BS 1890s|1895|Bollettino Salesiano Marzo 1895

ANNO XIX. N. 3 - Esce una volta al mese - MARZO 19915.

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO.

IL CONGRESSO SALESIANO S'AVVICINA! . 57

PROGRAMMA - Lettera di S. Ecc. R.ma Mons. Zoccoli all' Episcopato Italiano. - Norme pratiche per partecipare al prossimo Congresso di Bologna    58

PER LE CHIESE SALESIANE   . . . 60

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI DON Bosco: - EQUATORE: Una grave disgrazia alla Missione di Gualaquiza -TERRA DEL Fuoco: Il vaporino per la Missione della Candelara. La prima visita di Mons. Fagnano a quella Missione. Consolazioni e pene. Da selvaggi ad artisti. - BRASILE: Lettera di S. Ecc. R.ma Mons. Lasagna intorno ai selvaggi Chamacocos Lenguas. I figli di D. Bosco a Pernambuco - ecc. . ivi

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE .   . 72'

CONSOLANTE MOVIMENTO PER ONORARE S. FRANCESCO DI SALES . .   •   . 74

L'OPERA SALESIANA IN AFRICA (Tunisi) . 79

NECROLOGIA    80

VARIETÀ    82

COOPERATORI DEFUNTI    83

IL CONGRESSO SALESIANO SI AVVICINA!

Amici Cooperatori e Cooperatrici! Il solenne Congresso Salesiano s'avvicina a grandi passi: convien dunque che vi ci prepariamo tutti con sollecito zelo.

I benemeriti Comitato e Sottocomitato, sorti in Bologna per promuovere un tanto avvenimento, ci danno esempìo di un'attività sorprendente : essi guidarono i lavori di preparazione a tal punto, da farci ripromettere un esito felicissimo. Per procedere con maggior ordine e competenza si suddivisero in diverse Commissioni secondo i seguenti argomenti

1) Ricerca e adattamento dei locali pel Congresso;

2) Ricerca di mezzi pecuniarii e ribassi ferroviarii ;

3) Procurare conveniente ospitalità per gli Eminentissimi Cardinali, gli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi ed altri esimii personaggi invitati al Congresso dall'Ill m° ed Em.m° Presidente Onorario ;

4) Pubblicità per la stampa;

5) Festeggiamenti. religiosi ed accademici.

Le singole Commissioni tengono frequenti adunanze particolari, ed a quando a quando si riuniscono tutte insieme in adunanza generale.

Già ne fecero conoscere per mezzo, della pubblica stampa il compitissimo programma, allo svolgimento del quale v'attendono con solerzia ed amore esimii oratori e relatori. Il compianto Cardinale Alimonda di v. m. diceva di Don Giovanni Bosco che aveva divinizzato il suo secolo. E di fatti D. Bosco, occupandosi delle più nobili aspirazioni del secolo, le avvicinò alla Croce; santificò la scuola e l'officina e fece per la gioventù quanto potevasi desiderare per renderla cristianamente civile e fortemente cristiana. Il Congresso sarà come una spiegazione dello spirito dì D. Bosco e ne promuoverà larghissima diffusione. Vi si tratterà della stampa e delle missioni, degli oratorii festivi e dei collegi, degli educatorii e degli ospizi, dell'azione dei Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice, dei loro Cooperatori e delle loro Cooperatrici    ma in tutti questi argomenti primeggerà e campeggerà sempre quello che oggi è l'unica tavola di salvamento per l'umana società, vogliamo dire l'educazione cristiana della gioventù.

Tale sarà il nostro Congresso, tutto improntato allo spirito di quei grand'uomo che fu D. Bosco e diretto ad estendere il benefico suo apostolato in vantaggio dei giovinetti in quanti Cooperatori e Cooperatrici Salesiane sonvi nel mondo, e se fosse possibile in tutti gli altri cattolici che non appartengono alla nostra Associazione.

Amici Cooperatori e Cooperatrici ! Ora spetta a noi venire in aiuto dei sullodati Comitato e Sottocomitato di Bologna con le nostre preghiere, col nostro consiglio e colle nostre offerte, e più tardi colla nostra presenza stessa in quel caro, solenne convegno.

Ci animi l'operosità ammirabile del l' Ecc m° Presidente del Comitato, Mons. Nicola Zoccoli, Vescovo titolare di Sebaste e Vicario Generale di Bologna, e dello stesso nobilissimo Comitato e Sottocomitato da lui dipendenti; ci animi la bontà dell'Eminentissimo Presidente Onorario, il sig. Cardinale Arcivescovo Domenico Svampa, che di tutti i lavori del Congresso è l'anima intraprendente, il maestro, la guida, il valido protettore; ci animi l'esempio di illustri Prelati, di insigni personaggi e di tanti nostri egregi amici che da moltissime parti d'Italia e dell'estero risposero aderendo all'appello diramato dal Comitato; ed in fine ci sproni la benevolenza del sapientissimo Pontefice Leone XIII, che informato del nostro Congresso, non solo se ne mostrò lietissimo ed in parecchie visite private fattegli da Salesiani e da Cooperatori entrò pel primo a parlarne con particolare interesse, ma con tratto speciale di sovrana benevolenza si degnò di riceverne il programma e benedirlo.

Questi tratti di bontà somma devono animarci a zelare presso di noi, presso dei nostri conoscenti ed amici l'esito del nostro Congresso.

Il Bollettino Salesiano che presentò l'appello del Comitato di Bologna, porge ora le norme pratiche dal medesimo compilate per quanti interverranno al Congresso. Rispondiamo tutti presto e con slancio. Saranno fatte tutte le agevolezze possibili pel viaggio, come per l'ospitalità nei tre giorni del Congresso. La stagione poi offrirà in Bologna un clima mitissimo, e però ogni difficoltà deve scomparire. Quanti v'interverranno saranno altrettanti apostoli della santa causa del Congresso. Dalle adesioni e dalle promesse d'intervento già pervenute al Comitato si possono fin d'ora fare i migliori augurii.

Uniamoci adunque tutti, uniamoci sopratutto ora nella preghiera e nell'azione, e col concorso di tutti speriamo che Iddio benedirà il prossimo Congresso e lo renderà fecondo di quei copiosi frutti che in un col Papa di gran cuore tutti ci ripromettiamo.

PROGRAMMA

del Primo Congresso dei Cooperatori Salesiani che si terrà in Bologna nei giorni 23, 24 e 25 aprile 1895, sotto l'Alta Presidenza Onoraria dell'Eminen.mo Card. Arcivescovo Domenico Svampa.

SEZIONE l. Educazione ed Istruzione.

a) Sistema educativo di D. Bosco.

b) Oratorii festivi - Catechismi - Scuole di Religione.

e) Scuole Primarie e Secondarie - Collegi - Ospizii - Educatorii.

d) Collocamento dei giovani operai - Scuole di Arti e Mestieri ed Officine cattoliche - Scuole serali e festive - Associazioni di giovani operai.

SEZIONE II. Missioni Salesiane.

a) Scuola ed assistenza agli emigrati Italiani, specialmente nell'America del Sud. b) Missioni tra i selvaggi d'America. e) Missioni in Asia ed in Africa.

SEZIONE III. Stampa.

a) Buona stampa pel popolo - Letture Cattoliche - Bollettino Salesiano.... Biblioteche circolanti.

b) Libri scolastici - Letture amene ed educative per la gioventù.

SEZIONE IV.

Organizzazione della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.

a) Direttori Diocesani - Decurioni - Comitati - Sottocomitati.

b) Conferenze Salesiane - Ascrizione di nuovi Cooperatori.

e) Proposte varie.

LETTERA di Sua Ecc. Mons. NICOLA ZOCCOLI

all'Episcopato Italiano

Eccellenza Reverendissima,

Bologna, Gennaio 1895.

NEI giorni 23, 24, 25 aprile dell'anno corrente, i Cooperatori Salesiani di D. Bosco si aduneranno per la prima volta a Congresso in Bologna, sotto la presidenza di onore dell'Eminentissimo sig. Cardinale Arcivescovo DOMENICO SVAMPA, e la effettiva del sacerdote D. Michele Rua.

Oratori illustri metteranno in luce le istituzioni benefiche di DON Bosco, e proporranno il modo di introdurle dove mancano, di renderle più fruttuose dove già esistono.

Però, affinché il Congresso raggiunga lo scopo per cui è indetto, è necessario che vi intervengano numerosi i Cooperatori Salesiani, e quanti altri riconoscono nelle opere fondate da DON Bosco un mezzo di miglioramento morale e civile del popolo.

Ad ottenere ciò, tornerebbe utilissimo avere nelle singole diocesi una persona deputata dal Rev.mo Ordinario, con la quale il Comitato Promotore, che ho l'onore di presiedere, potesse corrispondere ; e che si adoperasse in distribuire le circolari e gli inviti che le saranno spediti.

Quella persona potrebbe essere il Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani, in quelle diocesi ove esiste; e nelle altre in cui manca, un ecclesiastico od un secolare a scelta del Rev.mo Ordinario.

Pertanto se la E. V. Rev.ma si compiacerà di indicarci quale persona della sua diocesi è disposta di assumere l'ufficio di corrispondente col Comitato Promotore, non userà soltanto a me ed a quanti lo compongono, un atto di somma cortesia; ma inoltre coopererà ad assicurare un felice esito al Congresso.

Con la fiducia che la E. V. Rev.ma sia per accogliere benignamente la preghiera che Le rivolgo, rendo in anticipazione i più vivi ringraziamenti ; e baciando il S. Anello, mi professo col più profondo rispetto

Della E. V. Rev.ma Servitore Dev.mo

IL PRESIDENTE DEL COMITATO PROMOTORE

+ NICOLA VESCOVO DI SEBASTE VICARIO GENERALE.

NORME PRATICHE

PER INTERVENIRE AL CONGRESSO I. I membri del Congresso sono

a) tutti i Cooperatori Salesiani;

b) tutti gli appartenenti alla Congregazione Salesiana di D. Bosco, e le persone che presenteranno una commendatizia di qualche Superiore Salesiano, o di un Direttore Diocesano dei Cooperatori ;

e) i membri del Clero secolare e regolare;

d) gli appartenenti a Comitati od Associazioni Cattoliche riconosciute dall'Autorità Ecclesiastica.

e) tutte le persone raccomandate dalle rispettive Curie Vescovili.

II. I membri del Congresso si dividono, a seconda della offerta, in tre classi

a) Congressisti patroni con tessera da L. 15 ;

b) Congressisti benefattori con tessera da L. 10;

e) Congressisti con tessera da L. 5.

III. L'offerta deve farsi o al Tesoriere del Comitato Promotore, sig. Raffaele Righi, Bologna, via d'Azeglio- N. 34 - 2° piano, oppure al rispettivo Delegato Vescovile, o al Direttore di qualche Casa Salesiana, i quali rilascieranno la tessera di ammissione rispondente alla categoria, a cui secondo le norme dell'Art. II apparterrà il Congressista. Ai Congressisti che verranno a Bologna dal di fuori, sarà spedito a tempo debito anche il certificato necessario per conseguire il ribasso sui prezzi del viaggio in ferrovia.

IV. Da quei luoghi, ove manca il Delegato suddetto, si può chiedere la tessera di ammissione, mandando al Segretario del Comitato Promotore, Dottor D. Giacomo Carpanelli, Parroco alla SS. Trinità in Bologna, l'offerta di cui all'Art. 11 e il documento di cui al N° I. In seguito di ciò sarà spedito a tempo opportuno il certificato per godere dei ribassi ferroviarii.

V. Quelli che abitano in Bologna, o vi verranno senza avere fruito delle riduzioni ferroviarie, potranno ritirare la tessera di ammissione dal Tesoriere o dal Segretario, adempiendo le condizioni prescritte dagli Articoli I e II.

VI. Ogni Congressista, al presentarsi che farà la prima volta per essere introdotto nell'aula del Congresso, dichiarerà se ed a quale sezione vuole appartenere.

Il Segretario: Dottor GIACOMO CARPANELLI Parroco alla SS. Trinità.

PER LE CHIESE SALESIANE

RIVOLGIAMO un'umile, ma calda preghiera a tutta la nostra Pia Unione. Abbiamo bisogno di zelanti benefattori e benefattrici che vengano in aiuto delle Chiese e Cappelle Salesiane povere, tanto in Europa, quanto in altre parti del mondo e specialmente nelle Missioni. E noi per ottenere questa carità così nobile e santa ci raccomandiamo vivamente alle nostre pie Cooperatrici ed ai nostri cari Cooperatori.

Le donne cattoliche ebbero sempre questo zelo di provvedere sacri paramenti e biancheria per i santi riti dell'altare. Tale cura la vediamo tra le donne del popolo, tra le dame, ed anche tra le principesse e le regine. La sventurata vedova di Luigi XVI, la regina Maria Antonietta, regalava ad una chiesa parrocchiale di Vienna la preziosissima stoffa del suo abito nuziale, e se ne trassero ricchissimi paramenti sacerdotali che si conservano tuttora con gran pregio. - Due anni fa arrivava al Prevosto della preziosa chiesa di Bolzano uno splendido paramento da Messa, e gli era inviato dalla principessa Stefania, vedova del compianto principe Rodolfo erede d'Austria, colla raccomandazione di pregare secondo la sua intenzione. La pianeta era di una stoffa pesante di seta candida, che portava ricamato in argento gli stemmi delle case d'Asburgo e del Belgio, in lavoro finissimo. Era precisamente l'abito da sposa della illustre principessa, che essa voleva così offrire al Signore, consecrando il ricordo delle sue infelici nozze.

Venendo poi a fatti nostri, ne spigoliamo qualcuno appena per amore di brevità. Quando D. Bosco eresse il santuario di Maria Ausiliatrice, le dame fiorentine vollero esse stesse preparare un ricchissimo strato che ancor oggi si conserva bellissimo e viene usato nelle maggiori solennità. - Recentemente le donne Cooperatrici di Cremona prepararono e mandarono a S. E. Rev.ma Mons. Cagliero per le Missioni della Patagonia alcuni pregevoli paramenti e biancheria da altare. - In un paesello del Piemonte dopo una conferenza salesiana tenutavi da un nostro sacerdote, si presentava al conferenziere una povera vecchierella e portavagli una veste di ottima seta, che pareva recentissima, e gli disse: « Quest'abito mi fu fatto cinquant'anni fa, lo portai una volta sola e poi lo conservai sempre come preziosa memoria; ora son ben lieta di poterlo offrire in elemosina per le chiese di D Bosco. » Il conferenziere accolse quel dono con molta riconoscenza e lo portò al santuario di Maria Ausiliatrice. Se ne fecero subito addobbi per l'altar maggiore del santuario, e la prima volta che si poterono adoperare fu al funerale del compianto nostro D. Bosco, e servono anche ora ogni volta che celebrasi nel santuario stesso qualche solennissima messa funebre.

Ma non solo le Cooperatrici, bensì anche i Cooperatori Salesiani ci vengono in aiuto per le chiese. All'ultima partenza di Mons. Cagliero dall'Europa un carissimo nostro amico ci mandava da Ceneda (provincia di Treviso) molti metri del rinomato Gelsolino Pasqualis, stoffa economica, ma di bell'effetto che la Romana Congregazione dei Riti approvò per indumenti sacri. -- Pochi giorni fa un Cooperatore di Torino regalava al santuario di Maria Ausiliatrice quattro ricche lampade e ne prometteva altre quattro.

Oh quanti altri benefattori o benefattrici vorremmo qui ricordare! Lo spazio ce lo vieta, ma i loro fatti generosi li ricordiamo ogni giorno nelle nostre preghiere, e non le dimentica Iddio che è largo rimuneratore d'ogni opera buona.

Ora la nostra preghiera è che tali fatti si ripetano e si moltiplichino. Abbiamo bisogno di tutto per molte nostre chiese e cappelle , dai più semplici arredi sacri, fino ai più rilevanti apparati e paramenti. Abbiamo inoltre varie pie persone e case religiose che lavorerebbero ben volentieri e gratuitamente in preparare amitti, cotte, camici, tovaglie, pianete, piviali ed altri oggetti sacri, ma attendono il lino e la stoffa a ciò indispensabili. La nostra preghiera non cada adunque invano, ma su cuori generosi. Chi ha, faccia volentieri questo regalo alle Chiese povere Salesiane; e chi è povero, porti questa nostra umile preghiera a chi può dare e ci ottenga un po' di carità per Gesù poverello nei sacri altari. Qualunque regalo, benchè minimo, sarà accolto con vivissima riconoscenza.

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. BOSCO

EQUATORE Una grave disgrazia alla Missione di Gualaquiza.

Dal numero del 22 Dicembre 1894 del Republicano apprendiamo la dolorosa notizia che un incendio ha distrutto in pochi minuti la Casa e los Talleres dei Missionarii Salesiani di Gualaquiza. È il Governatore di Cuenca che due giorni prima ne dava l'annunzio per telegrafo al Presidente della Repubblica in questì termini: « Sig. Presidente - Il Rev. Superiore della Missione di Gualaquiza, con la data del 17 corrente mese, mi dà la triste notizia che in quel giorno, alle 6 pom. , si abbruciarono il Collegio ed i Laboratorii della Missione. In questa disgrazia, che fu fortuita, non hanno potuto salvare niente, nè viveri, nè roba. D. Mattana annunzia che mi manda un confratello per informarmi di tutti i particolari ».

Quasi contemporaneamente al giornale suddetto D. Francesco Mattana, Direttore attuale di quella Missione, ci inviava la seguente lettera:

AMATISSIMO PADRE,

Gualaquiza, 20 Dicembre 1894.

DIo volle visitarci e provare in questi giorni la nostra pazienza e la nostra rassegnazione alla sua santa volontà.

La sera del 17 andante mese, mentre stavamo tutti allegramente in chiesa cantando le profezie del S. Natale, s'appiccò il fuoco al laboratorio dei fabbri e, da questo passando al tetto tutto di paglia, in men di dieci minuti invase tutta la nostra meschina e povera casa, riducendola tutta in cenere con quanto trovavasi entro. Corremmo noi tutti, accorse la gente al suon della campana, ma tutto fu inutile; perche, essendo la casa un capannone di pali e canne rivestite di foglie, fu lo stesso che dar fuoco ad un mucchio di paglia; in un momento tutto fu incenerito.

La vecchia cappella che dista tre metri e mezzo dalla casa incendiata, fu in grande pericolo anch' essa; ma per singolar grazia di Dio rimase intatta. Io, vedendo esser impossibile salvar alcuna cosa, corsi tosto in chiesa a ritirare il Santo Tabernacolo; sul mio esempio accorse anche la gente alla chiesa a spogliarla dei pochi arredi e paramenti che conteneva; ma il fuoco, deviando direzione, non arrivò a toccarla. Per grazia di Dio adunque ci è rimasta ancora intatta la sua casa, che è vecchia, umida e mal costrutta.

E noi siamo rimasti senza tetto, senza viveri e senza vestiti, ad eccezione di quelli che indossavamo. Avevamo in casa viveri per quasi due mesi, mobilia per una cinquantina di giovanetti, una piccola biblioteca de' libri più necessari, una farmacia contenente per 150 sucres di medicine, i paramenti sacri di qualche valore - per essere la cappella assai umida - una statua di Maria Immacolata, alcuni strumenti metereologici ed astronomici, gli attrezzi da falegname, sarto, calzolaio, il vino da Messa, vani oggetti per gli Jivaros, e tutto, tutto se n' è andato in cenere e fumo in un momento.

Il sig. Guglielmo Vega, nostro intimo amico ed insigne benefattore, quali orfani ci accolse in sua casa per alcuni giorni, dove ci tratta tuttora con isquisita bontà e carità: mentre i cristiani di Gualaquiza, dolenti per la disgrazia avvenutaci e pel timore che li abbandonassimo per cercarci un alloggio, si diedero subito d'attorno con paglia e legnami per innalzarci un' altra casa provvisoria, la quale è quasi giunta a compimento, e sabbato (22 dicembre) vi entreremo ad abitarla. Questa nuova casa avrà quattro stanzette al pian terreno, sei cellette al pian superiore, con ancora un ripostiglio sotto al tetto. In questa circostanza vediamo che gran cuore hanno questa gente pel Missionario. Tutti vanno a gara chi a portarci carne, chi chicha, chi platano, yuca, caffè, fagiuoli, meliga, ecc. ecc. Anche gli Jivaros, che si trovano, in guerra fra di loro, accorrono in nostro aiuto : uno di essi ci ha portato un grasso porco. Iddio li rimeriti tutti con le sue celesti benedizioni !

Il demonio, arrabbiato perchè si vede vinto in questo luogo dove ha regnato per tanti anni, fa ogni sforzo per vendicarsi e per intimorirci. Ma viva Dio! egli non vincerà. I miei carissimi compagni ed io siamo desiderosissimi di patire, di soffrire ed anche, se è necessario, di versare il nostro sangue stesso per riscattare dalle unghie infernali questi infelici selvaggi. Nè ciò che ci è successo sminuirà in noi d'un punto la buona e decisa nostra volontà. Diremo noi pure col santo Giobbe: Il Signore ci ha dato, il Signore ci ha tolto: sia sempre fatta la sua santissima volontà.

Ma, o amatissimo Padre, se prima di que-, sta disgrazia le domandavamo soccorsi, che diremo adesso? Benchè questa gente equatoriana cercherà di aiutarci, deh! accorra tosto anche lei in nostro aiuto, affinchè possiamo rimetterci presto a posto e continuare l' evangelizzazione dei selvaggi. Avverta i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, faccia loro sapere che siamo rimasti nella foresta senza casa, senza vitto e vestito, li preghi, li scongiuri a nome nostro, e noi siam persuasi che nessuno negherà una limosina, un regalo qualunque.

Abbiamo saputo ch'ella ha destinato per nostro Vicario Apostolico il sig. D. Giacomo Costamagna. Oh! venga, venga presto questo nostro carissimo Superiore, venga a consigliare, a rafforzare il nostro coraggio, e noi gli saremo figli ossequentissimi. Ma si ricordi, o amatissimo D. Rua, di mandarcelo fornito di molti mezzi, perchè noi qui siamo estremamente poveri.

Preghi e faccia pregare per noi e per l'evangelizzazione di questi selvaggi e di lontano ci mandi una benedizione specialissima che ci animi e ci conforti nelle presenti calamità. Con affetto di figlio mi creda

Dev.mo Obbl.mo in G. C. Sac. FRANCESCO MATTANA.

TERRA DEL FUOCO

Il vaporino per la missione della Candelara.

Nella relazione ufficiale sulle Opere Salesiane che il nostro Superiore D. Rua fece nello scorso gennaio, già diede la consolante notizia che Mons. Fagnano, Prefetto Apostolico della Terra del Fuoco, ha potuto far acquisto del richiesto vaporino per le varie Missioni della Terra del Fuoco. Noi ora daremo qui la lettera che gli aveva recato tale annunzio.

REV.mo SIG. D. RUA,

Puntarenas, 23 Luglio 1894.

FINALMENTE abbiamo il tanto sospirato vaporino, che ci renderà facile portare soccorsi ai nostri cari confratelli, specialmente della Candelara. È giunto qui martedì u. s. (17 luglio) , col ritardo di più di una settimana.

Veniva da Buenos Aires, dove l'aveva contrattato il nostro Prefetto Apostolico D. Fagnano, e nel viaggio fu incolto da un brutto tempo, che lo costrinse a rifugiarsi nel piccolo porto Leone, dove la Provvidenza lo aspettava per fargli esercitare un' opera di carità. Pochi giorni innanzi era stato sbattuto su quella costa un bastimento a vela carico di grano, e l'equipaggio suo stava colà attendendo qualche soccorso dal cielo dico dal cielo, perchè nessun bastimento suole passare da quel piccolo porto. Il nostro vapore quindi fu la loro salvezza, e con quest' opera di carità incominciò la sua nuova Missione.

È un vaporino bello nella forma ed assai economico nel consumo. Ha un registro di centocinquanta tonnellate, e può caricarne da duecento cinquanta a trecento. È di forte costruzione, della forza di quarantacinque cavalli e a due elici per poterlo girare fra breve spazio, e quindi molto a proposito per la nostra Missione del Rio Grande. Esso costa 60,000 scudi argentini, e questa somma fu presa ad imprestito dal Banco de Chile: speriamo che la Provvidenza ci vorrà presto venire in aiuto per poter pagare questo grosso debito. Gli fu imposto il nome di Torino, dalla sede principale della nostra Pia Società, e per capitano si prese un bravo Italiano di nome Gilli.

Dopo due giorni del suo arrivo caricò una trentina di animali che portò all'Isola Dawson pel servizio di quella Missione; poi caricò legnami e viveri in gran quantità e ieri sera, con sopra Mons. Fagnano, D. Pistone ed il confratello Forcina, partì alla volta del Rio Grande. Noi gli preghiamo un felicissimo viaggio.

La Missione della Candelara ci dovrà costare molti sudori e moltissimo danaro. Abbiamo proprio bisogno che la Provvidenza ci venga abbondantemente in aiuto. La nostra confidenza in Essa non manca, perchè si tratta di un'opera santissima, si tratta di fare in fretta a salvare molte anime. Se si aspettasse ancora un poco, quanti poveri selvaggi se ne morranno irredenti sotto il coltello dei crudeli gauchos. La loro testa è messa al prezzo di una lira sterlina. Poveri selvaggi ! E dire che questa barbarie vien eccitata da gente civilizzata, da protestanti, per aver in salvo le proprie pecore! Sono cose che gridano vendetta al cospetto di Dio; ma nello stesso tempo spronano il nostro Mons. Fagnano a sacrificare quanto è necessario pur di poter riuscire a salvare il maggior numero possibile di queste infelici anime....

Dev.m° Obb. in G. C.

Sac. MAGGIORINO BORGATELLO.

La prima visita di Mons. Fagnano alla Missione della Candelara.

CAR.mo E REV.mo D. RuA,

Puntarenas, 19 Agosto 1894.

RITORNO or ora dalla Missione di N. S. della Candelara sopra il fiume più grande della Terra del Fuoco, dopo un viaggio un po' faticoso di ventotto giorni.

Appena fa arrivato da Buenos Aires il nostro nuovo vaporino, subito facemmo i preparativi necessari perla Missione, ed il giorno 22 di luglio ci imbarcammo D. Pistone, il confratello Forcina ed io.

Abbiamo avuto dieci giorni di burrasche continue, di maniera che il tempo ci obbligò a rifugiarci più volte nei piccoli porti di questi canali, e solamente il giorno 10 di Agosto potemmo presentarci in faccia alla foce del fiume sull'Atlantico.

Erano circa le nove, ora dell' alta marea in quel punto, quando il capitano collo scandaglio in mano incominciava a dirigersi nell'entrata. Si vedeva una specie di cordone tutto spumeggiante, che, partendo dal Capo Sunday (Domingo) al nord , giungeva al Capo Peña al sud; era quello lo scherzo dei flutti che percuotevansi nelle varie punte degli scogli che s'avanzano nel mare per tutta la parte orientale della Terra del Fuoco. Di rimpetto a noi per altro questa biancastra catena era interrotta per lo spazio di circa trecento metri : vi era la bocca del Rio Grande.

Il vaporino andava ad un quarto della sua forza, e tutto l'equipaggio stava sul ponte pronto a qualunque manovra. Ad ogni minuto si udiva il grido del capitano che annunziava la profondità dell' acqua e sul viso di tutti si vedeva dipinta l' ansietà so lita nei casi di pericolo : quantunque si fosse prima scandagliato colla barchetta, tuttavia non era del tutto tolto ogni timore. Il fondo andava diminuendo a misura che ci avvicinavamo agli scogli d'entrata, che io riguardava come altrettante colonne d' Ercole; e quando li avemmo proprio ai lati e sentii gridare: Quattro metri! quattro e mezzo! colle lagrime agli occhi io pure esclamai ad alta voce: Viva Dio! Viva Maria Ausiliatrice! - Già eravamo nel fiume, fuori di pericolo, già stavamo nel porto del Rio Grande. Piansi di consolazione, perchè se il nostro vaporino può entrare in questo Rio, è sicura la nostra Missione della Candelara ed assicurata è pure la conversione degli sventurati Onas, che ora sono oggetto di caccia crudele per parte di una società che acquistò dal Governo del Chilì una grande estensione di questa terra per dedicarla alla pastorizia.

Entrato nel fiume, il vaporino ancorò per aver cessata l'alta marea; io però discesi in un canotto a quattro remi e mi diressi alla casa provvisoria della Missione che si vedeva a cinque chilometri circa di distanza sulla sinistra sponda del Rio, dove mi aspettavano ansiosi i cari confratelli.

La casa finora abitata da loro consiste in due stanze a pian terreno con un piccolo solaio. In una di queste stanze si faceva scuola, catechismo, refettorio e dormitorio pei confratelli; l'altra serviva di studio, magazzeno per tutte le cose necessarie alla Missione e camera da letto pel Direttore Don Beauvoir. D. Delturco che gli teneva compagnia, ora non v' era più, perchè ritornato a Puntarenas.

Il confratello Giovanni Ferrando è il sovraintendente o maggiordomo della Missione; Giacinto Villacura, aiutato dai due Indii Michele Calafate e dal piccolo Pietro Gama, battezzato nello scorso Aprile, ha cura delle bestie al servizio della Missione: Cesario Villabos è cacciatore e panattiere. Il suo forno è scavato nella sponda del fiume, e la sua caccia è rivolta specialmente contro il guanaco, servendosi del fucile, dei cani e dei cavalli.

Intorno alla casa della Missione, quand'io arrivai, vi stavano una settantina di Indii. Gli altri molti che erano arrivati negli scorsi mesi, si sono allontanati in cerca di viveri. Però essi non si devono essere allontanati di molto, giacchè si scorge a non molta distanza il fumo dei loro fuochi. Anzi un bel numero ritornati ai quattordici di questo mese, assicurano che molti altri stanno per far ritorno.

È necessario quindi pensare di innalzare case per gli Indii, per i Missionari, per le Suore di M. A., scuole, laboratorii, una vasta cappella, un ospedale, ecc. ecc. Se il Signore ci benedice ed i nostri Cooperatori ci aiuteranno colle loro limosine, speriamo da settembre a maggio p. v. di poter alzare i tutti questi edifizi e formare in breve tempo un bel paesello.

Per maggior facilità di sbarco mi parve conveniente far trasportare la casa (la quale è tutta di legno) più vicina all'imboccatura del Rio Grande, e se ne sta ora eseguendo il trasloco. Quivi vi è un piccolo porto o riparo nel fiume stesso, nè v'è tanto pericolo pel vapore di arenarsi, come vi sarebbe andando più in su nel Rio. A poca distanza dal fiume vi sono varie fontane di acqua potabile, e quello è proprio il luogo adattato per innalzarvi la grossa colonia di Indii.

Col tempo si potrà anche andare presso al Capo Peña, distante poche ore di là, dove si sarebbe assai difesi dai continui e fortissimi venti che spirano presso il Rio Grande. Ma per ora prudenza consiglia di non inoltrarci in luoghi che possono essere pericolosi. Colà vi è bensì una bella vallata, circondata da monticelli tutti coperti di boschetti; ma questi monticelli e questi boschetti renderebbero agevole agli Indii farci del male, se volessero. Quindi per ora è meglio soffrire un po' di vento, ma essere sicuri della vita. E dove si è presentemente è un luogo molto aperto, donde si vede benissimo tutto all'intorno fino a moltissima distanza.

Di questi giorni D. Bernabò sta preparando un monte di legname che caricherà sul nostro vaporino per andare colà ad intraprendervi la fabbricazione di quanto ho sopra detto. Per ora penso di far innalzare cento casette per gli Indii, ma forse non basteranno. Abbiamo proprio bisogno che il Signore ci assista colla sua amorosa provvidenza, perche oltre alle costruzioni in discorso, bisogna che pensiamo a mantenere le cento e cento famiglie che si avvicinano alla Missione. Il passato è prova dell'avvenire; e quindi io non dubito punto che ci verranno a mancare i mezzi materiali. I nostri benemeriti Cooperatori e le pie Cooperatrici Salesiane continueranno sicuramente a rendere testimonianza della bontà di Dio.

Riceva, carissimo Sig. D. Rua, i saluti cordialissimi di tutti questi miei amati confratelli, unitamente a quelli dei cari Indii della Candelara, e specialmente di Filippo, Mattia, Gioachino, Benito Sunday, Pietro Gama, Simone Delfrio e Giovanni Matha, che stanno raccolti presso la missione sotto l'assistenza e le cure del confratello Ronchi e che per mio mezzo le inviano la loro fotografia. (Vedi questo gruppo a pag. seg. 64). Ci benedica tutti, e non dimentichi di soccorrere il suo

Aff.mo in G. e M.

Sac. GIUSEPPE FAGNANO Prefetto Apostolico.

Consolazioni e pene.

REV.mo SiG. D. RUA ,

Puntarenas, 27 Agosto 1894.

Ho parecchie notizie da darle, altre buone ed altre non troppo buone.

Ieri abbiamo avuto una bella consolazione; due giovanette in sui diciott'anni vestirono l'abito delle Suore di Maria Ausiliatrice. Già sono cinque figlie di Puntarenas che si consacrano al Signore nella vita religiosa, e con altre quattro venute dal Chili formano il bel numero di nove, che si unirono alle Suore venute dall'Europa per aiutarci nell'apostolato. Questo ci prova che il terreno non è poi tanto ingrato, ne affatto sterile, come si dimostrava da principio.

Dopo le figlie, speriamo che Dio ci manderà in aiuto i fanciulli. E ve ne sarebbe tanto di bisogno ! Oh ! quanto male cerca di fare il demonio in questa città ed in queste regioni ! È una cosa che spaventa ! Ogni vapore che àncora in questo porto arreca nuovi incagli all'opera moralizzatrice del Missionario. Se il Signore non vi pone riparo, la va male davvero. Noi raccomandiamo alle sue orazioni ed a quelle dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane noi stessi e queste povere anime tanto insidiate dal demonio, il quale strepita quanto più può per non lasciarsi sfuggire questi estremi confini della terra, dove da tanto tempo aveva fondato il suo regno.

Alle dieci della sera di martedì della scorsa settimana , con un tempo burrascoso , con vento freddo e nove, Mons. Fagnano , appena tornato dalla Missione della Candelara, insieme con D. Pistone e D. Scagliola, e collo stesso vapore Torino partirono alla volta dell'Isola Dawson, per trasportare a quella Missione dodici Indii che ci vennero affidati pochi giorni prima e per poter portare viveri a quei nostri cari confratelli. A quella notte seguì una giornata più cattiva per viaggiare; continuò sempre a spirare un vento freddissimo e ad ogni mezz'ora a venire delle ondate di neve agghiacciata. Ed i nostri poveri confratelli passarono, si può dire, tutt'in tiero quel tempo per viaggio ; che al giovedì mattino di buon'ora con un tempo non meno perverso , già erano di ritorno con D. Bernabè che si prepara a partire per il Rio Grande.

Essi ci portarono buone notizie della Missione di S. Raffaele. La chiesina è terminata ed è molto bella; le manca solo il campanile. Inaugurarono il molo assai comodo per lo imbarco e lo sbarco , ed ebbero la gioia di vedersi arrivare nuovi Indii, tra cui un certo Giacinto, compagno del Capitanejo Antonio, il più diffidente fin' ora con noi e colui che più efficacemente cooperò alla trista insurrezione contro D. Pistone nel 1891; egli vi andò con tutta la sua famiglia, deciso di rimanere per sempre nella colonia; fa ricevuto molto cortesemente e gli si assegnò una casa per abitare. La scuola di musica va facendo progressi, come pure progredisce lo spirito di religione in mezzo ai selvaggi. In una parola quella Missione incomincia ad apportarci qualche consolazione.

Qui in Puntarenas, quantunque la stagione sia propizia per fabbricare, con nostro gran dolore per mancanza di mezzi abbiamo dovuto sospendere i lavori della nuova chiesa, che è assolutamente necessaria. La cappella attuale, oltrechè ha l'aspetto di chiesina privata , è affatto insufficiente per una popolazione di oltre tre mila anime. Le spese già incontrate per questa nuova costruzione superano i diciasettemila e seicento pesos, mentre sinora non se ne sono potuti avere che diecimila e cinquecento, e vi bisognerebbero ancora almeno venti mila.

E dovrò io tacere a lei, amatissimo padre, che noi siamo carichi di debiti? Vi sono da pagare ancora più di quindici mila pesos pel viaggio che il vapore Amedeo fece l'anno scorso alla Missione della Candelara, altrettanti ve ne sono per necessarie provviste ai due collegi di Puntarenas , poi per la Missione di Dawson , per questa nuova chiesa , per la Missione della Candelara; in una parola, ci troviamo proprio sopraccarichi di debiti, e Monsignore è assai impensierito, perchè non sa dove batter del capo per andar avanti. Povero Monsignore! Egli confida tanto nell'aiuto della divina Provvidenza, e noi siamo sicuri che questa non ci verrà meno anche nelle presenti strettezze.

Mentre ammiriamo la grande fiducia nella divina Provvidenza di questo nostro caro Prefetto Apostolico, siamo pure altamente edificati dal suo spirito di sacrifizio. Animato -del miglior zelo della gloria di Dio e della salute delle anime, egli è sempre sulla breccia e non conosce pericoli di sorta. L'altra settimana , quando sbarcò al Rio Grande , colla neve che cadeva a larghe falde ed un freddo intensissimo, non potendo il canotto arrivare alla riva, egli senz'altro si scalza e giù cammina nell'acqua e nel fango fino alle ginocchia, pur di guadagnar terra. - Prima che partisse da Puntarenas per quella Missione, io gli aveva provveduto due buoni stivali; ma al suo ritorno gli trovai nei piedi due sdruscite pantofole. Che aveva fatto degli stivali? Confessando in quella cappella, vide il giovane Indio Calafate che perdeva i piedi fra due rotte ciabatte; non gli resse il cuore di vederlo così intirizzito e malmesso andare alla S. Comunione; si trasse i suoi stivali e li regalò al giovine Indio. - Questi atti di abnegazione e sacrifizio attirano a lui grande simpatia anche da parte dei selvaggi , e a noi sono di sprone a sopportare volentieri qualunque disagio.

Ma è tempo che io faccia punto fermo. Gradisca, amatissimo sig. D. Rua, i miei sinceri ed affettuosi saluti, che prego voglia estendere a tutti cotesti buoni superiori. Mi benedica e permetta che le baci con rispetto la mano e mi professi con stima , affetto e riconoscenza

Della S. V. R.ma

Um. e Dev.mo figlio

Sac. MAGGIORINO BORGATELLO.

Da selvaggi ad artisti

REV.mO SIG. D. RUA,

Puntarenas, 25 Settembre 1894.

IL giorno 14 del corrente mese fui alla Missione di S. Raffaele nell'Isola Dawson per collocare in quella chiesa, colla debita autorizzazione, la Via Crucis che ancora non v'era. Vi trovai dei grandi progressi.

Anzitutto vi si trova costrutto un bel molo, della lunghezza di 30 metri ed assai forte , per cui sbarcando non si ha più da bagnare i piedi. Disceso, una larga e diritta via conduce alla chiesina bella ed elegante, capace di parecchie centinaia di persone, con la sua conveniente orchestrina ed ora anche con una adatta Via Crucis. Una gran croce, piantata nel mezzo dell' ampio piazzale della chiesa, pare voglia abbracciare tutta quanta la nuova colonia, la quale va ogni giorno aumentando i suoi fabbricati per i novelli civilizzati. La chiesa, la casa dei Missionari e quella delle Suore di M. A. già sono circondate da bei fabbricati per le scuole, i laboratorii ed i dormitorii dei fanciulli e delle fanciulle , nonchè delle vedove. Vi ha la scuola di musica, l' ospedale, la panetteria, l' ammazzatoio, e poco lontano dal molo vi sono eretti parecchi isolati di case simmetriche e formanti belle vie diritte, dove già abitano le varie famiglie d'indigeni. Lontano dalle abitazioni e separato dal Rio vi è il recinto del cimitero. Gli Indii ora raccolti nella colonia sono aumentati di molto; ed è bello vedere quanto già si mostrano educati.

Al mio arrivo, molti mi vennero incontro per darmi il benvenuto, chiedere notizie mie e degli altri Missionari di Puntarenas, e farmi tanto di cappello e toccarmi la mano come ad un loro grande amico. Fa veramente piacere vedere questi Indii, così rozzi all'aspetto, usare modi tanto gentili ed esprimere benino i loro sentimenti in lingua spagnuola, dopo poco tempo dacche si trovano alla colonia. Si vede che Iddio benedice davvero questa Missione, e dà grande incremento alle fatiche dei poveri Salesiani.

Ritornando a Puntarenas, ho condotto meco i ragazzetti Indii della scuola di musica, che vennero a rallegrare coi loro strumenti le feste patrie che si celebrarono nei giorni 17, 18 e 19 testè passati. Sono appena sette mesi che presero in mano lo strumento e già lo maneggiano con grande maestria. Suonarono varie volte pezzi religiosi in chiesa durante le sacre funzioni; suonarono pezzi accademici alla distribuzione dei premii ai giovanetti delle scuole, e diedero in tutti tre i giorni gran concerto sulla pubblica piazza, riscuotendo sempre applausi ed eccitando in tutti grande meraviglia. Chi avrebbe mai detto, tre anni or sono, quando questi piccoli selvaggi discendevano dai monti, che in breve tempo sarebbero diventati artisti tanto esperti? Parrebbe un sogno; eppure è una realtà così certa e sicura, che, mentre riempie il cuore del Missionario d' ineffabile consolazione, fa scattare in segni d' alta meraviglia quanti dapprima pensavano essere impossibile la civilizzazione dei selvaggi fueghini.

Questi cari indietti dell' Isola Dawson, nei pochi giorni che s' intrattennero a Puntarenas , ci edificarono tanto col loro devoto contegno alle sacre funzioni di chiesa. A più d' uno di questi abitanti strapparono lagrime di gioia l' angelica compostezza, onde sì, accostavano a ricevere la S. Comunione, e la precisione colla quale servivano la S. Messa, vestiti di sottana e di cotta come tanti chierichetti.

O cari fueghini, le vostre preghiere così ben fatte, sì, salgono accetto al trono di Dio, ed ogni giorno discendono le divine miserazioni sopra di questa, vostra terra, sopra degli infelici vostri fratelli ! Solamente l' altro giorno ci vennero consegnati altri nove Indii provenienti dal Canale Schmid: due uomini, due donne e cinque bambini: essi verranno con voi ad accrescere la popolazione del. l' Isola Dawson, con voi verranno a partecipare dei grandi benefizi della religione e della civiltà. Oh! voglia il Signore concedere questa grazia a tutti i vostri fratelli erranti per queste plaghe.

Prima che questi bravi musici ritornassero all' Isola Dawson, si volle prender loro la fotografia, che io spedirò a lei, Rev.m° Sig. D. Rua, affinchè possa avere sott' occhio le sembianze dei nostri cari Indii divenuti artisti (vedili a pag. 69). Ci benedica intanto, o amatissimo Padre, benedica noi, i nostri selvaggi, le nostre missioni : ci raccomandi ogni giorno al Signore nel S. Sacrifizio della Messa, e raccomandi in modo speciale chi le scrive ora, che ha l'onore di professarsi suo

Dev.mo Obb.mo figlio

Sac. MAGGIORINO BORGATELLO.

BRASILE Lettera di S. Ecc. Rev.ma Mons. LASAGNA intorno agli Indii Chamacocos e Lenguas.

IX.

Nel ritorno da Cuyabà, - Il P. Mariano da Bagnalia - La caccia agli Indii - Il Cacico Guazú.

AMATISSIMO PADRE,

A bordo del Centauro, 31 Luglio 1894.

SONO PARTITO il giorno 12 luglio da Cuyabà e rifeci solo col mio segretario D. Balzola il lungo e faticoso viaggio descritto nelle mie lettere precedenti. Ci avevano accompagnati fino al fiume l'illustrissimo signor Presidente dello Stato, l'ottimo Vescovo e molto popolo, tra cui più di duecento giovanetti dei più poveri e cenciosi della città, di cui eravamo già divenuti amici cordiali. Non potevano più distaccarsi da me e mi chiedevano colle lagrime agli occhi: - Quando ritornerà a vederci? - Abbracciai e benedissi col cuore commosso i cari nostri confratelli, mi congedai da quei signori e da tanta buona gente che ci. salutava riverente, e ci adagiammo nella famosa barcaccia a fondo piatto, sospinta co' bastoni, e sta volta aiutata anche dalla corrente, poichè andavamo scendendo le acque del fiume Cuyabà. Al giorno dopo verso mezzodì raggiungemmo il vaporino Coxipò, che, malgrado le sue poche comodità, pure ci parve una reggia in paragone di quello che si pativa nella barca, ed il giorno 17 eravamo già di ritorno a Corumbà.

Accompagnato dal Parroco, dal Console Italiano e da altri Signori, tornai a visitare la città ed i suoi dintorni, per vedere ove mai sarebbe possibile un dì ai Salesiani piantare le tende, e vidi fra le altre cose le fondamenta già ben alte di una bella Chiesa dedicata a Sant'Anna, i cui lavori però sono sospesi da vent'anni e le pareti del presbitero, con un bell'arco già finito, minacciano rovina. Quell'opera fu iniziata da un buon Cappuccino Italiano, certo Padre Mariano da Bagnalia, il quale solo soletto stette per quarant'anni Missionario fra questi selvaggi della foresta, formandovi alcuni villaggi, che adesso si sono già del tutto disfatti. Gli Indii vedendosi soli e senza difesa, e minacciati di esser fatti schiavi da certi civilizzati snaturati, che loro tendevano imboscate per rubarli e portarli a vendere poi come schiavi sui mercati delle città, cercarono l' amata libertà nella vita selvaggia e si dispersero di nuovo nelle impenetrabili foreste del

Matto Grosso. E non è punto da stupire che simili iniquità si commettessero negli anni trascorsi, quando ancora vigeva nel Brasile la schifosa piaga della schiavitù ; poichè queste stesse nefandità si ripetono anche oggi, malgrado la schiavitù siasi abolita da ben sette anni. In questo viaggio mi sono imbattuto con un Dottore di Curitibà , il quale per fuggire da certa morte, come uno dei capi che egli era della sconsigliata rivoluzione, così mal riuscita, contro il Governo attuale del Brasile, si era buttato attraverso alle foreste e dalla costa dell'Atlantico era venuto a dare nella città di Concezione del Paraguay, dove giunse scalzo, cogli abiti fatti a brani e mal concio assai. Aveva impiegato tre mesi nella traversata, cibandosi di frutti silvestri e di cacciagione, quando ne poteva trovare, e chiedendo limosina alle diverse tribù de' selvaggi, che trovava sul suo cammino, e che gli furono sempre cortesi ed ospitali. Orbene costui mi contava che in un luogo detto Vaccaria, poco lungi dalla confluenza del Parapanema col Paranà, v'è ancora un crudele uffiziale dell'esercito, che con altri briganti dan la caccia agli Indii e quei che colgono li trascinano a vendere per 25 scudi alle fattorie di allevatori di bestiami. In quei luoghi lontanissimi giunge lenta e quasi morta l'azione del Governo, e così debbonsi ancora deplorare sì enormi abusi.

Ma, per tornare al nostro caro Padre Mariano, dirò che s'era fermato qualche anno come parroco a Corumbà, e poi già vecchio assai erasi ritirato a Rio Janeiro per finire i suoi giorni in convento. Nel suo passaggio a Montevideo, dodici anni or sono, egli si era fermato qualche giorno con noi a Villa Colon, dove ascoltavamo stupiti il racconto delle sue avventure e delle sue fatiche apostoliche. Giunto poi a Rio Janeiro, si lasciò trasportare di nuovo dal suo zelo, ed assistito dal P. Sabino ritornò alla Missione degli Indii nello Stato di S. Paolo, dove, poverino ! ebbe, cinque anni fa, una tragica morte, Che Dio premii quell'anima generosa!

Visitai l'arsenale di guerra a due miglia da Corumbà, invitato cortesemente dal Colonnello che ne è Direttore, il quale mi aveva mandato a prendere con un bel vaporino. Colà vi sono più di trecento operai addetti al lavoro, e la popolazione del villaggio annesso, oltre al quartiere, è di due mila cinquecento persone circa, tra cui non pochi sono Italiani.

Ma, poverini! da dieci anni non hanno cappellano e vivono affatto abbandonati a se stessi. Quel bravo Colonnello, da poco giunto colà, cogli altri uffiziali mi colmarono di gentilezze, e tutti mi supplicarono a voler loro inviare un Missionario, promettendo che l'avrebbero caro e che l'aiuterebbero in ogni guisa.

La mattina seguente eravamo già a bordo del Ladario, grande e comodo vapore brasiliano che alle undici antimeridiane alzava l'àncora e ci conduceva verso il Paraguay. Questa volta il vapore toccava di giorno certi punti che nel viaggio anteriore avevamo passato durante la notte , e così potei vedere ancora luoghi nuovi e cose nuove. Vidi qua e colà dei gruppi d'Indii che s'accostavano alla sponda col remo o colla freccia in mano. Sono generalmente della tribù dei Chamacocos già mansueti. Dovunque v'è qualche famiglia cristiana che alleva bestiame, essi vi accorrono di tanto in tanto a prestare qualche servizio, ed in ricambio di lunghi e pesanti lavori, ne hanno qualche pan biscotto, qualche amo, o ninnolo senza valore, e le donne, se possono avere un lenzuolino, se lo avvolgono strettamente al corpo. Al terzo giorno essendosi il vapore trattenuto alquanto per caricare due buoi pel consumo di bordo, io scesi a terra a visitare i padroni della fattoria ed i poveri Indii che colà si affacciavano per vendere ai passeggieri certi loro ventagli, tessuti con foglie di palma. Anch'io ne comprai uno per aver occasione di parlar loro e li regalai di medaglie e d'altri oggetti; ma non mi fu possibile intenderli, poichè parlano una lingua indiavolata. Sono ben sventurati questi Indii, e sventurati non meno questi Cristiani che si avventurano a vivere sulle sponde di questo fiume, poichè, nell'enorme distanza che corre da Corumbà fino a Concezione del Paraguay, non v'è neppure un Sacerdote, neppur un Missionario ! E si che si passano i fortini di Ladario, di Coimbra, di Olimpo, di Bahia Negra e tante e tante fattorie di Cristiani e tante tolderie di selvaggi ! Povere anime! e c'è a stupire se colà imbestialiscono?

Era venerdì, 20 di luglio, quando il vapore s'arrestò in faccia a Concezione. Ci licenziammo dal buon capitano e dai compagni di viaggio e scendemmo a terra sulla barchetta della Capitaneria del porto. Varii signori mi fecero benevole accoglienza, e da loro mi lasciai accompagnare alla casa di un certo Sig. Ildefonso Fernandez, Uruguayo di origine, e che è qui ricco signore di terre estesissime e di numerosi bestiami. Era arrivato il dì prima dalla sua fattoria colla signora ed un figliuolino, e ci colmò di sollecitudini. Io ne aveva proprio di bisogno, poichè i miei dolori reumatici andavano crescendo sì che passava delle brutti nottate, e di giorno a stento poteva muover le membra.

Mi fermai appena tre giorni; assediato dalla moltitudine, a cui mattina e sera amministrava la Cresima e la parola di Dio. Questa città si tiene in relazione colla capitale per mezzo di un vaporino che fa il viaggio una sol volta alla settimana. Quindi se io avessi perduto la partenza di Domenica, avrei dovuto spendervi ancora una settimana intiera; e però rinunziando di recarmi al Chaco, preferii prepararmi a partire la Domenica per le ragioni che esporrò in seguito.

Fra la città ed il Chaco si frappone una lunga isola, e per darvi la volta ci vogliono almeno tre ore di barchetta, contando con buoni rematori. Malgrado questo, ogni mattina vi giungono numerosi gli Indii, accattoni la maggior parte, ed altri che commerciano le lor pelli. Essi sono della tribù dei Lenguas, i più mansueti del Chaco. Sono servizievoli e di buona indole, e mi si dice che difficilmente rubano : entrano infatti nelle case, penetrano nei cortili, ne' negozi, ma non s'appropriano nulla col furto, sibbene chiedono e mendicano fino alla noia. Al cader del sole i soldati li cacciano tutti al di là del fiume.

Al secondo giorno io ricevetti in casa il Cacico Guazù, capo maggiore di questi selvaggi, scortato da quattro suoi Indii dipinti in tutto il corpo nei modi più bizzarri. Avevano appena un concio che loro copriva i lombi; nel resto erano ignudi. Se avesse visto, Padre, che pezzo di gigante era quell'Indio! Alto più di me un palmo e forse più, aveva una muscolatura da Ercole: dritto, col capo e le spalle piegate all'indietro, pigliava l'aria di un guerriero formidabile. Balbettava un po' di Spagnuolo e mi veniva a fare le congratulazioni pel mio arrivo e ad invitarmi alle sue tende. Mi prometteva buon latte e uova. Voleva ad ogni costo condurmi seco, e giunse persino a prendermi il braccio colle sue manacce bisunte. Avea la canoa pronta e quei quattro suoi aiutanti di campo mi assicuravano che erano valenti rematori e nuotatori così esperti, che m'avrebbero anche trasportato sulle loro spalle fino all'opposta sponda del gran fiume.

Io gli feci dei buoni regali in sigari e denaro e lo congedai coi modi più caritatevoli ed egli se ne partì mesto assai e col capo chino. Che avrà mai pensato fra sè quell'infelice figlio della foresta? Oh! se egli avesse mai potuto leggermi in cuore e vedere che io me ne rimaneva più tristo assai, più mortificato di lui! In quel momento io mi struggeva per un lato dal desiderio di recargli un aiuto qualsiasi, e per l'altro mi crucciava nel vedermi per allora, e forse ancora per molti anni, impotente a farlo. Cercava fra me qualche ripiego, faceva dei calcoli immaginarii, ma non poteva approdare a nulla di positivo. Senza personale, senza mezzi materiali, con debiti enormi, che già gravitano sulla mia Missione, allo spettacolo di tanti bisogni a cui non si può porre rimedio, io mi sentiva prendere dallo sconforto.

E deve sapere inoltre, o caro Padre, che tra quelle tribù vi è già impiantata una Missione Protestante, lautamente sostenuta dalla Società Biblica di Londra. Tutti mi dicono che essa è impotente, che è colpita di sterilità; ma chi non vede che pur troppo sarà un terribile ostacolo al Missionario cattolico? I protestanti ci hanno preceduti, si sono messi nell'avanguardia per seminare la zizzania; e noi Messaggieri di salute arriveremo tardi e forse chissà quando potremo arrivarvi! Quando, quando spunterà il giorno, in cui anche su queste terre, come nelle regioni Patagoniche, si potranno disseminare dei Missionari, delle Suore di Maria Ausiliatrice, dei buoni Catechisti e degli onesti agricoltori per avviare alla civiltà e salvare queste schiatte sciagurate? Quel Dio che sa far sorgere dalle pietre i figli di Abramo, che sa ammollire i cuori anche di sasso, c'invii quanto prima dei buoni Missionari e delle elemosine per sostenere con frutto queste cristiane imprese , per conquistare a Dio questi poveri figli della foresta!

+ LUIGI Vesc. Tit. di Tripoli.

I Figli di Don Bosco a Pernambuco.

Partiti da Torino nel Novembre scorso, sono felicemente arrivati a loro destinazione il giorno 10 Dicembre, come apprendiamo dalla seguente lettera

REV. mo SIG. DON RUA,

Pernambuco, 23 Dicembre 1894.

Dopo un ottimo viaggio, in cui esperimentammo in modo particolare l'efficacia delle sue preghiere e di quelle degli altri confratelli, il giorno 10 corrente arrivammo al luogo della nostra destinazione, ove fummo molto amorevolmente ricevuti da questi benevoli signori che con tanto impegno si sono occupati della venuta dei Salesiani in questa città. E poichè il bastimento si fermò un tempo notevole in porto, il Sig. D. Tomatis e gli altri confratelli diretti al Chili poterono con indicibile lora contentezza visitare la nostra casa. Essa si trova a non molta distanza dal porto, ed in una posizione molto salubre ed assai opportuna per la frequenza all'Oratorio festivo. Si compone di vaste camere ben arieggiate, di un ampio cortile con molte piante che l'ombreggiano a meraviglia e di un giardino con alberi fruttiferi di diverse qualità; dell'estensione di circa 180 metri di lunghezza e 100 di largezza. Il signor Dottore Carlo Alberto Meneses, uomo di grande virtù e nostro principal benefattore, accompagnandoci a visitare la nuova casa, disse forte a tutti in lingua italiana che questa è casa di D. Bosco. Tuttavia finora per l'assenza di qualche benefattore non si è potuto fare la cessione, ma si spera di farla assai presto. Trovammo poi, con molto nostro piacere, un altare, cosicchè coi paramenti, con il calice e la pisside che il Signore ci fece avere in un modo veramente provvidenziale potemmo formare ed ordinare la cappella, ed incominciare subito a compiere in comune le nostre pratiche religiose. Si fa da tutti la Comunione quotidiana e più visite a Gesù Sacramentato.

Qui ora si è nel cuore dell'estate, nel più bello della stagione asciutta. Le pioggie incominciano verso la metà del venturo Marzo e durano per circa quattro mesi. Il caldo poi non è tanto eccessivo, venendo sensibilmente temperato dalla continua ventilazione, dalle notti naturalmente freschissime e dalla loro durata quasi uguale a quella dei giorni e particolarmente per la vicinanza del mare, il quale nell'alta marea avvicina le mura del nostro giardino. Quindi noi ci avvezziamo molto bene a questo clima che dicono essere per nulla favorevole agli Europei. Finora abbiamo un ottimo appetito, e la sete tanto forte nei primi giorni, ora va scemando assai.

La città è popolatissima: assicurano che sieno circa 300.000 gli abitanti; sono in gran parte neri, di indole molto tranquilla e buona, ma oltremodo ignoranti delle verità più semplici ed importanti della religione. In tutta la città vi sono 40 preti, compresi i sacerdoti Cappuccini, Carmelitani, Lazzaristi e Francescani, ed il Seminario ha solo 30 chierici tra teologi, filosofi e gli altri studenti dei corsi inferiori. Il buon Vescovo si rallegrò molto alla nostra venuta : venne subito a visitarci, dicendoci che si ripromette molto dai Salesiani.

Il nostro Direttore in questi giorni fu a visitare i nostri benefattori. Sono persone pie ed assai amanti del nostro caro Padre D. Bosco; ricordano e parlano con molto piacere delle sue opere, mostrano grande fiducia nei suoi figli ed hanno buone disposizioni di aiutarli. Tra loro si distingue in modo par titolare il Sig. Dottore Carlo Alberto Meneses, che ad un ottimo cuore unisce un gran zelo per le opere pie ed una vera divozione al S. Cuore di Gesù Quando fummo a visitarlo, ci diede prova di queste doti sì belle nella sua conversazione animata dallo spirito religioso, nei quadri del S. Cuore, della S. Famiglia, di S. Luigi e di D. Bosco, che adornano le sue sale, e sopratutto nella ricca e divota cappella che egli fece erigere nella parte migliore del sua grandioso stabilimento meccanico di cotone. In questa cappella dedicata al S. Cuore, tutti quei buoni operai possono compiere le loro pratiche religiose, essendovi a loro disposizione un sacerdote, che dimorando colà, celebra ogni giorno la santa Messa ed esercita il (santo ministero. Così quel religioso signore ci assicurò che egli ottiene con molta facilità nella sua immensa officina l'ordine, la perfezione nel lavoro e la tranquillità nei lavoranti, cose tutte che non vi sono in molti stabilimenti europei, dove mancando la religione, trionfano tutti i vizi, e gli scioperi e le ribellioni divengono sempre più frequenti. Noi partimmo oltremodo edificati da quella casa.

Intanto il nostro Sig. Direttore, avendo conferito coi suddetti benefattori e ponderate le condizioni di questa nuova casa, è venuto nella deliberazione di aprire verso la metà di Gennaio l'Oratorio festivo, per il Febbraio un piccolo collegio convitto capace di una sessantina di giovanetti studenti, per cui il locale con alcune riparazioni si presta facilmente, e più tardi i vasti laboratorii ideati di arti e mestieri. Frattanto noi ci siamo messi per imparare bene la lingua del paese che è la portoghese: abbiamo tutti i giorni un po' di scuola e ci esercitiamo continuamente a vicenda, avendo per maestro il nostro sig. Direttore stesso.

Riceva i saluti di tutti questi suoi figli di Pernambuco, mentre io baciandole rispettosamente la mano mi professo

Suo Um. ed Obb. Figlio Sac. CLELIO SIRONI.

I Salesiani al Rosario (Prov. di Santa Fè). - A Rosario di Santa Fè, città popolatissima di Italiani, i Missionari Salesiani apersero fin dall'anno 1890 una Casa modestissima, ma che, al dir di Mons. Lasagna, il quale la visitava nel Maggio dell'anno scorso, deve necessariamente svilupparsi in grande scala. Ora con piacere veniamo a sapere che il principio di questo necessario sviluppo data dal 1° gennaio di questo stesso anno. Leggiamo infatti nel Cristoforo Colombo, periodico italiano di Buenos Aires, quanto segue: « Il primo dell'anno si effettuò con grande pompa la collocazione della pietra fondamentale di una nuova Scuola Salesiana di Arti e Mestieri nel Rosario. Vi assistettero le persone più cospicue della Provincia; il Ministro Dott. Alcàcer rappresentò il Governatore Dott. Leiva e pronunciò un notevole discorso, in cui fece notare la necessità della fondazione di un sentò il Governatore Dott. Leiva e pronunciò un notevole discorso, in cui fece notare la necessità della fondazione di un Istituto di quel genere, e chiamò i Salesiani Apostoli della scienza e del lavoro, che realizzeranno un gran progresso in una provincia essenzialmente industriale e lavoratrice. Gli rispose il M. Rev. D. Piovano, Direttore dell'Istituto, ringraziando il Governo e i Cattolici del Rosario, che dimostrano la loro benevolenza e la buona volontà di aiutare quel nuovo Istituto che si sta per alzare a vantaggio della infanzia abbandonata ». Noi facciamo voti di presto apprendere la fausta notizia della solenne inaugurazione di questa Scuola. -

Messico. - La Domenica 11 Novembre i Salesiani di Messico hanno avuto l'immensa consolazione di veder benedetta la loro cappella interna dal Rev. P. Giovanni Bandèra, Superiore dei Filippini, a ciò delegato da S. Ecc. Rma l'Arcivescovo di quella città e Diocesi. Il P. Giovanni Bandèra è uno dei Sacerdoti più stimati in Mes-. sico per la sua virtù e prudenza, ed è amico affezionatissimo e grande benefattore di quei nostri confratelli , ai quali in quell'occasione presentò un bellissimo quadro ad olio di S. Francesco di Sales, alto metri 2,25 e largo 1,42, con una graziosa offerta in danaro.

Il lunedì seguente quei nostri confratelli coi loro giovanetti fecero festa per essere il primo giorno feriale che conservavano in mezzo a loro Gesù Sacramentato. Chiusero la giornata con un solennissimo Te Deum e colla benedizione del Santissimo. Quest'Ospite Divino pare abbia sin da quel primo giorno incominciato a benedirli anche materialmente, giacchè fe' loro pervenire la bella offerta di 110 scudi.

La Compagnia del SS. Sacramento organizzatasi tra quei cari giovanetti forma ora una bella corona di rose e gigli a Gesù Benedetto!

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Una povera madre consolata. - Il sottoscritto pienamente informato attesta che Maria SS. Ausiliatrice ha mostrato nuovamente la sua bontà colla guarigione di una certa Agata Orsinger, dimorante in Cauria di Primiero (Trentino). Da tre anni circa costei era affetta da grave malattia, che la rendeva impotente ad ogni lavoro domestico. Soffriva dolori fortissimi in tutte le membra, nè poteva adoprarsi in favore della sua numerosa figliuolanza, che vedeva quindi trascurata per essere di condizione povera. E questo le aumentava d'assai i suoi dolori. In tale tribolazione raccomandossi con molto fervore a Maria SS. Ausiliatrice, e Maria SS. nella sua benignità, dopo alcuni mesi di prova, esaudì le di lei preghiere col concederle una guarigione perfetta. Onde può ora lavorare, e grida di cuore : « Viva Maria Ausiliatrice ! »

Trento, 18 Gennaio 1895.

D. PIETRo FURNo Direttore dell'Istituto Salesiano di Trento.

Riconoscenza a Maria. - Il vaglia postale di lire cinquanta che invio colla presente è l'offerta che i buoni genitori Giuseppe Rovero e Giuseppina Gentile offrono a Maria SS. Ausiliatrice in riconoscenza dell'ottenuta guarigione alla loro bambina di mesi diciotto, per la quale qualche settimana fa chiedevamo speciali preghiere. Questa loro bambina il 19 dicembre venne assalita da un morbo contagioso, che nel maggio 1893 già loro aveva rapito in pochi giorni una figliuoletta di cinque anni. Si raccomandarono quindi subito a Maria Ausiliatrice, e questa nostra buona Madre in ventiquattro ore ottenne loro la implorata grazia della perfetta guarigione. Ora, pieni di riconoscenza verso di Maria Ausiliatrice, soddisfano al voto fatto mandando la suddetta offerta.

Mongardino, 31 Gennaio 1895.

SUOR MARIA CELLA

Omaggio ed azione di grazie a Maria SS. invocata col dolce nome d'Aiuto dei Cristiani - Inferma da tre anni per scogliosi spinale, da cinque mesi inchiodata in un letto e ridotta quasi a fin di vita, dietro il consiglio di una piissima amica, non trovando più scampo su questa terra; mi rivolsi a Colei che è Madre d'ogni sofferente. Quantunque mi riconoscessi indegna della sua clemenza, pur tuttavia conservando nel mio povero cuore un lieve barlume di quella fede che mi fu inculcata ne' miei giovanili anni trascorsi all'ombra de' suoi santuarii, mi rivolsi a Lei, Aiuto dei Cristiani, con viva fiducia di essere esaudita. Per me pure furono fatte preci da quell'ottima amica, che così bene mi consigliò. E la nostra buona Madre Celeste non deluse le nostre speranze. Feci la novena a Lei dedicata per l'occasione della sua festa (24 Maggio). Quantunque ogni pericolo di morte imminente fosse scomparso, nondimeno dalle prime celebrità mediche per siffatti generi di malattie era condannata a non più abbandonare il letto per forse tutto il tempo di mia vita, sentenza ben crudele per una donna abituata alla vita attivissima del commercio, e nella età ancor fiorente di anni trent'otto. Quand'ecco il 25 Maggio, giorno appresso alla festa di Nostra Signora Aiuto dei Cristiani, con istupore dei medici e della mia famiglia, potei alzarmi e camminare per breve tratto, e da quel dì sempre più mi rinforzai, ed ora, se non sono completamente guarita, invece dell'immobilità posso godere d'una libertà d'azione e di moto alquanto soddisfacente, con tal meraviglia dello stesso dottore curante che soventi mi dice dover io ringraziare l'intervento d'un Essere Superiore che per me s'interessò. - E chi debbo io ringraziare, se non la nostra misericordiosissima Madre Celeste?! Come debolissimo tributo di riconoscenza a sì eccelsa Madre e Regina pubblico la presente relazione, perchè i suoi divoti ringrazino per me Maria, o serva la segnalatissima grazia da me ottenuta di sprone a tutti i bisognosi per confidare in Lei. - Continua, o amorosa Mamma, la tua possente protezione sul mio marito e sulla tua riconoscentissima figlia benchè indegnissima

Torino, 6 Febbraio 1895.

ERMINIA SOGNO NEGRO.

Fiducia in Maria - Or fa un mese, una terribile malattia mi riduceva in deplorevolissimo stato : la scienza aveva esauriti i suoi espedienti, ma in vano ; tutti intorno a me, perduta omai ogni speranza, piangevano desolatamente : io stessa mi vedevo dinanzi la morte, ne sentivo le orribili strette, ma pure, forse sola fra tutti, speravo. - Di fianco al letto ove giacevo moribonda, pendeva la cara immagine di Maria Ausiliatrice. In Essa io tenevo continuamente fisso il mio sguardo, in Essa sola erano riposte le mie speranze, e le ultime mie parole erano state « Maria Ausiliatrice, aiutatemi ». Ed invero Maria volse dal Cielo su me il suo mitissimo sguardo, dal Cielo mi benedisse, m'esaudì. D'un tratto io rinvenivo dal mortale prostramento e sentivo come per incanto ritornarmi le forze e la vita. Pochi giorni dopo ogni pericolo era completamente svanito, ed eccomi ora per grazia di Maria tornata all'ottimo mio stato primiero. Oh ! venga presto il giorno in cui possa, o Maria, volare ai piè di quell'altare ove sei venerata sotto il bel nome d'Aiuto de' Cristiani, ed ivi spargere le più calde lagrime di gratitudine. Ma Tu fin d'ora benedici dal Cielo me e tutta la mia famiglia, e fa che solo in tuo onore io spenda questa vita che mi volesti miracolosamente conservare.

Busto Arsizio, il 7 Febbraio 1895.

CAROLINA Pozzi BELLINGARDI.

Grazie a Maria! - La sottoscritta ringrazia la potentissima Vergine M. Ausiliatrice per grazia spirituale ottenuta per un suo raccomandato.

ln fede

Parma, 11 Febbraio 1895.

CATTERINA RoNCHINI.

Quanto è potente Maria ! -Nello scorso mese il mio povero marito venne colto da una terribile bronchite, che, a detta del medico, gli sarebbe durata per un po' di tempo. Ricorremmo tosto a Maria SS. Ausiliatrice ed a S. Francesco di Sales con una novena di preghiere , ed oh ! prodigio : due giorni dopo mio marito stava meglio ed ora è quasi ristabilito. Mentre rendo pubblica la mia riconoscenza, adempio la promessa fatta e prego ancora questa nostra cara Madre pietosa a concedermi un'altra grazia che mi abbisogna e di benedir me e mio marito.

Torino, 14 Febbraio 1895.

MADDALENA CORIASSO.

Guarito da paralisìa. - Nel giorno 2 febbraio 1893, colpito da un forte attacco, restai paralizzato in tutta la parte sinistra della persona; ma, mercè Maria, sono pienamente guarito, nè mi è rimasto segno alcuno. Laonde desidero che la grazia sia messa nel Bollettino Salesiano.

Modena, Febbraio 1895.

D. LUIGI VANDELLI.

La medaglia di Maria Ausiliatrice. - Ai coniugi Giovanni Foscaro e Filomena De-Marchi di Cavasagra di Castelfranco Veneto, ammalossi di grave difterite (angina) un bambino di mesi quindici, di nome Stanislao. Il medico curante , esauriti tutti i mezzi suggeriti dall'arte e invano, dichiarollo spedito. Un'ispirazione venne allora al padre, di portarsi cioè dal Parroco ed esporgli la disgrazia , ed il Parroco lo donò d'una medaglia di Maria Ausiliatrice, dicendogli che la appendesse al collo del bambino. Oh potenza dell'effigie di Maria Aiuto dei Cristiani!... Tosto il bambino sentì un sensibilissimo miglioramento, che andò sempre più crescendo, finchè ora, essendo Stanislao perfettamente guarito, riconoscenti della grazia ottenuta, i genitori mandano una tenue offerta in ringraziamento a Maria Consolatrice degli afflitti.

D. LUIGI PERIZZOLO

Arciprete.

Rendono pure grazie a Maria Ausiliatrice per segnalati favori ottenutì dalla potente sua intercessione i seguenti:

Antonino Carollo di Acquaviva Platini (Messina) ---Marianna B. Valenza Po.-Giuseppe Trentin, Longare. - D. Elia Bonanomi, Parroco di Lazzate Milanese. - Luigia Layomarsino, Haverstrau (Stati Uniti d'America). - Letizia Asgnini-Ottelio, Udine. - L S. C. elusone. - Sac. Emanuele Cappello, Ragusa Inferiore. - N. N. Verona. - Sac. Antonio Josephidi per una pia persona salvata da un imminente pericolo, La Marea Tunisi. - Sac. Cirillo Valgoi, Livigno (Valtellina). - Anna R. Trento. - D. Luigi Gatti, Tortona. - Ch. Eugenio Ferri, Montescudo (Trarrivi) - D. Pietro Cogliolo, Braga (Portogallo). - Giovanni Gasparino, Sampierdarena. - Vittoria Gilardi, Castagnole (Piemonte). - Giuseppe Torta, Riva presso Chieri- Domenica Bernardi, Castellunchio. - Gaetano Prever. - D. Luigi Colaviti per segnalate grazie ottenute a diverse pie persone, -Chions del Friuli - Antonietta Sassi, Como. D Francesco Biaggio. Montelongo. - Domenico Mondino Piossasco. - Rosa Gambino, Torino. - Virano Maddalena, Cumiana. Matteo Quarona, Bosconero. - Teresa Monastra, Trecastagni. - Nicolina Petazza, Torino. - Carolina Pagani - Giuseppe Biga, Grugliasco. - Angelina Pellegrina, Boves (Cuneo) - Orsolina Rogano, Torino. - Maria Cavallero di Matteo, Carmagnola. - Giuseppe Carletta, Bianzè, - Concetta Maria, Burgio. - Giovanni Foscari e Filomena Demarchi. - Maria Taricco, Novello. - Clotilde Quarelli, Torino. - Gio. Batt. Chiavarino, Castehrosso. - Clementina Venturini, maestra, Bagnone. - Sampò D. Giuseppe, Centallo. - Angela Mazza, Genova. - Luigia Novelli, Torino.- Giulia Berlino, Villa Stellone. - Catterina Cagnardi, Ghemme. - Pietro Careglio, Vezza d'Alba. - D. Naccari Francesco, Chioggia. - Luigia Mellino. - A. M. S. Maurizio. - D. Prisio Lanzi, Arcip., Sesto Cremonese.

CONSOLANTE MOVIMENTO per onorare S. Francesco di Sales.

Coll' animo ripieno di soave consolazione prendiamo a riferire quanto i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici hanno fatto per festeggiare il glorioso nostro Patrono S. Francesco di Sales. Essi hanno dimostrato ancora una volta quanto profonda sia la devozione che portano all'Apostolo del Chiablese, all'amabile Vescovo di Ginevra, e quanto grande l'affetto loro verso delle Opere Salesiane. Nel dar conto di queste feste e conferenze, non ci sarà possibile riportare, per mancanza di spazio, tutte le belle relazioni che ci hanno trasmesse; ma nella nostra brevità intendiamo di mandare a tutti e singoli i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane delle città e paesi che nomineremo e specialmente ai Direttori, Condirettori e Vice Direttori, ai Decurioni, Comitati e Sottocomitati cordiali encomii e sentiti ringraziamenti. Il loro edificante esempio valga di stimolo ad altri a fare altrettanto !

Roma.

Nel dì 29 gennaio scorso, nella chiesa parrocchiale del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma si era celebrato con solennità la festa di S. Francesco di Sales. Numerosissimo era stato il concorso dei fedeli specialmente alla Messa della Comunione generale celebrata dall' Emo. Card. Segna, seguita poco dopo da quella solenne pontificata dall' Ecc. Arcivescovo Mons. Sogaro, ed alla funzione della sera con splendido discorso del Reverendissimo Can. Cinquemani e colla bene dizione del SS. Sacramento impartita dall'Em.mo Card. L. M. Parocchi, Vicario di Sua Santità. In quella circostanza il nostro Procuratore generale Dott. D. Cesare Cagliero aveva diramato un invito a tutti i Cooperatori e le Cooperatrici dell'alma città per la conferenza salesiana che nel pomeriggio del 31 avrebbe tenuta in quella Chiesa stessa S. E. Rev.ma Monsignor Emiliano Manacorda, Vescovo di Fossano. Con quanto slancio i Cooperatori e le Cooperatrici di Roma abbiano risposto all'invito ce lo dice il corrispondente romano dell' Osservatore Cattolico:

« Fu veramente considerevole, così il detto corrispondente, il concorso dei Cooperatori, Cooperatrici e fedeli invitati con affettuosa circolare del Rev. D. Cesare Cagliero. procuratore generale dei Salesiani. Alla pia adunanza presero anche parte parecchi prelati e persone del patriziato.

» Mons. Emiliano Manacorda, Vescovo di Fossano, parlò dal pulpito della prodigiosa carità di D. Bosco, il quale, fedele imitatore della carità del Redentore, meravigliò il mondo avendo sparso dovunque chiese, oratorii festivi, collegi, ospiti, Missioni in Asia, in Africa e nelle lontane Americhe, fino presso i selvaggi.

» Ricordando quindi le molte e gravi miserie, onde tante famiglie, senza mezzi di sussistenza e senza idee morali, danno coi loro figli e figlie larghissimo contingente ai sociali disordini, l' esimio oratore dimostrò il beneficio della Congregazione Salesiana che dalle strade, dai tugurii, dalle tristi officine si prende fanciulli e fanciulle per educarli, istruirli nella religione e imparar loro un arte, un mestiere, onde sieno poi trasformati elementi di ordine e di moralità nel civile consorzio.

» A tal uopo Mons. Manacorda invocò il concorso benefico di tutti, affinchè tutti secondo i proprii mezzi, aiutino così benefica istituzione, che mercè lo zelo dei Salesiani e delle Figlie di M. A. opera efficacemente il vero bene morale e materiale in tante parti del mondo, come sta facendo in questa Roma, dove nell' Ospizio annesso alla Chiesa del S. Cuore già sono ospitati quattrocento fanciulli, in attesa di altri molti, pei quali si sono provveduti i locali occorrenti e solo si aspetta a collocarli che un nuovo slancio di carità dei fedeli, permetta l' ulteriore sviluppo di questo importante Ospizio. »

Torino.

La festa di S. Francesco celebrata in Maria Ausiliatrice fu onorata dall' intervento di S. Ecc. Rev.ma Mons. Davide de' Conti Riccardi Arcivescovo di Torino, e di S. Ecc. Mons. Geremia Bonomelli Vescovo di Cremona. Quest' ultimo pontificò pure la Messa da requiem, nel giorno 31 gennaio per l'anniversario di Don Bosco; e dopo le esequie, con accalorato accento, parlò di D. Bosco all'affollato popolo, presentandolo nel poema stupendo delle istituzioni salesiane come causa di smisurati effetti, ad immagine di Dio che immobile è causa donde tutto si muove.

La conferenza fu tenuta dal Missionario D. Giacomo Costamagna nella chiesa di S. Giovanni Evangelista.

Dopo un breve esordio ricordante, essere trascorsi sette anni precisi in quel giorno, dacche il venerato nostro Padre D. Bosco defunto veniva portato, non diciamo al sepolcro, ma quasi in trionfo per le vie di Torino, rievocò la vita di lui, dipingendone con tratti smaglianti di verità l' infanzia, l' amore allo studio, le lotte perdurate per seguire la specialissima sua vocazione e realizzare quanto coi nostri stessi occhi vediamo. E qui fece l' enumerazione di quante case esistono ora in Italia, Francia, Spagna, Belgio, Svizzera, Austria, Inghilterra, Asia, Africa e America. Donde trasse argomento per parlare dell' apostolato dei Missionari Salesiani nel nuovo mondo.

L' azione loro, ci disse, si svolge intorno agli emigrati, intorno ai semibarbari, indigeni battezzati, ma abbandonati dal prete, ed intorno ai selvaggi. La pittura viva ed evidente, che egli fece dei primi che si slanciano in quelle terre a disonorare il più delle volte colla loro condotta la patria nostra ed a perdervi colla fede l' anima propria e de' loro figliuoli: la descrizione della ignoranza e della superstizione che vi ha tra i secondi, e le orride scene che capitano in mezzo ai poveri selvaggi e della Terra del Fuoco e del Brasile e specialmente dell' Equatore, dove egli dovrà presto recarsi, destarono vivissimo interesse. D. Costamagna quindi chiuse il suo dire coll' invocare l' aiuto dei Cooperatori e delle Cooperatrici, affine di poter aumentare sempre più il numero dei Missionari che vadano a salvar l' onor della patria e l' anima di tanti poveri connazionali, ed a portare la luce della fede e della civiltà in mezzo alle tenebre dell' ignoranza ed alla selvaggia barbarie di quelle lontane regioni.

La benedizione di chiusura fu impartita da S. Ecc. Rev.ma il Vescovo di Samaria, Monsignor Bologna.

Bologna, la celebre capitale Emiliana, la città del primo futuro Congresso Salesiano, cui sono rivolti in questi mesi gli sguardi dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, Bologna anche sta volta c' insegna col suo bell'esempio. La conferenza tenutasi la domenica 3 febbraio nella Chiesa parrocchiale di S. Vitale ed Agricola e presieduta da S. Ecc. Rev.ma Mons. Zoccoli Vicario Generale riuscì assai bene in preparazione al desideratissimo Congresso.

Premessa la recita dell'Actiones nostras e dell'Ave Maria, diretta dal precitato Mons. Zoccoli, e la lettura fatta dal Parroco di S. Vitale Dott. D. Luigi Pedrelli della lettera di D. Rua che riassume tutte le opere compiute dai Cooperatori e dalle Cooperatrici Salesiane nel testò decorso anno, il Direttore Diocesano Mons. Evaristo Zanasi portò il suo rispettoso saluto all'Eccellentissimo Presidente. ai Sacerdoti ed ai laici intervenuti, e dopo aver fatto vedere come, la Dio mercè, il campo dei Cooperatori Salesiani si va meravigliosamente allargando in Bologna, invitò l'Ecc.mo Vescovo, che rappresentava pure Sua Eminenza il Cardinale assente dalla città, a voler rivolgere egli la sua parola che tutti li raffermasse nell'affetto verso l'opera di D. Bosco e li infervorasse vieppiù nel loro zelo per quest'opera stessa. E Sua Eccellenza s'alzò e con dolce ed eloquente parola tenne un efficace discorso che noi qui riassumiamo, traendolo dall'Unione.

Dopo aver dimostrato come tutti dobbiamo cooperare alla salvezza delle anime, a tutti è ingiunto di occuparsi del proprio fratello, passò a suggerire il mezzo più facile per raggiungere questa impor tante obbligazione. E a questo proposito rammentò quanto già diceva D. Bosco in un' adunanza di Cooperatori : « Volete voi un rimedio efficace, radicale in mezzo ai presenti bisogni della società?... Curate il bene fisico e morale della gioventù. Educare, istruire nel bene la gioventù, ecco il gran bisogno presente. L'opera di D. Bosco nel gran bisogno in cui versa la società è la sola che debba essere universalmente abbracciata. Nè io starò a dire a voi, che siete suoi Cooperatori, quale sia l'opera di D. Bosco, ma dirovvi in breve dei doveri che vi siete assunti e come si possono adempiere.

» Dapprima il Cooperatore e la Cooperatrice deve santificare sè stesso; ha quindi il dovere di curare l'anima sua avanti al Signore, essendochè a chi opera senza la grazia di Dio, secondo dice San Paolo, mancandogli la carità, non possono valere nè i martiri, nè le elemosine.

» In secondo luogo i Cooperatori hanno il dovere di curare i fanciulli, usando di tutti i mezzi acconci ad avviarli al bene. In vece di mettere sotto gli occhi dei teneri giovinetti racconti favolosi o di eroi da leggenda, è necessario sollevare a Dio quelle menti che si aprono alla vita col far conoscere, apprezzare, amare, ed imitare le vite dei Santi, dei Precursori e dei martiri. Purtroppo nelle famiglie guai è scomparsa l'usanza di leggere e far leggere le vite dei Santi ai fanciulli, e ai giovanetti noi cadono più sotto gli occhi gli esempi edificanti dei veri seguaci di Gesù. Ma convien ritornare a quei beati tempi del Cristianesimo, in cui nelle famiglie si dava ai fanciulletti il pane quotidiano della lettura delle vite de' Santi, i veri, i soli eroi da imitarsi. Non basta tener lontani dagli occhi dei giovinetti oggetti, libri profani: è d'uopo che questi veggano oggetti di religione, di fede, che li infiammino di carità.

» È necessario poi che voi usciate dalle vostre famiglie e vi prendiate cura altresì di altri fanciullii che non siano i vostri, che vigiliate anche su di essi, che vediate dove vanno e vi mettiate in relazione con loro onde fare del bene, e a ciò ci serva di ammaestramento la Pia Società di S. Dorotea onde curare le fanciulle ed invigilarle. Non crediate già di compiere il dover vostro curando soltanto i vostri fanciulli : al difuori altri ve ne hanno che aspettano le vostre cure. È bensì vero che vi sono degli Asili d'infanzia, i quali danno istruzione religiosa : ma poi, quando sono giovanetti cessano di farne parte, e dopo frequentano le scuole pubbliche, dove non si dà istruzione religiosa e per ciò vanno incontro alle seduzioni e corrono pericolo di perdere il Paradiso e precipitare all'inferno. Voi dunque avete anche questo compito di salute e di presidio : procurare che l'educazione della gioventù si renda cristiana. A questo provvede assai bene l'opera, l' istituzione di D. Bosco. Speriamo quindi che, mercè l'opera vostra, si potrà ottenere che anche in questa nostra città venga fondata una Casa Salesiana ».

Dopo di ciò l'eccellentissimo oratore passò a parlare del Congresso Salesiano, nel quale i Bolognesi sentiranno a parlare di tutti i mezzi più acconci e più efficaci per curare la gioventù. E con brevi ma calde parole, eccitò i presenti a voler pregare pel buon esito di questo primo Congresso. « Guardate, egli diceva, guardate Giosuè conduttore delle schiere del popolo ebreo che vince quando Mosè tiene le braccia alzate, e quando le abbassa prevalgono i nemici, sicchè son costretti a sostenerle finchè non si sia ottenuta vittoria. Era legato dunque al conseguimento della vittoria di

Giosuè la preghiera continua e costante di Mosè. Così dunque colla preghiera tutti possono contribuire a che ben riesca l'indetto prossimo Congresso. Molti daranno anche offerte, molti procureranno alloggi, un gran numero partecipa ai lavori preparatori ; tutti però possiamo e dobbiamo disporre della preghiera. E questo è un primo mezzo. - Un secondo è quello di far conoscere colla parola l'opera di D. Bosco e di preparare altri aderenti a questo grande avvenimento... Se io penso a quello che sono stati capaci di fare i Bolognesi, non posso e non debbo dubitare della buona riuscita del Congresso Salesiano. Dando l'opera vostra a questo fine, vi attirerete le benedizioni di Dio che io con l'espressione d' affetto vi imparto nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. »

Dopo il discorso venne fatta la questua che riuscì abbondante, essendo affollata la chiesa; e la funzione si chiuse colla benedizione del Venerabile impartita dal Rev.m° Monsignor Zanasi.

Modena.

Secondo l' avviso che a suo tempo era stato dato a none del Comitato dal Direttore Diocesano sig. D. Giov. Borcesi B. C; martedì 29 gennaio alle ore 17 nella chiesa di S. Carlo fu tenuta con solennità la conferenza dei Cooperatori Salesiani, in onore del santo Dottore Francesco di Sales.

Dopo la recita d' una terza parte del S. Rosario e il canto delle Litanie Lauretane, saliva il pergamo il dotto e zelante sacerdote Prof. D. Sante Ferrari, e davanti a un uditorio abbastanza numeroso esordiva il suo discorso, accennando al resoconto annuale che nel primo numero del Bollettino Salesiano di questo anno ha dato il Rettore Maggiore della Congregazione Salesiana, Sac. Michele Rua, sullo sviluppo delle Opere di Don Bosco. Disse come quasi tutte le 52 nuove fondazioni sono dirette all' educazione della gioventù, dove si fondano le speranze della società.

Né è sterile, continuava, l'opera di D. Bosco, poiche i biricchini di D. Bosco divengono capaci dei maggiori sacrificii, e a centinaia salpano dai porti d'Europa per le lontane Amneriche, fra il pianto dei loro fratelli, che non deplorano già la loro partita ma son dolentissimi di non poterli accompagnare; e si sacrificano fra i lebbrosi per ajutare ed assistere quei miseri, sui quali pesa la maledizione dei gaudenti del secolo. Tratteggiò quindi bellamente la vita del Missionario Salesiano, ed esortò a beneficare le opere di D. Bosco, le quali sparse pel mondo, ovunque apportano sommo bene; tanto più, diceva, che la maniera educativa dei Salesiani risponde ai bisogni dell'epoca, alle esigenze del secolo.

Presentato poi il tenero quadro di migliaia di giovanetti che al cielo sollevano le mani a fervente preghiera ; sarà vana, disse, quella prece? Dio vuol anima per anima. Se tal pensiero è per lo scandaloso di terrore, poiche chi collo scandalo danna il prossimo è in serio pericolo di perdersi, deve lo stesso pensiero esser consolante per chi colle sue oblazioni concorre a salvar tante anime. Quanti giovinetti perirebbero eternamente; se voi li salvate, grideranno per voi a Dio; egli vi salverà : animam pro anima.

Finito il discorso, gli alunni della Pia Casa di "S. Giuseppe, coadiuvati da alcuni cantori della città, eseguivano musica veramente sacra, cantando l'Iste Confessor del M.° Scarlatti e il Tantum Ergo del Prof. Terrabugio, rendendo così più decorosa e devota la funzione in onore del S. Dottore.

La benedizione col Santissimo, impartita dal Direttore Diocesano dei Cooperatori, dava compimento alla conferenza, la quale se ha servito a far sempre meglio conoscere il gran bene che fa la Congregazione Salesiana non pur in Italia, ma nel mondo tutto a vantaggio della religione e della civil società, ha pur reso sempre più vivo il desiderio di avere presto fra noi i degni figli di D. Bosco a educatori della nostra cara gioventù modenese.

(Estratto dal Diritto Cattolico).

Genova.

Ieri, 31 gennaio, fummo ad udire la conferenza salesiana tenuta dal Dottor D. Giov. Tamietti Rettor dell' Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in S. Pier d'Arena, nella maestosa Basilica di San Siro qui in Genova. Dopo il canto d'un mottetto (il sempre patetico Veni, dulcis Iesu , di Monsig. Cagliero) eseguito con quella finezza d' arte, ch'è propria dei giovani cantori educati dai Salesiani, l'oratore saliva il pergamo, e con quel suo dire facile, pacato, intelligibile ad ogni ceto dì persone, intratteneva per circa 3/4 d'ora l'eletta adunanza di Cooperatori e Cooperatrici genovesi sull'Opera del grande D. Bosco.

Dire le salutari impressioni che ne riportarono, ci riesce affatto impossibile. - È giocoforza esclamare una volta di più: D. Bosco ciò che fece lo fece guidato da una forza sovrumana, da una potenza celeste. - D. Bosco aveva nulla, D. Bosco incominciò da umili principii (così si esprimeva l'oratore) : ed ora osservate, o Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, osservate a che punto si trova l' opera sua. Io non so più quante case conti la Congregazione salesiana, io non conosco più molti de' miei confratelli, perchè accresciuto meravigliosamente quel piccolo gregge, che D. Bosco ebbe nei suoi. principii. Ma tutto questo a chi lo dobbiamo, o signori? Dopo Dio, lo dobbiamo a voi, o Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici. Sì, siete voi, che colla vostra carità ci venite in aiuto; siete voi che ci animate ad andare avanti sempre più coraggiosamente; e noi vi ringraziamo con tutta l'effusione del cuore di tanta carità, assicurandovi che avrete una ricompensa molto maggiore da Dio.

Venendo in seguito a parlare in particolare dell'Ospizio di Sanpierdarena, ne tratteggiò gli umili principii e ripetè di bel nuovo che se quell'Ospizio è al presente punto di floridezza, dopo Iddio, i Salesiani lo debbono ai Cooperatori ed alle Cooperatrici specialmente Genovesi. - E fu qui (se non erro) dove l'oratore cercò di persuadere nei suoi uditori la falsità dell' idea che s' erano formati taluni col dire che i Salesiani sono ricchi e che non hanno bisogno di niente. Oh ! sì, esclamava, quanto noi abbiamo lo so io ; so che abbiamo volontà di lavorare, di far del bene; so pure che la Provvidenza non ci venne mai meno; maso altresì che abbiamo continuamente dei debiti e grossi debiti da soddisfare. Terminava quindi col fare appello alla bontà e carità dei presenti, e questa carità dei buoni Genovesi non venne meno.

Dopo la conferenza i giovinetti cantori (circa un'ottantina) diretti dal loro bravo maestro signor Noceti , eseguirono colle loro voci argentine l'O salutaris Hostia del Cherubini, che piacque oltremodo; così pure incontrò il gusto universale il Tantum ergo del Melluzzi, eseguito a perfezione. Un bravo di cuore a quei bravi giovanetti ed al loro maestro !

E con questo pongo fine alla mia relazione colla speranza che tutti i Cooperatori e le Cooperatrici salesiane, dietro l' esempio dei buoni Genovesi, che, nonostante un vento anzichenò molesto , accorrer vollero in numero discreto ad udire la conferenza salesiana ed a portare l'obolo della loro carità, vorranno eccitarsi ognora più a soccorrere l'Opera del grande D. Bosco, dell'Apostolo della gioventù del secolo XIX.

Genova, 1° febbraio 1895.

Un Genovese

Verona

« A Verona il conferenziere fu il prof. Grancelli, il quale dimostrò per quali ragioni Don G. Bosco intitolasse da S. Francesco di Sales la sua Congregazione. Parlò quindi delle lotte che sostenne il Salesio contro i Calvinisti del Chiablese e delle lotte che pur ebbe il Bosco con i Valdesi; ambedue perseguitati e calunniati, ambedue si opposero all'errore con i libri. e qui ebbe un elogio per le Tipografie Salesiano e per i Sacerdoti Salesiani, che tengono alta la face del sapere. Un'altra ragione del titolo d' Oratorio Salesiano, il conferenziere la trovò nella missione del Bosco a pro della gioventù, ricordando il sogno che il servo di Dio ebbe fra i 9 e i 10 anni , nel quale gli fu detto da un uomo vestito di bianco, che per farsi amici i giovani doveva usare dolcezza e carità,.

« Così, apertasi la via, e definita l' educazione con la formula « è la tradizione dell'amore nel rispetto e del rispetto nell'amore » mostrò come soltanto la religione cattolica abbia il segreto di accoppiar le due cose , ed infonder nei giovani luce, insegnando la verità; rettitudine, ispirando amore al bene, odio al male ; generosità. soffocando la superbia e l'egoismo per istillare l'abnegazione e il sacrificio.

« Finalmente fece vedere il miracolo di Don Bosco essere il propagarsi rapido e meraviglioso dell'Opera sua che, cominciata con un fanciullo sgridato dal sacrestano perché non sapeva servire la Messa, ora conta 360 case, mille sacerdoti con trentamila giovanetti, e si è diffusa nelle contrade d'Europa, nell'Asia, nell'Africa, nell' America fin giù alla Patagonia e alla Terra del Fuoco.

« Nell'ultima parte toccò dell'Istituto di Verona, che ospita ormai più di novanta alunni; raccontò alcuni episodi e lo raccomandò alla carità dei buoni.

« Mons. Abate di S. Zeno, Protonotario Apost., che avea celebrato la Messa solenne, chiuse la festa impartendo la benedizione, dopo il Tantum ergo dell'Haller cantato dai giovani. »

Questa la relazione che ne dava , nel suo numero del 1° febbraio, la Verona fedele, la quale poi soggiungeva una parola pei molti Cooperatori Veronesi che la neve ha trattenuto a casa, di mandare cioè, se non l'hanno già inviata, la loro offerta e copiosa, al Direttore dell' Istituto, perché questo vive della loro carità.

Vicenza.

L' adunanza salesiana a Vicenza ebbe luogo il 20 febbraio. Dopo la Messa, celebrata in onore di S. Francesco di Sales, Patrono delle Opere di Don Bosco, il Direttore del Comitato ringraziò i signori Cooperatori e Cooperatrici presenti. Toccato poi brevemente delle Opere di D. Bosco, del favore che incontrano da per tutto e della loro importanza ed opportunità per i bisogni e le condizioni speciali del tempo nostro, indicò il concorso e l'aiuto efficacissimo che vi possono recare i buoni laici Signori e Signore, aggregati alla pia Associazione Salesiana, col nome di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane. Fece vedere infine che con ciò non si toglie nulla alle molte opere di carità cittadine, che hanno per iscopo la cristiana educazione della gioventù povera ed abbandonata, anzi se ne promuove il vero vantaggio, impegnando il Signore a ricambiare la nostra carità, col farle maggiormente prosperare e fiorire. Il Segretario lesse in seguito il rendiconto morale ed economico dell'anno precedente, dal quale si rileva con piacere che le offerte pervenute al Comitato nel 1894 e trasmesse all' Oratorio di Torino salirono alla cospicua cifra di lire 1131.94 ; ed il Vice-Direttore, sig. Adriano Navarotto, annunziò il prossimo Congresso Salesiano, che si terrà a Bologna nei giorni 23, 24, 25 del p. v. aprile, eccitando i presenti a prendervi parte. Finalmente fatta la colletta, , che fruttò L. 115,42, si è chiusa l'adunanza colla benedizione del SS. Sacramento.

(Dal Berico del 21-22 febbraio).

Milano.

« Assecondando l'invito diramato con apposita circolare e, coi giornali, la mattina del 16 febbraio festa del Salesio secondo il calendario ambrosiano, convennero in bel numero i Cooperatori e le Cooperatrici Milanesi a Santa Maria Segreta, benignamente concessa da quel Rev.mo Proposto. Sulla facciata modestamente addobbata leggevasi questa bella epigrafe dettata dal Rev.mo Proposto Dossi:

D. O. M. - I figli di Don Bosco - I Cooperatori Salesiani - Festeggiano - La prima volta in Milano - Il Santo Patrono Francesco di Sales - Fidenti che avrà per Lui - Stabilità e incremento di bene - La pia loro istituzione - Fra noi felicemente testè iniziata.

« Dopo breve lettura sulla vita del Santo, il medesimo signor Proposto usciva alla Messa in canto, accompagnata coll'organo dal M° Galli, Cooperatore salesiano. Al Vangelo il M. R. Don Lorenzo Saluzzo, Direttore dell' Istituto S. Ambrogio , con parola franca e disinvolta dipinse il mirabile apostolato del Salesio, massime nella conversione del Chiablese, mostrando poi brevemente come lo continuasse Don Bosco e lo continui anche oggi nella sua Congregazione. La efficacia della parola dell' oratore fu comprovata anche dalla copiosa elemosina raccolta a favore dell'Istituto di Via Commenda. Terminata la Messa e impartita la benedizione, molte persone si affollarono nella sagrestia per essere iscritte fra i Cooperatori. Anche in questa occasione si potè constatare quanto apprezzino ed amino i Milanesi l' istituzione di D. Bosco. » (Così l' Osservatore Cattolico del 23-24 febbraio).

Firenze.

I benemeriti Salesiani di Firenze con delicato pensiero vollero festeggiare il loro Patrono San Francesco di Sales nel giorno anniversario di Don

Bosco. Quei buoni giovanetti, in numero di 300, fecero tutti la loro Comunione, e circa 20 per la prima volta, celebrando la Messa S. Ecc. Rev.ma Monsignor Vescovo di S. Clemente. Alle 10 cantò Messa lo zelante Priore D. Bianchi, che nel triduo e nella festa seppe far gustare a quegli alunni la dolcezza della pietà del loco santo patrono. Si eseguì egregiamente la Messa Aeterna Christi munera del Palestrina. Alle 4 di sera Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo onorò colla sua visita la festa e diede la Benedizione col SS. Sacramento.

Alle 6 il teatrino dell' Oratorio era gremito di gente, che sfidò volentieri l'intemperie della stagione per passare tre ore di schietta e santa allegria tra i canti e i suoni di quei bravi giovanetti. Sappiamo che ogni domenica sera si ripetono simili trattenimenti, a cui sono ammessi i buoni Cooperatori ed amici dei Salesiani.

(Dall'Unità e dalla Stella Cattolica). Cuneo.

Per la prima volta in Cuneo i Cooperatori e lo Cooperatrici Salesiane per propria iniziativa celebrarono la loro festa patronale di S. Francesco di Sales nella chiesa di S. Sebastiano. Nella Conferenza appositamente tenuta Mons. Bergia con belle parole lodò la nobiltà del fine che si propone quest'Associazione, che è la buona e religiosa educazione della gioventù, dimostrò la gran facilità del mezzo per ottener il fine, e fece osservare la convenienza che tutti hanno di far parte della benemerita Associazione. Dopo le funzioni di chiesa, il Rev. D. Biglia, che ne è il Direttore Diocesano, riunì tutti gli associati in adunanza privata, dove si stabilì di spedire all'Emmo Card. Svampa una lettera di adesione, con riserva d'inviare a suo tempo una rappresentanza al primo Congresso dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiane che si terrà nel prossimo aprile in Bologna.

(Dal Piccolo di Cuneo e dall' Italia Reale dì Torino).

Ivrea.

Il giorno 7 di febbraio, aveva luogo nella simpatica turrita città d' Ivrea una bella festa religiosa dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiani di quella città. Il Rev. D. Carlo Bellono Direttore diocesano, ne concepì l'idea , e nella sua medesima parrocchia di S. Domenico pensò di festeggiare solennemente, la prima volta in Ivrea, il Patrono dei Figli di D. Bosco, S. Francesco di Sales. Fece per questo addobbare con bel gusto la chiesa, espose una ricca statua del santo Vescovo di Ginevra ed invitò a prender parte alla festa, per mezzo di circolare, i Cooperatori e le Cooperatrici salesiani della diocesi, che vi accorsero in gran numero. La mattina alle ore 10 fu cantata la Messa solenne, grave ed armoniosa di Antonio Lotti, eseguita con molto gusto, glande precisione ed interpretazione perfetta dai cantori del Collegio Salesiano della città. La sera, alle ore 15, ebbero luogo i Vespri solenni con musica di Mons. Cagliero, e la Benedizione del SS. impartita dal Vescovo diocesano Mons. Agostino Richelmy.

Subito appresso, nella grande sala del Parroco. aveva luogo una riuscitissima accademia, presenziata dallo stesso Vescovo, e con un uditorio veramente scelto ed imponente di signori e signore eporediesi. Bello l'apparato della sala, bella la musica, i canti, ma sopratutto veramente splendido e sapiente il discorso del prof. L. C. persona ben conosciuta nella repubblica letteraria, per le sue opere e per la sua profondità di vedute e di sentimenti schiettamente cattolici. L'argomento che svolse con squisita purezza di lingua ed eleganza di forma fu l' opera sociale dei Salesiani. L'elaborato discorso riscosse ben meritati ed entusiastici applausi. Pronunciò quindi alcune parole Mons. Richelmy e colla sua conosciuta simpatica eloquenza, limpida e profonda, coronò quell'accademia, dimostrando brevemente che se l'opera dei Salesiani a guisa del simbolico seme si era tanto allargata da abbracciare oramai la terra, questo era dovuto specialmente allo spirito che l'anima, a quello spirito di fede e di carità, senza di cui essa cadrebbe ben presto in rovina, come hanno fatto tutte le opere degli uomini.

Così si chiudeva quell'Accademia che portò molta consolazione ed allegrezza a quanti poterono assistervi, e fece conoscere meglio in Ivrea l'Opera di D. Bosco.

In altre diciannove città d'Italia.

Se la ristrettezza dello spazio non ce lo vietasse, vorremmo qui dire in disteso anche le belle e consolanti cose che si fecero ad onore di San Francesco di Sales dai nostri cari Cooperatori e Cooperatrici di PAVIA, CHIOGGIA, FERRARA, ASTI, BAGNACAVALLO, ASOLO, TREVIGLIO, CARAVAGGIO, CASTELLAMARE DEL GOLFO , CIVITA CASTELLANA, nonché di BRA e CHERAsco, dove andò il nostro D. Tommaso Pentore, e di SALERNO, TORRE ANNUNZIATA, CaSTELLAMARE DI STABIA, CAPUA, NAPOLI ed ORVIETo, dove recossi il nostro D. Stefano Trione nell'occasione che si era portato a Ronfa per affari del Congresso Salesiano.

La conferenza di Capua, dietro invito dell'Eminentissimo Cardinal Arcivescovo Capecelatro attirò un gran numero di popolo e di clero e fu onorata dalla presenza di Sua Eminenza stessa in cappa magna.

A tutti questi nostri cari fratelli nell'Associazione Salesiana mandiamo sentiti ringraziamenti e cordiali applausi,

L'OPERA SALESIANA IN AFRICA

Alla volta di Tunisi.

La terza Casa che i figli di Don Bosco aprirono nell'Africa è quella di Tunisi. La lettera seguente dà relazione del viaggio fatto da' Salesiani e dalle Suore di Maria Ausiliatrice alla volta di quella città:

REV.mo ED AMATISSIMO PaDRE,

La Marsa (Tunisi), 7 Gennaio 1895.

QUAL padre sollecito ed amoroso certamente ella brama aver contezza del viaggio dei suoi figli d'Africa, ed io non avrei aspettato fino a questo giorno ad appagare il suo legittimo desiderio se d'altronde le occupazioni dell' installazione e la direzione dei giovani che ci furono affidati fin dal primo giorno m'avessero lasciato un momento libero. Mi sia dunque indulgente.

Eccole brevemente il racconto del nostro viaggio. Prima dell'imbarco, nessuna particolarità che meriti speciale menzione, se non le gentilezze e simpatie, di cui fummo oggetto da parte dei signori Agenti dell'On. Compagnia della Navigazione Generale, specialmente del benemerito Sig. Segretario che spontaneamente ci fece tutte le maggiori riduzioni e facilitazioni possibili. Non riportai che un sol dispiacere, quello di non averne chiesto il nome affine di segnalarlo alla riconoscenza dei nostri. Ma il Signore che tutto conosce e che non lascia perduto neppur un bicchier d'acqua fresca , lo premierà certamente come merita.

Imbarcati a Genova in ottime condizioni giungemmo a Cagliari senza incidente alcuno. Tempo bello, bonaccia perfetta ; pareva che ogni cosa andasse a seconda dei nostri desiderii.

Siamo alla Domenica dei 30 dicembre. Verso le 7 pom. si leva l'àncora; eccoci in moto, alla volta. di Tunisi, meta della nostra peregrinazione. Non ci restano più che 16 o 17 ore di navigazione. Un vento di terra, che spira discretamente, anziché metterci in pensiero, ci ripromette un più pronto tragitto, perché, al dire della gente di bordo , lo si avrebbe avuto in poppa.

Speranze deluse. Due ore non erano ancor passate che quel vento divenuto più gagliardo prende la nave a giardino. Intanto si va avanti e l'ora è già tarda. Quasi tutti i passeggeri, del resto pochi di numero, si sono ritirati. Io che patisco poco il mare, vado a coricarmi l'ultimo per essermi trattenuto a ragionare con alcuni uffiziali nella speranza di far loro un po' di bene. A mano a mano che si avanza, il vento diventa furibondo, s'ingrossa il mare, la nave è sbattuta e portata in tutti i sensi. S'intona il canto del Miserere, cominciano le urla, si dà principio al ballo. Ciò non ostante io stava già per chiuder l' occhio al sonno, quando ad un tratto sento gridare affannosamente : Padre ! Padre ! chiamate il Padre ! Seguono pianti, grida, sforzi orribili. Salto fuori dalla cuccetta , mi vesto prontamente , corro alla cabina aperta donde venivano le grida... Spettacolo straziante ! Le povere Suore di M. A., travagliate dal mal di mare, oppresse dall'affanno e dallo spavento sono più morte che vive. La loro cabina è tutta bagnata dall' acqua e più ancora dai.... Impossibile descrivere la nausea, gli sforzi orribili, i dolori atroci, il terrore di quelle povere Figlie, che, uscendo per la prima volta dalla tranquillità della Casa Madre, si vedeano ora in balìa alla più gagliarda tempesta.

Di tratto in tratto le ondate percuotendo violentemente la nave, ne coprono il ponte e si riversano nelle sale e nelle celle. Ad ogni scossa, bauli, sedie, tavole, frantumi di vasi, di bottiglie, di bacili, di piatti andati in pezzi, rotolano e strepitano orribilmente. L'oscurità della notte poi, la pioggia, il vento, il mare muggente e minaccioso aggiungono orrore al pericolo. Per cumulo d'infortunio la carica essendosi portata tutta da una parte , il bastimento restava squilibrato e si correva pericolo d'essere capovolti al primo urto un po' violento.

Il timore allora si muta in ispavento. Gli uomini abbandonano le loro cuccette ; le povere donne, più deboli, si struggono in lagrime e sospiri. Io appigliandomi a quanto poteva trovare, mi strascino presso il nostro coadiutore e, vedendolo tranquillo. ritorno a far coraggio alle Suore sopraffatte dallo spavento. Fu un momento in cui gli stessi fochisti tentarono di abbandonar la macchina per provvedere alla loro propria vita. Ci volle tutta l'autorità e il coraggio dei capi per tenerli a posto.

- Padre ! gridavano le Suore, Padre, siamo perdute! Ci dia l' assoluzione. Faccio violenza a me stesso per rassicurarle ; ma il pericolo è reale e la violenza delle onde ha più efficacia che le mie ragioni. Insistono : forza è cedere. Recitato pertanto l'atto di contrizione, proferisco la formola dell'assoluzione. Fu loro di gran conforto. Non però cessarono i loro patimenti , che anzi andavano crescendo coll' imperversare della tempesta. Per dieci ore intere non fu che un continuo spasimare, una lotta mortale. Convien però dire ad onore delle Figlie di Maria che, in mezzo a tanti dolori e nella prospettiva della morte più atroce che si possa temere, perfetta fu la loro rassegnazione, ammirabile il loro abbandono al divin volere. Le tenere e figliali espressioni, in che traducevano gli affetti del loro cuore , mi strappavano, mio malgrado , le lagrime dagli occhi. Dicevano: « Domine, salva nos , perimus. In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum. Signore, pietà i Gesù, caro Gesù, salvateci... Maria SS. Ausiliatrice, siamo vostre, siamo tutte vostre; siamo vostre figlie, non ci abbandonate. Che non si dica mai che una vostra Figlia sia stata rigettata. Maria, aiutateci, soccorreteci ! faremo conoscere il vostro nome, vi faremo amare ; faremo amare il vostro caro Gesù. S. Giuseppe, Santi e Sante tutte del Paradiso, intercedete per noi... In te, Domine, speravi, non confundar in aeternum. »

Preghiere così tenere e così ferventi non andarono perdute. Passata la notte, tra il patire e il pregare, il vento diminuì e a poco a poco il mare divenne placido come un lago. Erano già le 6 del mattino, incirca. Qualcuna fece allora questa riflessione : A quest'ora i nostri pregano per noi: perciò ogni pericolo è omai scongiurato.

Io sono lontano dall'essere credulo e la tempesta devesi certamente attribuire a cause naturali. Tuttavia inclinerei a credere che il demonio ci abbia messo la sua coda. La nave portava i figli e le figlie di D. Bosco e con essi la Vergine Aiuto dei Cristiani; perché dovunque vanno i Salesiani di Don Bosco, vanno colla bandiera e sotto l' egida di Maria SS. Ausiliatrice. Altra volta Maria infranse le forze dei Mori invadenti l'Europa e spiranti minaccie e rovina contro il nome cristiano. Fu allora che i fedeli riconoscenti salutarono Maria col bel titolo di Aiuto dei Cristiani. Oggi non contenta d'aspettare la difensiva, sembra prendere l' offensiva, e va a piantare le sue tende gloriose nel campo nemico , nell'antica sede dei Mori. È naturale che il demonio ne sia impensierito; è naturale che fremi d'odio e di rabbia. Ma anche questa volta ebbe le corna rotte.

Non solo uscimmo sani e salvi dall'orribile tempesta suscitata contro di noi, ma di più fummo accolti sulla terra Africana coi segni della più viva benevolenza e della più sincera cordialità. Ecclesiastici e laici salutano il nostro arrivo come foriero di bene, specialmente per la gioventù abbandonata. Non occorre parlare della paterna bontà di Sua Ecc. M.gr Tournier. Basti il ricordare che egli medesimo era venuto a domandarci a Torino. Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Clemente Combes, Arcivescovo di Cartagine e Primate d'Africa, è una di quelle figure più simpatiche che si possano immaginare; è Clemente più di fatto che di nome. Sin dal primo incontro mi disse queste confortanti parole : Nous vivrons en famille. Nous ferons bon ménage, soyez tranquille. La benemerita suor Giuseppina Civalleri poi , che da quattordici anni si sacrifica al bene della gioventù povera , canta già il Nunc dimittis, tanta è la sua contentezza per l'arrivo delle Suore di D. Bosco !

Non la finirei così presto se volessi nominar tutte le brave persone che professano la più alta stima poi Figli di D. Bosco. Godono del nostro arrivo, perchè amano il bene e lo aspettano da noi. Il Signore terrà loro conto di questa buona volontà. Per me le ringrazio dal più intimo del cuore. Fortunati noi se potremo rispondere allo loro legittime speranze !

Benedica, Padre amatissimo, gli umili suoi Figli affinché possano compire quanto gli uomini dabbene aspettano da loro, ma in modo speciale benedica il

Sao Dev.mo ed Affino figlio in G. C.

Sac. ANTONIO JOSEPHIDI.

NECROLOGIA

LA SIGNORA AGOSTINA PISANI

I Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice di Novara lamentano la perdita della più insigne loro benefattrice di quella città nella morte della Signora AGOSTINA PISANI. Su di questa piissima matrona leggiamo nella ottima Provincia Novarese:

Il giorno 26 dello scorso gennaio si spegneva a Novara una vita preziosa , la vita di una donna esimia, che ispirandosi al Vangelo e agli esempi del Divin Redentore veramente qual sua fedele discepola, pertransiit benefaciendo, passò quaggiù facendo unicamente ogni maniera di bene. Quest'esimia donna, spirata nel bacio del Signore nella grave età di 78 anni, era Agostina Pisani. Nata in Mortara da virtuosi genitori di assai ragguardevole condizione e forniti di molti beni di fortuna , fu educata fra le domestiche mura dalla madre , donna piissima che colla voce e coll' esempio coltivò con gran cura la bell'indole della figliuola felicemente inchinata alla virtù. Era l'Agostina dotata anche di bell'ingegno, ed infatti apprese assai bene quello cognizioni che alla sua condizione di gentil donna si addicevano e riuscì mirabilmente nei più stimati lavori donneschi. Ricamava con arte squisita e di questa sua abilità rimangono testimonianza sei quadri rappresentanti fatti biblici, lavoro paziente di ricamo a mezzo punto, e stimati di gran pregio dagli intelligenti. Il suo studio però più sollecito fu fino dai più giovani anni acquistare la scienza della cristiana virtù, studio che in lei andò crescendo coll' età, come cresce la luce coll'inoltrarsi del giorno.

Fondamento della sua virtù era un pieno distacco dai beni e dai piaceri della terra , il quale così rimuoveva in lei ogni ostacolo di attendere alle opere di pietà e di carità. Non ebbe vocazione alla vita religiosa del chiostro ; ma pel distacco dai beni del mondo menava una vita quasi da religiosa anche fuori del chiostro. Per darsi più liberamente all'esercizio del bene volle restarsi nubile , non curando i vantaggiosi partiti che la sua posizione sociale le avrebbe offerto. Se non fu povera in effetto, fu povera di spirito , contenta per sè del più semplice trattamento e impiegando le sue ricchezze solo nel beneficare il prossimo. Se non fece voto di obbedienza, non ebbe però alcuna volontà fuorchè quella di fare tutto quel bene che poteva. Fu anzi disposizione della Provvidenza che essa così distaccata dal mondo, restasse pure nel inondo non solo per offrire luminosi esempi di virtù, ma anche perchè col suo vistoso patrimonio fosse un angelo di carità pronta a volare in sollievo d'ogni miseria. Essa infatti poteva dire con Giobbe che la compassione verso i miseri era cresciuta con lei fino dall'infanzia : ab infantia crevit mecum miseratio. Ma quando nel 1881 mortole il fratello ingegnere, col quale dopo la perdita dei genitori era lungo tempo vissuta , restò padrona di tutto il domestico patrimonio, la sua carità potè liberamente sfogarsi e secondare i suoi generosi impulsi. Può dirsi perciò che non vi fu opera pia e di carità, a cui non prendesse parte con cuore grande e generoso. Piena di zelo pel decoro della Casa di Dio, provvide di arredi sacri molte povere chiese e altre non povere concorse ad abbellire ed ornare in diverse occasioni: anzi essa stessa dilettavasi di fare dei lavori a mano per gli altari e per i sacri paramenti. L' opera dei chierici poveri , le opere della S. Infanzia e della Propagazione della Fede ebbero in lei una generosa e assidua benefattrice. Spaventata dai pericoli a cui sono esposte le giovinette operaie, chiamò le Suore Salesiane di Maria Ausiliatrice, affidando loro un laboratorio e oratorio festivo femminile. Provvide di alloggio perpetuo dodici povere figlie nubili , soccorse diverse comunità religiose. Non mancò di beneficare, secondo il bisogno, varii suoi parenti poveri e la terra che diede i natali ai suoi amati genitori, Cilavegna, provvedendo due letti in questo nostro Ospedale Maggiore a favore dei poveri infermi di quel paese. Nè vi era, però necessità di essere suo parente o compaesano per esperimentare la sua carità, perchè per tutti i poveri e afflitti aveva viscere di misericordia. Chiunque a lei ricorreva, non tornava sconsolato e con le mani vuote, poichè la sua carità non si stancava mai di soccorrere e consolare i bisognosi. Chi può contare le lagrime asciugate, le sventure raddolcite , le povertà sollevate dalla carità di questa santa donna?

Il più e il meglio delle sue beneficenze lo sa Iddio, il quale le ha registrate nel libro delle eterne ricompense, poichè ella amava per quanto. era possibile di nascondere alla sua sinistra quel che faceva colla destra benefica. La sua umiltà era pari alla grandezza di tanti suoi meriti e virtù. Stimata e ammirata da tutti per le sue beneficenze, non avea alcuna pretensione, ma anzi un concetto bassissimo di sé medesima. Con tutti perciò anche coi più poveri trattava non solo con educazione squisita, ma con affabilità grande di modi e sapeva accompagnare le sue carità con quell'ilarità di volto che rende più accetto il benefizio. Per tutti avea un modesto e piacevole sorriso , perchè il suo animo non era aperto che a sentimenti di dolcezza verso il prossimo, e sempre eguale a se stessa si conservava nella pace della buona coscienza. L'unica angustia che talora affliggevala è tale da rivelarci chiaramente la gran bontà del suo cuore : era , cioè , quella di non poter fare abbastanza per soccorrere tanti bisogni e miserie che veniva a conoscere.

Così tutta intesa a far del bene , disperse veramente e diede ai poveri e ad opere pie la massima parte del suo ingente patrimonio di mezzo milione circa, e qualche tempo prima di morire legò il residuo di circa una quinta parte all'Istituto Salesiano che abbraccia tante svariate opere di beneficenza. Tale si fu la vita della signora Agostina Pisani, una sequela, un intreccio continuo di opere di carità che in lei erano veramente frutto di buono spirito e dell' intima unione della sua bell' anima, con Dio. La preghiera infatti era la sorgente copiosa, da cui attingeva tanta virtù, tanto distacco dalla terra, tanta carità verso il prossimo. Si accostava quasi di continuo ai Sacramenti e spendeva lunghe ore di orazione e in casa e nella chiesa. Ottenuto il privilegio speciale di avere una cappella in casa e di custodirvi il Divino Sacramento, innanzi ad esso nel silenzio e nella solitudine protraeva sino a tardissima ora della notte le sue fervorose preghiere. Meditava con gran sentimento ogni giorno la Passione del Divin Redentore, e specialmente nel riflesso della sua dolorosa agonia nell' Orto restava quasi assorbita e fuori di se stessa.

La morte di una donna così cristianamente vissuta non poteva essere altro che l' eco fedele della vita. Fu infatti la morte preziosa dell'anima giusta che ha fedelmente consummato il tempo del suo pellegrinaggio al cielo. Colpita da fiera polmonite, prodotta dagli acuti freddi dello scorso mese, in breve si vide ridotta agli estremi. Ed essa sempre serena, rassegnata alla volontà di Dio, confortata dai Sacramenti, visitata e benedetta dal suo Vescovo, assistita fino all'ultimo istante dai ministri di Dio , dopo una lunga agonia, durante la quale non cessava di baciare il Crocifisso e di contemplarlo cogli occhi moribondi, commutava finalmente questa terra d'esiglio colla patria del gaudio e accompagnata dalla moltitudine delle sue buone opere volava a ricevere l'eterna ricompensa. O donna esimia , o anima benedetta , colle tue preghiere prosegui dal cielo a proteggere le opere di carità da te già tanto amate in terra; mira i tuoi poverelli che come orfani sospirano per la tua dipartita e impetra nelle loro afflizioni qualche sollievo che della tua perdita li compensi. Possa infine lo splendore delle tue grandi virtù , muovere qualche anima eletta a camminare quaggiù sulle tue orme e a meritarsi l'elogio da te sì bene meritato : « pertransiit benefaciendo, » passò quaggiù facendo unicamente il bene.

IL BARONE OSCAR SOMARUGA.

Una perdita dolorosa abbiam fatto in Gorizia dell' ottimo Vice-Direttore dei Cooperatori Salesiani di quella città e diocesi, vogliam dire dell'Ill.mo Barone OSCAR SOMARUGA. Da molti anni. era in relazione con D. Bosco e con i Salesiani. Intervenne al Congresso Salesiano dei nostri Direttori Diocesani tenutosi a Valsalice nel settembre del 1893 e già disponevasi per venire al Congresso di Bologna. Noi pregammo durante la breve sua infermità cd ora invitiamo tutti i Cooperatori a unirsi a noi per suffragare un'anima così affezionata alle Opere Salesiane.

MONSIGNOR ANTONIO SERRATI.

Ci ha arrecato pure grande dolore l'annunzio della morte del Rev.mo Monsignor Antonio Serrati, Protonotario Apostolico, Prelato Domestico di S. S., Prevosto Mitrato e zelantissimo Condirettore Diocesano dei nostri Cooperatori e Cooperatrici di Codogno. Noi raccomandiamo di cuore l'anima sua bella alle preci dei nostri cari lettori.

VARIETÀ

Un monumento a D. Bosco.

La buona popolazione di Castelnuovo d'Asti, patria di D. Bosco, promuove, come già si è detto, l'erezione di un sontuoso monumento al loro illustre compatriota in quel grazioso paesello, e per ben riuscire a così nobile intento, si raccomandarono alla generosità di tutti gli amici ed ammiratori del venerando apostolo della gioventù. Gli studi preparatorii per tale monumento sono già a buon punto e ben presto si metterà mano ai lavori. I nostri benevoli lettori che volessero concorrere in questa impresa potranno indirizzare le offerte alla Case Salesiane od al Rev.mo Don Rua, Torino.

Il Centenario di S. Filippo Neri.

Nel maggio p. v. ricorre il terzo Centenario del grande amico della gioventù, dell'apostolo di Roma, del carissimo S. Filippo Neri. Se tutti i cattolici debbono accogliere con festa e celebrare con molto zelo questo glorioso Centenario, in modo tutto particolare vi debbono prender parte i giovani ed i loro educatori. Tutti i collegi, scuole, oratorii festivi, circoli ed associazioni di giovanetti si preparino quindi con nobile gara a celebrare con grandi festeggiamenti questo loro protettore ed amico celeste in cotanto solenne occasione.

Tale invito noi lo facciamo non solamente a tutte le Case Salesiane, ma anche a tutti i nostri benemeriti Cooperatori, i quali, per lo spirito che D. Bosco infuse nella loro Associazione, sono anici ed educatori nati della gioventù.

Educare santamente la gioventù, salvare la gioventù, ecco il bisogno prepotente del nostro secolo, ecco il grande apostolato , a cui Iddio ci chiama. Ricorriamo fidenti a S. Filippo Neri, onde ottenere la potente sua intercessione in questa che fu per lui impresa prediletta, imitiamone i gloriosi esempi e ne avremo potenti aiuti.

Non presentiamo programmi pei festeggiamenti centenarii del Santo, ma confidiamo che vi supplirà lo zelo delle singole associazioni, collegi od oratorii e dei loro superiori.

Per questa occasione il nostro Sac. Dott. D. G. B. Francesia scrisse una bellissima vita di S. Filippo Neri pei giovani e per popolo. Sarà pubblicata in due edizioni, economica l'una ed elegantemente illustrata l'altra e vendibili amendue a modici prezzi.

Un nostro Direttore Diocesano eletto Vescovo.

Annunziamo con viva gioia che il Rev.mo Direttore dei nostri Cooperatori Salesiani della città e diocesi di Imola, Mons. D. Aristide Golfieri, è stato eletto Vescovo di Fabriano e Matelica.

Mentre mandiamo le nostre ossequenti congratulazioni e cordiali omaggi a questo nuovo pio e dottissimo Vescovo, vivamente lo preghiamo che voglia ancora nella Sede a cui la Divina Provvidenza lo chiama ricordarsi dei figli di Don Bosco e dei loro benemeriti Cooperatori e Cooperatrici. Speriamo di rivederlo e di ossequiarlo di presenza al Congresso Salesiano di Bologna, a cui interverrà con un buon numero di Cooperatori e di Cooperatrici di Imola.

La musica al Congresso di Bologna.

Parleremo in altro numero dei solenni festeggiamenti religiosi ed accademici che si celebreranno in Bologna nell'occasione del Congresso Salesiano e della scelta musica che vi sarà eseguita. Per ora godiamo di annunziare che, con affettuosa gara, molti ed esimii professori di musica mandarono già stupendi lavori sull'Inno inaugurale e commemorativo del Congresso, per quale, come già annunziammo. si era aperto un concorso internazionale. Mentre ringraziamo di cuore questi cortesi maestri e professori, promettiamo di pubblicare in seguito l'esito del suddetto concorso.

Cooperatori Salesiani defunti in Gennaio e Febbraio 1895.

1. Alesseri D. Giovanni Arciprete - Leverone (Porto Maurizio).

2. Altina Giuseppina - Chieri (Torino).

3. Armeglio D. Giuseppe - Roncagli (Porto Maurizio).

4. Arnaldi Di Balme C.ssa Barbara - Torino.

5. Asteggiano Clelia - Pollenzo (Cuneo).

6. Baignini Annetta - Lovere (Bergamo).

7. Ballotti D. Giovanni - Siena.

8. Barbera D. Domenico - Nizza di Sicilia (Messina).

9. Barbora D. Stefano Arciprete - Vellego (Genova).

10. Barberini D. Domenico - Piacenza. 11. Barbero D. Teodoro Prevosto - Calosso.

12. Barbosio D. Eugenio - Borgomanero (Novara).

13. Barla D. Giuseppe Rettore - Cesio (Porto Maurizio).

14. Bartoli D. Giovanni - Montechiaro (Bologna).

15. Bazzani Domenico - Bagolino (Brescia).

16. Bertola Costanza - Guastalla (Reggio Emilia.

17. Bortoldi Santa - Recoaro (Vicenza).

18. Bertolini Ved. Teresa - Orbassano (Torino).

19. Bertonazzi D. Pietro - Trebecco (Pavia).

20. Beorchia Nigris - Ampezzo (Udine).

21. Bianchi D. Giuseppe - Livezzano (l'arma).

22. Bigoni Catterina - Clusone (Bergamo).

23. Blaugetti Maria - Pianfei (Cuneo). 24. Blascovich D. Stefano - Murelle (Padova).

25. Bonadei D. Giuseppe - Fino del Monte (Bergamo).

26. Boncompagno Rosa - Colugna (Udine).

27. Bonetti Dale Doralico - Quinzano d'Oglio (Brescia).

28. Borelli Pietro - Torino.

29. Buffa Tommaso - Cornigliano Ligura (Genova).

30. Callogari Giovanni - Cilavegna (Pavia).

31. Campi Francesca - Spezia (Genova).

32. Capacci D. Angelo - Castellon Ubertini (Arezzo).

33. Carbonino Bernardo - Tromello (Pavia).

34. Carnazzi Pierina - Clusone (Brescia).

35. Carosio D. Giorgio - Montemartino (Pavia).

36. Castollari D. Pietro Arciprete - Degna (Porto Maurizio).

37. Castellari D. Enrico - Paderno Dugnano (Milano).

38. CazzuliniD. Giuseppe Can. Prep. - Albonga (Genova).

39. Cazzulini Teresa - Alassio (Genova).

40. Cepullini D. Francesco Can. - Albenga (Genova).

41. Cheton D. Co,itno - S. Croce sull'Arno (Firenze).

42. Corbatti Sabatina - Firenzuola (Firenze).

43. Costa D. Domenico - Chiavari (Genova).

44. Costa Michelangelo - Bianzò (Novara).

45. Criscione Catterina - Ragusa Inferiore (Siracusa).

46. Croccetti D. Angelo - Zinasco nuovo (Pavia).

47. Curtino Cav. Avv. Domenico - Torino.

48. Daldini D. Giuseppe - Cuveglio (Svizzera).

49 Dalla Vecchia D. Angelo - S. Rocco di Tretto (Vicenza).

50. Dalmasso Enrico -Chieri(Torino). 51. Damonte D. Emanuele Vice-Rett. Semin. Albenga (Genova).

52. Darbesio Paolina nata Torriani - Torino.

53. Da Rosa Bonara Baronessa LuisaBologna.

54. De Bianchi Dottula Monsig. Giuseppe - Trani (Bari).

55. De Lucca D. Luigi - Bologna. 56. Do Lucca Monsig. Stanislao - Bisignano (Cosenza).

57. De MatteisiMaria nata Peruglia - Pancalieri (Torino).

58. Do Rosmini D. Giuseppe - Massengo (Austria).

59. De Sarzana C.ssa Amalia - Marsala (Trapani).

60. Dragoni Luigia Ved. Cavallini - Lugo (Ravenna).

61. Fantoni Assunta - Alassio (Albenga).

62. Fantoni D. Francesco - Bologna. 63. Penali Agnese - Bagolino (Brescia).

64 Ferrario Teresa Ved. Riva - Mondonico (Como).

65. Ferrero Luigi notajo fu Sebastiano - Montemagno (Alessandria).

66. Filini Teresa - Quinzano d'Oglio (Brescia).

67. Foppani Simonini Maria - Quinvano d'Oglio (Brescia).

68. Forlai D. Giuseppe - Villa d'Aiano (Bologna).

69. Francioni P. Giuseppe - Quarto (Arezzo).

70. Garbagni D. Giacomo - Vocogno (Novara).

71. Genna D. Vito - Marsala (Trapani).

72. Ghezzi Angelo Dott. - Trescorre Balneario (Bergamo).

73. Gilardi Bernardo - Torino. 74. Giorgetti Domenico - Lucca.

75. Giovannini D. Carlo - Lusigliè (Torino).

76. Giudice D. Pietro Can. Prep. - Diano Castello (l'orto Maurizio). 77. Gogolin Auna - Torino.

78. Guardasoni D. Pietro - Soragna (Parma).

79. Guarello D. Giuseppe - Chiavaci (Genova)

80. Guido D. Candido Prev. - Onzo (Genova.)

81. Gelino Carmela - Ragusa Infer. (Siracusa).

82. linperor Giovanni - Torino.

83. Irecco Maria - Mirano (Venezia). 84. Lagasi D. Pietro - Piacenza.

85. Lo Nusso Giovanna - Ragusa Infer. (Siracusa).

86. Lumello Brasetti Teresa - Torino. 87. Lupi Antonia Ved. Rapaccioli - Piacenza.

88. Lettati Giuseppe - Valperga (Torino).

89. Manari Dott. D. Francesco - Bologna.

90. Mantellino Bartolomeo Inseg. Carmagnola (Torino)

91. Mantrio Filomena - Caronno (Milano).

92. Marchi D. Giuseppe - Negrar (Verona).

93. Marchi Can. D. Luigi - Bologna.

94. Marconcini D. Giuseppe - Fonti (Firenze).

95. Marezzi D. Giuseppe - Roma.

96. Martelli Angela Ved. Rossi - Torino.

97. Martinelli D. Giovanni - Nerviano (Milano).

98. Massiroli Mena. Teodoro - Bertinero (Forti).

99. Maurizio D. Giovanni, Prev. - Andora (Genova).

100. Marzi Filippo - Palaguedra (Svizzera).

101. Mazzoli Elisa - Bologna.

102. Melina Pietro - Arborio (Novara).

103. Metlicovitz Rosa - Trieste (Austria).

104. Miglino D. Giacomo - Gassino. (Cuneo).

105. Miglioli D. Pier Gaetano - Bologna.

106. Mongasello Giuseppe - Cavoretto. (Torino).

107. Monti D. Luigi - Balbido (Tirolo).. 108. Moreno Eugenia - Albenga (Genova).

109. Moretti D. Luigi - Bologna.

110. Moro Sturloni Annunziata - Novellara (Reggio Emilia).

111. Moscardi D. Francesco - Gramantiera (Ravenna).

112. Muratori Can. D. Bernardo   Bologna.

113. Nasi Eugenia vul. Lione - Torino.

114. Nata D. Giovanni, Prov. - Beatagno (Porto Maurizio).

115. Nava Marianna - Mendrisio (Svizzera).

116. Nicco D. Eugenio - Poirino (Torino).

117. Nizzero D. Francesco - Selva di Trissino (Vicenza).

118. Pagliano Odisseo - Mombarcaro. (Cuneo).

119. Pamparato di Gianasi Conte Ottavio - Torino.

120. Para D. Giuseppe -Capanna (Firenze).

121. Patauà D. Bernardino - Acireale (Catania).

122. Paterni D. Francesco - Fagnano (Lucca).

123. Pellegrini Marta - Savallo Mura (Brescia).

124. Perazzotti D. Giuseppe- Cisterna di Roma (Roma).

125. l'eretti D. Giovanni Pietro-- Intra (Novara).

126. Pedrini Apollinare - San Giusto Can. (Torino).

127. Piana D. Giuseppe - Massiolo (Novara).

128. Pietrangeli D. Domenico - Vallemare (Aquila).

129. Pisano D. Francesco, Arciprete - Marmoreo (Gen(iva).

130. Piamarta D. Antonio, Arcipr. -Montebuglio (Novara).

131. Porro Giacinto - Alba (Cuneo). 132. Pozzaglia Can. D. Pasquale - Saludecchio (l'orli).

133. Primosig D. Giovanni - Gorizia (Austria).