonia italiana di Paterson -Lo zelo di Mons. Farley.

Il grandioso concerto, al quale aveva promesso il suo intervento non solo il Console d'Italia Comm. Giovanni Branchi, ma anche l'on. G. Mc Clellan, Sindaco di New-York, ebbe luogo nello splendido teatro « Madison Square Garden Music Hall » la domenica 10 aprile u. s.

Dopo una sinfonia del Verdi eseguita a grand'orchestra, il Presidente della Società, sig. Orazio La Cagnina, presentò al pubblico scelto e numerosissimo l'onorevole George Roesh, giudice della Corte Municipale di New-York. E noi ci facciamo un dovere di far noto ai lettori che l'on. G. Roesh per aiutare e giovare ai. nostri emigrati si diede allo studio dell'italiano con tanta buona volontà, che riuscì a parlarlo correntemente : di più l'on. Roesh fu colui che propose e caldeggiò una legge in difesa di quei poveri nostri connazionali, che cadevano vittime di venditori usurai, ed andavano troppo spesso ad espiare nelle carceri di Ludlow Street la loro buona fede... E in quella sera, l'egregio magistrato dimostrò ancora una volta quanto sia profondo in lui l'affetto verso i nostri connazionali, quanto alta la stima per la nostra patria, quanto viva la fede nella religione cattolica. L'onorevole G. Roesch esordì dicendo : « Invitato cori gentile cortesia dalla benemerita Società Don Bosco, ho l'onore di pronunziare due parole d'apertura di questo serale concerto...

»Trattandosi d'un'opera italiana, e data da Italiani, credo conveniente dare alla mia idea una veste, per quanto modesta, anch'essa italiana; senza dire che a ciò fare mi spingono pure la simpatia e l'affetto che nutro e per gl'Italiani e per la loro dolce favella.

» Lo scopo di questo artistico trattenimento è molto nobile e lodevole. È nostro proposito di prelevare fondi in soccorso del Seminario di Troy, dal quale dovranno uscire novelli sacerdoti che conservino e alimentino l'antica fede tra il popolo italiano.

» Della fondazione di questo Istituto andiamo debitori all'angelo della nostra diocesi, ornamento e decoro dell'Episcopato Cattolico, a cui stanno tanto a cuore gli interessi morali e religiosi degl'Italiani affidati alle sue paterne cure, voglio dire, a Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Farley.

» Mostriamogli dunque la grande stima che noi facciamo dei suoi lavori, e non solo come Italiani, ma altresì come cattolici, adoperiamoci a tutto potere di rendere il Seminario un successo, sostenendo la santa causa, per cui è stato fondato, e così promuovere l'incremento della nostra santa religione, da cui dipende il benessere della nostra città non solo, ma di tutto il mondo... »

Ricordato che il Vicario di Gesù Cristo dopo aver manifestato a voce e per iscritto all'illustre Prelato neoboracense quanto cara al suo cuore fosse riuscita la notizia dell'istituzione di un Seminario per gli Italiani negli Stati Uniti, l'onorevole oratore annunziò che il Sommo Pontefice aveva voluto aggiungere un nuovo pegno della sua alta stima per un'opera si importante, mandando una sua lettera al Rettore del Seminario di Troy.

Il signor Roesch soggiunse che egli aveva potuto ottenere una copia di quella lettera ed era lieto di poterne dar lettura ai suoi uditori. Un applauso entusiasta accolse quest'annunzio ; ed un religioso raccoglimento accompagnò la lettura del seguente breve pontificio.

AL DILETTO FIGLIO ERNESTO Coppo, RETTORE DEL SEMINARIO NEOBORACENSE DESTINATO PER L'EDUCAZIONE DEL CLERO ITALIANO, PIO X.

Diletto figlio, Salute ed Apostolica benedizione.

Ci riuscì gratissima la testimonianza di affetto e di pietà figliale dataci da te e dai tuoi alunni. Ciò specialmente perchè voi dimostraste profonda riverenza verso il Romano Pontefice ed insieme la vostra gratitudine verso quell'ottimo personaggio, che è il vostro Arcivescovo, alla cui munificenza va dovuta l'esistenza di cotesto Seminario.

Donde ci piace sperare, che voi, o alcuni del Seminario, corrispondendo a tali benefizi, fatti un giorno Sacerdoti, sarete la gioia e la corona di quel benemerentissimo Prelato, ed insieme diverrete un mezzo di salvezza ai vostri connazionali e di conforto a Noi.

Questo ci ripromettiamo specialmente mercè la cura e la vigilanza tua e quella di quei tuoi confratelli che sotto la tua direzione attendono a cotesto Seminario. Frattanto, ringraziandoti per l'Obolo inviatoci, di tutto cuore impartiamo nel Signore, a te, ai tuoi confratelli ed alunni l'Apostolica Benedizione, auspice di grazie celesti e pegno del nostro affetto.

Dato a Roma presso S. Pietro addì 1 marzo del 1904, anno primo del nostro Pontificato.

PIUS PP. X.

Eccone il testo originale

Dilecto filio Ernesto Coppo Sacerdoti Salesiano Rectori Seminarii Neoboracensis Clericis Italis Instituendis. PIUS PP. X.

Dilecte fili, Salutem et Apostolicam Benedictionem

Amoris pietatisque testimonium, a te delatum aluninisque mais, vehementer nobis accidisse gratum scias. - Eo magis quod cum deditissimae romano Pontifici voluntatis significatione significatio coniuncta erat grati animi erga optimum virum, Ar chiepiscopum vestrum cuius munifico studio istud Seminarium conditunz vigescit Ex quo sperare libet, fore ut vos, sacrorum alumni, tantis respondentes beneficiis, gaudium et corona benemerentissimi Antistitis aliquando sacerdotio aucti, sitis: simulque et salutisque popularibus vestris et Nobis solatio. Id quod d tua praesertim ac de tuorum sodalium Seminarium istud te duce moderantium, diligentia vigilantiaque Nobis, pollicemur. Interea gratiam de oblata pie Petriana stipe professi, auspicem divinorum munerum ac testem benevolentiae Nostrae tibi, dilecte filií, sodalibus alumnisque tuis Apostolicam benedictionem peramanter in Domino impertimus.

Datum Romae, apud S. Petram die I Martii an. 1904. Pontificatus Nostri anno primo

PIUS PP. X.

Vivissimi applausi salutarono la fine della lettura e l'oratore concluse il suo splendido discorso con una gentile, cordialissima apostrofe: ai figli della bella Italia, esortandoli a tenere sempre alto ed onorato il vessillo della loro religione e della loro patria in quelle lontane terre ospitali; e scese dalla tribuna salutato da una triplice salve d'applausi

Seguì l'esecuzione del copioso e sceltissimo programma musicale, fra l'ammirazione di tutti. Del buon successo va dato elogio al presidente sig. La Cagnina, al prof. Michele Casale, che diresse assai abilmente l'orchestra ed al giovane prof. Filippo Savasta. che fu acclamatissimo.

Tornino graditi i nostri sentiti ringraziamenti alla Società « Don Bosco », al giudice signor Roesh, al Console italiano, che assente da NewJork si fece rappresentare dal vice-console Sig. Avv. Eles ed a tutti gli intervenuti ; mentre ci auguriamo che dall' Istituto Salesiano di Troy abbiano ad uscire molti zelanti ministri del Signore, che possano dedicarsi con frutto all'assistenza spirituale e materiale di tanti figli d'Italia.

Quanto bene non è riserbato al sacerdote fra i nostri fratelli emigrati.

È con vera soddisfazione, che leggevamo ultimamente quest'esplicita dichiarazione del Rettore del nostro Istituto di Troy, reduce da una missione fra gli italiani di Paterson:

« Mi si era fatto capire che Paterson fosse una città infestata da facinorosi d'ogni fatta, ripiena di socialisti, di anarcoidi e di anarchici di tutti i colori ; sapevo che da Paterson era partito Bresci uccisore di Umberto I, e che un Direttore delle Poste negli Stati Uniti avendo letto sull'indirizzo di un plico, le parole: « al Signor N. N. residente all'Inferno », senz'altro l'aveva spedito a Paterson, onorando per tal modo « della sua alta stima » quella città : non farà pertanto meraviglia che io non tenessi essere Paterson la città più pacifica e più morale degli Stati Uniti. Nella settimana scorsa (l'ultima settimana della scorsa quaresima), per compiacere l'ottimo Padre Felice di Persia, mi recai a Paterson per predicarvi gli esercizi spirituali agli Italiani, ed ebbi li piacere di constatarvi che se a Paterson v' ha del male, come ve n'ha dappertutto in questo basso mondo, v' ha pure del grande bene, e non è affatto giustificata la trista fama che corre sul suo conto. Anche la colonia italiana contro la quale tanto si è scritto, e tanto si è detto, vi tiene un posto abbastanza elevato, e va ogni giorno più innalzandosi tanto moralmente quanto finanziariamente, soprattutto ora che ha la fortuna di possedere una bella e vasta Chiesa ed un parroco laborioso, zelante, dotto ed energico, interamente dedicato al suo bene ».

C'è dunque da benedire davvero allo zelo apostolico di Mons. Farley il quale non solo volle destinato il Seminario di Troy pei figli degli Italiani che si avviano al sacerdozio, ma ha pure messo come regola nel suo Seminario diocesano di Dunwoodie, che ogni candidato al sacerdozio debba sapere l'italiano.

Inoltre, ci piace osservare colla Civiltà Cattolica vi è un tratto nell'opera di Mons. Farley, rispetto ai nostri compatrioti che commuoverà certamente il cuore degli italiani non solo di America ma anche d'Italia. Quando il Delegato apostolico visitò ultimamente Nuova-Jork, fu profondamente commosso degli augurii di benvenuto direttigli in inglese da piccole bambine italiane, educate nel convento delle suore missionarie italiane: « Che ogni nostro sforzo tenda, disse il Delegato, a fare di loro delle buone americane senza però lasciar svanire nei loro cuori l'amore per l'Italia! » Questo è lo spirito, con cui vien fatta la propaganda cattolica italiana nell'Arcidiocesi di Nuova Jork (1).

***

Nella Bibliografia di un altro numero daremo pure un largo cenno dell'opuscolo del nostro Missionario Sac. Domenico Milanesio : Consigli e proposte agli emigranti italiani alle regioni patagoniche

(1) L'Ufficio Generale di Censimento ha pubblicato, in Washington, un quadro statistico del numero della popolazione degli Stati Uniti a tutto l'anno 19o3.
Da esso risulta che il totale degli abitanti, non compresi l'Alaska e i possedimenti insulari, ascende a 79.900.389.
Dal 19oo si nota, così, un aumento di 3.905.814 abitanti.
La città che supera, e di gran lunga, tutte le altre, è New-York la quale conta, come abbiarn detto, 3.716.189. La seconda è Chicago, con 1.873.880, Poi Philadelphia che ha 1.368.716; St. Louis: 594.784; Baltimore: 531.313 Cleveland : 414.590; Cincínnati : 332.234; Buffalo : 381.403; San Francisco: 355.919: Pittsburg: 345.045. E poi Washington (la capitale), Detroit, New Orleans e Milwaukee che vanno dai 290 ai 300 mila abitanti.
Come la città di New-York supera nel numero degli abitanti tutte le altre della Confederazione, così lo Stato di New-York è il primo, raggiungendo la cifra di oltre 7.500.000 abitanti. Vengono immediatamente dopo, quello di Pennsylvania con più di 6.5oo.ooo; l'Illinois con oltre 5.000.000 ; il Texas con più di 3.000.000; e il Missouri con circa 2.800.000.

(1) Cfr. quad. 1292, pag. 172 - Gli emigranti italìani a Nuova Jork

Il congresso Argentino di Musica Sacra

Negli annali della nostra Pia Società e della Chiesa Argentina, resterà memoranda la data dei giorni 11, 12 e 13 aprile 1904, in cui si tenne a Buenos-Ayres il I Congresso di Musica Sacra, in piena adesione al sapientissimo Motu Proprio del Sommo Pontefice Pio X.

È noto, che l'iniziativa del Congresso sorse in mezzo ai Salesiani dell'Argentina; ma, per amore di verità, è da rilevare che il relativo lavorìo preparatorio era nelle sue linee generali già condotto a buon punto, prima ancora che apparisse il citato Documento Pontificio ; e così la grande restaurazione sulla musica sacra, felicemente compiuta dal S. Padre colla pubblicazione del Motu Proprio, trovò nell'Argentina non solo animi docili e ben disposti, ma pieni di entusiasmo e di azione.

La funzione inaugurale si tenne l' 11 aprite nella Chiesa della Mercede con messa solenne in canto gregoriano e musica dei Maestri Grüber e Sthele.

S. E. Rev.mo Mons. M. Espinosa, Arcivescovo di Buenos-Ayres assistè pontificalmente, ed il Rev.mo D. Rasore, Parroco di S. Ponziano alla Plata, disse un elevato discorso di circostanza.

Nel pomeriggio, nel vasto teatrino del Collegio Pio IX di Almagro, ornato squisitamente di trofei e di bandiere, si tenne la prima seduta generale. Alla presidenza sedevano l'Ecc.mo Mons. Sabatucci, Internunzio Apostolico, l'Ecc.mo Arcivescovo di Buenos-Ayres, Mons. Romero suo ausiliare e deputato al Parlamento, Mons. Terrero, Vescovo di La Plata e Mons. Cagliero, Arcivescovo di Sebaste.

Inaugurò la seduta Mons. Luigi Duprat, Vicario Generale dell'Archidiocesi e presidente effettivo del congresso : indi seguirono due elaborati discorsi, l'uno di Mons. Dott. Gregorio Romero, Vescovo titolare di Lasso, sullo stato attuale della Musica Sacra nella Repubblica Argentina e sulla necessità di reagire; l'altro, del Rev.mo P. Romano Descomps sul Canto Gregoriano. Un coro di voci miste interpretò negli intervalli applauditissime melodie in Canto Gregoriano ; e fin da questa prima seduta si presero importantissime risoluzioni pratiche per l'attuazione della sancita riforma.

Il 12 aprile la funzione religiosa ebbe luogo nella Chiesa di S. Francesco. Si cantò la Missa Angelorum, secondo l'edizione solesmense, da un coro numeroso di voci bianche e reali. La sera, ebbe luogo la seconda seduta generale. Il Rev.mo D. Giuseppe Orzali, curato di S. Lucia, sul tema Pio X ed il Motu proprio sulla musica sacra, lesse un' elegante e robusta dissertazione indi il nostro D. Rota, Direttore del Collegio Pio IX di Villa Colon (Montevideo), parlò sulla Musica liturgica. Il suo discorso fu un' analisi profonda della musica in genere, e sul progressivo sviluppo della musica della Chiesa. Un terzo discorso, pieno di erudizione, sulla formazione dei cori, fu pronunziato dal Rev.mo P. Federico Grote, Superiore dei Redentoristi. Si chiuse la seduta con un'allocuzione geniale e simpatica di Mons. Giovanni Cagliero, il quale si disse felice di poter fare pubblica e solenne adesione ai nuovi documenti sulla musica sacra ; ed aggiunse, che, sebbene vecchio, ha pur fiducia di portare con alacrità il suo contributo per la realizzazione dei voti del Congresso e dei voleri del Papa.

Anche in questa adunanza si eseguirono scelti passi di canto gregoriano e di musica sacra, e si presero pratiche deliberazioni.

La mattina del 13 aprile, terzo giorno del Congresso, pontificò nella Chiesa della Vittoria Monsignor Cagliero. Si eseguì con arte il Kyrie ed il Gloria del Gruber, il Credo, il Sanctus e l'Agnus Dei dello Sthele. Straordinario il concorso del popolo.

Alla sera ebbe luogo la terza seduta generale. Il Segretario lesse un telegramma del S. Padre, che lodava l'iniziativa dell'Associazione di S. Cecilia e annunziava la benedizione apostolica a tutti i presenti. Segui la lettura delle adesioni degli Eminentissimi Cardinali di Milano, Bologna ed Ancona, nonchè di moltissimi Vescovi. È da notare che tutti i Vescovi della Repubblica Argentina accettarono con piacere l'onoraria presidenza del Congresso.

Seguirono i discorsi di Mons. Duprat, sulla Musica Sacra nei Seminari; dell'ing. Medìna sull'organo, e del Rev. Don Andrea Pont y Llodrà sullo spirito di associazione e di propaganda; tre discorsi, pratici ed eloquenti. Applauditissimo sorse in ultimo l'Arcivescovo di Buenos-Ayres che rilevò l'esito splendido del Congresso ed ebbe parole di squisito encomio per gli organizzatori.

All'indomani lo stesso Arcivescovo pontificò nella Chiesa della Mercede, ove col canto del Te Deum ebbe la miglior corona il faustissimo avvenimento.

MISSIONI

Equatore

Mons. Costamagna a Gualaquiza.

(Relazione del Ch., Abrahàn Aguilera segretario di Monsignore).

Quito, 2 febbraio 1903. REv.mo SIGNOR D. RUA,

A quest'ora ella pure, amatissimo Padre, avrà saputo della gravissima infermità che incolse il nostro zelantissimo Monsignore a Riobamba, di ritorno da Gualaquiza. Giustamente ne fummo tutti allarmati e ìl Rev.mo Ispettore D. Fusarini ne dava annunzio a tutte le case dell'Ispettoria. Se si tardava di arrivare a Riobamba un giorno o due, il povero Monsignore era perduto. Tutta la città ne fu commossa, specialmente i membri del clero secolare e regolare che venivano a prendere ogni giorno notizie. Vennero pure i nostri D. Valle e Don Albino Del Curto da Atocha; e Don Rocca col confratello Fasciola e un alunno del nuovo Collegio di Quito; questi ultimi dovettero fare sei giornì a cavallo. Trattavasi della probabilissima formazione di un cancro; ma grazie a Dio e alla nostra buona Madre Maria Ausiliatrice i valenti dottori sig. Cerallos e signor Ormaza riuscirono a scongiurare il caso fatale e in un mese ci ridonarono Monsignore in buona salute, benchè non come prima, poichè, com'essi han detto, egli dovrà astenersi dal cavalcare se non vuole nuovamente esporsi a serio perìcolo. Certo gli strapazzi di tre lunghi mesi di cavalcata per sentieri da capre e pieni di difficoltà e di pericoli, e la marcia rapida e continua avevano ridotto Monsignore a quel gravissimo stato.

Per lui, in mezzo agli acuti dolori che gli procurò l'operazione chirurgica , furono di grande conforto tanto le attenzioni delicatissime degli amici e dei confratelli, quanto l'affetto degli alunni di Riobamba. Quei buoni giovani, non contenti di moltiplicare le visite a Gesù Sacramentato, avevano cominciato a raccogliere una colletta fra loro per far celebrare una messa per la salute di Monsìgnore. I Superiori li assicurarono che la messa si sarebbe celebrata anche senza elemosina, e che essi pensassero solo a meritarsi la grazia colla preghiera e colla buona condotta. La notte di Natale si offerse da tutti la S. Comunione per la salute dì Monsignore, il quale il 10 dell'anno uscì di camera e si recò a pranzo nel refettorio comune, con indicibile gioia dei confratelli. In quella sera la banda incipiente e l'abile Schola cantorum diedero una serenata in onore di lui così affettuosa e così cordiale, che si videro a molti le lagrime.

Appena si sparse in città la lieta notizia, le visite di condoglianza si cambiarono in visite di sinceri rallegramenti, e la prima di tutte fu quella dell'Ecc.mo Vescovo di Riobamba Monsignor Arsenio Andrade, poi seguirono quelle del Rev.mo Capitolo, dei RR. PP. Gesuiti e Redentoristi, di altre Comunìtà religiose e di varie distinte famiglie, cui da queste linee Monsignor Costamagna rinnova in nome della Pia Socìetà Salesiana i più sentiti ringraziamenti.

Il 12 gennaio si compiva un mese del nostro arrivo al Chimborazo, e quantunque, a dire il vero, Monsignore non fosse totalmente in forze, pure volle mettersi in viaggio alla volta di Quito, ove giungemmo felicemente e da cui le invio questa lettera. E siccome io spero di far cosa gradita a Lei ed ai nostri buoni Confratelli e Cooperatori, mi permetta, amatissimo Padre, che le dica brevemente del viaggio faticosissimo di Monsignore, il quale, come ho detto, fu causa della sua grave malattia.

Nel 1903 - un nuovo Santuario a Maria Ausiliatrice -- Al Sigsig - El Calvario.

A dir tutto, dovrei prendere le mosse molto indietro e rifarmi alla metà di gennaio 1903, quando reduce dal suo primo viaggio a Gualaquiza Mons. Costamagna arrivava a Santiago del Chilì. La sua breve permanenza in quella città, il suo viaggio a Lima, le grandiose feste di maggio e i pochi mesi passati in quella capitale, e finalmente le sue mosse pel Panamà (benchè in realtà dovemmo poi fermarci nella regina del Guayas e da Guayaquil c'internammo fino a Cuenca e da Cuenca a Gualaquiza) non concessero mai un minuto di tregua a Monsignore, che ovunque passava, accettò sempre ogni invito di predicare, di confessare, di catechizzare e di cresimare. Se dovessi dirle in quanti luoghi abbia predicato i S. Spirituali Esercizi o tenuto conferenze, non lo saprei: le basti il sapere che egli non conobbe riposo.

Il I° novembre, festa d'Ognissanti, benedìsse e collocò solennemente la pietra fondamentale, di un nuovo santuario a Maria Ausiliatrice nella località detta S. Roque, situata al sudovest di Cuenca, e l'indomani, giorno sacro al ricordo dei nostri trapassati, si pose in viaggio per la nostra missione di Gualaquiza. Era già un anno che aveva lasciato quei buoni confratelli e quei figli della foresta ; e a Monsignore sapeva mill'anni di poterli riabbracciare.

Costeggiando il fiume Machángara e il Cuenca formato dalla confluenza di quello con l'Azoques, arrivammo al Tagual, imponente per le sue acque profonde. A lunghe ore di là trovasi la parrocchia di Gualaceo, greggia felice del D.r Luigi Salazar, grande amico dei Salesiani: In Sigsig Monsignore ebbe la più festosa accoglienza. Il Parroco Don Luigi Morales, il cav. Guglielmo Vega, i Moscosos, le autorità cittadine e una turba grande di popolo salìrono a riceverlo sulle alte cime, tra le quali siede Gualaceo. Quivi riposammo un giorno, ma non fu vero riposo per Monsignore, che anche quì attese instancabile alle S. Confessioni e amministrò a molti la S. Cresima. Anche a Sigsig, il 17 agosto u. s., si era posta la pietra fondamentale di un nuovo Santuario a Maria Ausiliatrice.

Discendendo il pendio di questa cittadina, passammo il fiume Sigsig e guadagnammo le coste del Tuchil, i cui abitanti rimasero assaì sorpresi dell'inaspettato nostro arrivo. Avendo piovuto tutta la notte a catinelle essi certo non sognavano che Sua Eccellenza si fosse posta in viaggio fin dal mattino, e perciò attendevano tranquillamente a preparare archi e festoni pel dì seguente, mentre da noi già si arrivava fra loro. A caso un fanciullo riconobbe Monsignore, e in men che non si dice, chiamò i suoi compagni, i quali, carichi di fiori, ci uscirono incontro dalle loro case, dolendosi di tale sorpresa, e promettendo a Monsignore che avrebbero preso la rìvincita quando sarebbe tornato da Gualaquiza, come fecero realmente Ci accompagnarono per oltre tre miglia, spargendo continuamente rose pel sentiero nonostante la via faticosa e coperta di fango. Per le tortuose scale del Molón arrivammo alla linea del Vicariato, di là si scende pel Churucu e pel Mamachurucu (cioè lumaca e grossa lumaca).

Là in alto sì para alla vista una gran croce di legno, e quel luogo è detto El Calvario,. Una scena patetica e piena di poesia colà si svolse. Il Vescovo dei Jivaros si gettò ai piedi del santo legno, e mentre si udiva intorno intorno il mormorio delle selve e il cupo rumoreggiar delle acque precipitantisi di balza in balza: « Signore ! esclamava, questa croce sarà ìl mio retaggio com'è la mia speranza. Ella sorge neì confini del mio solitario Vicariato, ed io la inalbererò dove i cieli non t'hanno ancor vista ed Essa vince à l'ìndomita fierezza dei miei figli. Attraili tu, o Croce Santa, e fa che depongano le feroci usanze di cui si son sempre macchiati nei secoli della loro esistenza!... »

Poveri Jivaros ! Li visitarono già da molti anni i zelantissimi figli di S. Ignazio... in buon'ora son andati a stabilirsi fra lui o anche i figli di D. Bosco... Dio voglia che ascoltino finalmente la voce di chi li chiama alla redenzione.

Quello che più ci tormentò durante il viaggio, non furono nè le distanze, nè la pioggia , nè il caldo; ma i sentieri veramente difficili. Ad es. la discesa del Rosario è addirittura disastrosa e per non decidersi a tornare indietro fa d'uopo un coraggio a tutta prova. Il Rosario era un paesello inerpicato su questi burroni, ed oggi non ne rimane che una trista ricordanza. La sua distruzione fu un esempio tremendo della Divina Giustizia : poichè essendosi quel paesello allontanato dalla Religione, Iddio vi mandò tale pestilenza da scancellarlo dalla faccia della terra. Non ne andò salvo che un solo abi ante, e colà oggi non resta che una capanna, per indicare ai rari viandanti il luogo ove sorgeva il Rosario. Ora del lato opposto si stanno formando due piccoli villaggi chiamati Aguacal e S. José però, che differenza! Tutti questi coloni, ammaestrati dalla sorte toccata al Rosario e istruiti dai Salesiani, sono un vero modello delle primitive comunità della Chiesa. Appena seppero dell'arrivo dei loro Pastore, si raccolsero intorno a lui, per ascoltare la divina parola ed accostarsi ai SS. Sacramenti, e tutti vollero fare la S. Comunione dalle sue mani. « Satana ha qui riportate le sue vittorie, diceva ad essi Monsignore; e voi se non volete essere sue vittime, ricordatevi sempre che vi ha una mano che tutto scrive, un occhio che tutto vede, un orecchio che tutto sente; la mano, l'occhio, l'orecchio del Signore ! »

Alla sesta aurora dopo la partenza da Cuenca, spronammo le mule in modo che divorassero il cammino. Il desiderio di rivedere i suoi amatissimi figli parve infondere in Monsignore una lena insolita. I nostri ci aspettavano per l'indomani, tuttavia temendo che arrivassimo anche prima, erano rimasti in casa, pronti a venirci incontro al primo scorgerci ; e non si ingannarono. Il confratello Miguel Avila ci vide pel primo e ne diede agli altri la voce. Tutti, Salesiani e Jivaros, ci corsero ìncontro e fecero a Monsignore la più commovente e cordiale accoglienza. Era trascorso di poco il mezzodì dell'8 novembre.

Sulla facciata della chiesa della Missione campeggiava il ritratto del Vicario Apostolico, circondato da bandiere italiane ed equatoriane più in alto vedevasi quello del Romano Pontefice. A destra dell'altare avevano innalzata la cattedra vescovile, coperta di misero percallo un bastone pastorale di legno dorato, posato là presso, ci parve l'omaggio della foresta al suo Pastore... Entrati in chiesa, cantammo con particolare trasporto l'inno del ringraziamento.

È proprio commendevole lo zelo del Padre Francisco e di D. Cadeva e del Ch. De Maria che seguono le sue orme, come relativamente all'indole dei Jivaros è già molto quello che si è fatto.

Ho detto relativamente, poichè Ella, amatissimo Padre, ben sa come il più terribile ostacolo alla conversione di questi selvaggi sìa la Venganza, cioè la vendetta ! Chi è nato in paesi civilizzati non può farsi un'idea dell'assoluto impero che la vendetta esercita sui poverì Jivaros.

La vendetta è per loro una virtù : anzi è qualcosa di più: è un veleno che succhiano col latre, è la prima parola che apprendono dalla madre, è la guida delle loro azioni, la compagna della loro vita intera, è il testamento del padre morente: giurano vendetta com'egli ha dato l'ultimo respiro, e gridano: vendetta! mentre ne ricoprono di terra i resti mortali. Quindi, veneratissimo Padre, non deve farle meraviglia quanto sono per narrarle.

L'anno scorso, la visita di Monsignore terminò con la confessione e comunione di varii Jivaros, i quali così suggellavano il proponimento di non più vendicarsi : ma, triste cosa! questi stessi tornarono presto ad eccessì esecrandi ! (1)

(Continua.)

(1) Mons. Costamagna presentemente è in viaggio per l'Europa. Abbiamo avuto ottime sue notizie da S. Salvador (Centro America), ove arrivava il 18 marzo, accolto entusiasticamente. (N. d. R.)

Colombia.

Due lettere di D. Evasio Rabagliati

La Commissione pei lazzaretti dipartimentali. I.

Bogotà, 29 febbraio 1904. VENERATISSIMO PADRE,

IL 1° gennaio m'imbarcava in Genova su di un piroscafo della Veloce; il 13 febbraio, alle 6 di sera, giungeva felicemente a Bogotà, dopo 44 giorni di viaggio. A pochi giorni dal mio arrivo, riceveva la nota ufficiale, che le traduco letteralmente.

REPUBBLICA DI COLOMBIA

Ministero di Governo

Bogotà, 29 febbraio x904.

M. R. DON EvAsio RABAGLIATI

(Presente),

Ho l'onore di comunicare a V. R. che per decreto N. 164 del 22 febbraio dell'anno presente Ella è stata nominata Presidente della Commissione incaricata di scegliere e determinare in ciascuno dei dipartimenti della Repubblica il luogo nel quale dovranno erigersi i Lazzaretti.

Dios guarde á Usted.

Il Ministro di Governo

ESTEBAN SARAMILLO.

In questo frattempo si fecero i dovuti preparatìvi, e domani 1 di marzo, se tutti i membri della Commissione saranno pronti, si darà principio al gran viaggio, il quale si sa quando avrà principio, ma è impossibile determinare quando avrà fine. Questo non toglie che io farò prossimamente una breve visita ai lazzaretti di Agua de Dios e Contractaciòn, per dare una missione a quei cari lebbrosi e confortare quanto più mi sarà possibìle il loro spirito, curandoli dalla lebbra dell'anima, giacchè non mì è possibile liberarli da quella del corpo.

La Commissione governativa è composta di quattro individui: il sottoscritto ed un medico nominati in Bogotà dal Governo Nazionale, più un medico a scelta dei singoli governi dipartimentali e il ministro locale della Pubblica Istruzione dei singoli dipartìmenti. Questo mi assicura, che il Governo, finalmente, penetrato dalla gravità del male vuole porvi rimedio, tanto più che ve lo obbliga una legge del Con gresso dell'anno testè trascorso. Il tempo che la legge fissa per fare questi Lazzaretti dipartimentali, è dì 4 anni per tutti, meno per Santander che è di 6. Vi riusciremo? Chì lo sa ! La terrò al corrente di tutto, scrivendole ìl più sovente che mi sarà possibile, in qualunque luogo mi trovi.

So che sì lavora febbrilmente nella costruzione del Lazzaretto di Medellin, per farmi una lieta sorpresa, quando l'andrò a visitare. Per sua tranquillità, aggiungo, o veneratissimo Padre, che non vado solo, ma molto bene accompagnato; e non è improbabile che gli Eccellentissimi Ordinari mi diano a compagno qualche sacerdote dietro mia richiesta, e così avrei sempre al mio fianco due bravi medici, uno pel corpo ed uno anche per l'anima.

Più che mai, in vista dei gravi pericoli che troverò in questo lunghissimo viaggio, la prego a non dimenticarmi nelle sue preghiere e a raccomandarmi vivamente a quelle dei confratelli, Cooperatori e Cooperatrici.

Mi benedica di cuore e mi creda tutto suo

Aff.mo in Domino

Sac. EVASIO RABAGLIATI.

II. Dal dipartimento di Boyaca.

Tecuja (Boyaca), 17 marzo 19o4. VENERATISSIMO PADRE,

Sono qui in questa città dì Tecuja, capitale del Dipartimento dì Boyaca, da 15 giorni ; mandato dal Governo di Bogotà, e chiamato da questo Dipartimento, come membro della Commissione, incaricata di scegliere il luogo conveniente all'erezione dei Lazzaretti dipartimentali. Questa Commissione, come le scrissi, si compone di 4 membri; ma nel caso particolare di questo dipartimento se ne aggiunge un quinto, un eccellente ecclesiastico, canonico di questa Cattedrale, come esimio conoscitore dei luoghi che si trattava di ispezionare.

La Commissione fu già di ritorno a questa Capitale, Tecuja, felice di aver potuto in pochi giorni ottenere appieno il suo intento.

In un posto amenissimo, con tutte le richieste condizioni dì clima, temperatura, terreno adatto, ed acque e vicinanza di popolazioni importanti ecc., ecc., di cui hanno bisogno questi ospedali-lazzaretti, si fissò il punto nel quale dovrà erigersi questo di Boyaca. Altro non resta a fare adesso, che comprare il terreno e dar principio ai lavori, in conformità ai piani già approvati dal Governo di Bogotà, e che la S. V. Rev.ma già conosce, per averli portatì io a Torino l'anno testè trascorso.

Deo favente, fra due mesi, al mio ritorno da Santander, dove andrò tornando da Agua de Dios, si benedirà e collocherà la prima pietra del nuovo lazzaretto. Frattanto si raduneranno i materiali di costruzione.

Questo dìpartimento di Boyaca, limitrofo a quello di Santander, è, dopo questo, quello che conta il maggior numero di lebbrosi in questa povera nazione. Le autorità locali non fanno un mistero di questo ; ed a me, che le richiedevo del numero dei colpiti dal male, per sapere che proporzioni dare al nuovo lazzaretto, risposero senza ambagia, che il minimo deve essere di dieci mila, numero che potrebbe elevarsi anche fino ai quìndici mila! Cifra spaventevole, per chi sa, che questa Provincia non conta che quattrocento mila abitanti ; che è quanto dire, il quattro od il cinque per cento dell'intiera popolazione è già lebbrosa, senza contare i predisposti, che, a mio giudizio, saranno altrettanti.

In Europa, una nazione che avesse nel suo seno questo numero di lebbrosi, anche con una popolazione di 30 o 40 milioni di abitanti, non avrebbe più riposo fino ad estirpare il cancro che la rode, ma qui talvolta le cose passano altrimenti; tutte le preoccupazioni sono riserbate alla politica; ogni altro tema ha pochissima importanza in confronto di quella ; è una vera mania che non arrivai mai a spiegarmì.

Per esempio, gli avvenimentì di Panama, occorsi nei mesi passati, hanno fatto versare un fiume d'inchiostro ed un altro fiume di parole dalla penna e dalla bocca di questi Colombiani, per esecrare l'atto compito dalla nazione vicina; e tutto perchè si trattava della perdita di una lingua di terra appartenente alla Nazione. L'intiera Nazione è minacciata seriamente di distruzione per cagione del mostro della lebbra che la divora lentamente, e, fatte pochissime eccezioni, nessuno quasi se ne preoccupa.

E un vero mistero questo fatto. Per fortuna che nell'ultìmo Congresso è uscita la legge salvatrice !...

Ora si tratta di metterla in esecuzione. È questo il mio impegno per adesso; e durante l'anno in corso, ho fiducia che potrò visitare tutta questa Repubblica, e che si darà principio all'opera redentrice in tutti i dipartimenti, facendo quello che la legge ha sancito.

Questa sera qui in città vi sarà una festa musico-letteraria, a pagamento, per accrescere il fondo di cassa, del Banco del Lazzaretto Boyacense, che si è qui fondato, coll'unico scopo di preparare il capitale necessario per erigere l'ospedale; e domani di buon'ora me ne ritornerò a Bogotà, appena di passaggio, perchè ho premura di arrivare al lazzaretto di Agua de Dios, dove mi aspettano mille duecento poveri sofferenti, per fare un po' di esercizi spirituali, in preparazione al compimento del precetto pasquale, ed all'acquisto della speciale indulgenza del Giubileo, concessa speciali modo a questa Repubblica.

Se troverò tempo, tornerò a scriverle, per darle una relazione del come passano le cose in quella città del dolore e del pianto. Mi benedica ogni giorno e mi creda

Suo aff.mo figlio in G C.

Sac. EVASio RABAGLIATI.

Patagonia.

L' India « Juana ».

Crediamo di far cosa gradita ai lettori col riferire quest'episodio edificante, già riportato da varii giornali e periodici della Repubblica Argentina (1).

Viveva fino a poco tempo fa nei dintorni di Viedma un'India cristiana, assai avanzata negli anni e pressochè del tutto cieca. Ma trascurava del tutto le pratiche religiose, benchè si trovasse in un'estrema miseria. Era conosciuta col nome di Donna Juana.

Dopo la famosa inondazione del '99 che seminò la desolazione in quelle terre, si vide più volte vicina a morir di acciacchi e di fame per cui era costretta a recarsi assai spesso a chieder elemosina alla casa delle Suore di Maria Ausiliatrice.

Un giorno si presentò secondo il solito e disse:

« Suora, io sono molto povera ; dammi qualche erba e farina, chè ho dirìtto anch'io di vivere ».

« Molto volentieri, Donna Juana, rispose la suora; però mi piacerebbe vedervi qualche volta alla S. Messa e accostarvi ai SS. Sacramenti. E che ? non siete voi cristiana? »

« Oh! a questo ci penso io, e faccio tutto quello che devo fare in casa mia. A confessarsi e a comunicarsi ci vadano le suore; Dio è contento di me e mi basta ».

« Voi mi dite che Dio è contento di voi ma io so che sovente, nonostante la vostra povertà, tenete dei balli in casa, secondo il costume degli Indii ; e il peggio si è che a tali pericolosi divertimenti assistono dei figliuoli, vostri nipoti, ai quali potreste invece insegnare a conoscere Dio... Non è vero, Donna Juana ?

« Oh! bella... se non lo conosco neppur io Iddio!... E poi, io faccio così, perchè crescano allegri, chè ben so, che se da fanciulli vivono allegramente, fatti grandi, essi saranno uomini forti e robusti ».

Un altro giorno entrò nella portieria delle Suore, e, senza picchiare all'uscio, si pose a sedere e tranquillamente aspettava.

A caso passò una Suora, che le disse

« Che vi è accaduto, Donna Juana ?

« Aspetto Suor Teresa, che mi porti qualcosa da sfamarmi ».

Mentre aspettate, potreste andar in cappella, che è qui di faccia, a fare una visita non vi pare? »

« A chi fare una visita? Io, Dio non lo vedo! »

« Ma Dio vede certamente voi, e se voi pregate, ascolterà certamente la vostra preghiera ».

In questo mentre arriva Suor Teresa, incaricata delle elemosine ai poveri e di catechizzare le indigene, la quale conoscendo la grande ignoranza della povera vecchia

« Oh! Donna Juana, saltò su a dirle, io vorrei che voi imparaste a pregare un pochino ».

« Oh! io sono vecchia e non son pìù buona a coteste cose: lasciami, por Dios! tanto, quando morirò, l'anima mia, volando, volando, volando ! se ne andrà come un passerino in giro per ogni luogo ».

Allora la Suora si fece a parlarle del giudizio di Dio, ma ella la interruppe dicendo

« Lasciami, figlia, codeste cose non servono per vivere... è meglio starsene in pace, aver

da mangiare... e poi morire... quando sarà tempo ! Credimi, figlia mia, io sono vecchia, e so molte cose ».

« Vedo bene quello che sapete! Ma siccome non posso levarvi dalla testa coteste idee tanto storte, almeno permettetemi di essere vostra amica, e promettetemi che quando cadrete inferma, mi farete chiamare ed ascolterete quanto vi dirò... »

« Sì, sì, cara sorellina, rispose sorridendo la vecchia ; purchè tu mi porti la salute e qualche cosa da mangiare ».

« Si, sì, faremo in modo che il Cielo vi dia salute. Adunque, mi prendete per amica?... »

« Ma sicuro! » e ricevuta l'elemosina se ne andò.

Tali scene, più o meno ridicole, si ripetevano ogni settimana. Un giorno sentendosi molto sfinita, appena vide la Suora

« Oh! disse, sto molto male e non ho neppure un boccone: dammi qualche cosa ».

« Andrò a vedere, se c'è nulla: intanto andate in Cappella e pregate la Divina Provvidenza ».

« Senti, figlia mia, te lo dissi un'altra volta, esclamò risentita Donna Juana : io sono vecchia e non sono più atta a coteste cose »

« Bene! bene! riprese Suor Teresa, andate solo a vedere quell'augusta Signora, che è la Madre di Dio ed insieme Madre nostra ».

« Ma la vecchia, quasi fosse istigata dal demonio, le rispose

« Vedo bene che tu vuoi ingannarmi ; io son vecchia a coteste cose non ho bisogno d'essere più oltre ingannata ! »

« Dio mi liberì dall' ingannare una brava India come Donna Juana, ripigliò la Suora, venite con me e vi troverete contenta ». E la prese pel braccio e quasi a forza la fe' entrare in Cappella, mentre l'India continuava a protestare, gridando : « Tanto io non ci vedo è inutile... non ci vedo ! sono quasi cieca ! »

La cappella era vuota: la Suora ebbe l'idea di chiudervela entro, mentre sarebbe andata a prenderle la solita elemosina. Ma, come ebbe chiusa la porta, pensò di spiare attentamente ciò che avrebbe fatto la vecchia... e la vide che girava lo sguardo attonito da una parte all'altra e dall'alto in basso, finchè si fermò cogli occhi nella grandiosa statua di Maria Ausiliatrice.

« Ah ! ah ! è questa ! è questa ! », gridava Donna juana... e siccome in realtà era cortissima di vista e quindi non poteva distinguer bene i lineamenti del venerato simulacro, andava avvicinandosi man mano verso l'altare, finchè oltrepassata la balaustrata, sali i gradini e si fermò estatica sulla predella. E di là, mirando a riprese le fattezze di Maria Ausilialiatrice, parlava in indio, e come se tenesse discorso con una persona. Ma la Suora non comprese nulla, e quindi per allora nulla si seppe di quanto era avvenuto in quegli istanti.

Da quel giorno passarono alcuni mesi senza che più si avesse notizia dell'India; finchè alcune persone un dì vennero a chiedere di Suor Teresa e a dirle:

« Donna Juana è stata molto tempo al campo, ora è tornata al paese, e trovasi in letto assai ammalata e chiede della Suora sua amica ».

Suor Teresa raccomandò a loro di averne molta cura, di chiamare il medico, di apprestarle i necessari rimedii e insieme di recare all'inferma una medaglia di Maria Ausìliatrìce, pregandole di animarla a riporre in si tenera Madre tutta la sua fiducia. Ma dello stesso giorno tornarono le stesse persone, ripetendo che la povera India bramava ardentemente di vedere la Suora sua amica. Suor Teresa allora la fece raccomandare alle Dame della Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, le quali subitamente le recarono in abbondanza carne ed altri soccorsi. Ma non era questo cìò che voleva Donna Juana, e infatti tornarono le stesse persone a ripetere la più ardente preghiera alla Suora, la quale frettolosa si recò dall'ammalata, in compagnia della vecchia portinaia, che tutti chiamano « abuelita », la nonnina!

Entrata nella capanna dell' India, le disse: « Buona sera, mia vecchia amica.; come state? »

E Donna Juana : « Suora, tu hai mancato alla promessa. Quanto ti desiderava! » e cominciò a piangere. « Io era omai in fin di vita, sola al mondo, avendo te sola amica e con tante cose qui, da dirti » e le indicava il cuore.

Bene, bene, calmatevi ! credeva di vedervi presto ristabilita; è per questo che non son venuta all'istante. Ma ora ditemi pure, quello che più bramate ».

« Figlia, io non voglio più guarire ; voglio morire. Per questo ti ho chiamato : insegnami a pregare, a confessarmi e a farmi amica di Dio ».

« Col maggior gusto, riprese la Suora; è quello che sempre bramava... » e si fermò a guardarla con tenerezza.

Donna Juana invece continuò : « Ah ! quella volta che mi spingeste in chiesa a vedere quella Signora... io la vidi... sì, la vidi che mi chiamava con la mano... e mentre mi avvicinava, Ella continuava a chiamarmi. In quel giorno io non compresi nulla, ma dopo d'allora sempre sognai quella Signora... sì, quella maestosa Signora.., che poi mi ha ripetuto tante volte che se voleva farmi arnica di Dio, doveva ricevere Dio qui, nel cuore, e intanto pregare per far bene ogni cosa... Io le dissi che non sapeva che fare, ed Ella mi rispose: - La Suora ti ammaestrerà, non dubitare ! - E tu, credimi, figlia, io tenni sempre questo segreto nel mio cuore, ed io dico la verità e non ti voglio ingannare... ». E andava ripetendo: « Su, su, mostrami ora quello che devo fare, perchè sto molto male e non voglio più guarire ».

La Suora, accortasi che veramente era assai aggravata, si affrettò a prepararla ad una buona confessione, e poi le chiese

« Ora, Donna Juana, dobbiamo chiamare il Padre ? »

« Si, si, che venga, ma uno vecchio, perchè Donna Juana è vecchia ed ha peccati vecchi ; e il Padre vecchio saprà meglio aiutarmi », e alzando al cielo le mani tremanti andava esclamando : « Perdón, Dios !... Diós mío, perdóname! ».

Accorse il Padre, e trovandola ben disposta, le amministrò i SS. Sacramenti...

« Ebbene, la interrogò la Suora, siete ora contenta ? »

« Sì, cara, perchè ora sono bella, sono figlia di Dio... Dio è mio padre e non desidero sapere più nulla di questo mondo... Aspetto qui che Dio mi porti con sè... ». E di lì a qualche momento continuò: « Ascolta, sorella, io bramo che tu venga sovente a parlarmi di Dio e della Vergine Ausiliatrice e ad assistermi quando io muoia... Anzi, ancora un favore: dirai al Padre vecchio, che mi provveda la cassa, e di sotterrarmi come i cristiani.... ».

L' indomani, circondata da alcune pietose signore del vicinato e da poche indigene, l'India Juana dalla sua povera capanna volava in Paradiso... L'infinita misericordia di Dio l'aveva tolta in modo portentoso dalle tenebre dell'ignoranza e Marìa SS. Ausiliatrice l'aveva liberata dalle superstiziose illusioni del demonio.

(1) Cfr. tra gli altri la Voz de la Iglesia di Buenos Ayres del 20-21 marzo u. s.

In fascio.

Junin de los Andes (PATAGONIA SETT.). - Da una lettera del Missionario D. Zaccaria Genghini, scritta a Sua Ecc. Rev.ma Monsig. Giovanni Cagliero, in data 2 febbraio u. s. rileviamo queste notizie

« Ritornato di recente da una nuova missione che tenni al Sud del Rio Negro, adempio al mio dovere inviandole la presente come resoconto di ciò che si è fatto con la grazia di Dio.

» La missione che ho finito di dare è una delle più lunghe a cui mi sia fin'ora impegnato, essendo durata 4 mesi e qualche giorno, ed avendo percorso 1450 chilometri.

» Partito il 29 di agosto da Junin percorsi vari punti del Neuquen fino ad Alarion, facendo in ogni tappa il maggior bene possibile sia con la celebrazione della S. Messa, sia con brevi istruzioni e pratiche religiose.

» Dopo di aver dato in questa parte opportunità a tutti di adempiere i doveri religiosi attrae errai il grande Rio Limay fiancheggiando, le sue coste sempre contro corrente per ben i leghe. Lanciato il fiume mi inoltrai al Dipartimento 9 di julio e visitai i luoghi chiamati: Loncohuaca (testa di vacca), Barriyégua ( mula-grigia ) , Múchihuan ( dove vi sono ostriche), Meucué (porta-uomo), Curalafquèn (pietra nella laguna), Comayo (acqua di sale) tutti luoghi abitati per la maggior parte da indii e da qualche famiglia cristiana. Alcuni mi dissero che non eran meno di 8 o 10 anni che non avevano più visto il sacerdote. Perciò non mi mancò mai il lavoro nei giorni di permanenza in questi piccoli centri. Benchè poi vi fossi stato in marzo u. p. tuttavia volli attraversare ancora una volta il Comayo, Paso Limay, Carruhue e Pirhi-leufù (piccolo fiume). Sulle sponde di questo vive il nostro benefattore e cooperatore D. Juan M. Vera ; io lo visitai e tutti approfittarono per compiere i doveri religiosi. Due suoi figli dopo d'essersi ben preparati fecero quivi la prima Comunione.

» Da Carruhé mi diressi al sud fino a Chubut passando per Las Rajas, Chinquinilleu, Rio Chico, Chacay, Barruca, Titamiche e Norquìnco. Qui comincia il territorio del Chubut. Visitai le Colonie degli indii di Cushamon, il cacico delle quali è Miguel Nancuche Nauelquie. Era mia intenzione di giungere fino a Gualjaina e alla Colonia 16 di Ottobre; però l'aver visitato questi luoghi poco prima l'amatissimo D. Mario Migone con un altro missionario salesiano, mi spinse direttamente a Cholita e a Balson. Con molta ragione chiamano questo luogo Balson, perchè esso è un vero sacco, circondato all'est e all'ovest da alte e impenetrabili montagne con entrata e uscita al nord e al sud, formando così una valle bellissima, ove si vede ogni sorta di frutta e cereali. In Cushamón ebbi occasione di vedere il fiorente stato della Colonia, la quale già possiede un collegio dove ricevono l'istruzione 40 indii. Visitai le scuole, esaminai i quaderni, udii parecchi a leggere, e posso assicurarle che già stanno a buon punto, poichè solo in principio di marzo u. s. Don Migone benedì il locale ad esse destinato... »

Le Feste di Maria SS. Ausiliatrice

L'anno scorso, nell'indimenticabile solennità dell' Incoronazione, ci parve che non sarebbe mai stato più possibile raggiungere tant'entusiasmo e tanto splendore ; ma ora eccettuando quell'incomparabile giorno, ci sembra di poter affermare che la festa annuale dell'Ausiliatrice assunse fin da quest'anno un carattere ancor più solenne. Sarà forse la dolce e santa impressione, che riempiendoci tuttora l'anima, ci detta queste parole; ma vogliamo assicurati i lettori che nulla di esagerato troveranno in questi semplici appunti.

Il 23 aprile, come già annunziammo, ebbe principio il mese di Maria Ausiliatrice. Nelle feste le singole Scholae cantorum dei vari Istituti salesiani di Torino, quelle cioè dell'Oratorio festivo di Valdocco, delle Scuole apostoliche al Martinetto, del Seminario delle Missioni Estere in Valsalice, dell'Istituto S. Giovanni Evangelista, cui si aggiunse la Schola del S. Cuor di Maria, e finalmente le due del nostro Oratorio ( la scuola superiore e l'inferiore) , vanno a gara nell'onorare la nostra Incoronata Ausiliatrice avvicendandosi nell'accompagnare la liturgia delle messe solenni con canto strettamente liturgico.

Ogni giorno il Sac. D. Luigi Billieni, salesiano, mattino e sera dispensa con zelo e con frutto il pane della divina parola; ed è tanta la folla dei devoti e la loro frequenza ai SS. Sacramenti che ci sembra oltremodo consolante. Forse anche la voce di una recentissima grazia strepitosa, concessa dall'Ausiliatrice ad una povera suora inferma, accresce in molti lo spirito di confidenza e di preghiera.

Intanto comincia la Novena, e fin dal primo giorno, cioè dalla domenica 15 maggio, vedesi raddoppiar d'un tratto e la frequenza dei devoti e il fervore della loro pietà: ornai si può chiaramente prevedere l'esito splendido della solennità vicina.

Il 16 maggio, al cader del giorno, le campane dei Santuario squillano a festa, non solo in invito alle solenni funzioni, ma per ricordare che l'indomani ricorre il primo anniversario dell'Incoronazione Pontificia della S. Immagine. Infatti numerose carrozze già da più ore conducono nobili famiglie al Santuario e un popolo lieto e devoto si alterna sotto le volte del tempio, per l'acquisto della speciale indulgenza plenaria, concessa dal compianto Sommo Pontefice, Leone XIII.

Il giorno seguente continua ininterrotta quest'affluenza commovente. Il numero delle sante comunioni oltrepassa il migliaio. Nel tempio non si ode che un bisbiglio di preghiere e regna grande raccoglimento. Alle 7 arriva S. Eccellenza Rev.ma Mons. Giov. Battista Bertagna, Arcivescovo titolare di Claudiopoli, per celebrare all'altare di Maria Ausiliatrice. Finita la messa, Sua Eccellenza preceduta dal clero si reca nel coro ; e là presenti il sig. D. Rua, il sig. D. Bertello ed altri dei primari nostri superiori, s'inaugura la lapide in bronzo, collocata, a ricordo dell'Incoronazione, in base alla grandiosa cornice marmorea, che racchiude il quadro di Maria Ausiliatrice. L'iscrizione, dettata dal chiarissimo Prof. Cerruti, dice così

Ob memoriam faustissimi diei XVI Kal. Junias An. MCMIII quo nomine atque auctoritate Leonis XIII Pont. Max. Augustinus Richelmy Card. Arch. Taurinensium multis adstantibus episcopis adclamantibus universis aurea corona redimivit imaginem Virginis Christ. Adjut. - Hunc titulum laeti gratique extare voluimus.

Il Direttore dell'Oratorio, Sac. Secondo Marchisio, letta l'iscrizione ad alta voce, intona la lode: Noi siam figli di Maria! A quelli che si trovano in coro si uniscono con trasporto quanti sono nel tempio, ed un chierico, il quale da otto mesi era completamente afono, cioè senza voce, per paralisi alle corde vocali, riacquista d'un tratto limpida e forte la voce e unisce commosso il suo canto a quello degli altri divoti. Alla sera lo stesso Mons. Bertagna si degna di impartire pontificalmente la benedizione. La notizia del favore elargito dalla Madonna Ausiliatrice nell'atto dell'inaugurazione della lapide nel giorno anniversario della sua Incoronazione, passa di bocca in bocca e si diffonde in città, attirando il pensiero di molti al Santuario.

Infatti, la domenica di Pentecoste, 22 maggio, primo giorno della divota pratica della Corte di Maria nel Santuario dell'Ausiliatrice, l'affluenza dei buoni Torinesi a Valdocco è veramente straordinaria. Le funzioni vengono onorate dalla presenza di S. Ecc. Rev.ma Mons. Luigi Spandre, Ausiliare dell' Em.mo Card. Arcivescovo, che non solo assiste pontificalmente alla messa cantata, ma degnasi di pontificare ai vespri e di compiere per intero la maestosa funzione della sera.

Nella vigilia, 23 maggio, 2° giorno della Corte di Maria, l' Ecc.mo Vescovo Ausiliare fa ritorno al Santuario per celebrare la messa della comunione generale e dirige affettuose parole ai giovanetti.

Ma il tempo sembra voglia farsi minaccioso ; e nel pomeriggio ci fa temere una brutta giornata pel domani.

Intanto si raccolgono innanzi la pietosa Ausiliatrice i devoti cooperatori torinesi per ascoltare la Conferenza salesiana, tenuta dal Missionario D. Luigi Valletto, e presieduta da S. Ecc.

Rev.ma Mons. Giuseppe Gamba, Vescovo di Biella.

Dalle varie stazioni ferroviarie muovono al Santuario numerosissimi pellegrini, giunti dalla Liguria, dal Piemonte, dal Veneto e dalla Lombardia. I treni provenienti da Milano, a causa dei numerosi pellegrinaggi, arrivano con più di un'ora di ritardo.

A schiere a schiere, lieti, frettolosi e raccolti si vedono entrare nel tempio, che è omai gremito. L'elegantissimo e grave apparato dell'incoronazione, tutto di velluto rosso in seta con ricchi fiorami in argento, i fasci di candele elettriche che circondano la prodigiosa imagine e in eleganti lampadari intorno intorno illuminano sfarzosamente il tempio, la musica sacra che con effetto incantevole si alterna tra la poderosa massa corale dell'orchestra e un coro di voci bianche dall'alto della cupola, colpiscono naturalmente quanti assistono a siffatte funzioni, e fan passare a tutti delle ore di paradiso. Quindi chi pensa all' impressione che ne dovevano ricevere quelli che venivan di fuori, dopo di aver sospirato tanto quell'ora e d'averla raggiunta a costo di chi sa quali sacrifizi, non stenterà a credere quello che noi abbiamo veduto: cioè, che numerosi pellegrini non fecero altro che piangere di tenerezza! Bisognava udire le commoventi esclamazioni che salivano dal cuore di molti, mentre Mons. Gamba pontificava ai vespri, e dopo la predica del mese mariano impartiva la benedizione col SS. Sacramento.

Così nella commozione fervente degli uni, nella viva ansietà dei molti che rimasero accalcati alla soglia, e nella gioia soave di tutti alla splendida illuminazione dell'esterno del Santuario passò la sera della vigilia degna della solennità del giorno seguente.

Benedetta da migliaia di cuori spuntò alfine l'alba sospirata del 24, Solennità di Maria SS. Ausiliatrice. Ai pellegrini arrivati la vigilia se ne erano aggiunti altri assai numerosi nella notte ed altri se ne aggiunsero ancora durante il giorno; nel quale, sebbene non festivo, la folla fu immensa, continuamente. Il Santuario si aperse verso le tre; ma le celebrazioni della santa messa si dovettero anticipare fin dalle due: e tuttavia si protrassero fin oltre il mezzogiorno, e nelle ore più comode della mattinata, benchè si fossero eretti nel coro quattro altari provvisori, procedettero contemporaneamente senza interruzione a tutti gli altari. Non meno di cento messe si celebrarono in quel giorno nel Santuario.

Alle 7 celebrò l'Em.mo Card. Arcivescovo, che rivolse agli alunni dell' Oratorio un'eloquente e pratica esortazione, invitandoli a dimostrare il loro affetto a Maria Ausiliatrice, praticando la carità fraterna e la più ardente preghiera. Alle io pontificò Mons. Gamba. Il discorso del predicatore del mese mariano sulle Glorie di Maria Ausiliatrice in ogni tempo e specialmente nella seconda metà del secolo decimono, fu molto affettuoso ed efficace. L'esecuzione della messa del M. Ravanello fu ottima e la splendida antifona del M. Dogliani, Corona aurea, ridestò in molti le soavi emozioni provate nel giorno dell'Incoronazione.

Ma il punto culminante di questi gloriosi trionfi della celeste Regina di Valdocco fu la processione, dopo i vespri, pontificati da Monsignor Vescovo di Biella. Più di quaranta sodalizi con stendardi e numerosissimo clero con cerei accesi e in sacri paramenti, precedevano la magnifica Statua di Maria SS. Ausiliatrice, che sopra un trono ricchissimo, incoronata delle stesse auree corone delle quali era stata fregiata dall'Em.m° Card. Richelmy di sua autorità lo stesso giorno che s'incoronava con autorità papale il il quadro prodigioso dell'altar maggiore, e recante nella sua destra benedetta lo scettro d'oro, donato poche ore prima da pie persone, passò maestosa e sorridente fra due foltissime ale di popolo per via Cottolengo e il corso Principe Oddone e Regina Margherita. Innanzi al divoto simulacro, in abiti pontificali, incedeva l'Ecc.mo Vescovo di Biella ed un fitta schiera di numerose rappresentanze di società cattoliche di cui 17 con bandiera chiudeva il lungo corteo. Le due bandiere degli alunni artigiani e studenti dell'Oratorio che ai lati dell'altare avevano assistito a tutte le funzioni solenni, si erano riservato il posto di onore. Dalle finestre e dai balconi pendevano arazzi e festoni. Ai canti e agli inni del sacro corteo tre valenti bande musicali alternavano scelte e religiose armonie, e il popolo devoto intrecciava voti e preghiere, scoprendosi riverente o piegando le ginocchia a terra al passaggio della sacra immagine. Fu un vero trionfo !

Sul rientrare del venerato simulacro nel tempio, s'illuminò come per incanto la maestosa facciata con ben mille e trecento lampade elettriche, e tosto l'Em.mo Card. Richelmy si avanzò all'altare per la benedizione. Mentre dall'orchestra cantavasi il Tantum Ergo, il popolo che gremiva la vasta piazza adiacente mandava robusto al cielo il canto delle litanie. L'Eminentissimo dopo di aver benedetto dall' altare , si avanzò col SS. Sacramento alla soglia della porta maggiore, e di là impartì nuovamente la trina benedizione, cui rispose un applauso grave e commovente di tutta la moltitudine che gremiva la piazza.

Il Santuario, fin verso le 11, risuono, come la sera precedente, di canti e di preghiere, chè la gran folla formicolante nella piazza e nelle vie adiacenti non era solo accorsa per vedere la splendida illuminazione dell'interno e dell'esterno del tempio, ma anche per dare un saluto all'amorosa Ausiliatrice universale.

Terminiamo questi semplici cenni assicurando i lettori, che nell'effusa letizia delle solennissime feste trascorse, non solo abbiam pregato pel trionfo della religione in tutte le anime, ma ci siamo ricordati di ciascuno di loro, come c'insegnò D. Bosco. Esaudisca la Vergine potente le nostre preghiere e benedica al Sommo Pontefice, alla Chiesa Cattolica, ai nostri benefattori, ed a tutto il genere umano

Il programma della musica sacra eseguita in queste feste fu il seguente

23 Maggio. - Alla conferenza : Tota pulchra del M.° Polleri ; Litanie del M.° Scarzanella e Tantum ergo del M.° Gounod.

Ai primi vespri: Domine ad adjuvandum del M.° Giovanni Pagella; Dixit del M.° R. Casimiri; Salmi in falsobordone ed Inno di classici autori ; Magnificat del M.° Cav. L. Bottazzo; Litanie del M.° D. G. Pagella ; Tantum Ergo corale a voci sole del M.° Cav. Giuseppe Dogliani.

24 Maggio. -- Alla Messa della Com. Mottetti di classici autori. Ore 10, Missa in honorem St. Joseph del M.° Cav. O. Ravanello. Parti variabili in canto gregoriano. « Corona Aurea » Antiphona del M.° Cav. G. Dogliani. - Ai secondi vespri: Domine ad adiuvandum del M.° D. G. Pagella; Dixit del M.° CaL. Bottazzo; Salmi in falsobordone ed Inno di classici autori ; Magnificat del M.° D. Pietro Magri ; Tantum Ergo corale a voci sole del M.° Cav. G. Dogliani.

L'interpretazione fu buona; sedeva all'organo il M.° D. Gio. Pagella, e dirigeva il Cav. Dogliani. Il Domine ad adjuvandum e le Litanie del M.° Giovanni Pagella, il Tantum ergo del M.° Cav. Dogliani e le Litanie del M.° Scarzanella, appositamente composti per questa solenne circostanza e in devoto omaggio alle note prescrizioni pontificie, incontrarono in modo lusinghiero il gusto del popolo e l'approvazione degli intelligenti.

Ricordiamo anche con piacere l'esito felice dei due concerti musicali, che diedero sulla piazza del Santuario durante l'illuminazione generale le scuole di musica istrumentale dell'Oratorio festivo nella vigilia, dell'Oratorio interno la sera della solennità.

Sacre funzioni nei Santuario di Torino-Valdocco.

1 giugno - Comincia il mese del S. Cuore di Gesù. 2 giugno -- Solennità del Corpus Domini - Alle 15,30 vespri solenni coram santissimo discorso e benedizione col SS. Sacramento.

3 giugno - Primo venerdì del mese - alle 5,30 messa con esposizione del SS. Sacramento e benedizione - alle 17,30 prima della benedizione, speciali analoghe preghiere.

8 giugno - Alla messa delle 5,30 e 7,30 ed alla sera alle 19,30, breve funzione pel Giubileo dell'immacolata.

23, 24 e 25 giugno - Triduo in preparazione alla festa di S. Luigi.

24 giugno - Solennità di S. Giovanni Battista e Commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice. - alle 5,30 e 7,15 messa della comunione gen. -alle io messa solenne - alle 15,30 vespri solenni, discorso e benedizione col SS. Sacramento.

26 giugno - Festa di S. Luigi Gonzaga, Compatrono dell'Oratorio di Valdocco - Indulgenza plenaria-alle 5,30 e 7,15 messa della comunione gerale - alle 10, messa solenne - alle 15,30 vespri solenni, discorso, processione nell'interno dell'Oratorio e benedizione col SS. Sacramento.

a giugno - Solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo - Al mattino come nella festa di S. Giovanni - alla sera alle 2,30 e 4,30, vespri, discorso e benedizione.

Daremo n altro numero ogni altra relazione del culto di Maria Ausiliatrice, cominciando dall'ottava celebratasi nel suo principale santuario.

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

La preghiera dí un padre.

Nella Ia quindicina dello scorso gennaio c. a. la mia Rosalia, un angelo di bimba di 4 anni, si ammalò gravemente. Le prime cure prestatele dal medico curante a nulla valsero, che anzi la febbre più ostinata che mai, invece di diminuire, aumentava gradatamente, il che impressionava lo stesso dottore, il quale, dopo circa 8 giorni, non potendo precisare la causa del male, chiese lui stesso di tenere un consulto.

La mattina del giorno a ciò stabilito, mi recai per tempo nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice di questa città, dove pregai con tutta l'effusione dell'anima la nostra cara Madre perchè mi ottenesse la grazia.

Alle 11, riunitisi i medici a consulto, dopo un'accurata visita e l'esposizione del dottor curante, il dottor consulente accettando la diagnosi del suddetto e vagliando i sintomi precedenti e in corso della malattia, dichiarò apertamente che , tolta una lontanissima ipotesi abbastanza problematica che si trattasse di una forma frusta d'influenza, tutti i sintomi caratteristici convergevano a far supporre che si maturasse una menengite tubercolare.

Da quel momento ritenni la mia Rosalia effettivamente perduta e tale la piansi ; però la fede la vinse al dolore, e rivoltomi ad una statuetta di Maria SS. Ausiliatrice, con fervore le dissi : « Madre cara, i medici hanno spedito la mia figlia, ma voi la salverete, perchè è anche figlia vostra. » Ed oh prodigio ! da quello stesso momento la bambina incomincia sensibilmente a migliorare ; diminuisce il forte dolore di testa che la teneva sopita, la febbre ribassa gradatamente d'intensità, i sintomi del terribile male man mano spariscono tanto che dopo tre giorni entrò in convalescenza e alla fine dello stesso mese mi accompagnò al Santuario per ringraziare la pietosa Ausiliatrice.

Messina, 9 aprile 1904.

GIUSEPPE DE MEO.

Uno sguardo di Maria Ausiliatrice.

Da quindici giorni una nostra orfanella era dolorosamente afflitta da terribile angina difterica, ed è impossibile ridire l'alternativa di speranza e di timore in cui ci teneva sì cara e tenera esistenza. Oh! l'ambascia crudele che provammo, quando, aggravatosi d'un tratto il male, i medici curanti ce la diedero per perduta, non avendo la scienza più rimedi a suggerire, e vedevamo istante per istante spegnersi quel fil di forza che ancora la teneva in vita. Quasi ciò non bastasse, e proprio nei momenti più dolorosi, un'altra pur carissima orfanella fu colta improvvisamente dallo stesso morbo... Fu allora che con tutto lo slancio della confidenza e del dolore ricorremmo a Maria Ausiliatrice, e il suo sguardo pietoso a noi si volse, ridonando alle inferme la salute ed allontanando da tutte il grave pericolo. Ci continui una sì tenera Madre la sua celeste protezione e ci copra col suo marito nel resto della vita.

Bettona (Perugia), 24 aprile 1904.

Suor EUFROSINA GALLIONE.

Contro la grandine.

I nostri pochi e sparsi poderi furono per alcuni anni consecutivi così malconci e danneggiati dalla grandine da venirne gravemente e seriamente scossi gli interessi nostri e delle singole famiglie dei poveri contadini. Ora avendo letto nel Bollettino Salesiano, come una buona signora di Faenza aveva per la stessa ragione posto in ognuna delle sue terre, a difesa e guardia de' prodotti una santa immagine di Maria Vergine Ausiliatrice, volli imitarla; e anch'io, dopo parecchi anni di prova, posso colla più viva riconoscenza sciogliere un inno di ringraziamento e di lode alla Vergine SS., la quale (e talvolta pur cadendo prossima e distruggitrice la grandine) dopo d'allora volle sempre preservarci dal temuto flagello.

Ancona, 28 aprile 1904.

ANGELA FONTAGUZZI MONTANARI.

Confidenza nell'aiuto di Maria!

Una cameriera, ragazza di rara virtù, il cui unico pensiero è di aiutare co' suoi guadagni i propri parenti, venne per pura invidia accusata più volte falsamente, per. cui nel breve spazio di pochi giorni si trovò priva di servizio. Mi scrisse pregandomi di pregare per lei. Cominciai allora una novena a Maria Ausiliatrice e nell'ottavo giorno la povera giovane trovava già un buon posto, ove si recò all'indomani, ed è tuttora con grande sua contentezza.

Un ammalato, qui nella nostra clinica, si trovava a mali passi e minacciava di perdere i sentimenti. Lo esortai a ricevere gli ultimi conforti religiosi, ma ne ebbi risposta negativa. Lo lasciai in pace e intanto mi volsi a Maria Ausiliatrice. In quel giorno stesso, verso sera, l'infermo chiamò spontaneamente di confessarsi e di ricevere la santa Comunione, e dopo alcuni giorni mori rassegnato alla volontà di Dio.

Un altro aveva un malore all'occhio sinistro tanto ostinato che malgrado le più energiche cure, dopo due mesi, non accennava al minimo miglioramento. Il medico non sapeva più che farci. Ebbi anche allora l'ispirazione di ricorrere a Maria Ausiliatrice con una novena e colla solita promessa di pubblicare la grazia ; la novena non era finita, quando l'infermo cominciò a miglìorare e in breve potè lasciare l'ospedale.

Bolzano, 5 aprile 1904.

Suor M. ANETTA dell'ospedale di Bolzano.

Stevani (ROSIGNANO MONFERRATO). - I medici avevano dichiarato che la mia figlia Maria, per un malore sopravvenutole in una gamba, sarebbe rimasta zoppa. Desolata mi risolsi di condurla all'ospedale Maria Vittoria in Torino, ma prima volli passare al Santuario di Valdocco, per raccomandarla a Maria Ausiliatrice. Pregammo con fede, e sebbene anche all'ospedale mi dicessero che erano cose serie, dopo poche settimane, io la poteva ricondurre a casa, completamente guarita.

6 marzo 1904.

AMALIA COPPO ved. FRANCIA.

Milano. - Ammalata da circa 5 anni, una mia buona e piissima zia mi consigliò di rivolgermi a Maria SS. Ausiliatrice per ottenere la mia guarigione; ma preghiere e novene e offerte e perfino il mio pellegrinaggio a Torino all'epoca della Incoronazione della gloriosa Ausiliatrice, tutto parve inutile : io peggioravo di giorno in giorno e il io novembre dello scorso anno una febbre fortissima si aggiunse a tutti gli altri disturbi ; e dolori acutissimi e l'intolleranza di qualunque cibo mi ridussero agli estremi. Spedita da tutti i medici, la costernazione de' miei cari era al colmo, ma la fede nella potenza di Maria Ausiliatrice non ci venne mai meno. Rivoltici nuovamente a Lei, ecco che un distinto professore della città chiamato a consulto decide immediatamente per una difficile operazione d'alta chirurgia come unica probabilità di salvezza, ma con poca o nessuna speranza di buon esito stante la debolezza estrema in cui ero ridotta. Ma la Vergine Ausiliatrice fu la mia forza e non mi abbandonò. Essa guidò la mano dell' esimio professore ; l'operazione riuscì perfettamente ed io fui liberata da tutti i miei mali. Coll'animo pieno di riconoscenza verso la Santissima Vergine Ausiliatrice, adempio alla promessa fatta e invio un paio di orecchini che cotesta buona Madre vorrà aggradire non pel valore materiale, ma perchè è un grande sacrificio per me il privarmi di una carissima memoria. Aggiungo L. 5 come offerta di ringraziamento, pregando la Santissima Vegine a voler proteggere anche per l'avvenire me e tutti i miei cari.

5 aprile, 1904.

LIDA MILLO.

S Marino - Il mio Carlo giaceva in letto da quattro mesi colpito da varie malattie: tifo, menengite con manifestazioni spiccate di polmonite l'assalirono ad un tempo così terribilmente, che poca o niuna speranza rimaneva di sua salvezza. L'imminente catastrofe dell'ammalato, che pur era nel fiore degli anni e nel felice svolgersi di sua carriera faceva piangere il cuore alla famiglia. In così tristi contingenze, con vivissima fede feci ricorso all'augusta Madonna di D. Bosco,, e dopo pochi giorni ricevevo notizie dal babbo che mio fratello con miglioramento tutto singolare e repentino dava speranza di prossima convalescenza. Siene rese grazie vivissime a Maria Santissima.

7 aprile 1904.

D. OSVALDO VITTONE.

Casalmonferrato. - La cara Madonna di Don Bosco volle degnare della sua protezione la mia famiglia ed io, a titolo di riconoscenza, sento il bisogno di manifestare la grazia.

Da questo Collegio, ove sono educanda, ebbi notizia che l'amatissimo babbo mio era gravemente ammalato. Consigliata dalle mie ottime Superiore, pregai Maria Ausiliatrice, e la grazia fu concessa! Desiderando che Le siano rese pubbliche grazie, invio una tenue offerta, e mi raccomando perchè sieno inserite queste linee nel Bollettino Salesiano.

14 aprile 1904.

COSTANZO CAROLINA.

Ivrea. - Una bimba mia correva pericolo di morirmi di una stessa infiammazione intestinale che mi rapiva sei mesi fa un'altra cara bambina. Rimasi dolorosamente colpita alla triste notizia e avendo sentito a dire delle grazie straordinarie che dispensa Maria Ausiliatrice, feci ricorso a Lei con una novena. L'aveva appena terminata, quando il dottore mi disse che era scomparso ogni pericolo e che, in breve, la mia bimba si sarebbe riavuta dalla sua spossatezza. Compio quindi il voto inviando un'offerta di lire dieci, con un braccialetto d'oro da apprendere alla statua di Maria Ausiliatrice.

15 aprile 1904.

GIUSEPPINA MAESTRI.

Valenza Po. - Verso la metà dell'autunno o. S. mia madre cadeva seriamente ammalata. Chiamato il medico ci disse trattarsi di gastro-enterite acuta, alla quale malattia poco dopo si unì un sì grande indebolimento di forze da farci temere una catastrofe. Fu portata all'ospedale in uno stato compassionevole. Noi però incominciammo fin dal principio della malattia una novena susseguita da altre alla nostra cara Madre celeste Maria Ausiliatrice, promettendole di pubblicare la grazia e fare una piccola offerta al suo santuario. E la grazia venne, la mamma è pienamente ristabilita da alcuni mesi.

16 gennaio 1904.

D. GIUSEPPE ZAIO Salesiano.

Torino - Nella settimana dopo Pasqua la mia bambina colta da bronco polmonite resa più pericolosa dallo svilupparsi d'un'affezione gastro-intestinale fu in breve ridotta in fin di vita. A perderla non sapeva adattarmi. E la Madonna di D. Bosco che une la deve salvare! esclamai e, non potendo staccarmi dal capezzale della mia creaturina, scrissi a persona amica che si recasse al Santuario di Valdocco ed ordinasse un triduo, il che ella pronta mente eseguì portandomi anzi una medaglietta da porre in collo alla bambina, come le era stato suggerito alla sacrestia. Ciò avveniva nel mattino di sabato 9 corrente aprile. Verso il mezzodì la febbre fino allora persistente cominciò a decrescere ed in capo a due giorni la piccola inferma fu completamente guarita. Senza venir, meno al riguardo dovuto alla scienza, io sono persuasa che la Madonna e solo la Madonna ha miracolosamente salvata la mia angioletta, per cui, d'accordo coi parenti, testimoni della prodigiosa guarigione, rendo pubblica la cosa perchè ne ridondi maggior gloria a Dio ed alla Vergine Santissima, Aiuto dei Cristiani.

Aprile 1904.

ANGIOLINA GRANATA-LIVRERI.

Torino. - Conforme alla fatta promessa, nel giorno del mio pellegrinaggio al Santuario di Maria Ausiliatrice, rendo pubbliche grazie a sì pietosa Regina, pel cui aiuto, in tristissima sventura assistito, ottenni la libertà e la proclamazione della mia innocenza.

Aprile 1904.

SILVESTRO PIERINO.

Vercelli. --- Ridotta agli estremi da gravissima infermità, ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice, promettende la pubblicazione della grazia, qualora mi venisse concessa, sul Bollettino Salesiano. Dopo brevissimo tempo ogni pericolo scomparve, con sorpresa di tutti coloro che mi avevano avvicinato nel periodo acuto della malattia, ed ora mi trovo quasi uscita di convalescenza, immune dalle tristi conseguenze che si temevano.

Collegio delle Orfane, 3 maggio 19o4.

MARIA MARINONE.

Savona. - Da varii anni soffriva di mal di stomaco, ma vari mesi or sono mi presero così forti dolori da non sapere più come fare ; di più sentiva una nausea e un disgusto per il cibo che non sapeva a che cosa attribuire. Mi raccomandai a varii santi, ma invano. Un giorno, alla mamma, dolente di vedermi soffrire a quel modo, venne il pensiero di fare una novena a M. SS. Ausiliatrice, e alla sera dopo il consueto rosario si cominciò la novena. Cercai anche io di unirmi alle preghiere. Sul principio sembrava che il male non volesse cedere ma poi mi trovai quasi libera, per cui rendo grazie a Maria Santissima e invio l'offerta per una novena di Messe all'altare della Vergine Ausiliatrice pregandola a continuarmi il suo valido patrocinio in tutto il corso della vita, e particolarmente nel punto della morte.

30 aprile 1904.

ANGELINA GAZZOLO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Alba : Degioanni Margherita. - Alessandria d'Egitto: Egidio A. Canepa. - Arienzo (Caserta): N. N.

B) - Barone Canavese: Togliatti D. Giovanni 2. - Barrafranca : Lodovico Tortorici 2. - Bova Marina: Sudd. Michele Gregoracci. - Buenos Aires : Beniamino Motter -- Busto Arsizio : N. N. 5.

C) - Casalmonferrato-: -Adelina De Antoniis 25, per segnalatissima grazia ottenuta per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, nel felice esito di una causa giudiziaria che si credeva omai disperata. Casteggio: Beniamino Campanino 5 -- Casamicciola: Giosafatte Morgera 10. - Cuceglio: Giuseppina Cerrato. - Cerageto (Garfagnana): Vanny Pighini. - Chivasso: Piatti Michele. - Colle San Giovanni: Emilio Rigoletti. - Cuneo : Anna Falco.

D) -- Darfo (Brescia): Avv. Giuseppe Bontempi 5. - Dolegnano: Cantarutti Agnese 7.

F) - Francenigo (Treviso): Raimondo CaO 2 - Fossano: Catterina P. io. - Fiumicello Littorale. (Austria) : Gottard Riccardo 4,19. - Figline (Tal d'Arno) : N. N. 5. - Favria (Torino) : Catania Maria. - Fagagna (Udine): M. G. B. 15.

G) - Gaiole (.Siena): D. Eugenio Sacchi 2., - Galatina (Lecce) : Domenico Fanolai, enologo. 3. - Gallarate: Piero- e Adalgisa Crosta 5. - Gorno Roggerini Giovannini ved. Maringoni 5.

L) - Labante: Betti Ida 2. -Loinbardorel Pagliotti Catterina, io. - Lonigo (Vicenza): Famiglia Scalzotto, 3.

M) - Mezzanabigli (Lomellina) : Golgi Angela 2. - Mignanego (Genova): Casale Rachele io - Milano: Annetta e Ambrogina Traversi S Montemagno: Crosio-Maria 5. - Montorso: Pagani Giuseppina 5. - Morsecco (Garessio): D. Valentino Zanelli S.

N) - Novara: B. B. G. 25. -- Napoli Catello Starace, Viceconsole Austro-Ungarico a Castellamare di Stabia, 100.

O)- Orbassano: Tosco Francesca di Tommaso.

P) - Parona sull'Adige: Graziani D. Massimino 5. - Portici: Scognamiglio Giuseppe 5. - Porto Valtravaglia: Germano Martignoni S. --- Poschiavo: A. S. So, per 3 grazie ricevute. - Primaluna : Arrigoni Romilda 2.

R) - Ravenna: Luigi Ricotti. Roma: Marchesa Cugia S. Orsola 50. - Rovascio Emerenziana e Anna Bruno, 5. - Rivoli: Broma Antonio.

S) - S. Gavino Monreale (Cagliari) : Sauna Filomena 35, a mezzo del Rev.mo Parroco, D. Raimondo Loddo. - S. José di California: Federica Crosetti 15. - S. Stefano al Mare: Garibaldi Edvige 5. - S. Zeno Naviglio (Brescia) : Teresina Volpi 5. - Sanico: Begio Emilio. -- Savona: Sac. G. B. 5. - Id.. Beccaria Francesca io, per specialissime grazie ricevute. -- Serra: Sciandra Federico 7. - Soncino: Cecioli Giuseppina vedova Scotti 2.

T) - Tavodo-Stenico (Trento) Bonifacio Zambanini 5. - Torino : Actis Maria 2. - Id.: B. A. - Id.: Bruno Benedetta. - Id.: Giuseppina- Gariglio. - Id.: Coriasco Emilia. -- Id.: Sig. C. - Tonengo: Vallebiglia Regina. Trino: Piletti Petronilla. -- Trapani: Teodoro Catterina 3. - Trecastagni (Catania): Marietta Toiisi 5. - Tunisi: D. Lovisolo Angelo, salesiano.

U) - Udine: Amalia Moretti 3.

V) - Valle Mosso (Novara) : C. M. Val di Villa S. Stefano Belbo: Giacomo Scaglione 5. -Varzi: Bailo Angelo 5. Venezia: Prof. Andrea Rubini 5. - Ventimiglia: Bori Don Giovanni. -Verona: Luigi Bianchi. Viano (Svizzera: M. P. 4. - Villanova d'Asti: Gamba Ignaz.e, -- Vicoforte: G. R. 5. - Id.: Pollacini Pietro 5. -- Vicofranco: N. N. 2. -- Vinovo (Torino): B. D. ;. W) - West Hobeken (Stati Uniti). Aimone Prima Angelina S.

NOTIZIE COMPENDIATE

A Valdocco.

Gara catechistica all'Oratorio festivo. - Registriamo sempre con gioia le care solennità catechistiche, che sono un forte stimolo allo studio ed alla pratica di nostra santa Religione. Chi si fosse trovato la Domenica 24 Aprile a Valdocco, sarebbe rimasto, come noi, ammirato e commosso. Erano quaranta giovinetti dell'Oratorio festivo , che davano pubblico saggio dello studio del catechismo, cui avevano atteso con grande ardore nella passata quaresima. La gara, dal principio alla fine, si mantenne viva, animata e brillante ; e si protrasse per ben due ore e mezzo. Riuscì vincitore il giovane Ferrari Giovanni, che fu proclamato principe e incoronato fra l'entusiasmo e il plauso di quel mondo di fanciulli ; mentre il giovane Costanzo Fissore, legatore, conseguì la distinzione di I° console, e il giovane Silvio Raveri, falegname, quella di 2° console. Presiedè alla gara il nostro ispettore, Teol. Giulio Barberis. Non dobbiamo poi tacere che questa bella festa del Catechismo si tenne nella solennità del Patrocinio di S. Giuseppe, del cui nome si gloria il Vicario di Gesù Cristo, appunto quale omaggio al Papa : poichè, come scrisse nell'apposito invito il Direttore dell'Oratorio: « Fra le splendide manifestazioni di tutti i Cattolici del mondo nel primo Onomastico del novello S. P. Pio X, non potevano certo rimanersene indifferenti i giovanetti del primo Oratorio di Don Bosco, che serbano sempre vivissimo nel cuore quell'affetto al Papa che formò la più bella caratteristica del loro indimenticabile Fondatore ».

TORINO. - A favore della Chiesa di S. Giovanni Ev. - La Domenica 8 maggio u. s. veniva solennemente inaugurato un imponente Banco di Beneficenza nell' Istituto San Giovanni Evangelista, a favore dell'annessa Chiesa.

Un Comitato di Dame Patronesse , costituitosi all'uopo, sotto la presidenza di S. E. la Marchesa Anna Doria-Seyssel d'Aix, diede prove di zelo ammirabile sia nel raccogliere doni, sia nell'organizzare il Banco, sia negli otto giorni in cui durò la vendita, attendendo assiduamente, e con non lieve sacrificio, allo smercio dei biglietti.

Numerosi e bellissimi doni erano pervenuti, sopratutto dai devoti frequentatori della Chiesa sud detta.

Fra i doni più preziosi andavano particolarmente notati quelli di S. M. la Regina Madre, di S. A. R la Duchessa Elena d'Aosta, delle LL. AA. RR. il Duca e la Duchessa di Genova, di S. A. I. e R la Principessa Laetitia, di S. A. R. la Duchessa di Genova Madre, e finalmente quello di S. E. il Cardinale Richelmy, Arcivescovo di Torino.

A dimostrare poi tutto il loro interessamento p,, l'Opera Salesiana, i Duchi di Genova degnavansi di permettere, che gli augusti figli visitassero `l Banco nel pomeriggio dell'8 maggio. Diffatti le LL. AA. RR. i principini Filiberto e Adalberto insieme colla sorella, Principessina Maria Bona, intervenivano alla vendita di Beneficenza e facevano numeroso acquisto di biglietti, e prima di partire, vollere far visita alla Chiesa, ed ivi trattenersi in divota orazione, dando prova di quella squisita pietà, che dev'essere fondamento precipuo d'ogni educazione religiosa e civile.

Il Comitato delle Dame Patronesse rende vive grazie del Loro concorso agli augusti membri della Reale Famiglia, all'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo e a tutti i generosi, i quali contribuirono colla propria carità al felice esito del Banco ; ed i Salesiani di S. Giovanni Evangelista, mentre uniscono l'espressione della più profonda riconoscenza, assicurano che speciali preghiere innalzeranno ogni giorno a Dio, affinchè Egli ricompensi degnamente i loro ottimi benefattori. Una specialissima parola di plauso vogliono poi indirizzata al Comitato delle Dame Patronesse, le quali prestarono un aiuto superiore ad ogni encomio e meritevole di larga imitazione.

In Italia.

BORGO S. MARTINO. - La prima visita di Monsignor Gavotti al Collegio S. Carlo. - Domenica io Maggio fu giorno di solenne festa e di gioia la più soave per questo Collegio Salesiano, che ebbe la prima visita graditissima del pio ed amato Vescovo di Casale; Monsignor Lodovico dei Marchesi Gavotti.

Per la fausta circostanza il Collegio era gaiamente addobbato con bandiere e con fiori. Monsignor Vescovo celebrò al mattino la Messa della Comunione per gli alunni e verso le 11 si recava nella Chiesa parrocchiale stipata di popolo esultante, ove assistette pontificalmente alla Messa solenne e fe' sentire la sua parola così dotta, così vibrante di zelo pastorale. Nel pomeriggio parlò pure ai giovani nella magnifica cappella del Collegio e assistette all'accademia musico-letteraria, che si svolse in un salone adornato con gusto ed eleganza. Anche in tale occasione gli alunni si distinsero per l'esecuzione accurata dei vari canti e la recitazione spigliata dei singoli componimenti.

BRESCIA. - Una cara lettera. - È certo una bella e cara lettera questa di dieci buoni diaconi, che imploravano speciali preghiere all'altare di Maria SS. Ausiliatrice, pel giorno della loro ordinazione. Ai fortunati, che salirono per la prima volta l'altare degli olocausti il 29 maggio u. s., inviamo dal cuore l'augurio di un lungo e fecondo apostolato. Ecco la lettera.

Brescia, Seminario S. Angelo, 27 Aprile 19o4.

Rev mo Sig. D. Rua,

Giunti ai piedi del Santo Altare, avanti di salirlo . per immolarvi la prima volta la Vittima Augusta, sentiamo forte il bisogno di rivolgere uno sguardo ed una preghiera a Maria SS. Ausiliatrice, affinchè si degni assisterci in quel momento solenne in cui suo Figlio Divino si compiacerà incarnarsi nelle nostre mani

Di questa assistenza, più che le nostre povere preghiere, ci renderà sicuri la S. Messa che la V Rev ma, aderendo benignamente al nostro desiderio, fara celebrare il giorno medesimo della nostra ordinazione sacerdotale all'altare di Colei che gode sentirsi chiamare Aiuto dei Cristiani.

Forti della protezione della nostra Madre Celeste meno trepidanti saliremo l'Altare, con maggior coraggio scenderemo nel campo a combattere le sante battaglie del Signore, per sostenere e difendere il regno di Cristo dai sacrileghi attentati di chi il vorrebbe distrutto, senza dimenticarci di soccorrere e colla preghiera e coll'obolo l'opera santa dei Figli di D. Bosco, i quali, con zelo e sacrificio di Apostoli, lavorano all'intento di dilatarlo sino ai più lontani confini della terra. Uniti così corde et opere noi concorreremo, secondo la nostra possibilità, al conseguimento del desiderio del S. Padre Pio X Restaurare ogni cosa in Cristo.

Voglia la S. V. Rev.ma averci presenti nelle sue orazioni, e raccomandarci alla carità degli altri benemeriti Cooperatori.

Della S. V. Rev.ma devotissimi in G. C.

Gritti D. Giuseppe, decurione; Candrina D. Pietro ; Gulberti D. Giacomo; Malisia D. Alberto ; Mazzardi D. Nicostrato ; Nonnelli D. Battista ; Pietroboni D. Battista ; Sardini D. Lorenzo ; Schinetti D. Giuseppe; Tavernini D. Giacomo, Cooperatori salesiani.

CORIGLIANO D'OTRANTO. - All'Istituto agricolo S. Nicola. - Spigoliamo dall'ottima Provincia d'Otranto: « L'Istituto, che sorge su di una vasta spianata, dal lato più alto di Corigliano, ha progredito assai, tanto dal lato dei fabbricati che volgono ormai a completarsi, quanto dal lato agricolo, chè a vista d'occhio si apprezzano i vantaggi dell'agricoltura condotta razionalmente. I campi sperimentali di granaglie, foraggi, ortaggi e vigneti, che circondano l'Istituto sono lo specchio della scienza agraria che si cerca diffondere in questa regione agricola, mentre le campagne adiacenti promettono messe ubertosa e sono il permanente insegnamento agli agricoltori del luogo, che già cominciano ad ammirare gli ammaestramenti dei Salesiani. Anche l'esiguo numero degli alunni accolti sin dal principio, oggi si è triplicato ; e quello stuolo di giovanetti agricoltori dà anche segno di vita feconda e prosperosa. Addetti alle multiple occupazioni della campagna, alternano il lavoro con criterio razionale, in modo da apprendere la varia conoscenza dell'agricoltura moderna, disposata ai diversi capi dell' industria agricola. Così pure, il lato educativo e morale non è secondo all'insegnamento della vita dei campi. Disciplinati, istruiti ed educati fa veramente piacere vederli lavorare e condurre una vita corretta e seria.»

FOSSANO. - Conferenza Salesiana. - La sera della prima Domenica di marzo, nella Chiesa di S. Filippo in Fossano, ebbe luogo un importante conferenza. Numerosissimi furono gl'intervenuti. Con ammirabile degnazione intervenne pure il veneratissimo Mons. Manacorda, Vescovo Diocesano, a cui facevano bella corona parecchi Canonici, qualche parroco, parecchi altri esimii sacerdoti e tutti i chierici del Seminario maggiore. Recitatosi il santo Rosario, l'illustre Can. Bertoglio prese a parlare di D. Bosco e delle sue opere. - Il passato secolo, egli disse, è giustamente detto del progresso, perchè, se molto operarono anche i cattivi, molto operarono anche i buoni. Fra la numerosa schiera degli eroi cristiani tiene un posto onorato D. Bosco. Egli fu il santo pensatore, che meglio conobbe i bisogni del suo tempo. Non si fermò a pensare, a discorrere, ma prese ad operare, secondo il disegno di restaurazione cristiana, che l'ardente suo spirito aveva concepito. Fu contrariato in mille modi. Povero e senza altro compagno di lavoro che la madre, fu giudicato imprudente, audace, persino pazzo. La preghiera, la cristiana mortificazione, la somma confidenza in Maria Vergine gli fecero superare ogni ostacolo. - L'opera capo di D. Bosco sono gli Oratorii festivi. Questi fecero rifiorire a Torino la fede e i buoni costumi in migliaia di giovanetti, e, come a Torino, così dovunque un Oratorio festivo può allignare e si tiene col genuino sistema del fondatore, ne deriva un grande bene religioso e civile. - L'Italia, per migliorare la sua pedagogia, mandò cultori di questa difficilissima arte a studiare in altre nazioni d'Europa. Ce n'era bisogno ? Forse bastava studiare il sistema di D. Bosco, il sistema preventivo, che, se richiede abnegazione negli educatori, è di mirabile effetto negli educandi. I Collegi di D. Bosco forniscono giovani, che, per convinzione, sono devoti alla Chiesa, morigerati, ossequenti alle autorità civili... L'azione di D. Bosco non potè essere regionale. Era da Dio, era azione di carità e doveva diventar universale...

E il dotto Canonico continuò a sviluppare il suo assunto, ponendo in fine in bella luce la missione dei Cooperatori Salesiani, che egli chiamò nobile falange di cattolici spiccati, ferventi, cui D. Bosco fornì particolari mezzi di santificazione propria e di aiuto morale e materiale pei proprii simili.

MESSINA. - Una graditissima visita. - Il 14 aprile, recavasi all'Istituto S. Luigi di Messina S. E. Rev.ma Mons. Pasquale Morganti, Vescovo di Bobbio, in compagnia del carissimo D. Angelo Rigoli, prevosto di Somma Lombarda. Sbarcato nel mattino dal piroscafo recante in Terra Santa l'ultimo pellegrinaggio lombardo, riceveva festosa accoglienza dal fratello Don Massimino, Sacerdote Salesiano, dal Rev. Mons. Scarcella, Vicario gerosolimitano, dal Rev. P. D. Alfio Barbagallo di Pedara, dal Direttore e dai Superiori dell'Istituto S. Luigi. Sua Eccellenza si recò dapprima ad ossequiare Mons. L. D'Arrigo, arcivescovo di Messina, che lo accolse con grande affetto ; indi si diresse all'Istituto Salesiano, ove fu ricevuto con entusiastiche acclamazioni, e gradì una breve e cordiale accademia. Monsignore, commosso a tanta dimostrazione di affetto improvvisò un magnifico discorso, pieno di semplicità e di ardore apostolico, tacendo risaltare la fortuna di essere educati in un Istituto di D. Bosco, di cui egli si disse il più entusiastico ammiratore ; e finì esortando a far bene gli Esercizi Spirituali che sarebbero cominciati fra alcuni giorni. Le belle facezie e il tono famigliare con cui parlò S. E. contribuirono a far gustare maggiormente le sue ispirate parole. S. E. tornava a bordo dopo alcune ore, lasciando nei giovani convittori il più dolce ricordo.

PAVIA. -- Onoranze funebri al compianto Card. Riboldi.

L'ultimo giovedì di aprile, nel Santuario di S. Maria delle Grazie, detto anche S. Teresa e affidato ai, Salesiani, S. Ecc. Rev.— Mons. Ciceri, Vescovo diocesano, assistito dall'intero Capitolo della Cattedrale e da una folla di Sacerdoti convenuti da ogni parte della Diocesi e anche dalle Diocesi di Milano, Vigevano, Lodi e Tortona, pontificò solennemente alla Messa anniversaria in suffragio dell'anima benedetta dell'Em. Card. Riboldi, le cui spoglie venerate riposano appunto nel sottosuolo di un elegante scomparto di S. Teresa. Illuminato da un'ampia finestra, tale scomparto presenta la forma di un piccolo oratorio, con vòlta abbellita d'ornamenti a stucco, nella cui piccola semitazza vedesi rappresentata la Pietà su fondo d'oro a mosaico. Dalla volta pende il Cappello Cardinalizio. Al disotto si spiega un ricco panneggiamento con frangia dorata, sostenuto da due angeli che ne tengono i cordoni ; e in mezzo ad esso ammirasi sotto un bel crocifisso un busto dell'indimenticabile Cardinale, in marmo di Carrara. Sul suolo posa un'urna finemente lavorata, sostenuta da quattro teste d'angeli, ornata di splendidi festoni e sormontata da uno stupendo serto di fiori, tutto in bronzo dorato.

Un'epigrafe dice così: In questo sepolcro eletto dalla sua pietà - riposa in pace - il cardinale AGOSTINO G. RIBOLDI - di Paderno Milanese - Vescovo di Pavia dal 1877 al 1901 - Morto Arcivescovo a Ravenna il 25 Aprile 1902 - trasportato a Pavia il 30 dello stesso mese - con trionfali onoranze e solenne compianto - e qui deposto l'8 giugno 19o3. - Sapienza di governo, dignità di carattere - potenza d'opere e di parole - resero il suo nome venerato e glorioso.

I Salesiani, che furono chiamati dall'Em.mo estinto a lavorare nella Diocesi pavese, altamente gloriosi di essere i custodi delle sue spoglie mortali e del suo prezioso monumento, faranno quanto possono a fine di perpetuargli affetto e riverenza.

SAN GREGORIO (CATANIA). Feste centenarie di S. Gregorio Magno. --- Ai primi di aprile, anche in questo paese ebbero luogo speciali festeggiamenti pei XIII centenario dalla morte di sì grande Pontefice. Al mattino, nella Chiesa dell'Immacolata si cantò Messa solenne con assistenza pontificale di S. E. Mons. Cesareo, Vescovo titolare di Eliopoli, alla quale la Schola Cantorum del nostro Oratorio eseguì musica del M.° Perosi e canto gregoriano. Disse il panegirico del Santo il Sac. D. Francesco Piccollo, ispettore delle Case Salesiane di Sicilia. Alla sera, divota processione con grande concorso di popolo; indi luminaria e splendidi fuochi d'artificio. Ci rallegriamo coi buoni abitanti di S. Gregorio.

Dal Tirolo.

TRENTO. - La visita del Principe Vescovo. - La Domenica in Albis Sua Altezza Rev.ma Mons. Celestino Endrici, nuovo Principe Vescovo di Trento, si recava all'Istituto Salesiano ove celebrò la Santa Messa e impartì la la Comunione ad alcuni alunni, pronunziando uno di quei discorsi che lasciano nelle anime un'impressione soave e incancellabile. Dopo la funzione si diè un piccolo saggio accademico nel teatrino ad onore di Sua Altezza, che gradì gli affettuosi sentimenti degli alunni, ai quali raccomandò di rispondere alle premurose cure dei loro Superiori, e apprezzare il tesoro dell'educazione che vien loro impartita, per goderne i lieti frutti tutti i giorni della vita. Entusiastici battimani e grida di Viva Sua Altezza coronarono le splendide sue parole. Si chiuse la gioconda giornata con un trattenimento drammatico-musicale che allietò l'animo degli alunni e piacque pure alle nobili persone, che risposero gentilmente all'invito.

Dalle Americhe.

BAGE (STATO DI Rio GRANDE - BRASILE). - Una nuova fondazione salesiana. - Bagè è una cittadina dello Stato di Rio Grande nel Brasile. Ecclesiasticamente dipende dal Vescovo di Porto Alegre, la cui diocesi abbraccia tutto lo stato di Rio Grande do Sul, il quale è di poco inferiore alla nostra Italia, e conta un milione di abitanti, di cui un gran numero sono Italiani. Questi si calcolano a 3oo.ooo, divisi in nuclei o colonie di cinque, sei, sette e più mila abitanti, buoni, attivi e religiosi. La maggior parte dei chierici presenti in seminario e dei preti ordinati in questi ultimi anni sono Italiani. Anzi, fra quei nostri connazionali fioriscono anche le vocazioni religiose, tant'è vero che i noviziati dei Cappuccini, dei Pallottini e dei Gesuiti hanno il maggior contingente dagli Italiani. Mons. Vescovo vorrebbe affidata ai Salesiani alcuna di queste colonie, e certo, appena il moltiplicarsi del personale ce lo consenta, non si mancherà di assecondare con piacere i suoi desideri.

I Salesiani, destinati a fondare il collegio di Bagè, arrivarono a Rio Grande il 14 febbraio : donde, dopo due giorni si misero in viaggio per Bagè. Non è possibile descrivere l'accoglienza entusiastica fatta loro dal Rev.mo Parroco, Can. Bittencourt, dal suo Coadiutore P. Marquez e dai Signori componenti la Commissione fondatrice del Collegio. Siccome la casa che deve provvisoriamente servire di Collegio, non si trovava ancora all'ordine, i nostri Confratelli furono ospiti di quell'ottimo Parroco per due settimane, e non vi fu attenzione che egli non abbia avuta per loro. Per la presa di possesso del Collegio si Scelse il 2 di marzo. Lo stesso Vicario, come Presidente della Commissione, mandò inviti in proposito alle Autorità ed alle persone più importanti ; e non si sarebbe potuto bramare un'affluenza nè più numerosa, nè più scelta. Dopo la benedizione della cappella e della casa il Rev.mo Vicario celebrò la Santa Messa, durante la quale alcuni dei nostri cantarono mottetti con accompagnamento di una piccola orchestra di egregi dilettanti. Dopo il Vangelo, il Can. Bittencourt improvvisò un discorsino che commosse tutto l'uditorio : era già egli così commosso che a mala pena poteva trattenere le lagrime. L'Ispettore delle Case Salesiane dell'Uruguay, che aveva accompagnato la piccola schiera, dei nostri, ringraziò quei signori di ciò che già ave vano fatto per l'Opera Salesiana in Bagè e li animò a continuare ad adoperarsi moralmente e materialmente affinchè i poveri figli di D. Bosco arrivati fra loro, vi possano fare anch'essi quello che vanno facendo altri loro fratelli in altre città del Brasile.

Il 24 del mese corrente si farà la solenne inaugurazione dell'Istituto, e nello stesso giorno, a noi carissimo per le belle testimonianze d'affetto che un tempo potevamo dare al nostro caro D. Bosco, si collocherà altresì la pietra fondamentale dell'edificio che sarà propriamente destinato pel già aperto Collegio.

BUENOS AYRES. - II Sac. Valentino Bonetti, Direttore spirituale dell'Associazione degli ex-alunni del nostro Collegio di Almagro, riceveva da Roma questa lettera, che è una nuova prova dell'affetto veramente paterno che il Sommo Pontefice ha per le Opere di D. Bosco.

Roma, 26 Novembre 19o3.

Ill.mo Signore,

Inviato da cotesta lontana regione, e per la superala distanza vie più gradito, è giunto al S. Padre il devoto indirizzo, che gli Ex-Alunni di L. Bosco, collegati nella Repubblica Argentina con il cristiano vincolo della fratellanza, hanno rivolto al novello Vicario di Cristo ber omaggio profondo e per augurio felice.

Sua Santità ha rilevato con particolare piacere come la solenne commemorazione del 25° anno di vita di cotesta Scuola Salesiana abbia pórto agli alunni, che ne ebbero ad esperimentare il benefizio, la lieta opportunità di presentarsi in spirito al comune Padre dei fedeli, e di ritemprare con tale ossequio la loro fede, non meno che il loro amore. Augurando quindi alla sullodata educatrice palestra che si avanzi con sempre più insigni benemerenze nella vita e nella via già gloriosamente percorsa, il Santo Padre ha benedetto di tutto cuore a V. S., a tutti i sullodati « Ex-Alunni di D. Bosco », alle loro famiglie, alla Commissione direttiva della loro Associazione, ed in ispecial modo all'egregio Ispettore Salesiano D. Giuseppe Vespignani.

Con sensi di distinta stima passo a raffermarmi di V S.   affezionatissimo, per servirla

Card. MERRY DEL VAL.

QUITO. - Consolanti notizie. - Un Cooperatore ci scrive : - Credo che nessuno dei lettori del Bollettino sarà indifferente ad alcune notizie sul Collegio « D. Bosco » della Tola, sobborgo di Quito. Si diceva dei primi martiri che il sangue di quei generosi era seme di nuovi cristiani; ed è sempre così tutte le cause sante trionfarono in mezzo alle persecuzioni. Così fu dei Salesiani di Quito. Espulsi in circostanze critiche per la Chiesa e la Repubblica, prima ancora che tali circostanze mutassero, con mille disagi, ritornarono a qui ristabilire le loro tende. Non avevano altra ricchezza che un cuor generoso, non altra protezione che l'assistenza divina. Si stabilirono tr un pezzo di casa, lasciato a mezza fabbrica ; ed a poco a poco, alla chetichella ripigliarono la loro missione provvidenziale in uno stato embrionale, perchè subito si facesse gigantesca. Come per incanto s'innalzarono scuole e laboratorii, si gettarono le fondamenta di un Santuario, cui la riconoscenza dei figli di Don Bosco vuole dedicato alla grande Ausiliatrice dei cristiani ; e, in men che non si dice, il Collegio fu popolato di giovani. Il loro numero andò sempre crescendo, e sempre difetta lo spazio ove poterli collocare, sicchè molti sono tuttora costretti a dormir fuori di collegio per non aver sufficienti dormitorii. Per altro, malgrado tante spese e le strettezze finanziarie che ne sono conseguenza,, il numero degli alunni già sorpassa quello del Prolectorado, cioè dell'antica casa, ove, protetti dal Governo, si aveva abbondanza di tutto. E tale è la perfezione di macchinario nei laboratori e d'insegnamento tecnico nelle scuole, che il Governo attuale propose il Collegio Don Bosco come modello in tutta la Repubblica, nltralasciò in diverse occasioni di mostrare il suo apprezzamento per un'opera che tanto vantaggio arreca alla Nazione, ed è uno dei principali coefficienti del vero progresso del popolo Quitegno. A me consta che lo stesso Ecc.mo Presidente della Repubblica dimostrò di nutrir grande ammirazione per l'Istituto D. Bosco, ed egli stesso vi pose alcuni suoi protetti. Chi avrebbe detto, sette anni fa, quando nella notte del 25 agosto 1896 tutti i Sacerdoti Salesiani venivano imprigionati per essere tradotti ai confini, che nel sobborgo della Tela sarebbe risorto l'Ospizio Salesiano con un numero di alunni superiore a quello che erano costretti ad abbandonare?

NECROLOGIA.

Il signor LUIGI BRACOTTI di Giaveno

Questo buon Cooperatore, modello insigne di ogni cristiana virtù, era nato a Giaveno il 17 aprile 1813. Visse benedicando i poverelli, e con generosa carità sempre aiutò e protesse la gioventù povera e derelitta. Morì santamente nella sua città natale l' 8 gennaio u. s. Sia pace all'anima sua, per la quale imploriamo abbondanti i suffragi dei nostri Cooperatori.

La Damigella PURICINO di Malta.

Annunziamo dolenti la dipartita di questa insigne nostra benefattrice. Una lunga malattia, sopportata con esemplare rassegnazione, l'aveva ridotta più volte all'orlo della tomba. Riavutasi sempre, ma non guarita, aggravata anche dal peso degli anni, veniva lentamente spegnendosi, finchè il 26 febbraio u. s., munita dei conforti di nostra santa religione e lieta del bene fatto a diversi istituti, rendeva placidamente l'anima a Dio. Le nostre sentite condoglianze agli ottimi parenti; ed ai lettori l'invito a suffragare la pietosa estinta.