BS 1900s|1908|Bollettino Salesiano Aprile 1908

ANNO XXXII - N. 4.   Torino, Via Cottolengo 32.   APRILE 1908.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Prepariamoci al mese di Maria A. . 97

Il sig. D. Rua in Oriente   .   98

Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco e Feste di S. Francesco di Sales: Acqui, Alassio, Avigliana, Biella, Bobbio, Cagliari, Castelnuovo d'Asti, Catania, Cuneo, Cuorgnè, Faenza, Firenze, Foglizzo, Fossano, Genova, Genzano, Livorno, Loreto, Milano, Messina, Napoli, Novara, Ortona, Penango, Perosa, Roma, S. Benigno    99

Tesoro spirituale   . 1o9

Lettere di famiglia: Dal Brasile : III) Una missione nello Stato di Minas    1o9

Il tempio di S. Maria Liberatrice in Roma   .   111

DALLE MISSIONI: Matto Grosso (Brasile): L'incontro coi Bororos del Rio S. Lorenzo - Un'altra cara notizia- Durante l'escursione annuale degli indii della Colonia del S. Cuore - Dall'Isola Dawson    112

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Nuove chiese e cappelle - Feste e date memorande - Grazie e graziati . 120

NOTIZIE VARIE- In Italia: Bologna, Firenze, Ravenna - All'Estero: Lisbona    125

Necrologio e Cooperatori defunti    127

Prepariamoci al mese di Maria Ausiliatrice

SALUTIAMO con vivo entusiasmo l'alba del 23 aprile, primo giorno del mese dedicato alla gloriosa nostra Regina! Torna finalmente il periodo più caro dell'anno: il Santuario rigurgiterà di divoti, da ogni parte giungeranno più numerose al benedetto altare suppliche imploranti ogni sorta di grazie, ed una pioggia di celesti favori più copiosa si riverserà sul mondo. Ad accenderci di santo fervore richiamiamo alla mente, o cari Cooperatori e pie Cooperatrici, un passo dei Libri Santi.

Io, sognò già Nabucodonosor, vidi un albero di sorprendente grandezza nel mezzo della terra , immenso e robusto , l'altezza del quale toccava il cielo; e vedevasi fino ai confini della terra. Le sue foglie erano bellissime, e senza numero i frutti suoi, e dava nutrimento a tutti, animali e fiere abitavano sotto di esso e sui suoi rami facevan nido gli uccelli dell'aria; ed ogni animai vivente da esso aveva il suo cibo (Dan. IV, 7, 8, 9.).

Quell'albero, immagine della momentanea potenza del re babilonese, da varii pii scrittori è preso come splendido simbolo della perenne grandezza, della potenza, della misericordia incomparabile della Madre di Dio. Questa infatti è di così sublime altezza che giunse sino al cielo, anzi ancor più alto del cielo, cioè fino al trono di Dio; come dell'ombra sua, cioè della sua protezione, Ella ricopre tutta quanta la terra. Ma chi potrebbe cantar degnamente le lodi dell'Ausiliatrice pietosa di tutte le anime, non pur di quelle che vivono distaccate dalla terra, raffigurate negli uccelli dell'aria, ma anche di quelle legate alla terra dagli interessi o dalle passioni?

Un Santo spiega graziosamente lo stesso pensiero. La delicata e gentil verga -- egli dice - spuntata dalla radice di Jesse, ha esteso meravigliosamente i suoi rami in modo da ricoprire tutta la terra, cosicchè coll'ombra benefica, ovunque son figli di Adamo, Essa li difende dal calore, dalle tempeste e dalle procelle, e col salutevolissimo suo frutto li pasce. O grandezza, o gloria ! - esclama il Santo - o meravìgliosa eccellenza di questa pianta, che col suo frutto, sempre rinascente e donante l'immortalità, forma l'allegrezza del cielo e della terra, procurando a tutti immortali delizie (1).

La benedetta Madre del Salvatore è la più tenera delle madri che moltiplica a tutti le finezze più commoventi, ed è insieme la potente Regina che tutti soccorre in ogni bisogno. Ah ! se è dolce ad un figlio, in mezzo al tramestio della vita, posare talora fra le braccia materne, fra pochi giorni sarà pur dolce a noi il raccoglierci in un'affettuosissima gara di figliali omaggi e di ferventi preghiere attorno la celeste Regina! All'ombra soave di questa pianta sublime noi troveremo il cibo salutare, anzi divino, che riempie l'anima di grazia ed è `pegno sicuro di gloria eterna, e gusteremo nuovamente quelle ineffabili gioie di paradiso che vincono ogni terrena tristezza.

Apprestiamoci quindi ad onorare e festeggiare in ogni giorno del suo dolcissimo mese la nostra Madre e Regina; ed Ella, che il può, sarà larga del suo santo aiuto a noi, ai nostri cari, alle nostre famiglie, ed alla Chiesa Universale.

Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

(1) Virga elegantissima, orta de tribu Jesse, ramorum suorum mirabili extensione, sese ubique terrarum expandit, ubi dispersos filios Adae, ab aestu, a turbine et a pluvia, umbra desiderabili protegit et fructu saluberrimo alit. O decus! o gloria! o magnificentia huius arboris, cuius fructu indeficientí, cuius pastu immortali, coeligenis atque terrigenis fit jugis epulatio, continua exultatio. B. AMADEUS, hom. VIII de Laudibus Mariae.

Il sig. D. Rua in Oriente

Il nostro venerato Superiore, nonostante la grave età e gl'inevitabili disagi del lunghissimo viaggio, sul principio del mese di febbraio u. s. partiva per l'Oriente.

Seguendo gl'impulsi del suo cuore paterno e della sua viva riconoscenza, Egli sentiva il bisogno di vedere e rallegrare di una sua visita tanti figli sparsi in Austria, in Turchia e nell'Egitto, e di ringraziare personalmente molti benefattori.

Verso la fine di marzo Egli scriveva da Gerusalemme, che sul Sepolcro del Divin Salvatore non aveva mancato di pregare pei suoi figli e per tutti i benemeriti Cooperatori e le pie e zelanti Cooperatrici, e noi siamo ben lieti di recare a conoscenza di tutti la consolante notizia.

Ci duole di non poter in questo numero, per assoluta mancanza di spazio, dar più ampie notizie del suo viaggio.

Grazie a Dio, il sig. D. Rua gode buona salute e sarà di ritorno fra noi per le Feste di Pasqua. Affrettiamo quel giorno col più vivo desiderio

Al veneratissimo Superiore l'augurio cordiale di molte consolazioni, e al prof. Don Clemente Bretto - che l'accompagna - un ringraziamento sentito per le attenzioni che usa all'amatissimo Superiore e Padre.

Omaggi al Venerabile Giovannì Bosco

E FESTE DI S. FRANCESCO DI SALES (1)

SENTIAMO il dovere, anzi il bisogno, di continuare a riferire diligentemente delle onoranze tributate in ogni parte a D. Bosco Venerabile, certi di far piacere anche ai buoni Cooperatori ed alle pie e zelanti Cooperatrici.

« I nostri lettori -scriveva assai benevolmente la stessa Civiltà Cattolica del 7 marzo u. s. - già sanno dell'onore e del conforto che toccava alla pia Società Salesiana , or sono pochi mesi, nell'ora appunto della tribolazione: l'onore e il conforto più caro ad una giovine congregazione religiosa, quello di salutare venerabile il suo amato Padre e fondatore. La voce figliale del giubilo nelle tante case salesiane, e l'eco fraterno delle congratulazioni dei loro numerosi cooperatori, ammiratori ed amici, fra cui godiamo di essere noi pure, andò quasi soffocata dall'angoscia nell'ora della prova, fra il rumoreggiare della tempesta; ma, tornato il sereno, si diffondeva tosto e, tanto più schietta e giuliva... »

Ed è veramente un'intima soddisfazione reciproca pei Figli e pei Cooperatori del nuovo Venerabile , quella di constatare l'ampiezza delle proporzioni assunte dal giubilo, vorremmo dir mondiale, per l'alto onore così rapidamente raggiunto dalla cara memoria di D. Bosco.

ACQUI. La sera del 29 febbr., nel santuario della Madonnina, Mons. Francesco Negroni, Vicario Generale, con chiara, facile ed elegante parola, dopo di aver presentato allo scelto uditorio i dovuti ringraziamenti per l'obolo generoso che va sempre offrendo a favore delle Opere Salesiane, elevò un inno di ringraziamento all'infinita bontà di Dio che ha concesso così presto alla famiglia di D. Bosco di salutare l'indimenticabile Padre e Maestro col titolo di Venerabile. Quindi tratteggiò mirabilmente l'Opera Salesiana, estesa omai a tutto il mondo, ed accennati i frutti che essa produce, esortò l'adunanza a continuare le sue offerte a chi si sacrifica pei figli del popolo e pel bene dell'umanità, assicurando ai benefattori i più eletti favori del Cielo.

Colla benedizione del Santissimo, impartita dallo stesso Mons. Negroni, ebbe termine la cara cerimonia.

ALASSIO. - Il 1° e il 2 febbr. nel Collegio Civico. Al sabato sera (1° febbraio) una riuscitissima accademia sposava alle dolcissime note del Mendelssohn e del Gounod pagine della vita di D. Bosco e versi in suo onore, molto ben declamati dai giovani allievi, mentre il discorso dell'avv. Gustavo Cuneo, consigliere comunale di Savona, caldo di affetto per l'opera salesiana, e le commoventi parole del prof. D. Paolo Albera, uno dei più antichi e prediletti figli di D. Bosco, in quel salone tutto messo a festoni e bandiere e davanti al busto di Don Bosco che spiccava in un mare di luce fra un trofeo di palme e fiori, lasciavano nel numerosissimo uditorio un'impressione, che non si cancellerà tanto presto.

Alla domenica poi (2 febbraio) con numeroso concorso di cooperatori si ebbero nella bella Chiesa del Collegio le funzioni religiose in onore di S. Francesco di Sales. Fu cantata la Messa Salve Regina del maestro Stehle di ottimo effetto, col Credo in canto gregoriano eseguito dai duecento e più alunni del collegio; esecuzione che dimostrò ancora una volta con quanta sapienza la Chiesa voglia il ritorno a queste divine melodie. Nel pomeriggio i vespri solenni e le lodi del S. Patrono dette con sagge riflessioni dal rev. Prevosto D. Bartolomeo Podestà precedettero il canto del Te Deum; e un riuscitissimo trattenimento drammatico fu degna corona della festa.

AVIGLIANA. - Il 19 febbr., nel santuario della Madonna dei Laghi. - Anche dai Cooperatori di questo ameno paese, che ha molti cari ricordi del nostro Venerabile Fondatore, si resero a Dio vive azioni di grazie per l'introduzione della causa di D. Bosco. Il canto del Te Deum ebbe luogo la sera della chiusura delle solenni Quarant'ore, dopo analogo discorso del nostro confratello D. Talice. Il caro e vetusto santuario, presentemente in attiva riparazione, era gremito.

BIELLA. - A S. Cassiano la domenica 9 febbr. si festeggiò S. Francesco di Sales. Scelta musica del Mitterer venne eseguita alla messa solenne. Dopo i vespri, presente S. E. Rev.ma Mons. Gio. Andrea Masera, vescovo diocesano, si tenne la conferenza ai Cooperatori dal rev.mo Can. Botta, e dopo le sacre funzioni si svolse nel teatrino dell'Oratorio la Commemorazione del nostro Venerabile Fondatore.

Fu un'armonia delicata e soave di suoni e sentimenti a cui si degnò di prender parte anche l'Ecc.mo Monsignor Masera, col suo Vicario generale can. Norza ed altre cospicue personalità. Il discorso d'occasione fu tenuto dal canonico Buscaglia che svolse l'argomento con rara finezza d'osservazione e singolare competenza. Nell'accennare ai motivi per cui i Biellesi rendevano doveroso omaggio alla memoria di D. Bosco, si soffermò, fra gli altri, alla devozione che D. Bosco nutriva verso la Madonna d'Oropa a cui per qualche tempo pellegrinò quasi ogni anno, ed ai primordii dell'Oratorio nostro di Valdocco, il cui principale elemento era, come è noto, di ragazzi Biellesi, fatto riconosciuto dallo stesso mons. Losana in una sua pastorale.

Chiuse l'accademia, applauditissimo, S. E. Mons. Vescovo con parole improntate alla più viva benevolenza, raccomandando a tutti l'opcra salesiana di Biella, affinchè coll'auto comune possa prendere lo sviluppo e l'incremento desiderato; e infine esortò le famiglie ad inviare i proprii figli all'Oratorio e ove apprendono quella scicnza che è la base dell'onesto vivere sociale ».

BOBBIO. - La domenica 9 febbr., nella storica Basilica di S. Colombano. - Al mattino vi fu messa solenne, cantata con molta vivacità dai giovani dell'Oratorio, diretti dal loro bravo maestro Can. Francesco Codebò. Alla sera conferenza del Can. D. Filippo Mosconi, il quale, con parola chiara e persuasiva, dimostrò come Don Bosco, pel complesso delle sue virtù e per la prodigiosa operosità della sua vita spesa tutta pel bene della gioventù, si possa con ragione chiamare un uomo mandato da Dio. La bella funzione si chiuse colla benedizione del SS. Sacramento e con un inno cantato dai giovani dell'Oratorio. Anima della festa fu l'infaticabile Can. Cobebò il quale, ripieno dello spirito di D. Bosco, nonostante la scarsità di mezzi, sa con molta pazienza sostenere un Oratorio che, senza molto fracasso, fa certo un gran bene.

CAGLIARI. - Il 29 febbr. - Trascriviamo dal Corriere dell'Isola: - « L'omaggio che Cagliari Cattolica e in ispecie i Cooperatori Salesiani resero il 29 corrente a D. Bosco, a questo tipo mirabile di sacerdote e di apostolo non poteva riuscire più solenne e sentito. La bella rotonda di S. Antonio era letteralmente gremita e con somma consolazione abbiamo constatato che prevalevano i giovani.

» Il dott. Efisio Argiolas parlò come egli desiderava, con assai buone parole dell'uomo buono. Si fermò molto opportunamente a dimostrare coi fatti, come non si potrà mai rimediare ai grandi mali chc travagliano la moderna società, se non col procurare alla gioventù una cristiana educazione. Affezionatissimo all'opera salesiana, l'additò come rivelatrice dell'azione benefica che in tutti i tempi il Cattolicismo escrcita nei popoli. Indovinatissima fu la proposta che suggerì come protesta per le infami calunnie sparse contro i figli del Ven. Don Bosco: adoperarsi con maggior impegno per far sorgere quanto prima fra noi una casa salesiana. Dopo la conferenza il rev.mo Canonico Ignazio Agus intonò il solenne Te Deum di ringraziamento ed impartì la Benedizione Eucaristica. L'Arciconfraternita d'Itria era largamente rappresentata da un bel gruppo di confratelli con a capo il Cappellano Rev. Corona ed il Governatore cav. prof. Gaetano Desogus ».

CASTELNUOVO D'ASTI. - Nel paese natìo di Don Bosco si celebrò solennemente la festa di S. Francesco di Sales il giorno 6 fcbbraio. Tessè il panegirico del Santo il Teol. D. Sisto Colombo della vicina casa di Chieri e prestarono servizio religioso numerosi Parroci delle vicinanze. Verso sera si volle commemorare D. Bosco nel teatrino dell'Istituto Paterno, presenti i cooperatori e le cooperatrici di Castelnuovo. Fu conferenziere il Teol. Camillo Brizio, Vicario Foraneo di Andezzeno, il quale svolse maestrevolmente il tema « Don Bosco e la gioventù ». Nella sua brevità riuscì molto efficace e dilettevole, suscitando nei Castelnovesi una forte compiacenza ed un fiero orgoglio di essere compatrioti del nostro Venerabile Fondatore. Rallegrò l'adunanza una riuscita recita drammatica, intercalata da vari canti eseguiti dagli alunni dell'Istituto Paterno.

CATANIA. - Rileviamo dal Bollettino Ecclesiastico, organo della rev.ma Curia di Catania. - Domenica 9 febbraio, in occasione del XX anniversario della morte del Fondatore della Congregazione Salesiana fu tenuta nell'Istituto Salesiano di S. Francesco di Sales (Villa Piccione) una solenne commemorazione alla quale assistette il nostro E.mo Card. Arcivescovo, L'Ecc.mo Mons. Vicario, molti membri del Clero secolare e regolare e non poche notabilità laiche della città con le loro egregie signore e signorine. Erano anche presenti tutti i rappresentanti delle Case Salesiane soggette all'Ispettorato di Catania.

» Fu apparecchiato a tal uopo un salone dell'Istituto, che non fu capace a contenere la grana moltitudine degli invitati e degli ammiratori di D. Bosco, accorsi a testimoniare la loro gioia per il recente onore datogli dalla Santa Sede proclamandolo Venerabile. Fu svolto un ben compilato programma di musica e componimenti in prosa e poesia. Aprì la festa un inno del Prof. Trevisan musicato dal giovine maestro salesiano A. Sozzi. Il rev.mo Ispettore sac. prof. Fasce portò il saluto riverente all'Em.mo Cardinale e a tutti gl'intervenuti, e spiegò con un breve discorso il significato religioso e altamente educativo di quella solennità. Gli altri componimenti recitati dalle varie rappresentanze salesiane furono intercalati dalle musiche, fra cui piacque molto la parafrasi del salmo Super flumina Babylonis del Gounod. L'avv. F. Poli e il Can. Dr. S. Fazio, il primo con il racconto di un episodio dei suoi anni di collegio passati sotto la savia direzione dei Salesiani, e l'altro con la recita di alcuni versi sdruccioli, accrebbero lustro a quella geniale funzione. Non mancò la nota esilarante in un dialogo recitato da tre vispi convittori.

» L'Em.mo nostro Cardinale volle chiudere la Commemorazione di D. Bosco con una breve allocuzione, ascoltata con profonda e religiosa attenzione. Egli esternò la sua immensa gioia nel vedere che col recente Decrcto pontificio sulla venerabilità di Don Bosco (dal quale nel suo ritorno da Lourdes in Torino ebbe la sorte di ricevere salutari consigli per l'esercizio dell'alto ministero episcopale, a cui il Signore degnavasi elevarlo) andavasi affrettando il desiderio ardente degl'innumerevoli ammiratori delle singolari ed eroiche sue virtù. Fece cenno della sua missione provvidenziale ai nostri tempi con la istituzione di due Istituti per ambo i sessi, i quali si consacrano a condurre a buon porto molte anime di giovanetti, esposte a perdersi inesorabilmente. Si augurò che presto venga egli elevato agli onori degli altari, affinchè con la sua potente intercessione ot tenga da Dio l'incremento delle opere da lui fondate per la salvezza della società.

» Terminato il trattenimento con una calorosa ovazione all'Em.mo Cardinale, tutti gl'intervenuti si recarono sulle terrazze dell'Istituto per assistere al saggio ginnico della Società giovanile « Animus » dello stesso Istituto. Al suono della musica i baldi alunni, divisi in quattro plotoni, eseguirono nell'ampio piazzale del Collegio svariati esercizi ed evoluzioni con tanta precisione da disgradarne i più esperti militari. Alunni e maestro furono ripetutamente e freneticamente applauditi.

Festa di S. Francesco di Sales. - Domenica 2 febbraio nella Chiesa di S. Agostino fu celebrata la festa del santo patrono dei Salesiani e dei loro Cooperatori. Consolanti e divote le due Messe della Comunione Generale l'una pei Cooperatori e le Cooperatrici e l'altra pei giovani dell'Oratorio S. Filippo Neri, un bel numero dei quali fecero la Prima Comunione.

» Per la Messa solenne delle ore 10 1/2 i giovani di detto Oratorio eseguirono con grazia la Missa prima in canto gregoriano. Checchè si dica da alcuni, questa musica propria della Chiesa cattolica, eseguita come va, infonde nei fedeli divozione e raccoglimento, mentre soddisfa il senso d'arte. Così avvenne di questa esecuzione in canto fermo che fu gustata da quanti assistettero alla funzione. Evviva i piccoli cantori! Un bel discorso del Can. T. Allegra e un solenne Te Deum per la Venerabilità di D. Bosco coronarono questa festa così divota e così ben riuscita ».

CUNEO. - La sera del 29 gennaio, rispondendo all'invito di Mons. Pier Felice Billia, direttore diocesano, un'eletta di Cooperatori e di Cooperatrici si radunava nel salone dell'Oratorio di Maria Ausiliatrice in via Emanuele Filiberto, per celebrare devotamente la ricorrenza del giorno consacrato alla memoria ed al culto del grande Protettore delle opere di D. Bosco.

Dopo la recita del S. Rosario, S. Ecc. Rev.ma Mons. Andrea Fiore, Vescovo di Cuneo, presentò all'uditorio numerosissimo il prof. P. Donato della Compagnia di Gesù, che tenne una splendida conferenza, nella quale, prendendo argomento dalla recente campagna mossa contro i Salesiani, dimostrò chiaramente chi siano i nemici delle meravigliose opere di D. Bosco e chi gli amici; quali le note morali, civili, patriottiche e sociali che contraddistinguono gli uni e gli altri. Dopo la conferenza, ascoltata con vivo interesse, venne cantato il Te Deum di ringraziamento al Signore per l'introduzione della causa di D. Bosco. La devota funzione si chiuse colla trina Benedizione col SS. Sacramento impartita da Mons. Vescovo.

CUORGNÉ. -La domenica 9 febbr., nell'insigne Collegiata, presente tutto il Clero e numerosissima folla di popolo si svolse la solenne funzione di ringraziamento, officiata dal rev. sig. Parroco, e poscia nel teatrino comunale aveva luogo la commemorazione civile. L'avv. Saverio Fino, con voce alta ed armoniosa, accompagnata da un'eloquenza ammaliante, per oltre un'ora tenne avvinto il numerosis simo uditorio. Tutta la vita di don Bosco fu mirabilmente tratteggiata nel suo apostolato di carità e di educazione.

« Noi siamo soliti, aggiunse, di vedere i santi e i venerabili circondati di un'aureola di ascetismo, e non c'interessiamo di conoscere la loro vita fuori del tempio », e ricordò Giovanni Bosco bambino, che sfida l'acrobata che distoglie i fedeli dalle funzioni religiose; disse del fondatore dell'Istituto Salesiano nelle sue relazioni con Rattazzi e Lanza, del suo colloquio con Victor Hugo a Parigi e di tanti altri punti di vista dai quali è pur necessario fissare Don Bosco, per avere un'idea giusta del suo spirito e del suo carattere. Gli applausi furono scroscianti e sinceri.

Prima e dopo la conferenza gli allievi del convitto Giusto Morgando cantarono un Inno a Don Bosco ed altre melodie squisite e di bellissimo effetto, accompagnate egregiamente dall'orchestra dei Concordi. Chiuse il trattenimcnto D. Trione con un ringraziamento a quanti avevano cooperato alla, riuscita della festa. Sul palco scenico si notavano il sindaco dott. Gay, il parroco can. Castelli, il cav. Magnino, il cav. Oliveri, e tutte le principali notabilità cittadine.

FAENZA. - Nell'Istituto Salesiano, il 26 gennaio si celebrò solennemente la festa di S. Francesco di Sales e si cantò il solenne Te Deum di ringraziamento a Dio per l'introduzione della causa di Don Bosco. Nei giorni 22, 23, 24 ebbe luogo un triduo di preparazione predicato dal Teol. Antonio Lega, Priore dei RR. Parroci della città. Il giorno 25 Mons. Cazzani, Vescovo di Cesena, tenne una splendida conferenza su D. Bosco e le sue opere. S. Ecc. dopo uno sguardo a tutta l'opera civile salesiana delle diverse parti del mondo, in relazione alla storia dei tempi in cui si svolse, si soffermò a dimostrare con chiara affermazione i diritti umani dell'opera di Don Bosco. La conferenza smagliante, detta con frasi precise e chiare, destò unanime ammirazionc che senza dubbio si sarebbe manifestata in applausi vivissimi se la solennità del tempio non lo avesse impedito. Il giorno 26 alla messa della Comunità S. Ecc. Rev.ma amministrò la S. Comunione a più di 5oo persone, tra cui 34 giovanetti che per la prima volta ricevevano nel loro cuore Gesù Sacramentato e a circa 200 giovani dell'Oratorio festivo. Alle 9 ci fu la messa di Mons. Emilio Berarni, vanto non di Faenza sola, ma dell'Italia tutta. Alle 10 1/2 il rev.mo D. Carlo Farina, Ispettore delle Case Salesiane dell'Emilia e del Veneto celebrò la Messa solenne, in cui Mons. Vescovo di Cesena tessè il panegirico del Santo, profondo per la dottrina e mirabile per l'unzione: più volte la voce commossa del Pastore strappò le lagrime all'uditorio. La Schola Cantorum dell'Istituto eseguì musica liturgica e cantò la messa in gregoriano con un coro di 300 voci. Nel pomeriggio i giovani della Sezione Ginnastica « Fert » diedero in presenza di Mons. Vescovo un saggio della loro valentìa ginnastica che riuscì inappuntabile; accompagnava il saggio la brava banda dell'Oratorio Festivo stesso. A sera poi, dopo il solenne Te Deum e la trina Benedizione col SS. ebbe luogo una riuscitissima rappresentazione nel teatrino dell'Istituto, data dalla valente Sezione drammatica dell'Oratorio.

FIRENZE. - Il 9 febbraio, nel nuovo teatrino dell'Oratorio Festivo della Sacra Famiglia, annesso all'Istituto Salesiano, ebbe luogo una solenne accademia letterario-musicale in onore di Don Bosco. Il vasto locale era affollato di un pubblico numerosissimo tra cui notavansi S. Ecc. Rev.ma Mons. Donato Velluti-Zati dei duchi di S. Clemente, arcivescovo titolare di Patrasso, il tenente-generale comm. Ademollo, il nob. Giuseppe Rosselli Del Turco, il cav. avv. Marrè, il prof. Persano, il conte Marri-Salimbeni e il sac. Vettori, priore di S. Salvi.

Sul palco, in mezzo ad un gruppo di piante e fiori spiccava il busto di Don Bosco. La festa si aprì con una briosa marcia cui fece seguito un inno d'occasione, eseguito dalla Schola Cantorum dell'Istituto. Pronunziò quindi un bellissimo discorso il ch.mo prof. Solone Monti, direttore del Popolo.

L'oratore tratteggiò l'opera spiegata del venerabile come educatore e come apostolo di carità, rilevando come egli seppe con felice intuito conoscere i bisogni del suo tempo.

« Don Bosco - egli disse - nato quando il turbine napoleonico era passato sull'Europa, rovesciando i troni nel sangue, passò la gioventù in quel periodo storico in cui i principii democratici cercavano aprirsi una via tra le rovine dell'ancien régime, ed era la nuova libertà l'aspirazione dei popoli. Don Bosco, come tutte le menti superiori, intuì il danno che poteva derivare dal trionfo della democrazia, se la coscienza del popolo non fosse stata imbevuta di quei principii morali e religiosi che sono la base granitica della grandezza e della prosperità delle nazioni.

» Figlio di poveri agricoltori, cominciò l'opera sua dagli umili, da quelli che nel grado sociale attualmente meno contavano, ma erano il germoglio che poi, messe le radici nella terra, sarebbe diventato l'albero rigoglioso. Cominciò dai fanciulli, la speranza della patria, i futuri dominatori, gli uomini del domani; da quei fanciulli che nascono nel dolore, che conoscono meglio il pianto che il sorriso, che sanno meglio le traversie che le giocondità della vita. Bisognava risollevare alla speranza queste piccole anime tristi, farsi amico loro, prender parte al loro dolore, piangere con loro e far sentire che tutti i cuori dei buoni vibrano per l'angoscia del fratello; bisognava rivelare alle pupille ricercanti uno strappo di azzurro ed un raggio di sole, un lembo di quell'orizzonte in cui le tempeste della vita terrena più non esistono, in cui la miseria non ha potere, in cui una giustizia eterna, in cui un'eterna misericordia, in cui un'eterna bontà, tendon le braccia alle povere vite che errano afannosamente su questo piccolo pianeta...

Ma v'è di più. Egli aveva cominciato coi fanciulli, coi poveri bimbi del popolo, i primi nella scala della vita, gli ultimi nella scala della società; e non bastava: v'erano i reietti della società, v'erano coloro da cui la società si difendeva per i loro mali morali: i tristi abitatori del carcere; e vi eran coloro che soffrivano per i mali fisici, i dolenti ammalati degli ospedali....

Ma non basta. Accanto ai fanciulli vi sono altri ritenuti ultimi nella vita sociale. Laggiù nelle pianure dell'America meridionale o nelle gole delle Ande, vivono ancora i poveri selvaggi a cui la parola d'amore e di fede non fu portata. Il raggio di vita non illumina solo questa vecchia Europa,. ma tutto abbraccia nel suo caldo e fecondo amplesso. Anche là l'opera della religione deve svolgersi, purificare, ed egli crea le Missioni...

Così a tutti i dolori egli pensa, per tutte le forme di sciagura, per tutte le forme di infelicità egli suggerisce un rimedio, e crea un sollievo e un conforto.

E, come per i reietti dell'umanità, il suo cuore vibrò per i reietti della patria, per coloro a cui la madre terra non dava il pane per sfamarsi onde eran costretti a cercare rifugio e sollievo in terre straniere, trascinando in ignoti paesi, tra genti diverse e talora ostili, tutta l'angoscia e tutto il dolore dell'abbandono... Dove trovare un maggior amico del popolo ?

L'oratore fu vivamente applaudito. Seguirono vari componimenti in prosa e in poesia intercalati da buona musica vocale e strumentale. Furono pur letti due indirizzi di circostanza, a nome dell'Oratorio festivo della Sacra Famiglia e del Circolo Don Bosco.

La commemorazione ebbe termine con ispirate parole del venerando arcivescovo Mons. Di San Clemente, in ringraziamento agli intervenuti e in omaggio alla memoria di D. Bosco.

FOGLIZZO CANAVESE. - Il 6 febbraio nella Casa S. Michele. - Intima quasi, benchè vi fossero invitati i Cooperatori locali, e piena di soave entusiasmo riuscì la commemorazione accademica tenutasi la sera precedente. Il salesiano D. Luigi Olivares disse assai bellamente degli stretti vincoli fra l'azione dei Salesiani e quella dei Cooperatori. All'indomani cantò messa in onore di S. Francesco di Sales, e dopo i vespri intonò l'inno del ringraziamento per l'avvenuta introduzione della Causa di D. Bosco, il rev.mo Don Rilippo Rinaldi, prefetto generale della Pia Società Salesiana. A notte, un nuovo dramma dell'Ellero, Il Dio ignoto, egregiamente interpretato, fu bella corona alla festa.

FOSSANO. - Il 16 febbraio nel Collegio D. Bosco. - La vasta sala, convertita in fiorente giardino, nel cui mezzo tra festoni, drappi e lumi campeggiava l'amabile figura del Venerabile, era letteralmente gremita.

Die' principio al trattenimento il rev.mo Can. Tommaso Bertoglio. Con quell'eloquenza che gli è naturale prese a tratteggiare la grandezza di Don Bosco col bene immenso ch'egli apportò alla società per mezzo della stampa. Con le Letture Cattoliche, che imprendeva a pubblicare in Torino l'anno 1853, D. Bosco salvò molte anime. « Piccoli di mole quei volumetti, così l'egregio oratore, ebbero ovunque accesso e, dovunque entrarono, posero un argine agl'invadenti errori dei protestanti ».

All'eloquente Canonico successe il sig. Luigi Cardellino, il quale, caldo ammiratore del Venerabile, non seppe frenar le lagrime quando passò in rassegna i tratti di bontà di cui fu ricolma la sua gioventù per opera di D. Bosco.

Ma l'ultima parola fu detta da S. E. Rev.ma Mons. Andrea Masera. Riferite letteralmente le fatidiche parole pronunciate or sono vent'anni dal venerando Mons. Emiliano Manacorda, amatissimo vescovo di Fossano, nella Chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma in occasione de' funerali di D. Bosco, Sua Eccellenza prese ad inneggiare al Veggente del secolo XIX, a Colui che ha dato la vera e giusta soluzione del. difficile problema del proletariato moderno. « Colla santificazione delle scuole di arti e mestieri, conchiudeva l'ecc.mo oratore, sotto l'egida dell'Ausiliatrice, D. Bosco ha additato ai popoli il baluardo sicuro dell'altare, della patria, del principe ».

GENOVA. - Il 6 febbraio, l'insigne Basilica di San Siro accoglieva un'eletta di cooperatori e cooperatrici salesiani che si adunavano per la conferenza prescritta.

Dopo la celebrazione della S. Messa ed il canto di un mottetto in musica, eseguito dalla Schola Cantorum dell'Ospizio Salesiano della vicina S. Pier d'Arena, prendeva la parola il nostro confratello D. Trione, il quale rilevando esser quella la prima conferenza tenuta ai cooperatori dopo che Don Bosco venne dichiarato Venerabile, s'intratteneva sui caratteri dello zelo di D. Bosco, che disse « l'uomo del suo tempo interamente abbandonato alla Provvidenza, da cui attendeva con semplicità e fiducia anche il prodigio, quando questo fosse necessario al bene delle anime ». Quindi ringraziò tutti i cooperatori presenti ed assenti, per la fiducia e l'appoggio prestato alle opere dei Figli di Don Bosco, anche ne' tristi momenti trascorsi. Espresse le più vive azioni di grazie a Mons. Arcivescovo, al rev.mo Arciprete della Basilica, a Mons. Balestrino, direttore dei Cooperatori di Genova, e rivolse pure un caldo ringraziamento alla stampa onesta che con tanto ardore difese i figli di D. Bosco. Terminò esortando ad appoggiare le Opere Salesiane con tutti i mezzi possibili.

Dopo la bella conferenza e previo il canto di un altro mottetto e di un religiosissimo Tantum ergo, Mons. Francesco Olcese, condirettore dei Cooperatori di S. Pier d'Arena, impartiva l'Eucaristica Benedizione.

GENZANO DI ROMA. - Il 22 febbraio si ebbe una solenne Commemorazione nell'Istituto salesiano. Aderirono gentilmente all'invito il Delegato Apostolico del Chilì Mons. Pietro Monti, il Vicario Generale della Diocesi, tutte le autorità civili ed ecclesiastiche, i PP. Cappuccini, i PP. Vallombrosani di Galloro, molti benefattori ed ammiratori dell'Opera Salesiana. Presiedeva l'adunanza S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, Arcivescovo titolare di Sebaste e Vicario Apostolico della Patagonia. La commemorazione si aprì con un saluto agli intervenuti. Si intrecciarono quindi, bellamente scelti, canti, prose e poesie non che tre bei quadri plastici rappresentanti i tratti più salienti della vita del Venerabile. Applauditissimo fu il discorso inaugurale del sac. Dott. Dante Munerati. L'oratore con parola chiara e persuasiva presentò D. Bosco tra i fanciulli, dinnanzi ai nemici della Chiesa, e nella sua vita privata. Tutti gli intervenuti rimasero pienamente soddisfatti della commemorazione e maggiormente affezionati al grande educatore della gio ventù. Il giorno seguente, festa di S. Francesco di Sales, si univano alla gioia dei Salesiani, insieme con Mons. Cagliero e Mons. Monti, anche le autorità civili ed ecclesiastiche, e il P. Guardiano dei Cappuccini e il Superiore dei PP. Vallombrosani di Galloro. Un grazioso trattenimento procurato con squisita gentilezza dal prof. Tibau, direttore del Credito Laziale, chiudeva l'indimenticabile festa.

LIVORNO. - Commemorazione all'Oratorio di Torretta la domenica 9 febbr. - Tenne il discorso di prolusione il P. Teobaldo Senesi, parroco di S. Andrea, tessendo un bell'elogio dell'opera di Don Bosco, che disse « il vero tipo di educatore attraverso il mondo ». Assai applaudito tutto lo svolgimento del programma, tanto nella parte drammatica, come in quella letterario-musicale. Le parole che Sua Ecc. Rev.ma Mons. Sabatino Giani pronunziò al termine del trattenimento fra gli applausi del numeroso pubblico furono tutt'un inno di gloria « alla figura maestosa dell'apostolo della gioventù, all'atleta della carità, il quale non all'Italia, non all'Europa soltanto, ma alle più remote plaghe di America spiegò la sua bandiera: bandiera di amore e di pace, sulla quale sta scritto: Lavoro e preghiera! »

Con compiacenza generale e indicibile in fine fu letto il seguente telegramma :

« Direttore Salesiani Torretta-Livorno.

» Santo Padre ha gradito filiale omaggio, conferma speciale benevolenza Istituto altamente benemerito e di cuore benedice Salesiani, Benefattori, Cooperatori, Giovanetti. - Card. Merry del Val ».

Nello stesso dì nell'annessa chiesa del S. Cuore di Gesù si svolsero solenni funzioni religiose. Un caro stuolo di giovanetti veniva ammesso alla prima Comunione, e circa 8o bimbi e bimbe ivi stesso ricevevano la S. Cresima.

LORETO (Marche). - Il 9 febbraio nell'insigne Basilica Lauretana. - Riportiamo dagli Annali della S. Casa: - In omaggio a Don Giovanni Bosco, fondatore dell'Opera Salesiana, dichiarato Venerabile, nella nostra insigne Basilica si è svolta oggi una solenne funzione di ringraziamento. Il M. R. P. Ferdinando da Pesaro de' Minori, che con squisita cortesia volle accettare di tenere una Conferenza intorno al Venerabile, con la sua smagliante ed eloquente parola interessò vivamente il numeroso uditorio, invitato dal suono giulivo delle campane e da innumerevoli foglietti recanti in succinto alcuni tratti della vita di D. Bosco. Nella navata centrale, in posti riservati, erano disposti oltre 350 giovanetti, convittori del Collegio Salesiano e giovani che frequentano l'Oratorio Festivo. Presiedeva 5. E. Rev.ma Mons. Vescovo, cotanto benemerito dell'Opera Salesiana, attorniato dal rev.mo Capitolo, dal Clero, dagli Istituti ed Associazioni Religiose. La Cappella Musicale cantò il solenne Te Deum del Perosi e un Tantum Ergo del Maestro Donini. Una salve di 1oo colpi di mortaretti univasi all'inno di ringraziamento de' figli e degli ammiratori del Ven. D. Bosco per ridirne la gioia alle circostanti colline.

» All'indomani poi, 10 corr., nel Teatrino del Convitto Salesiano si tenne una imponente Accademia musico-letteraria in onore dello stesso Venerabile D. Bosco. La vasta sala, gremita d'invitati fra cui Mons. Vescovo, Mons. De Marcy della Cappellania Francese, numerosi Canonici e Parroci, era illuminata a giorno e presentava un colpo d'occhio affascinante sotto lo sfolgorìo dei colori degli orifiammi oro e seta e dei drappi serici, che pendevano dalle ringhiere delle logge. Sul proscenio, ridotto a trono con un panneggiamento di seta e velluto a grandi frange d'oro, campeggiava su di un alto piedistallo la sorridente figura di D. Bosco, d'una rassomiglianza perfetta, riprodotta al vivo in un busto artistico. Ai lati, a guisa di monumento, le statue della Fede e del Lavoro. Dai pilastri pendevano 10 grandi quadri a chiaroscuro, rappresentanti i fatti più salienti della vita del Venerabile. In fronte alla bocca d'opera leggevasi la splendida indovinatissima epigrafe dettata per la circostanza dal rev. sig. Canonico Cicconi di Fermo, scritta a caratteri d'oro sopra una targa artistica:

Osanna, osanna all'Altissimo - dal cui braccio onnipotente sorretto - l'uomo miracolo dell'età nostra - GIOVANNI Bosco - con verbo più che umano proclamato venerabile - ascenda per luminosa traccia - verso i fastigi dell'apoteosi cristiana - testimonia il divino confonde i denigratori - dell'opera sua mondiale - Valgano oh valgano ancora i voti - dell'unanime Salesiana Famiglia - perchè il gaudio di oggi -- sia preludio dell'esultanza del faustissimo domani - quando la buona e cara immagine paterna - brilli redimita dell'aureola de' Santi - consolatrice visione - alle turbe misere dei fanciulli - vivida fiamma altrice di eroismo - agli apostoli della civiltà e del Vangelo.

» L'attraentissimo programma fu magistralmente svolto; nè poteva essere altrimenti dacchè vi portarono il loro zclante contributo i maestri: Cav. Amadei, autore dell'Inno a D. Bosco, Liviabella e Corradi ed il tenore cav. Brasi. Ben notate alcune variazioni per clarino. Ben affiatati i cori nell'Inno, dell'A. Maria di Curschaman e nella Carità di Rossini che fu bissata, eseguiti dalla Schola Cantorum del Convitto, coadiuvata dal gentile concorso di alcuni cantori della Cappella Lauretana. Spigliata la declamazione di poesie e dialoghi e bello il discorso del sig. Direttore prof. Gio. Battista Albera, cui tributiamo una lode sincera per la riuscita di questa festa che ricorderemo sempre con vivo piacere. »

MILANO. - Il 18 febbraio nella R. Basilica Prepositurale di S. Fedele e nell'Istituto S. Ambrogio. - In S. Fedele si svolse la solennissima funzione religiosa. Pontificò in rito ambrosiano Sua E. R. Mons. Leonida Mapelli, Vescovo di Borgo S. Donnino. La Schola Cantorum dell'Istituto San Ambrogio eseguì sotto l'inappuntabile direzione del m° Cervi la messa a 4 voci del Maestro Goller con le parti variabili dei Maestri Perosi e Donini, l'O Salutaris del Caudana e il Tantum Ergo del Palestrina. La chiesa era gremita, come nelle maggiori solennità. Al Vangelo l'Em.mo Card. Ferrari salì il pergamo ove intessè un meraviglioso confronto tra San Francesco di Sales e D. Bosco. La solennissima cerimonia si chiuse col canto del Te Deum e la benedizione col SS. Sacramento.

Nel pomeriggio, alle ore 3 1/2, ebbe luogo una solenne commemorazione di D. Bosco nell'Istituto S. Ambrogio. Un pubblico eletto di circa due mila persone, tra cui più centinaia di ecclesiastici, vi assistè con gioia. Presiedeva S. Em. Rev.ma il Card. Arcivescovo, avente ai lati le EE. Rcv.me di Mons. Giovanni Mauri, Vescovo Ausiliare, Mons. Mapelli predetto, Mons. Luigi Marelli, Vescovo di Bobbio, l'assessore conte Alessandro Giulini, rappresentante il Sindaco Senator Ponti, il principe Emanuele Gonzaga, Mons. Balconi ed altre eminenti persone. Erano presenti anche il Prefetto e l'Economo Generale della nostra Pia Società, Don Rinaldi e Don Rocca, quali rappresentanti del sig. D. Rua.

La solennissima e imponente cerimonia si aperse con alcune gentili parole di ringraziamento ai presenti, dette dall'Ispettore D. Lorenzo Saluzzo, e proseguì con un inno stupendo del Cervi, sotto la cui direzione si eseguirono pure altri cori, intercalati da affettuosi componimenti, detti con brio da vari giovanetti. Ma i punti più salenti della bell'accademia furono il discorso del marchese Filippo Crispolti, le parole del rappresentante degli exallievi degli Istituti Salesiani di Lombardia e il discorso di chiusa pronunziato dall'Em.mo Cardinal Arcivescovo.

Il Marchese Filippo Crispolti esordì con dire essere cosa rara l'incontrare nella vita creature destinate agli altari, pcr cui, noi che conoscemmo Don Bosco, celebriamo ora non solo la gloria sua, ma anche la fortuna nostra. Entra quindi in argomento leggendo la nuda statistica delle istituzioni salesiane in Italia e all'Estero per l'educazione della gioventù, per le missioni tra i selvaggi, per l'assistenza degli emigranti italiani. Dice che quelle aride cifre hanno un alto valore spirituale, come quelle che indicano una vastissima provvidenza a favore di molte categorie di bisognosi, uno spirito di caritatevole prodigalità infuso in moltissimi abbienti, una passione di sacrifizio suscitata in grandissima copia di discepoli.

Dichiara di aver compreso nella statistica anche le opere compiute dai Salesiani dopo la morte di Don Bosco, perchè l'ispirazione ne risale a lui e perchè poche istituzioni hanno conservato viva e fedele l'impronta del fondatore come quella di D. Bosco. Quindi osserva che chi avesse ben conosciuta la pianta, non avrebbe avuto bisogno di aspettare la testimonianza di così grandi frutti per comprendere il valore di essa. Infatti tutte le sue opere sono in germe nella persona sua fin dall'infanzia, che descrive appunto nei caratteri singolarissimi da cui è annunziata la sua vocazione e il suo successo. Mostra che cresciuto d'anni e fattosi sacerdote, Don Bosco parve entrare in un periodo meno rifulgente e cercare nelle ispirazioni altrui ciò che gli era già stato indicato dall'indole sua. Gli è che egli pose allora il vero suggello della santità facendosi umilmente obbediente. Questa obbedienza che per un mo mento gli velò l'originalità, più tardi, come accade nell'economia delle virtù cristiane, glie la restituì intiera e fatta più salda.

Senonchè è ancora questa macerazione fatta di se stesso nell'umiltà obbediente - esclama l'oratore - che gli dà modo di attrarre a sè il concorso altrui e di realizzare con ciò quell'opera. Non sono gli inizi già belli e benefici delle sue case educatrici, che richiamano intorno a lui l'aiuto d'apostoli, di ricchi, di potenti, i quali divengano sito braccio, suo soccorso, suo scudo, e gli diano perciò maniera di compiere il suo immenso piano. Gli inizi anzi lo misero in fastidio e in sospetto di molti; tanto che parecchie volte egli rischiò di vederli dispersi e di veder se stesso perfino imprigionato. No: fu l'uomo che salvò e accreditò l'opera; fu la sua santità che si fece mallevatrice dei benefici che avrebbe apportato.

Lo videro acceso di una carità che maravigliosamente coordinava, come essa sa fare quando è vero, l'amore degli uomini e l'amore di Dio. Lo videro nei maggiori contrasti trarre tutta la sua forza dalla fiducia nell'aiuto divino; lo videro di quando in quando intorno agli eventi futuri far pronostici a cui obbediente l'avvenir rispose.

Lo videro, cosa anche più rara, innanzi ai grandi, o disputare tranquillo come gli avvenne con Rattazzi, con Ricasoli, con Cavour, con Victor Hugo; o difendersi lieto e imperterrito, come fece con Luigi Carlo Farini; o addormirsi placidamente per la troppa fatica mentre era in visita d'affari presso il Presidente del Consiglio, Lanza, il quale rispettò il suo riposo, e a lui che risvegliatosi mezz'ora dopo gli chiedeva scusa, disse: «Quante cose della sua sicurezza d'animo mi ha rivelato quel sonno, dinanzi a me, in questo gabinetto». A Francesco II delle due Sicilie, che gli chiedeva se avrebbe mai riconquistato il proprio regno, Don Bosco risponderà: « Ella non rivedrà mai Napoli ». Lo videro in una parola, in cospetto dei grandi, non adular mai le due cose che hanno più adulatori, la loro fortuna e la loro sventura.

Lo videro finalmente nel suo fervore pio, nella sua beneficenza immaginosa, nella sua illibatezza candida seguitare sempre con tanta continuità, da potersi ripetere per lui le parole celebri: « La sua vita è come un ruscello che, scaturito limpido dalla roccia, senza ristagnare nè intorbidarsi mai, in un lungo corso per diversi terreni, va limpido a gettarsi nel fiume ».

E allora migliaia e migliaia d'uomini si strinsero intorno a lui offrendogli i mezzi per compir le sue imprese, non tanto per avere una parte in esse, quanto per fare un sacrifizio a lui. Se dei drappi di cui a un tratto egli trovò coperti i sassi della sua via, seppe fare vesti per i suoi miseri e tende per il suo accampamento, restò sempre vero che quei drappi erano stati gettati dinnanzi a lui principalmente perchè fossero calcati dai piedi di un santo.

E questo concorso altrui provocato dalla virtù sua, l'originalità che in grazia dell'obbedienza questa sua virtù riprese con gli anni, furono così grandi da restare egli figura singolare tra tutti gli educatori cristiani del popolo e da dare alla Chiesa, il massimo contributo d'azione che il Piemonte le abbia dato mai.

L'oratore chiuse col dire che è provvidenziale l'ora in cui Don Bosco è oggetto del decreto che lo avvia agli altari, perchè era indispensabile mostrare il tipo della santità in giorni in cui gli avversari della Chiesa sostengono che gli eroi della patria o della scienza sono i soli che meritino il nome di santi; e perchè da altra parte sorgono uomini i quali in tanto predicano una riforma radicale religiosa, in quanto dicono che la Chiesa, così come è, ha perduto la potenza di suscitare uomini capaci di esplicare la santità con una azione vastamente benefica: mentre « Don Bosco sorto nei tempi nostri, quando le opposizioni fatte alla religione in nome della scienza, della patria, della democrazia, erano press'a poco le stesse che s'incontrano in questi ultimi anni sta a provare che l'efficacia della fede fondata su tutto il rigore del vecchio « credo » è ancora, quella stessa che gl'innovatori le riconoscono pei tempi antichi ».

L'Em.mo Card. Ferrari, nel discorso finale, sciolse un inno alato al Venerabile, fra la più entusiastica commozione di tutti i presenti, conchiudendo col voto che la sorta aurora della glorificazione di D. Bosco abbia a toccar presto il meriggio, sicchè il mondo tutto possa ricevere benefico influsso dai nuovi trionfi che la Chiesa matura per questo suo novello Eroe.

MESSINA. - Il 23 di febbraio, nella Basilica di S. Giovanni di Malta, ebbe luogo l'annuale conferenza ai cooperatori e alle cooperatrici salesiane. Il Direttore Diocesano Mons. Giuseppe Scarcella, sempre indefesso nel promuovere il bene delle opere di D. Bosco, provvide perchè quasi tutti gli ammiratori e sostenitori dell'opera nostra in Messina vi pigliassero parte. Anche S. Ecc. Rev.ma Mons. Litterio d'Arrigo, Arcivescovo e Archimandrita, degnossi di onorare l'adunanza. La conferenza fu tenuta dal rev.mo Prof. Giorgio Occhipinti del Seminario Metropolitano. Di parola eloquente, di porgere nobile ed elevato, si accaparrò subito l'attenzione di tutti che durò ferma e continua fino alla fine. L'argomento « D. Bosco, padre degli Oratorii festivi » parve di sublime efficacia, allorchè toccò de' mali che circondano la povera gioventù esposta alle insidie dei nemici del nome cristiano, i quali indefessamente lavorano per togliercela dalle mani. « Gli Oratori festivi informati, secondo il sistema educativo di D. Bosco, a principii di sana morale (affermava il valente oratore) possono, essi soli, mettere sulla retta strada la gioventù che sventuratamente non ha più gusto pel bene ». L'elemosina che si raccolse fu destinata ala chiesa di S. Maria Liberatrice al Testaccio in Roma.

Si cantò quindi dai giovanetti dell'Istituto Salesiano il Te Deum, in ringraziamento a Dio per la gloria di cui volle insignito il nostro buon Padre.

NAPOLI. -Anche le Case dell'Ispettoria Napoletana, con lodevole gara, festeggiarono la memoria dell'indimenticabile nostro Fondatore salutandolo Venerabile; e noi vorremmo aver spazio sufficiente per ricordare le solennissime commemorazioni di Castellammare, Caserta, Alvito, Bari, Portici, San Severo, dove attorno alla sorridente figura. di D. Bosco si raccolsero esultanti, uniti in un solo pensiero i figli del popolo ed i membri del patriziato, confor tati dall'esempio dei venerandi loro Pastori. Ma non possiamo tacere della riuscitissima festa celebratasi nel nostro Istituto di Napoli, sull'amenissima collina del Vomero.

Napoli aveva tutto il diritto e il dovere d'inneggiare a D. Bosco: essa è l'unica città dell'Italia meridionale, che vide ed ascoltò il nostro Venerabile Padre; e molti ricordano ancora quei giorni brevissimi, ma pieni di tante soavi emozioni provate all'aspetto amorevole, all'affascinante parola, agli ammirabili esempi dell'umile sacerdote torinese che sorrideva con affetto ai vispi bimbi napoletani, benediceva commosso a quanti gli si gettavano ai piedi e stringevasi in fraterno amplesso con l'anima candida del Ven. Ludovico da Casoria.

E il giorno 9 febbraio u. s., parve quasi che Don Bosco fosse ritornato a Napoli. Malgrado il tempo minaccioso, una turba di persone d'ogni condizione sociale si recò a rendere il suo tributo a S. Francesco di Sales e a D. Bosco. La Messa della Comunione generale fu celebrata dall'Ispettore delle Case Salesiane, rallegrata dal canto di sacri mottetti. Alle 10 il rev.mo Mons. Enrico Marano, Direttore Diocesano di quei nostri Cooperatori, celebrò Messa Pontificale e, dopo il Vangelo, egli stesso intessè le glorie di Francesco di Sales e del suo seguace Don Bosco. Dire anche lontanamente della stupenda omelia-conferenza, smagliante per la forma e magnifica per la densità degli elevati concetti, non è possibile. Strappò lagrime di tenerezza quando, invitò tutti al canto del solenne Te Deum. Fu una scena commovente! Vedevansi in presbitero il rev.mo Mons. Achille de Lalla (rappresentante dell'em.mo Card. Arcivescovo Giuseppe Prisco), Mons. Francesco Popolo, anima dell'azione cattolica cittadina, e un'eletta di sacerdoti venerandi; e nella chiesa, dame della più alta aristocrazia, marchesi, baroni ed altri distinti signori frammisti coi fanciulli e coi popolani... tutti cantanti gloria a Dio Ottimo Massimo in ringraziamento dell'onore concesso a Don Bosco.

Alla sera nel nuovo teatrino dell'Istituto, vi fu una tornata accademica ad onore del Venerabile e del suo alunno Domenico Savio, onorata da numeroso uditorio, con a capo il gruppo dei Rev.mi sullodati Monsignori, dei Direttori di varie nostre case e delle più spiccate personalità del Clero e del laicato di Napoli. Il giocondo trattenimento, riuscitissimo in ogni sua parte, si chiuse col voto che possa presto compirsi la nuova Chiesa al S. Cuore di Gesù in costruzione al Vomero, quasi a ricordo della data memoranda.

NOVARA. - Il 9 febbraio, nella chiesa di Maria Ausiliatrice si festeggiava S. Francesco di Sales. Mons. G. 13. Delsignore, Vicario Generale, celebrò la Messa nella Comunione. Disse il panegirico alla messa solenne il rev.mo Can. Micheletti Manlio ; e nel pomeriggio tenne conferenza ai Cooperatori il teol Giovanni Cupia con felicità di pensieri e di forma.

ORTONA. - Il 9 febbraio nell'Oratorio dedicato a Maria Ausiliatrice (un piccolo gioiello nella sua semplice eleganza) i Cooperatori Salesiani invitati dal Teol. T. De Virgiliis festeggiarono il loro celeste Patrono S. Francesco di Sales. Le funzioni del triduo e del dì della festa, riuscirono quest'anno belle, devote, entusiastiche. Il dolce pensiero che il Venerabile Don Bosco goda la visione beatifica di Dio, fu come una scintilla che accese i cuori di tutti, sì che sinceramente fervido eruppe l'inno di ringraziamento a Dio, alla Vergine Ausiliatrice e a S. Francesco di Sales. La conferenza prescritta fu tenuta dal sullodato Prof. Canonico De Virgiliis che con cuore di figlio devoto parlò di Don Bosco e dell'opera sua. Disse delle arti subdole dei tristi che conoscono troppo bene i vantaggi che provengono alle anime dall'Opera di D. Bosco, e conchiuse coll'augurio, cui facciamo eco dal profondo del cuore, di veder presto innalzato all'onore degli altari l'indimenticabile nostro Padre e Maestro.

PENANGO. - Conferenza Salesiana. - Innanzi ad un affollato uditorio, composto di cooperatori e cooperatrici, convenuti da parecchi paesi vicini e specialmente dalla città di Moncalvo, il rev.mo Teol. Can. Cav. Costantino Lupano, prevosto e vicario foraneo di Moncalvo, tenne la domenica 9 febbraio l'annuale conferenza salesiana. Il facondo oratore esordì portando il saluto riverente dei superiori ai numerosi convenuti; indi accennato che lo scopo precipuo della conferenza si riduceva ad un resoconto morale e materiale di ciò che la Pia Società Salesiana venne operando col favore del Cielo e coll'aiuto dei cooperatori, fece passare in rapida rassegna tutte le opere cui si dedicano i figli di Don Bosco e le Figlie di Maria SS. Ausiliatrice, dimostrando quali frutti morali la civile società ritragga dal loro lavoro. Nella seconda parte del discorso dimostrò con cifre quale prodigioso avanzamento si constati nelle opere di D. Bosco. Terminò coll'animare tutti a mantenersi non solo ammiratori, ma cooperatori delle opere salesiane, ed invitando i presenti a concorrere con le loro oblazioni alla costruzione della Chiesa di S. Maria Liberatrice in Roma.

PEROSA ARGENTINA. - Il 9 febbraio, nella chiesa del Collegio Salesiano festeggiavasi S. Francesco di Sales. La cerimonia non poteva non riuscire più cara e solenne. Numerosissima la Comunione generale dei giovani e dei soci del circolo e Savio Domenico ». Alla messa cantata disse le ragioni della venerabilità di D. Bosco il prof. D. Albino Carmagnola. La sua parola facile ed armoniosa incatenò la moltitudine di Cooperatori e fedeli che gremivano la chiesa tutta. Nel pomeriggio venne cantato il Te Deum di ringraziamento con l'intervento dei rev. Prevosti di Perosa e Pinasca e dei Curati di Pomaretto e Meano. A notte ebbe luogo la Commemorazione civile nel teatro del Collegio con una ben riuscita rappresentazione data dai giovani dell'Oratorio e con una vibrata prolusione del direttore dell'Istituto. La scuola di canto diede prova di sua valentia sia nelle funzioni religiose come in teatro, riscuotendo l'ammirazione generale.

ROMA. - Il z9 ,gennaio, nella chiesa del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio, e il 16 febbraio nell'annesso Ospizio. - Il 29 fu riserbato per la cerimonia religiosa. Accrebbe solennità alle sacre funzioni l'intervento delle LL. EE. Rev.me Mons. Passerini, Patriarca di Antiochia e V. Camerlengo di S. Chiesa e Mons. Bégin, Arcivescovo di Quebec nel Canadà, che impartirono la S. Benedizione nei due primi giorni del triduo; nella vigilia pontificava ai primi vespri Sua Ecc. Rev.ma Mons. Gio. Cagliero, e S. Em. il Card. Vives y Tuto impartiva la S. Benedizione. Nel giorno della festa, sulla porta del tempio leggevasi la seguente iscrizione:

A S. Francesco di Sales - onoranze solenni - perchè alla gloria di venerabile - veniva assunto il Sac. Giovanni Bosco - che del nome e dello spirito di Lui -- volle fregiare la sua Congregazione.

Consolante fu l'affluenza dei fedeli alla S. Mensa. La Messa della Comunione generale fu celebrata da S. Em. il Card. Cassetta che volle da solo distribuire la S. Comunione, la quale durò circa un'ora. La Messa venne pontificata da S. E. Mons. Andreoli, Vescovo di Montefeltro, ed i nostri cantori eseguirono egregiamente la poderosa messa a tre voci dispari del M° Dobici; sedeva all'organo l'esimio M° Comm. Tebaldini, Direttore della Cappella di Loreto.

Alla sera dopo i vespri pontificati di nuovo da Mons. Cagliero, salì il pergamo il rev.mo P. Gio. Genocchi dei Missionari del S. Cuore, il quale volle raccogliere come in un fascio luminoso le linee più essenziali della figura di S. Francesco di Sales, rappresentandolo con la sua efficace parola, ardente dell'amore di Dio e ardente dell'amore del prossimo. Quindi S. Em. Rev.ma il Card. Mariano Rampolla, nostro munifico Protettore, intonò il Te Deum. Era ben giusto che anche in quel tempio che costò tante fatiche e sacrifizi a D. Bosco, dove Egli nell'ultimo anno di sua vita si trascinò tra un popolo commosso per assistere alla solennità della dedicazione, s'elevasse l'inno del ringraziamento!

Il 16 febbraio fu riserbato per la solenne commemorazione. All'invito del rev. ispettore D. Conelli, un'eletta di cospicui personaggi sì del clero che del laicato romano si diede convegno nel vasto salone dell'Ospizio. Onorarono di loro augusta presenza la solenne riunione gli Eminentissimi Cardinali Satolli, Cassetta, Vives y Tuto, Cagiano de Azevedo e le LL. EE. Rev.me Mons. Cagliero, Arcivescovo di Sebaste; Mons. Sili, Arcivescovo di Cesarea del Ponto; Mons. Andreoli, Vescovo di Montefeltro, Mons. Symon, Vescovo di Attalia; Mons. Bégin. Arcivescovo di Quebec, Primate del Canadà; Mons. Pardini e Mons. Serafini; insieme a ragguardevolissimi signori, tra cui ci piace ricordare S. E. Ida Orlando, il Principe Guido Falconieri di Carpegna senatore del Regno, il Principe e la Principessa Barberini, il Principe e la Principessa Boncompagni di Piombino, il Principe Antici-Mattei, il Principe Massimo, la Contessa Lavinia di Brazzà, il Conte Santucci, il Conte Edoardo Soderini, il Conte Mengoni Feretti capo ufficio alle ferrovie dello Stato, il comm. Chicco Console Generale d'Italia, la Contessa Semirascha, il Conte e la Contessa Des Dorides, il Comm. Rossi-De Gasperis colla consorte, il Comm. Giov. Battista Rolla Maggiore Generale e Commissario nella R. M., il Colonnello Poerio colla consorte, il Comm. Galletti Direttore Capo al Ministero delle Finanze, il Cav. Valenzano capo sezione al Ministero della Pubblica Istruzione, il Comm. Baroni Ragioniere Capo dei Telefoni dello Stato, il Cav. Ing. Edoardo Rolla, il Comm. Arch. Grazioli Valentino, il Comm. Avv. Paolo Pericoli Presidente della Gioventù Cattolica Italiana, l'Avv. Iacoucci, il cav. Grossi-Gondi, il Prof. Prinzivalli, il Prof. Guidi con le figliuole, il Comm. Galata Capo Divisione al Ministero del Tesoro, il Comm. Farelli, il Cav. Corelli della R. Prefettura di Roma, il Cav. Arcieri Capo Sezione al Ministero delle Finanze, l'Ing. Lenti, il Cav. Carretti, il Cav. Cucco, l'Avv. Troccaioli, il Comm. Chialvo, il Comm. Sera, l'Ing. Torri, il Cav. Sigurani, ecc. ecc.

La solenne commemorazione si aperse con una lirica a quattro voci del Maestro Giovanni Tebaldini, Direttore della Cappella Musicale di Loreto. L'accompagnamento per pianoforte, di grande potenza descrittiva, eseguito dallo stesso autore, conferì mirabilmente alla giusta comprensione del lavoro. Eseguita con vera perizia artistica dalla Schola Cantorum dell'Ospizio fu profondamente gustata.

Salutato da vivissimi applausi salì alla tribuna il Marchese Filippo Crispolti, che coll'incanto della sua parola, calda di affetto e profonda convinzione, tenne sospeso per oltre quaranta minuti l'eletto uditorio. Applausi fragorosi interruppero acclamando qua e là i punti più felici e coronarono in fine la chiusa della mirabile conferenza ascoltata con interessamento sempre crescente. La conferenza del Marchese Filippo Crispolti, giudicata uno splendido lavoro pel profondo pensiero e per la forma elettissima, fu da lui ripetuta nella commemorazione tenutasi due giorni dopo in Milano; e noi ne abbiam dato un ampio riassunto in quella relazione.

Dopo la conferenza la Schola Cantorum eseguì un solenne Inveni David, alleluia a quattro voci con accompagnamento di armonio e pianoforte, composizione poderosa di Edgar Tinel, direttore della scuola musicale di Malines.

All'uscire dal salone l'eletto pubblico trovò schierati nel cortile oltre seicento giovanetti , cioè gli alunni interni dell'Ospizio e quelli dell'Oratorio festivo. Il baldo saluto militare di quei minuscoli soldati al suono lieto della banda commosse fino alle lagrime parecchi tra i tanti benefattori, che, dopo la conferenza dove avevano sentito parlare dell'opera salesiana, ne avevano subito dinanzi agli occhi una prova reale e commovente.

S. BENIGNO CANAVESE. - Il 2 febbraio, nell'antica chiesa abbaziale si festeggiò il nostro Santo Patrono. Ne disse il panegirico alla messa solenne il prof. D. Albino Carmagnola; e la sera, dopo i vespri, il rev.mo Prevosto Mons. Andrea Ciocchetti espose ai parrocchiani le ragioni speciali che essi avevano di far festa per la venerabilità di D. Bosco invitandoli al canto del Te Deum.

(Continua).

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

dal 10 aprile al 10 maggio

1) 10 aprile, Commemorazione dei 7 dolori di Maria Santissima ;

2) 12 aprile, Domenica delle Palme ; 3) 16 aprile, Giovedì Santo;

4) 19 aprile, Pasqua di Risurrezione;

5) 3 maggio, Invenzione della S. Croce;

6) 8 maggio, Apparizione di S. Michele Arcangelo.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche Chiesa) reciteranno S Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Nei giorni poi di quaresima (dal 10 al 15 aprile) visitando qualunque chiesa o pubblico oratorio e quindi pregando secondo la mente del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza di 10 anni e 10 quarantene; il 12 aprile (Domenica delle Palme) di 25 anni e 25 quarantene; il 17 e il 18 aprile (venerdì e sabato santo) e nell'ottava di Pasqua (2026 aprile) di 3o anni e 3o quarantene in ciascun giorno.

Torniamo a ricordare che tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori

1) sono applicabili alle anime sante del Purgatorio.

II) che pel loro acquisto è richiesta per tutti la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

Lettere di famiglia

DAL BRASILE

(Lettere dell'Ispettore D. Carlo Peretto). III. (I)

Una missione nello Stato di Minas. Da Caratinga fino a Cuyethé.

Lorena, 10 novembre 1907. REV.MO SIG. D. RUA,

Permetta che inviandole la terza parte della relazione sul viaggio apostolico nello Stato di Minas, aggiunga poche notizie su Caratinga.

La città di Caratinga è di origine contemporanea. Fu Giovanni Gaetano do Nascimento, padre al sig. Manuel do Nascimento, il primo che nel 1848 prese possesso di Caratinga, distrusse i boschi e formò la piazza attuale della chiesa parrocchiale. Nel 1861 già vi si notava un progresso soddisfacente; circa 6o indii provenienti da una località chiamata Batataes, formavano la popolazione del nuovo centro che fu detto Fiumicello dell'oro. Giovanni Gaetano era signore del luogo fino a Jacutinga, dove attualmente si trovano i figli.

La parrocchia fu iniziata, come mi disse lo stesso Manuel, il 1865 o l'anno seguente. La chiesa fu co strutta nel 1867 ; il primo matrimonio ivi celebrato fu quello dello stesso sig. Gaetano. I Parroci finora furono quattro: P. Massimiano da Cruz, P. Ildefonso, P. Fortunato de Souza Carvalho e l'attuale P. Modesto Vieira. Il nome vero della città è S. Giovanni Battista di Caratinga, in memoria del signor Giovanni Gaetano, che ne fu il fondatore. Pochi giorni prima del nostro arrivo, era morta in Caratinga, in età di 111 anni, la sposa di Giovanni Gaetano, che conservò fino all'ultimo respiro la sua piena lucidità di mente. Nove figli ne circondavano il letto e con essi un buon numero di nipoti. Dando a tutti quella veneranda matrona la sua estrema benedizione, ebbe il conforto di poter dire ai figli: « Vi ringrazio, miei cari!... Nessuno di voi mi ha dato neppur una volta il minimo dispiacere! » Solo l'amore e la pratica dei precetti di nostra S. Religione possono dare tali consolazioni ad una madre in vita e in morte! Infelici al contrario quelle madri che non educano i loro figliuoli nel santo timor di Dio!

Il giorno 30 luglio con vero cordoglio lasciammo Caratinga, dirigendoci verso S. Domingos, piccolo villaggio, dove pure fu consolante il frutto delle nostre fatiche. Fra le molte persone adulte che s'accostarono ai SS. Sacramenti, un buon numero di ragazzi ricevettero per la prima volta il Pane degli Angeli.

Il 31 dello stesso mese ci avviammo a Inhapim, dove fummo ricevuti con molto entusiasmo, al suono delle campane e sparo di mortaretti. Lo stesso sig. Parroco ci diede ospitalità e ci ricolmò di tante cure, che per merito suo la nostra missione ebbe un esito assai consolante.

Il 2 agosto ci recammo alla fazenda del sig. Jodo Barbona, dove pure si celebrò il S. Sacrificio, si predicò e confessò, e si amministrarono altri Sacramenti.

Il 3 agosto, poco dopo il mezzodì, si riprese il viaggio, ascendendo la serra del Baldo. Passato il fiumicello omonimo, eccoci al villaggio detto Imbé, dove con solenne manifestazione ci attendeva il signor Parroco D. Alberto. Il zelante sacerdote approfittando della nostra presenza volle celebrare con pompa speciale la festa di S. Anna, gloriosa patrona del luogo. Oltre la numerosa Comunione generale abbellì la festa una magnifica processione.

Di quello stesso giorno, verso le 3 e 1/2, ci recammo al podere di Aguas Claras, dove pure si lavorò predicando e amministrando i SS. Sacramenti.

Dal podere ci recammo al Bom Jesus, dove fummo generosamente accolti dal caritatevole sig. capitano João Moreira da Cruz e dalla sua buona consorte Firmina Maria da Conceição. La piccola missione qui pure ebbe un esito felice. Trovammo una famiglia di indii: la vecchia madre Maria Francisca e la figlia minore Joanna, sposata con un nero africano e sette figliuoli. Questa famiglia dicesi sia venuta dalla serra dei Bagres nel tempo della guerra del Paraguay quand'ancor non esisteva Caratinga. Lo sposo di Maria, Francisca chiamasi Lopes. Joanna dissemi che Francisca, sebbene fosse la più giovane, era già grandicella quando si trasferì al Bom Jesus, e che ciò avveniva nel tempo dei missionarii cappuccini, P. Benedetto, P. Gioacchino e P. Michele. Da ciò si calcola l'età di Maria Francisca da circa 14o a 15o anni. Joanna fu battezzata in Bagres dal Padre Floriano e la mamma in Bom Jesus da P. Michele che era Superiore della Missione. Questa famiglia è della razza Pury mista ai Coroados. Joanna ci diceva: « Quello era il tempo in cui le tigri facevano la ronda alla nostra casa e ci rubavano pecore e maiali. Dio ci difendeva e per questo la tigre non ci divorò ».

Nel timore che la buona Francisca venga presto a mancare senz'agio di ricevere gli ultimi Sacramenti, la invitai a confessarsi prima della nostra partenza e così fece. La figlia e il marito, che parlano discretamente il portoghese, s'erano accostati ai Sacramenti al mattino. Ci sorprese assai l'improvvisata della buona vecchierella che venne fino alla nostra residenza per restituirci la visita.

Il 7 partimmo per Bananal, dove trovammo generosa ospitalità presso il simpatico e caro vegliardo Francisco Pantaledo e la sua buona. consorte Marcolina Maria de Jesus, mentre tre della comitiva venivano accolti dal genero sig. João Paulino dos Reis e dalla signora Maria Francisca de Jesus.

Il giorno seguente si mosse alla volta di Jatahy.

Dopo circa sei ore di viaggio arrivammo colla pioggia, al porto, verso le cinque di sera, per attraversare il fiume Cuyethé. La barchetta trovavasi all'altra sponda ed il barcaiuolo, che abita tre chilometri distante, non potè udire le nostre grida. Si risolvette di tornare indietro una lega per riparare in una piccola casa. Nel bel mezzo della foresta ci colse un'oscurità tale con una pioggia così dirotta che non vedevamo nulli fuori del chiaror dei lampi. Udivasi intanto un rumore confuso prodotto dagli animali del bosco, e ben distinto l'urlo della tigre. Ah! che momenti!... Ad ogni pie' sospinto D. Migliarina, che ci precedeva, gridava: Spine a destra! Attenti! un ramo a sinistra! Un albero caduto da saltare! e intercalava i suoi avvisi con alcuni ahi! ahi! per le carezze poco delicate delle spine o pei colpi dati contro i rami. Finalmente, come Dio volle, verso le 8 di sera giungemmo a Barra de Urucum, nella casa sopra accennata.

Il padrone Pedro Antonio da Costa, avendo visto un'ora prima passare il nostro confratello Aps col compagno di viaggio e le quattro mule che portavano i nostri bauli, li fece fermare dicendo che era temerità l'internarsi nel bosco già di notte, mentre i Missionari a quell'ora dovevano trovarsi al di là del fiume, pensando avessimo trovato il barcaiuolo. Fu provvidenziale ! poichè, se ci avesero raggiunti in quel luogo, forse ci saremmo fermati in una casa abbandonata senza porte e finestre, che si trova presso il fiume, dove, ci fu assicurato, le tigri vanno a far visita tutte le notti. Descrivere la nostra gioia per quel felice incontro non è possibile ! Il buon uomo ci accolse contento, ma un po' mortificato ci disse:

- Ho la moglie ammalata e non ho proprio nulla di pronto da offrir loro pel pranzo; s'aggiustino quindi con tutta libertà, come se fossero in casa loro.

Dopo aver data la benedizione di Maria Ausiliatrice all'ammalata, domandammo se avevano un po' di farina di gran turco. Avutala, preparammo una buona polenta che fu smaltita con un appetito da cacciatori. Ciò fatto, si pensò subito a stendere le nostre reti e preparare i nostri letti nella stessa sala da pranzo. Sebbene la pioggia continuasse e da tutte le parti soffiasse il vento, nè vi fossero porte, pure nessuno ebbe a soffrirne. Il dì seguente, poichè la buona consorte stava meglio e si era levata, fummo dal padrone accompagnati e caritatevolmente aiutati ad attraversare il fiume Cuyethé, sicchè arrivammo felicemente, verso le 4 e 1/2 pom., a Jatahy, ove fummo cordialmente ospitati in casa del sig. Adolpho Kuens e dalla signora Rita sua moglie e dal cognato sig. Antonio Fernandes.

A Jatahy la missione durò più giorni, con risultato assai favorevole, essendovi stato un buon numero di confessioni, comunioni, battesimi e matrimoni. Qui incontrammo pure vari indii mezzo civilizzati che vennero anch'essi alla Missione, e cioè quella Maria Tamareca Perereca di cui le parlai nella prima parte della mia relazione, che si dice battezzata da P. Benedetto, cappuccino, nell'antica colonia dell'Itueto; e vari altri, due dei quali vennero uniti in matrimonio.

Dovendoci recare il 12 agosto in Travessão do Pega Bem, dovemmo passare a cavallo nuovamente il fiume Cuyethé. A tal fine alle 4 e 1/2 pom. eravamo alla casa del sig. Simão Rodriguez de Vasconcellos. La traversata del fiume, che per giungere a Jatahy ci era stata facile, non fu tale al ritorno avendo la pioggia ingrossate le acque. Con difficoltà le cavalcature raggiunsero il margine opposto, ed il mio asino, irrequieto d'uscirne, per provare come ben si meritasse il nome di Perigoso (cioè pericoloso) scelse il posto in vero più difficile, gettandosi con furia nell'ascesa d'un burrone dove cadde due volte. Dopo la seconda caduta, prevedendo che alla terza avrebbe potuto gettarmi nel fiume e cadermi sopra, trovai prudente il discendere, il che feci con facilità, non senza però cacciarmi nell'acqua fin oltre le ginocchia. Fortuna che la irrequieta bestia in quel momento non fece alcun scherzo!

Poco dopo sulla strada che percorrevamo verso il Travessão do Pega Bem, vedemmo per un buon tratto le recenti orme d'una gran tigre. In Pega Bem vivono ancora due famiglie di indii.

Il 13 agosto giungevamo al piccolo paesello chiamato Floresta (foresta), dove il sig. José Luiz Meirellis ci offerse la più cordiale ospitalità. Qui passammo i giorni 13, 14, 15 e parte del 16 agosto.

Floresta è situata sulla confluenza dell'Alvarenga con il Floresta. Il clima è più caldo che temperato. Le sue casuccie son distribuite ad angolo. Il suo aspetto è isolato e melanconico. La primitiva cappella è in rovina, ma la nuova è quasi terminata. Il panorama generale oggi è un vero contrasto col nome che porta: ma grande vi è l'indifferenza religiosa, per cui fu scarso il frutto della nostra missione.

Alla sera del 16 giungemmo finalmente a Cuyethé, ove fummo ricevuti nella casa del sig. Capitano Vicente Vasconcellos, giudice di pace. Essendo il dì natalizio del nostro Venerabile Fondatore D. Bosco, radunata quella buona gente nella cappella, presi a parlare di Lui e dell'opera sua, annunziando che la domenica seguente si sarebbe celebrata con tutta solennità la festa di Maria Ausiliatrice, la celeste Patrona delle Opere Salesiane. La divozione a Maria Ausiliatrice desta ovunque un entusiasmo salutare. in detta cappella lasciammo un'immagine di sì tenera Madre e Protettrice, come si fece in tutti gli altri luoghi dove si celebrò la S. Messa.

Dalla Floresta a Cuyethé si sale la giogaia del Cataque (nome che ricorda la tragica sparizione di un indio) e si arriva alla pianura (150 m. di alt.), quindi si sale la giogaia del Gado (da 31o a 32o di alt.) e percorrendo una vasta pianura si scorge uno stupendo panorama. Risorge quindi la roccia scoscesa e superba, e più in là, da O. a E. si scorge il profilo della giogaia di João Pinto, colle sue rupi e vette prolungate. Ben piccolo è il numero degli abitanti del villaggio aperto in mezzo alla foresta. Cinque o sei son le povere case abitate, altrettante quelle in rovina.

Ma qui è mio dovere accennare che il Capitano Vicente Vasconcellos, la sua consorte ed i virtuosi suoi genitori Claudina e Raymundo Vasconcellos, destarono in noi i più -vivi sentimenti di gratitudine pel modo compitissimo con cui ci trattarono.

Nel por termine a questa terza parte della relazione, permetta, Venerato Padre, che le baci la mano e la preghi a benedire con particolare affetto tutta questa Ispettoria di Maria SS. Ausiliatrice, specialmente l'ultimo dei suoi figli in G. G.

Sac. CARLO PERETTO.

IL NUOVO TEMPIO DI SANTA MARIA LIBERATRICE

IN ROMA

I lavori del nuovo tempio, che formerà l'Omaggio - ricordo della Famiglia Salesiana nel Giubileo Sacerdotale del S. Padre, proseguono con alacrità consolante.

Anche il tetto, fatta eccezione della parte aderente alla semplicissima ma splendida cella campanaria, la quale è vicina pur essa ad esser condotta a compimento, è finalmente compiuto.

Tuttavia è ancor molto quello che rimane da fare.

Le volte ad esempio, le finestre, le porte, le cancellate, il pavimento, l'intonaco dell'interno, e, per ora, almeno l'altar maggiore, sono lavori indispensabili.

Eppure il sig. D. Rua è sommamente ansioso di vedere, in omaggio al S. Padre, inaugurato il nuovo imponentissimo tempio entro l'anno corrente!

Non cessino i buoni Cooperatori di accorrergli generosamente in aiuto.

DALLE MISSIONI

Matto Grosso (Brasile)

Quattro mesi fra i Bororos-Coroados. (Lettere dell'Ispettore D. Antonio Malan).

II (1).

L'incontro coi Bororos del Rio S. Lourenço. - 2600 indii disposti alla civilizzazione.

Cuyabà, 8 gennaio 19o8.

VENERATISSIMO SIG. D. RUA,

FEDELE alla promessa fattale nell'ultima mia, vengo a darle quelle notizie che son certo le saranno carissime e che riempiono tuttora di emozione il mio cuore, cioè il nostro bramato incontro con i selvaggi delle dense foreste che si stendono presso le sorgenti del San Lorenzo.

Come avvenne l'incontro. - Presentazione degli inviati. - Interessante abboccamento.

Il 9 agosto, anniversario dell'Incoronazione di S. S. Papa Pio X, fu il primo giorno scelto dalla Divina Provvidenza per il sospirato incontro. Alla sommità del greto scosceso della sinistra sponda del Pogubo, che scorre ricco di un'enorme quantità di acque ed è il primo punto culminante del fiume S. Lorenzo, vedemmo, come Le dissi, apparire finalmente un bel gruppo di robusti bororos.

E vero, amatissimo Padre, che omai siamo abituati ad incontrarci con i figli delle foreste, tuttavia debbo dirle schiettamente, che indescrivibile fu l'impressione provata allo scorgere alla distanza di un mezzo chilometro dalle nostre tende quelle figure atletiche e rozze, dalla pelle color di rame tinta in rosso scuro con urucú, ignude, armate di archi e di frecce, e accompagnate da alcune donne cariche dei loro baquetés, che portano sospesi alla fronte con cordicelle fatte di corteccia d'albero e loro scendono sulle spalle.

Preceduti dai nostri inviati straordinari, che li avevano sufficientemente informati intorno lo scopo del reciproco incontro e sulle attuali nostre condizioni, discesero dal greto, ascesero un'altra prominenza alta circa quaranta o cinquanta metri e, camminando in fila l'un dopo l'altro, si accostarono per porgerci con una formalità, vorrei dire meravigliosa, i loro complimenti. Anche le donne si accostarono al medesimo scopo, ma certo esse vi furono costrette da un ordine dei cacichi, poichè tutte, tremanti, cercavano di nascondere il viso, rivelando tutta la loro vergogna ed il loro imbarazzo.

Il capitano Joaquim ci presentò ai cacichi della numerosa ambasceria, i quali a lor volta, uniti a noi, dirò così, dai vincoli della Divina Provvidenza, ci presentarono ai loro terribili compagni e fratelli di razza.

Terminata una tal cerimonia, posarono le armi e i loro baquetés; e con una rapidità meravigliosa corsero a tagliar foglie di oacuri, di palme, ecc. che trasportarono presso le nostre improvvisate capanne, per fabbricare accanto a queste le loro, innalzando ogni famiglia la sua.

Informati dai ciceroni che le nostre munizioni di bocca erano alla fine, ci offersero molte manate di frutti di cocco ed alcuni pesci, che, sebbene fritti al naturale, per la faine che avevamo e in quelle critiche circostanze ci parsero il più appetitoso manicaretto del mondo. Noi, in ricambio a tanta gentilezza, offriremo a ciascun di loro un pugno di farina di mandioca ed un pezzo di rapadura, e dal canto nostro ci sfamammo con grande contentezza ringraziando il Signore.

Ed era già discesa la notte. La luna pioveva tranquilla i suoi raggi d'argento su quelle foreste pittoresche, mentre noi andavamo pensando all'infinita bontà del Signore, che aiutavaci visibilmente a far piovere i primi raggi della luce del S. Vangelo su quelle infelici tribù selvagge ; quando, tutt'a un tratto, il capitano Joaquim si alza e comincia un lungo discorso sul risultato della sua ambasceria.

Disse che gli indii avevano abbandonato i loro villaggi per timore di qualche attacco da parte dei civilizzati o della truppa; che non be vevano più le acque del S. Lorenzo, tranne quelle delle sorgenti, perchè i loro baires (sacerdotiprofeti) avevano detto che erano state avvelenate dai bianchi; che contro questi, essi stavano preparando archi e frecce per servirsene non solo per propria difesa, ma anche per combattere e sostenere una lotta qualunque ; che volevano bene ai missionari perchè questi a lor volta ne volevano a loro (bororos taïdo magári padres, Padres taïdo magári bororos); in fine che per loro sicurezza e insieme per i proprii loro vantaggi, bramavano che noi aprissimo una Colonia in mezzo a loro.

Come il cacico ebbe finito, fui invitato io a prender la parola. Delegai, a questo fine, D. Balzola per esser egli più pratico della lingua.

D. Balzola li assicurò che noi stimavamo davvero i Bororos, ricordando le fatiche da noi intraprese pel loro bene; dichiarò che solo essi erano l'unico oggetto della nostra pacifica impresa di rigenerazione, ed aggiunse le ragioni per cui essi meritavano la nostra protezione. Quindi dimostrò come fosse falsa la profezia dei bari; come le acque del S. Lorenzo non fossero punto avvelenate; come il Governo non avesse alcuna sete di vendetta contro loro, ma volesse semplicemente punito l'autore dell'assassinio di Melchior, non già gli altri, per dare a tutti tuia grande lezione di morale civile; e, in fine, promise che noi avremmo parlato con l'Ecc.mo sig. Generoso Paes L. de S. Ponce, Governatore della provincia, per ricordargli le promesse da lui fatte in altri tempi ai Bororos.

Ad ogni frase che incontrava il loro gradimento quelle bronzee figure davano il consueto segno di approvazione, mandando dei forti soffi eloquenti, seguiti da forti hum! hum! hum! ovvero hu! hu! hu!

Erano già le dieci ed insistevano che l'oratore continuasse. Conveniva accontentarli. L'argomento si volse allora alla spiegazione del grande atto che avremmo compiuto all'indomani, cioè la celebrazione della S. Messa, durante la quale il il re di tutti i popoli, compresi i selvaggi, sarebbe stato immolato sull'altare della Redenzione. E mentre l'oratore continuava ascoltatissimo il suo dire a seconda dei pensieri che gli sembravano più opportuni, i nostri due cacichi venivano dando quelle spiegazioni che loro erano chieste nei punti più difficili. Così passò un'altra ora, e la voce di D. Balzola si faceva meno forte e quasi roca. Allora presi anch'io la parola, facendo in forma dialogica, insieme con D. Balzola, la descrizione dell'ultimo mio viaggio in Europa in compagnia del giovane Miguel, le allusioni al quale facevano inorgoglire il vecchio padre, fiero del riguardo avuto per il figlio.

Breve riposo. - Celebrazione del S. Sacrificio. - Una refezione in comune. - Distribuzione dei regali. - 10 villaggi, 52 cacichi e 26oo indii disposti alla civilizzazione.

Verso mezzanotte credemmo bene di ritirarci; cosicchè lasciando che i Bororos passassero il resto della notte in mezzo alle loro feste, ci gettammo in braccio a Morfeo, soddisfatti del come era andata ogni cosa.

Allo spuntar dell'aurora, festa del Santo Titolare del fiume presso le cui acque eravamo felicemente accampati, preparammo il nostro piccolo altare ai piedi di una croce che avevamo lasciato inalberata su un piccolo piedestallo formato con pietre; e, in azione di grazie, offrimmo il S. Sacrifizio in onore del martire S. Lorenzo, al quale assistettero i selvaggi con un'attenzione sorprendente.

Dopo messa, in compagnia di tutti quei carissimi indii banchettammo con un'eccellente jacuba. Quindi, cogliendo l'occasione di averli tutti raccolti, compimmo la distribuzione degli oggetti che avevamo portato con noi per far doni a ciascuno di loro, cioè coltelli, forbici, ami da pesca, specchi, ecc. ecc. A ciascun cacico demmo mezza coperta od uno scialle, a ciascuna donna tre metri di stoffa, a tutti gli altri un fazzoletto. Terminata la distribuzione, si vide spuntare il più lieto sorriso su tutti i volti. Povera gente! forse mai, come allora, si erano creduti così ricchi!... Davvero, invece di esserne indegni, essi meritano sotto ogni punto di vista l'attenzione e l'appoggio dei civilizzati, particolarmente di quelli che furono favoriti dal Signore di beni di fortuna. Che la luce della religione e della civiltà penetri fra loro e si vedranno apparire - come dissi altra volta - nuovi ferventi cristiani in seno della Chiesa, e laboriosi ed utili cittadini in mezzo alla società civile.

Gran sorte fu la nostra d'incontrare un cacico principale, che ha sotto la sua dipendenza 52 cacichi subalterni, i quali sono altrettanti capitani di villaggi o di borgate. Ognuno di questi ha in media una cinquantina di dipendenti, di maniera che si può calcolare che siano circa 26oo gl'indii alla dipendenza dell'accennato cacico, risiedenti in una superficìe di circa trenta o quaranta leghe.

I nomi dei villaggi da essi abitati sono i seguenti:

Pouchereu (sul fiume S. Giovanni, affluente del S. Lorenzo con 4 cacichi).

Noiddori (con 3 cacichi).

Jardori (con 5 cacichi).

Cogueau Vari (con 10 cacichi).

Tadarimanna-Pari (con 5 cacichi).

Pobori (presso la Gran Cascata, o Cachoeira Grande, con 3 cacichi ed 1 baire).

Jorigui-Pari (con alcuni indii appena).

Hejari (presso lo scanno del Plata; la località ove noi nel 1897 innalzammo una croce di legno e a cui demmo il nome di S. Francesco di Sales; con 10 cacichi e 2 baires).

Colonia e Teresa Cristina » (la nostra antica colonia).

Aiygieri (che è il punto più distante, verso il Tadarimanna, con 10 cacichi).

Tutti questi villaggi o aldeamentos si trovano sulle sponde del S. Lorenzo o dei suoi affluenti che per gli indii hanno tutti lo stesso nome.

Congratulazioni entusiastiche. - Per la quarta Colonia. - Occorrono 12 nuovi missionari.

Essendomi dato premura di far avere in seguito a mezzo del telegrafo la notizia di così felice escursione alle principali autorità dello Stato e della Confederazione, conoscendo la viva simpatia che nutrono e l'interesse che hanno per questa nostra Missione, n'ebbi le più gentili ed affettuose risposte. Permetta che gliene trascriva alcune.

Petropolis. - Felicitando Missioni Salesiane, loro apostolato e novelle conquiste, invio benedizione. - Nunzio Apostolico.

Cuyabá. - Ringrazio comunicazione disegno nuova Colonia indigeni; felicito con gioia ben riuscita esplorazione interno tribù Bororos Coroados, ottiene accoglienze; auguro felicissimo risultato grandiosa impresa evangelizzazione tanto vantaggiosa allo Stato. - Generoso Ponce (Presidente dello Stato di Matto Grosso).

Rio de Janeiro. - Riconoscente fatiche spese a gloria del Matto Grosso e del Cristianesimo. - Joaquim Murtinho (Senatore della Confederazione).

Rio de Janeiro. - Riconoscente notizia felice esplorazione interno Bororos Coroados, applaudo idea nuova fondazione colonia indigena fra villaggi popolosi e tanti cacichi desiderosi civilizzazione. Congratulazioni sincere. - Ignazio Fosta (Deputato della Confederazione).

Cuyabá. - Riconoscente sua comunicazione, rallegromi nuovo trionfo in pro dell'umanità e dei nostri aborigeni. Sincere felicitazioni. - Pietro Celestino (Vice-Presidente dello Stato di Matto Grosso).

Goyaz. - Lieto felice scoperta villaggi Bororos, comunicai notizia Presidente. - Elesbão (Deputato dello Stato di Goyaz),

Cuyabá. - Grato partecipazione, rallegromi buon esito esplorazione. Saluti. - Enrico Vieira (Deputato dello Stato di Matto Grosso e Direttore Generale degli indii).

Queste cordiali ed unisone espansioni delle principali autorità per noi sono argomento di grandi consolazioni, poichè sono un pegno del loro appoggio morale e dei soccorsi che nella loro generosità ci potranno far pervenire, dei quali abbiamo il bisogno più urgente per poter stabilire e fondare la nuova Colonia e far prosperare ognor più la grand'opera dell'evangelizzazione di queste tribù, a noi confidate dalla Divina Provvidenza.

Eccole in breve, veneratissimo Padre, il racconto dell'ultima nostra escursione in mezzo a gente la più parte feroce, ma che, grazie la mediazione dei loro fratelli residenti nelle Colonie già fiorenti, ci riconosce come suoi veri e sinceri amici e ci ha in somma stima, condizioni indispensabili per poter lavorare così per la loro evangelizzazione come per la loro civilizzazione.

Queste belle circostanze, e sì buone disposizioni da parte dei selvaggi cominciando dai capi, la splendida topografia di quei luoghi incantevoli, di cui non si può desiderare nulla di meglio sia per fertilità che per posizione, la viva brama dei nostri valorosi missionari di obbedire al comando del Divino Maestro: Ite et docete « andate ed ammaestrate tutte le genti » - tante e così belle circostanze mi hanno indotto a promettere la fondazione di una quarta colonia presso le sorgenti del S. Lorenzo, al più presto possibile.

I mezzi di trasporto per ora saranno molto più difficili che quelli per le altre colonie, ma non importa; noi ci sentiamo appoggiati ed incoraggiati tanto dal nobile Governo Federale quanto dal Provinciale, come anche dai nostri insigni benefattori, che se ci hanno sempre soccorsi colle loro generose contribuzioni, ci soccorreranno senza dubbio ancor più generosamente in avvenire.

Passando ora ad una necessità di un altr'ordine, debbo dichiarare che noi abbiamo bisogno di una dozzina di nuovi missionari pronti al sacrifizio e pieni di entusiasmo per le accennate parole divine: Andate ed ammaestrate tutte le genti! E l'essere aiutati in questo dipende da Lei, Venerato Superiore; per cui vengo fin d'ora a pregarla di venirci in aiuto, a nome e per amore di tante migliaia di poveri selvaggi immersi nelle tenebre della barbarie e dell'idolatria, ma che si presentano desiderosi di una sorte migliore, che nè la Religione, nè la Patria possono loro rifiutare.

In una prossima relazione, Le darò conto dello stato delle nostre Colonie del S. Cuore, dell'Immacolata e di S. Giuseppe; alle quali spero di volgere i passi entro il corrente gennaio.

Chiudo, veneratissimo ed amatissimo Padre questo mio breve ragguaglio, chiedendole la S. Benedizione e supplicandola a raccomandarmi alle preghiere ed alla carità dei nostri carissimi cooperatori e cooperatrici. Benedica poi in modo speciale il

Suo dev.mo figlio in G. C.

D. ANTONIO MALAN.

Un' altra cara notizia.

SUL finir di febbraio u. s. giunse al rev.mo sig. D. Rua un telegramma battuto dalla stazione telegrafica di General Carneiro , col quale D. Malan gli annunziava la celebrazione dei primi matrimoni cristiani fra i Bororos.

Cogliamo quest'occasione per raccomandare vivamente alle preghiere dei lettori le nostre Missioni del Matto Grosso in generale, e quei Missionari in particolare, specialmente il loro Superiore D. Antonio Malan, così zelante per l'evangelizzazione e civilizzazione di quei poveri selvaggi. D. Malan è in età ancor robusta, poichè non conta che poco più di 45 anni, essendo nato a S. Pietro, provincia di Cuneo, il 16 dicembre 1862. Il Signore gli conceda lunga e prospera vita, a benefizio della numerosa ed infelice tribù dei Bororos-Coroados.

Dalla Colonia del S. Cuore

Durante l'escursione annuale degli Indii. (Lettera del Sac. Antonio Colbacchini).

Colonia del S. Cuore di Gesù (Matto Grosso), 22 novembre 1997.

REV.MO SIG. D. RUA,

ELLA avrà certo carissima qualche notizia di questa lontana Missione, di questi suoi figli e di questi poveri selvaggi . Ringraziando il Cuore SS. di Gesù che ci benedice, tutto progredisce bene.

La visita di D. Malan. - Gl'indii in vacanza. - I ragazzi son lasciati alla Missione. - Il sistema con cui vengono educati.

Nel luglio u. s. avemmo la visita del nostro Ispettore Don Malan, il quale senza dubbio le avrà scritto le impressioni ricevute in questa terra dei selvaggi. Tutti gli Indii, le indie ed i ragazzi ebbero da lui alcuni doni e ne furono molto contenti. Anche D. Malan partì assai soddisfatto, lasciando in tutti il più grato ricordo della sua visita e la speranza di un prossimo ritorno.

Poco dopo la sua partenza, quasi tutti gli Indii, seguendo l'usanza degli anni precedenti, si sbandarono chi da una parte, chi da un'altra, per le loro ferie annuali, dirò così, in cerca di caccia e di pesca abbondante. Non restarono che due o tre famiglie alla Colonia, e, contro ogni speranza, tutti i ragazzi. Temevamo che i genitori, come già gli altri anni, li obbligassero anche quest'anno a seguirli o li conducessero via per forza, con vivo dolore dei buoni e cari ragazzi; ma qualcosa di più si è ottenuto anche dai genitori, giacchè non fecero nessuna difficoltà perchè i loro figli rimanessero con noi. Immagini, amatissimo Padre, il nostro contento.

Senonchè a tanta gioia doveva andare unito un vivo dispiacere ; e il dispiacere ci venne dalla scomparsa di Giulio, un caro ragazzino di ottima indole, intelligente, già ammesso alla prima comunione e che frequentava settimanalmente i Santi Sacramenti dandoci le più liete speranze. Lo cercammo a lungo nell'aldea, ma inutilmente; ci dissero che la madre a forza lo aveva condotto con sè alla foresta; e forse il poverino per non darci maggior disgusto, e, per non soffrir egli stesso maggiormente, l'aveva seguita di nascosto.

Se ne partirono dunque gli indii, e noi rimanemmo con 18 dei ragazzi più grandicelli che formano la nostra speranza e il nostro conforto, perchè speriamo proprio che la semente gettata a costo di tanti sacrifici in questo campo, abbia almeno da dar frutto copioso in loro e ne' loro discendenti. Il selvaggio adulto, fiero ed indomito, scuote il giogo di qualunque legge che contraddice i suoi costumi e le sue diaboliche superstizioni; e finora bisogna dire che solo una grazia straordinaria lo potrà ridurre. Per ora dobbiamo contentarci di ben poca cosa; esigiamo che osservino alcune poche e semplici regole disciplinari che dobbiamo assolutamente pretendere per il buon ordine della Colonia, e che ci lascino piena libertà di educare convenientemente i loro figli. Forse coll'andar degli anni, anche gli adulti si ridurranno a sentimenti più umani e finiranno per disprezzare ed abborrire il loro diabolico feticismo; ma il futuro sta nelle mani di Dio.

Rimanemmo dunque in casa, come sempre, con questi poveri figliuoli, decisi, avendo da attendere solo a loro, di curare in questo tempo con maggior impegno la loro educazione.

Essi corrispondono bene alle nostre cure, si conformano ai nostri desideri, e sebbene a quando a quando taluno ci dimostri che è sempre sangue selvaggio quello che scorre nelle loro vene, pure dobbiamo dire che tutti hanno una gran dose di buona volontà e procurano di esser buoni ed obbedienti. Ci rispettano infatti e ci amano, e si uniformano assai bene al regolamento che abbiamo loro imposto, regolamento facile e leggero, ma che non toglie di essere per loro un po' pesante... Ma tutto questo sapesse quanto costa!... quanta pazienza! quanti sacrifici.

È bello e fa piacere il vederli in ordine ed in silenzio, obbedire al suono della campana che li chiama alla preghiera o al lavoro, e talvolta, nello stesso bollor del giuoco, vederli cessar di botto i loro trastulli e correre con aria ilare e disinvolta ad ascoltare la voce del missionario che li chiama. Ma non è la forza, non la violenza, non il tintore che li riduce così, amatissimo Padre ; a tutto questo sono ribelli. Chi li vince è la carità di Don Bosco.

Il sistema, che questo buon Padre ci insegnò, è l'unico mezzo col quale possiamo ottenere questi frutti consolanti. Anche i poveri figli della foresta vogliono essere amati, compatiti, perdonati, e solo con questo trattamento si piegano ai nostri desideri. Un castigo, un rimprovero, dato in modo un po' umiliante, è sufficiente per farci perdere il frutto dei sudori e dei sacrifici di più giorni ed anche di mesi. Son selvaggi e barbari ancora, ma hanno in petto un cuore delicato; ed una semplice parola, un solo sguardo è più che sufficiente per far loro comprendere che non fanno bene; il loro amor proprio, il loro carattere ardente, la loro natura selvaggia non sopporta un castigo, un rimprovero, senza ribellarsi. Pazienza, carità, belle maniere: ecco il metodo da usare, se si vuole conquistare queste povere anime per strapparle dagli artigli di Satana e darle in braccio a Gesù Cristo.

Il piccolo « Giulio » ammalato ! - Una corsa al Rio das Garças. - Una scena selvaggia. - La commozione del piccolo inferno.

Era già quasi un mese che gli indii eran partiti per la caccia, quando vedemmo spuntare dall'alto della collina che sorge dietro la Colonia un indio accompagnato dalla famiglia. Subito gli andai incontro per aver notizie dei suoi compagni e seppi che tutti si erano riuniti sulle spiagge del Rio das Garças, ove avevano incontrato molta caccia e molta pesca. Gli chiesi quanto si sarebbero ancora indugiati, e mi rispose: Ancora una luna! cioè un mese. Gli chiesi pure se stessero tutti bene, ed egli: - Sì, tutti, tranne un ragazzino!

- Chi è? gli dissi io; e che cos'ha?... È già grandicello?...

- E già grandicello, mi rispose; prima di andare alla caccia stava in casa tua.

- Oh! come si chiama?

- Non so.

- Giulio forse?...

- Sì, Giulio.

Rimasi triste a tale notizia e subito pensai « Madre disgraziata! Tutti i fanciulli che sono rimasti con noi, sono contenti, allegri e sani, e quel poverino è ammalato in mezzo alla foresta, per colpa di sua madre, forse senza conforto e senza alcun rimedio, in balìa delle diaboliche superstizioni di qualche baire ».

Fu tanta la pena che ne provai, che decisi di andarlo a visitare. Ma chi sa quanto sarà lontano? ... E il cammino sarà praticabile?

Richiamai l'indio che mi aveva dato la triste notizia e seppi che il povero Giulio era molto lontano; che essi partendo al levar del sole arrivavano là quando il sole volge al tramonto ; io però avrei potuto andarvi a cavallo. Detto fatto.

Il mattino seguente, in compagnia dell'indio e del caro Miguel, che Ella, signor D. Rua, ha conosciuto in Italia, sellati i cavalli, mi misi in viaggio, che fu ricco delle solite peripezie comuni a tutti i viaggi per la foresta. Andammo quasi sempre tagliando in linea retta a sud sud-est, dalla Colonia. Incontrammo vari fiumicelli, uno dei quali ci diede un po' da fare pel guado. A mezzodì non eravamo ancor arrivati; ma salito su di una piccola altura, vidi tra gli alberi luccicare poco lungi le limpide acque del Rio das Garças. Difatti dopo un quarto d'ora di cammino nel più fitto del bosco, l'indio che andava avanti si fermò e, puntando il dito di fronte, mi disse: E là.

Nel centro della foresta, le capanne sorgevano quasi in circolo, ben acconciate, all'ombra di altissimi alberi che davano a tutto l'insieme un aspetto triste, cupo e misterioso, come il fiero selvaggio nel cui regno mi trovava. Vicino alla sua capanna, ritto innanzi ad un grande fuoco, con un pezzo di carne sanguinolente in mano, stava il baire, il temuto sacerdote, l'interprete della volontà di Marebba e Bope, gridando a Marebba con quanto fiato avea in gola perchè cacciasse Bope dalla carne dell'animale che i selvaggi avevano ammazzato e di cui si sarebbero cibati. Quando mi vide, sospese la cerimonia, pose il pezzo di carne sopra una foglia di palma con altri pezzi e mi venne incontro allegramente, dandomi la mano tutta sporca di sangue e salutandomi col miglior garbo nel suo modo selvaggio.

Anch'io lo salutai chiedendogli come stava, soggiungendo che era venuto a veder lui e tutti gli altri per saper se stavan bene e portare un saluto al piccolo Giulio, che mi avevano detto esser molto ammalato. Lo stregone accompagnò colle solite esclamazioni le mie parole, si mostrò oltremodo contento e soddisfatto, e m'invitò a seguirlo alla capanna dell'ammalato.

Nell'improvvisato aldeamento non vi erano rimasti che due o tre indii ; tutti gli altri si trovavano a caccia. Ma le donne vi eran tutte e se ne stavano con una certa commendevole modestia fuori delle loro capanne, aspettando esse pure un saluto.

Il piccolo Giulio, informato del mio arrivo, non appena udì la mia voce, si mise a piangere dirottamente... Entrai nell'umile capanna e lo vidi magro, pallido, sdraiato per terra sopra una misera stuoia. Il poverino piangeva e mi guardava con vivo affetto. Procurai di calmarlo, gli dissi che ero venuto per vederlo, gli ricordai che era battezzato, pensasse quindi qualche volta al Signore ed alla Madonna e recitasse con divozione il Pater noster e l'Ave Maria al mattino e alla sera e spesso anche tra giorno ; quindi gli diedi una medaglia di Maria Ausiliatrice. Egli la baciò e se la mise subito al collo. Fattagli poi vestire una camicia nuova, poichè quella che aveva era ridotta a pochi brandelli, gli feci prendere un po' di caffè che avevo portato. Come rimase contento! Dissi allora al baire e ai due cacichi presenti che mi recassero alla Colonia il piccolo malato, chè, in casa, avrei potuto somministrargli opportune medicine che in breve l'avrebbero guarito. Me lo promisero. Chiesi anche quanto tempo si sarebbero ancor fermati ed il baire mi fe' capire che lì c'erano molte ante, molti porci e molto pesce. Compresi dove voleva parare, ed insistei perchè tornassero presto. Feci ripetere la stessa raccomandazione dal caro Miguel, e mi promisero che fra tre settimane sarebbero ritornati.

Contento della visita fatta, della promessa ricevuta, di aver trovati gli indii sempre ben disposti cori noi, e soprattutto di aver visto, confortato e confessato il piccolo Giulio, salutato da quei poveri selvaggi, rimontai a cavallo e mi cacciai nuovamente nel bosco per far ritorno alla Colonia. Appena partito, sentii subito spandersi di nuovo per la selva l'eco delle grida del baire che riprendeva i suoi scongiuri.

Ritorno dei selvaggi. - « Giulio » non torna! - Una morsicatura velenosa. - Guarigione provvidenziale.

Come mi avevan promesso, aspettavo che mi portassero il povero ragazzino ammalato, ma passarono otto, dieci, e quindici giorni senza veder nessuno. Finalmente i nostri cari ragazzi una sera, verso il tramonto, si misero a mandar grida di gioia ; avevano scorto degli indii sull'alto della collina. Eran due famiglie che ritornavano alla Colonia. Chiesi subito informazioni del povero Giulio e mi risposero che stava ancor male, molto male, che essi avrebbero voluto portarlo con sè ma la madre non l'aveva permesso dicendo che sarebbe presto guarito egualmente e con essa avrebbe fatto ritorno alla Colonia.

Temo che uno spirito satanico dia vita a quell'india, poichè abborrisce noi, le nostre cose ed in particolare ogni cosa di religione; e come con forza costrinse il figlio a seguirla, venuto questi ammalato, preferisce vederlo soffrire e morire, piuttosto che permettere che sia ricondotto in casa nostra. Infatti tutti gli altri han già fatto ritorno, eccetto il piccolo malato, la madre e un'altra famiglia imparentata con loro, la quale, dicono, è rimasta attendendo che il poveretto guarisca. Dio lo voglia; noi lo preghiamo di cuore.

Tutti gli altri, appena tornati, chiesero subito gli strumenti per lavorare e seminar gran turco e mandioca e continuano a lavorare volentieri sotto la nostra direzione, contenti di potersi cibare di un bel piatto di mandioca cotta, riso, fagiuoli e di un pezzetto di carne che divorano in un istante. Certo fa piacere il veder quelle faccie, abitualmente oscure, divenir serene ed allegre; in certi istanti l'indomita fierezza sparisce e compare la loro buona volontà e fa pur capolino lino il buon cuore.

Un sabbato a notte, fecero tutti un grande bacururú per ottenere dallo Spirito buono una caccia copiosa il giorno seguente. Difatti la domenica mattina, mentre i loro figli stavan assistendo alla S. Messa, essi se ne andarono a caccia, quand'ecco, verso le due pomeridiane, si odono nell'aldea le grida e i pianti che fanno le indie allorché succede qualche disgrazia. Esco in fretta per veder che c'era, e vedo un indio che vien di corsa a chiamarmi perchè un orribile serpente velenoso aveva morsicato un adulto che stava per morire. Corsi alla capanna dell'indio infelice, padre ad uno dei ragazzi che dimorano in casa con noi. Il poverino era sdraiato per terra, livido, cogli occhi stralunati, metteva sangue dalla bocca ed aveva il piede e la gamba fino al ginocchio estremamenti gonfi per la morsicatura. La moglie ed altre quattro o cinque indie, sue parenti, erano sopra lui gridando, piangendo, strappandosi i capelli e tagliuzzandosi tutto il corpo con largo spargimento di sangue. Inorridii alla vista di quella scena selvaggia! Feci allontanare le donne, e mi accorsi che la cosa era grave; i mezzi umani davano ben poca speranza, l'indio era stato morsicato circa 3 ore prima nella foresta. Lo raccomandammo a Maria SS. e a San Giuseppe e, abbandonandoci al loro aiuto, gli facemmo una piccola incisione nel luogo della morsicatura perchè n'uscisse maggior copia di sangue e gli praticammo iniezioni di permanganato di potassa. Il meschino stava estrema= mente prostrato e continuava a perder sangue dalla bocca e già la respirazione si faceva intermittente. Che fare? Gli prestammo ancora altre cure e lo lasciammo sotto la protezione della Madonna e di S. Giuseppe. Creda che pregai e feci pregar molto, rev.mo sig. D. Rua, perchè ci premeva troppo che il povero selvaggio guarisse per far tutti persuasi che i nostri rimedi sono più efficaci che le superstiziose cure del loro baire; tanto più che tutti dicevano che il baire non aveva nessun potere sopra il veleno del serpente che l'aveva morsicato. Il povero indio continuò a star male ed a metter sangue dalla bocca tutta la notte, ma la mattina lo trovai più sollevato e il miglioramento continuò fino a sera; quindi, grazie a Dio, si riebbe completamente, ed ora, contento e allegro, egli va a lavorare cogli altri.

Queste poche notizie se dimostrano ancor una volta come il Signore benedica questa sua Colonia, son pure una nuova prova che il demonio lavora tenacemente per conservare il suo impero in mezzo a queste foreste.

Raccontando quindi alla carità delle sue preghiere e a quelle dei buoni cooperatori questa promettente missione e Le bacio con affetto le mani pregandola a benedirci.

Di Lei, amatissimo Padre, dev.mo ed obb.mo figlio in Corde Jesu Sac. ANTONIO COLBACCHINI.

Jsola Dawson

Dall'ottimo Crociato di Udine, giornale cattolico del Friuli, del 19 febbraio u. s. riportiamo questa corrispondenza d'oltremare circa l'opera dei nostri nell'Isola Dawson, ringraziando cordialmente il gentile estensore dell'articolo e la Redazione.

L' Isola Dawson.

Una grand'opera dei figli di D. Bosco.

Dallo Stretto di Magellano,

12 gennaio 1908.

COMPio la promessa di scrivervi dalla missione salesiana di S. Raffaele nell'isola Dawson. È un'isola che si stende da N. a S., ostruendo quasi lo stretto di Magellano tra la Terra del Fuoco che la costeggia a levante, e le ultime giogaie patagoniche, che sorgono nevose a ponente.

Sbarcato sulla punta Nord dell'isola la mattina del 6 corr. gennaio in compagnia dello stesso mons. Fagnano, prefetto apostolico, visitammo la missione del « Buon Pastore », fondatavi nel 1898, come succursale della missione di S. Raffaele. La mattinata splendida, rara avis in questi luoghi piovosi e battuti dal vento, mi permise una corsa in riva alle prossime lagune fino alla vetta dei colli circostanti, da cui si abbracciano all'intorno panorami di una grandiosità e magnificenza che non è facile descrivere.

Qui vaste praterie seminate di boschetti che si specchiano nelle chiare acque delle lagune, più in là l'impenetrabile vergine foresta che ricopre le valli, si arrampica su pei monti, scende fino a lambire quasi le onde degli ampi canali, e sull'orizzonte, oltre questo, le terre brune ed irregolari della Terra del Fuoco e del Continente, che laggiù lontano verso il Sud ergono al cielo una vera barricata di giogaie altissime, vestite di nevi e di ghiaccio, quasi a sfidare i venti tempestosi che soffiano dal mare antartico.

Ma più di questi superbi spettacoli della natura mi interessava il trovarmi al contatto dei selvaggi che da oltre diciotto anni sono pei figli di D. Bosco fonte inesauribile di gioie e di dolori, di lotte e di trionfi, di sofferenze e di glorie immortali.

Eccoli infatti aggirarsi colà fra gli sterpi intorno ad una specie di toldo, che essi stessi hanno costruito con pali confitti nel suolo e mal coperti di frasche e di pelli. Ci appressiamo, accolti dall'abbaiare ringhioso dei cani, che vigilano, custodi inseparabili dell'indio. Colui che ci viene incontro, borbottando un saluto in lingua spagnuola, è « Brazito », che da parecchi anni si trova alla Missione. La sua statura come quella degli altri fueghini è più che regolare, le membra tarchiate, il colore bianco-scuro, i capelli lunghi, neri, viscidi, l'occhio quasi nero ; i pochi peli sparsi sul mento richiamano il rari nantes virgiliano.

Accompagnati da lui ci affacciamo alla porta della capanna, o, per meglio dire, al buco d'ingresso. Nel centro arde un fuoco intorno a cui si abbrustoliscono vari molluschi, di cui sono ghiottissimi. Daccanto, sul duro suolo, raggomitolata e ravvolta in pelli di guanaco e di volpe è la « Caudelaria », la moglie di « Brazito ». Al nostro saluto risponde con una specie di miagolìo lento e faticoso: Estar mucho enferma (essere molto ammalata). Eppure, anche in quello stato, preferiscono quella tana alle comode casette di legno costruite per loro ad alcuni passi.

Frattanto si sono avvicinati altri indii ed è per me una intensa soddisfazione il poter rivolgere qualche domanda ed il cogliere a volo il pensiero nelle loro, parole di risposta sconnesse e pronunciate sguaiatamente.

Al mezzodì c'incamminiamo a cavallo per la Missione di S. Raffaele, che dista un venticinque chilometri. Un gruppo d'indii è partito prima di noi in canoa: abbiamo assistito al loro imbarco dall'alto di un colle e ci commosse il vederli fare un gran segno di croce prima di metter mano ai remi.

Noi si deve cavalcare quasi sempre in riva al mare, unico sentiero aperto tra le onde e la fittissima boscaglia che scende fino alla spiaggia. Dove questa è irta di scogli, si è dovuto aprir colla scure nel bosco un passagio per cui il cavallo procede passo passo, sprofondandosi nel suolo fangoso, mentre, di sopra, i rami degli alberi vengono a fregarvi sgarbatamente la faccia.

Di sera siamo alla Missione di S. Raffaele. Ecco il campanile che sorge snello dal gruppo degli edifizi; ecco la chiesa; alla sua diritta il collegio dei Salesiani, sormontato dall'osservatorio, alla sinistra quello delle Suore di Maria Ausiliatrice e l'ospedale col laboratorio delle indie. Ecco disposte in bell'ordine intorno al piazzale e sparse su pel pendio le casette destinate agli indii. In mezzo alla piazza sorge, regina, una gran croce di legno e ad essa daccanto un'antenna altissima su cui sventola la bandiera nei giorni di festa.

Orbene: diciotto anni or sono qui dominava la natura in tutta la sua orridezza selvaggia. Qui era la foresta battuta dai venti, le cui piante mai s'era impressa orma d'uomo civile: quella spiaggia dove ora avanzano due moli ampi e ben costrutti era dominio indisturbato di numerosi stormi d'anitre selvatiche e di lupi marini: le navi baleniere passavano lontano laggiù sul canale, guardando con diffidenza a queste spiaggie da cui poteva uscire ad ogni passo fischiando, portatrice di morte, la freccia dell'indio.

Ed oggi, quale cambiamento! Ma per raggiungerlo, quante fatiche, quanti sudori, quante lotte, dal 4 di febbraio del 1889 in cui Mons. Fagnano, l'eroe di questa impresa, vi approdò colla prima spedizione, in poi!

Non furono però sterili quei sudori. I selvaggi vi accorsero ben presto come in luogo di rifugio. Venivano in frotte gli Onas dalla Terra del Fuoco, fuggendo le palle dei bianchi che giunsero perfino a pagare una sterlina ogni testa d'indio : vi accorsero sulle loro canoe gli Alacalufes, preferendo alla vita perigliosa dei canali la compagnia dei Padres buenos e le cure materne delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Un soffio di religione passò su quelle anime truci, mitigandone le passioni selvagge: l'abito del lavoro vinceva, sia pure faticosamente, quelle loro abitudini d'ignavia e di spensieratezza indolente: i bambini e le bambine, frequentando la scuola, bevettero a lunghi sorsi le verità religiose ed i primi rudimenti del sapere; perfino si potè organizzare tra di essi una banda di musica che dall'alto del piazzale spandeva ai dì di festa le note allegre tra le varie centinaia di selvaggi e che, trasportata a Puntarenas per desiderio espresso del Governatore, maravigliò quanti l'udirono.

L'ideale di Mons. Fagnano concepito con tanta arditezza e recato alla pratica coll'eroica cooperazione dei suoi confratelli era quasi raggiunto; la razza foeghina, almeno nella vita spirituale, era in salvo.

Ahimè! non fu così nella vita del corpo! Le persecuzioni violente sofferte nel loro paese colle inevitabili conseguenze di dolore, di spavento, di rabbia; più ancora l'abito di vizi nefandi appresi alla scuola dei bianchi; finalmente il passaggio un po' brusco dalla vita nomade e selvaggia alle consuetudini della vita civile ne fiaccarono la fibra e li predisposero alla tubercolosi che seminò in mezzo ad essi la. morte.

Chi visita il cimitero là in alto su di un poggio e pensa agli ottocento indii dormenti sotto quelle croci, si sente pervadere da un'onda di tristezza e di pietà indicibili; ma chi ha udito parlare delle loro morti veramente cristiane, varie di esse accompagnate perfino da circostanze e da apparizioni prodigiose, benedice in cuor suo i disegni della Provvidenza che, per mezzo dei figli dì D. Bosco, fece brillare gli splendori della, Fede su questa povera razza in agonia.

Erano i pensieri che mi si affollavano nell'anima quando il mezzodì del giorno 11, sul ponte del vaporino che doveva ricondurmi a Puntarenas. salutava prima, colla voce e poi con segui e collo sguardo i carissimi Salesiani e gli indii Superstiti che gremivano il molo   P. R.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale

Invocare l'abbondanza delle divine benedizioni su quelli che imploreranno l'aiuto Potente della benedetta Madre di tutti i cristiani nel soavissimo mese a Lei consacrato.

Nuove Chiese e Cappelle.

Jaboatão (Pernambuco-Brasile). - La fabbrica del nuovo tempio che si sta costruendo in Jaboatão in onore di Maria Ausiliatrice procede alacremente. Ne fu posta la prima pietra, come a suo tempo annunziammo, il 22 marzo 1905. L'edifizio sorge sopra una pietra colossale che ne forma come il piedestallo: detta pietra infatti è lunga 36 metri, larga 22, e spessa da 7 ad 11 metri. Il nuovo santuario, di stile bizantino, misura m. 31 di lunghezza e 15 in larghezza: la facciata sarà alta 20 metri. Sotto l'enorme granito di base, dalla parte occidentale, si apre una specie di grotta, capace di più di 200 persone, che fu dedicata alla Madonna di Lourdes. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Luigi Raymundo, Vescovo di Olinda, ha benedetto ripetutamente la santa impresa raccomandandola calorosamente ai suoi diocesani, poichè « essendo il primo santuario che verrà dedicato a Maria Ausiliatrice nel Brasile del Nord » egli è sicuro di averne per tutta la diocesi le più larghe benedizioni. Il santuario sorge nella Colonia agricola salesiana di Jaboatão. I lettori ne possono vedere alcune belle illustrazioni in questo numero.

Feste e date memorande.

Bogotà (Colombia). - Una data veramente memoranda fu il 4 novembre u. s. in cui si benedisse una nuova statua di Maria Ausiliatrice nella chiesa della Madonna del Carmine nella capitale della Colombia. La festa, mercè lo zelo del Consiglio dell'Associazione locale dei divoti e delle divote di Maria Ausiliatrice, riuscì imponente. Al mattino, alla Comunione generale prese parte un numero straordinario di fedeli, tra cui molti signori appartenenti alla più alta aristocrazia, alle lettere, al foro e al commercio. Il rito della benedizione venne compiuto dall'Ecc.mo Mons. Francesco Ragonesi, Delegato Apostolico, assistito dal suo segretario Mons. Filippo Cortesi e dal nostro confratello D. Aime, alla presenza di un popolo immenso, tra cui si notavario in posto speciale gli ecc.mi Ministri dell'Estero, della Guerra e della Pubblica Istruzione, il Direttore delle Poste, il Segretario Generale della Governazione, il sig. Botero della Corte Suprema di Giustizia, e molti avvocati, banchieri, professori, medici, ingegneri; nonchè molte signore e signorine, tra cui le Presidenti dell'Associazione di Maria Ausiliatrice e del Sodalizio della Comunione riparatrice. Compiuto il sacro rito, tutto il popolo intonò con indicibile entusiasmo il canto dell'Ave Maris Stella, cui seguì la messa solenne, pontificalmente assistita da Mons. Delegato Apostolico. La nuova statua benedetta è un artistico lavoro della scuola di scultura della nostra casa di Sarrià-Barcellona.

GRAZIE E FAVORI

Viva Maria Ausiliatrice!

Erano omai quattro mesi che io giaceva in letto colpito da gravi malanni causati da una caduta, in cui riportai male ad una gamba e alla spina dorsale, quando si sviluppò in me il tifo e una forte gastro-enterite, e divenni cosi estenuato che nè medicine, nè alimenti sapevano sollevarmi da quel male che avrebbe finito di distruggermi la vita. Non valendo più il soccorso umano, colla moglie ed i miei bimbi mi rivolsi di cuore a Maria SS. Ausiliatrice.

Dal giorno stesso (era il 21 aprile) in cui mi rivolsi a così potente Madre, scomparve ogni pericolo e il 24 maggio, guarito perfettamente, con gioia di tutta la mia famiglia mi recai al Santuario di Valdocco a fare la mia offerta e a rendere il tributo di riconoscenza a Maria.

Ora compio la mia promessa di far pubblicare la grazia sul Bollettino pregando la Madonna di D. Bosco a voler continuare su me e la mia famiglia la sua protezione. Sì, benediteci tutti, o tenera Madre, benediteci tutti, nel tempo e nell'eternità.

Caluso, 24 gennaio 19o8.

PONZETTI GIOVANNI Coop. Sal.

Grazie, o pietosa Ausiliatrice.

Grazie, sì, dal fondo dell'anima, o Madonna di D. Bosco! Grazie d'avermi salvata la mamma diletta, quando più nessuna circostanza favorevole lasciava sperare il miracolo. Povera mamma! da lunghi mesi si consumava senza rimedio, affetta da un gravissimo male allo stomaco, che fini con renderle intollerabile anche il più leggero alimento. Tornate inutili tutte le cure, si tentò l'ultima prova, accompagnandola con ogni precauzione a Torino, per esservi curata nell'ospedale di San Giovanni da un valente specialista, amico di famiglia. Egli dichiarò tosto necessaria una grave operazione al piloro, senza però alimentare molte speranze di un esito felice. Quale angoscia

Ma io avevo imparato ad amarti ed invocarti all'ombra dì un tuo Santuario, o pietosa Ausiliatrice; e a Te ricorsi con la supplica ardente, che era il grido del cuore ulcerato ! Ah, io lo sapeva che m'avresti esaudita! L'operazione riuscì felicemente, e la mamma, da più di due mesi, è ritornata al mio amplesso completamente ristabilita.

Gradisci ora il mio povero tributo d'imperitura gratitudine, o dolcissima Ausiliatrice, e da tutti i tuoi divoti sian benedette in eterno le tue misericordie.

Montecarlo (Monaco), 23 gennaio 19o8. GIACINTA GUASCO ex Educanda nell'Istituto M. A. di Bordighera Torrione.

Bologna. - La famiglia Cavazza rende pubbliche grazie alla Madonua di D. Bosco.

La sera del 4 febbraio u. s., la figlia Cesarina fu colpita da gravissima malattia. Chiamati tre medici, tutti constatarono le gravissime condizioni della povera fanciulla, che dissero colpita da cefalite, non lasciando nessuna speranza di guarigione. I genitori e i parenti, disperando dell'aiuto umano, si rivolsero con fiducia a quello celeste, ed incominciarono una novena a Maria SS. Ausiliatrice ponendo indosso all'inferma la medaglia benedetta di sì tenera Madre. Mentre fino alla sera del 5, i medici avevano spaventato tutti con le dolorosissime notizie, alla mat tina del 6, con loro stessa meraviglia constatarono nell'ammalata un miglioramento insperato, che andò ognor più aumentando, finchè al termine della novena la buona figliuola, non solo fu dichiarata fuori di pericolo, ma incominciò ad alzarsi. Il male non ha lasciato in lei nessuna traccia. Riconoscente, la famiglia intera invita tutti a sciogliere l'inno della lode e del ringraziamento.

10 marzo 19o8.

LUIGI BRAZIOLI.

Breonio (Verona). - La mia nipotina Vittoria cadde ammalata per un tumore interno alla gola. In breve fu in pericolo di morte, perchè il tumore minacciava di ripetersi e così l'avrebbe soffocata. L'unico medico presente disse che l'ultimo fil di speranza era nella tracheatomia, operazione difficile e difficilissima in una bambina di due anni. Eravamo in marzo alla vigilia della festa dell'Annunziata. In tal frangente ricorsi fervorosamente a Lei, convinta che Ella solo poteva salvarmi il mio tesoro, e promisi di pubblicare la grazia; ed ecco che mentre il chirurgo si prepara all'operazione, il tumore scoppia lasciando appena un po' d'infezione ai polmoni, che in breve scompare con consolazione di tutti. Riconoscente ringrazio una così buona Mamma, implorandone la protezione su me e sui miei cari in vita e in morte.

Febbraio 19o8.

ANTOLINI DILETTA.

Cerea (Verona). - Valteni Zorzella Maria il 19 luglio fu colpita da forte e fiera meningite, che in breve la ridusse agli estremi. I medici disperavano di salvarla. Tutti piangevano la prossima fine. Il 27 luglio mi portai alla sua casa e piena di fede nella mia amorosissima Ausiliatrice feci apporre al collo dell'inferma la sua medaglia facendo recitare dalla famiglia tre Ave ogni giorno. Il 30 luglio con stupore di tutti e del medico stesso l'ammalata migliorò, e in pochi giorni potè alzarsi da letto, libera affatto dal male che l'opprimeva. Ora la graziata, sana di corpo e di mente, invia una tenue offerta alla sua liberatrice.

5 febbraio 19o8.

REGINA SENTIERI LIGABÒ.

Trieste. - Nel febbraio u. s. fui colta da broncopolmonite doppia che mi avea ridotto agli estremi. Tosto compresi la gravità del pericolo e feci scrivere per preghiere speciali al Santuario di Valdocco. Certo le cure affettuose prodigatemi e la valentia e premura dei medici contribuirono alla mia perfetta guarigione ; ma io la riferisco anzitutto alla materna bontà di Maria SS. Ausiliatrice, alla quale per me e per i miei, che tanto trepidarono per la mia vita, sciolgo col cuore commosso un pubblico tributo di figliale e devota riconoscenza.

12 marzo 19o8.

CECILIA FERRARI SANFERMO.

Dierico di Paularo. -- Sul finir di giugno u. s. colta da febbre altissima mi vidi ridotta agli estremi. Mi erano prodigate tutte le più tenere cure, ma invano. Il medico stesso diceva che non vi era più alcuna speranza : quindi s'immagini la costernazione della mia famiglia. Ma ecco la signora Luigia Fabiani consigliarci di ricorrere subito a Maria Ausiliatrice con un'offerta per una santa Messa al suo altare e con una novena. Me l'avessero suggerito prima! Colla posta del mattino del 29 giugno 1907 partiva la mia umile offerta alla volta di Torino, e man mano che la posta si allontanava mi sentivo star meglio: la febbre da 40 gradi e mezzo discese in poche ore a 38 ed ininterrotto continuò il mio miglioramento, cosicchè dopo soli tre giorni mi fu detto che era fuori di pericolo, solo per miracolo!

Piena di riconoscenza adempio la promessa col pubblicare la grazia sul Bollettino ed invio una seconda offerta a Maria Ausiliatrice che ha voluto conservarmi alla famiglia.

16 gennaio 19o8.

ELENA SAPADA IN FABIANI.

Scrutto S. Leonardo. - Io sottoscritto per due anni fui tormentato orribilmente da un'enfiagione ostinata alla guancia sinistra ; provai ogni rimedio suggerito dall'arte, e fu vano qualsiasi tentativo. Il dottore primario della provincia di Udine mi disse: « Senza l'operazione, non c'è speranza di guarigione ». Mi rivolsi a Valdocco, chiesi una novena all'altare dell'Ausiliatrice e l'8 dicembre 19o5 restai perfettamente guarito.

31 dicembre 19o7.

TOFFOLETTI ANTONIO Tagliapietre,

Maroggia (Ticino). - La mia mamma che conta già 8o anni, fu affetta da un cancro al piede destro; il medico andava dicendo che in breve sarebbe morta fra i più atroci dolori e che niuna speranza, neppur di sollievo, rimaneva. Io allora, piena di fiducia, mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, feci celebrare in suo onore una santa Messa, aggiunsi alcune preghiere e ne ebbi in ricambio l'insperata guarigione della mia povera vecchia mamma! Quanti sapevano del suo male, con a capo il medico son pieni di stupore al vederla camminare ed attendere a quelle faccende che nella sua età le sono permesse. Non ho parole per esprimere la mia vivissima riconoscenza.

1 febbraio 1908.

BERNASCONI GIUSEPPINA.

Carignano. - Una mia sorella, chiamata dal marito, doveva immediatamente partire per la lontana America, quando, l'unica sua figliola venne improvvisamente colpita dal vaiuolo, e in seguito da forte polmonite. Alla povera donna non restava dunque che abbandonare la sua bambina quasi morente, o rinunziare alla partenza dopo aver già con mille sacrifizi provveduto alle spese del viaggio.

Quanto ella soffrisse in tale frangente, non lo può capire che un cuore di madre. Ma la dolce e taumaturga Vergine, che non abbandona mai chi in Lei confida, venne in aiuto della sconsolata. La scrivente pensò di rivolgersi all'Aiuto dei Cristiani con una novena di fervorose preghiere ; ed, oh bontà di Maria, non era il quarto giorno e la malatina non solo già si trovava fuori di pericolo, ma in piena convalescenza ; per cui madre e figlia poterono mettersi in viaggio per, andare a riabbracciare colui che con indicibile ansia le attendeva. La bimba continua a godere ottima salute.

14 gennaio 19o8.

CROSETTI DOMENICA.

Nuoro. - Viva la Regiua del Cielo, aiuto dei Cristiani ! Essa mi ottenne dal diletto suo Bambino la grazia di rivedere nella primiera salute il mio caro Giovanni, che andato in Algeria per lavorare da falegname, veniva colpito da febbri così maligne da far temere d'aver smarrito per sempre la ragione. Ma io che ho la fortuna d'essere Cooperatore salesiano e che so quanto la Madonna di Don Bosco sia potente , appena conosciuto lo stato infelice del figliuolo , grandemente addolorato feci ricorso a Lei promettendo un'offerta per le Opere salesiane, ed Essa, buona e misericordiosa, me lo salvò; per cui oggi ho la dolce soddisfazione di sciogliere il voto. Sia sempre benedetta la Regina del Cielo, aiuto dei Cristiani!

2 marzo 19o8.

GIULIANO MANNU

Maestro elem.

Breno. - Quando ogni speranza fu svanita, quando ogni rimedio fu esaurito, tu venisti o Maria, in mio aiuto, e la tua onnipotenza supplicante mi ridonò mia madre. A Te la riconoscenza , la benedizione nostra, a Te, invocata Ausiliatrice, ogni nostro affetto, ogni nostro miglior pensiero.

Febbraio 1908.

SALVETTI ANGELINA.

S. Nicolas de los Arroyos (Rep. Arg.). - Certa Laura Rebortella, che vive in faccia al nostro Collegio aveva un giovanetto tutto rachitico per dolori forti ed insistenti in tutto il suo corpo. Mette una medaglia di Maria Ausiliatrice al collo del suo figliuoletto , invoca con fede la Madonna, ed in pochi giorni ha il suo figliuoletto sano. Per questo è riconosceutissima e vuole che tutti sappiano quanto è buona Maria verso coloro che l'invocano con fede.

Gennaio 19o8.

Sac. BARTOLOMEO MOLINARI, Salesiano.

Guareme. - Grazie, o Maria Ausiliatrice , che avete asciugato le nostre lagrime. Avevo l'animo straziato per la perdita di una cara bimba di quattro anni quando un'altra grave sciagura mi soprastava. La meningite che aveva troncata quella tenera esistenza , secondo il dottore curante, minacciava di togliermi un altro bimbo di due anni e mezzo. Mi rivolsi allora con viva fede a Maria e fui tosto esaudito perché in quell'istante medesimo il terribile male era scomparso.

Anche il mio ultimo bambinello di nove mesi, ammalato gravemente, mi fu guarito dalla Vergine Santa e di tutti questi favori rendo pubbliche grazie, mentre sciolgo il mio voto mandando l'offerta promessa.

16 febbraio 19o8.

DELPIANO PAOLO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti.

A) - Albino (Bergamo): Zenoni Manganelli 2 - Agliano d'Asti: Coniugi Pavia Antonio e Angela 5 - Alcamo (Trapani): Manno Giuseppe 2 - id.: Lipari Antonietta in De Salvo - Alice Belcolle Tardito Giuseppe 4 - Alì Marina: Sorelle Elvira e Carmelina De Luca 2 - Aosta: Ubaldo Nicco 5 - Arco (Trentino): Callierotti Francesco 4 - Asiago (Vicenza): Angelina Lobbia Pesavento 5 - Asti: P. S. 12. - Avigliana (Torino) : Maritano Albertina 2,50.

B1- Bassano (Vicenza) : Gasparino Tommaso io - Bardonecchia (Torino): Maria Montabone 5 - id.: D. Francesco Gallasso 5 - Beinette (Cuneo) : Cauta Lorenzo 5 - Bellano (Conio): Carelli Francesco 7 - Bianzè: Zublena Orsola Bondo di Calzate: Poli Giovanni Battista fu Giacomo 5 - Borgo S. Lucia (Siracusa): Vargues Sebastiana 2 - Borno (Brescia): Martinelli Maria 2 - Id.: Venturelli Margherita - Bosa (Cagliari): Mocci Masale Peppina 5 - Breganze: Asolin Lucia 5 -- Breno: (Brescia) :Salvetti Angelina - Bresso Milanese: Bossi Pia, 2.

C) - Cagliari: Efisia Satta 1 - Calascibetta (Caltanisetta): Rindone Guglielmo 5 - Caltagirone: C. Lo Carmine fu Ignazio 5 - Caos piglia dei Bevici: Chiericati Anna Tagliaferro 5 - Canelli: D. G. Fasani 5 - Caraglio: Sorelle Riberi 30 - Carovigno (Brindisi): N. N. divota di Maria Ausiliatrice - Casarza della Delizia (Udine): Armari Colussi Rosa 2 - Casoria (Napoli): Emmanuella Migliore - Castellar Ponzano: Carolina Ponzano - Castiglione 'Chiavarese: Fanny Castiglione i - Cavaglià: Una biellese 5 - Cavallasca (Como): Gemma Butti 5 - Caxias (Rio Grande do Sul Brasile): Antonio Mariani 15 - Cenova (Porto Maurizio): Saccheri Maddalena 5 - Cervere: N.N. di Cherasco a nome di pia persona 5 - Ceva: Frazzo Agostino 2 - Chiesa Pesio (Cuneo): M. M. 10 - Cisterna: Verardi Valeria - Cividale (Udine): Anna Liberale 20 - Claravezza (Genova): Angela Franco 5 - Collegno G. R. 5 - Confienza (Pavia.): Pescarolo Luigi 5 - Conzano (Alessandria): A. T. - Cusano di Zoppola: Garlatti Anna 2.

E) - Erba: Gaffuri Cesarina 5 - Esine (Brescia): Fenini Paolo fu Fiorino 5 - Este: Foletto Giovanni 5.

F) Feisoglio: Chiavarino Luigi io - Ferrara: Vedova Braghini 15 - Fossano (Cuneo): Gemma e Giuseppe Balbiano 5 - id.: F. C. - Frassinello Monf.: Coniugi Necco 5.

G) - Galbiate (Como): Spreafico Giovanni 3 - Galliate (Novara): Sac. Luigi Ferraris 4 - Gargallo (Caserta): Gavinelli Giacomo 5 - Genova Bonini Angela 5 - id.: De Martini Cecilia 5 - id.: Rosa Pratolongo io - id.: Cesare Pramegna - Gradiscutta (Udine): Sclisizzo D. Osvaldo, vicario., Granarolo di Faenza: Angelina Fenati 3 - Gramona di Vicenza: Leonardo Costantino 10 - Grinzano di Cervere: Sac. Luigi Conte 10.

I) - Ibitirama de Iaboticabal (S. Paolo, Brasile): Luigi Antonio Macorin 12 - Intra: A. B. A. 5.

L) - Lanusei: Sulis Piroddi Agostina 5 - Linguaglossa (Catania): Nina Castrovanni Camardi 5 - Lovere (Bergamo): Lovezzi Luigia, 3 - Lugo (Ravenna): Lucia Galassi 2.

M) - Maggiora: Conti Giuseppe 5 - Malegno (Brescia): Panteghini Maria, maestra, 5 - Mango:

Pio Battista 5 - Morano Vicentino: Emma Fiorato 4 - Masserano (Novara): Zanone Domenico 5 - Miane (Treviso): Costanza Celotti Bortolotti 5 - Milano: Frattini Rachele 5 - id.: Zanetti Innocenta 5 - id.: S. R. 5 - Mirabello Monf.: Provera Carolina, nata Provera 6,8o - Moasca: Cocco Battista 2 - Moltedo Superiore (P. Maurizio): Devia Domenico 5 - Monasterolo (Mondovì): Tavarello Colombano 3 - Moncalieri : Vai Camilla -- Montaldo Bormida: Bianchi Francesca 2,40 - Monte (Alessandria): Ferrari Maria 5 - Montiglio: Gennaro Onorina di Vallegiliti e Giunipero Pasqualina di Corteranzo, cooperatrici, 25.

N) - Negrar (Verona): N. N. 5 - Nervesa (Treviso): Del Seno Amalia 5 - Novara: De Ambrosis Anna Maria 5.

O) -- Olgiate Olona (Milano): Tettamanzi Giovanni 5 - Ozzano Monf.: Evasio Coppo 2.

P) - Padova: Berta Paola Bolzetta 5 - id. Adda Orsolina 17 - id.: Elvira Pacozzo Michelatto 5 - id.: Pichler Adele de Jey 10 - Palagonia (Sicilia): Andronico Santa 15, in ringraziamento di segnalatissima grazia temporale - Parma: Alinati Augusto 5 - Passirano (Brescia): Faustini Maria 10 - id.: Coralli Laura ved. Ferrari 10 - Peccioli (Pisa): Maria Cardi 1-- Piazza Armerina: Luigia Giorgio 1 - Pieve A lbignu: Emma Vittorio - Pino Torinese: Rostagno Annetta 2 -- Pisa: Agnese Valentini - Pizzighettone (Cremona): G. M. 10 - Poiana Maggiore (Vicenza): Gasparini D. Antonio - Pontaglio: Rossi Giuseppe 5 -- Pontelagoscuro (Ferrara): Mariannino Ridoifi 3-Pralungo (Biella) Aquadro Virginia 5 - id.: Negro M. Catterina 10 - Puia di Pordenone: Puiatti Teresa Venier 5.

Q) - Quarona (Novara): B. C. 2.

R) - Rancate (Cant. Ticino-Svizzera): Martina Rusca 5 - Regalbuto (Catania): Scravaglieri Francesco 5 - Reggio Emilia: Contessa Marianna Scapinelii 2 - Rivanazzano (Pavia): Berti Ernesta 10 - Rocca Grimalda (Alessandria) : S. C. 44.75 per aver ottenuto un abbondante raccolto di uva - Roscì (Vicenza): Bordignon Giosuè - Rovereto (Austria): C. S. 5 - Rubiana (Torino): Martinasso Teresa.

S) - Salcedo: Ch. Rizzolo Gelindo i - Saliceto: Toparelli Luisa 2 - Sampeyre (Cuneo: Sasia Caterina ved. G. Gayre 5 - Sandrigo (Vicenza): Breda Margherita 3 -- S. Leo: Felicita Tassi 6 - S. Martino di Lu pari (Padova); Zerattini Adelinda 5 - id. : Stella Ester 3 - S. Michele Extra : Gerini Rita 2.50 - San Pier d'Arena : Pallotti Francesca 1o- S. Ambrogio Olona : Pianezzi Maria 5 - S. Vittoria: D. Viale Teresa - Sartirana Lomellina: Cassolo Enrichetta 1o - Savigliano: Quaglia Angela 'ed Andreetta - Serra (Cuneo): Sciandra Teresa 2.50 - Serravalle Scrivia : Cornino Ezechiele 3 - Settimo Rottaro: Cima Margarita, riconoscentissima per grazia ricevuta - Soave (Verona): D. Giuseppe Cinarelli 5 - Stroppiana: Decarlini Margarita 15.

T) - Tarcento (Udine): Armano Luigia 2.20 - id.: Elvira Candolini 2 - Terranova di Sicilia (Caltanisetta): Angelina Navarra Mantegna 5 - Torino: Coniugi Gay- id.: Bosco Giovanni-id.: Penna Luigia 5 -- id.: Testa Giovanna - id.:

G. Q. 5o - id.: Cesana M. - id.: Dezzani Luigi - Torre Pellice: Levra Matilde - Treviso: Calliani Maria 4 - Trino Vercellese: Ines De Marchi 4 - Trivero (Novara): Celestina Aprile 5 - Tronzano Vercellese: Robbiano Giuseppe 5.

V) - Valentino di Casale (Alessandria): D. Ferzero a nome di Maria Veroni di Morano Po 3 - id.: Rosa e Candida Barbano di S. Germano Monf. - Vallournanche (Aosta): Hérin Giuseppe 6 - id..

Machet Gio. Battista 6 - Varese: Luccheni Carmelina 2 - Venezia : Giovanni Cucito 5 - id.: Da Vià Luigia 5 - Vigliano d'Asti: Della Rovere Francesca - Vignale: L. R. 16 - Vignole Borbera.Ghiglione Erminia 5 - Vigonovo (Udine): Nadri D. Nicola 4.90 - Virle Piemonte: Martino Antonio 2.

Z) -Zoppi di Cornegliano: Prosdocina Maria 7.

X) - E. M. adempie la promessa fatta per aver ottenuto la salvezza da morte di una cara persona. - A. T. R. 15 - Peppino Zucci 10.

Santuario di Maria Ausiliatrice

TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Dal 10 aprile al 10 maggio.

12 aprile - Domenica delle Palme - Ore 9,30 funzione solenne.

15 aprile: Mercoledì Santo - Ore 17, Canto dei divini uffizi.

16 aprile: Giovedì Santo - Ore 6.30, Messa solenne -- Ore 14, Via Crucis - Ore 17, Canto dei divini uffizi - Ore r9, Lavanda dei piedi.

17 aprile: Venerdì Santo - Ore 6,30, la Funzione di rito - Ore 17 Canto dei divini uffizi - Ore 19 Via Crucis.

18 aprile: Sabato Santo - Ore 6,30, benedizione del fuoco, Profezie, flessa solenne - Ore 19,15, rosario e Benedizione solenne.

19 aprile: Pasqua di Risurrezione - Ore 6 e 7,30, Messa della comunione generale - Ore 9,30, Messa solenne -- Ore 15,30, Vespro, discorso e Benedizione solenne.

23 aprile; apertura solenne dei Mese di Maria Ausiliatrice. - L'orario del mese è il seguente

Giorni feriali: Messe dalle 4,30 alle 10,30 - Ore 5,30 Messa, predica, benedizione - Ore 7,30, Seconda Messa della Comunità - Alla sera: lode, predica, benedizione.

Giorni festivi: Messe dalle 4,30 alle 11,30 - Ore 5,30 e 7,30 Messe delle due Comunità - Ore 10 Messe solenne - Ore 14,30 e 16.30, Vespri, predica, litanie e benedizione solenne.

Oratore: Teol. D. Antonio Notario, Salesiano.

24 aprile: Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice - Indulgenza plenaria - Speciali funzioni alle ore 5,30, 7,30 e alla sera.

1 maggio: - Primo Venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

10 maggio: Festa del Patrocinio di S. Giuseppe.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

BOLOGNA - S. E. Rev.ma Mons. Giacomo dei Marchesi della Chiesa la domenica 23 febbraio faceva il suo trionfale ingresso a Bologna qual successore dell'Em.mo Cardinale Domenico Svampa. La mattina del 28 dello stesso mese recavasi a far atto di particolare omaggio a Sua Eccellenza anche una commissione dell'Istituto Salesiano, che gli offeriva un Messale elegantemente rilegato dai giovinetti dell'Istituto medesimo.

All'indirizzo pronunziato da uno dei giovani alunni, Sua Eccellenza Rev.ma rispondeva elevate parole, improntate a quell'affetto onde arde il suo cuore paterno verso la gioventù e si tratteneva con tutti famigliarmente, avendo per ciascuno una parola buona, che rimarrà certo perennemente scolpita nel cuore dei fortunati giovanetti. All'Eccellentissimo Presule noi pure rinnoviamo i fervidi voti augurali di un lungo Pontificato.

- Avevamo stesa la breve notizia quando ci fu comunicato che il 16 marzo u. s. Sua Ecc. Rev.ma, accompagnata dal suo Segretario Can. Migone, recavasi a far visita all'Istituto Salesiano. Erano a riceverlo il Direttore D. Roberto Riccardi, l'Ispettore D. Farina , Mous. Carpanelli , il Parroco di S. Martino Dottor Gaiani , il Parroco di S. Vitale Dott. Pedrelli, l'Arciprete dell'Arcoveggio, il conte Carlo Cays e contessa , il marchese Marsigli , il marchese Francesco Malvezzi , il marchese Boschi Giuseppe, la signora Teresa Monti Prati, la signora Matilde Casali , l'avv. e il cav. Brazioli ed altre persone legate da antico affetto ai figli di D. Bosco, invitate a quella festa di famiglia. Accolto a suon di fanfara , passava Mons. Arcivescovo tra quei ducento giovani schierati nel portico del cortile che riverenti gli baciarono l'anello, e con essi saliva nel salone superiore dove si tenne in suo onore una modesta accademiola. Si recitarono alcune composizioni poetiche e furono cantati due cori. Dopo il gentile trattenimento prese la parola Mons. Della Chiesa, esprimendo tutta la soddisfazione che egli provava ritrovandosi nell'Istituto al quale lo zelo del suo indimenticabile Predecessore fu largo di tante cure paterne. Accennò alla simpatia goduta dovunque dall'Opera Salesiana ; rievocò il ricordo del venerabile D. Bosco che lo ascrisse tra i Cooperatori ; e si disse lieto di aver contribuito alla espansione benefica delle Case Salesiane nella Spagna , nel Portogallo e nella Svizzera, assicurando che con maggiore alacrità si sarebbe adoperato nella sua Bologna perchè l'Istituto della Beata Vergine di S. Luca abbia a dar frutti sempre migliori.

Finito il discorso, che destò in tutti la più gradita impressione, S. E. visitava minutamente i locali dell'Istituto fermandosi in ultimo nella cappella dove impartiva agli intervenuti la trina benedizione coll'augustissimo Sacramento. Ricevuti poi di nuovo gli omaggi dei presenti, Mons. Arcivescovo si accomiatava lasciando in tutti, massime in quei buoni giovinetti, la più cara e gradita soddisfazione.

FIRENZE - Pel Santuario della Famiglia. - Anche quest'anno ebbe luogo nei giorni 21, 22, 23 febbraio l'Esposizione-vendita preparata dal Comitato « Ars et Charitas. »

La Presidente Contessa Concetta Giuntini colla consueta cortesia aperse agli invitati le sale terrene del suo palazzo e supplì a tutte le spese sia per l'allestimento delle tappezzerie, sia per il servizio del the. Alla gentile Signora che nello splendido risultato della Esposizione-Vendita può riconoscere anche un omaggio al suo generoso esempio, ed a tutti i membri del Comitato che con tanta abnegazione hanno secondato la santa iniziativa inviamo noi pure i più vivi ringraziamenti. E una parola di ringraziamento vogliamo pure rivolta alla signorina Vocaturo, Contessa di Vistarino, sig.na Maria Carolina Giuntini, sig.na Lella Ricasoli, sig.na Giulietta Bargagli Petrucci e cav. Guido Francesco Rossi che eseguirono sul piano e sull'arpa diversi pezzi con tanta maestria; così pure alla gentilissima sig.na Guidotti ed egregio dott. Marino Maneschi che col canto resero più lieta la festa della carità Per esprimere poi la nostra riconoscenza alle buone signore ed alle gentili signorine che lavorarono per l'Esposizione ed offersero doni, noi non abbiamo che una parola: Le ricompensi generosamente il Signore. Questa è la nostra preghiera, in questi mesi specialmente , in cui col ritorno della buona stagione torna pure il tempo acconcio per spingere innanzi i lavori , i quali - pur troppo ! - sono ancora assai indietro e chi sa quando potranno esser condotti a compimento.

- Il 26 gennaio si celebrò la festa titolare dell'opera e del classico tempio in costruzione, nella cappella provvisoria. Numerose furono le sante comunioni dei giovanetti che frequentano l'annesso Oratorio. Alle 10.30 ci fu messa solenne in musica. eseguita dai giovani cantori dell'Istituto. Alla sera, dopo i Vespri , disse il panegirico con eloquente parola il rev.mo Padre Lucchesi dei Vallombrosani, denso di opportuni consigli e inspirato a sensi di viva fede. Chiuse la bella funzione la Benedizione col SS. Sacramento. Alle ore 20, quasi corona alla bella giornata , ebbe luogo un applaudito esperimento drammatico dato dai giovani del Circolo « L' Immacolata » col dramma Il Fornaretto di Venezia. L'esecuzione accuratissima e sotto tutti i rapporti encomiabile suscitò, alla fine di ogni atto, un uragano di applausi ai bravi dilettanti.

Non potevasi al certo celebrare in miglior anodo la carissima festa ; eppure , anche in mezzo alla soddisfazione di tutti , come uno era il desiderio , così una era la domanda : Quando celebreremo questa festa nella chiesa nuova ?... La risposta è nelle mani della divina Provvidenza, e un po'... anche in quelle dei buoni Cooperatori di Firenze.

RAVENNA - L'inauguraziome del nuovo Istituto Salesiano. - Il 12 febbraio nell'ex-Convento di Sant'Apollinare al Corso, comperato e rifabbricato ex novo a cure e spese della signora Adelaide Argelli Brandolini si inaugurò il nuovo Istituto Salesiano intitolato a S. Apollinare.

Al mattino Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Pasquale Morganti , Arcivescovo , celebrò la Messa nella piccola cappelletta, presente la pia Istitutrice e buon numero di persone, e dispensò ai fanciulli or ora raccolti e che formano le primizie dell'Istituto la SS.ma Eucaristia, dopo aver loro spiegato in maniera breve e pratica la grande grazia ricevuta nell'essere accolti in quell'asilo aperto dalla carità cristiana.

Nel pomeriggio si tenne ad onore della munifica signora Argelli Brandolini una breve accademia. Assisteva Mons. Arcivescovo, circondato dal reverendissimo Mons. Vicario, Mons. Guerrini, Mons. Beppi, da molti rev.mi Canonici, dal sig. Oddone Mazzolini e da una schiera di sacerdoti, nonchè di gentili signore. Lesse una breve prolusione il

Direttore dell'Istituto Sac. G. B. Ferrando: poi Sua Ecc.za consegnò con brevi ed acconce parole alla signora Argelli la Croce pro Ecclesia et Pontifice. Di mezzo al pubblico scoppiò allora una salve di applausi. Seguirono alcuni canti, eseguiti mirabilmente dagli alunni del Collegio Salesiano di Faenza diretti dai Maestri Caffareili Lamberto, organista della Cattedrale di Faenza, e Sac. Luigi Castellotti.

Con grande soddisfazione seguirono alcuni bellissimi dialoghi recitati dai giovanetti del nuovo istituto. Chiuse l'Accademia Mons. Arcivescovo con parole ardenti inneggiando al fatto compiuto dell'istituzione ed esortando i presenti a cooperare perchè, quale pianta in buon terreno, questa cresca rigogliosa e porti gran frutto.

Durante l'accademia fu distribuito un bellissimo opuscolo d'occasione, primo lavoro cromo-tipografico della nascente Scuola Tipografica Salesiana Ravennate, contenente alcune lettere e brevi articoli di circostanza.

Alla generosa Istitutrice voli anche il nostro ringraziamento coll'augurio che la sua iniziativa trovi molti cooperatori.

All'Estero.

LISBONA (Portogallo). - Gli alunni delle Scuole Professionali di S. Giuseppe non vollero essere gli ultimi nel rendere un affettuoso tributo di suffragi e compianto alle Auguste Vittime dell'esecrando attentato del 1 febbraio. Nella loro qualità di cantori ordinari della Reale Cappella Das Necessidades ebbero tosto il permesso di poter compiere in forma solenne il loro mestissimo omaggio. Pertanto la mattina del 7 febbraio, primo venerdì del mese, in cui essi secondo il solito compivano la pia pratica mensile detta dell'Esercizio della Buona Morte, col loro vessillo abbrunato si recarono in corpo alla Cappella Reale. Quivi l'Ispettore D. Pietro Cogliolo celebrò la S. Messa che essi ascoltarono riverenti, e distribuì a tutti la S. Comunione. Le loro preghiere vennero tutte offerte in suffragio delle Auguste Vittime. E non è a dire con qual fervore abbiano pregato i bravi giovanetti, pieni come sono di riconoscenza per la Reale Famiglia e pieni come erano di commozione nel trovarsi dinanzi le urne che racchiudevano le spoglie mortali degli Augusti Defunti ! Dalla tribuna assistevano commossi alcuni gentiluomini e dame di Corte.

Faccia Iddio che il delicato e spontaneo omaggio - come tornò di grande conforto al cuore delle Auguste Regine e dello stesso giovane Re, Don Manuel II, che portano un grande affetto all'Opera di D. Bosco - sia pur tornato di santo sollievo al povero Re D. Carlo e al Principe Don Luigi Filippo i

NECROLOGIO

Mons. Nicolò Sciaccaluga.

IL 29 gennaio u. s., dopo breve malattia, spirava serenamente nell'ancor florida età di 48 anni, Mons. Nicolò Sciaccaluga, Vicario Generale dell'Archidiocesi di Genova e zelante Cooperatore salesiano.

I suoi funerali riuscirono imponenti. La sua morte fu particolarmente pianta alla Certosa di Rivarolo, dove per circa tre lustri fu parroco zelantissimo. Canonico della Metropolitana, da due anni era stato nominato Vicario Generale, nel qual delicatissimo ufficio, colla sua dolcezza ed affabilità, seppe cattivarsi l'amore e la venerazione del clero diocesano. Assunto alla prima dignità del Capitolo, rimase sempre umile, affettuoso e laboriosissimo.

Morì povero avendo sempre soccorso i poveri, ma lasciò una grande eredità d'affetti. Una prece per l'anima sua.

Il sig. Marcello De Amicis.

MORIVA confortato dai SS. Sacramenti e della Benedizione del S. Padre, in Genova il 27 dicembre u. s. nell'età di 86 anni, lasciando la numerosa famiglia immersa nelle lagrime. Dotato di rara prudenza e di tatto squisito, ed aperto a ogni più nobile manifestazione, seppe educare i suoi figli per Iddio e per la società, nella virtù e nella scienza. A questi, specialmente a Mons. Giacomo, canonico della Metropolitana di Genova e Cancelliere arcivescovile, e a Suor Giuseppina, Priora Provinciale delle Domenicane di Mondovì, le più vive condoglianze coll'assicurazione di affettuosi suffragi.

Manzoni Costanza ved. Bianchi.

IN Valgreghentino, archidiocesi di Milano, si è spenta cristianamente questa buona cooperatrice. Ascritta alla Pia Unione da molti anni, amò ed aiutò come potè' l'Opera Salesiana, fiduciosa di raccogliere dopo morte larga messe di ferventi suffragi. Unitamente ai nostri giovanetti, noi non l'abbiamo dimenticata nè la dimenticheremo nelle nostre preghiere. Possa l'anima sua fervorosa goder anche del tributo di una prece da parte di tutti i lettori.

FACCIAmo anche particolari suffragi pei seguenti defunti dal 10 febbraio al 10 marzo.

Acquarone Angela V.a Archieri - Dolcedo. Adamo-Ruffinengo Maddalena - Saluzzo. Azzaroni D. Gaetano, parroco - Tignano. Ballerini Angelo - Borgo S. Giacomo. Bartolucci Rosmunda - Fermo. Bassani Giovanni - Villadosia, Milano. Benedetti Luisa - Bassano Sutri, Roma. Bergamini Giuseppe - Broni. Bernardini Giacinto - Viceno, Novara. Bertoli dott. Francesco - Isola della Scala. Bertolini D. Antonio - S. Bernardino, Svizzera. Boffa Antonietta.

Bonesi Andrea fu Carlo - Cattaeggio. Bonesi Margherita fu Giovanni - Cattaeggio. Bonesi Pietro --Cattaeggio.

Borgna Giacomo fu Giovanni - Martiniana Po. Botto Giuseppe - S. Pietro Incariano, Verona. Briccio Suor Pacifica, direttrice - Treviso.

Cadola D. Luigi, arciprete - S. Giovanni Bellagio._ Camozzi Bonomo - Camerata Corn., Bergamo. Canepa Virginia - Broni. Capeletto Maria - Canale. Casale Clotilde - Racconigi. Casali Marta - Ghedi, Brescia. Casolari Isidoro - Sassomorello. Castelli Giuseppina - Roma. Cerchiari Luigi - Este.

Cioffi Teresa - Sapri, Palermo. Citran D. Pietro, vicario - Venezia. Cocchetto Maria - Lancaniga, Treviso. Colli Luigi fu Francesco - Cilavegna. Compagnoni D. Giov. Batt. - Villa di Tirano, Corona dott. Antonio - Pettineo. Corona Vittorio - Pettineo.

Corradini Marta, maestra com. - Carpenedolo.. Cravino Buzzi Clementina - Envie.

Dalcortivo 13. Giuseppe, parroco - Grancona, Vicenza,_ Delpero Suor Liduina - Torino. De Nittis Mons. Giocondo, vescovo - Castellaneta. Dicataldo Michelina - Caltanisetta. Do una Paolo fu Giovanni - Chiari, Brescia. Ferrero Margherita - Torino. Ferretti Cesare, notaio - Chiavari. Fiori Maria V.a Soardi - Chiari. Fissore Antonio - S. Vittoria d'Alba. Franceschini Giuseppe - Ghedi, Brescia. Gagliardi Angela - Chiavari. Garavasio D. Egidio, parroco - Traves. Gaspardone Tommaso - Torino. Gastaldi Andrea - Fossano. Giaccone Catterina - Monteu Roero. Giacomello D. Antonio, arciprete - Montorso. Giacchero Giuseppina in. di Paolo - Orsara Bormida. Girotti Giuseppina - Sesto S. Giovanni. Guarneri Angelo - Ticengo. Guglielmotti Carlo - Torino. Lazzaretti cav. D. Fabio - S. Quirico d'Orcia. Leoni Can. D. Oreste -- Bassano Sutri. Loteta Nicola - Messina.

A scanso di disguidi, si pregano vivamente i lettori di dirigere la corrispondenza riguardante la Pia Unione dei Cooperatori e il Bollettino, o al Sig. Don Michele Rua, o alla Direzione del Bollettino Salesiano, via Cottolengo, 32, Torino.