BS 1900s|1904|Bollettino Salesiano Novembre 1904

BOLLETTINO SALESIANO

Periodico della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani di Don Bosco

ANNO XXVIII = N. 11.   Esce una volta al mese   NOVEMBRE 1904.

SOMMARIO -- l Cooperatori Salesiani nei Giubileo dell'Immacolata 321 Congresso Mariano mondiale    323 La II. Esposizione Salesiana: Visite illustri - Feste di chiusura- Elenco delle scuole professionali e degli alunni premiati . . 324 Gli Oratori festivi: Parte II. § 2. Ai genitori . . 331 Per gli emigrati: A S. Paolo nel Brasile e a Zurigo. 332 Della visita del Rev.mo D. Albera alle Case di America: Nell'Equatore    334

Nei mese dei morti   326

MISSioNI. Colombia: A favore dei lebbrosi--Brasile : Nello Stato del Gran Parà . 337 CULTO e Grazie di Maria Ausiliatrice . 344 NOTIZIE COMPENDIATE: A Valdocco - Roma: La Udienza pontificia del 2o settembre - Vienna; Angra do Heroismo - Dalle Americhe : Cuyabà Chos Malal, Nictheroy, S. Paolo    348 Necrologia: Madama Anna de Meeús; Ignazia Echevarrìa    350

Cooperatori defunti    351.

I COOPERATORI SALESIANI nel 1.° Giubileo del dogma dell'Immacolata

NELL'OTTOBRE 1903, pubblicando il programma della Commissione Cardinalizia, costituita per promuovere le mondiali onoranze all'Immacolata in quest'anno giubilare, esortavamo tutti i Cooperatori a coadiuvare il compimento di quelle opere che sarebbero state localmente proposte a commemorare il fausto avvenimento, e insieme facevamo ad essi una doverosa promessa.

Lungo l'anno, abbiam accennato più volte alle solenni funzioni che vennero promosse nell'ottavo giorno di ciascun mese e specialmente alla pompa singolare di quelle che si svolsero a' pie' del monumento di Maria Ausiliatrice di Nictheroy, grazie alla fervente pietà dei Cooperatori del Brasile. Abbiam pure segnalato l'alacrità e le pietose industrie con cui si vollero spingere innanzi i lavori del tempio monumentale di Almagro, per vederlo compiuto l'8 dell'imminente dicembre, quale omaggio dei Cooperatori e dei Salesiani della Repubblica Argentina al Santo Padre Pio X nel compiersi del solenne giubileo mariano; ed ora da altre parti ci giungono altre liete notizie.

Infatti a commemorare la data memoranda, graziosi e gentili pellegrinaggi infantili verranno promossi nell'oriente dell'Equatore; nel Perù e nella Bolivia s'indirrà un'esposizione di arte sacra con particolar riguardo al culto ed alla devozione per la Purissima; nelle vergini foreste del Matto Grosso verrà fondata un'altra colonia per accogliere all'ombra della Croce i cari selvaggi Bororòs e sarà intitolata dall'Immacolata Concezione ; a Firenze, nell'artistico tempio in costruzione a cura dell'Istituto Salesiano dell'Immacolata, due cappelle monumentali, l'una dedicata a S. Gregorio, l'altra alla Purissima, ricorderanno ai posteri, insieme con la data del presente giubileo, e la pietà dei Cooperatori toscani e la loro devozione al Papa ; e in altri luoghi si compiranno particolari pratiche di pietà ed atti speciali di esultanza e di religione.

I Cooperatori adunque, seguendo le orme dei figli di D. Bosco, non sono rimasti indifferenti all'invito di prepararsi a celebrare « quel giorno lietissimo, quando cinquant'anni or sono, Pio IX, Pontefice di santa ricordanza, cinto di amplissima corona di Cardinali e di Vescovi, con l'autorità del magistero infallibile, pronunziò e promulgò essere da Dio rivelato che la Beatissima Vergine Maria, nel primo istante di sua concezione, andò immune da ogni macchia di colpa d'origine (1) », e di questo religioso movimento sia benedetto e ringraziato il Signore.

Ma oggi, poichè solo un mese ci allontana da quel giorno solenne, ci accingiamo noi pure a sciogliere la nostra promessa. Qual sarà adunque l'omaggio che in questa lieta ricorrenza l'intera Unione dei Cooperatori Salesiani, e per intimo sentimento d'individuale pietà e in ossequio al prescritto del programma generale emanato dalla Commissione Cardinalizia, si farà un dovere di compiere ?, Questa invero raccomanda che le singole pie associazioni compiano nel loro seno speciali atti di pietà in onore della Immacolata, e che si proponga qualche speciale opera di beneficenza cristiana; e siccome il regolamento stesso dei Cooperatori ne enumera e ne raccomanda già parecchie, basterebbe che ogni membro della Pia Unione si determinasse a compierne qualcuna, e precisamente quella che ciascuno può ripromettersi più facile e fruttuosa.

Nondimeno è conveniente che anche i Cooperatori Salesiani compiano un omaggio comune, e quest'omaggio consisterà

I°) Nel celebrare quest'anno con particolar fervore la festa di Maria SS. Immacolata, facendola precedere da solenne novena, e precisamente con tutti quegli atti di pompa esteriore con cui si è soliti a celebrare la festa di Maria Santissima Ausiliatrice ;

II°) Nel zelare con ogni industria la diffusione di quell'istituzione che fu la culla della Famiglia Salesiana nel memorando 8 dicembre 1841, e ne sarà pure in ogni tempo il maggior campo d'azione, cioè gli Oratorii festivi;

III°) Nel richiamare al pensiero ciò che il nostro venerato Superiore Don Rua, nella lettera-rendiconto del I° gennaio u. s., proponeva alla comune attività per l'anno 1904, cioè le due raccomandazioni: Soccorriamo i Missionarii e aiutiamo gli emigrati.

Benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici, se la prima proposta ci accomunerà a tutti i divoti di Maria e la seconda dovrebbe essere in ogni tempo la caratteristica del nostro zelo, la terza, se ben compresa e ben eseguita, costituirà la nota distintiva della nostra pietà e della nostra esultanza in questo giubileo della Vergine.

In questi ultimi mesi, quando avemmo la fortuna di rivedere tanti confratelli, sparsi nelle Americhe, nell'Asia e nell'Africa, udimmo dalle loro labbra non solo i crescenti bisogni delle loro missioni, ma anche le mille necessità di tanti nostri connazionali, che andati all'estero nella speranza di vistosi guadagni, sentono di giorno in giorno maggior bisogno d'illuminata e pietosa assistenza. A tal fine si sono allestite nuove schiere di missionari, molti dei quali si occuperanno di proposito di tante infelici tribù di selvaggi sepolti tuttora nelle tenebre della superstizione, ed altri si consacreranno con ardore anche all'assistenza pietosa di tanti emigrati italiani.

L'iniziativa è dunque grande e generosa e merita l'appoggio delle anime buone: ve le spinga il pensiero di rendere omaggio all'Immacolata.

Nel prossimo numero indicheremo il modo pratico, ed accessibile a tutti, di concorrere a questo Omaggio.

(1) Lettera Enc.: Ad diem illum.

Congresso Mariano Mondiale

ROMA, dal 30 corr. al 4 dicembre p. v., in prossima preparazione alla solennità dell'8 dicembre, per iniziativa dell'Eminentissima Commissione Cardinalizia, vedrà accogliersi fra le sue mura un Congresso Mariano mondiale.

Applaudendo anticipatamente alle pie deliberazioni che verranno prese in quelle imponenti assemblee per accrescere fra i popoli e le famiglie cristiane l'amore e la divozione a Maria SS., rechiamo a conoscenza dei nostri lettori lo schema delle importanti trattazioni che vi si svolgeranno, e dichiariamo che saremmo lieti, se non mancassero di parteciparvi tutti quei benemeriti Cooperatori che ne fossero in grado.

I temi assegnati per queste importanti adunanze sono

I. - Culto di Maria SS. II. - Stampa Mariana.

III. - Istituti ed Associazioni specialmente Mariane.

Eccone una breve dilucidazione, compilata dalla Commissione speciale preparatoria del Congresso

SEZIONE PRIMA.

Tema I. - Culto di Maria SS.

Questa sezione abbraccia quattro parti

a) la parte dottrinale; ossia illustrativa ed apologetica dei principali dogmi cattolici relativi alla Vergine SS.: delle prerogative e dei privilegi di Lei ; dei vari titoli onde legittimamente La si onora ; del ministero e delle glorie sue proprie; e della pietà e vera divozione dei fedeli verso Maria SS.;

b) la parte storica; ossia le origini del culto di Maria SS. e lo sviluppo di esso attraverso i secoli; l'influenza e le relazioni di tale culto nell'Oriente e nell'Occidente, nei paesi civili e nei paesi delle Missioni, in ordine ai semplici fedeli, alle famiglie, alle leggi, alla società, alla Chiesa, al Papato ; per ciò che spetta specialmente l'archeologia, la sacra liturgia, le lettere, le arti, ecc. ed in genere lo svolgimento della civiltà cristiana;

c) la parte pratica; ossia le varie e legittime forme della divozione, delle preghiere, delle opere, delle manifestazioni private e pubbliche, dirette a mostrare, a dilatare ed a rendere ognora più saldo e perfetto il culto di Maria SS. nei singoli individui, nelle famiglie, nelle istituzioni sociali, nella cristiana società tutta quanta ;

d) la parte complementare; che cioè accenna altresì al culto dovuto allo Sposo purissimo di Maria Vergine, S. Giuseppe, ed ai santi genitori di Lei, Gioacchino ed Anna.

SEZIONE SECONDa.

Tema II. - Stampa Mariana.

Questa sezione abbraccia due parti;

a) la stampa non periodica; ossia quella che riguarda opere varie, antiche e moderne, sul culto della Vergine SS. ; epperò le opportune bibliografie, o generali o particolari, di libri teologici, libri storici, artistici, letterari, ecc., e di libri di pietà ; - le biblioteche mariane e il modo pratico di formarle e di renderle utili : - gli opuscoli ed i cosidetti numeri unici di opportunità; - le varie stampe illustràtive, come incisioni, imagini varie, decorazioni ed altre, le quali debbono essere così fatte da non offendere in verun modo nè la esattezza della dottrina, nè la seria pietà, nè la delicatezza della modestia cristiana ; ed il modo di moltiplicarne la diffusione opportuna;

b) la stampa periodica; ossia le origini, la dilatazione, la statistica, la compilazione, lo sviluppo e le sue ragioni, i fini precipui, i modi più pratici da attuare, gli avvedimenti economici da adottare, i difetti da evitare, i perfezionamenti da introdurre, l'apostolato da esercitare con essa e per essa, le opportune federazioni e i mutui aiuti che si possono dare.

SEZIONE TERZA.

Tema III. - Istituti ed Associazioni Mariane.

Questa sezione abbraccia due parti, che, come fu già stabilito dalla Commissione Cardinalizia, restano divise nel Congresso. La prima è per gli uomini, la seconda per le donne.

Quanto riguarda queste due parti della terza sezione è qui compreso in un unico svolgimento che può applicarsi opportunamente alle singole parti stesse.

Per rispetto

a) agli Ordini e le Congregazioni religiose ; lo studio del Congresso riguarderà: - i rapporti che ha in genere e sempre ogni Ordine o Congregazione religiosa con il culto della Vergine, nella fondazione, nelle regole, negli studi, nelle opere di dottrina e di apostolato, nei propri santi e dotti, nelle pratiche pie, nella storia, nelle tradizioni, ecc.; - i rapporti particolari, o relativi al dogma dell'Immacolata, di alcuni Ordini o Congregazioni ; dei quali è bene che più ampiamente si studi, si manifesti, si conosca la natura, gli scopi, la importanza, la diffusione, i frutti, l'utilità nei paesi delle Missioni e nei paesi civili.

b) riguardo le Confraternite, Compagnie, Associazioni varie Mariane: - si faranno oggetto di studio pratico le loro origini, la storia, i pregi, le opere di patronato per la educazione, per la tutela, per la elevazione degli uomini, dei figli del popolo, dei soldati ed altre istituzioni simili nei vari ordini della società; nonchè i frutti ritratti o che si possono ritrarre per il bene dei singoli, delle famiglie, delle classi sociali, del civile consorzio, della Chiesa.

La IIa Esposizione triennale delle Scuole professionali e colonie agricole Salesiane

SOTTO un ampio artistico padiglione innalzato per la circostanza in uno dei vasti cortili dell'Oratorio, tra una vivace festa di colori, rallegrata daì raggi di uno splendido sole di autunno, la domenica 16 ottobre, chiudevasì solennemente la IIa Esposizione delle Scuole Professionali e Colonie Agricole di Don Bosco.

Non tocca a noì il far elogi all'esito assai lusinghiero di questa genialissima mostra giovanile. Inaugurata, a dir il vero, ìn tempo poco propizio, nessuno avrebbe osato riprometterle tanta frequenza di illustri visitatori e tante cordiali simpatie da parte di eminenti ed augusti personaggi.

Nella cronaca dello scorso numero, abbiamo accennato alle preziose. visite di S. A. R. e I. la Principessa Maria Laetitia di Savoia Napoleone e dell'ill.mo Comm. Avv. Secondo Frola, Sindaco di Torino e Presidente del Comitato d'onore dell'Esposizione medesima. Ora ci terremo paghi a registrare altre visite auguste e la cronaca della festa di chiusura, rimandando ad un altro numero gli apprezzamenti formulati in merìto ai singoli reparti dell'Esposizione dalle varie illustri commissioni, componenti la solerte e competente Giuria.

La visita di S. M. la Regina Madre.

S. M. la Regina Madre si recava nel pomeriggio del 4 ottobre u. s. all'Oratorio di Valdocco per visitarvi il Santuario di Maria Ausiliatrice e la IIa Esposizione delle Scuole professionali.

Alle 15,30 in attesa di Sua Maestà, giungevano il senatore comm. Secondo Frola, sindaco della città, quale presidente del Comitato d'onore, nonchè il comm. Rinaudo, il cav. Moriondo, il cav. Pacchiotti e varii altri membri del Comitato e della Giuria. Sua Maestà arrivava in carrozza alle 16,20, ossequiata all'ingresso dell'esposizione dal sig. D. Rua e dagli altri principali Superiori: era accompagnata dalla sua dama di palazzo duchessa Massimo e dal gentiluomo di Corte conte Zeno. I giovanetti stavano schierati lungo i cortili, colla loro banda musicale.

Appena la Regina Madre entrò nei locali dell'esposizione, un giovane artigiano le presentò l'omaggio dei suoi giovani compagni di lavoro, leggendo all'uopo un breve indirizzo e offrendole in dono un quadro - raffigurante Umberto Biancamano - in bassorilievo in plastica di imitazione antica, con cornice in ferro battuto e cuoio, fatto dagli allievi della scuola salesiana di plastica e ceramica di Milano. Quindi un altro giovanetto, a nome di tutti gli studenti, lesse un indirizzo di omaggio offrendole una medaglia commemorativa dell'incoronazione di Maria Ausiliatrice e un libro di preghiere elegantemente rilegato.

L'augusta Signora gradì i graziosi omaggi e dopo di essersi trattenuta con affabilità materna con quei giovinetti , passò a visitare minutamente e col più vivo interesse i singoli reparti dell'Esposizione. Non ve ne fu uno del quale Ella non siasi occupata con vero intelletto d'amore. Destò vivamente il suo compiacimento il piccolo saggio dei lavori degli indii civilizzati dell'isola Dawson, presso la Terra del Fuoco , dei quali s'intrattenne con piacere per alcuni istanti col loro generoso apostolo, Monsignor Giuseppe Fagnano, il quale le ricordò le replicate visite fatte a Punta Arenas da S. A. R. il Duca degli Abruzzi e le mostrò alcune illustrazioni del villaggio di quella missione. La Regina volle conoscere se nelle missioni americane siano educati figli di italiani, e manifestò quindi la sua viva compiacenza per lo spirito che anima i nostri confratelli sparsi in quelle regioni, ove per merito loro si studia la lingua italiana.

Era di già passata un'ora , quando S. M. abbandonava il locale dell' Esposizione; ma avendo Ella manifestato il sovrano desiderio di visitare anche i laboratori , nei quali intanto erano tornati al lavoro tutti gli artigianelli, fu guidata attravesso le varie sezioni, nelle quali tutte interessandosi ai lavori che vi si eseguivano, rivolse cortesi parole ai maestri e ai giovinetti, chiedendo notizie e informazioni, e dimostrando la sua perfetta soddisfazione pel florido aspetto di tanta vivace giovinezza.

Compiuta la visita dei laboratori, S. M. attraversava nuovamente acclamatissima i vasti cortili ed entrava nel Santuario di Maria Ausiliatrice.

La visita di Sua Eminenza il Card. Richelmy.

Un'altra visita illustre ebbe l'esposizione nell'11 ottobre, quella cioè dell'Eminentissimo cardinale Richelmy, nostro venerato pastore.

Arrivava alle 16 in punto, accolto al suono della banda e dalle acclamazioni festose dei giovani artigiani e studenti.

Un alunno ringraziava l' Emin.mo Principe della sua degnazione salutando in Lui non solo il benefattore, ma il Pastore delle anime, l'angelo della chiesa torinese! E quale ricordo della sua visita gli fu presentato un libro per le benedizioni solenni, stampato a due colori ed elegantemente rilegato dai giovanetti dell'Oratorio.

Sua Eminenza fece una visita minuziosa esternando spesso la sua ammirazione. Ma quello che lodò più volte fu l'idea che guidò i figli di Don Bosco nell'organizzare questa umile mostra che non doveva essere un'esposizione di opere prime di artisti, ma una sapiente classificazione di lavori eseguiti con prudente direzione e saviezza di metodo dai piccoli operai, nei differenti corsi professionali.

E questo infatti fu il merito maggiore che attirò a questa esposizione le simpatie di quanti conoscono l'importanza che vanno acquistando ai nostri giorni le scuole professionali.

Sua Eminenza ripartiva alle ore 17.

Nè vogliamo tacere delle visite che fecero in corpo il Collegio degli Artigianelli di Torino, l'istituto delle Figlie dei Militari, quello del Regio Ospizio ed altri istituti della città. Il Seminario d'Ivrea, venuto in pellegrinaggio alla Madonna della Consolata, ci onorò di una visita nella stessa domenica di chiusura. Degna di nota speciale la visita degli Operai Cattolici della sezione di San Gioachino il 25 settembre. Questi vennero accolti dal Prof. D. Gius. Bertello e salutati da tutti gli alunni artigiani schierati sotto i portici e dalle note della loro banda musicale.

LA FESTA DI CHIUSURA.

Nell'organizzare quest'esposizione i Fìgli di Don Bosco non avrebbero mai pensato che tanto favore di simpatia essa avrebbe suscitato in ogni ceto di persone : che uomini eminenti nelle scienze, nelle arti, nelle magistrature ed anche Reali Altezze si sarebbero piegate fin a loro per encomiare l'opera compiuta ed animarne il buon volere a sempre migliori propositi.

Questo era il pensiero di tutti, quando, al suono dell'inno reale, scendeva all'Oratorio S. A. R. il Principe Emmanuele Filiberto, Duca d'Aosta, per assistere alla festa di chiusura.

Ricevuto ed ossequìato dal rev.m° signor D. Rua, fra generalì applausì S. A. saliva sul seggio per lui preparato; quindi prendevano posto ai suoi lati, e intorno ìntorno, lo stesso sig. D. Rua, S. E. Rev. Mons. Giacomo Costamagna, Mons. Fagnano, e molti altri superiori salesiani; il colonnello Recli, primo aiutante di campo di S. A. R.; il cav. avv. Scrimaglia in rappresentanza del Prefetto ; il comm. Rinaudo in rappresentanza del Sindaco; il conte Tullio Pinelli, primo presidente della Corte di Cassazione ed altri magistrati ; il cav. uff. Rognone per la Camera di Commercio; il barone Garofoli colla figlia; alcune altra Dame patronesse; il teol. Muriana; Don Costantino degli Artigianelli ; il canonico Anfossi ; la contessa Barbaroux-Sciolla, ecc. Era pure presente l'intiera Giuria coi presidentì delle singole sezioni, cav. uff. Luigi Moriondo, prof. Pietro Quadri, cav. uff. Pasquale Negri, prof. Vittorio Raffignone e prof. Pietro Voglino della R. Accademia d'Agricoltura. In breve sotto l'ampio padiglione s'erano accolte oltre 2ooo persone.

Dai giovani cantori dell'Oratorio, accompagnati dalla banda, venne subito intonato un applaudito canto d'omaggio, Fratellanza e lavoro, composto dal maestro cav. Dogliani su parole del prof. Don Giov. Francesia, e quindi l'avv. Filippo Meda, giunto pochi minuti prìma da Milano, parlò, improvvisando, sulla cultura dell'operaio moderno in relazione all'economia industriale ed organizzazione di classe.

Il discorso dell'Avv. Meda.

Il valente Direttore dell'Osservatore Cattolico dichiarò anzitutto che il suo discorso doveva essere un intelligente omaggio «alla memoria d'un uomo, sono le sue parole, che non dobbiamo mai dimenticare, che vive tuttora presente nella sua alta idealità, di Don Giovanni Bosco ! »

Quindi mette l'attuale esposizione in relazione col movimento generale operaio, di cui rileva l'importanza, essendo esso un problema di grande studio nella sua genesi laboriosa. Constata poi come l'età moderna tenda a riparare l'errore pregiudiziale, che l'operaio non debba fare che l'ufficio di una macchina, assegnandogli invece la funzione di artefice.

Ponendo a raffronto le grandi esposizioni, che dànno un'idea della grandezza del processo, colle esposizioni modeste come questa, in cui nulla s'incontra che non sia uscito dalla mente e dalla mano dell'operaìo, nota che, se non è possibile dire quali siano più proficue, dal lato morale però appaiono più commendevoli le seconde, qualora specialmente siano un frutto accumulato dalla carità. Per questo può ben dirsi che l'opera di Don Bosco si connette coll'economia pubblica del mondo civile.

Conclude chiedendosi : - D. Bosco aveva l'intera concezione di quello che iniziava ? È la virtù degli umili non riconoscersi nel bene che producono. Ma noi, come storici, considerando lo sviluppo meraviglioso, che prese dopo la sua morte l'opera sua provvidenziale, la quale va di giorno in giorno esplicando nuove energie tendenti alla restaurazione dell'operaio, dobbiamo ripetere collo Spirito Santo: Ossa sanctorum prophetabunt.

Il discorso fu salutato da unanimi e lunghi applausi, e l'oratore si ebbe le personali felicitazioni del Duca d'Aosta.

Il discorso del Prof. D. G. Bertello.

Dopo l'esecuzione di una cantata di Mendelssohn, «Il mattino della domenica, » il prof. Don Giuseppe Bertello, il solerte organizzatore della Mostra, prima di venire alla proclamazione delle onorificenze, leggeva il seguente discorso

Altezza, Ill.mi Signori,

La seconda Esposizione triennale delle Scuole professionali e delle Colonie agricole della Pia Società Salesiana fu iniziata collo scopo di trarne lumi ed impulso dal confronto, dal molteplice e vario contributo di studi e di esperienze, dalla censura e dai consigli di persone sagge e competenti.

Questo scopo noi crediamo averlo conseguito e per la generosità dei Signori della Giuria, che ci fornirono un prezioso tesoro di avvertimenti e di pratiche cognizioni, che invano avremmo ricercato altrove e per la presenza di molti ragguardevoli membri della nostra Pia Società qua convenuti da diverse parti del mondo, che, tornando ai luoghi di loro residenza, porteranno con sè le impressioni ricevute, per metterle a profitto degli Istituti da loro diretti.

Ma un incoraggiamento ed un premio, che noi poveri figli di Don Bosco non avremmo osato sperare, l'abbiamo avuto da quella schiera di nobili personaggi, che si degnarono visitare ed apprezzate l'opera nostra, schiera in cui risplende come gemma fulgidissima S. M. la Regina Madre e di cui l'Altezza Vostra e gli eccelsi dignitari, che Le siedono accanto, sono degno compimento e corona.

Oh siano grazie a Vostra Altezza ed a quegli egregi e vadano ben persuasi che da tanto onore ricevuto i figli di Don Bosco sapranno trarre vigore e santi propositi per vie meglio adoperarsi a gloria della Religione e della Patria.

Come una nuova affermazione delle sue parole D. Bertello dava quindi lettura del seguente telegramma di S. A. R. e I. la Principessa Laetitia di Savoia Napoleone, Duchessa d'Aosta, presidente onoraria del Comitato torinese delle Dame patronesse dell'Opera di D.Bosco.

« Spiacente di non poter presiedere alla distribuzione dei premi, mando i miei rallegramenti per la splendida riuscita dell'esposizione, augurando un sempre maggiore sviluppo dell'opera loro, che protegge gli operai italiani all'estero. Sono lieta che .S. M. abbia loro concessa una medaglia, ambito premio al loro zelo e degna ricompensa alle loro fatiche. - LAETITIA ».

Il telegramma dell'augusta Principessa fu accolto da una grande ovazione dei nostri giovanetti che più volte ebbero l'onore di veder onorate le loro feste di tanta Patrona, e che ancora una volta ringraziano S. A. R. e I. dell'atto così squisitamente gentile.

Proclamazione delle onorificenze e distribuzione delle medaglie.

Premesse alcune avvertenze sui criteri che informarono la Giuria nell' assegnazione dei premi, si diè lettura del lungo elenco delle onorificenze assegnate tra i 38 Istituti salesiani che presero parte alla mostra. « E quell'arido elenco di nomi fu, come si disse, veramente assai eloquente, perchè gettava di continuo in quell'assemblea e il nome e l'evocazione delle colonie più lontane e sperdute, al Capo di Buona Speranza e nella Patagonia, nei paesi interni del Messico, come in quelli della Spagna e del Portogallo, d'Egitto e del Belgio, e diceva l'opera fervida e continua per cui si diffonde in ogni canto del globo , col lavoro e la fede, anche l'idioma italiano ».

Ma oltre a queste ricompense assegnate alle singole scuole o agli allievi, di cui, a titolo di dovuto encomio, diamo i nomi più innanzi, restavano a disposizione delle Giurie alcune medaglie, tra le quali una d'oro, dono di S. M. il Re, e due d'argento, offerte da S. S. Pio X.

Per assegnarle convennero insieme i presidenti delle diverse giurie e furono d'accordo di conferirle a quelle Case, che avessero fatto più bella prova nel complesso dei lavori presentati alle diverse sezioni della mostra,

La grande medaglia d'oro donata dal Re venne assegnata all' Oratorio Salesiano di Torino ; la medaglia d'oro del Municipio di Torino, all'Oratorio Salesiano di S. Benigno Canavese; la medaglia d'oro della Camera di Commercio di Torino, all'Istituto S. Ambrogio di Milano ; le due grandi medaglie d'argento del Papa, all'Orfanotrofio di S. Giov. Berchmans di Liegi e alla Scuola di disegno del Seminario delle missioni estere di Valsalice; le due medaglie d'argento del Municipio di Torino, alla scuola d'arti e mestieri di Sarrià (Barcellona) e al Collegio « Pio IX » di arti e mestieri di Buenos-Ayres; le due medaglie d'argento della Camera di Commercio di Torino, al Collegio di arti e mestieri di Puebla (Messico), e all' Ospizio San Vincenzo de' Paoli di S. Pier d'Arena; la medaglia d'argento e di bronzo del Comizio agrario di Torino, alla Colonia agricola salesiana d'Ivrea e al corso complementare di agraria del collegio S. Benedetto di Parma.

Il ringraziamento degli alunni.

Terminata la distribuzione delle medaglie che diede occasione al Duca d'Aosta di rivolgere benevole parole ai rappresentanti delle case premiate che gli venivano presentati dai singoli direttori ivi presenti, un allievo artigiano dell'Oratorio disse con molta franchezza, a nome dei suoi compagni, un breve discorso di ringraziamento ai benemeriti donatori delle medaglie che resero più solenne la premiazione, agl'illustri personaggi che la onorarono colla loro presenza, nonché ai superiori che avevano allestita l'esposizione per istudiare sempre migliori metodi da adottare nelle scuole professionali.

« Il ricordo di questa festa, conchiuse, resterà in noi come un'impronta indelebile, a ricordarci la bontà dei nostri Principi, la sollecitudine dei grandi per aiutare i piccoli e come per lo studio e per il lavoro i piccoli debbono adoperarsi a divenir grandi.

» Grazie, Altezza! grazie, Signori ! Il ricordo di questa festa ci sarà valido conforto ed aiuto a divenire e restare fino all'ultimo della nostra vita sudditi devoti, cittadini onesti, operai intelligenti e laboriosi. »

Alla sua volta il comm. Rinaudo inneggiò con alata parola «allo spirito operativo, all'opera di redenzione e al vero amor patrio che sono propri dei Salesiani.» Chiuse la serie dei discorsi il cav. uff. Rognone, il quale recò il saluto della Camera di Commercio.

Dopo la ripetizione della cantata d'omaggio, accompagnata dalla musica istrumentale dell'Oratorio, buona parte dei presenti si recò a visitare l'Esposizione, ove il Duca d'Aosta s'intrattenne con vivo interesse, gradendo sopratutto soffermarsi nell'esame delle sezioni artistiche ed agrarie.

Il mezzogiorno era già passato, quande S. A. R. partì dall'Oratorio, nuovamente salutato da vivi applausi e dal suono della marcia reale, dopo aver espresso la sua ammirazione per l'opera di D. Bosco.

Una rimembranza del sig. D. Rua.

I membri della Giuria furono quindi invitati ad una modesta refezione, durante la quale parlò il rev.mo sig. Don Rua esternando loro la sua gratitudine, e poi, ricordando le parole dell'avvocato Meda, se Don Bosco aveva la concezione di quello che iniziava, narrò un caro episodio ricordatogli dal cinquantenario della fondazione della prima scuola professionale fatta da D. Bosco nell'Oratorio.

« Non so se Don Bosco , disse egli, avesse piena idea di quello che sarebbe stata quest'Esposizione e delle proporzioni che l'opera sua avrebbe avute. Certo si è che aveva in casa appena i primi e pochi giovani artigiani che mandava in città per apprendere il mestiere, quando un giorno, ci disse: « Voglio che facciate una bella Esposizione di quello che avete imparato e di quello che siete buoni a fare » I giovani d'allora che lavoravano per il loro padrone non ebbero mezzo di corrispondere alla proposta di Don Bosco, e dei parecchi che eravamo all'Oratorio due soli si fecero espositori. Uno esponeva a D. Bosco una pagina commentata del Testamentino greco ; e l'altro, che era di professione magnano , presentò l'opera delle sue mani in una piccola casseruola.

» Qual paragone dopo 5o anni! Quei due espositori (il primo dei quali era Don Rua stesso) come si sono moltiplicati ! Ne sia ringraziata la Divina Provvidenza!

» Sono sicuro che Don Bosco stesso avrà gioito dal Cielo e pregherà per loro, Signori, che, nel disimpegnare il mandato di giudicare i lavori dei suoi figli, hanno dato prova di tanta bontà e deferenza per l'opera sua. »

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A corona della bella giornata furono inviati ringraziamenti ed ossequii ai benemeriti donatori delle medaglie, a S. S. il Papa Pio X, a S. M. il Re Vittorio Emanuele III e al Sindaco di Torino, Senatore Frola, Presidente del Comitato d'onore dell'Esposizione.

S. Em. il Cardinale Segretario di Stato rispondeva al sig. Don Rua:

Compiacendosi ben riuscita Esposizione Salesiana Santo Padre benedice promotori e intervenuti. Card. Merry del Val.

S. M. il Re Vittorio Emanuele III faceva rispondere dal suo ministro in questi termini:

S. M. il Re, che fu lieto attestare la propria benevola simpatia a cotesta esposizione, ringrazia V. S. R. e quanti erano da Lei rappresentati nell'omaggio ben gradito di devoti sentimenti.

Ministro Ponzio Vaglia.

Così nella dolce soddisfazione che nasce dal lieto successo di una paziente iniziativa, e nella viva gioia di vederla autorevolmente ed universalmente sostenuta, chiudevasi la IIa Esposizione triennale salesiana, la quale, fermamente lo speriamo, sarà feconda di nuove energie fra i maestri d'arte e le giovani schiere dei nostri artigiani.

SCUOLE PROFESSIONALI ED ALUNNI cui vennero dalla Giuria assegnate particolari onorificenze.

A) Scuole Professionali.

SEZIONE I. - Arti Grafiche ed Affini.

Diploma d'onore all'Oratorio Salesiano di Torino. - Diploma di I° Grado all'Oratorio di San Benigno e all'Ospizio di Roma; di 2° Grado all'Istituto di Milano, all'Oratorio di Firenze, all'Orfanotrofio di Liegi e al Collegio Arti e Mestieri di Puebla nel Messico; di 3° Grado all'Ospizio di San Pier d'Arena. - la Menzione al Collegio di Arti e Mestieri di Buenos-Aires e Messico Capitale ; 2a Menzione alla Scuola d'Arti e Mestieri di Sarrià presso Barcellona; - 3a Menzione alle Scuole di Alessandria d'Egitto, di Capetown, del Collegio Leone XIII di BuenosAires, di Catania, di Betlemme, di Parma e di Pernambuco.

SEZIONE II.   Arti Liberali. PARTE I. - Decorazione di Mobili.

Diploma di 1° Grado all'Istituto di Milano; di 2° Grado all'Oratorio di S. Benigno ; Menzione Onorevole all'ospizio di S. Pier d'Arena, all'Istituto di Novara e all'Oratorio Salesiano di Torino.

PARTE II. - Scultura e plastica.

Diploma d'Onore alle Scuole di Sarrià (Barcellona) e di Milano. - Diploma di 1° Grado all'Oratorio di Torino; di 2° Grado all'Orfanotrofio di Liegi; di 30 Grado al Collegio Pio IX di Buenos Aires.

PARTE III. - a) Scuole d'Ornato e Disegno. Diploma di 1° Grado all' Oratorio di Torino ; di 2° Grado all'Oratorio di S. Benigno; di 3° Grado all'Istituto di Milano ed all'Orfanotrofio di Liegi.

b) Pittura decorativa.

Diploma di 2° Grado alla Scuola di Sarrià (Barcellona) ; Menzione Onorevole alla Scuola di Arti e Mestieri di Londra.

SEZIONE III. - Mestieri. Falegnami.

Diploma d'onore alla Scuola dell'Oratorio di Torino. - Diploma di 1° Grado alle Scuole di Milano, di Liegi e di S. Benigno Canavese; di 2° Grado all'Ospizio di S. Pier d'Arena; di 3° Grado alle Scuole di Novara e di Oswiecim (Polonia Austriaca).

Fabbri-Meccanici.

Diploma d'Onore all'Orfanotrofio di Liegi ; Diploma di 1° Grado alle Scuole dell'Oratorio di Torino e di S. Benigno Canavese; di 2° Grado alla Scuola dell'Istituto di Milano; di 3° Grado alle Scuole dell'Ospizio di San Pier d'Arena e dell'Istituto di Oswiecim. - Menzione Onorevole alla Scuola dell'Istituto di Alessandria d'Egitto.

Scuole di Sartoria.

Diploma d'Onore alle Scuole dell'Oratorio di S. Benigno, dell'Oratorio di Torino e dell'Orfanotrofio di Betlemme. - Diploma di 1° Grado alle Scuole degli Istituti di Oswiecim, di Milano e di S. Pier d'Arena; di 2° Grado alle Scuole dell'Istituto di Firenze e del Collegio Pio IX di Buenos-Aires; di 3° Grado alla Scuola dell'Istituto « Scuole Apostoliche » del Martinetto (Torino).

Calzoleria.

Diploma d'Onore alle Scuole dell'Oratorio di S. Benigno e del Collegio Pio IX a BuenosAires. - Diploma di 1° Grado alle Scuole dell'Oratorio di Torino e dell'Orfanotrofio di Liegi; di 2° Grado al Laboratorio delle Scuole Apostoliche al Martinetto. - Menzione Onorevole alle Scuole del Collegio di Lima, dell'Oratorio di Firenze, e degli Istituti di Catania, Betlemme, Milano, San Pier d'Arena e Lisbona.

SEZIONE IV. - Didattica. Scuole Elementari e Complementari.

Diploma di I° Grado alla Scuola dell'Oratorio di Torino ; di 2° Grado alle Scuole dell'Istituto di Milano e di S. Benigno.

Disegno didattico professionale.

Diploma d'Onore all'Òrfanotrofio di Liegi; Diploma di 1° Grado alla Scuola dell'Oratorio di Torino; di 2° Grado all'Istituto di Oswiecim. - Menzione Onorevole alla Scuola di Milano.

SEZIONE V. - Colonie agricole.

Diploma d'Onore alla Colonia agricola di Arequipa (Perù). - Diploma di 1° Grado alla Colonia agricola di Canelli ; di 3° Grado alle Colonie di Beitgemal (Palestina) e di Foglizzo. - Menzione Onorevole alle Colonie di Corigliano d'Otranto, Lombriasco, Marocco, Cremisan e San Benigno Canavese.

B) Allievi.

a) ARTI GRAFICHE ED AFFINI:

Dell'Oratorio di Torino. - Compositori. Petazzi Carlo, Viglietti Giovanni, Micheletti Augusto, Manzini Giuseppe, Pironti Luigi. - Stampatori . Gaspari Ettore, Piana Amedeo, Gaggi Giovanni. - Legatori: Tartara Felice, Giobbio Valentino.

Dell'Oratorio di Firenze: Alberti Cesare, Cerri Alessandro, Fredoli Alfredo, Fracchia Camillo.

Dell'Ospizio di San Pier d'Arena. - Compositore. Lenzi.

b) ARTI LIBERALI:

Dell'Istituto di Alessandria d'Egitto: Galileo Centofanti.

Dell'Istituto di Milano. - Scultori : Cantalamessa, Nava e Cansani. - Dell'Oratorio di Torino. Scultori: Revelli Giovanni e Adami Achille.

c) FALEGNAMI ED EBANISTI:

Dell'Oratorio di Torino: Bordè Giovanni, Cucinato Angelo, Foglia Carlo, Patrucco Angelo, Rossi Zaccaria, Salvi Fedele. - Dell'Istituto di Milano: Danelli e Galli.

d) FABBRI E MECCANICI:

Dell'Oratorio di Torino: Beltrami, Bodino, Rossi. - Dell'Oratorio di S. Benigno: Vallino, Rovere e Peretti. - Dell'Ospizio di S. Pier d'Arena: Pivano. Dell'Orfanotrofio di Liegi: Lhoest Joseph, Honora Gustavo, Gilson Félicien, Gilson Octave. - Dell'Istituto di Milano: Rosselli. - Dell'Istituto di Oswiecim: Wlerch, Janischi.

e) SARTI:

Dell'Oratorio di S. Benigno: Aime Giovanni. - Dell'Istituto di Oswiecim: Englert Andrea, Huhulski, Czaverna. - Delle Scuole Apostoliche al Mar= tinetto: Sosso Antonio. - Dell'Ospizio San Pier d'Arena: Edoardo Matros. - Dell'Oratorio di Torino : Pezzana Costanzo, Scacchetti Giulio, Ferrando Pietro. -- Dell'Oratorio di Firenze: Grassi Leopoldo, Coppino Omero, Senesi Libero.

f) CALZOLERIA:

Dell'Oratorio di S. Benigno Canavese : Berti Fausto. - Dell'Oratorio di Torino : Mascherana Angelo. - Della Scuola di Liegi : Stewens Eugenio.

GLI ORATORI FESTIVI

Lettera aperta agli amanti della gioventù

PARTE IIa. § II°.

Due parole a tutti i genitori ed una specialissima ai genitori facoltosi.

Per voi, padri e madri di famiglia, ho tre importanti raccomandazioni. Io vi suppongo Pienamente informati della salutare missione degli Oratori festivi, e quindi:

I. -- Vi prego senz'altro di mandare i vostri figliuoli all'oratorio, se siete in un paese ove c'è l'oratorio.

I vantaggi, che ne ricaverete, non son dubbi, nè pochi. I vostri figli cresceranno migliori; cioè più pii, più ubbidienti, più rispettosi; vi daranno meno dispiaceri e più consolazioni; perchè all'oratorio riceveranno in proposito istruzioni ed ammonizioni convenienti.

Se poi nel luogo ove siete l'oratorio non c'è, mandateli almeno ai catechismi parrocchiali, ove, col vostro concorso efficace, i zelanti pastori delle anime più non si vedranno così spesso isolati.

Sì nell'uno che nell'altro caso però, invigilate che i figliuoli non abbiano ad ingannare la vostra buona fede; cioè assicuratevi che si rechino all'oratorio o alla parocchia, poichè, molte volte, o ne sono distratti dalle curiosità delle vie e delle piazze o ne vengono distolti dalle relazioni per lo meno ambigue, contratte con qualche loro compagno.

2. -- Persuadetevi anche, che dove l'oratorio festivo non esiste, non tocca solamente ai RR. Parroci il pensiero di riuscire a fondarlo, perchè di questo una gran parte è riserbata a voi, o padri e madri diligenti. Si tratta di provvedere ai vostri figliuoli. Quindi, anche nei piccoli centri, quanti siete cooperatori o cooperatrici, anzitutto mettetevi a disposizione del parroco per i catechismi.

« Un cooperatore ed una cooperatrice possono fare un gran bene sia coi consigli, sia colle loro limosine , ma più di tutto col prestarsi al parroco nel mandare giovani al catechismo. Il catechismo cattolico, sono pensieri D. Bosco, è l'unica tavola di salvezza per la povera gioventù nel pervertimento della società. I Parroci, continua Don Bosco, i Sacerdoti, sebbene zelanti, non possono trovarsi dappertutto ; hanno quindi bisogno che altri li aiuti nell'esercizio di questo santo ministero del catechizzare i parvoli ; hanno bisogno che altri li facciano venire alla Chiesa; ne esortino i genitori a mandarli ; hanno bisogno che alcuno ne governi, ne istruisca le varie classi con paterna carità, affinchè il catechismo si faccia con ordine e profitto. Ecco adunque un campo fertilissimo dove abbondante è la messe, consolanti e sicuri i frutti (1). »

D. Bosco ricordava a comune esempio « come in un paese di 6ooo anime, solo 40 erano i fanciulli che intervenivano alla cristiana dottrina. I Cooperatori Salesiani s'animarono di santo zelo per rimediare a un male sì grande, e, sotto la guida del parroco, tanto fecero, che in breve ne intervennero più di 400, e alla Pasqua ben 700 s'accostarono alla santa confessione, fra cui 400 d'ambo i sessi ricevettero per la prima volta la S. Comunione. Non è a dire il contento del Parroco, dei Cooperatori, e la piena soddisfazione di tutti i parrocchiani (2). »

Quando poi in un centro qualsiasi si sarà formato un nucleo di cooperatori salesiani, non restate nell'inazione, ma datevi tosto pensiero di fondare l'oratorio.

Deh! o carissimi, se vi sta a cuore l'avvenire dei vostri figliuoli, fate che l'oratorio sorga sempre in buon'armonia e in dipendenza del parroco, ma lavorate perchè l'oratorio si fondi.

3. - Voi, poi, o genitori felici, che dotati dalla Divina Provvidenza di comodità e di agi, non vi preoccupate troppo dell'educazione della vostra prole, perchè l'avete di continuo sotto l'occhio vostro vigilante, od avete mezzi per collocarla in un buon istituto d'educazione, ove non le manchi nulla nè pel corpo nè per lo spirito, oh ! voi in primo luogo, da buoni e zelanti cooperatori salesiani, abbiate compassione di tanti fanciulli, che, poveretti! crescono su riottosi, viziosi e ignoranti perchè il babbo e la mamma loro non possono gran fatto accudirli, dovendo lavorare continuamente per dar loro un pezzo di pane.'

Deh! o signori! lasciate che il povero D. Simplicio vi esprima interamente il suo pensiero Quando si presenta alle vostre ricche soglie una madre infelice, dal volto emaciato e piangente, con uno o dite figliuoletti in braccio e altrettanti addossati alle cenciose sue vesti, per domandarvi un soldo di pane, voi vi movete a pietà.... Ebbene, anche altre madri bussano continuamente alle vostre soglie a domandar soccorso, squallide anch'esse e impensierite sulla sorte dei loro figliuoli; - queste madri sono la Religione e la Patria.... Quante lotte avrà da sostenere la Chiesa, se da tutti non si penserà seriamente a cristianizzare le nuove generazioni, e quante sventure maggiori faran piangere anche la Patria.

Voi pertanto (e siate benedetti!) che popolate le nostre città e dotate i nostri paesi di quelle pietose istituzioni ove i bimbi nostri possono amorosamente ricevere la prima educazione, pensate al bisogno ancor più forte di questi bimbi divenuti fanciulli; e se volete rendervi pienamente benemeriti della Religione e della Patria, fate in modo che essi uscendo dall'asilo infantile, ove passarono gli anni belli dell'innocenza, trovino aperta la soglia di un oratorio festivo, il quale coi suoi vivi allettamenti li chiami tutti a sè, per continuare, ogni settimana almeno, la loro completa formazione negli anni più importanti della vita.

D. SIMPLICIO.

(1) Cfr. Boll. Sal. Anno IV, u. 7, luglio 1880 (2) Ivi.

Per gli emigrati

A S. PAOLO NEL BRASILE.

La visita di Mons. Scalabrini e l'opera dei Figli di D. Bosco.

A tutti è noto lo zelo del venerando Mons. Scalabrini a favore degli emigrati italiani, per cui istituì un'apposita associazione di missionari, ed egli si va sobbarcando alle fatiche di lunghissimi viaggi. Recatosi ultimamente nel Brasile, l'insigne Prelato si degnò di visitare alcune Case salesiane, ove fu accolto coi segni della festa più intensa e dove egli lasciò la più dolce rimembranza di sè.

A S. Paolo i giovani alunni gl'improvvisarono una cordiale accademia di saluto, alla quale si trovarono presenti alcuni benemeriti signori, tra cui l'Ispettore Generale della pubblica istruzione. Sua Eccellenza passò la notte nell'Istituto, celebrò la messa della comunità e durante il giorno s'intrattenne affabilmente coi nostri, degnandosi di tenere una paterna conferenza a tutto il personale. Visitò minutamente la casa e il grandioso Santuario del Sacro Cuore ed ebbe parole di alto encomio per l'umile opera dei Figli di D. Bosco a favore degli emigrati italiani.

A dir il vero, il bene che i Salesiani vanno compiendo a S. Paolo per i nostri connazionali, colla grazia di Dio, è già qualcosa. Ogni festa essi predicano in italiano nella chiesa del S. Cuore, e quivi pure celebrano sette messe ad ora fissa colla frequenza media di mille cinquecento o due mila persone per ogni Messa, delle quali persone più di metà sono italiani. Hanno oratorio festivo pei fanciulli e per le fanciulle, con intervento assai numeroso, composto per due terzi di figli d'Italiani. Le loro scuole esterne hanno un quattrocento alunni ed anche di questi due terzi sono italiani. Mille circa dei 18oo soci della Guardia d'onore son pure italiani, come uno dei missionari è esclusivamente occupato nell'assistenza spirituale degli infermi italiani. Se potessero avere un rinforzo di personale, essi vorrebbero aprire altre scuole esterne ed altri oratori festivi in vari punti della città; in febbraio ad es. inizieranno una scuola esterna nel rione più popolato, il quale conta 6o,ooo abitanti e forma una sola parrocchia, dove tre quarti della popolazione sono italiani, quasi tutti operai ed artisti, e pochi agricoltori.

S. Paolo, in 13 anni, ha elevato la sua popolazione da 5o.ooo a 300.000 abitanti, con preponderanza d'italiani. La nostra casa, un tempo in luogo non abitato, domina oggi uno dei rioni più fiorenti : i Campi Elisi. Nel solo mese di maggio u. s. si principiarono 500 nuove abitazioni e questo movimento d'espansione edilizia prodotto dall'aumento degli emigrati non accenna a diminuire; anzi pare che vada crescendo. Urge quindi preoccuparsi davvero per moltiplicare i benefici frutti in questo vasto campo, aperto ai Salesiani della Divina Provvidenza e raccomandato caldamente al loro cuore anche dall'amor di patria.

A ZURIGO.

Escursioni apostoliche nei dintorni e nei vicini Cantoni.

IL giorno 4 settembre sarà memorabile nei fasti della nostra Missione di Zurigo, e più ancora per l'industriale paese di Luchsingen-Hatzingen per esservi stata nuovamente eretta la croce e un altare cattolico, da più secoli scomparsi insieme alla fede. Superate non poche difficoltà mediante i buoni ufficii del Parroco di Schwanden, sotto la cui giurisdizione trovasi Luchsingen, ed ottenuta per grazia la gran sala delle scuole municipali protestanti, il 3 settembre il nostro confratello Don Branda si recò colà con tutti gli arredi necessarii per fornire un altare e celebrarvi il S. Sacrifizio. S'improvvisò un confessionale e si adattò a cappella una gran sala. Eransi preparati degli inviti a stampa, ma la prudenza consigliò di diffonderli quasi in segreto, per non urtare le suscettibilità protestanti, quantunque, forse per questo, non tutti gli italiani poterono venir informati del locale e dell'ora stabilita.

La domenica mattina si cominciò a confessare, e alle 9 principiò la messa.

Erano presenti 130 persone, e sarebbero state il doppio se si fosse potuto darne loro per tempo l' avviso. Assistettero al S. Sacrifizio con molta pietà, ed alla predica apparvero tutti commossi ; parecchi piangevano. Vedevansi molte madri coi bambini in braccio, altre coi piccoli per mano, e uomini assai attempati che non avevano più ascoltato la Messa dacchè avevano lasciato l'Italia, cioè alcuni da 30 anni, ascoltare con un'avidità la parola del missionario, che moveva alle lagrime.

Terminata la funzione si strinsero attorno al sacerdote e chi si offerse di fornire le tavole e i gradini d'un nuovo altare, chi di far fiori, chi di raccogliere un po' di danaro per affittare un locale da convertire in chiesuola; insomma v'era entusiasmo in tutti.

Fu necessario tenere due distinte adunanze nel pomeriggio, una per gli uomini, l'altra per le donne, e tutti promisero di adoperarsi per dare stabilità alla Missione di cui sentono tutto il bisogno. Si legittimarono alcuni matrimoni puramente civili e se ne prepararono altri.

Molti vollero accompagnare il missionario al treno coll'augurio di rivederlo la prima domenica di ottobre. E infatti si è stabilito di visitare regolarmente quel centro importante la prima domenica di ogni mese.

Chissà la Provvidenza non si valga del Salesiano per far nascere da una modesta cappella una chiesa pei cattolici tedeschi e pegl'italiani, come hanno la loro i protestanti; così la fede cattolica tornerebbe a prendere stabile possesso in un paese donde fu espulsa da secoli.

La domenica 11 settembre fu la volta della valle di Eng-Matt e Elmire, tre paesi del Canton Glarus senza tempio cattolico, dove al presente lavorano 6oo operai italiani addetti alla costruzione di una ferrovia e che sospiravano da più mesi una Messa. L'altare si eresse in una sala del Ristorante Stella, posto circa la metà di quella valle; e dietro inviti affissi alle stesse baracche degli operai, le sale del ristorante furono troppo strette pel numerodegli intervenuti. La pioggia impedì che si potesse celebrare all'aperto. Il contegno di quei cari connazionali non poteva essere più edificante. Altra volta converrà andare in due, e se sarà possibile, confessare e celebrare anche in un prato sotto qualche padiglione, come si fa coi soldati...

Queste apostoliche escursioni dei nostri missionari di Zurigo quest'anno vennero intraprese con particolar frequenza fin dal tempo pasquale. Fu sul principiar d'aprile che D. Branda, dopo aver visitato i paesi di Rùti, Linthal e Schwanden nel Cantone Glarus giungeva a Luchsingen, dove da 7 anni non si era più recato un sacerdote italiano, quantunque gl'italiani vi siano così numerosi. Ma conviene aggiungere che il Parroco di Schwanden, da cui dipende anche Luchsingen ha 14 paesi sotto la sua giurisdizione !

Di qui si comprende agevolmente tutta l'importanza della Missione cattolica italiana di Zurigo.

DELLA VISITA del Rev. Sig. D. Albera alle nostre Case d'America

(Relazione del Sac. Calogero Gusmano)

NELL'EQUATORE. A Quito - Dolorose rimembranze.

Passammo, attraversando la città, avanti al Protectorado, anch'esso opera di Garcia Moreno, posto ai piedi del delizioso Pichincha.

È il migliore edifizio di arti e mestieri della città e i lettori del Bollettino già lo conoscono i nostri n'ebbero la direzione per nove anni , ampliando i locali, aumentando i laboratorii e perfezionandoli in modo da farne non solo il primo istituto della capitale dell'Equatore, ma degno di stare in qualunque città europea. Là i giovani con metodi teorico-pratici acquistavano, nel più breve spazio possibile, quelle cognizioni necessarie per ottenere un diploma, un posto onorevole nella società e ne uscirono tanti da ricompensare qualunque sacrificio; là tanti orfanelli e derelitti ricevevano coll'educazione morale e religiosa il pane necessario pel sostentamento dell'oggi ed imparavano per mezzo di un'arte a guadagnarselo onoratamente l'indomani. Quanti giovani che si sarebbero dati ad una vita di rovina a se stessi e di pericolo alla società, raccolti in quel sacro recinto promettevano la miglior riuscita ! Quante vittime non sottrasse il Protectorado al delitto, spesso provocato dall'ignoranza o dall'ozio o dalla miseria ! La migliore prova che Iddio benediceva quell'opera si aveva nell'affluire numeroso dei giovani, nell'attaccamento riconoscente e costante che gli antichi alunni professavano a quella simpatica istituzione e ai loro superiori. E i superiori corrisposti, trascinati dal loro zelo, non badavano a sacrifizi, facevano sempre nuove spese e migliorie, elaboravano nuovi metodi razionali e li mettevano in mano ai giovani. Quest'opera certo non poteva andare a genio al nemico d'ogni bene ed ai suoi seguaci; quindi si cominciò a far gridare, da gente comprata, allo straniero, alla concorrenza, all'educazione confessionale, al ritrovo di politica, finchè scoppiò la rivoluzione e a mezzanotte del 24 agosto 1896, quando il popolo meno lo sospettava, i nostri, senza sapere il perchè, son fatti partire, avventurandoli ad ogni pericolo per 40 giorni attraverso le foreste del Paylon e privati financo del conforto della discolpa. Gli stenti di quel viaggio, le vittime son note pel racconto del Francesia I nostri Missionarii.

I poveri esiliati, giunti a Guayaquil e saputo che visi trovava il general Alfaro, che era in in quei giorni arbitro assoluto di vita e di morte, fidenti nel testimonio della loro coscienza, in questo potere superiore a qualunque altro potere, a questa forza più energica che qualunque altra forza creata; che resiste e vince lo scettro ferreo di qualunque tirannia del mondo; che non paventa nè la tempesta delle persecuzioni, nè lo scatenarsi dei fulmini dell'umana vendetta, nè la rivolta dell'universo intiero; appoggiati dico, in Dio e nella loro coscienza, vera rocca incrollabile, invulnerabile come il genio, si presentarono, nella persona del loro Superiore, all'uomo che aveva l'assoluto comando. Lo accompagnavano il capitano del Porto ed il Vice-console italiano. Il Generale ascoltò tutto , mosse qualche addebito e poi vinto dalle risposte di Don Calcagno non sapendo come giustificare l'operato dei suoi emissarii, conchiuse lamentando che non si fossero potuti abboccare in Quito e promise giustizia poi Salesiani. D. Calcagno coi suoi parte alla volta di Lima; ma i Salesiani di Riobamba, anch'essi per la via dell'esilio, furono richiamati e Iddio volle servirsi di loro per conservare l'opera di D. Bosco nella Repubblica consacrata al Divin Cuore. Quando vi giunse il Visitatore si contavano sei case, indipendenti dal Governo; ma il Protectorado coi suoi, un giorno superbi laboratorii, esisteva solo di nome; i giovani diminuivano col succedersi continuo di direzione e financo il macchinario. Dio voglia che quel vasto edificio abbia a conseguire lo scopo per cui con tanto amore l'aveva innalzato l'eroe dell'Equatore, Garcia Moreno !

Al nuovo Collegio.

La nostra nuova Casa detta de la Tola sorge dirimpetto al Protectorado, ai piedi d'altra amena collina : là i Salesiani hanno edificato un modesto collegio che accoglie più di 200 giovanetti distribuiti nelle varie classi e laboratorii; vi innalzarono una chiesetta per quel quartiere che ne abbisognava. D. Albera benedisse un perfezionato laboratorio di conceria, arte là poco nota, prima che entrassero i Salesiani. Il Governatore della città e la sua gentilissima signora, fungevano da padrini ed ebbero pei Salesiani non solo, elogi, ma vollero concorrere con generosa offerta. Iddio li ricompensi della loro carità.

D. Albera, benedetti i varii reparti del vasto laboratorio, così presso a poco prese a dire « Signori, abbiamo assistito ad un grande atto, dico grande atto perchè tutto è grande ciò che la religione benedice e la carità inspira ; e che più alto ideale che soccorrere i giovani poveri ed abbandonati, lasciati in balia di se stessi, spesso senza tetto? Questi giovani che portano in sè il germe delle future generazioni, il segreto dell'avvenire sociale, la consolazione o il terrore della patria e della Chiesa? Orfano ed abbandonato! chi non sente tutta la tristezza di queste parole, specie pensando alla dolcezza di godere una madre tenera e tutta sollecitudine per noi ! Attorno al derelitto non havvi che vuoto, deserto, tristezza; chi supplirà a questa mancanza? Voi, miei buoni cooperatori, amanti appassionati di questi poverelli; voi che sarete larghi con loro di benevolenza; voi che colla vostra carità disinteressata farete da padri e da madri; voi sarete che procurerete loro un avvenire tranquillo ed onorato, l'avvenire del lavoro che robustisce, l'avvenire dello studio che nobilita, della religione che consola, santifica e rende eterna questa creatura d'oggi. Sì, voi sarete il padre e la madre di migliaia di orfanelli che la carità del vostro ardente cuore alimenta e sviluppa in uomini onorati ed in cristiani coraggiosi.»

A Quito la simpatia pei Salesiani è grande; tutti vogliono concorrere ad edificare la casa della carità, com'essi la chiamano ordinariamente, che va, lentamente sì, ma ogni giorno più ingrandendosi e ricevendo maggior numero di giovanetti poveri.

Il sig. D. Albera si fece premura di far atto di ossequio al S. Francesco di Sales dell'Equatore, al dolce e mansueto Mons. Gonzales, vero padre dei Salesiani specie durante la rivoluzione ed il tempo dell'esilio. Ci accolsero anche gentilmente, come ebbi a dire, il Presidente della Repubblica, il figlio di Garcia Moreno e tante altre distinte persone chè quasi tutti vennero a far corona al nostro superiore durante l'atto musico-letterario superbamente preparato e meglio svolto. I Fratelli delle Scuole Cristiane invitarono il sig. Don Albera a dir loro una messa ed uscendo dalla Chiesa, con delicato pensiero, gli presentarono acclamanti i 1300 giovanetti che frequentano le loro scuole e due lo salutarono con affettuosi indirizzi e ringraziarono D. Albera pel bene loro fatto dai Salesiani, prestandosi essi per tanto tempo come cappellani e confessori.

Il lavoro al solito non manca : il Direttore aveva scuola regolare, predicava nella chiesa pubblica, attendeva alle molte confessioni, e gli altri lo imitavano : Iddio voglia mandare molti e buoni operai perchè altrimenti la messe copiosissima è impossibile attenderla convenientemente.

Si parte - Un timore eccessivo.

D. Albera stava poco bene, l'altezza della città di Quito gli produsse gli effetti patiti a La Paz : difficoltà di respirare, forti dolori di di capo. Non era il caso di prolungare la permanenza : luglio poi si avvicinava al termine e noi il trenta dovevamo essere a bordo del vapore che partiva da Guayaquil per Colombia. Accompagnati dal Direttore montammo su tre cavalli ed in poche ore fummo all'ultima casa che ci rimaneva ancora da vedere, l'antico noviziato di Sangolqui, che la notte dell'espulsione contava 30 e più novizi. Quante tristi conseguenze non ha apportato quella dolorosa notte !

Ritornammo a Quito, servendoci di tutti i mezzi di trasporto: diligenza, cavallo e treno pur di arrivare a prendere il bastimento, ed a grandi giornate ci avviammo per Guayaquil. L'ultimo giorno furono 14 ore passate sul dorso del cavallo, il sole era cocente, le strade in un dato punto, non ricordo per qual motivo, s'erano guastate e noi c'internammo nella foresta, anche per ripararci dai raggi del sole. Ci eravamo smarriti una volta; quindi vista una capanna, mentre D. Albera era alcuni passi avanti, mi avvicinai e domandai s'eravamo sulla via che conduce ad Huigra.

- Sissignore, mi rispose, un uomo del fiero aspetto, con una barba lunga, folta e veneranda e completamente bianca, ed aggiunse subito Desidera un rinfresco?

- Grazie, grazie, risposi io; ma egli non dandosi per inteso, entra nella capanna, stura una bottiglia e prepara un grosso bicchiere e

- Beva, dice, questa gazosa, le farà del bene.

Io continuo nel rifiuto parendomi strano che in quel luogo mi si offrisse quella bibita da quell'uomo che non m'inspirava troppo confidenza e poi pensavo tra me : Se fosse vera gazosa perchè non aprirla in mia presenza, e persistevo intanto nel mio rifiuto adducendo dei pretesti.

D. Albera nel mentre non vedendomi, ritorna indietro e quell'uomo ad offrirgli la gazosa che non avevo accettato. M'affretto a rispondere pel superiore dicendo che non aveva sete, che da poco aveva preso qualche cosa, che avrebbe potuto fargli male ecc. D. Albera però, che nulla sospettava e che realmente era tormentato dalla sete, nonostante le mie affettate osservazioni gradisse il rinfresco e frettoloso l'appressa alle arse labbra. Non so che cosa avrei voluto fare in quel momento per impedire che bevesse; temendo tuttavia di offendere quell'uomo finii per accettare anch'io e dividere così per ogni evento, la medesima sorte col superiore che accompagnavo. Allontanatici feci osservare a D. Albera quello che per me sembrava un rischio e continuammo fidati in Dio : quell'uomo sotto ruvida scorcia nascondeva un animo gentile e caritatevole e forse aveva avuto occasione di provare l'arsura che noi soffrivamo, o certo ne ebbe compassione.

Un altro atto pietoso - In rotta per la Colombia.

L'indomani un altro pietoso fatto ci dimostrò ancora una volta quanto era amorosa la Divina Provvidenza. Ad Huigra avevamo dormito riparati da misera tenda; entro una casa di legno tuttora in costruzione avevamo celebrato la nostra s. messa, vero conforto pel missionario e più ancora per noi non avezzi a sì dura vita.

Licenziata la guida e cambiato vestitoci siamo messi in treno : più ci avvicinavamo alla costa e maggiormente ci accorgevamo ch'eravamo sotto i cocenti raggi equatoriani. Erano le 2 pom. ed i nostri vagoni sembravano tanti forni; il treno si ferma una mezz'ora ed io invito D. Albera a discendere e a prendere qualche cosa. Mi risponde che non aveva proprio voglia di nulla, che il suo stomaco era inerte e sentiva solo il bisogno di una tazza di brodo caldo, ciò ch'era inutile sperare in quel luogo. Appoggiata la testa sopra la destra, stavo almanaccando che cosa si dovesse fare perchè omai l'ora era tarda e non s'era gustato cibo, quand'ecco sento a battere allo sportello del vapore : era una ragazza che portava due tazze di brodo, mente una signora in distanza, dal balcone, graziosamente c'invitava ad accettarlo. D. Albera sorridendo mi chiede se potevamo prenderlo senza pericolo : non rispondo, ma glie ne do pel primo l'esempio : fu quello un vero ristoro, un tratto materno della Provvidenza.

A Guayaquil i nostri avevano preparati alcuni giovanetti alla prima comunione, che ricevettero da D. Albera. Nella notte seguente fummo disturbati dallo sviluppo di varii incendii; alcune case vicine al nostro Collegio scomparvero unendosi ai 26 isolati e varie chiese incenerite un quindici giorni prima.

Ci si annunzia che dal Callao era arrivato il Vapore Colombia che doveva condurci a Panamà e noi detto addio ai confratelli e giovani ci disponemmo alla partenza: era l'ultimo tratto nell'Oceano Pacifico, che doveva durare solo tre giorni e tutti ce l'augurarono veramente pacifico; e noi sventolati per l'ultima volta i fazzoletti, ci allontanavamo da quella Repubblica che ci aveva ospitati per due mesi, e che tanti sudori, sacrifici pecuniarii ed anche vittime costava già alla Pia Società Salesiana : siano essi i nostri legami imperituri verso quella generosa nazione, alla quale D. Bosco morente benediceva ed inviava i suoi operai evangelici.

(Continua).

NEL MESE DEI MORTI.

Ognuno avrà osservato quanto siano numerosi coloro che solamente in questi ultimi mesi la morte ha scancellato inesorabilmente dagli elenchi della Pia nostra Unione. E prima di loro quanti altri ancora avevano varcato le soglie dell'eternità!

Pii Cooperatori e pietose Cooperatrici! per quella carità che tuttavia ci unisce e ci rende come fratelli di una stessa famiglia, non dimentichiamoci delle anime benedette dei Cooperatori defunti. Molte di loro, in questo mese sacro al pietoso ricordo dei trapassati, andavano a gara nel moltiplicare le preghiere e le opere buone in sollievo delle anime sante del Purgatorio, ed ora anch'esse si trovano in quel luogo di espiazione.

Deh! assumiamoci noi il loro ufficio pietoso; e la Misericordia Divina, com'ora per mezzo nostro affretterà a loro il premio delle opere buone, così susciterà un giorno altre anime pie, che nel mesto ritorno di questi giorni andranno anch'esse a gara nel deporre abbondanti suffragi sulla nostra tomba.

MISSIONI

Colombia.

A favore dei poveri lebbrosi (Dalle lettere di D. Evasio Rabagliati).

I.

Il nuovo Lazzaretto del dipartimento di Santander.

Come i lettori ricorderanno, il nostro missionario D. Evasio Rabagliati, in data 28 aprile u. s. scriveva al Sig. D. Rua d'esser deciso di ottenere a qualunque costo il trasloco del povero lazzaretto di Contratacion in altro punto più conveniente di quel dipartimento di Santander, ove si trovano disseminati in maggior numero gli infelici lebbrosi.

Ora, con altra lettera, in data I° giugno, lo stesso missionario annunziava al sig. D. Rua, il buon esito della sua escursione a Sincarota, al Soccorro, a Sangil e a Bucaramanga, capitale del dipartimento di Santander, a favore degli infelici lebbrosi di Contratacion; e pieno di gioia soggiungeva che questo lazzaretto sarà trasferito a Sube.

« Il Governo, così egli, accettò volentieri la mia proposta di trovare un altro luogo pel lazzaretto di Contratacion e nominò ufficialmente un medico ed un terzo, conoscitore dei luoghi, a norma delle prescrizioni del Congresso passato che esige almeno tre membri per formare la commissione ad hoc, cui son concessi pieni poteri, a segno che le sue risoluzioni non possono essere nè variate, nè modificate da nessun altro. In questo caso la scelta non era nè difficile, nè dubbiosa.

« Il nuovo lazzaretto di Santander, mi diceva il Vescovo di Soccorro alcuni giorni prima, deve erigersi qui»; e mi fissava il punto sulla carta geografica.

Lo stesso punto mi fissava il generale Gonzales Valencia già eletto a Vice-Presidente della Repubblica durante il periodo di sei anni. « La divina Provvidenza, questi mi diceva, ha creato quel posto unicamente per fabbricarvi il gran lazzaretto di Santander; è là che la Commissione deve dirigersi, se vuol trovare quel che cerca ». Tenendo conto di questi illuminati consigli, la commissione si diresse senz'altro al punto indicato.

È questo una valle, fiancheggiata da montagne a picco, di circa 6oo metri di altezza inaccessibili persino alle capre, e lunghissima. Basti il dire che s'impiegano due lunghe ore a cavallo per giungere dalla cima al fondo, per l'unico cammino praticabile. Attraversa la valle un bellissimo fiume detto Sube geograficamente, ma popolarmente Giordano, per le virtù prodigiose delle sue acque, principalmente per tutte le malattie della pelle. Una trentina di case, aventi nel centro una bella chiesina, è tutto l'abitato della valle. Alla distanza di cinque o sei chilometri, questa è chiusa da rocce immense, che paiono gettate là artificialmente, quasi per impedire l'adito a chi volesse passare più oltre. Il clima è ardentissimo e molto secco, quale si conviene a chi soffre di lebbra; il bagno è veramente delizioso e suggestivo; si passerebbero le ore intiere in quelle onde rinfrescanti.

- Ecco il problema risolto, disse la Commissione senza reticenze di sorta; qui vi possono capire da sei a otto mila lebbrosi con tutta comodità ; i cari ammalati non potrebbero desiderare una dimora che offra loro maggiori vantaggi ! - e senz'altro ci preparammo a percorrere le due spiagge del fiume, per farci un'idea esatta del posto.

Però avevamo fatto i conti senza l'oste, come si dice; e mancò poco che la Commissione dovesse ritirarsi in tutta fretta, per isfuggire a pericoli che prima si credevano fantastici, e che poi apparvero reali. Dirò di che si trattava in poche parole.

Avvertita la popolazione del nostro arrivo, e dell'oggetto della nostra ispezione, fu tutta presa da spavento; una gran colonia di lebbrosi in quelle vicinanze avrebbe certamente rovinato tutto il commercio di quella popolazione; forse introdotto il male fra i sani, più nessuno avrebbe osato passare di là; ed il paese sarebbe deperito in poco tempo. Quindi ci si fece sapere indirettamente che la nostra presenza non era grata in quei posti, e che era meglio che ci allontanassimo. Per prudenza si ricorse all'unica autorità esistente, il sindaco, essendo assente il parroco per malattia, affinchè non solo ci proteggesse da possibili agguati, ma anche ci accompagnasse nella nostra ispezione per fornirci tutti quei dati che ci abbisognavano. Con maraviglia nostra, il sindaco trovò mille scuse per non accompagnarci; di più, all'ora di cominciare la nostra ispezione scomparve. Allora si capì che le cose erano più gravi di quello che prima si credeva. Ad ogni modo si partì senza neppure una guida, perchè si capì che nessuno avrebbe accettato. Ad un certo punto uno dei miei compagni si ferma e mi mostra una fila di grosse pietre che attraversavano la via, messe là apposta quasi per sbarrarci la strada. Nel bel mezzo ve n'era una più in vista delle altre con una iscrizione rossa nel centro. Avanti se siete capaci, diceva l'iscrizione, e vedrete!... e sotto si vedeva la forma di un pugnale... Pochi passi più in là, si trovò un grosso arco sotto il quale era mestieri passare; era tutto formato di spine. Evidentemente le minacce erano per noi; e per un momento si stette in forse sul quid faciendum; la prudenza umana ci consigliava a tornare indietro; ma poi il sospetto che quello non fosse altro che una burla di qualche sfaccendato, una minaccia di qualche briccone che pretendeva ridere alle nostre spalle, ci ridonò il coraggio, e si tirò avanti senz'altro. Non ci capitò nulla di sinistro; ma tornati in paese, si prese il largo, come si dice, per evitare incontri spiacevoli e forse pericolosi, e si arrivò a Bucaramanga dopo due giorni di viaggio.

La Commissione presentò subito al Governo una relazione minuziosa del suo operato ed ebbe la fortuna di vederlo accettato e confermato, senza la minima osservazione. Anzi per fare scomparire quell'unica difficoltà che si presentava, l'opposizione degli abitanti di Sube, la Commissione suggerì al Governo la compera di tutte quelle case, che possono servire di base al futuro lazzaretto, potendo essere trasportati colà tutti i lebbrosi di Contratacion. Anche questa proposta fu accettata, e si determinò subito l'espropriazione di tutte le case e dei terreni adiacenti, trattandosi di un bene pubblico, affine di convertire tutta quella vallata in un grosso lazzaretto.

Questo lazzaretto sarà indubbiamente il maggiore della Colombia e forse anche del mondo, atteso il numero elevatissimo dei lebbrosi del dipartimento di Santander, giacchè può tenersi con certezza che questi infelici oltrepassano i 25.000 od anche i 30.000. »

II.

Ad Agua de Dios e nel Cauca.

Tulua (Colombia-Cauca), 2o agosto 1904.

Veneratissimo Signor D. Rua,

Sono stato fin a Popayan, capitale del dipartimento del Cauca, e presentemente sono in viaggio di rtiorno a Bogotà.

Ne era partito il giorno 14 dello scorso luglio; Era mia intenzione non fermarmi in nessuna parte, per molte ragioni ; ma specialmente per compire la missione che il General Rafael Reyes, già eletto presidente di Colombia, m'aveva affidato, quella cioè di giungere a Popayan in tempo, per ritenere il medico francese Dott. Santon, che si sapeva in procinto di ripartire per la Francia. Ma per lo smarrimento di una delle quattro bestie che aveva preso pel viaggio, dovetti passare da Agua de Dios, da cui era lontano appena un giorno di cammino, per veder modo di rimediare all'inconveniente , supplicando i confratelli di quel lazzaretto a prestarmi una delle loro mule da carico. Mi fu reso subito il servizio, a patto però che lo pagassi al prezzo che essi m'imponevano, cioè di rimaner con loro il giorno appresso, che era la festa della Madonna del Carmine, per celebrarla con qualche solennità.

La festa della Madonna del Carmine ad Agua de Dios.

Era impossibile dir di no a tale richiesta e così una volta ancora potei assistere a quello spettacolo unico forse nel mondo, di vedere al mattino la maggior parte di quei mille e settanta sette lebbrosi accostarsi al banchetto eucaristico in ossequio alla Patrona del lazzaretto che è precisamente la Madonna del Carmine; poi tornare tutti alla messa solenne delle 9 per sentirne le sue glorie, e poi di nuovo alla sera alla solennissima processione nella quale la statua della Vergine venne portata in trionfo per tutto il paese.

Certamente altrove si fanno feste e processioni con più apparato e maggior splendore; ma più tenere e più commoventi per la quantità e la classe degli accorrenti, no assolutamente. E questo un privilegio riservato da anni ai lazzaretti della Colombia, principalmente a quello di Agua de Dios. Alla processione principalmente. fatta verso sera, quando quel sole canicolare non mortificava più tanto, non mancava nessuno di quella gran famiglia di derelitti. Anche i più aggravati sanno trovare vigore ed energia in certi casi, per far atto di presenza e trovarsi là dove la fede li invita ; e lasciano volontieri le corsie dell'ospedale, o la casupola dove alloggiano, non senza grave sacrifizio, ma vogliono trovarsi al loro posto di onore.

Come dissi in altre occasioni, il lazzaretto non è un posto esclusivamente riservato ai lebbrosi; ma è un miscuglio di sani e di ammalati in una proporzione di uno a tre; sono quindi non meno di 4 mila persone quelle che formano la popolazione di Agua de Dios. S'aggiunga che le feste di Agua de Dios, per la rinomanza che hanno acquistato, attraggono molta gente dalle campagne e perfino dai paesi vicini; e si capirà di leggieri come si possa, nelle descrizioni che se ne fanno, parlare di molte migliaia di persone che prendono parte alle medesime. Chi non sapesse questo, potrebbe dire che io vengo ad esagerazioni, e sorriderebbe maliziosamente al sentire o leggere queste cose ; mentre non sono che pura verità.

Nella processione del Carmine del giorno 17 di luglio fatta nel lazzaretto di Agua de Dios, vi erano adunque più migliaia di persone. I Luigini, i soci delle Compagnie di S. Giuseppe, del S. Cuore di Gesù, dell'Adorazione Perpetua, e le numerosissime figlie di Maria, ogni gruppo col proprio vessillo, formavano una fila immensa in ordine perfetto. Veniva in seguito la statua della Madonna, portata per turno da quattro figlie di Maria; poi cinque sacerdoti salesiani, poi la banda di musica composta quasi intieramente da giovani lebbrosi appartenenti al fiorrente Oratorio festivo, e per ultimo l'immenso popolo formato di sani e di lebbrosi che seguiva lentamente la processione. Durante le quasi due ore della processione non si lasciò un momento di cantare e di pregare, tranne allorchè la banda voleva far sentire le sue armonie. Fra i canti, quello che i lebbrosi prediligono, sono le litanie della Madonna, e fra le diverse invocazioni colle quali l'anima del lebbroso ricorre alla Madre Celeste quelle che si cantano o recitano con più ardore e maggior slancio, sono quelle di Auxilium Christianorum, Salus infirmorum, Refugium peccatorum, Consolatrix afflictorum! È superfluo che io ne dica la ragione, ben sapendo che si tratta di un lazzaretto di lebbrosi, e di quasi undici centinaia di queste infelicissime creature. Aveva ragione il sig. D. Albera, due anni or sono, in analoghe circostanze, di dire e ripetere che di tali feste non ne aveva mai vedute, e forse non ne vedrebbe mai più.

Verso il Cauca - Un colloquio col Dottor Santon - Un altro lazzaretto dipartimentale.

All'indomani, per tempo, era di nuovo in viaggio verso le Cordigliere ai piedi delle quali giungeva dopo tre giorni, impiegati, almeno in parte, nell'attraversare le immense, torride e nevosissime pianure del Tolima.

Ci vollero altri tre giorni per attraversarle, principalmente la più alta chiamata il Quindio, lo spauracchio dei viaggiatori, principalmente se il tempo è piovoso, come toccò a me. Nel secondo di questi tre giorni, la mula che portava il carico, perdè l'equilibrio e rotolò col suo fardello in fondo ad un burrone. Io credeva tutto perduto; fracassati i bauli, morta o inutile almeno la bestia; non ne fu nulla, e dopo mezz'ora di riposo involontario si riprendeva la via con maggior attenzione e più oculatezza per evitare catastrofi irrimediabili in quei paraggi. Passate le Cordigliere, tanto alte che a pochi chilometri vedevamo le nevi perpetue, e ne sentivamo il freddo gelato nella faccia, ci trovammo nel dipartimento del Cauca. Alla prima stazione telegrafica, trovai un avviso del Dott. Santon, giunto lo stesso giorno da Calì, che diceva col laconismo telegrafico : Per circostanze particolari di famiglia debbo partire prima del tempo fissato. Mercoledì moverò alla volta del porto di Buenaventura dove mi imbarcherò per Panamà e la Francia. Questo telegramma mi sconcertò tutto. Mi raccolsi un momento, e poi gli risposi : Martedì alle 12 del giorno sarò costì per comunicarle notizie importanti da parte del Presidente della Repubblica. Mi rimisi in viaggio , e con una marcia indefessa, camminando anche buona parte della notte, potei arrivare al giorno ed all'ora indicata.

Ma fu tutto inutile; nè le istanze del Governo di Bogotà, nè le altre del Governo locale, nè le mie preghiere valsero a far cambiare il Dottore della presa risoluzione. Disgrazie gravi di famiglia, apprese per telegrafo, l'obbligavano a partire quanto prima col primo piroscafo ; infatti il mattino seguente prendeva la via del porto di Buenaventura sul Pacifico.

Ma il lungo mio viaggio non fu totalmente perduto, poichè se non potei ritenere il celebre leprologo, potei conferire con lui lunghe ore, ed avere norme e dati scientifici di grande importanza per la mia missione, e che spero mettere a profitto a suo tempo. Questo celeberrimo leprologo, che fu uno dei Presidenti del Congresso di Berlino nell'anno 1896, ed è tenuto come uno dei migliori specialisti accorsi a quel consesso da tutto il mondo, non è ancor vecchio, ma ebbe già tempo di visitare tutte le nazioni dove regna più o meno la lebbra. La sua grande opera: La léprose, di 6oo e più pagine, per sentenza dei dotti, è l'opera più completa che siasi pubblicata al dì d'oggi. Fu premiata con medaglia d'oro nell'Esposizione universale di Parigi l'anno 19oo, e poi ottenne il gran premio dall'Istituto di Scienze di Francia. Il Dott. Nansen di Norvegia, chiamato dal Governo del Cauca, non potendo accettare per ragioni dette più sopra questa delicata e difficile missione, raccomandava il Dott. Santon, sicuro che sarebbe magnificamente surrogato. Dirò per ultimo, senza che ne prendano scandalo certi saccentoni del vecchio mondo, che il Dottor Santon è un Benedettino

La mia missione del Cauca, non si limitava a vedere e conferire col Dott. Santon. Doveva pure in unione di altri due membri nominati dal Governo locale, formare una commissione e scegliere il punto od i punti più convenienti per l' erezione dei lazzaretti dipartimentali del Cauca; si è perciò che era necessario che io venissi a questa città di Popayan, capitale del dipartimento , e sede di tutte le autorità, per compire questa seconda parte della mia missione. Impiegai altri tre giorni per arrivare da Cali a Popayan, e vi giunsi il 30 luglio, prendendo alloggio nel Seminario maggiore diretto dai bravi Lazzaristi francesi, rifugiatisi colà ultimamente. Trovai il mio compito facilissimo. Lo stesso Dottor Santon, pochi giorni prima, pregatovi dal Governo, aveva cercato e trovato il posto per il primo lazzaretto Caucano ad un chilometro appena da questa città a fianco del suo cimitero. La Commissione non fece altro che esaminarlo e mettere la sua approvazione alla risoluzione del medico francese e mandarne l'informazione al Governo generale di Bogotà.

È questa una vittoria per noi. Da anni io predicava nei pulpiti e sosteneva nelle conferenze che i lazzaretti si dovevano erigere nelle città, o nelle vicinanze di qualche popolazione d'importanza, per molte ragioni che non è il caso che ripeta; aggiungeva che i lazzaretti dovevano avere la forma non di colonie, come gli attuali di Agua de Dios e Contratacion, ma di veri ospedali riservati unicamente ai lebbrosi, eccezione fatta dei religiosi e religiose che li debbono assistere e preparare a ben morire; però finora erano state parole buttate al vento. Ma il Dottor Santon nella memoria che lasciò scritta in francese, e fu poi tradotta e pubblicata in grossa edizione ufficiale, è del mio parere ; e spero che d'ora innanzi tanto il Governo generale che i governi locali vorranno averla per norma facilitando così grandemente l'esito della nostra missione salesiana.

Il 7 corrente, in presenza dell'Arcivescovo e di tutte le autorità ecclesiastiche e civili, tenni una conferenza nella cattedrale di Popayan per animare tutti a dare il loro appoggio morale morale e materiale a quest'opera di rigenerazione sociale e di carità fiorita. A questo fine preghi Ella pure, amatissimo Padre; e intanto benedica il suo

Dev.mo ed umil.mo in G. C. Sac. EvAsIo RABAGLIATI.

Brasile

Nel Gran Parà.

Condizioni e speranze delle missioni fra gli Indii di quello Stato.

(Lettera del Sac. RENZO GIORDANO).

Thebaida Aracajù, 8 giugno 1904.

VENERATO ED AMATISSIMO PADRE,

MI trovo da alcuni giorni in questa Tebaide Salesiana, di ritorno dal mio viaggio al Parà. Qui, respirando l'aria imbalsamata dei boschi e ricevendo non poche consolazioni dagli ottimi giovani di questa nascente e già fiorente Scuola Agricola di S. Giuseppe, mi vo perfettamente rimettendo in salute e sono desiderosissimo di stenderle questa relazione.

Dopo aver dettati gli esercizi ai confratelli delle tre Case di Pernambuco in Jaboatào, mi disposi, in principio di marzo, a partire pel Parà a bordo del Planeta. Malgrado la marcia lenta del vapore ed il calore equatoriale sempre crescente, a misura che ci avvicinavamo alla linea, passai gli otto giorni di viaggio felicemente, grazie alle delicate attenzioni del comandante ed alla buona compagnia dei viaggiatori, coi quali non tardai a stringere, amicizia. Arrivati il 23, dovemmo assoggettarci alla disinfezione, avendo il nostro vapore toccato di passaggio il porto di S. Luigi, capitale del Maragnon, infetto di peste bubbonica.

Fui accolto paternamente da Sua Eccellenza Mons. Francesco De-Rego Maia, dotto e pio Vescovo diocesano, che mi offerse cordialissima ospitalità. Così pei 18 giorni potei godere dell'esempio edificante della pietà ed attività del suo Vicario Generale e di diversi ecclesiastici, che formano del palazzo vescovile quasi un convento di religiosa osservanza.

Sua Eccellenza mi aveva tempestato di lettere e di telegrammi per affrettare il mio arrivo e mi aspettava ansiosamente da tre mesi. Malgrado il suo buon volere, nulla si potè ancora conchiudere sulle condizioni di accettazione dell'opera della Provvidenza, dipendendo essa anche dal Governatore dello Stato e dal Nunzio... Piaccia a Dio che i suoi e nostri vivissimi desideri siano coronati di esito felice ! Fin dal 1884 Mons. Lasagna, di venerata memoria, aveva visitato quella capitale e concepito le più liete speranze di aprirvi un giorno qualche casa di D. Bosco.

Per far meglio conoscere il campo che il Signore offre ai Salesiani, mi permetta di darle un'idea della città di Belem e dello Stato del Gran Park, del suo passato, presente e futuro, intrecciando notizie geografiche e storiche alle mie impressioni di viaggio.

Belem - Lo Stato del Gran Parà - Le Amazzoni.

Sorse questa città nel 1616, prendendo il nome di Belem dalla sua Protettrice la Madonna di Betlemme (Nossa Senhora de Belem), oppure del Parà, parola che in lingua tupy significa gran fiume, trovandosi in sulle foci delle Amazzoni, il re dei fiumi.

Belem è come la testa di un gran serpente, assorbendo l'attività di ogni commercio ed industria delle valli Amazzoniche. Dal palazzo vescovile io contemplava sovente quell'andirivieni di canoe, barchette e vapori fluviali snelli e gentili e transatlantici, di ogni grandezza e nazionalità, solcanti le acque tranquille di quel porto immenso. Vidi con piacere il notevole progresso, durante la mia assenza di sette anni, nelle vie moltiplicate, nei nuovi viali e grandi giardini, e questo, malgrado la crisi finanziaria che necessariamente dovette paralizzare il movimento.

Questo popolo intelligente ed attivo ebbe epoche di grandezza morale sotto l'influenza di valenti missionarii Benedettini, Carmelitani , Francescani e Gesuiti: e profondamente radicato nei cuori è tuttora il sentimento religioso, ridestato in questi ultimi tempi dal clero secolare assai zelante, ma poco numeroso, e dai Cappuccini eminentemente popolari, dai Fratelli Maristi per l'educazione dei giovani studenti, dai Barnabiti per la formazione dei seminaristi e dagli Agostiniani per cura d'anime in generale. Le Suore di S. Anna sono veri angeli di carità per gli ospedali; pel ricovero dei vecchi, per il manicomio e per un orfanotrofio femminile. Le Doroteo dirigono abilmente un grande internato ed esternato di ragazze di alta e bassa condizione. A queste si unirono le Suore di S. Catterina di Siena.

Visitai tutte le comunità. Tutte fanno voti per il pronto arrivo dei Salesiani. Vi staremo bene, come corpo di retroguardia nell'esercito della Chiesa, per l'istruzione ed educazione dei giovani artigiani e coloni e per aprire degli oratorii festivi. Mi presentai al sig. Prefetto della città ed al sig. Governatore dello Stato ed alle altre autorità civili ed ecclesiastiche, tutte ottimamente disposte per l'opera nostra.

Il nucleo poi dei Cooperatori va crescendo in numero ed in fervore, ed io feci loro una breve conferenza nella cattedrale la sera della prima domenica di marzo.

Lo Stato è chiamato del Gran Parà. Vince in estensione qualunque nazione europea, ad eccezione della Russia, ma il numero de' suoi abitanti conosciuti non eccede il milione. Si può dire una vastissima pianura solcata da innumerevoli e spaziosissimi canali, con ondulazioni telluriche formanti modeste colline ed altipiani. Il clima equatoriale vi è soavizzato dalla brezza marina e dalle pioggie brevi ma frequenti ; quindi il caldo è minore (dicono, di 10 gradi) a quello dei paesi di Africa e di Asia posti nello stesso parallelo, eccedendo di raro il grado 34°. Le notti poi sono fresche e gradevoli, e il clima non è così micidiale come si crede ; la famosa febbre gialla è un articolo d'importazione e non di casa. Le altre febbri si possono evitare facilmente colla ricetta, igienica anche per la borsa : testa fresca, stomaco leggero e piedi caldi, vale a dire : evitare il sole del mezzogiorno, non fare indigestioni ed uscir di casa sempre armati di paracqua... Vicino a Belem trovasi Monte Alegre, uno dei luoghi più deliziosi e ricco di acque sulfuree, che si presterebbe assai bene per una fondazione salesiana ; dista tre giorni di viaggio sulle Amazzoni.

Le Amazzoni!! Ecco una delle maraviglie della creazione! Ecco la fonte d'immense ricchezze per l'agricoltura, come canale d'irrigazione; e per l'industria e commercio, come canale di conduzione ! Nasce nelle Ande Peruane e di cascata in cascata discende nelle valli e va serpeggiando nelle pianure; ed ingrossando colle acque di cento e cento tributarii, dopo un viaggio di 11oo leghe, ne versa nell'Atlantico la bagatella di 250 milioni di m. c. all'ora, facendo retrocedere le onde salate di molti chilometri, sì che, con maggior ragione che il Po, e qualunque altro fiume del mondo, pare, come dice il Tasso, che guerra porti e non tributo al mare.

I vapori transatlantici lo navigano fino a mezzo il corso ed i vaporini lo rimontano fino alle cascate per quei labirinti di canali or stretti in modo da toccar la terra ed ora così larghi da lasciar scoprire a stento le sponde. Migliaia di isole verdeggianti sorgono nel suo letto irregolare, e di tutte la maggiore e forse la più fertile è quella del Marajó, superiore in estensione al Portogallo. Quali panorami incantevoli e svariatissimi ! Quante ricchezze di prodotti !

Anima del movimento agricolo-industriale e commerciale è la sophonia elastica detta seringueira. I coltivatori ed estrattori della gomma elastica o seringa accorrono da varii Stati del Brasile del Nord e si arricchiscono non solo a prezzo di fatiche, ma con sacrifizio della vita temporale alle volte e pur troppo sovente anche dell'eterna, spinti come sono alcuni non dal vero bisogno, ma dall'auri sacra fames, perchè la sophonia elastica è una vera miniera di oro. Tra le poche città e i molti villaggi disseminati lungo le rive del fiume si veggono moltissime case innalzate sulle acque, che servono per depositi di gomma e di generi alimentari per quei poveri lavoratori. Come fare per soccorrere le necessità spirituali di tanta povera gente in un campo così vasto, essendo il clero insufficiente per le necessità più urgenti dei grandi centri? Quello per altro che più stringe il cuore è pensare all'abbandono degli Indii in quelle inesplorate foreste vergini.

Fra gli Indii Miranhas - Lo zelo dei PP. Cappuccini - Affettuosa accoglienza - Un'altr'oasi felice.

Ella, Revmo sig. D. Rua, ricorderà per certo la relazione che le feci di una mia visita agli Indii Miranhas a 15o chilometri da Belem. Orbene quella missione che noi, per deficienza di personale, non potemmo accettare, fu presa dai PP. Cappuccini.

Ricevettero nell'ottobre del 1898 un terreno di 480 chilometri di periferia per riunire in un sola gruppo coloniale le diverse tribù indiane delle vicinanze, con denaro del governo e con promessa di sussidii mensili. Molto ebbero da fare e moltissimo da soffrire, ma si mostrarono degni fratelli di quei primi martiri del secolo XX, i cinque Cappuccini trucidati il 14 marzo 1900 in Alto-Alegre del Maragnon. Dio benedisse visibilmente la loro opera, secondo mi fu noto per lettere e per notizie personali. Ed io, che in mezzo a quei cari Miranhas aveva lasciato il mio cuore e li sapeva cresciuti in numero e divenuti figli della Chiesa , non seppi privarmi della consolazione di rivederli. Il tempo a quei giorni, corrucciato e minaccioso, non invitava a viaggi di simil fatta, ma io era deciso e l'8 marzo presi il treno per Braganza. Giunto ad Igarapé-Assú, mi posi in cammino per attraversare una foresta vergine che separa questa stazione dall'aldea o Colonia S. Antonio, con un ragazzo per guida. Fummo in sul bel principio rinfrescati da un acquazzone, ma quando arrivammo a un'ora circa dalla nostra meta, si scatenò sopra di noi un furioso temporale di cui non ricordo il somigliante. Tra il sibilare dei venti fra quegli alberi secolari, che minacciavano di schiacciarci colla loro rovina, il rumoreggiare continuo del tuono e il lampeggiare e cadere dei fulmini, cominciò a cadere una pioggia impetuosa non a secchi, ma a torrenti. I cavalli, istintivamente paurosi di attrarre i fulmini affrettando il passo, camminavano lentamente, coll'acqua alle ginocchia; ed io col rosario in mano e la mia guida pallida e taciturna, ripeteva nell'intimo del cuore: Che il Signore ce la mandi buona! Ma cessò la pioggia, si acquetarono i venti, finirono i tuoni e i lampi, e più splendente riapparve il sole e più sereno il cielo.

Uscendo poco dopo dalla foresta scorgemmo nel lontano orizzonte la sospirata aldea, poi la chiesuola e le casette e, in ultimo, sul davanti della casa che serve di collegio, una sessantina di giovani Indii colle loro piccole faccie abbrunite e cogli occhi vivi e bislunghi. Quante feste mi fecero !

Salutai antiche e nuove conoscenze e fra tutte il cacico Tuchawa, Capitano Thomas Braz, colla sua numerosissima famiglia e la prima delle sue mogli, di 7o anni e più, la Regina Catterina (titoli conferiti dal Governo in modis et formis su carta bollata e colle brave firme). Dopo la cena, arricchita dai presenti del Tuchawa, vi fu levata di tavola a suon di banda di una ventina di Indii e, se le armonie non erano quelle dei discepoli del Dogliani, a me piacquero e non so dir quanto. Ringraziai di cuore quei buoni musici, premiandoli con medaglie. Erano instancabili ! Solo ad alta notte riuscirono con difficoltà a frenare il loro entusiasmo, prendendo e concedendo un guadagnato riposo. Poveri Indii ! Anche i più selvaggi colla carità si riducono alla vita civile e cristiana. Ed invece di prestar il culto al Tupana e al Jurupary (il buono e il cattivo genio secondo loro) adorano il vero Dio e ascoltano i suoi inviati. Poveretti ! come si affezionano a chi fa loro del bene e come cercano di mostrare la loro gratitudine con doni, col rispetto e colla docilità ! Certo i più avanzati in età, coi loro abiti inveterati, si mostrano restii al lavoro, alla santa morale ed alle regole più ovvie di civiltà; ma i bambini approfittano docilmente dell'istruzione e della buona educazione che loro si dà.

Passai la notte dormendo nell'amaka, ossia rete, unico letto in uso colà. Di buon mattino celebrai la Messa, alla quale assistettero con divozione quei buoni figliuoli, recitando preghiere ed intonando cantici. Rivolsi loro qualche parola, li benedissi e... commosso, ripigliai la via di Igarapè-Assù e di Castanhal, dove passai la notte ospite nella casa dell'ottimo Vicario. Il giorno seguente era di ritorno a Belem.

Questa visita mi servì sommamente d'istruzione e di animazione, vedendo il frutto di cinque anni di fatiche di tre zelanti figli di S. Francesco d'Assisi. Ma non sono essi i soli che si dedicano a queste missioni.

Rimontando il Tocantins e I'Araguaia con un viaggetto di un mese e più in canoa sui confini del del Gran Parà con Goyaz, trovasi un'aldea di 15oo Indii completamente civilizzati, colla loro chiesuola, ove assistono alla s. Messa e ai Vespri e recitano le orazioni e frequentano i santi Sacramenti. È un'oasi nel deserto. È il frutto, e non unico dello zelo di Fr. Gil di Villa Nova domenicano, pel quale al par di me professano una particolare venerazione tutti quelli che hanno il bene di conoscerlo. Laureato in diritto, incominciò in Marsiglia sua patria la carriera di avvocato che presto abbandonò per abbracciare quella, più conforme al suo cuore, di religioso domenicano e dalla cattedra di teologia nella celebre università di Salamanca passò, dietro sue ripetute instanze, alle missioni del Goyaz, spiegando i talenti e la carità di un vero apostolo. Ecco i due nuclei colonizzati degli Indii nel Gran Parà, uno alle porte della capitale, l'altro ai confini dello Stato ; e fra questi due punti estremi c'è tutto un mondo pressochè sconosciuto alla civiltà. Qual campo immenso da coltivare fisicamente e moralmente ! Colle missioni in grande scala si aprirebbero veri tesori per l'agricoltura e pel commercio, chiamando alla civiltà ed alla religione tanti poveri figli della foresta.

Prima di lasciare il Parà ebbi una consolazione ineffabile. Dietro invito delle RR. Suore Dorotee, celebrai nella chiesa del loro collegio. Le preghiere divote, i cantici soavi e le centinaia di comunioni fervorose, tutto venne offerto al S. Cuore di Gesù pel trionfo della missione salesiana nel Parà; io mi commossi e piansi. Dopo la Messa ringraziai le Suore, le ragazze e le molte persone accorse: quindi parlai di D. Bosco, del passato e del presente della nostra Società e delle liete speranze dell'avvenire coll'aiuto delle loro perseveranti preghiere e colla cooperazione dei loro parenti. Altrettanto potei fare all'orfanotrofio delle Suore di S. Anna ed in altre comunità. Mi proposi di chiamare l'appoggio delle preghiere per questo santo fine, ovunque fossi passato: giacchè non mancano nel Brasile cuori puri e patriottici che desiderano la vera grandezza della loro patria , la Terra di S. Croce ; non mancano cuori infiammati di santo affetto per l'adveniat regnum tuum di Dio e della Chiesa, pel compimento del programma del grande Pio X : instaurare omnia in Cristo.

La nostra Ausiliatrice, invocata con fede, affretterà la realizzazione di tanti ardentissimi voti. Oh ! come sarà felice quel giorno nel quale i Salesiani del Parà, rimontando le Amazzoni ed i suoi affluenti potranno abbracciare i confratelli che vi discendono dal Matto Grosso, dalla Bolivia, dal Perù, dalla Colombia e dall'Equatore e Venezuela... portantes manipulos suos, essendo tutti gli Indii convertiti.

Lasciai il Parà, ma vi rimasi col cuore. Andando era solo; ma nel ritorno, a bordo del Maranhao, ebbi per compagni due religiosi Maristi, con i quali, noi del Brasile del Nord specialmente, siamo stretti coi legami di schietta e forte amicizia. Uno di essi era il fratello Luigi, delegato per le fondazioni del Brasile del Nord, che io ebbi il piacere di presentare ai zelantissimi Vescovi del Cearà, del Rio Grande e Parahyba, di Pernambuco, di Alagoas ed all'Arcivescovo di Bahia.

Passando nel Cearà mi fe' pena il sentire le dolci lagnanze di quel santo prelato D. Joaquim Vieira, che dopo tante speranze, dovette rinunziare pel momento ad avere una casa salesiana. Con qual volontà mi sarei recato in Aracaty, dove un fervente Comitato da due anni si adopera per la fondazione di un'opera salesiana ! Non mi fu possibile. Altre proposte mi fecero Vescovi e signori nel Cearà , nel Maragnon, in Natal ed in Bahia. Sui confini di Bahia con Sergipe il D.r Nicolao Tolentino dos Santos ci offre un terreno ed aiuti per una piccola colonia agricola. Che rispondere? Che fare?

Mi mandi, amatissimo padre, la sua benedizione per tutti i suoi figli del Brasile del Nord, Salesiani allievi e Cooperatori, e mi creda, in Corde Jesu,

Di V. S. Rev.ma

Aff.mo ed obbl.mo figlio

Sac. RENzo GIORDANO.

Libri ricevuti in dono.

Sac. Prof. ALBINO CARMAGNOLA -Lo scudo della Fede - Dialoghi sulle principali difficoltà ed obbiezioni al dogma cattolico. Torino, Libreria Salesiana editrice, 1904. L. 2.50.

Mons. BAUNARD, Rettore delle Facoltà Cattoliche di Lilla - Il dubbio e le sue vittime nel secolo presente - Versione di B. Parasiliti - Volumi due. Torino, Libreria Salesiana editrice, 1904. L. 3,75.

MICHELE MARTINA - La Gerusalemmne Liberata di Torquato Tasso, ad uso delle scuole, con introduzione e commento - Torino, Libreria Sales. editrice, 1904. L. 3,00.

- Tutto per Gesù- Metodo di vita e suggerimenti per una Giovane educata al divino amore - 6oo migliaio - Vicenza, Giovanni Galla editore.

LUIGI MATTEUCCI - Fede e Valore, ossia il Generale Luigi Gastone di Sonis - 2a ediz. riv. e corretta - Torino, Libreria Sales. editr. L. 1,00.

Ab. MAX CAROLA - Gesù Redentore - vol. 4°. Meditazioni per ciascun giorno di quaresima. Trad. del caro. G. Simonelli - Torino, Libr. Sales. ed. L. 1,50.

GIUSEPPE ELLERO - Pier della Vigna - Dramma in 5 atti. Torino, Lib. Sales. ed. L. 0,40.

IL CULTO DI Maria Ausiliatrice

Noi siamo persuasi , che nelle vicende dolorose dei tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo, e tra questi l'intercessione potente di quella benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani.   Pio PP. X.

Nel Santuarìo dì Valdocco.

CONSTATIAMO con intima gioia, che le sacre funzioni fissate quest'anno per l'8 di ciascun mese in preparazione alla solennità giubilare dell'8 dicembre p. v. vanno rivestendo nel nostro Santuario ognor crescente splendore. È una gara affettuosa di benintesa pietà, poichè la nota caratteristica di queste funzioni è la raddoppiata frequenza ai SS. Sacramenti. Altrettanto dobbiamo dire di quelle che s'iniziarono pure quest'anno il 24 di ciascun mese, in onore di Maria SS. Ausiliatrice.

- Nella Solennità del SS. Rosario, il concorso dei fedeli e lo splendore delle sacre funzioni furono convenienti al dì memorando , in cui la Chiesa ricordava la strepitosa vittoria accordata a Lepanto da Maria SS. Ausiliatrice.

- Il 4 ottobre, S. M. la Regina Madre veniva a prostrarsi innanzi l'altare di Maria Ausiliatrice. All'ingresso di S. M. il Santuario s'illuminava come per incanto , i pochi alunni studenti già tornati dalle vacanze intonavano l'Ave maris stella e il rev.mo D. Rua impartì la benedizione col SS. Sacramento.

Orario delle sacre funzioni in Novembre.

1. Solennità di Tutti i Santi. - Ore 6,30 e 7,30, Messe della Comunione generale : Ore 9,30. Messa solenne: Ore 15, Vespro dei Santi e dei defunti, discorso e benedizione solenne.

2. Commemorazione dei fedeli defunti - Ore 7, Messa solenne e preghiere speciali pei defunti.

4. Primo venerdì del mese. - Alle ore 6, Messa con esposizione del SS. Sacramento e benedizione.

8. Alle Messe delle 6 e 7,30, ed alla sera alle 17, funzione pel Giubileo dell'Immacolata.

20. SS. Martiri Solutore, Avventore ed Ottavio - - Ore 10, Messa solenne. 22. S. Cecilia - Speciali funzioni alle ore 6, 7,30 ed alle 17.

24. Solenne commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice - Speciali funzioni alle ore 6, 7,30 ed alle 17.

29. Novena solenne dell'Immacolata - Speciali funzioni alle ore 6, 7,30 ed alle 17.

NB. - Nei giorni feriali - Messe dalle 5 alle in - Ore 27 (5 pom.) benedizione.

Nei giorni festivi -- Messe dalle 5 alle 21,30 - Ore 14, Vespro , predica, benedizione - Ore i6, Vespro, predica, benedizione.

V'è sempre comodità di confessarsi anche nelle lingue estere: francese, spagnuolo ed inglese.

Nelle altre partì del mondo.

QUITO (EQUATORE) - La benedizione di una statua di Maria Ausiliatrice.- Nella capitale dell'Equatore, ove dai figli di D. Bosco riconoscenti si sta innalzando un nuovo santuario a Maria Ausiliatrice, veniva solennemente benedetta una bellissima statua di questa tenera madre, uscita dalle scuole professionali di Sarrià-Barcellona. La funzione ebbe luogo nella bellissima chiesa dei PP. Gesuiti ; e fu preceduta da un triduo, predicato con molto amore e con gran frutto dal Canon. Penitenziere di quella Metropolitana, il Dott. Alessandro Matteus, dal Rev.mO P. Faura dei Gesuiti, e dal loro Rev.mo Rettore, P. Dell'Olmo. Questi nel giorno della benedizione della S. Immagine (17 maggio u. s.) , aggiunse un eloquente panegirico, che riaccese in mezzo ai buoni Quitegni il culto e l'amore in Maria Ausiliatrice. La solenne cerimonia della benedizione fu compiuta dall'ill.mo Mons. Vicario Capitolare, presenti cinque padrini e cinque madrine, appartenenti alla più alta aristocrazia e un popolo folto.

Il nuovo Santuario di Maria Ausiliatrice sarà anche, pei Cooperatori salesiani dell'Equatore , il ricordo del presente Giubileo mariano.

ALBO (NOVARA) Solennissime feste in onore di Maria Ausiliatrice. - Ci scrivono: Anche nella grande e popolare valle dell'Ossola è penetrato il culto e la divozione a Maria Santissima Ausiliatrice, e in questo anno giubilare mariano per la prima volta si sono celebrate grandiosissime feste in onore di Lei. La gloria di aver introdotta nell'Ossola la divozione a Maria Ausiliatrice è dovuta ad Albo, umile e povero paesello, adagiato precisamente ai piedi dei monti ossolani e lambito dalle acque impetuose del fiume Toce.

Le feste promosse dal nostro Parroco, Don Gerolamo Bucciotti, e benedette dal nostro amatissimo Vescovo, Mons. Mattia Vicario, ebbero il loro svolgimento nei giorni 14, I5 e 16 di agosto, con pompa di apparati, di musica, di banchi di beneficenza e di luminarie. Riuscirono un vero trionfo di nostra santa religione.

Quello però che sarà veramente memorabile in questa buona popolazione fu la solenne e grandiosa processione che ebbe luogo nel pomeriggio del giorno 15. Era bello davvero il veder per la prima volta uscire dalla nostra chiesa la carissima statua di Maria Ausiliatrice, che maestosa e sorridente passò per le nostre vie, preceduta e seguita da un popolo immenso e devoto, mentre i canti festosi, alternantisi colle armoniose note della banda, salivano al cielo! Fu un vero spettacolo di fede, una grandiosa dimostrazione di devozione a Maria Santissima.

CHIESE, CAPPELLE, ALTARI, ecc. dedicati a Maria Ausiliatrice.

(V. num. di agosto, p. 247).

X. Equatore. - Quito: una chiesa (70); Babahoyo: un altare nella chiesa parrocchiale (71); Guayaquil: un altare (72) Gualaquiza: la chiesa della missione (73) ; Cuenca: una chiesa (74) : Riobamba: un altare (75) ; Ibarra: un altare (76).

-B. - Attendiamo i dati di moltissime cappelle disseminate nell'oriente dell'Equatore.

XI. Messico. - Messico: una chiesa in costruzione e due cappelle (77-79) ; Puebla de los Angeles: due cappelle (80-8i) ; Morelia: una cappella e due statue (82-84) ; Testillan del Camin (Oaxaca) : un altare e un quadro (85-86); Guadalajara: un altare nella parrocchia del Sagrario e una statua (87-88); Culiacàn: un quadro nella cattedrale (89); Queretaro . un quadro nella parrocchia del Sagrario (90) ; Huichapan: un quadro (91) ; Yiquilpam. un quadro nella chiesa parrocchiale (92) ; Stato di Hidalgo: nella chiesa della Fattoria di Nazcanscka: un quadro (93).

(Marzo 19o3).

RIASSUNTO. (Ved. numero di agosto).

Chiese    16

Cappelle    35

Altari    20

Sotto-quadri o statue    22

GRAZIE DI MARIA SS. AUSILIATRICE

Ricorrete a Maria Ausiliatrice.

Perchè sempre più si accresca la divozione dei fedeli alla gran Vergine Maria, invocata sotto il caro titolo di Ausiliatrice, come si venera nel Santuario di Valdocco in Torino, è bene si pubblichi la memoria di un fatto avvenuto per la sua intercessione nella persona di un distinto ecclesiastico di Vercelli, Don Carlo Salamano, Rettore di S. Agnese e Canonico della Cattedrale.

L'anno scorso questo zelante sacerdote veniva colpito da gravissima pleurite e flebite di carattere così maligno e violento che in breve tempo fu ridotto in fin di vita. Distinti dottori, dopo d'averlo assistito per lungo tempo e con premurosa cura, esauriti tutti i mezzi che la scienza loro suggeriva, dichiararono in fine inutile ogni umano rimedio; per cui i parrocchiani, consci della terribile sventura che stava per colpirli, già piangevano la perdita del loro pastore. Fu allora che io, recatomi a vederlo ancora una volta, per consolare la desolata famiglia che disperatamente lo piangeva perduto, indissi in tutta la casa una novena a Maria SS. Ausiliatrice, con promessa che se l'infermo guariva avrei fatto inserire il prodigio nel Bollettino Salesiano. Ed ecco che, fedele alla promessa, oggi la compio. Dopo quella novena il buon sacerdote, che era già stato munito di tutti i Sacramenti della nostra santa Religione in extremis, e si era rassegnato al divin volere, incominciò a sentirsi un progressivo miglioramento, che, accompagnato dalle fervide preghiere dei suoi amati parrocchiani, in breve tempo lo trasse meravigliosamente fuori di pericolo. Ora sano e robusto è ritornato ai lavori molteplici del suo ministero.

Vercelli, 23 settembre 1904.

D. GIUSEPPE GIBELLI

Rettore del SS. Salvatore.

Confermo il fatto esposto dall'ottimo collega D. Gibelli, Rettore del SS. Salvatore, e ringrazio vivamente la Vergine Ausiliatrice della grazia accordatami.

Vercelli, 27 settembre 1904.

Can. D. CARLO SALAMANO

Rettore di S. Agnese.

« Tuo marito non morrà! »

Mi trovava, negli ultimi giorni dell'anno passato, presso il capezzale di mio marito, da lunghissima malattia ridotto agli estremi. Prevedendo la miseria in cui ci saremmo trovati se mi fosse venuto meno il suo aiuto, ricorsi con fede a Maria Ausiliatrice e tosto una voce parve che mi dicesse : Tuo marito non morrà! E infatti il povero infermo cominciò a migliogliorare ed in breve tempo ricuperò perfetta salute e robustezza. Sia benedetta la cara Madonna di D. Bosco.

Forame (Attimis), maggio 1904.

TURCO MARIA IN RIEPPI.

Sia benedetta Maria Ausiliatrice.

Il 17 luglio u. s. si celebrava qui in Rivalta una solenne festa in onor di Maria SS. Ausiliatrice. Fu un trionfo per la Madonna; una consolazione grande per me suo figlio, nel vederla così onorata, così festeggiata.

Ma non c'è rosa senza spine!... Quand'io già godevo della riuscita della festa, quando alla sera mi preparavo a dar a Maria un ultimo saluto collo sparo di un petardo, questi di botto mi si scoppiò nella mano sinistra sfracellandomela orribilmente. Il vento m'avea ingannato !

Trasportato d'urgenza nella farmacia comunale, quivi ebbi le prime cure, poscia fui condotto all'ospedale Mauriziano di Torino. Visitato dai dottori, questi credettero necessaria l'amputazione della mano. Maria SS. però, a cui fervorosamente m'ero raccomandato e che tutta la popolazione di Rivalta quella notte avea pregato per me, non permise una tanta sciagura.

Ella seppe scongiurare ogni pericolo tenendo sempre lontana da me la febbre, impedendo dapprima che mi incogliesse il tetano e il braccio intero m'andasse in cancrena (cose su cui tanto temevano i dottori) e facendo poi cessare una forte emorragia a cui la mano andava da varii giorni soggetta.

Ed ora, dopo tre mesi di cura (di cui debbo in gran parte grazie al valente dottor Carlo Sacco di Torino) la mia mano è in gran parte salva. Grazie, o Maria Ausiliatrice. Sì, grazie per avermi salvato la vita e la mano, grazie per aver tante volte alleviati i miei forti dolori, per aver tante volte consolato questo vostro povero figlio.

Rivalta Torinese, 17 Ottobre 1904.

Ch. B. M. BERNOCCO.

« Gloria alla Madonna di D. Bosco! »

Il mio piccolo Luciano, amore e vita della mia casa, verso la fine di agosto s'ammalò e in pochi giorni andò aggravandosi talmente che anche il medico, pur non disperando di salvarlo, non mi nascondeva la gravità del caso. Più di un giorno il mio povero bambino, un dì così pieno di vivacità e di brio, versò in uno stato compassionevole. La gastro-enterite acuta lo aveva stremato così che più non rispondeva alle chiamate di sua madre e alle mie, e nemmeno ci guardava più con quei suoi occhi così espressivi ed intelligenti. Che strazio per gli animi nostri! Noi sentivamo che con quel bambino ci sfuggiva una gran parte della nostra vita : raddoppiammo perciò le cure, ma sopratutto ci mettemmo a pregare. Fu allora che mi ricordai di Maria Ausiliatrice e feci a Lei un piccolo voto; ebbene da quel giorno il mio Luciano migliorò ed ora è fuori di pericolo.

Sia lode e gloria alla dolce Madonna di D. Bosco

Milano, 6 ottobre 1904.

FRANCO BERRA.

Una Messa all'altare di M. Ausiliatrice.

Quando ci sorridevano le più belle speranze, quando la piccola Maria faceva palpitare di gioia nostri cuori, ecco manifestarsi in lei una gastro-enterite acuta con infezione tisica, che in pochi giorni assunse caratteri di tale gravità da darci la piccola pressochè disperata. In tale dolorosa contingenza ci venne in mente di raccomandare la nostra Maria alla protezione materna della Vergine Ausiliatrice, e a tale scopo mandammo l'elemosina d'una Messa da celebrarsi al suo altare, poi una seconda; ed oh prodigio di Maria i dopo un breve periodo di tempo si manifestò nella cara inferma un sì rapido e prodigioso miglioramento, che in breve tempo scomparve la febbre, sicchè ora è pienamente guarita. Di gran cuore adempiamo la nostra promessa, inviando una tenue offerta e promettendole l'eterna nostra riconoscenza.

Bergamo, 16 settembre 1904

I genitori

VALENTINO e GIUSEPPINA PADRINI.

Bologna. - Nel marzo u. s. una mia parente fu colpita da grave malattia. Medici e professori avevano esauriti inutilmente tutti i mezzi della scienza e davano il caso disperato. Fu allora che io e due teneri figliuoletti dell'ammalata ci rivolgemmo a Maria Santissima Ausiliatrice con una novena, e il suo sguardo pietoso a noi si volse, ridonando all'inferma la salute. Ci continui la Madre Celeste la sua protezione, coprendoci col suo manto nel resto della vita.

14 agosto 1904.

M. A. Cooperatrice Salesiana.

Rosignano Monferrato. - L'anno scorso, mentre era in campagna vicino un fuoco, questo senza che me ne avvedessi mi s'appiccò alle vesti, e in men che non si dice ne fui orribilmente investita. Pure, come Dio volle, riuscii a spegnerlo ; e nonostante le gravi ustioni riportate, avendo la mia povera mamma fatto pronto ricorso a Maria Ausiliatrice, non solo in breve tempo mi vidi fuori d'ogni pericolo, ma fui perfettamente guarita.

12 marzo 1903.

PALMIRA DEGIOVANNI.

S. Stefano di Borgomanero. - Nell'agosto del 1903 fui colta da gravissima pleurite che in breve mi ridusse agli estremi. Aveva già ricevuto gli ultimi sacramenti, quando la mia povera mamma dolente dell'abbandono in cui era per lasciare i miei figliuoli, mi invitò a chiedere la grazia a Maria Ausiliatrice. Unii allora colla mente la mia preghiera a quella della mamma e dei circostanti, e con meraviglia mia e di tutti, pochi giorni dopo io ero fuori di letto, e dopo breve convalescenza ripigliava le domestiche cccupazioni.

29 giugno 1904.

TERESA ZANETTA CERUTTI.

Provesano (UDINE). - Fin dal 19o1, sentendo che tutti in paese si lamentavano dei danni che arrecavaci continuamente la tempesta, proposi di ricorrere alla protezione di Maria Ausiliatrice. Ebbene, si vorrebbe crederlo? Ora non ci resta che ringraziare la nostra celeste protettrice, perché non potrebbe esser più visibile il suo santo aiuto. Mando l'offerta raccolta.

Agosto 1904.

Bosio MARIANNINA.

Camalò di Povegliano (TREViso). - Il 15 dicembre mi raccomandava a speciali preghiere per un'imminente operazione al piede di un mio bimbo. Il 29 egli veniva operato ; la sua mamma ed io ci accostammo alla S. Comunione e ripetemmo la fervorosa preghiera. Sia benedetta Maria SS. Ausiliatrice. Il bimbo perfettamente guarì ed ora cammina così bene, come se non avesse avuto alcun incommodo.

12 luglio 1904.

ERMENEGILDO SIGNORI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Aosta : Signora B., 2. - Alzano Maggiore: Sac. Sante Balduzzi, prev. 5 per divota persona.

B) - Baldichieri d'Asti : N. N. - Barano d'Ischia (Napoli) : Iacono Angela, S. - Barco (Brescia) Baronchielli Maddalena. - Bellinzano (Novara) N. N. - Borgo S. Martino (Alessandria) : D. F., 2. - Bra : N. N. - Id.: M. M. 5. - Brescia: N. N., 5. - Busto Arsizio (Milano) : Deodato Giacometti.

C) - Calciavacca (Torino) : Bollo Pierina, 2. - Capriglio: Pomi Catterina, S.- Caramagna (Cuneo): Alessio Gio. Battista e consorte Maria. - Carpasio: Richieri Genoveffa. - Casabianca: Vaschetto Rosa. - Cascina Rondinella (Pavia) : Cristiani Maria, 2. - Casoni (Vicenza): Ch. Pio Bordignon, i. - Castelferro: Maranzano Fortunato. - Castellamonte: Suor Maria Bertetti per la guarigione di una sua sorella dopo una novena a Maria SS. Ausiliatrice. - Catania. Marietta Isaia, due messe di ringraziamento per due grazie ricevute. - Ceresole Reale: Colombo Maria, 5. - Civate (Como): Maggi Antonia, 2. - Como. Ferrario Giovannina. - Cuneo: N. N., 3.

D) -- Dusino : N. N.

F) - Falicetto (Cuneo) : A. Q., 5. - Forno Canale (Belluno) : Tognetti Pierina Santomaso, 5. - Frassinello Monferrato: Luigia Necco Ravizza. - Frossasco: Teresa Bianciotti, 2.

G) - Galbiate (Brianza) : Spreafico Giuditta, 5, per una messa all'altare di Maria Ausiliatrice ad implorare una guarigione. - Garbagnate Monastero (Corno): Maria Valli, 2. - Garlate (Como): Spreafico Giuseppina. - Genova: Matilde Rolla. - Id.: Graziani Maria ved. Rocca. - Id.: N. N. - Gordona: Gio. Battista Pusenico, 3. - Grammichele (Catania) : D. Antonino Failla, 20. - Grisisnano di Zocco (Vicenza) : Malagrin Valentino, 3. - Gualaquiza (Equatore - Sud America) : Ch. De Maria G. Giovanni. - Guidizzolo: Aldina Daeder, 5, per la guarigione di suo fratello.

I) - Isola di Rovegno: Vercellato Gio. Battista.

L) - Lecco: Vercellone Alessandro. - Loreto (Ancona) : P. Fr. Vagel, Rettore della Penitenzieria Apostolica, 5.

M) - M.zlegno (Brescia): Ch. Domenighini Andrea. - Mendrisio (Canton Ticino) : L. S., i. - Messina: Giacomo Maria Ainis. - Milano: Edoardo e Bianca Mariani. - Id.: Barbavaro Giuseppina. - Id.: Bolzaretti Domenico, 5. - Moncenisio (Torino) : Pozzi Rosalia. - Mondovì: Sorelle Veglia del Santuario di Vico. ---Montaldeo: Elisa Repetti, 25. - Montanaro: Bonomo Stefano. -Morbegna: C. F.

O) - Oleggio: Signora M. io. - Omegna (Novara) : Comoli Adele, S.

N) - Novara: Parachini Antonio fu Carlo, S. - Novi Ligure: N. N. 4.

P) - Paciano (Umbria) : Debora Armellini, 5. - Padova: Covi Elisa, 2. - Palermo: Valentino Orlando, S. - Piazza Armerina: C. M. per la guarigione di una cara persona. - Pradamano (Udine) Luigi Zami, 5.

R) - Recoaro: Magrin Valentino, 2. - Roma: Luciano Albina, 16,30.

S) - Samarate (Milano): Suor Teresa Billio, 5. - Sciolze (Torino) : Chiara Carlo. - S. Damiano d'Asti: Sorelle Franco, io, per due pie persone. - Id.: Monticone Giovanni, 2. - S. Giusto Canavese: Bertetti Catterina. -- Sampeyre (Cuneo): Giraudo Chiaffredo, 2. - S. Pietro d'Orzio (Bergamo) Francesco Manzini, 5.

T) - Terranova di Sicilia : Carmelo Damaggio fu Giovanni, 5. - Terzigno (Napoli) : Gaetanina Vaccaro, io. - Torino: Oddone Niccolò per essere stato visibilmente assistito in una pericolosa caduta; Barberis Ifigenia; Gamba Teresa ; N. N.; Cresto Beatrice; Fulchero Maddalena; Lina Ferri, 5 ; N. N.; Carolina De Stefanis ; Moretti Guerci Lucia. - Tricesimo d'Udine: Bertossio Vincenzo. - Troia (Foggia) : Severina Seppielli, 5. - Troina (Catania): Canonico Silvestro Lo Giudice, S.

V) - Venezia: Ranzato Luigia. - Vercelli: P. A. - Verona: Meneghini Lucia. - Vezza d'Alba: Sac. Giovanni Petronio, 20, per una pia persona. - Vinovo: Griffa Antonio.

X) - Fiore Luigi. - Genesio Bensi, 3. - Scagliotti Teresa, 5. - Gamaleri Angelina ved. Casaleggio, S. - Alfonsina Fracchia, 2.

NOTIZIE COMPENDIATE

A Valdocco.

RECHIAMO a conoscenza dei signori Cooperatori, che son già partiti a più riprese oltre cento nuovi missionari, diretti alle case e missioni salesiane d'Oriente, d'Africa e d'America. Li raccomandiamo, particolarmente durante il viaggio, alle comuni preghiere.

Dall'Italia.

ROMA - La memoranda Udienza Pontificia del 27 settembre - Come annunziammo, S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, Arcivescovo titolare di Sebaste, la mattina del 27 settembre u. s. veniva ammesso in udienza dal Santo Padre, cui presentava in seguito molti superiori delle nostre missioni d'America, coi quali Sua Santità si congratulò con paterne parole del bene che si va facendo dai Salesiani in quelle lontane ragioni.

Sua Eccellenza presentò pure al Vicario di Gesù Cristo il giovanetto Zeffirino Namuncurà, figlio del maggior Cacico della Patagonia, il quale lesse correttamente un commovente indirizzo in lingua italiana, pieno di affetto pel S. Padre, di riconoscenza pei missionarii e di amore pel buon Dio, proclamando il suo vivo desiderio di rendersi religioso e sacerdote per poi tornare tra le sue tribù apostolo di redenzione.

Il Santo Padre visibilmente commosso, cogli occhi molli di lagrime, lo incoraggiò nella magnanima risoluzione, e assicurandolo della grande missione che potrà compiere un giorno se colla grazia di Dio riuscirà a coronare i suoi desideri, benediceva colla più grande effusione di cuore lui, la sua famiglia e tutte le tribù della Patagonia. Quindi rivolgendosi a tutti i presenti diceva

- Lo so che lavorate molto e che fate molto del bene. Il vostro prodigioso incremento e le molteplici opere di cristiana pietà che compite, provano chiaramente che la Provvidenza divina veglia amorosa su di voi ; e poi è ormai certo che D. Bosco dal cielo vi protegge e benedice.

Quindi il giovanetto Namuncurà umiliava al Santo Padre un superbo tappeto di pelle di guanaco, e Sua Santità lo faceva distendere ai piedi del trono, manifestando così il sovrano Suo gradimento. Dopo aver donato al fortunato giovanetto patagone la grande medaglia commemorativa del primo anno del suo Pontificato, il Vicario di Gesù Cristo, con un tratto di specialissima benevolenza, permetteva che tutti i missionarii lo seguissero nel suo gabinetto privato, intrattenendosi ancora qualche tempo con loro come avrebbe fatto un tenerissimo padre coi suoi più amati figliuoli, e concedendo loro molti favori spirituali per sè e pei loro benefattori.

L'udienza ebbe termine alle 11 1/2. Tutti uscirono dalle stanze pontificie profondamente commossi, per la insperata accoglienza ricevuta e per le parole riboccanti della più alta benevolenza che avevano udite sul labbro del S. Padre.

I fortunati Missionari, preceduti da Mons. Cagliero, si recarono poi a far visita all'Em.mo nostro Card. Protettore, dal quale pure ebbero la più lieta e paterna accoglienza. Le consolazioni provate nella città eterna, unite a quelle gustate presso la tomba di Don Bosco e ai piedi di Maria Ausiliatrice, rimarranno profondamente scolpite nel loro cuore, e saranno loro di vero conforto in mezzo alle fatiche delle loro missioni.

Dall'impero Austro-Ungarico.

VIENNA - Nella casa salesiana, aperta l'anno scorso in questa capitale , abbiam fatto cenno più volte nelle colonne del Bollettino, ma non ne abbiamo ancor detto chiaramente lo scopo.

Nel 1900, frutto di un filantropico congresso tenutosi quell'anno a Vienna, sorse una società, approvata dal governo, allo scopo di offrire protezione ai fanciulli della capitale, di qualsiasi nazionalità e religione, se abbandonati, maltrattati o bisognosi, sino alla fine delle scuole elementari. Quindi si apersero varie case, ove durante il giorno restano in custodia questi fanciulli, e quelli che sono totalmente abbandonati ed orfani rimangono anche la notte. Una di queste case appunto venne affidata ai Salesiani. Presentemente essi ricoverano 40 fanciulli e durante il giorno ne assistono non meno di un'ottantina.

La società sta sotto l'alta protezione di S. A. I. e R. l'Arciduchessa Maria Josepha, insigne Cooperatrice e benefattrice salesiana, consorte a S. A. I. e R. l'Arciduca Ottone ; e ne è presidente S. E. il Conte Ernesto Sylva-Taroma. Il Dottor Carlo Lueger, sindaco o borgomastro di Vienna, che celebrava testè solennemente il 6o° compleanno, ne è membro onorario, ed è per opera sua che il Municipio cedeva alla Società suddetta una bella casa a due piani, ora intitolata a Maria Ausiliatrice e sita nel quartiere omonimo,, nella quale furono poi chiamati i figli di Bosco. Il Signore benedica le loro fatiche, rendendole fruttuose per molti fanciulli.

Dalle Azzorre.

ANGRA DO HEROISMO. - Nel numero di luglio del corrente anno parlando dei consolanti progressi che andava facendo l'Orfanotrofio Beato Giovanni Machado, da poco diretto dai Salesiani, in vista delle nuove e urgenti necessità di dar ricetto ad un maggior numero di ragazzi, i buoni Cooperatori di Angra erano venuti nella determinazione di acquistare un grandioso caseggiato, adattatissimo per un Collegio di Arti e Mestieri. La felice idea fu accettata con vero entusiasmo da tutti gli abitanti del grazioso Arcipelago Azzorriano, e, dopo una circolare del R.mo Vicario Capitolare della Diocesi, incominciarono ad affluire al Comitato copiose elemosine. È l'omaggio che gli Azzoriani si sono proposti di offrire alla Vergine Immacolata in questo Anno Giubilare; ed in verità l'omaggio non poteva essere più pratico nè, vogliamo sperarlo, più gradito alla Vergine Benedetta.

La casa è ormai acquistata ; non resta che... pagarne il prezzo, ma a questo giungerà facilmente la generosità di quei buoni Cooperatori spinti anche dalla solennità dell'Omaggio.

Dalle Americhe.

CUYABA (MATTO GROSSO-BRASILE) - ConSOlantissimo e pieno di lusinghiere speranze fu l'esito che ebbero gli esami finali nel Collegio Salesiano di San Gonzalo pareggiato al Ginnasio Nazionale; una prova di più dello sviluppo che va prendendo quell'Istituto nella Capitale del Matto Grosso, dalla quale deve partire un soffio sano di civiltà e progresso, di cui tanto abbisogna quell'immenso territorio. A rendere un giusto omaggio al lavoro operoso di quei figli di D. Bosco, nel giorno io agosto, festa della distribuzione dei premi, si riunì tutta la parte più eletta di Cuyabà. L'Ecc.mo Sig. Presidente dello Stato, impedito per infermità, vi mandò un suo rappresentante.

CHOS-MALAL (PATAGONIA). - La Chiesa Parrocchiale - Da una lettera del missionario Don Valentino Nalio rileviamo questi edificanti particolari sull'erezione della chiesa di Chos-Malal. - La Chiesa parrocchiale di Chos-Malal, dedicata a Maria SS. Ausiliatrice, per desiderio espresso da Mons. Cagliero ed accolto con entusiasmo dalla popolazione, divotissima di sì gran Madre, è un monumento dei tempi eroici della Missione Salesiana nella Patagonia.

Il nostro D. Milanesio, dopo mille sacrificii, tollerati nelle sue apostoliche escursioni fra gli indii e semi-civilizzati di quella immensa zona, ebbe l'incarico di stabilire una residenza di missione in Chos-Malal, ove già fin dal 1887 si erano trasferite le Autorità Civili. La carità dei buoni fedeli e dei neofiti non gli mancava ; nemmeno difettavagli la protezione e l'appoggio dell'Ecc.mo Governatore Argentino Colonello Emmanuele Olascoaga, attuale Presidente della Commissione dei limiti tra le Repubbliche Argentina e Boliviana.

Si cominciò la fabbricazione dei mattoni crudi, se non erro, al principio del 1888. Però vi era una difficoltà, insuperabile a tutti, ma non allo zelo di D. Milanesio. Come provvedere il legname necessario alla travatura del tetto? V'era sì, alle rive del fiume Neuquén un bosco di salici, ma trattandosi di tronchi fragili, mal formati e soprattutto corti, sarebbe stata follia dar mano a simile elemento. D'altra parte il Chili non potea fornirne, per la strettezza e i rischi delle vie, e col resto della Repubblica Argentina si stava pressochè divisi. S'immagini che il prelodato Governatore, per recarsi a Buenos Aires, passava la Cordigliera, si recava a un porto del Chili, donde costeggiando al Nord per tre giorni di viaggio, attraversava di nuovo il Chili, e, rivalicata la Cordigliera, arrivava a destinazione dopo percorsi 120 chilometri di ferrovia da Mendoza.

Noto di passaggio che le autorità, appunto per questa mancanza di legnami, alloggiavano in misere catapecchie fabbricate sul disegno dei casotti che si improvvisano nelle campagne d'Italia al tempo del raccolto. Non si smarrì per tutto questo D. Milanesio. Egli in un'escursione apostolica, tra le profonde gole di altissime montagne, alla distanza di 15o chilometri da Chos-Malal, aveva visto un bosco di abeti e di roveri. Di là, disse un giorno, trarremo i legnami per la nostra Chiesa. Nessuno ebbe il coraggio di appoggiare la sua idea, giudicandola una vera pazzia. Eppure egli si accinse a quell'opera titanica con un gruppo di bravi popolani, che sotto le sue indicazioni presero a tracciar il cammino. Partì la curiosa spedizione, che un dì si chiamerà leggendaria, armata di pale, picche, scuri e falci, e die' mano alla grande impresa. Solamente il cielo fu testimone delle fatiche, delle amarezze e delle difficoltà quasi insuperabili che dovettero affrontare. Come aprire un cammino da carri tra burroni e vallate profondissime? Ma un dì si vede attraversare il Neuquén un carro tirato da buoi e carico di bei travi. Guida D. Milanesio: quel carro era stato rusticamente fabbricato nel Bosco della Laguna, quei legnami erano stati tagliati nel Bosco della Laguna, ed ora arrivavano a Chos-Malal dopo un viaggio di 150 chilometri.

Il fatto destò lo stupore generale. Ma tosto con quella provvista si cominciarono ad innalzare le pareti della Chiesa e della casa attigua ; e D. Milanesio, date le disposizioni, ritornò al bosco per assistere gli eroici compagni, coi quali lavorò ancor molto tempo, e non si ridusse a Chos-Malal, se non dopo d'aver inviato colà tutto il legname necessario.

Così la chiesa di Chos-Malal sorse, e cominciò ad esercitare un indefesso apostolato fra quella crescente popolazione. Quando Mons. Cagliero nell'ultima sua apostolica escursione visitava anche Chos-Malal, aveva la consolazione di vedere la bella chiesetta parrocchiale ripulita e ristorata di fresco mediante alcune migliaia di franchi raccolti nel paese e mercè il concorso gratuito del Governo.

NICTHEROY (BRASILE) Al Collegio S. Rosa di Nictheroy il 24 giugno si festeggiò S. Luigi Gonzaga. Il raccoglimento e la devozione con cui quei giovani si accostarono alla S. Mensa strappò lagrime di commozione. Alle 8 1/2 vi fu messa cantata, con inappuntabile perfezione dalla Schola Cantorum del collegio. Alla sera discorso d'occasione del rev.mo sig. Can. Mons. Fernando Rangel, a buon diritto giudicato un dei migliori oratori della capitale del Brasile. Riuscì splendido il suo discorso, proprio ed elegante. Subito dopo s'impartì la benedizione. La giornata fu coronata dalla rappresentazione di un dramma sacro, istruttivo e di grande effetto.

S. PAOLO (BRASILE). - Nel Santuario del S. Cuore di Gesù la solennità titolare assunse quest'anno un nuovo splendore, essendosi degnato l'Ecc.mo Vescovo diocesano di pontificar egli stesso per la prima volta alla Messa cantata, circondato da molti membri del clero secolare e regolare e da tutto il Seminario. S. E. visitò minutamente i laboratori e gradì assai assai una breve accademia musico-letteraria data in suo onore. La Conferenza salesiana, tenuta dal missionario D. Manoel ai nostri Cooperatori, ebbe pure un esito consolante.

NECROLOGIA.

Madama Anna de Meeús.

Anna de Meeus non è più. L'angelica creatura spiccò il suo volo verso il cielo il 15 giugno 1904 nella casa di Watermael, presso Bruxelles in età di 81 anno. Nacque a Bruxelles nel Belgio il 22 febbraio del 1823. A 2o anni pregando in un'umile Parrocchiale di campagna, tocca dalla povertà della chiesuola, risolse di spendere la sua vita a vantaggio delle chiese povere dedicando ad esse tutto il suo lavoro.

Il modesto proposito della pia giovanetta, divenne poi l'umile base sulla quale s'innalzò più tardi la grande opera che è oggi l'Istituto dell'Adorazione Perpetua e dell'Opera delle Chiese povere, associazione che si è distesa pel mondo e che attira ai piedi del Tabernacolo tanti milioni di anime.

Niuno rifiuti l'obolo della preghiera ad Anna de Meeùs Madre, fondatrice e già Superiora Generale della Associazione della Adorazione Perpetua, che fu stretta in santa amicizia col nostro fondatore Don Bosco, ed ebbe particolare benevolenza pei Salesiani.

Sig. Ignazio Echevarría.

L'opera di D. Bosco in Messico, ha perduto in questo esimio signore uno dei più grandi suoi benefattori. Ignazio Echevarría era l'immagine perfetta del vero Cooperatore salesiano.

Amante tenerissimo di Maria Ausiliatrice, ne propagava in tutti i modi la devozione. Ammiratore entusiasta dell'opera di D. Bosco non non appena la conobbe, se ne fece uno dei più zelanti collaboratori, col raccogliere offerte, e coll'aumentare le file dei Cooperatori. Aveva poi per D. Bosco una venerazione singolare.

Deponiamo riconoscenti questo fiore sulla sua tomba, inviando vive condoglianze all'illustre Vicario Generale della Diocesi di Sinaloa, Monsignor Giuseppe M. Echevarría, degno figlio del caro estinto, ed a tutta la stimatissima famiglia Echevarria.

Cooperatori Defunti

dal 15 gennaio al 15 marzo.

Torrero cavaliere Giuseppe - S. Vittoria, Cuneo.

Tosi Rachele ved.a Casarico - Como.

Tramonti D. Giovanni, economo spirit. - S. Sofia, Firenze.

Troilo Pietro - S. Martino sulla Marucina, Chieti. Trotti Donna Giuseppina n. Conti Borso-Carminati - Torino.

Turini Rosa - Prabboino, Brescia.

Valaperta D. Stefano - Milano.

Valentini D. Pietro - Macerata Feltria.

Valletti D. Luigi, canonico penitenziere - Pinerolo, Torino.

Varieschi D. Biagio, parroco - Trezzano sul Naviglio, Milano.

Vasta-Magri Rosario - Catania.

Vecchio Giuseppe - Piedimonte Etneo, Catania. Vendramin D. Michele - Venezia.

Venerussi D. Federico - Venezia.

Vercesi D. Secondo - Mombisaccio, Alessandria. Viancino conte Francesco - Torino.

Vianello Maria detta Baccoca - Portosecco, Venezia. Vigano D. Paolo, parroco - Birago, Milano. Vignara D. Paolo, parroco - Rezzago, Como. Vignolo-Lutati cav. Pietro - Torino. Vignocchi dottor D. Domenico, segret. arcivescovile - Modena.

Visentini Mons. Luigi, parroco - Asola, Mantova. Vitale Vincenzo - Francavilla del Sinni, Cosenza. Wenzel Enrico - Roma.

Za Domenica - Ghedi, Brescia.

Zagatti D. Ferdinando, arciprete - Gaibola, Bologna. Zagone D. Domenico, canonico - Cacamo, Palermo. Zai Elisa - Tarcento, Udine.

Zamboni Margherita - Verona.

Zanini D. Domenico, rettore - S. Anna di Alfaedo, Verona.

Zanini Marianna, sarta - Caveragno, Svizzera.

Zanon D. Zaccaria, arciprete - Montecchia di Crosara, Verona.

Zerega D. Costantino, prevosto - S. Pier d'Arena, Genova.

Zublena Giulia   Cigliano, Novara.

Zucchi D. Luigi - Ghedi, Brescia.

Bonasio Teresa --- Terno d'Isola, Bergamo.

Chiappello D. Giovanni - Paesana, Cuneo.

Chiesa Giovanni, maestro - Paderno Dugnano, Milano. Chirilli D Ambrogio, arciprete - Cursi, Lecce. Cianfichi Clemente - Valdichiascio, Perugia. Ciasca Mons. Agostino, Arcivescovo - Roma. Cirani D. Emiliano, arciprete - Piuberga, Mantova. Cisterna D. Vincenzo, canonico arciprete - Genzano, Roma.

Ciufo Antonio, calzolaio - Tufo, Caserta.

Clerici D. Luigi, parroco - Novara.

Campagna Grazia di Salvatore - Piedimonte Etneo, Catania.

Lalatta-Malaspina Marchesa Faustina - Parma. Maggiore Pierina di Antonio -- Ali Marina, Messina. Martinetti-Cambiaggio Amalia - Pavia.

Mastroeni D. Placido, cappellano - Roccalumera, Messina.

Pipitone Francesco Paolo - Alcamo, Trapani. Verardi Andrea - Fiumedinisi, Messina.

Dal 15 marzo al 15 ottobre.

Abrate Vittoria - Firenze.

Accarini Adele - Borgo Felino, Parma. Agrati Antonietta - Meda, Milano. Aymerito Teresa - Poirino. Torino.

Aldrighetti D. Gio. Cappellano - Castelrotto, Verona. Alessi Margherita - Falicetto, Cuneo. Alpeggiani Benedetto - Bobbio, Pavia.

Andronimo Suor Maria Francesca - Palagonia, Catania. Anedda Marcellino notaio - Serramanna, Cagliari. Angelinetti D. Giuseppe arcipr. vicario foraneo - Dongo, Como.

Angelini Mons. Luigi - Vicenza.

Annibaldi Mons. Giov. priore della Catt. - Iesi, Ancona. Ansideri Desiderio - Panicarola, Perugia. Appendino Anna fu Lorenzo - Villastellone, Torino. Armando Anna v. Parola - Cuneo.

Aschieri uff. cav. Lorenzo colonnello - Reggio Emilia. Aubert Stefano - Torino.

Audisio Antonio negoziante   Torino.

Azzolini D. Giuseppe arciprete - Curtarolo, Padova. Badasci Candida - Semeo, Svizzera. Balbi D. Diego - Venezia.

Balduzzi D. Maurizio arciprete parroco di Guazzora - Alessandria.

Balestro Orazio - Montecchio Maggiore, Vicenza. Barale Antonietta - Falicetto, Cuneo. Barale Giovanna - Falicetto, Cuneo. Barberis Teresa maestra - Trivero, Novara. Baruffaldi Domenica - Primaluna, Como.

Battolla D. Francesco prevosto vic. foraneo - Piana di

Batolla, Genova.

Beccaria Marta fu Giovanni - Demonte, Cuneo.

Begal D. Lodovico cappellano a S. Lorenzo - Verona. Belloi D. Francesco arcipr. vic. for. - Rocca S. Maria, Modena.

Bellotti dott. Luigi - Tomighello, Austria. Bernasconi Giuseppa - Milano. Bernasconi Marianna - Mendrisio, Ticino.

Bernardi Serafino - Montelevecchie, Pesaro-Urbino. Bertelli D. Eugenio pievano - Montelupo Fiorentino, Firenze.

Bertero Caterina ved. Donato - Ceresole d'Alba, Cuneo. Bertone Lucia - Mondovì Piazza, Cuneo. Besana Maddalena - Milano. Biamonti cav. Angelo - Torrione di Bordighera. Bianchetti Maria Teresa dama Orsol. - Parma. Bianchi Luciano - Roma.

Biancotti D. Angelo - La Loggia, Torino. Biàncotti Giovanui - Torino.

Bisetti Francesco - Locarno Sesia, Novara. Bisso cav. Davide capitano - Roma.

Boari Tommaso - S. Pietro Incariano, Verona. Boero D. Francesco - Genova. Bollini D. Angelo prevosto - Brescia.

Bonderli D. Giuseppe prev. curato - Anagni, Roma. Bonelli D. Gio. Battista - Cavalese, Tirolo.

Bonetti Mons. Delegato apost.- Costantinopoli, Turchia. Bongiovanni Carlo Casalborgone, Torino. Bongiovanni Maria - Crava, Cuneo. Bongrani D. Camillo - Parma. Boni Luigi - Negrar, Verona.

Bonino D. Bartolomeo prev. vic. foraneo - Frabosa Soprana, Cuneo.

Borea D. Vincenzo can. - Lugo, Ravenna.

Borgarelli Angela ved. in Garrone - Cambiano, Torino. Borgnino D. Felice - Torino. Borri dott. Giuseppe - Parma.