BS 1890s|1899|Bollettino Salesiano Gennaio 1899

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI GENNAIO 1899

LA FESTA DI S. FRANCESCO DI SALES e la prescritta Conferenza . . .    pag.   1

PER L'ANNIVERSARIO DI DON BOSCO    »

L'IMMACOLATA E LEONE XIII    

LETTERA DEL REV.mo D. MICHELE RUA ai Cooperatori Salesiani . . .   . ..   3 MISSIONI: - PARAGUAY: Nuova Missione nel Chaco e gli Indii Chamacocos. - VENEZUELA: Dai Lazzaretti dei vajuolosi. - In fascio    » 12 A PROPOSITO DEI LEBBROSI DELLA NORVEGIA . . » 22

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE    » 21 AI GIOVANETTI: L'amico dei fanciulli . . » 25 ILLUSTRAZIONI: - Villaggio della Missione Salesiana nell'Isola Dawson, pag. 5 - Facciata (anteriore o posteriore) dell'Orfanotrofio S. Gabriele in S. Denis (Francia), 9 e 13 - Indii Onas della Terra del Fuoco, 18 e 19 - La S. Famiglia (riproduzione d'un quadro ad olio), 26.

LA FESTA DI SAN FRANCESCO DI SALES e la prescritta Conferenza

RICORDIAMO ai Cooperatori ed alle Cooperatrici che il 29 del corrente mese cade la festa del glorioso nostro Patrono S. Francesco di Sales; e perciò facciamo loro calda preghiera che la vogliano celebrare con molta divozione, tanto più quest'anno che è in giorno di Domenica e quindi a tutti torna assai comodo accostarsi ai Santi Sacramenti della Confessione e Comunione per lucrare l'indulgenza plenaria, ossia la remissione di tutta la pena temporale dovuta ai loro peccati.

Inoltre, come di solito, preghiamo di vivo cuore i Direttori delle nostre Case, i Direttori Diocesani, i Decurioni, Zelatori e Zelatrici a non voler trasandare la Conferenza prescritta dal Regolamento. Si raccogliessero anche in piccolissimo numero, fossero ben solamente due o tre, non importa; eglino avrebbero Gesù Cristo tra di essi, secondo queste sue parole : « dove sono due o tre persone radunate in mio nome, io mi trovo in mezzo di loro.» Quantunque pochi, essi potranno nondimeno eccitarsi al bene e intanto guadagnare l'indulgenza plenaria concessa dal Sommo Pontefice per tale circostanza.

E poichè il R.m° Sig. D. Rua, annuendo alle istanze del Comitato Promotore dell'Omaggio Internazionale a Don Bosco - consistente nell'erezione d'una Chiesa a S. Francesco di Sales in Valsalice - ha concesso di devolvere a questo scopo altissimo tutte le offerte solite a raccogliersi in questa Conferenza, noi ci permettiamo di supplicare nuovamente tutti i nostri Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici a voler raccogliere il maggior numero di adesioni, perchè siamo certi non potersi in miglior modo onorare il nostro Patrono che concorrendo ad erigergli un tempio grandioso presso la tomba del suo più fedele imitatore, il venerato Padre nostro Don Bosco.

Per ottemperare quindi al desiderio del nostro Superiore è bene che il Conferenziere tratti di quest'Omaggio od almeno lo accenni in modo chiaro ed efficace.

Di più, sarebbe eziandio cosa ottima che all'entrata del luogo, dove si tiene la Conferenza, vi fossero a diversi tavolini degli incaricati a raccogliere, seduta stante, le adesioni.

Pei moduli di sottoscrizione basta farne richiesta con cartolina alla Diregione del Bollettino Salesiano, Torino.

Coraggio dunque in questa santa iniziativa della Stampa Cattolica, e noi ci diremo fortunati di dare al secolo ventesimo un monumento imperituro al celeste Patrono della Stampa Cattolica S. Francesco di Sales.

Il glorioso nostro Patrono ci ottenga di praticare questa sua gran massima « tutto per Dio; niente contro Dio ! »

PER L'ANNIVERSARIO DI D. BOSCO.

Il 31 di questo mese ricorre l'undecimo anniversario della morte dell'indimenticabile nostro D. Bosco. Sia comune impegno anche quest'anno di ricordarci della sua bell' anima con particolari suffragi e di onorarne la cara memoria con nuove manifestazioni di zelo e di carità per le sue opere. Requiem eternam dona ei, Domine; et lux perpetua luceat ei!

L'IMMACOLATA E LEONE XIII

Ci permettiamo di togliere dal valoroso Osservatore Cattolico (1) dei giorni 6, 7, 8 dicembre scorso il seguente nobilissìmo pensiero, raccomandandolo a tutti i nostri egregi Cooperatori: « L'8 dicembre 1854 Pio IX di santa memoria, fra il giubilo di tutto il mondo cattolico che udiva consacrata dalla sentenza definitiva la tradizione costante della Chiesa, proclamava Maria concepita senza peccato.

» Tutti i Cardinali presentì al grande avvenimento oggì sono morti - tutti, tranne uno. - Quest' uno era allora l'ultimo dell'ordìne dei preti. Oggi è il Pontefice Sommo, è Leone XIII.

» Il ricordo, che ci permette di associare al nome SS. di Maria, nel giorno della sua festa più bella, quello del Papa, è suggestivo. Noi ci chiediamo se mai Dio non voglia riservare al venerando Vegliardo, che del culto della Vergine è tanto benemerito, l'onore e la consolazione di celebrare il primo giubileo della definizione.

» L'anno scorso Leone XIII ad un pittore che l'aveva ritratto disse : - Per compiere i miei disegni mi occorrono ancora dieci anni di vita, e spero che non mi saranno negati dal buon Dio. - Oh! sarebbe mai vero che fra sei anni, l'otto dicembre, noi potessimo constatare questo nuovo segno della predìlezione celeste verso il Papa, che già per tante circostanze ha meritato di essere salutato il Papa miracolo? Dio lo voglia!

» Noi ad ogni modo invitiamo i cattolici a rivolgersi con fervore alla Regina delle grazìe, e pregarla perchè essa ci impetri dal divin Fìglio la conservazione del Padre , del Pastore, del Maestro, che tanta luce diffonde intorno a sè, e tanto bene ha operato ed opera a pro del popolo cristiano.

» Oremus pro Pontifice nostro Leone. »

(1) Direzione: Via Alfieri 4, Milano - Abbonamento L. 20 annue.

Lettera del R.mo D. Michele Rua AI COOPERATORI SALESIANI

Benemeriti Cooperatori, Benemerìte Cooperatrici,

L'ANNO di grazia 1898 non è più ed è incominciato l'anno 1899. Ma se è passato l'anno, rimangono le buone opere ed i meriti con esse acquistati, come pure perdura il bene fatto ai nostri giovanetti ed alle nostre Missioni. Ed ora mi torna di somma consolazione il potere esporre alla vostra considerazione le opere, che, coll'aiuto di Dio e colla vostra continua carità, abbiamo potuto compiere in questo anno, e quanto, a Dio piacendo, confidiamo condurre a termine nel corso del nuovo anno.

L'Opera di Maria Ausiliatrice.

Son già due anni, o miei cari Cooperatori ed ottime Cooperatrici, che con particolare insistenza vì raccomando l'Opera di Maria Ausiliatrice per promuovere le vocazioni ecclesiastiche fra gli adulti. Quest'Opera, come sapete, fu sempre fra le predilette dal nostro venerato Fondatore D. Bosco; e m'è dolce potervi dire come vada prendendo ogni dì più grande incremento. In quest'anno furono oltre 300 i Figli di Maria, cioè quei giovanii adulti chiamati allo stato ecclesiastico, che godettero dei vostri sussidii. Varii, terminato il corso letterario, già diedero il nome nel Seminario della loro Diocesi; altri, desiderosi di consacrarsi alle Missioni, entrarono nei vani Istituti religiosi a ciò destinati; ed anche le nostre Missioni si arricchirono di nuovi apostoli, frutti dello sviluppo mirabile di quest'Opera. La sola Casa di Trecate nella Diocesi di Novara - per la sua vastità scarsa assai di ministri del Signore - in quest'anno diede ai Seminari ben 30 chierici; e quasi ugual numero usci pure dalle nostre Scuole Apostoliche del Martinetto in Torino, per tacere di quelli formati a Valsalice, Chieri, Sampierdarena, Lugo, Lombriasco, Foglizzo ed Ivrea. Abbiamo pure iniziato nuove Case per quest'Opera a Pedara in Sicilia, a Gemano presso Roma; come anche nelle altre nazioni, specie in Ispagna, in Francia e nella Repubblica Argentina si aumentarono le già esistenti.

Quest'Opera è destinata, come diceva il nostro D. Bosco di s. m., a recare immensi vantaggi alla presente società, la quale tanto scarseggia di vocazioni ecclesiastiche con danno incalcolabile delle anime e delle Missioni. Epperò non sarà mai raccomandata abbastanza alla pietà vostra, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, e se tra voi si formasse una nobile gara per incaricarsi dell'educazione di uno o più di questi Figli di Maria, ne verrebbe gioia e felicità indicibile ai vostri cuori ed alle vostre famiglie; perchè le preghiere del Ministro di Dio, divenuto tale mercè la vostra cooperazione, attireranno sopra di voi le celesti benedizioni e le sue buone opere saranno da Dio misericordioso ascritte pare a vostro merito. Coraggio adunque e non passi anno senza che gli ascritti a quest'Opera, cioè gli Oblatori, i Corrispondenti ed i Benefattori non le consacrino qualche pensiero di predilezione e l'obolo stabilito.

Le nostre Missioni.

Dove più rifulge la mano della Provvidenza egli è certamente nelle nostre Missioni, che, iniziate ventiquattro anni fa, si sono già estese in tutta l'America del Sud e penetrarono nella Centrale per dilatarsi negli ultimi due anni anche in quella del Nord, nonchè nell'Africa e nell'Asia. I nostri Missionari ebbero a faticare assai in questi estesissimi campi della vigna del Signore ; ma e per la benedizione di Dio e mercè il costante vostro aiuto operarono veri prodigi per la diffusione del regno di Gesù Cristo.

Nella remota Terra del Fuoco lo spirito del male, inferocito pel bene grande che i nostri Missionari andavano operando in questi ultimi tempi, li minacciò in più modi, con incendii e con vessazioni inaudite. Il totale incendio della Candelara, le spese enormi che gravitano sull'isola Dawson, dove si alimentano oltre 400 Fueghini dell'infelice razza Onas, che va ogni dì più estinguendosi, e più altre cause parvero far pericolare in un subito gli ubertosi frutti che già si ripromettevano i nostri Missionari dalle loro indefesse fatiche. Ma Iddio misericordioso allontanò le procelle, ed inspirando i vostri cuori generosi a venir in aiuto alle nostre Missioni con frequenti ed abbondanti offerte, si potè presto riedificare l'abbruciata Candelara, far fronte agli ingenti debiti ed aprire eziandio nuove stazioni di Missione alla Punta S. Valentino, al Porvenir ed Usuaja. Così per i poveri Indii della Terra del Fuoco si potè fare molto relativamente ai grandi impedimenti che incontransi ad ogni piè sospinto; anzi abbiamo tutta fiducia a sperare che il Governo Argentino annuirà alle domande dei nostri Missionari, assicurando agli Onas e Alacaluffes più vaste estensioni di terreno e maggiori protezioni contro i brutali loro cacciatori.

Anche nelle Pampas il Missionario potè allargare la sua azione, dando frequenti e fruttuose missioni nei centri più importanti delle estancias di quelle immense pianure ed aprendo nuove residenze a Victorica ed a S. Rosa de Toay. Tutti, Governatori e popoli, benedicono al figlio di D. Bosco, che, protetto da Maria Ausiliatrice, arreca tanto bene alle loro famiglie, prima abbandonate di ogni morale assistenza.

Passando alle altre Repubbliche dell'America Meridionale, l'animo mio sentesi oltremodo consolato, perchè nel Perù, la patria di S. Rosa da Lima, ove abbiamo la Casa Centrale, veggo estesa l'Opera nostra ad Arequipa, al Callao, Hoja Redonda, dove con Colonie Agricole, Oratorii festivi, Scuole e Chiesa pubblica si viene in aiuto ai bisogni spirituali di quelle popolazioni ; e nei remotissimi Piani di S. Martin ìn Colombia alle due Parrocchie di Villavicencio ed Uribe, assunte nonostante la scarsezza di personale per accondiscendere alle vive istanze di Mons. Arcivescovo di Bogotà ed alle strazianti suppliche di quella povera gente.

Ed è in questa Repubblica, vera valle del dolore, perchè ben 30000 de' suoi abitanti soggiacciono al tristo malore della lebbra, che i figli di D. Bosco lavorano da più anni in una nuova per loro ed eroica missione. L'opera iniziata dal compianto D. Unia, l'apostolo di quei lebbrosi, venne continuata, estendendola a tutto il territorio, dal nostro caro confratello D. Evasio Rabagliati, il quale in tre anni percorse tutta la Repubblica, visitando e confortando i lebbrosi con mezzi morali e materiali, e tenendo nei centri. principali pubbliche conferenze per muovere tutti ad una grande crociata in favore di quegli infelici. Vasto è il suo ideale a seconda della carità di G. C.: egli intende colla Religione dar forza ai lebbrosi di sopportare la loro sventura, e, coi mezzi che l'arte, il Governo ed i buoni gli possono fornire, alleviare le loro pene ed impedire la propagazione del morbo. Quest'opera veramente eroica è ricca di copiosi frutti, come da più anni esperimentano i lebbrosi raccolti ad Agua de Dios e nell'anno scorso anche quelli del lazzaretto di Contratacion nell'estesissimo Dipartimento di Santander.

L'opera dei nostri Missionari ebbe un notevole sviluppo anche nella Repubblica dell'Equatore. Quantunque per le continue turbolenze civili quei nostri Confratelli, due anni or sono, siano stati costretti ad esiliare; pure nelle foreste di Mendez e Gualaquiza la Missione degli Jivaros non venne disturbata e continua molto bene. Laggiù in quei remoti luoghi, lontani per intiere settimane da ogni civile comunicazione, i nostri Missionari furono più volte provati da ogni sorta di privazioni. Tuttavia essi poterono ampliare la Casa di Gualaquiza, edificare sopra un nuovo e più grande disegno la Chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, aprire una nuova residenza a quattro ore di cavallo nella località denominata S. Josè, ammansare gli odii delle avverse fazioni degli Jivaros, dar loro parecchie fruttuose missioni ed esplorare gran parte della estesa foresta. Tanta fu l'attività dei nostri Confratelli di quella Repubblica, che nel passato anno si poterono pure riaprire le due Case di Cuenca e Riobamba, ed è a sperare non lontano il giorno, in cui la nostra Missione Equatoriana rifiorirà in tutta la sua vitalità.

Nè qui ha termine il campo dalla Provvidenza aperto ai nostri Missionari. Dalle foreste dell'Equatore è facile colla mente il passaggio a quelle del Brasile, dove ogni di più progredisce la Colonia Teresa Cristina fra i Coroados del Matto Grosso. E qui mi piace ricordare come, lo scorso anno, tre di questi Indii Coroados con grande fatica e spesa vennero condotti a Torino per l'Esposizione delle Missioni Cattoliche. Quanti quivi visitarono il recinto delle Missioni d'America avran potuto vedere questi tipi di selvaggi e farsi un'idea delle difficoltà somme che deve superare il Missionario per dirozzarli alquanto ed instillar loro i primi rudimenti della nostra santa fede. Tuttavia, mercè la protezione di Maria SS., questi tre Coroados nei quattro mesi di residenza fra noi si poterono sufficientemente istruire per la solenne amministrazione del S. Battesimo, ch'ebbe luogo nella Chiesa di Maria Ausiliatrice il 16 ottobre scorso. Questa data tornerà sempre carissima all'animo mio per le ineffabili consolazioni provate e mi è caparra sicura del bene grande che si può operare in quelle foreste, se la Provvidenza non ci lascierà mancare i mezzi ed il personale occorrente.

E voi ben sapete, o miei buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, come ogni anno sia pressato da continue domande di nuovo personale, sicchè, come vedete, è divenuta annuale la partenza de' nostri Missionari. Ma quella dell'anno testè decorso ebbe una speciale importanza, vuoi pel numero, vuoi per le circostanze che l'accompagnarono. Il numero fu oltremodo consolante, perchè raggiunse la cifra di cento e trenta finora non ancora raggiunta. A mettere insieme sì considerevole numero di Missionari ed a sobbarcarmi all'enorme spesa che importa la loro partenza fui indotto dalla presenza dei nostri due Ecc.mi Vescovi Mons. Cagliero e Mons. Costamagna e degli altri Superiori delle nostre Missioni venuti in Italia e pel Capitolo Generale Salesiano . e per il grande convegno di tutte le Missioni Cattoliche tenutosi in Torino contemporaneamente alla prima Esposizione d'Arte Sacra. Essi approfittarono della propizia circostanza per ottenere a viva voce quanto per iscritto avevano chiesto invano più volte, e con la prova dei fatti piegarono l'animo mio a fare ogni sacrifizio per secondare le loro suppliche. Laonde per soddisfare ai bisogni più urgenti delle nostre Missioni, diedi rinforzi alle Case di Terra Santa, dell'Africa, della Terra del Fuoco, della Patagonia, del Matto Grosso, dell'Equatore, del Brasile, Argentina, Uruguay, Chilì, Paraguay, Bolivia, Venezuela, Colombia e S. Salvador.

Da questi brevi cenni, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, potete facilmente vedere come vengano impiegate le generose vostre oblazioni e perchè sì di sovente a voi mi rivolga per aiuti. Le nostre Missioni dipendono in gran parte da voi ed il crescente loro sviluppo è la più bella prova dell' ammirabile vostra carità.

Nuove Case in Europa.

Mentre però cercava di accontentare il più che mi fosse possibile i nostri Missionari, non poteva non curare le replicate insistenze di ingrandimenti e di nuove fondazioni in Europa. Così dovetti annuire alle calde preghiere dei nostri buoni Cooperatori di Milano per l'erezione di un nuovo Oratorio festivo, e di Alessandria del Piemonte per l'ampliamento di quell'Istituto. Acconsentii pure all'erezione di una nuova grande Chiesa pubblica alla Spezia, per provvedere di assistenza spirituale la popolazione di quella città, ed all'apertura dell'Ospizio a Bologna e di nuovi Istituti a Lanusei in Sardegna, a Bova nelle Calabrie, a Caserta ed a Castelnuovo d'Asti, patria di D. Bosco. Vennero pure iniziati varii nuovi Oratorii festivi, tra i quali ricordo quello di Biella con annessa Chiesa pubblica e di Perosa Argentina nella Diocesi di Pinerolo.

Anche in Francia, non ostante la dolorosa perdita di alcuni del personale dirigente caduti sul campo del lavoro, si fecero ingrandimenti a Menilmontant, a Marsiglia ed a Montpellier; e si accettò la direzione di un Orfanotrofio a S. Denis presso Parigi, dove per cura di una pia Signora vengono allevati orfanelli dai quattro ai dieci anni per essere quindi ricevuti negli altri nostri Ospizi.

La Spagna pure si arricchì di due nuove fondazioni, a Salamanca ed a Valencia, mentre le Case già esistenti estesero la loro azìone a maggior numero di giovanetti, sopratutto a Barcellona ed a Siviglia.

L'Austria aggiunse una nuova Casa con Oratorio festivo già fiorente a Trieste, e paiono bene avviate le pratiche per un'altra fondazione a Oswiecim nella Galizia.

In favore degli emigranti.

Parlando dell' opera dei nostri Missionari ho tralasciato di accennare ad un pulito importantissimo della loro azione, cioè a quanto essi fanno in favore dei nostri emigrati. Però non posso passarlo sotto silenzio; perchè è bene che sappiate come buona parte delle elargizioni che siete soliti inviarmi per i nostri Missionari ridondi ancora a vantaggio grande degli emigranti. Nelle diverse Repubbliche dell'America del Sud, specialmente nell'Argentina, Uruguay e Brasile, dove essi più abbondano, i figli di D. Bosco hanno cercato ognora tutti i mezzi per conservarli nell'avita fede. Chiese pubbliche, Scuole ed Ospizi, Collegi ed Oratori festivi ebbero questo principalmente di mira; e i frutti che se ne raccolgono sono così abbondanti, da legittimare le ingenti spese che si debbono incontrare.

Confortato dal felice esito ottenuto in circa cinque lustri nell'America Meridionale, mi piegai pure ad accettare altre missioni esclusivamente per gli emigrati e nella Svizzera e nell'Africa e nell'America del Nord.

In Isvizzera, dove gli emigrati sono in gran numero e circondati da mille pericoli di perdere la cattolica fede, perchè in mezzo ai moltiformi protestanti, dietro proposta e consiglio del S. Padre Leone XIII, cui gli Ecc.mi Vescovi Svizzeri s'erano rivolti, si dovette l'anno scorso accettare la missione italiana di Zurigo, che promette assai bene.

Altrettanto si fa pure a Tunisi e ad Alessandria d'Egitto con l'Istituto d'Arti e Mestieri, aperto due anni or sono e che raggiunge ornai la pienezza della vita.

Negli Stati Uniti dell'America del Nord, oltre la Parrocchia di S. Pietro e Paolo accettata nel 1896 a S. Francisco di California, si vide la necessità di erigere la nuova Chiesa del Corpus Domini in altra parte di quella stessa città ed iniziare una nuova Missione a Nuova York.

Le Suore di D. Bosco.

Questa succinta relazione però non sarebbe compita, se qui non facessi anche un breve cenno di quanto fecero le Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali sono l'altro ramo dell'albero salesiano. Per esse lo scorso anno va sopra gli altri memorabile, perchè solennizzarono il 25.° anno dalla loro fondazione. Il S. Padre, sempre ammirabilmente buono e sollecito verso gli istituti religiosi, volle dare in questa circostanza un pubblico pegno dell suo affetto a quello delle Suore di Maria Ausiliatrice, concedendo varii favori spirituali. E fu per godere di tali favori, come anche per farne approfittare le alunne, che non solo nella Casa-Madre di Nizza Monferrato, ma anche in tutte le altre si celebrarono nel corso dell'anno giubilare speciali festività, sì in ringraziamento a Dio dei benefizi ricevuti, come eziandio per invocare copiose benedizioni sopra i benefattori e benefattrici dell'Istituto vivi e defunti. Nel ricordare quelle care solennità mi si permetta di porgere vivi ringraziamenti agli Eminentissimi Prelati, ai Rev.mi Parroci, agli illustri personaggi, ai Cooperatori e Cooperatrici, che vollero colla loro presenza e colla loro autorevole parola renderle più belle. Sono persuaso che la loro degnazione sarà di novello sprone alle Suore di D. Bosco per perseverare nella loro vocazione e corrispondere alla giusta aspettazione di Dio e degli uomini.

Ora, per venire a parlare dello sviluppo dell'Istituto nel decorso anno, mi par di dover innanzi tutto mettervi a parte di quanto mi venne riferito dai Superiori delle nostre Missioni. Essi sono concordi nel dichiarare provvidenziale l'opera delle Suore nei paesi di Missione, tanto presso i selvaggi, come nei lazzaretti e fra gli emigrati. Quindi lo scorso anno si vide necessaria una copiosa nuova spedizione di Missionarie. Di esse alcune sono destinate ad aprire un Ospedale a Puntarenas presso lo stretto di Magellano, altre al grande lazzaretto di Contratacion nella Colombia, altre a cooperare alla fondazione d'un noviziato a Bernal nell'Argentina ed altre alle Missioni della Terra del Fuoco e del Matto Grosso. Degne di nota sono inoltre due altre fondazioni nel Perù, cioè un Educatorio nella città di Lima ed altra Casa con Scuole ed Oratorio festivo ad Hoja Bedonda. Così pure nel Messico, colle vocazioni del paese si potè prendere la direzione di un Orfanotrofio nella città di Tulancingo.

Eziandio nell'Africa esse apersero due nuove Case, l'una ad Eckmuhl nell'Algeria, l'altra a Porto Farina nella Tunisia. Tali fondazioni debbono essere di grande soddisfazione al vostro cuore, o cari Cooperatori e Cooperatrici, poichè nell'Africa Settentrionale l'immigrazione di famiglie italiane e francesi è continua e l'ignoranza religiosa grandissima.

Ma uno sviluppo tanto consolante nelle Missioni non impedì quello, direi ordinario, nei paesi d'Europa. A San Denis presso Parigi le Figlie di Maria Ausiliatrice presero la direzione dell'Asilo San Gabriele destinato a raccogliere bambini orfani dai quattro ai dieci anni, i quali, privi della loro madre, hanno ancor bisogno dell'affetto e delle sollecitudini materne.

Chi conosce le condizioni sociali della grande capitale della Francia e dei sobborghi, comprende tosto quanto utile sia questa istituzione per conservare la vita e l'innocenza a tanti fanciulli, che più tardi verranno accolti nel nostro Ospizio di Menilmontant.

Si stabilirono pure a Muri nella Svizzera-Canton d'Argovia, sia per prestare l'opera loro a pro dei poveri giovinetti d'un vicino Collegio Salesiano, sia a favore delle fanciulle del luogo.

In Italia poi furono nove le Case aperte, cioè gli Asili infantili di Perosa Argentina e di Borgo Campidoglio in Torino; le Scuole di Civitavecchia, di Genazzano e di Isola d'Asti; i Laboratorii di Cassolnovo e di S. Salvatore; gli Ospedali di S. Salvatore stesso e di Arquata. A tutte queste Case va unita l'opera degli Oratorii festivi, che sono l'arca di salute per le fanciulle, massime di condizione operaia.

In vista di questo consolante sviluppo vi invito, o buoni Cooperatori e Cooperatrici, a porgere vive grazie al Signore, che benedice questa seconda opera di D. Bosco, e i frutti riportati siano di eccitamento a sostenerla con preghiere e generose oblazioni.

L'Omaggio Internazionale.

Quest'ammirabile incremento dei nostri Istituti e queste fondazioni, se per una parte ci manifestano la speciale protezione di Maria Santissima, per altra parte ci dimostrano pure la benevolenza ed il concorso grande che voi ci continuate, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici.

L'appòggio vostro mi è sempre di somma consolazione, ma specialmente quando riveste nuove forme di estrinsecazione, come avvenne lo scorso anno con l'Omaggio Internazionale. Assecondando il mio invito a voler ricordare con speciali preghiere il decimo anniversario della morte di Bosco, voi avete voluto fare ancora di più con abbracciare la nobile iniziativa intrapresa da un nucleo di egregi Signori Torinesi e promossa dalla Stampa Cattolica con a capo l'Italia Reale-Corriere Nazionale. Il primo decennio della morte di D. Bosco dovunque venne ricordato con solenni esequie e commemorazioni; ma meglio non si sarebbe potuto eternarne la memoria, che con l'erezione di una Chiesa ad onore del Patrono nostro e della Stampa Cattolica presso la tomba venerata del Padre nostro amatissimo. La forma popolare data a quest'Omaggio, i varii Comitati nazionali e locali già costituiti in molte città d'Europa e d'America, formanti il grande Comitato Generale per quest'omaggio Internazionale, la solenne funzione della posa della pietra angolare di questa Chiesa-Monumento, nonchè l'ardore con cui procede la fabbrica, tutto mi dà a sperare che potrà esser compiuta prima della fine del secolo.

Mentre dall'imo del cuore rendo le più vive grazie alla Stampa Cattolica, che caldeggia questo grandioso progetto, ed a quanti vi diedero la loro adesione, faccio voti che tutti i nomi vostri, o benemeritì Cooperatori e Cooperatrici, abbiano a figurare nell'album da deporsi sotto l'altar maggiore di questa Chiesa a perenne memoria di questo mondiale plebiscito.

Le grazie del Signore a nostro riguardo.

Nuove consolazioni vennero pure ad aggiungersi alle altre durante il periodo dell'Esposizione d'Arte Sacra e Missioni Cattoliche.

Senza parlare delle gioie indicibili provate l'anno scorso durante i pellegrinaggi per l'Ostensione della SS. Sindone, perchè gran parte de' nostri Cooperatori vollero darci una nuova prova della loro devozione con recarsi anche ai piedi della nostra buona Madre Maria SS. Ausiliatrice e poscia con figliale affetto visitare la camera ove morì D. Bosco; accennerò solo alla parte che presero i nostri Missionari nell' Esposizione delle Missioni d'America, d'Africa e di Palestina. Essa fu di generale soddisfazione, e le mille cose dei lontani paesi, dove abbiamo le nostre Missioni, specie la Terra del Fuoco, la Patagonia, il Brasile, l'Equatore ed il Messico, furono oggetto di studio a molti e di ammirazione a tutti.

In questa circostanza alcuiri Laboratorii Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice vollero concorrere in modeste proporzioni alla mostra d'Arte Sacra; e le parecchie menzioni onorevoli e le medaglie d'oro e d'argento riportate furono per loro potente stimolo a nuovi progressi nelle diverse arti premiate.

Oltremodo lusinghiera fu poi la Giuria. per l'Opera di Previdenza ed Assistenza nel giudicare l'Opera nostra vincitrice al concorso del premio di Lire Cinquemila proposto da una Gentildonna all'Istituzione Cristiana che meglio provvede al sollievo delle classi meno abbienti. Di tale benevolo giudizio mi tengo onorato poter rendere qui pubblicamente le più vive azioni di grazie agli Onorevoli Membri della prelodata Giuria e principalmente alle benefica Gentildonna.

Nè posso dimenticare i molteplici favori arrecati dal terzo Congresso Mariano. Esso fu un vero trionfo della nostra Celeste Patrona, ed i Salesiani da buoni figliuoli ne gioirono teneramente. Di più in quei giorni mi fu caro rivedere molti benevoli Direttori Diocesani, Decurioni, Zelatori e Zelatrici della nostra Pia Unione in famigliare convegno per studiare i mezzi più acconci a promuovere la gloria di Dio con la salvezza della gioventù abbandonata.

Degna corona di tutto fu infine l'inaugurazione del Monumento a D. Bosco in Castelnuovo d'Asti, compiutasi il 18 settembre passato, coll'intervento dell'amatissimo nostro Arcivescovo, Mons. Agostino Richelmy, di altri sei Ecc.mí Vescovi e numerosissimi illustri personaggi. Non tento neppure di dirvi quanto abbia provato in me stesso in quel giorno memorando, al vedere nell'immensa moltitudine colà radunata tanto entusiasmo ed amore verso il Padre nostro. Piansi di consolazione, e con tutto il cuore pregai il Signore a voler ricolmare di celesti benedizioni i promotori e quanti coll'opera, cogli scritti e col loro denaro concorsero all'erezione ed all'inaugurazione di questo veramente splendido Monumento.

Opere affidate alla vostra carità nel corso dell'anno 1899.

Come vedete, o miei buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, il Signore quest'anno ha voluto largire ai poveri figli di Don Bosco grandi consolazioni, le quali furono come tante rose che colla loro fragranza ci hanno rallegrati e ci rallegrano tuttora. Ma bisogna pur dirlo e persuadercene appieno che in questo mondo non v'è rosa senza spine; e la nostra Pia Società nell'anno decorso ha avuto anche le sue nelle ognor crescenti strettezze finanziarie e nelle morti premature di parecchi nostri Confratelli e di gran unMero di attivissimi nostri Cooperatori e Cooperatrici.

La morte, che ci rapisce le braccia necessarie al lavoro e toglie i sostegni più validi all'Opera nostra, ci fa sentire ogni dì più la necessità di pregare il Padrone della messe che mandi operai nella sua vigna e di diffondere maggiormente nelle città e borgate di ogni nazione la provvidenziale Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico. E però ancora per l'anno testè incominciato rinnovo la mia preghiera che tutti vogliate interessarvi a far conoscere e far inscrivere a quest'Opera, ricca di spirituali privilegi, i vostri parenti, amici e conoscenti. Le diverse Diocesi, le nostre Missioni presenti e le future che ci sospirano, tra le quali quelle per gli Indii del Paraguay, del Parà e dell'America del Nord, reclamano instantemente l'aiuto dei Ministri del Signore. Ora l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti, so coltivata con amore e costanza dalle persone desiderose della diffusione del regno di G. C. in mezzo alle anime, è destinata a far scomparire a poco a poco questa grande penuria di Sacerdoti.

Mi preme quindi insistere presso i vostri cuori in favore di Opera cotanto salutare, assicurandovi che non potete contribuire a cosa più grande che a formare un buon Sacerdote. E voi a questa grand'Opera della formazione di un buon prete potete concorrervi in mille maniere, sia col diffondere la Pia Associazione dell'Opera dei figli di Maria, sia anche e più con somministrarci i mezzi onde nutrire, calzare e vestire tanti giovanetti che sono gratuitamente raccolti nelle nostre Case, tra i quali per regola ordinaria il Signore elegge i nostri compagni di lavoro, inspirando loro ad unirsi con noi per fare a pro di altri quello che abbiam fatto per essi. Voi potete concorrere col suggerire a quelli dei vostri figli e soggetti che mostrano inclinazione allo stato ecclesiastico e alle sacre Missioni, di consacrarvisi con animo volonteroso. Voi potete concorrere col favorire le vocazioni religiose fra i parenti ed amici, e coll'ottenere, per quanto vi è possibile, che l'interesse, l'amore malinteso, i pregiudizi del mondo non allontanino dalla sacra milizia coloro, che, avendone i requisiti, domandano di abbracciare questa nobile carriera, per farsi seminatori della parola di Dio, soldati della Chiesa, salvatori di anime, per continuare insomma sulla terra la missione di Gesù Cristo e dei suoi Apostoli. A questo fine io sarei a pregarvi che, quando vi si presenta l'occasione, vogliate ragionare cogli uni e cogli altri e far loro vedere che un padre ed una madre cristiana non dovrebbero avere altro di più caro in vita che il consecrare un figlio al servizio del Re dei re; far vedere che un tale atto sarà loro di grande consolazione al punto di morte, di alto conforto e di grande fiducia nel presentarsi al tribunale di G. C.; far vedere che un giovane generoso dovrebbe ritenere, per il più bel-vanto il dedicare la propria vita ad estendere il regno di Dio in sulla terra, a strappare anime all'inferno e quale intrepido capitano condurle alle battaglie del Signore, condurle alla conquista del cielo; far vedere che coloro, i quali si consacrano al Signore per predicare colla parola e coll'esempio il Vangelo, si rendono altamente benemeriti della stessa civile società e degli Stati, perchè dal canto loro promuovono tra i cittadini la moralità, la virtù, il buon ordine e per tal modo cooperano al benessere morale e materiale del popolo più che non possano fare gli eserciti, le leggi, i tribunali, le prigioni; far loro vedere ancora che chi impedisce un figlio dall'entrare nel servizio della Chiesa, oppure sentendosi chiamato vi si ricusa, sarà da Dio reso responsabile delle anime che per un tal fatto andranno perdute, e che il più delle volte in pena di una tal colpa accadono nelle famiglie disgrazie e rovesci spaventosi e sempre si. provano rimorsi ed inquietudini che straziano il cuore. È questo il segreto lavorio che dovete compiere, o miei cari Cooperatori e buone Cooperatrici, in seno alle vostre famiglie nel corso di quest'anno, e, se lo fate, ne avrete dal Signore grandi ricompense in terra, soavissime gioie in morte e splendide corone in cielo.

Una conseguenza naturale di quest'Opera si è pure quella che secondariamente intendo additarvi quale campo della vostra carità nel corrente anno. Dare il vostro nome all'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni ecclesiastiche è buona cosa, come ottima cosa è pure il suscitare in mezzo ai giovani di vostra conoscenza le religiose vocazioni, ma non basta. Se efficacemente volete procurare zelanti Missionari alle Missioni che la Provvidenza ci viene affidando, dovete fare non solo quanto testé vi accennava, ma ancora determinare la vostra volontà a venirmi in aiuto per assicurare l'esistenza , dei nostri noviziati e studentati. Dessi sono il vivaio del nostro personale dirigente ed apostolico; ma la loro manutenzione mi costa un occhio, perchè ai novizi, che numerosi si van preparando alla vita laboriosa di istitutori e capi d'arte nei nostri Collegi ed Ospizi o di Missionari nelle lontane regioni, debbo provvedere ogni cosa, cioè vitto, vestito, oggetti di cancelleria e questo non per uno o per due, ma per più anni consecutivi. Immaginate però a quante spese debbo far fronte per potermi tirar su quel personale, che mi vien chiesto con tanta insistenza per l'apertura di nuove Case e di quanta urgenza sia il vostro concorso pecuniario a questo riguardo.

Finora esplicitamente non ho chiamato la vostra attenzione sopra questo punto vitale della nostra Pia Società; ma, alla vigilia del secolo ventesimo, non posso non proporvelo quale mezzo indispensabile per dare al venturo secolo una ben compatta legione di operai evangelici, che, 1 militanti sotto la bandiera di Don Bosco, mantengano in mezzo ai popoli il restaurato regno di Cristo Redentore.

Molte sono le Case destinate a questo scopo : ne abbiamo pressochè in tutte le nazioni: in Italia, Valsalice, Foglizzo, Ivrea, S. Benigno, Lombriasco, Genzano, S. Gregorio di Sicilia: in Francia, S. Pierre de Canon presso Salon e Rueil presso Parigi : nella Spagna, S. Vincens dels Horts: nel Belgio, Hecthel: nel Portogallo, Pinheiro: nell' Inghilterra, Burwahs: nell'Argentina, Bernal : nell' Uruguay, Las Piedras : nel Brasile, Lorena: nel Chili, Macul; nella Colombia, Fontibon. Oh! se la Provvidenza inspirasse qualche generosa persona delle rispettive nazioni a voler dotare annualmente qualcuna di queste istituzioni, quanto più facilmente potrei soddisfare alle pressanti ed autorevoli domande di nuove fondazioni nei luoghi più bisognosi! Che il buon Dio e la Vergine Ausiliatrice compiano il mio voto !

Conclusione.

Raccomandandovi in modo speciale queste due opere, non intendo tuttavia escludere le tante altre necessitose pure del vostro appoggio. Vi prego sopratutto a raccogliere adesioni all'omaggio internazionale della Stampa Cattolica e ad essere generosi con la erigenda Chiesa di Spezia, di Sarrià (Barcellona) e con la Cappella Santa Margherita a Marsiglia; nonchè con le iniziate Case di Milano e di Bologna, di Santander in Ispagna, di Muri nella Svizzera e con tutti quegli altri nostri Istituti aperti in questi ultimi anni e non ancorà ben sistemati.

Come vedete la vostra carità può esercitarsi sotto mille diverse forme, ed io candidamente vi ho esposto quello che si è fatto e quello che resta a farsi. Ora non mi rimane più altro che ricordarvi un pensiero carissimo al nostro Fondatore. Egli, per dichiararvi a che cosa serve la vostra carità e la vostra elemosina, animava i vostri cuori con queste consolantissime riflessioni. Essa serve a raccogliere dalle vie tanti poveri giovanetti, a dar loro' col pane della vita il cibo dell'anima, istruirli nella religione, avviarli ad un mestiere o a qualche carriera onorata, a formarne dei buoni figliuoli di famiglia e de' savii cittadini ; serve a dare alla, civile società dei membri utili, alla Chiesa dei cattolici virtuosi, al Cielo dei fortunati abitatori; serve a creare per la gioventù dei maestri dabbene, per le popolazioni cristiane dei zelanti Sacerdoti, pei popoli selvaggi dei coraggiosi Missionari; serve ad innalzare sacri edifizi per radunarvi i fedeli ed ammaestrarli nella religione, confortarli coi Sacramenti e farli benedire Iddio, onde risarcirlo delle orrende bestemmie, con cui lo maledicono gli empii; serve a pubblicare e diffondere migliaia di buoni libri, per seminare nel mondo sani principii, combattere gli errori, raffermare le anime nella fede, richiamare sul buon sentiero gli erranti e rassodarli nelle virtù; serve insomma ad ampliare il regno di Dio in sulla terra, a far regnare Gesù Cristo negli individui, nelle famiglie, nelle città, nelle nazioni, a farlo conoscere ed amare, se dato ci fosse, da un capo all'altro del mondo, onde si compia la profezia che dice: Egli dominerà dall'uno all'altro mare : Dominabitur a mari usque ad mare.

Siatemi adunque larghi del vostro aiuto a sostegno di queste opere di religione e di vera civiltà, e state sicuri che, se voi coopererete al bene della Chiesa Cattolica e alla salute delle anime, Iddio ve ne compenserà degnamente e da pari suo. Se siete sacerdoti, Dio ve ne ricompenserà col rendere più fruttuoso il sacro vostro ministero ; se padri e madri, vi ricompenserà - nella vostra figliuolanza , se superiori, vi ricompenserà nelle vostre comunità e famiglie. In qualunque stato vi troviate, Iddio vi ricompenserà dei vostri sacrifizi col benedirvi nella persona, nei negozi temporali, negli affari spirituali, e, quello che meglio vale, vi farà godere tuia grande consolazione al punto della morte, come un saggio anticipato di quelle sovrane dolcezze che vi tiene preparate in Cielo.

Nel finire, o miei. cari Cooperatori e pie Cooperatrici, permettetemi vi domandi ancora un'ultima carità. Lo scorso novembre tutti i buoni cristiani ricordarono con speciali preghiere l'ottavo centenario della solenne commemorazione di tutti i fedeli defunti. Anch'io mi sono associato a questo universale suffragio, ed unendo le preghiere e le buone opere de' Salesiani e de' giovani raccolti nelle numerosissime nostre Case, le offersi a Dio in sollievo speciale delle anime dei Confratelli e dei Cooperatori e Cooperatrici tutti delle Opere nostre defunti dal principio della nostra istituzione. Nondimeno prendo questa propizia occasione per raccomandare più efficacemente queste anime sante alla vostra pietà.

Intanto non ci passi mai dalla mente che tardi o tosto ancor noi saremo colti dalla morte; anzi parecchie centinaia di coloro stessi, che leggeranno questa lettera, di qui ad un anno non vi saranno più, e forse non vi sarà più colui medesimo che ora la scrive. Stiamo adunque preparati, affinchè in qualunque mese, giorno ed ora Iddio ci chiami a sè, noi possiamo rispondergli con tranquillità di coscienza e con piena fiducia: Ecce veno eccomi pronto, o Signore.

Dal canto mio pregherò ogni giorno e farò pregare i nostri giovanetti, che Dio benedica voi e le vostre famiglie e a tutti conceda la grazia delle grazie, che è la perseveranza finale, onde un giorno tutti insieme raccolti in Cielo possiamo godere e lodare Iddio per tutta l'eternità. Vogliate ancor voi pregare per me, e credetemi quale con tutto rispetto e profonda gratitudine mi professo

Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,

Torino, 1° Gennaio 1899.

Obbligatissimo Servitore

Sac. MICHELE RUA.

MISSIONI

PARAGUAY

Nuova Missione nel Chaco e gli Indii Chamacocos. (Appunti di Don Ambrogio Turriccia).

ReV.mo ED AMAT.mo SIG. D. RUA, Assunzione, 21 Febbraio 1898.

CoME le aveva scritto, lo scorso dicembre mandai un Sacerdote ed un Catechista in Missione a Fuerte Olimpo e Bahia Negra nel Chaco Paraguayo, dietro insistenza del Governo che s'interessa ogni dì più della vera civilizzazione degli Indii e desidera si stabilisca in quei luoghi una Casa Salesiana, per attendere tanto alle necessità di quei popoli come alla civilizzazione degli Indii.

Il Gran Chaco. - Il Fuerte Olimpo. - Bahia Negra. - Progetti dei Governo.

Non le sarà discaro quindi, Rmo Sig. Don Rua, che, mentre le invio copia della lettera scritta giorni sono all'Ecc.mo Ministro della Guerra, il Sig. Emilio Aceval, per informarlo della missione condotta a termine dai miei Confratelli, vi unisca eziandio alcuni dettagli forse non nuovi sopra il Chaco, perché possa formarsi un' idea di questa parte del Paraguay.

Questa grand' estensione di terra, che si chiama Gran Chaco, quantunque circondata da numerose città e popoli civili, rimane ancora nel suo primitivo stato avvolta nelle ombre del mistero. Da Nord a Sud misura circa 840 km. ed a Est ad Ovest 360, dando così un risultato di 190,000 kmq. Politicamente appartiene all'Argentina, alla Bolivia ed al Paraguay. La parte, che appartiene a quest' ultima Repubblica, è compresa tra il fiume Paraguay dall' imboccatura del Pilcomayo fino a Bahia Negra, e da questo punto, in linea retta, fino all'intersecazione del Pilcomayo col grado 22 di latitudine Sud. La parte Nord di questo territorio è causa di conflitti tra la Bolivia ed il Paraguay.

Il Paraguay, basandosi sopra varie ragioni, stabilì sui confini del Chaco Nord due forti o stazioni militari, suggerite dalla configurazione stessa del terreno, per poter in caso di necessità respingere le forze nemiche e mantenere l'integrità del territorio. Il Fuerte Olimpo è in posizione strategica ed anticamente in esso si trincerarono gli Spagnuoli per difendersi dagli Indii. Questo forte, come rilevasi dall'iscrizione scolpita sopra una pietra che conservasi nel cortile, venne costrutto nel 1755, dirigendone i lavori un tal Giménez. Il forte assomiglia alla gran muraglia dell'Impero Celeste, essendo una cinta lunga una lega, alta due metri e larga un metro, che s'alza o s'abbassa secondo le ondulazioni del terreno. Presentemente è coperta tutta di piante arrampicanti e parassite, la cui riproduzione in quei siti è assai grande e prodigiosa. Comincia alle falde della collina, su cui sorge il vero forte (ad un km. dal fiume), continua verso Sud, formando una semicirconferenza, e, circondando due altre colline, va a terminare in fine alla sponda del fiume. Questa piccola fortezza nei tempi antichi cadde in mano dei Portoghesi ; ed infatti, oltre alcuni cannoni. del tempo del dominio degli Spagnuoli, si vede ancora un cannone di bronzo, su cui v'è impressa la corona reale con sotto l'iscrizione: - Fernando II.- Nel 1885 una Compagnia boliviana, che si proponeva di aprire una strada diretta tra il fiume e la capitale della Bolivia, costrusse quivi una stazione chiamata Puerto Pacheco; però pochi anni dopo la occupò militarmente il Paraguay, geloso dell'integrità del suo territorio, e cambiò il nome in Bahia Negra, dove l'anno scorso, per certi timori suscitati da una concessione fatta dal Governo boliviano ad una Compagnia inglese, venne eretto un gran forte.

L'immensa distanza, che separa quelle terre da Assunzione, ed i pochi vapori che fanno viaggio fino a Corumbà (poichè Bahia Negra si trova sui confini del Matto Grosso, a 40 leghe da Corumbà) fanno sì che quei luoghi siano considerati come un esilio pei soldati. Perciò il Governo pensa di fondarvi varie colonie ed un piccolo collegio, che desidera affidare ai Salesiani, i quali debbano pure incaricarsi della Missione degli Indii che abitano quella parte del Nord.

Diverse razze di Indii che abitano il Chaco. - i Chamacocos. - Loro struttura e costituzione fisica. - Costumi e maniera di vivere dei Chamacocos. - Loro fedeltà. - Un rimedio efficace contro la fame. - Religione e docilità dei Chamacocos. - Eccellenti ed indefessi cantori. - Buone disposizioni per l'industria.

Già altre volte le parlai, amatissimo signor D. Rua, degli Indii Tobas (1), residenti nel Chaco Argentino, e dei Lenguas (2), che abitano il Chaco Paraguayo tra il fiume Aguarayguazù ed il fiume Verde. Al Nord di quest'ultimi vi sono gli Angaites, che occupano il territorio estendentesi dal fiume Verde fino a Puerto Casado; più avanti vi sono i Chamacocos, i quali realmente, come con molte ragioni sostiene il Sig. G. Boggiani, che passò molti anni in mezzo a loro, sono diversi dai Zamucos, de' quali parla il P. Agara e tra cui v'era stabilita fin dal 1723 la Missione di S. Ignazio de Zamucos dei RR. PP. Gesuiti nella Provincia dei Chiquitos (Bolivia). Ora desidero parlare alla S. V. R.ma prima degli Indii Chamacocos che, se il Governo del Paraguay realizza il suo progetto, saranno i primi a ricevere i benefizi di una Missione Salesiana; poscia le darò alcuni altri dettagli dei Caduveos, che occupano l'altra sponda del fiume Paraguay, e che, quantunque appartenenti al Brasile, fanno però frequenti escursioni nel territorio paraguayo.

Nei dintorni di Bahia Negra vi sono presentemente un 500 Indii, che rare volte abbandonano il territorio, perchè le Autorità li provvedono degli alimenti e li trattano con molta carità. Sono alti, ben formati, agili e di bella e forte complessione. Come la maggior parte degli Indii del Chaco, sono di color bronzo brillante meravigliosamente ai raggi del sole. La capigliatura hanno nera e folta, che gli uni portano sciolta e gli altri allacciata sopra il capo, oppor in forma di treccia, alla cui estremità sogliono attaccare un mazzo di penne. Le donne al contrario se la tagliano in forma di corona. Come gli altri Indii, giunti ad una certa età si. strappano i peli delle sopraciglia e del volto con un istrumento simile ad una piccola tenaglia. Sogliono andare completamente nudi e solo in diverse occasioni si ornano con molte penne. A questo li obbliga quasi la necessità, poichè dovendo attraversare grandi e fitti boschi, le vesti sarebbero loro d'imbarazzo : per la stessa ragione camminano sempre gli uni dietro gli altri badando di porre i piedi sulle orme del primo e piegando all' opposto di noi la punta dei piedi indentro. Gli uomini sogliono portare unicamente le loro armi, che sono generalmente una lancia lunga quasi tre metri, un arco e freccie. Usano pure una freccia, se così può chiamarsi, che invece di terminare come di solito in punta, termina in una mazza, che adoperano per uccidere gli uccelli senza ferirli e così procurarsi le penne senza alcuna macchia di sangue. Le donne portano ogni peso non sulla testa, ma sulle spalle, trasportando pure così i loro figli che mai abbandonano. Per appoggiarsi portano un palo, con cui scuotono le cime delle palme, mentre in certe occasioni serve loro di poderosa arma offensiva e difensiva.

Il Chaco è talmente fitto, che è necessaria una buona guida per non esporsi al rischio di perdersi in quel labirinto e di perir di fame, come a non pochi è avvenuto. I Chamacocos sono assai pratici in ciò, e con tutta sicurezza uno può fidarsi di loro, poichè hanno tanto finissimo l'udito, che alla distanza di più chilometri sentono il minimo rumore e possono precisare il luogo donde viene. Tra le altre curiosità osservai pure in essi quella di avvolgersi attorno al ventre ed allo stomaco molte corde e quando sentono gli effetti della fame stringono i nodi per non sentirla; la qual cosa, secondo alcuni esploratori, che per curiosità ne fecero l'esperienza, diminuisce apparentemente l'appetito.

Niente posso dirle, amatissimo Padre, intorno alle credenze religiose di questi Indii, poichè finora nessuno ha saputo darmene notizia. Il Chamacoco è instancabile nel canto; canta iutiere giornate senza mai cessare, eccetto quel po' di tempo che gli è necessario per bere un po' d'acqua, la qual prodezza però alle volte gli costa ben cara. Anche di notte, quando non possono riposare, gridano come disperati... Invocheranno forse le loro divinità?...

È assai facile persuaderli ad abbandonare la loro nomade vita, a patto però che loro si dia vitto e vestito, e sono abbastanza intelligenti, poichè fanno con una certa qual perfezione lavori di corde, tessuti ed ornamenti di penne. Di questi tessuti abbiamo ora una bella collezione, e se li avessimo avuti un mese prima, avrebbero potuto servire per l'Esposizione di Torino.

(1) Vedi Boll. di aprile 1897.

(2) Vedi Boll. di settembre 1898.

Gli Indii Caduveos. - Indizii di anteriore civilizzazione - Utile studio. - Costumi ed industria di questi Indii. - Artisti molto commendevoli nell' arte di pitturarsi il corpo.

Di fronte al Fuerte Olimpo, nel territorio brasileno, vi sono gli Iudii Caduveos, presentemente in numero assai ridotte, ma una volta numerosissimi e temuti.

Molti viaggiatori, alla vista del perfezionamento dei loro lavori, dicono che si conservano tra essi certe traccie di civilizzazione, frutto forse dell'opera di antichi Missionari. Appena mi sarà possibile, mì metterò a sfogliare alcuni scritti antichi, dove credo trovare certe promemorie che, oltre ad esser curiose, non mancheranno d'importanza. Questo desiderio m'obbliga ad astenermi per ora di darle mille particolarità che conservo per altra occasione, limitandomi nella presente a dirle alcunchè sopra i costumi di questi Indii e sopra alcuni loro oggetti, di cui possediamo pure una buona collezione. Il più curioso di questi Indii si è quello di affilarsi a mo' di triangolo i quattro denti incisivi della mascella superiore. Per quest'operazione, che equivale ad un orribile martirio, si. servono di una specie di bulino di legno durissimo. Gli Indii del Chaco in generale non usano pitturarsi, però i Caduveos fanno eccezione e si pitturano in modo veramente curioso ed artistico, tanto che sembra incredibile la perfezione con cui lo fanno.

Sulle sponde del fiume Paraguay cresce una bella pianta, che in guarany si chiama nandypá e in chamacoco nahantaú e deve corrispondere a quella che in botanica si chiama genipa oblongi-folla, poichè ha le foglie molto verdi ed oblunghe e dà frutti della grossezza di un limone.

Gii Indii li raccolgono prima di giungere a maturità e ne spremono il sugo che mescolano con acqua. Questo liquido sotto l'azione dei raggi del sole ha la proprietà di annerire, e quanto più è puro, tanto più il nero tende all'azzurro-oscuro; è caustico e senza produrre ferita penetra sotto la pelle. Posso assicurarle che questo liquido produce lo stesso effetto del nitrato d'argento. La sua proprietà penetrativa è senza dubbio limitata, e però dopo cinque o sei dì, lavandosi, il colore scompare affatto, ed allora gli Indii cambiando disegno ricominciano una nuova operazione. Questi cambiamenti di linee e di disegni stordiscono per la loro perfezione e differenze radicali. Ecco come compiono questo lavoro. Il pittore o la pittoressa, che generalmente son donne, si siede per terra, mentre il paziente si stende avanti posando il capo sopra il petto dell'artefice, il quale gli pone sopra il corpo il recipiente del genipa, e con alcuni pali terminanti in un piccolo pennello a mo' di issopo, incomincia a disegnare il corpo con somma perfezione. Le donne si dipingono anche i piedi in forma di sandali. Puossi eziandio dedurre l'intelligenza ed il progresso di questi Indii dai lavori dipinti sopra vari oggetti di legno fatti da lor medesimi, come olle, piatti ecc. Ma di tutto questo mi occuperò altra volta, quando potrò mandarle alcuni di questi oggetti, rari assai nei musei d'Italia.

Termino questa mia pregandola a volermi raccomandare alle preghiere di tutti i nostri buoni Confratelli, perchè abbia ad essere sempre un degno strumento di Dio in questo vasto campo, per così potervi far rivivere lo spirito e la dottrina che con innumerevoli sacrifizi diffusero in questo terre gli incliti figli di S. Ignazio di Loiola.

Con la più alta venerazione e rispettoso affetto mi professo

Aff .mo figlio in G. C. Sac. AMBROGIo M. TurRicCIA.

PS. Le trascrivo qui la lettera all' Ecc.mo Sig. Emilio Aceval, Ministro della Guerra e Marina, come le promisi in principio di questi appunti

ECCELLENZA,

Assunzione, 12 Febbraio 1898.

PER compiere quanto V. E. a nome dell'Ecc.mo Sig. Presidente della Repubblica si degnò affidarmi, nel passato dicembre inviai due Salesiani al Fuerte Olimpo e Bahia Negra con incarico che, mentre davano una missione, studiassero anche quanto più tardi si potrebbe realizzare in quella parte del Chaco. Ora essendo ritornati i Reverendi Sacerdoti, ho l'onore di notificarle quanto han potuto compiervi nei 54 giorni di loro permanenza.

Gratitudine. - Buon ricevimento. - Frutti abbondanti. - Felice coincidenza. - Eccellenti progetti.

Prima di tutto, a nome di questi miei Confratelli debbo palesarle la splendida accoglienza, ed il fino trattamento ricevuto in tutti e due i luoghi e ringraziare per mezzo di V. E. le Autorità locali. Furono esse che appianarono le difficoltà, che si avevano a superare, e furono pure le prime in procacciare i mezzi perche i RR. Sacerdoti potessero tutti i giorni celebrare la santa Messa ed esercitare il santo ministero con quelli che ne avevano necessità. Poterono infatti battezzare buon numero di bambini e legittimare matrimoni, estendendo anche il loro ministero ai brasileni che loro si rivolgevano. Una circostanza degna di nota si è quella di avere, il prìmo dì dell'anno, celebrata la s. Messa nel forte di Bahia Negra, fatto costrurre ultimamente da V. E., o che, avendo terminato di installare alcuni cannoni di difesa, si salutò detto giorno con una salva di ventun cannonate, durante il tempo stesso in cui il sacerdoto consacrava l' Ostia Redentrice ed innalzava le sue preghiere al Dio dello battaglie, affinchè faccia grande e gloriosa la terra che gli rendeva gloria. Voglia Iddio che l'inaugurazione di quel forte, fatta con tanta solennità relativamente al luogo, sia infatti annunzio di un'aurora ogni dì. piìr gloriosa !

Passando ora ad esporle con franchezza le nostre idee per il bene di quello regioni, è necessario prendere in considerazione i due fini che potrebbe avere l'apertura di una umile Casa Salesiana in quei luoghi. Primieramente i Salesiani, oltre attendere alla popolazione come sacerdoti, potrebbero incaricarsi d'un Collegio pei fanciulli.

In Fuerte Olimpo regna già l'entusiasmo e si aspetta solo la notizia della partenza di un sacerdote destinato a rimanere colà, per dar principio al più presto ad una chiesa, che contano fabbricare sopra una dello colline, servendosi delle pietre dei dintorni.

Lo stesso avviene in Bahia Negra; quantunque quivi per mancanza di materiali sia solo possibile una costruzione speciale, usando le palme tanto abbondanti nel Chaco, non v'ha dubbio che con ciò la popolazione aumenterebbe, le Autorità sarebbero più rispettato e sarebbe facile impiantarvi qualche industria di utilità e profitto pratico. Procedendo subito ad aumentar l'esercito e stimolandolo al lavoro con utili premi, si può certamente impiantare una Colonia Militare, a somiglianza di quello che si stabilirono sui Confini Militari d'Austria. Facendo così il territorio Paraguayo avrà chi, data occasione, ne difenda la integrità mosso da doppio motivo, dall'amor patrio cioè e dal desiderio di difendere le sue piccole proprietà.

Buon tratto delle autorità con i selvaggi. - Gli Indii Chamacocos. - Lavori in cui si potrebbero impiegare. - Utilità ed importanza dell'educazione del fanciullo. - Sempre disposti al sacrifizio:

La missione benefica del sacerdote potrebbe in secondo luogo estendersi agli Indii Chamacocos e a quelli delle altre tribù, specialmente ai Caduveos, i quali senza molta difficoltà si stabilirebbero nel territorio Paraguayo, qualora vi trovassero sicurezza.

Come riferiscono i suddetti Sacerdoti, nei pressi di Bahia Negra si trova una tribù che difficilmente emigra, la qual cosa torna di elogio alle Autorità, le quali, seguendo certamente le istruzioni ricevute dai loro Superiori, trattano gli Indii con molta dolcezza e deferenza, come riconoscono gli stessi Indii, i quali rispettano la proprietà dei loro benefici protettori.

I Chamacocos, mansi ed accostumati un po' al lavoro, potranno impiegarsi in tagliar legna, dando loro in compenso vitto e vestito; e guadagnandosi con ciò il loro affetto, si potrà riuscire ad ottenere i loro figli per educarli e così in breve tempo allevare una nuova generazione. Essendo difficile convertire al lavoro l'indio adulto, è necessario coltivare i fanciulli per formare una nuova prole, imperocchè il fanciullo possiamo benissimo paragonarlo ad una pagina bianca ed il riempirla bene o male dipende da chi l'usa. A questo proposito il celebre Du-Bonald disse « L'uomo è suscettibile di educazione solo nella sua prima età, poichè sono durevoli solo quegli abiti che si contraggono nei teneri anni: proprio come la botte conserva per lungo tempo il profumo del suo primo liquore. » In questo modo si alleveranno in quei luoghi uomini ben acclimatati, utilissimi al paese, vuoi come popolatori di quelle deserte regioni, vuoi come braccia atte per aumentarne l'industria.

È questo un piccolo abbozzo, sono alcune, idee; che nascono spontaneamente a chi desidera veder progredire a passi da gigante la vera civilizzazione e che per la loro importanza domanda poterlo esplicare ed illustrare verbalmente.

L'agricoltura può progredire poco, causa il terreno che non è atto alla coltivazione, eccetto una parte intorno al Fuerte Olimpo, ed anche colà con molti inconvenienti per le frequenti inondazioni del fiume; così che per la coltivazione ne resterebbe solo una piccola parte. Nonostante si potrebbe impiantare uno stabilimento pecuario, il cui prodotto potrebbe essere assai soddisfacente, come mostra lo stato degli animali che quivi si allevano per il quotidiano consumo. Mille altre idee, mille altro combinazioni si potranno fare col tempo, dopo l'esperienza di alcuni anni in quei paparaggi.

La E. V. Ill.ma che ha girato quello terre, che assai meglio di noi le conosce, potrà formulare altri progetti. Per nostra parte ci teniamo sempre disposti a secondare, per quanto ci è possibile, lo sviluppo ed il progresso di questa terra sì ospitale, e ci faremo premura di presentare ai nostri Superiori i desideri di V. E., uniti sempre all'entusiasmo ed al vivo desiderio che abbiamo di veder realizzati questi benefici ideali pel bene del Paraguay.

Fin d'ora riferiamo ai nostri Superiori quel poco che si fece in quei giorni, rappresentando loro in pari tempo l' immenso campo che offre il Chaco per le Missioni Cristiane, ed essi senza dubbio, appena sarà loro possibile, sapranno trovare il competente personale per attendere alle Case che si ha in animo di aprire.

Gradisca V. E. le espressioni del nostro affetto e della nostra gratitudine. Voglia inoltre essere interprete dei nostri vivi ringraziamenti ai Sigg. Comandanti del Fuerte Olimpo e Bahia Negra per tutte le attenzioni e cortesie usato ai Sacerdoti Salesiani. Dio la conservi per molti anni.

Di V. E. Ill.ma

Dev.mo Servo in G. C.

Sac. AMBROGIO M. TURRIccIA.

VENEZUELA. Dai Lazzaretti dei Vaiuolosi. (Lettere di D. Bergeretti)

Rev.mo SIG. D. RUA,

Valencia, 29 Agosto 1898.

SONO cinque mesi che mi trovo in mezzo ad infermi e morti, e l'epidemia del vaiuolo non accenna a diminuire e continua a far strage e portar desolazione nella popolazione di Valencia.

Un nuovo lazzaretto. - Scene dolorose. - Un'opera di urgente necessità. - Miserie sopra miserie.

Non potendo il presente lazzaretto contenere tante vittime, in venticinque giorni se no fabbricò un altro, capace di ben 500 infermi, lontano un miglio di qua, al S. O. della città, in un'estesa pianura, alle falde del monte Guacamaya. Vi si condusse l'acqua per mezzo di tubi, sospesi su ponti di pali di diciotto a venti metri di altezza, da una sorgente situata a trenta metri di altezza, in un seno del monte, e a settecento metri di distanza dal lazzaretto : vi arriva in grande abbondanza. L' edificio s' inaugurò il 17 del presente mese, con tutta solennità, coll'intervento del Delegato Nazionale e dei Membri del Municipio. All' indomani già s'erano installati 100 vaiuolosi. I saloni e le camere del nuovo lazzaretto sono fatti di fango misto con paglia e coperti con lastre di zinco, e, come tutte le opere fatte in fretta, hanno il difetto di lasciar passar l'acqua, sicchè anche dormendo bisogna tenere i paracqua aperti; difetto però che viene abbondantemente ricompensato dalla salubrità del clima e dalla magnifica posizione di tutto l'edifizio stesso.

Dovendo ora io attendere a tutti e due gli Ospedali, il Municipio di Valencia mi regalò un bel cavallo, sopra del quale passeggio dall'uno all'altro per amministrare i Sacramenti agli infermi, fermandomi a dormire ove mi sorprende la notte.

Le scene strazianti, che succedono in questi giorni di calamità e di spavento generale, sono senza numero. Più non la finirei, se volessi accennare pur solo quelle che accadono sotto i miei occhi. Benchè omai avvezzo a simili spettacoli di dolore, il cuore non può abituarsi e ne rimane sempre profondamente commosso. - Oggi stesso presentavasi una donna piangente, recante seco tra le braccia il cadavere d'una bambina dai cinque ai sei anni. Era la diletta sua figliuolina mórtale tra le braccia in conseguenza del fatal morbo. La desolata madre chiedeva di poter seppellire nel cimitero del lazzaretto quel cadaverino ; ottenutone il permesso, essa stessa lo volle adagiare nella fossa e coprirlo di terra. - Poco prima altri vennero ad avvisare di andare a prendere a domicilio una donna da due giorni spirata. Corsero gli incaricati col carro alla casa e ne sfondarono la porta d'ingresso; ma giunti alla stanza ovo dicevasi trovarsi il cadavere, un cupo rumore li fe' retrocedere spaventati. Ripreso coraggio ed acceso un lume, s'avanzarono nella stanza; ma qual non fu la dolorosa loro sorpresa nel trovarvi la donna, non già morta, come dicevasi, ma agonizzante per la fame. Non avendo altro, l' adagiarono bella mente nella cassa portata per raccogliervi il cadavere e così la trassero al lazzaretto. Ove giunta, temendo spirasse nel trasportarla sul letto, là sulla porta del lazzaretto, nella stessa cassa mortuaria si confessò, ricevette l'Estrema Unzione cogli altri conforti di N. S. Religione, e dopo mezz' ora colla pace de' giusti nel cuore se ne volava al Paradiso.

Ora che si ha locale sufficiente, si cerca di trasportarli tutti ai lazzaretti. A questo scopo sono in continuo moto quattro carri, muniti di campanelli e con sopra una grande bandiera bianca con croce rossa. Ritornano quasi sempre ben carichi. L' altra sera uno di essi venne con nove infermi ed il cadavere di una donna spirata per via. - Quest'oggi fu trasportato al lazzaretto un individuo mezzo corroso dai vermi. È in uno stato che fa pietà. Il poverino aveva somma ripugnanza a venire al lazzaretto, ed ogni volta che gli incaricati recavansi a sua casa per prenderlo, egli si nascondeva nei boschi. Finalmente vi riuscirono, perchè il poverino è impossibilitato a camminare.

Io però col mio ronzino continuo a fare visita agli infermi anche alle loro case. Un cartello sulle porte mi avvisa ove si trovano dei colpiti. Nell'ultima escursione testè compiuta amministrai 15 Estreme Unzioni e ricevetti 18 Confessioni. - Nella prima casa visitata vi trovai una donna in agonia ed accanto a lei una bambina sui cinque anni già freddo cadavere. - Stava amministrando a costei gli ultimi Sacramenti, quando son chiamato con urgenza ad altra casa vicina. Accorro, ma il povero infermo era spirato da molto tempo, senza che nessuno lo sapesse. - Monto a cavallo e mi accosto ad altra casa : v'è un povero uomo, steso per terra, perchè caduto da letto, e già agli estremi : gli sta a lato una ragazzetta, che non può neanche aiutarmi nell'alzarlo da terra : temendo mi morisse tra le braccia nel rimetterlo sul letto, gli amministro prima gli estremi conforti. - Nella quarta abitazione trovai sei persone e tutte colpite dal fatal morbo. -Visitai pure il nostro caro amico il Parroco di S. Biagio, assalito anch'esso dal vaiuolo ; grazie a Dio lo trovai in via di guarigione, anzi direi in convalescenza : lo raccomando di cuore alle sue preghiere.

Durante queste gite mi reco pure a trovare i cari Confratelli al Collegio. Essi stanno tutti bene ed occupati in varii generi di lavori spirituali e materiali: così sono liberi da scrupoli e da malinconie. Ritornando al lazzaretto sovente vengo accompagnato da Don Voghera, il quale mi dà prove di sua valentia nel cavalcare uno dei tanti asini regalatici : ad ogni svolto o salto che dà il giumento, egli fa di quei capitomboli che è un piacere a vederli, fino a tanto che non si fa male : per tal modo si ride saporitamente e ci distraiamo da tante miserie che ci circondano.

Ed ora, amatissimo Sig. D. Rua, una notizia che al suo gran, cuore di padre farà certo piacere, benche per altro la metterà un po' negli imbrogli. Essendo morta di vaiuolo la moglie del primo tipografo della città, e questi non potendo sopportare di vivere a lungo nel luogo di tanto disastro, volle vendermi ad un prezzo vantaggiosissimo la sua tipografia, per ritornare a Bogotà sua patria. In vista delle Scuole d'Arti e Mestieri, che intendiamo, anzi che sarà necessario presto aprire, onde raccogliere tanti orfanellí lasciati da questa epidemia, benchè privo di danari, mi risolsi a rilevarla. Consta di tre macchine da stampa (due grosse ed una piccola), due per tagliar carta, una per fare sigilli d' ogni qualità in gomma ed altre due piccole per vari usi, con più di 140 variazioni di tipi, provvista di carta, buste da lettere d'ogni dimensione, tavole e banchi per comporre, inchiostro ecc., ecc. Era la prima stamperia di Valencia e costava più di quarantamila franchi. Me la cedette per soli quattordicimila, con tempo a pagarglieli entro due anni. La presi nella speranza che in questo frattempo sorgano anime buone e caritatevoli, che mi mettano nella possibilità di soddisfare il debito incontrato. Perdoni quindi, o buon Padre, se oso interessare anche lei di questo ; lo fo, perchè son persuaso che basterà una sola sua parola, per suscitare in tanti cuori generosi il pio desiderio di venirci in aiuto in un'opera tanto salutare e tanto urgente. Si tratta di salvare dal vagabondaggio e dal vizio centinaia e centinaia di poveri orfanelli, che di giorno in giorno rimangono in totale abbandono in conseguenza del terribile flagello che ci perseguita. L'Orfanotrofio con Arti e Mestieri ora si impone : non se ne può fare a meno. La Provvidenza, che con questo acquisto ci diede occasione di iniziarlo, io spero che vorrà suscitarci la cooperazione di tutti i buoni per condurlo a termine. Che gliene sembra, amatissimo Padre? Noi confidiamo in Dio e nell'aiuto di tutti i nostri cari Cooperatori e speriamo di non andar delusi.

Frattanto va aumentando la miseria in questa popolazione. Il Municipio ed il Commercio fanno di tutto il loro meglio per alleviarla alquanto, ma non vi riescono a tutto. Il pane per questi infermi si raccoglie mettendo alcune ceste sulla piazza : le serve, che vanno al mercato, passando vi gettano tutte una pagnottella per amor di Dio. Anche per le medicine dobbiamo aggiustarci il meglio che possiamo. Eppure in mezzo a tanta miseria vi son di coloro che fanno speculazioni persino sui morti. Vanno nottetempo a caricarsi dei morti, facendosi dare il danaro per la fossa, ma poi, giunti al cimitero, vi gettano entro il cadavere dal muro e se ne vanno, defraudando così il seppellitore della sua mercede.

Che il buon Dio si muova a pietà di questo povero popolo e lo liberi affine da un tanto flagello !

Amatissimo Padre, è appunto per calmare la giusta collera di Dio e rendercelo una buona volta propizio che io mi sentii mosso a lanciare a tutta la popolazione di Valencia un caloroso appello, invitandolo a cessare dal male, a confortare i poveri infermi e ad interporre la potente intercessione della nostra Celeste Patrona Maria SS. Ausiliatrice. L'appello fu accolto e pubblicato dal giornale Las Noticias. Eccolo

Voce di Sacerdote - Si cessi dai male - Si confortino i moribondi - Confidenza in Maria Ausiliatrice.

ILL.m° SIG. REDATTORE de Las Noticias,

Valencia, 1 Agosto 1898.

LA buona accoglienza che V. S. Ill.ma fece alla mia lettera precedente (Fu pure da noi pubblicata nel numero di dicembre u. s) mi incoraggia a dirigerle quest'altra, nella speranza che abbia da incontrare lo stesso favore.

Mi permetta V. S. che, come Ministro di Dio, parli un linguaggio franco e schietto. Sempre che una calamità pubblica, qualunque siasi e chiamisi con qualsivoglia nome, viene a piombare sopra di un popolo intiero, di una provincia o di una nazione, la causa principale, il motivo, la ragione di essa sono ì peccati. Se il vaiuolo fa strage in mezzo di noi, lo dobbiamo attribuire più che a qualunque altra causa, ai nostri grandi peccati, specialmente al peccato della disonestà, perchè questa fu sempre la colpa che ha tirato sopra la terra i castighi più esemplari e severi. Il peccato pubblico giammai fu lasciato da Dio senza pubblico castigo.

Abbiamo pregato, ci siamo umiliati innanzi a Dio, abbiamo interposto il valido patrocinio dei nostri santi Patroni, abbiamo praticato quanto prescrivono la religione e la prudenza per impedire la terribile invasione; però senza risultati : l' invasione prosegue a dispetto di tutto. Che importa che le virtù dei giusti inclinino Dio a concederci la salate, se le malvagità de' cattivi lo costringono a negarcela? Cessiamo noi dall' offendere il Signore, ed il Signore farà cessare il flagello.

Nè dobbiamo abbandonare il luogo che ci è assegnato nel combattimento, o isolarci nelle nostre case, o darci in preda alla costernazione ed alla paura. No ! quando i figli sono nella tribolazione, il padre non si assenta; quando lo pecore han bisogno di uno speciale soccorso, il pastore non le abbandona; quando la famiglia più che mai ha bisogno della direzione del suo capo, questi non fugge. Per parte mia, né il ributtante spettacolo del morbo m'inspira ripulsione, nè la morte mi incute timore, nè il lavoro mi spaventa. Se bisogna respirare un' atmosfera fetida, se è necessario morire per aiutare qualche agonizzante vaiuoloso, lo accetto di buon grado, giacché da parecchio tempo ho fatto sacrificio a Dio della mia vita. Solo vi prego e vi scongiuro, o figli di Valencia, che non lasciate morire gli infermi senza il conforto dei SS. Sacramenti. Spaventoso è il numero di coloro che in questi giorni passano all'eternità senza riconciliarsi con Dio ! Perchè questo ? Eccoci pronti tutti i Sacerdoti per venire in aiuto a tutte le ore, in qualunque tempo, in qualsivoglia luogo ; perchè ben sappiamo i grandi doveri che nella presente circostanza ci impone la nostra dignità, il nostro ministero. Venite adunque in cerca di noi e non vogliate lasciar perdere eternamente le anime immortali de' vostri figli, padri, sposi, parenti od amici, redenti dal Sangue Preziosissimo di G C. e destinati a vivere con Lui in Cielo.

Altro rimedio efficace per liberarci dal vaìuolo è l'uso della miracolosa medaglia di Maria Ausìliatrice. Questa buona Madre mi ha salvato più volte dalla morte, ed io son certo che la medesima sorte esperimenteranno tutti coloro che in Lei confideranno.

Perdoni, Signore, se ai varii saggi rimedii, che ci suggerisce l'esimio ed instancabile Dott. Perez Carreño, io abbia la franchezza di aggiungere questi altri morali; ella disponga come le pare e piace ; mi creda però sempre suo

Dev.mo Obb.mo Sac. F. A. BERGERETTI Salesiano.

Un po' di calma. - Ringraziamenti. - Consolazioni in mezzo al dolore. - Necessità di un'anima generosa.

AMATISSIMO PADRE,

Valencia, 5 Ottobre 1898.

FINALMENTE , dopo sette mesi di orribile strage, pare che il vaiuolo rimetta un poco della sua fierezza.

Mentre prima entravano nel lazzaretto da 20 a 30 infermi al giorno, ora non salgono più che da 5 a 10. Però non si può dire ancora cessato.

I morti in questo frattempo nella sola città di Valencia sommano a circa duemila. Gli sforzi adoperati dalle autorità per localizzare il morbo ed impedirne la dilatazione giovarono a poco.

Io sono riconoscente verso de' nostri cari Cooperatori di Europa, che s'interessarono di questi poveri infermi e mi suggerirono vari rimedi pei curarli, e per mezzo suo, o amatissimo Sig. Don Rua, intendo far loro pervenire i miei più vivi ringraziamenti. Tra le altre mi fu pur suggerita come la più efficace la cura del Parroco Kneipp. Mi dispiace di dover dire che non mi è stato possibile farla adottare nei lazzaretti, non già perchè io non fossi persuaso della sua efficacia, bensì per la troppa ripugnanza che il popolo ha all'acqua in tempo di febbre : poi perchè la maggior parte degli infermi, quando qui giungono, sono più morti che vivi e loro conviene amministrare tosto i Sacramenti sulla porta ed anche in mezzo alla strada sopra del carro che qui li trasporta, come anche perchè quest'ambiente è troppo ristretto e sprovvisto di quanto occorre per una simile cura. Però ne ho fatto parlare sui giornali, affinchè se ne giovassero nelle proprie case quegli ammalati che si trovassero nella possibilità di praticarla.

Finora noi tutti fummo visibilmente protetti da Maria Ausiliatrice. Quantunque circondati da ogni parte da vaiuolosi, continuiamo tutti sani ed allegri; ed io mi sono omai assuefatto alle grida ed ai pianti di tanti infelici, che giorno e notte fanno risuonare de' loro gemiti questo regno, chiamando pietà e misericordia al Signore ed invocando l'aiuto e l'assistenza dell'Angelo della Suora e del Ministro di Dio. Passando io per questi ammorbati ambienti, ognuno solleva la moribonda testa per chiedermi la santa benedizione. Oh ! sì, vi benedica Iddio, o miei diletti vaiuolosi, come di cuore vi benedico io, e vi dia forza a sopportare il morbo con rassegnazione, e, se a Lui piace, chiamarvi da questa vita, v'apra a ciascheduno alla sua ora le porte dell' eternità beata ! È per me certo in questa circostanza una grande consolazione il vedere anche i più pervèrsi divenire docili agnelletti e pentirsi dei loro trascorsi e ricevere con le più sante disposizioni tutti gli ultimi conforti di N. S. Religione.

Quantunque nella casa del pianto e del dolore, martedì passato, ricorrendo il giorno onomastico della Superiora di queste buone Suore addette all'Ospedale, volli cantare Messa tanto per sollevare un poco gli abbattuti animi. A tal uopo vennero dal nostro Collegio cinque cantori con tre suonatori, e bellamente fu eseguita la Messa della S. Infanzia nella piccola Cappella di terra e paglia del lazzaretto. Alla sera, pur con solennità, si diede la benedizione col SS. Sacramento. Assistette tutto il personale addetto agli infermi con un buon numero di convalescenti, e gli ammalati vi presero parte dai loro letti, unendosi col pensiero ai cantici ed alle preghiere che echeggiavano nei loro saloni.

Di questi giorni si è riaperto il nostro Collegio per tutti gli alunni. È per me un gran sacrificio lo star separato dai miei compagni di lavoro e dai cari nostri giovanetti; ma ciò è necessario e per essi, per non esporli a qualche pericolo di contagio vivendo io in mezzo a loro, e per i degenti ancora nel lazzaretto che non sono ancora troppo pochi. Comunico tuttavia con essi per mezzo del telefono e talvolta incontrandoli per via o sulle colline, quando sen vanno a passeggio.

Come dissi in altra mia precedente, ho rilevata la prima tipografia di questa città, la quale costituisce la base delle nostre Scuole d'Arti e Mestieri, che intendiamo iniziare a vantaggio di tanti orfanelli, di cui rigurgita presentemente la disgraziata Valencia. Se non che i tempi corrono male per noi, il commercio è quasi del tutto distrutto, e l' assunta tipografia rimane a pagarsi. Oh ! se potessi trovare qualche benefattore, che volesse incaricarsi di questa spesa di quattordicimila franchi, io comincerei tosto a ritirare un buon numero di tanti derelitti, per salvarli dalle vie della perdizione, che sono sì numerose in questi paesi! Più volte, quand'era Missionario nel Ceylan, diedi principio a varie chiese senz'alcun danaro di fondo, e la Divina Provvidenza sempre mi aiutò a condurle a termine. Ora che comperai questa tipografia sotto gli auspici di Maria Ausiliatrice, come non vorrà Essa suscitare qualche anima generosa che mi stenda la sua mano caritatevole, nel desiderio di prepararsi un bel posto in Paradiso ed intrecciarsi una splendida corona, formata da giovanetti col proprio obolo salvati da una morte ben più terribile, che non quella del vaiuolo ? Oh ! sì, io lo spero ! Faxit Deus !

Termino, o buon Padre, per affidare questa mia al piroscafo che sta di partenza. Le scriverò di nuovo, appena sia del tutto cessato il flagello. Ella intanto faccia pregare la Vergine Ausiliatrice, perchè si compia il voto di tanti cuori e sia ridonata la pace e la tranquillità a questo popolo , omai sfinito sotto il peso di tanto disastro.

Riceva i cordiali ossequi e saluti di tutti i suoi figli di Valencia e li partecipi a tutti cotesti amati Superiori e Confratelli. Mi benedica e mi creda sempre

Suo Obb.mo Figlio in G. C.

Sac. F. A. BERGERETTI.

IN FASCIO

EQUATORE. - Società protettrice delle Missioni Salesiane di Gualaquiza. - Riservandoci, per mancanza di tempo e di spazio, per un altro numero un nuovo curiosissimo diario su questa nostra importante Missione di Gualaquiza, ci piace riferire per ora dai giornali Equatoriani questa consolante notizia.

Il 1° maggio scorso nella Chiesa Cattedrale di Cuenca ebbe luogo l'istituzione e l'inaugurazione della Società protettrice delle Missioni Salesiane di Gualaquiza.

« Quest'Associazione, scrive la "Prensa libera" nel N° 36, composta di signore e signorine del luogo, ha per iscopo di proteggere le Missioni affidate ai Salesiani nella regione orientale di questa provincia. L'inaugurazione fu fatta con tutta solennità. Dinanzi ad eletto e numeroso concorso il R.m° D. Giusto Leon, Arcidiacono della Cattedrale, parlò della carità cristiana che tanti miracoli ha operato nel mondo e del dovere che abbiamo noi cattolici di pensare ai nostri fratelli d'Oriente, vittime ancora della barbarie. Terminata questa breve, ma commovente esortazione, un coro di signorine intuonò un inno religioso, le cui tenere e melodiose note, diffondendosi per tutto il tempio, fecero in tutti i presenti profonda impressione. In seguito il M. R. D. Adolfo Garcia Salesiano e figlio di Cuenca, lesse una corrispondenza di D. Mattana, Superiore di quelle Missioni, al Bollettino Salesiano di Torino... Finita la lettura il R.mo D. Mattana salì il pulpito. La virile sua statura, la lunga e fitta sua barba e l'insinuante suo sguardo si accaparrarono tosto le generali simpatie. Con colta e semplice parola fece una forbita esposizione dello stato attuale delle Missioni ; con vivi colori dipinse il quadro che presenta l'Oriente con gli Jivaros feroci ed indomabili prima che il Missionario apra loro le braccia e li riconosca per fratelli. Terminò dichiarando istituita la Società protettrice delle Missioni di Gualaquiza.

» Per parte nostra, continua lo stesso diario, e con il cuore commosso per troppa contentezza, mandiamo le nostre felicitazioni a Cuenca che ha la fortuna di possedere nel suo seno i mirabili figli dell'Apostolo del secolo xix Don Giovanni Bosco; come pure alle signore e signorine che, animate dallo spirito di carità, hanno intrapresa la grande opera di proteggere le Missioni di Gualaquiza, opera che esige grandi sacrifici perchè opera di Dio.

» Illustri dame dell'Azuay, , fiducia in Dio ed avanti! La Redazione della "Revista de Sant'Antonio" si compiace ammirando l'opera che avete intrapresa, vi manda un voto di plauso e fin d'ora una parola di conforto per le ore critiche dei dispiaceri e delle mille contraddizioni che tosto verranno sopra di voi. »

Noi facciam nostre queste belle parole e ci auguriamo che questo nobile esempio sia largamente imitato anche in altre città.

BOLIVIA. - Un Sacerdote Salesiano membro del Consiglio Universitario di La Paz. - Con sommo piacere registriamo negli annali della nostra Pia Società l'onore reso dal Consiglio Universitario di La Paz al carissimo nostro confratello D. Luigi Costamagna, Direttore del Collegio Salesiano di quella remota città, perchè è una prova novella della deferenza e simpatia grande che la Provvidenza suscita dappertutto in favore dell'Opera di D. Bosco. L'onore dei membri ridonda sempre sopra il corpo sociale, a cui appartengono; epperò noi ci sentiamo in dovere di porgere sentite grazie all'illustre Consiglio Universitario di La Paz e gli preghiamo dal buon Dio le più elette benedizioni per il maggior incremento di quella nobile Università.

BOLIVIA. - Un nuovo altare a Maria SS. Ausiliatrice a Sucre e due segnalate grazie - Il nostro carissimo confratello D. Giovanni Gasparoli, Direttore del Collegio D. Bosco in Sucre, in data 10 settembre scriveva al R.m° Sig. D. Rua:

« Viva Maria Ausiliatrice! Che bella festa celebrammo il 4 del corrente mese! La capitale della Repubblica di Bolivia, insigne per la sua famosa Università, per suoi monumenti dedicati al Divin Culto, d'ora innanzi va superba di annoverare una nuova gloria nella cronaca dei suoi fasti storici. Nell'antico tempio dedicato al glorioso Vescovo d'Ippona, riedificato a nuovo per la pietà dei buoni sucrensi, tutti zelanti nostri Cooperatori, s'inaugurò solennemente il grandioso marmoreo altare dedicato a Maria Ausiliatrice. Molto tempo prima dell'ora stabilita, la non piccola Chiesa era gremita di fedeli. L'Arcivescovo, accompagnato dai Chierici del Seminario; l'Ecc.mo Presidente della Repubblica Sig. Dott. Severo F. Alonso, padrino della festa, accompagnato da tutti i Ministri di Stato e dalla sua brillante guardia d'onore; la sorella del Sig. Presidente Donna Angela Alonso vedova Arce, rappresentante la madrina Donna Filomena Alonso moglie del Presidente, assente da Sucre, e piu altre nobilissime famiglie avevano preso posto nei loro rispettivi seggioloni. L'imponente ed artistico altare attraeva l'ammirazione di tutti. Si era impazienti che si togliesse la tela che copriva il gran quadro di Maria Ausiliatrice. L'Ecc.m° Arcivescovo benedisse l'uno e l'altro. Al togliere la tela sovraposta al quadro fu un momento solenne non mai provato da quella popolazione. La banda militare posta alla porta della Chiesa rompe il silenzio profondo, suonando l'inno nazionale, e la Madonna di D. Bosco appare piena di maestà e di gloria sopra le nubi, circondata dai Santi e dagli Angeli, agli occhi stupefatti dei presenti. Una forte emozione s'impossessa dei cuori : chi piange, chi contempla estatico l'artistico dipinto dei caro e celebre pittore Giuseppe Rollini, e chi, cadendo ginocchioni, prega col maggior fervore. Viva Maria! D'ora innanzi tutti gli abitanti di Sucre e di Bolivia spereranno con più fiducia in questa celeste Madre, Aiuto potente dei Cristiani!

» Finita la benedizione comincia la Messa solenne celebrata dal P. Isacco Delgadillo, Superiore dei RR. PP. Filippini. I nostri giovanetti tentano emulare gli angioli nell'esecuzione del canto. L'eloquente oratore , l'On. Senatore Don Primo Arrieta, Parroco di S. Lazzaro, infra Missae solemnia ascende il pergamo e tesse le lodi della gran Madre di Dio apparsa agli occhi dei cittadini di Sucre sotto il titolo di Ausiliatrice, e con chiaro, facondo eloquio rapisce il scelto uditorio dimostrando che la necessità più urgente, dei nostri tempi si è quella del lavoro e della preghiera, resa pratica per Don Bosco mediante i suoi Collegi e la sua divozione a Maria Ausiliatrice. Finì encomiando l'ill.m° Sig. Arcivescovo per la sua efficace paterna protezione e l'Ecc.mo Sig. Presidente per la sua devozione e fervida cooperazione all'Opera di Don Bosco. Il Sig. Severo F. Alonso è certamente uno dei primi nostri Coopcratori di Bolivia. La memoranda e grata funzione si chiuse col canto dell'inno ambrosiano e colla benedizione del SS. Sacramento.

» L'eletta adunanza passava poscia in Collegio, dove in uno dei suoi saloni si raccoglieva a gentile refezione, onorata dalla presenza di Mons. Arcivescovo, del Presidente e di molti Senatori e Deputati. Il tema della conversazione era il prezioso altare di marmo fabbricato in Genova dallo scultore Achille Canessa, e lo stupendo dipinto di Maria Ausiliatrice di sette metri di altezza per quattro di larghezza fatto in Torino per opera del caro Sig. Rollini. Alle frutta un Cooperatore nostro ricorda le glorie di Torino, la sua Spada e la sua Croce, venendo a discorrere delle feste grandiose che l'antica capitale del Piemonte celebra in questi giorni in omaggio dei suoi ricordi storici. Con felice pensiero unì Torino e Sucre in quanto che, se là, popolo ed Autorità per nove giorni consecutivi si prostrarono davanti all'insigne reliquia della SS. Sindone, qui Governo e popolo si prostravano davanti alla taumaturga effigie di Maria Ausiliatrice. E se in questi giorni in un untile villaggio verrà scoperto il monumento che ritrae le care sembianze dell'Apostolo della gioventù del secolo XIX, qui i suoi figli inaugurano un monumento aere perennius alla sua cara Madonna.

» Alla sera poi tutta la eletta cittadinanza di Sucre, assisteva nel recinto del Collegio, illuminato a giorno, ad una rappresentazione drammatica nel nuovo teatro, ammirandosi i nuovi scenari fatti venire da Milano di bellissimo e sorprendente effetto. Che belle decorazioni! andavan dicendo, e più ancora, che proprietà di vestiti ! che disinvoltura! che grazia nei giovanetti attori! Il certamen drammatico musicale era dedicato al padrino della festa, il Sig. Presidente della Repubblica, ed alla madrina la sua nobile Signora Filomena, che con tanto entusiamo patriottico e religioso sempre sono iniziatori d'ogni opera che ridondi in benefizio del progresso morale e materiale della Bolivia. Si prese la fotografia dell'altare, che con squisito pensiero venne distribuita agli invitati quale ricordo imperituro di questa bella giornata.

» Amatissimo Sig. Don Rua, quanto è buona Maria ! quanto belle e consolanti sono le sue feste! Oh! si estenda adunque la devozione a questa buona Madre Ausiliatrice, conforto di chi in Lei confida!

» A proposito mi piace accennarle due grazie ottenute qui in Sucre per intercessione di Maria.

» Il 21 scorso maggio s'ammalò di polmonite fulminante il giovanetto Giuseppe Mur, nostro alunno. La malattia in pochi dì lo ridusse agli estremi. Egli stesso conosce il pericolo, vuole ricevere i Sacramenti e dice: - Voglio morire qui in Collegio; basta che la mia morte sia come quella dei Chierico Angusto Flabbi. - La mattina del 26 io stesso mi trovo ammalato con forte febbre, tuttavia facendo uno sforzo mi alzo e mi reco dall'infermo, e -Caro Mur, gli dico, fa una promessa a Maria Ausiliatrice e dille che, se è conveniente, t'ottenga da Dio la guarigione. - Non aveva ancor compito quanto gli suggerii, che tosto gli sputi di sangue e la tosse cessano; si sente meglio e migliora tanto, che il 30 dello stesso mese è dichiarato in piena convalescenza e pochi giorni dopo si dedica nuovamente coi suoi compagni agli studii. Oh! la potenza di Maria Ausiliatrice è infinita!

» Il 1° giugno scorso, appena finito di predicare la chiusura del Mese Mariano nel Seminario di questa città, mi si avvicina un uomo e: - Padre, mi dice, faccia presta, venga che c'è una povera giovanetta moribonda, la quale desidera confessarsi. -In tutta fretta attraverso la città e giungo al letto dell'inferma. È una giovinetta sui 17 anni chiamata Carmine Chavez. Nella camera vi sono tre medici a consulto e dichiarano il caso disperato, dandole più solo un'ora di vita. È vittima di una polmonite e febbre tifoidea, che già le ha corrotto tutto il sangue, rendendo tutta la persona di colore violaceo oscuro.

» Avvicinatomi a lei, dopo aver ascoltata la sua confessione, le imparto la benedizione di Maria Ausiliatrice, suggerendole che, insieme alla sorella maggiore assistente, facesse la promessa di fare la Santa Comunione all'Altare di Maria Ausiliatrice, appena guarita. Nel partire le diedi un'immagine di Maria. La mattina seguente per tempissimo mi recai di nuovo dall'ammalata, quasi certo di trovarla cadavere... Invece non solo la trovo viva, ma disposta a ricevere il Santo Viatico. Ricevutolo domanda un'altra volta la benedizione di Maria, e vuole che le parli della Madonna. Il pericolo era scomparso e la giovane in via di perfetto ristabilimento. I tre medici chiamati a consulto, fuor di loro per la meraviglia, riconoscono che solo coll'aiuto di Maria ha potuto migliorare e sono unanimi in asserire che nessun medico, nè medicina poteva salvarla. Due settimane dopo si alzò in piena convalescenza ed i medici dicono: - Non è un'ammalata guarita, ma una morta risuscitata. - Memore della promessa, la prima volta che uscì di casa venne con sua sorella nella nostra Chiesa a fare la S. Comunione all'Altare della Madonna di D. Bosco in ringraziamento della vita ottenuta. Viva adunque questa nostra potente Ausiliatrice! Tutti la amino ed estendano la sua divozione e saranno benedetti in vita ed in morte. »

ARGENTINA. - Nella nostra Casa di Bernal. Bernal è un bellissimo paesello argentino veramente benedetto dal Signore. Oltre alla Casa della Sacra Famiglia colà esistente e tenuta dai nostri Confratelli per l'educazione dei giovani, l'anno scorso se ne aperse un'altra, quella di San Giuseppe per le Figlie di Maria Ausiliatrice. La inaugurazione, compiutasi il maggio passato, fu solenne ed onorata dalla presenza di S. E R.ma Mons. Castellano Arcivescovo di Buenos Aires, dal nuovo Vescovo della Plata Mons. Mariano Espinosa e da molti illustri membri del clero e laicato cattolico argentino. Con il rito prescritto si procedette alla benedizione della nuova Cappella ed Istituto sorto come per miracolo là dove due anni fa non eravi che un vasto prato. La funzione grandiosa ed imponente fu resa ancor più memoranda dalla banda del Collegio Pio IX di Almagro e dal riuscitissimo trattenimento musico-drammatico dato ad onore degli illustri Prelati e Signori intervenuti. Questo fatto durerà eterno nella memoria dei Bernalesi, massime per il gran bene che loro ne verrà dal nuovo Istituto.

A PROPOSITO DEI LEBBROSI DELLA NORVEGIA.

NEL passato novembre pubblicammo la relazione che ci inviò da Bergen il carissimo nostro Confratello D. Evasio Rabagliati, intorno ai lebbrosi di Norvegia ; ed ora siamo ben lieti di ritornare sull'argomento , e tanto più volontieri in quanto che la summentovata relazione ci procurò l'insperata fortuna di ricevere da Mons. Fallize, Vicario Apostolico di quella generosa Nazione, la seguente affettuosissima lettera:

REVERENDO SIG. DIRETTORE,

Christiania, li 28 Novembre 1898.

HO letto con sommo interesse nel n. 11 del "Bollettino Salesiano" la magnifica relazione di D. Evassio Rabagliati sulla sua visita in Norvegia, e sono tutto confuso dalle buone parole, che ivi ha avuto per il suo servitore e la sua opera apostolica. Precisamente perchè io sono persuaso, che quella relazione colle sue preziosissime informazioni sulla lebbra farà il giro del mondo, mi sta a cuore, che alcuni malintesi relativamente alla nostra missione, dovuti certamente al mio italiano imperfetto , non facciano il medesimo viaggio.

Innanzi tutto la nostra missione norvegese, recente ancora, non conta 200,000 cattolici, ma soltanto alcune migliaia, dipendenti da 14 stazioni, tra le quali anche quella di Bergen.

In quanto poi al nuovo ospedale cattolico di Bergen, questo non costerà un mezzo milione, ma soltanto 80,000 corone, ottenute per un imprestito ipotecario, a pagare le rendite del quale ci aiuterà la pensione, che i malati, tanto protestanti che cattolici, pagano all'ospedale. Neanche il terreno, sul quale si costruisce l'ospedale, è stato comprato per un mezzo milione - somma impossibile per la nostra missione - ma fa parte d'una proprietà della missione , comprendente anche la chiesa e la casa dei preti, ed è per questa proprietà intera con tutte le sue costruzioni, che uno speculante ci aveva offerto un mezzo milione appunto allora, quando i nostri cari visitatori italiani arrivarono. Era dunque un qui pro quo. S'intende da per sè, che, malgrado la nostra povertà, non abbiamo consentito a vendere la nostra chiesa per dar luogo a delle costruzioni profane, per cui, è vero, quel sito, prima senza gran valore, oggi che si trova nel centro degli affari, è di massimo valore.

Finalmente tanto le autorità civili quanto parecchi ministri e quasi tutti i laici protestanti hanno per noi un'amabilità squisita e ci rendono infiniti servizi; ma non è precisamente il clero luterano di Bergen, che merita la nostra riconoscenza, e la maggior parte dei protestanti norvegesi sono ancora lungi dall'ammettere tutta la dottrina cattolica; ma il fatto è che moltissimi, anche ministri, ammettono tutto, però non possono ancora decidersi a farsi francamente cattolici, ed è di questi che io parlai ai nostri cari visitatori.

Se però non siamo ancora arrivati là dove questi Signori ci credevano arrivati, camminiamo allegramente avanti e speriamo che arriverà il beato giorno, quando tanto la lebbra spirituale quanto la lebbra corporale saranno sparite da questo bellissimo paese e da questo nobile e generoso popolo. Le preghiere dei figli di Don Bosco ci aiutino ad affrettare l'arrivo di quel giorno !

Non trovo parole sufficienti per dirle, Reverendo Signore, quanto Le sono grato per avere indirizzato i Suoi amici all'unico Cooperatore Salesiano esistente in tutta la Norvegia. Se vuol farmi un gran piacere, dica a tutti i miei Fratelli Cooperatori e a tutti i Suoi Confratelli, i quali mai venissero in Norvegia per ammirarne le bellezze, che non potrà mai arrivarmi maggior gioia che quella di riceverli e di servirli. Mi creda

Devotissimo Fratello Suo in Cristo

+ J. B. O. FALLIZE, Ep. Elusan.

Vic. Apost. Norvegiae.

Mons. Fallize si abbia qui i nostri più vivi e cordiali ringraziamenti per tutto quanto ha fatto in favore del nostro Confratello D. Rabagliati e del suo compagno l'illustre Dottor Fornara di Taggia e molto più per averci onorati di questa sua preziosissima lettera. Abbiam voluto riportarla nella sua integrità e correttezza di lingua , perchè così si comprenderanno meglio alcune espressioni riferentesi alla sua persona e che rivelano tutta la grandezza dell'animo suo. Egli è l'unico nostro Cooperatore in Norvegia, ma siamo sicuri che , mercè l'opera sua, la nostra Pia Unione al principiar del prossimo secolo avrà allargato la sua benefica influenza anche colà, e non è lontano il dì, in cui la Madre del Buon Consiglio "Meum est Consilium" come sta scritto sullo Stemma del Vicario Apostolico di Norvegia, ivi opererà nuovi prodigi di conversione , eziandio perchè invocata col dolcissimo titolo di Auxilium Christianorum. Intanto assicuriamo questo nostro illustre Cooperatore delle nostre umili preghiere secondo la sua intenzione, e ci auguriamo che Egli alla prima occasione si degni accettare nel nostro Oratorio di Torino, il cambio dell'ospitalità e dei servigi da lui prestati ai nostri Confratelli.

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Scampato da orribile fine per intercessione di Maria.

Caldamente prego di pubblicare sul Bollettino Salesiano la grazia qui sotto descritta, ottenuta per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice da un giovanetto sedicenne, Cooperatore Salesiano ed Alunno del piccolo Semìnario di Genova al Chiappeto.

Il fatto avvenne ai 24 d'agosto di questo anno. E senza più, cedo la penna al buon Seminarista, amando egli stenderne di propria mano la relazione.

Voirè, 25 Settembre 1898.

D. PAOLO STRATA Decurione Salesiano.

Soletto me ne tornavo a casa dalla Chiesa Parrocchiale, dove ogni mattina era solito portarmi per udire la S. Messa. Cammin facendo, vidi lunghesso la strada un somaro, che senza alcun guardiano si stava pascendo. Io proseguii tranquillo, nulla dubitando sinistramente dell'animale. Ma non gli sono ancora alla distanza di quattro passi, che la mala bestia lascia il pasto, si dirizza pel davanti, e lanciandosi contro di. me, mi getta a terra e cogli acuti suoi denti mi trapassa tra il ginocchio e la coscia. È facile immaginare come allora io facessi tosto risuonare delle mie grida la valle ed i boschi soprastanti; ma ohimè! che per quanto gridassi disperatamente, non mi giungeva mai dinanzi anima viva a porgermi l' implorato soccorso. Frattanto l'inferocito animale mai liberavami dal fiero morso, che anzi colle zampe anteriori facea ogni sforzo per venirmi sul dorso e così finalmente schiacciarmi. Più non mi restava libero che le mani, e con queste già da gran pezzo andavo affannosamente respingendo le zampe di lui; ma pur anche le braccia, omai esaurite di forze, mi cadevano tremanti. Allora fu che presi a rassegnarmi a quella tragica fine. Addio, cara madre, che non ti vedrò più e che lascio inconsolabile. Addio, Seminario e Sacerdozio, meta dei miei desiderii. Che? come per incanto sulle mie labbra suonò pure il nome della mia Celeste Madre, e la mia mente come un baleno riandò mille grazie straordinarie ottenute per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice nei casi più disperati e che io lette avea le tante volte sul Bollettino Salesiano. Mi raccomando adunque con . grande affetto alla Madonna, promettendole, se mi scampava dalla morte, di far celebrare una Messa al suo altare in Torino e di farne pubblicar la grazia sul Bollettino. E la Madonna subito mi esaudì, e oserei dire con miracolo. Poichè non avea io ancor concepito tal fatto, che mi vidi innanzi un uomo, il quale afferrato l'asino e datigli ripetuti colpi di scure sul capo, finalmente me ne liberò. Io allora fui, così malconcio, portato a casa; ma dopo tredici giorni di cura fui perfettamente ristabilito.

Ora dunque adempio la mia promessa inviando Lire 5 quale limosina per una santa Messa di ringraziamento da celebrarsi all'altare di Maria Ausiliatrice; e mando pure L. 2 quale offerta per la Chiesa da erigersi in Valsalice nel Seminario delle Missioni in omaggio all'Opera di Don Bosco.

Voirè, 26 Settembre 1898.

ANGELO PERTICA Seminarista.

Non invano si ricorre a Maria.

Adempio al voto di far pubblicare la grazia che Maria SS. Ausiliatrice degnossi concedermi. Era il giorno 17 del passato agosto, quando mia moglie Maria Regazzi, Cooperatrice Salesiana, la quale, sebbene sessantottenne, godeva di un discreto grado di salute, fu colta all'improvviso da gravissimo e violento malore, con movimento convulso di nervi, febbre gastrica con complicazione di bronco-polmonite : il che portò in breve una prostrazione tale di forze da far prevedere prossima una catastrofe. Le furono amministrati i SS. Sacramenti della Confessione, Comunione ed Estrema Unzione. I medici facevano pronostici infausti, stante la gravità della malattia e l'età avanzata: ogni speranza era perduta. In quei tristi momenti, memore delle tante grazie operate da Maria SS. Ausiliatrice, mi venne l'ispirazione di ricorrere a Lei pieno di fiducia. Scrissi a D. Rua mandandogli l'offerta di L. 100 colla preghiera di una novena nel santuario di Valdocco, e colla promessa, che, ottenendo la grazia, l'avrei fatta inserire sul Bollettino salesiano: contemporaneamente la novena veniva fatta anche da noi in famiglia.

Incredibile, ma pur vero. Quel giorno stesso in cui il voto venne fatto, si notò nella paziente un leggier grado di miglioramento, la parola si fece più franca, le sofferenze diminuirono. Allora tutti fummo persuasi, che tale insperato miglioramento fosse una grazia della Vergine Benedetta.

Ora l'ammalata è guarita, e con mia somma soddisfazione può alzarsi di letto; ond'io pieno di riconoscenza, alla Celeste Madre, Aiuto dei Cristiani, scrivo la grazia, desiderando che tutti conoscano quanto Maria è potente e che non resta deluso chi con fiducia a Lei ricorre. Viva sempre Maria SS. Ausiliatrice!

Cereseto (Parma), 25 Settembre 1898.

ANTONIO NEGRI.

La Vergine Ausiliatrìce mi ha preservato i campi dalla grandine.

Anche in quest'anno ho sperimentato quanto sia efficace e valido il presidio della Gran Madre di Dio Maria SS. Ausiliatrice contro la grandine. Mentre nei territori circostanti al mio più volte è caduta la grandine sterminatrice da fare, mi, si perdoni la frase, tabula rasa; la Vergine Benedetta non solo ha tenuto lontano dai. miei poderi ogni calamità, ma li ha protetti e benedetti sì da quasi raddoppiarmi il prodotto. Egli è perciò che mi affretto a spedire un vaglia di L. 20: L. 17,50 prezzo dovuto per assicurazione e L. 2,50 per una Messa in suffragio de' miei defunti.

Con l'animo riconoscente, io ringrazio la Regina del Cielo e della Terra e prego i Salesiani ed i loro Cooperatori a volersi unire a me nel renderle grazie condegne per tanto favore. Non so esprimere, come dovrei, i sensi di gratitudine verso questa Grande Signora, che io indegnissimo suo figlio oso chiamare la mia cara e tenera Mamma.

Ripatransone (Ascoli Piceno), 3 Ottobre 1898.

FLAVIO PIERGALLINI.

Cuneo. - Era l' ultimo mese dell'anno scorso. quando io cadeva gravemente inferma per febbri tifoidee, che mi ridussero agli estremi di vita. Tutti ormai, parenti ed amici, mi tenevano per perduta; già mi erano stati amministrati gli ultimi Sacramenti; ed io rassegnata imi preparavo a partire per l'eternità; quando Voi nella vostra materna bontà, appunto in quella memoranda notte in cui diveniste Madre di Dio, ascoltaste le preghiere che s'innalzavano di cuore per me, sia dalla cara sorella e dalle mie amiche, come pure da cotesti buoni orfanelli di D. Bosco, e faceste balenare un raggio di speranza sulla mia sorte. Oh, potenza di Maria! In quella notte medesima incominciai a migliorare; entrai poscia in una lunga convalescenza; ed Ora sono pienamente guarita. Grazie, o Maria, grazio anche delle persone che mi hanno a Voi raccomandata. A vostro onore e gloria intanto rendo pubblico questo segnalato favore e presento l'offerta per una Messa di ringraziamento.

18 Luglio 1898.

TERESA GAMERO.

Montecchio (REGGIO EMILIA). - Ispirata fui da giovinetta a ritirarmi dal mondo per vestire l'abito religioso. Passati i vent'anni, spinta dal desiderio ognor crescente di consacrarmi al caro Gesù, ne chiesi l' approvazione ai genitori, i quali non si opposero direttamente, ma cercarono in mille modi di prolungarmi l'entrata in monastero. Vistami allora intralciata la via, colla maggior fiducia possibile, feci voto a Maria di pubblicar la grazia, qualora i miei voti fossero stati adempiuti. Ed oggi in cui, dopo aver superati altri gravi e numerosi ostacoli, mi veggo già vestita del santo abito, oggi in cui l'animo mio esulta di gioia vivissima, soddisfo alla promessa fatta, e rientro innalzo più fervida la mia preghiera alla diletta Madre Maria,. in segno di perenne gratitudine, rendo pure grazie al Divin Cuore, il quale ha concorso, colla sua possente e benefica mano, a spargere felicità e calata, ove prima regnavano sovrani la mestizia e l'agitazione.

Suor IMELDE Noris del S. Cuore di Gesù.

Saluggia. - Erano le ore 20 del 4 marzo. Mia moglie da ben 35 giorni sofferente d'emorragia, esausta di forze, giaceva in letto moribonda, munita già dei Sacri Carismi. Esaurito ogni mezzo che l'arte medica ne potesse suggerire, un solo più ne rimaneva: quello della suprema grazia. Memore delle prodigiose guarigioni, che per l' intercessione della gran Madre di Dio si ottengono, io in quel momento al capezzale della pericolante invocai il patrocinio della Vergine Maria Ausiliatrice, la Madonna del venerando D. Bosco, già mio insigne benefattore, cui di tutto sono debitore, specialmente della mia sociale posizione. La invocai fiducioso, promettendo , a guarigione completa, di recarmi a renderle grazie in cotesto santuario e farvi una tenne offerta. Suonavano le 22 di notte al dotto quanto zelante sanitario che la curava balenò ancora, la benedetta inspirazione di visitare l'inferma. Le opera alcune iniezioni di etere e morfina, l' inferma prende il sonno, riposa e il dì seguente migliora, continua... è ora perfettamente guarita. A sempre maggior gloria di Maria Santissima Ausiliatrice desidero che tale grazia venga pubblicata nel Bollettino Salesiano. Colla speranza di esserne favorito invio la tenue offerta di cinque lire, più una lira per la celebrazione di una S. Messa. Evviva Maria Ausiliatrice!

21 Settembre 1898.

LINO MoMo.

Savona. - Nello scorso anno 1897 essendo in famiglia scarso di mezzi, e trovandomi in circostanze assai pericolose, non avendo a chi rivolgermi per trovare un discreto lavoro, mi rivolsi con piena fiducia alla Vergine Maria SS. Ausiliatrice, pregandola che, se dal suo divin Figliuolo mi otteneva tanto favore, l'avrei fatto pubblicare per mezzo del Bollettino Salesiano. Ed eccomi prontamente esaudita; ed ora io mantengo le mie promesse. Sia ringraziata la Vergine del Cielo dispensiera di tutte le grazie.

23 Settembre 1898.

FRANCESCA PASTORINO.

Villanova (MONDOVÌ). - È la seconda volta che ricevo grazie da questa Madre Celeste. Prima per una mia sorella ed ora pel mio padre. Egli da più mesi era straziato da dolori terribili, incapace di fare un passo ed i medici tutti l'avevano dato spedito. Feci ricorso a Maria SS. Ausiliatrice, chiedendole che almeno ottenesse che venissero mitigati quei dolori ed insieme donasse rassegnazione al povero infermo. Ma oh, portento! ora non solo sparvero i dolori al padre mio, ma ancora può far uso delle sue gambe e può dirsi quasi perfettamente guarito. Riconoscente a Maria Ausiliatrice, rendo a Lei grazie copiose e adempio alla promessa pregando di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano e inviando l'offerta di L. 10.

7 Settembre 1898.

BELLINO CATTERINA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al santuario di Torino o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

Rovereto (Tirolo): Luigia Canestrini, Lire 20. - Filomena Capobianco, 5 per Messa. - Vicenza: G. R., 5; N. N. 2. - Asti: Luigia Santero, 5 per Messa. - Diana d'Alba: Suor Paolina Cardini. - Sequals: Angela Bernardin-De Carli, 5. - Carsi (Genova): Antonio Bebosio. - Pra: Anna Grassi. -Pieve Delmona: Felicita Lazzari. - Soazza (Canton dei Grigioni-Svizzera): Carlo Delzopp, 5 per Messa. - Montorso: Luigia Cacciavillani. - Sarnano: Filomena Scarsciotti in Calciati, 100. - Fiesso Umbertiano (Rovigo): Giuseppe Vecchiati per la guarigione della moglie, 10 a mezza del Sac. Giovanni Carità. - Vocemola : Maria Ansaldi, 5 per Messa. - Leonessa (Aquila): Un figlio di Maria, 11 per Messa. - Bagnacavallo: Giovanna Bellingegni in Cortesi. - Caseina Amata (Milano): Annetta Bartesaghi, 5 per Messa. - Busto Arsizio (Milano): Giulia Gallazi, 5 a mezzo della Signora Carolina Pozzi-Bellingardi. - Arzen.gio (Massa): D. Antonio Palliui, 6. - .Salerno: Angelica Vimercati, 10 a mezzo del Parroco Don Michele Scaramella. - Monesiglio (Cuneo): Camilla Bolm.ida, 12 per due Messe. - Ales (Cagliari): Teol. Luigi Manias, 12. - Custellinaldo (Cuneo). Don Luigi Sibona, 10 a nome di pie persone graziate. - Solbiate Olona (Milano): Carlo Bolini, 12 per la ricuperata vista da sua figlia divenuta cieca in seguito ad ulceri all'occhio. - Terralba (Cagliari): D. Giuseppe Putru Viceparroco, 5 a nome di pia persona graziata. - S. Vittoria di Gualtieri: Maria Bonazzi in Decadi, 5 per Messa. - Torino: Carlo Croce, 4. - Vittoria (Buenos Aires-America): F. C. C. A., 5. - Calciavacca: C. D., 2. - Schio: G. A. P., 2. - Pania: Luigia Cerri Ved. Ferrari, 5 per Messa. - Pallanza : C. E. P., iD per flessa. - Sarzana: Giambattista Luciani Negoziante, 25. - Valguaruera: Fraucesco Federico, 10 per flessa. - Lonigo: S. P. - l'aria: Franceschina Sali Sforzino, 2 per Messa. - Faenza: Francesca Ballanti. - Gradella (Lombardia): Rosa Cazzulani, 5 per la guarigione di sua manna. - Patti: Giovanni Cotal, 2,50 per due Messe. - Genova: Erminia Salvi, 2 per Messa. - S. Stefano d'Aveto (Genova): Maria Antonia Cella, 5 a mezzo della Signora Clotilde Monteverde. - Napoli: Maria Calò Carducci Ved. Guarnieri, 20. - Fontanella del Monte (Bergamo): Ildegonda Gambirario, Ved. Moscheni, 10 a mezzo del Rev.mo D. Michele Locatelli, Parroco.-San Pantaleo (Cagliari): Giovanni Petretto, 8 per aver ottenuto un impiego. - Luigia Mariani. - Novara: Gaudenzio Peroglio, 10 per due Messe. - Cazzano S. Andrea (Bergamo): Catterina Tacchini, 15. - Cividate Cancun (Brescia): D. Michele Isonni Arciprete, 2 a nome di Giudici , calzolaio. - Volpedo (Alessandria): Fermo Abbiati, 6 per Messa.Nizza Monferrato: Suor Celestina Sella. - Terranova Sicula: Vincenzo Posso, studente, 5.- Corenno Plinio: Annunciata Cereghini, 2. - Semione (Val di BlenioSvizzera): Don 'l'omaso Guidinetti, Vicario For., 55 per novena e Messa di ringraziamento. - Bottigliera d'Asti: N. N. Cooperatrice, 100: Luigi Saletta. 5. - S. Martino Vallata: Battista Bernardi, 1. - Roma: Luigi Galata, 5. - Verzegeis (Tolmezzo): P. Stefano Chiabai, Parroco, 15 per Messa. - Pietraperzia: Rosaria Bonaffini Ved. Martinez, una Messa. - Genova: C. S. - Catania: Pietro Carta per la miracolosa guarigione di suo figlio Pio avvenuta nel 1895, offre lire 5 per Messa di ringraziamento. - Fallavecchia (Milano): N. N. 10 per Messe. - Casola: Anna Giaquinto, 2 per, Messa. - Alassio: G. A. 2 per Messa, 1 per le Missioni.

Ai Giovanetti

L'AMICO DEI FANCIULLI.

Giovinetti Carissimi,

L'amico vero e leale, di cui vi voglio pare lare stavolta, già voi lo conoscete e credo anzi lo amiate tutti sinceramente. Egli ha mille titoli al vostro amore: il più grande però, il principale, quello che tutti gli altri in sè comprende si è che egli vi vuole un ben dell'anima. Sentite come ve lo dimostra.

Un giorno egli è circondato da gran turba di gente, avida di sue parole ripiene di profonda sapienza , quando gli si fanno incontro una schiera di vispi fanciulli. La folla immensa loro impedisce il passo ; ma quei bimbi, attratti da un fascino irresistibile, senza riguardo alcuno si ficcan tra la calca, usando di tutta la forza che hanno indosso, si spingono in qua e in là, danno urtoni a destra ed a sinistra, cercano insomma di appressarsi a colui, che essi presagiscono debba nutrire intenso affetto per i giovanetti. La turba, infastidita di quel disturbo, comincia a mormorare, altri alzan la voce, altri anche le mani in atto di arrestare quegli impertinentelli; i quali, per nulla atterriti dalle minaccie, punto si arrestano dalla loro intrapresa. Le madri, sempre buone e compassionevoli, danno mano ai più piccolini e li prendono sulle braccia e li alzano in alto e li spingono avanti e li presentano a colui, che forma l'ammirazione di lutti e per tutti ha parole di sommo conforto. Se non che, i più vicini, quelli che per la loro continua frequenza maggior stima hanno del loro Maestro, indispettiti di quel tramestio, che comincia a dare vera molestia, con modi bruschi si fanno ad allontanare gli arditelli ed a rivolgere aspri rimproveri a chi loro ha, prestato aiuto. A tal vista l'ottimo de' Maestri si fa serio in volto: egli, che è tutto bontà e tenerezza pei fanciulli, alza la sua voce e dice: « Aprite, aprite il passo a quei piccolini e lasciale ch' essi vengano a me. » Quindi ad uno ad uno se li fa venire tutti dappresso, se li stringe caramente al suo cuore, come un padre il più affettuoso, mette sopra del loro capo le sue mani benedette ed invoca sopra di loro l'abbondanza delle celesti benedizioni. Né di ciò pago, per far meglio conoscere quanto gli siano cari i teneri ed innotenti giovanetti, ei li presenta come modello a tutta quella moltitudine ed agli stessi piu affezionati suoi discepoli, dicendo loro: « Sappiate che di questi piccolini è il regno de' cieli, e voi non vi entrerete, se non diverrete simili a loro.»

E notate, o giovanetti, che quest'amico dei fanciulli non solo vuole amarvi egli, ma ardentemente desidera che siate pur da tutti gli uomini amati e che tutti vi trattino convenientemente per riguardo suo. Ascoltate con quanta effusione di cuore pronuncia quest'altre parole innanzi alle immense moltitudini rappresentanti i popoli dell'universo intiero: « Chiunque accoglie un fanciullo in mio nome, è come se accoglie me stesso. Io terrò come fatto a me tutto il bene che si sarà fatto ad un bambino.» E siccome voi siete deboli ed inermi, egli si costituisce vostro scudo, vostra difesa contro chiunque osi disprezzarvi od allontanarvi dal suo amore, affidando ai suoi potenti ministri, che manda a vostra custodia, il dovere di invocare dal cielo terribile vendetta sui disgraziati vostri spregiatori. « Guai, egli dice, a chi darà scandalo ad un fanciullo, che crede in me. Meglio sarebbe per lui che si appendesse una pietra da molino al collo e si gettasse nel profondo del mare. Guardatevi adunque dal disprezzare i fanciulli, perocchè io sono venuto a salvarmi, ed i loro Angeli Custodi, che sempre assistono al trono di Dio, chiamerebbero sul vostro capo un'aspra vendetta ».

Miei cari giovanetti, non è vero che è buono con voi quest'amico dei fanciulli? Oh ! quanto egli desidera il vostro bene e quanto teme del vostro male! Deh! amatelo ancor voi! Corretegli intorno per dimostrargli il vostro affetto, peir udire le sue parole, per domandargli le sue carezze, per implorare le sue preziose benedizioni. Egli si compiace della vostra compagnia, vi desidera, vi chiama. Sentite che ripete a tutti: « Sinite parvulos venire, ad me: lasciate che i fanciulli vengano a me. » Andate dunque a trovarlo. Ma dove?

Nel presepio l'avete testè veduto in figura questo caro amico dei fanciulli. Avvvicinatevi al Tabernacolo e lo troverete in persona, vivo e vero, come già un tempo attraverso gli irrigui piani della Galilea. Di là egli vigile vi guarda, amoroso vi benedice e del continuo vi attende per concedervi le grazie più belle. L'ingenua, l'innocente vostra preghiera fa breccia sul suo cuore divino e tutto ottiene, perfino i miracoli.

Viveva, non è molto, una madre, cui le sevizie del marito aveano fatta pallida e mesta. La sua casa risuonava spesso d'imprecazioni, di bestemmie, di pianti; perocchè il disgraziato, quanto guadagnava tutto sprecava con perversi compagni, lasciando non di rado mancare il pane a lei e ad una loro innocente creatura. Era dessa un caro fanciullo, cui biondeggiante scendeva sugli omeri la chioma e che formava l'unica gioia dell'infelice madre: la quale, quando nelle lunghe ore della giornata, standosene intenta al lavoro, pensava con rammarico a' suoi mali, se lo recava piangendo sulle ginocchia e gli schiudeva le labbra alla preghiera; mentre, riandando con la mente i bei tempi passati, allorchè la pietà e la religione facevano bella corona al cuore del suo giovane sposo, malediceva il momento in cui questi era stato corrotto dai tristi compagni.

Prima d'allora la pace allietava col suo sorriso quelle domestiche mura; ma poi il dolore fu l'unico retaggio della sua casa. - O mio bambino, angelo mio, andava ripetendo al figlio la madre, prega il Signore che faccia buono il papà tuo! - E in sulla sera lo conduceva seco alla Chiesa, dov'ella pregava a lungo dinanzi all'altare; ed il fanciullo stava buono.

Un giorno che il marito l'aveva fatta piangere più del solito, vi si recò prima del consueto, traendosi il pargolo a mano. Inginocchiata, col viso tre le palme, comincia a pregare con sempre crescente fervore. Il bambino la osserva, e, vedendola immota, alza le sue manine per vederne le sue care sembianze e le dice: - Perchè piangi, mamma ?

- No, amor mio, non piango , prego Gesù.

- E dov'è, mamma, Gesù?

- E là dentro, caro; pregalo tu pure, pregalo che faccia buono il tuo papà; Egli vuol tanto bene ai bambini e t'ascolterà. - Così dicendo s'era nuovamente ricoperta il viso con le mani, tutta intenta nella preghiera.

Il fanciullino stette a riguardare il tabernacolo, che gli avea additato la madre; poi,. risoluto, si stacca pian piano dal suo fianco, corre all'altare, prende una sedia, vi monta, siede sulla sacra mensa... Cara semplicità, potentissima fede!! Picchia dolcemente alla porticina del tabernacolo: - Sei lì, Gesù, dice, sei lì?

Tutto tace d'intorno... Picchia nuovamente e.- Gesù, ci sei lì dentro...? dimmelo dunque... Perchè non mi rispondi... ? La mia mamma mi ha detto ch'ami tanto i fanciulli, non è vero?...

Profondo silenzio...

- Che dorma Gesù? - va pensando il bambino. Ebbene, dice, lo sveglierò: - Gesù, svegliati, svegliati, odi la mia voce? - ed intanto graziosamente accosta l'orecchio alla toppa del tabernacolo e lieto ascolta la desiderata dolcissima risposta.

- Che vuoi, che brami, o mio caro?

- Il mio papà è cattivo, tanto cattivo ...! deh! rendilo buono per la mamma mia....! tu me la devi fare questa grazia....! dimmi che me la fai, dimmi di sì....!!

Gesù non sa resistere a tanta innocenza, a così ingenua affabilità, e con amabile voce gli risponde: - Vanne, amor mio, dalla tua mamma, e dille ch'io l'ho esaudita....

Da quel giorno la pietà e la pace ripresero il loro posto in quella casa.

Oh! quanto è potente sul cuore di Gesù l'innocente preghiera dei fanciulli!

Miei cari giovanetti, animo adunque e nel nuovo anno non lasciate passar giorno senza recarvi a trovare o senza indirizzare un sospiro del vostro cuore a questo vostro caro amico che sta prigioniero d'amore per voi nel S. Tabernacolo. La vostra preghiera, sprigionantesi da un cuor puro ed infuocato d'amor di Dio, attirerà senza dubbio sopra di voi, sopra de' vostri studii, delle vostre famiglie e de' vostri Istituti copiose le celesti benedizioni, conte di tutto cuore v'augura il

Vostro Aff., o amico Don GIULIVO.