BS 1890s|1891|Bollettino Salesiano Settembre 1891

ANNO XV.   N. 9.   esce una volta al mese,   SETTEMBRE 1891

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo. n. 32. TORINO

SOMMARIO

Felicità sconosciuta. Partenza di nuovi. Missionari. I Salesiani in Terra Santa. Occulti Benefattori. Gli Antichi Allievi di Don Bosco. Notizie dei nostri Missionari : Dall'Isola Dawson e dal Brasile. Maria avvocata nostra. Un antico allievo di Don Bosco nella Cina. Notizie varie d'Italia e di Francia. Bibliografia. Cooperatori defunti.

FELICITA' SCONOSCIUTA

Uno dei più illustri oratori sacri che conti oggi l'Italia, visitando l'anno scorso il nostro Oratorio di Torino, così parlava ai giovani:-Voi state per entrare nel campo della vita e domandate a tue che già ci sono entrato da molti anni, qual novità io vi abbia appreso. Visitai parecchi paesi e città, trattai con molte persone ed ebbi a conoscere l'uomo in tutti i gradi sociali. Una cosa vi appresi, una sola ! Giovani miei, indarno cercherete felicità quaggiù, se non la fate consistere nell'amare Iddio e nel far del bene al prossimo. Il beneficare per amor di Dio, ecco il gran secreto che imbalsama la vita del tempo e ci assicura quella dell'eternità. È una grande incognita questa pel nostro secolo ; ma pure non cessa di essere una grande verità. - Queste parole, o Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, ci vengono spesse volte alla mente, ma in modo particolare ci ritorri ano sulle labbra quando vediamo i fratelli partire ardimentosi per lontane terre, a portare il loro aiuto là, dove la vigna del Signore è più in abbandono. Il far del bene al prossimo per amor di Dio, ecco la scintilla che infiamma i loro cuori e li rende così coraggiosi pronti al sacrifizio.

E noi che faremo a così commovente spettacolo? Se il Cielo non ci chiama a seguir quelli nei lunghi e perigliosi viaggi, il loro esempio ci valga di sprone gagliardo a lavorare col medesimo scopo e con uguale ardore nella patria terra, facendo il maggior bene che per noi si possa con infiammata e costante carità. La loro opera, che ha tanto bisogno di aiuto e di appoggio. diventi anche opera nostra, soccorrendoli noi colle preghiere e colla elemosina, per renderla più ampia e feconda.

Lavoriamo e cooperiamo.

Chi può misurare oggi l'attività sviluppata nel male dai figli del secolo? È tempo di lavoro, è tempo di lotta, e noi ce ne staremo neghittosi in una imperdonabile inazione?

Un giorno il santo solitario e gran servo di Dio, l'anacoreta Afraate, rimproverato dall'Imperatore valente, perchè, abbandonata la solitudine, fosse corso alla città, rispondeva: - È tempo di lotta e di pericolo, o imperatore, il fuoco dell'eresia minaccia la Chiesa e vuoi che io non corra a porgere l'opera mia per ispegnerlo ? - Coi tempi che corrono, cari lettori, è necessaria l'azione di tutti, dobbiamo lavorare, dobbiamo cooperare.

Una volta bastava eriger chiese ed ospedali, oggi occorre far questo ed altro; aprir scuole, impiantar tipografie e sostenere con coraggio la lotta della parola e della penna.

In altri tempi bastavano alla Chiesa le monache, oggi ha bisogno di monache e di suore che aprano scuole, educatorii, ospizi e che sostengano tutte quelle opere, a cui la Divina Provvidenza le chiamò. In altri tempi la Chiesa, aveva bisogno di ordini contemplativi, oggi di ordini contemplativi e attivi; un tempo necessitava di chierici, oggi di chierici e di laici. Insomma vi è lotta, dunque lavoro, attività, milizia. Verranno i giorni delle amarezze; inattese difficoltà, che ci parranno insormontabili; però come figli della Chiesa, non dovremo mai cedere. Tre secoli di strage e sedici di lotta d'ogni maniera non hanno stancato questa nostra madre, ed i figli dovran cedere di fronte ad ostacoli nei tempi che corrono? Non mai. Guardiamo alla cima del monte, invochiamo l'aiuto di Dio e lavoriamo da generosi.

Che diremo poi a quelli che nella loro esimia carità ci vengono in aiuto con i loro soccorsi? A costoro presentiamo la parola dell'Evangelo: Passano presto i giorni della carriera mortale e viene il di, nel quale Cristo Giudice esamina le opere che avrem fatte e dirà: Venite, o benedetti, al premio che vi è stato preparato. Io aveva fame e voi mi avete dato da mangiare; aveva sete e mi avete dato da bere; era nudo e mi avete vestito, era pellegrino e mi avete ricevuto ad albergo in casa vostra. Diranno i giusti: Quando mai abbiamo noi fatto tali opere ? Gesù risponderà : Ciò che faceste agli infelici, faceste a me stesso; voi pertanto, o benedetti dal mio celeste Padre, venite e possedete il Regno che vi fu apparecchiato dal principio del mondo.

Chi più infelice dell'orfano, del peccatore, chi più infelice del selvaggio e dell'infedele? Orbene a tutti questi infelicissimi fratelli portano il pane ed il vestito, la fede e la consolazione, la rigenerazione e la vita le Opere Salesiane, e chi le sostiene e le nutre forma la consolazione del Cuore Sacratissimo di Gesù, ha diritto alle sue promesse e ne avrà l'eterna ricompensa.

NUOVA PARTENZA DI MISSIONARI

ANDATE O FRATELLI L'APOSTOLaTO DI CRISTO È LA VOSTRA MISSIONE LA PATRIA VI AMMIRA LA CHIESA VI AMA FIGLI DI D. BOSCO ADDIO LA VIRTU' DEL PADRE IN VOI RISPLENDE

Queste parole leggevansi stampate a grandi caratteri entrando nel nostro Oratorio di Torino il giorno 16 dello scorso agosto.

Alle ore 3 1/2 pom. il tempio di Maria Ausiliatrìce era gremito di Cooperatori e Cooperatrici.

Venivano in presbiterio in abito da viaggio i Missionari destinati all'America ed all'Africa, ed in apposito palco prendevan posto le Suore di Maria Ausiliatrice destinate alla nuova Casa di Lima nel Perù.

Cantati ì Vespri solenni, compariva in pulpito il sacerdote missionario Don Luigi Calcagno.

Signori, prese a dire, esitai alquanto nell'accettare l'incarico di parlarvi in un'occasione così solenne ed in questi istanti così difficili per mio cuore; ma alfine mi feci coraggio, ed eccomi perciò a voi, ad esporvi ciò che il cuore mi detta ed a salutarvi con tutta l'espansione dell'animo.

Non aspettatevi dal mio rozzo labbro la parola elegante e fiorita; non aspettate l'arte del dire da un missionario che da tanti anni vive lungi dalla patria. Vi basti invece l'affetto col quale a voi son venuto e per quale, spero, risponderete alle mie ardenti preghiere.

Non sono trascorsi quattr'anni, dacchè il primo drappello di Missionari Salesiani destinati alla Repubblica dell'Equatore raccoglievasi in questo tempio per la partenza. Là, presso quel Tabernacolo, ai piedi dell'altare di Maria Ausiliatrice, si accomiatava dai fratelli e dal vecchio Padre. Quanti pensieri s'affollavano alla nostra mente ! Lì vi era Don Bosco ! Il cuore trepidante andava interrogando: E lo vedremo ancora il nostro caro Padre ? Ma non sapevamo che quella doveva proprio essere l'ultima volta che Don Bosco doveva discendere in questa chiesa, l'ultima volta che gli era ancor dato di assistere alla partenza di Missionari Salesiani... Oh scena d'immenso affetto e di sentito dolore ! Le lagrime del Padre mescolavansi colle lagrime dei figli nell'ultimo amplesso. Don Bosco, Don Bosco, oh come sentimmo allora d'amarti !

Come fu quello l'ultimo drappello di Missionari spediti dal buon Padre, così per divina disposizione l'ultima notizia che ebbe in vita delle sue missioni fu quella del nostro arrivo a Quito; ci benedisse ancor una volta e poi morì.

Oh la benedizione di un padre morente è feconda di frutti copiosi, e tal fu quella del caro Don Bosco.

Dopo un viaggio lungo e disastroso, giunti incolumi alla nostra meta, ci ponemmo al lavoro, ed i presagi nostri felicemente si adempierono.

Ma non è quello che abbiam fatto che mi preme ora ricordarvi, ma bensì vi dirò quanto coll'aiuto di Dio e della vostra carità tenteremo di fare.

Qui l' oratore con somma chiarezza ci poneva sotto gli occhi i bisogni temporali e spirituali dell'immenso numero di Indii, che popolano le regioni già incivilite di quella Repubblica. Con vivo interesse descriveva poi il deplorevole stato degli Indii ancor selvaggi, e delle immense per non dire insuperabili difficoltà che s' affacciano al missionario, che tenta giungere fino a loro. - Poveri preti, debbon vestirsi a foggia degli Indii, armarsi contro gli uomini e contro le bestie, valicare a piedi monti altissimi, passar a nuoto pericolosi fiumi, dormir più notti in mezzo alle foreste col pericolo continuo di essere sbranati dalle fiere od assaliti dagli uomini, aprirsi il passo nei luoghi selvosi coll'accetta alla mano, e giunti alla meta sospirata i pericoli e le difficoltà si fanno ancor più gravi ed imponenti. - L' oratore conchiudeva questa parte col grido : Iddio lo vuole e noi fidenti in lui tutto affronteremo, ben lieti se potremo versar per lui fino all'ultima goccia il sangue nostro.

Parlò inoltre del Collegio che ora si aprirà in Quito di soli Indietti, sovra un sistema affatto nuovo, mantenendo vivo il loro linguaggio, conservando intatte le loro costumanze pel vitto e per l'alloggio, esercitandoli nelle armi secondo il costume della selva e via via formandoli alla civiltà cristiana in modo tale, che vi perseverino poi indubbiamente, anzi possano in buon numero tornar utili ai missionari nelle più difficili missioni e diventar col tempo valorosi apostoli di Cristo presso i loro sventurati fratelli.

Commovente poi oltre ogni dire riuscì l'oratore nelle parole che diresse ai fratelli pronti alla partenza. Salutò col più caldo affetto quelli destinati all'Africa e ricordò loro che, sebben lontani di luogo, sarebbero stati sempre vicini col cuore e colla vicendevole emulazione nelle sante imprese.

Alle parole dell'addio spuntavano le lagrime a lui ed a tutti gli astanti.

Il tuo saluto, o caro Apostolo, lo accogliemmo in cuore qual dono prezioso, e noi te lo ricambieremo ogni dì con prece fidente presso i santi altari, per implorare dal Si= gnore e dalla Vergine Ausiliatrice le più copiose grazie sopra di te e sopra i prodì tuoi fratelli.

Terminata la conferenza, il sig. Don Rua impartì la benedizione col SS. Sacramento e recitò col popolo le preghiere pel viaggio. Salito poscia all'altare diresse gli ultimi ricordi ed il commovente addio del suo cuore paterno.

Li benedisse ancora una volta e poscia li ricevette all'ultimo amplesso. Un dopo l'altro quei cari sacerdoti e catechisti prendevano l'ultimo congedo dal sig. D. Rua e ne ricevevan l'ultima parola; poscia passavano ad abbracciare e salutare gli altri Superiori e confratelli, gli uni e gli altri mal frenando furtive lagrime.

All'uscire dal tempio il popolo fa ressa presso di loro, i fedeli, gli amici, i parenti salutano, pregano, piangono, escono in esclamazioni e felicitazioni le pìù affettuose. È una scena commoventissima, è l'ultimo assalto al cuore di quei giovani apostoli.

Son giunti alfine alle carrozze che li attendevano, ascendono e s'involano a noi.

Addio, fratelli dolcissimi, stretti alla medesima bandiera, figli d'un medesimo Padre lavoriamo da forti nella vigna del Signore. Passeranno presto questi anni di fatica, verrà il giorno del premio e ci ricongiungeremo per sempre in Cielo.

Prima della sacra funzione, il nostro Superiore D. Rua chiedeva al S. Padre una speciale benedizione per i Missionari in partenza. Ed il S. Padre faceva rispondere col seguente telegramma che ricevemmo un momento prima che salissero in ferrovia - R.m° D. Rua. - Superiore Salesiani - Torino. - Il S. Padre confortato dalla notizia partenza Salesiani e Suore Equatore Perù Africa ha concesso di gran cuore l' implorata benedizione.

M. CARD. RAMPOLLA.

Nel frattempo che li divideva dalla loro partenza per la Francia, i Missionari recaronsi a Valsalice per pregare sulla tomba del Padre e prendere commiato dalle venerate sue spoglie. Passarono poi all'Ospizio di S. Giovanni Evangelista, ed alle 11 di notte partivano da Porta Nuova. Un gruppo di sette staccaronsi ben presto per alla volta di Oran in Africa; gli altri, destinati parte per Quito e Riobamba nell'Equatore e parte colle Suore di Maria Ausiliatrice per Lima nel Perù, continuarono il loro cammino fino a Liverpool.

I SALESIANI IN TERRA SANTA.

Qualche mese fa accennammo l'andata dei Salesiani in Terra Santa. Produciamo ora una corrispondenza della Lega Lombarda di Milano, intorno alle festose accoglienze che colà ebbero, insieme col Canon. Bellonì, fondatore dell'Opera della S. Famiglia.

- Gli argomenti della politica quotidiana non debbono farci distogliere del tutto lo sguardo da quei fatti consolanti che si vanno compiendo nel seno della Chiesa, e che ne dimostrano la perenne vitalità e grandezza. Uno di questi fatti è il recente stabilirsi che fecero in Terra Santa i preti della Pia Società Salesiana, fondata da D. Giovanni Bosco, di sempre cara e venerata memoria.

- È noto certamente a molti dei nostri lettori, che il Canonico D. Antonio Belloni già da più anni ha fondata in Betlemme l'Opera della S. Famiglia, la quale ha per iscopo l'educazione cristiana della gioventù, specialmente povera ed abbandonata. Affine di meglio assicurare l'avvenire della sua opera., il can. Belloni, seguendo pure il desiderio di tutti i confratelli, chiese aiuto alla Pia Società Salesiana, ottenendone piena approvazione, non solo dei principali conservatori dell' Opera della S. Famiglia , ma eziandio da Mons. Piavi, Patriarca di Gerusalemme e dalla Santa Sede.

- È in tal modo che i Salesiani si sono stabiliti in Terra Santa. Sarebbe troppo lungo il descrivere le feste e l'entusiasmo, con cui furono ricevuti.

- Sbarcati a Giaffa la mattina del 15 giugno, insieme con Don Belloni, che dopo un'assenza di varìi mesi, ritornava in Palestina, furono incontrati a Colonia, distante tre ore da Betlemme, dai principali personaggi del paese; a S. Elia, località posta ad un'ora di cammino dalla città di David, stavano schierati gli allievi dell'Orfanotrofio in numero di 300; man mano che si avvicinavano a Betlemme la folla aumentava, e prorompeva in grida sì clamorose di evviva e di giubilo, che era impossibile il trattenere una viva e profonda commozione.

- Sui primi del prossimo anno altri Salesiani muoveranno alla volta di Terra Santa, poichè essi sono impazientemente attesi a Nazaret ed altrove; da ciò ne verrà ai poveri orfani d' Oriente nuovo incremento di bene, chè i figli di D. Bosco con ogni maniera ne promuoveranno la loro rigenerazione morale e civile.

OCCULTI BENEFATTORI

Non sappia la tua sinistra quel che fa la tua destra. (Matth. VI. 3) Così Gesù Cristo disse ai suoi discepoli, perchè non cercassero nel fare il bene le lodi degli uomini, ma solo procurassero di piacere al Padre Celeste, il quale li avrebbe tanto più largamente premiati, quanto meno di soddisfazioni avrebbero avuto su questa terra praticando la carità.

Noi scriviamo queste righe sotto l'impressione di una commovente notizia che abbiamo ricevuto colla morte di insigni benefattori occulti.

Nei primi giorni del mese di Luglio p. p. moriva a Torre Bairo un certo agricoltore di nome Defendente Perino. A lui erano preceduti negli eterni riposi due altri suoi fratelli, Giacomo e Pietro. Fervorosi cristiani, ardentemente bramavano di cooperare alla salute delle anime; e poichè non era dato loro di consacrarsi alle missioni cattoliche, d'accordo ne le promovevano efficacemente, coll' obolo e colla preghiera.

Tutti i loro risparmi erano destinati nel soccorrere i missionari delle diverse regioni del mondo, e nel procurare i mezzi per gli studii sacri a quei giovani che avevano la vocazione dell'apostolato. Lavoravano con febbrile attività il loro campo da mane a sera, e quando, in certe stagioni, avrebbero potuto godersi un po' di riposo, andavano in giornata nelle possessioni altrui per accrescere il peculio destinato alle missioni. A questo fine eziandio il loro cibo era parcissimo. Passavano parte della notte in orazione, pregando Iddio che mandasse buoni, zelanti operai nella sua vigna; in modo speciale il Defendente più volte fu trovato da un suo intimo amico, a mezzanotte, inginocchiato in una parte remota del suo campo, assorto in profonda contemplazione. E questa era sua abitudine, e quando il sonno lo vinceva si coricava sopra un po' di strame che quivi aveva recato.

Prima il Canonico Ortalda e poi D. Bosco videro non rare volte giunger loro generosi soccorsi, senza sapere la mano benefica che loro porgevali. Non mai ci fu dato di conoscere il nome di sì generose persone, finchè morto l' ultimo dei fratelli, il confidente, del quale si servivano per questa opera di sublime ed umile carità, a gloria di Dio, che è mirabile ne' suoi santi, credette bene di rivelare ogni cosa.

Oh ! quanti di questi sconosciuti benefattori vi sono nel mondo. Noi ben lo sappiamo per esperìenza, giacchè non passa giorno senza che ci giungano limosine per il Santuario di Maria Ausiliatrice e per le Missioni d'America, d'Asia e d'Africa, vuoi per mezzo di persone segrete, vuoi specialmente con un semplice biglietto in cui sta scritto : - Una pia persona - Un' umile offerente - A favore degli orfanelli di Don Bosco o Per una preghiera. N. N. - Queste pie persone noi non le conosciamo, ma ben le conosce il Padre Celeste, che vede nel-segreto, ed Egli ne darà loro eterna ricompensa. Da Lui giusto rimuneratore nell' universale giudizio saranno esaltate e glorificate innanzi al mondo intiero ed al cospetto degli Angeli e Santi tutti del Paradiso.

Noi, per obbligo di gratìtudine, ogni giorno preghiamo e facciamo pregare dai nostri giovanetti per tali benefattori, affinchè il buon Dio, in vista della loro umile e nascosta carità, voglia prosperarli anche in vita ne' loro interessi materiali e spirituali. Ed ora raccomandiamo eziandio alle preghiere dei nostri Cooperatori e Cooperatrici le anime dei fratelli Giacomo, Pietro e Defendente Perino.

GLI ANTICHI ALLIEVI DI DON BOSCO

Riproduciamo con piacere un brano della circolare che la Commissione degli Antichi Allievi di D. Bosco ha diramato in questi giorni, per organizzare un pellegrinaggio alla piccola borgata ove nacque il buon Padre.

Torino, li 17 agosto 1891. CARO AMICO,

Nelle due agapi fraterne, che la bontà del signor Don Rua volle di nuovo dare agli Antichi Allievi dell'Oratorio aderenti alla Dimostrazione per Don Bosco , venne presentata una proposta che la Commissione credette ottima cosa far sua. E consisteva nel preparare e portare a Castelnuovo (frazione Becchi) una bella Corona bronzata da sovrapporre alla lapide già da noi posta nel 1889 sulla casa, ove ebbe i natali il nostro venerato Don Bosco. Questa corona, con in campo analoga iscrizione, starà come ricordo del Cinquantenario della fondazione degli Oratori aperti dal nostro impareggiabile Padre , e come segno di nostra imperitura memoria a quei luoghi, che ricordano così soavemente le primiere virtù di un tanto Uomo. A chi fu presente ad uno dei pranzi è abbastanza noto l'entusiasmo con cui tale proposta venne accolta ; tantochè lo stesso Sig. Don Rua felicitò e incoraggiò questo disegno, dichiarandolo un bell'atto di filiale riconoscenza.

Ora saremmo nel caso di concretare il generale desiderio. La Commìssione ha già prese le necessarie disposizioni sia coi signori Fr.lli Borgogno per preparare la corona, sia col signor Francesco Bosco per allestire il pranzo ai Becchi, ed è certa che tutto riescirà a comune soddisfazione.

Importando la corona una spesa di oltre Lire 100, sarebbe impossibile raccogliere tale somma, se solamente quelli che andranno ai Becchi dovessero pagare una tassa per detta corona; perciò, dietro consiglio di molti che desiderano anch'essi di concorrere a questo bel tratto di amore (benchè non possano intervenire personalmente), la Commissione ha deliberato di ricorrere a tutti indistintamente i nostri amici , affinchè coll'obolo di tutti resti onorata la memoria di sì caro Padre.

La quota è libera. Ognuno metta quello che il cuor gli inspira; e qualora, come speriamo, colle offerte riscosse per la corona sopravvanzasse qualche somma, questa sarà impiegata nell'estinzione del debito da noi contratto l'anno scorso.

Il pio pellegrinaggio è stato stabilito per la terza Domenica di Settembre (20).

Per la Commissione CARLO GASTINI.

Noi ammirando la costanza con la quale questa Unione di antichì Allievi di D. Bosco, dopo 20 anni che sussiste, va sempre crescendo nell'affetto e nella riconoscenza verso il loro indimenticabile Maestro, Amico e Padre, ci approfittiamo di questa occasione per invitare tutti gli altri allievi di D. Bosco ad unire anch'essi il loro nome con quelli di questi buoni amici e formare così come una immensa schiera di affezionati figli, cui è sempre dolce e cara la memoria del compianto Padre.

Per associarsi alla Unione degli Antichi Allievi di D. Bosco , rivolgersi al Sig. Carlo Gastini, presso l'Oratorio salesiano di Torino.

Vi si possono associare non solo quelli che furono allievi dell'Oratorio Salesiano di Torino, ma anche quelli degli altri Istituti di D. Bosco.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI

Dalla Missione di S. Raffaele.

Isola Dawson, 18 Aprile 1891, REv.mO SIG. DON RUA,

dopo un anno eccomi di nuovo, per incarico del nostro Prefetto Apostolico D. Fagnano, a visitare questa Missione di S. Raffaele. Oh ! quanto progresso ha già fatto in un anno ! quanto hanno lavorato i nostri confratelli e le suore di Maria Ausiliatrice ! Già si cominciano a pregustare frutti copiosissimi di civilizzazione e di salute tra questi poveri selvaggi.

Prove.

È vero che il nemico delle anime tenta ogni mezzo per turbare l'opera benefica del Missionario. E per dire d'alcuno di questi tentativi, Ella saprà, signor Don Rua, come ogni mese dobbiamo mandar da Puntarenas le vettovaglie e pei Missionari e per gli Indii ; orbene non passa mese senza che sorgano incidenti che ne impediscono o ritardano il trasporto. Ora non si trovano carri od uomini per la condotta della merce sino alla spiaggia; ora mancano marinai o barche per metterla a bordo, ora non si fanno imbarchi per molto tempo, oppure di sole persone, e per poter imbarcare viveri bisogna lasciarsi tirare pel collo nel prezzo; ora, quando ogni cosa è a bordo e si è sul partire, l'equipaggio tutto s'ubbriaca e convien aver pazienza ed aspettare che passi la sbornia. Insomma tutte le sante volte che si ha da soccorrere i Missionari e gli Indii di S. Raffaele, ne succede una. Ora che doveva partir io con cinque coadiutori, quattro ragazzi e quattro Suore di Maria Ausiliatrice, e condurvi oltre le vettovaglie anche un cavallo, pareva un miracolo che si avesse tutto favorevole, persino le acque ed i venti. E sì io l'avrei detto un vero miracolo , una vittoria guadagnata su l'infernal nemico , se avessimo potuto sbarcare senz'alcun disturbo. Ma che ? Non era per anco uscita dal porto la goletta Fueghina che ci portava, quando diede di prora in un vapore argentino chiamato Tyr, che aveva ancorato poche ore prima a trecento metri di distanza, e nell'impeto si fratturò l'albero anteriore. Tra la confusione e lo spavento si cercava di salire a bordo del vapore incontrato ; ma la voce del capitano assicura non esservi alcun pericolo. La Fueghina per altro non può continuare e si deve aspettare almeno un giorno finchè arrivi altra goletta. L'indomani venne la Enriqueta, ma di ricevere a bordo il cavallo non ne vollero sapere e dovemmo lasciarlo a spiaggia. - Altre prove e ben più terribili avvengono sul luogo stesso della Missione, ora per parte di qualche perfido selvaggio che mette sossopra i suoi colleghi per allontanarli dai Missionari , ora per parte di qualcuno degli inciviliti postisi per lucro a servizio della Missione ed ora per tante altre vie, che sarebbe troppo lungo accennare. Ma viva Dio ! chè se tutte queste battaglie ci fanno esercitare un po' di pazienza, non tolgono punto del nostro coraggio, anzi aumentano vieppiù la nostra fiducia nel Signore e la nostra energia a lavorare per la sua maggior gloria e la salute di questi poveri selvaggi, de' quali già un bel numero gustano il beneficio della cristiana civiltà.

Consolazioni.

Lasciata la loro vita barbara e vagabonda, e raccolti come in un sol villaggio, in una sola famiglia, si occupano nel condurre al pascolo il bestiame, nel tagliar alberi, fare strade, scavare canali, sotto la guida ed il regime del Missionario, dal quale ricevono vitto e vestito, alloggio ed istruzione. È l'antica forma de' governi patriarcali, dove il monarca è il Missionario stesso, rispettato, amato ed obbedito come il padre di famiglia. Don Pistone, succeduto a Don Ferrero che passò al Chili, è l'anima, la vita di tutto il movimento. Alla testa dei selvaggi egli il primo a maneggiar la scure, il zappone, egli a guidare i carri, egli insomma a dar esempio d'attività a questi poveri Indii. A lui fanno compagnia nella direzione dei lavori campestri sei confratelli coadiutori espertissimi d'agricoltura. Don Pistone suole portar seco nel bosco un vecchio archibugio, per spararlo su qualche grosso uccellaccio che avesse la baldanza di turbarli nei loro lavori. Il colpo dello sparo incute ai selvaggi terrore e tremore. La prima volta che udirono quel rumore infernale, alcuni impauriti si gettarono a terra, altri scapparono a nascondersi come se fossero inseguiti. Ora non hanno più paura, è vero; ma è facile immaginare quale alta idea abbiano di chi può fare in un momento, e a sua posta, tanto rumore. Pertanto e col timore, potentissimo per ammansare queste malvagie nature, e più coll'amore , si è potuto addestrarli a vita stabile e far loro eseguire importantissimi lavori. L' isola Dawson sta prendendo l' aspetto di bel giardino. Si ammira un ampio stradone che dalle graziose casupole della Missione conduce su di una verdeggiante collinetta, luogo di deliziosa passeggiata. Alla cima, circondato da fitta palizzata, c' è il camposanto con in mezzo un' alta croce, alla cui ombra riposano già dodici Indii battezzati. Colà si recano sovente gli Indii a piangere ed a pregare pei loro estinti. Mancava ancora che fosse distribuito in tante aiuole circondate da fiori, e ciò si fece a questa mia venuta.

Le case di legno di un sol piano vanno crescendo di numero e si è diboscato e reso coltivabile un bel tratto di terreno.

Mentre Don Pistone ed i coadiutori addestrano i selvaggi alla vita campestre , Don Delturco e le Suore di Maria Ausiliatrice li abituano alla vita civile, impartendo loro con ammirabile pazienza i principii della Religione cattolica e della civiltà. La lingua che loro s'insegna è la spagnuola.

Dialogo con un solo interlocutore. - Scienza della parentela pressso gli Indii.

Al mio arrivo in quest'isola mi corse incontro un vispo ragazzetto indio dai 12 ai 13 anni e toccandomi la mano con ingenuità Buenos dias, Padre - dissemi in buon castigliano - cómo está ? -E senz'aspettar risposta continuò egli : - Bueno, gracias (bene, grazie) - Mi venne da ridere e dissi tra me - Si vede che ha imparato bene la lezione. Bravo! - Ed essendo circondato da una moltitudine che mi conoscono dall'anno scorso e ridono ancora adesso del mio smarrimento in mezzo alla foresta (Vedi Bollettino di Ottobre del 1890), chiesi ad una giovane donna, se il bambino che teneva per mano fosse suo fratello : No, mi rispose prontamente e con serietà, è mia madre!!! - Povera donna ! E pensare quanto doveva avere studiato per imparare quella risposta così difficile !

I nostri buoni Indiì hanno già imparato i primi rudimenti della nostra santa Religione, le preghiere del mattino e della sera, e non senza commovermi li sentii a cantare in tono e con maestria tre o quattro lodi sacre. È mirabile il contegno che tengono nella Casa di Dio e l'attenzione ai divini misteri ed alla spiegazione del Catechismo. La prima domenica che li vidi , ne rimasi altamente edificato.

Lanterna più che magica.

Alla sera di questa prima festa, 5 Aprile, volli rallegrarli con uno spettacolo nuovissimo. Avevo portato meco da Puntarenas una lanterna magica con un organino. Non ci voleva altro ! Ridevano, saltavano, ballavano, sgambettavano; erano tutti in visibilio. La loro gioia era al colmo, la loro curiosità era messa alla prova. Le figurine erano per lo più soggetti sacri. Che piacere al succedersi repentino di nuovi personaggi! quante esclamazioni, quante interrogazioni ! Ad ogni gruppo io ne faceva loro breve spiegazione ; ma al comparire di un Ecce Homo non ebbi tempo di parlare; un grido unanime di giubilo scoppiò all'istante : Jésus Jésus el Salvador! Scena commoventissima ! Era un pubblico atto di grazie, di riconoscenza, che questo povero popolo offriva a quel Dio da poco imparato a conoscere. Oh come Gesù l'avrà accolto ! Qual commozione pel suo Cuore adorabile ! Tutta la serata fa bella e piacque assai a questi poveri selvaggì.

Si era avvisato che l'indomani nella nuova chiesina si sarebbe celebrato una solenne funzione. Si sarebbe fatta la benedizione e collocazione delle stazioni della Via Crucis. Non ci mancò un indio , tutti vollero esser presenti dal principio alla fine.

Che dice una Croce.

Il giorno 7 Aprile mi recai con Don Pistone alla punta dell'isola, ove abbiamo una casa succursale, con alla testa due pastori per la cura delle pecore. Il viaggio si fa parte tra folti alberi ed alti pantani nel bosco e parte sulla sabbiosa spiaggia del mare e ci si impiegano sette ore circa a cavallo. La casa è in un'amenissima posizione. Situata presso di un pittoresco laghetto dalle acque dolci e limpidissime, sopra cui galleggiano a centinaia e centinaia i patos (anitre selvatiche) ed i quaiquenes (tacchini selvatici), circondata tutt'all'intorno da estesi boschetti sempre verdeggianti e rallegrata dal dolce e vario canto di mille uccelli, si direbbe un paradiso terrestre. I patos e specialmente i quaiquenes, uccelli emigratori nella stagione più rigida, si moltiplicano a dismisura ; le uova che si rinvengono ogni giorno tra i cespugli circostanti in media superano il centinaio. In questa punta vi sono sparsi qua e là altri sette laghetti della circonferenza ciascuno di due chilometri circa, i quali in tempo di piena per mezzo di rigagnoli scaricansi nel mare, rendendo fertile di pascoli il tratto che da questo li separa.

Scopo della nostra venuta alla punta era di riconoscere il luogo del naufragio del cutter Dorà e porvi una croce commemorativa del povero confratello G. B. Silvestro, quivi annegatosi due anni or sono, mentre sottraevasi alle furie dei selvaggi dell'isola. Pertanto il 9 di buon mattino , celebrata la S. Messa, ci mettemmo in cammino. Avevamo preso per guida il guardiano della Casa, al quale facevano seguito due grossi mastini. Ei ci diceva che in quattro ore saremmo andati e ritornati, ma giunse il mezzogiorno e non eravamo che a metà strada. Stanchi e con un appetito da suonatori facemmo sosta presso di un limpidissimo ruscelletto per isfamarci. La provvigione portata con noi sarebbe bastata a togliere appetito a tre persone una volta sola, ma avevamo lì i due mastini che ci guardavano in aria supplichevole e pareva volessero dirci che anch' essi avevano fame. Pensammo quindi di farne cinque parti e abbandonarci nelle mani della Provvidenza. E la Provvidenza sempre buona venne in nostro soccorso. Dopo dodici ore, finalmente all' imbrunire arrivammo sul luogo. Triste luogo ! È un folto bosco circondato da ogni parte, fuorchè da levante, da un monticello. Quivi dovevamo passar la notte. Mentre il guardiano raccoglieva legna secca per scaldare un po' di acqua e tener acceso il focolare tutta la notte, Don Pistone ed io andammo in cerca di frutti marini, e ne trovammo in abbondanza. Ne mangiammo crudi, cotti, a lesso ed anche arrostiti sulla bragia, ed in ogni modo ci parvero eccellenti, perchè la fame ce li rendeva saporitissimi. Anche i due mastini ne ebbero a sazietà. Intanto s'era fatto notte. Si trattava di dormire. Non avevamo coltri, non pelli, nulla che ci servisse di letto. Che fare? Per liberarci dall' umidità stendiamo rami secchi per terra, la sella del cavallo per guanciale, ci raccomandiamo all'Angelo custode e tentiamo di dormire. Ma non è possibile. Al soffice letto ed al morbido guanciale, che indolentiscono le membra, si unisce per giunta una fresca brezzolina, quindi un grosso acquazzone, e poscia un forte vento che non ci lascia chiudere un occhio tutta la notte. Ai primi albori, spossati più del giorno precedente, inselliamo i nostri cavalli e via alla spiaggia. Quale spettacolo desolante ! Chi sa quanti bastimenti avranno fatto naufragio a questa spiaggia ? Cassoni, scale, tavole, remi, golette, barconi sconquassati, travi cerchiati in ferro, cordami, ecc., in somma un'infinità di rottami di bastimenti erano confusamente accatastati con tronchi di alberi che i venti avevano svelti dalle radici e lanciati al mare, il quale a sua volta li aveva respinti, proprio come quegli Angeli che...

... non fur ribelli

Nè pur fedeli a Dio, ma per sè fóro.

Quivi affogò il povero nostro Silvestro il 21 settembre 1889, giorno memorando per la terribile insurrezione di questi selvaggi. - O anima bella, che per causa sì nobile lasciasti la vita in questa inospitale terra, deh ! intercedi per i poveri indii dell'isola Dawson. Fa che tutti possano venire alla conoscenza del vero Dio , che tutti abbiano a gustare il beneficio della civiltà che loro tentasti portare in compagnia de' tuoi fratelli.

Prendemmo due travi dei meglio lavorati, e portatili sulla cima del monticello più vicino, li innalzammo a forma di croce. La benedicemmo e recitammo le esequie col Deprofundis e lasciammo quel luogo pieno di mestizia. La croce porta questa semplice iscrizione : - Qui naufragò il cutter Dorà morendo annegato Silvestro Giovanni Battista, Catechista-Missionario Salesiano, il 21 sett. 1889.

Una visita - Nuovi cristiani.

Il giorno 14 giunse all'isola la goletta Expres con molti signori e signore chileni, che vennero per visitare la Missione. Primeggiava tra loro la nobile famiglia Wilnes di Valparaiso, che ammirò il progresso fattosi in breve tempo e lasciò una provvista di viveri e di vestiari da distribuirsi agli indii. La venuta di questi signori ci determinò ad amministrare il battesimo a diciasette indii adulti, già apparecchiati da qualche tempo. L'occasione era propizia : facendoli padrini si porgeva loro un motivo per fare del bene a questi infelici. Detto fatto. Quei gentili signori accettarono la proposta, e l'indomani, 15 Aprile, si venne alla funzione. I novelli cristiani portano il nome e cognome de' loro padrini.

In questa circostanza accaddero alcuni lepidi episodi, che vo' narrare non per edificazione, ma perciò si veda sino a qual punto giunga ancora la selvatichezza de' poveri indii di Dawson, dopo un anno e mezzo di continue lezioni di civiltà per parte de' Missionarii.

Delicatezze indiane.

Mentre in chiesa si facevano i preparativi per la sacra funzione e la campana rallegrava l'orecchio co' suoi giulivi rintocchi, i nobili visitatori stavano distribuendo sulla piazzetta oggetti di vestiario a tutti coloro che accorrevano alla casa di Dio. Or avvenne che la primogenita Wilnes, signora Elvira, insieme a camicie, grembiali, scialli, fazzoletti, distribuisse anche degli anelli di osso rosso. La prima, a cui toccò riceverlo, credendolo forse un buon confetto, invece di porselo in dito , se lo cacciò in bocca e gli diede tali dentate, che se non fosse stato d'osso ben duro, l'avrebbe ridotto in minutissima polvere. Non è a dire se si facessero allora solenni risate, mentre la povera india si rimase altamente stupefatta non sapendo perché si ridesse. - Un' altra si presentò con in braccio un bimbo di circa due anni, il quale, oltre all'essere di forme più che tozze e di brutta faccia - come sono tutti questi selvaggi - aveva pure dalla testa ai piedi su tutta la persona tale uno spessore di nero sudiciume, che a persona men che civile metteva schifo rimirarlo. Una delle signore chilene le s'avvicina o le dice che faccia un po' di pulizia al ragazzo, che vada a lavarlo. Senz'altro l'india, a mo' delle bestie, sporge un palmo di lingua, e (horresco referens) cominciando dal naso quasi pulito, gliela fa passare per tutta la faccia, inghiottendosi a tratto a tratto l'immondizia ritolta. - Son cose che fanno ribrezzo al solo udirle, eppure il Missionario ad ogni piè sospìnto deve vederne delle peggiori ancora, come quella di mangiarsi, e con che gusto! certi animaletti, quelli che un pazzo poeta del seicento chiamava i cavalier d'argento in campo d'oro! Guai agli stomachi schifiltosi ! Guai a chi non ha una più che buona dose di pazienza e di.... cinica indifferenza !

Quei buoni chileni si deliziarono nel sentire da questa rozza gente cantare con dolcezza le lodi del Signore. Vollero pure sentire alcuni canti indiani : nè è duopo dirne molte parole: sono canti che attirano i sassi, come quelli d'Orfeo. Tuttavia i nostri benefattori partirono molto soddisfatti, encomiando ed incoraggiando i Figli di Don Bosco e le Figlie di Maria all'opera rigeneratrice.

Messe albeggiante.

Col prossimo inverno i nostri confratelli sperano di poter persuadere a fermarsi alla Missione un'altra quarantina di selvaggi, che vanno e vengono indecisi di lasciar la loro vita nomade. Lo voglia il cielo ! Così colla primavera vegnente la Missione aumenterebbe il numero de' suoi convertiti.

Dovrei ancora parlare di un'altra escursione che feci con Don Pistone alla Baia Loma al S. O. dell'isola, ove si tengono ritirati gli indii selvaggi. Nella loro selvatichezza sanno però scegliersi magnifici posti. Sembrano fortezze inespugnabili ! Sono boschetti fitti fitti, presso al mare e ben riparati da' venti da piccole collinette. Cinque o sei bastoni alti un metro circa, posti in semicerchio e legati in punta a guisa di nicchia, ricoperti di pelli o stracci, formano le loro abitazioni, dentro di cui debbono stare coricati o tutt'al più seduti. Dinanzi stanno accesi sempre grandi fuochi. Quando vedono qualcuno avvicinarsi, se nol conoscono, lanciano le loro frecce, e, se vedono di non poterla vincere, si danno alla fuga. Anche tra questi speriamo di poterci presto inoltrare.

Ma, basta, vedo di essermi dilungato più dell'onesto, quindi finisco.

Riceva, sig. Don Rua, i più ossequiosi saluti de' Missionari dell'isola Dawson, e benedica il suo

Aff.mo figlio in Gesù Cristo Sac. MAGGIORINO BORGATELLO,

Dal Brasile.

Una Missione ai coloni Italiani, Belgi e Portoghesi.

Lorena, 27 aprile 1891. REv.m° E AM.mo PADRE,

Le scrivo di una missione da me data, coll'aiuto di Dio, a coloni Italiani, Belgi e Portoghesi.

Vennero a prendermi qui al Collegio di S. Gioachino dieci uomini a cavallo; a questi si aggiunsero durante il cammino altri quindici e vicino alla colonia italiana già stavano altri ad aspettarmi. Dovunque entusiasmo e scene commoventissime ! L'ingresso, nelle colonie fu sotto archi trionfali e salutato da ripetute salve di fucili e razzi. Alla distanza di mezzo chilometro incontrai tutti i ragazzi dai tre anni in su, un centinaio circa. Discesi da cavallo ed accompagnato da loro mi recai subito alla chiesa, che consisteva in archi, con tetto e mura di lenzuola.

Preso un po' di riposo, diedi principio alla missione. Recitato il S. Rosario colle Litanie ed altri canti italiani, cominciai a predicare in questa patria lingua, e fui ascoltato colle lagrime agli occhi. La stessa sera mi posi a confessare e ci durai fino alle 11 di notte.

All'indomani alle 5 ant. di nuovo in confessionale fino alle 9, indi celebrazione della Santa Messa, predica e distribuzione della S. Comunione a, 54 persone. Dopo, visitai e benedissi tutte le case degli italiani, intrattenendomi, ben s'intende, ad ascoltare le miserie di ciascuno e a consolare chiunque ne avesse bisogno.

Ritornato alla cappella, mi rendette la visita il direttore delle colonie, il colonnello Gioachino Texeira Pinto, che io aveva visitato nel mio ingresso.

Dopo pranzo tenni un'istruzione ai ragazzi e alle ragazze che dovevano prepararsi per la confessione e prima Comunione. Alla sera altre funzioni come il giorno precedente, predica e poi in confessionale fino alle 10 1/2.

Il terzo giorno, di buon mattino, confessato ancora per buona pezza, celebrai la S. Messa, predicai e distribuii 47 Comunioni, delle quali 25 prime : in mezzo ai teneri ragazzetti bianco vestiti, facevano la loro magnifica figura parecchi uomini in sui cinquant'anni, dai lunghi baffi e dalla abbronzita fronte. Indicibile l'emozione da tutti provata in questa solenne azione.

Questa terza giornata l'impiegai nel visitare le case della colonia belga, in una delle quali, dove si erano radunati tutti i coloni, tenni un fervorino nella loro lingua. Alla sera altre funzioni, predica e ricordi al bel drappello della prima Comunione.

Prima che si facesse notte, montato a cavallo e accompagnato da un duecento persone, andai alla colonia portoghese, ove ci fu da stancarsi per tutto il giorno seguente, predicando, confessando, comunicando e visitando tutte le abitazioni. Trovai varii infermi, che confortai coi Sacramenti.

Ricevetti e resi altra volta la visita al Direttore della colonia, e gli raccomandai caldamente, a nome di tutti i coloni, che si occupasse di una cappella reale e non provvisoria ed ottenni che se ne incominciassero tosto i lavori.

Quanta fede trovai in questi buoni coloni! Me ne congratulai con loro e li esortai a non lasciarsi illudere da certi perversi che, sotto speciosi pretesti, vanno a visitarli, cercando in realtà di strappar loro il dono più prezioso che ancor si abbiano su questa terra, qual è quello della cattolica fede.

Mi consolarono poi tanto quei buoni ragazzi ! Son vere perle ! Coltivati nella pietà e negli studi che felice risultato ! Come ascoltavano volentieri ciò che loro raccontava e specialmente del Collegio: volevano venir tutti con me; piangevano e supplicavano i loro genitori per averne il permesso. Quattro padri di famiglia, due italiani, uno belga e uno portoghese, mi offrirono i loro figli. Uno già venne con me al Collegio e gli altri si preparano per venire.

In Collegio l'anno scorso si terminò con 20 ragazzi interni e 124 esterni.

Il risultato degli esami, che furono pubblici e presieduti dal Presidente della pubblica istruzione della città, fu soddisfacentissimo. Questo secondo anno l'apertura si fece il 15 di febbraio. Attualmente conta 69 interni e 94 esterni. Il locale è capace di soli 80 interni e già raggiunse questo numero; gli altri undici arriveranno di questi giorni. Se avessimo posto, non tarderebbe a raggiungere il numero di 150.

Aspettiamo il nostro Ispettore per decidere sul da farsi.

Le condizioni della casa sono critiche : non siamo in terreno nostro. La casa che il conte Moreira Lima aveva offerto fu destinata pel Collegio delle Suore.

Il nostro Collegio al presente è parte nella casa del Conte stesso, attigua alla chiesa di San Benedetto, che noi ufficiamo e parte in un'altra vicina ove si stanno facendo dei lavori

Sac. SEBASTIANO GASTALDI.

Maria Avvocata nostra.

Quanto dobbiamo ringraziare la misericordia di Dio, esclama S. Bonaventura, in averci data Maria per avvocata, che colle sue preghiere può ottenerci tutte le grazie che desideriamo !

Peccatori fratelli miei, dice S. Alfonso M. de' Liguori, se ci troviamo rei colla divina giustizia e già condannati all'inferno per li nostri peccati, non ci disperiamo, ricorriamo a questa divina Madre, mettiamoci sotto il suo manto ed Ella ci salverà. Abbiate buona intenzione di voler mutar vita, buona intenzione e confidenza in Maria, e saremo salvi.

S. Bernardo ci esorta a raccomandarci in tutti i nostri bisogni a questa potente Avvocata con grande confidenza, poichè

Essa è tutta dolce e benigna con ognuno che a Lei si raccomandi.

Ecco dunque, o peccatori,

Di salute ecco la via ;

Siate amanti di Maria,

Chè Maria vi salverà.

(S. ALFONSO).

Guarigione da epilessia. - Mi era appena ristabilito da una forte indisposizione, che mi aveva impedito per circa quattro mesi di applicarmi ai miei diletti studi, quando verso la metà di dicembre mi assalì un forte dolor di testa che mi costrinse a passare non poche notti insonni. Credeva fosse cosa da nulla; ma ben presto dovetti dissuadermene. Un giorno fui colpito da un attacco di epilessia, che venne seguito da altri e da altri ancora. Per circa una settimana andarono aumentando fino a sette e più gli accessi al giorno. Una tra le altre volte mi colse tanto forte che mi tolse dai sensi per buona pezza di tempo. Pregai tanto e promisi alla Madonna che avrei fatto pubblicare la grazia. Mi recai dal sig. D. Rua ed implorai la sua sacerdotale benedizione. - Viva Maria! - Da quel giorno non ebbi più a soffrire attacchi di sorta; ed ora che scrivo son già sei mesi che disimpegno senza alcun impedimento i miei doveri.

Torino, 28 luglio 1891.

Ch. LOMBARDI ATTILIO.

Agli esami. - Circa un mese fa, le tre sottoscritte domandarono a Maria Ausiliatrice che ottenesse loro la promozione in certi difficili esami di scuole superiori che dovevano subire nella seconda metà del mese di luglio, rivolgendole perciò speciali preghiere ogni giorno e promettendole `di far pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano; ed ora, ottenuta per tutte tre la sospirata grazia, si fanno dovere di presentare alla Direzione del Bollettino Salesiano questa relazione.

Torino, 3 agosto 1891.

CASALEGGIO ENRICHETTA - Buzzi LANGHI FLAMINIA - CORIO EMILIA.

Riferiscono altre grazie e mandano offerta per i ristauri del tempio di Maria Ausiliatrice in Torino i seguenti

Pasquero Giuseppa, Torino. - Carletta Giuseppe, Torino. - Chiavarino Giovanni, Torino. - Buviera Giacinta, Torino. -- Avanzati Nicola, Torino. - Gianotti Giovanna, Vinovo. - Conto Carlo Zucchini, Faenza. - Savioli Rosa, Monteseudo (Forlì). - Podestà Rosa, Chiavari. - Santolori Puloheria, Orsogna. - Cerato Amalia, Thiene. - Sac. Sani Antonio, Faenza. - Rita Teresa, Torino. - Moisello Angela, Ceranesi. - Sac. Giov. Corradini, Castello Cavalese (Tirolo). - Chier. Gallo Pietro, T réno, --- Priarone Giov. Nepomuceno, Cremolino. --- Leopolda Giulini, Milano. - Can. Savio Giuseppe, Saluzzo. - Bizzo Fortunato, - Cristina Merlo, Torino. - Porro Jardini Teresa, S. Vittoria d'Alba. - Tommaso Domenica, Torino. - De Rosalia, Rosiynano. - Bini Giovanni, Valtrevaglia. - Can. Appendino Lorenzo, Carmagnola. - Rolle Andrea, Givoletto. - r.ucia MoutC, Torino. - Leontina Pautassi, Torino..-- Sac. Valle Carlo, Mornese. - Sac. Luigi Schena, Caprino. - Acastello Antonio. Virle. (Piemonte). - E. Pastoret, Prasco. - P. Alfonso da Castellamare, Mogliano Veneto. - Delfina Barbero, Mombercelli. - Marietta Daidola, Montemagno Monferrato. - Mattana Gio. Batta, Collicello. - Cappelli Assunta Vecchietto (Massa). - d' Albert Elisabette , Nérdo, (Lot et Garonne). - M. Baus, Ypres (Bel~ique). - Perra Maria, Mandas (Cagliari). - Nardini I. elicina, Clifton (N. Yorek). - Giuditti Sabina, Cureggio (Novara). - Brignone Irene, Mondovì. - Peteul Marthe. Ste Gemmea, d'Andiqné (Maine et Loire). - Lanfranehi Annunziata, Sovere (Bergamo). - Bazzi Caterina, Cremona. - Combi Luigi, Moggio. - P. Agostino da Mistretta, (Sicilia). - Barbarino Margherita, S. Giorgio Scarampi. - Clais Mad.e Elise, S. Jean d'Angely (iharente Inf.). - Crivelli Francesco, Crema. - Prevazzuoli Maddalena, Bibbiena. - Bonaventura Vallino, Saluggia. - Sac. Innocente Stella, Arsiero. - Carsino Giuseppina, Torino. - Cesare La Rizza, Mussomeli. - Teresa Bozzalla, Torino. - Sac. Chiaifredo Clary, Pieve Scalenghe. - Rossetti Celestina, Torino. - Giacomo Moia, S. Cristina (Borgomanero). - Teresa Tribaudino, Racconigi. - Benedetta Greia, Asti. - Maria Ripa, Meana. - Maria Bertò, Rubiana. - Sac. Savador Estela, Valenza, (Spagna). - Lodovico Zin, Almisano di Lonigo. - Bretti Teresa, Calu8o. - Alberto Contorno, Torino. - Sac. Cerrina Guido, Romaglia. - Suor Luigina Bardino, Bronte. - Parodi Gio. Batt. e Indalezio Pacini, S. Nicolas de los Arroyos. (America). - Sac. Pietro Scotti, Monticelli Pavese. - Ernesta Monticon, S. Damiano d'Asti. - Bogetto Giacomo, Castel Rosso. - Sao. D. Carlini, Biella. - Bianchi Teresa. - Sac. Pavesio D. Bartolomeo, Riva, - Capellini Maggiorina, Bianzè. - Fascio Catterina. - Fascio Giuseppe. - Tornavasia Catterina, Somniariva del Bosco, - Fochesato Maria, Luciano Veneto. - Bonardi Francesca, Banelito-Brà. - Montaldo Rosa, Rodelo. - Barbero Maria. - Gallo Teresa. - Sac. Marchiore, Foglizzo. - Contino Vittoria, Romano, Torino. - Demestre Gaetano, Carmagnola. - Boero Olimpia. - Grinetti Maria, Bricherasio. - Cavalli Rosa. - Pacoto Luigia. - Durando Barbara,. Vezzo d'Alba. -

UN ANTICO ALLIEVO DI D. BOSCO NELLA CINA.

Riceviamo di quando in quando lettere molto consolanti da antichi allievi di Don Bosco, ora zelanti missionari presso gl'infedeli in molte parti del mondo. Serbano essi dolce memoria dell'Oratorio, ove passarono anni importanti per la loro educazione religiosa e letteraria, e non si dimenticano dei loro antichi Superiori ed amici.

Pubblichiamo qui una di queste lettere, credendo di far cosa gradita a chi la scrisse ed ai lettori del Bollettino.

Cina, contorni di Chefoo, 28 dicembre 1890.

REVmo. ED AMA.m° PADRE D. RUA,

Ieri l'altro, col più tenero affetto di riconoscenza, ho ricevuto la sua preziosissima del 10 settembre col Bollettino. Fu per me un grande sollievo il leggere tante sì belle notizie dei Superiori dell'Oratorio e de' miei diletti colleghi. Ora per dare un cenno dell'abbondante grazia del misericordioso Signore su questo popolo ancora ambulante tra le tenebre di eterna morte, senta ciò che io fedelmente scriveva al mio Ecc.m° Vescovo li 2 corrente mese:

Quod vidimus oculis nostris, quod manus nostrae contrectaverunt annuntiamus vobis.

La mia penna è troppo meschina per poter delineare ciò che di questi giorni accade sotto i miei occhi circa la grazia del Signore, che abbonda sopra il popolo in questo circuito.

In questo tempo del S. Avvento, pare proprio che i cieli siansi aperti e lascino scorrere latte e miele... La grazia di Dio visita questi luoghi di infedeli. Le dense tenebre sono rischiarate da luce superna. Il pax hominibus bonae voluntatis è cantato dal cielo e viene ripetuto dai semplici di cuore qui in terra. Questi monti rimbombano degli inni che si cantano per le prime volte al Dio sempiterno. I gentili calcano con fermo piede le esecrabili superstizioni, ed alzano gli occhi al cielo per riconoscere il loro Eterno Creatore, miseramente ab initio perduto.

Per non dilungarmi, subito vengo ai fatti.

V. Eccellenza ben ricorda che questa primavera benignamente mi permise che erigessi varie scuole tra quei pagani, che mostravano buona volontà di voler imparare a conoscere Dio. Così feci, e V. E., coll'aiuto dei pii benefattori, potè mandarmi buon denaro per pagare i maestri. Finalmente di questi giorni io stesso potei venire e posare il piede per la prima volta dove non pose mai piede alcun sacerdote. Entrai nel primo luogo detto Tan-u: trovai 17 studenti e 30 e più ragazze ad imparare la Dottrina cristiana. Quaranta e più famiglie non solo promisero di convertirsi, ma grandi e piccoli imparano le orazioni del mattino e della sera. Passai in un altro luogo detto Fundation: oltre gli studenti del luogo ed i circonvicini, 78 famiglie diedero il nome alla milizia di Gesù Cristo. Ora giungo qua a Macuau, dove trovo 60 e più famiglie che per la prima volta imparano a lodare il vero Dio. A Tan-u ho avuto 30 battesimi di adulti, a Fundation 17, qui ne avrò più di 60. Trovo un vecchio di 74 anni, che ilare mi viene incontro e lieto mi dice: Padre, ho imparato tutto il Catechismo; presto mi dia il Battesimo, e morrò lieto, benchè abbia perduto 74 anni per non avere conosciuto Dio!...

Sono da mane a sera circondato da chi domanda istruzioni per la vita eterna. Ho ancora quattro luoghi da visitare, nei quali non minor messe mi è predetta.

Fin qui al mio Vescovo.

Ora le aggiungo che fra qualche mese spero di poter fare un'escursione in altro luogo, dove ho sentito esservi una gran pagoda, nella quale i bonzi fanno lode perenne ai loro simulacri. Colà spero di trovare molti avanzi di nostra S. Religione. A Dio piacendo, avrò occasione di far sentire a quei poveri infedeli la voce della verità, se pure saranno capaci o degni di sentire. Sarà un caso simile a quel di S. Paolo cogli Ateniesi, ai quali disse: « Io vi veggo in tutte le cose quasi più che religiosi... Inveni et aram in qua scriptum erat: Ignoto Deo... » - Già tengo in mia mano otto qualità di loro orazioni simili a quelle del nostro Messale e dai bonzi recitate. Deh ! o Signore, illuminate questi miserabili ! ! ...

Obb.m° figlio

D. PACIFICO FENOCCHIO,

Miss. apost.

(Cina), nel porto di Chefo.

NOTIZIE VARIE

D'ITALIA

Premiazioni e ricordi per le vacanze.

Il giorno 15 Agosto fu per molti anni giorno di festa grandissima per noi, recandoci, insieme colla solennità dell'Assunzione di Maria SS., anche il compleanno del nostro buon padre D. Bosco. Di D. Bosco però non si tacque nell'accademia che si tenne in detto giorno per la premiazione dei nostri allievi, e con delicato pensiero fu offerto al Sig. D. Rua in detta occasione un quadro a olio, egregio lavoro dei nostri pittori, in cui era ritrattata in bel paesaggio la casa ove nacque il buon Padre. S'inneggiò con molto affetto alla cara memoria di D. Bosco, e soddisfacemmo così ad un bisogno del cuore.

L'accademia ebbe principio con un discorso d'occasione detto da un nostro Sacerdote Professore alla presenza dei Superiori e giovani dell'Istituto e d'una numerosa schiera di rispettabili signori e benefattori invitati. L'oratore così esordiva:

Egregi Signori, Giovani carissimi, È sempre bella e dilettevole al cuore dell'educatore la circostanza, in cui vedesi innanzi allo sguardo scelta e nobile corona di giovanetti, i quali coll'occhio scintillante, colla fronte serena e coll'innocente sorriso attendono con impazienza il momento in cui venga loro conferito il serto dell'onore, la corona del premio, tenue, ma ambito compenso alle loro fatiche, all'indefesso loro studio, al loro lavoro. - Belli, sì, belli e veramente soavi sono questi momenti per chi sente inverso i giovanetti caldo e verace affetto ! Ma... ohimé ! che mesto un pensiero si affaccia alla mente e viene non ricercato a perturbare la dolcezza di questa gioia sì pura e tutta di cielo : Chissà se questi giovani hanno dello studio e del lavoro quel concetto che solo si conviene, chissà se vi attenderanno sempre con tutta la energia dell'animo loro, chissà se sapranno unire lo studio ed il lavoro alla pietà, ed anzi far che da questa sola esso proceda, senza di cui non avvi studio, non avvi scienza alcuna che possa all'individuo, all'umano consorzio arrecare vantaggio ! Questo, o giovani carissimi, è il pensiero che viene a intorbidarmi la dolcezza di così bella festa in questo momento. E nel solo desiderio di potervi in qualche modo giovare, di questo io vi parlerò in quest'oggi, e dirovvi in breve del piacere e dell'utilità degli studi, e della vera sapienza che nello studio associato alla pietà é riposta. Egregi Signori, Superiori amatissimi, ed Ella in prima Rev.mo Signor D. Rua, che con tanta bontà si degna presiedere a questa nostra scolastica festicciuola permetta che io l'ultimo fra quanti onoransi dei nome di suoi figliuoli ardisca innalzare da questo luogo la debole mia voce, la disadorna mia parola, indottovi da null'altro che dalla sola ubbidienza. E voi, che tanto bramate ornare di utili cognizioni la mente, ed il cuore arricchire di belle virtù, giovani carissimi, prestate benigno orecchio alle mie parole, ché so mi sarà dato di persuadervi di cosa tanto necessaria, spero che né io avrò a pentirmi di avere per poco indugiato a voi gli ambiti gremii, né voi d'avermi per breve tempo ascoltato.

Dopo ciò, con scelta erudizione ed ornata parola, svolgeva il non facile assunto e con tanta chiarezza e convinzione da produrre le più felici impressioni in tutti gli astanti e da ben meritare ripetuti applausi.

Una parola di lode e le più ampie congratulazioni meritano i giovanetti nelle declamazioni , nei canti e nei suoni. La banda musicale specialmente diede saggio di tal profitto, da mandarne tutti altamente ammirati. Un distinto personaggio, competente in tal materia, ci diceva : Non mi paiono allievi questi giovani, ma bensì esperti professori.

Il Signor D. Rua poneva fine al trattenimento con opportune ed affettuose parole ed invitava tutti al grido di Evviva D. Bosco: dolce e caro evviva che prima che dal labbro ci partì infuocato dal cuore.

NB. - Abbiamo ricevuto ampie relazioni di solenni distribuzioni di premii agli alunni di parecchi nostri collegi ed ospizi al termine dell'anno scolastico. Per mancanza di spazio ci siamo limitati anche nei termini di quella che siamo soliti a dare ogni anno dell' Oratorio primario; quindi ci scuseranno quei benevoli corrispondenti se non abbiam potuto far neanche cenno delle loro, nè vorranno per questo privarci per l'avanti di tante importanti notizie che faranno sempre piacere ai nostri ottimi Benefattori.

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A profitto di tanti giovani lettori del nostro Bollettino, crediamo bene qui riportare i ricordi che il Sig. D. Rua dava ai giovani dell'Oratorio, la sera del giorno 16 di Agosto, prima che si disponessero a far ritorno alle rispettivo loro famiglie o presso qualcuno dei loro benefattori per le vacanze autunnali.

Ecco in sunto brevissimo le sue parole:

1° Ricordo : Un gran segreto per essere sempre allegri : Tenere lontano il peccato nemico più grande della pace del cuore e dell'allegria. Non c'è capezzale più soffice che la buona coscienza. - Basterà evitare il peccato? - No, non basta, debbonsi anche evitare le occasioni di peccare. Quindi - evitare le letture cattive. - Cari giovani, se nelle vostre famiglie vi verranno in mano libri e giornali cattivi, e sia in vostra facoltà di disfarvene, consegnateli alle fiamme. È meglio gettar nel fuoco questi oggetti pericolosi, che gettar l'anima nell'inferno. - Evitare le compagnie pericolose. - V'incontrerete forse in taluni giovani, educati in mezzo a tanti pericoli, in certe pubbliche scuole od in certi istituti, i quali ritornati ora al paese, la vorranno fare da dottori in cose di religione e diranno spropositi madornali. Guardatevi dal veleno che esce dalla lor bocca, guardatevi dalla sozza bava che scorre dai loro discorsi contro la fede e contro la moralità.

2° Se per disgrazia cadeste in qualche peccato? - Ricorrete prontamente al rimedio, - frequentate i SS. Sacramenti della Confessione e della Comunione. - Questi sono i grandi mezzi che sostengono la virtù, aumentano la grazia di Dio e la ridonano se perduta. - Recitate bene le orazioni del mattino e della sera, intervenite assidui alle sacre funzioni nella vostra parrocchia ogni giorno e specialmente nelle feste.

3° Come rinvigorire le forze corporali? -

L'ora del mattino porta oro in bocca. Alzatevi per tempo, per respirare l'aria migliore. Eccellente per questa sarebbe la passeggiatina alla chiesa, quando questa fosse lontana. - L'ozio non accresce, ma infralisce le forze corporali. Il ruscello limpido s'ingiallisce e s'avvelena fermandosi e forma lo stagno Così è della gioventù. Omnem malitiam docuit otiositas. - Dividete il tempo in modo che non siate mai oziosi, ed al tempo delle ricreazioni e dei lavori corporali, che son tanto atti rinvigorire le membra, fate ogni dì succedere anche uno spazio di tempo consacrato allo studio. Il grande Apelle, immortale pittore, soleva dire: Nulla dies sine linea, ne voraris a tinea.

Ultima parola: Dimostratevi dovunque e sempre bene educati ; riconoscenti verso i vostri benefattori, affettuosi ed ubbidienti ai genitori, in modo da attirarvi le benedizioni di Dio e da ben meritare di essere chiamati degni figli di D. Bosco.

La Musica di Nizza Monferrato a Torino.

Il giorno 11 Agosto scorso verso la 1 pom. ricevemmo nel nostro Oratorio la banda di Nizza Monferrato, che gloriosa ritornava dal concorso musicale indetto a Santena il 9 dello stesso mese. Tra la 2a Categoria delle Musiche cittadine, per la sua valentìa si meritò il 2° premio, consistente in una ricca bandiera di velluto ed una Medaglia d'argento di quel Municipio. - Ci fece sentire poderose marcie e belle sinfonie eseguite con vera perizia. Quei buoni nicesi visitarono il tempio di Maria Ausiliatrice, i nostri laboratorii, e verso sera recaronsi a salutare la tomba di D. Bosco, padre a migliaja di operai, come loro, a' quali portò tanto affetto mentre era in vita.

Due nuovi altari nel Santuario di Maria Ausiliatrice.

Più volte l'amatissimo D. Bosco, di venerata memoria, aveva manifestato il desiderio che fossero costruiti due altri altari nel Santuario di Maria Ausiliatrice. Ne aveva egli stesso ideato il progetto ed insisteva che presto fosse eseguito. Varie circostanze non ci permisero per più anni di mandar ad effetto il santo desiderio di D. Bosco, e solo in questi ultimi giorni potemmo pienamente soddisfare quel desiderio che per noi era un comando.

Chi entra ora nel Santuario di Maria Ausiliatrice trova, a pochi passi dal vestibolo a destra ed a sinistra, l'uno di fronte all'altro, due santuarietti o devotissime cappelle sempre frequentate da divoti. A destra nel fondo della cappelletta sorge in apposita nicchia sopra un ricco altare la grande statua di Maria Ausiliatrice, che prima solevasi esporre alla pubblica venerazione ogni anno nel mese Mariano. Nella cappella che apresi a sinistra di chi entra è collocata la bellissima statua del Sacro Cuore di Gesù, che i devoti solevano vedere presso la balaustra della cappella dei SS. Cuori di Gesù e di Maria. Il progetto di D. Bosco non poteva essere meglio eseguito.

Ne sia lode agli artisti che vi lavorarono e sian rese grazie ai benefattori che vi cooperarono colle loro elemosine.

Conferenza Salesiana.

Ci scrivono da Trino : - Nell'occasione delle solennissime feste di S. Luigi e del S. Cuore di Gesù celebratesi in questa cittadina, avemmo la fortuna di ospitare tra noi S. E. R.ma Mons. Basilio Leto, antico zelante Parroco di questa città, ed il successore di D. Bosco, il R.m° D. Michele Rua. Questi nella prima festa, dopo i vespri, ci tenne un'interessante conferenza salesiana, che durò per più di un' ora. L'uditorio fu numerosissimo, un cinquemila persone circa. L'impressione lasciataci fu gratissima. Noi ci auguriamo di sentire ben altre volte la soave parola di questo santo uomo. Una lode al R.mo C.co Silvino Nervi, Prevosto Vicario foraneo, che ci procurò sì belle feste, ed un incoraggiamento a questi operai cattolici valorosi difensori dei loro saldi principii.

DI FRANCIA.

Un grazioso ricordo della visita di D. Rua ai Benefattori di Cannes.

La Francia sarà sempre pei figli di Don Bosco un paese caro, simpatico, perchè ogni volta che il nostro Rettor Maggiore vi fa visita, ne ritorna sempre coi più soavi ricordi. Son fatterelli, che succedono, sempre commoventissimi e a lor volta sempre originali.

Ora si tratta di una nobile famiglia di Cannes, che non guarda al soldo coi figli di Don Bosco. Il piccolo Enrico, di otto anni, possedeva in assoluta proprietà una monetina d'oro da 5 lire, brillante come il giorno che venne al mondo alla zecca. Era un ricordo della buona mamma. Ma la carità è una dote ereditaria nella famiglia del nostro giovane Enrico; la monetina, inviata dal buon Dio alla generosa famiglia, cercava la mano d'un povero. Don Rua il 1° Marzo nella chiesa di Nostra Signora del Buon Viaggio parlava appunto di poveri, e questi poveri erano fanciulli ! La piccola moneta non poteva più stare nel borsellino di Enrico, ei lo comprende. Sussurra tosto una parola all' orecchio della mamma, poi tutto giulivo e rosso in volto s'avvicina al venerato visitatore e gli consegna la felice moneta. Don Rua commosso ringraziava; ma Enrico trovava in essa un grave difetto. « È troppo piccola » diceva a sè stesso, pregando in cuor suo il buon Dio di moltiplicarla fra le mani del Successore di Don Bosco.

Monsignor Jacobini al nostro oratorio di Nizza Marittima. -

Il 22 giugno scorso S. E. Mons. Jacobini, Nunzio Apostolico al Portogallo, di passaggio a Nizza Marittima, si degnò d'accordare ai figli di Don Bosco le poche ore che lo separavano dalla sua partenza per Lisbona. Dopo cena , Monsignore volle indirizzare ai giovanetti il piccolo discorso tradizionale nelle nostre Case-la parola di Mamma Margherita (1). Il fioretto spirituale di questa amabile allocuzione, si può compendiare a meraviglia: « Conservate bene la vostra pietà, cari fanciulli, e siate riconoscenti verso i vostri benefattori. »

S. E. il Nunzio di Lisbona, zelante Cooperatore Salesiano, amava molto Don Bosco, che accoglieva con grande bontà, allorchè soggiornava a Roma per gli affari della nostra Pia Società. Mons. Jacobini fu per 10 anni Segretario di Propaganda, ed ora rimpiazza a Lisbona S. E. il Card. Vanutelli.

I nostri confratelli di Nizza ebbero dal loro illustre ospite consolanti notizie sulla salute del Santo Padre.

Mons. Jacobini si compiacque assai di rimanere in mezzo ai fanciulli. Uomo di opere, Roma gli deve fra le altre fondazioni di grande importanza per le anime, il Cìrcolo di S. Pietro.

Monsignore lasciava l'Oratorio di Nizza il 23 Giugno alle otto del mattino, dopo aver celebrato la Santa Messa.

Un nuovo Oratorio festivo per le ragazze (Nizza Marittima). - Le Suore di Maria Ausiliatrice, che si occupano della cucina e della biancheria della nostra Casa di Nizza, hanno stabilito un Oratorio festivo per le ragazze di quel quartiere. Quest'opera è visibilmente benedetta, e solo l'insufficienza del locale le impedisce di prendere lo sviluppo richiesto dai bisogni delle anime. - La festa di Maria Ausiliatrice celebrata l'otto giugno scorso all'Oratorio suddetto ha messo in luce una volta più la necessità di quest'apostolato presso le ragazze del popolo, il quale già è fecondo di molti frutti. Comunione generale, vesti in musica, cantate varie, accettazione di Figlie di Maria e di aspiranti a detta Associazione, ecco in complesso le commoventi funzioni di questa festa. La parola dì Don Fasani, economo della Casa, ha confermato le anime nella loro generosa risoluzione di andar sempre all'Oratorio a cercare il segreto della vita cristiana, restando in mezzo ai pericoli del mondo. I divertimenti non eran dimenticati nel programma. Una graziosa lotteria ed una pioggia di confetti, gentilmente regalati dalla signora Clementina Pin, raddoppiarono la gioia e l'entusiasmo di quelle vispe ragazze, della cui vista godettero parecchie pie Benefattrici e sopratutto la sullodata Priora della festa. Faccia la Vergine Ausiliatrice che quest'opera ingrandisca e s'estenda a sempre maggior numero di anime.

Le preghiere degli orfanelli dì Don Bosco. (Navarra). - Ci scrivono da Navarra - Non si può immaginare con che prontezza e con che piacere i giovanetti della Navarra ricevono ed aderiscono a domande di preghiere che loro s'indirizzano. Eccone alcune prove.

Si trattava di salvare un compagno colpito da polmonite. Il medico aveva detto non esserci più speranza. Il Direttore Don Perrot fece conoscere questo verdetto alla Comunità, e la prega di una comunione per il piccolo morente; il quale la riceverà per viatico. L'indomani mattina, Domenica, tutti i giovanetti s'accostano alla sacra mensa, e nel pomeriggio di quello stesso, giorno, il dottore tutto sorpreso dichiara che l'ammalato è in convalescenza. Nove giorni dopo il nostro giovanetto giuocava allegramente in mezzo ai compagni. .

Altra volta viene la rosolia a mettere a letto ìn un sol giorno nove ragazzi. Don Perrot convoca un'assemblea per conoscere gli amatori di rosolia : un no risoluto è la risposta unanime. Si stabilisce allora di offrire per tre giorni preghiere, comunioni e buone opere per ottenere una grazia di preservazione completa per tutti i sani. Risultato : neppure più un caso; di più i nove ammalati in pochi giorni furono guariti.

Da lontano pure giungono sovente alla Navarra suppliche di questo genere. Uno dei nostri benefattori scriveva da Parigi il 23 ottobre 1890: Raccomando alle vostre preghiere mia moglie che deve subire una seria operazione chirurgica. Il 10 Novembre nuova lettera : Noi dobbiamo ringraziare Dio e Maria Ausiliatrice. L'operazione, di cui vi parlava, è riuscita felicemente e senza nessuna pericolosa conseguenza. Aiutateci a ringraziare la Madonna Ausiliatrice.

(1) ... Nel rincalzare il letto del povero ragazzo Mamma Margherita gli sussurrò all'orecchio alcune parole sull'onesto e gli suggerì qualche buon pensiero per la notte. Quest'atto di affettuosa premura, che la buona donna ripeteva spesso coi suoi buoni ospiti, diede origine ad una tenera costumanza delle Case Salesiane, quella cioè di terminare la giornata con un sermoncino agli alunni la sera, dopo dette le orazioni; nel quale si svolgono idee semplicissime, ma che sono le più feconde di bene. Irraggiare sulle loro anime giovanili un po' di luce soprannaturale, far loro conoscere un po' l'amore infinito non è il mezzo più sicuro di sottrarli ai tristi lacci del male? Il fatto sta che nell'educazione salesiana è uno dei mezzi principali quest'uso materno.

(Don Bosco pel Dott. DESPINEY, cap. Oratorio).

BIBLIOGRAFIA

Il Grande problema della vita, ossia l'uomo, se è uomo, cioè ragionevole, deve essere cattolico col Papa, per Monsig. PIETRO Cav. TARINO. - Un volume in-16° gr. di pag. 537 - Presso la Tipografia Salesiana di Torino - L. 3,50

L'Opera del Rev.m° Monsig. Tarino con processo logico e stringente fa vedere come la ragione umana, quando procede regolarmente secondo le sue leggi ed i suoi principii di contraddizione e di causalità, appoggiata ai fatti legittimamente accertati, viene ad ammettere tutte le verità che formano il sistema cattolico ; ciò che all'uomo deve interessare di conoscere sopratutto è quale sia il suo primo principio ed ultimo fine, quale la via da battere per arrivarvi; la verità per ogni uomo che ragiona e la desidera non può avere altro scopo; il lavoro del chiarissimo autore si rivolge alla mente non meno che al cuore e tende ad innamorare gli uomini della religione e della pratica della medesima.

Non si potrebbe consigliare un' opera più adatta alla richiesta dei bisogni presenti, degna certamente di alto encomio, perchè inspirata ai principii di quella vera filosofia, tanto propugnata e caldamente raccomandata dal Grande Pontefice Leone XIII, e che sola può arrestare l' effetto pernicioso delle false dottrine, oramai tendenti a preparare la dissoluzione sociale; esortiamo pertanto tutti quelli che portano amore alla vera scienza di procurarsi l'opera del Rev.mo Monsig. Tarino, certi che troveranno un mezzo validissimo per diffondere quei sani principii che sono base e fondamento d'una giusta convinzione religiosa e morale.

Elenco dei Cooperatori defunti nei mesi di Giugno-Agosto.

1. Bertolo D. Angelo, canonico - Agira (Catania).

2. Bessi Cleonice ved. Tessera - (Pavia).

3. Boccari Barbara - S. Arcangelo (Rimini).

4. Bonino cav. Alvaro - Caraglio (Cuneo).

5. Bonuzzi D. Giov. Battista - Aselogna (Verona).

6. Boscarello Melchiorre- Urbana(Padova).

7. Carneglia D. Domenico, rettore - Pignona (Genova8. Cattaneo Catterina - Cittadella (Padova).

9). Cattero D. Giuseppe, canonico - (Torino).

10. Chiaruzzi mons. Alessandro, vesc. - Rimini (Forli).

11. Cilembrini D. Tommaso, parroco - Lanciaia (Pisao

12. Colonna Stefano - Roma.

13. Donati D. Giov. Battista - Cordenolo (Brescia)

14. D'Alberti D. Pietro - Stabio (Svizzera).

15. Dal Bianco D. Lorenzo, parroco - (Venezia).

16. D'Orlandi D. Giovanni - Tromba di Mereto (Udineo.

17. D. Carmela Mauro - Salerno.

18. Fodrini D. Antonio, parroco - Crodo Baceno (Novara).

19. Prancioli D. N. , coadiutore - Baceno (Novara).

20. Gallo Pietro Antonio - Marsaglia (Cuneo).   -

21. Germi Carlo, marchese -Firenze. 22. Giovanelli Maria Saíudecio (Forlì). 23. Grisì tiodoli conto Luigi, tenente colonn. in ritiro - Torino. 24. Grosso Eleonora, Ist. Ved. e Nubili - Torino.

25. Iuzachi Maria - Pavia.

26. Lelli Giovanni - Latna Mocogno (Modena).

27. Lenci Carlo, avvocato - Roma. 28. Maccario Giuseppe, farmacista - Busca (Cuneo).

29. Mareugoni D. Pietro, parroco - lfontemezzo (Vicenza).

30. Mauri Carlo - Milano.

31. Nani D. Angusto, arcipreto - San Gregorio ;,Pesaro o Urbino). 32. Novi D. Paolo, parroco - Pincara (Rovigo ).

33. Onesta D. Luigi , vice parroco - Acquapagana (Macerata).

34. Padre Domenico dono - Chiavarti (Genova).

35. Penco Luigia v. Rocca - Genova.

36. Pilotti D. Gio. Battista , vie. for. - Verzuolo (Cuneo).

37. Pisoni Emilia - Stresa (Novara). 38. Pistilli D. Vincenzo, canonico - Cori (Roma).

39. Rigoni D. Giovanni , cappellano - Albaredo (Verona).

40. Risi D. Liberatore, parroco - Capriglia (Salerno).

41. Rossi Lodovina - S. Michele d'Asti (Alessandria).   - 42. Rubbi D. Giulio, parroco - Pegola (Bologna).

43. Saccheri P. Pio, segr. S. C. Indice . - Roma.

44. Scarpari D. Gaetano - Ferrara. 45. Soave Giuseppe, cavaliere - Torino.

46. Sottimano Francesco - Niella Belbo (Cuneo).

47. SpagnoliMaria-Fornaci (Bresciao. 48. Suor Michelina, religiosa conversa -- Sesto Calende (Milano).

49. Tizzi D. Pietro, parroco - Viadana (Cremona).

50. Vignes D. Giuseppe - Salerno.

51. Zerboi Casimira vedova Tettoni - Torino.

52. Zibello Paola - l'escano (Cuneo).

1. Adintori D. Giuseppe, canonico - Palestrina (Roma).

2- Affini mons. Celestino, canonico - Mantova.

3. Ambrogio Catterina-Chivasso (Torino).

4. Angelini Gemma - Pcscorocchiano (Aquilao.

5. BandiniMaria-Garfagnana(Massa Carrara).

G. Baron Carlo - Cles (Svizzera).

7. Bartolomasi D. Bartolomeo, prof6ssore - Modena.

8. Boccali D. Carlo Maria, canonicoParma.

9. Bertone Teresa -Chivasso (Torinoo.

10. Bertoni Nicolao-Antognano (Massa Carrara).

11- Bibbiana Catterina -Lu (Alessandria).

12. Bisi D. Paolo, curato - Reggio Emilia.

13. Bontà Filetto mons. Luigi, arcipr. alla Cattedrale - Venezia.

14. Bozzolini D. Gaetano - Rcsenzone (Piacenza).

15. Brizzi Geltrude, abbadessa - Assisi (Perugia).

16. Burzio Maddalena - Racconigi (Cuneo).

17. Cagnacci D. Giuseppe- Villafranca Lunigiana (Massa Carrara).

18. Camerotti D. Bonifacio - S. Vendemiano (Treviso).

19. Carità Giovanna -None (Torino). 20. Castelli D. Benedetto - Rocca San Casciano (Forlì).

21. Caveggiani D. Domenico, cappellano - Modena.

22. Celio Luigi - Grondona (Alessandria).

23. Cosa D. Francesco, cappellano - Stevenà (Udineo.

24. Conti D. Giuseppe, prevosto-Mareto (Piacenza).

25. Corsi Anna - Firenze.

26. Cosimini D. Francesco - Badia a Pacciana (Firenze).

27. Cucciola Anna - Torino.

28. Crivellano Stefano - Breganze (Vicenza).

29. Dedotti Gessa D. Antioco - Geegel (Cagliari).

30. Del Monte D. Remigio - Sasso (Parma).

31. Demaria Margherita n. ChiapelloMontemale (Cuneo).

32. De Sanctis D Daniele, curato - Mascioni (Aquila).

33. Diana D. Costantino, maestro- Castevoli (Massa Carrara).

34. Eusebio D. Gabriele, prevosto - Vialfrè (Torino).

35. Faeti Luigi -- Città di Castello (Perugia)

36. Fanelli mons, Giuseppe - S. Angelo dei Lombardi (Avellino).

37. Ferrarese D. Francesco, arciprete - Casaleone (Veronao.

38. Ferrarotti D. Giuseppo, vicario - Mantenero (Novara).

39. Fiorini 1). Luigi, teol. can. - Loda (balano).

40. Fogliano Giuseppe - Sordevolo (Novara),

41. Framenturi Maria - Treviso.

42. Fulgeri D. Valentino, arcipreteS. M. in Strada (Bologna). 43. Gaiani D. Giovanni, parroco- Gavi (Bologna).

44. Gambetta Gio. Batt. - Celle (Genova).