BS 1890s|1891|Bollettino Salesiano Agosto 1891

ANNO XV. - N. 8   Esce una volta al mese

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO.

Il tempio di Maria Ausiliatrice in Torino. A S. S. Leone XIII nel giorno di S. Gioachino. Le feste Aloisiane. Commemorazione ed Omaggio. Il Card. Rotelli all'Oratorio. Ove manderemo i figli a scuola ? - Collegi Salesiani. - Educatori per fanciulle. - Corso di studii per giovani adulti. Un novello Vescovo già allievo di D. Bosco. Notizie dei nostri Missionari - Lettera dalla Patagonia. Funerali di Trigesima. Grazie di Maria Ausiliatrice. Notizie varie. Buzzetti Giuseppe. Bibliografia.

IL TEMPIO DI MARIA AUSILIATRICE IN TORINO.

Ci gode l'animo di poter di nuovo annunziare che i lavori per la decorazione del tempio di Maria Ausiliatrice continuano sempre felicemente e che per la festa dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine, cioè pel prossimo Dicembre, piacendo al Signore, ne potremo far solenne inaugurazione. Parecchi lavori ordinatici da alcuni insigni offerenti sono già ultimati e riuscirono egregiamente, altri non potemmo ordinarli esattamente secondo i loro desiderii, dovendo ridurli in armonia coi lavori maggiori, per non introdurre dissonanze, quantunque per non disgustare qualche benefattore siasi già tollerata qualche irregolarità, ma solo all'esterno del tempio.

Ricordiamo che la non lieve impresa di questa decorazione fu fin dal principio indirizzata anche come a monumento dell' indimenticabile D. Bosco. Ed il Cielo parve benedire il nostro pensiero : molti divoti infatti ci mandarono relazioni di grazie, ottenute per l'intercessione di Maria Ausiliatrice, dopo averla invocata con promessa di offerte pei detti lavori.

Ringraziamo poi di gran cuore quanti ci vennero in aiuto per tener fronte alle ingenti spese che finora ci occorsero, ed invochiamo la carità di tutti i nostri lettori per quelle che ancora dobbiamo e dovremo fare. La Beata Vergine ne li rimuneri tutti quanti ed esaudisca i voti che noi innalziamo ogni dì per la loro prosperità e per quella delle loro famiglie.

A S. S. LEONE XIII

NEL GIORNO DI S. GIOACHINO

ATTORNO A VOI A QUEST'ALMA SEDE ROMANA L'ARCA SANTA DEI TEMPI CRISTIANI SI ADUNA CON ESULTANZA TUTTO IL SODALIZIO SALESIANO RIPETENDO NEL BEL GIORNO DI S. GIOACHINO A VOI INVIATO « DI CIELO , IN TERRA A MIRACOL MOSTRARE » I SUOI VOTI LE SUE SUPPLICHE E LE DICHIARAZIONI

LA RELIGIONE FRA LE CRUDELI STRETTE DEL MONDO FRA GLI ASSALTI D'IRA INEFFABILI RICEVE IN VOI GRANDE PONTEFICE STRAORDINARIO PROVVIDENZIALE COMPENSO RIFIORISCE DI PATERNE VIRTU' LA FEDE ED OGNI Dl' LA CHIESA DILATA I SUOI CONFINI RIGENERA ALTRI FIGLI AL CIELO E RIPIENA DI SPIRITO DI VIGORIA PRIMITIVA RINNOVA COME AQUILA LA SUA GIOVINEZZA

I POPOLI RICONOSCENTI VI SALUTANO PADRE E MAESTRO CHÈ DA VOI SCENDE FULGIDA COME IL SOLE LA PAROLA DI VERITÀ E DI VITA SI TOGLIE DAI TORTUOSI SENTIERI DELL'ERRORE L'UMAN GENERE TRAVIATO E SI CONDUCE NEL SENTIERO MAESTOSO DELLA CARITA E LA TRIBOLATA SPOSA DEL SIGNORE MIRABILMENTE DA VOI CONDOTTA VEDE MUTARSI TRA I SUOI NEMICI L'ODIO IN AMORE IN AMMIRAZIONE IL DISPETTO ANTICO E LA MALEDIZIONE IN OSANNA !

FESTE ALOISIANE

Le feste pel terzo centenario di San Luigi riuscirono, grazie a Dio, felicemente in tutte le nostre Chiese ed Oratori. Amplissime notizie avremmo qui da riportare, se volessimo dire di tutto che si fece dai Salesiani, dai loro allievi e da' benemeriti Cooperatori per onorare l'angelico Giovane. Ovunque furono feste divotissime, in molti luoghi grandiose e solennissime con pompa di musica e di apparati, novene o tridui. di predicazione, processioni, accademie ed altre splendide dimostrazioni di venerazione e di divozione al Santo modello ai giovani delle più elette virtù.

Il giorno 21 dello scorso giugno i giovani studenti del nostro Oratorio primario s'unirono colla gioventù studiosa della città di Torino alla Comunione generale nella Metropolitana, ed i cantori eseguirono scelta musica e in quella e nell'altre sacre funzioni celebratesi in quel giorno colla massima pompa nel detto tempio. I giovani artigiani invece s'unirono per la Comunione generale coi giovani operai cattolici nella chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.

Il giorno 24 celebrammo la festa di S. Luigi nel tempio di Maria Ausiliatrice. Il gusto artistico e la copia degli addobbi, l' ottima musica, il concorso dei fedeli, la frequenza ai SS. Sacramenti, il numeroso clero, la ricchezza dei paramenti, lo splendore dei sacri riti... tutto fu come raramente si ammira anche nelle maggiori solennità.

Nel pomeriggio, dopo i vespri in musica, tesseva il panegirico il P. Sigismondo Leonardi , che con robusta facondia ed unzione patristica cantò le virtù del Gonzaga e lo descrisse con veri e vivi colori quale uomo perfetto, angelo e martire.

Intonavasi poscia l'inno di San Luigi ed i giovani uscivano a schiere ordinate per la processione. La banda musicale intercalava il canto con lieti suoni. Dopo il clero ed i sacri ministri veniva in trionfo il simulacro del Santo.

Le sacre funzioni chiudevansi colla benedizione del SS. Sacramento.

Il tempio era affollatissimo, mille fiaccole ardevano sul sacro altare, ed alle preci dei sacri ministri e del popolo univasi una vera pioggia di mirabili armonie dall'orchestra nel canto del Tantum ergo. Verso sera si tenne grande accademia.

Uno dei cortili interni era trasformato come in amplissimo salone. Splendidi erano gli addobbi, ricca l'illuminazione. Tra festoni e fiori svolazzavano in bel-. l'ordine distribuite le bandiere di tutti gli Stati in cui sorgono Case salesiane e gli stemmi delle città ove abbiamo le più importanti.

Un giovane lesse il discorso d'occasione, e poi altri ed altri ne vennero con poesie e prose, che declamarono con l'accento dell'entusiasmo e della più sentita divozione al Santo.

Brillanti e sceltissimi pezzi di musica erano eseguiti dalla banda dei giovani artigiani, a cui faceva eco la banda musicale dell'Oratorio festivo. E che diremo poi dei cantori ? L'inno eseguitosi era del benemerito nostro cooperatore cavalier Remondi ; lavoro soave e festoso nei cori e delicatissimo negli a soli, fu cantato con brio e pieno possesso da più che trecento cantori con accompagnamento di banda. Quei voli alti e poderosi, quelle note spontanee e giulive, il sincero linguaggio melodico, libero da astrusità di arte inopportuna, riempivano l'aere di armonia e di festa e trasportavano vano il cuore a gaudii di Paradiso.

Le parole del sig. D. Rua chiudevano la festa. Il giorno precedente si era tenuta grande accademia in suo omaggio; stasera gli si lessero ancora alcuni componimenti e numerosi telegrammi provenienti da amici, benefattori ed ammiratori plaudenti al suo Onomastico. Egli ringraziò, e portando poscia il pensiero a S. Luigi, faceva calda esortazione che le virtù del Santo divenissero le virtù di tutti gli astanti, e che, se l'accademia musico -letteraria era durata solo qualche ora, durasse imperitura l'accademia dell'amore e della divozione all'angelico Protettore della gioventù.

Negli Oratorii Festivi. (Dal Corriere Nazionale.)

Nel primo Oratorio Festivo di D Bosco, detto di S. Francesco di Sales, sollennizzavasi il 3° centenario di S. Luigi Gonzaga il 28 giugno. Fin dalle prime ore del mattino i cortili, elegantemente pavesati ed imbandierati, erano gremiti di vispi e lieti giovanetti che attendevano il principio delle sacre funzioni. Edificantissima riuscì la comunione generale alla prima Messa, celebrata dal Revr.mo Prof. D. Cerruti, con canto di mottetti, come pure la Messa solenne egregiamente eseguita dagli allievi cantori con accompagnamento d' harmonium. Negli intervalli la banda fece sentire belle sinfonie. Nelle ore del pomeriggio la fiera appositamente preparata, i palloni areostatici, i vari giuochi combinati aumentavano l'entusiasmo di quel popolo di ragazzi prorompente in clamorosi evviva a S. Luigi loro Patrono.

Ammirabile per l'ordine fu la processione alla quale degnossi intervenire S. E. R.ma Mons. Bertagna, Titolare di Cafarnao.

La processione percorse le vie Cottolengo e Biella, il corso Regina Margherita, la piazza M. Ausiliatrice e rientrò pei cortili dell'Oratorio interno, dove assisteva da un terrazzo allo spettacolo religioso e commovente di tante e tante centinaia di giovani popolani, bellamente ordinati, S. E. il Cardinal Rotelli, che si degnò esternare la sua soddisfazione pel modo veramente lodevole col quale i detti giovanetti seppero in quella circostanza segnalarsi.

Alla sera si rappresentò nel teatrino un dramma sacro, nel quale per chiarezza di pronunzia, facilità di memoria, disinvoltura di carattere si meritarono cordiali applausi gli allievi della scuola drammatica.

Verso notte svariati fuochi di bengala ed una bella luminaria versavano un 'onda di luce su quella vispa folla, che lentamente uscendo dall' Oratorio non cessava dal ricordare la letizia dolce e serena di quel giorni.

Nelle domeniche susseguenti venne celebrato press'a poco colla stessa pompa di riti e di ornamenti e coll' intervento di Ecc.mi Vescovi negli Oratorii di S. Luigi sul Corso Vittorio Emanuele ed in quello di S. Giuseppe in Via Saluzzo.

La serie dei festeggiamenti Aloisiani veniva chiusa il 19 Luglio scorso nell'Oratorio di S. Agostino al Martinetto. Questo fiorente e popoloso Borgo di Torino, tre mesi or sono, e precisamente il 19 Aprile di quest'anno, festa del Patrocinio di S. Giuseppe, si vide aperto nell'ampio locale delle Scuole Apostoliche in Via S. Donato 69, sotto il protettorato di S. E. R.ma Mons. Agostino Richielmy, Vescovo d'Ivrea, del Rev.m° Can.c° Giuseppe Casalegno e d'altro pio Sacerdote, D. Giovanni Mosca, uno di quegli asili, dove il giovanetto, mentre si diverte, trova nei giorni festivi il rimedio contro la nequizia e l'indifferenza del secolo, la salvaguardia della pace del cuore, dell'onestà dei costumi, della propria salute. Il nuovo Oratorio festivo, dopo tre soli mesi di esistenza, è frequentato da oltre trecento giovanetti, tutti affezionatissimi ai loro Superiori e Catechisti mandativi da D. Rua.

La festa di S. Luigi era la prima che quivi celebravasi con speciale solennità. Fu quindi preceduta da un triduo di predicazioni, alle quali numeroso fu sempre il concorso.

Alle 7 antim. della Domenica 19 Luglio la Chiesina dell'Oratorio era gremita di giovanetti che in divoto contegno si disponevano a ricevere il Pane degli Angeli. Il Rev.mo Can.co Casalegno, che celebrava la S. Messa, commosso fino alle lagrime, rivolse a quella turba infantile calde parole, dimostranti quanto amore porti a questi poveri figli del popolo, che egli riguarda come suoi stessi figliuoli. Sin da questa prima funzione presiedeva alla festa il Cav. Giacomo Guglielminetti colla degna sua consorte.

Al mattino erano intervenuti i cantori e nel pomeriggio anche i musici del primo Oratorio festivo di D. Bosco a rallegrare le feste dei nuovi fratelli.

Verso le 3 1/2 pom. si attendeva ansiosamente D. Rua. Impossibile è dire a parole la gioia, l'entusiasmo di quei giovanetti al suo arrivo, i battimani, gli evviva che innalzarono, appena lo videro spuntare sulla porta. Era la prima visita che D. Rua faceva ai nuovi figli, era l'adempimento d'una promessa strappatagli in un momento propizio, nel giorno di S. Giovanni Battista. Egli era commosso, e più ancora lo erano i giovani di quel Borgo, che non avevan per anco veduto nè sentito parlare il Successore di D. Bosco, a cui vollero esprimere i loro sentimenti di stima e di riconoscenza improvvisando una breve accademiola.

D. Rua disse poscia con parola facile e soave, adattata alla capacità dell' uditorio, il panegirico di S. Luigi, ed impartì la Benedizione col Santissimo; dopo la quale quivi pure fuvvi gran trattenimento musico-drammatico con invito ai parenti dei giovani, cui si compiacque d'assistere lo stesso D. Rua col Can.c° Casalegno ed i Priori.

La festa quanto mai cara e simpatica venne coronata da splendidi giuochi pirotecnici fra il giubilo e gli applausi di una folla, che superava allora le duemila persone.

La dolce impressione lasciata in quei cari giovanetti e ne' loro parenti rimarrà, speriamo, incancellabile ne' loro cuori e sarà d'incoraggiamento a frequentare quell'Oratorio apertosi contanti sacrifizi per parte specialmente dei sullodati Membri protettori.

Noi cogliamo l'occasione per ringraziare a nome di quei giovanetti e dei loro parenti questi insigni Benefattori ed i signori Cav. Giacomo Guglielminetti e Giovanni Caneparo, Presidente degli Operai Cattolici di quel Borgo , che tanto a cuore si presero d' aiutare l'incipiente Oratorio di S. Agostino.

COMMEMORAZIONE ED OMAGGIO

Lieta e carissima fu nel nostro Oratorio primario la sera del 23 scorso Giugno. Ricordavamo con grandiosa accademia musico-letteraria il nome soavissimo di D. Giovanni Bosco e presentavamo in tale fausta ricorrenza l'omaggio del nostro figliale affetto e riconoscenza al suo successore D. Rua.

Quanto cuore, quanto entusiasmo in questa solenne manifestazione ! Alle onde armoniose dei canti e dei suoni succedevano declamazioni in lingue antiche e moderne, inni, canzoni, prose dalle più svariate forme...

Interessantissimo e lepido fu il dialogo col quale i giovani artigiani presentavano in dono i saggi del loro profitto nelle diverse arti e mestieri. Bellissimo ed ammirato assai fu l'omaggio dei giovani scultori consistente in saggi di plastica e in due panelli per l'orchestra del santuario di Maria Ausiliatrice, nei quali sono intagliati putti in coro in atto di cantare e di suonare.

I tipografi oltre ai saggi, presentarono un diploma d'onore ottenuto all'ultima esposizione internazionale di Edimburgo e l'unirono al medagliere della tipografia, nel quale già figurano i diplomi e le medaglie ottenute in questi ultimi anni alle esposizioni di Roma, Bruxelles, Barcellona, Colonia e Londra.

Breve ma commoventissimo fu il dialogo che nel programma era annunziato con le semplici parole : I Selvaggi dell'Equatore. Ed i selvaggi comparvero, vestiti alla foggia loro, mescolando col linguaggio rude e smozzicato della foresta alcune parole di spagnuolo mandate a memoria con difficoltà. Portavano i loro strani doni e pronunciavano i nomi di D. Bosco e di D. Rua con tale affetto e riconoscenza, che strappavano le lacrime.

L'accademia durò più ore, che passarono veloci e graditissime. Vi erano accorsi ragguardevoli personaggi ed insigni amici nostri, le rappresentanze di varie società e di alcune Case Salesiane. Fu una festa di famiglia, ma solenne e riuscitissima.

Opportunissime poi e inspirate da profonda commozione ed immenso affetto furono le parole con le quali D. Rua chiudeva il caro trattenimento.

Le lettere, i telegrammi e i doni che furono mandati a D. Rua in questa fausta ricorrenza dalle diverse Case Salesiane, da Cooperatori e Cooperatrici, da tanti benefattori delle opere di D. Bosco, furono numerosi assai e potevano formare da sè un'eloquentissima accademia. Gli recò poi ineffabile consolazione tra gli altri il telegramma col quale il Direttore della nostra casa di Roma annunziavagli una particolare benedizione del Santo Padre. Agli evviva a D. Bosco e a D. Rua unimmo perciò ben di cuore il caldo evviva al Papa.

Gli Antichi Allievi

Anche gli antichi allievi non mancarono all'annuale dimostrazione di figliale affetto alla cara memoria di D. Bosco e di omaggio cordiale a D. Rua. Entravano nell'Oratorio la mattina del 24 alle ore 9. La loro visita arrecò in tutti, Superiori e giovani, la più lieta impressione ; li ricevemmo come i fratelli ricevono i fratelli e li accompagnammo a suon di banda musicale e tra fragorosi applausi fino alla sala parata a festa per l'occasione. Colà presentarono al Sig. D. Rua in dono un ricco paramentale e tennero breve ma cordialissima accademia.

Terminata all' Oratorio questa cara dimostrazione, si portarono tutti in pio pellegrinaggio a Valsalice, per deporre una bella corona su quella tomba, ove si racchiudono tanti cari ricordi. Colà il Rev. Teol. Reviglio parlò di Don Bosco, riconfermando gli astanti nella speranza che, per l' amore che lo legava a' suoi figli e per effetto dell'educazione loro impartita , dopo questa mortal carriera sarebbero un giorno con lui riuniti nei celesti orizzonti, ove il gaudio non ha confine.

I giorni 16 e 19 poi del mese di Luglio, aderendo all' invito di Don Rua ritornavano all'Oratorio, i sacerdoti il Giovedì ed i laici la Domenica, per prender parte ad un' agape fraterna. V' intervennero allievi d'ogni età e condizione. Venerandi Canonici e Parroci, distinti artisti ed altissimi impiegati della cosa pubblica provavano la più dolce consolazione nel ritornare a quella casa, ove avevan passato anni dolcissimi di loro giovanile età.

Si lessero componimenti in versi ed in prosa spiranti purissima gioia ed affetto ineffabile. Care e sempre nuove trovate ebbe il noto menestrello di D. Bosco, il gaio ed applauditissimo Carlo Gastini, e forbito e felicissimo il discorsetto d'occasione del Sig. Zanetta, dal quale togliamo i brani seguenti

Se per quanti ebbero il bene speciale di conoscere da vicino D. Bosco, di sentirsi anche per poco riscaldare alla vampa del suo affetto per la gioventù, è sempre ed in ogni dove dolce soddisfazione il poter favellare di Lui ; l'onore di ripetere in quest' anno, ricco di soavi e ad un tempo incresciose memorie, alcuno dei passi della sua vita prodigiosa, certo è causa di tal contento che intender non lo può, chi non lo prova, ed io non so trattenermi dal manifestarlo a voi che, nei santi ricordi di D. Bosco, mi siete legati col vincolo della più sincera amicizia....

Or che da questa vita è scomparso l'uomo, ne è pur lecito ricordarne le gesta, e di D. Bosco ve n'hanno tante e tali da inorgoglire più d'uno fra i grandissimi vuoi dell'antica, vuoi della media o della età moderna.

Chi fosse D. Bosco mentre era fra noi, lo dica l'Angelo della Carità che, ascoltando i gemiti della miseria sotto i moltiformi suoi aspetti rappresentata nella povera famiglia umana, gli consigliava il farmaco onde lenire il meglio che potesse l'acerbità dei dolori ; lo dica la sventura, la quale, allorchè in più vasta guisa scatenò l'ira sua sui derelitti figli d'Eva, ebbe da quest'uomo i più forti contraccolpi all' opera sua deleteria ; lo dica l'orfano in ispecie che, perduto sul mattino della vita il sostegno, la guida, l'amplesso dei genitori, nelle braccia di D. Bosco ritrovò l'aiuto, il consiglio, l'amore.

Qui l' oratore con vena feconda passa a ragionare di D. Bosco raffrontandolo coi grandi della storia. Più volte è troncato da fragorosi applausi.

Non la finirei così presto, se a larghi tratti volessi delineare D. Bosco e porlo di faccia a mille altri che per diversi titoli passarono celebrati nel dominio della storia e se, per brevità, non mi dovessi staccare da questa via ed internare nelle cose che meglio da vicino lo toccano.

D. Bosco non visse mai per se stesso ; consacratosi all' umanità , a questa solo apparteneva, era giusto che per lei fossero i suoi sogni, le aspirazioni, i disegni, gli atti.

Da inesplorate remotissime lande un grido giunge fino a D. Bosco : è un' infinita turba di poveri selvaggi, ravvolta nella notte della più oscura barbarie, ramingante quasi branco d'armenti per gli immensi deserti della Patagonia, che, per un lontano lume di ragione, sente d'esser qualche cosa più delle fiere ; abbisogna d'una guida, che la ponga sul sentiero del vivere civile, le infonda una speranza che non ha, le additi una patria che non conosce ancora, le insegni esser dessa creatura di Dio ; e questo grido D. Bosco lo accoglie, egli che, già negli inizi del suo apostolato, tutti superò con serena fronte gli ostacoli opposti dall'invidia, passando fra le schiere dei maligni forte come S. Paolo, qui pure non conosce barriera, non difficoltà di mezzi, vede un'opera da compiersi per Iddio ed egli non indietreggerà giammai.

Da qui sorge quella eletta schiera di prodi, che, avanzando di conquista in conquista, aggiunge ogni giorno una fronda agli allori della Chiesa, nuova gloria al nome Salesiano ; da qui il dilatarsi quasi per incanto della luce di verità, lo stendersi in quelle terre il civile e religioso progresso, il centuplicarsi per miracolo delle sacre legioni che, abbandonando patria, parenti e lieto avvenire, corrono incontro a mille pericoli, a disagi senza numero, trovando non difficilmente la morte.

L'oratore ricorda i valorosi Salesiani già caduti sul campo di lor fatica quali martiri dell'apostolico loro zelo e poscia continua :

Se alle sue istituzioni D. Bosco potè dare stabilità duratura, non ultimo dei meriti si fu il ritrovare in D. Rua quello che, lui morto, ne sapesse continuare la meravigliosa opera, ne aiutasse con prudenza il crescente sviluppo, vantaggiosamente in una parola lo surrogasse ; e noi, al risultato dei fatti, non possiamo che tributare il dovuto plauso all'uno per la saggia scelta,. all'altro per essersi mostrato tale quale di lui si poteva bene sperare, degno cioè del Grande Estinto, pari alla difficile missione affidatagli.... Quello che, per riguardo all'umiltà, sua, io mi astengo, dall'enumerare, lo dicano Parma, Macerata, Rossignol, Mendrisio, Bogotà, le Isole Dawson e venti altri luoghi che, unitamente alla benedetta Loreto, si videro trapiantati nel loro suolo e felicemente acclimatati sotto le continue cure di D. Rua i germogli dei vivai di D. Bosco ; lo dica l'Africa, oggetto di conquista dei moderni colonizzatori, la quale, diffidando di questi, anela d'essere moralmente conquistata dai Salesiani; lo ripeta l'Asia che, or non è molto presso la santa Casa di Betlemme, salutò negl'inviati da D. Rua i primi pionieri di quella falange di buoni, dai quali cotanto bene si ripromette per le presenti e per le venture sue generazioni ; lo dirà fra non molto l'Oceania quando si vedrà avverato in suo pro il sogno di D. Bosco, che cioè i Salesiani toccherebbero un giorno terra anche a quei lidi.

E noi, nella modesta nostra sfera, o cari amici, non possiamo forse attestarlo col continua accrescersi di questa manifestazione che, sebbene rivolta al Padre carissimo, per riverbero ridonda pure a lode dell'amato D. Rua?

Se tanti sono i titoli che ai buoni lo fanno così caro, e perchè non si avrà la prova della nostra riconoscenza ? Certo che sì ; sia densa il segno che al mondo tutto dimostri ancora una volta di che forti vincoli sian stretti fra loro i figli di quel Grande che mille e più mila temprava all'amore del dovere, al rispetto per la religione, alla gratitudine verso ì maggiori ; ed inneggiando in oggi al degno D. Rua, con lui inalziamo una lode al Buon Dio che, con larghissima munificenza, volle benedire questo lembo della cara nostra Torino e far qui sorgere la prima casa Salesiana, infondendo nell'anima eletta di D. Bosco un'ardentissima fede in tutto che da lui dipende, una speranza sconfinata nei premi da lui promessi, una infiammata carità per quello che a lui converge, tale da renderlo degno dell'ammirazione dei popoli, dell'affetto di tutti i suoi figli, della gloria dei grandi.

Il Cardinal ROTELLI all' Oratorio

In uno degli ultimi giorni dello scorso Giugno avemmo una di quelle consolazioni che lasciano una impronta incancellabile nel cuore Col treno delle due pomeridiane del giorno 27 giungeva a Torino S. E. il. Cardinale Luigi Rotelli, proveniente da Parigi e diretto a Roma. Nella esimia sua bontà aveva deliberato di fare una sosta di due giorni almeno nel nostro Oratorio, e perciò erano a riceverlo alla stazione i nostri Superiori D. Rua e D. Durando ed all'ingresso nel nostro istituto fu una festa delle più cordiali e solenni.

La sera stessa improvvisammo un' accademia musico-letteraria in suo omaggio, che riuscì cordialissima. L'Eminentissimo Principe rispose con parole improntate di tanto affetto, che tutti quanti ne andammo rapiti, ed a stento potevamo frenare gli applausi e le manifestazioni di gioia e di riconoscenza, che spontanee irrompevano di tratto in tratto da tutti quanti eravamo colà raccolti. La dimani, 28, salì al Collegio delle Missioni in Valsalice, ove celebrò la S. Messa, visitò la tomba di D. Bosco e discendendo nello studio fotografico colà tenuto da due nostri confratelli, degnossi posare per lasciarvi il suo ritratto. Visitò inoltre la Chiesa e Casa Salesiana di S. Giovanni Evangelista ed altri monumenti della nostra città. Nel pomeriggio volle assistere allo sfilare della processione di S. Luigi Gonzaga fatta dai giovanetti esterni dell'Oratorio festivo annesso al nostro istituto.

Il giorno 29, festa di S. Pietro, celebrava la S. Messa nel Santuario dì Maria Ausiliatrice all'altare del detto Santo, già riccamente decorato, ed alle due pomeridiane partiva alla volta di Roma.

Qui cediamo la parola all'egregio Direttore dell'Unità Cattolica, il quale accompagnò, col Sig. D. Rua, l'eminentissimo porporato fino alla stazione

« L'avere tra di loro un tanto ospite colmò di legittima gioia i bravi Salesiani ed il loro degnissimo superiore generale, Rev.mo D. Michele Rua. Sua Eminenza prese la via per Roma col treno delle 2 e 35. Il suo dipartirsi dall'Oratorio di Don Bosco, non è cosa che si possa facilmente descrivere.

» Il non breve tratto che dal suo appartamento conduce alla piazza di Santa Maria Ausiliatrice attraversò egli, col suo seguito, in mezzo alla famiglia salesiana, sacerdoti, chierici e giovani, schierati ed inginocchiati in doppia ala sul suo passaggio, per riceverne la benedizione. Tutta quella brava gioventù non aveva veduto che per poco il Cardinale, e già l'aveva in conto di padre, di protettore e, lasciateci dire, di amico. Sua Eminenza mostrava non bastargli le parole per esprimere la dolce commozione che da quelle care dimostrazioni venivagli al cuore, e portò con sè nel suo viaggio per Roma dolce ricordo della prima visita da lui fatta a Torino, e noi speriamo e ci auguriamo dal cielo non sia l'ultima , ma abbiamo a rivederlo ed ossequiarlo altre volte.

» Nella Gerarchia Cattolica troviamo che l'Eminentissimo Rotelli nacque nel 1833; conterebbe quindi 58 anni. Ma molti meno voi glie ne attribuireste : la prestanza della persona, la statura eccelsa, la salute che gli fiorisce in viso, la nobiltà del portamento, la parola colta, erudita, prudente e ad un tempo affabile, fanno del Rotelli una personalità distinta, e stanno ad argomento de' molti e alti servigi che la Provvidenza lo destina a rendere ancora alla Chiesa, oltre i moltissimi e preziosi che già le rese. »

Otto giorni dopo la sua partenza , l' Eminentissimo Porporato spediva da Roma al nostro Rettore il seguente telegramma : Reverendissimo Don Rua, Oratorio Salesiano, Torino: Ottava della mia partenza codesta nobile città dove ella coi suoi sacerdoti e giovani interni ed esterni usommi gentilezza indimenticabile èmmi grato rinnovarle sensi viva gratitudine con benedizione speciale Santo Padre alla benemerita Congregazione D. Bosco alla cui venerata tomba vidi quanto sia dolce riposo dormienti nel Signore. - Card. ROTELLI.

Non si può esprimere a parole l'impressione carissima prodotta nel nostro Superiore ed in noi tutti da questo telegramma, al quale fu prontamente risposto con quest'altro: Cardinale Rotelli, Roma - Salesiani, alunni interni ed esterni ringraziano singolare benevolenza affezione benedizione Santo Padre gratissima visita indimenticabile - RUA.

OVE MANDEREMO I FIGLI A SCUOLA?

Terminato l'anno scolastico, in parecchie famiglie si muove questa domanda : E l'anno venturo ove manderemo i nostri figli ? in qual collegio? a quali scuole ?

Gran problema per le famiglie, e questione di vita o di morte pei giovanetti. Il collegio e la scuola sono come una seconda famiglia, in cui si può correggere ciò che non riuscì bene nella prima, o continuare l'opera di una saggia educazione già incominciata da esperti genitori; ma molte volte sono un luogo di pervertimento della mente e del cuore.

Quanti giovani difatto, oh quanti debbono la loro rovina morale e religiosa ai pericoli che incontrarono in certi collegi ed in certe scuole !

Ove si accoglie molta gioventù, guai se non v' ha savia educazione, e diciamo pure chiaramente, perchè è verità incontestabile, guai se non v'ha religione !

«La buona educazione della gioventù, scriveva Leibnizio, è il primo fondamento della felicità umana ; ed io ho sempre creduto, soggiungeva, che si riformerebbe il mondo, se venisse riformata l' educazione. »

Ma, se non si dà alla Religione il suo posto nell'educazione, se l'educatore non se valersi di questo elemento onnipotente ed indispensabile, non si potrà mai sperare un bene vero e duraturo dall'opera sua.

« Io per me, scrive Gino Capponi, credo la Religione sola essere all'uomo educativa ; e soggiunge : Vero è che oggi gli educatori tutti raccomandano la religione come ingrediente necessario, ma poi l'amministrano a dosi omeopatiche ! Stoltezza imperdonabile ! »

« È necessario, conferma il celebre pedagogista Monfat, è necessario che la Religione signoreggi tutto nelle scuole e nelle famiglie, educazione, insegnamento, disciplina. »

Ed è per questo che gli stessi protestanti in parecchi paesi danno tanta importanza nelle loro scuole alla Religione. Ed eloquente fatto a tal proposito fu il recente ordine dell'Imperatore Guglielmo di Germania, che estendeva a sei ore la settimana lo studio della religione nelle pubbliche scuole primarie, e riconfermava obbligatorio l' insegnamento religioso in tutte le scuole dello Stato, non escluse le università.

Si mandino perciò i giovanetti a quelle scuole ed in quei collegi, nei quali è assicurata una educazione schiettamente cristiana.

Si imiti in ciò l'esempio che ci danno chiarissimo molti tra gli stessi liberi pensatori dei giorni nostri, i quali, trattandosi dei figli loro, li mandano senz'ombra di rispetto umano in collegi ed istituti tenuti da ottimi preti o da illustri religiosi. Fatto pubblicamente e nuovamente ricordato or sono due mesi anche nel parlamento italiano.

Vestra res agitur. Si tratta della vostra famiglia, dei vostri figli, ed avreste il cuore di consegnarli in mani meno che sicure, abbandonarli e lasciarli in un ambiente pericoloso e fatale, pel gran motivo che temete le ciarle degli amici o le derisioni di sconsigliati parenti?

Superate tutti questi ostacoli, e tra questi il più grande, che per lo più è il rispetto umano, e pei figli vostri preferite l'educazione schiettamente religiosa , e scegliete quelle scuole e quei collegi ove questa vi è fondatamente assicurata. I vostri figli si troveranno sotto la guida di ottimi padri, e circondati da compagni meno pericolosi, perchè apertamente cristiani.

Bando alle illusioni; studiate i fatti. Dai frutti si conosce l'albero. Possibile che non conosciate quali frutti produca l'educazione che s'impartisce in certi collegi? E sareste voi contenti che i vostri figli riuscissero così licenziosi e libertini come tanti giovani, che voi certo conoscete, provenienti da simili istituti, dove sono affatto sbanditi i principii religiosi, ovvero, ciò che è forse più pericoloso, non sono che orpello per insidiare alla buona fede di incauti genitori? Aprite dunque gli occhi per tempo, e sull'esperienza altrui imparate ciò che meglio vi convenga fare, e sappiatene trarre profitto.

« Poveri giovani, esclamava un giorno un savio istitutore d'uno fra gli accennati collegi, poveri giovani ! entrano qua molti che sono angeli, ed escono demoni. È una epidemia, è un macello di anime ! » E noti si che trattavasi ancora di un collegio nel quale tutte le apparenze di religione erano conservate. Colà vi erano Messe e prediche, preghiere e scuola di religione.

Convien quindi adoperare ogni maggior cautela. Trattandosi di collegi o pretendete l'ottimo, o piuttosto preferite tenere i figli vostri in casa, od in pensione presso qualche onorata famiglia e mandarli alle pubbliche scuole. Incontreranno pericoli e molti, ma sempre con minor danno.

A primo aspetto pare ciò una esagerazione; ma studiate bene, esaminate i fatti d'ogni dì, e non vi scorgerete che la pura e schietta verità.

Ringraziamento.

Giunti al termine dell' anno scolastico ci sentiamo in dovere di ringraziare caldissimamente, dopo Dio, tanti benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici che unirono l'opera loro alla nostra pel bene scientifico, letterario, religioso e morale di tanta gioventù studiosa affidata, ai nostri collegi, ospizi, educandati e pubbliche scuole.

Dirà taluno : In qual modo cooperammo noi?

Eccone i modi principali : 1° Coll'aver in certo numero preso parte attiva all' insegnamento nelle scuole diurne o serali o festive dirette dai Salesiani o dalle Suore di Maria Ausiliatrice.

2° Coll'aver indirizzato ai nostri collegi e scuole molti alunni, e fatto conoscere i nostri istituti per mezzo della stampa periodica o con diffusione di programmi o parlandone cogli amici e conoscenti.

3" Coll'aver sostenuto i nostri oratori e scuole pel popolo, mandando soccorsi pecuniarie o pagando la pensione per più orfanelli ricoverati nei nostri ospizi.

4° Molti benefattori e benefattrici pagarono note considerevoli per libri, carta, premi ; massime negli oratori festivi e nelle scuole serali.

5° In molte famiglie ed anche in parecchi monasteri e pii istituti, non solo si eseguirono lavori per le nostre chiese, ma si ebbe eziandio cura della biancheria e degli abiti di molti tra i nostri orfanelli.

Ed altri in altri modi svariatissimi.

Noi ne li ringraziamo tutti col. più sincero affetto e con la più viva riconoscenza. Pregheremo e faremo pregare assai per loro, e stian certi che le opere loro caritatevoli rimarranno registrate a caratteri profondi nel nostro cuore e le presenteremo ogni giorno al buon Dio, affinchè ne li ricompensi larghissimamente.

COLLEGI SALESIANI

Daremo intanto un cenno de' Collegi Salesiani d'Italia a comodità di quanti desiderassero affidare a noi i loro figli per la carriera degli studi liceali, ginnasiali ed elementari, assicurandoli di tutta la nostra sollecitudine per tutto quello che riguarda religione, moralità, sanità e profitto negli studi così scientifici come letterari.

Oltre l'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, l'Ospizio di S.Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena, l'ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, l'Oratorio di S. Croce in Lucca, le scuole di S. Paolo alla Spezia, la Colonia Agricola di Mogliano Veneto, l'oratorio di Maria Immacolata a Firenze, quello di S. Francesco di Sales a Faenza, di S. Luigi a Fossano, di S. Filippo Neri a Catania in Sicilia, l'Istituto di S. Giuseppe a Macerata, vi sono i Collegi di Borgo S. Martino, Lanzo Torinese, Varazze, Alassio, Este, Penango, Terracina, Parma , Randazzo in Sicilia e Mendrisio nel Canton Ticino.

In questi Collegi l'insegnamento comprende il corso Elementare e Ginnasiale, ed è impartito da maestri e professori patentati ed a norma de' programmi governativi. Nel Collegio di Alassio vi è di più il Liceo ed a Mendrisio il corso tecnico.

Giova pure avvertire che ne' Collegi di Varazze, Alassio e Randazzo si danno eziandio gli esami pubblici di Licenza Elementare:

Borgo S. Martino è un paese della Diocesi di Casale Monferrato, sulla linea Alessandria-Vercelli, con stazione a pochi passi dal Collegio.

Lanzo dista 12 miglia da Torino, a piè delle Alpi, e vi si va per ferrovia con più corse al giorno.

Varazze, Diocesi di Savona, trovasi sulla linea Genova-Ventimiglia, e vi si arriva da Genova in un' ora e mezzo di ferrovia.

Alassio, Diocesi di Albenga, trovasi sulla stessa linea Genova-Ventimiglia, a metà strada fra Savona e Ventimiglia. La stazione ferroviaria è vicinissima al Collegio.

Este appartiene alla Diocesi di Padova ed ha stazione sulla ferrovia Monselice-Legnago-Mantova; inoltre un servizio di vetture , in coincidenza con tutte le corse , la congiunge colla stazione di Sant'Elena sulla ferrovia Venezia-Bologna.

Penango, è nella Diocesi di Casale, sopra un'amena collina presso Moncalvo, con stazione propria sulla linea Asti-Mortara.

Terracina, della Diocesi omonima, è nel Circondario di Velletri, Prov. di Roma. Sino a Velletri si va in ferrovia e da Velletri fa il servizio regolare quotidiano un omnibus.

il Convitto di Parma, da due soli anni apertosi nel quartiere S. Benedetto, ha già dato assai buoni frutti e ne promette maggiori ancora.

Randazzo, posto sopra un ameno altipiano del monte Etna, è come un centro della rete ferroviaria e delle vie provinciali di Messina, Catania, Nicosia, Mistretta. La stazione ferroviaria più vicina a Randazzo è quella di Piedimonte sulla linea Messina-Catania.

Mendrisio è a breve distanza dalla stazione della via ferrata Como-Chiasso-Lugano, a' piè del monte Generoso, in amena e saluberrima posizione.

In quasi tutti questi Collegi vi sono due gradi di pensione. La prima varia da L. 35 a 40 mensili; la seconda da L. 24 a 30.

Pei avere i relativi programmi e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai Direttori dei singoli Collegi, oppure al sacerdote Michele Rua, via Cottolengo, n. 3'2, Torino.

EDUCATORII PER LE FANCIULLE.

Oltre ai mentovati Collegi poi giovanetti, vi sono pure dieci Educatorii per fanciulle; il primo in Nizza Monferrato, sotto il nome della Madonna delle Grazie; il secondo nella, città di Chieri, sotto il titolo di Santa Teresa; il terzo al Torrione di Bordighera; il quarto a Novara; il quinto a Lugo; il sesto, settimo, ottavo, nono e decimo nelle ridenti e saluberrime colline circondanti l'Etna, a. Bronte, a Mascali, a Trecastagni, ad Ali Marina presso Messina ed a Catania diretti tutti dalle Suore di Maria Ausiliatrice.

Scopo di queste case di educazione si è di dare l'insegnamento scientifico e morale in modo, che non lasci nulla a desiderare per una giovanetta di onesta e cristiana famiglia, cioè arricchirne la mente di utili cognizioni, educarne il cuore a sode e cristiane virtù, addestrarla ai lavori femminili e informarla a quei principii di civiltà, che sono richiesti dalla sua condizione.

La città di Nizza Monferrato è una delle principali stazioni della ferrovia tra Alessandria e Cavallermaggiore.

Quella di Chieri ha comunicazione diretta colla ferrovia Torino-Chieri e con le linee Torino-Alessandria, Torino-Cuneo, Torino-Savona, con fermata a Troffarello.

Quella di Bordighera è sullo stradale delle. marina che da Ventimiglia conduce a Bordighera, luogo ameno e di dolce soggiorno agli Inglesi nella rigida stagione d'inverno.

Le domande si possono fare alla Direttrice dei singoli istituti od al M. Rev. Sig. D. Michele Rua, Via Cottolengo, 32, Torino. -

CORSO DI STUDII PER GIOVANI ADULTI che intendono consacrarsi a Dio nello stato ecclesiastico.

Il nostro sempre amato Padre D. Giovanni Bosco scriveva nel Bollettino Salesiano di novembre del 1877:

« Son più anni dacchè si va lamentando il bisogno di operai evangelici e la diminuzione delle vocazioni allo stato ecclesiastico...

» Dall'esperienza si potè conoscere come di dieci fanciulli, che cominciano gli studi con animo di arruolarsi alla milizia di Gesù Cristo, in media appena uno o due giungono al sacerdozio, mentre dai più grandicelli, che hanno già ponderata e studiata la loro vocazione, sopra dieci se ne hanno otto. Si osservò pure che in uno spazio di tempo assai più breve, quindi con molto minore spesa, possono compiere i loro corsi letterari, perciocchè separati dai piccolini, che devono gradatamente percorrere le loro classi, quelli, mercè corsi abbreviati, possono assai più presto giungere alla meta. Tuttavia volendo essere sicuri di procedere secondo i principi di Santa Chiesa, si ricorse al Supremo Gerarca di essa, affinchè consigliasse quanto giudicasse da farsi a maggior gloria di Dio. Il Sommo Pontefice con gran bontà si degnò di benedire, commendare il progetto, arricchendolo di molti favori spirituali con apposito Breve nel dì 9 maggio del 1876. »

Ebbe così origine l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni di giovani adulti.

« Avuta la benedizione e l'approvazione dei Vescovi e del Supremo Gerarca della Chiesa, continua D. Bosco, mi sono messo alle prime prove, raccogliendo nell' Ospizio di S. Vincenzo in Sampierdarena alcuni giovani grandicelli, che avessero intenzione di percorrere gli studi ginnasiali, unicamente per consacrarsi a Dio nello stato ecclesiastico. - Dio benedisse questi deboli sforzi e, sul finire dello stesso primo anno, 36 allievi entrarono nel chiericato, di cui oltre a venti fecero ritorno nelle rispettive diocesi; alcuni abbracciarono lo stato religioso, gli altri si consacrarono in varii istituti alle Missioni estere. - Numero maggiore di vocazioni speriamo di avere negli anni avvenire, se la pietà dei fedeli continuerà il suo aiuto ad un' Opera che non è limitata ad un paese o ad una diocesi, ma al bene generale di tutta la Chiesa. »

Le speranze di D. Bosco non andarono deluse; ben oltre a 500 furono già i chierici che in questi anni uscirono dalle dette scuole. Alcuni al presente, già da più anni ordinati sacerdoti, sono zelanti parroci, altri indefessi apostoli nelle missioni.

Noi rinnoviamo anche in questo anno un caldo appello agli Oblatori, Corrispondenti e Benefattori di quest'opera, affinchè ci continuìno il loro aiuto, tanto più perchè in quest'anno dovremo aprire nuove scuole e nuove case per lo sviluppo dell'Opera stessa. Ci indirizzino buone vocazioni ed alle elemosine uniscano la preghiera al Padrone della messe evangelica, ut mittat operarios in messem suam.

NB. Per norma degli allievi e di coloro che se ne dovessero incaricare o che desiderano più ampie notizie dell'Opera di Maria Ausiliatrice, si sono stampati appositi programmi, che si potranno avere dal Sac. Michele Rua (Via Cottolengo, 32, Torino), oppure dal Direttore dell'Ospizio di S Vincenzo in Sampierdarena o di S. Giovanni Evangelista (Via Madama Cristina, 1,) in Torino. Dai medesimi si potrà aver pure l'elenco delle Case già aperte o da aprirsi per quest'Opera.

UN NOVELLO VESCOVO GIÀ ALLIEVO DI D. BOSCO

Il Vicarìo Apostolico del distretto orientale del Capo di Buona Speranza, Mons. Ricards, a cagione della sua salute, fiaccata non tanto dal clima africano quanto dalle gravi fatiche sostenute in quel Vicariato per lo spazio di oltre venti anni, avea fin dal maggio dello scorso anno domandato un coadiutore. La Sacra Congregazione di Propaganda, prendendo in considerazione la domanda del venerando Prelato , nominò a quest'ufficio il sacerdote Pietro Strobino, già alunno di D. Bosco. Il reverendo Strobino nacque a Mosso S. Maria, diocesi di Biella, il 3 gennaio 1856. Entrò nel nostro Oratorio di Torino il 19 di ottobre del 1871, e sul finire del 1874 , dando segni di vocazione per le missioni , fu accettato nel Collegio Brignole-Sale in Genova, donde fu poi mandato come missionario nel Vicariato apostolico del Capo. Alcuni anni sono, il Sacerdote Strobino era stato a Roma accompagnandovi il suo Vescovo. In quella occasione fu a Torino, ci visitò con tanto affetto e ci favorì molti particolari sulle condizioni della Chiesa cattolica nell'Africa meridionale, sopratutto al Capo di Buona Speranza. Noi gli mandiamo di tutto cuore i nostri auguri e le più liete congratulazioni per l'alta dignità a cui è stato sollevato. Il buon Dio lo conservi a lungo nel glorioso apostolato da lui intrapreso e gli conceda frutti sempre copiosissimi.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI

Lettera dalla Patagonia.

È una interessante relazione, che il nostro Missionario Don Matteo Gavotto dirigeva in sul principio di quest'anno a S. E. R.ma Mons. Giovanni Cagliero, intorno ad una apostolica escursione fatta nelle Cordigliere del suo Vicariato. Essa è datata da Chos-malal, capitale della futura provincia del Neuquen, distante 200 leghe da Patagones, e luogo di residenza dei nostri Missionari. Chos-malal è sita alle falde dell'alta catena di montagne detta Los Andes, che quasi insuperabile barriera divide la Repubblica Argentina da quella del Chilì. In Chos-malal le Cordigliere dividono questi due paesi, come le nostre Alpi dividono il Piemonte dalla Savoia.

Il Vicariato, solo in quell'estremo occidente della Patagonia settentrionale, comprende un' estensione eguale alle diocesi unite di Aosta, Ivrea, Susa, Pinerolo, Saluzzo, Cuneo e Nizza, cioè dal monte Bianco sino al Varo; non però col medesimo numero di abitanti.

La regione poi detta di Malbarco, dove stette a dar missione il nostro D. Gavotto, corrisponderebbe alle valli di Aosta, e la valle o provincia del Neuquen a tutta la valle del Po.

Chos-malal, 5 febbraio 1891.

REV.MO MONSIGNORE,

Eccomi finalmente di ritorno da una missione che diedi in Malbarco , nel seno delle Cordigliere, nel territorio del rio Neuquen, che V. E. conosce molto bene. La missione durò circa due mesi; ed io volendo soddisfare al vivo desiderio di V. E. R.ma, di altri miei cari Superiori, Cooperatori e Benefattori della nostra Pia Società, gliene farò una breve relazione.

Il giorno 3 dicembre dell' anno p. p. io ed un piccolo catechista , cavalcando le mule, che passo passo tenevan dietro ad altre cariche di provvigioni, dell'altare portatile pel S. Sacrifizio della Messa e d'altre cose necessario per l' amministrazione dei SS. Sacramenti, ci mettevamo in viaggio.

Ci dirigemmo verso Malbarco, che dista da Chos-malal non meno di 30 leghe, ossia 150 chilometri. Il viaggio durò quattro giorni, e tutto per sentieri scabrosi, sopra creste di alte montagne, dentro profonde valli e guadando rapidi fiumi.

A mezzogiorno ci fermavamo per far arrostire un poco di carne, presso a qualche rigagnolo, le cui acque sempre limpidissime valevano più del Champagne e del Bordeaux per toglierci l'ardente sete. Qualche giorno avemmo la fortuna di trovare anche pane e cacio, e allora che gran festa per noi !

In sul far della notte, quando le mule più non potevano discernere i mal retti passi e zoppicavano e ci trabalzavano a terra, facevamo un'altra sosta più lunga della prima. Legavamo le cavalcature, distendevamo pelli di capra al suolo, prendevamo altra refezione e, recitate le nostre preghiere accanto al fuoco che si andava lentamente spegnendo, prendevamo il troppo necessario riposo sotto lo stellato baldacchino celeste.

In tutti i quattro giorni potei celebrare una sol volta, e fu in casa di quel nostro buon amico che albergò più volte Don Milanesio, quando, alla testa di una piccola squadra di lavoranti, apriva pel primo la strada carreggiabile che da Chos-malal si stende per una lunghezza di 150 chilometri, fino alle due lagune, ove nasce il rio Nehuevo. Lavoro colossale, pel quale non ci voleva meno dello zelo e della tenacità del missionario.

Missione in Malbarco - Difficile passo - Cimitero nel deserto.

In Malbarco presi alloggio in casa di un certo Ulloa, buon cristiano e molto conosciuto da D. Milanesio e da D. Panaro, soliti a prendere ospitalità da lui nelle loro missioni.

Si improvvisò tosto una piccola cappella. Da principio il concorso non era tanto numeroso, ma poscia cominciarono le moltitudini a venire da vicino e da lontano, con frotte di cavalli e provvigioni per alquantì giorni. Era cosa consolantissima vedere tanta gente, nel seno delle Cordigliere, avida della parola di Dio, assistere con santa devozione alla Messa, alle istruzioni, ai catechismi e disporsi con ogni impegno a ricevere i SS. Sacramenti. Non pochi degli accorsi vollero fermarsi tutto il tempo della missione, per ricevere la benedizione solita a darsi nell'ultimo giorno.

In sul partire ringraziai di cuore Iddio e quei buoni cristiani, della pietà e divozione che conservano, nonostante che vedano il missionario solo a grandi intervalli; li incoraggiai e li benedissi ancora una volta, e mentre mi accommiatava ed essi mi colmavano di sinceri ringraziamenti per la visita fatta, grossi lacrimoni scorrevano dalle loro gonfie pupille. - Poveri cristiani, voi non vorreste che il Missionario si partisse da voi : ma non sapete che altre migliaia di cristiani attraverso alle Cordigliere lo attendono ancora ansiosamente? Pazienza ! Ei pure vorrebbe fermarsi fra voi, tant'è l'affezione che vi ha preso. Ma no: bisogna che parta! - E mi diressi ad altro punto distante circa 20 chilometri, detto Roblecillo. Ed ecco una moltitudine infinita di uomini e donne, salire a cavallo e seguirmi buon tratto di strada. Che c'è? forse gli assassini? forse bestie feroci? Oh! no; il Missionario ha da passare il Rio Malbarco, fiume rapido e pericoloso quant'altri mai e che dà il nome a tutta la regione: essi lo sanno, e conoscono la difficoltà del passo, perchè videro più d'uno sparire travolto dalle acque, temono per chi ha fatto loro del bene e nol lasciano andare da solo; vogliono metterlo al sicuro sull'altra sponda.

Io non pratico nulla sospettando, mi spingo col mio cavallo nell'acqua senza tante precauzioni. - Atrás, atrás por Dios; odo spaventosamente gridare; párese Padre, párese. E tutti a correre nel fiume, e chi guidarmi il cavallo e chi sferzarlo perchè non si fermi, gli uni dinnanzi per assicurarsi del fondo, gli altri ai miei fianchi per sostenermi in caso di bisogno , finchè sano e salvo mi portarono alla sponda opposta, dove alcuni lasciaronmi per ritornare alle proprie capanne.

Traversando una collinetta m'imbattei in un piccolo Cimitero, benedetto or sono 15 anni dallo zelante Sacerdote Don Francesco Arrejola., che pel primo visitò questi luoghi, scendendo da S. Carlo Nuble del Chilì. È circondato da una ben compatta palizzata piantata nel suolo, che lo preserva dai franamenti durante le pioggie torrenziali.

- Quale impressione fece sul mio cuore quella solitudine, quel silenzio, quella croce benedetta, la memoria di quegli infelici, morti senza prete e senza sacramenti ! - Ma essi tutti desiderarono il Missionario , volevan ricevere i SS. Sacramenti; ne assicura la piccola comitiva che ancor mi segue. Pensiero consolante e che dà speranza di loro eterna salute.

M'inginocchiai e recitai colla più viva fede una fervida prece per le anime di quei defunti, che ivi aspettano l'estremo giorno, quando l'Angelo del Signore in passando griderà loro : Sorgete, o mortì, da' vostri sepolcri, venite al gran giudizio !

Traghettato il Neuquen, arrivammo ad un'immensa gola di montagne tutta seminata di misere capanne; era il Roblecillo, o piccolo faggio.

Una buona famiglia La valle amena - Vutaleufú.

Quivi fummo benissimo accolti dal signor Javier e famiglia, composta di sua moglie e di un'unica figliuola. Essi, da buoni cristiani, ricevono sempre con piacere il Missionario. Il signor Javier è uno dei più benestanti del villaggio, e la sua casa-capanna presenta le comodità necessarie per la Missione. Si trova situata ai piedi di un' alta catena di monti. L' aspetto della pianura è bellissimo , reso ameno da praterie, da boscaglie, e da una magnifica cascata di acqua, la quale precipitandosi da un' alta rupe, dà vita ad un ruscello fresco e cristallino, che bagna la valle e poi si getta nel Neuquen, confluente del Rio Negro, che in quel punto però è ancora molto piccolo, distando appena 15 chilometri dalla sua sorgente.

In seno a quella buona famiglia mi fermai dieci giorni. Il Bambino Gesù volle benedire le mie povere fatiche, facendo sì che il frutto spirituale dette anime fosse assai copioso. Nella solennità del Santo Natale, ho celebrate le tre Messe ad ore distinte, per dar maggior comodità alla gente, e distribuii la Santa Comunione a buon numero di quei popolani.

Essi desiderosi della parola di Dio venivano da lontano e con non pochi sacrifizi, lasciando le loro capanne, i loro armenti e i lor materiali interessi, per approfittare della Missione ed aggiustare le loro partite col Signore. Ed Egli nella sua infinita misericordia toccò il cuore di non pochi peccatori, uomini e donne, riducendoli a salutare penitenza.

Terminata la Missione del Roblecillo, prima ch' io partissi , i miei buoni ospiti vollero darmi prova della loro affezione e contentezza, e si ascrissero tutti e tre come Cooperatori Salesiani, regalandomi inoltre un buon cavallo, perchè almeno ogni anno li visitassi.

Era il 27 dicembre : di buon mattino salutai i miei amici e tutti i vicini, lasciandoli tutti costernati per la mia partenza. Il sig. Javier volle accompagnarmi sino a Vataleufù, che in lingua indigena suona « gran fiume ». Vi giungemmo alle 3 pomeridiane, dopo otto buone ore di viaggio. L' E. V. Rev.ma che già sa che cosa sono le Cordigliere, conosce pure le difficoltà che si presentano ad ogni istante al povero Missionario, per trasportarsi da una gola ad un' altra, dove trovansi disseminati gruppi di capanne di pastori e vallicultori, che vivono del latte delle loro mandre e del raccolto del loro modesto campicello. Pericoli nei precipizi, nelle valli e nelle creste dei monti, nei fiumi e nei torrenti , nelle cavalcature e nelle intemperie. E quando si sono superati tutti gli ostacoli, con le costole e le ossa sane, vi è ragione da ringraziarne assai il Signore.

Una madre modello - Un fiore silvestre - Perle nascoste.

A Vutaleufù trovai ospitalità presso una famiglia molto buona, che nella sua povertà mi prodigò ogni sorta di attenzioni. Ma per non essere quel luogo molto centrale, vi fu poca concorrenza; per la qual cosa mi vi fermai pochi giorni. Essendomi pertanto trasferito sulle sponde dell' Arroyo seco (rio asciutto), presi alloggio nella veranada (pascoli di estate) della vedova Concezione Spinoza, Cooperatrice Salesiana, e madre del nostro caro Confratello Manuel Mendez, che sta con V. E. in Vìedma. Grande fu il giubilo di quella buona vecchierella e delle quattro sue figliuole, in rivedere il Missionario Salesiano. Esse vivono in mezzo a queste valli tra alti ed ameni monti, che sono abbastanza fertili per le acque dei ruscelli formati dalle nevi delle Cordigliere. La loro vita pastorizia è povera, ma ricca di semplicità e di virtù, ed abbellita da una fede e pietà angelica! Essa fu che tre anni or sono fece il sacrifizio del figlio suo, dandolo al nostro D. Milanesio perchè l'aiutasse in qualità di Catechista, e si consecrasse alle Missioni come Salesiano. Ed ora avendo saputo che il suo figlio vive contento nella nostra Pia Società, vorrebbe pure consacrare al servizio di Dio due figliuole come Suore di Maria Ausiliatrice. Sono esse ansiose di presto eseguire il loro santo disegno, ed aspettano il loro fratello Manuel, per avventurarsi intrepide ad un viaggio di 200 leghe, sopra semplici cavalcature, e discendere per le valli del Rio Neuquen e del Rio Negro, sino a Viedma, dove è la Casa centrale della Missione.

Dopo sette giorni di permanenza nell'Arroyo seco, in cui furono abbondanti i frutti della Missione , eccomi in cammino pel Rio Nehueve (in lingua indigena: fiume profondo), e finalmente in casa del signor D. Lucas Becerra !

Nehueve - Doloroso ricordo - Il gran sasso - La fortunata capanna - Un delizioso giardino.

Il cammino da noi praticato fu quello stesso di Malal-Cahuello, ossia serraglio del cavallo, e della Cordigliera del vento, pel quale passò V. E. nel 1887. Guadammo a cavallo i due più terribili fiumi, il Nehueve, ed il Neuquen, accompagnato dal nostro caro Don Lucas. Egli mi additava il. luogo della catastrofe, e me ne faceva minuta descrizione ! « Fu in questa rocciosa montagna, mi diceva, fu tra questi precipizi, ed a questa spaventevole altura, che il cavallo di Monsignore si diede a precipitosa fuga: fu qui, dove Monsignore per salvarsi da certa morte, si slanciò tra questi macigni!! Ecco la roccia spaccata, all' ombra della quale fu traslocato semivivo, e dove D. Milanesio, D. Panaro, Zanchetta e gli altri miei compagni, gli prodigammo le prime cure! Ecco le valli, i burroni ed i 15 chilometri che dovette fare, guadando per giunta, e coll'acqua alla cintola, i due fiumi, in groppa ad un cavallo, per giungere a notte inoltrata alla modesta mia capanna ! »

Nulla le dirò delle impressioni provate nell'animo mio, strada facendo per quelle roccie inospitali. Esclamai più volte : « Oh! quanto ha dovuto soffrire il nostro carissimo Monsignore!! » E non lasciai di ringraziare il buon Dio e Maria Ausiliatrice, per averlo salvato da così grave pericolo!

Ricordo il 1887, quando a S. Benigno, leggevamo il racconto del triste dramma ; chi mi avrebbe detto allora che dopo tre anni appena, io mi sarei trovato sul luogo stesso del disastro, tra le gole di queste immense e spaventevoli Cordigliere!? Quanti pensierì, quanti ricordi e quali emozioni

Il Rancho o casupola di paglia, dove V. E. stette quasi un mese infermo, non esiste più, la neve l' ha diroccato. Però il signor Don Lucas e la sua buona moglie Petronilla , vollero conservare il ricordo di quel fatto memorando , convertendo quel luogo in un bellissimo giardino. Il suolo dove era il suo letto è coperto di bei fiori, chiamati pensieri, circondato da una bella corona di rose e garofani. Io me ne servii per adornare il mio piccolo altarino, eretto nell'attigua capanna di giunchi, dove V. E. pure celebrò ed amministrò la S. Cresima.

Alla Missione non potè concorrere molta gente, perchè gli abitanti si trovavano sulla cima delle montagne colle loro mandre, e gli altri pochi rimasti nella valle erano occupati nella mietitura. Ciò non ostante, molti hanno saputo trovare il tempo ed il modo di assistere alla Missione, con profitto delle anime loro. Al mio partire da questo punto, il sig. D. Lucas e la sua ottima consorte con alcuni altri vicini, che ricordano sempre l'E. V., mi accompagnarono per un tratto di circa 12 kilom.

Giunto alla sponda sinistra del Neuquen, presi alloggio in casa di certo sig. Vivanco, presso il quale altra volta erari fermato Don Milanesio. Quivi accommiatai il sig. D. Lucas e gli altri buoni cristiani, che avevano avuto la cortesia di accompagnarmi, e ordinai le mie cose per la nuova Missione.

Il signor Vivanco non disponeva di molte comodità. Ad ogni modo, aggiustai il mio altarino in un angolo del capannone concessomi, e decoratolo con drappi rossi e lenzuola bianche, lo convertii in una decente Cappella. Ogni giorno predicavo e recitavo il S. Rosario, celebravo la S. Messa, confessavo e distribuivo la S. Comunione.

Come i Cristiani del Chilì frequentano i SS. Sacramenti.

Nelle Cordigliere, le fatiche del Missionario sono assai più ricompensate, che nelle altre regioni della Patagonia, dove àvvi ogni sorta di gente , europei , indigeni ed argentini. Qui, tra questi semplici montanari, la Re ligione è praticata con fede viva, i Santi Sacramenti della Penitenza e della Comunione sono ordinariamente frequentati, non solo dalle donne e dai fanciulli, ma dagli uomini ancora, e non solamente dai più poveri, ma eziandio dai benestanti. Ciò fa onore al Chilì, di dove vengono. Peccato che adesso il loro povero paese sia in preda alla rivoluzione !

In quei giorni, malgrado fossimo nella estiva stagione, soffiava un vento fresco e gagliardo, la notte era rigida. Per la qual cosa, per dare alloggio riparato alle persone più vecchie e più delicate di salute, a molti degli intervenuti alla Missione, me compreso, toccò dormire alla bella stella ! Per buona sorte che Don Panaro mi aveva preparato e cucito alcune pelli di capra : con esse m'involgeva la notte, potendo così riposare le membra stanche per le diurne fatiche.

Questa, car.m° Monsignore, fu l'ultima stazione , terminata la quale, ritornai a ChosMalal, luogo di nostra residenza, in compagnia di D. Panaro per fare con lui la festa di San Francesco di Sales, commemorare la morte del nostro compianto Padre D. Bosco, ed anche per requiescere pusillum, corporalmente e spiritualmente , e riprendere poi il cammino per altre gole di montagne, a fine di contentare altre anime che aspettano l'arrivo del Missionario.

Frattanto mando alla E. V. uno specchietto dimostrativo di quel po' di bene che si è potuto fare, mediante la divina misericordia e la protezione di Maria Ausiliatrice, sugli scoscesi monti e nelle profonde valli delle Cordigliere Argentine.

TERRITORIO DEL RIO NEUQUEN

Missione data dal 3 Dicembre 1890 al 27 Gennaio 1891

LOCALITÀ   Confessioni Prime Comunioni Battesimi Comunioni di adulti

In Malbarco . . .   92   10   78   5

AI Roblecillo . . .   112   5   98   4

In Vuta-Leufù . .   17   4   11   -

In Arroyo Seco . . 105 5 92 14

Staz. del Rio Nehueve   71   3   50   17

In Huinganco . . .   42   2   33   4

TOTALE . .   439   29   362   44

Come V. E. sa, i battesimi sono sempre pochi nelle Cordigliere, perchè questi Chileni preferiscono passare i monti e far battezzare i loro figliuoli nel paese dove nacquero e dove vivono i loro parenti.

Eccomi, carissimo Monsignore, al termine della mia relazione, cui null'altro mi preme aggiungere, se non che un' umile domanda, ed è, che l'E. V. si ricordi di noi, ci faccia presto una visita, e fin d' ora ci benedica, raccomandandoci al Signore.

Di V. S. Ill.ma

Affez.m° in Gesù e Maria Sac. MATTEO GAVOTTO.

Concepción del Chili, 14 aprile 1891

REV.MO E CAR.MO MONSIGNORE,

Ai primi di febbraio ero di ritorno dalla Missione data dal 3 dicembre al 27 gennaio in Rio Malbarco, Boblecillo, Vutaleufù, Arroyo seco, Rio Nehueve e Huinganco, e ne mandava fedele relazione all' E. V. carissima. Questa gliela indirizzo dal Chili, dove sono venuto per provvedere a molte necessità della Missione, e per rifocillare l' anima mia ed anche un poco il corpo. Passai col povero D. Panaro due anni, sepolto, nelle gole delle Cordigliere di Chos-malal, e con solo il conforto della visita del nostro caro D. Savio, quando mi trovava molto ammalato !

Voglio adesso darle relazione della Missione data, strada facendo, per le alte montagne, che separano il Vicariato dal Chili.

Sono luoghi che V. E. conosce e perciò le riuscirà più caro ancora il mio racconto.

Agli 8 di febbraio mi trovai in Norquin, dove sostai alcuni giorni; di lì passai il Rio Trucuman , dove mi si disse che V. E. si buscò un malore, che le durò più di un mese, in causa degli strapazzi sofferti in questa profonda valle , esposta ai venti ed all' umidità delle acque di questo fiume. Dopo visitai le piccole popolazioni di Rynhileo e di Arileo; il nostro buon ospite Don Pascual e sua moglie, la ricordano molto bene, e mi hanno prestato la loro capanna, che avevano ceduto a V. E. quando passò con D. Milanesio e D. Panaro.

Ai primi di marzo mi trovava presso le gole del Rio Curileo, dove spesi tutto il mese. Il numero delle Confessioni fu di circa 800; le Comunioni 750, i Battesimi 150 ed alcuni Matrimoni.

Veda, Monsignore, quanto coll' aiuto di Dio e di Maria Ausiliatrice fece un suo povero figlio , in queste abbandonate Cordigliere!

Quest'ultima Missione nel Curileo fu per me un vero strapazzo. Molte mattine, al canto del gallo io mi trovava tuttora seduto sul mio cassone, ascoltando le Confessioni! Oh come sarebbe necessario costrurre in questi remotissimi luoghi alcune Cappelle, per fa cilitare ai poveri cristiani il gran bene della Missione!

Quivi appunto nel Curileo nacque tra loro l' idea di edificarne una, ed io non mancai di animarli quanto seppi a porre in opera il loro progetto.

Al Rynhileo mi attendono pel ritorno, perchè quando vi passai, essendo la maggior parte occupati nei lavori campestri, non poterono approfittare della mia presenza : e V. E. sa, come questa benedetta gente, difficilmente lascia la terra pel Cielo, gli interessi materiali per quelli importantissimi dell'anima !

Io feci loro intendere che ne informerei V. E. e che certamente ne sarebbe rimasto addolorato; ed all'udir ciò, furono tutti solleciti nel promettermi, che al ritorno avrebbero fatto il loro dovere da buoni cristiani. Al mio passaggio dunque per colà, vedrò se saranno di parola! Certo se ne avessimo il tempo ed i mezzi, visitandoli più sovente e fermandoci tra loro un po' di più, vi si potrebbe fare assai!...

Nella mia Missione incontrai due buoni giovanotti, orfani l' uno di padre, l' altro di madre, poverissimi ambedue, laceri e malconci. Mi pregarono di accettarli per compagni, li presi meco. Li istruiremo e ci saranno di non poco aiuto un giorno, quali Catechisti.

Quanto a vesti, causa le asprezze e disagi del cammino, io era ridotto a tale stato miserabile, che giunto a Concepcion, il Direttore della Casa, D. Spirito Scavini, non poteva credere che fossi Salesiano, e fu per me fortuna l'aver una lettera di accompagnamento, perchè al contrario, non so proprio come la sarebbe andata a finire!

Letta la lettera , fu indescrivibile l' accoglienza che mi fecero e le attenzioni che mi continuano ad usare tutti questi buoni Confratelli, sicchè parmi proprio di rinascere, dopo due anni di romitaggio nelle Cordigliere!

Per passare los Andes, non avendo denari da pagare una guida, mi feci accompagnare dai giovani, di cui feci parola più sopra, e raccomandatomi a Dio ed a Maria Ausiliatrice, lungo il cammino ebbi la fortuna d'incontrare alcune persone molto buone che mi aiutarono e guidarono con vera carità.

Valicai adunque le scoscese Cordigliere e venni al Chilì, per vedere i nostri cari Confratelli, e per vestir me ed i due poveri orfani. Venni pure per provvedere un po' di tappezzeria e qualche paramento per la chiesina di Chos-malal : ma in questi tempi poco s'incontra

Ci manca un piviale per la Benedizione, una pisside, e non so quant'altre cose, e quantunque mi dicano che difficilmente le potrò avere, pure io in Domino spero trovarle o qui od in Talca.

Il luogo più meschino ove diedi Missione fu Norquin! Immagini, che in mancanza di capanne più comode, dovetti scegliere l'edifizio dell' antica Governazione, ove nel 1887 V. E. si fermò pure ed amministrò il Battesimo e la Cresima a molti bambini ed Indii adulti. Ma questa volta invece della stanza, dovetti contentarmi del corridoio, che quantunque adorno coi poveri e vecchi pezzi di tappezzeria che porto meco, non lascia d'essere una bella spelonca.

L'anno scorso D. Savio e D. Panaro avevano dovuto fermarsi in una capanna che serve di albergo! Veda, Monsignore, se una Cappella in Norquin è necessaria !

Per questi e molti altri motivi può l'E.V. immaginare quanto una sua visita per queste parti ci sarebbe cara e produrrebbe buon risultato !

Il Collegio in Chos-malal è tuttora chiuso, causa la rivoluzione del Chilì, che ivi si estende. La gente in parte se ne fuggì, ed in parte intimorita dalle minaccie di multa, malignamente sparse da taluni nostri avversari , s'indussero a mandare i loro figliuoli alla scuola governativa.

Se vedremo non essere possibile aprire le scuole, approfitterò del tempo per dare un'altra Missione, in altri punti delle Cordigliere. Tanto più che il nostro buon Don Tomatis, che mi fece grandissime feste in Talca, pare voglia lasciarsi piegare alle mie istanze e concedermi qualche Confratello, che insieme coi due nostri giovani ci aiuterebbero assai.

Al mio ritorno spero pure di visitare i poveri abitanti del Rio Barranco , all' estremo Nord del Vicariato. La necessità della Missione in quella parte delle Cordigliere è molto necessaria e più che altrove , a cagione della sparsa popolazione e della molta lontananza dalla nostra residenza, per cui l'immoralità abbonda.

In altra mia, che mi propongo scrivere a V. E., le darò ragguaglio del bene che spero fare nel mio ritorno dal Chilì a Chos-malal. Per ora la prego di compatire la poca connessione della presente , e di benedirmi insieme con tutti i cari confratelli ed alunni di queste Case Chilene.

Um.m° ed obb.m° figlio in Cristo

Sac. MATTEO GAVOTTO.

Talca, 21 aprile 1891.

REV.MO E CAR.Mo MONSIGNORE,

Scrissi all'E. V. una lettera il 14 del cor rente, da Concepcion, ed ora sono lieto di poterle annunziare che mi trovo in Talca, come rinato ad un nuovo mondo ! Oh quanto si sta bene coi Confratelli, ma quanto meglio si sta nel deserto coll'ubbidienza! Però domani, piacendo a Domineddio, col primo treno partirò per S. Carlos, e di là, sopra mule e con tre giorni di scabroso cammino per le Cordigliere, moverò alla volta di Chos-malal !

In. Concepcion mi calzarono, ed in Talca mi vestirono! Povero romito di Chos-malal! In quest'ultima città ottenni già alcuni oggetti per la Chiesa. Povera e meschina Casa di Dio, ràllegrati, chè qualche pezzo di seta per foderare il Tabernacolo l' ho trovato ! Due o tre vasi per fiori, vecchi e rotti anche, una Via Crucis, un piviale ed alcuni altri oggetti usati, ma pure ancora servibili!

Non saprei abbastanza lodarmi dell' accoglienza e carità usatami dai Confratelli, e specialmente da D. Tomatis, che volle andar egli limosinando per i Missionari di Chosmalal ! Le Suore di Gesù regalarono una pisside ed un piviale; la signora Carmen Sepulveda mi pagò assai bene la nuova sottana; sicchè potei comprare eziandio due bicchieri ed alcuni piatti e posate pel nostro refettorio, privo finora di tanto lusso!

Se, come spero, il nostro Catechista Zanchetta mi accompagnerà, potremo dare una bella Missione. Oh se avessi potuto ottenere un Sacerdote! Ma fu impossibile!

Quando i romiti di Chos-malal avranno la fortuna di averla tra loro? Oh fosse presto!

Ci benedica intanto e ci accompagni sempre colle sue sante orazioni.

Suo um.mo ed obb.mo figlio in Cristo

Sac. MATTEO GAVOTTO.

FUNERALI DI TRIGESIMA.

Nell'ultimo scorso Giugno celebrammo in giorni distinti solenni Funerali di trigesima in Torino nella Chiesa Salesiana di S. Giovanni Evangelista e nel Santuario di Maria Ausiliatrice, in suffragio delle anime dei compianti insigni nostri benefattori, il Cardinale Alimonda, la Signora Donna Dorotea Chopitea de Serra, il Dott. Carlo Despiney, il Sig. Giovanni Battista Giuliani, il Sig. Carlo Buzzetti ed il Superiore Salesiano D. Bonetti Giovanni, nomi già noti ai nostri lettori. Riuscirono devoti e commoventi assai. Molte furono le Comunioni, grande il concorso dei fedeli, ricchi gli addobbi, scelta e ben eseguita la musica, numeroso il clero che circondava il M. R. Sig. D. Rua nella celebrazione del Santo Sacrificio.

Al funerale di D. Bonetti il nostro Sac. Prof. D. Francesco Cerruti leggeva un commovente elogio funebre, che speriamo sarà dato alle stampe.

Delle diverse iscrizioni preparate pei detti funerali, crediamo bene riportare almeno le seguenti, non avendo spazio per tutte

ALL'ANIMA GRANDE DEL CARDINALE GAETANO ALIMONDA ARCIVESCOVO PREGANO LA GLORIA CELESTE I FIGLI DI D. BOSCO ADDOLORATI E RICONOSCENTI

PER L'ANIMA CARA DI

D. GIOVANNI BONETTI

SUPERIORE SALESIANO ESEMPLARE PER VIRTÙ E DOTTRINA STRENUO DIFENSORE DELLA CATTOLICA FEDE DEL CULTO DI MARIA PROPAGATORE ARDENTE DEL SACRO CUORE DI GESÙ ZELATORE INDEFESSO CONFRATELLI ALLIEVI ED AMICI RINNOVANO NEL DOLORE PRECI ESPIATORIE

GRAZIE Dl MARIA AUSILIATRICE.

La gran Madre di Dio è sempre tenerissima dispensiera di grazie verso quelli che l'invocano con fede. Abbiamo sott' occhio centinaia di lettere, spiranti tutte ferventissima divozione e la più sentita riconoscenza verso la grande Ausiliatrice dei Cristiani per grazie innumerevoli ottenute mediante la potentissima sua intercessione.

Come faremo noi per darne pubblicazione? Riserbandoci a pubblicarne un maggior numero in fascicoli a parte, ne sceglieremo alcune poche compendiandole poi Bollettino Salesiano, e di moltissime per ora ci limiteremo a pubblicare solo i nomi degli scriventi, conservando però gelosamente i manoscritti negli archivi del Santuario.

Salus infirmorum. -Il signor Barone Giovanni di Montanaro Canavese era gravemente infermo. Il fiero male andava peggiorando rapidamente ed in breve lo ridusse a caso disperato. Da quattro giorni trovavasi come in agonia, l' arte salutare non poteva più nulla su di lui e la morte gli era imminente. Ridotto a tale il povero infermo in un lucido intervallo ebbe l' ispirazione di raccomandarsi a M. SS. Ausiliatrice e le si raccomandò difatti con fede vivissima. La preghiera della fede ottenne vittoria. Con meraviglia di tutti uscì di pericolo ed in breve andare riebbe perfetta salute.

Il giorno 16 di Maggio del corrente anno veniva al santuario di Maria Ausiliatrice a riferire la grazia ricevuta e ad attestarne la sua più viva riconoscenza verso la sua Celeste Benefattrice.

Sac. A. DAMILANO.

Dopo tre anni d'incurabili dolori. - Erano tre anni che un forte malore mi tormentava gli occhi e più non potevo sopportare la luce. Consultai ottimi dottori, ma indarno. Finalmente quest' anno, la vigilia della gran festa di Maria Ausiliatrice mi sentii animata da insolita speranza. Pregai di cuore la gran Madre di Dio e ne sentii subito tanto sollievo, , che potei la prima volta, dopo tre anni, uscir sola di casa e vedere perfettamente come se nulla avessi mai sofferto agli occhi. Viva Maria Ausiliatrice

Torino. RIGA ROSA.

Pronta guarigione. - Dopo otto mesi di dolori alla spina dorsale , alle spalle ed allo stomaco, sì gravi che non mi lasciavano più nè riposare nè lavorare, venni in pensiero di raccomandarmi a Maria Ausiliatrice, feci promessa di un' offerta e d'incominciar subito una novena di preghiere. Oh prodigio! Sull'istante potei prendere riposo e non sentii più nè allora nè poi alcun dolore, come se mai non fossi stato ammalato.

Triora, 22 giugno 1891.

LANTERI AGOSTINO.

Conversione in punto di morte. - Un distinto personaggio più che ottuagenario , vissuto per lunga pezza nella incredulità, rifiutò i SS. Sacramenti e li derideva ogni volta che parenti e amici gliene facevano parola. Per il che tutti conchiusero che sarebbe morto da incredulo. Feci ricorso a M. Ausiliatrice con una novena. Ed oh ! consolazione al mio cuore ! Pochi giorni dopo l' incredulo spontaneamente chiedeva del Sacerdote e riceveva con pietà e divozione singolare i SS. Sacramenti.

Gradisca Maria la tenue offerta che in ringraziamento le promisi ed ora invio.

Diocesi di Milano - 17 aprile 1891.

Sac. S. A.

Riferiscono altre grazie ed in attestato di riconoscenza mandano offerte pei lavori di decorazione al santuario di Maria Ausiliatrice i seguenti

Maria Brundillo, S. Marzano. - Vota Antonio, Rivarolo Canavese. - Maggia Ester, Lussato. - Annetta N., Novara. - Maggi Elena, Torino. - Angelina Faran elli, Norenzo. - ertone Francesco, NN. - Castino Clara. Chivasso. - Margherita Padellino, S. Vittoria d'Alba. - R. Parroco di Ceresole Reale. - Belati Giacinta, Carde. - Rigo Marianna. - Scagliotti Paolo, Camagna Monferrato. - Rnscaccio Notaio, Pancalieri. - Marini Francesco, Torino. - Beltramino Pietro, Fiotto Scalenghe. - Luigia Bonania, ( Chiavari ) - Fari Catterina, - Bocca Luigi, Venasca. - Cravero Maria, Torino. - Bertorelli Teresa, Barge. - Calissano Natale, Graglia.!- Sartoris Maria, Caramagna. - Moriondo Domenica, Brà. - Suor Evangelista, Vezza d'Alba. - Stella Angelo, Chieri. -Bozzetto Giovanni Torino. - Omegna Giovanni , S. Michele d' Asti -Berta Carolina, Castelinaldo (Alba). - Barbero Bartolomeo. - Pecchio Stefano , Settimo. - Sacchetti , Moretta. - Roneati Marianna , l'ietri sul Mare. - Giraudo Matteo, Bibbiana. - Angiolina Colliso, Cemerana Poirino. - Salvino Domenica, Lanzo. - Agnese Mosca, Corio Canavese. - Vittoria Varese, Torino. - Santià Orsola, Saleggia. - Gilardi Lorenzo, Pino Torinese. - Bertini Margherita, Barge. - Rusetti Teresa. - Gonella Luigi. - Torello Giuseppina. - Ginero Maria. - Seralonga Albina. - Regis Maria. - Pellegrinelli Margherita. - Lorenzetti N., Revello. - Anselmi Antonietta. - Marengo Ottavio, Carmagnola. - Clara Caterino. - Marco Francesco. - Grosso Catterina. - Allesina Nicolao. - Care-io Pietro, Castel Rosso. - Vigna Anna. - Monaco Pietro, Torazza. - Baldi N., Mondorì. - Squassino Giuseppina, Novara. Pastore Lucia, Mantova. - Perlo Lucia, Caramagna. - Ossella Teresa, Mezzanile. - Armando Eugenio, Torino. - Rolfo Luigia. - Giacomo Fobello. - Pagolotti Maddalena. - Mazzuoli D. Carlo, Mantova. - Salvo Paolina Genova. - Osella Lorenzo, Caramagna. - Amberti Adele. - Greia Benedetta, Toneo. - Carbone Francesco, Brà. - Carpignano Dina, Solio. - Cantù N., Torino. - Torassa Maria, Chivasso. - Mangiarotti Giuseppe, Strevi. - Ricchiardi Antonia. - Gianotti Giuseppe, Torino. - Contessa Cavalli., S. Maurizio (Canavese). - Campra Elisabetta. - Crosta Valentino. - Fratino Maria, Belinzago. - Battisti Spirito. - Bruno Luigi, S. Vittoria. - Gozzolo Margherita. - Teresa Tribaudino, Racconigi. - Voio Giovanna. - Giov. Maria Bertone, Romano Canavese. - Bortono Maria. - Fornara Elia. - Borra Giovanni.

(continua).

NOTIZIE VARIE

I Salesiani a Moncalvo.

Nella simpatica e commerciale città di Moncalvo (Monferrato), la Domenica 5 Luglio, si teneva una conferenza ai Cooperatori del luogo e dei vicini paesi. L'ampia Chiesa parrocchiale era gremita di popolo, desideroso di assistere per la prima volta a tale funzione. Presiedeva S. E. Monsignor Edoardo Pulciano, Vescovo di Casale. Il Rev.m° sig. D. Rua, Superiore generale della Società Salesiana, salito in pulpito, con semplici ma eloquenti parole,. trattava delle Opere Salesiane. Finita la Conferenza , Monsignore e D. Rua entrarono nel vicino cortile per visitare il nuovo Oratorio festivo, il quale aperto solo da pochi mesi, conta omai oltre a duecento giovanetti. Monsignor Vescovo, a cui sta moltissimo a cuore il bene dei Moncalvesi, e ne diede luminosa prova in questa circostanza, ha ottenuto dal Rev.m° D. Rua che venisse anche aperto un Oratorio festivo per le figlie.

Il Rev.mo Superiore dei Salesiani accondiscese volontieri ai desiderii del Vescovo , anzi si è diffusa una voce ch' egli sarebbe per fare di più per quella illustre città.

La sera stessa della domenica i due di stinti personaggi furono di ritorno al vicino collegio S. Pio di Penango , ove si celebrò solennemente e piacque moltissìmo ai numerosi invitati l' accademia religiosa in onore del Santo.

A notte poi si fece bella illuminazione e si finì coi fuochi artificiali.

(Dal Corriere Nazionale). Una passeggiata ginnastica

Una passeggiata ginnastica! quale piacere, quale delizia pei ragazzi ! Sono dodici ore intieramente libere consacrate all'attività fisica, al brio, alla gaiezza, ai loro giuochi, e si raddoppia in essi lo slancio, l'entusiasmo, specie quando sono tali che per le necessità della vita debbono passare giornate intere rinchiusi nelle officine, nelle fabbriche. Oh! come fa bene ai loro polmoni l'aria pura, imbalsamata della campagna ! Com' è dolce per essi il sorriso del cielo, l'incanto della natura! - Una passeggiata! dove! come? quando? si chiedevano fra di loro i giovanetti che frequentano l'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales, domenica 12 Luglio. A Ciriè, rispondevano gli uni, a Mathi soggiungevano gli altri, a Lanzo, a Lanzo, ripetevano i più ; e quando la notizia fu confermata non solo dai maestri , ma anche dal Direttore dell' Oratorio festivo, allora fu un applauso unanime che scoppiò nei cortili, una frenesia di gioia; era un quadro stupendo, commovente quell'accolta di 800 ragazzi che sorridevano, scherzavano, battevano le mani, narrandosi gli uni agli altri le meraviglie della giornata che avrebbero trascorsa, ed opprimevano di domande i loro assistenti volendo saper tutto, essere informati di tutto. Al tocco di un campanello cessò quasi come per incanto quel visibilio, e, come provetti soldati assuefatti ad una rigorosa disciplina, tutti i giovani si recarono nelle loro classi disponendosi in fila per quattro; era un piccolo esercito baldo di salute, di gioventù, d'allegria, guidato dal tenero amore, dalle cure previdenti dei figli di D. Bosco, che si avviava all'assalto inoffensivo, alla pacifica conquista dei monti di Lanzo. Fin dalle 6 antim. era già stata celebrata nell'Oratorio la S. Messa; preceduti dalla banda musicale e dai loro vessilli, sfilarono le numerose classi in bell'ordine ed a passo di marcia per la piazza di Maria Ausiliatrice, corso Regina Margherita, piazza Emanuele Filiberto, via Ponte Mosca, recandosi alla stazione della ferrovia Torino-Lanzo. La gente che si assiepava sul passaggio, attratta dallo sventolare delle bandiere e dalle note echeggianti della musica, chiedeva a quale Collegio mai appartenessero tutti quei fanciulli. - Sono i figli dell'Oratorio festivo di Valdocco, ripetevano gli uni. Sono i giovani di D. Bosco, esclamavano gli altri, e molti genitori salutando sul percorso i loro figli li additavano ai presenti, dicendo Sono veramente felici questi ragazzi ! - Alle 8 1/2 antim. la vaporiera dava il fischio della partenza, alle 10 si giungeva a Lanzo. Colla stessa precisione colla quale si era partiti si formarono di nuovo le varie squadre, e bellamente ordinati i giovani presero a sfilare per le vie dell'alpestre città, preceduti dalla banda musicale, che per la divisa semplice ed elegante attirava gli sguardi di quei buoni terrazzani, i quali forse non avevano mai veduto una schiera così numerosa, vispa ed allegra passare per quelle vie pittoresche, romantiche, richiamanti alla memoria i borghi e i villaggi feudali. - Alle ore 11 la rumorosa e vivace comitiva si attendava in un larghissimo prato esposto al nord del Collegio di Lanzo, dinnanzi la prospettiva degli alti monti della Stura, serpeggiante fra quelle rupi, - più lontano lo sfondo dell' immensa pianura che si perdeva in un mare d'azzurro e di luce.

Come pranzeremo ottimamente ! dicevano i fanciulli - quest'aria frizzante aumenta l'appetito - esclamavano gli adulti - qual salone meraviglioso per noi preparato! - soggiungevano le testoline poetiche.

Viva D. Bosco ! Viva il Direttore ! Viva Lanzo ! erano le grida risuonanti su quelle alture ripetute infinitamente dagli echi circostanti. E diffatti il pranzo preparato a quel nuovo esercito disposto a combattere con tutta la forza e la vigoria dell'età, contro il suo pìù mortale nemico d'allora, l' appetito, fu salutato con un entusiasmo crescente ogni qual volta si passava ad una nuova distribuzione di pane, di pietanza e di frutta; non mancarono i brindisi, nè gli oratori improvvisati, ed alla fine il brio, la festività avevano raggiunto il loro diapason.

L' esercito vettovagliato abbondantemente chiamava con insistenza la vittoria, voleva essere guidato alla conquista dei monti, e così fu concesso. Da mezzogiorno alle 5 pom. sotto la guida dei loro rispettivi istitutori, le varie classi si recarono a contemplare i panorama adiacenti a Lanzo; leggieri come scoiattoli, agili come le capre solite a quelle balze scoscese, i fanciulli correvano pei sentieri delle montagne prorompendo in esclamazioni di contentezza e di giubilo.

La banda musicale dell' Oratorio in questo frattempo diede concerto in pubblica piazza. Verso le 5 pom. tornati i giovani al Collegio, venne loro distribuita una copiosa merenda, dopo del che si disposero alla partenza.

Nel ritorno non si poteva desiderare maggior ordine, disciplina, condotta; giunti col treno delle ore 8 1/4 a Torino, percorrendo le stesse vie già fatte al mattino, tutte le classi si recarono all'Oratorio festivo. Quivi fu impartita la Benedizione col SS. Sacramento; poscia l'amato Direttore D. Pavia lasciò ai giovani alcune parole di ricordo per la felice e tranquilla giornata così trascorsa, esortandoli all'adempimento dei loro doveri verso la famiglia e la società, alla frequenza costante dell'Oratorio, dove coll'istruzione religiosa si imparano pure i doveri dell' uomo onesto e del virtuoso cittadino ; alla gratitudine, alla riconoscenza verso quei generosi Benefattori che tanto amando la gioventù povera dimostrano conoscere e praticare l'eccellenza di quella virtù che è base e fondamento sicuro d'amore e d'unione fra il ricco e il povero, fra il padrone e l'operaio, soave conforto nei momenti anche più amari e desolanti della vita, virtù per la quale solo crescono ed aumentano gli Oratorii festivi, la virtù sublime e nobile della carità.

Un ringraziamento speciale va tributato all' onorevole Amministrazione e Direzione della Ferrovia-Torino-Lanzo, nonchè ai benemeriti Superiori del Collegio S. Filippo, che diedero prova della più alta cortesia e di lodevole zelo ed impegno in questa non comune ed abbastanza difficile circostanza.

(Dal Corriere Nazionale).

BUZZETTI GIUSEPPE.

Un'altra volta l' angelo degli agonizzanti ha stese le amorevoli e meste sue ali sovra di un nostro amatissimo confratello, Buzzetti Giuseppe, nativo di Caronno Ghiringhello ; moriva nel Collegio di Lanzo il giorno 13 dello scorso Luglio, in età di anni 59. Fin dal 1841 fu da D. Bosco tratto a sè, e da quel momento non seppe più distaccarsi dal caro Padre e fu sempre il suo valido sostegno nella fondazione e dilatazione dell'Oratorio, il suo difensore quando egli corse pericolo della vita per le insidie dei nemici della verità. La storia dell'Oratorio ha più di una pagina gloriosa per lui; fu egli il primo maestro e assistente di D. Michele Rua, egli insegnò le prime note di musica a Mons. Cagliero ; fino a quest'ultimi anni egli fu capo della banda musicale, e capo del laboratorio di calcografia, mentre in ogni altra cosa dell'Oratorio interveniva coll'opera e col consiglio.

I suoi modi semplici e partriarcali gli attiravano la simpatia di tutti, e molte illustri persone di Torino amavano venirlo a visitare per godere della sua conversazione. Egli contava a migliaia gli amici e questi sparsi in ogni parte d'Italia. La sua robusta sanità in quest' anno incominciò a deperire : la morte del fratello Carlo , al quale esso aveva prestata ogni più amorosa assistenza, finì di prostrarlo. Andato a Lanzo colla speranza che quell' aria salubre lo riconforterebbe, vide avvicinarsi il suo fine. Tranquillo e sereno aspettò la sua ultima ora e mai non si spense il sorriso e la facezia sul suo labbro. La morte non gli faceva paura, perchè lavorando tanti anni con D. Bosco , aveva lavorato per Dio. Un testimone della sua fanciullezza ci narrava come D. Bosco nel 1845 circa , avendo condotti i giovani sulle colline di Superga, questi, dopo avere assi stito alle sacre funzioni, si spargessero qua e là folleggiando e per lunga ora si abbandonassero alla più chiassosa ricreazione. Tutti cercavano, da ogni parte era chiamato Giuseppe Buzzetti, ma nessuno sapeva dare novelle di lui. Finalmente venuta l'ora di ritornare a Torino, i giovani trassero verso la Chiesa che era il punto di riunione, e quivi trovarono Buzzetti. - E dove eri tu in questo tempo? gli chiesero - Io l rispose ; sono stato sempre con D. Bosco ! - E ciò disse con tale espressione di gesto e tono di voce che fece meravigliare chi l'udiva.

Riposa in pace, o amico, e col tributo delle nostre lagrime e delle nostre preghiere, ricevi l' ultimo saluto di quelli che sperano di ricongiungersi con te nella beata eternità,

BIBLIOGRAFIA

L'Italia percorsa in ferrovia e sui laghi per Melchiorre RICCARDI contabile nell'Amministrazione delle strade ferrate del Mediterraneo    L. 3,50,

È un bel volume in-16° di pagine VIII-561; già favorevolmente annunziato e raccomandato da varii giornali cattolici. I tipi sono nuovi e nitidissimi, la copertina illustrata da un grazioso disegno. In esso si trova la descrizione di oltre a 2 mila località, dalle più grandi alle più piccole situate lungo le linee delle strade ferrate o delle tramvie ecc. e sono raccolte tutte le precipue notizie riguardanti ogni città ogni comune accennato, copiosissime pure quelle storiche, geografiche, attinte alle fonti migliori, insomma è questo un libro di merito particolare, utilissimo a qualsiasi amministrazione pubblica o privata ed ognuno potrà leggerlo e consultarlo con molto vantaggio. Lo raccomandiamo caldamente ai nostri lettori, e specialmente in questi mesi di vacanze estive ed autunnali, esso si presenta come uno fra i libri migliori nelle lunghe e soventi noiose ore di viaggio e può anche essere un utile regalo per i giovani amanti dello studio.