BS 1890s|1899|Bollettino Salesiano Marzo 1899

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI MARZO 1899

NOTIZIE SEMPRE CARE .

L'OMAGGIO A GESù REDENTORE     58

I COOPERATORI NELLE MISSIONI SALESIANE     » 58

L'OPERA PIÙ CARA AL CUORE DI DON BOSCO » 65 IL FUTURO ISTITUTO SALESIANO DI MALTA » 66 PER L'OMAGGIO INTERNAZIONALE al Celeste Patrono della Stampa Cattolica e dell'Opera di D. Bosco , , » 69 GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE » 81 NOTIZIE VARIE : - Oratorio festivo a Trieste. - Arrivo e partenza d'un Missionario. - D. Nicola Daste » 83 ILLUSTRAZIONI: S. Giuseppe pag. 60 e 68. - Gesù alla colonna pag. 63: (sculture della Scuola Salesiana di Sarrià-Spagna).

NOTIZIE SEMPRE CARE

sono quelle che riguardano le persone a noi legate coi dolci vincoli dell'affetto cristiano. Ora tutti noi Salesiani, Cooperatori ed ammiratori dell'Opera di Don Bosco ci sentiamo talmente legati al veneratissimo nostro Superiore D. Michele Rua, che l'avere sue notizie torna a ciascuno sempre di soave diletto.

Per questo andiamo lieti di poter annunziare che D. Rua, messosi in viaggio il 31 gennaio scorso per fare la visita alle Case del mezzodì della Francia, della Spagna, del Portogallo e dell'Algeria, si trova già da più giorni in Ispagna. Durante il suo viaggio ebbe nuove prove dell'affetto vivissimo che portano all'Opera del Padre nostro non solo i Salesiani, ma più di tutto i benemeriti e generosi nostri Cooperatori e Cooperatrici delle città e paesi dove fu obbligato a sostare. Romans, Montpellier, Barcellona, Santander, Bilbao, Siviglia si giocondarono già della sua visita paterna; ma, avendo stabilito di parlarne più in disteso altra volta per poter così. darne una compiuta relazione, ci limitiamo ora al solo annunzio. Intanto invitiamo tutti i nostri benevoli lettori a voler con noi innalzare a Dio fervorose preghiere per l'amatissimo nostro Superiore, acciocchè tutti i suoi viaggi e le sue fatiche, mercè le divine benedizioni, siano veramente fruttuose per il bene delle anime e per la maggior gloria di Dio.

L'OMAGGIO A GESÙ REDENTORE

GESÙ CRISTO ha portato sulla terra il germe fecondo di civiltà; la Chiesa Cattolica colla grazia e la sapienza di Dio ha civilìzzato il mondo, ovunque potè coltivare l'albero della vita, ovunque le fu dato d'inalberare il vessillo della redenzione. I barbari, che gustavano i frutti di quest'albero meraviglioso e riposavano all'ombra della Croce, sentivansi come cadere di dosso le squame della barbarie, sentivansi illuminati alla morigeratezza dei costumi, alla civiltà cristiana. La civiltà dei popoli, lo si ammetta o no dai miscredenti, è tutta opera di Gesù Redentor nostro : la barbarie è tutta opera del paganesimo. Dove regna Cristo, vi è civiltà e giustizia: dove impera Belial, tutto è barbarie ed oppressione. Libertà civile con Cristo, schiavitù selvaggia con Belial.

Ecco ciò che ci insegna la storia di dicianove secoli, ecco il termometro sicuro e perpetuo per giudicare dell'avvenire. Ostinarsi a respingere le origini della nostra civilizzazione, per affidarsi ad uomini ribelli a Dio ed alle leggi naturali dell'umanità, è già per sè barbarie, che rivela il genio avvolto nelle tenebre. Si ritorni a Gesù Cristo, si riconosca Dio e Colui che ha mandato per la nostra salute; ed il secolo, che sta per venire, ci si presenterà sereno sotto i migliori auspici. Si apra il Vangelo, se ne apprendano i precetti, si traducano in fatto pratico: avremo assicurata la pace e la prosperità dei nostri paesi. Le autorità costituite avranno la garanzia non già solo dalla volubilità dell'uomo, ma da Dio stesso, la cui parola è eterna ed i cui giudizi immutabili. La Chiesa coll'augusto suo Capo trionferà, ma il suo trionfo si confonderà con quello del popolo e della nazione. È Cristo che trionfa, e nella vittoria di Lui sta il bene di tutti.

Oh felice inspirazione quella, che il pensiero suggerì di raccogliere in un solo i cuori credenti di tutte la nazioni, per far corona a Gesù Cristo ed al suo Vicario in terra, e deporre ai piedi dell'uno e dell'altro l'Omaggio dell'amor figliale e della fede cattolica ! Felice quel pensiero, che, sorto nel cuore di pochi laici, intrepidi ed egregi operai nel movimento cattolico, si diffuse come olio balsamico in breve tempo su tutta la faccia della terra! L'Omaggio progettato e saggiamente preparato sarà dolce sacrifizio di espiazione pei mali del secolo che muore, e rendimento di grazie pei doni ricevuti; sarà la preghiera del cuore di milioni di fedeli, che si prostrano al cospetto di Dio, perchè glorifichi in faccia all'universo l'Autore della nostra salute, glorifichi il Romano Pontefice, fedele Ministro e Vicario del Verbo Incarnato.

L'Omaggio è preghiera di cuore, frutto di fede e di amore, perchè la misericordia di Dio si muova verso di noi e voglia donarci il secolo, che si avvicina, migliore che non sia il presente che si allontana. Ai piedi della Maestà Divina e dinanzi al Pontefice , noi prostrati, offriremo il male ed il bene del nostro secolo, perciò Dio misericordioso perdoni e non ricordi più le nostre colpe, accolga invece benignamente il poco di bene, che abbiamo, operato col mezzo della sua grazia, e ci benedica. Al Papa offriremo il nostro intelletto ed il nostro cuore, gli offriremo piena ed inalterabile la nostra obbedienza e sommessione; ed Egli a nome di Dio paternamente benedirà le nostre oblazioni e il nostro omaggio; ne usciremo ritemprati nella fede, riaccesi nella carità di Gesù Cristo, fidenti nell'avvenire che ci attende.

Ecco, dilettìssimi, l'Omaggio, che si va preparando dai nostri fratelli nella fede, dispersi in tutte le regioni del mondo incivilito. È giusto e necessario, che noi tutti vi prendiamo parte vivissima, sia col tenne sacrificio di qualche offerta, sia colla carità operosa, per procurare cotanto opportuna manifestazione di fede; fa d'uopo raddoppiare di ardore nella preghiera, perchè il Cielo ci sia propizio, ed il Signore, clemente e buono, ci conceda la grazia di renderci degni della sua misericordia, e perdoni, perdoni a tutti, e sempre, perchè possiamo tutti circondare il suo trono in cielo ed innalzare il cantico di lode e di gloria a Lui per tutti i secoli.

(Dalla Pastorale per la Quaresima del Vescovo di Fossano)

I COOPERATORI NELLE MISSIONI SALESIANE.

(Discorso letto da D. Rabagliati nell'adunanza dei nostri Direttori Diocesani e Decurioni nel settembre 1898)

VERAMENTE non toccherebbe a me, oggi, trattare quest' argomento relativo allo sviluppo ed incremento delle Missioni Salesiane per mezzo dell'opera dei Cooperatori. Qui fra mezzo a noi vi è chi proprio le vide nascere queste Missioni ; anzi che fu pars magna nella grande impresa. Fu a Mons. Cagliero che il veneratissimo nostro D. Bosco affidava l'opera sua carissima e prediletta delle Missioni, l'opera del suo cuore ; e ben sapeva che la affidava a valente condottiero, e che il Bersagliere salesiano, come lo si chiamava allora, avrebbe fatto onore al grande Capitano che lo mandava. Quante più cose e quanto meglio di me vi direbbe egli stesso, se a lui fosse toccato di svolgere questo argomento! Ma a me, umile gregario della famiglia salesiana, fu assegnata questa parte; non so se mi sarà dato riuscirvi, sebbene ne abbia tutto il desiderio; ad ogni modo, farò del mio meglio per ottenere lo scopo indicatomi di animare cioè i nostri cari Cooperatori a viemaggiormente cooperare all'incremento delle nostre Missioni stesse.

Anzitutto dirò che la mente feconda ed il cuor grande di D. Bosco pensò a creare, o meglio costituire come in un'immensa famiglia l'Associazione dei Cooperatori subito dopo aver dato vita all'opera delle Missioni. Queste nacquero nel 1875; quella nell' anno 1876, quasi ad indicare che l'una non poteva sussistere senza dell' altra, che questa era complemento di quella; che le Missioni, perchè avessero vita e fiorissero, avevano bisogno di cooperazione.

Nell'anno 1875, nell'Oratorio di Torino non si parlava che di Missioni, di Patagonia; ne parlavano i grandi ed i piccoli, i superiori, i maestri e gli alunni; ma chi più ne parlava era lo stesso D. Bosco. Quante volte nelle ricreazioni, attorniato, come solea fare, dai suoi giovanetti, li intratteneva su questo per lui dolcissimo argomento ! Quante altre ne faceva tema dei suoi discorsini alla sera dopo le orazioni! E non bastandogli la giornata per discorrerne a sufficienza, vi tornava sa nella notte ; e poi ci raccontava certi suoi sogni così belli e ci diceva certe , paroline all'orecchio e di Patagonia e di selvaggi da convertire e di anime da salvare, da entusiasmarci tutti alla grande conquista del nuovo mondo. Ed in ciò il buon Padre fu veramente instancabile per molti e molti anni; e non pochi dei presenti non possono aver dimenticato quante lacrime spargesse quel caro Padre e facesse spargere a tutti quando vide i suoi ardenti voti compiuti e potè dare l'ultimo addio ai suoi figli che partivano per la lontana America in cerca di quei preziosi tesori del cielo che sono le anime.

Questo succedeva nel novembre dell' anno 1875; e nei primi mesi dell'anno seguente. formavasi la nuova famiglia dei Cooperatori, benedetta allora e poi sempre protetta da quel grande amico di D. Bosco, che fu l'immortale Pio IX, e dal veneratissimo suo Successore nella Cattedra di Pietro il sapientissimo Leone XIII.

Contemporaneamente faceva la sua prima apparizione il Bollettino Salesiano, collo scopo di stringere assieme e moltiplicare questi cari Cooperatori, allo stesso tempo che servisse fra loro di vincolo di unione come tra fratelli e fratelli. Lo ricordo come se fosse adesso un giorno, al discendere dopo Messa la scaletta della sacristia, furono consegnate a D. Bosco certe bozze di stampa, perchè le rivedesse e correggesse : - Oh ! disse: ecco le prime pagine del nostro Bollettino Salesiano; piccolo è adesso ancora o non saranno molti i suoi lettori; ma voi, che siete giovani ed avrete la fortuna di vivere ancora molti anni, lo troverete poi nelle contrade più remote, lo leggeranno migliaia e migliaia di persone di tutte le nazioni e di tutte le lingue. - Fu profeta; sono appena trascorsi 22 anni, ed il Bollettino è letto con amore in ben sei differenti lingue ed in tutto il mondo ; il che vuol dire che in tutto il mondo trovansi gli amici di D. Bosco, i Cooperatori delle Opere sue.

Era il grano di senapa allora gettato qui nella città di Torino ; ma lo gettava la mano benedetta di D. Bosco : certamente lo benediceva e fecondava la mano di Maria Ausiliatrice. Vedetelo adesso quel granello come è rigoglioso e come si è fatto gigante; i suoi rami benefici giungono quasi fino ai confini della terra, e sono innumerevoli le genti di ogni ceto, di ogni condizione che riposano tranquillamente alla sua ombra, raccogliendo frutti di grazie celesti, di santificazione.

Non sono ancora molti giorni, al mettere il piè nella città di Bergen nel centro della Norvegia, mentre io andava per le sue vie soprappensiero e trepidante, perchè temeva non incontrare fra mezzo a quel popolo di protestanti una persona che mi aiutasse in una impresa che mi stava molto a cuore, ecco affacciarmisi una Chiesa cattolica, l'unica, come poi seppi, che si trova in quella città. M'avvicino alla porta dell'umile casa parrocchiale e chieggo di entrare. A chi mi apriva dissi essere figlio di D. Bosco, Salesiano ; e lo dissi con certa timidezza, temendo che colà questo nome fosse ancora sconosciuto. Con sorpresa vedo allora due braccia che si stendono e mi stringono ; odo una voce che mi invita ad entrare in mia casa. perchè era quella la casa di un Cooperatore Salesiano. Era infatti Mons. Giovanni Battista Fallize, Vicario Apostolico della Norvegia, Cooperatore Salesiano, casualmente di passaggio in quella città. Ogni timore ora svanito, mi sentiva proprio in casa mia ; in quel Cooperatore io aveva trovato tutto quello che io poteva desiderare: una guida, un consigliere , un amico, più ancora, un vero padre che tutto s' impegnava perchè la mia missione avesse a riuscire prontamente e felicemente.

Non v'ha dubbio: la creazione della famiglia dei Cooperatori fu inspirata dalla Madonna a Don Bosco. Senza di essi, le Missioni sarebbero forse morte sul loro nascere; certamente non avrebbero preso quell'incremento e quella vita che presero di poi e che conservano sempre.

Chi tenne dietro allo sviluppo prodigioso delle nostre Missioni in America, avrà notato facilmente che esse crebbero in numero ed importanza a misura che crescevano le file dei Cooperatori. Con quanta fatica, in quell'anno 1875, potè sostenersi quella prima Casa Salesiana in S. Nicolas de los Arroyos! e come fu lento il suo progresso ! Adesso che rifletto, più non mi meraviglio ; allora non esistevano ancora i Cooperatori. Lo stesso dicasi di quell'altra Casa fondata contemporaneamente in Buenos Aires a benefizio della numerosa Colonia italiana colà residente. Lo possono attestare i due nostri carissimi Vescovi Mons. Cagliero e Mons. Costamagna, che là in quella meschinissima casupola di Mater Misericordiae, senz'aria, senza luce, senza mai un raggio di sole, passarono l'uno dopo l'altro mesi e mesi durante varii anni, intisichendo in quel vero bugigattolo della Calle Moreno. Ma allora eravamo ancora nell'anno 1876 ed appena vagiva tra le fasce la nuova figlia di D. Bosco, la famiglia dei Cooperatori.

In quello stesso anno si pensò alla fondazione del primo Ospizio Salesiano in quella metropoli argentina ; ma quante difficoltà non si incontrarono per riuscirvi anche in piccolo! Fu quasi la ripetizione di quello che era toccato a D. Bosco nella fondazione dell'Oratorio di Valdocco ; e si passava da una parte ad un'altra, da Moreno a Solis, da Solis alla strada dell' Indipendenza, poi ad Almagro, o questo durante quasi due anni, senza un tetto proprio che ci ricoverasse; e ciò non tanto per le persecuzioni di gente malvagia, come ebbe a sperimentare D. Bosco nei primordi dell'Oratorio, ma piuttosto per la penuria dei mezzi. - Allora non avevamo la spiegazione del mistero, adesso sì; mancavano ancora i Cooperatori Salesiani, od erano troppo pochi. .E quanta fatica in quei primi anni, perché in quei pressi di Almagro sorgesse un edifizio solido, che desse albergo e ricovero ai poveri figli del popolo, agli orfani ! Ora è cresciuto in tal maniera, che quasi rivaleggia colla Casa-Madre di Torino, coll'Oratorio : non ha ancora le proporzioni di questo ; non ha il suo gran tempio, le sue grandi macchine, i numerosi edifizi, no ; non v'ha dubbio però che quella Casa è la prima della Congregazione dopo Torino, la figlia primogenita dell'Oratorio; ma a questo non giunse, se non dopo molti anni, quando i Cooperatori erano cresciuti in numero ed in generosità.

Subito dopo nel maggio del 1875 si volle dar principio alle Missioni della Patagonia, per soddisfare ad un vivissimo desiderio di D. Bosco; e poi era quella la vera Missione Salesiana, la rigenerazione degli Indii della Patagonia. Ma quanti ostacoli e quanti stenti non s'incontrarono l Non parlo della furiosa persecuzione suscitata dall'inferno in quell'occasione, nella quale, non avendo potuto affogarci, ci cacciava indietro al punto dal quale si era partiti, salvando la vita per un vero miracolo della Madonna; non parlo neppure delle persecuzioni che i nostri dovettero sostenere durante anni ed anni per conservare le posizioni acquistate e riuscire a fare un po' di bene. Se di queste potesse parlarci l'Ecc.mo Monsignor Costamagna e più ancora Mons. Fagnano che vi passò tanti anni, quante cose non avrebbero a dire! Io intendo parlare di altra difficoltà : quella di avere una Chiesa che fosse meno indegna dell'Ospite che doveva abitarla, quella di avere una Casa per i nostri Missionari, un'altra dove avessero rifugio i figli degli Indii che si fossero presentati per chiedere il Battesimo. Oh in che catapecchie dovettero vivere per molti anni i nostri primi Missionarii, le Figlie di Maria Ausiliatrice, il primo Vescovo Salesiano, il primo Vicario Apostolico della Patagonia ! Dica Monsignor Cagliero in quali condizioni si trovino ora quelle due Case di Missione, Carmen de Patagones e Viedma, colle loro scuole, ospizi, ospedali, chiese... ; ma dica pure donde ebbe i mezzi per fare quello che ha fatto; lo dirò io in suo nome; è tutta benedizione dei Cooperatori.

A misura che questi crescevano, crescevano pure le Case e le Opere Salesiane in quelle lontane contrade; e dalla foce del Rio Negro cominciavano a partire altri Missionari per stabilire nuove residenze. Senz' altra guida che quella dell' Angelo Custode, senz'altre armi che il Crocifisso e senz' altri mezzi che il breviario e qualche medaglia di Maria Ausìliatrice, si gettavano in mezzo a quelle vastissimo Pampas, in cerca dei figli del deserto, i poveri selvaggi. Si era sprovvisti di tutto e si capisce ; allora mancava tutto o quasi tutto, perchè mancavano i Cooperatori od almeno erano ancora molto pochi. Adesso sono molte le residenze dei Missionari e delle Figlie di Maria Ausiliatrice ; dappertutto si trovano, e nel basso e sull'alto, nello pianure e sulle vette delle Cordigliere, nella Pampa Centrale, sul Rio Negro, sul Colorado, sul Neuquen, nel Chubut, in tutti i centri di popolazione ; ed in ogni residenza vi è Casa, vi è Chiesa, vi è scuola; in nessuna vi è abbondanza, ma in tutte vi è il necessario. A chi è dovuta questa trasformazione della Patagonia ? Dopo Dio, dopo Maria Ausiliatrice, tutto è dovuto ai Cooperatori dei due mondi: A misura che Don Bosco scriveva con entusiasmo che i Cooperatori crescevano, l'entusiasmo cresceva pure in noi; e si progettavano nuove imprese, e si aprivano nuove Case nell' Uruguay, nel Brasile, altri più valorosi si portavano allo Isole Malvine, a Punta Arenas, alla Terra del Fuoco. I mezzi per tanti viaggi, per tante Chiese e tanto Case ce li forniva in gran parte D. Bosco da Torino ; ma a D. Bosco chi provvedeva: I suoi cari Cooperatori.

Non è il caso che io dica qui quello che costa una Missione in così lontane terre, dove tutto manca, tutto è a creare.... quello che più costa non è il pezzo di carne od il pugno di farina che si provvede all'Indio, non è il povero vestito che gli si deve procurare prima che possa entrare a far parte della società; questo è il meno. Quello che più costa sono i viaggi, i mezzi per innalzare la Casa, la Scuola, la Chiesa, il Laboratorio, gli attrezzi del lavoro. Ebbene , limitandomi alla sola Missione della Terra del Fuoco coi suoi due grandi centri di S. Raffaele nell' Isola Dawson, e della Candelara nel centro della Terra del Fuoco , a tutto provvide la mano generosa del Cooperatore Salesiano.

Così sono più centinaia di selvaggi già fatti civili e cristiani, che si poterono strappare alla barbarie, al vizio, all'inferno. - Pareva sogno pretendere di avere una goletta propria che portasse di lido in lido il Missionario che andava in cerca del selvaggio ; eppure la si ebbe, si battezzò col nome di Maria Ausiliatrice e prestò i suoi servizi, e foste voi, o Cooperatori, che la provvedeste colle vostre limosine. - Ma una goletta solamente in quelle latitudini, in quei mari burrascosi del Sud, frammezzo a quei mille scogli dello Stretto di Magellano, era troppo poca cosa, esponeva facilmente a pericoli la vita del Missionario, e poi andava troppo lentamente; e si pensò ad un vapore, che corresse di più e meglio, senza esporre al naufragio i nostri Missionari ; e lo si potè avere e si chiamò Torino e fu una vera benedizione per molto tempo; ma chi lo pagò? Il Sig. D. Rua ve lo potrà dire assai meglio di me. - Anni sono per una disgrazia s'incendiava la Chiesa di Punta Arenas, e furono i Cooperatori che la riedificarono più vasta e più bella. - Più tardi, l'anno scorso appena, per altra disgrazia, era ridotta a rovina tutta la già fiorente Missione della Candelara presso il Capo Peña; e noi tutti abbiamo letto con un fremito del cuore le tenerissime lettere del Missionario e delle Suore rimasti così senza tetto, senza l'une, senza nulla, fra le intemperie di quelle terre gelate, lettere commoventissime, dico, chiedenti una limosina in nome di Dio, della Madonna di D. Bosco, degli Angeli tutelari di quelle terre, di quelle genti; e la Missione distrutta forse dall' inimicus homo, invidioso di quel po' di bene, che i figli di D. Bosco facevano, risorse già in gran parte; e se colà si benedice la piano del Sig. D. Rua, che firmò le cambiali in favore di quelle Missioni, credetelo pure, D. Rua con tutti i suoi Salesiani dell'America e dell'Europa hanno benedetto e benedicono ogni giorno la mano dei Cooperatori, che furono larghi della loro carità in quell'occasione, come in tante altre. Adesso sono già più centinaia di selvaggi fatti figli di Dio, raccolti sotto le tende salesiane, che vivono all'ombra della croce; là si educa, si lavora, si prega ; se la Chiesa e la società contano qualche centinaio di figli di più, di chi è il merito ? Si dice che il pane che mangiano quei selvaggi, ed il vestito che li ricopre, è il. pane ed il vestito dei Figli di D. Bosco ; l' espressione non è giusta ; ma è veramente giusta quando si dice che sono il pane ed il vestito dei Cooperatori di D. Bosco

Quasi le stesse cose io potrei ripetere delle altre Missioni inizìate più presto o più tardi, prima nell'Equatore in Mendez e Gualaquiza ; poi nel Brasile, nel Matto Grosso ; più tardi Delle pianure di S. Martin nella Colombia. Infatti io non so capire, molto meno poi spiegare l'esistenza di nessuna delle nostre Missioni, senza supporre allo stesso tempo l'esistenza dei Cooperatori. Ne sono convintissimo : le Missioni non sarebbero sorte mai, senza di questo mezzo; e se D. Bosco col suo gran cuore e coi suoi insaziabili desiderii di strappare anime all'inferno, le avesse intentate senza di esso, o le avremmo viste nate morte, oppure colpite di etisia, vivere la povera vita dell'etico, il quale anche quando fa ostentazione di molte carni e di bei colori sul viso, ha però scritta sulla fronte la sentenza di morte prematura. Per me e per molti dei miei confratelli Salesiani (e se anche dicessi tutti, credo che non sbaglierei), siamo più che convinti che l'esistenza della Società Salesiana in generale ed in particolare quella delle Missioni esistenti dipende essenzialmente, dopo Dio, ben inteso, dall' esistenza dei Cooperatori. E che potremmo fare da noi soli., noi quasi tutti figli del popolo, senza ricchezze, senza mezzi umani, senza neppure il prestigio del nome, che potremmo fare noi soli, ripeto, in un'opera che ha sì vaste proporzioni, senza gli aiuti, le limosine, i mezzi che ci forniscono i nostri numerosi e generosi Cooperatori? Paiono due famiglie queste dei Salesiani e dei Cooperatori ; lo sono, se così volete ; ma sono due famiglie così intimamente strette e vincolate, che l'una non può fare senza dell' altra. Non vi sarebbero certamente i Cooperatori, se non esistessero i Salesiani ; ma anche i Salesiani e principalmente i Missionari Salesiani non sarebbero quello che sono, non farebbero quello che fanno, senza la cooperazione dei loro fratelli, i Cooperatori. Non basta che i Missionarii spargano i loro sudori su quelle terre o gelate od aride od infuocate per far germogliare i fiori di virtù e di santificazione ; non basta neppure che diano il loro sangue, come generosamente lo diede Monsignor Lasagna coi suoi compagni nelle vicinanze di. Juiz de Fora, ed altri prima e dopo travolti e sepolti nei flutti del mare e dei fiumi ; se questo vi par molto, non è sufficiente ancora; ci vogliono i mezzi materiali prima per avvicinare i selvaggi, poi per attrarli e guadagnarli, poi per istruirli ed educarli, poi per convertirli, perfezionarli e conservarli nella fede e nella religione conosciuta ed abbracciata; ci vogliono insomma mezzi, molti mezzi materiali, che i Salesiani non hanno e forse non avranno mai, ma che hanno i loro Cooperatori. Tutti i sacrifizi dei Missionari non faranno mai che nessuna delle loro Missioni arrivi ad essere fiorente e possa produrre frutti abbondanti di salvazione, senza un altro sacrifizio, quello della borsa, della borsa dei Cooperatori.

Voi mi osserverete che in questo mio modo di parlare vi è troppo dell'umano ; che parlo non dai tetti in su, ma solamente dai tetti in giù, e che così facendo noi Salesiani dimostriamo di non avere la sufficiente fiducia nella divina Provvidenza, che tutto può quello che vuole ; e mi ricordate ancora che non conviene dimenticare certe parole dello Spirito Santo, che cioè, maledictus homo qui confidit in homine. Sta bene; ma osservate che noi Salesiani non dubitiamo affatto della divina Provvidenza, molto meno la neghiamo; le benemerenze che questa santa Provvidenza prodigò sempre ai Salesiani sono senza numero, prima durante la vita di D. Bosco, e forse più ancora dopo la sua morte: sarebbe colpa gravissima e mostruosissima ingratitudine, se noi dicessimo o pensassimo altrimenti; ma ditemi, in grazia, che ne possiamo noi Salesiani, se precisamente in voi, o benemeriti Cooperatori, vediamo, riconosciamo ed ammiriamo gli strumenti della Provvidenza a nostro riguardo ? Chi sono in fin dei conti i Cooperatori Salesiani? Quale la loro missione? Voi, Cooperatori, siete per noi Salesiani nient'altro che una provvidenza umana, agli ordini ed al servizio della Provvidenza Divina; siete il nostro oculus caeco ed il pes claudo; la vostra missione è aiutarci, soste nerci nella nostra missione, e la nostra missione non sussisterebbe, molto meno si compirebbe senza la vostra. Non bisogna credere che il Signore voglia fare le sue grandi cose sempre per mezzo del prodigio ; è chiaro che ben potrebbe convertire tutti i selvaggi della Patagonia, della Terra del Fuoco, del Matto Grosso e di tutta la terra senza di voi e senza di noi e senza nessun concorso umano; non mancano certamente alla Provvidenza i mezzi straordinarii per compiere cose straordinarie ; ma a quanto pare questa volta il miracolo non lo vuol fare; ho detto male, anzi lo vuol fare precisamente per mezzo vostro, per mezzo della famiglia dei Cooperatori.

Qualcuno al sapere che esistono in Europa tante Case, tanti Ospizi, tanti altri in Africa, in Asia; al leggere che abbiamo invaso tutta l'America del Sud colle nostre 90 Case, fra Collegi, Ospizi, Residenze di Missioni con più di 800 Salesiani che lo dirigono e le sostengono, ebbe a domandarmi con sorpresa : - Ma mi dica, Padre, D. Bosco era ricco?- Tutt'altro, gli risposi ; anzi era molto povero non fa bisogno che me lo dica la storia, l'ho vista coi miei proprii occhi quella poverissima casa dei Becchi. - Ma allora sarà molto ricco Don Rua ? - continuava il mio interlocutore. - Poco più, poco meno che Don Bosco, mi feci a dirgli; a meno che voglia parlarmi di ricchezza di debiti ; in questo caso D. Rua è certamente più ricco di D. Bosco. - Ma allora avrete Salesiani molto ricchi e potenti per sostenere ed accrescere le grandi opere che avete fra mani... - Neppure : tutti o quasi tutti i Salesiani sono poveri ; i ricchi D. Bosco non li voleva, non li accettava ; se qualcuno potè entrare nelle sue file, non ebbe poco a supplicare per ottenere questa gloria e questo privilegio. - Allora, finiva per dire il dabben uomo, avete certamente trovato qualche ricca miniera in quelle terre americane , e la tenete nascosta per vostro uso e consumo. - Avete ragione, finiva io per rispondergli ; la miniera l'abbiamo trovata, e ben vi so dire che è veramente ricca, inesauribile; ma non si trova in America; è assai più vicina, e non è per nulla nascosta, anzi è sempre aperta, e D. Rua vi entra con molta frequenza, principalmente in occasione... - Quale adunque ? - La borsa, e più il cuore dei suoi Cooperatori... - Il Signor D. Rua può dire se io m'inganno. Che anzi lo potete dire voi stessi, o benemeriti Cooperatori, la cui generosità sovente egli invoca per le tante Opere e Missioni Salesiane.

Ma volendo porre termine a quest' argomento così fecondo e così caro per noi tutti Salesiani, principalmente per voi Americani, non mi resta che ringraziarvi tutti e di gran cuore a nome di tutti i miei cari Confratelli e principalmente a nome del Sig. Don Rua, nostro amatissimo Padre e Superiore, e di tutti i suoi figli sparsi nelle Missioni, per l'opera che così generosamente ci avete prestato e seguitate a prestarci. Avanti, avanti, crescete le file, moltiplicate i fratelli vostri e nostri, i Cooperatori ; tuttì lo possono essere e ricchi e poveri; e colle file si aumenti l'entusiasmo. Vi sia dolce il pensiero che non vi mancherà mai la nostra gratitudine e le nostre preghiere. Oh ! la preghiera... la preghiera in particolare del Missionario! del convertito ! Vedetelo là quel povero Missionario; forse ha viaggiato tutto il giorno sul dosso di una mula, sotto i cocenti raggi del sole canicolare, o fra le nebbie ed i geli di cruda stagione, a traverso il deserto o fra i burroni delle cordigliere ; forse è sfinito per la fame, la sete e la fatica; la notte lo sorprende lungi dal tugurio, dai suoi fratelli; vedetelo là in ginocchio accanto a quel giaciglio che si è fatto colle frondi e colle erbe che ha potuto raccogliere; egli prega, dice il suo brevìario, forse al chiarore delle fiamme di un piccolo fuoco che ha acceso e mantiene vivo cogli sterpi e collo sterco degli animali ; poi, finito il breviario, prega ancora, raccomanda i suoi selvaggi, convertiti e da convertire, i suoi parenti, i suoi Superiori, i suoi vivi ed i suoi morti; ma (lo giuro) lasciatemelo dire, e voi ripetetelo a tutti, l'ultima sua preghiera, forse la più bella e più ardente, è quella che il Missionario fa per i suoi benefattori e le sue benefattrici. E chi sono questi benefattori e queste benefattrici di noi Missionari Salesiani ? Siete voi, o benemeriti Cooperatori, lo sono tutti quelli che portano questo nome; e non volete che giunga al cielo la preghiera che esce da quelle labbra in quelle circostanze? - Altra volta non è più solo il Missionario; è in una capanna di poveri selvaggi. neofiti o già convertiti ; allora, quando si tratta dei benefattori, non prega solo. « Prega con me, dice al figlio della foresta; prega con me per i miei e tuoi benefattori, per quei Cooperatori che tanta parte ebbero nella mia missione e nella tua conversione ; diciamo insieme al Padre del cielo, alla Madre delle misericordie che li benedicano quei cari Cooperatori, che li proteggano come essi proteggono noi, principalmente che li santifichino e li facciano salvi... » E la preghiera portata dai loro Angeli Custodi, sale, sale sino al trono di Dio e della Vergine Maria, come nube d'incenso....: Come volete che non la ascoltino e non la esaudiscano? Forse la preghiera del selvaggio non la capisce neppure il Missionario ed esce rozza dalle sue labbra...; ma che importa che non la capisca il Missionario, se la capisce il Signore ? Che importa se rozze sono le labbra, quando il cuore è molte volte innocente ancora, perchè da poco bagnato e santificato dalle acque del Battesimo ? Oh ! come deve essere bella ai troni di Gesù e di Maria la preghiera del selvaggio convertito ! Come dev'essere bella ed efficace allo stesso tempo ! Ebbene fate pure calcoli su di essa; non vi mancherà mai nè la nostra, né quella dei nostri convertiti.

E posto che parlo dì preghiera, permettetemi che aggiunga una parola ancora ; come noi vi promettiamo la nostra, voi in contraccambio assicurateci la vostra. È vero; molti dei nostri Cooperatori forse non abbisognano delle nostre preghiere ; ma noi tutti abbiamo certamente bisogno delle loro. Ecco una cooperazione facilissima e di inestimabile valore per noi; e questa ce la potete dare tutti, i ricchi come i poveri. Ecco perchè D. Bosco nel fondare la famiglia dei Cooperatori volle che tutti, anche i più poveri, vi potessero prendere parte, senza nessuna eccezione; e se ci conforta il pensiero che in quest' opera salesiana creata particolarmente in benefizio dei poveri, anch'essi cì aiutano a sostenerla, sia pure coll'obolo della vedova del Vangelo, assai più ci conforta l' altro pensiero che ci sosteugono colle loro preghiere. Sapete chi ci libera da tanti pericoli e corporali e spirituali in quelle Missioni, chi ci tiene fermi al nostro posto, malgrado le privazioni, il freddo, il caldo, le intemperie , sapete chi ci dà fortezza e pazienza nell'educare i poveri orfani delle città, nel catechizzare i selvaggi della foresta ; chi ci toglie ogni paura all' entrare nei lazzaretti fra i lebbrosi per vivere con essi ed unicamente per essi ? Siete voi ; lo sono in particolare i nostri Superiori, i nostri fratelli, i nostri giovani che non ci dimenticano mai davanti al Signore; ma lo siete anche voi, Cooperatori e Cooperatrici, colla cooperazione validissima delle vostre preghiere. Prestatecela quindi, e fate che sia abbondante adesso e sempre, ed in nome nostro chiedetela questa limosina spirituale a tutti quelli che amano le Opere Salesiane. E noi, sostenuti da quelle preghiere, ci sentiremo più agili e più vigorosi nel lavoro, più tranquilli e sicuri fra i pericoli; più generosi nell' intraprendere nuove fatiche; incolumi fra le burrasche che ci sollevi contro l'aria, il mare o l'inferno. E così sarà la nostra una cooperazione vicendevole; voi ci aiuterete ad essere buoni figli di D. Bosco e di D. Rua, buoni Missionari della Chiesa; noi vi aiuteremo ad essere buoni Cooperatori Salesiani, buoni figli di Dio e del suo Vicario in terra. Così noi ci faremo santi tutti e ci troveremo un giorno riuniti in cielo con Dio, colla Vergine Ausiliatrice, a D. Bosco e a tanti suoi figli e Cooperatori, per cantare le glorie divine in eterno.

Signori, è tempo che io ponga termine al mio dire. I vantaggi immensi che alle Missioni ha recato in pochi anni la cooperazione salesiana deve animarci tutti a renderla più attiva ancora questa cooperazione. Al quale scopo credo gioveranno molto le quattro proposte seguenti

1a Delle due Conferenze annuali prescritte dal Regolamento dei Cooperatori, una sia destinata a trattare delle Missioni Salesiane, e siano pur destinate a questo fine le limosine che si raccolgono. Le si inviino a 'forino al Sig. D. Rua, il quale da buon padre le fa pervenire alle Missioni più bisognose.

2a Non tutti possono in ogni occasione rispondere alle richieste del Sig. Don Rua, e mandargli limosine in denaro per le Missioni ; ma molti , principalmente se commercianti, possono benissimo mandargli tele, stoffe, arredi di Chiesa, giuocattoli, strumenti di lavoro, vestiti già usati ; ebbene, si faccia propaganda attiva in questo senso; saranno di grande vantaggio per le Missioni.

3a Ricorrere più frequentemente per mezzo del Bollettino , alla carità e generosità dei bambini e dei fanciulli; generalmente hanno tutti il cuore buono e sanno essere molte volte proprio generosi. Il Sig. D. Giulivo, se è qui presente, dovrebbe moltiplicare di più i suoi così belli articoli ai fanciulli intorno alle Missioni, dica che in tutta l'America vi sono ancora migliaia e migliaia di bambini senza Battesimo; dica che ve ne sono tanti altri colpiti dal terribile malore della lebbra, ai quali tutti i Salesiani potrebbero fare molto del bene, se avessero dei mezzi. Al qual proposito mi sia lecito contare un fatterello che dimostra la generosità di un bambino in favore de' suoi cari fratellini lebbrosi. D. Giulivo potrebbe presentarlo bellamente ai suoi piccoli lettori. (Lo sopprimiamo, perché già riferito da D. Giulivo stesso nella sua lettera del febbraio scorso).

4° Ma non de solo pane vivit homo ; quindi la preghiera giornaliera di tutti i Cooperatori in favore dei Missionari e dei selvaggi convertiti e da convertire. Ed anche per questa parte potrebbero giovar molto alle Missioni i fanciulletti. Si legge nella storia di Pio IX, che egli quand'era bambino, per suggerimento di sua madre e poi per impulso spontaneo del suo cuore, ogni giorno, mattina e sera, pregava per il Sommo Pontefice. Ed il Signore lo volle Pontefice egli stesso. La preghiera sulle labbra dei bambini forse loro varrà la grazia dell'apostolato. Ad ogni modo farà sempre del gran bene ai Missionari ed ai loro neofiti, perchè il Signore ascolta sempre le preghiere degli innocenti. Si faccia quindi appello alle madri, alle zitelle, alle famiglie tutte, perchè si preghi ogni giorno coi figli , fratelli e nipoti; insomma si veda di organizzare una vera crociata di preghiere in favore dei Missionari Salesiani.

L'OPERA PIU' CARA AL CUOR DI DON BOSCO

L'OTTIMO periodico torinese « LA VOCE DELL'OPERAIO ».(1) nel suo numero del 5 febbraio scorso, parlando dell'opera più cara al cuore del Padre nostro, fa ai sodalìzì cattolici una proposta degna di esser conosciuta ed attuata dovunque vì sono Società Cattoliche. Noi rìferiamo il bellissimo articoletto e facciam votì ardenti che, per l'accrescimento della sacra mìlizia degli Operai evangelici, venga praticato da tutti, specie dai nostri buonì Cooperatori e dalle zelanti nostre Cooperatricì.

« Dopo avere co' suoi Collegì provveduto a rifornire di giovani devoti i Seminari del Piemonte, D. Bosco inspirato dalla divina Provvidenza si accinse ad attuare un disegno da lungo tempo meditato, quello cioè di « promuovere e coltivare le vocazioni ecclesiastiche fra gli adulti. »

» Riuscìtoglì l'intento, intitolò la nuova istituzione: Opera di Maria Ausiliatrice; la quale, se negli inizi si contenne in ristretti limiti, ora si estende e fruttifica in modo meraviglioso. Dal Bollettino Salesiano dello scorso gennaio apprendiamo che nel 98 furono oltre 300 i Figli di Maria chiamati allo stato ecclesiastico. La Casa di Trecate ne diede 30, quasi egual numero le Scuole Apostoliche del Martinetto in Torino, per tacere di quellì formati a Valsalice, Chieri, Lombriasco. Foglizzo, Ivrea, Sampierdarena, Lugo, in altre parti d'Italia, in Francia ed in Spagna.

» Giovani che sono passati per la dura e pericolosa prova del servizio militare , altri che esercitarono arti manuali, adulti che sono stati in pubblici e privati impieghi, sentendosì chiamati al ministero sacerdotale, trovano nelle Case di Don Bosco ciò che il loro cuore da lungo tempo desiderava: essi possono considerarsi come gli operai chiamati sul mezzodì e nel pomeriggio a lavorare nella mistica vigna del Signore; e l'Opera di Maria Ausiliatrice è una novella prova della perenne assistenza del Signore sopra la sua Chiesa.

» Ecco un'opera perfettamente democratica, perchè cattolica, perchè approvata e incoraggiata dal Romano Pontefice e da tutti i Vescovi; quindi è evidente l'obbligo morale di tutte le Società Operaie Cattoliche di favorirla e dì amarla come cosa tutta loro propria. Senza il sacerdozio la società nostra sarebbe dalle sette ripiombata nella corruzione del paganesìmo, e i membri dì esso sacerdozio furono dati e sono dati in grandissima maggìoranza dalle famiglie popolane: dunque, operai cattolici, è un dovere di aiutare l'Opera Salesiana di Maria Ausiliatrice.

» Ed ecco un modo semplicissimo. Nella sala delle udienze di ogni sodalizio cattolico si tenga una cassetta o salvadanaio, affinchè ciascuno vi metta spontaneamente un'offerta: se tutti individualmente dessero anche un solo soldo al mese, ogni semestre sì avrebbe raggranellata una bella sommetta da far pervenire alla Casa Madre Salesiana in Torino.

» Oh quante grazie spiritualì questa carità attirerebbe sulle nostre associazioni e sulle nostre famiglie ! »

(1) Corriere Domenicale per il popolo, interessantissimo. Via Arcivescovado, 12, Torino. Abb. annuo L. 2. Per più' copie ribassi..

IL FUTURO ISTITUTO SALESIANO IN MALTA

Più cause concorsero a farci ritardare fino ad oggi la pubblicazione dell'importante avvenimento compiutosi nell'isola di Malta lo scorso dicembre nel nome venerato ed ineffabilmente soave del Padre e Fondatore nostro D. Bosco. Il collocamento della prima pietra d'un futuro Istituto Salesiano celebratosi in Malta il 17 dicembre 1898 era già da lunghi anni desiderato dal Governo e dai Cooperatori Salesiani Maltesi e con assai gentil pensiero si volle che perpetuasse la memoria del giubileo di diamante di S. Maestà la Regina Vittoria. Diciamo con assai gentil pensiero; perchè Sua Maestà la Regina Vittoria a Malta non avrebbe potuto desiderare un miglior coronamento del suo giubileo, e l'opera permanente ricordante la fausta data doveva per certo ridire ai posteri tutto l' interesse e le cure di Lei per il benessere materiale e morale dei suoi sudditi. L'illustrissimo Governatore delle Isole Maltesi S. E. il Generale Sir A. J. Fremantle, patrocinando la causa della classe indigente e dei poveri ragazzi maltesi, abbandonati senza educazione sul lubrico sentiero del vizio, mentre addimostrò quanto ansioso egli sia del bene della crescente generazione, compì un'opera, di cui laggiù si sentiva assoluto bisogno ; poichè « il rapporto e la statistica criminale dello scorso anno dimostrano, dice la Gazzetta di Malta (1), fino all'evidenza la necessità d'un Riformatorio, dove la legge possa far ritirare i giovanetti delinquenti per un dato tempo, costringendoli quindi a rimanere nell'altra sezione dell'Istituto Salesiano, l'Asilo, a completare l'educazione appena avviata nel Riformatorio. »

Sull'ingresso del luogo destinato alla cerimonia si leggeva l'iscrizione: Riformatorio ed Asilo Salesiano, e la funzione, nonostante il pessimo tempo, venne onorata dalla presenza di illustri personaggi e benefattori insigni.

Il R.mo Mons. Can. D. Luigi Farrugia, delegato da S. E. R.ma Mons. Arcivescovo, benedisse la prima pietra e S. E. il Governatore col cerimoniale d' uso la collocò nel luogo preparato.

Noi taciamo tutti i particolari di questa funzione, perchè ciascuno se li può immaginare; solo intendiamo far rilevare il particolare significato che si annette al futuro Istituto ed i discorsi pronunziati prima e dopo la cerimonia. Nel sistema salesiano pare a tutta prima che la parola Riformatorio apposta all' erigendo Istituto non suoni troppo bene; e veramente sarà il primo fra i tanti diretti dai figli di Don Bosco che porti tal nome. Un Riformatorio, dove la legge possa far ritìrare i giovanetti delinquenti, sembra richiegga tutt'altro metodo da quello stabilito da D. Bosco per le sue Case. Se però bene si considerino le cose, si vedrà come l'Opera di D. Bosco anche accettando i Riformatori per i giovanetti delinquenti , non solo non esce dal suo scopo, ma lo perfeziona rimenandolo alla sua prima origine. Chi non sa infatti che il punto psicologico della vocazione di D. Bosco all'apostolato della gioventù fu precisamente il Riformatorio penale della Generala di Torino, dove poco dopo la sua ordinazione sacerdotale fa condotto a dettare un corso di esercizi spirituali ? « Alla vista di tanto precoce depravazione (scrisse egregiamente l'illustre Dr. Paolo De Bono, Giudice di Sua Maestà, nella sua conferenza tenuta ai Cooperatori Salesiani di Malta il 22 maggio del 1898) il giovane sacerdote fu preso da un profondo sentimento di pietà e di spavento ad un tempo. Ciò che più lo colpì fu il sapere che quelli stessi, i quali, scontata la pena, erano restituiti a libertà, ben presto ritornavano alle prigioni carichi di nuovi delitti e di nuove condanne, e formò allora il proposito di adoperarsi con tutte le sue forze a preservare la gioventù da tanto disordine. In verità i giovani delinquenti non possono che destare in ogni uomo di mente e di cuore un sentimento profondo di pietà e di spavento, e D. Bosco era un uomo di gran mente e di gran cuore ! Spessissimo la causa dei loro malefizi si rinviene nell' abbandono, in cui furono lasciati, nella loro educazione religiosa trascurata, nei mali esempi da cui furono attossicati, nell'ambiente impuro, in cui o deliberatamente si sono mossi o si sono infelicemente trovati. Eppure spesso ancora essi sarebbero capaci di resipiscenza e di emendamento. Ma per quanto si faccia, ottima scuola pel loro emendamento non sono al certo le prigioni. Anche là l' ambiente è quasi di necessità inquinato, e sebbene siano sollecite le cure delle autorità per tenere segregati dagli altri i giovani delinquenti, il consorzio degli uni cogli altri non si può del tutto evitare od impedire, e ognuno vede come questo consorzio non può rendere migliori, e di fatto rende peggiori i giovani.

» Si aggiunga che per questi l'orrore della prigione spesso scema, se del tutto non cessa, dopo la prima reclusione; ed ancora che una condanna subìta, una pena espiata è quasi sempre un degradamento sociale. Sicchè il giovane restituito a libertà si trova messo ad un livello sociale.. sempre più basso ; è meno accettevole nelle case, nelle scuole, nelle officine, è più verso la china del malefizio, più esposto a diventare un delinquente abituale... Assicurare l' emendamento del reo, specialmente del giovane reo, e prevenirne le ricadute, ecco dunque il supremo rimedio. - Ad assicurare l'emendamento e prevenire le ricadute del reo nessuno più adatto del prete cattolico, che vuol essere degno del nome che porta, fedele interprete del codice divino, che deve essere la sua norma, seguace indeclinabile dell' insegna, sotto cui milita. Perchè la legge dell'Evangelio è legge di espiazione, ma di una espiazione che in cambio di distruggere o avvilire l'uomo, ha per iscopo di redimerlo dall'imperio del male... D. Bosco non potè occuparsi sempre dei carcerati, nè lasciò ai suoi la cura di occuparsi specialmente di loro: ma siccome in tutte le sue opere praticò e volle il sistema preventivo, non avendo fiducia nel sistema repressivo, così egli ebbe sempre in mente di far evitare ai giovani il pericolo di corrompersi e di andare poi ad espiare le loro colpe nelle case di pena. »

Abbiamo riferito questa splendida testimonianza dell'esimio Giudice De Bono, perchè, mentre dimostra bellamente che i figli di D. Bosco accettando la direzione dei Riformatori penali non esorbitano dal loro scopo, serve mirabilmente a far rìlevare come operi saviamente il Governo inglese a Malta nell'affidare alle cure del sacerdozio cattolico i giovani delinquenti. Il metodo preventivo inaugurato, siam per dire, dal Padre nostro D. Bosco non avrebbe potuto riportare sul metodo repressivo miglior vittoria di questa. Inspirato a D. Bosco nella Generala di Torino, questo metodo preventivo si diffuse sopra tutta la faccia della terra, operando prodigi in mezzo all' abbandonata gioventù, ed ora non è lontano il dì, in cui esso a Malta farà la sua trionfale entrata nell' erigendo Riformatorio per i giovani delinquenti e sotto l' egida della legge ne scaccerà per sempre il metodo repressivo, nei più dei casi infruttuoso non solo, ma dannoso alla gioventù. Il Riformatorio ed Asilo Salesiano eretto dal Governo inglese a Malta sarà la più bella prova della supremazia del sistema salesiano nell' educazione della gioventù, e costituirà un nuovo elemento di operosità e di benefizii sociali.

D'ora innanzi, esclama l'ottimo periodico La Sacra Famiglia (1), i giovani delinquenti invece di essere detenuti nella prigione di malfattori inveterati nel vizio, saranno dalla legge raccomandati alle cure paterne dei degni figli di D. Bosco; d'ora innanzi i ragazzi della Sliema e dei villaggi circonvicini potranno sperare che fra non molto, nei dì festivi, invece di andare a zonzo per le vie, oziando, sarà lor dato di raccogliersi nel giardino e sotto alle tettoie dell'Istituto Salesiano e trascorrervi delle ore felici.

Chi dunque, continua lo stesso periodico, vorrà dimenticare le gioie del 17 dicembre, quando raggruppati intorno ad un padiglione, che il vento furiosamente scuoteva, udivamo un giovinetto della Sliema rivolgere a S. E. il Governatore parole di affetto e di gratitudine? In quel suo indirizzo egli rappresentava tutti i ragazzi poveri di Malta, quasi facessero corona al loro benefattore e gli rendessero le dovute grazie per il suo valevole patrocinio. Noi riproduciamo qui nella sua integrità questo indirizzo letto dal giovinetto Michele Gaides, e la gentile risposta del Governatore, perchè ci pare servano a far meglio spiccavo tutta l' importanza del futuro Istituto Salesiano di Malta.

Eccellenza,

Lo scorso anno noi celebravamo in queste Isole il Giubileo di Diamante di S. Maestà la Regina Vittoria. La celebrazione di quelle feste è oramai cosa del passato, ma l'Eccellenza Vostra si è compiaciuta, prima di allontanarsi da queste sponde, di lasciarci una memoria imperitura di quel felice avvenimento.

Ci è grato non poco di radunarci insieme su questo stesso suolo, dove è stato deciso di erigere un monumento di Cristiana Filantropia, un Riformatorio ed Asilo che ricordasse ai posteri il Giubileo di S. M. L'Istituto è inteso a ricoverare ragazzi poveri e negletti ed a riabilitare giovani delinquenti, i quali, dopo essere stati tolti alla vergogna ed al vizio, saranno dai degni figli di Don Bosco informati a virtù e resi capaci di guadagnarsi onestamente la vita, mediante un mestiere che verrà loro insegnato, e così essere membri utili della civile società.

Questo faustissimo giorno rimarrà per sempre impresso nel cuore dei Maltesi qui radunati, por esprimere pubblicamente all'E. V. i loro sensi di gratitudine per la gentile cooperazione e stima sempre dimostrata verso l'Istituto e verso coloro che tanto ardentemente desiderano che esso sia eretto in questo popoloso distretto.

Il Governo e il popolo, col volo unanime dei loro rappresentanti in Consiglio e colle loro sottoscrizioni alle feste del Giubileo, tutti, ricchi e poveri, hanno contribuito alla nobile opera che l'E. V. è sul punto di inaugurare.

Il Governo intende di, designare col nome di Strada Don Bosco la via che fronteggerà l'lstituto. È nostro vivo desiderio che in memoria di, questo faustissimo giorno un'altra strada circonvicina porti il nome di Vostra Eccellenza.

Il cuore ci dice che il popolo di Malta vorrà presto concorrere colle sue offerte a coronare l'opera coll'erezione di una Chiesa pubblica.

Sia questo Riformatorio ed Asilo Salesiano, del quale V. E. ha gentilmente, per assecondare il nostro desiderio, voluto collocare la Prima Pietra, testimonio perenne dell' attaccamento dei Maltesi alla fede degli avi e della loro lealtà verso la loro amata Regina. »

S. E. il Governatore rispose con questo discorso:

Monsignor Farrugia, Signor Galea, Signore e signori, Da lungo tempo si sentiva in Malta la necessità di una Scuola Industriale per la disciplina e la riforma dei fanciulli abbandonati o negletti, e quand'io arrivai nell'Isola circa cinque anni fa fui colpito dal miserando spettacolo di giovanetti rinchiusi nelle prigioni, le quali non possono lasciare loro che funeste impressioni.

La generosità del signor Galea e la cooperazione del Consiglio Legislativo in questa speciale occorrenza, ha prestato al Governo il mezzo di avvalersi della nobile opera dei Salesiani d'Italia,, invitandoli a estendere a Malta la cerchia delle loro fatiche.

Essendo stato, nella mia carica di Magistrato a Middlesex, per parecchi anni Direttore del vasto Istituto Industriale inglese di Feltham, ho sempre sentito molto interesse per simili istituzioni.

La mia esperienza mi ha insegnato quanto sia necessario tener d'occhio i ragazzi, allorchè sono usciti di scuola, perchè la loro futura carriera è la vera pietra di paragone della educazione fornita dall'istituto Industriale e Riformatorio.

Allora più che mai occorre guardarsi dalla nociva influenza di alcuni perfidi genitori, i quali per negligenza o di proposito incoraggiscono nei loro figliuoli la mendicità, col pravo intendimento di crescerli a spese dello Stato per molti anni e quindi cercare di riaverli, e in siffatta guisa distruggere tutto il bene della loro educazione nell'Istituto.

Per prevenire questo malanno, a Feltham ci siamo trovati costretti ad obbligare per legge i genitori a contribuire alle spese dei loro figliuoli nel Riformatorio; e, quando fosse tempo di rimandare i ragazzi dall'Istituto, cercare per loro possibilmente un impiego che li allontanasse dalla malefica influenza di quei genitori e dai cosidetti loro amici.

Perchè ci accadde di convincerci che quelli tra essi che tornavano all'ambiente viziato di prima, generalmente ricadevano nelle stesse colpe, mentre gli altri che ne rimanevano lontani quasi sempre riuscivano uomini utili al civile consorzio.

Con questi cenni intorno alla mia passata esperienza di simili istituzioni, mi è grato esprimere la mia sentita soddisfazione che questa circostanza, la quale è una delle ultime, in cui m'è dato indirizzarmi al Pubblico Maltese, abbia intimo rapporto colla promozione di sì buona causa, e questo fabbricato sarà un testimonio perenne della lealtà dei Maltesi,, celebrandosi il Giubileo di Diamante di Sua Maestà ».

Appena S. E. ebbe finito questo discorso, i due bambini Luigi Galea e Charlie Asphar, cugini, presentarono al Governatore ed a Mons. Farrugia due mazzetti di fiori. Quindi Mons. Farrugia, rivoltosi al Governatore ed all'eletto uditorio, pronunziò queste nobilissime parole

Sono oltremodo fortunato d'invocare, a nome di S. E. Rev.ma Monsignor Arcivescovo, sui primordi del Salesiano Istituto, destinato a ricordare ai futuri il fausto giubileo della nostra augusta Sovrana, le benedizioni della Chiesa, che sono eco solenne delle benedizioni di Dio. Amico dei Salesiani, ammiratore di Don Bosco, gloria, del Sacerdozio Cattolico e del secolo XIX, ho sempre, con tutti i buoni, vagheggiato in pensiero questo giorno avventurato, nel quale l'azione salesiana fosse estesa alla patria mia, a vantaggio dell'adolescenza maltese, insidiata nella mente e nel cuore dai nemici di Dio, figli delle potestà tenebrose. Possa la Casa Salesiana nel volgere di breve tempo sorgere gigante, rallegrata dal sorriso di Dio! possa aleggiarvi perenne lo spirito benefico di Don Bosco, spirito di religione, di zelo, di lavoro, di cristiana civiltà ! È questo l'augurio, che, interpretando anche i sentimenti vostri, rivolgo all'Isola nostra, mentre prego Dio di spargere sulla pietra angolare della Casa Salesiana, quale rugiadaa celeste, la pienezza delle sue benedizioni. »

Noi facciam nostri questi voti e preghiamo l'Ausiliatrice di D. Bosco a non renderli vani per il bene della gioventù maltese.

L'Asilo Salesiano, dice la Gazzetta di Malta, sarà un edificio semplice sì, ma elegante nella sua semplicità. Esso consisterà di due piani, e, situato su d'un punto prominente alla Sliema, avrà una stupenda veduta del mare. Il sito regalato dal signor Galea non poteva essere più adatto. Destinato pei monelli scalzi e laceri, colpiti dalla giustizia per misfatti suggeriti loro da un animo volto al male, questo edificio sarà il complemento degli Istituti di Beneficenza dell' Isola. Quando sarà aperto, la carità saprà riscattare quei disgraziati violatori dell'ordine pubblico dagli artigli della giustizia, per educarli sotto il regime inculcato da Don Bosco, l'Apostolo della Beneficenza, e riconsegnarli infine alla Società, « di mente sana in corpo sano » quali provetti artigiani. I quali, lasciando la soglia di quell'edificio riconoscenti, non mancheranno, certo di benedire la memoria del munifico e filantropico fondatore, il signor Alfonso Maria Galea, e di tutti quelli che vi contribuirono.

Compia il misericordioso Iddio l'opera inspirata al soffio potente della sua inesauribile carità!

(1) Direzione in Valletta, Strada Zecca, 16 - abb. scellini 20.

(1) Per abbonamenti rivolgersi a Valletta (Malta), Strada Zecca. 16.

PER L'OMAGGIO INTERNAZIONALE AL CELESTE PATRONO DELLA STAMPA CATTOLICA E DELL'OPERA DI D. BOSCO

L'ANNUA rubrica della prescritta Conferenza di San Francesco di Sales quest' anno si unifica con quella dell'Omaggio Internazionale, avendo il veneratissimo nostro Superiore, come abbiam già annunziato lo scorso gennaio, stabilito che venissero devolute a detto Omaggio tutte le offerte solite a raccogliersi in tali conferenze. Perciò, mentre raccogliamo alcuni brevi cenni di ciò che fecero i nostri zelanti Cooperatori vuoi per solennizzare la festa del nostro celeste Patrono, vuoi per commemorare con mesto figliale affetto l'anniversaria ricorrenza della morte del Padre nostro desideratìssimo, porgiamo a tutti le più vive grazie per l' efficace loro operosità, pregando quelli che non l'avessero ancor fatto di voler comunicare al nostro Superiore le offerte raccolte in queste circostanze , affinchè abbiano a servire allo scopo cui intesero gli offerenti, corrispondendo al desiderio espresso di D. Rua. In pari tempo siamo riconoscenti a quanti ci furono e ci saranno cortesi di una breve relazione, perchè tutto serve a far meglio risplendere il largo contributo dato dai nostri Cooperatori all'Omaggio Internazionale promosso dalla Stampa Cattolica.

TORINO. - Festa di S. Francesco di Sales. - L tradizionale la pietà e magnificenza con cui nella Casa Madre di Valdocco vien celebrata questa solennità, nè fa bisogno che se ne dia estesa relazione. Il novello Vescovo di Vigevano, Monsi gnor Pietro Berruti , degnossi rallegrarci di sua amabile compagnia e gradire per più giorni la modesta ospitalità salesiana per poter celebrare nel Santuario di Maria Ausiliatrice il solenne Pontificale ad onore di S. Francesco e l'anniversario della morte di D. Bosco. E noi gli siamo doppiamente tenuti per tanta sua degnazione, in quanto che durante la sua permanenza fra noi il Signore nei suoi imperscrutabili disegni lo volle visitare con la morte dell'amatissimo suo fratello mancato improvvisamente addì 30 gennaio scorso. Notiamo questa data, perchè si comprenda in qualche modo il sacrifizio grande che fece Monsignor Berruti nell' aspettare a celebrare il Pontificale per l'anniversario di D. Bosco. Ci consola però il pensiero che dal cielo il Padre nostro dolcissimo abbia a rimunerare un tanto sacrifizio e che le preci espiatorie elevate al Signore in suffragio dell' anima del fratello di Monsignore dai Salesiani e giovani dell'Oratorio abbiano di già conseguito il loro scopo, introducendo nella città dei santi l'anima suffragata.

Preparata da un devoto triduo di predicazione, sostenuta dal nostro confratello D. Albino Carmagnola, la festa non avrebbe potuto riuscir meglio. Numerosissime le sante Comunioni durante tutta la mattina, ed il solenne pontificale venne allietato coll'esecuzione della Messa a 4 voci del Mattioli, Professore del Liceo Musicale di Pesaro. È la Messa che conseguì il premio del concorso indetto dal Comitato dell'Arte Sacra e che per la 2a volta veniva eseguita dai nostri cantori sotto la direzione del M.° Dogliani. Alla sera dopo i Vespri pontificali in musica, il R.mo D. Carmagnola, predicatore del triduo, tessè il panegirico del Santo e con mirabile facondia entusiasmò l'uditorio ad imitare le virtù del nostro Patrono, come fece Don Bosco di felice memoria. Quindi Monsignore impartì la solenne benedizione col SS. Sacramento.

- Decimo primo anniversario di D. Bosco. - Il santuario di Maria Ausiliatrice, che nella festa di S. Francesco con la ricchezza e sfarzosità dei suoi solenni ed artistici apparati invitava gli animi alla giocondità, venne in un sol giorno convertito, dalla mano maestra ed infaticabile del R.mo Prefetto di Sacrestia, D. Luigi Pesce, in una vera casa del dolore e le lugubri vesti, di cui era adornato, dicevano a tutti la dolorosa perdita del Padre e Fondator nostro indimenticabile. E la solennità della mesta funzione corrispose appieno alla grandiosità imponente dell'apparato e dell'innumerevole concorso di fedeli. Nè poteva esser diversamente dopo il caldo appello pubblicato dal Comitato Promotore sull' Italia RealeCorriere Nazionale, appello che merita di essere riferito per intiero. Eccolo

Sono undici anni che l'anima santa di D. Giovanni Bosco è volata al Cielo.

I figli del suo cuore, i Salesiani, le Suore di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori e le Cooperatrici dell' Opera Salesiana continuano a rendergli pubblici e solenni suffragi, espressione vivissima dell' metto intenso e della profonda riconoscenza che nutrono per lui, che fu loro Maestro, Benefattore, Padre carissimo.

Al lutto ed ai pietosi suffragi dei figli è giusto e doveroso che partecipino pur tutti i buoni. Don Bosco fu ed è, per mezzo dell' Opera sua, il più grande, il più fecondo restauratore delle immense rovine accumulate dalla rivoluzione sul morente secolo. Delle sue benefiche istituzioni è omai cosparsa, si può dire, tutta la terra, e mercè di esse la ristorazione sociale si avanza a grandi passi verso di quell' auspicato giorno, in cui, con tutta verità, si potrà dire : Cristo vince, regna ed impera non solo sovra le famiglie, ma pur sovra la società, sovra tutti i cuori. Tutti adunque coloro che aspirano ad omnia instaurare in Christo s' uniscano oggi ai buoni Salesiani per pregare pace eterna all'anima eletta di Don Bosco , ed implorare nuove celesti benedizioni sovra della provvidenziale Opera Salesiana.

Che se questo è dovere di tutti i buoni, lo è in modo particolare di noi, membri della Stampa Cattolica. Noi con D. Bosco e coi suoi figli abbiamo parecchi vincoli di affinità, per non dire di parentela. Comuni ai loro sono i nostri ideali, identici i mezzi: la Stampa cattolica è uno dei principali elementi della multiforme grandiosa Opera Salesiana.

Gli è per questo che l'anno scorso, decimo anniversario della morte del venerando D. Bosco, abbiam presa l' iniziativa di un imponente Omaggio Internazionale a Don Bosco ed all' Opera sua, omaggio che, come tutti sanno, col consenso del Rev.mo Sig. D. Rua e l' approvazione del veneratissimo Arcivescovo Mons. Richelmy, si decise concretizzare nell'erezione di una monumentale Chiesa a S. Francesco di Sales, Patrono della Stampa Cattolica, presso la tomba stessa dell' immortale D. Bosco.

Ciò posto, diciamo adunque che, consci di tutta la importanza e l'estensione del nostro dovere, oggi prendiamo parte vivissima all'undecimo anniversario della morte di D. Bosco, ed ai cari Salesiani ci uniamo nell'innalzare fervide preci all'Altissimo per la pace e, direm meglio, per la gloria del Padre loro dolcissimo.

E mentre il Rettore Maggiore dei Salesiani invita i Cooperatori e le Cooperatrici dell' Opera di Don Bosco ad intervenire numerosi al solenne funerale che si tiene oggi alle ore 10 in Maria Ausiliatrice, noi ci auguriamo di trovare pure colaggiù una larga rappresentanza di signori Patroni, Patronesse ed aderenti del nostro Omaggio Internazionale. »

Quest'appello venne accolto con entusiasmo ed il Santuario di Maria Ausiliatrice il 31 gennaio rigurgitava di gente d'ogni ceto sociale ed il Comitato Promotore potè ancora una volta persuadersi delle generali simpatie dei cattolici torinesi.

Pontificò Mons. Berruti e venne eseguita la Messa funebre del Cherubini con accompagnamento d'orchestra. Oh ! quanto sarà tornato gradito al cuore del Padre nostro questo pio ed imponente attestato del nostro figliale affetto !

- La conferenza prescritta per la festa di San Francesco di Sales. - Conforme alla tradizione lasciataci da D. Bosco stesso, questa Conferenza tutti gli anni si tiene nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista in uno dei primi giovedì susseguenti alla festa del nostro santo Patrono. Quest' anno venne fissata pel 2 febbraio, festa della Purificazione di Maria SS., ed ebbe un'importanza tutta speciale. S. E. Rev.ma Mons. Agostino Richelmy, nostro veneratissimo Arcivescovo, degnossi tenere esso medesimo questa conferenza, essendo essa promossa e dedicata all' Omaggio internazionale, Omaggio il cui Comitato Generale ha l' onore di avere a Presidente lo stesso Monsignore Arcivescovo.

Numerosissima ed elettissima moltitudine si affollava nella vasta chiesa. Dopo la preghiera e la lettura consueta delle adunanze salesiane, e il canto d'un soave mottetto squisitamente eseguito sotto la direzione dell'esimio M.° D. Pagella, che l' accompagnava all' harmonium , salì il pergamo S. E. R.ma Mons. Richelmy.

È impossibile ritrarre l' impressione profonda prodotta dalla sua tenera, eloquente ed efficacissima parola. Esordisce accennando alla festività del giorno, in cui si ricorda come Gesù, dopo essersi mostrato ai pastori ed ai Magi, volle essere presentato nel Tempio, sulle braccia di Maria SS. e di S. Giuseppe, al vecchio Simeone e alla profetessa Anna, cosicchè di Lui potè veramente dirsi che si era fatto omnibus omnia. Dal che con bellissimo passaggio S. E. viene a parlare di San Francesco di Sales, che sulle orme di Gesù si fece pur egli tutto a tutti, e di D. Bosco che, scelto a Patrono e modello S. Francesco di Sales, si fece come lui sull'esempio di Gesù omnibus omnia.

Tratteggia quindi, con magnifici contrasti, che riescono ad ammirabili armonie di Provvidenza, un parallelo squisito fra S. Francesco di Sales e D. Bosco, fra le Opere del Salesio e le Opere Salesiane. Mostra il Salesio di illustri natali, largo censo, agevolato negli studii e costituito presto nelle più alte dignità ecclesiastiche, e D. Bosco figlio di poveri contadini, nato in una borgata, fra mille difficoltà per istudiare e giungere al sacerdozio - ed entrambi poi essere nella mano della Provvidenza apostoli meravigliosi.

Se pur si giunge a comprendere la riuscita di D. Bosco negli Oratorii pei fanciulli, nei laboratorii, nella formazione zelante di novelli leviti, - desta il più alto stupore ed è prova d'una speciale vocazione e predilezione provvidenziale la sua riuscita nel campo delle lettere e delle arti, ove formò uomini sommi - nell'istituzione dei Cooperatori Salesiani, annoverandovi tutte le classi sociali, dal più umile popolano alle Dame più eccelse, ai Principi ed ai Dignitari ecclesiastici più elevati - nella formazione delle Suore di Maria Ausiliatrice - e finalmente nell'opera splendida delle Missioni, che porta i frutti dell' apostolato dell'umile prete di Torino fino ai più lontani confini della terra.

Onde mai questo risultato meraviglioso? Dall'avere in sè rispecchiato la caratteristica di San Francesco di Sales: l' unione della mitezza, dolcezza, mansuetudine più soave collo zelo più operoso ed ardente.

Tutti adunque procuriamo di imitare queste virtù del Salesio sì mirabilmente ritratte in Don Bosco. E ciascuno può esercitarle, se non come D. Bosco in tutto il mondo, almeno in se stesso ed intorno a sè. E poiche uno dei mezzi più efficaci di apostolato è la stampa , di cui tanto si giovarono e Don Bosco e S. Francesco di Sales, che ne è il celeste Patrono, facciamoci tutti zelatori ardenti ed operosi della stampa cattolica. Che se non tutti hanno i mezzi di promuovere col loro danaro i buoni giornali ed i buoni libri, tutti senza eccezione possono almeno concorrere indirettamente alla buona stampa respingendo assolutamente la stampa cattiva. Oh certo un frutto pratico importantissimo si avrà da questa Conferenza, ove tutti quelli che qui mi ascoltano facciano il fermo proposito, e lo mantengano, di non più sostenere col loro danaro o in qualunque altra maniera i cattivi libri e i cattivi giornali.

Altro concorso che tutti facilmente possono dare, è quello della preghiera, è quello della propaganda per le Opere Salesiane. Mirando la bellissima divisa dei Salesiani: Da mihi animas, caetera tolle, chi può non sentirsi infiammare dello zelo che animava D. Bosco ? Nessuno può rimanersi indietro, perchè se anche taluno su niun'altr'anima avesse influenza sì da poterla portare a Dio, ha pur sempre la propria da offrirgli. Ma chi è poi che non possa esercitare qualche salutare influenza sulle anime? Tutti lo possiamo, se non altro coll' influenza salutarissima del buon esempio.

S. E. Rev.ma avverte poscia che, dopo la funzione, avrebbe luogo una speciale riunione, in cui illustri e zelanti signori laici parlerebbero specialmente dell'Omaggio Internazionale consistente nell'erezione in Valsalice, ov'è la sede delle Missioni Salesiane e la tomba di Don Bosco, d' una Chiesa Monumentale in onore di S. Francesco di Sales. E con bellissime e toccanti parole invita tutti i presenti a parteciparvi.

Cantati quindi due altri bellissimi mottetti ed il Tantum .Ergo, venne solennemente impartita la benedizione del SS. Sacramento da S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo , che si degnò poi di presiedere ancora l' adunanza, tenutasi subito dopo la funzione in una sala dei locali attigui alla Chiesa di S. Giovanni Evangelista, ove sull'Omaggio Internazionale pronunziò splendide ed acclamate parole il Marchese Filippo Crispolti, evocando ricordi dolcissimi sulle relazioni tra la patria di San Francesco di Sales e quella di Don Bosco. Vibrati ed efficaci accenni sui mezzi pratici di promuovere l'Omaggio soggiunse l'Avv. Enrico Alloati, e con brevi, ma felicissime parole di Monsignor Arcivescovo si chiuse la consolante e indimenticabile riunione. Così l'Italia Reale-Corriere Nazionale del 3 febbraio.

Per la storia qui accenniamo pure a due altre Conferenze promosse dal Comitato Promotore nella Domenica 15 gennaio scorso. La prima fu tenuta nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino dal R.mo Teol. Can. Antonio Berrone, e la seconda nella Parrocchiale di S. Francesco da Paola pure in Torino dal R.mo Can. Eugenio Vallega. Furono un nuovo incremento di azione a favore dell' Omaggio.

BOLOGNA. - Incremento meraviglioso. - L'Opera Salesiana in Bologna progredisce sempre più e in modo veramente mirabile. Nel breve giro di pochi anni, mercè l'attività costante dei Cooperatori Bolognesi, oltre l'Oratorio S. Carlino, sorse a Porta Galliera un grandioso Istituto, che, inaugurato solo quest'anno scolastico, conta già 200 e più convittori. Uno sviluppo così prodigioso ci dice un mondo di cose, che ben vorremmo segnalare ai nostri lettori, per entusiasmarli ad imitare lo slancio e l'ardore dei Bolognesi nel cooperare all'Opera di D. Bosco; ma, per non venir meno allo scopo ed alla brevità propostaci, ci limitiamo a riferire dal giornale l'Avvenire il resoconto della conferenza tenutasi la Domenica 19 febbraio nella Chiesa della Santa.

Qualche tempo prima dell'apertura dell'adunanza; i convittori dell'Istituto di P. Galliera attraversarono la città per recarsi sul luogo della Conferenza. Erano 200 e più bambini divisi in 7 od 8 compagnie, dirette dal rispettivo maestro, e formanti tutti insieme una lunga colonna, che marciava ordinatissima e coll'allegro chiaccherío attraeva sul suo passaggio l'ammirata attenzione dei cittadini. In chiesa essi presero posto sulla cantoria ed in uno dei bracci laterali, essendo l'altro riserbato ai componenti il Comitato e la navata principale agli altri invitati. Dopo le preci d'uso, colle quali l' E.mo Cardinale Arcivescovo aprì la seduta, i piccoli cantori diedero bella prova della loro educazione musicale, coll'eseguire in modo inappuntabile una bellissima Ave Maria.

Salì quindi sul palco il Rev.mo Monsignor Carpanelli, che con la facondia e l'eleganza che gli è propria, stese un' esatta relazione dell'Opera Salesiana nella nostra città. Ecco un brevissimo sunto dei suo elaborato discorso.

Annunziata la sua elezione a Direttore Diocesano de' Cooperatori, commemora con nobili parole il suo predecessore Mons. Evaristo Zanasi, deceduto il 18 febbraio dello scorso anno. Delinea quindi con chiarezza e precisione gli obblighi de' Cooperatori Salesiani, insistendo particolarmente sul loro dovere d'intervenire alle Conferenze Salesiane che si terranno ogni anno nella solennità di Maria Ausiliatrice ed in quella di S. Francesco di Sales. « Se però (egli dice) voi non avrete costante l'abnegazione per intervenire alle riunioni, vi cullerete sì nell' idea gradita di essere Cooperatori Salesiani, ma nel giorno della morte vi cruccierà la tema d'essere stati rami inutili di un albero meravigliosamente fecondo, che stende benefica l'ombra su tutto lo parti del mondo, »

Passò quindi a dar breve relazione sul molto che s'è fatto e sul. moltissimo che resta a farsi.

Vigoreggia l'Oratorio di S. Carlino, frequentato da ben 600 fanciulli assistiti da 6 Salesiani ed ammaestrati nel Catechismo dai bravi giovani del Circolo Universitario Cattolico, ai quali è gradito scendere dalle altezze non sempre cristiane dell'insegnamento universitario per confondersi coi figli del popolo ed istruirli nelle verità religiose. È inoltre sorto quasi miracolosamente l'Istituto, il cui disegno altri disse più che ardimentoso, addirittura audace e presso che fantastico, allorchè D. Viglietti l'espose per la prima volta nella Basilica di S. Domenico il 20 dicembre 1896.

Ed a chi è da attribuirsi sì rapido svolgimento dell'azione salesiana in Bologna, che cinque anni innanzi non conosceva l'Opera di D. Bosco che per fama? Ai signori Cooperatori e Cooperatrici; all'Era. Cardinale, che ai Salesiani fu ognora largo di consigli sapienti e di generose e reiterate elargizioni, effetto di privazioni, di sacrifizi e di sollecitudini pietose e continue. Si è fatto molto, ma non tutto. Il Direttore dell'Istituto Salesiano afferma essere urgente l'impianto d'una Tipografia, per cui occorrono 18.000 lire. E con questa somma occorrono altre 70.000 lire per saldare il residuo debito per l'erezione del fabbricato. E tutto ciò occorre non presto ma... subito. « E voi (afferma Monsignore) gliele darete ! Ed insieme al denaro, darete commissioni di vestimenti ai sarti, di scarpe ai calzolai, di mobili ai falegnami, di stampe ai tipografi, addimostrandovi così tutti copie veraci della Provvidenza Divina, la quale avrebbe fatto ben poco creando gli esseri e le cose, se con una seconda e continua creazione non li conservasse e non li ponesse in grado di raggiungere il fine, per cui ebbe loro data l'esistenza e la vita ».

Dopo di che prende la parola l'Em. Cardinale, attirandosi subito la più viva attenzione anche di quei vispi fanciulli, che nelle sue parole sentono l'accento ed il cuore di Padre. E padre veramente benissimo si dimostrò S. E. nel lungo discorso che ci duole non poter qui riferire testualmente. Ne accenneremo però alcuni tratti.

S. Em. afferma che l'elezione fatta del Direttore Diocesano non poteva riuscire più opportuna e saggia, avendo Mons. Carpanelli date troppe piove di conoscere perfettamente lo spirito dell'Istituzione e di zelarne con vero intelletto d'amore gli interessi. Si compiace che Mons. Direttore abbia ben compresi i doveri dei Cooperatori, primissimo tra i quali si è l'obbligo di intervenire alle due Conferenze annuali.

Vincolo tra i Cooperatori è bensì vero esser il Bollettino Salesiano, ma questo tratta dell'Opera Salesiana in generale, mentre invece nelle Conferenze si trattano gl'interessi locali, i quali noi dobbiamo particolarmente tenere avanti agli occhi.

Passa quindi a parlare della dignità e del vero spirito della pia Istituzione dei Cooperatori Salesiani, colla quale D. Bosco si prefisse di crearsi attorno un Terz'ordine sui generis; e questo egli osa affermare esser assai più e meglio degli altri terz'ordini dei diversi Istituti religiosi. Mentre infatti questi si accontentano di prendere del relativo Ordine, di cui sono quasi un'emanazione, quella parte di spirito ch' è consentaneo colle condizioni in cui si trova chi vive nel secolo, quello Salesiano si prefigge di cooperare direttamente alle opere di carità proprie degli stessi Salesiani : D. Bosco insomma, visto esser troppo scarsi i suoi figli al compimento dei suoi grandiosi disegni, volle chiamar in loro aiuto i Cooperatori. Nell'Opera Salesiana avviene ciò che si vede nella costruzione di un grande edifizio : oltre agl'ingegneri, ai capi-mastri, ai muratori, occorre uno stuolo di manuali, che altro non fanno se non porgere calce, pietre, mattoni, legnami, somministrare insomma le materie che poi altri ordina allo scopo prefisso del costruttore. Nè è a dirsi che la parte loro sia moti necessaria! Essa è più umile, ma è al pari dell'altra assolutamente indispensabile. S. E. esorta perciò caldamente tutti i Cooperatori ad unirsi compatti nel coadiuvare i Salesiani nell'educazione di tanti fanciulli.

I mezzi sono molti e svarìati sì nell'ordine morale che nel materiale. L'Istituto è sorto in mezzo alla meraviglia generale ed è là, nella serietà ed imponenza della sua mole, nell'eleganza e classicità delle sue linee ad attestare a chi tacciava tal'opera come impossibile, che a Bologna non mancano i cuori generosi, che per le opere di carità e religione sanno imporsi anche gravi sacritizi. E l'Istituto creato dalla carità Bolognese è già presentemente il più importante e grandioso della città, raccogliendo più di 200 giovani. È poi ozioso l'osservare che tal numero di ricoverati importi gravissime spese pel mantenimento, alle quali dovranno provvedere i Cooperatori. S. E. con bellissimo slancio d'affetto applica all'Istituto la promessa fatta al Giusto : Angelis suis Dominus mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis. L'Istituto Salesiano è affidato ai Cooperatori di Bologna, perchè essi quali Angeli tutelari lo custodiscano ed aiutino nelle di verso fasi del suo sviluppo.

« E voi cari Salesiani, (termina S. E.) voi, amatigiovani, non temete! Il buon Dio vi ha affidati a chi saprà imitarvi ne' sacrifizi e non vi negherà giammai il suo soccorso. Ed è per unirvi in questa santa fratellanza, ch'io do di cuore a tutti la mia benedizione. »

I piccoli cantori eseguirono un Salutaris Hostia e quindi un Tantum Ergo con quello stesso buon gusto e valentia già dimostrati nell'Ave Maria. E così colla benedizione del SS. ebbe fine la simpatica riunione.

Fin qui l'ottimo Avvenire nel suo numero del 12 febbraio.

Per parte nostra aggiungiamo le più sincere congratulazioni per l'elezione di Mons. Carpanelli a nostro Direttore Diocesano ed i più cordiali ringraziamenti a S. E. il Cardinale Arcivescovo per le continue ed ormai innumerevoli prove della stia paterna singolarissima affezione verso i figli di D. Bosco. A tutti i benemeriti Cooperatori e Cooperatrici Bolognesi poi il nostro plauso, la nostra sincera ammirazione e l'assicurazione di particolari preghiere per loro dinanzi all'altare della taumaturga Madonna di D. Bosco.

MILANO. - Condoglianze. - Il lavoro assiduo dei zelanti nostri Cooperatori Milanesi c'interessa al sommo e sempre desideriamo di poterne dare particolareggiata relazione ai nostri lettori; quest' anno però con nostro rammarico dobbiamo accontentarci di spigolare solo alcune notizie dalla cronaca dei giornali locali. La dolorosa perdita fatta di questi giorni dal R.mo D. Pasquale Morganti, anima e vita di tutta l'azione salesiana a Milano, nella persona del fratel suo dolcissimo D. Enrico, esemplare sacerdote salesiano, gli rese impossibile qualsiasi speciale relazione. Quindi noi, mentre ci facciamo un dovere di inviare al carissimo Don Pasquale le nostre sincere e vive condoglianze, diciamo, con l'Osservatore Cattolico, quanto si fece a Milano per l'anniversario di Don Bosco e per la prescritta Conferenza.

- Undicesima Commemorazione di D. Bosco. - Il 31 gennaio scorso i nostri Cooperatori -Milanesi, nonostante il brutto tempo, convennero numerosi in Santa Maria Segreta per suffragare l'anima del loro gran Padre e, come leggevasi sul cartello, per ottenergli la perfetta gloria. La musica fu assai gustata, come era da aspettarsi dalla nota valentia sia del maestro compositore Cervi, come dalla Schola Cantorum dell' Istituto S. Ambrogio da lui diretta con felicissimo esito.

Ma grande impressione fece sul distinto uditorio la parola colta e scorrevole del Sac. Antonio Simonetti, Prof. nel Seminario e Consigliere Municipale di Biella. Premesso nell' esordio che per la prosperità sociale non basta soddisfare alle ragioni della stretta giustizia e dell' equità, ma occorrervi anche la carità, stabilì per tesi del suo discorso come Don Bosco fu in tutta l'opera sua Apostolo d'amore e di pace fra le classi sociali. Svolte quindi con acume e chiarezza singolare alcune considerazioni sulla impossibilità di sopprimere le diverse classi sociali, l'oratore descrive D. Bosco come intermediario e paciere fra ricchi e poveri, sapienti ed idioti, nobili e popolani, virtuosi ed abbietti. Chiuse con una calda apostrofe a Milano , della cui serietà ed intraprendenza si dichiara ammiratore, e che riportiamo qui come ce la possiamo ricordare. « Tutta l'Italia guarda a voi, o Milanesi ! Ieri vi guardava piangendo ; oggi vi guarda sperando... Sul campo ove erra il fantasma della rivoluzione, non tanto della rivoluzione minacciata, quanto della rivoluzione possibile, ergete un monumento d'amore e di pace fra le classi sociali : non un monumento nato da volgari e passeggiere paure , ma vitale ed eterno, frutto della carità di Cristo, che versò il sangue per tutti dall'alto della croce : un monumento più splendido del vostro duomo, meraviglia del mondo, un monumento che sorga vessillo di salute alla patria ed all' umanità. » In quest'apostrofo dell'illustre conferenziere, ci pare intravvedere un caloroso appello ai Milanesi perchè aderiscano compatti all' Omaggio Internazionale all'Opera di D. Bosco, vero monumento morale d' amore e di pace, perche questo mondiale plebiscito promosso dalla Stampa Cattolica è destinato a ridire a' secoli futuri l'unione e la concordia di tutte le nazioni e classi sociali nel nome venerato di D. Bosco.

- Benedizione del 20 Oratorio festivo: Conferenza. - La Conferenza prescritta ai Cooperatori per la festa di San Francesco di Sales a Milano venne stabilita per il 16 febbraio. Al mattino nell'Istituto S. Ambrogio S. E. il Card. Arcivescovo benedisse solennemente il nuovo Oratorio festivo eretto nella seconda ala di fabbrica compiuta con premurosa sollecitudine dall' impresa costruttrice. Intervennero in buon numero i Membri del Comitato e le signore Cooperatrici. La bella funzione, accompagnata da accurate ed ottime esecuzioni musicali e dal caro rito della cresima amministrata ad una bambina del Principe Emanuele Gonzaga, fu seguita da un discorso del Cardinale Arcivescovo, denso di idee feconde e improntato a quella paterna benevolenza e a quell' affetto speciale che l'amato Pastore si compiace sempre generosamente di dimostrare alle Opere Salesiane e ai figli di D. Bosco.

Parlò pure, continua l'Osservatore Cattolico, assai efficacemente quel brillante oratore che è il Sac. Prof. Simonetti di Biella, il quale nel pomeriggio tenne ai Cooperatori nella chiesa di San Celestino una speciale conferenza per la festa del loro grande Patrono S. Francesco di Sales. Fu una pittura, piena d'espressione e di vigore, dell'opera religiosa e sociale del Santo della dolcezza, detta con fine arte oratoria, aliena da vani fronzoli accadervici e nutrita di forti concetti. Il prof. Símonetti seppe sopratutto mettere luminosamente in luce il carattere del Santo, pieno di soavità, ma cristianamente franco e gagliardo.

Il nuovo Oratorio festivo, il secondo diretto dai Salesiani in Milano, comincierà subito ad accogliere nei giorni festivi i numerosissimi fanciulli che sciamano nelle vie del popoloso quartiere di S. Gioachino.

Iddio e la Vergine di D. Bosco benedicano e fecondino questo nuovo campo affidato alle cure dei nostri fratelli Milanesi e spargano i loro più eletti carismi sopra tutti i nostri esemplari benefattori della capitale lombarda.

GENOVA. - Festa di S. Francesco di Sales ed anniversario di D. Bosco. - Colla solita pompa e scelta musica si celebrava nella Chiesa salesiana parrocchiale di S. Gaetano in San Pier d'Arena la festa di S. Francesco di Sales. Pontificava Mons. Francesco Olcese, Protonotario Apostolico e Arciprete della Chiesa matrice di S. Maria della Cella. Il Rev.mo D. Giovanni Battista Zarollo, Curato a Morego , disse eloquentemente il panegirico dell'Apostolo del Chiablese. Il ceto operaio mattino e sera accorse numerosissimo e molti fedeli si accostarono alla sacra mensa.

Il giorno 31 gennaio ebbe luogo nella suddetta Chiesa il solennissimo anniversario della morte del Padre nostro, con gran numero di comunicanti alla Messa cantata.

- Conferenza Salesiana a San Siro. - Nella Chiesa poi di S. Siro in Genova, il 7 febbraio, si tenne la prescritta conferenza, ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane, che intervennero abbastanza numerosi non ostante il cattivo tempo. Le offerte raccolte furono generose, quali dovevano aspettarsi dal cuore caritatevole dei Genovesi. Il conferenziere D. Alfredo Marsano, Arciprete prete V. F. di Rivarolo Ligure,- vero zelatore e ammiratore delle Opere di D. Bosco, pronunciò un forbito e cordiale discorso. Dipinse maestrevolmente come sovra una tela Don Bosco educatore del popolo, colle sue istituzioni, Collegi, Ospizi, Oratorii festivi, Missioni. Disse conte Don Bosco non contento di promuovere l'educazione cristiana in mezzo ai giovanetti coll' opera dei suoi Salesiani, istituì le Figlie di Maria Ausiliatrice, perchè altrettanto facessero nell'educazione delle giovanette. Inoltre mostrò quale potente aiuto egli ebbe nelle sue eroiche imprese dai Cooperatori e dalle Cooperatrici, da lui chiamati in suo sostegno per consiglio dell' immortale Pontefice Pio IX e con le reiterate benedizioni del sapientissimo suo successore Leone XIII.

La musica in queste tre sacre funzioni, eseguita dai giovanetti dell'Ospizio Salesiano di Samplerdarena, sotto la direzione del maestro Noceti, incontro il gradimento di tutti.

- Commemorazione accademica. - Il Comitato Genovese poi per l'Omaggio Internazionale promosse una riuscitissima accademia musico-letteraria, che ebbe luogo la sera 11 scorso febbraio alla Colombo in via Lomellini. Il programma (1), scrive l'ottimo giornale cattolico genovese l'Eco d'Italia (2), ben ideato ed egregiamente svolto ebbe il plauso di tutti. La sezione mandolinistica del Circolo San Filippo Neri, diretta dall'esimio M. Belitendi, aprì e chiuse la serata con due bellissime sinfonie. Gli egregi Avv. Ricci all' inizio e Butteri in fine, dissero brevi, ma bellissime e saggie parole sull'opera insigne del grande Apostolo della gioventù. Il bravo M. Sivori accompagnò al pianoforte il violinista Storti ed il valente tenore Quezzi , il quale cantò con rara abilità una romanza dì Verdi ed un' aria del Boito. L' amico Avv. G. Dellepiane declamò con sentiti accenti e con arte squisita una poesia di Carlo Canevello, poeta giovane e pur robusto, a Maria Ausiliatrice ed un'altra Il Missionario Salesiano, composta dallo stesso Dellepiane, non meno bella e squisita. L' egregio M. Lorenzo Parodi coi suoi bravi alunni ed alunne della Società Genovese di musica sacra rese l'accademia più gradita e simpatica. Che dire poi del discorso dell'illustre P. Parisi, tornato a rivivere su questi liguri lidi, che tanta somiglianza hanno con quelli della sua natia Partenope ? Riassumerlo è cosa ardua. Dolenti di non poterne dare, anche per motivi di spazio, un pallido cenno, facciam nostro il desiderio espresso da molti che la conferenza sia stampata in una agli altri lavori dell' accademia e così tutti possano leggere e gustare la voce cordiale degli ammiratori di D. Bosco.

(1) PARTE PRIMA: 1. Marcia S. Filippo, Sezione Mandolinistica del Circolo San Filippo Neri. - 2. Reverie per violino, Sig. Pellegrino Storti. - 3. L'Omaggio a D. Bosco. Brevi parole dell'avv. L. Ricci. - 4. L'Annunciazione, per mezzo soprano (sig.na Luigia Garibaldi) e coro di soprani e contralti. - 5. Auxilium Christianorum, ora pro nobis, poesie. - Discorso del Rev. Padre Francesco Maria Parisi.

PARTE SECONDA : 1. Adoramus te, a 4 voci, del Palestrina. - 2. Il Missionario Salesiano. - 3. Ave Maria per soprano (sig.na Musso) e coro di soprani. - 4. Melodia per violino, Sig. Pellegrino Storti. - 5. Romanza per tenore. - 6. Reverie per mandólini - Parole di chiusa.

(2) Abb. annuo L. 16. Direzione: Via Goito, Genova.

ALASSIO. - Accademia in onore di S. Francesco di Sales e di D. Bosco. - Onore alla nobile iniziativa! Gli alunni del Liceo Municipale di Alassio, ascritti alla Compagnia del SS. Sacramento, si fecero promotori di una solenne accademia musico-letteraria a S. Francesco di Sales e a D. Bosco per concorrere in qualche modo all'Omaggio Internazionale.

Questo assai ben riuscito trattenimento ebbe luogo il giorno 4 dello scorso febbraio; ed il R.m° D. Cerruti, che lo presiedeva, fece una interessante conferenza. La questua fu raccolta per l'erigenda Chiesa di Valsalice. Non avendo potuto aver di più, riferiamo qui sotto l'attraente programma (1); intanto mandiamo di cuore un plauso ai valorosi giovani che danno già tante belle speranze di una vita tutta attività ed energia per il bene della società.

(1) PROGRAMMA. - 1° Sonata d'Introduzione.

2° Dedica. Giuseppe Nobili - 3° Corso Liceale.

3° I primi anni di S. Francesco di Sales. Cantoni L. 4° Francesco di Sales studente. Mario Maggiorato.

5° Dinanzi al quadro di San Francesco di Sales venerato nella Chiesa del Collegio. Arturo Saccani.

6° Ave Maria per baritono. Pacini.

7° Francesco di Sales abbandona il mondo. C. Rocca.

8° Francesco di Sales apostolo del Chiablese. G. L. Petrilli.

9° Francesco di Sales e la Carità Cristiana. Giuseppe Magistris. 10° Preghiera al S. Cuore, Duetto. Galli. 11° Santità di S. Francesco di Sales. Alberto Morteo. 12° Da mihi animas ccetera tolte. Erminio Olivieri. 13° S. Francesco di Sales e D. Bosco. Vincenzo Neri. 14° Marcia finale.

PISA e dintorni. Per opera del Rev.m° Can.° Zucchelli, zelante Direttore Diocesano dei nostri Cooperatori della città e diocesi di Pisa, il nostro conferenziere Teol. Giulio Barberis tenne conferenza a Pisa e nei grossi borghi vicini, come a Cascine, a Pietra Santa, a Vico Pisano, a Bientina, a Calci, a Pontedera, per l'Omaggio internazionale. Non solo fu ricevuto entusiasticamente da quei Cooperatori, ma tutti vollero udire le calde sue parole su D. Bosco e sulle Opere Salesiane; di modo che convenne compiacerli e tenere la conferenza nella Chiesa parrocchiale che riuscì in ogni luogo stipatissima di fedeli. La gioia che provavano quei buoni terrazzani in udire, per la prima volta forse, parlare di tali opere si vedeva loro scritta sul volto; e tutto quel giorno e nei giorni consecutivi non s'udiva parlare d'altro che di D. Bosco. Se non furono troppo copiose le elargizioni, perche quei poveri abitanti sono stracarichi di altre spese ed i momenti per loro passano cattivi, si vide però la buona volontà di tutti, poichè tutti mettevano a gara il proprio contributo, non fosse che di pochi centesimi; tutti vollero concorrere per dimostrare il loro affetto a D. Bosco ed alle Opere Salesiane.

A Pisa la conferenza privata, presieduta da Monsignor Arcivescovo, fu assistita da alcuni signori della maggior importanza, tra i quali due Professori della R. Università. Uno di essi, il Prof. Toniolo, gentilmente si profferse a prendere la parola, dopo la conferenza, per ringraziare il Teol. Barberis delle belle cose dette e calorosamente fe' appello ai congregati, perchè aiutassero le Opere Salesiane , contribuissero all'Omaggio Internazionale a D. Bosco e sostenessero in modo particolare la Casa Salesiana di Pisa, aperta da poco più di un anno, ma che già ha portato assai buoni frutti.

LIVORNO. - La Croce Pisana, ottimo periodico cattolico, scrive nel suo numero del 12 febbraio : « Mons. Giulio Matteoli, Vescovo di Livorno e grande antico dei Salesiani, udendo quanto si faceva nell'Archidiocesi Pisana, non volle che la sua città fosse priva d'una conferenza tanto Conferenza del M. Rev. Sig. Dott. D. F. Cerruti.

utile; per cui pregò caldamente l'eloquente conferenziere a recarsi pure in quella sua città e dispose per due conferenze: una privata in una grande sala del Seminario per promuovere un Comitato allo scopo di far erigere in quella città una stabile Casa Salesiana non avendo finora che un Oratorio festivo, e l'altra pubblica nella Chiesa di S. Benedetto, per far conoscere l'Opera Salesiana e per promuovere le offerte all'Omaggio Internazionale a D. Bosco. Le due conferenze ebbero luogo martedì, 7 febbraio, con un effetto proprio straordinario. Noi ci congratuliamo coll'illustre conferenziere, e rendiamo grazie al Signore, perche anche nella gentile Toscana hanno preso tanto sviluppo le offerte per l'Omaggio Internazionale.

PAVIA. - Le Conferenze. - Il R.m° Preposto di S. Maria del Carmine, D. Francesco Mariani, solerte e benemerito Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani Pavesi, ha pure lavorato efficacemente per l' Omaggio Internazionale. Dispose che apposito conferenziere tenesse conferenze nelle principali chiese della città, mentre egli con privato, ma assiduo lavoro preparò gli animi alla costituzione d'un attivo Comitato locale.

Premessa questa doverosa dichiarazione, lasciamo la parola al Presidente del Circolo Universitario Cattolico S. Severino Boezio a Pavia, l'esimio Sig. Vico Necchi, il quale in data 6 febbraio così scriveva all'Italia Reale di Torino

« È fra noi il M. R. Sac. Abbondio Anzini, il quale lavora per ottenere che anche Pavia partecipi all'Omaggio, che il inondo s'appresta a tributare al Santo Patrono della Stampa Cattolica nel nome venerato di D. Bosco.

» Già parecchie conferenze tenne il giovane e valente oratore: in Duomo, trattando della carità nel pensiero e nell'azione di D. Bosco; a S. Francesco, lo spirito del Vangelo nell'Opera Salesiana; a S. Michele, la Gioventù Operaia e Don Bosco; a S. Teresa, La Vergine Ausiliatrice e D. Bosco.all'ex-teatro Re, per cura del Circolo San Severino Boezio, trattando il cuore di D. Bosco e l'Azione cattolica, e finalmente al Carmine dove parlò per oltre un'ora dell'apostolato cattolico nelle Missioni Salesiane.

» I cittadini Pavesi risposero alle fatiche del conferenziere in modo davvero consolante, sia affollando le vaste aule, sia dando generosamente l'obolo della loro carità, e sia sopratutto con la costituzione del « Comitato Pavese per l'Omaggio Internazionale al Celeste Patrono della Stampa Cattolica e dell'Opera di D. Bosco. »

- La Costituzione del Comitato Pavese. - Il Ticino, giornale della città e Provincia irrigata da detto fiume, dopo aver accennato in che consiste quest'Omaggio ed alle varie conferenze tenutesi prima a Pavia, così ne annunziava la costituzione

« Numeroso era l'uditorio anche alla conferenza che lo stesso oratore tenne mercoledì 8 febbraio, nel salone della nostra Società Operaia Cattolica, gentilmente concesso. Il conferenziere svolse il tema: Il cuore di D. Bosco e l'azione cattolica. Con parola calda, giovanilmente vivace e tutta spirante figliale affetto pel venerando fondatore dei Salesiani, tratteggiò la figura soave di lui e prese a dimostrare tutta la grandiosità del disegno di Don Bosco. Disegno eminentemente sociale, perchè, tendendo a rigenerare la gioventù, prepara alla patria non solo, ma al mondo generazioni profondamente cristiane. Disse della vastità dell'azione salesiana , non ristretta da confini di nazione, ma estendentesi a tutti i continenti. Infine rievocò un dolcissimo aneddoto molto caratteristico della, vita di D. Bosco, quando, mosso a pietà dei giovanetti racchiusi nella casa di correzione di Torino, chiese ed ottenne dal ministro Urbano Rattazzi di poterli condurre a fare una giterella e senza accompagnamento di carabinieri. E con grande meraviglia del direttore, alla sera neppur uno di quei poveretti mancò all'appello. Conchiuse invitando la cittadinanza pavese a partecipare all'Omaggio Internazionale a S. Francesco di Sales, Patrono della Stampa Cattolica in memoria di D. Bosco, dando un obolo per l'erigendo tempio monumentale di Valsalice.

» Seduta stante fu nominato il Comitato Pavese (1), la cui costituzione così veniva comunicata al Comitato Promotore in Torino dall'illustre Avv. G. Cavallini, Presidente:

« Ho l'onore di partecipàre al Comitato Promotore dell' Omaggio Internazionale la definitiva costituzione del Comitato locale di Pavia e la viva parte che i cattolici pavesi intendono prendere a questa splendida manifestazione di fede e carità nel nome caro e venerato dell' immortale Don Bosco.

« Questo Comitato fu benedetto dal veneratissimo nostro Vescovo Mons. Agostino G. Riboldi, che si degnò prenderlo sotto l' alta sua protezione. Abbiamo scelto per sede delle nostre riunioni le sale del « Circolo Universitario Cattolico S. Severino Boezio » ed avremo tutta la sollecitudine per far sì che Pavia venga largamente rappresentata in questo mondiale Omaggio. Le adesioni già raccolte sono caparra di un felicissimo esito.

» Iddio benedica la nostra fatica e presto sorga a Valsalice il tempio dedicato al Salesio e ridica alle future generazioni tutto il nostro affetto per l'Opera di D. Bosco. »

Noi siamo sicuri che le speranze del Comitato Pavese diverranno presto una consolante realtà, tanto più che sappiamo come in Pavia si stia lavorando alacremente per costituire pure una Commissione di Dame Patronesse per raccogliere le adesioni al Comitato Generale dell'Omaggio Internazionale. Facciamo voti che il nobile esempio di Pavia sia incitato da altre città e sorgano molti Comitati locali per l'Omaggio Internazionale della Stampa Cattolica.

- Undecimo anniversario di D. Bosco. - Il 31 gennaio i nostri Cooperatori e Cooperatrici Pavesi intervennero numerosi al mesto rito anniversario compiutosi nella Chiesa di S. Teresa fuori Porta Garibaldi. La distanza, ma più che tutto il tempo pessimo, non permise a molti di intervenirvi; ma ciò non tolse che riuscisse commovente e cara questa figliale funzione. Cantò la Messa solenne il Rev.mo Don Mariani, Prevosto del Carmine, e prima delle esequie il nostro conferenziere disse l'elogio funebre e la pietà figliale bellamente armonizzata con la fede viva di tutti i presenti innalzò al trono di Dio i voti e le preci comuni.

(1) Desso Comitato è riuscito così composto: - Presidente: Avv. Giuseppe Cavallini. - Vice Presidenti : Sig. Vico Necchi, Pres. del Circolo Universitario Cattolico. e Sig. Giovanni Manzoli. - Tesoriere: Sig. Damaso Nascimbene. - Segretari. Dottor Giuseppe Ferrari, Sig. Domenico Pinetti, Sig.. Antonio Bazzano. - Patroni: Mons. Gaetano Battanoli, Prevosto della Cattedrale ; D. Salvatore Bertolasio, Preposto R. Basilica San Michele ; D. Giovanni Rovida, Preposto di S. Francesco ; Don Francesco Mariani, Preposto S. Maria del Carmine ; D. Pietro Beretta, Preposto di S. Teodoro; Don Leopoldo Cornalba, Proposto S. Primo e Feliciano; Don Domenico Vaj, Preposto di S. Maria in Betlem, - Membri: Sig. Giuseppe Rovida (Parocchia S. Primo); Sig. Prof. Carlo Santamaria (S. Franc ); G. C. Francesco Dagna (Parrocchia del Carmine); Sig. Battista Cambieri (Parr. S. Francesco); Sig. Paolo Ferrari (Duomo); Signor Castellini, Pres. Comitato Parrocchiale di S. Michele; Sig. Pietro Rodolfi S. Michele); Sig. Domenico Ferrari (S. Teodoro); Sig. Paolo Vecchio (S. Maria in Betlem); Sig. Domenico Negri S. Maria In Betlem.

BELGIOIOSO (PAVIA). - Sappiamo che il 6 febbraio, grazie all'operoso zelo del R.mo Provosto, D. Angelo Scotti, nella Chiesa parrocchiale di Belgioioso il M. R. D. Luigi Porta tenne pure un'importante conferenza per l'Omaggio Internazionale. Così al movimento dei centri principali fa eco eziandio quello più modesto, ma assai più importante delle popolose borgate di provincia.

PIRANO (IsTRIA). - Nel giorno di S. Francesco di Sales si tenne la prescritta conferenza dal Decurione Salesiano Can. Giorgio Maraspin. Parlò diffusamente dei Cooperatori Salesiani, e mentre negli anni scorsi si era soliti tenere la Conferenza in sala privata, quest'anno si tenne in pubblica Chiesa.. Durante la conferenza si fece la prescritta colletta, che unitamente ad altri importi pervenuti allo zelante nostro Decurione ammonta alla somma di 11 fiorini.

MONEGI.IA. - L'ottimo Decurione dei nostri Cooperatori di Moneglia, D. Odorico Malvino, Curato, così ci scrive: « Lode a Dio. L'Opera dei Salesiani in questa. deliziosa borgata va ogni dì più guadagnando terreno. È il trionfo del bene, della Religione, della Carità. Certo, se l'Istituzione dei Cooperatori Salesiani prende piede in un popolo, è tutto un rifiorire di ogni più bella virtù. Che i Monegliesi adunque vadano sempre avanti e la felicità sarà con loro, aleggerà su di essi la protezione del cielo, insomma Dio sarà con loro.

« Bella, consolante , numerosa fu la Conferenza del 29 gennaio di quest'anno, tenuta nella Canonica del R.mo nostro Arciprete. In quell' adunanza di circa trenta persone riunite nel nome del Signore, pareva che un angelo dicesse a ciascuno: Opera santa è la tua , ne avrai gran mercè. Fu deliziosa quell' ora , fu bella , consolante, soave. Letto dal Decurione un breve discorso, venne spiegato quali obblighi incombano ai Cooperatori e quali favori possono godere : dopo di che, fatta ciascuno una spontanea offerta a sostegno delle Opere Salesiane, come nel none di Dio si erano adunati, nel nome di Dio si sciolsero. La somma raccolta fu assai graziosa.

» Che la gran Vergine Ausiliatrice e San Francesco di Sales, a cui onore fu tenuta la Conferenza, benedicano i buoni Monegliesi Cooperatori Salesiani. »

ASTI. - Riceviamo da un nostro Cooperatore quanto segue : « Nella Parrocchia di S. Silvestro, ove fanno centro i Cooperatori Salesiani , il 29 gennaio si fece la festa di S. Francesco di Sales. Il Direttore Diocesano, lo zelante D. Secondo Gay, chiamò a tenervi l'annuale Conferenza il Rev.mo Teol. D. Sebastiano Sillano, dottore in belle lettere e filosofia, prof. nel Seminario diocesano. Egli da pari suo svolse assai bene il tema su Don Bosco, tratteggiandolo come Apostolo della gioventù nella fondazione dei suoi Oratorii ; Apostolo degli operai nelle molteplici scuole serali e diurne pei medesimi ; Apostolo di Cristo colla falange di Missionari che ogni anno in ogni parte della terra ad annunziar la buona novella invia dal Collegio di Valsalice , ove sta scritto sulla sua tomba : Evangelizare pauperibus misit me.

Chiuse la funzione colla benedizione del Santissimo, impartita dal Ven.mo Can. D. S. Rossetti, Rettore del Seminario, il quale è legato da dolci ricordi colla famiglia salesiana. Noi facciamo voti che i Cooperatori Salesiani d'Asti si mostrino ognor più affezionati e solleciti nell'intervenire a queste benemerite Conferenze. »

VERONA. - Togliamo dal Verona fedele del 27 scorso gennaio : « Si direbbe quasi quasi che il diavolo l'ha pattuita con gli elementi per disturbarci sempre la conferenza salesiana; in maggio temporale ed acquazzone; in gennaio o neve, o vento , o pioggia , o tutto insieme. E così fu ieri ; dopo una stagione eccezionalmente bella, ecco da due giorni acqua e vento a piacere, sì che parecchi de' men disposti e per il brutto tempo e per la lontananza furono costretti a non venire. Speriamo però che o avranno mandato o manderanno il proprio obolo ; una cartolina vaglia - e molto meglio se di venti lire - non patisce le intemperie.

» Tuttavia la festa di ieri riuscì devota e decorosa. Alla mattina vi fu per tempo la Messa di divozione, alla quale ciascuno - nessuno eccettuato - grandi e piccoli, s'accostò con esemplar devozione alla S. Mensa , predisposti a ciò da quattro sacerdoti, che la sera innanzi ascoltarono le confessioni. Alle 9 1/2 il prof. D. Scapini cantò la Messa; breve, sacra e ben eseguita da numeroso coro la musica, una messa a quattro voci del Turner. Poscia , fatta breve lettura , il Rev.mo Arciprete di Fumane, Don Antonio Orlandi, lesse un bellissimo discorso, pieno di appropriate osservazioni, mostrando qual sia il vero sistema di educazione e come questo sistema sia seguito dai figli di Don Bosco. Terminò con parole caldissime raccomandando l'Istituto veronese alla carità dei cattolici. Con la benedizione del SS. Sacramento la bella festa si chiuse. »

Noi, ricordando con piacere come l'anno scorso i nostri benemeriti Cooperatori Veronesi siano stati i primi ad ideare e promuovere l' Omaggio a D. Bosco nel 10° anniversario della sua morte, ci ripromettiamo di veder costituito un Comitato per l'Omaggio anche a Verona.

ALESSANDRIA. - Mentre con vera soddisfazione apprendiamo che in questa città si sta lavorando alacremente per la definitiva costituzione del Comitato per l'Omaggio Internazionale, non possiamo non accennare all' esito della prescritta conferenza salesiana tenutasi il 2 febbraio nel grandioso ed artistico duomo.

» Nonostante il bruttissimo tempo, scrive l'Ordine (1) nel numero del 4 febbraio , convennero numerosi i cittadini in duomo ad udire la sentita ed efficace parola del conferenziere Sac. Abbondio Anzini. Vorrem pure , anche solo per sommi capi, riassumere la riuscitissima conferenza ; ma se per una parte la tirannia dello spazio vi si oppone , per l'altra sarebbe un guastarla. Accennerem di volo all' argomento svolto, onde coloro, che non ebbero la fortuna d' assistervi , abbiano almeno una pallida idea di quanto disse il conferenziere.

» La carità, figlia primogenita di Dio, prima tra le virtù sorelle, ed il cuor di D. Bosco ecco la proposizione proposta. Con mano maestra descritto l'ambiente, nel quale si è trovato nei primi anni del suo apostolato D. Bosco , che intuì subito il rimedio opportuno da adoperare contro l'errore e la corruzione che cominciava giganteggiare per opera specialmente di uomini, i quali avevano fatto getto d'ogni fede e legge morale; parlò dello zelo ardente, della operosità specialissima adoperata dal grande apostolo a favore della gioventù. Sono i teneri cuori, diceva, le vergini menti, che debbono occuparci, assorbirci, e la società sarà salva. Don Bosco animato da quell'amore, che ha la sua sede in Dio , spese tutta la sua vita a vantaggio della gioventù. Per opera di D. Bosco sorsero gli Oratorii festivi, i laboratorii d'arti e mestieri, le scuole serali, i collegi, gli ospizii pei giovani orfani o di povera condizione, e cento e mille case ove centinaia e migliaia di figli del popolo ricevono il pane materiale, intellettuale e religioso. Disse dei Missionarii mandati alle lontane Americhe , del gran bene che ivi operano. Accennò all'istituzione delle Figlie di Maria Ausiliatrice e quale ne sia il principale scopo. Chiuse la conferenza con una bella perorazione esortando tutti ad iscriversi tra i Cooperatori e Cooperatrici Salesiane.

» Noi, che abbiam assistito a tutta la conferenza, non esitiamo a dichiarare che ne fummo ammirati, o ci auguriamo d' udirne altre simili fra non molto, persuasi che riescono di grande edificazione, e che fanno un gran bene alle nostre popolazioni. »

(1) L'Ordine, Corriere d'Alessandria bisettimanale. Abbon. annuo L. 6.00. - Rivolgersi Stab. Tip. G. Jacquemod e Figli. Alessandria.

CUNEO. - L' annuale conferenza dei Cooperatori Salesiani nella festa di San Francesco di Sales si tenne la sera del 26 gennaio nella Cappella privata del Vescovado e fu numerosissima. Parlò il sacerdote salesiano Don Pentore e con parole chiare e vive e con felici momenti di giovialità spiegò il contento che si deve avere nell' essere ascritto alla Pia Unione dei Cooperatori di D. Bosco e i doveri ch'essa importa. L'offerta raccolta per l'Omaggio fu generosa per ogni lato e noi ringraziamo tutti a nome del nostro Superiore, cui sta molto a cuore quest'Omaggio.

MANTOVA. - La Direzione del Comitato Salesiano di Mantova il 29 gennaio solennizzò nella Chiesa di S. Barnaba Apostolo la festa del santo Patrono della nostra Pia Unione. Questa festa fu ricordata con particolari atti di pietà e subito dopo la Messa del mezzogiorno la prescritta conferenza sulle Opere Salesiane di D. Bosco.

L' avviso sacro annunziante la festa portava queste nobili parole : « Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici e fedeli tutti che amate tali benefiche opere, venite anche per dare la vostra offerta al fine di soccorrerle. Qui nello scorso dicembre un gran numero di buoni si sono, e con ragione, oltremodo interessati dell'opera santa dei P. Michele da Carbonara, ne hanno ascoltata la parola e nelle sue mani hanno deposto generose offerte per la Missione, di cui è Prefetto Apostolico; ma i Salesiani, che nel mondo lavorano ugualmente alla salute delle anime, hanno pure diritto al nostro e al vostro aiuto. Venite dunque in gran numero e date prova di grande generosità.»

Confidiamo che al caldo appello abbia corrisposto largamente la cittadinanza. Il R.m° e zelante Arciprete Amos Marchesi, Direttore Diocesano, e tutti quei nostri Cooperatori s'abbiano i più sinceri ringraziamenti.

CUORGNÈ. - Una corrispondenza inviata da quest'importante centro del Canavese all'Italia Reale di Torino così si esprime

« Anche a Cuorgnè si è tenuta una solenne conferenza per l'Omaggio Internazionale a Don Bosco. L'oratore fu il salesiano D. Angelo Rocca, Missionario Apostolico, che seppe tratteggiare da maestro la nobile figura di Don Bosco ed il vasto poema delle istituzioni di questo grande apostolo. Prima e dopo la conferenza i giovani cantori del Collegio Salesiano eseguirono con squisita arte scelti pezzi di musica. D. Bosco è qui molto amato e conosciuto. Molti Cuorgnatesi furono allievi di Don Bosco ed alcuni si fecero sacerdoti del suo Istituto. Ora anzi i Salesiani stessi sono venuti a dirigere lo splendido nostro Collegio-Convitto con frutto grande della nostra gioventù e con soddisfazione di tutti. Ad ogni festa che ivi si celebri, ad ogni trattenimento drammaticomusicale, ad ogni accademia letteraria che vi si tenga è un grande accorrere di amici ed ammiratori, onde i figli di D. Bosco ne sono sempre più conosciuti ed amati. »

Tutto questo è ben consolante, ma non è tutto, poichè noi sappiamo che si sta lavorando efficacemente per costituire pure in Cuorgnè un Comitato por raccogliere le adesioni all'Omaggio e che presto ne verrà proclamata la definitiva costituzione in una prossima solenne adunanza.

CATANZARO. - Il Comitato Diocesano di Catanzaro ai primi dello scorso febbraio diramava il seguente invito: - « Ill.mo Signore, - Il Comitato Diocesano, considerando che l'Opera di Don Bosco in mezzo alla società è grandemente proficua all'azione cattolica, ha, dietro invito di parecchi Cooperatori Salesiani, stabilito di promovere nella chiesa di Montecorvino per giovedì prossimo una conferenza, nella quale spiegherassi lo spirito e l'estensione dell'Opera e si raccoglieranno anche delle offerte. Questo Comitato Diocesano invita V. S. Ill. ad intervenirvi alle ore 16.

- Pel Comitato il Presidente LORENZO ZINZI. »

Ci è sommamente cara l'iniziativa presa da cotesto benemerito Comitato Diocesano, e se non fosse troppo ardire il nostro ci augureremmo di vederlo convertito anche in Comitato locale per l'Omaggio Internazionale promosso dalla Stampa Cattolica. All'illustre Presidente e socii i nostri ringraziamenti e voti. Intanto riferiamo dalla Stella del Jonio il semplice resoconto della conferenza che, causa il cattivo tempo, si dovette rinviare alla seguente domenica. Ecco come si esprime il detto giornale:

« Il Rev.m° Parroco Cozzipodi tenne nella sua Chiesa di Montecorvino l' annunziata conferenza salesiana. Dopo aver dato qualche cenno della gioventù e dell'adolescenza di D. Bosco, in modo facile e popolare esplicò all'uditorio quanto fece D. Bosco e fanno ora i suoi figli per l'educazione ed istruzione della gioventù, per la buona stampa, per l'educazione del clero, per le missioni, per la classe operaia, facendo notare l'impronta caratteristica che diede Don Bosco a tutte queste belle opere, parecchie delle quali esistevano prima di lui. Dopo la conferenza il Parroco medesimo fe' una colletta, da spedire alla Casa Salesiana Madre in Torino. »

RAGUSA. - Il M. R.do Sac. A. Licitra ci scrive da Ragusa : « Nei giorni 2, 3, 4 e 5 febbraio una folla straordinaria di fedeli di tutte le classi sociali affollò la Chiesa del nostro Patrono San Giovanni per ascoltarvi la parola ispirata e tutta unzione evangelica di un figlio del venerando Don Bosco, il Rev. D. Francesco Piccollo, direttore del noviziato salesiano in San Gregorio (Catania). È da tanti anni che fra noi si sentiva il bisogno di una Casa Salesiana, che potesse salvare tanta povera gioventù dalla spaventevole e sempre invadente corruzione. Tutte le coscienze cristiane ripetono: salviamo la gioventù e sarà salva la società intera, salviamo la gioventù e sarà nostro l'avvenire. Ebbene, un nostro Sacerdote, che, abbandonando gli agi e la famiglia, è corso tra i figli di Don Bosco, ci ha procurato il piacere di sentire in Ragusa un valente oratore salesiano. Questi ha destato un vero entusiasmo ed ha dato la spinta all'impianto di una Casa Salesiana in questa nostra città. Era tempo di pensare seriamente a levare questo vuoto, che gela e tormenta le anime nostre. Il Rev. D. Piccollo nel suo triduo ha fatto conoscere al nostro popolo la vita e le opere di S. Francesco di Sales e di Don Bosco, il quale, vera immagine del Salesio, ha ridato un alito di vita potentissima alle opere di Lui, perpetuandone la memoria con un numero straordinario di istituzioni eminentemente umanitarie, sociali e civili, nel senso cristiano più amabile, più puro, più evangelico. Nel giorno 5, domenica, D. Piccollo tenne pure una conferenza di un'ora sulle Opere Salesiane, lasciandoci entusiasmati tutti sì per la sua eloquenza, come per l'amore e la riconoscenza verso i tanti benemeriti figli di Don Bosco. La colletta per la Casa Salesiana erigenda in Ragusa è cominciata con splendidi auspici, e noi, per l'onore della nostra città e per la gloria di Dio, auguriamo che ben presto i Salesiani seggano al convito della nostra ospitalità. »

CAGLIARI. - Riceviamo dal R.mo D. Mario Piu, Direttore dei nostri Cooperatori di Cagliari, e ben volontieri pubblichiamo

«Mandiamo, per comune edificazione, la relazione di tutto ciò che si è potuto fare per onorare degnamente il nostro glorioso Patrono, tanto più che è la prima volta che dai Cooperatori Cagliaritani viene celebrata la sua festa. Scriviamo tuttora sotto le più dolci e tenere emozioni e sempre soave sarà per noi il ricordo del 29 gennaio 1899. Affinchè tutto procedesse di pieno accordo, il Direttore tenne precedentemente due conferenze private ai Cooperatori ed alle Cooperatrici, che, pieni di buon volere, concorsero a mettere in esecuzione le proposte fatte.

» La festa si celebrò nell'artistica chiesa di S. Michele, la più bella della nostra Cagliari, assai pregiata anche dai forestieri specialmente per la sacristia che, al dir dello Spano, è la più ricca di tutta Europa. La sera del 27, si cominciò il devoto triduo con gran concorso di fedeli, specialmente nell'ultima sera. La mattina del 29 alle 8 il R.mo Mons. Raffaele Piras, Can. Teol. della Primaziale, celebrò la Messa della. Comunione generale. A tutti i comunicanti venne data un'imagine del Santo, come ricordo. Seguirono le preghiere di ringraziamento ed una tenera e oltremodo commovente consacrazione, colla quale si mettevano sotto la protezione del Santo la Chiesa, la nostra Pia Unione, i figli di D. Bosco che già lavorano al bene della nostra Isola in Lanusei, la stampa e le associazioni tutte cattoliche. Alle 10 1/2 si diè principio alla Messa solenne, che celebrò il R.mo Mons. Raffaele Secchi, Cappellano d'onore di S.S. Leone XIII, assistito dal M. Rev. D. Francesco Vacca, Parroco di San Giacomo, dal Rev. D. Giacomo Gavassino, Censore del Seminario d'Iglesias, e dal Rev. D. Francesco Boj, Coadiutore della Rettoria di Pimentel. Al vangelo tessè il panegirico del Santo il M. Rev. Teol. Colf. Prof. Eugenio Puxeddu, e colla nota sua facondia, dopo averlo dimostrato come apostolo della carità, accennò all'Omaggio Internazionale, dimostrando tutto l'affetto e la venerazione del suo spirito per l'Opera Salesiana.

» Ma quella che riuscì straordinariamente cara e indimenticabile, fu la funzione della sera. Alle 17 1/2 si cominciarono i vespri solenni. Officiava il R.mo Mons. Antonio Pinna, Can. e Protonotario Apostolico, assistito dal Rev. D. Efisio Migoni, Benef. e Parr. della Primaziale, e dal Rev. D. Mario Piu. Dopo i vespri ebbe luogo la conferenza del Rev. Ch. Efisio Agiolas, Decurione dei Cooperatori, dal titolo: L'Angelo del secolo XIX in Sardegna. Il giovane oratore con franca ed ornata parola descritti i mali della società presente nelle varie sue classi; indicate le fonti dell'odierna corruzione ed irreligiosità, la stampa cioè e la scuola atea; presentataci la misera condizione di quei popoli che ancora si trovano nelle tenebre della barbarie, ci inette innanzi la figura maestosa del Sacerdote Castelnovese come quella del grande riparatore e salvatore della sua patria, dell'intiero mondo, accennando alla sua opera civilizzatrice che, nata nel Piemonte, s'è estesa per tutta Italia, per tutta Europa, ha sorvolato gli oceani, spingendosi fino alla remota Patagonia e Terra del Fuoco. Quindi viene a parlare dell'opera di Don Bosco giunta l' anno scorso anche nella nostra sventurata terra, ma bella e grande nella sua sventura, alludendo così al Collegio fondato in Lanusei, che fin d'ora promette le più belle speranze per l'avvenire. Conchiude infine col dire che l'opera di Don Bosco essendo divina durerà quanto il mondo lontana; passerà quindi il secolo XIX ed i popoli saluteranno riconoscenti Don Giovanni Bosco loro salvatore.

I vespri si cantarono in canto Gregoriano alternativamente dai Sacerdoti Cooperatori, che occupavano il vasto presbiterio e dal coro diretto dall'egregio Sig. Cannas, accompagnato coll'organo dal M. R. Salvatorangelo Garau, Maestro di Cappella del R.mo Capitolo. Alla funzione di chiusura suonò il giovane Maestro Sanna e le dolci armonie piene di religiosa ispirazione si gustarono specialmente nell'Ave Maria e nell'Iste Confessor. Si terminò la festa col bacio della reliquia del Santo, lasciando tutti pienamente e santamente soddisfatti ed anche col cuore non poco entusiasmato. All'ingresso della Chiesa due giovani nostri Cooperatori studenti di Liceo raccoglievano le offerte per l'erigendo monumento internazionale.

» Oltre alle benemerite persone che sopra abbiamo nominate, noi intendiamo ringraziare con tutta la gratitudine e riconoscenza dovuta alla loro bontà e gentilezza tutti coloro che ci onorarono della loro presenza e in molte e varie guise ne incoraggiarono. Noi li citeremo senz'altro come degni di essere registrati in un prezioso Albo d'onore, che intendiamo apporre come chiusa della modesta relazione. Can. Mons. Pietro Ledda, Penitenziere della Primaziale, Rev. Silvio Canepa, Parr. della SS.ma Annunziata, Teol. Coll. Prof. Paolo Manca, Teol. Ignazio Massaia, Dirett. Sp. del R.do Convitto Nazionale, Rev. Tommaso Contini, Teol. Salvatore Puligheddu, Rev. Mauro Sale, Rev. Giuseppe Uras, Sig. Pasquale Desogus, Sig. Silvio Cambatzu, Sig. Francesco Congiar, il caro Ninnuccio Dettori, che come il più piccolo ci piace chiuda la serie dei nostri indimenticabili e generosi amici. »

Uniamo i nostri sinceri ringraziamenti e l'assicurazione delle nostre povere preghiere secondo l'intenzione di tutte queste benemerite persone. Noi ci auguriamo che si costituiscano in Comitato per l'Omaggio Internazionale.

SAVONA. - Buon numero di Cooperatori e Cooperatrici accorsero martedì 7 febbraio nella Chiesa dell'Oratorio festivo Salesiano ad udire la calda parola del conferenziere Rev. Sac. Dott. Alessandro Luchelli, Direttore del Civico Collegio di Varazze; il quale, presentato dal Direttore dell'Oratorio, Rev. D. De-Scalzi, rivolto un saluto all'amatissimo Mons. Scatti, che si compiacque onorare di sua presenza la lieta adunanza, cominciò a discorrere con facilità di eloquio e con eleganza di forma del bene immenso prodotto dagli Oratori festivi, che sono una vera Provvidenza per tanti giovani, che, abbandonati a se stessi, diventerebbero inevitabilmente cagione di dolore alle loro famiglie e di disonore alla società. E dopo di avere a lungo discorso dell'incremento degli Oratori festivi, dell'importanza della cooperazione salesiana, passò a parlare della nuova Chiesa e del nuovo edificio salesiano che dovranno sorgere in Savona per surrogare convenientemente l'attuale piccola Chiesina dell'Oratorio, insufficiente ad accogliere tanta gioventù e nella quale non si possono compiere col dovuto splendore le funzioni religiose, ed inculcò a tutti i presenti di cooperare con tutte le loro forze, per corrispondere ai vivi desiderii di Mons. Vescovo e per soddisfare ad un sentito bisogno. Accennò in ultimo come fu composto un Comitato per raccogliere all'uopo le offerte, raccomandando caldamente a tutti di coadiuvarlo, affinchè un esito felicissimo coroni le comuni fatiche (1).

Terminata la bella conferenza fra gli applausi meritati del pubblico, sorse a parlare Monsignor Vescovo, il quale colla sua autorevole parola confermò pienamente i detti del conferenziere, e disse che conosce per prova quanto bene facciano alla gioventù gli Oratorii festivi che Egli sempre promosse nel lungo corso del suo pastoral ministero. Con affettuose parole rievocò la memoria di Monsignor Leopoldo Ponzone, accennando all'opera sua principale, che è l'Oratorio Salesiano di Savona. Invitò infine i Savonesi a voler aiutare i Salesiani nell'opera di educazione della gioventù e a concorrere generosamente per l'erezione del nuovo edificio, che sarà una solenne testimonianza della loro pietà e che dimostrerà quanto siano apprezzate le fatiche dei Figli di D. Bosco.

(1) Il Comitato è così composto : - Presidente: Mons. Giuseppe Salvatore Scatti, Vescovo di Savona. - Vice Presidente: Canonico Filippo Noberasco. - Segretarii: Sac. Giovanni Pessano e Sac. Luigi Casanova. - Tesoriere: Sac. Secondo Bruzzo, Parroco di Lavagnola. - Consiglieri: Can. Agostino Becchi per la Cattedrale Basilica; D. Ratti Michele, Prevosto di S. Giov. Battista; Don Agostino Traverso, Prevosto di Sant'Andrea; P. Alberto dei Carmelitani, Arciprete di S. Pietro; D. Carosio Alessandro, Rettore delle Fornaci; Prof. Domenico Boscaglia; Avv. Enrico Lodi. - Promotori dirigenti: Don Pietro Becchi; D. Edoardo Del Buono ; Prof. Giuseppe Cuneo; Signor Paolo Schinca; Sig. Migliardi Pietro; Dott. Ignazio Zununi; Avv. Tomaso Becchi ; Sig. Giacomo Ghigliotti; Avv. Giuseppe Oxilia.

MONCALIERI. - Il Comitato Promotore dell' Omaggio promosse quivi una grandiosa conferenza tenutasi la seconda domenica di gennaio. Essa non avrebbe potuto riuscir meglio, grazie sopratutto allo zelo del R.mo Arciprete Can. Teologo Giacinto Ballesio e di tutta la popolazione moncalierese.

La vasta chiesa parrocchiale molto prima dell'ora fissata era letteralmente gremita di gente, tra cui la più distinta notabilità di Moncalieri e varii membri del Comitato Promotore e di quello delle Dame Torinesi Patronesse dell'Omaggio.

Il Rev.mo Can. Vallega con ardore e zelo trattò dell'Apostolato Cattolico trasfuso nell'opera caritativa del sacerdote castelnovese a pro dei giovani, dimostrando l'intimo legame della fede colla carità e l'influenza benefica delle Missioni. Molta parte dei presenti, membri della Società Operaia Cattolica locale , e le rappresentanze di Testona e d'altri paeselli vicini, si raccolsero, dopo le funzioni, negli ampii locali dell'attiguo Oratorio, per udirvi la parola degli illustri Membri del Comitato Promotore. Il Comm. dott. Secondo Laura ricordò le origini ed il carattere popolare dell'Opera di D. Bosco, le difficoltà incontrate e vinte dallo zelo ardente della carità di questo apostolo religioso e civile.

Il cav. avv. Enrico Alloati vi aggiunse la nota patriottica, ricordando come nei Collegi di Don Bosco e nelle sue Missioni sparse in tutto il mondo l'amore alla patria diletta vada di pari passo sviluppato e fomentato con quello alla religione. Questa cosa è apprezzata dalle stesse autorità civili, come lo dimostrarono colle parole e coi fatti all' inaugurazione del monumento a D. Bosco in Castelnuovo. Salutò questa concordia nel campo della carità come augurio di tempi migliori , invitando tutti a versare la tenue quota d'una lira per l' erezione della Chiesa di Valsalice , donde partono i Missionari della fede e della civiltà. Chiusero la bella riunione il Rev.mo Can. Ballesio, ricordando i vincoli che lo legano all'Opera di Don Bosco fin dal 1857, ed il Comm. Laura ringraziando con inspirate parole l' Arciprete , il clero locale e la popolazione dello zelo dimostrato. Infine c'è caro notare come varie egregie persone di Moncalieri accettarono, seduta stante, di far parte del costituentesi Comitato locale.

BUSTO ARSIZIO. - In questa popolare ed industriale cittadina lombarda il nostro conferenziere D. Tomaso Pentore tenne la domenica di sessagesima una speciale conferenza per l'Omaggio. L'oratore, sempre felicissimo, entusiasmò l'affollato popolo a partecipare a quest' Omaggio. Perciò noi siamo sicuri che la popolazione di Busto scriverà una bella pagina di adesioni nell'Album monumentale della Chiesa di Valsalice.

LU MONFERRATO. - Importante e fruttuosa fu pure la conferenza tenutasi in Lu la domenica di quinquagesima. Era conferenziere il sullodato D. Pentore, e tutta la popolazione corrispose in modo veramente ammirabile al suo caldo appello in favore dell'Omaggio.

IVREA. - Per opera del Rev.mo D. Paolo Bellono, Direttore Diocesano della nostra Pia Unione, e del Rev.mo Can. Bertini, incaricato per la Diocesi d'Ivrea dell'Omaggio Internazionale, il 29 gennaio ebbe luogo in duomo la conferenza di S. Francesco di Sales. Conferenziere fu il R.mo Can. Amato Scala, il quale al mattino tessè il panegirico del Patrono della nostra Pia Unione ed alla sera fece da pari suo la prescritta conferenza. Se la strettezza del tempo non avesse impedito la necessaria pubblicità, sarebbe certo riuscita più solenne. Noi intanto ringraziamo tutti, specie il valoroso Pensiero del Popolo (1), perchè non solo accoglie nelle sue colonne la pubblicità delle adesioni, ma lavora a promuoverle in diocesi.

(1) Direzione: Pensiero del Popolo, Ivrea. Abb. annuo L. 3.

LISBONA (Portogallo). - Festa di S. Francesco di Sales. - Annunziata da apposita circolare e dalla Stampa, preceduta da un triduo solenne, si celebrò il giorno 29 di gennaio colla maggior solennità possibile la festa del nostro S. Patrono nella Cappella dell'Istituto di S. Giuseppe. Alla Messa della Comunione Generale un numeroso drappello di giovanetti si accostava per la prima volta alla mensa eucaristica. Tesseva le lodi del Santo il Rev.mo Direttore dell'Istituto, eccitando l'affollato uditorio alla pratica delle virtù più eletto del Salesio.

- Funerali per D. Bosco. - Il giorno 31 si compì la mesta, ma pure consolante Commemorazione dell'11° anniversario del nostro venerato Fondatore D. Bosco.

I Chierici del noviziato salesiano del Pinheiro fececo gustare le bellezze del canto gregoriano nell'esecuzione espressiva della Messa da Requiem.

Il numeroso concorso degli invitati rese imponente questa figliale manifestazione.

- Conferenza Salesiana. - Subito dopo in un vasto salone dell'Istituto il R.mo D. Cogliolo, Direttore del medesimo, tenne la prescritta Conferenza pei Cooperatori, parlando a lungo e con affetto di D. Bosco e dell'Opera Salesiana e specialmente per ciò che riguarda il Portogallo. Infine comunicò a tutti la notizia di una prossima visita del nostro veneratissimo Superiore D. Michele Rua; il quale certamente col potente concorso e aiuto dei Cooperatori di Lisbona procurerebbe concretare varii importantissimi progetti a vantaggio della gioventù abbandonata di quella capitale. Soave fu l'impressione lasciata in tutti da questa conferenza.

Per sospendere questa rassegna ci limitiamo ora ad una spiegazione e ad un ringraziamento. Nel leggere queste relazioni di feste, commemorazioni e conferenze i nostri Cooperatori avranno potuto osservare che il titolo « Per l'Omaggio ecc. » in capo alla rubrica, non si può adattare a tutte e singole le relazioni pubblicate, perchè parecchie di questo non accennano neppure all'Omaggio. Noi però non avremmo potuto far diversamente per un motivo semplicissimo. La Stampa Cattolica per commemorare il 10° anniversario della morte di D. Bosco si fa iniziatrice di un Omaggio Internazionale, consistente nell'erezione di una Chiesa Monumentale a S. Francesco di Sales in Valsalice. Il Comitato Promotore, volendo far sì che l'opera sua, pur rimanendo ben distinta, avesse tutto l'aspetto di opera veramente salesiana, si rivolge al nostro Superiore Generale per la necessaria approvazione. Chi non avrebbe non solo approvato, ma incoraggiato una tanto nobile iniziativa ? D. Rua approva, incoraggia, l'affida, siam per dire, al noto zelo dei Cooperatori di D. Bosco, invitando tutti a farsi promotori di quest'Omaggio della Stampa Cattolica. Di più il Comitato Promotore, che per diffondere l'opera sua scelse come mezzo più efficace quello di numerose conferenze pubbliche e private, avvicinandosi la festa di S. Francesco di Sales fece di nuovo istanza al R.mo D. Rua, perchè disponesse che tutte le Conferenze prescritte ai Cooperatori Salesiani in occasione della festa del loro Patrono avessero per iscopo l'Omaggio e, per natural conseguenza, che le offerte solite a raccogliersi in tale circostanza fossero devolute allo stesso Comitato. Il nostro Superiore annuì benignamente a detta istanza, e noi nel Bollettino di gennaio abbiamo comunicata ai nostri Cooperatori tutti questa particolare intenzione da applicarsi alla Conferenza di S. Francesco di Sales. Perciò credemmo nostro dovere raccogliere sotto la rubrica dell'Omaggio tutto quanto si fece in occasione della festa del nostro Patrono e dell'anniversario di D. Bosco.

Questo diciamo, affinchè tutti si animino a tenere una qualche conferenza sull'Omaggio, per non defraudare la volontà del Capo della nostra Pia Unione. Il Bollettino Salesiano, organo ufficiale della nostra Unione, comunica il da farsi secondo l'intenzione del Superiore, ed ogni buon Cooperatore deve studiarsi di operare conformemente.

Pertanto facciamo di nuovo un caldo invito di voler, nei luoghi dove si è già tenuta qualche conferenza, costituire un Comitato locale per l'Omaggio. La cosa è facilissima: basta trovare quattro o cinque persone di buona volontà, e tra queste si scelga un Presidente, uno o due Vice-presidenti, un Tesoriere, uno o due Segretari, ed un numero relativo di membri attivi. Il Comitato così costituito si impegni a raccogliere nella città o paese adesioni al Comitato Generale per l' Omaggio, pregando le persone più influenti ad assumersi l'onore di Patroni o Patronesse. Il Presidente od il Segretario si metterà tosto in relazione col Comitato Pro-motore - Via Principe Amedeo, 26, ToRINo - dal quale avrà tutto l'appoggio e le opportune istruzioni.

Dove poi non s'è ancor tenuta conferenza alcuna, si prepari nel modo più solenne possibile, invitando, s'è d'uopo, qualche membro del Comitato Promotore.

Interpreti della volontà del nostro Superiore, ripetiamo a tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici: Coraggio ed avanti ! Lavoriamo per l'Omaggio Internazionale « con l'animo che vince ogni battaglia. »

Infine presentiamo a tutti le espressioni più vive della nostra profonda gratitudine, la quale solo alla sorgente inesausta del Cuore SS. di Gesù può attingere, mercè la continuata preghiera, la ricchezza capace a ricompensare degnamente i benefizi ricevuti. A Dio la gloria, il bene al prossimo e per noi la fatica.

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Guarito da tubercolosi intestinale.

La potenza della Madonna di Don Bosco è veramente senza limiti, come ebbi à toccar con mano nella seguente strepitosa guarigione. Il giovane Giacomo Balestrino di Nizza Monferrato e studente nel venerando Seminario d'Acqui, lo scorso marzo fu costretto, per gravi disturbi intestinali, a cessare dagli studii e ritornarsene in famiglia. Quivi due distinti sanitari locali lo presero amorosamente a curare; ma il male, refrattario a tutte le loro prescrizioni, cresceva a dismisura. Povero giovane! A vederlo faceva pietà; la pelle informavasi dalle ossa e pareva più solo uno scheletro semovente. È facile immaginarsi lo schianto e la desolazione della famiglia e degli amici, che s'interessavano di lui e dei suoi studii. Io sopratutto non poteva capacitarmi di veder in brev'ora distrutte tante belle speranze. Però ne richiesi il medico curante del suo parere, e questi con schiettezza mi rispose « essere, umanamente parlando, impossibile guarire dalla tubercolosi intestinale, tanto più che quella, da cui è affetto il Balestrino, è già molto avanzata: sopra 100 colpiti da questa sorda, ma terribile epidemia, ben 99, per regola generale, soccombono. » Questa dichiarazione fu per me una rivelazione. Se i medici di quaggiù non possono più nulla in questo caso, ben lo potrà la Madonna di D. Bosco. Con questo pensiero, inspiratomi certo dalAngelo Custode di Giacomino, mi recai tosto da lui e lo consigliai a far un voto a Maria SS. Ausiliatrice, promettendole, se gli ridonava la sanità, di recarsi al suo santuario in Torino a ringraziarla del singolare favore e di farlo pubblicare sul Bollettino Salesiano. Fatta la promessa, incominciò subito una novena a questa gloriosa Regina, cui mi unii pur io, facendo celebrare per questo fine tre sante Messe nel santuario di Maria Ausiliatrice. D'allora in poi, pur continuando a prendere i medicinali prescritti, prese a migliorare sensibilmente, con meraviglia grande dei medici, i quali, a guarigione completa, chiamavano il giovane un morto risuscitato. Il 17 ottobre scorso si recò meco al santuario di Valdocco a sciogliere il suo voto ed a prometterlo di voler consacrare la vita riacquistata a celebrare le sue glorie e la sua potenza presso tutti. Ora è ritornato in Seminario a continuare i suoi studii, lasciandomi l'incarico di trasmettere a cotesto santuario le sua tenue offerta, con preghiera di pubblicare al più presto questa strepitosa guarigione dovuta alla Madonna di D. Bosco. Sì, o Vergine potente,

« in te misericordia, in te pietate, in te magnificenza ...»

e ... «sei tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disianza vuol volar senz'ali.»

Nizza Monferrato, 1 Dicembre 1898. .

Sac. GIUSEPPE ARIOTTI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al suo santuario di Torino o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

A*) - Afonza: D. Pietro Tornaghi, Lire 7,75. - Alba: Emilia Biglino, 5. - Alessandria: Orsolina Laveggio; Maria Profumo V. Ottone, 3 per Messa. - America: Lucia Masucco, 10. - Andria (Bari): Riccardo Losito, 1:0 per aver la Vergine preservati i suoi poderi dalla grandine.- Antignano d'Asti: Luigi Pardi, 10. - Aosta: Luigi Detta, 10. - Asiago: Maria Pesavento, 5. - Asti: Davide Rampone; Angela PerdomoFassio, 5.

(*) L'ordine alfabetico qui segnato è quello delle città e paesi, cui appartengono i graziati da Maria Ausiliatrice.

B) - Barone Canavese: Sac. Giovanni Togiiatti, 3. - Bianzè: Maria Carletta, 10; Orsola Ferrero, 5; Giovanni Paslati, 10. - Bologna: Filippo Gotti, Seminarista, per la guarigione della mamma. - Bonate Sopra (Bergamo): D. Antonio Brembilla, 4 per Messa, - Borboresca: Pietro Rocca, 1. - Borgalo Rovera: Catterina Gagliano, 2. - Borgomanero: Teresa Cappelletti, 5. - Borgo S. Giacomo: Catterina Ranzenigo -Nassa, 50. - Borgo S. Martino: Sac. Ermenegildo Bianco a nome di una pia Cooperatrice Salesiana, 1; D. Secondo Marchisio, 10; Agostino Deambrosis, 5; Vittorio Comis. 5; Sorelle Abutis, 10. - Borgo Vercelli: Adelina Salusoglia, 5. - Bosconero: Alberto Chetto, 10; Letizia Fano, 5. - Boves: Margherita Girando, 20; Bartolomeo Bottero, 5. - Brescia: Suor Saveria Giordani, Ancella della Carità, 3 per Messa. - Brindisi: Don Salvatore Polmone, Parroco, 5 per Messa.

C) - Cabella Ligure: Francesco Spalasso, 15, valore ali un anello promesso con voto dalla propria consorte, mude ottenere di potar ricevere i SS. Sacramenti prima ali morire. - Cagliari: M. N. per due grazie. - Caleso: Francesca Giacometti, 10.-Camagna: Carolina Angelino, 5. - Cambiano (Torino): I Coniugi Giov. Battista Borgarello ed Angela Piovano per la guarigione del figliuoletto Matteo; Francesca Grossa, 10. - Cannobbio: Vittore Brusa, 5 per Messa. - Capriata d'Orba: D. Stefano Bilesio, 10. - Caprino Veronese: Giovanni Zambonin, Maestro, 5. - Caramagna : Giovanni Ferrero, 5. - Cardò: Catterina Vigo, 5; Giuseppe Vairo, 5. - Caresana Vercellese: Teresa Ronco, 10; Catterina Franco, 5. - Carignano: Teresa Bellino, 10. - Carmagnola: Alessandro Lungo-Vaschetti della Cascina Berga, 10 per le Missioni: Nicola Marengo, 15; Domenico Ferrero, 5; Agnese Tinanti, 5. - Casale Monferrato: N. N. 2 per due segnalatissime grazie - Castellar Guidobono (Alessandria): Giuseppina Cebrelli, 5. - Castelboglione: Pietro Zaccone, 5. - Castello d'Aviano: Silvia Fabris, 2. - Castelrosso: Florenzo Fascia, 2; Angelo Barbero, 2. - Catania: Carmelo Litteri, 20; Marietta Isaia, 10. - Cellarengo: Francesco Molino, 5. Cenate Sotto: Maria Gilbelti, 100; un giovane studente, 5. - Chivasso: Martellina Bagnasacco, 20 per due S. Messe in suffragio dell'anima di sua mamma e per grazie ricevute da Maria Ausiliatrice ; altre L. 4 per due altre Messe pure per grazie ricevute; Alessandro Cena, 18. - Chiusa-Pesio: Caterina Pelutino, 16 a nome suo e per parte di altre tre madri di famiglia graziate da Maria Ausiliatrice. - Chiusa S. Michele: Carlo Borello, 50. - Cigliano: Teresa Bellotto. 5. - Cisterna: Fedele Sacco, 5; Michela Molino, 5. - Città di Castello: Michele Malfetti, 2 per Messa. - Cornegliano: .Angela Balbo, 1. - Crescentino: Filippo Degiovanni, 1,50 per Messa. - Cuneo: Gio. Battista Riba, 10.

D) Dazio: Sperandia Grossi, 4. - Diano d'Alba: Teobaldo Sinistrero, 25. - Dova: D. Daniele Gurdobono, 16. - Drenano : Filippo De-Lorenzi, 11.

F) - Faenza: D. Paolo Taroni, 5 a nome di pia persona, guarita per intercessione di Maria Ausiliatrice da uno scirro al petto senza bisogno di operazione. - Filolera Valmasino (Ardenno): Tomaso Sertore, 5.

G) - Garbagna: Clelia Cerreti, 10 per Messe di ringraziamento. - Garbagno : Cosimo Nicolini, 0,50. - Genova: Candido Giusso, 5; E. F. abbonata al Beliettino, 2 per Messa. - Gorizia: Carolina Merligi, 10. - Grinzani d'Alba: Francesca Pelissero, 15. - Groppello Cairoli (Pavia): Giuseppina Comissoni Colombani, 5 per Messa: Maria Strada, 10 per Messa. - Gualaceo (Equatore): Saveria Correa di Wester per la guarigione di suo figlio.

I) - Isolaccia (Sondrio): Maria Martinelli di Pietro, 5; Pietro Martinelli, 5. - Ivrea: Maria Cristina Quilico, 5; Maria Mino, offerta per una Messa.

L) - La Moca Sup.: Francesco Cortevasio, 10. - Lavagna: Maria Graffigna V. Bigio miracolosamente guarita da fiera polmonite, 50. - Lu Monferrato: Pietro Mazzoglia, 2.

M) - Magadino: D. Antonio Belloni a nome di pie persone graziate da M. Aus., 10. - Mazzadella (Reggio Em.): D. Lino Bottazzi, 3. - Mazzara del Vallo (Trapani): Luigi Fiorentini, 3. - Merlino (Lodigiano): D. Gio. Batt. Granata Parroco, Giuseppa Conca, Giuseppa Agnes, 10 per una Messa. - Milano: Carlotta Brugnatelli, 30 per tre guarigioni portentose: di una in modo particolare speriamo dar relazione in un prossimo numero ; B. R. S. V., 3 in ringraziamento alla Vergine per aver salvata la sua famiglia da un grave capitombolo; C. C. 10. - Modane: Ignazio Soldano, 15. - Moncalieri: Rachele Alesina-Zandotti, 3; Margherita Robatto, 5. - Mondovì: Catterina Roggeri, 7. - Montaldo Torinese. Secondina Accotto, 42. - Montecchio: Giuseppe Fiorini fu Bartolo per la guarigione di sua figlia, 4,50. -Monza Luigi Barònchelli, 5.

N) Napoli: Don Edoardo Saccarino, 5. - Negrar R. M. per averle la Vergine scampato il figliuoletto dal pericolo di essere annegato, 7. Neive (Cuneo): Pietro Baroero. - Nictheroy (Brasile): Giovanni Zan e Pietro Breda, - Nizza Monferrato: Due giovanette liberate da gravi pericoli morali. - Novi Ligure: Teresa Verdona-Castelli, 10 per tre Messe di ringraziamento. - Noviglio: Luigi Bassanini, 5.

O) - Olginate (Conio): Rosa Terenghi, 2. - Orbassano: Sisto Mondino, 10. - Orsara Bormida : Giuseppe Probino fu Giacomo, 5. - Ossona: D. Paolo Nardi, 15. - Ovada: Anna Olivieri in Rossi, 5.

P) - Padova: Giulietta Brunetti, 6. - Pagno: Maddalena Costa, 9. - Parabiago : D. Giovanni Pozzi, 30 a nome di pie persone graziate da Maria Ausiliatrice; e Marianna Ferrario, 6, - Partengo: Maddalena Leoni, 2. - Pavia: Clementina Ricci-Gobbi, 2 per una santa Messa ; Laura Briola, 3. - Perora Argentina: Giacomo Raviol a mezzo del Sac. Pietro Fracchia, 20. - Pettinengo : Ottavio Mazzia, 5. - Pinerolo: Angelo Bonnauze, 15; una povera giovane S. C. del Circondario. - Poirino: Famiglia Lanfranco, 10. - Pollenzo: Giuseppina Colombo maritata Cogno. - Pontedecimo: Giuseppina Curletto, 1. - Porto Alegre (Brasile): Girolamo Riolfi fabbro, 25 per Messa. - Prado S. Lorenzo (Trentino): Fratelli Bosetti e madre Lucrezi V. Bosetti, 30. - Pralormo: Margherita Oglona, 5. - Pujo (Udine): Catterina Toluzzi-Pujatti, 2 per Messa.

R) - Racconigi: Maria Roda, 2. - Rawson (ChubntAmerica): Luigi Magagna. - Ressico (Bergamo): Don Giacomo Faita, Parroco, 5.-Reviglio. Maria Regis, 5. - Riccò del Golfo (Spezia): C. A., 50 per varie grazie. - Rino (Brescia): Maria Romelli, 2. - Riva del Bosco: Margherita Stromino, 1, 20. - Riva di Chieri: Sac. G. 13. Cora, 20; Marianna Marocco, 8. - Rivarolo: Clara Bertinetti, 2. - Rivoli: Sorelle Viotti, 10. - Rodallo: Giuseppe Actis Dato, 8. - Roma: Giovannina Arena, 10 per Messa; Iva Benedetto, 3. - Roreto di Cherasco: Stefano Panero, 5. - Rubello: Rosa Cagnassi, 5. - Rubiana: Vincenzo Troselillo, 5.

S) - Sajes di Susa: Silvestro Pont, 5. - Saluzzo: Giovanni Gola, 4; Giovanni Moine, 20; Antonino Renaldo, 5; Brigida Vallino, 5. - S. Damiano d'Asti: Luigi Molino, 5. - S. Fedele d'Albenga: Sac. Emilio Rolaudo, 5 per Messa. - S. Francisco di California: D. Raffaele Piperni, 10 per due Messe. - S. Croce Bigolina (Padova): Giulia Furlani, 5, di cui 1,50 a nome di altra pia persona graziata. - Sesto Calende: La Superiora dell'Istituto delle Orsoline, 17. - Sesto al Regheno: (Udine): Vincenzo Zampese, 5. - Sigsig (Equatore-America): Dott. Don Giuseppe Napoleone Piedra, Parroco, D. Vincenzo Pesantes, Giuseppa Randon a mezzo del Missionario Salesiano D. Luigi Giaccardi. - Sorio (Vicenza) : G. B. Longarotti , 12, per essere stato preservato dalla grandine ne' suoi poderi. - Spezia: Secondo Bona, 10; Angiolina Godaui; Edoardo Mariano Gentile. - Strona Biellese: Luigi Grondo, 25. - Susa: Suor Natalina Ferraris, 5, ed una Figlia di Maria.

T) - Taranto: M. Ruggiero, C. A. - Tigliole d'Asti: Lorenzo Truvo, 5. - Tombola (Padova): D. Giovanni Maria Zilliotti, 16. -Toneo Monferrato: Angiolina Casorso, 5; Benedetta Grea, 20 - Torino: O. M. A. studente in lettere, per grazia ottenuta in famiglia ; Francesco Bosio, 1 ; Camilla Borot-Masino, Luigia Suppia ed altre persone riconoscenti; Maria ActisGenovese, Pietro Genovese e Domenico Gai, 20; Una Religiosa a nome di due ragguardevoli persone; Cav. Enrico Belli, 10; Famiglia Ferreri, 100; Costanza Pautassi; 5; Achille Chiais, 2; Lanza Bussi, 2; Maria Ruttoni, 3; Giuseppe Roletti, 10; Pietro Giordani, 5; Delfina Di Rovasenda, 10; Giovanna Calcina 100; Lucia Musso-Tamagno, 5; Giuseppe Goffi, 3; Teresa Botta, 5; Paola Cantone, 10; Maria Grosso, 1; Carolina Della Porta, 7 ; Maria e Lucia Bobba, 2. - Trefiumi di Monchio (Parma): D. Carlo Antognotti, Parroco, a nome di due suoi parrocchiani, certi Lorenzo Fortini ed Antonio Fortini, 8. - Trentola (Caserta): D. Paolo Simonelli, 5.-Troffarello (Torino): Giuseppe e Maddalena Scalenghe, 10.

V) - Valdivilla (Cuneo): Catterina Bona, 5. - Valencia (Venezuela-America): Ch. Giuseppe M, Grazzini, Salesiano. - Valfenera: Frat. Domenico e Vin cenzo Lanfranco, 5. - Vallenera: Sebastiano Bocassino, 5. - Vannone: Giuseppe ed Emilio Berruto, 2. - Varone: D. Giovanni Trentini, 2 per Messa. - Venezia: Pia Baldanello. - Vercelli : Gina Catelli, 100. - Verolengo: Anna Camoglio, 4. - Vezza d'Alba: Secondo Pasquero, 7; Torquato Secondi, 2 ; Domenico Battaglia, 10: Emilio Ferio. - Vicenza: Don Litigi Cavaliere; Vittoria Biassin Griffani, un quadro ricordo e L. 5 per Messa. - Vigevano: Anonimo, 5. - Viggiù: N. N., 12 per Messa. - Vigleffe: Domenica Corte, 5. - Figliano d'Asti: Coniugi Bella, insegnanti, per la guarigione di loro figlia, 5 per Messa. - Villanova (Mondovì): Bartolomeo Denina, 21. - Villardora: Vincenzo Caletto, 5; Lucia Baratta, 5; Luigia Suppo, 10. - Villasinus (Cagliari): Pasquale Pitralis, Maestro, 7 per Messa.Villate: G. B., Cooperatrice, 10. - Virle: A. M. 5. - Volongo: Luigi Rocca, falegname, 2,60. - Volvera: Margherita Forno, 2; Clotilde Martinengo, 3 ; Filippo Garrone, 1; R. A. antico allievo di D. Bosco.

X) - Sig. Balegno, offerta per ima Messa di ringraziamento. - A. C., 2, per aver ottenuto d'impiegare il figlio. - Francesca Porta, 2 per Messa. - Silvia - Osella. - L. A. Alunna di un Istituto Religioso. - La Signora C. Rinaldi, 5. - Carolina Giovanelli Ved. Calcaterra.

NOTIZIE VARIE

ORATORIO FESTIVO A TRIESTE.

Il veneratissimo nostro Superiore nella sua lettera annuale accennava all'apertura d'una nostra Casa anche a Trieste. Finora nell'Impero AustroUngarico avevamo solo un Orfanotrofio ed un Istituto a Trento, più un Convitto in Gorizia; ma quest'anno cogl'inizi dell' Oratorio di Trieste si diede principio ad una maggior estensione dell'azione salesiana sul littorale austriaco, ed abbiamo ferma fiducia che la potente Ausiliatrice di D. Bosco benedirà largamente una tal' opera. Anzi ne abbiano già la caparra nel molto che in soli pochi mesi s'è potuto fare a Trieste. Ivi i giovani abbandonati per le vie e per le piazze sono numerosissimi ; ed i figli di D. Bosco, colà inviati dal successore di lui, non ostante la ristrettezza dei locali e di mezzi, ne accolgono già oltre 300 ogni domenica, numero che potrebbe esser triplicato se e locale e mezzi fossero pari al numero dei giovani triestini bisognosi di istruzione religiosa. « Al vedere la gioventù triestina abbandonata, ci scriveva il Superiore di quell'Oratorio, mi pare di ritornare a quei tempi fortunosi, in cui D. Bosco a Torino intraprendeva la sua apostolica missione. La cracia torinese di quei tempi dovea certo aver molti numeri di somiglianza con la muleria (nome con cui vengono additati questi poveretti) triestina e più specialmente del rione di S. Giacomo dove abbiamo l'Oratorio. Il campo è vasto, incolto e richiede lungo tempo ed improba fatica per farlo produrre qualche fiore e frutto. Ma con la benefica rugiada della benedizione di Dio spero di riuscirvi, quantunque la scarsezza di personale mi disanimi non poco. » Questo ed altro ci scriveva quel nostro buon Confratello. A Trieste i figli di D. Bosco sono assai ben visti da tutti, e questo torna di non piccolo conforto nell'ardua impresa che hanno fra le mani. Intanto ci teniamo fortunati di poter ringraziare pubblicamente l'Autorità civile ed ecclesiastica per quanto fanno in favore di questo Oratorio e segnatamente Mons. Vescovo ed il Comitato Salesiano per la sua attività e tenerezza fraterna verso i nostri Confratelli. Il buon Dio benedica tutti e li ricompensi coll' abbondanza delle sue celesti benedizioni.

ARRIVO E PARTENZA d'un nostro Missionario.

Verso la metà dello scorso gennaio giungeva a Torino, proveniente dal Paraguay, il nostro carissimo Confratello D. Ambrogio Turriccia, Direttore del Collegio Mons. Lasagna aperto nel 1896 all'Assunzione. Scopo del suo viaggio in Italia si era di avere un po' di personale almeno per potere definitivamente iniziare la nuova Missione Salesiana fra i selvaggi Tobas del Chaco Paraguayo. D. Turriccia, conseguito l'intento, ripartì verso la fine di febbraio per la sua destinazione. I nostri lettori già lo conoscono per le varie sue relazioni pubblicate sul Bollettino. Quindi ben volentieri si uniranno a noi in pregargli dal buon Dio felice viaggio, e, quel che più importa, abbondanti e copiosi frutti di conversione nella sua nuova Missione dei Tobas.

D. Nicola Daste.

Il 9 febbraio moriva in San Pier d'Arena il zelantissimo Cooperatore Salesiano Don Nicola Daste. La carità di questo eroico sacerdote avevalo reso popolare in ogni classe di persone e specialmente fra gli operai. Egli aveva raccolte più di cento povere ragazze abbandonate, fondando l'Opera della Provvidenza, e mantenendole parte del suo e parte colle elemosine, che domandava ai suoi concittadini. Era un vero modello di umiltà e di operosità nel sacro ministero; e alla sua morte le bandiere abbrunate, le fabbriche chiuse, e tutte le autorità in pompa ufficiale con un popolo immenso dietro al suo feretro attestarono quanto fosse stimato ed amato.

E anche i Salesiani a lui debbono riconoscenza imperitura per quanto ha fatto per essi quest'uomo di Dio. Fin dal principio della nostra Casa di Sampierdarena egli prese a beneficarla e a sostenerla quanto le sua forze lo permettevano e così continuò fino agli ultimi giorni di sua vita. Ad ogni appello che si faceva alla pubblica carità egli era fra i primi ad offrire il suo obolo con, una generosità veramente munifica, e talora con isquisita gentilezza di cuore nei giorni di festa mandava a regalare di paste dolci i nostri giovanetti. Il Superiore della Casa, conoscendo le strettezze finanziarie del caro D. Daste, più volte cercò di persuaderlo a ritenere per l'opera sua quanto voleva donargli. Ma il santo prete esclamava col solito suo sorriso : - Lasci fare a me ! È tanto amabile la Divina Provvidenza ! Ce n'è per tutti ! Prenda, prenda! - E bisognava contentarlo.

Noi raccomandiamo quest'anima benedetta alle preghiere de' nostri Cooperatori.