BS 1890s|1895|Bollettino Salesiano Dicembre 1895

ANNO XIX. N. 12 -- Esce una volta al mese - DICEMBRE 1895

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO.

GLI AUGURII DEI SALESIANI ai loro Cooperatori e Cooperatrici    309

UNA GRAVISSIMA SCIAGURA, ossia morte repentina di Mons. Lasagna e di altri cinque Missionarii Salesiani   .   . 310

CENNI BIOGRAFICI DI Mons. LUIGI LASAGNA    315 STRAORDINARIA SPEDIZIONE DI 107 MIsSIONARIl . . .   . . . 318

AUSTRIA: Una nuova Casa Salesiana .   320

NOTIZIE DEI MISSIONARII DI D. Bosco -PATAGONIA MERIDIONALE: Un mese di

Missione nella Pampa. - BRASILE: Che cosa si fa nel Matto Grosso. - COLOMBIA: Don Unia salvato per miracolo . ivi

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . . 329 Eco DEGLI ORATORII FESTIVI    331

NOTIZIE E FATTI EDIFICANTI    ivi

BIBLIOGRAFIA    334

INDICE DELL'ANNATA    335

Gli Auguri dei Salesiani

BUONE Feste Natalizie, Buon Fine e Miglior Capo d'Anno a tutti i nostri cari lettori e lettrici, ai nostri buoni Cooperatori ed alle pie Cooperatrici Salesiane ! Sorga per tutti apportatrice di pace e di consolazione l'aurora del S. Natale! Per tutti spuntino felici i giorni del nuovo anno e siano essi fecondi di opere buone! Che il Signore conceda a tutti una vita lunga e prospera, ripiena di meriti e coronata colla felicità eterna !

Sono questi gli augurii sinceri e cordiali che, nell'avvicinarsi del S. Natale e del Capo d'anno, invia a tutti gli ottimi Benefattori e Benefattrici della Pia Società Salesiana il Sacerdote D. Michele Rua con tutti i suoi figli sparsi in tanti punti dell'Europa, dell'America, dell'Asia e dell'Africa.

Questi sono i voti ardenti, questa la fervida prece che i Salesiani ed i loro giovanetti indirizzeranno a Gesù Bambino nella Comunione che, per Privilegio Pontificio, faranno in tutte le loro chiese nella mezzanotte del S. Natale.

Che il Signore ci conservi i nostri cari Cooperatori e le benemerite nostre Cooperatrici ad multos annos e ci dia a tutti la perseveranza nel bene!

UNA GRAVISSIMA SCIAGURA

Morte repentina di Mons. Luigi Lasagna e di cinque altri Missionari Salesiani

LA sera del 7 novembre, mentre la Famiglia Salesiana si rallegrava ancor tutta per la gloriosa partenza della straordinaria spedizione di Missionari, così numerosa e così consolante, - della quale parlava l'ultimo nostro numero e di cui si occuperà anche il presente - una dolorosissima notizia veniva a gettarla nel lutto più profondo. Con un atto della sua sempre adorabile volontà, Iddio, che si compiace di temperare di lagrime tutte le allegrezze di questo mondo, permetteva che una dura prova, ripiena di amarezze e di gravi conseguenze per le anime, piombasse sulla nostra Pia Società.

Il nostro veneratissimo Padre D. Rua riceveva da Rio Janeiro il seguente telegramma, il cui laconismo troppo preciso non lasciava luogo ad alcun dubbio

Mons. Lasagna, Segretario, quattro Suore morirono disastro ferroviario. - ZANCHETTA.

Questa è la firma del Direttore della nostra Casa di Nictheroy (Brasile).

Qualche giorno dopo, un altro telegramma, spedito stavolta da Villa Colon (Uruguay), aggravava il tristo annunzio: Oltre il Segretario di Monsignor Lasagna, un altro Sacerdote trovò la morte nel disastro in questione; il che farebbe salire a sette il numero totale d'anime Salesiane, che il Signore ha voluto chiamare a sè nello stesso momento ed in un modo così fulminante.

Due giornali portoghesi, uno del giorno 10 e l'altro dell' 11 novembre, confermandoci pur troppo la dolorosa sciagura, ne indicavano press'a poco il luogo del disastro. Il primo „ O Primeiro de Janeiro" di Oporto reca il seguente telegramma -

Ricevo notizia che ebbe luogo un deplorevole disastro sulla linea ferroviaria dello Stato di Minas Geraes (Brasile): uno scontro distrusse alcuni carrozzoni, uccidendo gran numero di passeggieri, tra i quali Monsignor Lasagna. I feriti sono molti : mancano i particolari. - L' altro giornale, "O Paiz" di Lisbona, col titolo : Scontro ferroviario - morte di un Vescovo, così riferisce : - Comunicano da Minas Geraes al New York Herald la notizia di uno scontro ferroviario avvenuto il giorno 7 in quello Stato brasiliano. Il disastro fu grande, ma si occulta il numero dei viaggiatori morti, tra i quali v'è il Vescovo Monsignor Lasagna.

Dopo una ventina di giorni passati in angosciosa aspettazione, nei quali Dio solo sa quanto abbiamo sofferto, vennero i giornali portoghesi a darcene i seguenti raccapriccianti particolari

« Il disastro, dice il corrispondente del Primeiro de Janeiro (21 novembre), fu causato dallo scontro di due treni tra Mariana e Procopio sulla linea di Ouro Preto. Furono schiacciati Monsignor Luigi Lasagna, Vescovo Titolare di Tripoli e Superiore delle Missioni Salesiane nel Brasile; il Sacerdote Bernardino Villaamil, suo segretario, Suor Teresa Rinaldi, Superiora Maggiore delle Suore di Maria Ausiliatrice del Brasile ; le Suore Petronilla Edvige Braga e Giulia Sarmento, brasiliane, ed un fuochìsta. Rimasero ferite gravemente due Suore di quella Congregazione, leggermente quattro e molte altre persone ».

La Palavra, pure di Oporto, del giorno seguente, 22 novembre, dice « che il disastro è avvenuto sulla Strada Ferroviaria Centrale del Brasile. Il diretto da Minas si scontrò col treno misto tra le stazioni di Procopio e Juiz do Fóra, risultandone lo sfracellamento di un carrozzone e le morti del Vescovo di Tripoli, del suo segretario, di quattro Suore, tra le quali la Superiora ed un'altra della S. Casa della Misericordia di Ouro Preto, e di un fuochista : in tutto otto persone, che si andò a prenderle sul luogo e furono seppellite a Juiz de Fóra. Furono molti i feriti, tra i quali due Sacerdoti, tre Suore, due macchinisti, un guardafreni, ecc. I macchinisti diedero il contro-vapore ancor in tempo di evitare maggiori disgrazie. Il disastro avvenne il giorno 7 e nel giorno seguente era ristabilito il traffico. - Le vittime andavano ad inaugurare il Collegio di Ponta Nova e l'Asilo di Cachoeira do Campo, recandosi pure due Suore alla Misericordia di Ouro Preto.

Viaggiavano in carrozzone speciale vicino alla macchina, la quale fu sfracellata. L'impressione prodotta da questa disgrazia è profonda. »

Nonostante le apparenti incoerenze di queste relazioni, pure rimane certo che la morte in un solo istante ci ha rapito sei , o forse sette persone che amavamo come fratelli e che, uniti a noi di mente e di cuore, con noi lavoravano nel vasto campo della Congregazione Salesiana ! Ce li ha rapiti nel fior della vita e mentre s'accingevano a nuove opere di gloria di Dio e della salute delle anime ! Ce li ha rapiti in un modo così raccapricciante !

Indicibile è l' ambascia che prova il nostro cuore! Ben ci immaginiamo e appieno comprendiamo lo schianto che proveranno i nostri cari fratelli d'America ! Perdere in un istante sei ardenti Apostoli ! e tra questi la zelante Superiora della vasta Ispettoria brasiliana, Suor Teresa Rinaldi, una delle prime e più coraggiose Figlie di Maria Ausiliatrice partite per l'America, e Monsignor Luigi Lasagna, il secondo Vescovo Salesiano, colui che tutti ci meravigliava colle sue ardimentose e colossali imprese !

All'età di soli quarantacinque anni, robustissimo di tempra, adorno di virtù a tutta prova, di zelo instancabile, di eminente pietà e di non comune cultura filosofica, teologica, scientifica e letteraria, il nostro amatissimo Monsignor Lasagna era ricco di tutto ciò che forma gli Apostoli potenti in opere ed in parole; perciò, nelle vaste ed importanti Missioni che il Sovrano Pontefice Leone XIII aveva affidato alle sue ardenti sollecitudini, le più liete, le più sante speranze sorridevano certamente all'apostolato del giovane ed intrepido Vescovo. La nostra fede si compiace nel pensare che il sacrifizio magnanimo di tante speranze soprannaturali fu l'ultimo pensiero, l'offerta suprema del venerato defunto. Per noi che conoscevamo quell'anima così ripiena di Dio, quest'inspirazione della nostra fede è una certezza, che ci aiuta a rimanere immobili sul Calvario, dove il Divin Crocifisso si degna di chiamarci, certezza che ci aiuta eziandio a dire generosamente e di tutto cuore il Fiat della rassegnazione, mentre adoriamo gli imperscrutabili decreti della Provvidenza di Dio.

Per quanto la mano del Signore pesi sopra della nostra Congregazione con questa durissima prova, non ne segue che Iddio di somma bontà abbia cessato di volerle bene; perciò inginocchiati diremo con tutta l'effusione dell'anima nostra: - Sia fatta la vostra volontà. Il Signore ce li aveva dati, il Signore ce li ha tolti; sia benedetto il nome del Signore ! - _Fiat voluntas tua. Dominus dedit, Dominus abstulit: Sit nomen Domini benedictum! Fedeli imitatori dell'attività di Don Bosco, Monsignor La sagna ed i suoi compagni caddero sulla breccia, vittime del loro ardentissimo zelo per la salvezza delle anime. Iddio, infinitamente ricco in misericordia, e a cui nulla manca per pesare colle bilancia dell'eternità le apostoliche fatiche di questi coraggiosi salvatori di anime, volle, lo speriamo, affrettar per essi l'ora della ricompensa, dando loro negli splendori della celestial gloria la mercede e delle loro opere e de' loro desiderii. Dal cielo, donde proteggeranno la nostra Pia Società e le loro Missioni, le loro preghiere ed i loro meriti decideranno sicuramente il Padron della messe a mandare nel campo salesiano numerosi altri operai evangelici, animati dal vero spirito di Don Bosco e largamente provveduti delle virtù che formano gli Apostoli.

Speriamo di poter dare nel prossimo numero notizie più esatte del doloroso avvenìmento.

Intanto il nostro veneratissimo Padre Don Rua con lettera particolare prese le convenienti disposizioni, perchè le care vittime salesiane di questo disastro godessero al più presto i suffragi più abbondanti. Perciò in tutte le Case Salesiane si è cantato o si canterà una Messa da requiem, con invito di partecipazione a tutti i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici; e tutti i membri della nostra Pia Società, nonchè tutti i nostri cari giovanetti, hanno offerto a Dio speciali preghiere e S. Comunioni in suffragio delle anime di questi cari estinti.

Ed ora dovremo noi usar di molte parole per riscuotere dai nostri cortesi lettori copiosi suffragi per le anime di questi nostri amatissimi defunti? Non lo crediam necessario; il suesposto doloroso racconto di per sè già dice ad ogni animo bennato di unirsi ai desolati Salesiani con fervide preci, con caldi voti, con generosi sacrifizi, onde implorare dal misericordioso Iddio la requie eterna a questi nostri carissimi cònfratelli !

In moltissimi luoghi, mentre si celebrarono solenni funerali per queste vittime di apostolico zelo, si volle fare una colletta a favore delle Missioni che erano affidate alle loro sollecite cure. Sublime pensiero fu questo, che noi altamente encomiamo e facciamo voti che si propaghi fra tutti i nostri lettori, siccome cosa che recherà certamente grande sollievo e grande consolazione alle anime di questi nostri defunti Missionari.

CENNI BIOGRAFICI DI MONSIGNOR LASAGNA

Monsignor Lasagna nacque il 3 marzo 1850 in Montemagno, grosso borgo del Monferrato, ove nel 1863 essendosi recato D. Bosco con alquanti dei suoi allievi, l'incontrò che era giovinetto in sui dodici anni. Divinando la bella riuscita che avrebbe fatta, lo invitò con sè nell'Oratorio di Torino, e quivi il buon Luigi si segnalò per intelligenza, studio e pietà. Nel 1872 ottenne all'Università il diploma di professore in belle lettere, e l'anno seguente veniva consacrato Sacerdote. Di animo vivo e ardente, fornito d'ingegno non comune, D. Luigi Lasagna fu preposto da D. Bosco all'insegnamento prima nel ginnasio del collegio di Lanzo, poi nel liceo del collegio di Alassio, dove guadagnossi mai sempre in modo meraviglioso l'affezione e la stima dei discepoli e la fiducia dei superiori.

Non era però questo il compito che la Provvidenza gli voleva affidare, e D. Bosco, vedendo il suo zelo e la sua valentia nella predicazione, lo scelse a Superiore dei primi Missionari che mandò all'Uruguay.

Difatti nel 1876, partiva con la fede di un apostolo, e dopo una orribile burrasca sofferta, sbarcava a Montevideo, nelle cui vicinanze, a Villa Colon, fondava subito il primo collegio cattolico , che in quelle lontane regioni non tardò a dare frutti prodigiosi, poiche da esso uscirono laureati medici , avvocati , scienziati , i più illustri ingegni dell'Uruguay.

Coadiuvava intanto la fondazione del giornale cattolico El bien publico, di cui fu indefesso collaboratore per molti anni, combattendovi le teorie positiviste e materialiste, largamente sparse dalle cattedre e nei libri. I suoi articoli furono lodatissimi dalla stampa cattolica di quei paesi, e raccolti per cura dei suoi discepoli comparvero stampati a loro spese in un solo volume.

A Montevideo diede gli statuti alle Società cattoliche, delle quali in breve sorsero ben quindici tutte floridissime, compresa una operaia, che conta numerosi soci. Die' vita eziandio alla Società degli. Oratorii festivi, di cui il Vescovo di Montevideo approvò gli statuti e con apposita pastorale la raccomandò a tutti i Sacerdoti e fedeli di quella Repubblica. Promosse pure ovunque potè le Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli.

Animato da viva fiducia nella Provvidenza Divina, fondò l'Ospizio maschile di Las Piedras, le case delle Suore di Maria Ausiliatrice per l'educazione delle fanciulle di Villa Colon e Las Piedras, ed in seguito varie scuole gratuite per ambi i sessi in varii punti di quella Repubblica e specialmente in Paysandù, dove accettò pure la direzione di quella vastissima Parrocchia in momenti in cui poteva questa costare la vita a lui ed ai Sacerdoti che colà stabiliva.

Nè di ciò contento, a quando a quando spediva Missionari al campo per catechizzare i Gauchos, indigeni vagolanti in quei vasti deserti, e nelle varie colonie d'Italiani colà esistenti per dar loro comodità di compiere i loro religiosi doveri.

Nel 1881 si diede alla fondazione di Osservatori meteorologici. Il principale di questi che ha pubblicazioni mensili importantissimo, risiede a Villa Colon nel Collegio Pio, che così s'intitola dal nome angusto del grande Pontefice Pio IX, cui Don Lasagna, ricevuto in udienza prima di partire per le Missioni, promise che da Lui si sarebbe intitolato il primo istituto che avrebbe fondato. E l'Osservatorio suddetto si pose in relazione coll'illustre e compianto P. Denza e lo studio dei fenomeni e dei climi di quell'emisfero è molto apprezzato e ricercato dagli scienziati.

L'inaugurazione di quell'Osservatorio fu presieduta da Monsignor Mario Mocenni, oggi Cardinale di S. R. C. quando recavasi Internunzio al Brasile e trovossi di passaggio per quella città. D. Luigi Lasagna, legato da lunga amicizia a Mons. Mocenni, volle che questi presiedesse all' inaugurazione, di cui ancora si conservano i verbali firmati dall illustre Prelato.

Le ultime lettere da noi pubblicate nell'ottobre scorso ben ci fanno conoscere quanto egli siasi fin da principio reso benemerito in quelle regioni dell'agricoltura e delle scienze naturali. Di ogni cosa che vedeva tornare di vantaggio spirituale o materiale di quei popoli, egli si interessava con slancio e fervore, ed i suoi sforzi erano, grazie a Dio, sempre coronati di ottimi risultati.

In quell'anno stesso 1881, Don Bosco di f. m., veduta l'ottima riuscita delle fatiche di D. Lasagna nell'Uruguay e l'instancabilità del suo zelo, gli affidò la Missione al Brasile, ed egli ne percorse le città e le provincie principali dell'est, penetrando fin su nel fiume delle Amazzoni, e cominciò a fondare stabilimenti a Nictheroy presso Rio Janeiro, a S. Paolo e a Lorena.

Chiamate dall'Europa altre Figlie di Maria Ausiliatrice, incominciò eziandio ad aprire in quella vastissima Repubblica ospizi e oratorii festivi per le fanciulle.

Alla sua operosa attività si devono, oltre le accennate fondazioni di Villa Colon, Las Piedras e Paysandù nell' Uruguay, S. Paolo, Nictheroy e Lorena nel Brasile, quelle di Montevideo, Canelones e Mercedes nella prima Repubblica; e Guaratingueta, Pindamonhangaba, Pernambuco, Araras e Cuyabà nella seconda, dove si allevano cristianamente immenso numero di giovanetti e di fanciulle.

Assecondando il desiderio dei venerato nostro Fondatore, egli stabiliva in quella vastissima Ispettoria da lui dipendente due piccoli Seminarii, per educare alla vita ecclesiastica quei giovanetti che ne mostrassero speciale vocazione, onde provvedere in seguito del necessario personale quelle medesime fondazioni e le Missioni stesse dei selvaggi. I suoi tentativi non sono riusciti vani: quelle Case Salesiane già contano vani Sacerdoti nativi di quei paesi. Simile opera, dietro suo impulso, si è pure realizzata dalle Suore di Maria Ausiliatrice per fornire di personale le loro Case di educazione e di missione. Ed appunto da questi Istituti uscirono il Sac. Villaamil e le Suore Braga e Sarmento, che col loro Maestro furono vittime in questo disastro.

Persuaso com'era che il Sacerdote ovunque per poter far del bene ha bisogno di gran scienza e di dottrina profonda e sicura, appena potè inviò al centro del Cattolicismo, a Roma, alcuni di quei suoi giovani chierici per farvi gli studii filosofici e teologici. E presentemente alcuni frequentano appunto i Corsi Filosofici all'Università Gregoriana sapientemente rimessa in fiore dal regnante Pontefice Leone XIII.

E mentre realizzava queste sì belle opere, egli progettava ed iniziava lavori di Missioni speciali per la conversione e civilizzazione delle tribù selvaggie del Paraguay, del Matto Grosso e dello Stato di San Paolo.

La sua influenza in quei paesi si estese moltissimo anche sugli emigranti italiani, i quali raggiungono il numero di due milioni e mezzo. Con le sue benefiche escursioni infatti si è guadagnato la benevolenza di tutti gli italiani, che colà lo consideravano come padre.

Egli, oltre le lingue antiche, la greca e la latina, e la lingua patria, possedeva benissimo la lingua portoghese, la spagnuola, la francese e l'inglese; e per la sua scienza e prudenza era tenuto in altissimo conto eziandio presso di quei governanti, dai quali in varie circostanze ottenne libertà e poteri insperati.

Nel dicembre del 1886, quando Don Lasagna per la penultima volta ritornava in America con un numeroso drappello di Missionari, Don Bosco gli faceva consegnare una scatoletta, dicendo: « Questa per D. Lasagna ». Egli la prese senza osservare che cosa contenesse e la conservò quale ricordo dell'amatissimo Padre! Più tardi, appena apprese la dolorosa notizia della morte di Don Bosco, riordinando le memorie del compianto e venerato Superiore, aprì la scatoletta e vi trovò entro una catenella d'oro, con un biglietto di un nobile Cooperatore Salesiano che portava scritto da una parte: Per grazia di Maria Ausiliatrice, e dall'altra: Pel secondo Vescovo Salesiano. Quella catenella toccò precisamente a lui.

Venuto in Italia, sulla fine del 1892, per prendere nuovi aiuti e la benedizione del S. Padre per i suoi grandiosi e arditi progetti, Sua Santità Leone XIII lo volle elevato alla dignità episcopale. La sua consacrazione ebbe luogo il 12 marzo 1893 in Roma nella chiesa salesiana del S. Cuore, per mano dell'E.mo Cardinal Paroccbi, nostro benevolo Protettore, essendo presenti diversi pellegrini dell'Uruguay, del Paraguay e del Brasile.

Neanche un mese dopo, il giorno 3 del seguente aprile, egli ripartiva per l'America, conducendo seco trenta Missionari Salesiani. La Provvidenza di Dio aveva decretato che non lo avessimo più a rivedere!

Impossibile ci riesce qui di compendiare le gesta compiute dallo zelo intraprendente del nostro carissimo Monsignor Lasagna in questi ultimi due anni.

I nostri Cooperatori hanno ancor fresca la memoria delle magnifiche lettere scritteci dalla sua penna stessa. Diremo solo che egli è riuscito felicemente ad introdurre le Missioni Salesiane tra gl'indigeni Coroados del Matto Grosso, nel Brasile, contro i quali si era già decretata una guerra d'esterminio; e che altra simile importante impresa stava preparando per gli indigeni selvaggi del Paraguay.

La morte toglievalo alla terra nel fervore dell'apostolato e nella ancor florida età di appena 45 anni. Adoriamo i decreti di Dio!

Compia ora egli dal Cielo, colla sua preghiera, quanto nel suo intraprendente zelo avrebbe ancor fatto in terra !

STRAORDINARIA SPEDIZIONE DI 107 MISSIONARI

LA funzione per la partenza di questo numerosissimo drappello di Missionari Salesiani, come abbiam annunziato nel numero precedente, ebbe luogo il giorno 31 dello scorso ottobre. Alle ore 15 , il santuario di Maria Ausiliatrice in Torino era affollato di signore e signori. Un giovane chierico fece breve lettura dal pulpito, i Missionari presero posto in presbiterio, e le Suore Missionarie dell'Istituto di Maria Ausiliatrice si assisero in posti riservati fuori della balaustra. Era veramente uno spettacolo grandioso , commovente, solenne vedere schierati sotto gli archi di Maria Ausiliatrice centosette tra preti, chierici, laici e suore, preparati alla gran partenza. Finora non s'era mai veduto un numero così grande di Missionari.

Dopo la lettura del chierico, i musici dall'orchestra eseguirono un grandioso mottetto, dopo cui comparve in pulpito il Rev.m° Mons. Giacomo Costamagna, Vescovo Salesiano, Titolare di Colonia nell'Armenia e Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza nell' Equatore.

Il suo dire è facile, spontaneo, privo di ogni rettorico ornamento. Egli esordisce tracciando i viaggi, pei quali s'avviano gli ottantasette Missionari e le venti Suore. Ma la meta non è una per tutti, bensì in parecchie parti della terra, dovendosi dividere in vani gruppi....

« Mille voci pertanto si sollevano attorno a noi, continua l'Ecc.m° Oratore: sono voci di padri, di madri, di fratelli, di amici che ci vorrebbero fermare nella diletta terra natia e ci gridano : - Perchè ci abbandonate? Chi è che vi strappa da noi e vi trasporta in terra straniera?

» Chi ci strappa dai parenti, dagli amici? - È il grido della fede, più potente che tutto questo mar di voci che ci stringono il cuore!

» La voce della fede si fa udire potente al Missionario ed a chi lo vede partire. Questa voce rende forti ed intrepidi gli animi nostri, e pone in pace i vostri cuori,

» Un amico diceva al padre di un nostro giovane Missionario: - Perchè lasci tu partire il tuo unico figlio? Se ne avessi due, uno potresti darlo alle Missioni; ma ne hai uno solo! Chi sosterrà la tua vecchiaia? - Quel genitore, fervente cattolico, rispondeva: - Sono ben lieto di poter dare il mio unico figlio alla santa causa di quel Dio che diede il suo Divino Unigenito per la mia salvezza.

» Ma non tutti rassomigliano a questo buon padre. Vi sono anime meno illuminate e cuori meno eroici. Risponderà a costoro una buona Suora, che circondata, giorni sono, dai parenti, doveva animarli alla rassegnazione: - Sì, io parto, diceva la buona figlia di Maria Ausiliatrice, mi separo da voi, ma per poco; non è questione che di pochi anni, e poi l'uno dopo l'altro ci troveremo tutti in cielo. Iddio premierà il mio ed il vostro sacrificio: si tratta della sua gloria e della salvezza di tante anime infelici. Oh ! felice la nostra disunione che ci frutta una sempiterna riunione presso Dio!

» Bisogna dunque partire. Iddio lo vuole. Le nostre Missioni ci attendono. »

Qui l'oratore ricorda, le altre spedizioni di Missionari Salesiani e le altre sue partenze dalla patria. Fa il confronto delle gioie e delle grandezze che in Italia, gli rubano il cuore, specialmente nel campo religioso, con quanto l'attende nel continente americano, sua seconda patria, descrivendo varii punti di Missione tra i civiîi e tra i selvaggi, ed invita tutti ad accompagnare i Missionari.

» Venite, dice l'oratore, venite con noi, o buoni uditori, ed accompagnateci colla preghiera. La vostra preghiera. ci aiuterà a perseverare sempre nel nostro fervore. Il medico talvolta soccombe appestato dall'infermità dell'infermo stesso che va curando. Che Iddio ci assista sempre per le vostre preghiere, e ci aiuti ad operare i grandi miracoli che il cielo da noi attende.

» Venite con noi ed accompagnateci colle vostre limosine. Una setta a noi avversa, l'anno scorso, indiceva ai suoi proseliti che facessero una settimana di privazioni e di grandi mortificazioni, e tutto il superfluo di quei dì fosse mandato alla presidenza, al gran capitano. Così fu fatto e si raccolsero cinquantamila scudi. Se tanto si fa per l'errore, che cosa non si dovrà fare per la verità? Il viaggio per cento e più persone richiede somme favolose. Io stesso, osserva commosso l'oratore, non ho ancora tutto l'occorrente per giungere coi miei compagni alla lontana destinazione, e dovrò questuare per via, ove spero d'incontrare generosi amici e buoni Cooperatori Salesiani. Voi pertanto, potendolo, portate il vostro obolo a Don Rua, che ce lo farà pervenire alle lontano Missioni.

» Venite con noi, o cari Cooperatori , ed accompagnateci coi vostri figli. Abbiamo bisogno di nuovi Missionari. Che cosa sono quelli che ora partono con me? Cento goccie in mezzo ad un mare. Messis quidem multa, operarii autem pauci.

» Noi partiamo, ma nel tempo stesso restiamo con voi. Restiamo col cuore , con la nostra preghiera e con la nostra riconoscenza.

» Verremo qua col nostro spirito in questo santuario che ci ricorda tante meraviglie. Qui verrà .Mons. Fagnano con la preghiera de' suoi Fueghini; qui verremo pur noi colle preghiere dei nostri Indii. Verremo a ricordar D. Bosco, a salutar D. Rua, a ringraziare voi tutti, o benemeriti amici e benefattori nostri. »

Profondamente commosso Mons. Costamagna invoca Maria SS. stessa a ringraziare il veneratissimo Arcivescovo di Torino, che si trova pur esso in presbiterio, ricordando la somma benevolenza da lui prodigata ai figli di D Bosco e l'episcopale consacrazione che da lui egli aveva ricevuto, mesi sono, in questo santuario stesso. Vengono poscia i ringraziamenti ed i saluti affettuosissimi a Don Rua, agli altri Superiori ed a tutti gli amici e benefattori e termina dando a tutti l'appuntamento in Cielo.

L' udienza è profondamente commossa: molti uditori in vari punti del discorso e specialmente in sul unire asciugansi le lagrime.

Dopo il discorso si cantò dall'orchestra scelta musica e Monsignor Arcivescovo . di Torino impartì solennemente la Benedizione col SS. Sacrarnento.

Si recitarono poi le preghiere dei pellegrinanti , ed infine dall' altare l' Ecc.m° Arcivescovo, con voce vibrata, e sonora, da farsi sentire dall'immensa folla che rigurgitava nel tempio, rivolse l'addio a Mons. Costamagna, a Mons. Fagnano ed ai nuovi apostoli, pronunziando parole piene del più vivo entusiasmo sullo spettacolo così grandioso di fede e di carità che ripetevasi per la trentesima volta in questo santuario, a piè di quest'altare che D. Bosco dedicava all'Ausiliatrice del popolo cristiano.

I Missionari quindi profondamente commossi passarono all'amplesso ed all'addio del venerando Don Rua e dei loro amati Superiori e confratelli, che si erano schierati in presbiterio vestiti di cotta. Assistemmo più volte a queste tenerissimo scene, anche quando viveva ancora il venerato Don Bosco, ma le vediamo sempre ripetersi con lo stesso immensurabile affetto.

Altra scena commoventissima fu ripetuta all'uscire dal tempio, ove tanti amici , parenti ed ammiratori s'accostavano ai Missionari per dar loro l'ultimo saluto.

Iddio circondi sempre delle suo grazie più elette e Maria Ausiliatrice della sua valida protezione questi nostri cari confratelli partiti per lontane regioni, onde portare la, luce del Vangelo aitanti infedeli ed a render meno penosa e più cristiana la vita d'lnnumerevoli emigranti italiani i

Forse non tutti i nostri lettori sapranno per quali ragioni il nostro Superiore Don Rua siasi indotto quest'anno a fare una così straordinaria spedizione di Missionari Salesiani. Lo diremo loro subito : perché ve ne era urgente necessità. E questa necessità l'avevano fatta talmente, diremmo , toccare con mano i varii Missionari da parecchie regioni venuti a Torino per il Capitolo Generale della nostra Pia Società, che Don Rua non potè lasciarli ripartire senza dare a ciascuno almeno un terzo di quel personale che richiedevano. Una volta si spedivano Missionari per un solo e determinato punto; ora invece essendosi estese le Missioni nostre in moltissime regioni, si deve soddisfare alle esigenze di moltissimi punti. Fu quindi necessario spedirne alcuni per il Messico, altri per la Venezuela, altri pel Brasile, per l'Argentina, per l'Uruguay , pel Chilì , pel Perù, nonchè per l' Algeria, la Tunisia e per la Palestina. Ma il gruppo maggiore fu assegnato a Mons. Fagnano per la sua Prefettura Apostolica della Terra del Fuoco, dove le Missioni presero uno sviluppo straordinario ; a Mons. Costamagna pel Vicariato di Mendez e Gualaquiza nell'Equatore a lui recentemente affidato, e per due nuove fondazioni che si devono fare prima dei termine di quest'anno a Sucre e a la Paz nella Bolivia, per cedere alle già prolungate ed insistenti preghiere del Presidente di quella Repubblica.

Quante spese ha incontrato D. Rua per questa colossale spedizione! Sotto l'incubo di esse, già ha rivolto la sua voce ai buoni Cooperatori ed alle pie Cooperatrici Salesiane; ma quanti hanno risposto al suo appello? I Missionari sono partiti , ma i debiti sono rimasti sulle spalle del nostro Superiore. Cooperatori e Cooperatrici , voi lo sapete, il povero D. Rua ripone le sue speranze nella vostra carità; sollevatelo dall'enorme peso addossatosi stavolta, affinchè più liberamente possa rivolgere la sua mente ad altre opere di cristiana carità. Si avvicinano le Feste Natalizie ; propizia occasione per inviargli ciascuno la stia strenna ! Gesù Bambino, per cui amore, siam sicuri, voi vi mostrerete generosi, vi ripaghi Egli del cento per uno quanto darete per i nostri Missionari !

Alcuni giornali annunziarono che i cento nuovi Missionari Salesiani, prima di partire si sarebbero recati a Roma a prendere la benedizione del Vicario di Gesù Cristo. Questo era, il desiderio non di uno, ma di tutti i sullodati Missionari , e certo si sarebbe effettuato, ove la questione finanziaria non avesse messo insuperabile ostacolo. Si chiese pertanto di lontano la benedizione, del Santo Padre, e prima che partissero i nostri cari confratelli da Torino, avevano la consolazione di ricevere il seguente telegramma : - SANTO PADRE BENEDICE CON EFFUSIONE DI CUORE GLI OTTANTA MIS SIONARII SALESIANI E LE VENTI SUORE IN PARTENZA - CARDINAL RAMPOLLA.

La benedizione del S. Padre valga loro di conforto nell'apprendere l' immane sciagura toccata alle nostre Missioni !

Il giorno 21 novembre ricevevamo dalla Navigazione Generale Italiana di Genova il Seguente annunzio: - SONO LIETO D'INFORMARVI CHE IL VAPORE PERSEO PARTITO DA GENOVA IL 1° NOVEMBRE 1895 COI PADRI SALESIANI E LE SUORE, È ARRIVATO FELICEMENTE A BUENOS AIRES IL 19 CORRENTE. - STEFANO LEMOYNE. - Ne sia ringraziato il Signore! Su questo vapore erano partiti Mons. Costamagna e Mons. Fagnano col maggior numero di Missionari. Sono ancora per mare quelli diretti al Messico.

AUSTRIA

Una nuova Casa Salesiana

Il nostro venerato Superiore, aderendo alle replicato istanze del solerte Comitato Salesiano costituitosi a Gorizia sotto la guida di Mons. Alpi, nello scorso ottobre mandava colà alcuni Salesiani per prendere la Direzione di un Collegio dedicato a S. Luigi. Ecco quanto di là ci scrissero quei nostri confratelli

AMATISSIMO E REVERENDISSIMO PADRE,

Gorizia, 22 Ottobre 1895.

IL nostro viaggio fu ottimo. A Mogliano fummo trattati con vera carità fraterna dai confratelli di quella Casa. Da Gorizia vennero a prenderci Mons. Alpi, Presidente del Comitato, D. Carlo Mighetti, Cassiere, e Don Pietro Fabbris, Consigliere ed Economo del Seminario Teologico. Arrivammo alla stazione di Gorizia la sera del giorno 15 e fummo ricevuti da alcuni distinti Sacerdoti e Signori della città, tra cui Mons. Andrea Jordan, Prevosto capitolare .

Andammo anzitutto ad ossequiare S. E. Rev. Mons. Luigi Zorn , Arcivescovo, il quale si mostrò contentissimo della nostra venuta, ci benedisse con effusione di cuore e ci augurò ogni benedizione del cielo. Dall'Arcivescovado passammo al Convitto che ci venne consegnato. Qui tutti si mostrano contenti della venuta dei Salesiani, anzi pare che la sospirassero.

Il Convitto intitolato fin dalla sua fondazione Convitto Italiano S. Luigi , contiene 40 giovani ed è impossibile per ora accettarne di più. Le domande non mancano, ma bensì i locali. Si trova in una posizione abbastanza felice, quasi fuori di città; ma ha un grosso difetto, ed è di essere circondato da ogni parte di caseggiati che rendono impossibile qualunque ingrandimento. Ha un discreto cortiletto per la ricreazione in tempo bello e un piccolo orto ; ma quando farà brutto tempo, non sapremo dove far ricreazione.

Le condizioni finanziarie poi sono molto ristrette ; anzi non mancano i debiti. Per questa parte ci penserà il Comitato, e quest'anno noi staremo tranquilli.

Nel Comitato abbiamo trovato dei veri amici, che ci trattano egregiamente, e Mons. Alpi è per noi un vero padre ; non ostante il suo gran da fare, trova ogni giorno tempo di venirci a visitare.

Fino ad oggi ho dovuto dir Messa nella vicina Parrocchia ; incominciando da dimani spero che la potremo avere in casa, poichè ormai abbiamo tutto l'occorrente per la nostra cappella.

Ora, mentre da questa nuova Casa Salesiana le porgo i nostri ossequii , la prego, o amatissimo e Rev. Padre, di volerci benedire e raccomandare tutti a Maria SS. Ausiliatrice, affinchè ci assista Ella colla sua valida protezione e ci guidi nell'educazione di questi giovanetti affidati alle nostre cure.

Con riverente affetto godo dì potermi dire

Suo Dev. Aff. figlio in G. CSac. G. A. SCAPARONE.

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. BOSCO

PATAGONIA MERIDIONALE

Un mese di missione nella Pampa

REV.mo SIG. D. RUA,

Puntarenas, 6 Aprile 1895.

Scopo della presente è di darle relazione d'una missione testè compiuta dall'umile scrivente col Catechista Ch. Crema, attraverso la Pampa da Puntarenas a S. Cruz.

Per comando e colla benedizione del Prefetto Apostolico Mons. Fagnano, partimmo da Puntarenas il 2 marzo u. s. , provvisti di buoni cavalli e di una esperta guida. Nostra intenzione era di visitare le varie famiglie sparse dei civilizzati.

Le prime fermate. - Disagi di queste gite. - La guida si ammala. -

Come la Provvidenza provvede.

La prima tappa fu al Passo del Guanaco, in casa di un cotale nomato Cordonnier. Fummo ricevuti cortesemente da tutta la sua numerosa famiglia, la quale ci offrì un posto sicuro e bello per i nostri cavalli, un prato cintato (potrero), dov'eravi molt' erba ed un fresco ruscelletto, presso il quale piantammo pure le nostre tende e passammo la notte, non essendovi posto alcuno sotto il tetto. All'indomani, domenica, innalzato l'altarino in casa, celebrai la S. Messa, cui assistette con molta divozione tutta la famiglia. Dopo Messa amministrai il S. Battesimo ad un bambino di sei mesi e ad un giovanetto di quattordici anni, e la Cresima a sei persone.

Verso mezzogiorno partimmo per Piquetavo o Pec-koy, dove alloggiammo in casa di un bravo irlandese , certo Cameron, che ci ha trattati splendidamente. Al mattino seguente ascoltarono con grande pietà e divozione la S. Messa, celebrata nella miglior sala della casa, intra la quale diedi la Prima Comunione al primogenito Guglielmo , che conta sedici anni. Povero giovane! Era ritornato quindici giorni innanzi da un Collegio di Valparaiso, dove gli avevano bensì insegnato un po' di religione, ma non si erano curati di fargli ricevere a quell'età la S. Comunione. Gli amministrai pure il Sacramento della Cresima insieme colla sorellina Eugenia di sette anni.

Quivi ci sorprese una dirotta pioggia che ci fermò fino alle undici ore e così guastò alquanto i nostri disegni. Volevamo passare lo stretto di mare in bassa marea (che era cosa di un'ora al più, e ci accorciava il cammino di un giorno a cavallo) per andare alla casa di un certo sig. Jonn; ma ciò si doveva fare prima delle dieci. Essendo cresciuta la marea, non vi fu altro rimedio che dar la volta alla Cabeza del mar e passare la notte al Crovero, in un prato, dove se vi era molta erba pei cavalli e acqua in abbondanza, per noi non v'era che una sola tenda ove ripararci.

Per non perdere tanto tempo, non passammo più all'azienda del sig. Jonn, ma tirammo diritti a Osedo, all'azienda di un altro inglese, sig. Reina. Durante il cammino fummo sorpresi per ben tre volte da un forte acquazzone che ci bagnò come anitre, ed una volta da una grandine secca che durò un dieci minuti circa; ma, grazie al forte vento che subito dopo soffiò, fummo tosto asciugati. Verso sera per altro il freddo ci faceva irrigidire le membra.

Al declinar del sole giungemmo in casa del detto signore. Fummo ben trattati dalla consorte, che è francese. Hanno varii figli e figlie, il maggiore dei quali già conta ventiquattro anni ed il minore due. Parlano tutti inglese, francese e castigliano, ma tutti seguono la religione del padre, che è protestante. Tengono in casa una maestra inglese, protestante essa pure, e tutta la casa pare un collegio. Quivi tutto si fa a suon di campanello, con una puntualità scrupolosa, incominciando dalla levata del mattino, che è alle 5 1/2, fino al riposo della sera alle 8.- I domestici sono quasi tutti chileni, ed è con questi che potei esercitare il sacro ministero. Al mattino seguente vennero tutti alla S. Messa, alle ore 5 1/2, e quattro di essi fecero la loro S. Comunione con molta divozione.

La nostra guida era partita di casa già alquanto indisposta, e coll'acqua, grandine e freddo preso si infermò di più, di modo che si dovette mettere in letto con una forte polmonite. Si provò a sudare e star in riposo un giorno e due notti, ma inutilmente, il male sempre più aggravava. Eravamo in un bell'imbarazzo ! Come avremmo potuto contimare il viaggio, se ci mancava la guida? E dove trovarne un' altra nel campo? Non poco ci preoccupava questo pensiero. Ma finalmente la Divina Provvidenza venne in nostro aiuto. Un giovinetto di diciott'anni, certo Pietro Ramirez, alquanto esperto del campo, sapeva il cammino della riviera quasi fino a Gallegos Egli si offerse di accompagnarci fin là, mentre la prima guida, Juan Alvarado, ritornò a Puntarenas per ristabilirsi in salute.

Si passò per S. Gregorio, in casa Menendez ed in casa Doulan, dov'eravi lutto per la recente morte di una donna colla sua creaturina, e riuscimmo alla Punta Delgada o Buque Quemado, dove finisce lo Stretto di Magellano, presso di una società di 7 inglesi, capo dei quali è il Sig. Wovot. Passata quivi la notte, e celebrato all'indomani la S. Messa per varii coloni chileni, lasciammo la bella riviera dello Stretto di Magellano, attraversammo la doppia catena di monticolli e ci spingemmo a traverso la pampa alla volta di Gallegos.

Questo era un passo difficile, perchè senza strade e senz'alcuno che conoscesse i luoghi. Ci indicarono bensì il cammino, ma in modo vago: per cui ci inoltravamo con molto timore e tremore.

Il panorama. - Tristo deserto. - I Conventi e i frati di questo deserto. - Una precauzione da prendersi.

Magnifico era il panorama che si presentava alla nostra vista dalla cima del primo cordone di monti, che guadagnammo verso le dieci del mattino. Di là vedevamo lo Stretto di Magellano, la Terra del Fuoco, la lunghissima punta che si avanza nel mare col nome di Capo Virgenes , Capo Dungenes e Monte Dinero, il quale porta sul suo dorso un'alta piramide per segnale dei vapori che passano in quelle vicinanze. Dall'altro lato si vedeva una piccola valle e poi il secondo cordone di monti; più in giù verso Gallegos, nella Pampa, scorgevansi, a piccola distanza l'uno dall'altro, i due monti Aymond e Orejas de Burro, quest'ultimo così detto perchè fatto a somiglianza appunto di orecchie di asino. Noi dovevamo passare fra questi due monti.

Non potemmo fermarci molto a godere di quella dolce vista, perchè ci premeva di giungere presto a Gallegos. A mezzogiorno eravamo alle falde del Monte Aymond, il quale presenta tutti i segni di un vulcano spento. Sulla carta geografica in queste vicinanze è notato un lago; lo vedemmo difatti, ma asciutto. Per tutto il lungo tragitto di ben undici ore non trovammo una sorgente, non un lago o stagno; tutto secco. Camminammo e di buon passo dalle 8 del mattino fino alle 7 di sera, ma non potemmo giungere a Gallegos, neanche a scorgerlo di lontano. La notte ci sorprese nel deserto, e quello era ve ramente tristo deserto, perchè senza acqua, senza legna, senza riparo e senza erba poi cavalli. Accampammo in vicinanza a due alti monti di viva pietra, conosciuti col nome di Conventi, i quali sono veramente i conventi dei guanachi e mi dicono anche di feroci leoni. Noi però vedemmo solo i primi.

Avanti di giungere ai detti conventi, si vede una lunga fila di monticelli, che tutti chiamano i frati, perchè sembra che abbiano un cappuccio e siano in processione l'uno dietro all' altro. Di buon grado ci rassegnammo di passare la notte con questi solitarii e fare con loro un po' di penitenza, stando a bocca asciutta, dopo una lunga giornata di vento e di polvere. Non così facilmente ci rassegnavano i cavalli, i quali , perchè non fuggissero, dovemmo legarli per bene.

Se non prendevamo questa precauzione, ci poteva capitare quello che è avvenuto, anni sono, al povero cuciniere del Sig. Guilaume. Andava questi per la Pampa con un cavallo, diretto non so dove. Disceso da cavallo per alcuni istanti, non aveva pensato di legare il cavallo o tenerlo per la briglia. Appena il destriero si sentì libero, fuggì piantando da solo il povero cavaliero. Il quale andò vagando per ben sette giornii e già si teneva per morto, quando fortuna volle che incontrasse il sig. Guilaume, presso cui fa tuttora il cuciniere.

Si arriva finalmente a Gallegos. - Una inferma che canta il « Nunc dimittis ».

Al mattino per tempissimo fummo in piedi, ed io celebrai la S. Messa , mentre soffiava un vento sì forte che pareva di trovarci in mare. Ammaestrato dalla esperienza portava meco una bottiglietta d'acqua per il S. Sacrìfizio, onde non dover tralasciare questo grand'atto di nostra S. Religione per mancanza di acqua. Non appena era finita la Messa, si scatenò sopra di noi un forte acquazzone, dal quale ci riparammo come meglio fu possibile. Un'ora, dopo, ritornato il cielo sereno, ci ponemmo in cammino con un vento più forte del primo. All'una pom. giungemmo al Rio Chico di Gallegos.

I cavalli appena videro in lontananza l'acqua di questo Rio, si precipitarono verso di essa con tanto slancio, che non era possibile trattenerli. Poverini! Da trenta ore non avevano più visto acqua; con quel gran polverio e con quel forte vento sentivano la necessità di bagnarsi la gola, come pure la sentivamo noi. Ma fatal illusione ! Il mare era cresciuto molto e l'acqua del fiume era diventata salata. Amaro disinganno! I cavalli uon si davano tregua in cercar acqua bevibile; andavano furibondi da un lato all'altro, assaggiando tutti i piccoli rigagnoli, gli stagni, i buchi, ma tutta era salata. Si gettavano in luoghi pantanosi, ed io che mi spinsi colà per radunarli, vi rimasi là impantanato con pericolo di non potermi togliere tanto presto. Dopo aver tribolato non poco anche per trovare un passo buono, la Provvidenza ci fe' incontrare due uomini a cavallo - le sole persone che trovammo in due giorni di cammino - i quali ce lo insegnarono. Prima di sera arrivammo finalmente a Gallegos, dove ci fu ristoro per le bestie ed anche per noi, che eravamo pure quasi sfiniti.

A Gallegos prendemmo alloggio nella nuova casa della Governazione, non ancora del tutto finita, e ci fermammo parecchi giorni. Adattammo a chiesa una sala, e quivi ogni giorno si celebrava la S. Messa con intervento di molte persone, non mancando mai la famiglia del Governatore, e si amministravano i SS. Sacramenti.

La chiesina del paese era occupata provvisoriamente dai soldati. Questo paesello, quantunque lentamente, va sempre anch'esso progredendo. Vi è qualche cosa più dello scorso anno: vi sono trentadue case comprese quelle del Governatore e la chiesa, con un duecento persone nel solo porto, come si chiama volgarmente; nei contorni poi, e specialmente dall'altra sponda del fiume, si contano parecchie altre case.

A Gallegos aspettano un Sacerdote stabile che si prenda cura delle loro anime; sperano molto nella promessa data da Mons. Fagnano. Fiat! Il Governo darebbe diecimila metri quadrati di terreno, perchè si possa fabbricar chiesa, casa, oratorio festivo, scuole etc. per noi e per le Suore. Vi sono otto mila pesos per incominciare i lavori, e poi la Provvidenza provvederà.

Quivi trovammo una donna da sei mesi inferma e spedita dai medici, la quale teneva l' anima coi denti. Il dottore che la curava stupiva ogni giorno di trovarla viva. Ma essa aveva chiesto al Signore di non morire senza prima ricevere i Ss. Sacramenti e Iddio la esaudì. Si confessò, ricevette il S. Viatico, la Estrema Unzione, la Benedizione Papale, con suo grandissimo piacere e divozione, ringraziandoci poi colle lagrime agli occhi di tanta carità. Chiedeva poi, come il vecchio Simeone, di morire in pace, giacchè aveva ricevuto la grazia che tanto desiderava.

In detto paese si amministrarono sette Battesimi, dieci Cresime, si benedissero tre Matrimonii e si fecero varie Comunioni.

Un passo difficile. - Grave pericolo superato.

Dovendo andar a battezzare due bambini quasi alla foce del fiume e dall'altra sponda di esso, volevamo traghettarlo in barca per risparmiare il cammino di due giornate a cavallo e farlo in sole quattro ore. Il capitano della Marta- Galle gentilmente si era prestato a trasportarci con una buona barca e quattro rematori, ed il capitano del Torino (battello della nostra Missione, colà giunto l'ultimo giorno di nostra permanenza) esso pure voleva trasportarci, ma ad una condizione, cioè che non vi fosse vento, essendo impossibile altrimenti. Ma quando non vi è vento a Gallegos ? Si aspettò tre giorni inutilmente, e vedendo che il vento non cessava, ci rassegnammo a fare il cammino a cavallo e passare a guado il fiume a trenta chilometri più in su. Il fiume era cresciuto molto per lo squagliarsi delle nevi sulle Cordigliere e difficile riusciva il passarlo. Tre mesi prima il postino tragittando questo fiume al primo passo, cioè a Kilikaique, era scomparso col suo cavallo, e non si rinvenne più nè vivo, nè morto. Dopo d'allora si aveva paura da tutti passarlo in questo punto, e si andava più in su, cioè a Guaraike, dove, in un punto solo conosciuto da pochi, il passo era migliore, non però senza pericoli.

Colà giunti prendemmo una guida molto pratica del luogo. Essa ci precedeva col suo cavallo, mostrandoci il cammino. Dietro la guida venivano i nostri cavalli sciolti e quelli col carico, e quindi noi per ispingere i cavalli avanti. Due o tre cavalli solamente seguirono la guida, gli altri si slanciarono in mezzo al fiume credendo di giungere più presto a riva. Invano la guida gridava, invano noi li castigavamo, essi andavano dove loro talentava. Il Ch. Crema coll'altra guida lasciarono andar i cavalli dove volessero, ed essi seguirono la prima guida e passarono molto bene. Io invece, che cavalcavo una bestia assai briosa e poco ubbidiente al freno, me la vidi brutta e poco mancò che non prendessi un bagno di primo ordine. Il mio cavallo volle seguire gli altri liberi. Indarno io faceva sforzi per tirarlo dove voleva io: egli girava intorno a sè come una ruota da molino, e per giunta s'alzava dirìtto sui piedi anteriori per gettarmi in mezzo del fiume. Non caddi, ma per non correr pericolo di peggio, dovetti rassegnarmi a lasciarlo andare ove volesse. Tosto si slanciò dietro ai compagni, i quali avevano quasi guadagnata la sponda, ma passando a nuoto e facendo così una zuppa di tutto il bagaglio. Dopo un minuto la mia bestia era immersa intieramente nell'acqua, e quel che è peggio in una forte corrente a guisa di remolino. Faceva sforzi erculei per togliersi da quel labirinto, ma per ben tre volte dovette arrestarsi quasi sfinito. Io era in procinto di gettarmi nelle acque per tentare di salvarmi a nuoto: ma gli abiti che aveva indosso e la veemenza delle acque me ne dissuasero. Oh ! allora come mi venivano spontanee le giaculatorie sulle labbra! In vita mia non ho mai provato tanto spavento! I miei compagni mi guardavano essi pure con grande spavento, e pregavano in cuor loro per me, senza potermi aiutare in altro modo. Come a Dio piacque, giunsi alla spiaggia, inzuppato anch' io come un'anitra, ma salvo. Il primo pensiero fu dí ringraziar Iddio e Maria SS. Ausiliatrice! Seguimmo il viaggio a cavallo, lasciando al vento la cura di asciugarci.

A sera arrivammo a S. Croce, dove alloggiammo in casa Pedretti, ottima famiglia Catalana, dalla quale fummo trattati molto bene in quanto al vitto, ma per dormire ci dovemmo adattare alla meglio, non essendovene troppa comodità, come sto per dire.

Una notte romantica

A S. Croce eravamo giunti stanchi a morte, avendo in soli tre giorni percorso un cammino di circa 350 chilometri, in mezzo ad un polverìo indescrivibile, con freddo fame e mille altri strapazzi. Il povero Ch. Crema era caduto da cavallo quel giorno stesso, e gli doleva fortemente una gamba ; quindi invocavamo il sonno come unico consolatore e riparatore dei nostri mali ; ma qual notte ci preparava la Provvidenza! Forse era per provare la nostra pazienza.

La nostra stanza era una tettoia in ferro, ove si tosano le pecore. Per materasso le sole coperte della sella del cavallo stese sul pavimento, come del resto si fa nella Pampa sotto la tenda. Un vento fortissimo portava dalle mille fessure e dal tetto tanta polvere da sembrare una fitta nebbia; soltanto le pietre non passavano entro, ma si sentivano a battere contro il ferro con grande fracasso. Vicino alla tettoia erano riuniti in un recinto 150 agnelli, caproni e pecore. I caproni specialmente pareva che prendessero diletto nel dar testate fortissime contro la nostra povera tettoia. Non passavano cinque minuti, che or l'uno or l'altro non battessero colle corna o colla testa contro il ferro della tettoia, producendo così un rumore straordinario che sembrava lo scoppio d' una mina od il tiro di un cannone. Galli e galline, spaventate da questo fracasso continuo, gridavano e schiamazzavano anch'esse; tre grossi cani non facevano altro che abbaiare, alcune vacche a muggire, le pecore a belare, a cui univa il suo sgradevole strillo un barbagianni domestico. L'armonia era completa, non vi mancava più nulla!

Come fare a conciliare il sonno ? Questa musica continuò fino al levar del sole , di modo che non fu possibile chiudere palpebra tutta la notte. Invano si girava da un lato all' altro sul duro giaciglio per prendere sonno : ad ogni tratto ali colpo fortissimo veniva a svegliarci. All'alba ci alzammo più stanchi del giorno innanzi , e tutti coperti di polvere.

Benedizione della chiesuola - Un insultatore umiliato.

Al presidio di S. Croce le case o tettoie sono in tutto 105, e le persone tra autorità, soldati, donne e fanciulli sommano a 255.

Al Porto o Quemado le case sono 15 e le persone 60. Anche qui aspettano con ansia un Sacerdote stabile, specialmente ora che hanno innalzata la chiesuola.

Al presidio fummo cortesemente ricevuti da tutte le autorità, cominciando dal comandante Sig. Jorge H. Barnes fino all'ultimo ufficiale ed ai soldati. Ci aspettavano da un po' di tempo, e si erano dati premura di finire la chiesina prima che giungessimo noi.

La nuova chiesa è di 24 metri di lunghezza per 8 di larghezza, misura cioè un' area di 192 m. q.; è già fornita della sua campana per chiamare i fedeli. È costrutta di mattoni crudi , col tetto di pino coperto di ferro. Per ora serve mirabilmente. Il giorno 19 di marzo, festa di S. Giuseppe, l'ho benedetta, sotto l' invocazione di Santa Croce e della Sacra Famiglia, e vi ho celebrato per la prima volta il santo Sacrifizio della Messa, presenti tutti i soldati, gli uffiziali ed il popolo. Fu un giorno di grande giubilo per tutti.

Da quel giorno, 19, fino al 25, festa dell'Annunciazione di Maria SS., si diede una Missione in tutta regola, predicando mattina e sera a numeroso uditorio e facendo catechismo durante il giorno ai fanciulli. Le nostre fatiche, grazie a Dio, furono coronate da buoni successi. Potei avere la consola zione di aggiustare 7 Matrimonii, di amministrare il Battesimo a 12 bambini, la Cresima a 45 persone in gran parte adulte, ricevere molte Confessioni e distrìbuire un discreto numero di Comunioni, specialmente ai soldati. Stante il poco tempo che ci fermammo, si potè fare molto in verità.

Un insulto abbiamo avuto a S. Croce, e questo fu di un ufficiale che si voleva burlare della Confessione; ma l' abbiamo umiliato a dovere. In una predica, mentre egli pure era presente con tutti gli altri superiori e soldati del presidio, dopo di aver parlato del Sacramento di Penitenza, della sua divina istìtuzione e dei suoi salutari effetti, continuai press'a poco di questo tenore : - In vita mia non ho mai udito parlar male di questo Sacramento da alcuno che fosse buon cattolico, istruito e ben educato. Chi ne potrà parlar male? Qualche saputello ignorante che non apprese la Religione , se non sui giornali ; oppure qualche altro che meni cattiva vita od abbia roba altrui da restituire. Ricordo di aver udito una volta un cotale a sparlar della Confessione; era costui un uomo ricco assai ; volli esaminare la sua vita privata , e conobbi che quanto possedeva era tutto di mal acquisto. Se costui si fosse confessato, per certo l'avrebbero obbligato per prima cosa a restituire l' altrui; perciò ne parlava male e stava lontano dai confessionali. Altra volta udii pure parlar male di questo Sacramento; ma sapete da chi ? da uno che era ingolfato fino al collo nel vizio e menava una vita pubblicamente scandalosa.

Se anche questi si fosse confessato, avrebbe dovuto, senza dubbio, lasciare l'occasione e vivere onestamente, ciò che egli non voleva; ed ecco perchè parlava male della Confessione. Se qualche volta per caso qualcheduno di voi udisse parlar male di questo dolce Sacramento , che è la tavola di salvamento dopo il naufragio , dite subito in cuor vostro : Costui o è un ignorante, o un ladro, o un vizioso, e non sbaglierete di certo; quindi non fate caso delle sue parole. Un uomo istruito, un uomo ben educato, un uomo virtuoso non può parlar male di questo Sacramento ; anzi lo rispetta, lo ama e lo pratica. - Il povero ufficiale che sentiva quanto io dicevo , cambiava colore ad ogni istante, parendogli forse che tutti lo guardassero, abbassò umiliato la testa e trangugiò l'amara pillola. Da quel giorno non osò più parlare di Confessione.

Che brutto tempo! - Un desiderio insoddisfatto.

Desideravamo passare il fiume Santa Croce e visitare sull'altra sponda varie famiglie, che ci aspettavano con molta ansia ; ma non ci fu possibile. Il fiume era molto cresciuto, come il Gallegos, e tirava sempre un vento fortissimo. Il comandante del presidio si offerse a farci trasportare in una barca a vela che stava a sua disposizione ; ma la barca da otto giorni stava all' altra sponda del fiume e non poteva venire pel vento contrario.

Venne finalmente la detta barca al sabato sera , e ripartiva la dimane, domenica, per tempissimo. Quella domenica era stabilita per celebrare varii Matrìmonii e distribuire parecchie Prime Comunioni ; quindi non potemmo approfittare dell' occasione. Pareva disgrazia e fu invece una grazia del cielo. La mattinata era limpidissima, le onde tranquille, quieta l'atmosfera: tutto invitava a tragittare il fiume. La barca parte; ma ecco un'ora dopo levarsi un vento forte forte, e spingere la povera barca in su, in su, verso la sorgente del fiume; non si sa dove o come abbia finito ; solamente si seppe che non potè approdare all' altra sponda.

Ci rincresceva troppo di non andare a visitare quelle famiglie. Tentammo di passare il fiume più in su, in due posti denominati l'uno Casa di Ybañez e l'altro Isla de los Pavos (pavoni) , impiegandoci quasi una giornata a cavallo tra andare, aspettare e ritornare , con un vento fortissimo che ci sollevava contro nuvole di polvere. Ma dappertutto ci fecero capire che era impossibile tragittare quel fiume, il quale per le cresciute acque misurava almeno 300 metri di larghezza e le cui onde si sollevavano a cavalloni , non altrimenti che quelle del mare impetuoso. A malincuore dovemmo tornare indietro, e pel pessimo tempo fu giuocoforza star chiusi per due giorni sotto la romantica tettoia, ed anzi alzare sotto di essa la nostra tenda onde ripararci un poco dalla polvere. Quel giorno stesso che noi volevamo passare , il Commissario di polizia trovandosi all'altra sponda e azzardandosi di venire al presidio, incorse gravissimo pericolo della vita. Ad un tratto si vide la barca avvolta nelle acque, nè più valevano i remi contro l' impetuosità delle acque e dei venti. Fortuna volle che la barca desse contro a scogli. Un suo cavallo fu travolto dalle onde, nè più lo si vide. Con questo fiume non si scherza.

Ritorno a Puntarenas. - Riassunto del viaggio percorso e del bene fatto.

Il ritorno da Santa Croce fu rapido, come fu l' andata, in grazia dei buoni cavalli che avevamo. Arrivammo a Puntarenas la vigilia della Settimana Santa, quando qui si abbisognava di noi. Intanto s'era avanzata la cattiva stagione: negli ultimi giorni del viaggio ci toccò rompere il ghiaccio nei ruscelletti per lavarci alla mattina, ed il vento agghiacciava le mani e le orecchie. Noi non temevamo tanto il freddo, quanto l'acqua o la neve, e questa venne difatti il giorno dei nostro arrivo. Altre due volte ci sorprese pure per via una scarica di grandine asciutta per circa mezz'ora; ma la grandine non macchia il vestito.

Il nostro viaggio fu di 33 giorni ; abbiamo traversato 16 fiumi tra piccoli e grandi, visto 130 laghi, dei quali solo ventiquattro di acqua dolce, due di acqua salata, due di sale e gli altri 92 asciutti. Ogni anno più si va asciugando la Patagonia; se continua di questo passo, fra pochi anni a stento si troverà ancora acqua nel campo pei poveri animali.

I luoghi toccati sono i seguenti : Passo del Guanaco, Piquetavo o Pec-koy, Oseào, San Gregorio , Punta Delgada , Gallegos, Coy-le, Canadon de las Vacas, Santa Cruz, Cañadon de las Chinas, Laguna de la Liona, Guaraike, Paleaike, Dina Marquera, Cabeza del mar. Percorremmo un cammino di 1950 chilometri.

Ecco ora uno specchietto del po' di bene che, coll' aiuto di Dio, si è potuto fare in questo mese di missione:

1° Battesimi N°. 32 2° Cresime » 93 3° Confessioni » 90 4° Comunioni (di cui 20 prime) » 68 5° Matrimonii » 10 6° Viatico e Olio Santo » 1 7° Benedizione di Cappella   »   i 8° Messe Celebrate in pubblico » 27

9°   »   »   » privato   »   6

10° Benedizione di case nuove   »   2

Voglia intanto, R.m° Sig D. Rua, unirsi a noi per benedire e ringraziare la divina Provvidenza che fu molto e molto buona con noi e con me in particolare durante questo lungo viaggio. Giungemmo a casa sani e senza alcuna disgrazia, quantunque si sia otto volte solamente dormito in letto.

Da quanto ho detto in questa lunga relazione ella può vedere quanto bisogno vi sia, di altri Sacerdoti in questa Prefettura Apostolica. Noì preghiamo la Divina Provvidenza che, per mezzo suo, voglia provvedercene e presto.

La riverisco rispettosamente e la prego di benedire chi ha l' alto onore di professarsi con stima ed affetto della S. V. R.

Umil.m° Dev.m° Figlio

Sac. MAGGIORINO BORGATELLOo

BRASILE

Che cosa si fa nel Matto Grosso. REv..mo SIG. D. RuA,

Colonia Teresa Cristina, 30 Giugno 1895.

So che le fu comunicata la relazione della nostra venuta tra i selvaggi della Colonia Teresa Cristina. Alla mia lettera, speditale da Mons. Lasagna (1), ora aggiungerò altre brevi notizie.

Siamo due Sacerdoti, D. Balzola e lo scrivente, e due Catechisti per attendere agli uomini, e tre Suore di Maria Ausiliatrice che si prendono cura delle donne; ma troppo pochi pel bisogno.

(1) Fu pubblicata nel mese scorso.

Usi antigienici di questi selvaggi. - Loro credenza religiosa. - Loro occupazioni.

Questi selvaggi, a quanto pare, in fondo sono essenzialmente vili: hanno paura di tutto. Appena hanno una graffiatura od un piccolo mal di testa, corrono subito a chiederci qualche medicina; e così noi, senza laurea, siamo diventati medici e con tanto di clientela, quanta non ne conta il più celebre medico europeo. Per altro i loro costumi non sono proprio fatti per conservarsi la salute. Non avendo di che coprirsi, nè d'estate, nè d'inverno, specialmente di notte, avviene che si prendono delle forti polmoniti, che loro portano generalmente la morte. Si ungono sempre tutto il corpo con grassa di coccodrillo o di tigre o di altro animale per difendersi dalle morsicature dei moscherini e di altri vampiri che loro succhiano il sangue, e si pitturano d'urucù e d'altre sostanze vegetali per ripararsi alcun poco dai cocenti raggi solari; ma ciò torna loro dannoso, perchè tura i pori della cute ed impedisce la naturale traspirazione. Si cibano poi di carni schifose, riscaldanti, di qualunque animale, e questo fa loro uscire tumori d'ogni genere e causa loro varie infermità. Infine qualunque incomodità abbiano, dopo d'aver mangiato, e quando sono sudati, e quando hanno febbre, si tuffano nelle acque del fiume, rimanendovi sotto lungo tempo : la qualcosa produce una mortalità spaventosa, senza contare quelli che debbono morire per la fatal profezia del baire.

La credenza religiosa di questi Indii è una vera babilonia. I baire mantengono il più religioso silenzio, e gli altri non sanno quello che credono. Per quanto abbian cercato di indagare, potemmo solo conoscere che credono in due genii, Marebba, genio del bene, e Boupe, genio del male. Lo loro preghiere sono sempre rivolte a Boupe, acciocchè non li molesti ; per questo esorcizzano il cibo, perchè s'allontani Boupe e così non faccia lor male. I baire fulminano le loro scomuniche contro gli empi, che mangiano ciò che non fu da loro esorcizzato: hanno il loro interesse, perchè cotto l'animale, e tagliato in pezzi, dopo aver pronunciato l'esorcismo, il baire assaggia ciascun pezzo e mette a parte i bocconi migliori per suo uso e consumo. Se alcun miscredente mangia ciò che non è stato esorcizzato, ne avrà male. Sarà una spina che penetra in un piede, sarà la morsicatura dì qualche animale, qualunque cosa sia ed ancorchè succeda dopo anni ed anni, tutto è effetto di quel boccone non esorcizzato.

Questi indigeni sono di una costruzione singolare; sono grandi e grossi, e misurano in media un metro e settantacinque centimetri di altezza. Quando hanno da mangiare, divorano tutto di seguito, senza pensare alla dimane; quando non ne hanno, se la passano freschi, colla pancia vuota, come se nulla fosse. La loro industria è la pesca e la caccia, far freccie ed archi , spennare pappagalli ed araras (altra specie di pappagalli) pei loro ornamenti e star lunghe ore sdraiati col dolce far niente. Le donne al contrario debbono attendere ai figli, far da mangiare, andare in cerca dei frutti della terra e fabbricar le stuoie pei loro letti.

Deliberazioni governative pro e contro i Selvaggi. - I Missionari agricoltori. - Difficoltà di conversione.

Questa tribù fu in altri tempi il terrore di questa regione: numerosissime le vittime che caddero sotto delle loro freccie. Furono spedite soldatesche contro di loro per distruggerli e molti perirono; ma poi si passò a più miti consigli. Si procurò di riunirli in gruppi, si formò la Colonia Isabel, ora estinta e di cui già parlai nell'altra mia lettera., e questa Colonia denominata Teresa Cristina, che è pur stazione militare. Vi sono venticinque soldati, comandati da un tenente, i quali furono qui stazionati per tener soggetti gli Indii che qui vengono a dimorare unicamente per la speranza di ricevere qualche regaluccio. La tribù è numerosa; e conta molte migliaia di individui; ma qui stazionati ve ne sono un seicento. Vivono di caccia e pesca, e se fossero riuniti in maggior numero, non troverebbero sufficiente alimento. Crediamo per altro che, se avessimo maggiori mezzi per sovvenirli, molti verrebbero ad aggiungersi ai già qui radunatì.

Il Governo del Matto Grosso, stanco della cattiva amministrazione di questa Colonia, aveva pensato di ritirare i soldati e mandare a trucidare questi poveri selvaggi. Ma, grazie al buon criterio ed alla buona volontà dell'attuale Presidente dello Stato ed alle sollecite cure di Mons. Lasagna, si è preso altro provvedimento. In forza di un decreto governativo siamo nominati D. Balzola Direttore ed io Vice-Direttore della Colonia, con pieni poteri su tutta l'estensione del terreno riservato per i selvaggi che è di 2400 chilometri quadrati. Questo era necessario per allontanare qualunque negoziante, peggiore dei selvaggi, che potesse essere fomentatore di vizi ed inciampo alla nostra Missione. Il Governo ci somministra alimento per duecento selvaggi; farebbe di più se glielo permettesse l' erario. Quindi per gli altri dobbiamo pensare noi, e noi ci affidiamo alla Divina Provvidenza ed alla carità dei nostri cari Cooperatori e Cooperatrici.

Presentemente ci occupiamo nell'indurre i nostri selvaggi al lavoro. Abbiamo fatto provvista di falci, di zappe, di picconi e d'altri molti utensili ed ogni giorno si conducono al bosco ad atterrare gli alberi, a dissodare la terra ed a seminarvi riso, fagiuoli, mandioca, canna di zuccaro, caffè ecc. Li facciamo lavorare poche ore del mattino per non istancarli; ma sono come bambini. In mancanza di buoni agricoltori, andiamo noi stessi colla zappa, e colla falce in mano a lavorare alla bell'e meglio. Quanta necessità abbiamo di avere qui qualche dozzina dei nostri buoni contadini italiani. Essi col lavoro assiduo e col loro buon esempio sarebbero i primi aiutanti dei Missionari. Ed il lavoro per questi selvaggi è necessario non solo per strapparli dall'ozio; ma anche per sovvenirli col prodotto della terra.

In quanto alla loro conversione ci si presentano varie difficoltà; ma coll'aiuto di Maria SS. Ausiliatrice , nostra specialissima Patrona, speriamo che tutto si vincerà. Una di queste difficoltà si trova nei vizi appresi dalle soldatesche. Questa difficoltà però non esiste per le migliaia di selvaggi sparsi per la foresta. Vi è per altro una difficoltà comune a tutti, proveniente dai baire, che sono i sacerdoti, gli stregoni, i medici, i profeti di questa gente. Essi naturalmente pel loro interesse metteranno ostacolo alla propagazione di nostra S. Religione; e siccome ogni loro detto o minaccia è articolo di fede, così non sarebbe meraviglia che colle minaccie dell'ira di Boupe vietassero di ascoltarci. Noi ritireremo nelle nostre abitazioni gli infermi, che fossero da loro sentenziati, li cureremo e coll'aiuto di Dio dimostreremo quanto siano falsi questi profeti di sventura. Le nostre cure principali però saranno rivolte alla cara gioventù, meno viziata e più facile a piegarsi, e speriamo di formare in poco tempo una nuova generazione civile e cristiana.

Qui s'invoca la carità a favore dei poveri selvaggi.

Ecco, amatissimo Padre, quanto, approfittando dei ritagli di tempo, credei bene di scriverle, onde ella possa render consapevoli anche i nostri buoni Cooperatori e le nostre benemerite Cooperatrici di quel che si fa nella, Missione del Matto Grosso. Valgano questi cenni per risvegliare la loro generosa carità a pro di tanti infelici. Gesù, che diede tutto il suo sangue prezioso anche per questi poveri figli di Adamo, Egli stesso per mezzo nostro stende la mano per mendicare una piccola, elemosina in favore dei selvaggi del Matto Grosso. Sarà possibile incontrare un cuore così privo del sentimento della carità, il quale rigetti la mano pietosa del Salvatore che perora la causa di questi abitanti delle selve? Oh no ! la carità cristiana sa operare prodigi e non lasciarsi vincere dallo zelo dei protestanti in propagare i loro errori. Molti forse si asterranno dal far limosina per credersi poveri; ma Gesù gradisce anche la piccola moneta della vedova. Adunque promovano tutti la causa dei selvaggi del Matto Grosso che è la causa della Religione e dell'umanità.

Riverisca, amatissimo Padre, tutti gli amati Superiori e confratelli da parte dei Missionarii del Matto Grosso e specialmente da parte del suo

Umil.mo Figlio in G. e M. D. GIUSEPPE SOLARI. COLOMBIA

Don Unia salvato per miracolo!

Dalla letterina di Don Evasio Rabagliati, da noi pubblicata nel mese di ottobre (pag. 266 - 67), i nostri lettori appresero con vivo dolore come il povero cappellano dei lebbrosi di Agua de Dios, D. Michele Unia, sulla fine dello scorso luglio siasi infermato a morte, e che per consiglio dei medici trasportandolo alla capitale Bogotà siasi talmente aggravato, da non lasciare più alcuna speranza di guarigione. Si incominciarono tosto private e pubbliche preghiere per lui, si iniziò una. Novena a Maria SS. Ausiliatrice a Bogota, a Fontibon, ad Agua de Dios, e non è a dire con che fede e con qual fervore supplicassero Iddio e la Potentissima Vergine per il loro adorato cappellano i poveri lebbrosi di Agua de Dios. Mentre pregavano quei cari lebbrosi, volevano pure essere informati appuntino dello stato dell'infermo, e giornalmente spedivano a Bogotà due, tre, quattro telegrammi, onde avere ad ogni ora notizie fresche di lui. E quando parve che assolutamente non rimanesse più speranza di salvarlo, essi supplicarono con. insistenza di averne la salma, affinchè fosse loro di conforto almeno nell'immenso dolore che provavano.

La Vergine SS. però ascoltò le suppliche ed i voti di tanti cuori. D. Unia., a cui erano già stati amministrati tutti gli estremi conforti di N. S. Religione, al terzo giorno della Novena si svegliò come da sonno profondo. Il miracolo era ottenuto! Don Unia è guarito ed egli stesso ce ne dà la seguente fedelissima narrazione

La riconoscenza dell'infermo guarito.

AMAT.m° SIG. D. RUA,

Bogotà, 12 Settembre 1895.

GRAZIE , grazie infinite siano rese a Maria! Se ancora le posso scrivere queste linee, io lo debbo alla Misericordia infinita di Dio ed all'intercessione della nostra buona Madre Maria Ausiliatrice. Sì, viva Maria Ausiliatrice che stavolta mi ha. proprio strappato dalle zanne della morte! Da sette medici e tutti i migliori della capitale ero spedito: tutti unanimemente dicevano che non vi era più speranza, che solo Dio avrebbe potuto salvarmi ; e questo lo ripeterono per vari giorni di seguito. S' immagini, Sig. D. Rua, che la temperatura del mio corpo era già discesa a 32 gradi e mi dicono che in tale stato ho continuato per parecchi giorni.

Il dì che partii da Agua de Dios, 30 luglio, in compagnia di D. Evasio e di D. Roffredo, dopo due ore di cavallo, e due in ferrovia, perdei completamente l'uso di ragione e rimasi affatto destituito dei sensi. Restava ancora a fare un giorno e mezzo di viaggio a cavallo. Io non so dire in quali fastidii si siano trovati i poveri confratelli ! Mi dicono che l'affanno loro più grande si era quello di dovermi chiudere gli occhi per viaggio, in una bettola qualunque. Alla bell' e meglio mi misero sopra cavallo e si continuò il viaggio fino ad un paesello chiamato Anapoima, dove mi fecero le prime cure e si passò la notte. Alla mattina seguente colle medesime difficoltà mi misero di nuovo sopra cavallo, ed in sei ore arrivammo alla Mesa, piccola città che si trova a mezzo cammino tra Agua de Dios e Bogotà. Quivi mi fermarono due giorni, essendo impossibile continuare per la gravità della malattia. Mi dicono che il medico di quella città, che io non ricordo neanche d'aver visto, mi abbia usate mille cure e gratuite; e dopo due giorni a malincuore abbia permesso che mi mettessero di nuovo a cavallo per andare a Serezuela, ove s'incontra la ferrovia per Bogotà.

Lascio pensare a lei, amato Padre, giacchè io non posso neanche immaginare, come siansi aggiustati questi poveri confratelli per farmi percorrere a cavallo questo tratto di cammino scabrosissimo di quattro ore in discesa ed altre quattro ore in salita, sempre tra pietre e burroni, ed essendo io fuori dei sensi! Io non ricordo d'aver visto niente, non so dove siasi passato, non rammento nemmeno le due ore di ferrovia da Screzuela a Bogotà, dove mi dicono che siamo arrivati al 3 di agosto. Di tutto questo non so nulla, perchè ritornai in me e mi trovai in Bogotà solamente al giorno 11 dello scorso mese.

I medici principali di questa capitale vennero varie volte a visitarmi, e due o tre volte tennero consulta fra di loro, ma sempre all'unanimità mi diedero per perduto.

Il giorno 9 di agosto, alla sera, dopo le orazioni della comunità, in presenza di tutti i confratelli, il Superiore D. Evasio Rabagliati mi diede l'Estrema Unzione. Io lo ricordo come un sogno, però senza aver conosciuto chi mi amministrasse un tal Sacramento, senza aver visto nessuno dei confratelli che mi attorniavano pregando, e parendomi di essere ad Agua de Dios tra i miei cari lebbrosi.

Debbo notare che in Bogotà, in Fontibon ed in Agua de Dios si incominciò una solenne Novena a Maria Ausiliatrice, implorando il suo patrocinio per la mia guarigione. Al terzo giorno della Novena, 11 di agosto, nove giorni dacchè mi trovava tra i cari confratelli di Bogotà senza riacquistare l'uso delle mie facoltà mentali, alle 8 del mattino ad un tratto apro gli occhi, riconosco la camera che sono solito ad abitare quando vengo alla capitale, ed esclamo : Chi mi ha condotto qui ?

Non sapeva affatto di essere alla capitale, sognava spesso di Agua de Dios, degli amati miei lebbrosi, e mi dicono che quando mi dimandavano qualche cosa di Agua de Dios, io mi scuoteva e mi metteva a piangere. Così mi dicono che feci quando venne a farmi visita il famoso Generale Raffaele Reyes, vincitore principale di quest'ultima rivoluzione; chiamandomi egli se lo conoscevo, risposi di sì; ma avendomi fatta qualche domanda di Agua de Dios, dicono che mi misi a piangere; di che quel Generale commosso fino alle lagrime, se ne andò subito via.

Il giorno 14 agosto, feci la S. Comunione stando già digiuno; il dì seguente, festa dell'Assunzione della nostra cara Madre, celebrai la S. Messa, accompagnato all'altare perchè non cadessi dalla gran debolezza. La Domenica scorsa, prima di questo mese, compiuta perfettamente la guarigione, si cantò da tutti i Salesiani un solenne Te Deum di ringraziamento.

Viva, Viva dunque in eterno Maria SS. Ausiliatrice!

Sac. MICHELE UNIA.

Attestato medico.

Alla suesposta relazione D. Unia univa la seguente testimonianza medica, che noi pubblichiamo pure ad onor di Maria Ausiliatrice:

APARICIO PEREA Medico e Chirurgo certifica:

Che il Rev. D. Michele Unia fu gravemente ammalato di intoxicacion urémica sviluppatasi da una nefritis intersticial, malattia che lo tenne in vera agonia per varii giorni, e che fu dichiarato per spedito in un consulto di sei Professori tra i più celebri di questa città. Al terzo giorno che si era incominciato una Novena a Maria Ausiliatrice in favore del Rev. D. Unìa, improvvisamente l'infermo principiò a rendersi ragione della sua infermità e a dar segni di un vero ristabilimento, il quale si fece notevole di giorno in giorno, fino al punto che oggi è perfettamente ristabilito.

Bogotà, 12 Settembre 1895.

APARICIO PEREA.

Una cosa sola rincresce ora grandemente a Don Unia, ed è che, per evitare altre cadute, deve abbandonare i suoi diletti lebbrosi di Agua de Dios. I medici tutti dissero che è quistione di vita o di morte: se Don Unia ritorna ad Agua de Dios, con quel clima infocante ricade sicuramente. D. Evasio Rabagliati adunque, d'accordo col nostro Superiore Don Rua, obbligò D. Unia a ritornare in Italia. A giorni arriverà a Torino, e noi ci uniremo a lui in questo santuario per ringraziare di cuore Maria Ausiliatrice dell'ottenutagli guarigione. Egli fa voti al Cielo, perchè presto si faccia il nuovo gran Lazzaretto generale della Colombia nei Piani di S. Martin, ove l'aria è assai migliore, per ritornare a consacrarsi alla cura dei lebbrosi. Ad Agua de Dios continua a rimanere il Sac. Raffaele Crippa con altri due Salesiani.

GRAZIE DI MARIA SS. AUSILIATRICE

Quanto è buona Maria! - Oh! è pur vero che Voi ci siete Madre affettuosissima, o Maria, ed io ne ebbi tal prova che mi torna impossibile non pubblicarla, a Vostra maggior gloria, e a consolazione di tutti i Vostri figli. Da più anni era in continua agitazione per un tumore interno che metteva in serio pericolo la mia vita, mentre per altro, a giudizio dei modici, pericoloso assai era il tentare un'operazione. Che fare in mezzo a tante angustie? Mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, e questa Celeste Madre che gode mostrarsi tale, venne in mio aiuto. Mi sottoposi alla difficile operazione che durò quattro ore, ed ecco che sono perfettamente guarita. Vi ho sempre amata, o tenerissima Madre, vi amo con tutto il cuore e vi prometto che mai non dimenticherò la bella grazia da Voi ricevuta.

Tortona, 12 Ottobre 1895.

MADDALENA ORSI.

Viva Maria! - Umilmente prostrata ai piedi di Maria nel suo caro Santuario di Torino, essendo meco la mia sorella dell'età di anni quindici, che ottenne dal Cuore Misericordioso di Gesù, mercè l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, la guarigione da malattia dermopatica che da molti anni la travagliava, deposi in ringraziamento l'offerta promessa, con preghiera che la grazia sia pubblicata nel Bollettino Salesiano, affinchè sempre più sia conosciuta la potenza e l'aiuto continuo nei nostri bisogni di questa gran Madre Regina de' Cieli. Viva Maria Ausiliatrice !

Casale Monferrato, 14 Ottobre 1895.

LUIGIA GAJA.

Grazie a Maria. - La sottoscritta, travagliata già da molti anni da terribile malattia nervosa, che l' aveva ridotta in istato da non poter più uscir di casa, raccomandatasi con fede a Maria SS. Ausiliatrice, ottenne la quasi completa guarigione. Riconoscente per questa segnalatissima grazia e per un'altra pur importante, ottenuta nello scorso giugno in occasione di una tribolazione di famiglia, invia una tenue offerta con preghiera della celebrazione di una S. Messa in ringraziamento a Maria Aiuto dei Cristiani.

San Giorgio Lomellina, 28 Ottobre 1895. GIUDITTA QUARESIMA.

Una famiglia consolata dalla SS. Vergine. - A sempre maggior gloria di Maria Ausiliatrice, pregherei d'inserire nel Bollettino Salesiano quanto sono per narrare. Era il giorno 11 dicembre 1894, ed una tremenda sciagura gettava nel pianto e nella desolazione la mia famigliuola. Mio marito Carlo Martini, mentre era intento al suo lavoro di falegname, veniva colpito da paralisi gravissima che gli toglieva tosto l'esercizio di metà la persona. Trasportato nel letto e chiamato d'urgenza il medico, questi ebbe a constatare che l'infermo versava in pericolo di vita. In mezzo a tanta ambascia, io coll' unica mia figlia Marina pregammo e facemmo pregare tante anime pie, affinchè la Vergine SS. ci ridonasse il nostro caro marito e genitore. A tale scopo feci pure celebrare una santa Messa; ma l'infermo, lungi dal migliorare, pareva invece che sempre più si aggravasse. Forse la Madonna voleva che, perduta ogni speranza negli umani rimedi, la collocassimo tutta in Lei sola. Una pia zelatrice qui del paese, avendo udito il caso miserando , corse a porgermi conforto e mi animò a confidare nella taumaturga Vergine Ausiliatrice, Dispensiera di grazie a quanti ricorrono a Lei con fiducia. Anzi mi lasciò una medaglietta da applicarsi al braccio perduto di mio marito. Oh, potenza di Maria! Da quel punto si cominciò a notare nell'infermo un miglioramento, che andò di giorno in giorno aumentando, finchè il mio caro marito ricuperò la primiera sanità e potè riprendere l'usato lavoro.

Solo una cosa ci affliggeva ancora ed era che detto mio marito, quantunque rimesso nella primiera salute, son si fidava uscire di casa nemmeno per ascoltare la S. Messa. Egli s'era fissato in mente che avesse a ricadere colpito dalla stessa malattia; quindi vane riuscivano le esortazioni ed i consigli di noi e de' suoi amici. Fermo nel suo pensiero, non faceva un solo passo più in là di casa nostra; e sì che a lui pure doleva di perdere alle feste la Messa e tutte le altre funzioni religiose. Ma quella Vergine che mai viene pregata invano, esaudì interamente le nostre preghiere e quelle di tante persone divote; e il giorno 20 dello scorso ottobre, per la prima volta dopo dieci mesi, il mio graziato marito, vinta la sua renitenza, contento e beato potè recarsi alla chiesa per ringraziare il Signore e la Vergine Benedetta dei favori ottenuti.

Ma non finisce qui la mia riconoscenza alla taumaturga Signora. Conviene pure che io Le renda vive azioni di grazie per un altro segnalato favore conseguito dalla stessa mia famiglia. Circa due mesi e mezzo dopo l'assalto di mio marito, Marina mia unica figlia venne colpita da polmonite acuta che la ridusse in fin di vita. Si può facilmente ideare quale fosse lo strazio del mio povero cuore, vedendo così seriamente minacciata la vita della mia diletta figlia, di colei che sola mi potea recare conforto ed aiuto durante la malattia di suo padre. Per ben quindici giorni lottò la poverina fra la vita e la morte. Più volte urgeva la necessità di recarlo il SS. Viatico; ma si temeva che tale atto facesse soccombere l'amatissimo e sensibilissimo padre, al quale davamo ad intendere essere la Marina un po' indisposta, e che tra breve sarebbe ritornata ancora intorno al suo letto. Però in mezzo a tanto male Marina teneva rivolto il suo pensiero alla Vergine Ausiliatrice e a Lei si raccomandava di cuore. Io poi feci celebrare anche in questa occasione una S. Messa, e raccomandava alle preghiere di pie persone la mia cara inferma; alla quale nacque pure il felice pensiero, ispiratole certo dalla Madonna, di pubblicare la grazia della sua guarigione, qualora l' avesse ottenuta, nel Bollettino Salesiano, che tanto s'adopera a celebrare la potenza di codesta Signora Ausiliatrice; e da quel momento mia figlia cominciò a migliorare. Non era trascorso un mese che ella era entrata nella convalescenza. Chi può dire la nostra gioia?

Già feci ringraziare la Madonna , ed ora sento più che mai il dovere ed il bisogno di rendere pubbliche grazie a questa potentissima Vergine, Ausiliatrice dei Cristiani !

Rossano Veneto, 3 Novembre 1895.

MARIA GALVAN-MARTINI.

Guarito dal mal d'occhi. - Quattro anni or sono, dopo di essere stato colpito nelle vacanze autunnali da un mal d'occhi, che mi fece ritardare il ritorno in collegio, fui di nuovo preso dallo stesso male dopo che vi era entrato, cosicchè non poteva occuparmi nei miei doveri di scuola e mi vedevo in procinto di dover tornare a casa. In tale congiuntura il mio professore mi consigliò di rivolgermi a Maria SS., promettendo una offerta se avessi ottenuta la grazia, Aderendo al suo consiglio, feci promessa che, se l'indomani, festa dell'Immacolata, avessi potuto esercitare il mio ufficio nel servizio di chiesa, avrei fatto pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano e nelle Letture cattoliche ed avrei mandato cinque lire al suo santuario di Torino. Nè questa buona Madre venne meno alla mia fiducia, giacchè non solo il giorno seguente potei fare il mio servizio in chiesa, ma cominciai anche a migliorare ed a poco a poco guarii completamente. Dallora in poi non ho più sofferto nella vista che una volta un piccolo disturbo; ed anzi in tutto quell'inverno non fui tormentato dalla tosse come gli anni precedenti. Attribuendo io tutto questo alla bontà di Maria, godo di adempiere alla promessa fatta; e mentre chiedo perdono a questa buona Madre di aver tanto tardato, la prego di continuarmi la sua potente intercessione, per ottenere un'altra sospiratissima grazia.

Spezia, 4 Novembre 1895.

UN ALLIEVO DEI SALESIANI.

Ricorso a Maria. - Fui colta da un malore che mi perseguitò più di tre mesi. Mi rivolsi a Maria e Le feci una novena, al termine della quale fui risanata. Sia benedetto il Santo Nome di Maria !

Pozzolo Formigaro, 5 Novembre 1895.

CLOTILDE BOTTAZZI.

La Novena suggerita da Don Bosco. - La sottoscritta avendo fatto la Novena suggerita da D. Bosco, al S. Cuore di Gesù ed a Maria SS. Ausiliatrice, per ottenere la grazia di una desideratissima guarigione, promettendo di renderne pubblico ringraziamento sul Bollettino Salesiano, adempie ora tal promesa dichiarando colla più viva riconoscenza, che non era ancor finita la Novena, quando l'implorata guarigione venne dal Cielo concessa. Questo serva alla maggior gloria di Dio ed a ravvivare la fiducia nell'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice!

Intra, 6 Novembre 1895.

ERMINIA IMPERATORI.

Rendono pure grazie a Maria SS. Ausiliatrice per segnalati favori ricevuti mediante la potentissima sua intercessione i seguenti:

Can. Don Lodovico Tallandini, Parroco di S. M della Pace, Bagnacavallo. - C. Oggero. - Ch. Giuseppe Montanari, Valsalice (Torino) - Cecilia Amadei, S. Damiano (d'Asti.) - Marianna Gonano Barelli, Fagagna - N. N, Ferrera Lomellina. - Luigi Manari, Roma. - Luigina A., Novi Ligure. - Luigi Malfatto, Nizza Monferrato. - Sorello Orlando di Antonino, Liceta - - G. C, Trino. - Un Cooperatore Salesiano di Oleggio. - Picco Bosio, Savigliano. - Giuseppe Ferrando, Alvito (Caserta). - Angela Neretti, Rueglio - Brigida Vallino, Sabuggia. - Anna Ruffia, Cherasco. - Enrica Pento Fermi, Carpineto (Piacentino) - Margherita Pissia, Carignano. - D. Bernardo Maranzana. - Lorenzo Canta, S. Damiano d'Asti. - N. Strumia, Torino. - Sorelle Frasca, Quargnento. - Bernardo Cavagliato, Cellarengo. - Pietro Daprà, Torino. - Fratelli Bor. diga. fu Antonio - Battista Lanfranco fu Giovanni - Bartolomeo Quattroento, Cellarengo - Mario Rossato - Pia Brasio, Dumaglio (d'Asti). - Margherita Appendino, Pralormo. - Giuseppe Quarone, Valfenera - Vittoria Varese. Torino. - D. Giovanni Gambino, Villafranca P. - Vittoria Fasano, Chieri. - Ambrogio Piano, Forno (Novara). - Enrichetta Bezzo, Tonco Monf. - Magnani Piccolitta, Massi - Silvia Ghinos, Pugnana Firizzano - Lucia Delfina nata Ganna, Roma. - Ch. Carlo Barrini, Tendola (Massa Carrara). - Giuseppa Catrastellero, Pollenzo. - Vincenzo e Giovaunina Balladore, Torino. - Angela Negro, Castagneto (d'Alba).

ECO DEGLI ORATORII FESTIVI

Foglizzo.

I giovanetti dell' Oratorio festivo di S. Michele in Foglizzo, tutti campagnuoli poveri di sostanze, ma ricchi di fede, di affetto e di venerazione verso il Vicario di N. S. Gesù Cristo, iniziarono negli

scorsi mesi una colletta fra di loro e raccolsero una tenuissima offerta, frutto di piccoli risparmi, che spedirono al S. Padre per l'Obolo di S. Pietro. Ne ebbero la seguente consolante risposta, che quel Direttore D. Andrea Pambianchi loro comunicò nella Festa d' Ognissanti

REV. SIGNORE,

Il S. Padre ha ricevuto la sua lettera del 28 p. p. settembre, unitamente all'obolo che i poveri fanciulli dell'Oratorio festivo di S. Michele vollero offrirgli in testimonianza del loro affetto.

Tale omaggio di devozione filiale, e i sentimenti nella detta lettera espressi tornarono graditi a Sua Santità, che si compiacque incaricarmi di parteciparlo, oltre al suo gradimento, la Benedizione Apostolica, che di vero cuore ha impartito a V. S. e a quei fanciulli, facendo voti cho per essa il Signore li ricolmi di ogni grazia, onde crescendo negli anni crescano altresì nella pietà e nella virtù e diventino ottimi cristiani.

Adempiuto così il ricevuto incarico, mi è grato esprimere alla S. V. i sensi della particolare mia stima, con cui mi dichiaro

Di V. S. Rev.

Roma, 26 Ottobre 1895.

Dev.mo

A. RINALDINI

Sostituto.

NOTIZIE E FATTI EDIFICANTI

Una festa straordinaria ad onor di S. Giuseppe.

All' 8 di questo mese si compiono venticinque anni, dacchè Papa Pio IX di v. m. proclamava S. Giuseppe Sposo di Maria SS., Patrono della Chiesa universale. Per celebrare solennemente questa fausta ricorrenza già da qualche tempo si è costituito in Roma un Comitato, presieduto da Mons. Valeriano Sebastiani, il quale ebbe il piacere di vedersi appoggiato dal Regnante Pontefice Leone XIII colla concessione di particolari favori, degni di essere conosciuti non solo dai Sacerdoti, ma pur anche da tutti i fedeli.

Pei Sacerdoti. Il sullodato Comitato chiese adunque al S. Padre di poter celebrare le dette feste giubilari la Domenica III d'Avvento, 15 del corrente dicembre, ottava della festa dell' Immacolata Concezione, colla Messa solenne propria di S. Giuseppe in tutte quelle Chiese, in cui , premesso l'apparecchio degli ultimi sette mercoledì e della Novena, od anche di un triduo solenne, vi si celebrerà la festa, ed in tutte le altre Messe, in qualunque Chiesa celebrate, la commemorazione. Ed il S. Padre con Decreto della S. Congregazione de' Riti, in data 12 agosto, benevolmente rispondeva concedendo: 1° che nella prefata Domenica III di Avvento, di quest'anno solo, in tutte le chiese dell'Orbe Cattolico, ove si terranno i suddetti pii esercizi, si possa cantare, con Gloria e Credo, la Messa votiva solenne del Patrocinio di S. Giuseppe : purche non accada in tal giorno qualche doppio di Prima Classe , nè si ommetta la Messa Conventuale o Parrocchiale corrispondente all'Ufficio del giorno, ove vi sia l'obbligo di tal celebrazione; 2° che nella stessa Domenica, in tutte le Messe lette, e dovunque, non occorrendo Doppio di Prima Classe, si aggiunga la commemorazione di S. Giuseppe, prendendone le Orazioni dalla Messa del Patrocinio.

-Pei fedeli. Il S. Padre inoltre, per animare tutti i fedeli a prendere viva parte a queste giubilari festività, con lettera del 24 settembre concedeva di più l'indulgenza plenaria ed altre indulgenze parziali con queste parole : « Concediamo nel Signore l'indulgenza plenaria di tutti i peccati a tutti e singoli i fedeli di ambo i sessi di tutto il mondo, che veramente pentiti, confessati e comunicati il giorno 15 dicembre, ovvero in uno dei sette che immediatamente seguono, da scegliersi ad arbitrio di ciascuno, divotamente visiteranno qualunque chiesa, nella quale si faccia la festa del Santo Patriarca Giuseppe, purche abbiano assistito cinque volte alla solenne novena, o tutte e tre le volte al solenne triduo, o diversamente abbiano con divozione visitato la propria parrocchia, ed ivi pregato il Signore per la estirpazione delle eresie, per la conversione dei peccatori e per la esaltazione della S. Madre Chiesa. Rimettiamo poi ai medesimi fedeli, colla formola consueta della Chiesa, ducento giorni di penitenze loro ingiunte, ed in qualunque modo dovute, in qualunque giorno assisteranno alla novena od al triduo. Permettiamo che tutte queste e singole indulgenze, remissioni dei peccati e condonazioni di pene si possano applicare per modo di suffragio alle anime del Purgatorio. »

I Cooperatori Salesiani negl'Istituti Cattolici.

Grazie a Dio, annoveriamo un gran numero di Cooperatori Salesiani nei Seminari, Conventi, Collegi, Oratorii ed altri Istituti cattolici in Italia ed all'estero, e di Cooperatrici Salesiane in Educandati, Monasteri ed altre Case religiose o d'educazione per giovanette. Questo ci consola assai e concorre mirabilmente ad estendere l'azione educativa, che, secondo lo spirito del loro regolamento, i Cooperatori Salesiani debbono esercitare per la salvezza morale, religiosa e civile della gioventù.

In molti dei sullodati Istituti leggesi ogni mese a pubblica mensa il Bollettino Salesiano, ed in parecchi si tengono regolarmente non solo ai Cooperatori Salesiani, ma a tutta la comunità le due conferenze salesiane prescritte per S. Francesco di Sales e Maria Ausiliatrice, e si eccitano per tempo quei giovani cuori all'apostolato delle anime e specialmente alla salvezza e santificazione della gioventù, ove sono ripostele più grandi speranze della Religione e della Patria.

Parecchi Istituti poi non solo hanno superiori ed insegnanti che sono Cooperatori Salesiani, ma si son fatti aggregare in corpo con tutta la comunità all'Associazione Salesiana, onde farla partecipar tutta alle Indulgenze ed agli altri privilegi concessi con mirabile munificenza dalla santa memoria di Pio IX ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane.

Si va per tal modo attuando una delle cose più desiderate da D. Bosco e prevedute dall'immortale Pio IX quando approvò l'Associazione dei Cooperatori Salesiani.

Noi ne siamo grandemente lieti e ne ringraziamo di cuore gli antichi allievi di D. Bosco e tutti gli altri benemeriti Cooperatori ed amici nostri che sono i principali promotori di una sì commendevole opera di zelo.

Un Cooperatore eletto Vescovo.

Con piacere apprendiamo come a succedere al compianto Mons. Giannotti nella sede di Modigliana, in provincia di Firenze, è stato eletto un ottimo Cooperatore Salesiano, il Rev.m° Mons. Sante Mei, Vicario Generale di Cagli nelle Marche. Noi gli presentiamo le nostre sincere congratulazioni, e ci auguriamo che la sua cooperazione verso della Pia Società Salesiana abbia a continuare nella Diocesi di cui è fatto Pastore, anzi che prenda maggior slancio dall'alta dignità cui viene innalzato, e ciò ad multos annos!

Le nostre Scuole Professionali.

Le Scuole d'Arti e Mestieri del nostro Oratorio di Torino, avendo inviato all'Esposizione Eucaristica di Milano varii loro lavori di pregio (de' quali parlammo nell' ottobre scorso), hanno conseguito il Diploma con Medaglia d'Oro. Mentre esprimiamo la nostra gratitudine all'egregio Comitato dell'Esposizione, facciamo voto che le dette nostre Scuole Professionali continuino nella via del progresso, a sempre maggior incremento dell'educazione artistica de' nostri giovanetti.

Mons. Fagnano in giro per l'Italia.

Nel frattempo che Mons. Fagnano si fermò in Italia, tenne in varii Collegi Salesiani e fuori interessanti Conferenze sulle Opere dei Figli di Don Bosco in America e specialmente sulle Missioni Salesiane. Noi daremo un breve cenno di quella tenuta la III Domenica di ottobre nella chiesa dei Servi in Faenza.

Egli distinse anzitutto l'opera dei Salesiani in America in due specie di Missioni : Missioni civili e Missioni barbare, a seconda dei paesi in cui si esercita. Accennato rapidamente al bene che fanno nei paesi civilizzati i Salesiani, i cui collegi ed Istituti non differiscono punto da quelli europei, passò a narrare delle Missioni in mezzo ai selvaggi.

E qui, con l'eloquenza facile e piana, ma franca e sicura di chi ha presenziato i fatti, con quell'eloquenza che penetra i cuori, persuade ed attrae, trattenne lungamente l'attenzione degli uditori. Raccontò mille svariati aneddoti ed espose curiosi ed interessantissimi bozzetti riguardanti la vita intima, la cultura, l'indole e le occupazioni di quei poveri figli delle selve. Parlò del grande numero di poveri bambini, che, prima della venuta dei Salesiani, fatti segno alle privazioni ed alle ingiurie della natura, per mancanza di cure, perivano miseramente. Tratteggiò al vivo l'infelice condizione della donna, che in quei luoghi è ancora interamente schiava; ed accennò alle fatiche, ai gravi pericoli, e ai disagi immensi che spesso deve, incontrare e superare il Missionario attraverso quelle lontane e barbare contrade, raccontando come egli stesso era stato, nelle sue esplorazioni, più volte fatto segno alle ire ed alle freccie dei selvaggi, e come si era trovato in dure necessità da dover vivere solo di topi crudi.

Si trattenne poi lungamente a parlare del villaggio di S. Raffaele, da lui stesso fondato nell'isola Dawson, ol son sette anni. Disse esser detto villaggio composto di una quarantina di caseggiati ed abitato da 350 Indii provvisti di tutto il necessario alla vita : che vi è un collegio con 45 ragazze ed un altro con 48 giovani: una banda musicale: varie officine per artigiani, fabbri, calzolai, ecc., e, quel che più fa grata sorpresa, un ospedale per gli uomini e per le donne, diretto da un medico sacerdote e da una suora farmacista.

Parlò altresì del bene non piccolo che in quelle regioni i Salesiani fanno a pro dei nostri cari fratelli Italiani ; accennò ai due grandiosi Collegi di Buenos Aires e di Montevideo aperti solamente ed esclusivamente peri figli degli Italiani; ricordò come, solo nel maggio dello scorso anno, 9 Italiani, naufraghi su quelle coste inospitali, furon per lui salvi da certa morte e rimandati in patria; e con calde parole fece vedere come i Salesiani di quelle lontane regioni, non altrimenti che i loro fratelli d'Italia, prendano a cuore il bene degli Italiani, ridestando in loro il sentimento della fede ormai assopito, richiamandoli alla virtù ed alla religione patria, confortandoli e in tutto insomma facendo loro da padre e protettori.

Terminò dicendo, che egli era venuto qui in Italia in cerca di personale e di mezzi per continuare quelle opere tanto bene incominciate ed avviate, e che ai primi del mese di novembre sarebbe ripartito con 100 nuovi compagni. E siccome solamente le spese di viaggio ammonterebbero alla vistosa somma di ben centoventimila lire, così raccomandavisi alla generosità dei pii Cooperatori e delle pie Cooperatrici, al buon cuore dei quali raccomandava pure vivamente e con calde parole l'Istituto Salesiano di Faenza.

Mettiamoci tra il popolo.

A proposito di Mons. Fagnano, il corrispondente Subalpinus della benemerita Unione di Bologna (1) racconta un curioso fatterello, che noi vogliamo far conoscere anche ai nostri lettori.

Ieri, 4 novembre, così il sullodato corrispondente, un illustre patrizio torinese (il cui padre fu l'ultimo ed unico maresciallo dell'antico Piemonte e che un giorno, difendendo nel nostro Senato i diritti della Chiesa, sentì dirsi dalla solita megera, già così schifosa fin da quegli anni: Taci là, brutto vecchione!) contavami il seguente fatterello:

Otto giorni fa mi trovava in un vagone della ferrovia economica canavese con due preti. Essi parlavano sotto voce tra sè, ed io occupava quel po' di tempo per dire il Rosario, secondo le intenzioni del S. Padre. Quand'ecco si apre con violenza lo sportello di divisione tra la prima e seconda classe, ed entrano cinque o sei giovani avvinazzati, cantando a squarciagola.

Io stetti là timoroso per i poveri sacerdoti. Come se la caveranno? Si sa, come questi giovinastri s'indracano contro i mansueti religiosi. Mentre pensava a prenderne un po' di difesa, alzo gli occhi e vedo il più attempato di quei preti, che sorridente verso ai nuovi arrivati alzava la mano e batteva la solfa come un maestro di musica. A quella novità tacquero anche i giovani, e meravigliati gli dissero quasi ad una voce

- Signor prete, è forse maestro di musica lei? Dimostra di battere così bene!....

- No, no ! Ma sovente mi tocca fare anche di peggio.

- E come mai?

- Sappiate che io vengo dall'America... - Lei?

- Sicuro! E là vivo quasi di continuo in mezzo ai poveri selvaggi. Allora con un po' di musica si domano come fanciulli.

- Dica, dica, come sono questi selvaggi?

E mentre da una parola all'altra gli facevano mille curiose interrogazioni, c'entra il controllore, che, vedendo l'infrazione alla legge, manda via quegli importuni, i quali un momento dopo ritornano, e non più con canti spudorati, come prima, ma in umile atteggiamento, direi quasi riverente, per continuare un discorso che tanto li aveva guadagnati.

In un bel momento, sapendo che il Missionario, (che qui avevano già avuto campo a conoscere per Mons. Fagnano) doveva tosto ritornare in America, nella Terra del Fuoco, a gara gli andavano dicendo

- So che venne a prendere operai, conduca me, e vedrà. Io faccio il fabbro-ferraio, e ne avrà sicuramente bisogno.

- Taci là, che di te e dei pari tuoi se ne può fare a meno, ma di me c'è assoluto bisogno. Io faccio il panattiere....

- Io il falegname - e - Io il sarto....

E qui ci voleva tutta la paziente abilità del Missionario per trattenere quei vispi interlocutori; ma Mons. Fagnano li domò tutti, li rese pacifici e tranquilli, e docili tanto, che arrivati alla prima stazione, detta Succursale, ancorchè avessero preso il biglietto per un'altra, vollero discendere per accompagnarlo. Omai lo consideravano un amico di antica data.

Gli si fecero d'attorno e dicendogli di andare con lui, ripetevano ad alta voce

- Ella in nostra compagnia può camminare sicuro come in casa sua. - E come dissero fecero.

Io baciai la mano a quell'industrioso sacerdote, e gli dissi che, se aveva trovato in Piemonte gente barbara, egli aveva saputo conquistarla come suol guadagnarsi il cuore degli Indii. Sa che cosa mi rispose?

- Se vogliamo che il popolo venga a noi, dobbiamo metterci senza paura in mezzo di lui. Ha veduto come si acquietarono? Questo vittorie le ottengo qui e là, seguendo la scuola del mio gran maestro D. Bosco.

(1) L'abbonamento annuo di questo giornale cattolico bolognese è di L. 18. Direzione, Piazza S. Martino, Bologna.

I miracoli della carità cristiana.

I promotori della Pia Opera dei francobolli usati dopo soli tre anni raccolsero ben 90 (novanta) milioni di francobolli e realizzarono la bella somma di L. 20000 a beneficio delle Missioni Cattoliche. Chi avrebbe mai creduto che l'amore sinceramente cristiano verso i propri fratelli di qualunque popolo, di qualunque nazione, potesse con un'industria negletta, con mezzi modestissimi, arrivare a tanto da fondare nell'Alto Congo, su uno spazio di 400 ettari, un nuovo villaggio cristiano chiamato Sin Trudo (San Trudone), dove sono raccolti i poveri infedeli, per essere evangelizzati nella via della salute, per essere istruiti civilmente e in ogni modo aiutati? Solo la carità cristiana può operare di questi miracoli, di queste opere grandiose, perchè benedetta da Dio, perchè prosperata in tutte le sue ramificazioni, in tutte le sue imprese.

Animata da sì felici risultati, la Direzione generale dell'Opera, presieduta da Monsieur Cardolle del Gran Seminario di Liegi e rappresentata in Italia dal P. Novaro dei Predicatori, nuovamente, a mezzo della stampa, fa appello a tutti i buoni, perchè vogliano conservare i francobolli usati e mandarli ai collettori autorizzati alla raccolta dalla Pia Opera. Sarebbe ottima cosa che in tutte le città, in tutti i paesi, villaggi e parrocchie vi fosse qualche pia persona che si prendesse l'assunto di raccoglierli dagli amici e conoscenti, dai negozianti, dagli uffici pubblici e privati. Anzi a maggior incremento della stessa Opera Pia, sarebbe a desiderarsi che sorgesse in ciascuna Diocesi un Comitato permanente di zelatori coll'incarico di raccogliere i francobolli nazionali ed esteri, specialmente d'antica data, perchè più apprezzati, affine di utilizzarli a beneficio delle Missioni Cattoliche.

I francobolli raccolti si spediscano al Sacerdote D. Angelo Ferraboschi, Via S. Zenone, 10, ReggioEmilia. Chi desidera farsi cooperatore della Pia Opera, non ha che da mandare il suo biglietto di visita al suddetto Sacerdote facendo contemporaneamente una spedizione, anche limitata, di francobolli. Le spese di spedizione a mezzo assicurato vengono rimborsate. Tutti i zelatori dell' Opera e collettori di froncobolli godono dei seguenti vantaggi spirituali

« I- Un ricordo speciale al Memento in tutto le Messe che celebrano i Missionari della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria.

« 2° In perpetuo il primo venerdì di ogni mese viene celebrata una Messa per tutti i benefattori vivi e defunti.

« 3° In perpetuo il 3 novembre di ogni anno viene celebrata una Messa solenne per l'anima di tutti i benefattori.

« 4° I membri dell'Opera della Propagazione della Fede, quando cooperano all' opera dei francobolli usati, possono guadagnare un'indulgenza di 7 anni e 7 quarantene ».

È questa adunque una carità fiorita, senza spesa alcuna, ed una bella occasione per lucrare benefizi spirituali. Quindi noi esortiamo tutti i nostri lettori a cogliere sì bella circostanza per farsi cooperatori della Pia Opera, certi e sicuri che la carità che fanno in nome di Dio apporterà sulle loro case e sulle loro famiglie le celesti benedizioni. Sono tutti pregati a propagare questa santa opera fra i conoscenti, affine di assicurare la vitalità di sì bella Istituzione.

Una gita dei Domenicani al nostro noviziato di Sicilia.

Proprio all'incominciare del mese di ottobre, dedicato alla gran Vergine del Rosario, i figli di S. Domenico del gran convento di Acireale, guidati dal loro superiore, il celebre P. Lombardo, il quale, oltre ai suoi meriti oratorii e letterarii, ben può dirsi il ristoratore dei Domenicani in Sicilia, si recavano al nostro noviziato di S. Gregorio. Fu quello un giorno della più sincera, gioia per i nostri chierici, ed anche poi loro ospiti; e vennero così sempre più stretti quei vincoli che ci legano al grande Ordine dei Predicatori. Nei giorni antecedenti tutti lavoravano per poter, meglio che fosse possibile, dar loro ospitalità come lo permetteva la nostra povertà, ed a seconda delle usanze ereditate da Don Bosco. Giunti che furono e fatta colazione, verso lo dieci assistettero alla rappresentazione del grandioso dramma Colpa e Perdono del Sac. Salesiano G. B. Lemoyne: alla qual rappresentazione intervennero pure i Chierici del Seminario Arcivescovile, che villeggiavano non molto lontano. Il dramma religiosissimo, intramezzato da canti e suoni, entusiasmò tutti, e fece passare allegramente alcune ore. Presa una boccata d'aria e sgranchilite un po' le gambe, i Domenicani pranzarono assieme coi nostri Chierici. L' Inno Salesiano e vari pezzi scelti eseguiti dai nostri, ed anche il bellissimo Inno degli Operai eseguito dai Domenicani (musica su poesia dello stesso P. Lombardo) sollevarono a più spirabil aere gli animi di tutti. Non mancarono brindisi ed acclamazioni a S. Domenico e a D. Bosco. Alla sera, accompagnati dai nostri per un bel tratto, i Domenicani fecero ritorno ad Acireale dopo essersi dato scambievolmente il fraterno saluto. Cosa veramente commovente! Noi ci auguriamo ch'abbiano a rinnovarsi ogni anno queste manifestazioni di reciproco ancore e benevolenza, che lasciano nell'animo segni indelebili.

BIBLIOGRAFIA

VIGOUROUX E BACUEZ. - Manuale

Biblico o Corso di Sacra Scrittura. - Prima edizione Italiana sull'ottava Francese. - San Pier d' Arena. Tipografia Salesiana. - 4 Volumi di pag. 800-900 ciascuno con 280 illustrazioni. L. 14.

Allorquando nel 18 Nov. 1893 S. S. Leone XIII con quella sapienza che lo distingue nel conoscere e provvedere ai vari bisogni del tempo nostro pubblicava la magistrale sua Enciclica " Provvidentissimus Deus" sugli studi biblici, la Pia Società Salesiana del venerando D. Bosco, sempre sollecita esecutrice dei comandi e desideri del Sommo Gerarca, già da qualche tempo aveva pubblicato il programma di associazione presso la Tipografia sua di San Pier d'Arena all'opera monumentale degli abati F. Vigouroux e L. Bacuez. " Manuale Biblico „ tradotta in Italiano con permesso e commendatizia degli illustri autori. L'opera veniva a soddisfare ad un vero bisogno del Clero in Italia, e la modicità del prezzo di associazione fece sì che moltissimi fra gli ecclesiastici fossero solleciti di darvi il loro nome. - Ora annunziamo con viva soddisfazione che la Tipografia editrice ha finita la pubblicazione del IV ed ultimo volume di detta opera, ed invitiamo tutti i Rev. Sacerdoti, Direttori di Seminari e d' Istituti religiosi, che ancora non la possedessero, a farne sollecita dimanda, sicuri che se ne chiameranno oltremodo soddisfatti, essendo questo il Manuale indispensabile di ogni ecclesiastico. - Tra i moltissimi giudizi sul valore ed importanza dell' opera dati da Ecc.mi Cardinali, Vescovi, Prelati, Superiori di Ordini e Congregazioni religiose, ne piace trascegliere quello che pubblicava l'ottima Civiltà Cattolica nelle sua serie XI voi V. f. 7 d. 5. « Pregio singolare del citato Manuale è l'aver raccolto in brevissimo spazio la soluzione di tutte le questioni di qualche momento riguardanti o la Sacra Scrittura in genere, o qualcuna delle sue parti anche minori in ispecie. Gli errori più moderni vi sono presi più particolarmente di mira, come altresì la moderna letteratura Biblica sia ortodossa o sia eterodossa; il che alleggerisce grandemente il lavoro a chi desidera studiare più a fondo le questioni trattate dal Manuale ».   Prof. D. T. C.

Nozioni di Geografia ad uso delle Scuole Ginnasiali Tecniche e Normali pel Teol. GIULIO BARBERis. Torino Tip. e Lib. Salesiana 1895. Pag. 273. Prezzo L. 1.00

Il Teologo Barberis è già ben conosciuto per le sue produzioni storiche e geografiche, e non abbisogna di ulteriori raccomandazioni quando dà alla luce qualche nuovo lavoro. La sua Storia Orientale-Greca è alla 12a edizione in pochi anni. Pubblicò alcuni anni sono un Manuale di Geografia assai stimato e lodato da periodici nostrali e stranieri; ma esso perchè troppo voluminoso non poteva adattarsi alle scuole. In queste Nozioni ne fece un compendio al tutto adattato alle scuole. Pose in carattere alquanto più grosso ciò che deve studiarsi nel ginnasio inferiore e nelle scuole tecniche (ciò che può essere anche adattato per la 4a e 5a elementare), ed in carattere più piccolo quanto è prescritto pel ginnasio superiore e le scuole normali. Così col tenuissimo prezzo di L. 1,00 ciascuno può procurarsi un ottimo testo di Geografia. Il professore poi che abbisogni di spiegazioni più ampie potrà procurarsi il Manuale separato.

(Dall' Italia Reale-Corriere Nazionale 13-14 Nov. 1895).

Il Monitore Liturgico. - È questo il titolo di un Periodico Bimensile, che già da molti anni si pubblica in Macerata, e che ha riscosso l'approvazione universale del Clero Italiano ed Estero. In questo Periodico, che è stato concordemente lodato da tutta la stampa cattolica e specialmente dalla Civiltà Cattolica e dall'Observateur Français, oltre un completo Trattato di S. Liturgia, scritto appositamente dal Direttore, si riportano tutti i Decreti che vengono emanati dalla S. Congregazione dei Riti , nonchè le spiegazioni e i commenti alle Rubriche e ai Decreti dei più celebri Liturgisti. La Direzione del Periodico inoltre risolve gratuitamente tutti i quesiti, che in materia Liturgica possono esser presentati dagli abbonati, e in ogni fascicolo propone allo studio degli associati tre casi Liturgici e dei precedenti riporta le soluzioni. - Noi lo raccomandiamo caldamente a tutti gli Ecclesiastici, essendo di grande utilità al Clero. - Il prezzo annuo di abbonamento è di L. 3,50 per l'Italia, e di L. 4,50 per l'estero.

Rivolgersi al Rev. D. ARISTIDE GASPARRI, Direttore del Monitore Liturgico in MACERATA (Marche).

II consigliere delle famiglie. È una pubblicazione bimensile utilissima al benessere delle famiglie, Si occupa di economia domestica, industrie casalinghe, igiene e medicina, governo della casa, ecc. aggiungendovi i più savi consigli morali, piacevoli racconti , esercizi e divertimenti. - Il suo prezzo di abbonamento è di L. 4 annue, ma i NOSTRI ASSOCIATI non pagano che metà prezzo, cioè LIRE DUE. Rivolgersi al Consigliere delle famiglie, Genova, mandando l'indirizzo o fascetta con cui ricevono il nostro Bollettino.

INDICE DELL'ANNATA 1895

Gennaio.

Lettera del Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane    Pag. i Annunzio e preghiera . . . . 7 Come festeggeremo il nostro Patrono? . . . ivi Fausti presagi pel primo Congresso dei Cooperatori Salesiani    8 Le feste centenarie di Loreto (disegno di quella Basilica) . . . . 10 Portogallo: I primi Salesiani in quel Regno . ivi Polonia Austriaca: - Necessità di ingrandimento   .   12 Notizie dei Missionari di D. Bosco: - Brasile

Il primo viaggio al Matto Grosso (seguito). -

Equatore: Un'escursione al Sud di Gualaquiza 13 Grazie di Maria SS. Ausiliatrice . . 22 Nuovi Direttori e Vice-direttori diocesani . . . 23 Necrologia: - Il P. Denza 24 Varietà: - Il Cardinal Guarino al Collegio Maria Ausiliatrice in Alì. - All'Oratorio S. Giuseppe di Novara. - In Chions del Friuli    25

Bibliografia    26

Cooperatori defunti    27

Febbraio.

Un fiore sulla tomba di D. Bosco   29

Tutti al Congresso    30 Perchè il C esso 31 Circolare del Comitato promotore del primo Congresso Salesiano in Bologna   32 Approvazione ed Adesione dell'Em.mo Cardinale Svampa e del Rev.mo D. Rua .   . . . 33 Il Sottocomitato delle Signore Bolognesi per questo Congresso .   .   34 L'Opera Salesiana in Italia ; Tre nuovi Oratorii festivi, a Milano, Castellamare di Stabia e Borgo S. Martino   . .   35 Inghilterra: Inaugurazione dell'organo nella Chiesa Salesiana di Battersea   . .   .   38 Notizie dei Missionari di I). Bosco: - Tre mesi di Missione nelle Cordigliere patagoniche e duecento sessantatrè novelli Cristiani. - Lettere di Mons. Lasagna intorno ai Coroados, selvaggi del Brasile. - Felice viaggio e festose accoglienze dei primi Salesiani partiti per la Venezuela, ecc   40

Necrologia: - D. Camillo Ortuzar    - 48

Grazie di Maria Ausiliatrice    49 Le commissioni dei Cooperatori 50 Varietà: - I cantori dell'Oratorio di Torino alle feste centenarie di Loreto. - Nel Monferrato. - In Liguria. - Carità pei poverelli. - Alì Marina.

- Funzioni e pellegrinaggi    51

Cooperatori defunti    55

Marzo.

Il Congresso Salesiano s'avvicina!   57

Programma: Lettera di S. Ecc. Rev ma Mons. Zoccoli all'Episcopato Italiano. - Norme pratiche per partecipare al prossimo Congresso di Bolo58

Per le Chiese Salesiane   . .   . 60

Notizie dei Missionari di D. Bosco: - Equatore Una grave disgrazia alla Missione di Gualaquiza. - Terra del Fuoco: Il vaporino per la Missione della Candelara. La prima visita di Mons. Fagnano a quella Missione. Consolazioni e pene. Da selvaggi ad artisti. - Brasile : Lettera di di S. Ecc. Rev.ma Mons. Lasagna intorno ai selvaggi Chamacocos e Lenguas. I figli di Don Bosco a Pernambuco - ecc   Pag. 60

Grazio di Maria Ausiliatrice .   . . . 72

Consolante movimento per onorare S. Francesco di Sales   . . . .   74

L'Opera Salesiana in Africa (Tunisi) . . . . 79

Necrologia - La Signora Pisani . .   . 80'

Varietà: - Un monumento a D. Bosco. - Il Cen- tenario di S. _Filippo Neri. - Un nostro Direttore Diocesano eletto Vescovo. - La musica al Con- gresso di Bologna   82

Cooperatori defunti    83

Aprile.

Una fausta notizia    85

Alla vigilia del Congresso   86

Come procedono i lavori del Congresso; Funzioni religiose. - Corrispondenti Diocesani . . .   88

Bologna ai Congressisti ed un saluto di Torino a Bologna    91

Onoriam Maria nel mese a Lei dedicato   93

Notizie dei Missionari di D. Bosco: - Per I' Ar- gentina. - Otto mesi nel Vicariato di Mendez e Gualaquiza. - Lettera di Mons. Lasagna in- torno agli Indi Kainguà. - L'operosità dei Sa- lesiani nel Brasile. - Viaggio degli ultimi Mis- sionari al Messico   95

Grazie di Maria Ausiliatrice    103

Necrologia: - 11 Sue. Salesiano Francesco Dal- mazzo e Mous. Carini.   105

Varietà: - Il primo anniversario della morte di

D. Bosco in Milano. - Le scuole parrocchiali di Treviglio. - Padroni ed operai. - Ad onor di San Francesco di Sales. - Il Cardinal Goossens all'Oratorio. - Una splendida usanza. - Fatti meravigliosi    107

Bibliografia    110

Cooperatori defunti    111

Maggio.

Il primo Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani   . .   .   . 113 Il Card. Domenico Svampa, Arcivescovo di Bologna    114 I faustissimi giorni del Congresso . . . . 117 Splendida accademia ad onor dei Congressisti . 135 Grandioso Pellegrinaggio alla Madon.na di San 136

S. Filippo Neri e il suo terzo centenario. - Vita popolare di questo Santo   137 Novena e festa di Maria Ausiliatrice. . . 139 Necrologia: Il Conte C. Radicati Talice ed il P. Mignemi:    

Giugno.

Il Sacro Cuore di Gesù e le nostre speranze . . 141 Lettera al S. Padre degli Emani Cardinali ed Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi intervenuti al Congresso di Bologna   . 143 Breve di risposta del S. Padre - ed altri documenti    145 Mons. Giacomo Costamagna e sua consacrazione episcopale   . , 146

La solennità di Maria Ausiliatrice in Torino   149 D. Rua in Palestina

Grazie di Maria Ausiliatrice    157

Necrologia: - Il Sac. Antonio Sala . . . pag. 160 Eco del 1.° Congresso Salesiano    161

Ai giovanetti degli Oratorii    163 Cooperatori defunti . . 165

Avviso ai RR. Parroci    167

Luglio.

Deliberazioni del Congresso di Bologna . . . . 169 Mores. Costamagna in udienza dal S Padre . . 171 Onoranze al nuovo Vescovo Salesiano . . . . 172 Omaggio a D. Bosco e a D. Rna . . . 173 Notizie dei Missionarii di D. Bosco: - Il Camarujo nella Patagonia (Relazione di Mons. Cagliero) 174 Un nuovo Istituto per le figlie adulte . . 180 Esercizi spirituali per Maestre, Signore e Cooperatrci . 181 Consoiante movimento tra i Cooperatori . . ivi Grazie di Maria Ausiliatrice . . . . 186 Necrologia: 11 Cav. V. Tesauro, Suor Antonia Kupper ed il Can. G. Villanis    188 Varietà: - Esempi da imitare. -Il Pellegrinaggio di Montenero e il Collegio Salesiano di Collesalvetti. - Un bel regalo di Maria Ausiliatrice. - Don Rea a Modena. - Spettacoli di Fede. - Il mese di Maggio sotto un portico. - Un Condirettore eletto Vescovo. - Una solenne Gara Catechistica. - Generosa privazione in favore delle Missioni. - Decennio convenientemente celebrato.

- Ospite illustre. - Nell' Oratorio di Fossano.

- Solenne premiazione. - Slancio giovanile per onorar Maria   189

Bibliografia    194

Cooperatori defunti    195

Agosto.

I libri di testo (Avviso importante) .   . 197 A S. S. Leone XIII nel faustissimo giorno di S.

Gioachino    199 Deliberazioni del Congresso di Bologna. . . . 200

La Scuola ed i Genitori    202 Collegi Salesiani d' Italia ed Educatorii diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice    205 Festa cli famiglia . . . . . 206 Dall' Estero: Una processione esemplare in Francia ed uu Oratorio festivo in Svizzera   . ivi Notizie dei Missionari di D. Bosco: - Patagonia:

Inaugurazione di una nuova Chiesa e sei novelli Sacerdoti. - Terra del Fuoco: Due mirabili conversioni. - Colombia: Ristauri d' una Chiesa ed un Oratorio festivo. - Chilì : Una scuola pratica di Agricoltura. - Argentina.

Un'altra Chiesa    208

Eco del 1° Congresso Salesiano    214 Grazie di Maria Ausiliatrice . . . . 215 Inaugurazione della Casa Salesiana di Busto Ar 218

Il Cardinal di Lisbona a D. Rua . 219 Varietà. - Gli Oratorii festivi di Torino a S. Filippo. - Illustri visitatori. - Un circolo cattolico. - Una riuscitissima festa. - A Balerna . ivi Bibliografia    221

Cooperatori defunti    223

Settembre.

Esortazione   . .   . . . . . 22.5

Deliberazioni del Congresso di Bolo;;na , . . . 22(3

Che cosa si fa negli Oratorii Festivi Salesiani . 228

Dall' Estero: Alla Colonia Italiana della Ciotat in Francia   .   . 230

Notizie dei Missionari di D Bosco: - Patagonia: Resoconto generale della )fissione. Che si è fatto per la S. Infanzia (Lettere di S. Ere. Rer.0a Mens. ragliero). L'orizzonte al Chuhnt si rasscreua varie conversioni. - Equatore: Cose enrio Jivaros di (.ualaquizao. - Colombia: Dal paese dei le brosi. - Argentina: Consolazioni alla Bora (Buenos Aires). - Brasile: La riconoscenza di quella Repubblica    231

Grazie di Maria SS. Ausiliatrice    244

Dai Collegi    246

Eco del l.° Congresso Salesiano    2.17

Varietà. - Ritorno al Cattolicismo di una signorina romana. - Mons. Fagnano. - Incremento della divozione a Maria Ausiliatrice. - Conferenze Salesiane. - Negli Oratorii festivi. - Di chi è la colpa?    Pag. 248

Bibliografia    250

Cooperatori defunti    251

Ottobre.

La nuova Enciclica sul Rosario    253 Risveglio Cattolico

Il Prefetto Apostolico della Patagonia Merid. e Terra del Fuoco ai piedi del S. Padre   . 259 Posizione della prima pietra dell'Istituto S. Ambrogio in Milano ed inaugurazione della Casa Salesiana a Somma Lombardo. 260 Ultimo deliberazioni del Congresso di Bologna . 262 Notizie dei Missionari di D. Bosco: - Uruguay:

Benemerenze dei Salesiani verso le scienze naturali, l'agricoltura e la meteorologia (Lettere di S.Ecc. Mons. Lasagna). -Argentina: Gli Oratorii festivi. - Varie    263 Grazie di Maria Ausiliatrice . . . 268 Adunanza Salesiana tenutasi in Valsalice . . . 269 All'Esposizione Eucaristica di Milano . . . 272 Il S. Padre all'autore dell' opera : « La ragione guida alla Fede »    274 Dal Portogallo ivi Varietà. - Gli Italiani nel Brasile.. Un'artistica cappellina a Maria Ausiliatrice. - Collegio Pontificio d'Ascona sulla riva svizzera del Lago Maggiore. - Le nostre Scuole Tipografiche. . . . 275 Bibliografia    276

Cooperatori defunti    278

Novembre.

Un grande avvenimento . . 281 Ricordiamoci delle SS. Anime del Purgatorio . 282 Il XIII Congresso Cattolico Italiano e la Pia Società Salesiana   283

Esempi alla giovontù   .   . 284 Notizie dei Missionari di D. Bosco: - Colombia. Una grande impresa a favore dei lebbrosi. -

Brasile: Tra i selvaggi del Matto Grosso. -

Varie    286

Grazio di Maria Ausiliatrice    :300 Eco degli Oratorii festivi . . 302 Varietà: - Due edificanti conversioni. - La Madonna di D. Bosco. - La festa del Rosario ove nacque D. Bosco. - Leone Harmel. - Altare monumentale al S. Cuore di Gesà   304

Bibliografia    306

Cooperatori defunti    307

Dicembre.

Gli Augurii dei Salesiani ai loro Cooperatori e Cooperatrici    309

Una gravissima sciagura, ossia morte repentina di Mons. Lasagna e di altri cinque Missionarii Salesiani    310

Cenni biografici di Mons. Luigi Lasagna   315

Straordinaria spedizione di 107 Missionarii .   318

Austria : Una nuova Casa Salesiana   320

Notizie dei Missionarii di D. Bosco : - Patagonia Meridionale: Un mese di Missione nel Pampa. - Brasile: Che cosa si fa nel Matto Grosso.

Colombia: Don Unia salvato per miracolo   ivi

Grazie di Maria Ausiliatrice    329

Eco degli Oratori festivi   331

Notizio e fatti edificanti: - Una festa straordinaria ad onore di S. Giuseppe. - I Cooperatori Salesiani negli Istituti Cattolici. - Un Cooperatore eletto Vescovo. - Le nostre Scuole professionali. - Mons. Fagnano in giro per l'Italia. - Mettianaoci tra il popolo. -I miracoli della carità cristiana. - Una gita dei Domenicani al nostro noviziato di Sicilia    ivi

Bibliografia    334

Indice dell'Annata    335