BS 1900s|1900|Bollettino Salesiano Febbraio 1900

SOMMARIO DI FEBBRAIO 1900

UN PREZIOSO REGALO PER L'ANNO SANTO . . . pag. 33 LA PAGINA DELL'ANNO SANTO » 35 IL PONTEFICE DELL'AUSILIATRICE » 38 LA CHIESA DI S. FRANCESCO DI SALES in Torino ed un nuovo appello del Comitato Promotore . . . . » 43 MISSIONI: - TERRA DEL FUOCO: Lo stato della nostra Missione nell'Isola Dawson. - COLOMBIA: I progressi del Lazzaretto di Agua de Dios. - In fascio » 45 GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE    » 52 NECROLOGIA: Mons. Marco Pechenino. - Il Cav. Flavio Jacobini » 56 RIVISTA BIBLIOGRAFICA . . . » 57 ILLUSTRAZIONI: Piazza di S. Pietro in Roma, pag. 35 - Pio VII, 39 - Chiesa di S. Giorgio in Venezia veduta dal Palazzo Ducale, 41 - Chiesa di S. Francesco di Sales e Museo delle Missioni presso la tomba di Don Bosco, 47 - Esposizione delle Scuole Salesiane di Arti e Mestieri di Siviglia, 59.

UN PREZIOSO REGALO PER L' ANNO SANTO

PIENI di santo giubilo, con l'anima esuberante di umile, ma tenerissimo amor figliale, ci facciamo un dovere di partecipare ai Salesiani, alle Suore di Maria Ausiliatrice con i giovanetti e le fanciulle affidati alle loro cure, ai benemeriti nostri Cooperatori e zelanti Cooperatrici LA PARTICOLARE BENEDIZIONE DEL SANTO PADRE, regalo preziosissimo, che il cuore paterno del Sommo Pontefice Leone XIII degnossi inviare ai membri tutti della Salesiana Famiglia quale confortante primizia dell'Anno Santo Questa speciale benedizione sgorgò il cuore del Santo Padre il 9 scorso gennaio , ed il 10 venne comunicata al R.mo nostro Rettor Maggiore D. Rua dal nuovo nostro Procuratore a Roma, il R.mo D. Giovanni Marenco, in questi termini;

IERI ebbi la fortuna di essere ricevuto in udienza dal S. Padre con Mons. Ridolfi, Vescovo di Todi.

Introdotto, con amabile e paterna degnazione mi invitò a sè vicino dicendo: - Venite, venite qui; voi siete Marenco?

- Sì, Santo Padre. Ho desiderato molto questo felice momento per inginocchiarmi ai piedi di V. S. e chiedere una benedizione, poichè fui mandato a Roma a surrogare il compianto D. Cagliero.

- Don Cagliero ! Sappiate che fummo molto addolorati per la sua morte, tanto più che era tuttavia assai giovane. Forse non aveva cinquant'anni - Ne aveva solo quarantasei.

- Era adunque nel fior dell'età. Anche per questo ci ha fatto vera pena. E poi era un sacerdote veramente stimabile e pio. Abbiamo pregato per lui. Siete venuto con Mons. Ridolfi, ma come lo conoscete voi?

- Veda, Santità, Mons. Ridolfi è antico amico dei Salesiani. Fu egli uno dei principali promotori dell'apertura del Collegio di Loreto, fu ospite parecchio tempo qui in Roma

- Ho capito. E voi dove eravate prima di venire a Roma? - A Torino, S. Padre.

- Eravate adunque col Signor Rua.

- Sì, Padre Santo; anzi nell'inviarmi qui come Procuratore, mi incaricò di presentare a V. S. il suo figliale ossequio e di chiedere l'apostolica benedizione per sè, per tutti i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, per i Cooperatori e per tutte le Opere che si hanno fra mano.

- Sì, fate sapere all'ottimo vostro Superiore D. Rua che benedico lui e tutti di cuore, che desidero e prego che tutto proceda bene.

- Benedica anche me in particolare, Padre Santo, affinchè possa compiere la divina volontà nel disimpegno del mio ufficio.

- Volentieri benedico voi e tutti i ricordati.

Io prostrato mi inchinai per ricevere la benedizione del Vicario di Gesù Cristo. Non dimenticherò mai con quanta effusione di cuore la impartiva e con quanta paterna dolcezza premeva la sua sacra mano sul mio capo. Che il Signore confermi ciò che ha invocato il Suo, Vicario a favore di Lei, R.m° Sig. D. Rua, a favore dei Confratelli, delle Figlia di Maria Ausiliatrice e di tutti i nostri Cooperatori.

Il Papa sta benissimo e tal sia ad multos annos!

Questa Vostra affettuosa e copiosissima benedizione, Padre Santo, è nobile primizia delle tante altre, che durante quest'anno Voi dagli aperti tesori di Santa Madre Chiesa farete discendere Sopra tutta la cristianità, e ci dice con eloquentissimo linguaggio l'immensurabile Vostra benevolenza a nostro riguardo.

Discenda, Padre Santo, questa Vostra benedizione sulle nostre fatiche, sui nostri studii, sui nostri impegni, sopra le nostre lotte contro i principi delle tenebre, sulle nostre famiglie, sopra tutto, acciocchè operoso ed instancabile sia in noi lo zelo, imperterrita la fermezza e lo slancio nell'operare le opere affidate alla nostra carità.

Iddio Vi protegga, Beatissimo Padre, Vi conservi ancora prosperamente per moltissimi anni, e finalmente coroni il Vostro provvidenziale Pontificato col completo trionfo della verità e del diritto.

VIVA IL PAPA ! VIVA LEONE XIII!

La pagina dell'Anno Santo

Roma.., vi invita amorosamente al suo seno, o diletti figliuoli, quanti siete nel mondo che avete modo di visitarla... (Leone XIII nella Bolla di promulgazione del Giubileo).

L'invito del padre. - Alla voce del nonagenario Pontefice risponda anche la nostra, consacrando una meschina pagina all'Anno santo, ci sia lecito ripetere di quando in quando ai nostri benevoli lettori il dolce paterno invito : A Roma tutti, almeno, con la mente e col cuore! I nostri pensieri e gli affetti nostri in quest'anno di giubilo, di grazia e di benedizione siano rivolti al centro dell'unità, e della vita, a Roma, la città santa, la città eterna, la città dei Papi, dove l'immortale Successore del Pescatore di Tiberiade tiene aperti, a disposizione di tutti, i tesori spirituali di Santa Chiesa, dove Egli, il Vicario di Gesù Redentore, brama che tutta la gran famiglia cattolica si ritempri agli ardori dei primi cristiani, visitando nelle stupende basiliche che ricordano tanti trionfi della Chiesa cattolica sulle eresie e sull'empietà, tanti patimenti dei martiri e tanti eroismi di santità.

L'augusto Vegliardo del Vaticano, sulla cui fronte splende il triplice diadema della sovrana autorità, toccò, novello Mosè, colla sua verga pastorale la mistica rupe, che s'innalza in seno alla Chiesa, perchè ne scaturissero acque purificatrici e feconde. La misteriosa verga operò il prodigio e la terra già s'ammanta di verzura e di fiori, mentre le genti corrono a dissetarsi a quelle purissime acque. È un fremito ardente di fede gagliarda, che scuote e conduce i popoli ai piedi del bianco Vegliardo, è un risveglio potente d'amore che affratella le turbe prostese dinanzi ai sacri altari, stringendole, con soavissimo amplesso, al Vicario di Dio in terra.

Con gioia, con santo tripudio partecipiamo ancor noi all'amore ed alla fede dei 300 milioni di cattolici, che in quest'anno tengono fisso lo sguardo al Vaticano per esser benedetti, purificati e salvati da quella veneranda mano, che da quattro lustri e mezzo impugna lo scettro dell'impero universale sulle anime, e da veri ed affettuosissimi figli rispondiamo all'invito del Padre nel miglior modo a noi possibile. E se non ci è dato di pellegrinare alle tombe degli Apostoli insieme alle centinaia di migliaia di fedeli, che da ogni parte del mondo accorreranno durante quest'anno a Roma, possiamo però tutti prendervi parte col cuore con tenerci al corrente dei principali avvenimenti che si succedono nella città santa. La pagina dell'Anno Santo tende a facilitare ai nostri Cooperatori e Cooperatrici, specie delle campagne, questo semplice mezzo di partecipazione.

L'apertura della Porta Santa. - Non intendiamo descrivere questo solennissimo avvenimento compiutosi in Roma la vigilia del Natale con tutto il magnifico apparato delle prescritte cerimonie - ma accenneremo solo le cose principali, perchè se ne abbia un'idea. All'ora stabilita il Papa in sede gestatoria, rivestito di un ricco piviale bianco con ricami in oro e colla mitra scintillante di pietre preziose, accompagnato dai Cardinali, dai Patriarchi, dagli Arcivescovi e dai Vescovi assistenti al soglio e dalla Corte, si recò nella Cappella Sistina a intonare il Veni Creator Spiritus e le altre preghiere. Quindi passando per la scala regia, sempre trasportato in sede gestatoria, scese nel vestibolo della Basilica Vaticana, dove era stato eretto apposito trono proprio di fronte alla Porta Santa. Le porte del vestibolo, stante la stagione fredda, erano state chiuse con tavolati, coperti da tendoni, ed in alto vennero praticati grandi lucernari per la luce. Così pure all'intorno furono eretti varii altri palchi per la diplomazia, pel patriziato, pei Cardinali, pei principi, ecc. L'interno della Basilica Vaticana era completamente sgombro, volendo il cerimoniale che il Pontefice sia il primo ad entrare nella Basilica per la Porta Santa aperta. In mezzo al più religioso silenzio, il Papa compì il santo rito col cerimoniale consueto di queste funzioni, battendo la Porta Santa tre volle col martello d'oro, regalatogli per la circostanza dall'Episcopato Italiano, e recitando i versetti : Aperite mihi portas jvstitiae; introibo ad domum tuam, ecc.; quindi diede il segno di abbattere la porta già precedentemente segata. Al suono di tutte le campane di Roma, la Porta Santa fu calata con le corde, da cui era stata imbrigliata sulle ruote, e trasportata dai Sampietrini nella Cappella di S. Sebastiano. Frattanto, ritornato il Papa sul trono, mentre i cantori intuonavano il salmo Iubilate Deo omnis terra, i Penitenzieri della Basilica Vaticana, cinti i grembiali, lavarono con spugne pregne d'acqua santa lo stipite della porta: poscia Leone XIII, terminate le preci, discese dal trono per entrare il primo in Chiesa. In quel momento solenne tutti i presenti mirarono il Pontefice, commosso, ma tuttavia vegeto, inginocchiarsi sulla soglia, intuonare il Te Deum e poi entrare in San Pietro. Indi, seguito dai Cardinali e dalla Corte, dopo aver pregato dinanzi l'altare della Pietà e a quello del Sacramento solennemente esposto, passando per la Cappella dei Santi Processo e Martiniano, salì sul podio appositamente eretto dinanzi la Confessione, donde letta dai Cardinali assistenti in latino e in italiano la Bolla Pontificia promulgante l'Indulgenza Plenaria per l'Anno Santo, impartì la benedizione apostolica. Secondo il rito, il Papa avrebbe dovuto assistere ai primi Vesperi della Natività del Signore coi Cardinali, Vescovi e la Corte, ma stante la grave età Leone XIII fece ritorno nei suoi appartamenti, dopo essersi fermato di nuovo alla Cappella del Sacramento, ove rivolse un breve discorso ai guardiani della Confraternita Custodi delle Porte Sante.

Alla stessa ora e con somigliante rito furono aperte le Porte Sante delle Basiliche di S. Paolo, di S. Giovanni e di Santa Maria Maggiore.

La funzione fu splendida sotto ogni rispetto per attestazione non dubbia degli stessi giornali punto devoti alla Chiesa, anzi sistematicamente a lei avversi. Uno di questi, inneggiando più o meno sinceramente alla grande solennità, fa ascendere a più di 200 mila i visitatori del grande tempio nel solo pomeriggio di quel dì. In poche ore raccogliersi un sì sterminato numero di anime buone, sitibonde di grazia e di pace, in una sola Basilica Romana, è un fatto straordinario, che non ha l'uguale negli avvenimenti secolareschi e nelle assemblee politiche.

Per lucrare l'Indulgenza del Giubileo. - Per lucrare le Sante Indulgenze, e quindi pure quelle del Giubileo, si devono soddisfare le opere ingiunte, le quali qui ricordiamo per norma di chi si recasse a Roma. Queste opere sono : la Confessione di tutti i peccati, la SS. Comunione, le visite alle quattro Basiliche, cioè S. Pietro in Vaticano, S. Paolo fuori le mura, S. Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore, per una volta al giorno, almeno per venti giorni continui od interrotti, sia naturali, sia ecclesiastici, da computarsi cioè dai primi vesperi di ciascun giorno a tutto il crepuscolo vespertino del giorno seguente, se i fedeli abbiano fermo domicilio a Roma, siano essi romani o no; se poi vi saranno venuti come pellegrini, almeno per dieci di siffatti giorni.

Questa visite possono essere ridotte dai Penitenzieri o Confessori deputati a ricevere le confessioni dei fedeli per facoltà elargita dal Sommo Pontefice Leone XIII, che il Signore conservi lungamente ancora al bene della Chiesa. Durante queste visite tutti debbono pregare divotamente l'Altissimo Iddio, per l'esaltazione della Chiesa, per l'estirpazione delle eresie, per la concordia dei principi cattolici e per la salute del popolo cristiano.

Nessuna Indulgenza è sospesa per le anime del Purgatorio. - Lo scorso mese parlando del Giubileo Maggiore abbiamo accennato alla sospensione delle Indulgenze durante tutto l'Anno Santo, ma non tutti forse avranno compreso l'estensione di questa sospensione. Essa comprende tutte le Indulgenze plenarie e parziali (eccettuate alcune poche già notate lo scorso mese). Però la sospensione non riguarda che le Indulgenze dei vivi e per i vivi. Quelle concesse unicamente a suffragio dei defunti e quelle dei vivi con la clausola di applicabilità ai defunti, possono lucrarsi dovunque e da chiunque anche nell'Anno Santo a benefizio esclusivo dei medesimi defunti. Anzi qualunque Indulgenza data senza la facoltà di poterla applicare alle anime del Purgatorio, nell'Anno Santo è dichiarata ad esse applicabile. Per suffragare adunque le anime dei nostri cari, dei nostri fratelli in Gesù Cristo penanti nel Purgatorio, nessuna Indulgenza è sospesa nell'Anno Santo e sono loro applicabili quelle che in altro tempo non sarebbero permesse. Epperò supplichiamo caldamente tutte le anime pie che leggeranno queste linee, a voler porre l'intenzione di acquistare tutte le Indulgenze possibili come per il passato, ma al solo fine di far discendere più abbondante la rugiada delle celesti misericordie sulle anime penanti in Purgatorio.

L'invito del S. Padre ed il mondo cattolico. - Come abbiamo già detto nel numero precedente, il S. Padre, affinchè le primizie dell'anno che dicesi santo fossero realmente santificate, invitò tutti i cristiani ad ascoltare, nell'ora della mezzanotte che sta tra il 31 dicembre ed il 1° gennaio, la santa Messa dinanzi al SS. Sacramento esposto alla pubblica adorazione. Ora è consolante sapere come abbiano risposto i cattolici a quest'invito, e ce lo dice in poche parole una nota dell'Osservatore Romano, che merita d'esser riferita nella sua integrità. Essa dice così

« Oltre i telegrammi di Sovrani, Principi, personaggi cospicui, pervenuti al Santo Padre per gli augurii di Capo d'Anno, moltissimi altri gliene sono giunti e ne giungono, non solo dall'Europa, ma da ogni parte del mondo; e finanche dalle più remote Missioni, recando augurii a Sua Santità e belle relazioni delle opere stabilite per l'acquisto del Giubileo universale dell'Anno Santo.

» Ma ciò che è stato di maggior consolazione al cuore dell'Augusto Pontefice, è il vedere con quanto slancio tutto il mondo cattolico, aderendo a' suoi desiderii, ha preso parte alle funzioni del passaggio dall'anno 1899 al 1900.

» Sono Comunità religiose, Seminarii, Collegi, Istituti, Comitati diocesani e parrocchiali, Società, Confraternite, Missioni ed intere città e paesi, che hanno reso grazie al Signore dei beneficii ricevuti, inneggiando con solenni funzioni e cantici a Gesù Cristo Redentore, assistendo al santo Sacrifizio della Messa celebrato da Principi della Chiesa, da Vescovi, Prelati, Vicari Apostolici, ed accostandosi con edificante pietà e devozione a ricevere, in numero straordinariamente grande, il Pane degli Angeli.

» Il movimento e l'animazione delle città, in quella notte ben augurata, è stato incredibile, e le descrizioni inviate sono oltremodo toccanti.

» Voglia Dio che tante preghiere, e così ferventi, sollevate al suo trono da tutti i cattolici per la conservazione del Vicario di Gesù Cristo e peI bene di Chiesa Santa, apportino tutto quel frutto che ne sperano il S. Padre ed il mondo cattolico. »

L'assunzione e l'incoronazione di Leone XIII. - Questi due gloriosi anniversari sono segnati da due date : 2 febbraio e 3 marzo. Nel 1878, mentre i cattolici addolorati per la morte dell'Angelico Pio IX, erano trepidanti per l'elezione del suo Successore, il Card. Caterini, primo diacono di S. Chiesa, dalla grande Basilica Vaticana, il 20 febbraio, rinfrancava i loro cuori ed annunziava al mondo habemus Pontificem nella persona del Card. Gioachino Pecci, che divenne tosto Leone XIII. Il 3 marzo dello stesso anno veniva solennemente incoronato colla simbolica Sacra Tiara e proclamato al mondo: Principe dei Re e Gran Pontefice della Chiesa di Gesù Cristo.

Ora già da 22 anni all'annuo riedere di questi due gloriosi anniversari i cattolici li salutano coll'entusiastico grido di Viva Leone XIII! e noi, in quest'anno specialmente, con l'affetto doveroso di figli, colla più ossequiosa soggezione di sudditi, con tutto il più sincero sentimento di cattolici che si gloriano di essere col Papa e pel Papa ripetiamo con gioia : Viva Leone XIII!

Il novantesimo compleanno del S. Padre. - S.S. Leone XIII il 2 marzo compie l'anno 90° di sua età, essendo nato in detto giorno nel 1810 a Carpineto, diocesi d'Anagni, dal Conte Lodovico Pecci e dalla Contessa Anna Prosperi. Per questa faustissima circostanza il Circolo S. Pietro ha nominato apposita commissione per promuovere solenni dimostrazioni di affetto. Noi ci uniremo in ispirito a queste commoventi manifestazioni filiali.

I nonagenarii dal Papa. - È nota la nobile iniziativa, partita da un Sacerdote Svizzero, di inviare nell'Anno Santo a Leone XIII gli omaggi di altri nonagenari. Ora si ha da Parigi che la Croix ha fatto sua questa opportunissima idea in Francia ed a tutt'oggi sono già circa mille le adesioni di nonagenarii pervenute al valoroso foglio parigino. Sarebbe cosa ottima e desiderabile che tutte queste adesioni fossero umiliate ai piedi del S. Padre proprio nel giorno del suo compleanno.

Manuale Storico-teorico-pratico del Giubileo.- Ai nostri Cooperatori e Cooperatrici, che desiderassero procurarsi un Trattato completo intorno al Giubileo dell'Anno Santo, raccomandiamo lo splendido lavoro edito dalla S. Lega Eucaristica di Milano, riccamente illustrato dal ritratto in cromo del Santo Padre Leone XIII e da quello dei 22 Sommi Pontefici, che hanno concesso in passato il Santo Giubileo, dai clichés delle quattro Basiliche Romane e da una carta topografica di Roma odierna per comodo dei pellegrini. Questo compitissimo lavoro è opera del P. Alessandro di S. Teresa dei Carni. Scalzi lettore in S. Teologia, Esaminatore Apostolico del Clero Romano, ed incontrò nel pubblico tale aggradimento, che in pochi mesi ne vennero esaurite già due edizioni di parecchie diecine di migliaia di copie ciascuna. Ora è già la terza, assai migliorata e tradotta in tutte le lingue.

Questo Manuale storico-teorico pratico del Giubileo è un bel volume di pag. 700 a L. 1,50 la copia (L. 2.00 leg. in tela; L. 3 in pelle flessibile; L. 4,00 in pelle imbottita). Per acquisti rivolgersi direttamente al R.m° P. Gerardo Beccaro, Chiesa del Corpus Domini, MILANO, presso il quale i nostri Cooperatori possono trovare tutte le graziose e splendide edizioni della Santa Lega Eucaristica, il cui introito è destinato all'erezione della Monumentale Chiesa del Corpus Domini in detta città.

IL PONTEFICE DELL'AUSILIATRICE

1800 - 14 Marzo - 1900

FRA i numerosi centenari segnalati dalla storia nel corso di quest'anno, quello dell'esaltazione di Pio VII alla Cattedra di Pietro, avvenuta cent'anni fa addì 14 marzo, deve essere in modo specialissimo ricordato da noi per le mirabili sue attinenze con la prediletta divozione che professiamo tenerissima verso Maria, la potente Ausiliatrice del popolo cristiano. Tutti i Successori di S. Pietro riconobbero sempre nella Vergine Madre di Dio la fatidica Stella, che, in mezzo agli irati flutti delle infernali potenze, guida a salvar mento la mistica nave della Chiesa di Gesù Cristo loro affidata: tutti andarono perciò insieme a gara nel farle ossequio, nel vendicarne le prerogative, nell'erigerle templi, nel tesserle sublimi encomi, nell'istituire in onore di lei pubbliche preci e feste ; ma fra tutti il solo Pio VII, se amor non ci fa velo, merita il glorioso e caro titolo di Pontefice dell'Ausiliatrice. Tale appare il Santo Ponte: . fico nel quadro raro, unico forse dei suoi indicibili dolori, poichè egli stesso, il buon Pio, ascrive alla potenza del patrocinio di Maria, se per la via delle sventure salì al massimo grado della prosperità e della grandezza; se, perseguitato a morte nel nome del conquistatore d'Europa, finì, quantunque vecchio inerme, col trionfare del suo persecutore, prima ancora che l'Europa stessa fosse liberata dalla schiavitù; e se, quel che è più, lo vinse sotto il giogo della sua tirannia e nelle sue prigioni. Però volle lasciare monumento imperituro di questa sua intima convinzione nell'istituzione della solennità tanto cara ai nostri cuori del 24 maggio. La nostra lettura in questa circostanza sia dunque sacra al Pontefice dell'Ausiliatrice, la cui vita tanto singolare ed ammirabile non già intendiamo trascrivere, ma solo sfiorarne alcuni brevi cenni a comune edificazione e conforto.

Il Papato è immortale.

Piccola navicella lanciata in mezzo alle onde di un mare sempre agitato da impetuosissimi venti, amazzone celeste destinata a combattere nemici mille volte prostrati e dalle loro rovine senza posa risorgenti, la Chiesa di Gesù Cristo in sui primi albori del secolo xix, cioè cent'anni fa, gemeva sotto il peso degli immensi mali che l'incredulità con satanico odio aveva accumulato attorno al trono dell'Augusto Capo di Lei, il Romano Pontefice. Incarnatasi nella truce baccante di Satana la rivoluzione francese, ed assisa dominatrice sugli insanguinati rottami del trono e dell'altare, l'incredulità in quei giorni si diede di leggieri a credere di esser pur giunta, dopo 18 secoli di lotta, or subdola or sfacciata, ma incessante ed acerrima sempre, a togliere via dal mondo con Pio VI l'abborrito Pontificato Romano e con esso la Cattolica Chiesa ed il nome stesso del suo divin fondatore Gesù Cristo. Tutti i fatti accreditavano l'empia sua speranza: Pio VI brutalmente rapito dal suo trono e morto martire della rivoluzione in terra straniera (29 agosto 1799); i Cardinali del Sacro Collegio, strappati dal fianco del loro legittimo re, raminghi per la terra; Roma e l'Italia in potere dei rivoluzionari; la Chiesa Cattolica da nessuna potenza umana poteva ripromettersi aiuto per riavere Roma, rialzarvi la rovesciata Cattedra di S. Pietro e farvi assidera un nuovo Pontefice.

Ma il Figliuol di Dio, il quale istituendo la Chiesa aveva giurato che le porte dell'inferno non avrebbero prevalso mai contro di essa e che Egli sarebbe con lei sino alla consumazione dei secoli, confuse la superba incredulità in mezzo ai suoi stessi trionfi. Infatti mentre gli increduli cantavano a coro il tempo del papi è passato : Pio VI non avrà più un successore, il 14 marzo 1800, appena cinque mesi e, mezzo dalla morte di Pio VI, in Venezia si eleggeva tranquillamente e ad unanimità di voti il nuovo Pontefice nella persona del Card. Barnaba Luigi Chiaramonti, Vescovo d'Imola, che assunse il nome di Pio VII per onorare la memoria di Pio VI suo generoso benefattore.

Le vie della Provvidenza nella preparazione del nuovo Papa.

Nato a Cesena nel 1742, sortito da natura indole dolce e mansueta, Pio VII fin dai suoi primi anni, sotto la direzione della madre - donna di una vita così cristiana ed esemplare e di tanta soda pietà, che alla sua morte fu dichiarata venerabile - crebbe in modo singolare alla virtù ed alla religione, attingendo alla scuola materna il disgusto delle cose mondane, una forte inclinazione al ritiro, la più viva carità verso Dio e principalmente un ardentissimo amore verso Colei, che è terribile come oste schierata in campo contro tutti i nemici della Chiesa di Gesù Cristo ; amore di cui nell'oscurità della vita claustrale, nella dignità episcopale, nello splendor della porpora e nella dignità di supremo reggitore della Chiesa avrebbe dato in seguito tante splendide prove, ricevendone in contraccambio i più segnalati favori. Guidato da queste virtù, a 17 anni abbracciò l'Ordine di S. Benedetto ed ancor giovane fu destinato professore di Teologia nel Convento di S. Callisto a Roma, dove si distinse tanto per i suoi talenti, che Pio VI lo creò Vescovo di Tivoli, poscia di Imola ed infine lo innalzò alla porpora cardinalizia. In tutti questi stadii della sua vita egli attirossi costantemente la venerazione dei fedeli per la purità dei suoi costumi, per il suo disinteresse e per la sua moderazione. Queste qualità tanto preziose egli le fece risplendere neri momenti di tempesta durante tutti quei tristissimi giorni dell'invasione della rivoluzione francese negli Stati Pontifici. La Provvidenza sembra aver particolarmente vegliato sui suoi giorni, prevenendolo nelle benedizioni della dolcezza dominatrice dei cuori; perciò egli potè porsi a riparo dai primi colpi della persecuzione, la quale però gli fu solo ritardata fino al compimento dei disegni stabiliti da Dio nella sua persona.

Nel conclave di Venezia, eletto quasi per miracolo, contro ogni aspettazione, anzi contro il desiderio degli empi, ad occupare la Cattedra di Pietro e fra l'universale letizia solennemente incoronato il 21 marzo nella chiesa di S. Giorgio, il nuovo Papa, superate le mille difficoltà che lo impedivano di recarsi nell'augusta capitale del mondo cristiano, diresse le sue prime cure al riordinamento del suo regno manomesso nel centro stesso della sua vita ed al ristabilimento della Francia cattolica, dove la religione si era ritirata nelle capanne e non si rannodava più al centro comune del cristianesimo.

I primi passi sulla via del Calvario.

Tutto ciò, ma specialmente il ristabilimento della religione in Francia, era di difficilissimo compimento per le condizioni speciali di quell'epoca nefasta; ma il Pontefice dell'Ausiliatrice, che fin dai primordi del suo pontificato aveva riposto tutta la sua fiducia nella potentissima Madre del divin Sposo di Santa Chiesa, era convintissimo esser impossibile che Maria, la Moderatrice dei destini della Francia - regnum Galliae regnum Mariae - la lasciasse miseramente perire in mezzo alle sanguinose orgia della rivoluzione esterminatrice. Nè mal si apponeva. Napoleone volava trionfando a Parigi, rinnovellatore dei tempi, forte del suo ingegno e dei grandi uomini che accesi dei suo spirito preponeva alle armi ed ai consigli. Pio VII intravide in lui l'uomo destinato a ricostruire quanto la rivoluzione aveva ruinato; e perciò, passando sopra a mille difficoltà, gli stese la mano nel Concordato, che fu segnato a Parigi il 15 luglio 1801. Impossibile nei brevi limiti propostici accennare anche solo di volo le difficoltà e gli ostacoli, che per lunga pezza attraversarono la conclusione di quest'atto, come pure le concessioni pressochè incredibili, a cui Pio VII, animato dal desiderio ardente di concorrere alla generale pacificazione della Chiesa, si prestò, largendo i suoi favori fin dove il potere del suo ministero estender si potea. Il fine sublime del Concordato era di riunire nuovamente la nazione francese sotto le dolci leggi del Vangelo, sotto la dottrina della Chiesa, e le mire paterne del Sommo Pontefice ebbero durante tutte le trattative uno scopo così sa lutare, che per esso si decise eziandi.o a fare grandissimi sacrifizi a favore di questa convenzione religiosa.

Napoleone però, che aveva iniziato il Concordato solo perchè sapeva esser la religione per lui un mezzo efficace di governo, uno strumento di più alla sua sconfinata ambizione, ingrato a tanti favori, sotto vari pretesti, lacerò tosto il cuore del Santo Padre e lo gettò in uno stato di profonda afflizione con l'aggiunta degli articoli organici, fatta di sottomano a quelli del Concordato, aggiunta non consentita, detestata sempre dalla Santa Sede, perche alterava l'essenza e lo spirito del Concordato medesimo. Il Santo Padre reclamò ed insistette vivamente perchè quegli articoli venissero riformati ; ma Napoleone, che non ne volea sapere, con impazienze, con sgarbi, con vere o simulate diffidenze, con astuzie e perfin altere minacce fece sì che il Pontefice non potè mai vedere soddisfatti pienamente i suoi giusti desideri.

Così le più grandi amarezze si mescolarono alle dolcezze della pace, e Pio VII in premio dei suoi tanti sacrifizi doveva incominciare la salita dolorosa del Calvario. Ma ad onta di tutto ciò, la religione ristabilita in Francia portò subito i suoi frutti: la fede tornò regina delle anime : la pietà ebbe ferventi cultori in ogni angolo della vasta nazione: dai sacri pergami fu di nuovo annunziata la parola di vita ed eloquenti penne lavorarono col maggior zelo a diffondere nei popoli le divine bellezze del regno di Gesù Cristo.

Gioie, speranze e sacrifizi del Buon Pastore.

Napoleone intanto, già riuscito a farsi nominare Console a vita, non cessava di fare al Santo Padre proposizioni studiate, ma inconciliabili con la morale evangelica e con le massime della Chiesa Cattolica; quando però giunse a toccare la meta, che da lungo tempo ardentemente vagheggiava, facendosi proclamare dal Senato Imperatore (18 maggio 1804), cambiò tattica. Finse di ascoltare le lagnanze del Sommo Pontefice e promise di tenerne conto: così egli voleva disporsi la via ad un gran passo. Qualche tempo dopo infatti Napoleone propose al Papa di condursi a Parigi per consacrarlo ed incoronarlo Imperatore. La domanda di Buonaparte era accompagnata dalle speranze più lusinghiere, ed il buon Pio, mosso unicamente dal bene che ne sperava per la Chiesa e per le anime, vincendo ripugnanze, difficoltà, ostacoli d'ogni fatta, dopo d'aver consultato i più reputati personaggi del Sacro Collegio e pesate tutte le ragioni favorevoli e contrarie, decise di annuire. Ottenuto dall'Imperatore assicurazioni ben chiare e positive per tutti gli affari della religione, onde il suo viaggio fosse pienamente giustificato agli occhi della Chiesa Universale, il 2 novembre 1804 Pio VII, passando per Firenze e Torino, varcava le Alpi e giungeva a Parigi il 28. Il suo viaggio fu trionfale in mezzo all'Italia ed alla Francia: splendide le onoranze e gli ossequi; universalì le manifestazioni di fede e di figliale rispetto, come pure gli osanna e gli evviva delle popolazioni che accorrevano sul suo passaggio; di modo che il Papa, sensibile a tante dimostrazioni di religione in un popolo travagliato dalle innovazioni e dalle seduzioni dell'empietà, ebbe ad esclamare: « Sia benedetto il cielo ! Noi abbiamo attraversata la Francia in mezzo ad un popolo inginocchiato. Oh! quanto eravamo lontani dal crederla in questo stato ! » Oggetto di pubblica allegrezza, questo viaggio sembrava dovesse esser anche pegno di prosperità per la Francia, la quale d'altronde, avendo dato agli altri popoli lo spettacolo dell'immoralità e di un disordine universale, era ben giusto offrisse pure lo spettacolo del rispetto e della venerazione per l'Augusto Capo della Chiesa. Però se d'una parte Pio godeva di queste figliali manifestazioni, dall'altra il suo cuore era straziato dalle ipocrisie, dalle astuzie, con cui il novello Imperatore, insaziabìle di onori e di potenza, geloso d'un'autorità agli occhi dei fedeli superiore alla sua, ripagava i suoi benefizi, Dolce nel suo carattere, amabile nei suoi modi, prudente nelle riprensioni, moderato in ogni suo atto, il Santo Padre di queste semivelate ingratitudini e perfidie non diede alcun segno nè allora, nè poi: fu però sempre inesorabile nel sostenere i diritti di Santa Chiesa. Perciò a Fontainebleau appena incontratosi con Napoleone, protestò altamente che non avrebbe più continuato per Parigi, se prima non avesse ottenuto dai Vescovi costituzionali la dichiarazione di sottomissione perfetta al Vicario di Gesù Cristo, e, giunto a Parigi, avendo saputo che il matrimonio di Napoleone non era stato fatto secondo le leggi canoniche, dichiarò che non sarebbe addivenuto all'atto dell'incoronazione, se non fosse preceduto dalla celebrazione del matrimonio religioso; cose tutte alle quali Napoleone, benchè irritatissimo, dovette piegarsi. Anzi subito dopo l'incoronazione, avvenuta il 2 dicembre in Nostra Signora di Parigi, presentò all'Imperatore una serie di domande relative ai bisogni della Chiesa ed alla libertà del ministero pastorale, chè tale era appunto il gran fine del suo penoso viaggio. Ma queste sue ragionevoli domande e vive istanze non raggiunsero lo scopo, quantunque il mitissimo Pontefice prolungasse di quattro mesi il suo soggiorno a Parigi.

Quattro mesi nella capitale francese.

Tuttavia questi quattro mesi non furono mal impiegati, fu anzi la provvidenza che così dispose, perchè la dolcezza e bontà di Pio apparissero in tutta la loro bellezza dinanzi agli sguardi dei cattolici parigini. Durante questo periodo di tempo il Papa, scrive un grande storico di Santa Chiesa, visitò più chiese della capitale, ove la sua presenza attraeva sempre una gran moltitudine. La gente non si stancava mai di vedere e di ammirare questo venerabil vecchio, in cui la dignità si accoppiava così bene colla dolcezza e che aumentava il rispetto dovuto al suo carattere mercè quello che ispirava la sua pietà. Non contento di farsi vedere in diverse chiese, permise altresì che moltissimi fedeli si trovassero nelle sue anticamere, ogniqualvolta usciva o tornava a palazzo; e fu veduta la calca impacciargli il passo, senza che ei ne movesse lamento. Accessibile a tutti, egli amava di soddisfar ciascuno e di replicare ben anche le sue benedizioni. Le spandeva principalmente sopra i fanciulli, e imitando Colui, di cui era Vicario, parta prender piacere a lasciarsi avvicinare da quest'età innocente. Finalmente non trasandava nulla di ciò che potesse fortificare la pietà dei fedeli; e di fatto la presenza, le virtù e la carità del Capo supremo della Chiesa rianimarono il fervore degli uni. scemarono le preoccupazioni degli altri ed eccitarono l'ammirazione di tutti. Gli stessi nemici della fede non potevano trattenersi dall'esser commossi da tante doti attraenti riunite in sì alto grado; ed erano in istato di poter giudicare gli oltraggi scagliati contro la Corte di Roma e contro i suoi Pontefici, vedendo quest'augusto Pastore mostrarsi così onorevolmente e costringere a suo pro tutti i suffragi con una condotta piena di religione e di pietà, dl moderazione e di saviezza (1).

Il pio Pontefice frattanto con un. pubblico concistoro, tenuto a Parigi il 1°febbraio 1505, sistemava gli affari ecclesiastici di maggior importanza, e poi, vedendo impossibile ridurre a miglior consiglio Napoleone, lasciava la capitale della Francia. Partiva nonostante che i satelliti dell'Imperatore, così indettati da lui che voleva il Papa non a Roma in uno stato indipendente, ma presso di sè per dominarlo a suo talento, facessero di tutto per impedirglielo; e partiva non già nemico dell'Imperatore, ma disingannato d'ogni sua speranza in ciò che era stato il precipuo movente di quel viaggio.

(1) ROHRBACHER, Storia della Chiesa, Libro 91°.

Il trionfo dell'ipocrisia e della prepotenza.

Dopo 40 giorni di viaggio, il 16 maggio il Papa rientrò in Roma fra le acclamazioni dei cittadini, e prostrato nella Basilica di S. Pietro dinanzi al SS. Sacramento ringraziò, in un'estasi di orazione, Iddio d'averlo ricondotto alla sua sede dopo 185 giorni di penosa assenza in mezzo a mille pericoli.

Da questo punto però incomincia a sollevarsi adagio adagio il velo, che sin qui coprìva la politica di Napoleone verso la Santa Sede e verso la persona istessa di quell'affettuoso Pontefice, che con tanta tenerezza lo chiamava suo dilettissimo figlio; da questo punto il mite Pio, spinto con astuti ritornelli, con sotterfugi, con risposte furbe, escogitate sia per ingannarlo come per strascinare in lungo le discussioni, deve andar innanzi con accelerati passi sulla intricata e malagevole via del suo Calvario; da questo punto appare più sensibile, quantunque la storia palesemente non lo registri, il validissimo patrocinio che Ilaria SS. esercita sul Vicario in terra del divin suo Figlio. Questa lotta fra il debole, inerme Pio VII ed il potente monarca, che ha veduto cader vinti ai suoi piedi poderosi eserciti, vasti regni, antichi e colossali imperi, è piena di alti insegnamenti.

Nella protesta del debole, che difende il suo diritto e la sua libertà, vi ha una forza ed un'energia che non si può definire: la sofferenza nei tormenti, la dolcezza opposta all'ira, la mansuetudine all'impetuosa vivacità, il tutto riassunto in questa formola : la coscienza non me lo permette : non possumus. L'uomo, che soffre per la sua religione e per la sua libertà, ha in sè una grandezza ed un carattere così sublime, che nessuno può disconoscere. In mezzo ai dolori dell' oppressione egli dice: Che volete da me? il corpo ? eccovelo : la mia testa ve l'offro del pari: ma la mia fede., ma la mia religione, la mia coscienza non posso darvela. Qui è dove l'oppressore più domina, più fa grande la sua vittima; più è crudele, e più egli impicciolisce ; più tormenta, più s'abbassa e si annienta. Pio VII e Napoleone provano all'evidenza queste verità.

Napoleone, questo formidabile strumento della Provvidenza per operare grandi cose, pieno dell'idea di esser l'erede di Carlo Magno e di poter quindi ristabilire a suo talento l'imperò d'Occidente, dominato da una sconfinata superbia, non solo riuscì a rovesciare troni, abbattere antiche dinastie, distruggere nazioni, ma tentò anche di calpestare i più sacri diritti di Santa Chiesa, pur fingendo in più cìrcostanze di esserne il salvatore. Egli per raggiungere i suoi fini nel 1800, quando Cacault, mandato suo plenipotenziario a Roma, gli domandò come dovesse trattare il Papa, aveva risposto : « Voi lo tratterete come se avesse duecentomila uomini. Voi sapete che nell'ottobre del 1796 io vi scriveva che ambivo più assai di essere il salvatore, che non il distruttore della Santa Sede; e che intorno a ciò voi ed io avevamo principii conformi. » Tale cercò di comparire per più anni, ed ancora nel 1804, nonostante che avesse già dato palesi prove delle sue finali intenzioni coll'intrusione degli articoli organici nel Concordato, per meglio fingere aveva dettata la laconica iscrizione per la festa dell'Hotelde-Ville, in cui egli, il Cesare parigino, si poneva a riscontro dell' antico : « Rubicone transgresso, abstinet Roma. VI Kal. mart. - passato il Rubicone, si astiene da Roma. 25 febbraio. » E sempre si fosse astenuto dalla città fatale!... Ma dopo essersi incoronato a Milano Re d'Italia; dopo la vittoria di Austerlitz ; dopo aver distribuito corone ed imperi ai suoi parenti ed amici, creandosi così un edifizio domestico politico, a conforto e sicurezza del suo impero; dopo l'entrata dell'esercito francese in Berlino e Varsavia ed il blocco continentale (1806) ; dopo le vittorie di Eylan e di Friedland; dopo la pace di Tilsitt; dopo la presa di Lisbona e Madrid, Napoleone non vedeva ancor compiti i suoi disegni. La sua superbia aspirava a ben altro e lo faceva uscire in questi lamenti : « Io non son nato a tempo : vedéte Alessandro, egli potè dirsi figlio di Giove senza contraddizione. Ed io trovo nel mio secolo un sacerdote più potente di me: poiche egli regna sugli spirìti, io non regno che sulla materia. » Ed altra volta : « I preti son troppo forti, si tengon l'anima e mi gettano il cadavere. » Quando poi lo Czar della Russia gli disse

Io almeno non ho contrasti di sagrestia, sono io il capo della mia Chiesa, » Napoleone si sentì commosso e, quantunque non aspirasse a tanto, fermamente risolveva di rendere a sè ligio il Papa nella sovranità temporale, sperandolo meno indipendente nell'esercizio della podestà spirituale. Di qui la quadriennale lotta fra il leone e l'agnello, come Napoleone soleva in S. Elena chiamare Pio VII, che finì con la prigionia del Papa. L'Imperatore, venuto il tempo di mettere in esecuzione i suoi ambiziosi fini, dapprima prese il partito di mettere alle prove il Sommo Pontefice, di stancarlo con domande sempre nuove, sempre indiscrete o fraudolenti, le quali dovevano porre il Santo Padre nell'alternativa o di tradire, aderendovi, in modo vergognoso il ministero della fede, o non aderendovi apprestare il pretesto di una guerra aperta. Ma l'anima grande e mìte di Pio, che a due sole cose era sensibile, a due sole voci obbediva : alla voce della religione ed a quella della coscienza`: rispose con decisioni tutte negative, motivato sopra le bolle, i sacri canoni, i concilii e l'autorità della Santa Sede, a ciascuna domanda di Napoleone. Questi, venutagli meno l'insidiosa arma dell'astuzia, passò alle minaccie insolenti ed alle violenze incredibili. Le armi francesi all'ordine del potentissimo despota occuparono tosto le provincie di Macerata, d'Urbino, di Camerino e d'Ancona; il 2 febbraio 1808, condotte dal general Miollis, entrarono in Roma, assiepando d'armi il Quirinale, appuntando i cannoni alle porte e forzatamente incorporando la milizia pontificia colla francese. Le guardie nobili furono o imprigionate o disperse, i Cardinali più fedeli tutti allontanati o relegati in esilio in pochi giorni, e Pio VII si trovò impedito nel governo della Chiesa e gemeva amaramente per il danno che ne proveniva alla religione, per cui evitare aveva tanto fatto, tanto sofferto... Napoleone il 17 maggio del 1809 dal campo imperiale di Vienna emanò il decreto che univa tutti gli Stati della Chiesa all'Impero francese; decreto che il 10 giugno, abbassandosi gli stemmi papali, si pubblicò in Roma allo sparo dei cannoni di Castel Sant'Angelo.

Consumata così la totale spogliazione della Chiesa Romana, Pio VII diede l'ordine onde subitamente fosse pubblicata la Bolla di scomunica contro l'usurpatore, Bolla che, presago di così odioso avvenimento, aveva già preparata e che in modo straordinario venne affissa nella notte dal 10 all'11 giugno nei principali e più frequentati luoghi di Roma, senza che il generale francese ed i suoi cagnotti avessero potuto sapere come e da chi. Compiuto questo grand'atto, richiesto dai diritti della Santa Sede tanto violentemente conculcati, Pio VII si ritrasse nei suoi appartamenti, facendo chiudere diligentemente le porte e murare tutti gli aditi al Quìrinale, acciocchè non si potesse giungere alla sua persona se non con manifesta violazione del suo domicilio. Da quest'istante incomincia la prigionia del Pontefice e molto significativi erano i cartelloni affissi per le vie di Roma. sui quali a caratteri cubitali leggevansi questi versi di Dante (Purg. c. XX)

Veggio ...

E nel Vicario suo Cristo esser catto ;

Veggiolo un'altra volta esser deriso ;

Veggiolo rinnovellar l'aceto e 'l fele.

Ma di questa prigionia, di queste derisioni, di questi indicibili patimenti di Pio VII, solo paragonabili alle scene empie e dolorose del giardino degli olivi e del Calvario, diremo un'altra volta. Per ora concludiamo dicendo che Napoleone nell'ebbrezza del suo orgoglio non indietreggiò dinanzi all'odiosissimo delitto di spogliare la Chiesa e di porre in catene il Capo di lei. Ma sul buon Pio veglia Maria, la Regina delle vittorie, il saldo scudo della Chiesa, sotto 'l qual si trionfa, non pur si scampa, e non andrà a lungo che ceppi ben più pesanti ed infrangibili saranno posti ai piedi del despota dell'Europa, tutta contro di lui collegata. E mentre Pio VII adesso suo prigioniero, liberato dal carcere, tornerà ad assidersi trionfante sul suo trono di Roma, fra il giubilo e le acclamazioni di tutto il mondo cristiano; Napoleone, da tutti abbandonato, senza più nè trono, nè corona, nè scettro, sull'arido scoglio di S. Elena, ripeterà mestamente a se stesso, consumandosi in lenta agonia, la terzina che il Monti mette in bocca all'anima di Ugo Baswille:

Stolto che volli coll'immobil fato

cozzar della gran Roma, onde ne porto rotta la tempia e il fianco insanguinato !

Alla luce di questo quadro, unico forse nella storia, noi cattolici vedremo ancor una volta la verità delle parole che il Crisostomo rivolgeva ai nemici della Chiesa ai suoi tempi. Egli diceva : « Cessate da una guerra inutile, nemici della Chiesa ; voi consumerete inutilmente le forze. Perchè vinceste degli uomini, credete, nuovi giganti, di poter dare la scalata al cielo? Ebbene, sappiatelo, la Chiesa del cielo stesso è più forte. Il cielo e la terra passeranno, non essa. »

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO DI SALES IN TORINO ed nuovo appello del Comitato Promotore (1)

L'Italia Reale-Corriere Nazionale nel suo numero del 27-28 dicembre scorso pubblicando il disegno della Chiesa a S. Francesco di Sales, Omaggio Internazionale della Stampa Cattolica al suo celeste Patrono ed all'Opera Salesiana, ne dava la seguente descrizione a nome del Comitato Promotore di questo monumento:

« Il disegno del monumento, che all'esterno si può dire pressochè compiuto, rappresenta un'ampia veduta prospettica della nuova costruzione, unitamente a quella già esistente in Valsalice, colle quali si completa, ed è opera del bravo Prof. Sac. Ernesto Vespignani, Salesiano, cui il Comitato presenta le sue sincere felicitazioni, professandoglisi altamente obbligato per il ben ideato monumento da lui stesso così descritto:

» A primo aspetto l'ampio Seminario di Valsalice posto a ridosso dì amena collina a Sud-Est di Torino ci appare disposto in due piani, l'uno sopraelevato dall'altro. Il piano superìore è recinto per tre lati da un grandissimo fabbricato con portico, il cui braccio sinistro è costituito dalla nuova Chiesa, mentre il braccio in fondo e il destro, il quale ultimo appare in iscorcio e solo in parte, sono di vecchia costruzione. Questo piano o cortile viene limitato anche anteriormente da un terrazzo che sovrasta un porticato del cortile inferiore, ed è precisamente alla metà dì questo che si apre l'adito alla tomba di D. Bosco e alla soprastante cappella funeraria, alla quale si accede per due ampie scale laterali interne.

» Esternamente la nuova Chiesa appare altissima perche essa è sovrapposta a due piani di basamento: l'inferiore, che ricorre in altezza col porticato del cortile inferiore, e risponde al gran salone che verrà adìbito ad uso di trattenimenti e conferenze, e l'altro soprastante, il quale ricorre col porticato che circonda il cortile superiore, e comprende un lato del porticato stesso, con attigua altra grande sala destinata a Museo delle Missìoni Salesiane. Così il piano della Chiesa propriamente detta risponde al secondo piano di questa nuova costruzìone e il suo pavimento ricorre precisamente col balcone in facciata, che si protende a guisa di tribuna. Fa da baldacchino all'ampia apertura, che accennerebbe ad essere la porta della Chiesa, se questa non fosse sopraelevata a due piani di basamento.

» A sinistra, entro apposita ala del nuovo edificio, si svolge una scala sufficientemente larga e comoda, che mette dal terreno al piano del Museo, indi a quello della Chiesa e alle sue tribune, nonchè ad un terrazzo soprastante, donde si dispiega una deliziosa vista della vallata e della città di Torino colla catena delle Alpi che si disegna sull'orlo di un ampio orizzonte.

» L'interno della Chiesa è a tre navi e ha due gallerie laterali in comunicazione con quella dell'orchestra e una tribuna absidale, tutte ricorrenti col primo piano del detto fabbricato prospiciente sul cortile superiore.

Il tetto del transepto e il tamburo della cupola col suo tetto piramidale e il cupolino formano una massa che domina in altezza su tutti gli edifizi circostanti, ed è mediante questa maggior altezza e la elevazione di prospetto che la nuova Chiesa si discopre a chi percorre la strada di Valsalice, non ostante lo spazioso ed ombreggiato cortile che ne la separa.

» Nell'intento che si ebbe fabbricando la nuova Chiesa di completare il grandioso fabbricato che sorge nella zona più elevata a far corona all'edicola funeraria di D. Bosco, non poche difficoltà si ebbero ad incontrare per conservare la ricorrenza dei piani e le dimensioni di altezza e larghezza per ciò stesso obbligate. Fu in grazia del nuovo sistema di costruzione a cemento armato in ferro che si potè fare la inevitabile trasformazione di pianta al piano della Chiesa, in cui la detta costruzione, con opportunissima travatura che fa soffitto al salone del Museo, si afferma in tutta la meravigliosa solidità.

» Questa la descrizione favoritaci dall'esimio Vespignani nel comunicarci il dìsegno, la cui esecuzìone piace grandemente a quanti in questi ultimi mesi si recarono a visitare la tomba di Don Bosco in Valsalice ed ebbero perciò occasione di vedere coì proprìi occhi i valori del monumento; è generale la affermazione che sarà degno dell'immortale Don Bosco, alla cui memoria si volle elevato.

» Ora però il Comitato Promotore vedesi nella necessità di rivolgere alla carità dei cattolici un nuovo caldo appello, perchè, costretto da più cause a far continuare i lavori del monumento, le spese fatte vennero già a superare di gran lunga le entrate mentre d'altra parte i lavori di compimento sono pure non indifferenti.

» A questo scopo - cioè perchè sì possa venire efficacemente in aiuto ad estinguere i debiti già incontrati e compiere tutto il monumento - il Comìtato Promotore, invita di nuovo tutti i Comitati locali già costituiti di volersi interessare vivamente a dìstribuire ai conoscenti ed amici i nuovi moduli di sottoscrizione che riceveranno, facendo pure tutto il possibile perchè detti conoscenti ed amici prendano per proprio conto qualcuno degli oggetti raccomandati nella nota od almeno acquistino qualche obbligazione mensile.

» Le obbligazioni mensili decorrono dal Gennaio a tutto Ottobre del 1900 e sono di L. 5, 10, 50, 100 al mese. Queste obbligazioni in libretti di dieci azioni per i valori soprascrittì, si possono estinguere mensilmente, oppure soddisfare in una volta sola col versamento dell'ammontare delle azioni stesse. Gli oggetti d'acquistarsi e raccomandati alla carità degli offerenti in omaggio a D. Bosco ed in memoria di care persone sono molteplici, cioè altari, balaustra, pavimento, cancelli, 4 pilastri di granito sostenenti la cupola, 12 colonnette, 8 colonne pure di granito, porta, 16 vetrate ed organo liturgico, il cui prezzo si può vedere nello specchìetto unito a ciascun modulo.

» Essendo poi l'Omaggio internazionale il primo monumento che la Stampa erige al suo Patrono S. Francesco di Sales, il Comitato Promotore di esso ha inviato a tutti i Direttori dì giornali e periodici cattolici la seguente interessante proposta

» Nell'interno della Chiesa corrono alcune serie di colonne di granito e siccome l'Omaggio è proposto dalla Stampa Cattolica, il Comitato pensa che ciascun giornale cattolico sarà lieto di avere in esso tempìo una colonna coll'ìscrizione del proprio titolo. E certo gli associati di ciascun giornale si onoreranno di concorrere con sottoscrizionì, anche lievi, perchè il loro giornale abbia col proprio titolo la sua colonna in questo tempio dedicato al Patrono della Stampa Cattolica.

» Siccome poi vi sono colonne dì varie dimensioni, secondo che si tratta delle grandi colonne delle navate, o di quelle delle arcate superiori, e quindi di differente costo - da L. 800, da L. 300 e da L. 50 - così non solo i grandi giornali cattolici, ma anche i piccoli fogli ebdomadarii o mensili potranno agevolmente raccogliere l'occorrente somma. Tutto fa sperare che non sarà vano l'invito, tanto più che quest'Omaggio è la prìma affermazione monumentale della Stampa al suo celeste Patrono. Il Comitato Promotore tiene presso di sè parecchì zinchi e galvani dell'unito disegno e di varie dimensìoni, e li rimetterà di buon grado ai giornali o periodìci che vorranno caldeggiare la santa impresa. »

(1) Mentre sta per andare in macchina il nostro Bollettino, ci perviene il N. 3 dell'ottima Croce di Napoli recante, insieme al disegno della nuova Chiesa, il bellissimo appello che l'illustre e tanto bersagliato Arcivescovo di Sorrento Mons. Giuseppe Giustiniani, nostro benemerito Cooperatore, degnossi rivolgere ai pubblicisti cattolici a favore di detta Chiesa. Lo riporteremo nel prossimo numero ; per ora porgiamo a Mons. Giustiniani ed alla Direzione della Croce le nostre più vive grazie.

LE SUORE DI MARIA AUSILIATRICE ALLA TORRETTA presso Livorno di Toscana,

Abbiamo ricevuto estesa relazione dell'inaugurazione dell'Oratorio femminile di S. Francesco di Sales alla Torretta fattasi il 5 novembre scorso con assai ben riuscita accademia musico-letteraria preparata da quei nostri benemeriti Cooperatori per festeggiare la venuta delle Suore di Don Bosco. Presiedeva la festa geniale il R.mo Mons. Vicario, circondato da molti RR. Canonici e distintissimi Signori e Signore. Fu davvero una cara festicciuola, preludio di quel gran bene che si farà in Torretta dalle Suore di Maria Ausiliatrice, coadiuvate da tanti pii Cooperatori e zelanti Cooperatrici del luogo.

MISSIONI

TERRA DEL FUOCO

Lo stato della nostra Missione nell'Isola Dawson. (Lettera di Mons. Giuseppe Fagnano).

REV mo E CARISSIMO DON RUA, Puntarenas, 16 Novembre 1899.

Ho passato un mese coi Confratelli della Missione di S. Raffaele, nell'Isola Dawson, come aveva promesso al Direttore D. Bernabè, mandato ad erigere la Chiesa Parrocchiale di Gallegos, ed ora ritornato mi faccio un dovere darle alcune notizie sullo stato di questa nostra Missione.

Durante la mia permanenza visitai i laboratorii delle Suore di Maria Ausiliatrice, ove s'occupano più di cento donne nel filare la lana e nel tessere, e le ragazze che attendono a far calze, maglie e mutande pei bisogni delle nostre Case ed anche per vendere ai marinai dei vapori o bastimenti a vela che vengono al porto.

Con pìacere ho visto in moto la sega a vapore preparando legnami per la Casa di Gallegos e per la costruzione delle Case della Candelaria, Missione che si va sviluppando assai bene. Gli Indii sono divisi in isquadre e alla testa di ciascuna avvi un Confratello Salesiano, che li dirige nei lavori e lavora più di loro pel buon esempio e per l'insegnamento pratico. Il Confratello Giovanni Sikora, il terrore delle piante di alto fusto, colla sua squadra di otto o dieci abbatte le piante e prepara la via alla squadra diretta dal Confratello Giacomo Raimondo, incaricata di tagliare i travi secondo conviene per approfittare bene dei legnami : tutte due poi queste squadre riunite insieme portano i tronchi vicino alla ferrovia. Piace molto questo lavoro agli Indii, perchè hanno sempre facilità di avvicinarsi al fuoco, che hanno cura di accendere prima di mettersi al lavoro e pare non ne possano fare a meno. Il Confratello Bartolomeo Bergia ha a suo carico due piccoli carri della ferrovia, tirati da cavallo o mula nell'ascendere a prendere i travi e spinti nel ritorno dal proprio peso, sempre però guidati col freno dallo stesso Bergia. Il Confratello Antonio Tarable ha la squadra di cinque o sei che l'aiutano ad una sega, la quale divide i grossi travi in pezzi quadrati, per passarli quindi alla sega diretta dal Confratello Beniamino Motter, aiutato solo da tre Indii. Questa sega divide in assi di tutte le dimensioni, ed in travicelli ad uso di questi paesi. Ogni settimana è consacrato un giorno o due tra tutti per trasportare su carri fino al molo di carica tutto il legname lavorato. Che dirò del Confratello Pietro Savarino, che, così piccolo, dà moto a tutte le seghe, aggiusta le macchine ed ha cura che tutto cammini bene? Il Confratello Pietro Rosso è continuamente impegnato nell'allungare la ferrovia con rotaie pur di legno, che poco a poco s'interna nel bosco facilitando i trasporti.

Ma quello che più consola si è il vedere tutti gli Indii allegri e contenti, rispondere al saluto Viva Gesù, Viva Maria! e tutti procedere con ordine. Questi poveri Indii non possono durare al lavoro, perchè, quantunque grandi e grossi, in generale hanno una costituzione debole e propensi alla tubercolosi, onde bisogna aver pazienza con loro e molto riguardo.

La parte dell'istruzione religiosa va bene, perche tutti i giorni hanno mezz'ora di Catechismo divisi in tante sezioni, ove ricevono la spiegazione dai Confratelli Asvini, Sikora, Tarable e Briatore, i ragazzi dal Ch. Luigi Camino, le donne e le ragazze dalle Suore di Maria Ausiliatrice. Nella festa di S. Raffaele più di ottanta tra uomini e donne si accostarono ai Santi Sacramenti e tra questi alcuni fecero la loro Prima Comunione.

Il vedere tutti questi Indii, che pochi anni or sono in istato selvaggio vagavano per la spiaggie del mare, per le valli ed i boschi, ora tranquilli venire a pregare al suono della campana, muoversi al lavoro contenti, seduti sul limitare delle loro casette attorniati dalla moglie e dai figliuoli, mi fa piangere di consolazione.

Il giorno di Tutti i Santi, alla sera si fece la processione al Cimitero recitando il Rosario pei defunti, cui presero parte tutti con contegno divoto. Non si spaventano più tanto della morte, vedono con piacere accanto al letto del moribondo il Sacerdote, ripetono di cuore le giaculatorie : Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia! imparano a conoscere il Signore che premia i buoni e castiga i cattivi, e così si vanno sensibilmente radicando in loro le verità della nostra Santa Religione.

Noto la differenza tra questi già civilizzati e quelli della Candelaria, non ancora tanto istruiti. Alla morte di uno della famiglia abbruciano tutto quanto appartenne al defunto, ed alla notte ed al mattino i parenti (specialmente le donne) mandano due o tre gridi e poi fanno silenzio. Quelli della Candelaria per molti giorni di seguito mandano gridi al mattino al levar del sole, a mezzo giorno ed alla sera, e continuerebbero anche la notte, se non si proibisse loro. Fanno questo per dimostrare l'affetto e la compassione verso dei loro cari; ma anch'essi cambieranno poco per volta.

Quello che ci fa pena è la loro estinzione, dovuta alla vita agitata in cui vivono, alla perdita dei figli, della donna, del marito, alla difficoltà di tenersi puliti, al non aversi riguardo quando sudano, ed alla polmonite e tubercolosi, da cui sono facilmente attaccati e difficilmente scampano. Il Direttore, il Coadiutore Giovanni Asvini per una parte, Suor Giovanna Valgimigli dall'altra hanno grandissima cura degli ammalati, facendo per loro parte tutto il possibile onde migliorarli, ma con poco effetto, perchè la morte non cessa di mietere numerose le sue vittime.

Il Signore per mezzo della nostra Pia Società ha mandato a questi Indii un gran mezzo per salvarsi l'anima e civilizzarsi. Già essi imparano a guadagnarsi la vita col lavoro, mentre i loro figli vengono pure educati cristianamente. Ci consola assai quando li vediamo venire dal bosco o dal deserto, certi che qui salvano e l'anima ed il corpo ; ma intanto quanto costano alla nostra Pia Società! Lo sa lei, amato Padre, che da tre anni è l'unico nostro appoggio, l'unica tavola di salvamento, alla quale stiamo aggrappati Salesiani, Suore e Indii di queste Mis-, rioni. Degnisi il Signore continuare a suscitare anime buone che ci aiutino ad attirare questi selvaggi alla vita civile e cristiana.

Preghi per noi tutti e si abbia i ringraziamenti di tutti i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice pei soccorsi che ci ha mandati e le benedizioni di tanti Indii salvati.

Suo aff.m° figlio in G. e M. Sac. FAGNANO GIUSEPPE Prefetto Apostolico.

I nostri Missionari e le Suore di Maria Ausiliatrice partiti lo scorso novembre per l'America, l'Asia e l'Africa, annunziano tutti che sono pervenuti felicemente al luogo di loro destinazione, e ringraziano con effusione di cuore quanti, prima e durante il loro viaggio, vennero in loro aiuto con offerte e preghiere.

COLOMBIA I progressi del Lazzaretto di Agua de Dios. (Lettera di Don Evasio Rabagliati.)

VENER.m° E CAR.mO PADRE,

Bogota, 13 Agosto 1899.

DA due anni non era più stato nel Lazzaretto di Agua de Dios, impedito dalle molteplici occupazioni e sopratutto dalla mia venuta in Europa dell'anno scorso.

Ora, ritornato da quella città del dolore, le scrivo subito, perchè ho trovato novità che mi paiono degne di essere ricordate a lei, tanto premurosa del bene dei poveri lebbrosi di questa lontana Repubblica.

In buona compagnia - La festa della Madonna del Carmine in mezzo al lebbrosi - Ingrandimento della Chiesa - La banda ed i suoi concerti - Gli omaggi dei piccoli lebbrosi al Presidente della Repubblica - Colletta improvvisata - Sotto le tende -

Onore al merito.

Anzi tutto le dirò che volle accompagnarmi il Molto Reverendo Sig. D. Leopoldo Medina, Presidente ad vitam della Società di S. Lazzaro, da lui stesso fondata in questa Capitale or sono molti anni e sostenuta e diretta con vero amore ed intelligente perseveranza : Società che ha il plauso di tutti, anche degli indifferenti in materie religiose, e che fu fin dai primi giorni della sua esistenza una vera provvidenza per quelle centinaia di lebbrosi che hanno fissato la loro dimora in Agua de Dios. Venne pure uno dei nostri Sacerdoti Salesiani, per rendere più solenne la festa della Madonna del Carmine, causa principale del nostro viaggio al lazzaretto. La solennità fu riuscitissima, e son certo che la Madonna dovè sentirsi contenta degli ossequii offertile dai più disgraziati fra i suoì figli, e che per ricompensarneli dovè spargere a piene mani le sue benedizioni sopra quelle centinaia di lebbrosi, i quali vollero onorarla passando quasi tutta la giornata ai suoi piedi. Le Comunioni del mattino superarono le 500, e ve ne sarebbero state almeno il doppio, se vi fosse stato doppio numero di confessori. Alla processione della sera vi era tutta intiera la popolazione di Agua de Dios, formata da 1080 lebbrosi e da più di 2000 sani ; non mancavano che i più aggravati dal male. Già si sapeva che la chiesa non era più sufficiente per contenere tutta la popolazione del lazzaretto; ma in quell'occasione ci apparve più piccola ancora; non più di una quinta parte della gente potè trovar posto nel recinto di essa; il rimanente dovè ascoltare la predica dalla piazza e dalle adiacenze. L'inconveniente parve a tutti così grave, che in quella stessa sera si decise d'ingrandire la chiesa almeno del doppio; la Società di Beneficenza di Bogotà , alla quale si fe' ricorso per ottenere un sussidio, lo concesse subito ed abbondante; altri sussidii si ottennero da persone amiche, ed a giorni si darà principio ai lavori d'ingrandimento.

Ma passiamo alle altre novità degne di nota. E primieramente la banda musicale appena iniziata due anni fa, adesso ha tanto progredito da far maravigliare tutti. Per ben onorare la loro Patrona, la Vergine del Carmelo, i piccoli musici, quasi tutti lebbrosi, al giorno della festa si mostrarono veramente instancabili. Non solamente vollero suonare nelle funzioni di chiesa e nella lunga processione, ma vollero dare concerto sulla piazza pubblica al mezzogiorno ed alla sera della vigilia della festa, concerti che rinnovarono il giorno della solennità, plaudente tutta la popolazione, la quale assisteva intenerita a quello spettacolo veramente commovente. E che questa banda si trovi in grado da poter far bella mostra di sè, ne diede una prova nel mese del passato febbraio in un fatto che ben merita di esser ricordato. A circa 10 leghe da Agua de Dios, a 5 ore di cavallo, trovasi un piccolo paese chiamato Anapoime, nel quale per motivi di salute ha sua residenza stabile il nuovo Presidente della Repubblica Emmanuel Maria Sanclemente. In quel mese di febbraio colla famiglia del Presidente villeggiavano molte altre famiglie della Capitale. Non so per iniziativa di chi, il fatto si è che un bel giorno, in sul far della sera, squilli di tromba, rulli di tamburo si fanno udire nelle vicinanze di quel tranquillo paese; la curiosità che si suscitò in quella popolazione fu grande, e si cambiò in vero stupore, quando nel bel mezzo della piazza apparvero i piccoli musici di Agua de Dios. Infatti erano essi che vollero fare una sorpresa al Presidente della Repubblica e salutarlo in nome di tutta la famiglia di lebbrosi di Agua de Dios. Alla sera la banda nazionale stazionata in quella villa cedè volentieri il suo posto alla banda di Agua de Dios, e vi fu concerto ascoltato da tutti colla più viva attenzione e commozione. Poi vi furono discorsi di ammalati e di sani ; lo stesso Presidente prese la parola commosso per quello che aveva veduto e sentito, animando i piccoli musici; poi varie signore, spinte dal loro buon cuore, fecero una colletta in favore dei nuovi ospiti, e la cosa ebbe un successo assai maggiore di quello che si poteva aspettare. Naturalmente non si poteva tornare al lazzaretto in quella stessa notte, e non era possibile chiedere ospitalità presso le famiglie di Anapoime. Allora come si cenò e dove si passò la notte? In un prato nelle vicinanze del paese, amici dei suonatori, lebbrosi pur essi, mentre i primi davano concerto, prepararono la cena, e piantarono le tende, sotto le quali passarono tranquillamente la notte, per rifare il giorno seguente il lungo cammino fino alla città del dolore, come qui si chiama Agua de Dios. Di quanto sollievo è questa banda per gli abitanti del lazzaretto, che non. cessano di benedire al nostro carissimo D. Luigi Variara, il quale a forza di perseveranza e di non lievi sacrifizi riuscì a formarla ed a sostenerla, con nessun altro contingente che i poveri bambini lebbrosi del suo Oratorio festivo !

Il teatrino- Il dolore santificato dalla gioia cristiana - Trasformazione - Ospizio Michele Unia - La potenza d'un centesimo Un vero amico - Gli inquilini del futuro Ospizio - Necessità di aiuti - Conclusione.

Una seconda sorpresa mi ebbi in quella visita : un piccolo teatrino, discretamente provvisto del necessario per dare rappresentazioni periodiche ad istruzione e più a sollievo dei poveri lebbrosi. Anche questa è opera iniziata e sostenuta dal nostro D. Luigi, della quale si serve mirabilmente non solo per moralizzare i 200 giovani dell'Oratorio festivo, ma anche i grandi che forse ne abbisognano di più che i piccoli. Tanto la banda come il teatrino servono per rompere quella monotonia, che tanto mortifica i poveri lebbrosi. Le cose sono giunte a tal punto, che ai giovani ed anche ad uomini già barbuti il più bel regalo che si possa fare si è di sceglierli per rappresentare qualsiasi parte, che studiano con vera passione. E così, fra teatrino e musica, il lazzaretto si è trasformato di molto ; le giornate non sono più tanto tetre, i dolori sono meno sensibili ; si soffre ancora da quei meschini, ma regna anche l'allegria, della quale sono debitori alla piccola Famiglia Salesiana, che ha fissato sua dimora fra loro.

Ancora un'altra sorpresa mi ebbi al mio giungere al lazzaretto, ed è un grosso edificio cominciato in aprile ed arrivato già a buon punto. Nel giorno in cui si pose la prima pietra, giorno del battesimo, dirò così, gli si pose il nome di Ospizio Michele Unia, in memoria del primo Salesiano che osò penetrare in quella valle di lagrime. Conveniva questo nome anche perchè fu veramente l'indimenticabile nostro D. Michele Unia il primo promotore di questa nuova opera. Lo scopo? Salvare dall'ozio e quindi dal vizio tanti poveri bambini e giovani orfani lebbrosi, che sono portati là dalle autorità dei paesi di tutta la Provincia e da ogni parte della Repubblica, e che, non avendo chi li sorvegli e li educhi, sì perderebbero certamente, contraendo la lebbra dell'anima assai peggiore di quella del corpo. I mezzi? Il caro D. Unia per fare il grande Ospedale di Agua de Dios aveva fatto ricorso a tutti i Colombiani, chiedendo null'altro che un cuartillo, corrispondente al nostro centesimo, e con mìlioni di centesimi arrivò a fare un veramente magnifico Ospedale. D. Variara fece la stessa cosa, ma limitandosi ai bambini dei due sessi, non chiedendo loro se non un cuartillo per l'Ospizio dei bambini orfani di Agua de Dios. La prima prova, che consistè nel comunicare il suo piano ad alcuni giornali di Bogotà, non riuscì troppo soddisfacente; molti bambini non sanno leggere, i più non spendono il soldo nel giornale. Allora cambiò tattica, e dopo preso consiglio da chi doveva, mandò una lettera circolare a tutti i Reverendi Parroci della Colombia perchè volessero aiutarlo nell'opera intrapresa, leggendo e spiegando la lettera in chiesa o nella scuola. L'effetto si fece subito sentire, e già arrivarono ad Agua de Dios varìe migliaia di scudi, raccolti in questa maniera. Colle prime somme giunte si comprò il terreno, si gettarono le fondamenta di 160 metri di un edifizio a due piani, e le pareti raggiungono già l'altezza di varii metri: tanta è la buona volontà degli operai e di chi la dirige, un lebbroso in tutti i tempi ed in tutte le circostanze, il vero amico dei Salesiani dì Agua de Dios, il caro Enrico Aguilera. L'edificio è sull'angolo della piazza principale, di fronte alla casa parrocchiale che serve di abitazione ai 4 Salesiani colà residenti, e la vicinanza faciliterà la direzione dell'Ospizio una volta che sia terminato.

Chi l'abiterà? Non tutti gli orfani saranno ammessi nell'Ospizio; il diritto è riserbato agli orfani lebbrosi di certa età, che sono in maggior pericolo di pervertirsi. Quelli fra di loro che hanno le mani sane saranno destinati ad un'arte o mestiere; quelli poi che fossero inabili al lavoro, impareranno a leggere e scrivere e tutto quello che potranno. Ad ogni modo, lo scopo prefisso di salvarli dal vagabondaggio e dai vizi si ottiene, sia che si dedichino al lavoro od allo studio, perchè saranno tutti e sempre sotto la vigilanza paterna dei figli di D. Bosco.

Ma e come si sosterrà una casa composta tutta di ammalati, e di tali ammalati? Semplicissimo: la Società di Beneficenza della Capitale, ad ogni lebbroso che vive nel lazzaretto, sia grande o piccolo, passa una pensione di tre reali in minuta carta, corrispondente ad un franco e mezzo per ogni giorno. Con questa somma, sebbene modicissima in queste terre, il lebbroso deve pensare a tutto, mangiare, vestirsi, cercarsi alloggio, provvedersi medicine; ; questa è la base per sostenere l'Ospizio degli orfani; caso mai non bastasse, vi supplirà la carità pubblica, che è la figlia primogenita della Provvidenza. Le Suore di Carità hanno da anni il loro Ospizìo per le bambine, e finora non mancò loro mai il necessario; speriamo succederà la stessa cosa coi poveri orfani lebbrosi. L'importante ed il più difficile si è condurre a termine l'edificio, che costerà non meno di 40 mila scudi di qui, e non si è neanco alla quarta parte della somma; il resto lo si lascia alla divina Provvidenza, che se non manca mai per nessuno, molto meno mancherà ai bambini orfani lebbrosi. Se qualcuno fra i Cooperatori Salesiani di Europa volesse concorrere in quest'opera, che tanto cara deve essere al Signore ed a D. Bosco, farebbe opera sommamente meritoria, principalmente se si trattasse di qualche somma vistosa.

Ci raccomandi tutti al Signore, in particolare i suoi Figli. e le Suore di Maria Ausiliatrice, che vivono consacrati all'assistenza dei lebbrosi di Colombia, e mandi una benedizione specialissima a questo tutto suo nei SS. Cuori di Gesù e di Maria

Devotissimo Figlio Sac. EVASIO RABAGLIATI.

IN FASCIO

ALMAGRO (BUENOS AIRES) - Nuovi progressi dell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales. Il carissimo D. Gherra, Direttore di questo Oratorio, manda al Sig. D. Rua consolantissime notizie. «Il numero dei giovani che frequentano l'Oratorio, scrive egli, cresce ognor più e si rendono sempre più stabili, frequentandolo con maggior assiduità e perseveranza. Generalmente superano il migliaio e nelle feste principali arrivano a 1200, a 1300, a 1500 ed anche più. Durante le feste pasquali per due o tre domeniche si dovette omettere il Catechismo per classe, perchè la chiesa era letteralmente zeppa che si sarebbe potuto camminare sulle teste; stentava persino a recarmi all'altare per la benedizione, essendo pieno il presbiterio, la sacrestia, tutti i luoghi ed angoli dell'edifizio.

»Vedendo quindi nei giovani tanto entusiasmo per l'Oratorio e sì buone disposizioni, volli disporli a celebrare solennemente la festa del loro Celeste Patrono S. Luigi Gonzaga. Con appositi catechismi ne preparai 40 per la prima Comunione, e la novena fu fatta con tutta solennità con Messa al mattino, predica e benedizione col SS. alla sera. Non è a dire quanto slancio ponessero nei cuori queste cose, sicchè tutti sospiravano il gran giorno, che giunse finalmente, giorno di paradiso destinato a rimanere immortale presso tutti.

» Nel mattino comunione generale con opportuno fervorino e cantici sacri. Indi colazione solenne per i neo-comunicati e la solita per gli altri. Alla Messa solenne, cantata da cantori tutti oratoriani, disse il panegirico del Santo il nostro Sac. D. Giovanni Curotto, lasciando in tutti profonda impressione.

» Nel pomeriggio l'amato nostro Ispettore Don Giuseppe Vespignani volle rallegrare con la sua presenza la nostra festa, facendosi tutto a tutti in mezzo a questa turba magna di giovani. Nella chiesa letteralmente gremita, non ci fu possibile farli stare tutti, e l'Ispettore rivolse un caldo fervorino, come sa farli lui, impartendo poscia la benedizione col SS.

» Dopo vi fu merenda, teatro, illuminazione ecc., cose tutte che estasiarono i giovani, i quali non finivano di innalzare al loro Patrono ed ai loro benefattori i più calorosi evviva.

» La memoria di questo giorno rimarrà indelebile nella storia di quest'Oratorio, ma in pari tempo mi fece sentire assai più viva la necessità di maggiori mezzi e più personale per poter ingrandire le scuole e ricevere maggior numero di ragazzi. »

MATTO GROSSO (BRASILE) - Notizie delle nostre Missioni del Matto Grosso. - Il Sac. Antonio Malan, Vice Ispettore delle nostre Case del Matto Grosso, il 3 settembre scorso scriveva a Don Rua: Due mesi di silenzio da parte mia avranno non poco inquietato la S. V. Veneratissima, ma ora, grazie a Dio, sono pressochè completamente ristabilito. Anche stavolta mi sono visto alle porte dell'eternità, però le numerose preghiere fatte per me, sopratutto qui a Cuyabà, non mi permisero di varcarlo e dovetti retrocedere. Il buon popolo di Cuyabà si mostrò in questa circostanza veramente di cuore: furono fatte celebrare Messe, novene e promesse a tutti i Santi, e Dio mi ha di nuovo resa la sanità, che mi studierò d'impiegare per il bene delle anime.

Presentemente sono in giro per la nostra Parrocchia di S. Gonçalo, perchè stabilii di dare io stesso questa piccola Missione d'un mese circa, per più ragioni: 1° perchè ho grande necessità di conoscere più a fondo i miei parrocchiani, i quali mi offersero, lasciandomene la scelta, i mezzi più comodi di trasporto; 2° perchè, essendo entrato in convalescenza, il medico insiste che me ne parta da Cuyabà e m'ha vietato di scrivere. Di modo che tutto ben ponderato, mi determinai di andare a visitare almeno i centri più popolati di questa sterminata parrocchia e ciò mi permetterà di ristabilirmi facendo un po' di bene.

Quanto al resto tutto va bene: la politica, gira e rigira, finì per mettersi tutta in nostro favore. Il partito dominante è tutto per noi, ci mostra una confidenza e stima, di cui lei, amato Signor Don Rua, non può farsene una idea, e giudicando secondo le leggi dello Stato e le disposizioni dei personaggi che sono al potere, questo periodo favorevole al nostro apostolato deve durare almeno quattro anni ; anzi mi sembra che le cose sono ora talmente incamminate da promettere una più lunga durata di calma e pace. Tuttavia in questi paesi non si può guari fare conti esatti sulla stabilità delle cose.

Inoltre eccolo un'altra notizia. Come lei sa, col cambiamento di Governo l'anno scorso dovemmo ritirarci dalla Colonia Teresa Cristina. Ora l'attuale Governatore per una seconda volta ci offerse la detta Colonia ed il Governo federale inviò qui espressamente un dottore per trattare la questione. Questo delegato mi disse che l'Unione Federale era stata indignata degli ingiusti procedimenti del Governo del Matto Grosso a nostro riguardo, che tutti conoscevano il bene che avevamo fatto ed ottenuto dagli Indii in sì poco tempo, infine che ridonarci la Colonia era semplicemente un atto di giustizia verso di noi e un procurare il bene dello Stato, ecc. ecc. Gli risposi che noi eravamo disposti ad accettare qualche Missione fra gli Indii, ma che era necessario innanzi tutto stipulare condizioni che guarentissero il nostro lavoro e l'avvenire della Missione.

Il Dottore convenne meco su ciò e mi assicurò che il Governo accetterà tutte le clausole che vogliamo. Le disposizioni dei nostri governanti sono veramente buone e mi sembra che converrebbe profittarne... Certo però che dovremmo ben bene pesare tutto: condizioni, luogo e mille altre circostanze. Per prendere tempo dissi che doveva riferire la cosa ai Superiori per avere aumento di personale, ecc. La cosa restò a questo punto.

Mons. Vescovo poi insiste perchè accettiamo una nuova Parrocchia nel centro di Cuyabà. È una Chiesa nuovamente ricostrutta, assai bella, in cui si potrebbe fare immenso bene, e siccome è abbastanza lontana dalla nostra Casa si avrebbe pure un grande Oratorio festivo.

La nostra Casa di probandato, se Dio continua ad aiutarci come pel passato, comincerà a darci un po' di personale fra due anni. Verso la fine di questo stesso anno avremo quattro o cinque buoni ascritti di più. I laboratori cominciano pure a dare qualche solida vocazione.

L'Oratorio di Santa Teresa a Corumbà va assai bene e pare che goda molta simpatia nel popolo; ha già 130 alunni. I nostri confratelli fanno molto bene con la predicazione e con l'insieme del loro ministero. Presto forse dovremo anche accettare la Parrocchia, perchè l'attuale Parroco è gravemente ammalato.

A Cuyabà, l'Oratorio e le nostre Parrocchie continuano a dispensare alle anime la vita cristiana ; il personale pare animato dal miglior spirito. Deo gratias! Le Suore di Maria Ausiliatrice vanno avanti anche bene ed il loro noviziato a Coxipò promette numerose vocazioni.

FORTIN MERCEDES - (TERRITORIO DEL COLORADO-PATAGONIA).- In Missione. - in data 15 novembre scorso il Missionario D. Boido Giuseppe ci invia il diario delle sue escursioni apostoliche durante la prima quindicina di detto mese, da cui rileviamo che ebbe molto a soffrire, causa l'inondazione pressochè totale di quelle valli patagoniche. Pure egli, accompagnato dal Catechista Leone Poinsot, potè fare del bene predicando, catechizzando, battezzando, confessando e celebrando la S. Messa, a Pantanosa, dove fermossi due giorni, ad Infiernillo, a Bagual, a Bahia S. Blas, alla Estancia de los dos hermanos, a Tigre e a Fortin viejo. A .Bahia S. Blas fermossi tre giorni con tanto contento della popolazione, che stabilì di innalzare una Cappella a Maria Ausiliatrice, affinchè il Missionario possa recarsi più di spesso per l'amministrazione dei SS. Sacramenti. Durante queste escursioni D. Boido potè più volte toccar con mano il potente patrocinio di Maria SS. e dovunque ebbe a restar meravigliato del buon cuore di quei coloni ed indigeni.

SAN SALVADOR (CENTRO AMERICA). - Le prime prove della nostra Scuola di Arti-Mestieri ed Agricoltura. - Questa Scuola, aperta solo nel 1898, diede l'anno testè passato assai buona prova negli esami finali. Il Direttore D. G. Misieri ne diede relazione in data 18 novembre 1899 in questi termini : « Per noi questi esami formano epoca. Non solo venne a presiederli la Commissione governativa, ma lo stesso Signor Presidente dello Stato col Ministro Generale e quel di Fomento, che rimasero oltremodo soddisfatti. È la prima volta che il Presidente della Repubblica assiste ad esami sia di Collegi privati, come il nostro, sia di pubblici stabilimenti. La distribuzione dei premi si farà l'otto dicembre e per quest'occasione stiamo preparando una piccola accademia ad onore del Presidente della Repubblica. Questi è assai benevolo verso i poveri Salesiani e la sua nobile Signora è veramente entusiasta delle Opere nostre. Essa stessa si mise nella nobile e non facile impresa di voler edificare in San Salvador una Chiesa a Maria Ausiliatrice. Perciò costituì una Società fra le principali Signore, le quali stanno preparando una grandiosa lotteria a questo scopo. Detta Società possiede già un fondo di cinque mila scudi e lo stesso Presidente promise di disporre una parte dell'erario, per aiutare la costruzione del tempio, poichè vuole che sia un Santuario dove los bueños Salvadoreños faranno un giorno divoti pellegrinaggi. A Dio ed alla nostra potente Ausiliatrice il compimento finale di questi bei progetti. »

S. PAOLO (BRASILE). - Incendio nel nostro Collegio del Sacro Cuore. - Nella notte del 23 al 24 novembre scorso in questo nostro Collegio, dove son raccolti oltre 300 giovani, si sviluppò un forte incendio, che distrusse il vasto stanzone della guardaroba con tutti gli scaffali contenenti la biancheria dell'Istituto, le vestimenta dei giovani e dei Superiori e l'uniforme degli allievi, arrecando un danno di ben 25,000 lire. Devesi però ascrivere a speciale protezione del Sacro Cuore, se non vi furono vittime, perchè essendosi sviluppato il fuoco quando tutti dormivano, avrebbe potuto, senza speciale intervento, distruggere tutto il fabbricato, asfissiandone gli inquilini. Ma il buon Gesù svegliò per tempo un Superiore, il quale ebbe appena tempo a dar l'allarme e così impedire rovine maggiori. La causa dell'incendio, secondo i giornali locali, è questa. La guardaroba è al primo piano. Al pian terreno in esatta corrispondenza all'area dello stanzone trovasi la vasta cucina. Il camino di questa ha il tubo in ferro che traversa il pavimento della guardaroba, corre per breve tratto lungo una parete, sale al secondo piano, per proseguire fuori del tetto. Ora il dì innanzi questo tubo era stato pulito dalla fulgine e sembra che l'azione corrodente di questa abbia intaccato il tubo, in modo da formare dei fori, per cui passarono le faville che appiccarono il fuoco al soffitto. Fu infatti constatato che il soffitto è stato il primo a bruciare. Vennero tosto chiamati i pompieri, i quali cominciarono sollecitamente l'opera loro, circoscrivendo l'incendio e domandolo con un'ora di faticoso lavoro. Sia ringraziato il Signore che, oltre lo spavento ed i danni materiali, non vi furono disgrazie personali!

COLOMBIA. - Una visita alla Missione di S. Martin e passeggiata ippica. - Il confratello D. Gerolamo Cera scrive da Villavicencio queste notizie in data 5 settembre scorso. Verso la fine del mese scorso fui di ritorno da S. Martin, dove per la seconda volta mi era recato a visitare i nostri cari confratelli. Quella Casa non conta che un solo sacerdote , quindi per ottemperare alla volontà del nostro Sig. Ispettore, è necessario che di quando in quando vi si rechi qualche sacerdote , fosse pur solo per dar comodità a quel ministro di Dio di rinfrescarsi nelle sempre salutari acque della Penitenza.

Il caro confratello Leopoldo Ferrari, approfittando della mia andata, volle fare con solennità straordinaria la novena dell'Assunzione di Maria, sia per onorare nel miglior modo la nostra potente Ausiliatrice, come per attirare al bene qualcuno di questi llaneros, i quali per sè non son cattivi, ma indolenti su tutta la linea. Passano la loro vita tra il bestiame : buoi, vacche, cavalli, mule, ecc.: e tra questi animali ripongono la loro felicità. Più in là non sanno altro ; gente felice, che non patisce disagio di cosa alcuna , perche nulla sa desiderare. Parlar loro di bestiame, delle malattie, a cui va soggetto, è come toccar il loro lato debole : parlar di Dio tanquam tabula rasa. Vanno alla Chiesa nelle solennità del Natale, Pasqua, Corpus Domini, Immacolata ed il giorno di S. Martino, loro Patrono, perche tutti ci vanno, ma le altre feste non sono segnate sul loro calendario, perciò le santificano solo quando ne vien loro il capriccio.

Si crede che San Martin conti circa 2500 abitanti: di questi almeno due mila vivono dispersi qua e là in queste immense pianure, e gli altri risiedono nel paese, per ciò stesso quasi sempre deserto.

La novena dell' Assunta si fece per dar comodità alle persone del paese di udire una breve esortazione prima di impartir loro la benedizione col SS. Sacramento.

La Chiesa era addobbata nel miglior modo possibile: ostentava un nuovo altare, come pure nuova era la balaustrata ed il battisterio. Negli ultimi tre giorni della novena le funzioni furono rallegrate collo sparo di mortaretti, benevolmente provveduti da alcune signore del paese. Mi era stato detto che questa gente bisogna prenderla a schioppettate, se si vuol da essa segni di vita : e fu un fatto, perchè col rumore degli spari si vide aumentare il concorso, il quale per altro era già numeroso fin dal principio della novena.

Nel giorno della festa si notò un concorso al tempio veramente straordinario. Numerosa fu la frequenza ai Santi Sacramenti, e per la seconda volta , dacche ci siamo stabiliti in San Martin, vi fu Messa cantata in terzo. La processione che si fece verso sera, fu un vero trionfo per la Vergine : si vide in tutti un vero entusiasmo per accompagnare la statua della celestial Signora.

Un'altra cosa giammai vista in San Martino doveva aver luogo quella sera : una piccola rappresentazione teatrale doveva servire di chiusura a quella giornata memorabile per tutti. Facilmente si può immaginare l' entusiasmo dei Sanmartinegni all'annunzio di questa novità. Non fu mestieri fare inviti, perché tutti, senza eccezione, abbandonando la solitudine delle loro capanne, accorsero al locale della scuola, dove doveva tenersi la rappresentazione della commedia La Casa della Fortuna di D Bosco. Nessun inconveniente durante la recita, che riuscì proprio bene.

Dirò pure due parole sa una passeggiata ippica avvenuta in quei dì. Tutti i paesi hanno i loro costumi e nei piani di San Martin si usa così a far le passeggiate. Fissato il giorno, ciascun invitato si procura una cavalcatura più o meno buona, secondo che sono le proprie risorse pecuniarie, e più o meno briosa, secondo la destrezza del cavaliere. Quindi in questi luoghi si veggono passeggiate curiosissime, in cui figurano tutte le bestie da trasporto : dal vile giumento al superbo cavallo. La vigilia del passeggio alcuni incaricati partono a cavallo di buon mattino per cacciare un qualche animale bovino per ii pranzo o la cena del giorno seguente. La cacciagione d'ordinario consiste in un vitello dai 12 ai 15 mesi , bello e grasso, perchè queste vaste pianure sono piene di animali bovini selvatici. Per cacciarlo questi giovani fanno così. Adocchiatolo, spronano i cavalli e con abili giri e rigiri tanto fanno, che l'allacciano per le corna e tosto lo strascinano al luogo designato, dove, affilati i coltelli, l' infelice vittima riceve il colpo fatale ed in men che no 'l dico vien fatta a pezzi. I quarti dell'animale vengono avvolti nella pelle dell' animale stesso, per impedire che la carne perda della sua squisitezza. Scaldato poscia il forno e pulitolo v' introducono quegl'involti di carne, chiudendone ermeticamente la porta. Terminati i preparativi, essendo sicura la passeggiata, si porta la bella notizia alle varie decine di giovanetti del paese, i quali si lambiccano il cervello per ottenere una cavalcatura per l'indomani. Al primo apparire dell'alba, tutta la turba infantile è in movimento. Dopo le peripezie del caso, possono montare a cavallo. Radunati alla porta della Casa Salesiana, aspettano il loro amico e padre, il quale, vero figlio di D. Bosco, si pone tra quella turba di giovanetti, che radianti di gioia lo circondano ed in massa s' incamminano al forno, dove i quarti del vitello v'attendono la sentenza di sparizione. Ed ora chi potrà contare le pazzie di costoro che, oltre ad essere per natura poco giudiziosi, si vedono montati in una bestia che bastonano di santa ragione ? Alle volte pare che si cambino le carte : sembra che i ragazzi perdano la loro poca ragione e che l'acquisti l'animale che cavalcano. Se non succedono disgrazie, si deve proprio attribuire al solo istinto del quadrupede. Tra le grida, le burle, le scommesse e le corse si giunge alla meta. Da un capo all'altro della comitiva si sente gridare. Aprono il forno! aprono il forno! Tutti accorrono. Il Salesiano, benedetto il pane quotidiano avuto dal buon Dio per sè e per i suoi cari giovanotti, dà principio all' estrazione alla ripartizione della carne arrostita, mentre l'allegria aumenta sempre più. La bibita è il tradizionale aguarruz, , confezionato con acqua, riso e miele.

Poscia si continua la passeggiata per un tratto più o meno lungo, perche si arrivi a qualche ruscelletto, sulle cui sponde terminare si possano i sopravanzi del pranzo e temperare la sete ed il calore tropicale con fresca e limpida acqua. Sull' imbrunire si è di ritorno al paese: i giovani cavalieri ne percorrono galoppando le principali strade e poi ciascuno si ritira a sua casa a raccontare ai suoi cari le vicende della giornata.

Quest'è stato il passeggio, con cui D. Ferrari volle premiare i ragazzi del paese, il giorno 20 agosto, e questo è pure ciò che s'intende quando si dice : ir al campo a corner una mamona.

Il mondo cristiano a Paray-Le-Monial nell'Anno Santo. - Uno dei più insigni oratori francesi, l'illustre P. Coubé d. C. d. G., ha lanciato in mezzo ai cattolici un'idea grandiosa : un pellegrinaggio mondiale al Sacro Cuore di Gesù a Paray-Le-Monial, cioè, là dove il Redentore rivelò i misteri del suo amore verso gli uomini alla beata Margherita Maria Alacoque.

Mentre la Francia industriale convoca i popoli del mondo alla grande festa del progresso e del lavoro, la Francia Cattolica coglie l'occasione per invitare le turbe anelanti al bene ed alla pace a pellegrinare ad uno dei suoi Santuari, per adorare l'Uomo-Dio nella dolcezza ineffabile del suo amore.

Il P. Coubè svolge l'idea sua in un magistrale articolo pubblicato nella importantissima rivista Les Etudes e la stampa cattolica francese vi fa eco plaudendo. Il nostro Bollettino l'ha pure riportato per intero nella sua edizione in lingua francese.

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Guarito da flemmone e pazzia per intercessione della nostra buona Mamma.

Il giorno 25 febbraio dell'anno 1898 il mio caro marito partiva per un vicino paese. Erasi di poco allontanato, quando il cavallo si spaventò. Nulla valsero gli sforzi fatti per frenarlo; precipitò nel fosso, trascinandosi seco mio marito e il suo compagno. Nessun male il mio sposo aveva riportato nella caduta; ma essendo un po' pesante, non potè lestamente saltare sulla riva, e il cavallo nell'alzarsi gli mise il piede sulla gamba destra, lasciandovi l'impronta del ferro. Fu accompagnato a casa; chiamammo il medico; sembrava esser una cosa da poco. Ma il marito si sentiva crescere il male ogni giorno, e dovette a forza guardare il letto. Il male lavorava internamente e nel corso di dieci giorni aumentò in modo tale, che il nostro medico di condotta signor Lazzaroni Giuseppe e suo fratello Signor Lazzaroni Angelo, i quali con tanta attenzione e amore l'avevano curato, ci consigliarono consultare uno specialista. Ci fu indicato il signor Filippini, professore chirurgo dell'Ospitale Civile di Brescia. Questi venne e subito l'operò; ma il flemmone e la risipola cancrenosa si eran già troppo avanzati. Gli domandai, se non si poteva salvarlo coll'amputazione della gamba; a tutto mi sottometteva, pur che mi fosse ridonato il mio caro. Ma mi fu risposto « troppo tardi, già il male è quasi agl'intestini e difficile sarà il salvarlo. » Si tentò ogni sforzo, ma tutto era inutile. Oltre averlo colpito in tutta la persona, la risipola si era avanzata fino al cervello togliendogli così l'uso della ragione. In quante angustie era immerso il mio cuore!... quanto soffriva! quanto soffrivano i miei figli vedendo il loro amato genitore in sì misero stato !

Perduta ogni speranza di riaverlo sano, addolorati e trepidanti aspettavamo l'ora del trapasso pur troppo non lontano. Continuamente rivolgevo preghiere alla gran Madre di Dio, onorata nell'effigie di Bambina, e a Maria Ausiliatrice dispensatrice d'ogni grazia e potente conforto nei casi disperati. Mi raccomandai al Rev. Don Rua, affinchè facesse pregare i suoi buoni giovanetti, promettendo, che, se avessi ricevuto la grazia, l'avrei fatta pubblicare, e mi sarei recata in compagnia del marito a Torino ; avrei portato a Maria la mia tenue offerta, avrei fatto celebrare una Messa, e ambedue ci saremmo accostati alla Sacra Mensa Eucaristica. Mai non tralasciavo di raccomandarmi pure ai Reverendi Sacerdoti, alle buone Suore del nostro paese e a quanti conoscevo. Feci voto di lasciar una memoria al paese, donando alla chiesa del convento una statuetta di Maria Bambina con urna e culla. Fatti i miei voti, mi sentii rasserenata e piena di fiducia.

La cancrena invece di proseguire, come avea incominciato, lentamente sparì, e nel corso di cinque giornate la gamba si trovava fuori di pericolo, con grande sorpresa e consolazione di quanti assistevano l'infermo. Ma il nostro desiderio non era compiuto, anzi vedevamo l'impossibilità d'essere perfettamente esauditi; la testa non dinotava miglioramento di sorta. La pazzia l'aveva colpito in modo tale, che più non si poteva trattenerlo, e fummo costretti, con nostro sommo dolore, a condurlo nel manicomio di Brescia, dai Fate-benefratelli, sperando che con continuate visite di professori più facile sarebbe stata la guarigione. Il Giovedì Santo 7 Aprile ve l'accompagnai. Quei buoni Frati, vedendomi così disturbata, mi rivolsero parole di conforto e di consolazione, ma il mio cuore era spezzato dal dolore e più non sentiva parole confortatrici. Soffersi immensamente nel dover abbandonare il marito, sebbene confortata dal pensiero che l'affidavo nelle mani d'Angioli di Carità.

Dovetti recarmi a casa il Venerdì chiamata dalla famiglia. Ma ritornai il Sabato, sperando sempre d'aver più buone nuove. Come mi sembrò lungo il tratto di strada che percorsi ! Arrivata, subito domandai d'essere condotta al letto dello sposo, che già troppo a lungo l'aveva abbandonato. Mi fu risposto che riposava, e mi consigliavano a lasciarlo quieto. Ma il mio cuore non poteva trovar pace, lottavo con forza contro me stessa... invano!... e n'aveva ben ragione. Sì, riposava... ma il suo riposo era il preludio del riposo eterno. Il suo letto era attorniato dai buoni Frati che stavano aspettando il suo passaggio !... ed io, lasciata sola, pregavo invocavo Maria Aìuto dei Cristiani e le porgevo suppliche dicendole: « Deh, Maria! mostrami come sei potente nel tuo aiuto, ascolta le preghiere d'una desolata sposa ed esaudiscimi !... » Passai quattro ore in continua pena. Si rappacificò alquanto e fui chiamata. Oh quanto soffriva!... Passò tutto il giorno e la notte, sempre lasciando un forte dubbio di sua esistenza. Alla mattina, Domenica di Pasqua, giorno della Risurrezione del nostro Signor Gesù Cristo, quando ogni speranza era perduta, un portentoso miracolo ce lo ridonò. Seduti accanto al letto, stava pur mio padre e un mio cognato. Lo rimiravamo, non sembrandoci vero che fosse ridotto in simile stato. Ad un tratto parve svegliarsi da un lungo sonno, ed esclamò: « Cosa fate voi qui?... donde venite?... dove fui io finora?... cosa feci per legarmi obbligato al letto?... » Più nulla si rammentava di quanto aveva passato, ma era ritornato alla ragione. Stupefatti, il nostro pensiero volò subito a un ricevuto miracolo. Si, o Maria, le nostre preghiere Tu avevi esaudito.

Continuò a migliorare e il giorno 18 maggio 1898, vigilia dell'Ascensione, ritornò in seno alla famiglia, guarito perfettamente.

Continua ora in una florìda salute, ed io non voglio lasciar trascorrere più oltre il tempo, senza mantenere la promessa fatta, di pubblicar la grazia, come di già adempii alle altre promesse e mi recai a Torino in compagnìa del marito dinanzi alla gran Vergine, a cui non mi stancai, nè mi stancherò mai d'innalzare preghiere vivissime di ringraziamento.

Sia benedetta la buona Madre che ci ha esauditi... rendiamo vive grazie e riconoscenti ripetiamo: Viva Maria Ausiliatrice Aiuto dei Cristiani !... Viva !...

Rendo intanto pubbliche grazie al Rev. Don Rua e a' suoi buoni giovanetti, nonchè ai Reverendi Sacerdoti e alle nostre Rev. Suore e a tutto le buone persone che si presero a cuore il nostro affanno, e colle loro preghiere mossero questa buona Madre ad esaudìrci.

Borgo S. Giacomo, 20 Settembre 1899. VINCENZA SCANZI.

Grazia di Maria Ausiliatrice avvenuta l'anno 1898 nella nostra Casa di Ivrea.

Sono omai già trascorsi diciotto mesi dacchè Maria SS., la potente Ausiliatrice dei Cristiani, ci fece una grazia segnalatissima, di cui questa Casa serberà memoria sempiterna.

Comincio dal domandar perdono a questa amorosissima Madre se solo adesso adempìo alla solenne promessa di pubblicare nel Bollettino Salesiano questo favore, pregandola umilmente a non volere per questa mia negligenza diminuire verso di noi le sue benedizioni, di cui tanto abbisogniamo.

In questa Casa, fra le altre istituzioni, fiorisce pure una colonia agricola, ed alcuni dei nostri coadiutori contadini sono addetti a far mine nella pietra per appianare rialzi, riempire vallette, far muri, ecc. Ebbene il 24 Aprile 1898 circa le ore 8 questi minatori diedero fuoco a parecchie mine, ma una di esse non partì. Intorno alle 18, cioè dopo 10 ore, quando non vi era più alcun pericolo; due minatori , Malfatti Desiderio e Crema Giovanni, dell'età di anni 20 ciascuno e che da tre anni erano impiegati in questo lavoro, si misero d'attorno alla mina che non aveva preso fuoco per vuotarla, e per caricarla di nuovo e spararla. Nel fare quest'operazione adoperarono tutte le cautele richieste, versando acqua nel foro , battendo a piccoli colpi, ecc.

Era già stato estratto, oltre al materiale che si usa sovrapporre alla polvere, parte della polvere stessa, quando non si sa il perchè, la polvere prese fuoco e scoppiò.

In quel momento, dei due giovani, colui che era in piedi e batteva, rimase là diritto esterrefatto, l'altro, il quale era seduto e teneva il ferro che serviva a scaricare la mina, dal rialzo dove si trovava, rotolò in basso per lo spazio di parecchi metri.

Allo scoppio inaspettato ed alle grida di quei poveri figliuoli, prima accorsero sul luogo del dìsastro due compagni vicinì, poi tutti i Superiori. Lo spavento che provai io e con me tutti gli altri al vedere quello spettacolo desolante è cosa da non potersi dire. Ardevano loro le vesti indosso, avevano le mani e la faccia abbruciate, nessuno dei due ci vedeva più e mandavano lamenti che straziavano il cuore: sicchè in sulle prime si credette che avessero perduta la vista per sempre e fosse in pericolo la stessa vita.

Furono tosto trasportati in infermeria e si fece chiamare il medico in tutta fretta.

In mezzo all'ambascia e al dolore profondo che ci opprimeva, il mio pensiero volò alla nostra buona Mamma Ausiliatrice e dissi tra me : Maria deve salvarli.

Feci radunare tutti i membri della Casa in Chiesa, narrai il fatto e li incoraggiai a confidare in Maria SS. Ausiliatrice. Recitammo divotamente insieme il S. Rosario, colle litanie e nove Ave Maria, coll' invocazione, Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis, ed Oremus di Maria SS. Ausiliatrice, e promettemmo di seguitare queste preghiere per nove giorni e di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano. Oh ! bontà di Maria ! dopo qualche giorno si constata che Malfatti non ha sofferto nulla agli occhi, e il giorno 30 si può assicurare che Crema ci vede bene da un occhio. Alla fine della quarta settimana le scottature sofferte sono guarite quasi completamente, e Crema ci vede da tutti e due gli occhi, benchè da uno la vista sia rìmasta più debole, e il 24 Maggio dello stesso anno, giorno in cui nel caro Santuario di Valdocco si celebrava la festa solenne di Maria SS. Ausiliatrice, si recarono tutti e due ai piedi del suo sacro altare per ringraziarla del beneficio grandissimo loro ottenuto e prometterle che quella vita, che ad essi ha conservato, la spenderanno a glorificare Iddio e questa tenerissima Madre.

L'intervento di Maria SS. Ausiliatrice in questa circostanza fu così evidente, che senza di esso l'uno o l'altro, o tutti e due avrebbero certamente dovuto soccombere. Difatti la violenza dello scoppio fu tanta, che trasportò la mazza ed il ferro che tenevano in mano alla lontananza di 150 metri circa in senso opposto, dopo di averli innalzati moltissimo per aria. Or bene se il ferro specìalmente avesse colpito il Crema, che vi stava sopra, questi ne avrebbe riportato tale ferita da provocargli la morte.

Sia benedetta in eterno la potente Ausiliatrice dei Cristiani, la quale non si rifiuta mai di esaudire coloro che a Lei ricorrono con fiducia !

Ivrea, 30 Dicembre 1899.

Sac. EUGENIO M. BIANCHI Direttore.

Moneglia (GENOVA). - Recossi mio marito nel 1896 in Cille (Stati Uniti) per accompagnarvi un mio nipote, coll'intenzione, se vi fosse stato del guadagno, di fermarsi colà anch'esso per due anni. Giunto colà per circa sei mesi io ricevetti sue notizie, ma poi queste cessarono, e per ben 20 mesi ne rimasi priva. In sulle prime cercai attribuire il suo silenzio alla perdita di qualche sua lettera, ma poi vedendo che nulla arrivava, scrissi al detto mio nipote per aver da lui una relazione. Mi rispose che suo zio stava bene. Di ciò non paga, scrissi ad altre persone, ma non ebbi nessuna risposta. Fu allora che l'ansia mia non conobbe confini, dimodochè credevo smarrire la ragione. Ma per grazia del cielo in tali distrette mi venne l'ispirazione di ricorrere alla nostra buona Madre Maria Ausiliatrice, pregandola con tutto il cuore che, se mi facesse avere notizie del mio sposo, avrei fatta pubblicare la grazia nel Bollettino e inviato L. 6 per il suo Santuario di Torino. E nel tempo stesso per conseguire meglio la grazia mi posi tosto insieme col mio primogenito di 8 anni a farle una novena. Ed ecco che appena finita, ricevetti subito una lettera da mio nipote, in cui mi si diceva che mio marito era partito il 1° marzo 1898 come marinaio sopra un bastimento a vela : io subito ne concepii buone speranze, onde ne ringraziai tosto la Vergine Ausiliatrice, pregandola frattanto che mi facesse grazia di ricevere una lettera scritta da mio marito medesimo; e feci un'altra novena. Al termine della quale, oh bontà di Maria ! subito ricevetti la bramata lettera, dalla quale intesi che non era colpa sua, ma che egli aveva sempre scritto, senza poter conoscere il motivo che io non gli rispondessi mai; e d'allora sempre ho ricevuto sue notizie. Riconoscente a tanto favore, adempio la mia promessa, esortando tutti a ricorrere nelle peripezie della vita alla protezione di Maria Ausiliatrice; ed io per conto mio sarò riconoscente per tutta la vita.

8 Agosto 1899.

MARIA RAVETTINO IN MARCONE.

Rivalta Torinese. - Viva Maria Ausiliatrice! - Ho chiesto più volte la protezione di Maria Ausiliatrice e sempre l'ottenni. A molte altre grazie ricevute aggiungo questa. Il 30 settembre u. s. scoppiava improvvisamente, e non si sa come, un incendio sotto la tettoia di casa mia, dove trovavasi un gran cumulo di fieno e molti attrezzi rurali. A brevissima distanza trovavasi pure il pagliaio e il pericolo era imminente di incendiarsi esso pure. In mezzo a tanta angustia, vedendo la disperazione della mamma mia, mi risovvenni della mia Celeste Protettrice e ad Essa con fiducia mi rivolsi, promettendo di rendere pubblica la grazia qualora l'incendio si fosse potuto domare. Giunsero in quel punto molti volonterosi, e coll'aiuto delle pompe, ma più di tutto coll'aiuto della mia potente Avvocata si spensero in breve le fiamme, rimanendo illeso il pagliaio e con esso tutto il resto del fabbricato. Adempio ora la mia promessa pregando di volerla pubblicare sul Bollettino Salesiano, a cui io pure sono associata, supplicando Maria Ausiliatrice a volermi continuare la sua protezione.

CATTERINA QUARANTA.

Roma. Il sottoscritto, abitante in Roma Via S. Giovanni in Laterano n. 87 p.° 1° int. 13, è riconoscente a Maria Vergine Ausiliatrice, a cui. aveva fatto ricorso, per essere stato prosciolto dalla Corte di Appello di Roma da ogni imputazione per inesistenza di reato, dopo essere stato condannato dal Tribunale di Frosinone, per vendetta personale, a sedici mesi e venticinque giorni di reclusione, 533 lire di multa e alla interdizione dai pubblici uffici per mesi sei, nel giorno 30 giugno corrente anno. Tale reato consisteva in preteso peculato ed appropriazione indebita ascrittagli di aver commesso nella qualità di Segretario del Comune di Filetturo. Tanto per testimonianza e riconoscenza a Maria SS. Ausiliatrice.

16 Dicembre 1899.

VINCENZO TERRICOLA FU LUIGI.

St. Vincent (AOSTA). - Maria aiuta chi in Lei confida. - Avendo ricorso a Maria Ausiliatrice, affinchè mi avesse aiutata a pagar i debiti, Ella venne tosto in mio soccorso nell'imminente sventura che pesava pur troppo sul mio capo. Riconoscentissima di tanta grazia adempio il voto fatto e perche sia palese a tutti quanto è buona Maria con chi la prega con fiducia. Offro intanto L. 10 in ringraziamento per Messa da celebrarsi al suo caro altare.

MATILDE VUILLERMIN GIUSIANO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al santuario di Torino o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

A*) - Acero (Genova): Luigi Cereghino, L. 2 per Messa di ringraziamento. - Ayas (Torino): D. Paolo Perruchon, 100. - Alessandria: Angola Taverna-Mina, 5. - Alì (Messina): Francesco Ungaro, 2. - AlzateVerzago (Como): Maria Gaffuri a mezzo del Parroco D. Elia Bellini, 5 per Messa. - Asti: Clementina Fissore: A. R., 10.

B) - Beinette (Cuneo): Marianna Toselli fu Matteo, un rocchetto e L. 5 per Messa di ringraziamento; per aver ottenuto, mercè il ricorso a Maria Ausiliatrice, un forte miglioramento in una complicatissima malattia cronica. - Borgomanero: Antonietta Ricco Ved. Piscetta, 50. - Borgo S. Donnino: Maria Adorni, 5. - Borgo S. Martino: Suor Teresa Laurentoni, 10. - Bosco Marengo: Una pia persona a mezzo del Rettore Parroco Don Orlandi, 5. - Boves (Cuneo): Suor Giuseppa Tuninetti, Superiora delle Clarisse, 5 per Messa. - Brescia: Adelaide Ferlinghetti, 2 per Messa; M. B., 100 per Novena e Messa. - Butera (Caltanisetta): La Sig.a P. C., a mezzo del Sac. Carmelo Caltavituro, 5 - Buttigliera d'Asti: D. Giuseppe Melica, 5 per Messa'

C) - Cagliari: D. Pietro Manis, 5 per due Messe. -Casablanca (Asti): La Cassa Rurale. 8 per Messa in ringraziamento della preservazione dalla grandine. - Casale Monferrato: Ch. Giuseppe Longo, 1. - Catania: Francesca Licciardello, 1 per Messa. - Caxias (Brasile): Antonio Damin a mezzo di Giuseppe Vigolo, 5 mila reis. - Ceglie Messapico (Lecce): Concetta Argentiero Benedettina, 12 per Messa e Missioni. - Cenova (Porto Maurizio): Pietro Saccheri, 5. - Chivalso: Emilia Bagnasacco; Angela Pogliano, 5 per Messa. - Ciminua (Palermo): Rosalia Cirringione, 3. - Cividale (Udine) : Giuseppe Dorlè, 5. - Collesano (Palermo) : Concettina Pontani, 10. - Como : Sorelle Brenna, 20.

D) - Darfo (Brescia): Luigi Bontempi, 10. -Diano d'Alba: Cecilia Adriano, insegnante, perla guarigione di sua mamma ottantenne, 2.

F) - Foglizzo Canavese: Attilio Querciotti per la guarigione della mamma. -Fonzano: Donato Furlin a mezzo di Angela Vieceli, 10. - Furtei (Cagliari): Giovanni Puligheddu, 6 per Messa.

G) - Genova: Soccorso Prove, 15 per triduo di ringraziamento. - Giarratana (Siracusa): D. Bartolomeo Cannizzo per una pia persona, 5 - Girgenti: Calogero Zicori, 12 per due grazie; Crocifissa Ciotta n. Mar Ghisa, 5. - Grinzane (Cuneo): Francesca Pelissero, 5

L) - La Prese (Canton Grigioni - Svizzera): Don Filippo Iseppi, a nome di varii Cooperatori, 12. - La Thuile (Aosta): Antoine Claire a mezzo del Sac. Ubaldo Nicco, 1. - Livorno: Pasquale Baracchini.

M) - Mapello (Bergamo): Giuseppe Gelpi, 1. - Martina Olba (Genova): Catterina Zunino, 5 per Messa. - Masone (Genova): Mattia Carlini, 7 per Messa. - Merlino: Sac. Giovanni Granata e Giuseppa Agnesi, 6 per Messa. - Milano: Rachele Perego. 20; Cleonice Dones, 5; Giuseppina Daccò-Cattaneo, 20 per quattro Messe. - Mirabello Monferrato : B. G. 10 per Messa. - Monastir (Cagliari): Efisio Cono, 5. - Montagnana: Antonio Corradin. - Montoggio: Sac. Angelo Noli Arciprete Vic. Foraneo. 10. - Morgex (Aosta): Teresa Vercellone a mezzo del Sac. Ubaldo Nicco, 3 per Messa.

N) - Narzole (Cuneo): Leodogario Sanino, 5 per le Missioni. - Nervi (Genova): Vittorio Ruschena, 2 per Messa. - Novaretto : Clementa Maffiodo maritata agliarello, 2 per Messa ed altra offerta.

P) - Palermo: Víncenzina Messa, 3; Vincenzo D'Angelo, 2 per Messa. - Pallanza: Antonietta Moriggia, 5 per due Messe. - Palma Ametrana di Troina (Catania): Maria- Gaetana, 5. - Passerano d'Asti Carlo Gay, 1,20. - Porosa Argentina: Giacomo Raviol, 30. - Piazza Armerina: Carolina Monastra, 2 per Messa, e Salvatore Monastra, 25. -Pieinisco (Caserta): D. Agostino Abate Arcari, Parroco, 2 per Messa. - Pietraperzia (Caltanisetta): Rosalia Marotta, 1,50 per Messa. - Pieve Fosciana (Massa Carrara): D. Giovanni Pieroni, 3 per Messa. - Pogliola (Cuneo): Giuseppina Pistone, 2 per Messa. - Poirino: Una pia persona a mezzo di Tommaso Valle, 1,10 per Messa. - Pordenone: I Coniugi Eugenio ed Edvige Grandi, 5 per Messa. - Pralormo: N. N., 10. - Pralungo: Gio. 8a_ uova per aver ottenuto l'esenzione dal servizio in Africa di suo figlio ora Sacerdote, 50 a mezzo del Maestro Alessandro Franchini, (1897). - Provezze (Brescia): Anna Morellini, 2 per Messa.

Q) - Quassolo d'Ivrea : Domenica Bellono, 2. Riva di Chieri: Francesco Vittorie di Giuliano, 5. - Rivalta Torinese: Catterina Quaranta. - Rogeno (Como): Giovanni Arrigoni, 6. - Roma: Vincenzo Terricola fu Luigi. - Rovegno (Pavia) : Grazina Barbieri di Gaspare, a mezzo di Paolina Lizzoli, 10.

S) - S. Aquilina (Rimini): D. Fedele Righetti Parroco, 10. - S. Germano Vercellese: G. P., 5. - S. Germain (Aosta): Cecilia Cretier, a mezzo del Parroco Don G. Geremia Aymonod, 10. - S. Gillio Torinese: Pietro Peruechino, 5. - S. Giovanni in Persiceto (Bologna): Giovanni Marcheselli, 12 per Messa. - San Martino di Polinago (Modena): Pietro Ciatti, 1 - San Michelino (Parma): Maria Conciatori a mezzo del Sac. Antonio Abbondi, 3 per due Messe. - San Nazaro Sosia (Novara): Carolina Gavonetti, 10 per Messa. - S. Paterniano (Perugia): D. Guglielmo Carocci, Arciprete, 8. - Sampeyre: Giovanni Girardi, 5. - S. Quirico di Trecasali (Parma): Maria Guidetti, 8 per le Missioni. - S. Stefano al Mare: Edvige GaribaldiUghetto. - Savona: Lorenzina Bozano Del Buono, 10. - Scaldasole (Pavia): Francesca Borello, 20 per Messa. Sondrio: Enrico Gualzetti, 5. - Stienta (Rovigo): Imelde Tassinari-Pasquali, 10 per Messa.

T) - Terranova: Salvatore Ventura, 5. - Tirolo: N. N., insegnante in una Scuola pubblica, 20 fiorini. - Tombolo (Padova): Una pia persona a mezzo di Luigia Depieri, 2. - Torino: Ifigenia Baldioli Ved. Barberis, 5 per Messa: Maria Aiello-Boglione; Catterina Giovannini, 25; Ch. Ferdinando Scirea; T. M., racconsolata nella migliorata condotta del figlio Francesco; P. Candido da Ivrea, 2,50. - Tortona : Ch. Secondo Vistarini, 2 per Messa. - Trecate (Novara): N. N., 15. - Trivero (Novara): Una pia persona a mezzo del Sac. Felice Rey, 5.

U) - Uggiano Montefusco (Lecce): Giustino Forleo, 2 per Messa.

V) - Valsavaranche (Torino): Jacques Zavier Dupont, 5 per Messa. - Valtournanche (Torino): Josephine Vallet, 3 per due S. Messe. - Vanzone-S. Carlo (Novara): Bartolomeo e Maria Botti, 5. - Varazze: Una pia Signora a mezzo del Sac. Vincenzo Morano. 10 per tre Messe. - Varone di Riva (Trentino): D. Giovanni Evangelista Trentini, 10 per le Missioni. - Verolengo: Domenico Valle, offerta per Messa. - Vigliano d'Asti: Sisto Chiesa, 2.

X) - Maria Grangia, 2 per Messa. - Una divota di Maria Ausiliatrice. - N. N., 7 per Messa.

NECROLOGIA

Mons. Marco Pechenìno.

Fu col cuore straziato dal dolore che si apprese la morte di questo nostro amico più che cooperatore zelantissimo. Egli conobbe D. Bosco e le sue Opere fin dal principio, e pochi giorni addietro ancora, ci ricordava come era venuto al nostro Oratorio la prima volta che ci furono le Quarant'ore. Vedere D. Bosco, affezionarsi all'opera sua ed aiutarlo secondo le sue forze e stargli fedele sino al giorno della sua morte, fu una cosa sola.

Altri forse diranno delle sue fatiche letterarie e dell'amore con cui coltivò la lingua greca, ma a noi giova ricordare in modo speciale il grande affetto che lo legava all'opera di Don Bosco. E giacche questo nome, così a noi caro, ci cade qui dalla penna, diremo assai volentieri, come fin dal 1852, quando nelle nostre 'scuole secondarie non si parlava ancora di greco, D. Bosco, incontrandosi col Teol. Pechenino, lo esortò a scrivere una grammatichetta, che fosse per lo studio della lingua greca, ciò che il Donato è per quello della lingua latina. Ed egli vi si pose con piacere a compiere il desiderio di D. Bosco, rivolgendo all'opera sua allora principiante tutto il profitto che ne poteva venire. E questa benevola arrendevolezza ai desiderii di Don Bosco, che furono sempre per lui veri comandi, dopo molti anni, gli fece mettere mano a compilare un Vocabolario Greco-italiano ed Italiano-greco, che fu a suo tempo assai pregiato.

Erano sorti giorni assai difficili per l'Oratorio, ed una strana e gravosa prescrizione minacciava di far chiudere le scuole nostre. Allora il buon Teologo Pechenino offerse volentieri l'opera sua a D. Bosco, disponendosi a venire tra di noi a fare scuola di 2a Ginnasiale, dopo quella che faceva regolarmente al Ginnasio Cavour. Ogni fatica gli pareva leggiera, quando si trattava dell'Oratorio o di togliere a D. Bosco, che amava come padre, un po' di peso di quella croce che gravitava sulle sue spalle.

I suoi giorni più belli erano sempre quelli che poteva passare con Don Bosco o lavorando per l'opera sua. E questo suo singolare affetto per D. Bosco gli ebbe anche a costar caro, ma non si lasciò mai disanimare. Egli fu l'amico costante sino alla morte. Quando al costituirsi del Processo Diocesano per la Causa del venerato nostro Padre D. Bosco egli fu annoverato fra i giudici, se ne tenne più che onorato, e sopportò quella fatica con ammirabile costanza. Ora poi aspettava con affetto il giorno, in cui avrebbe potuto essere di nuovo assunto tra coloro che dovevano esaminarne gli scritti... Ma intanto accompagnava con amorevole pensiero lo sviluppo delle Opere Salesiane: ed ancorchè non avesse largo censo, e solo potesse con parsimonia attendere a' suoi impegni, tuttavia i Salesiani erano sempre il suo dolce e costante affetto. Quante volte, impietosito dalle parole che leggeva nel Bollettino per le varie disgrazie sorvenute o qua o là, apriva il suo portafoglio e depositava ora venti, ora cinquanta e più lire nelle nostre mani, dicendo : « Il Signore ha provveduto sin troppo bene per me. Di questo ne posso fare a meno! » E quando ultimamente seppe della inondazione del Rio Negro, pensando alle molte necessità in cui si trovano quei nostri Missionarii, ci consegnava una egregia somma, dicendo: « Al principio dell'anno potrò fare di più ! » Caro amico, e Dio avrà data a te la mercede anche di questa buona volontà, perchè morivi prima che l'anno terminasse !

Era nato a S. Giorgio Canavese di agiata e stimabile famiglia, che aveva dati ingegni non volgari anche alle arti.

Con la sua morte, scomparve uno degli ultimi uomini della Grande Annata, cioè di quelli che avendo avuto la fortuna di conoscere Don Bosco nei primi passi della sua missione, vi si mantennero costanti, senza badare a ciò che d'intorno poteva dire la gente volgare. Ed ora che in mezzo all'ammirazione di quanti lo conoscevano, aveva l'aria di godersi ancora per un poco il frutto di onorato riposo, scomparve quasi all'improvviso, lasciando un vuoto immenso nel nostro cuore. Come diceva S. Francesco, anche lui aveva già dati gli addii, e sapendo di poter morire da un momento all'altro, tutto aveva preparato pel gran passaggio...; tuttavia

Se di sue piaghe ancor afflitto langue, Appien le asterga, o buon Gesù, il tuo sangue.

Aveva 79 anni : e schivo di ogni onor mondano, accettò di essere Cameriere di S. S. Leone XIII, per i conforti del Card. Alimonda, che apprezzava assai il suo zelo pel bene degli studii dei Seminarii di Bra e Giaveno. Di questa ultima cittadina era stato eletto Canonico onorario già da molti anni. Sia pace all'anima sua!

Il Cav. Flavìo Iacobìnì dì Genzano.

L ' 11 dello scorso gennaio i nostri Confratelli di Genzano, celebrarono il primo anniversario della morte di questo nostro insigne benefattore, e noi non avendo potuto l'anno passato darne un breve cenno a comune edificazione, compiamo ora questo caro dovere. Nato egli in Genzano di Roma l'8 maggio 1817, non venne mai meno alla nobiltà della famiglia Jacobini, illustre per distintissimi personaggi, Vescovi e Cardinali, ma seguendo le tradizioni dei suoi antenati, ne mantenne intiera la fede e diremo l'amore alle nobili aspirazioni. Uomo dotato di carattere energico, di una scienza e prudenza non comune, seppe sempre servirsi di queste preziose doti pel bene specialmente della sua città. I bisognosi di qualunque classe trovarono in lui l'uomo capace e sempre pronto a dare soccorso, consiglio e guida. Molto versato negli studii delle antichità, amò sempre la società di uomini dotti e fu inscritto all'Istituto Archeologico di Roma e per meriti enologici fu fatto Cavaliere della Corona d'Italia.

Affezionatissimo ai nepoti, egli formava come il perno della non piccola famiglia, dalla quale veniva ricambiato col più tenero affetto. Desideroso del bene della gioventù, appena conosciuta l'Opera di Don Bosco, si adoperò per avere una Casa in Genzano, donando all'uopo un vasto terreno in ottima posizione, ove ora sorge il nostro Istituto con annesso Oratorio festivo per l'educazione morale e religiosa dei giovanetti. Quest'opera fu sempre a lui molto cara, e nella sua tenera pietà tutto gioiva quando gli si narrava quel po' di bene che in essa si faceva. Già da diversi anni il Signore lo aveva visitato con malattia penosissima, ma egli sopportò sempre non solo con cristiana rassegnazione, ma con vera edificazione di quanti lo circondavano, fino a che gli 11 gennaio del 1899 veniva dalla morte rapito all'affetto della famiglia e di tutti i giusti estimatori delle sue virtù, nei quali tutti la sua morte destò un vivissimo cordoglio.

Alle onoranze funebri il Venerando Capitolo della Collegiata volle decretargli in attestato di benemerenza i distintivi riserbati ai soli suoi membri ed il Municipio della città, di cui egli era quasi sempre stato membro attivissimo, vi assisteva in corpo.

Possa la memoria di un tanto uomo suscitare in mezzo ai nostri Cooperatori molti imitatori delle sue virtù.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

Un tesoro per i RR. Parroci, Sacerdoti e Catechisti. - La premiata ditta P. Fiaccadori, come abbiamo già annunziato mesi sono, pose mano alla ristampa della celebre opera il Catechismo Storico, ossia spiegazione completa del catechismo per via di esempi veri ed autentici per G. EW. SCHMID. In quest'opera magistrale il venerando Clero e particolarmente i giovani Sacerdoti e Catechisti troveranno sempre un tesoro abbondantissimo di citazioni bibliche, similitudini, sentenze e sopratutto di esempi scelti con sommo criterio per tutti i vari argomenti della dottrina cristiana. Sarebbe un fuor di luogo il voler qui aggiungere qualche parola di elogio e di raccomandazione.

L'opera uscirà completa nel corso dell'anno in tre volumi di 450 pagine ciascuno, in edizione nitida e corretta e sarà posta in vendita al prezzo dì L. 4,50 la copia.

Per facilitarne l'acquisto a tutti si pubblica per via d'abbonamento alle seguenti condizioni: Prezzo antic. all'ufficio,   ogni copia L. 3,20

»   »   franco per l'Italia »   »   » 3,60

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Prezzo a conti correnti, ogni copia   . » 4,00

Per ordinazioni di più copie ai Seminarii o Istituti religiosi si faranno condizioni speciali.

L'importo si può versare a tutte le LIBRERIE SALESIANE. - Verranno spediti ì volumi appena usciti. - Ufficio d' Amministrazione, LIBRERIA FIACCADORI, Via al Duomo 22, Parma.

- Col primo Gennaio è uscito pure per associazione il 1° volume della rinomatissima opera dell'Ab. Barbier : I tesori di Cornelio Alapide tratti dai suoi commentari sulla Sacra Scrittura. L'opera si comporrà di 8 volumi di grosso e nitido carattere. Uscirà ogni mese un volume di circa 600 pag., cosichè in Agosto si avrà l'opera completa. Prezzo d'abbonamento L. 14,00 - Pubblicato l'8° volume, l'opera intera sarà messa in vendita a L. 18,00 - L'opera si raccomanda da sè.

Quadri Catechistici per l'insegnamento della Dottrina Cristiana. - Le pareti delle scuole publiche sono coperte di quadri a vivi colori per l'insegnamento della geografia, della storia, delle nozioni varie di scienze naturali ecc. Non sarebbe cosa utilissima e veramente commendevole che presso le chiese parrocchiali, negli educandati, nelle scuole cattoliche vi fosse una serie di Quadri grandi e veramente ben fatti per l'insegnamento del Catechismo ?

Nella piccola Congregazione degli Operai di S. Giuseppe in Rivarolo Ligure si meditava da gran tempo sulla utilità di questo lavoro; ed ora, accordatasi con lo stabilimento Pontificio A. Bertarelli di Milano per l'esecuzione di 50 splendide immagini per Quadri catechistici (60 x 45), ha già iniziato il bellissimo ed utilissimo lavoro.

Noi abbiamo ricevuto le prime immagini sulla spiegazione del Credo, le quali, come rileviamo in apposita circolare, saranno presto seguite dalle altre sugli articoli successivi del Credo, sul decalogo, sui Comandamenti della Chiesa, sui Sacramentì. Il lavoro è riuscitissimo sotto ogni aspetto. Approvarono l'opera dei quadri catechistici S. E. il Card. Ferrari S. E. il Card. Richelmy e moltissimi Vescovi, Prelati e Parroci. Promuove questo lavoro la Congregazione degli Operai di S. Giuseppe in Rivarolo Ligure, e perciò ne è bandito il privato interesse. L'abbonamento alle 50 immagini catechistiche è di L. 1,00 al mese e dura 16 mesi. Si spedisce la lira appena ricevute le tre immagini ogni mese.

Chi manda L. 15 in una volta risparmia una lira sulle immagini , più le spose postali per la spedizione della lira mensile.

Per tutto rivolgersi al M. R. Sac. Vincenzo Minotti - Rivarolo Ligure (Genova).

LA PATAGONIA -La Tipografia Salesiana di S. Benigno Canavese ha dato alla luce una importante Opera "La Patagonia", opera che si faceva sentire opportuna negli studi geografici ed etnografici d'Europa. È una serie di studi che ha per fine pratico di far conoscere in tutti i suoi aspetti quella vastissima zona chiamata Patagonia, in cui termina il continente Sud-Americano. In questi studi tutti possono trovare qualche soggetto che li interessi particolarmente, sieno uomini di scienze che di lettere, di religione, di politica, d'industria e di commercio, o semplici dilettanti di letture amene ed istruttive.

Il ch. Autore, il Prof. D. Carbajal, alla competenza nelle scienze naturali, di cui è appassíonato e valente cultore, accoppia una piena cognizione di causa, colla quale tratta le singole materie, essendosi egli trattenuto a perlustrare quelle regioni parecchi anni, ed avendo constatato di presenza pressochè tutto quanto descrive. Di qui quella chiarezza che risplende in tutta l'Opera in perfetto ordine scientifico, e quell'esattezza dei dati ufficiali sulla scorta di testimoni locali e coll'autorità dei più accreditati scrittori Argentini, Chileni ed Europei.

L'Opera si compone di quattro volumi, che trattano di materie varie, ognuna delle quali può formare una Monografia speciale.

Nel PRIMO VOLUME, l'Autore ci presenta in linee generali tutta la Storia della Patagonia, specificando le scoperte geografiche, i viaggi d'esplorazioni ed i fatti culminanti dello sviluppo della popolazione civilizzata che fondò colonie in quella regione.

Dal quadro storico, passa alla Topografia, o descrizione geografica del suolo, che tratta con tanta chiarezza da somministrare al lettore una cognizione piena ed esatta delle terre patagoniche.

Nella terza parte dello stesso volume, l'Etnografia, presenta gli abitanti nelle varie popolazioni, ed i costumi. È una parte assai rilevante, specialmente dove si descrive la vita pastorizia di quel tipo meticcio Rioplatense , che è il Gaucho, il quale è stato diversamente apprezzato dagli autori Europei, che ne diedero notizie. Il volume termina con un capitolo nuovo completamente, la Nosologia Patagonica, che è una statistica interessante delle infermità dominanti e della mortalità. L'Autore ricava una conclusione importante per l'immigrazione dalla mortalità degli Europei e Sudamericani in Patagonia: vale a dire che questa regione si presta meglio per gli Europei, che per gli stessi Sudamericani, e più specialmente per i Nord Europei. La conclusione è provata colla statistica necrologica di Patagones, che presenta 2,57 % per gli Americani, e 0,87 % per gli Europei.

Parlando dell'acclimatamento degli Italiani dice: Delle prime famiglie italiane venute nel 1854 ne esistono in Viedma, Patagones ed in tutto il corso del Rio Negro, notando che tutto favorì a prolungare i loro giorni: il clima, l'alimento, le produzioni ed i costumi. La maggior parte di esse occupa per la sua fortuna un posto ragguardevole e ben poco ne sofferse la loro salute e robustezza: poca ne fu la mortalità, e nell'aumento raggiunsero un numero che per nulla disdice alla nota loro prolifica fecondità. La buona salute degli Italiani si distingue da quella d'altri immigranti Europei, ed è superiore a quella degli stessi créoli. (Voi. I, pag. 301). Questa conclusione viene a comprovare l'opportunità dei nuovi orizzonti che si mira ad aprire all'immigrazione italiana verso la Patagonia.

Il SECONDO VOLUME tratta della Climatologia e Storia Naturale. Le conclusioni climatologiche che l'Autore deduce sono un risultato generale di un numero sufficiente d'osservazioni meteorologiche fatte in differenti centri della Patagonia. L uno studio completamente nuovo per ciò che riguarda le cause dell'eccesso di piogge nella Patagonia Occidentale e Zona Fueghina, e la cagione della scarsezza delle medesime piogge nella Patagonia Orientale.

L'influenza delle alte Cordigliere delle Ande e la relazione tra le piogge ed i venti della Patagonia e zone vicine hanno una elaborata spiegazione.

La Storia Naturale non è meno importante pel riassunto che ne fa. La Fauna è sviluppata con ordine zoologico, e tutti gli animali principali, che cita, occupano le classi, gli ordini e le famiglie corrispondenti coi rispettivi loro nomi tecnici e volgari. Questo libro, nonostante il suo carattere enumerativo e la classificazione scientifica che l'informa, si rende ameno per le svariate descrizioni onde si abbellisce.

La Flora è la parte meno estesa, ma più significante per apprezzare la vegetazione Patagonica ed il carattere più rilevante della superficie di quell'estesa zona.

Il secondo volume termina colla Geologia, nella quale colla scorta degli Autori che lo precedettero, il síg. Carbajal spiega l'origine del suolo Patagonico e le grandi vicissitudini geologiche, a cui dovette soggiacere fino a giungere alla costituzione fisica attuale.

Il TERZO VOLUME, .Economia o fonti di ricchezza, ha notizie di gran valore per il Pastore, Agricoltore, Industriale e Commerciante. Nella viabilità non solo tratta della navigazione marittima e fluviale, ma descrive con interessamento i mezzi del trasporto terrestre. La statistica dei numerosi greggi che popolano quelle vastissime campagne, ne fa apprezzare il valore della richezza pastorizia, ed il suo avvenire col miglioramento delle razze.

Nel capitolo dell'Agricoltura dimostra con dati sicuri qual leggiero fondamento abbia il comune errore circa la sterilità del terreno della Patagonia. L'Autore fa notare quali siano le regioni sterili e quali le fertili, ed a qual genere di sementi si presti il suolo nei varii Territori. Pratiche sono le notizie che dà sopra la viticoltura ed orticoltura, specialmente nella acclimatazione delle piante Europee.

Nel capitolo dell'Industria e Commercio ci mette dinanzi le industrie che vanno sviluppandosi ed altre che possono impiantarsi con fonti perenni da sfruttamenti lucrativi. Dal numero di Case di Commercio si deduce quale sia il movimento commerciale nella esportazione ed importazione.

Malgrado le difficoltà che incontra lo sviluppo commerciale, a cagione della mancanza di viabilità rapida, l'Autore fa intravedere che coloro, i quali maneggiano il commercio attuale, saranno i grandi capitalisti dell'avvenire, quando la viabilità navale e ferroviaria potrà trasportare rapidamente tutti i prodotti naturali delle industrie interne, in cambio delle merci che il commercio delle manifatture possa introdurvi.

Nel QUARTO VOLUME l'Autore presenta nei primi capitoli le leggi fòndamentali del Governo Territoriale e le principali leggi repubblicane della Costituzione Argentina. Da ciò il lettore comprende quale sia il carattere politico di quei Governi, e lo spirito che deve regnare nelle leggi che si promulgassero, considerate le esigenze del progresso della popolazione, e le necessità del momento.

Nel capitolo dell'Immigrazione e Colonizzazione si espone lo stato attuale dei primi coloni, i loro risultati ed il carattere che deve avere l'immigrazione futura. Trascrive le leggi che proteggono l'immigrazione e favoriscono la colonizzazione di quelli spopolati territori. Meritano attenzione gli avvisi che dà agli immigranti che vanno senza una destinazione od una professione determinata o solamente colla speranza di fare una fortuna in poco tempo.

Nel capitolo dell'Istruzione svela un pregiudizio, comune in Europa, circa il creduto stato di semibarbarie di quegli abitanti. Con cifre sicure si viene a conoscere, che la Patagonia ha progredito in 10 anni nell'istruzione scolastica assai di più che alcune regioni d'Europa. Le cifre comparativo della medesima istruzione degli Stati Sudamericani dimostrano che l'insegnamento, che si imparte nella Patagonia, è superiore in qualità e quantità a quello dato in parecchie repubbliche. L'estratto del Programma scolastico rende manifesto quale sarà la coltura della Patagonia fra pochi anni. Costa poca fatica all'Autore, dopo di aver descritto tanto per esteso la popolazione in tutte le sue manifestazioni, segnalare il grado che occupa nella scala dell'attuale incivilimento.

Nel capitolo delle Missioni Salesiane ci si mostra quale ne fu l'influenza nella civilizzazione presente, e quanti sacrifici dovettero sostenere i Salesiani per infondere lo spirito benefico del cristianesimo in tale popolazione. Chiaro apparisce quanto bene abbiano fatto e faranno queste missioni italiane fra quelle nuove generazioni, chiamate a continuare l'evoluzione sociale, che si attende dal progresso coloniale.

L'ultimo capitolo dell' Opera è dedicato allo Studio ed alla descrizione della schiatta veramente Patagonica, degli Indi.

È uno studio generale, che sarà letto con piacere da tutti, giacche senza perdersi in descrizioni puramente antropometriche, che sarebbero noiose per la maggioranza dei lettori, lascia una idea chiara delle differenti tribù che popolarono quelle regioni, e delle quali solo rimangono pochi resti abbrutiti, che vanno errando attraverso le selve. Nella descrizione dei loro costumi si riscontrano molte nuove notizie, e se ne confermano altre date troppo vagamente.

Il capitolo finale, Avvenire della Patagonia, è una previsione logica all'ingrandimento politico, che quella regione riceverà coll'andar degli anni, quando tutte le sfere dell'attività umana vi abbiano svolto le utili loro energie, avvenire lusinghiero, che si realizzerà certamente, se la Patagonia continua nella sua progressiva evoluzione che fin d'ora lascia intravedere il suo futuro sviluppo.

Ai pregi che raccomandano l'Opera presso tutti, si aggiungono altre caratteristiche che animeranno massime i cattolici ad acquistarla; e cioè che anzi tutto l'Autore è un'illustre sacerdote Missionario Salesiano della Patagonia stessa, ed inoltre perchè gli acquirenti verranno così in pronto soccorso a quelle Missioni che furono miseramente distrutte dall'inondazione del Rio Negro

Ci induciamo quindi a fare un vivo appello alla carità ed allo zelo dei Cooperatori, acciocchè si compiacciano procurare acquisti all'Opera, il cui provento sarà appunto devoluto a favore di quei poveri Missionari ed indigeni, da cui avrà in compenso di questa sua carità le preghiere colle benedizioni del cielo.

Il pruno volume comparve in Settembre il secondo in Dicembre, e gli altri si pubblicheranno successivamente : il terzo in Marzo ed il quarto in Giugno. Ogni volume conterà da 450 a 500 pagine in 8°.

L'Autore ha in preparazione dire edizioni, una Spagnuola, e questa Italiana, che si va stampando dalla Tipografia Salesiana di S. Benigno Canavese.

Ogni volume si vende al prezzo di L. 5, con uno sconto del 30 % a coloro, che si sottoscrivono per l'acquisto degli altri volumi prima della loro pubblicazione.

Ai Sigg. librai, agli Istituti, Seminari ed alle altre persone che ne prendessero parecchi esemplari si farà uno sconto conveniente secondo l'uso.

Sac. Dott. CARLO BARATTA. -- La libertà dell'Operaio. - Libr. Fiaccadori L. 1. Parma.

In tanta copia di libri, dei quali molti si presentano al pubblico fra gli assordanti rumori della gran cassa del giornalismo, raccomandati dalla grossa mole e dal prezzo elevato, non vogliamo lasciarci sfuggire un modesto volumetto, edito testè dalla benemerita Fiaccadoriana di Parma : La libertà dell'Operaio. Ci invogliò a leggerlo il nome del chiarissimo autore, a noi già ben noto per la rara competenza sua in genere di questioni sociali e per lo zelo di ardente discepolo, che lo spinge a far conoscere al mondo il valore delle dottrine solariane. Fummo felici di avere assecondato la buona ispirazione; poichè, I lo dichiariamo fin da principio, ben raramente ci capitò di leggere, a questi lumi di luna, libri più ben fatti e così gravi di concetti.

Per farsi leggere non ha mendicato il nostro autore l'attenzione del lettore, col nascondere, come spesso si usa, deficienza di idee con parole altisonanti o con fare ricercato. In ogni pagina, in ogni linea è facile scorgere il religioso, il quale lontano per elezione dal frastuono del mondo, osserva con calma imperturbata tutto quanto viene intorno a lui, ed abilmente evita il contatto di ciò che potrebbe farlo accusare di partigianeria. La calma è l'insegna sua, e questa lo accompagna inseparabilmente in tutte le difficili e scottanti questioni, toccate nel prezioso volumetto.

Di che forse potranno non godere taluni, i quali sognano solamente la guerra a coltello, credendo, illusi, che codesta sia la migliore maniera per trionfare degli avversari. Per noi invece, che siamo persuasi che la più fortunata guerra sia quella, in cui sii fanno cadere ad una ad una le armi dell'avversario, senza irritarlo e senza lasciare scoperto nessun lato, per cui egli possa abilmente avere la rivincita; per noi, ripetiamo. è un pregio di cui rendiamo ampia lode all'illustre autore. Trattate cavallerescamente, se volete disarmare.

Del resto è troppo noto il proverbio, che si pigliano più mosche con un cucchiaio di miele, che con un barile d'aceto. E che ciò sia vero, noi possiamo pubblicamente attestarlo, per confessione di molti avversari, i quali rimasero colpiti del modo, con cui D. Baratta seppe confutare le loro ragioni.

L'autore prende le mosse da un fatto di dominio pubblico: l'attuale crisi economico-sociale, che è in gran parte crisi operaia, a risolvere la quale si sono finora inutilmente affaticati i migliori ingegni. Tutti convengono in una cosa: la gravità del momento attuale; ma la più parte si sono fermati all'osservazione di un lato solo o di pochi lati della questione, e sono quindi arrivati a conclusioni diverse, secondo il diverso principio da cui erano mossi, ma con risultati pratici nulli o pressochè nulli, collo svantaggio di avere portato scissure, piaghe, difficilmente rimarginabili.

Da buon osservatore e profondo filosofo, il ch.mo autore divide la sua opera in 3 parti o capitoli. Nel primo prende ad esaminare in vari paragrafi laquestione operaia ed i principii del socialismo; e bellamente confuta i quattro principii famosi, sui quali si impernia il così detto socialismo classico, dimostrando che i mezzi escogitati in quella scuola non sono per nulla atti a risolvere la grande questione.

Nel 2° passa in disamina le diverse scuole che non si possono dire socialiste, ma che pure tentano con rimedi parziali portare il loro verbo emancipatore: costoro sono confutati in 12 paragrafi, ognuno dei quali elimina qualcuno dei rimedi parziali, non perche cattivi in sè, ma perchè si sono fermati ad un semplice fenomeno o ad una causa secondaria della attuale crisi, la quale se non è tutta abbracciata, non si arriva ad alcunche di concreto.

Nel 3° capitolo, Questione operaia ed Agricoltura, ricerca le cause intime, prime, necessarie del male attuale, e col sistema del Solari alla mano, applica i rimedii veri, indiscutibili, soli atti a guarire la piaga del secolo nostro, il proletariato dell'operaio. Noi cristiani, che, figli di uno stesso padre, ci chiamiamo e vogliamo essere tutti fratelli, abbiamo la missione di elevare l'operaio, e con lui la umanità, da uno stato di abbiezione innaturale, portandolo nelle linee della Rivelazione, vogliamo ridonarlo alla vera libertà dello spirito nel senso cattolico, in cui consiste la rigenerazione morale e materiale, in cui consiste la vera libertà dell'operaio.

E' in questa terza parte, dove spira tutta l'originalità di questo prezioso lavoro: poiche è veramente nuovo ed originale il concetto, da cui si parte per investigare le cause dell'odierno proletariato, nuovo ed originale il mezzo suggerito per rimediarvi; cause e rimedi, invano ricercati negli altri volumi, che si occupano di questione sociale.

Tale per sommi capi l'assunto del libro del ch.mo autore. E' un libro grave di concetti, originale nelle idee frutto del lungo studio sull'idea solariana, di cui è un fedele interprete. Noi raccomandiamo caldamente il dotto volumetto a quanti hanno un cuore, a quanti sinceramente anelano alla soluzione di una questione che agita governi e governati. Raccomandiamo che lo leggano con intelletto d'amore, che lo studino, lo meditino: una lettura superficiale li commoverà, ma noi desideriamo che sieno spinti ad agire. Se i lettori nostri buoni amici vorranno seguirci in questo umile consiglio, ci saranno grati d'avere loro procurato la chiave per risolvere un terribile quesito, e saremo soddisfatti di avere in qualche modo contribuito pel trionfo d'una causa, alla quale abbiamo dedicato le nostre modeste forze.

EPINo BASSI.

M. T. Ciceronis - Pro M. MARCELLO ORATIO - Testo con introduzione e note del Prof. Giuseppe Isnardi. Prezzo L. 0 23 (E). Tip. e Libreria Salesiana, Torino.

Questo ampio commento sarà di grandissimo aiuto allo studioso, perche volto specialmente a chiarire il pensiero dell'autore e pieno di saggie osservazioni grammaticali e stilistiche. Il valente annotatore conosce bene l'indole dei tempi e sa trar profitto dai progressi fatti in questi ultimi anni negli studii linguistici. Le nostre affettuose congratulazioni.

M. T. Ciceronis - PHILIPPICA SECUNDA IN M. ANTONIUM - Testo con note del Sac. Luigi Brunelli. Prezzo L. 0,50 (E). Libreria Salesiana Torino.

Il commento della seconda Filippica di Cicerone fatto con somma cura dall'esimio Prof. Brunelli è ottimo per la sua praticità, semplicità e chiarezza. Con esso lo studioso può a tutto suo agio gustare le bellezze divine di questa immortale orazione del grande oratore romano nel tempo stesso che si approfondisce nello studio della lingua del lazio. Il commentatore con questo suo secondo studio (avendo già commentata la 1a Filippica) si rivela versato latinista e profondo filologo. Noi ce ne congratuliamo sinceramente con lui nella fiducia che abbia presto a regalarci di altri suoi dotti lavori.

GIUSEPPE PARINI. - Il giorno col Dialogo « Della nobiltà » e Odi scelte, adattate ed annotate ad uso delle scuole dal Prof. Giacomo Dominici. 7A Edizione completamente rifatta. 16° di pag. XXIV-340. - Prezzo L. 1,00 (E). - Tip. e Libr. Salesiana, Torino.

Questo lavoro forma il volume 21 della nuova collezione della Biblioteca per la gioventù italiana. Di esso così parla la Civiltà Cattolica, nel suo numero del 4 novembre scorso

« Il testo del Giorno seguito nella presente edizione è, comunemente, quello del Cantù ; il testo delle Odi è quello del Salveraglio; la copiosa prefazione storico-critica è del Prof. Dominici ; sue anche le molte e pregevolissime note, per le quali ha saputo trar buon partito dai lavori di quelli che lo precessero. Essendo questo libro giunto già alla settima edizione, è superflua ogni Nostra parola per raccomandarlo ».

C. JULII CAESARIS. - Commentariorum de bello gallico. Liber I et Il. - Testo con commento italiano ed indice analitico del Prof. Giovanni Zolin. L. 0,50 (E). Torino, Tip. Salesiana.

Sia il benvenuto questo commento del Prof. Zolin! Fra tanti che abbiamo letti sui primi due libri della guerra gallica di G. Cesare, nessuno ci ha tanto soddisfatti quanto il presente, perche, a parer nostro, è di una vera utilità ai giovani studiosi. L'egregio Commentatore ha fatto cosa ottima e da provetto insegnante nell'abbondare piuttosto nelle note grammaticali e di sintassi, esponendo addirittura le singole regole, anzichè . richiamare l'alunno ad alcuna grammatica particolare « perché, come egli stesso si esprime nelle avvertenze premesse al libro, nè ve ne ha ancora una universalmente usata nelle nostre scuole, ne per altra parte i giovani hanno sempre la pazienza ed il tempo di fare i dovuti confronti. » Per questo però non ha tralasciato di aggiungere altre osservazioni e note, avendo cura di ben precisare la data dei singoli avvenimenti. A ciascun capitolo poi è sempre preposto l'argomento in esso trattato, dimodochè torna assai facile allo scolaro rammentarsi le cose man mano che si avanza nello studio di questo così perfetto e corretto lavoro di Cesare. L'edizione nitida e con bei caratteri è pure arricchita di una carta geografica dell'intera Gallia, indispensabile per avere sott'occhio la situazione di quei paesi e popoli, di cui si fa cenno nel testo. Ci auguriamo che il Prof. Zolin, di cui già più volte ammirammo la valentia nella lingua del Lazio, abbia a regalarci presto il commento degli altri libri di Giulio Cesare, perche siamo sicuri che l'ingegno di lui si applicherà a lavori di maggior mole.

U. MIONI - Nelle Montagne Rocciose. - Prezzo L. 0,80 Libreria Salesiana S. Giovanni Evangelista, Torino.

Bellissimo è questo racconto del Mioni e forma il volume 23 della collezione delle Letture amene ed educative di oltre 200 pag. con illustrazioni. Senza spaventare alletta i giovani alle magnanime imprese e fa toccar con mano quanto diventi odioso chi si getta in braccio al vizio ed al malfare. L'intreccio è ben condotto, tanto che ha la virtù di farsi leggere tutto d'un fiato. Delle Letture amene ed educative ora è incominciata la 5a serie e si può abbonarsi con grandissime facilitazioni. Per schiarimenti rivolgersi all'Amministrazione in Via Madama Cristina 1, Torino.

Il piccolo ministro del Santuario istruito nelle S. Cerimonie secondo il rito romano col manuale della Pia Unione di S. Giovanni Berchmans. Scuola Tip. Salesiana, Roma. L. 1,50.

E' un grazioso volumetto di circa 400 pagine fatto appositamente per i giovanetti destinati a ministrare all'altare ed è diviso in quattro parti. La 1. contiene il Regolamento della Pia Unione di S. Giovanni Berchmans con alcuni cenni sulla gerarchia cattolica, ecc., e con le regole generali delle sacre cerimonie; la 2. svolge il cerimoniale ordinario delle ore canoniche e della santa Messa; la 3. abbraccia il cerimoniale proprio di alcuni tempi dell'anno (Avvento, Natale, Epifania, Ceneri, Settimana Santa, Pasqua, ecc.) ; la 4. sviluppa il cerimoniale di alcune altre particolari funzioni (culto , trasporto, esposizione e benedizione, solenne e privata, del SS. Sacramento, Quarant'ore, SS. Reliquie, amministrazione dei Sacramenti, esequie, ecc.) Come si vede il libro è utilissimo e non dovrebbe mancare in nessuna parrocchia, se si desidera lo splendore delle sacre funzioni.

D. Bosco - Periodico mensuale - Anno III-. Abb. annuo L. 2,00 (estero L. 2,80). Direzione Istituto Salesiano Via Copernico 9, Milano.

Le generali simpatie raccolte da questo bel periodichino nel periodo di soli due anni, sono migliori di qualsiasi raccomandazione, e gli assicurano una prospera e lunga vita. Ora è entrato nel 3° anno di sua vita, ricco di nuove migliorie, e noi siamo persuasissimi che gli insegnanti, per i quali in particolar modo si pubblica, ritrarranno dalla sua lettura utilissimi ammaestramenti e conforti.

Giornale Arcadico di scienze, lettere ed arti.Serie III. Periodico mensile. Anno III. Abbonamento L. 10 annuo. Rivolgersi all'Amministrazione, Via Porta S. Lorenzo, 44, Roma.

Il plauso, con cui le prime due annate della 3 Serie di questo Giornale furono ricevute dalla comune dei dotti, gli elogi e le congratulazioni che ebbe da altissimi personaggi, i nomi illustri dei collaboratori, nonchè l'importanza delle materie trattate, sono pegno sicuro dell'incontestabile sua superiorità. Noi lo raccomandiamo vivissima mente a quanti amano gli studi seri.

Il Socialismo e l'Azione del clero. - Osservazioni di Mons. Giov. Battista Scalabrini, Vescovo di Piacenza. II. Ed. Libr. Ed. Salesiana di Torino, L. 0,30 (E).

Questo eccellente opuscolo tutto inspirato dalla lunga pratica che ha Mons. Scalabrini nelle questioni che agitano la società moderna, si raccomanda di per sè al clero tutto e diviene un breve, ma succoso vade mecum del sacerdote che desideri veramente lavorare al miglioramento degli individui e della società. Noi lo raccomandiamo vivamente, perche sicuri che produrrà assai buoni frutti.

1900. Almanach de Don Bosco édité par l'Orphelinat Don Bosco à Lille. - È un grazioso almanacco di oltre 100 pagine ricche di bellissimi racconti, di amene novelle e di allegri episodii con relative e numerose illustrazioni. Vari quadri su carta speciale danno maggior pregio al lavoro degli orfanelli raccolti nella nostra Casa di Lilla. Si vende presso tutte le principali librerie di Francia e dell'estero al prezzo di Cent. 50; franco, 0, 75.

Il Crisostomo. - Periodico mensuale di sacra eloquenza, con supplemento francese, che si pubblica per opera di alcuni ecclesiastici sotto la, presidenza di Mons. Nicolò Marini. Abbonamenti al Periodico solo L. 3,00 annue; al periodico col supplemento L. 4,50 annue. Estero, spese postali in più.

Questo nuovo periodico benedetto dal Santo Padre inizia la sua vita nel 1900 sotto i migliori auspicii. Esso sarà di grande vantaggio al clero, perchè i compilatori hanno di mira di regalare agli abbonati i migliori tratti degli eloquenti sermoni dei Padri della Chiesa latina e della greca: di addentrarsi nell'analisi delle secrete bellezze degli oratori classici, e di far toccare con mano i trionfi che eziandio ai giorni nostri ottiene la parola di Dio quando sia annunziata ai popoli come si deve. Per pochi denari si può avere ogni mese un bel fascicolo di predicazione. Rivolgersi alla Libreria Pontificia di Federico Pustet - Piazza Fontana di Trevi, 81, 85, Roma.

La Buona Settimana delle Famiglie. - Organo settimanale del Pane di S. Antonio. - Col primo gennaio per cura del Sac. D. Secondo Gay, Direttore della Pia Società della Buona Stampa, in Asti, si stampa il nuovo giornale : La Buona Settimana delle Famiglie : periodico religioso, letterario, morale, educativo delle medesime. Alieno dalla politica, si occupa in opere di carità e di religione. Promove dappertutto la grandiosa Opera del Pane di S. Antonio, quella degli Ospizi Antoniani e l'altra della Buona Stampa, pubblicandone le grazie ricevute, le offerte e la gestione delle Opere. Si costituisce perciò l'Organo generale delle medesime, proponendosi per l'Anno Santo di dare alla luce il Censimento della Buona Stampa d'Italia. Esce ogni domenica in 24 pagine e costa L. 3 all'anno. Gli abbonati partecipano dei vantaggi spirituali della Pia Associazione, tra cui l'applicazione di una Messa nel primo mercoledì d'ogni mese. Per abbonamenti rivolgersi al M. R. Sig. D. Secondo Gay Prevosto di S. Silvestro in Asti, oppure al Rev.mo Can. Teologo Giacomo Peretti alla Cattedrale d'Asti.

Il Bollettino dei Parroci, Milano, Piazza Fontana, 12. - E' il periodico ecclesiastico più ben fatto ed apprezzato. La sua diffusione è larghissima, l'edizione di lusso, e il prezzo (tenuto calcolo che ogni suo numero consta di 50 pagine) mite: sole L. 10 all'anno. S. Santità Leone XIII lo disse il migliore periodico che esce pel clero in cura d'anime. E' scritto quasi interamente da Vescovi e da Parroci. Noi incoraggiamo tutti ad abbonarsi ad una rivista tanto importante. (I nostri Cooperatori con sole L. 6.60 possono avere il Bollettino con altre pubblicazioni per premio. Si rivolgano direttamente a Milano).

Le Missioni Cattoliche, periodico settimanale illustrato da finissime incisioni e belli fototipie, con carte geografiche nel testo, di pagine 12 in-8° grande con copertina, colorata e stampata. Si pubblica il venerdì. Abbon. annuo L. 10; estero L. 12,50. Rivolgersi alla Tip. Pontificia di S. Giuseppe, Via S. Calocero, 9, Milano.

Lo scopo di questa pubblicazione è di far conoscere i bisogni dei popoli infedeli e dei Missionari che vanno a portar loro la buona novella, i combattimenti, i trionfi della Santa Chiesa, il fervore delle nascenti cristianità e la gloria dei novelli martiri, di cui la nostra fede ogni anno infiorasi. Questo periodico nelle famiglie cristiane può far dei miracoli con ravvivare la fede nei membri di esse mediante la narrazione delle meraviglie che Dio opera continuamente per la salvezza delle anime; ma bisogna che si diffonda ognor più, perchè meglio possa ottenere il suo fine.

li Rosario, Memorie Domenicane. - Periodico bimensile illustrato. Anno 17°. Si pubblica la la e la 3° domenica d'ogni mese. Abbonamento annuo L. 4,00; estero L. 5,50. Rivol-, versi alla direzione, Via Piè di Marmo, 12 - Roma.

Se dobbiamo dire schiettamente il nostro sentimento ci pare impossibile che gli amici del Santo Rosario, tanto inculcato dal sapientissimo Leone XIII nelle presenti calamità, possano fare a meno di questo caro periodico tutto spirante amore e tenerezza verso Maria SS. del Rosario. Gli svariati, importanti e poderosi articoli scritti da esimi pubblicisti intorno alle più vitali questioni moderne rendono poi il periodico veramente utile a tutti. Entri questo periodico nelle famiglie cristiane e la nebbia degli errori scomparirà per incauto.

Poliantea Oratoria. - Publicazione periodica di sacra eloquenza, diretta dal Can. Prof. Giovanni Cinquemani. Palermo anno XXI. - Prezzo di associazione L. 5 annue.

La Poliantea Oratoria, che tanti servizi ha reso ai predicatori italiani, sembra aver raddoppiato la sua vigoria ed ampliata la sfera dei suoi lavori. Contiene modelli di tutte le più svariate forme di eloquenza, dalla conferenza scentifico-religiosa pei dotti al fervorino pel popolo. Quest'anno pubblica un intero Domenicale ad uso dei Parroci o Rettori di Chiese, e al tempo stesso allarga la parte apologetica e l'oratoria a servizio dell'azione cattolica. Ne raccomandiamo l'associazione a tutti gli ecclesiastici. - Rivolgersi all'Editore Amministratore Sig. Cav. Pietro Sofia Mesi, Via Cuba N. 49, Palermo.

Proibendoci la ristrettezza dello spazio di parlare un po' diffusamente di tanti altri periodici che pervengono regolarmente alla nostra direzione, li accenniamo ora in questa lista, a titolo di ringraziamento e perchè siano vivamente raccomandati a tutte le famiglie e persone presso cui arriva il nostro Bollettino Salesiano.

L'Aurora del Secolo del Sacramento. - Organo della S. Lega Eucaristica. Anno 4°. Esce una volta al mese. Abb. Lire 3.00. Rivolgersi al P. Gerardo Beccaro, Chiesa del Corpus Domini, Milano.

Vittorino da Feltra. Conversazioni Bimensuali ed educative. Prezzo d'associazione L. 4,00 annue. Rivolgersi alla Direzione del « Vittorino da Feltre. » in Feltre.

Annali Francescani. - Periodico dedicato agli Ascritti del Terz'Ordine. Esce due volte al mese. Per abbonamenti rivolgersi alla Redazione in Viale Monforte 2, Milano.

La Crociata religiosa e sociale. - Esce ogni domenica in gran formato. Direzione: Torino, Via Principe Amedeo, 26. Abbonamento annuo L. 5; per l'Estero spese postali in più.

La Buona Settimana. - Periodico settimanale, religioso, popolare, interessantissimo, che si pubblica da ben 45 anni in Torino al prezzo di L. 3 annue. Rivolgersi agli Editori Speirani, Via Genova 3, Torino.

Il Calvario della Vergine. - Periodico mensile, religioso, di bel formato ; prezzo L, 1,50. Via S. Domenico 28, Torino.

Il Servo di Maria. - Periodico religioso che si pubblica due volte al mese. L. 5 all'anno. Bologna.

Il Redentore. - È un piccolo periodico religioso, settimanale, illustrato, sorto per iniziativa del Comitato Internazionale per l'Omaggio a N. S. Gesù Cristo iu occasione della chiusa del presente secolo ed apertura del nuovo. Se ne può avere l'abbonamento per l'anno 1900 per una lira. Dirigere cartolina-vaglia al periodico « Il Redentore », Vicolo Leoncino, 1, Verona.

La Croce. - Periodico Cattolico Settimanale illustrato. Abb. annuo L. 3,00. Direzione : Sac. D. Alfonso Ferrandina, Salaiolo alla marina 3, Napoli.

II Monitore Liturgico. - Il Periodico esce il 1 e il 15 di ogni mese in fascicoli di 16 pag. Il prezzo di abbonamento è di L. 3,50 per l'Italia e di L. 4,50 per l'Estero. Per abbonarsi rivolgersi al Direttore del « Monitore Liturgico » Elmo Mons. Aristide Gasparri, Macerata.

La Madonna della Guardia. -Bollettino del Santuario di N. S. della Guardia in Valpolcevera presso Genova. Abb. annuo L. 1. Direzione : Santuario di N. S. della Guardia, Bolzaneto (Genova).

Fede e Scuola. - Periodico dell'Opera per la conservazione della fede nelle scuole d'Italia. Organo ufficiale del III Gruppo - Istruzione ed educazione - dell'Opera dei Congressi e Comitati Cattolici. Anno VII°, Curia Vescovile, Brescia. L. 2.

L'Araldo. - Esce il giovedì. Un anno Lire 3,00. Direzione : Tipografia Vescovile, Mondovì-Piazza.

La Consolata. - Periodico mensile del Santuario della Consolata in Torino. Anno 2.° Direzione: Sacrestia del Santuario della Consolata. Torino. Non è fissato il prezzo d'abbonamento, perchè la Direzione fa assegnamento sulla generosità delle persone che ne accettano la spedizione, persuasa che vorranno concorrere con offerto anche tenui, ai lavori d'ingrandimento del Santuario, i quali dovranno essere terminati per il 1904 epoca dell'8° suo centenario.

il Movimento Cattolico. - Bollettino dell'Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici in Italia. Si pubblica in fascicoli mensili di 48 pag. Anno XX. Lire 3,00. Venezia.

L'Araldo Canonico Mariano. - Rassegna Mensile ad uso del Clero e delle famiglie cristiane. Lire 3,00 all'anno. Direzione: Maratea (Potenza).

Fiori Cattolici e Bollettino Ecclesiastico. - Opera periodica. Direzione : Largo Trinità Maggiore, 9, Napoli. Lire 2 annue.

Il Sacro Speco di S. Benedetto di Subiaco. - Periodico Mensile. Abb. Lire 1 annua. Direzione Priore del Sacro Speco, Subiaco (Roma).

Opera delle Scuole d'Oriente. - Bollettino che si pubblica ogni due mesi. Direzione: Via Zebedia 2, Milano.

La Pigrizia. - Periodico Mensile illustrato, organo della Missione dell'Africa centrale. Direzione: San Giovanni in Valle, Verona. L. 2,00 annue.

L'Amico delle Famiglie. - Periodico settimanale illustrato, L. 2,50 annue. Direzione : Tipografia della Gioventù, Genova.

Vita nova. -Rivista universitaria quindicinale. Organo della Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Associaz. annua L. 3. Direzione: Toledo 413, NapolL

L'Amico della Gioventù. - Periodico settimanale educativo, letterario, ameno, illustrato. L. 2,30 annue. Direzione del Periodico, Verona.

Alessandro Volta. - Periodico scientifico letterario. Abb. annuo Lire 3,00. Direzione : Tip. dell'Oratorio, Como. Esce due volte il mese.

L'Eco del Santuario di Oropa. - entrato nel

suo terzo anno. Esce una volta al mese da gennaio ad aprile, novembre e dicembre, e due volte da maggio ad ottobre. L. 2. Rivolgersi alla Tipografia Testa, Via S. Filippo, Biella.

La Famiglia Cattolica. - Eco della S. Casa di Loreto. Si pubblica il 1° e il 15 di ogni mese. Abb. annuo L. 3,00. Rivolgersi alla Tipografia Nazarena. Spoleto.

L'Avvisatore Ecclesiastico, ossia raccolta completa bimensile degli atti della Santa Sede, ecc. Abb. annuo L. 2,00. Rivolgersi a Mons. Bertolotti Giuseppe. Ufficio Postale di Altare presso Savona.

Bollettino della Società Antischiavista d'Italia. Senza abb. fisso. Chi lo riceve concorra con offerte a vantaggio dell'Opera Antischiavista. Rivolgersi alla Direzione. Palermo.

Il Propagatore della Divozione al Sacro Cuore di Gesù. - Periodico che si pubblica ogni due mesi. Abb. annuo L. 1,00 (Est. 1,50). Direzione: Via Mazzini 94, Bologna.

Il Consigliere delle Famiglie. --- Giornale mensile della vita casalinga. Abb. annuo L. 4,00 con moltissimi premi. Direzione del Consigliere, Genova.

La Settimana Religiosa di Genova. - Anno 30.° Esce ogni sabbato. Abb. annuo L. 2,50. Rivolgersi alla Libreria Lanata. Piazza S. Lorenzo, Genova.

Cosmos Catholicus. - Grande rivista cattolica illustrata che si pubblica in Roma due volte al mese in lingua italiana e francese presso la Tip. Vaticana. Abb. annuo L. 24.

L'Eco di D. Giovanni Bosco. - Periodico bimensile. Abb. annuo L. 1,50. Direzione: Scuola Tip. Salesiana, Jesi.