BS 1890s|1899|Bollettino Salesiano Novembre 1899

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI NOVEMBRE 1899

PREGHIAMO PER I NOSTRI DEFUNTI   pag. 277

LA SPAVENTOSA INONDAZIONE DELLA PATAGONIA E LE NOSTRE MISSIONI    » 280

PER D. MICHELE UNIA -   . . » 284

MISSIONI: - COLOMBIA: Al lazzaretto dei lebbrosi di Contratacion. - AFRICA: L'Opera Salesiana in Orano - In fascio   285

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE   .    271

NECROLOGIA: Mons. Luigi di Giovanni e D. Antonio Grella   » 300

NOTIZIE VARIE : - Due nuovi Oratorii festivi Salesiani (Carmagnola e Ferrara). - Il Collegio Convitto Civico di Fossano ed i Salesiani. - Conferenze per la Chiesa di Valsalice    » 301

RIVISTA BIBLIOGRAFICA   . » 302

ILLUSTRAZIONI: Giovanetti del Collegio di Utrera (Spagna), pag. 287 - Collegio Salesiano di Utrera, 289 - Una processione nel Brasile, 291 - Alunni del Collegio di Arequipa, 295 - L'edifizio dell'Istituto delle Suore di M. A. di Guaratinguetà, 296.

PREGHIAMO PER I NOSTRI DEFUNTI

IL mese di novembre richiama alla mente il mesto ricordo dei nostri cari defunti, di ... color che son contenti nel fuoco, perche speran di venire, quando che sia, alle beate genti;

é la Chiesa, madre pietosa di noi e di quelle anime penanti, c'invita e ci sprona ad accorrere in loro aiuto coi nostri suffragi, essendo questo uno dei nostri doveri più sacrosanti, mentre è pure per noi cosa grandemente vantaggiosa e sommamente onorifica.

Tra quelle anime infatti, che da noi aspettano quest'atto di carità, si trova forse nostro padre e la madre nostra. Noi cristiani ben conosciamo tutta l'importanza e l' estensione del comandamento: Onora il padre e la madre. Questo precetto noi siamo obbligati ad osservare eziandio quando gli autori dei nostri giorni non fanno più parte della Chiesa militante. Ce lo dice in termini chiari S. Giovanni Crisostomo: Il Divin Salvatore, confitto in croce, raccomandò la sua madre al discepolo prediletto, per insegnarci che dobbiamo assistere i nostri genitori e far loro fino all'ultimo nostro respiro tutto il bene possibile, siano essi vivi o defunti.

Ciò che diciamo dei figli riguardo ai genitori, va pur detto con non minor ragione di coloro che furon uniti coi sacri vincoli del matrimonio. Il grande

Tertulliano scrive: « Una vedova degna di portare questo nome rispettabile, prega per l'anima del defunto suo marito: essa supplica per lui il riposo della beata eternità, con la speranza di essere a lui riunita, e fa offerire sacrifizi ed anniversari nel giorno della morte di lui. Se essa tralascia queste cose, per quanto sta da lei fa divorzio dal suo marito ». È inutile osservare che gli obblighi del marito non differiscono punto da quelli della sposa, e che anch'egli deve pregare e far pregare per l'anima di colei, che Dio gli aveva scelta e data per compagna.

Parimenti non dobbiamo dimenticare i nostri fratelli e le nostre sorelle. La condotta dei Santi a questo riguardo ci può fornire buoni ammaestramenti. Con quale sollecitudine e pietà S. Tomaso vola in aiuto di sua sorella, sforzandosi di accelerarne la liberazione colle sue preghiere, coi suoi digiuni e sacrifizi ! Quando la morte viene a rapirci i parenti ed amici, ci lasciamo andare ad un dolore esagerato, senza farci premura di procurar loro quei suffragi, di cui abbisognano. Perciò S. Ambrogio, scrivendo a Faustino, diceva : « Tu ti addolori eccessivamente per la morte di tua sorella, e ti fermi a ciò, come se l'afflizione senza le opere possa esser di qualche utilità ai defunti. Sappi dunque che tua sorella non domanda già lagrime, ma preghiere e sacrifizi. »

Neppure possiamo obliare quelli che furono nostri amici, senza dar prova di crudeltà ed ingratitudine. Rammentiamo le parole che la Chiesa mette in loro bocca: « Abbiate pietà di me, abbiate pietà di me almeno voi, che siete stati miei amici, perchè la mano dell'Onnipotente s'è aggravata su di me. » S. Ambrogio ha cura di pregare per i suoi due amici Valentiniano e Graziano, e scrive:

« Si offrano i santi misteri per colui che piangiamo (parla di Valentiniano il giovane); preghiamo con ardore per la sua anima... Popolo, alza meco le mani, acciocchè almeno compiendo questo dovere, possiamo dargli qualche segno di riconoscenza per i benefizi ricevuti ». In seguito, unendo al ricordo di questo principe quello di suo fratello Graziano, morto poco prima, S. Ambrogio aggiunge « Principi, voi sarete felici l'un l'altro, se le mie preci possono qualche cosa: io non passerò giorno senza pensare a voi; non pregherò mai, senza ricordarmi di voi; tutte le notti voi sarete l'oggetto delle mie suppliche, e se vi dimentico, possa io dimenticare la mia destra! » S. Efrem nel suo testamento scongiura i suoi amici a non dimenticarlo dopo la sua risorte, ed a volergli dimostrare il loro affetto con fare elemosine per il riposo della sua anima e con offrirgli il santo sacrificio della Messa, sopratutto nel trentesimo giorno della sua morte.

Infine, la carità cristiana ci fa un dovere di pregare per i nostri stessi nemici. Udiamo quest'insegnamento da S. Giovanni Crisostomo: « Figli della fede, che vogliamo salvare le nostre anime, non manchiamo di offrire al clementissimo Iddio, amante delle anime e della loro unione tra esse, le nostre preghiere ed i nostri sacrifizi ed in generale tutte le nostre opere di carità fraterna in favore di tutte le anime e di quelle stesse che ci avessero offesi. »

E qui vorremmo aver parole bastanti per eccitare tutti a pregare per quei nostri fratelli defunti, che sono dimenticati dai loro parenti ed amici. È su di essi sopratutto che si deve esercitare la nostra carità. Tale fu la pratica dei Santi, i quali dobbiamo sempre considerare come nostra guida e modello in tutte le cose. Il venerabile Giovanni Ximenes della Compagnia di Gesù, seguendo il consiglio della Vergine, nel momento stesso della sua morte, offerse a Dio per queste povere anime tutte le Messe, le indulgenze e le penitenze che per lui sarebbero state applicate. Santa Gertrnde aveva agito con lo stesso disinteresse. Ma siccome essa era inquieta al pensiero delle sofferenze, che prevedeva dover soffrire in Purgatorio, le apparve Gesù e le disse: « Perchè tu sappia quanto mi sia stata accetta la carità da te usata verso le anime, ti rimetto fin d'ora tutte le pene che tu dovevi subire. Ed io che ho promesso il cento per uno, mostrerò la mia liberalità verso di te, accrescendo la gloria, di cui fruirai eternamente. »

Oh! no, non abbiamo paura di perdere quanto noi facciamo per le anime del Purgatorio. « Tutto ciò che la pietà e la carità ci inspirano di fare per esse, tutto si cangia - dice S. Ambrogio - in opere meritorie per noi, e sul finir della nostra vita noi riceveremo centuplicato ciò che avremo dato. » Ed invero, convertire un peccatore con la preghiera e con la predicazione è senza dubbio un'opera assai meritoria e di cui Dio ci compenserà largamente; ma dessa non è paragonabile a quella di liberare un'anima dal Purgatorio. Ogni volta che aumentiamo il numero dei beati, che lodino Dio in cielo, noi procuriamo all'adorabile Trinità una gloria immediata e certa; mentre il peccatore, che abbiamo ritratto dal vizio, può ricadere nelle sue colpevoli abitudini ed oltraggiare nuovamente colui che dovrebbe amare.

« Beato colui. che ha pensiero del miserabile e del povero - si legge nei Salmi - il Signore lo libererà nel giorno cattivo. » E chi più miserabile e più povero delle anime penanti del Purgatorio ? Dare al povero che soffre il tozzo di pane è qualche cosa : ma l'uomo non vive solo di pane. L'elemosina spirituale è infinitamente più accetta a Dio della materiale: e le anime del Purgatorio non abbisognano che di essa. « La carità verso le anime benedette del Purgatorio - dice íl nostro S. Francesco di Sales - racchiude in una sola tutte le opere di misericordia. » « E la mìsura della nostra carità verso dei morti - sta scritto nel libro di Ruth (Il, 8) - sarà la misura della misericordia di Dio verso di noi. »

Quìndi il sapiente e pio Gersone così fa parlare quelle anime benedette : «Membri della Chiesa militante, figli della fede, voi tutti nostri fratelli, abbiate di noi pietà ! Pregate per noi che siamo nell'impossibilità di aiutarci da per noi stesse! L'aiuto che vi domandiamo ci è permesso attenderlo da voi, e voi non ce lo dovete rifiutare. Voi che ci avete conosciuti quaggiù in terra, che siete stati nella nostra intimità, che ci avete amati, potreste consentire ad obliarci nel deplorevole stato, in cui ci troviamo? Non sta forse scritto che il vero amico si conosce nel giorno della sventura? E qual sventura può paragonarsi alla nostra? Muovetevi dunque a compassione, e, se restate insensibili ai nostri mali, temete di provocare su voi quello spaventoso anatema scritto nei libri santi, che il cuor duro incorrerà in ogni male nell'ultimo giorno: Cor durum habebit male in novissimo die.» Questa parola dello Spirito Santo è d'una chiarezza mirabile, percbè è evidente che, se noi siamo senza pietà per le anime del Purgatorio, non sperimenteremo in noi stessi gli effetti della divina misericordia. Il Salvatore degli uomini volle ricordarci questa terribile minaccia e sanzionarla con la sua autorità, facendoci così capire che tal minaccia continuerà anche sotto la legge della grazia a ricevere una rigorosa applicazione. Il Concilio di Trento ne precisò il significato in modo da togliere ogni dubbio, poichè fa dipendere la salvezza eterna dei Presuli dall' impegno che avranno usato per mantenere nelle loro diocesi il culto dei defunti (Sess. 22, c. 25). *

Questa poi di poter suffragare i nostri morti è per noi cosa altamente onorifica., della quale dobbiamo saperne grado alla bontà divina e trarne partito per noi e pei nostri cari. Difatti coi nostri suffragi per le anime del Purgatorio noi ci acquistiamo i gloriosi titoli di mediatori, di redentori, di salvatori loro: noi cooperiamo in certa maniera all'opera divinissima della redenzione dei nostri fratelli. Il Figliuolo di Dio, il quale come cristiani, ci ha fatti partecipi delle sue grandezze, ha voluto altresì onorarci siccome fratelli, associandoci alla sua qualità di Redentore degli uomini, anche quando son colpiti dalla divina giustizia. Onde è che S. Giovanni Crisostomo chiama bellamente questo il dogma della divina misericordia (1).

E quanti facili mezzi ci sono posti dalla misericordia di Dio per soccorrere e liberare dalle loro pene quelle povere anime, che aspettano con tant'ansia affannosa una mano pietosa, che le sollevi, che loro affretti l'istante di unirsi al loro sposo, al santo e casto bacio di Gesù benedetto ! Noi ne accenneremo soltanto alcuni principali.

1° Anzitutto quello di offrire in loro favore le nostre preghiere, le nostre mortificazioni ed elemosine.

2° La S. Comunione, e per essa l'applicazione a quelle povere anime delle indulgenze che la Chiesa ci accorda.

3° L'offrire ogni mattina a Dio per esse tutte le azioni della giornata, e le indulgenze si plenarie che parziali che in essa si acquisteranno.

4° La recita del S. Rosario con le corone benedette, ricche di indulgenze, e pressochè tutte applicabili alle anime del Purgatorio. L'indulgenza detta di S. Brigida è quella che offre i più grandi vantaggi.

5° L'offerta del S. Sacrificio della Messa. E questo è il mezzo principale e più proficuo per quelle sante anime. L'oblazione del Corpo e del Sangue di Gesù è l'oggetto dei voti pìù ardenti delle anime purganti. Gesù è la speranza dei defunti e la corona degli eletti, mentre per noi qui in terra è l'amor nostro e il nostro adorabile benefattore. Presso Roma, non molto lungi dal luogo del martirio di S. Paolo, sorge una Chiesa, la quale, dopo la visione che ivi ebbe S. Bernardo, porta il nome di Santa Maria Scala del Cielo. Mentre il Santo offriva colà il divin sacrificio, subitamente fu rapito in estasi e dall'altare ebbe una visione somigliante a quella del Patriarca Giacobbe: vide una scala misteriosa che dalla terra s'innalzava fino al cielo, e su quella scala una moltitudine di anime, liberate dalle preghiere di lui, salivano alla gloria guidate dagli angeli loro custodi. Il sangue della Vittima adorabile le aveva purificate.

6° In ultimo suggeriamo il così detto atto eroico, che tutti in sè comprende i mezzi suaccennati. Consiste esso nell'offrire alle anime del Purgatorio non solo tutte le preghiere e le opere che noi facciamo in ciascun giorno od altri fanno per noi, ma eziandio tutte le preghiere e le buone opere che noi faremo od altri per noi faranno sì durante la nostra vita, come dopo la nostra morte.

Quest'atto di carità, sommamente caro a Gesù ed a Maria, che desiderano con loro quelle anime benedette a godere delle ineffabili delizie del Paradiso, venne dai Sommi Pontefici Benedetto XIII, Pio VI e Pio IX arricchito di molti favori, tra i quali ci piace notare i seguenti: 1. I Sacerdoti, che hanno fatta questa offerta, potranno godere dell'indulto dell'altare privilegiato personale in tutti i giorni dell'anno. 2. Tutti i fedeli, che hanno fatta la stessa offerta, possono lucrare l'Indulgenza plenaria, applicabile ai soli defunti, in qualunque giorno facciano la S. Comunione, purchè visitino una chiesa o pubblico oratorio ed ivi preghino per qualche spazio di tempo secondo l'intenzione del Sommo Pontefice. 3. Indulgenza pure plenaria in tutti i lunedì dell'anno, ascoltando la Messa in suffragio delle anime del Purgatorio, e adempiendo le altre condizioni summenzionate. Per coloro che sono legittimamente impediti dall'ascoltare la S. Messa al lunedì, è dichiarata valevole a questo scopo quella della domenica. 4. Infine, tutte le altre indulgenze che si lucrano da chi ha fatto quest'atto, possono applicarsi alle anime del Purgatorio.

Coraggio adunque, ottimi Cooperatori e pie Cooperatrici, suffraghiamo le anime dei nostri cari defunti, facendo uso di tutti i mezzi che la santa Chiesa mette a nostra disposizione; e così soddisferemo al nostro dovere, ci acquisteremo titoli gloriosi appo Dio ed appo gli uomini, ed al punto di morte troveremo certamente pietosa con noi la divina misericordia.

(1) V. il bel libretto del Viassolo « Un pensiero ai nostri cari morti ». Libreria Salesiana, Torino, L. 0,15.

LA SPAVENTOSA INONDAZIONE DELLA PATAGONIA E LE NOSTRE MISSIONI

Come abbiamo già annunziato nei precedenti fascicoli, le nostre Missioni della Patagonia soggiacquero alla spaventosa inondazione del Rio Negro e Rio Chubut, le cui acque irrompendo veementi dal loro alveo, seco strascinarono in rovinosa, straziante ed inevitabile ridda i fiorenti paesi di Viedma, di Conesa, di Pringles, di Roca, Junin de los Andes, Chosmalal e di Rawson, nei quali tutti le nostre Missioni avevano importanti stazioni. Mai la sventura ebbe laggiù in quelle rigogliose pianure un linguaggio così eloquente come questo, mai di laggiù si levarono a noi gridi di tanta forza come quelli che riceviamo in questa dolorosissima circostanza, gridi capaci, nella loro brevità, di muovere tutti i cuori generosi e magnanimi ad una vera crociata in favore delle nostre Missioni e di quelle sventurate popolazioni.

A voi, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici - cui lo scorso mese abbiamo fatto pervenire lo straziante grido che da quelle rovine levò verso di noi l'infaticabile D. Bernardo Vacchina - non sarà certo discaro sentire ora quello dell'angelo della Patagonia, di Mons. Cagliero, il quale da intrepido capitano che non abbandona il campo della lotta, si portò tosto sul luogo a dirigere il salvataggio ed a provvedere le cose più necessarie alla moltitudine. Egli in data 15 agosto così scriveva dalla distrutta Viedma al direttore del periodico il Cristoforo Colombo di Rosario

MIO CARO D. PIOVANO,

Mi trovo sul luogo del disastro!

Viedma è letteralmente rasa al suolo! Rimangono in piedi solo quattro case, tra le quali la nostra che comprende tutta una manzana, cioè un isolato formante il Collegio di Artes y Oficios, il mio Epìscopìo, il Collegio delle Suore di Maria Ausiliatrice, delle orfanelle, delle preservande e corrigende e i due Ospedali dì uomìni e donne.

La grazìa ha del miracolo in tanta strage dì case e di cose!

In Conesa la sola casa salva è quella dei Salesiani e delle Suore di Maria Ausilìatrice, che quale arca di Noè, in mezzo al mare ricoverò tutti quelli che poterono raggiungerla.

Quella di Pringles cadde per metà.

Quella delle Suore dì Roca con chiesa per essere di materiale crudo fu rasa al suolo; rimase in piedi ìl solo Collegio nuovo che si doveva inaugurare colla ferrovìa nuova ora distrutta.

Le notizìe del Chubut sono trìstissime. La Casa nuova per essere sul letto del fiume fu portata via insieme a tutte le altre della piccola capitale Rawson. Anche il Collegio Salesiano, il miglìore dopo quello di Viedma, è rovinato.

Mancano notizie di Chosmalal e Junin , che dicono pure distruttì.

Tutti salvì però e nessuna disgrazia personale.

Tutto il personale ed alunni di Roca sì rifugiarono a Bahia Bianca. Quei di Pringles e Conesa si trovano ricoverati parte in Patagones e parte ritornati a Viedma a lavorare e ritirare il fango e l'acqua dai sotterranei; quasi mìlle metri cubi ! Operano quattro pompe, due delle quali dei vapori Paranà ed Uruguay.

All'infuori del fango e della umidìtà spaventosa, la nostra Missione di Viedma non sofferse neglì stucchi e dorature delle due Cappelle : Maria Ausiliatrice si dimostrò vera Madre nel tutelare la sua e nostra abitazione. Ma molto si è perduto nel mobiglio e molto dovremo spendere nei restauri delle pareti scosse e nella parrocchia resa inufficiabile.

Vivìamo di razione diaria ed aumentano ogni giorno gli orfanelli che si presentano e che non abbiamo coraggio a rigettare.

La miseria è sopra ogni dire. Raccomando quindi a te ed agli altri di raccoglìere aiutì.

Vi benedico.

+ GIOVANNI, Vescovo.

Viedma, 15 Agosto 1899.

Questo grido del buon Pastore, che invoca l'aiuto dei fratelli lontani, perchè vede qua e là sbandate, senza tetto e senza vitto, le care pecorelle dell'ovile affidatogli dalla divina Provvidenza, riesce ancor più eloquente, se si considera il numero degli abitanti de' paesi distrutti. Dal 1° Volume dell'utilissimo ed interessante libro « La Patagonia » (1), dato testè alle stampe dal Direttore del nostro Osservatorio Metereologico di Patagones D. Lino Carbajal, desumiamo le cifre autentiche di queste disgraziate popolazioni. Viedma contava 1400 abitanti, Conesa 300, Pringles 500, Roca 900, Junin de los Andes 450, Chosmalal 550 e Rawson 300: in tutto circa 5000 persone, che si trovano sul lastrico nella stagione più critica dell'anno qual è l'inverno. Queste cifre non ci dicono forse la triste posizione dei nostri Missionari, ai quali tutti questi sventurati si rivolgono per aiuto e sussidio ? Non dicono forse al vostro no bile cuore, o generosi Cooperatori e benefiche Cooperatrici, che questa è per voi l'ora della carità, ma di quella carità, che, salesianamente attiva, fa palpitare ogni cuore gentile, fa miracoli di abnegazione, di sacrifizi e di opere generose?

Sì, è questa l'ora della carità per tutti, ili quella carità che, come dice eloquentemente Mons. Ireland in una sua conferenza, c amore pei nostri fratelli, che ci porta a commuoverci a pietà dei loro affanni, a sollevare le loro pene ed a soccorrere i loro bisogni. Con Cristo la Chiesa Cattolica proclama, che l'amore per il prossimo è un precetto, il quale lega l'uomo al pari del precetto dell'amor di Dio : « Amerai il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l'anima tua e con tutta la mente tua. Questo è il massimo e primo comandamento. Ed il secondo è simile al primo Amerai il prossimo tuo come te stesso. » Il senso di questo amore per il prossimo è Spiegato e determinato da queste altre parole della Scrittura : « Chi avrà dei beni di questo mondo, e vedrà il suo fratello in necessità, e chiuderà le sue viscere alla compassione di lui : come mai è in costui la carità di Dio? » « Religione pura ed immacolata, ripete la Chiesa coll'Apostolo San Giacomo , è questa : visitare i pupilli e le vedove nella loro tribolazione e di conservarsi puro da questo secolo. » Nostro prossimo, spiegando insegna il catechismo cattolico, è ogni figlio di Adamo senza distinzione di razza, lingua, credenza o merito personale. Erede di una comune umanità, ogni uomo è nostro prossimo, e per questo prossimo il figlio della Chiesa Cattolica professa il suo amore nella preghiera del mattino e della sera, colla stessa formola che per Iddio : « Mio Dio, vi amo sopra ogni cosa... ed amo il mio prossimo come me stesso per amor vostro ». In ogni insegnamento la Chiesa appoggia e colla maggior enfasi insiste sui motivi sopranaturali, che dovrebbero animare la, carità. Essa non dà ordine crudo e formale di compiere le opere di carità. Per lei la pratica della carità è il segno che dà fiducia di predestinazione; è il precursore della divina clemenza e grazia, è il titolo per la gloria celeste. La carità per il prossimo è dotata del sommo valore, al quale possa aspirare un atto umano : è il tributo dell'amore puro, disinteressato e personale del redento per il Redentore. Cristo è personificato nei poveri e negli infermi; cosicchè si perdono di vista i loro proprii meriti o demeriti , ed i loro volti brillano della bellezza di Cristo, i loro bisogni sono i bisogni di Cristo, le loro parole di gratitudine sono le parole di Cristo : « Vi dico in verità, che quello che farete all'ultimo dei miei fratelli, sarà come fatto a me ».

E l'ora di esercitare questa carità è suonata per voi in modo speciale, o cari Cooperatori e pietose Cooperatrici, coll'inondazione delle nostre Missioni, che più propriamente sono vostre, perchè furono iniziate e prosperate solo mercè il vostro valido soccorso. Questa è l'ora vostra. E noi, ripensando alle tanti madri, alle tante giovinette, alla moltitudine di generosi giovani, di pii ricchi e di buoni popolani che si gloriano di esser Cooperatori Salesiani, facciamo nostre adattandole, le parole, che un eminente oratore moderno pronunziava nel 1883 dopo la tremenda catastrofe di Casamicciola: Tu, madre, che stringi al seno il tuo pargoletto, e ne guardi con gioia le rosee guancie, le labbra incarnate e la fronte serena, e ti diletti in quegli sguardi amorosi, e provi gaudii ineffabili, quando le sue tenere manine ti avvinghiano amorosamente il collo, pensa un poco a tante madri della disgraziata Patagonia, che, stringono al seno i cari figli sparuti, macilenti, i quali chiedon pane... poverette ! non possono dar loro che lagrime. Tu, gentil signorina, che ti confondi nello scegliere tra la ricchezza delle tue vesti, pensa a tante povere giovani della infelice Patagonia, per le quali è lusso se possono trovare lacere vesti da coprirsi. E tu, giovane generoso, che ti godi e le delizie della famiglia e quelle dell'amicizia, che hai solo da comandare per avere quello che non pure occorre ai tuoi bisogni, ma quello altresì che deve sfogare un capriccio, pensa un poco a tanti giovani, che hanno un cuore generoso come il tuo, squisita delicatezza come la tua, e pure debbono stendere la mano per avere un soccorso, che tu potresti inviar loro senza farli arrossire. O voi, che riposate le non istanche membra su soffici letti, pensate a chi non ha per letto che l'atmosfera che lo avvolge , e il cui pane è avvelenato di dolore e inzuppato di lagrime. Chi sa che proprio la vostra offerta non giunga opportuna ad asciugare la lagrima di chi da tanto tempo aspetta una mano amorosa che la terga. E pensando a questo ci sarebbe da avere un eterno rimorso negandovi all'opera pietosa !

Misurate dunque, o Cooperatori e Cooperatrici, con la tenerezza del vostro cuore la grandezza della sventura delle Missioni Patagoniche, e secondo le vostre forze commisurate la generosità dei soccorsi : ascoltate gli impulsi del vostro cuore e al cuore che spira risponda la mano che dona. Pensate: io col mio soccorso posso asciugare una lagrima ; si accresca l'offerta e ne asciugherò due. Asciugare le lagrime di chi piange ! v'ha forse apostolato più bello? oh! quelle lagrime, che sono il sangue del cuore, vi è un angelo che raccoglie e converte in perle da ingemmare la vostra immortale corona! Deh ! che si possa dire : I Cooperatori Salesiani hanno salvato un'altra volta le disgraziate popolazioni della Patagonia devastate dalle acque del Rio Negro e del Rio Chubut ! Ed allora l'angelo della carità porterà a ciascuno di voi da quelle remote terre queste parole : Benedizione a quei generosi, che nell'immensa sciagura palpitarono ai nostri palpiti, mescolarono le lagrime alle nostre lagrime , confusero i loro dolori coi nostri, e la loro opera non fu sterile, fu anzi mirabilmente feconda. Sieno benedetti ora e sempre !

IMPORTANTISSIMMO. - Tutto si riceve, danaro, abiti, oggetti di qualunque genere, francobolli usati antichi e recenti e di

qualunque nazione. Il tutto s'invii al

Rev.mo D. MICHELE RuA, Via Cottolengo,

32, TORINO.

Coloro che si trovassero nelle vicinanze di qualche Casa Salesiana o nelle città e paesi ove esiste il Direttore Diocesano dei nostri Cooperatori od il Decurione, e loro tornasse più comodo servirsi di questi nostri amici per farci tenere le loro offerte in danaro ed in natura, si rivolgano pure a loro. I nostri Direttori e Decurioni non solo si presteranno di buon grado in questo, che anzi si faranno premura di trasmettere al più presto possibile ogni cosa a sua destinazione.

E qui ci sia permesso pregare anche i Direttori dei nostri Collegi e di tutti gli Istituti cattolici, nonché le Direttrici degli Educandati diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice o da altri Ordini o Congregazioni religiose, a voler prendere quest'occasione per insegnare ai loro allievi ed alle loro educande la pratica della carità cristiana , promovendo fra loro una piccola questua per le Missioni della Patagonia, questua che deve essere il frutto del sacrifzio di qualche loro minuto piacere. Quanto potentemente influiscono sui cuori giovanili questi atti collettivi di carità !

Mettiamo nuovamente sull'avviso tutti i nostri lettori contro certi impostori, che, muniti anche di false commendatizie, si aggirano per le città e specialmente per le borgate e paesi di campagna, scroccando danaro dai semplici per l'Opera nostra. Se le persone non sono nei paesi pubblicamente conosciute come nostri Direttori, Decurioni e Zelatori, nessuno si fidi. Anzi se ne informi tosto l'Autorìtà locale, perchè sì facciano cessare tosto queste indegne truffe.

(1) La Patagonia. Studi generali per Lino D. Carbajal. Vol. 1°: Storia-Topografia-Etnografia. - Tip. Sal. S. Benigno Canavese. - L. 5 .00. - Questo prezioso lavoro, che consterà di 4 volumi di circa 500 pag. ciascuno, merita di essere conosciuto da tutti gli amanti degli studii seri, perche finora è questa l'unica opera compiuta ed esauriente intorno alla vasta e pressochè sconosciuta Patagonia. Riservandoci a parlarne estesamente ad opera compita, raccomandiamo ora il 1° volume già in vendita, tanto più perchè è questo un mezzo per aiutare le inondate nostre Missioni, essendo tutto il profitto dell'opera devoluto ad esse.

PER DON MICHELE UNIA.

COME già abbìamo annunziato nell'ultimo numero del Bollettino, Domenica 24 settembre s'inaugurò a Roccaforte presso Mondovì un monumento al nostro carissimo confratello D. Unia, all'apostolo dei lebbrosi, a coluì, che per primo, in mezzo a quegli scheletri ambulanti ìn putrefazione, fra i mille e più infelici dal volto deforme, dalle mani cancrenose, dall'aspetto ributtante, dallo sguardo errante e semispento, affrontò la morte ad Agua de Dios, nella Colombia; al martìre della carità, che, dopo essere stato sepolto per più di quattro anni ìn quel cimitero di viventì, lavando e medìcando le piaghe, consunto dai miasmi infetti, il 9 dicembre 1895 volava al paradiso.

Favoriti da un tempo bellissimo arrivarono Mons. Ressia, Vescovo di Mondovì, circondato da numeroso clero della Dìocesi, e molte Società Cattoliche coi loro vessilli. Il Comitato parrocchìale del luogo faceva glì onorì di casa.

Alle ore 10 si spiegò per il paese quasi una processione di tutte le rappresentanze venute da vicino e da lontano. Notiamo la Società Operaia di S. Giuseppe di Mondovì colla sua magnifica e ricca bandiera, onorata dalla presenza del Vicario D. Lanza, i Comitati parrocchiali di Crova, di Roccadebaldi, della Madonna del Pasco, colle rispettive bandiere; i Comitati di Villanova, Roracco, Breo, Morozzo, ecc. ecc.

Il corteo sfila al suono festevole della banda; il Vescovo precede il clero, dopo cui vengono le Società, sventolanti al bacio del più bel sole le loro splendide bandiere, liete ed orgogliose di poter pubblicamente mostrare nelle pieghe i simboli della fede e dell'azìone.

Giuntì nella Chiesa parrocchìale, dove è eretto il monumento, Monsignore alza il velo, e la simpatica figura del martire della carità compare alla vista di tutti. Il mezzo busto rappresenta il nostro D. Unia vestito della mantelletta da Missionario, macilente e quasi disfatto dal fatale morbo, che poscia lo portò alla tomba.

Il Rev.mo Prevosto locale, al cui zelo si deve in gran parte l'erezione del monumento, prese la parola chiamandosi lieto, che Roccaforte avesse finalmente un ricordo perenne del suo grande cittadìno.

Si alzò poscia commosso ìl nostro D. Pentore e con frase scultoria e affetto delicato recitò un discorso, del quale riferiamo un breve sunto, quale troviamo nei giornali di Mondovì:

« Erigere monumenti in onore di personaggi illustri, egli disse, è divenuta cosa molto ordinaria aì tempi nostri. Qual grand'uomo non ebbe in quest'ultimo secolo la sua statua di pietra o di bronzo? Anche nelle minori nostre città ìl viaggiatore s'incontra sovente in qualcheduno di quei segni destìnati a ricordare un uemo pìù o meno conosciuto, a togliere dall'oblio una memoria più o meno degna di essere trasmessa alle generazioni avvenire.

Ma generalmente tutti quei personaggi devono ancora sottostare al controllo dell'opinione, al giudizio della posterità ; Don Unia al contrario è superìore ad ogni attacco, è acclamato da tutti, senza dìstinzione.

» Difatti, noi onoriamo l'eroismo di chi si sacrificò sul campo di battaglia per amor della sua patria, di Toselli e di Gallìano, gloria della vostra provincìa, i quali s'immolarono per tener fronte alla marea impetuosa dell'orda abissina e per proteggere la ritirata dei loro compagni: acclamiamo chi, dopo essere stato il sostegno del suo esercito, cadde ferito nel petto e come sepolto nel suo trionfo. Ma sappiamo però che tuttì costoro compìrono ìl sacrìficio del sangue in pochi istanti, in un momento d'entusiasmo, sotto lo sguardo dì un popolo che applaudiva, mentre D. Unia compì il sacrificìo della carità, sacrificio lento, segreto, amareggiato da continuì contrasti, ripetuto ad ognì ora, senza altro testimonio che Dio, senza altra ricompensa che la propria coscienza.

» Ah ! come non benedire alla sua memoria ! »

In ultimo l'oratore, a nome de' suoì Superiori, rese grazie al Comitato, al Vescovo, alle rappresentanze tutte intervenute ed allo scultore Sciolli. Uno scroscio d'applausi coronò l'eloquente discorso.

La memoria del giorno 24 settembre 1899 resterà incancellabile fra glì abitantì di Roccaforte, e noi da queste pagine mandiamo un plauso all'infaticabile Prevosto Don Eula ed a tutta quella buona popolazione, che regolarono ogni cosa con tanta saviezza.

L'epigrafe del monumento, dettata da Mons. Ighina, Vicario Gen. della Diocesì, è la seguente-.

MICHELE UNIA

GLORIA DELLA NOSTRA TERRA SACERDOTE DELL'ORATORIO SALESIANO CHE GLI FU SCUOLA DI STUDI E DI VIRTÙ ANDÒ MISSIONARIO IN AMERICA NEL PAESE DEL DOLORE COME EGLI CHIAMAVA AGUA-DE-DIOS A VIVERE FRA I LEBBROSI CONSOLATORE DI QUEI DERELITTI A CUI MORTE RODEVA LE CARNI SOLO L'OBBEDIENZA POTÈ RICHIAMARLO A TORINO OVE MORÌ IL 9 DICEMBRE 1895 APPIÈ DI MARIA AUSILIATRICE CHE GLI AVEVA INSPIRATO IL SUO EROISMO.

MISSIONI

COLOMBIA

Al lazzaretto dei lebbrosi di Contratacion. (Relazione di D. Evasio Rabagliati) (Seguito dal Bollettino di Ottobre scorso)

Contratacion, 30 Maggio 1899.

IL cambio mirabile, di cui ho sopra parlato, io l'attribuisco tutto al lavorìo continuo e paziente dei nostri Sacerdoti e delle Suore di Maria Ausiliatrice. Contratacion era un campo pieno di sterpi, di gramigne, di spine, non già perchè fosse sterile, piuttosto e principalmente per la mancanza di coltivatori. Appena essi si presentarono, mandati dal Padrone del campo, ecco ogni cosa mutare quasi per incanto; e bastò così poco tempo per dissodare questo terreno, disporlo alla seminagione, far germogliare e crescere il seme, che con mano prodiga si andava gettando nei solchi, e così renderlo terreno fertilissimo, tanto da ricolmare l'animo nostro di grande allegrezza al vedere i bei frutti che ha già dato ed i migliori che promette. La benedizione di Dio entrò qui in questo lazzaretto col suo ministro, e la benedizione divina e la cooperazione umana tramutarono questo paese, prima sentina di ogni vizio, in un piccolo giardino di belle ed olezzanti virtù. Di tutto sieno rese grazie infinite al Datore di ogni bene!

Dove si principia la moralizzazione di un popolo - La chiesetta del lazzaretto - La rappresentante di tutta la Corte celesteNovena e festa di Maria Ausiliatrice Trionfo della nostra celeste Patrona.

Che se questa trasformazione riuscì meno difficile di quanto si temeva, si è perche il Sacerdote ebbe un valido appoggio nelle scuole e negli Oratorii festivi tanto dei ragazzi come delle bambine, che facilitarono di molto l'opera del Missionario. Anzi i primi fiori di virtù, che sbocciarono in questo lazzaretto, uscirono dalla scuola e dall'Oratorio della domenica. Questi fiori introdotti nelle famiglie, non solamente ne abbellirono le pareti domestiche, riempiendole di soavi profumi, ma trassero pur al bene il padre, o la madre, od i fratelli troppo e da troppo tempo dimentichi di Dio. Le preghiere, che i bambini e le bambine apprendevano nella scuola o all'Oratorio, recitate poi nella casa al mattino ed alla sera, debbono aver fatto profonda impressione sul cuore dei genitori e parenti, ricordando loro ch'essi pure sono figli di Dio, che un tempo anch'essi pregavano, insensibilmente portandoli al bene, dolcemente costringendoli a mutar vita e ritornare sul sentiero della virtù da anni forse abbandonato o poco curato. Sì, l'opera moralizzatrice di questo lazzaretto, così presto compiuta, la si deve in buona parte ai giovanetti ed alle giovinette, educate al bene ed alla virtù nella scuola e negli Oratorii. Mentre il sacerdote dal pulpito e dal confessionale lavorava per distruggere i grossi vizi, il Chierico e la Suora nella scuola e nell'Oratorio s'adoperavano e con miglior esito per soffocare nel cuore dei loro alunni le nascenti passioni, gettando nel tempo stesso il seme del bene, il germe delle virtù in questo terreno quasi vergine ancora, ove produceva frutti consolantissimi. Per migliorare un paese e farlo tornare a Dio non vi è miglior sistema che quello d'incominciare a far buoni i giovanetti.

La domenica seguente al mio arrivo, nel discorsetto fatto al Vangelo annunziai la novena solenne di Maria Ausiliatrice, Patrona speciale delle due famiglie dei Salesiani e delle Suore che si trovano nel lazzaretto.

Debbo dire che il concorso in tutta la novena fu veramente straordinario e divotissimo. Tanto al mattino alla Messa, come alla sera al Rosario, alla predica e benedizione col Santissimo la Chiesa era sempre piena zeppa.

Questa Chiesa da noi, voglio dire in Italia, sarebbe un gran baraccone, per mettervi fieno o paglia, o magari per farne una bella stalla. Nei due ultimi. anni, questa buona gente, a forza di sacrifizi, di piccole limosine date spontaneamente poterono ingrandirla del doppio, e neppure adesso possono starci tutti. Prima aveva il tetto di paglia; ora è fatto di tegole; ma le pareti sono di terra pigiata; per soffitto non ha che le canne che sostengono le tegole. L'altare lo formano quattro assi messe insieme alla meglio; ornamenti per i divini uffizi pochi: gli strettamente necessari, e tutti poverissimi, il calice è di stagno, con coppa di altro metallo, una volta dorata, ma adesso non più. Di tappeti nulla; nessun quadro; si vede una statua che si vuole sia della Madonna, la quale prima si prestava per rappresentare tutti i Santi della Corte celeste. Ci contano infatti che quando si festeggiava S. Giuseppe, alla statua della così detta Madonna, si cambiavano i cappelli lunghi con altri corti, le si appiccicavano i baffi sotto il naso, le gonnelle lasciavano il posto ai pantaloni di qualche lebbroso, e la trasfigurazione era fatta, e S. Giuseppe aveva in quel giorno un po' di culto. L'indomani tornava a tramutarsi nella Madonna, per divenire poi S. Rocco il giorno 16 agosto. S. Pietro il 29 di giugno, S. Isidoro il 15 maggio, e così di seguito. Era questa statua veramente la rappresentante di tutta la Corte celeste. L'anno scorso in una processione fu al punto di restare abbruciata ; si salvò dall'incendio, ma rimase in uno stato da far pietà e orrore; eppure questa gente le porta sempre una predilezione speciale. M' assicurano che in quell'occasione i lai e le strida giungevano alle stelle; gli svenimenti furono varii: all'indomani una delle donne assistenti alla processione moriva un po' per lo spavento avuto ed un po' di pena e di crepacuore. Ultimamente si provvide una bella statua del Sacro Cuore di Gesù; altre cinque furono chieste a Barcellona, ai nostri laboratorii di Sarrià, nella speranza che qualche anima buona vorrà aiutarci a pagarle. E così poco alla volta speriamo apparirà meno indecente questa poverissima Casa del Signore. In quest'occasione della novena di Maria Ausiliatrice si improvvisò un bell'altarino, sul quale campeggiava l'immagine della Vergine Ausiliatrice sempre circondata di fiori freschi. Le Suore colle bambine poi prepararono cantici così divoti, che intenerivano tutti i cuori, e che io credo avranno intenerito più d'ogni altro quell'amabilissimo Cuore della Vergine, alla quale erano dedicati. Tutto così servì a rendere solenni quei nove giorni di preparazione alla nostra cara festa e ricchi di copiosi frutti.

Non meno di cento furono le Comunioni offerte alla Madonna in ogni giorno della novena; e se a queste 900 Comunioni di nove giorni si aggiungono le moltissime della festa, si arriva facilmente al bel numero di 1300 Comunioni regalate alla cara Madre nostra in questa bella occasione. E non si creda che siero stati solamente i bambini e le bambine a prestar questo ossequio alla nostra eccelsa Patrona; no, il principal contingente lo diedero gli ammalati adulti, tanto uomini che donne. Io credo che la Madonna dovette restar contenta al sentirsi collocare sulla sua fronte augusta di Madre e di Regina così bella corona dei più bei fiori che produca il giardino della Chiesa, le sante Comunioni.

La festa riuscì ben più solenne e commovente di quanto si possa immaginare. Si cantò Messa in musica e si riservò il panegirico per il pomeriggio, finita che fosse la processione. Era la prima volta che la Madonna Ausiliatrice veniva portata in trionfo in questo lazzaretto, e si provvide che riuscisse quanto più maestoso e bello fosse possibile nelle nostre circostanze. Per cura di quattro famiglie di lebbrosi si erano eretti quattro altarini ai quattro angoli della piazza ; nessun lusso in essi, nè sete, nè damaschi, nè arabeschi: nulla di tutto questo; la povertà del lazzaretto non permette simile sfarzo, sebbene sia lecito e conveniente quando si tratta della Regina del cielo. Tutto era modesto e semplice in quegli altari, ma bellini e delicati. Alle 2 in punto usciva la processione. L'apriva la croce portata da un bambino. dìetro cui venivano tutti i bambini della scuola e dell'Oratorio in bell'ordine ed in divoto atteggiamento, cantando le litanie lauretane, guidati dal proprio maestro. Seguiva una lunga fila dì bambine, piccole e grandi, accompagnate dalle Suore; esse pure cantavano le litanie; poi veniva il simulacro della Vergine Ausiliatrice, tutta abbellita, e circondata di fiori, portato a spalle da quattro giovani più grandicelle bianco-vestite e preceduto da alcune ragazzine vestite da angeli spargenti fiori sui passi loro. Il più bel fiore però, quello che più doveva piacere alla Madonna, era il fiore del loro cuore, tutto innocente ancora. Seguivano i sacerdoti rivestiti dei sacri paludamenti, sebbene poverissimi. E poi tutto un gran popolo di circa duemila persone, la metà lebbrosi, gli uni sorretti dalle gruccie, altri sostenuti da un bastone, altri da una mano amica; molti camminavano a stento a causa delle piaghe dei piedi ; gli uomini a capo scoperto, le donne colla tradizionale mantilla spagnola le più ricche, le più povere con un fazzoletto qualsiasi, ma tutte coperte. In questa Repubblica Colombiana, se si eccettuano le città della Costa, la donna non si presenta mai in chiesa, nè in qualsiasi atto religioso, senza praticare l'avviso di S. Paolo: velato capite. Arrivando l'immagine benedetta, agli altari, la processione si arrestava, e tutti coloro che potevano cadevano ginocchioni: s'interrompevano le litanie, e servendoci di un vecchio e sconquassato harmonium, si cantava in musica una Salve od altra lode sacra in lingua volgare, poi s'incensava la Madonna e si finiva colla benedizione del sacerdote, per riprendere in seguito le interrotte litanie. Tutte le invocazioni che si fanno alla Madonna per mezzo di queste litanie sono tutte belle, tutte care al cuore dei figli divoti ed amanti di Maria; ma in quel momento il maggior fervore si sentiva e si manifestava nel cantare Salus infirmorum, Consolatrix afflictorum, Causa nostra laetitiae. Con che slancio si cantavano queste invocazioni, e com'era bello vedere il quadro della Madonna ravvolta in una nube d'incenso ed in un nembo di fiori, posta su in alto, avendo a sè d'innanzi e tutto all'intorno circa mille lebbrosi che la contemplavano e salutavano commossi e quasi sorridenti, al ricordare che è e sarà sempre per essi il principio della loro allegrezza, la salute degli infermi, la consolatrice degli afflitti. - Rientrando in chiesa, io m'avvidi che alcuni ammalati non avevano preso parte alla processione, ma se n'erano restati in chiesa. Poverini! non avevano potuto, perchè non avevano l'uso delle gambe, o non si sentivano forze sufficienti per andare cogli altri. - Seguì il panegirico. Come si riesce facilmente eloquente quando si parla della Madonna, della Madonna Auxilium Christianorum, e l'uditorio è formato tutto di persone sofferenti! Questo spettacolo m'aveva profondamente commosso; un non so che d'inusitato sentiva nell'anima mia, che poche volte, quasi mai, aveva sperimentato per l'innanzi, anche in occasioni molto solenni. È impossibile che anche in compendio io ripeta qui quello che allora dissi. Solo ricordo che tutti erano commossi, come lo era il predicatore, e che molte lagrime si sparsero in quell'ora ai piedi della cara Madonna Ausiliatrice. La funzione ebbe termine colla benedizione solenne del Santissimo, e la giornata riuscì tanto bella, che sarà indimenticabile in questo lazzaretto.

Frutti preziosissimi di vita eterna - I lebbrosi perpetui adoratori - Le Figlie di Maria.

Non voglio però passar sotto silenzio altri frutti preziosissimi raccolti nel corso della novena e della festa di Maria Ausiliatrice, frutti che è bene menzionare a gloria della nostra Madre, che li ha fatti maturare così bene e così presto. Si stabilì fra gli ammalati l'Associazione dell'Adorazione perpetua. Al primo invito ben 200 fra uomini e donne vennero a sollecitare l'onore di appartenervi, e la lista già così lunga crescerà di certo poco alla volta. Son quindi 200 lebbrosi che dalle 6 del mattino alle 6 della sera, ogni mezz'ora successivamente, in gruppi di otto persone, faranno la Corte a Gesù in Sacramento, standosene in sua presenza il tempo loro indicato. Così Gesù non resterà più solo durante la giornata; gli Angeli, che vegliano ed adorano intorno al tabernacolo santo, avranno a compagni 200 lebbrosi. Anche si spegnesse la fiamma che arde davanti l'altare, un'altra fiamma resterà sempre accesa in otto cuori successivamente, la fiamma della fede, della speranza, dell'amore. E perche tutto avesse a riuscire con ordine, si fecero fare otto inginocchiatoi ricoperti di cuscinetti (si tratta di lebbrosi) coi rispettivi sedili per quelli che non potessero restare in ginocchio tutta la mezz'ora. Si comperò al Socorro un orologio a pendolo che marcasse e suonasse le ore e le mezze, per avvisare opportunamente i cambi da farsi; e dopodomani, giorno solennissimo del Corpus Domini, è stabilito per la inaugurazione della nuova e carissima Associazione.

Un altro delicatissimo frutto, e certamente carissimo al Cuore di Maria, produsse la novena, o dirò meglio, il giorno della festa. Organizzata l'Associazione dell'Adorazione perpetua in omaggio al SS. Sacramento, per le persone adulte, era giusto e doveroso fare qualche cosa per la Madonna, tanto più che ci trovavamo nel mese a Lei consacrato. Era intenzione mia intentarlo durante la missione che si doveva subito incominciare dopo la festa suaccennata. Ma la Madonna non volle indugi, e pareva avesse premura di raccogliere fra le sue braccia e sotto il suo manto quei bambini e quelle bambine, che così divotamente l'avevano accompagnata in quel vero trionfo della processione. Prima di por termine al panegirico una idea prepotente si fissò nella mia mente; e ad ogni. istante mi venivano sulle labbra queste parole: Dà a Maria questi figliuoli e queste figliuole! Non potei fare a meno; anticipandomi ai miei desiderii finii per parlare della grande consolazione che avremmo dato a Maria, se in quel giorno stesso si stabilisse l'Associazione delle figlie di Maria per le fanciulle, e di S. Luigi per i fanciulli. L'ora era solenne; il momento opportuno e ben scelto; l'entusiasmo in tutti e grandi e piccoli. Dirigendomi dapprima alle fanciulle, le animai a desiderare e ad accettare il titolo di Figlie di Maria, che loro offriva in suo nome. Dimostrai loro che onore più ambito, gloria più bella non potevano desiderare che quello di chiamarsi e di essere d'allora in poi Figlie di Maria, la Madre di Dio, la Regina degli Angeli ! Oh ! non lo terreste voi per un vero onore ed una grande gloria, se una regina della terra vi scegliesse di preferenza e vi adottasse per figliuole? Ebbene assai maggiore è l'onore e la gloria che Maria vi offre in questo momento, dandovi il titolo di figliuole sue. E le grazie pioveranno dalle sue mani su di voi in maggior copia che sopra gli altri ; principalmente allorchè vi trovaste in qualche pericolo di perdere l'innocenza e di offendere il Signore. Per tutti quelli che l'onorano e l'amano Essa ha tesori di grazie, per tutti i cristiani Essa è e sarà sempre aiuto potente; ma i migliori tesori saranno certamente riservati a voi, una volta che portiate il nome di figlie di Maria, e mostriate sul petto, vincendo ogni rispetto umano, la sua benedetta medaglia. Il demonio non oserà più tanto avvicinarsi a voi colle sue brutte tentazioni, vedendovi coperte collo scudo di Colei, che un dì gli schiacciò la testa superba; i cattivi vi rispetteranno, sapendo che siete figlie di Maria, ed i buoni vi ameranno ancor di più di prima, vedendo in voi il più bell'ornamento delle loro famiglie, un nuovo tesoro per il lazzaretto. Mi diressi poi alle madri, ai padri, ai fratelli, obbligando tutti a darmi un consenso tacito, che nessuno metterebbe ostacolo, perchè le figlie e sorelle potessero liberamente dare il loro nome a questa Associazione, se così l'avessero desiderato, dimostrando quanti vantaggi ne avrebbero essi pure ricavato dall' avere in casa le bambine più ubbidienti, più docili, più modeste, ecc. La stessa sera le Suore avevano già una lunga lista di circa ottanta nomi di giovanette dai 10 ai 20 anni, che vollero essere le prime a rispondere all' invito. Altre ed altre si presentarono nei gìorni successivi; e presto tutte le figlie del lazzaretto formeranno una magnifica corona intorno alla Madonna, e saranno la sua più grande consolazione; ed Essa le chiamerà gaudium et corona mea.

In quel giorno non credei di stabilire subito la Congregazione dei Luigini; mi accontentai di annunziarla e di prometterla. Lo faremo in questi giorni, della missione. Grande è pure l'entusiasmo e l'allegrezza anche per parte dei ragazzi.

Ecco i bei frutti che colla grazia di Dio, la benedizione della Madonna e la cooperazione di questi buoni e cari ammalati, si poterono far maturare e raccogliere durante la novena e la festa di Maria Ausiliatrice fatta in questo lazzaretto, nell'anno 1899. A tutto questo si aggiunga la già fiorentissima Congregazione dell'Apostolato dell'orazione, eretta nel lazzaretto l'anno trascorso ; e si capirà di leggieri quanto progresso si è fatto nel bene, in meno di due anni, dacchè sono qui i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice, e con quanta docilità si prestano questi cari lebbrosi a lasciarsi guadagnare per il Signore e per il Paradiso.

L'annuncio della missione - Divieto di parteciparvi - Nobile gara ed eroici sacrifizi dei lebbrosi - Sarà forse l'ultima?

La domenica fra la novena di Maria Ausiliatrice, durante la Messa, quando vi era maggior concorso di popolo, anche dei dintorni, annunziai che il giorno 25, cioè il giorno dopo la festa di Maria Ausiliatrice, si darebbe principio alla Missione, alla quale invitai tutti quei del lazzaretto, ammalati e sani, a prendervi parte; ma nello stesso tempo proibii a tutti quelli che non sono della Contratacion di intervenirvi.

Quest'esortazione parrà strana a chi non conosce certe cose, che è bene che io aggiunga. Succede in queste terre colombiane, principalmente nei paesi della campagna, che la gente in generale non si confessi, se non al tempo della missione. Gli uomini in particolare fanno pochissimo caso del precetto della Chiesa, che ordina la confessione annuale e la Comunione pasquale; la corrente è così forte, che anche moltissime donne si lasciano trascinare dalla medesima. E così passa un anno, due anni e più ancora e molti fanno l'orecchio da mercante al sacerdote, quando in tempo di quaresima ricorda a tutti l'obbligo del precetto pasquale. Vuole essere obbedito da tutti, anche dai più indifferenti e neghittosi? Dia l'annunzio della missione, senza neppur troppo insistere sulla convenienza di farla bene. Tutta la popolazione, per grande che sia, vi prende certamente parte; anzi è uso che dai paesi vicini vanno in buon numero a godere di questo benefizio. Ecco la ragione della mia proibizione a quelli che non appartengono al lazzaretto. E fu prudenza. La Chiesa di questo lazzaretto può a mala pena contenere tutti i suoi abitanti, che arrivano quasi a due mila. Io era certo che in questo tempo anche i più restii sarebbero venuti. Or bene, se non si faceva quella proibizione in tempo, la voce sarebbe corsa per i paesi limitrofi, che qui vi sarebbe missione, e moltissimi sarebbero accorsi dal di fuori. Ma che sarebbe avvenuto? Che il posto riservato agli ammalati, l'avrebbero occupato i sani e di altri paesi; che i poveri ammalati, non potendovi entrare con comodità o dovendo starvi a disagio, non avrebbero partecipato se non in piccolo numero; mentre mia intenzione era che la missione fosse precisamente per loro. Di più: per confessare tutta questa gente del lazzaretto non eravamo che due preti e mezzo; il mezzo è il nostro convalescente D. Garbari, che, per il suo stato di salute troppo delicato ancora, ben poco avrebbe potuto occuparsi di confessioni. Altri confessori era difficile averne, per diverse ragioni. Ma come avrebbero potuto fare questi due preti e mezzo ad udire tante confessioni in tempo di missione, quando cadono pur nella rete tanti pesci grossi, se agli abitanti del lazzaretto se ne fossero aggiunti altri ed altri molti? Ecco schiarito il perche della mia proibizione tanto strana in apparenza. La ragione fu che gli ammalati di preferenza potessero cavare tutto il maggior bene possibile da questa missione, ed anche perche noi potessimo consacrarci unicamente al loro vantaggio spirituale.

Mentre scrivo fervet opus; la missione va a gonfie vele. Mattino e sera, alle due prediche, la chiesa è sempre piccola molti pare che non sieno sazii ancora: tanto che concorrono pure ai catechismi che nel pomeriggio si fanno per i fanciulli e le fanciulle. Anche i più ammalati, quelli che sono quasi distrutti dal male, con non piccolo sacrifizio, come è facile immaginare, vogliono prendervi parte. Gli uni si aiutano colle gruccie, gli altri col bastone; i più forti sorreggono i più deboli; mattino e sera vedo una povera donna passare a carponi davanti la nostra casetta, con quanta fatica non è chi lo possa immaginare; ma tutti vogliono godersi questo ben di Dio, e questa grazia segnalatissima, che è la missione. Lo capiscono : per molti sarà l'ultima volta. Sebbene l'anno venturo alla stessa epoca speriamo di dar nuovamente la missione, molti non vi saran più. Qui si muore presto: sarà il male, sarà il clima, forse la miseria e le privazioni, oppure un po' tutto insieme : il fatto è che qui gli ammalati di lebbra muoiono assai più presto di quelli che vivono in Agua de Dios. Sarà un male od un bene? Chi lo sa. Quello che io so, e vedo e tocco con mano si è che, anche colla lebbra addosso, si è attaccati alla vita come chi gode perfetta sa, late, e si fa di tutto per allungare quanto più è possibile questa miserrima loro vita. Dall'ultima missione fino ad oggi sono passati appena 18 mesi; orbene in questo frattempo ben circa 150 se ne partirono per l'eternità; altri molti si vanno avvicinando rapidamente. Essi lo conoscono, ne sono convinti; ed è per questo che mettono tanto impegno per far bene questa missione, che per molti sarà certamente l'ultima. Io non dubito punto che nessuno di loro, dai più piccoli ai più grandi, e giovani e vecchi, e uomini e donne, e sani ed ammalati, mancherà alla Comunione generale che, colla grazia di Dio, si farà la solennità del Corpus Domini. In quel giorno si inaugurerà solennemente l'Adorazione perpetua col Santissimo esposto; si lascieranno stabilite ed organizzato le Associazioni delle Figlie di Maria e di S. Luigi; alla sera si farà con tutta la pompa possibile la processione col Venerabile, e si daranno i ricordi della missione; e così sarò libero di ritornarmene verso la Capitale, dopo due mesi d'assenza.

Ecco, carissimo e veneratissimo Padre, un resoconto di quel po' di bene che i suoi figli e le Suore di D. Bosco hanno potuto fare per l'addietro e stanno facendo adesso in questo lazzaretto, colla grazia di Dio e la benedizione di Maria Ausiliatrice. Ci benedica tutti anche lei, amato Padre, ma in particolare benedica chi resta qui a compiere la più difficile ed insieme la più nobile missione che si conosca. Benedica ancora questi 950 lebbrosi, che tanto amano lei, che sanno Padre dei Padri loro: consigliere, amico e tutto di coloro che sono per loro consiglieri, amici e tutto.

Baciandolo la mano, godo professarmi

Devotissimo Figlio Sae. EVASIO RABAGLIATI.

AFRICA

L'Opera Salesiana in Orano. (Lettera di Don Carlo Bellamy) (Seguito dal Bollettino di Ottobre scorso. )

Le prime prove teatrali. - L'opera dei soldati- Il Patronato degli Scolari - Libreria di propaganda - Tempi felici - La culla dell'Apostolato Salesiano in Africa.

A ritorniamo al giorno della benedizione della nostra prima Cappella, perchè quel giorno reca seco anche il ricordo delle nostre prime prove teatrali. In quella sera memoranda i nostri giovani attori misero in scena, interpretandola a lor modo, la Casa della fortuna, commedia scritta da D. Bosco e che strappò le risa fino alle lagrime agli spettatori assai numerosi, tra cui Monsignore, i membri del clero e molte altre notabilità di Orano. Lo stesso giorno aveva luogo un fatto, che, quantunque passato pressochè inosservato, doveva dar origine ad un'opera veramente bella. Tre antichi allievi della nostra Casa di Parigi-Menilmontant, trovandosi di guarnigione ad Orano, venuti a salutare il loro antico Direttore, divennero le fondamenta dell'Opera dei Soldati, la quale doveva avere rapidissimo sviluppo e darci molte consolazioni. Essa fu tosto iniziata per desiderio formale di Mons. Vescovo e con la sua benedizione. Serate di famiglia, biblioteca, divertimenti, facilità per la corrispondenza epistolare, si stabilirono prontamente; ma sopratutto furono gli esercizi di pietà, gli esercizi spirituali, nei quali si prega per la famiglia assente e per i compagni defunti, che attiravano i nostri cari soldati. Tosto fu notabile il risveglio delle pratiche religiose: le Comunioni dei soldati aumentavano fino a 25 o 30; e qual'emozione non provai allorchè vedeva un bravo giovane - nè seminarista, nè religioso - venire, ancor digiuno, a domandare di esser comunicato alle ore cinque di sera. E poichè io lo rimproverava paternamente : « Che vuole, mi rispondeva, io non posso vivere senza comunicarmi ! » Opera facile, feconda di frutti e di grazie, sommamente opportuna pei figli della patria costretti alla vita della caserma, essa in Orano prosperò tosto, e venne un tempo, in cui contava un centinaio di soldati frequentanti le riunioni più regolarmente che lo permettevano le esigenze del loro servizio. Ma anche quest'opera doveva risentirsi del colpo che ci percuoteva, e la prudenza ci consigliò a moderare il nostro zelo ed a ridurre in assai modeste proporzioni quest'opera, che attualmente è assopita nell'aspettazione dei giorni di libertà.

Fin dai primi giorni la nostra grande Casa fu aperta a tutti i fanciulli poveri del quartiere, ed era un piacere il vedere quali partite essi facevano attraverso quelle sale, quei corridoi e quelle scale, quelle camere non ancor rimesse... Alla sera, a notte fatta, era necessario metterli per forza alla porta questi cari fanciulli - ed oh ! quante volte essi rientravano per la finestra !

Frattanto, il 29 gennaio 1892, quest'opera dapprima informe, organizzata dipoi, prendeva il nome di Patronato di S. Francesco di Sales in favore degli scolari, senza distinzione di classe, con annessa lezione di Catechismo per la preparazione degli adulti alla prima Comunione. È inutile spiegare ai nostri Cooperatori lo scopo di quest'opera, e la sua organizzazione : dirò solo che il Patronato fu tosto ed è ancora frequentato con sorprendente regolarità da circa 150 fanciulli, nei giorni festivi, nei giovedì ed in tutti gli altri giorni di vacanza. Ben posso confessare qui, quanta costanza, attaccamento, vera e solida pietà si è potuto ottenere, contrariamente alla loro riputazione, dal buon cuore di questi nostri piccoli Algerini, quando sono amati e quando loro si aprono i tesori della divina grazia. Attualmente quattro di questi piccoli Algerini del Patronato sono divenuti per sempre Confratelli Salesiani, e sono i miei più preziosi, più docili e più affezionati ausiliari; altri ve ne sono che si preparano a far altrettanto. Il primo anno di nostra installazione si terminò con trasferire all'Oratorio di S. Luigi la nostra abitazione e la Scuola primaria, la quale fu tosto frequentata da 125 a 150 ragazzi in media.

Infine una Libreria, avente il doppio scopo di diffondere buone letture e di procurare qualche risorsa alla nostra Casa, compiva la serie delle buone opere fondate in via Ménerville in questo primo anno del nostro soggiorno ad Orano.

Per dir tutto in breve, ho notato la fondazione dì ciascuna opera, dando un cenno del suo sviluppo e stato attuale, e qui si ferma per ora la mia intenzione. Ma non posso abbandonare l'Oratorio di S. Luigi, senza gettare, pieno di commozione, uno sguardo a quei tempi primitivi tempi di lavoro, di prove, di consolazioni che la Provvidenza si compiacque accumulare in breve giro di anni su questa Casa benedetta ! Quanta povertà allora, ma eziandio quanto fervore! quanta gioia esuberante ! Erasi privi di tutto, fuorché delle anime, ed esse bastavano per la nostra felicità: Beati qui esuriunt et sitiunt justitiam, quoniam ipsi saturabuntur. Quelli erano bei tempi e si diceva : In questa Casa si respira la grazia di Dio ! Oratorio di S. Luigi, lasciandoti, io saluto in te la degna culla dell'Apostolato Salesiano in Africa. Altrove si faranno cose più grandiose, ma in nessun luogo fuor di te si vivrà più felicemente! In te aleggiava lo spirito di D. Bosco !

III. Eckmuhl. Al giardino degli Olivi - Un titolo più che salesiano - Un dono fatto a proposito - Come si alloggiano i bambini della Provvidenza - I nostri progetti saranno sempre progetti? - Oratorio Salesiano in miniatura - Ambizione più che legittima - Una divozione tanto evangelica che salesiana - Amore e zelo salesiano - Obiezioni ed esperienza..

Il 31 gennaio del 1893, anniversario della morte dell'amatissimo nostro fondatore Don Bosco, festa dell'Orazione di N. S. nell'Orto degli Olivi, prendevamo possesso ad Eckmuhl di quel terreno piantato di olivi, che doveva diventare l'Oratorio di Gesù Adolescente.

Eckmuhl, villaggio posto sopra un vasto poggio che domina la città d'Orano ed il Mediterraneo, gode eccezionali condizioni di salubrità: noi vi abbiamo buon'aria e buona acqua, due vantaggi inapprezzabili in Africa.

A Gesù per Maria. - La buona Mamma aveva accettato la dedica della nostra prima Casa, epperò conveniva dedicar la seconda al suo divin Figlio; d'altronde la Chiesa parrocchiale d'Eckmuhl è già consacrata al SS. Cuor di Gesù. Perciò io, e per modificare questo titolo e per una tenera divozione al mistero dell'Adolescenza di Gesù sì mirabilmente appropriata alla nostra vocazione di educatori della gioventù, adottai il bel vocabolo di Cuore di Gesù Adolescente. Tanto bastava per indicare l'intenzione che il nostro Internato di Eckmuhl divenisse, a somiglianza di quella di Nazaret, una vera santa famiglia, una casa di preghiera, di lavoro e di pace.

Esercizio della Buona Morte, Messa, istruzione di circostanza, processione (eravamo in nove), benedizione della proprietà e desinare alla salesiana segnarono la nostra presa di possesso.

La proprietà comprendeva una casa d'abitazione, circondata da vasto giardino di forma rettangolare. La casa era stata fabbricata per servire d'abitazione ai Missionari diocesani, ma il progetto andò fallito. A noi bastava appena per installarci, e si dovette pensar subito ad ingrandirla. V'era però un ostacolo nel terreno, che ben vedeva essere insufficiente per dare alla nostra Opera quello sviluppo che le era necessario per la vicinanza di una città di 80.000 anime e di cui la popolazione povera forma l'immensa maggioranza. Ma la mano della Provvidenza tolse l'ostacolo, ed io vado ben lieto di poter inserire nella prima pagina di questi cenni storici il nome della insigne benefattrice Anais Brassens, la quale, offrendoci un vasto terreno vicino al nostro, rese possibile la realizzazione dei nostri progetti.

Tranquilli per questa parte, ci mettemmo risolutamente all'opera, ed ormai ogni anno, per non dire ogni mese, ad Eckmuhl si avrà qualche modificazione o nuova costruzione. Piantagioni d'alberi, dormitori, refettori, cappelle... s'innalzano o s'organizzano successivamente; di più, laboratori, scuole, sale per accademie e feste s'allineano regolarmente sui lati del rettangolo in padiglioni separati onde permettere all'aria ed alla luce di circolare a profusione. Ogni fabbricato è riparato dagli infuocati raggi del sole africano per mezzo di un elegante viale. Nel mezzo una bella vasca, circondata da un giardino di aranci, di palmizi, di banani, di caoutchoucs... separa i due cortili di ricreazione. Questo forma le square de Don Bosco, perchè il busto del nostro amato Padre, offerto dai nostri cari antichi alunni, si eleva nel centro su d'una graziosa colonna: egli presiede alla vita della casa e l'anima del suo spirito. Ed i nostri cari novizi mantengono intorno a questa colonna, con una particolar sollecitudine, i fiori che ai loro occhi simboleggiano le virtù care a D. Bosco e di cui desiderano pur essi adornare l'anima loro. In tutto regna una religiosa semplicità, ma l'insieme presenta una bella visione, che reca piacevole meraviglia al visitatore ed impressiona favorevolmente i nostri ragazzi, cui piace sommamente. Non son forse da trattarsi così i figli adottivi, i bambini della divina provvidenza?

Il nostro stabilimento ha un sol difetto, cioè di esser troppo stretto, poiche stringi e ristringi ne contiene ammucchiati tra superiori e giovani un buon centinaio. Così, a Dio piacendo ed ai nostri Superiori, lascieremo che questa casa mirabilmente disposta diventi un gruppo d'opere esterne : scuole, patronato, riunione d'antichi allievi, casa di ritiro per i giovani... e stabiliremo il nostro convitto su più vaste proporzioni. Il terreno donatoci dalla Signora Brassens è già preparato con quest'intenzione. Esso è già tracciato, piantato e provvisoriamente utilizzato in giardino-scuola ; un pozzo assicura abbondanza d'acqua e si attende solo che una parola di Don Rua e la generosità dei nostri amici permettano ai nostri progetti di non restar sempre progetti! Se l'Oratorio attuale di Gesù Adolescente non è che una Casa Salesiana in miniatura, dico tuttavia che tutto vi è organizzato e funziona regolarmente come nelle nostre grandi Case: infatti v'è la Sezione degli scolari per i fanciulli dai 10 ai 12 anni, opera tanto utile in un clima, ove tutto è precoce. Dopo il certificato degli stadi, cui sono preparati, essi scelgono, secondo la loro inclinazione, tra il laboratorio o gli studi secondari. - Sezione degli studenti avviati agli studii secondari in vista della vocazione ecclesiastica. V'è annessa pure l'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice per gli adulti. - Infine gli Apprendisti che si dividono in quattro laboratori: calzolai, sarti, falegnami, fabbri ferrai, cui conviene aggiungere il giardino-scuola ed anche il Forno di S. Antonio, che non cessa mai di lavorare ed il cui laboratorio è certo il più frequentato dagli avventori.!

Convien dire che l'insegnamento teorico e professionale dei nostri apprendisti è l'oggetto costante delle nostre preoccupazioni e d'un perfezionamento incessante. L'insegnamento professionale comprende i corsi elementari, medii e superiori col relativo diploma d'operaio. Si passa da un corso ad un altro mediante un esame dato splendidamente davanti ad una commissione composta dai nostri capi-officina e da maestri della città riconosciuti esperti nel loro mestiere : l'attestato è il risultato dei voti ricevuti durante l'anno e dell'esame. S'organizzarono corsi di disegno, di contabilità, di teorica professionale, come pure visite ai principali stabilimenti industriali. Così i nostri operai acquistarono a poco a poco in città una nomea, che va crescendo di gìorno in giorno e che loro procura lavoro, ed ai più giovani collocamenti vantaggiosi.

Non siamo però ancora soddisfatti: poggiamo più in alto. Aspiriamo cioè che la nostra scuola, da scuola di volgare noviziato diventi una scuola pratica di maestri, convinti che i nostri giovani potranno tanto più liberamente e senza ostentazione affermare le loro religiose credenze, quanto più s'imporranno colla loro superiorità morale, intellettuale e professionale: convinti che il bene, che ci proponiamo di fare per la patria e per la Chiesa, sarà tanto più considerevole quanto più c'impegneremo a formare la parte dirigente della classe operaia. Così le offerte dei nostri Cooperatori renderanno il centuplo; e in questo modo parmi di ben comprendere le intenzioni dei nostri benefattori.

Con tutto questo non si trascura l'educazione morale de' nostri cari apprendisti, ed assicuro che si ha un mezzo molto potente per allevarli cristianamente nella divozione di Gesù Adolescente, pienamente conforme alla loro età e condizione sociale. Gesù Adolescente è il modello degli studenti, come degli apprendisti. È l'ideale del novizio, cui nessun motivo umano potrà giammai allontanare dal suo celeste Padre. A Lui è consacrata la nostra Cappella. È sua la bella statua (opera d'arte del Bogino) che domina l'altare. Per nostra festa patronale si scelse la solennità della Sacra Famiglia, perche l'uffizio ed il vangelo di tale solennità ci descrivono la vita di Gesù adolescente. Questa festa è preceduta da un mese di speciale divozione, mese che fa seguito a quello della santa Infanzia: cantici, pie letture, pratiche varie, orazioni e preghiere conformi alla liturgia, inspirano la pratica di questa divozione. E così, seguendo d'esempio di Gesù, che cresceva in grazia, in scienza ed in saggezza, i nostri cari giovani, sommessi ai loro superiori, fanno visibili progressi in salute, in scienza ed in santità.

Parlando delle nostre opere d'Orano non posso passare sotto silenzio l'esistenza d'una associazione, piena di vita e di speranza, l' Unione degli Antichi Allievi delle nostre Case di Orano, la quale differisce da altre società consimili in questo, ch'ella è un centro apostolico, un aggruppamento di parecchie associazioni aventi carattere differente ed organizzazione distinta. È in questo modo che gli Antichi Allievi residenti in Orano hanno successivamente fondato : I. L'Unione Ricreativa, specie di circolo aperto ai giovani praticamente cristiani, che desiderano darsi assieme a buoni compagni ai divertimenti che la loro età reclama. Si riuniscono la domenica ed i giorni di festa. Usufruiscono d'un giardino per ricreazione, d'una sala da giuoco, d'una biblioteca, d'un caffè, d'un uffizio di collocamento e di mutua assistenza. Inoltre hanno anche trattenimenti. musicali. Ogni cosa è regolata da un Consiglio d'amministrazione. II. La Pia Unione del Sacro Cuor di Gesù, organizzata come le Compagnie esistenti nelle nostre Case. Ha per iscopo di conservare nei giovani, che vivono nel mondo, lo spirito di pietà, restando fedeli, per quanto è possibile, alle pratiche di divozione in uso nelle Case di D. Bosco, intervenendo alle pratiche di pietà ogni venerdì, alla Messa nelle Domeniche, all'esercizio mensile della buona morte ed infine partecipando al ritiro annuale. I membri poi sono aggregati all'apostolato della preghiera. III. Infine, per mettere la loro fede e la loro virtù sotto l'egida della carità, si costituì tra loro una Piccola Società di S. Vincenzo de' Paoli per beneficare le famiglie povere d'Eckmuhl. S'ingegnano in mille modi per avere delle risorse che finora furono molto abbondanti.

Ci si dirà che il nostro zelo è un po' indiscreto e che domandiamo troppo a giovani di mondo. Rispondiamo che più si domanda al cuore d'un giovane, più dà e più si dà che sono liberissimi d'ascriversi all'una o all'altra di queste associazioni, le quali sono in piedi già da tre anni, delle quali le più frequentate sono la Pia Unione e la Società di S. Vincenzo de' Paoli.

IV. Le Suore di Maria Ausiliatrice.

Le Suore di D. Bosco ad Orano. - A Mers-el Kebir - Installazione provvisoria e definitiva - Una sorpresa per Don Rua - Mersel-Kebir sciama ad Echmuhl - Villa Maria Ausiliatrice.

Fin qui ho parlato del campo dei Salesiani in Orano; ma essi qui non sono gli unici figli di D. Bosco : vi sono eziandio le Suore di Marìa Ausiliatrice, comunemente dette di D. Bosco, ed è doveroso aggiunger un cenno sulle due loro Case, una a Mers-el-Kebir e l'altra a Eckmuhl.

L'8 dicembre 1893, festa dell'Immacolata, il buon Curato di Mers-el-Kebir vide finalmente realizzate le diuturne sue speranze, perchè le Suore di Maria Ausiliatrice vennero a stabilirsi nella sua Parrocchia consacrata a N. S. Aiuto dei Cristiani. Tutta la Parrocchia fu in festa, ed i bravi pescatori, d'origine napoletana, che formano la maggioranza della popolazione, accolsero le Suore di D. Bosco col maggior entusiasmo a loro possibile.

Le Suore apersero tosto un Oratorio e Laboratorio, avendo in pari tempo cura della lingeria delle nostre Case d'Orano. Sventuratamente la piccolezza della Casa era di ostacolo al loro zelo. Ma vi provvide l'inesauribile mano della Provvidenza, facendo si che ci venisse offerta a condizioni favorevolissime, dalla pia famiglia che ne era proprietaria, una vasta casa di stile monacale, con giardino e prato, e su cui il Curato già più volte aveva fissato, ma invano, lo sguardo.

Le Suore ne presero possesso nell'ottobre del 1896, aggiungendo alle opere già esistenti una Scuola primaria. Spero che presto un piccolo Orfanotrofio completerà quest'opere di carità a favore delle giovinette. È consolante poi il poter aggiungere che parecchie giovanette, rapite dalle dolci maniere delle buone Suore di D. Bosco e dalla bellezza della loro vita, vestirono già l'umile abito delle Suore di Maria Ausiliatrice, ed altre vi aspirano.

Presentemente si sta preparando al nostro buon Padre D. Rua (1) la sorpresa e la consolazione di poter benedire una Cappella molto bellina, alla cui condecorazione volle largamente contribuire con spontanea sottoscrizione la povera, ma pia popolazione di Mers-el-Kebir.

La casa di Mers-el-Kebir non tardò a sciamare, e nella festa di Maria Ausiliatrice, il 24 maggio dell'anno scorso, le Suore si stabilirono ad Eckmuhl, in una modesta, ma ridente villa, vicina alla nostra Casa, per dedicarsi alla cucina e lingeria deì nostri giovanetti.

(1) D. Bellamy scriveva queste linee alcun tempo prima della visita di D. Rua in Africa (N. d. R.).

V. L'Avvenire.

Una questione per finire - Risposta semplice, ma poco pratica.

Questo è in poche parole l'idea storica e lo stato attuale delle Opere Salesiane ad Orano, pallida narrazione, spoglia di mille particolari ed aneddoti, che la renderebbero viva ed interessante, se fosse già arrivata l'ora di parlare liberamente.

Ma qualcuno domanderà: quali sono le vostre risorse? Le nostre risorse sono quelle di tutte le Case Salesiane, che confidano nella Provvidenza, con la differenza che in Algeria queste risorse sono minori che negli altri paesi. Qui i cattolici praticanti sono poco numerosi e generalmente poco fortunati. Le opere nascenti e da sostenersi sono numerose, ma come nelle guerre son sempre gli stessi che sostengono il pondus diei et aestus, così è sempre alle stesse porte, cui le buone opere vanno a bussare. Orano ha ben fatto quel che ha potuto. A Bel-Abbès, un Comitato, mirabilmente diretto da una Cooperatrice che conobbe Don Bosco, mantiene cinque orfanelli. La Francia, sopratutto alcune città dell'Eure-et-Loir, fece assai per noi; ma tuttavia, per ciò che riguarda le risorse, queste Case si possono considerare come in un vero paese di missione.

Ma allora come si possono intraprendere e sostenere tante opere? La cosa è più che semplicissima: si è fatto dei debiti... e più non ci rimane che di pagarli.

Un fatterello - Il Banchiere e la Provvidenza - Non e punto una fiaba: - Speranze - Voti.

A questo proposito racconterò un fatterello proprio recente. Pochi giorni fa un uomo d'affari, nostro grande amico, venne a farmi visita e con aria triste mi disse: - Sa, Padre, quello che si dice di lei in città? - No, favorisca lei informarmi. - Si dice che la S. V. ha debiti, è vero? - Perfettamente vero. - Ma... lei non teme? - No : ma temo di una cosa sola, che cioè non si dica abbastanza che i Salesiani hanno debiti. Senta un fatto che mi è capitato in Francia. Pochi anni fa un bravo panattiere, stanco di farmi credito (e ne aveva ben donde), mi minaccia di non fornirci più il pane, se entro due giorni non gli avessi dato un forte acconto. Gli dissi che avrei fatto tutto il possibile e feci pregare i miei giovanetti per questo fine... Ora, il dì seguente, domenica, un domestico viene a dirmi che la sua padrona desidera vedermi per un affare urgente. Quel dì pioveva a catinelle, tuttavia mi recai tosto dove era chiamato. - Mio Padre, disse la Signora, lei ha debiti, io lo so. - Sì, Signora. - Lei deve tanto al suo panettiere. - Sì, Signora. - Questi minaccia di non dar più pane, se non vien pagato. - Sì, Signora. - Prenda Padre, ecco di che pagarlo. - E la degna cristiana mi rimise la somma necessaria, che io rìcevetti non dico con quanta contentezza! - Curioso di conoscere quest'enigma, feci a mio modo una piccola inchiesta parlamentare, e senza troppa fatica venni a sapere dalla portinaia che il nostro panattiere, partito da me e recatosi in quella casa, aveva altamente e duramente manifestato il suo malcontento e le sue minaccie a nostro riguardo. La buona signora, sentendo ciò, venne a conoscere la nostra miseria, il nostro imbarazzo e la sua carità ci venne in aiuto. - Questo prova, aggiunsi io, l'utilità che si dica e si sappia i Salesiani avere dei debiti. - Il nostro buon amico, sentendo questo fatto e la mia riflessione finale, mi lasciò tutto commosso, perchè uomo di fede; ma, da buon banchiere parve per suo conto personale poco convinto della forza del mio argomento.

Ed ora che il Bollettino sa le mie confidenze, spero che la carità dei nostri buoni Cooperatori, sopratutto della Francia, non verrà meno a questo campo di missione africana. Dalla prossima visita poi dell' amatissimo nostro Superiore Don Rua spero grandi cose per il progresso di queste opere e per le future missioni fra i negri. E qui vorrei dirle, Sig. Direttore, la mia gioia, i miei voti per questo imminente faustissimo avvenimento, ma lascio a lei l'indovinare questi rapidi moti del mio cuore : solo le noterò un altro motivo della mia allegrezza. La Chiesa d'Orano che da più mesi (per le dimissioni di Mons. Soubrier, il quale per salute dovette abbandonare il suo gregge e di cui noi conserveremo eterna memoria), attende il suo nuovo Pastore. Ora sta per averlo nella persona di S. E. Mons. Cantel, già parroco di S. Dionigi del SS. Sacramento a Parigi. Noi siam sicuri di trovare in lui tutta la predilezione paterna, di cui ci fu largo Mons. Soubrier, e perciò salutiamo la sua venuta tra noi, con le più liete speranze e coi nostri rispettosi e figliali auguri.

Mi raccomandi al Signore e mi creda

Suo Aff.m° Confratello in G. C.

Sac. CARLO BELLAMY

Superiore delle Opere Salesiane in Algeria.

IN FASCIO

AREQUIPA (PERù). -- L'inaugurazione del Collegio D. Bosco, Monumento per l'Omaggio Universale a Gesù Cristo Redentore. - Questa festa, compiutasi con tutta solennità fin dal 25 marzo, è una novella prova dei progressi delle nostre Opere nel Perù, specialmente in Arequipa, e della generale benevolenza, con cui sono trattati colà i nostri Confratelli. Dopo le funzioni religiose e la benedizione della Casa, data da Mons. Bedoya, Vicario della Diocesi, in assenza di Mons. Vescovo, al suono dell'inno nazionale, eseguito dalla banda del Collegio, nel vasto cortile del Collegio, trasformato con bandiere, zendadi ed orifiammi in magnifico salone, convenne il fior fiore degli Arequipegni. Il programma svariatissimo del trattenimento si svolse con armonia e perizia grande fra i più entusiastici evviva. Presiedeva Mons. Bedoya, e gli facevano bella corona le autorità civili ed ecclesiastiche, con il padrino e la madrina della solennità il Dott. M. Bellaunde e la Sig.a Metilde M. V. Montesino. Il padrino era rappresentato dal Sig. Villalonga, il quale, dopo vari canti e declamazioni, pronunziò un breve discorso, entusiasmando tutti a continuare sempre nel sostenere questa opera provvidenziale per Arequipa. Il Direttore del Collegio D. Santinelli, esposto lo scopo di D. Bosco e dei suoi figli, ringraziò tutti i bebefattori e specialmente il Sig. Presidente della Giunta Dipartimentale, Dott. Mariano Bellaunde, il Presidente della Società d'Agricoltura Dott. Manuele M. Garda Calderon e la Municipalità tutta.

Prese infine la parola il Can. Silva, Presidente del Comitato per l'Omaggio Mondiale a Cristo Redentore in questo fin di secolo. Rivolto a Monsignore, al Vice Prefetto e agli illustri Signori e Signore, fece comprendere lo scopo della festa. « Il mondo cattolico, disse, prepara grandi solennità per offrire un Omaggio Mondiale a Cristo Redentore in sul finire di questo secolo ed inizio dell'altro. Queste solennità però non debbono essere solo una momentanea mozione, un fuoco di paglia, ma un monumento duraturo, atto a dar gloria a Gesù Nazareno, coll'accrescere le fede dei suoi fedeli seguirci. Per questo la Giunta Provinciale della cattolica Arequipa provvidenzialmente ha stabilito che il monumento in Omaggio a Gesù Redentore e al suo Vicario sia il Collegio Salesiano, oggi solennemente inaugurato, con l'unita Chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice. Questo sarà un muro di salvezza per tanti, e se tutti gettiamo un granello di arena, questo muro salvatore si innalzerà per mano di noi tutti... » Poscia fu data pubblica lettura dei vari Comitati formati in Arequipa e fuori, incaricati di raccogliere i nomi di coloro che coll'offerta d'una lira contribuiscono ad innalzare il monumento. L'erezione di questo Istituto con annessa una pubblica chiesa a Maria Ausiliatrice come monumento di Arequipa a Cristo Redentore fu approvata e benedetta da Leone XIII.

Il Collegio inaugurato è in magnifica posizione ai piedi delle montagne, fra cui domina il Vulcano Misti : il fabbricato ha la forma di un quadrilatero, del quale finora si è inalzato solo il lato destro, che serve per le scuole e per la cappella provvisoria: la facciata a stile toscano, è semplice e bella : la costruzione di pietra del paese è solida. Nel vasto cortile del centro si eleverà la Chiesa di Maria Ausiliatrice. Annesso al Collegio vi è pure un vasto terreno per la Colonia Agricola ed altri cortili per l'Oratorio festivo. Tutto è ben arieggiato e sano. Ora i giovani, solo esterni per mancanza di locale, sono già più di 200. Ma per lo zelo degli Ariquipegni speriamo che in poco più di due anni tutto il fabbricato sarà compiuto ed abitato da un buon sciame di vispi peruani.

MESSICO. - Una parrocchia modello. - La parrocchia di Teotitlan è il centro d'un meraviglioso sviluppo di zelo salesiano. In meno d'un anno questo zelo ha fatto fiorire consolanti opere di salute e dato risultati di grande importanza per le anime. Oltre il Direttore locale, il R.m° Arciprete D. Raffaele Maria Osorio, lo stato maggiore dei nostri Cooperatori è composto dei RR.mi Curati di Huehuetlan, Huantla, Coxcatlan, Zoquitlan, Miahuatlan, Valle Nacional e Cuicatlan. Nove Decurioni hanno sotto di loro 208 Cooperatori. Teotitlan ha già dato due eccellenti vocazioni alle Figlie di Maria Ausiliatrice di quella Repubblica, e l'Oratorio Salesiano di Messico alleva due giovanetti di questa salesianissima parrocchia. Vennero distribuite più di mille medaglie di Maria Ausiliatrice , senza contare i numerosi libri editi dai Salesiani : opere scientifiche e letterarie, monografie d'opere salesiane e pubblicazioni su D. Bosco. Tutti i mesi Teotitlan riceve 200 esemplari del Bollettino Salesiano, periodico che ha fatto cessare pressoche tutti gli altri più o meno profani. La divozione alla Madonna di D. Roseo è cara anche a molti fedeli non ancor ascritti tra i Cooperatori, e ciò non fa meraviglia se si considera con qual materna munificenza Maria Ausiliatrice dispensa in mezzo a questo popolo credente grazie e favori d'ogni genere. Nè il Bollettino, ne la locale pubblicazione Salesiana - l'Opera di Maria Ausiliatrice nel Messico - bastano a registrare tutte queste grazie della Madonna di D. Bosco.

Quest'esempio può dare buone inspirazioni ai nostri amici del vecchio mondo.

S. PAOLO (BRASILE). - Festa del Sacro Cuor di Gesù. - Le solennità compiute lo scorso giugno nel nostro Santuario di S. Paolo ad onore del SS. Cuore di Gesù, costituirono quest'anno un vero avvenimento, preludio di quelle ancor più solenni, che quei nostri confratelli staran certo preparando per il principio del nuovo secolo. Tutti i giornali gareggiarono in farne relazione, e da essi, se lo spazio e più ancora la legge che ci siamo imposta di non perderci a fare descrizione di feste ce lo permettessero, potremmo raccogliere copiose notizie edificanti. Quindi diremo solo che questa festa, preparata con solenne novenario, produsse un gran bene. Tanto nei giorni della novena, come nel giorno della festa, numerosissime furono lo persone che si accostarono al banchetto eucaristico. Scelta musica venne eseguita dalla scuola di canto - composta di 130 voci - del nostro Collegio Convitto, la quale si rese immortale sopratutto per la perfetta esecuzione della grandiosa Messa S. Cecilia del M.° Gounod. Il panegirico detto dal più stimato ed eloquente predicatore di S. Paolo il R.m° Arcidiacono Dr. Francesco da Paola Rodriguez fu un vero capolavoro sull'amore di G. C. verso gli uomini, esortando in pari tempo tutti all'esercizio della carità fraterna con venire in aiuto dei fanciulli più bisognosi raccolti dai Salesiani nel Convitto di Arti e Mestieri annesso al Santuario. Alla sera poi, illuminazione, concerto nell'interno dell'Istituto ecc. una meraviglia insomma che lasciò in tutti profonda ed indimenticabile rimembranza.

APPARECIDA DO NORTE (BRASILE). - Visita pastorale. - Rileviamo dai giornali locali che lo scorso maggio S. E. R.ma Mons. Antonio de Alvarenga, Vescovo di S. Paolo, si degnò visitare varie nostre Case. Accompagnato dal suo segretario D. Luigi Samgirandi, dal R.mo D. Francesco Carlo da Silva, dal Superiore dei RR. PP. Redentoristi, il. R.mo P. Gherardo, e dal R.do Fra José, religioso domenicano, giunse all'insigne Santuario dell'Apparecida do Norte la mattina del 29 maggio. « Ivi fu ricevuto (così scrive la Pequena Revista catholica di S. Paolo) dal R.mo Mons. Giovanni Filippo, Vicario Foraneo di Guaratinguetà, dal R.mo Can. Benedetto Teixera da Silva, da D. Carlo Peretto, Ispettore delle Case Salesiane del Brasile, da diversi Sacerdoti Salesiani e Redentoristi, dal Comm. Giovanni Maria de Oliveira Cesare, tesoriere del Santuario, e da altri distinti signori. Disceso Monsignore al Santuario, dove era aspettato dalla banda e dalla Comunità dei RR. PP. Redentoristi, e fattavi orazione, recossi per la colazione in casa del tesoriere.

» Poscia, sempre accompagnato da numeroso seguito, visitò le costruzioni del nuovo Collegio che s'innalza a poca distanza dal Santuario. L'edificio è maestoso; la parte finita è di 82 metri di facciata e nella costruzione s'impiegarono già due milioni di mattoni e si spesero circa 300 mila lire. Tutto però è fatto con ammirabile solidità. Al mattino seguente Monsignore, celebrata la Santa Messa nel Santuario, visitò la Colonia agricola del Sig, Colonnello Rodrigo Alves do Rio, ammirando l'ordine, la costruzione ed il funzionamento delle macchine agricole, ma più di tutto lo spirito di Dio che presiede in quella famiglia veramente cristiana.

» Nel dì seguente si parti per Guaratinguetà, ove tutto era messo a festa per l'arrivo dell'amato Pastore. Nel Collegio di N. S. del Carmine, S. E. fu ricevuta dalle bambine e dalla veneranda Comunità delle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice. Il Cappellano introdusse S. E. nella magnifica Cappella del monumentale stabilimento. L'edifizio è nuovo, spazioso, ben ordinato in ogni suo scompartimento ed arricchito di grandiosi ed ombreggiati cortili. Ottima fu l'impressione che ricevemmo nel vedere l'affabilità delle RR. Suore e la piena soddisfazione delle ragazze per la visita dell'amatissimo loro Vescovo. S. E. visitò pure la vasta Chiesa Parrocchiale, l'Ospedale ed il Collegio S. Giuseppe, che è diretto dai Salesiani, ricevendo dovunque liete e figliali accoglienze. Ritornato al Collegio di N. S. del Carmine, Mons. degnossi gradire un po' di refezione preparata dalle Suore in un vasto e ben adornato salone.

» Quivi il R.mo D. Carlo Peretto, con brillante ed improvvisato discorsetto, salutò S. E. R.ma, attorniato da numerosi convitati della città, come Padre, Pastore e vero Angelo, che colla sua presenza anima i lavori apostolici dei figli di Don Bosco, dicendosi felice di vedere in quel momento radunati i personaggi più distinti della città, cui molto devono i Salesiani e le loro Opere. Monsignore ringraziando, rivolse il suo paterno saluto al venerando sacerdote Mons. Giovanni Filippo, a cui si devono le Case d'educazione da lui visitate e sì abilmente dirette dai figli di D. Bosco, saluto che fu entusiasticamente applaudito da tutti i presenti. Nel pomeriggio S. E., piena delle più soavi impressioni, fece ritorno a S. Paolo. »

Fin qui il sullodato periodico e noi altri non aggiungiamo che il nostro plauso di sincera gratitudine a Mons. Giovanni Filippo, che è il Padre de' nostri Confratelli della Provincia Brasilena di S. Paolo ed i nostri più vivi ringraziamenti all'Ecc.mo Vescovo per le tante prove di sua benevolenza verso i figli di D. Bosco.

AREQUIPA (PERÙ). - Posizione della la Pietra della Chiesa di Maria Ausiliatrice, monumento a Gesù Redentore nell'inizio del nuovo secolo. - Come sopra abbiamo accennato, l'idea di innalzare quale monumento della Provincia di Arequipa al Redentore una Chiesa a Maria Ausiliatrice, fu da tutti accettata con entusiamo, specie dagli Arequipegni ed il giorno 11 giugno se ne pose solennemente la prima pietra. Assistevano numerosissime persone anche della più alta nobiltà Peruana.

Mons. Bedoya, Vicario della Diocesi, benedisse la 1a pietra, che fu interrata con un tubo di vetro contenente medaglie, monete, reliquie ed una pergamena così concepita:

« In perpetuam rei memoriam!

» Nell'anno del Signore 1899, il giorno 11 giugno, governando la Chiesa il Sommo P. Leone XIII e la Repubblica Peruviana l'Ill. Sig. Dr. D. Nicolàs de Pierola, essendo Vescovo di Arequipa l'Ecc. Dr. Mons. Segundo Ballon, Prefetto di questo Dipartimento il S. Dr. D. Manuel Trinidad Marina, Presidente de la Giunta il S. Dr. D. Mariano Belaunde, Presidente de la Corte Superiore di Giustizia il S. Dr. D. Manuel Macedo, Sotto-prefetto del Circondario il Sr. D. Manuel Soto Roayna, Sindaco del Consiglio Provinciale il S. D. Carlos F. Tester e Vice-Sindaco incaricato il S. D. Manuel García Suarez; l'Ecc. Dr. Mons. Mariano L. Bedoya, Decano del Capitolo, Vicario della Diocesi ed allora Provisore generale (trovandosi assente in Roma Mons. il Vescovo) benedisse solennemente la prima pietra fondamentale della Chiesa di M. SS. A. e del Collegio Salesiano, che si innalzeranno come Monumento della Provincia di Arequipa a G. C. Redentore e all'Augusto suo Vicario, in sul finire del secolo presente e principio del futuro.

» Furono padrini della cerimonia, S. Ecc. il Sig. D. Nicolàs de Pierola, Presidente della Repubblica, e la S.ra Carmen de Goyenche, rappresentati rispettivamente, dal S. Dr. D. Alessandro L. de Romaña e la S.ra Josefa A. vedova de Romaña. Si collocò nella prima pietra alcune medaglie di Maria SS. Ausiliatrice, alcune reliquie, monete del tempo, e una lista dei Soci fondatori, protettori e collettori; come pure di tutti i Comitati incaricati dell'Opera.

» Per innalzare questo Monumento, dedicato esclusivamente al bene della gioventù povera e bisognosa, non ci appoggiamo ad altri mezzi che ad una grande confidenza in Dio, in M. SS. Ausiliatrice, e nel tradizionale entusiasmo e generosità dei figli di questa Provincia. »

Il verbale venne firmato dai rappresentanti dei padrini, da Mons. Bedoya, dalle autorità, dal Direttore della Casa Salesiana Don Ciriaco Santinelli, ecc.

Dipoi i numerosi invitati presero posto nel cortile, trasformato in salone, ove si tenne una modesta accademia musico-letteraria.

Pel primo parlò il Decano del Capitolo, ascoltato religiosamente dal numeroso uditorio. Indi il Dr. Alessandro Romaña, Senatore della Repubblica; il quale volgendosi alla eletta assemblea, disse come egli, rappresentante del Presidente della Repubblica, il quale sarebbe volentieri stato presente se lo avesse potuto, teneva come memorando questo giorno, che ricorderà alle future generazioni la fede di Arequipa, poichè il benessere dello Stato solo si può trovare nella unione colla religione. Questo monumento, diceva, non solo sarà un giardino salesiano, ma un attestato di amore all'Uomo-Dio, Gesù Cristo. E continuò a far risaltare il beneficio che l'educazione salesiana apporterà alla sua patria, come paese civile e come nazione religiosa. Diceva l'illustre oratore: Arequipa sarà incrollabile, essendo religiosa, contro le dottrine dei novelli filosofi. Io, signori, credetelo, sento un interno entusiasmo, pensando che, non ostante tante sventure, incolume resta nell'anime nostre il rispetto a Dio, principio del sapere; l'amor alla patria, principio del progresso e fortuna della nazione ; e faccio ardenti voti, perchè il proposito di consacrare questo Monumento a G. C. R., sia secondato da tutti di Arequipa, e perche la Opera Salesiana semini e raccolga abbondanti i frutti della sua istituzione per il bene dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Parlò in seguito, il Dr. D. M. Bellaunde, Presidente della Giunta Dipartimentale.

Accennò al movimento mondiale per onorare G. C. e il suo Vicario nel secolo veniente ; come tutte le rappresentanze della scienza, dell'arte e della religione, saranno là a rendere omaggio a Dio, a rendergli il loro tributo d'amore e gratitudine. « Ed Arequipa, la cattolica Arequipa, vuol prendere parte a questo universale accordo, ed ha avuto l'avvedutezza di associare al suo sforzo i figli dell'immortale D. Bosco. Oggi, egli disse, alle falde di queste tradizionali montagne collochiamo la prima pietra del tempio di M. SS. Ausiliatrice, consacrato al solenne Omaggio a G. C. Redentore, posto in una delle molte Case che la la famiglia generosa di D. Bosco consacra alla educazione ed al benessere della infanzia abbandonata, e presto udiremo risuonare sotto gli archi di questo tempio, il solenne Te Deum, cantato da mille voci infantili, il giorno della festa universale. » Queste parole, uscite dal cuore di valenti oratori e fervorosi cattolici, furono come si può immaginare, accolte con unanimi applausi. L'Accademia, riuscì con generale soddisfazione, e la musica del Collegio chiuse la festa.

Si raccolse dagli stessi invitati l'obolo della festa, con soddisfazione comune.

Il Debu, periodico accreditato di Arequipa, dopo d'aver data esatta relazione di questa festa ed aver incoraggiato i Signori e le Signore di Arequipa a sempre più aiutare l'opera del Monumento, soggiunge : « Che Iddio dia forza agl'instancabili Salesiani di Arequipa, perche il giusto loro desiderio non venga defraudato. »

Intanto i lavori seguono senza interruzione, e teniamo ferma speranza che continueranno, perche Maria SS. Ausiliatrice, nostra buona Mamma, va operando prodigi in favore di tutti coloro che, in qualche maniera, aiutano queste opere destinate a divenire il rifugio dei fanciulli abbandonati, scuola di scienza e di virtù.

Ed i Salesiani deboli strumenti di Maria in questa grande opera; anche da quelle lontane terre faranno risuonare il grido inspirato, che D. Bosco ripeteva continuamente: Aedificavit sibi domum Maria.

Il giorno 31 ottobre, vigilia della solennità di Tutti i Santi, nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino si compiva la commovente cerimonia della partenza di altri Missionari Salesiani per le lontane Americhe, per l'Asia e l'Africa. Dopo la Conferenza il Cardinal Arcivescovo Richelmy impartiva la benedizione col Santissimo e rivolgeva infuocate e cordiali parole d'addio. Ne riparleremo.

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Miracolosa guarigione.

Già dal mese di febbraio scorso io giacevo a letto per gravissimi incomodi, che andavano consumandomi le forze e la vita. Il medico Sig. Noseda mi usava le più sollecite cure; però le medicine prescrittemi e ricevute furono molte ma tutto riusciva inutile. Era terminato il febbraio, trascorso il marzo, eravamo innanzi nell'aprile, ed io avevo ancora quei miei gravissimi disturbi, con una grande debolezza, e più con un'intiera sfiducia ormai nei rimedi umani. Quanto più - sfiduciata nelle umane risorse, tanto più mi sentiva animata da piena confidenza in Maria, che, come sempre, nella presente necessità m'avrebbe aiutata. La pregai molto ogni giorno, feci dal mio letto una novena in suo onore, mi misi nelle mani di Lei, e risolsi di scrivere a Torino con un'offerta per una novena a Maria SS. Ausiliatrice.

Un giorno l'egregio dottore scopre che, come già aveva prima sospettato, la malattia, che sembrava dovermi condurre infallibilmente e fra breve al sepolcro, ha la sua radice in un tumore interno. L'esistenza di esso viene pure constatata in modo certissimo dal dottor Solari, poi successivamente da altri tre fra i più distinti suoi colleghi. Non v'è speranza di guarigione senza la traslocazione del tumore già assai sviluppato. Si risolve quindi di trasportarmi a Milano e vi vengo difatti portata con ognì precauzione e sempre assistita dal caritatevole mio medico. Era il 28 aprile. In quello stesso dì fui presentata al dottor Porro, che, visitatami, compassionando il mio stato, dice esser necessaria l'operazione per guarire, in caso diverso esser certa la morte; frattanto che riposassi, attendendolo il mattino del giorno seguente. E nel dì seguente, riconosciuto ancora alla presenza del mio medico e di altri assistenti il tumore, dichiarò doversi aspettare ancora alcuni giorni, perchè non era io in istato da poter subire l'operazione chirurgica.

Il primo maggio l'egregio Prof. Porro è ancora da me, accompagnato da' suoi assistenti e dalle Suore dell'Istituto. Visitatami appena, alzò gli occhi meravigliato in faccia agli astanti ed esclamò : « Trovo un fatto assai strano ! il tumore è di molto diminuito. Aspettiamo ! Credo si eviterà l' operazione ! » Ritorna il quarto giorno, e fattami breve visita mi dice : « Se lei vorrà usare da sé, certe precauzioni, può ritornare alla sua patria ella è guarita! »

La famiglia avvisata per telegrafo non voleva credere. Io ritornai a casa mia veramente guarita. L'ottimo Sig. Noseda, valente e coscienzioso, che per i suoi incombentì era ritornato a casa il giorno dopo il nostro arrivo a Milano, vedendomi esclamò: « Non è possibile; non è cosa naturale ! »

No, davvero, non è cosa naturale; è una grazia, è un miracolo della Madonna, di Maria Ausiliatrice così buona, così misericordiosa, così potente ! Il primo maggio si verificò il rimpicciolirsi del terribile tumore, ed il Rev.mo Signor Don Rua mi aveva scritto appunto che il primo maggio si cominciava la novena per me a Torino. La novena non era finita, ed io, guarita, era già colla mia famiglia in casa mia, dove non ho più sofferto nessun disturbo. Non è cosa naturale; è però effetto della tua bontà o Maria! Grazie, mille grazie. Viva Maria Ausiliatrice 

Tesserete, 20 Giugno 1899.

ADELAIDE FUMASOLI.

Foederis Arca, ora pro nobis.

Trovandoci noi povere Figlie di Maria Ausiliatrice della Missione di Conesa circondate da ogni parte dalle acque dell'ultima e terribile crescenza del Rio-Negro, al vederci minacciate di restare senza Casa e di perdere ogni cosa, ci siamo raccomandate di tutto cuore alla nostra cara Madre Maria Ausiliatrice. Subito apparve visibile il suo potente aiuto; poichè mentre tutta la popolazione di questa Colonia dovettero abbandonare le loro abitazioni, già piene di acqua e rifugiarsi alle colline, solo la nostra Casa fu rispettata, anzi sembrava che una forza misteriosa govergasse la furia spaventosa delle acque, che si avvicinarono bensì, ma non osarono entrare nella Casa di questo povere Figlie di Maria Ausiliatrice. Per adempiere la nostra promessa, feci celebrare una Messa di ringraziamento e prego ora a voler dare publicità ad un fatto così miracoloso.

Conesa (Patagonia), 24 Agosto 1899.

Suor LUIGIA FERRERO Direttrice.

Maria Ausiliatrice mi ha guarita la mano.

Da più di tre anni soffrivo alla mano diritta per uno sforzo fatto, il che poi si convertì ìn una malattia seriissima, ribelle a qualunque cura. Consultai i migliori professori di Torino e fuori, e tutti furono d'accordo nel dirmi che occorreva una operazione difficilissima, della quale però non mi potevano garantire la riuscita. Ero adunque in una tremenda alternativa Sono madre di famiglia ed ho quindi imperioso bisogno di poter accudire ai miei numerosi affari. Ali trovavo perciò così desolata, che la mia salute pure ne soffriva immensamente, tanto che non potevo più nè mangiare, nè dormire. I miei cari ne soffrivano con me, nè sapevamo più a qual partito appigliarci, quando in un momento dei più tristi, allorchè tutte le speranze parevano svanite, la Madonna Santa Ausiliatrice venne in mio soccorso con questa celeste inspirazione:

« Se la scienza è impotente contro il tuo male, rivolgiti a Colei che nulla nega a chi la supplica con fede». Da quel punto tutta la mia fiducia si ridestò. Pregai, feci pregare tutti i miei bambini, promisi un regalo alla Madonna, se si degnava esaudire le mie preci, e la mano cominciò a migliorare, con sommo stupore dei medici che la curavano. Questo miglioramento progredì sensibilmente, e senza bisogno di alcuna operazione guarì completamente. Nel mentre adempio al voto fatto, intendo far palese questa miracolosa guarigione ottenuta per intercessione di Maria, affinchè tutti si rivolgano a Lei nelle loro angustie ed afflizioni.

Torino, 1 Settembre 1899.

ANGELA BORELLO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al suo santuario di Torino o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

A*) - Airolo: (Canton Ticino): Camilla Menli, L. 15 per Messa di ringraziamento per l'ottenuta guarigione della sorella. - Alba : Ester Merlo , Maestra , 5 per Messa. - Alcamo: Giuseppe Carollo, Segretario Comunale-Capo. - Alessandria d'Egitto : Amelia Colucci nata Franchis, per la guarigione della mamma. - Aosta: Una giovane per il felice successo ottenuto nei suoi esami di luglio. - Aramengo: N. N. per guarigione di malattia dichiarata incurabile, 5. - Ascoli Piceno: Pietro Bortolotti, Direttore Divisionale della Società di Assicurazioni « La Generale Italiana ».Asti: D. Secondo Gay, Direttore dei Cooperatori Salesiani. 5 a nome della Cooperatrice P. G. - Aterrana (Avellino): Vincenzo De-Giovanni, 2.

(*) L'ordine alfabetico qui senato è quello delle città e paesi, cui appartengono i graziati da Maria Ausiliatrice.

B) - Bogli (Pavia): Sindone Pestarino, 5. - Bologna: Maria Meli. - Borgo S. Martino: Sac. Ermenegildo Bianco, 2 a nonne di una famiglia, cui fu restituito sano il figlio in pericolo di vita per crudele malattia. - Bornate Sesia: Quintina Sogno, Maestra, 5.

C) - Caire Montenotte: Una pia persona a mezzo del Sig. L. Mellogno, 5. - Caltagirone (Sicilia): Maria Favitta 10. -- Cadorino (Svizzera-): Luigi Zanone della Ditta Zanone Pietro, 50. - Carlona (Alessandria): Q. F. - Carmagnola: Elisabetta Occhietti-Pugnetti per aver ottenuta pronta guarigione da artritide appena :fatto ricorso con novena a Maria, 5 per Messa. - Casale Monf.: C. C., 20 per Messa di ringraziamento pel visibile intervento della Vergine invocata per comporre una lunga controversia. - Cascina Campagna di Belgioioso (Pavia): Antonietta Fattori, 10.--Castana (Pavia): N. N.,un orologio d'argento. - Castellazzo Bormida: Una famiglia divota di Maria, 5. - Catania: Marianna Virgillito, 5 per Messa. - Cavarzere (Venezia): Dott. Carlo Bragadin, a nome di stia figlia, 15 per due Messe di ringraziamento. - Cera: Leopoldo Gentile, 2 per Messa. - Chiavari: Giovanni Bertalmia da Carmagnola, 5. - Cividate Camuno: Antonia Cucchini, 2 per Messa. -- Clusone: Laura Sant'Andrea, a nome di tre pie persone graziate. - Collesalvetti: Il Direttore di quell'istituto Salesiano, Don Severino Zanone. - Colonia: Don Bartolomeo Prioreschi, 5. - Como: Camilla Gario, 5 per Messa.

F) - Entraque: Lorenzo Ghiglione, 5.

F) - Felizzano: Carlo Carrero; Carolina Brusasco a nome di sua sorella, 2. - Fenestrelle: Sac. Donato Perrot, 5 per Messa. - Forino (Avellino): Francesco Fajeldattilo, 5.

G) - Gargagnago: Anna Maggioni, 2. - Genzano: La famiglia Previtali. - Gorgo (Treviso): Ester Tommasi, 5. - Giumaglio (Valle Maggia-Canton Ticino): I Coniugi Cerini, 100.

I) - Isola S. Antonio: Una pia persona a mezzo del Sig. Francesco Goggi fu Giovanni. .5. - Ivrea: Don Eugenio Bianchi-, Direttore della Casa Salesiana; i Coniugi Prof. Giuseppe ed Emilia Pampirio, 10 per le Missioni.

L) - Laghi-Cittadella (Padova): Giov. Battista Lago, 2. - Livigno (Sondrio): Don Cirillo Valgoi, a nonne di pia persona. - Lomello: D. Carlo Mandelli, a nonne di pia persona, 5. - Lu Monferr.: Maddalena Albera Ved. Scamussi. - Lumezzane-Pieve (Brescia): D. Bartolomeo Stefana a nome di certa Pasotti di Nave, 10.

M) - Melazzo: G. Luigi Rocca, per la guarigione della consorte. - Mirabello Monf.: Angelo Provera.Modica (Sicilia): Sac. Antonio Renda, 15 per Messa, in ringraziamento di tre grazie ricevute. - Moncucca Motta S. Damiano: Emilia Segagni, 5. - Montaldo Rosero: Domenica Chiarle, offerta per Messa.- Morbio Inferiore (Canton Ticino): Giuseppina Ostinelli.

O) - Olivastri: Fanny Viani.

P) - Pérgine: Antonio Fontanari, un fiorino. - Pigneto: D. Giuseppe Casoni, 5. - Pinguente (Istria): Ida Ved. Misebi, a mezzo del Ch. Agapito Agapito di Gorizia, 5. - Portici (Napoli): N. N. Cooperatrice, 2. - Pralungo: Ninin Colongo, 20. - Puja (Udine): Maria Poletti-Pujatti, 5.

R.) - Roccagrimalda: Sebastiano Perfumo. - Roma: Arcangela Sorice, con offerta. - Rore: D. Giorgio Gianti, Prevosto, 50. - Rossiglione Inferiore: I Coniugi Antonio ed Angela Peri, per aver ottenuto per ben tre volte la guarigione da bronco-polmonite all'unica loro bambina.

S) - Saleerlo (Vicenza): Gelindo Rizzolo, 5 per Messa. - Saletto (Tirolo): Rosa Nardin, 12. - S. Eusebio (Novara): Donato Fortina, 3. - Savona : Una Cooperatrice Salesiana.

T) - Torino : Mons. Marco Pechenino; Domenico Balbiano, 1,75 per Messa; Carolina Cera; Teresa Pittarelli. - Trivero: Giacomo Barberis, 7 per Messa e per le Missioni.

V) - Valfenera: Teresa Cerchio a mezzo di Domenica Arduino, 10; Maria Arduino per aver felicemente superato un'operazione chirurgica. - Vicenza: N. N. per avergli la Vergine preservata la campagna dalla grandine, 20.

X) - Giuditta Massara, 5. - Da un paese di Sicilia, una famiglia per mezzo dell'intercessione di Maria Ausiliatrice ottenne mi vero miracolo in nn affare di grave interesse: manda l'offerta di L. 10. - N. N., 150. - Dall'Estero, certo M. P. per l'esperimentato aiuto di Maria in affari d'interesse temporale, 112.

Un infelice si raccomanda alle preghiere dei Cooperatori.

NECROLOGIA

Mons. Luigi Di Giovanni.

PER più cause siamo stati costretti a ritardare sino ad oggi il nostro modesto tributo di affetto ed ammirazione verso questo nostro insigne Cooperatore ed apostolo dell'azione cattolica in Sicilia, deceduto nella natia Palermo il 4 dello scorso agosto ìn età di 70 anni. L'indole del Bollettino Salesiano non ci permette di dire distesamente di lui e delle sue opere, del suo zelo ardente e della sua eloquenza affascinatrice; ma non possiamo non far nostri i seguenti pensieri scritti dal Sig. L. de Matteis sul periodico La Croce di Napoli

« Quel cuore che aveva sempre e con tanto impeto palpitato per la salvezza delle anime, per l'avvento del regno di Dio sulla terra, per l'esaltazione della sua Chiesa e la libertà del suo Vicario, per la rigenerazione del popolo cristiano; quel cuore che non gli aveva guai permesso di arrestarsi innanzi a nessun ostacolo, o d'interrompere con breve ora di necessario riposo il faticoso incessante suo apostolato; quel cuore irrefrenabilmente cupido di lottare e di vincere per estendere così le preziose conquiste del suo Cristo adorato; quel cuore che non cedette mai di un passo nè al cospetto delle persecuzioni poliziesche, e delle severe condanne, e del carcere duro, né innanzi al, pugnale del compro sicario, quel cuore finì per consumare sè stesso, o meglio per consumare il proprio involucro prima ancora che ogni altra facoltà dell'atleta maraviglioso avesse nulla perduto del suo maschio, indomito vigore.

» E di malattia di cuore è morto questo apostolo insigne che ha tanto amato Iddio, la Chiesa, il Papa, il popolo; che ha tanto sofferto per la giustizia, che ha tanto odiato l'iniquità.

» Onore all'atleta, onore al martire, onore, possiamo pur dire se guardiamo all'opera sua per l'azione cattolica in Sicilia, onore al trionfatore!

» La sua patria diletta, immersa nel lutto per l'immane sciagura, gli ha tributato difatti, nei solenni, spontanei, popolari funerali, con cui ne accompagnò all'ultima dimora la salma benedetta, onori ed omaggi che ai martiri, agli apostoli, ai trionfatori soltanto si rendono...

» Non corone di fiori, non altre indegne mondanità profanavano la maestosa santità di quella bara, che dal Rev.mo Capitolo Metropolitano ai Consolati Operaj, tutti gli Ordini della cittadinanza, con a capo la smagliante bandiera dei Congressi, affettuosamente circondavano. Ma benissimo diceva nel suo discorso l'Ill.mo Mons. Crisafi: la corona alla sua bara è la corona dei cuori, dei cuori di quanti sono cattolici nella Sicilia; di quei prodi cattolici che aspettavano da lui l'eccitamento alla lotta; quell'eccitamento vigoroso, che Mons. Di Giovanni non mai si stancava di produrre con quel suo grido tuonante: Avanti! avanti!

» Ebbene (conchiude in quel breve, ma smagliante discorso necrologico Mons. Crisafi) stringiamoci ancora un istante attorno a lui; supponiamo di averlo qui vivo e parlante, che distenda verso di noi le braccia largamente aperte, segnanti nell'aria come un simbolo dell'eroe cristiano ; come se aspettassimo da lui consiglio e incoraggiamenti, come se aspettassimo che egli trasfonda nell'anima nostra vita di combattimento e forza di resistenza ... »

Così L. De Matteis riassume l'apostolato in Sicilia di questo valoroso campione, e noi aggiungiamo solo che Monsig. Di Giovanni nei suoi 70 anni di vita cooperò sempre alacremente alle Opere di D. Bosco con offerte, e più di tutto in vagii Congressi Cattolici con la sua persuasiva eloquenza piegò gli animi in nostro favore. Perciò quantunque persuasi che ora abbia già ricevuto il meritato premio, lo raccomandiamo in particolar modo ai pii suffragi dei nostri lettori.

D. Antonio Grella.

QUESTO ottimo sacerdote compì la sua mortal carriera il 2 dello scorso settembre. Fu zelante Cooperatore fin dai primordi dell'Opera Salesiana. Negli anni 1853-1854 fu chiamato personalmente da D. Bosco di santa memoria, che lo onorava di sua fiducia, ad essere catechista dell'Oratorio di S. Francesco di Sales. Poscia andò in qualità di Cappellano alla Borgata della Gorra presso Carignano e vi stette sino alla morte. I borghigiani lo veneravano per un santo ed attribuivano alle incessanti sue preghiere l'esser sempre stati preservati per tanti anni dalla grandine e dalle altre pubbliche calamità. La sua morte fu rimpianta da tutti e da tutti veniva annunziata in questi termini : R morto il Santo della Gorra! Il M. R. Rettore del Regio Ospizio di Carignano, D. Luigi Tuninetti, ci scrisse vari fatti comprovanti la santità di questo pio sacerdote, che nei 45 anni del suo ministero sacerdotale compì, in mezzo alta su cara popolazione della Gorra, grandi opere di carità e di zelo apostolico.'

Sia pace all'anima sua eletta! I lettori del Bollettino Salesiano lo ricordino nelle loro preci, ed egli, che in vita leggeva sempre con sommo interesse il nostro periodico e pei quale mandava puntualmente l'annuale sua bella offerta, otterrà a tutti dal misericordiosissimo Iddio, nella cui beatifica visione, siam sicuri, già si bea, la grazia di una santa morte come la sua.

NOTIZIE VARIE

DUE NUOVI ORATORII FESTIVI SALESIANI. Carmagnola.

L'ultima domenica di settembre scorso il Rev. Prof. D. G. B. Francesia a nome del veneratissimo nostro Superiore D. Rua, accettava la direzione dell'Oratorio Maschile della Collegiata di Carmagnola. A Direttore era stato destinato il carissimo nostro confratello D. Maurilio Manassero, per cui L' Unione, periodico settimanale della regione, ebbe parole di nobile encomio.

La festa preparata in questa circostanza dai promotori dell'Oratorio, dice il sullodato periodico, riuscì splendidissima ed indimenticabile. Il cortile, addobbato dal Sig. Fulcheris con ogni cura, presentava un gaio aspetto : numerosi i giovanetti che assistettero alla S. Messa celebrata dal nuovo Direttore e che si fecero onore nel divorare la promessa... colazione.

L'accademia della sera nulla lasciò a desiderare; breve, ma elettissima l'allocuzione del R.mo Arciprete D. Suino. Egli con immaginosa figura rappresentò la Pia Società Salesiana come il mare, a cui tornano e in cui si riversano gli infiniti rivi da lei con mano maestra in ogni angolo di terra italiana e straniera preparati, ed augurossi che lo spirito di D. Bosco abbia ad aleggiare intorno patrono e colonna del nuovo Oratorio. Parlò pure ascoltatissimo D. Francesia, e poi, dopo l'estrazione delle quattro obbligazioni rimborsabili, la festa proseguì con attraentissimo programma. La parte musicale venne sostenuta dal Direttore del nostro Oratorio festivo di S. Giuseppe in Torino D. Attilio Garlaschi, il quale dietro speciale invito, recossi a Carmagnola con un buon numero di suoi piccoli cantori... Anche il Menestrello di D. Bosco esilarò la moltitudine con una sua Gastiniana, che chiuse la festa veramente bella ed indimenticabile.

I nostri ringraziamenti a quanti cooperarono alla prosperità di questo Oratorio festivo ed i nostri migliori augurii per l'abbondanza dei frutti che tutti i Carmagnolesi se ne ripromettono.

Ferrara.

Anche nella città di Ferrara, dove già dal 1896 avevamo assunto la direzione del Collegio S. Carlo, venne iniziato l'Oratorio festivo. Intorno a questo avvenimento così scrive un corrispondente del locale periodico La Domenica dell'Operaio

« Gentilmente invitato dal Superiore del Collegio S. Carlo D. Pietro Signorelli, mi recai a visitare l'ampia e ben costretta tettoia, che servirà ai giovani di riparo nei giorni di mal tempo. Su d'un cortile che misura circa mille metri quadrati verrà collocata una bella giostra ; altri trastulli che serviranno a raccogliere e trattenere i fanciulli sono la ginnastica elementare, salti, corsa, altalena, piastrelle, ecc. ecc.

» A suo tempo, se, come speriamo, altri generosi oblatori ci verranno in aiuto, dicevami quell'ottimo Direttore, non mancheranno il teatrino, la musica vocale ed istrumentale, le passegiate ed altri allettamenti. Questo tuttavia non ha che ragion di mezzo : il fine che si propongono i Salesiani coll'istituzione degli Oratori si è di togliere i giovani dai pericoli d'anima e di corpo, cui vanno incontro quando sono abbandonati a se stessi, di farne dei buoni cristiani, degli onesti cittadini. L'Oratorio festivo è ancora, di salvezza per la gioventù. Non illudiamoci che si riesca a salvare i giovani in tante delle nostre città. Chi voglia rigenerare una città od un paese, lo disse D. Bosco, non ha altro mezzo più potente: bisogna che cominci coll'aprire un Oratorio festivo.

» Noi salutiamo con giubilo questa nuova, alta e benefica missione dei Salesiani tra la gioventù ferrarese, ed auguriamo loro, non la buona riuscita, della quale non v'ha luogo a dubitare; ma piuttosto che si levino anime generose, le quali cooperino efficacemente a questa opera sommamente umanitaria anche con aiuti materiali.

» Ho potuto inoltre constatare i molti miglioramenti introdotti nel loro Istituto. All'antico locale s'è aggiunta un'altra parte, fabbricata secondo tutte le esigenze moderne. Lo raccomandiamo ai nostri lettori, in ispecie a quelle famiglie che nei loro figliuoli ad una soda istruzione vogliono congiunta una sana educazione. »

IL COLLEGIO CONVITTO CIVICO DI FOSSANO ed i Salesiani.

Col nuovo anno scolastico i Salesiani assunsero un'altra nuova ed importante missione in Fossano colla Direzione del Collegio Convitto Civico, che quell'Onorevole Consiglio Comunale volle affidato ai Figli di D. Bosco. Con ciò resta eziandio provveduto alla sana educazione civile e morale dei giovanetti di civil condizione, che intendono frequentare le Regie Scuole Ginnasiali, Tecniche ed Elementari Comunali annesse al medesimo Convitto.

L'eccellente posizione, la grandiosità e magnificenza dell'edifizio, la seria istruzione, l'ottima educazione, il vitto sano ed abbondante e le curo paterne, tutto fa sperare che anche questa nuova opera abbia a prosperare a bene di tanta gioventù, a decoro e vantaggio della gentil Fossano.

Per maggiori schiarimenti e per le accettazioni rivolgersi al M. R. Dott. D. Domenico Finco, Rettore del Collegio Convitto Civico, Fossano.

CONFERENZE PER LA CHIESA MONUMENTALE a S. Francesco di Sales in Valsalice.

Riservandoci ad un altro numero il dare relazione di quanto continua a fare il Comitato per l' Ornaggio Internazionale all'Opera di D. Bosco, accenniamo ora ad alcune conferenze tenute per quest'Omaggio. Ed anzitutto a quelle tenute in vari centri del CANTON Ticino.

Tra queste meritane special menzione, vuoi per la solennità del rito come per la generosità degli oblatori, quella tenuta a MENZONIO di Valle Maggia in occasione della benedizione della ristaurata statua di N. S. del Carmelo e quella di CUGNASCO nel distretto di Locarno. Di quest'ultima, perchè più recente, ci piace riferire il cenno pubblicato dall'ottima Voce del Popolo di Locarno (1):

« Ieri, prima domenica di ottobre a Cugnasco si celebrò solennemente la festa della B. V. del Rosario. Nel mattino, assai numerose le Comunioni. Alla messa solenne delle 10, disse eloquentemente le lodi della Vergine il M. R. Don Abbondio Anzini, salesiano, che lasciò nell'uditorio la migliore impressione.

» Alle funzioni del pomeriggio poi fuvvi un concorso affatto straordinario di devoti. Don Anzini tenne la seconda Conferenza Salesiana, raccomandando specialmente la Chiesa Monumentale ali Valsalice e le tanto danneggiate Missioni della Patagonia.; e durante la conferenza, che fu inte ressantissima, si raccolse una bella somma favore delle accennate Missioni e dell'Omaggio internazionale della Stampa Cattolica a. Don Bosco.

» Dopo la benedizione, l'egregio conferenziere fu pure felice di poter rivolgere un breve fervorino alle numerose Figlie di Maria Immacolata, che in Cugnasco, mercè lo zelo del R.mo Prevosto Don Francesco Lafranchi, costituiscono una nobile falange di imitatrici della Vergine. Anche questa volta, come sempre, Cugnasco ha dato una splendida prova della sua fede e della sua generosa carità. »

Mentre cogliamo l'occasione per ringraziare di nuovo quanti concorrono con offerte all'erezione dell'Omaggio a D. Bosco, siamo lieti di poter dichiarale che anche le offerte ricevute dallo stesso conferenziere per le varie predicazioni da lui fitte in questi mesi a MURALTO e TEGNA presso Locarno, a CoGLIO, GIUMAGLIO, AURIGENO e MENzoNio, in Valle Maggia, furono tutte devolute - quale concorso di detti paesi - per l'erigenda Chiesa Monumentale di Valsalice.

(1) Per abbonamento rivolgersi alla Direzione in Locarno. L. 14 annue. All'estero, abbonandosi per mezzo dei relativi uffizi postali solo L. 16.

Anche in ZIANO, piccolo e povero paesello perduto in mezzo alle Alpi Tridentine, l'ultima domenica di settembre fu tenuta una breve e famigliare Conferenza, Salesiana dal nostro Confratello Prof. Don Biagio Giacomuzzi, che si trovava in patria. Fece conoscere in poche parole le opere di D. Bosco e le nostre Missioni d'America. La limosina poi la raccomandò per la domenica seguente , festa del Santo Rosario, e in quel dì lo stesso D. Giacomuzzi disse le lodi del Rosario e di Maria Ausiliatrice con somma soddisfazione di tutta la popolazione, che gremiva la Chiesa e che col suo obolo fece vedere di apprezzare ed amare le Opere Salesiane, le quali non sono altro che una pagina delle meraviglie di Maria SS. - Gli abitanti di Ziano e Predazzo si abbiano la nostra perenne riconoscenza e più di tutto le benedizioni della Madonna di D. Bosco.

Da NEGRAR (Verona) scrivono al Verona Fedele (1) in data 15 ottobre

In queste ridenti vallate, dove la fede e lo spirito cattolico sono ancora tanto potenti e dove le Opere Salesiane hanno tanti ammiratori, risuonò ascoltatissima la voce di un figlio di Don Bosco, che a nome del suo successore D. Rua, portava il saluto di tutti i Salesiani ed i ringraziamenti per i soccorsi che hanno sempre inviato alle Missioni sparse nelle due Americhe.

Tanto a Fumane come a Negrar una folla compatta e riverente assistette alla conferenza, e lo slancio con cui corrisposero al racconto delle apostoliche fatiche dei Missionari fu davvero consolantissimo. Un grazie di cuore ai R.di D. Orlandi Antonio e D. Piccoli Ferdinando ed a tutti i Cooperatori di Negrar e di Fumane, con gli auguri di celesti benedizioni.

(1) Abbonamento annuo L. 15, semestre L. 8. Per l'estero aggiungere le spese postali.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

Omaggio a G. C. Redentore (1900-1901). Sac. Prof. ALBINO CARMAGNOLA. - La Vittima della Carità. -- Torino, tipografia-libreria Salesiana, 1900, pag. 723. Prezzo L. 3.

Di quest'opera la Poliantea Oratoria di Palermo scrive:

Un bravo di cuore al Ch.mo Autore, il quale non solo dal pergamo, colla viva voce, ma eziandio a mezzo della stampa mostra quanto valga a commuovere i cuori ed a procurare il ritorno a Gesù Cristo, in questo chiudersi di secolo, l'animo ardente e puro di un vero apostolo. Fra i tanti volumi pubblicati a questo intento, possiamo asserire che questo di D. Carmagnola tiene un posto assai onorato. vuoi per la sostanza, vuoi per la forma. Sono 33 discorsi che formano tutta l'opera, divisa in due parti. Nella prima parte tratta: cella importanza, saldezza, eccellenza, oggetto, scopo, pratiche e vantaggi della divozione al Sacro Cuore di Gesù. Nella seconda dichiara i simboli di questo Cuore, ossia le grandi prove della sua carità per noi. È un libro scritto col cuore; e avendone letto la prima pagina, siete trascinato a leggerlo tutto, a divorarlo sino alla fine. Noi lo raccomandiamo vivamente ai nostri lettori e specialmente a quei sacerdoti, che colla parola e colle opere voglion concorrere all'omaggio mondiale al Redentore in questo tempo.

G. BARBERIS. - Nozioni di Geografia secondo i programmi vigenti per le scuole ginnasiali inferiori, tecniche e normali, con incisioni e 18 finissime carte geografiche che sostituiscono l'Atlante. L. 2.

Di quest'opera del nostro D. Giulio Barberis citiamo solamente due giudizi che diedero la Civiltà Cattolica e l'Osservatore Cattolico, i principi dei periodici e dei giornali cattolici dell'edizione precedente.

È una buona strenna che il chiaro Autore offre ai giovinetti studiosi, agevolando loro lo studio della geografia con questo compendio assai commendevole per brevità, ordine e chiarezza. Piccoli nei per nulla scemano il valore e l'importanza di codesto trattato, che noi vorremmo vedere, non meno che gli altri libri usciti dalla stessa penna, accettato in tutte le scuole a grande vantaggio morale e letterario della cristiana gioventù.

(Civiltà Cattolica).

La benemerita Libreria Salesiana di Torino ci ha regalato un altro libro veramente adatto ai bisogni delle nostre scuole. È un compendio di geografia elementare dovuto alla valente penna del prof. Giulio Barberis, già noto per altri lavori storici e geografici. Somma semplicità di stile, sobria distribuzione della materia, esattezza e precisione scientifica rendono quest'opera preferibile a molte altre. Risponde in tutto ai programmi governativi, e la diligentissima esecuzione tipografica, non che l'essere in fine arricchita di una tavola riassuntiva dei dati principali di tutti gli Stati d'Europa, ne consigliano a tutti l'acquisto.

(Osservatore Cattolico).

C. MANNucci. -Ieri ed oggi. - Libreria Edit. S. Giovanni Evang. -Torino. - Prezzo L. 1.50.

Sotto questo titolo l'Autore ci offre due piacevoli racconti destinati a far molto bene alle famiglie cristiane che s'indurranno a farli leggere ai loro figliuoli. Il lavoro è preparato con paziente cura, e lo stile è quale ai nostri giorni si vuole, spigliato, brioso e pieno di quella vivacità che si fa leggere con gusto.

Noi ci auguriamo che il giovane autore abbia a continuare la via tracciatasi con questa prima sua operetta e forse in ulteriori produzioni si dovrà constatare un meglio che già assapora la perfezione.

F. MANFRONT. - Viole di Macchia. - Libreria S. Giov. Evangelista, Torino. - Prezzo L. 1,20.

Queste viole di macchia del ch. Prof. F. Manfroni sono una vera miniera di utili e svariatissime cognizioni morali in 100 racconti dallo stile gaio, spigliato ed attraente sempre. Costituiscono una vera morale in azione questi racconti e si raccomandano in modo speciale ai giovanetti delle scuole secondarie, perchè su di essi possono con vantaggio modellare i loro compiti scolastici al tempo stesso che arricchiscono i loro cuoricini di ogni più bella massima. Il volume, ricco di nitido illustrazioni, conta circa 350 pagine e forma il numero 22° delle Letture amene ed educative. I genitori, regalandolo ai loro figli in sul principio di quest'anno scolastico, li invoglieranno a studiare con maggior alacrità.

Il Cosmos Catholicus. - Grande rivista illustrata che si pubblica in Roma in varie lingue ogni quindici giorni. - Abbonamenti annui L. 20. Per l'Unione Postale L. 24. Un numero separato L. 1,00.

Ci facciamo un dovere di raccomandare ai nostri lettori questo bellissimo periodico uscito testè a Roma sotto gli auspici di un Comitato Promotore - a cui è capo un nostro grande amico e Cooperatore Salesiano insigne, il Conte Edoardo Soderini --- perche risponde ad uno dei più sentiti bisogni dei nostri giorni e forma una vera opera cristiana (così scrive la Civiltà Cattolica del 2 sett. scorso) ed artistica al tempo stesso.

« Pur troppo (continua il sullodato periodico) la vita mondana e semplicemente umana (quella, cioè, che, a dir poco, prescinde dal gran fine della vita e dal cristianesimo) è spiegata e messa sotto gli occhi di tutti con tutte le lusinghe della letteratura e dell'arte... Mancava ancora a noi cristiani, che pure abbiamo tante glorie e tanta storia un periodico di tal fatta; un periodico non strettamente scientifico, nè per i soli professori, ma un periodico per la parte colta e per la borghesia, per i salotti delle famiglie signorili e per tutte quelle persone che vogliano avere un pascolo sano e gradito alla mente, e che, diciamolo pure, possano con santo orgoglio mostrare le nostre glorie e le nostre grandezze a coloro che non vanno più là del senso e della materia. Ora il vuoto con sommo nostro piacere è colmato. Chi vuole avere una lettura di cose buone che elevino l'anima e piacciano anche al senso estetico, la può avere nel Cosmos Catholicus. »

Questo periodico è compilato da' più insigni pubblicisti cattolici; la stampa si fa cogli splendidi tipi del Vaticano e le innumerevoli illustrazioni di tutto quel che riguarda la vita cattolica sono fornite dalla ricca e rinomata officina Calzone di Roma. È una pubblicazione che può star a pari, se non le supera, con tutte le altre del genere in Italia ed all'estero.

S. Chiara d'Assisi nel 50° dell'invenzione del Corpo. - Periodico Mensile. - Assisi. Tip. Metastasio. - Abbonamento per l'Italia L. 3,00 Estero L. 3,50.

È questo periodico l'organo dei grandiosi festeggiamenti che si preparano in Assisi pel venturo anno 1900 per ricordare il 500 anniversario dell'Invenzione del prezioso corpo della Santa. Ha visto la luce nello scorso Agosto. Esce in fascicoli mensili ed avrà la durata di un anno solo. Dopo le relative feste del 23 Settembre 1.900 ciascun abbonato sarà lieto di avere piena la mente e il petto delle gesta della Santa, descritte a maraviglia da Mons. Ricard, ed illustrate da vignette. Vedrà che le dispense mensili legate insieme formeranno un bel volume in-16, di meglio che 300 pagine, ricco di prose e di versi e specialmente di monografie intorno ad oggetti preziosi che la. Santa usò e lavorò colle sue mani verginali. Dalla cronaca giudicherà se il Comitato abbia fatto ogni potere per onorare la propria Concittadina, che insieme a S. Francesco tanto contribuì al rinnovellamento della società. -- Inviare cartolinavaglia a Mons. Andrea Can. Ulli, Vice-presidente del Comitato Esecutivo, Assisi.