BS 1890s|1891|Bollettino Salesiano Dicembre 1891

ANNO XV. - N. 12.   Esce una volta al mese   DICEMBRE 1891

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario: Augurii e felicitazioni. - Alla Vergine Ausiliatrice nelle giubilari festività Salesiane. - Viva Maria Immacolata! - Don Bosco nel giorno dell'Immacolata del 1841. - Don Bosco l'uomo del suo secolo. - Gli Operai Cattolici di Torino a Don Bosco. - Orario dell'Ottavario per le feste giubilari Salesiane. - Ammirazione e riconoscenza. - Le decorazioni del tempio di M. A. in Torino. - Grazie di Maria Ausiliatrice. - Strenna pel giubileo delle opere di D. Bosco. - Cinque lustri di Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino. - Il Bollettino nel suo XV° anno di vita. - I Congressi Cattolici e l'Opera di D. Bosco (Vicenza). - I figli di D. Bosco a Loreto. - Notizie dei nostri Missionari : L'Ospedale Salesiano di Viedma - La guerra del Chilì e i Salesiani. - Il nuovo Arcivescovo di Torino - Passegiate (Periodo III.) - Bibliografia. - Cooperatori defunti. - Indice dell'annata.

AUGURII E FELICITAZIONI

IL Sac. MICHELE RUA con tutti i Salesiani e loro allievi mandano i più lieti augurii e le più cordiali felicitazioni ai benemeriti Cooperatori e Cooperatrici della Pia Società Salesiana nella fausta occasione del S. Natale e pel Buon Fine e Buon Capo d'Anno.

I voti ardenti pei nostri cari Benefattori e pie Benefattrici in quest'anno sollevansi non solo da tanti paesi d'Europa e d'America, ma ben anche dalle spiaggie settentrionali dell'Africa e da uno dei punti più benedetti dell'Asia, vogliam dire da Betlemme. Son dunque centinaia e centinaia d'altri cuori che ardono della più viva riconoscenza ed implorano dal Cielo prosperità e vita, grazie celesti e benedizioni copiose sopra i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane e sopra le loro famiglie.

La Comunione, che per Privilegio Pontificio i Salesiani ed i loro alunni faranno nella notte del S. Natale in tutti i punti da loro abitati, verrà unita ai detti voti, affinchè siano più accetti a Dio e più largamente esauditi.

ALLA VERGINE AUSILIATRICE NELLE GIUBILARI FESTIVITÀ SALESIANE

A VOI GLORIOSA E BENEDETTA MADRE DI DIO

CONCEPITA SENZA PECCATO CHIAMATA POTENTE AIUTO DE' CRISTIANI I SALESIANI CO' LORO COOPERATORI RACCOLTI SOTTO LE DORATE VOLTE DEL VOSTRO TEMPIO CHE L'ARTE INGENTILI' L'AMORE FECE PIU' BELLO PLAUDONO RIVERENTI E FESTOSI RICORDANDO NEL GRATO PENSIERO CH'OR FA MEZZO SECOLO VI RIVELASTE AL VOSTRO SERVO D. GIOVANNI BOSCO PERCHÈ MIRACOL RINNOVASSE IN MEZZO AL MONDO FACENDOSI PADRE ALL'ORFANELLO GUIDA DI PERFEZIONE MAESTRO DI VIRTU' NELL'OFFICINA NELLA SCUOLA NEL TEMPIO RICHIAMANDO AL CULTO DEL VERO DIO LONTANISSIME GENTI E NUOVI FIGLI A VOI GLORIA DI GERUSALEMME LETIZIA E VANTO DEL POPOLO REDENTO

O VERGINE, O SIGNORA, O TUTTA SANTA MENTRE INNI DI GIOIA E VOTI DI SPERANZA S'INNALZANO A VOI DA OGNI PARTE DEL MONDO GUARDATE LA VOSTRA CHIESA E OR CHE RUGGE INFURIANDO LA FORTUNA CONFORTATE L'AUGUSTO SUO CAPO SALVATE LA DILETTA NOSTRA PATRIA FATE CHE TUTTI I POPOLI IN VITA IN MORTE E TRA LA LUCE DEL PARADISO V'ABBIANO A PROCLAMARE MADRE DI PIETÀ, DI CLEMENZA E DI SALUTE.

Viva Maria Immacolata!

ABBIAMO in cuore una gioia che risponde al sorriso della solennità di Maria; e questa gioia si accresce e si fa più bella dacchè ci ricorda uno splendido trionfo, ed una doppia e grata memoria del nostro buon Padre Don Bosco. Al solo proferire questo soave nome ci si eccita l' esultanza in petto, e la nostra fronte come all'apparire di un amico, si rasserena. Egli., cinquant'anni a quest'oggi, con la fede di un apostolo e con la perseveranza di un martire, raccolto nel gran pensiero di salvare la gioventù, metteva mano all'opera che Dio gli suggeriva, e mentre i tempi furiosamente mutarono, egli non mutò mai, e sempre amabile, sempre cara, sempre caritatevole, immacolata trasse la vita seminando opere buone, e solo tardi, compiuto il vasto disegno, quando già i suoi figli correvano per la vasta terra al conquisto delle anime redente, Dio lo tirava a sè.

E noi lo chiamavamo padre, perchè ci amava; maestro, perchè ci sapeva educare alla più sublime delle scienze; guida, perchè tra il tenebrore del secolo ci conduceva a Dio. Ed anche ora, il nome di D. Bosco, come nei tempi antichi, perchè ci parlava di Dio, c'infervorava alle sue sante conquiste, e con l'inspirazione del taumaturgo ci spingeva all'opera salutare della riparazione, vive tuttavia nelle nostre menti e suscita più ardenti i palpiti del nostro cuore. Ci pare che in oggi più soave, più sorridente e più animoso ci ripeta: Lavorate! con le celebri parole: Da mihi animas caetera tolle.

È vero, quell'operosità si sciolse e ci mancò, quando più sembrava essere necessaria. In quel dì si levò un lamento da ogni cuore : giovani e adulti, borghesi, patrizi e sacerdoti piansero sul gran danno venuto alla terra; e la Chiesa in quasi tutto il mondo si vestì a lutto per lui.

Ma intanto la sua dimora continua ad essere l'asilo di quanti sono incalzati dall'onda del pervertimento, il porto di salute per immensa gioventù, e tutti i suoi figli esultano al pensiero e si confortano al sentire che il suo cuore aveva preso ad ardere al vero bene dell'umanità.

Oh se il buon padre vivesse! Ora, al venire di queste festività giubilari, che ricordano e la prima Messa di D. Bosco, (chè nel 1841, il giorno solenne della SS. Trinità, egli ascendeva per la prima volta al santo altare) e gli inizi della sua missione, una letizia onesta infiora i nostri volti; il tempio riccamente ornato risuona di liete armonie, e, come quando si avvicinano i giorni della festa di famiglia, la rima leggiadra si accompagna alla voce soave del canto. Sono belle queste solennità dell' amore. Splendano i molti doppieri e sulle nuove pareti dorate del tempio, si rifletta la luce della giocondità.

Intanto la sua venerata imagine terremo sempre avanti agli occhi e desideriamo di vivere come se ci guardasse, ed operare come se egli operasse in noi. Nè tempo, ne vicenda potrà cancellare la sua memoria dal nostro cuore, ne varrà a rompere questa catena Che seco annoda ogni celeste dono.

Questo giorno dell'Immacolata Concezione, che segna la prima pietra migliare del suo apostolato, ci ricorda pure che Maria fu la divota del suo cuore e che nulla fece senza il suo consiglio. Oh come usciva bello ed inspirato dal suo labbro il nome di Maria! E questo medesimo nome egli lasciava come solenne memoria a tutti i suoi giovanetti dal letto della sua ultima malattia, quando fe' scrivere: -- Dite a' miei figli che siano divoti di Maria! -- E noi fedeli alla venerata sua parola, mentre oggi con esultanza ed amore non cessiamo di gridare: VIVA MARIA IMMACOLATA! non crediamo sconveniente unire il nome di Colui che ne fu per tanto tempo l'apostolo fervoroso e sapiente, gridando: VIVA D. Bosco!

DON BOSCO nei giorno dell'Immacolata Concezione del 1841.

Io non sono artista, - così chiudeva il suo elogio funebre su D. Bosco l'eloquente Vescovo di Luni-Sarzana, Monsignor Giacinto Rossi, - io non sono artista, ma se lo fossi e avessi l'incarico di tramandare ai posteri con un monumento la memoria di questo mirabile prete, eccovi quale sarebbe il mio concetto. Metterei in alto la Croce , che è l'emblema della educazione cristiana, perchè è l'emblema divino del sacrifizio; ai suoi lati, a destra Maria Ausiliatrice, che fu sempre dopo Gesù il principale appoggio di D. Bosco , a sinistra il Salesio, dal quale ricopiò la dolcezza e intitolò l'Istituto. Ai piedi della Croce lui ritto il grand'uomo, che si tiene con una mano al divin tronco e chiama coll'altra

i giovani all' ombra dell' albero riparatore. Alla base del monumento poi il giovanetto Bartolomeo Garelli in atto d'incidere sul ricordevole marmo le parole già scritte in tutti i cuori: A DON GIOVANNI BOSCO LA RELIGIONE E L A PATRIA RICONOSCENTI.

Ma chi è questo giovanetto, il cui nome qui legasi con quello di D. Bosco?

Siamo all'8 dicembre del 1891: è il cinquantesimo anniversario d'un fatto semplice bensì e già noto ai nostri antichi lettori, ma che pur giova ricordare in questa fausta occasione, perchè fu come il grano di senapa dell'Evangelo, che crebbe in albero gigantesco e chiamò gli uccelli del cielo a ripararsi all'ombra de' suoi rami.

Era un mattino d'inverno, e appunto il giorno dell'Immacolata dell'anno 1841. D. Bosco nella sacristia di S. Francesco d'Assisi in Torino genuflesso pregava secondo il consueto, preparandosi a dir la S. Messa, quando ad un insolito rumore volgendo il capo, vide un giovinetto sui sedici anni discacciato dal sagrestano con modi più che scortesi. D. Bosco si alzò, fe' cessare quella scena disgustosa, e chiamato a sé il giovinetto , lo invitò dolcemente ad aspettarlo dopo la Messa , che gli avrebbe parlato di cosa di grande interesse e a lui molto cara. Ed eccone il dialogo tenuto : - Come ti chiami, mio caro amico l - Mi chiamo Bartolomeo Garelli. - Di qual paese sei? - Sono di Asti. -- Tuo padre vive ancora?

No, è morto. - E tua madre? morta anch'essa. - Quanti anni hai? - Ne ho sedici. - Sai tu leggere e scrivere ? - No, io non so nulla. - Sei già stato promosso alla prima Comunione? - Non ancora. - Ti sei già confessato qualche volta? - Sì, ma quando era piccolo. - Vai al catechìsmo ? - No , non ho coraggio. - E perchè? - Perchè i miei compagni più piccoli di me lo sanno, ed io più grande di loro non ne so una parola. - E se io ti facessi il catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo? - Ci verrei ben volontieri... - Quando vuoi che incominciamo? - Quando piacerà a Lei. - Stasera? - Stasera. - E perchè non subito? - Anche subito, eccomi qua. - Don Bosco allora incomninciò a dargli una lezione, insegnandogli a farsi il segno della Santa Croce, facendogli conoscere Iddio, il suo principio, il suo fine, ch'egli o non aveva mai appreso o aveva del tutto dimenticato.

L'incontro di questo giovinetto di sedici anni orfano e abbandonato, Cristiano per il Battesimo, ma che non sapeva nulla di ciò che forma il Cristiano , fu per D. Bosco una vera rivelazione. Ciò. che avvenisse in quel momento nel Suo cuore, nessuno ha potuto conoscerlo e Dio solo lo sa; ma argomentando dal resto della sua vita possiamo dire che la mano di Dio , secondo la frase della S. Scrittura, si posò sopra di lui, che da quel punto egli conobbe la sua missione, contemplò da lungi come Giacobbe la sua posterità, e divenne il Padre dei poveri figli del popolo.

Come avviene nel male, così spesso accade anche nel bene, che uno ne tira molti. Il Garelli, rimasto soggiogato dalla carità di D. Bosco , dalla pazienza con cui l'istruiva, dalla bontà con cui lo accoglieva, dalla tenerezza paterna che gli dimostrava, egli il povero orfano , che forse non aveva mai provato l'affezione, mai sentito una mano pietosa posarsi con amore sulla sua testa, non potè nascondere la sua gioia di aver trovato D. Bosco, e quanti compagni aveva tutti in breve glieli portò.

Egli quindi fu, senza saperlo, la prima pietra del grande edifizio, il primo anello di una catena di migliaia e migliaia di giovanetti come lui orfani, abbandonati, ignari delle verìtà necessarie a sapersi della nostra santa Religione, e raccolti, istruiti, migliorati, salvati da D. Bosco.

DON BOSCO l'uomo del suo secolo.

Vidi un vecchio acciaccoso, che, reggendosi a stento su malfermo bastone, attraversava una landa melmosa. Stava quasi per compiere la sua traversata, ma il suolo gli mancava sotto i suoi passi ; e, levando a fatica un piede, si sprofondava coll'altro... Alzai lo sguardo, ed a breve distanza, in vetta a verdeggiante collina, giganteggiava una angelica figura d'uomo, colla fronte irradiata di eterea luce, lo sguardo al cielo, le palme aperte come di padre che raccomanda a Dio la sua famiglia. E giù per le balze del colle, pei praticelli, pei giardini, per le vigne e i frutteti, di cui era sparso quell'oasi, lavoravano i figli suoi...

Il nostro secolo, affaticato, cadente, stenta a compiere il suo viaggio ; e L'UOMO DEL SUO SECOLO, vivo fra i morti, più operoso dei vivi, trasfuso lo spirito suo in milioni di cuori, di menti, di braccia, ha tocco l'excelsior della sua missione.

Parlano tutti , scrivono tutti , legiferano tutti; hanno tutti sulle labbra e ne' calamai la questione sociale. La piazza si popola d'affamata plebaglia, e grida pane e lavoro.

Mi ritraggo dalla folla, e, passando per una viuzza solitaria, incontro un povero prete, circondato da una famigliuola di ragazzi che gli stanno attorno giulivi, e si contendono un lembo della sua tonaca, come gli angioletti di sotto al manto della Vergine. Io lo guardo, mi commuovo, lo seguo nel suo Oratorio di... Valdocco ; e n'esco pieno d'entusiasmo per lui, il vero babbo dei poverelli.

Vi ritorno dopo quarantadue anni, e vi trovo una figura di santo che, morente, benedicendo a trecentomila figliuoli, tolti alla piazza, alle strade, al trivio, lascia loro per testamento una parola sola, un motto santo,

LA CHIAVE DEL SUO SEGRETO : - LABOREMUS !

E il suo non è il laboremus dell'imperatore romano che parlava ad una moltitudine di cortigiani e di schiavi. È il grido d'un infaticabile operaio della scuola e dell'officina, del pensiero e della penna ; è il motto d'azione d'un eroe della religione e della patria, che conduce falangi di educatori e di pionieri, sempre primo, sempre invitto di fronte alle lotte del lavoro e all'altare del sacrificio.

Grida il suo laboremus a' migliaia di figliuoli, e li chiama fratelli , e lavora con loro, per loro, anzi per cento di loro, anche morto !

Il pulpito, da cui l'eroico filantropo predica il lavoro, non è una tribuna, non una colonna di giornale, non un tavolo presidenziale di meeting.

Egli predica lavorando nel suo studio, nelle sue chiese, nelle sue officine, giorno e notte.

Sì, egli ripete ancor oggi ai confratelli suoi : laboremus, anche dal suo sepolcro. Chi ha contate l'opere sue?

Un bel dì , in giovinezza mia, mi trovai ad assistere alla consacrazione d'un vescovo, che ora siede fra i più dotti e venerandi dell'episcopato italiano. Il duomo è affollato, e note patetiche di istrumenti e di voci accompagnano le maestose cerimonie ; è il momento solenne della sacra funzione; s'avanza fra una corona d'altri vescovi e di prelati il pastore novello ; un silenzio di ansietà , di trepidanza rende più solenne il rito... quand'ecco una voce rompe quel silenzio, e si ode una voce di donna : - È mio figlio ! È mio figlio ! - Era la madre del novello vescovo, un'umile contadina, che, non sapendo più soffocare in cuore la sua compiacenza ineffabile, scoppiò in quell'esclamazione che fece lagrimar di tenerezza la moltitudine dei presenti...

È mio figlio ! È mio figlio ! - grida oggi la Chiesa, dall'uno all'altro polo, dall'uno all'altro mare, commovendosi allo spettacolo delle mille opere del gran padre de' Salesiani.

È mio figlio ! - grida con orgoglio anche l'Italia cattolica, che il Bosco onorò col darle in se stesso e ne' figli suoi un SelfHelp tutto sacro e sempre vivo e capace di operare il risorgimento morale della nazione.

È mio figlio ! - gridi anche Torino, a cui le città sorelle invidiano le opere di filantropia evangelica, di cristiana democrazia, iniziata da lui , il devoto figliuolo della Chiesa, il benemerito cittadino , che, poverello lui stesso, si rese la provvidenza dei poveri, che, fidente nella carità dei suoi cooperatori, si fece padre a quell'innumerevole famiglia di giovanetti, i quali ne' suoi istituti si allevano alla scienza, al sacerdozio, al lavoro...

Don Bosco, profondo conoscitore dei tempi suoi, fu l'uomo provvidenziale del suo secolo.

Prof. G. B. CIPANI (1).

(1) Il Prof. Cav. CIPANI è Direttore del Silvio Pellico, del Giovedì, del Novelliere e della Vacanza del Giovedì, pregiatissirni periodici illustrati della benemerita DITTA SPEIRANi di Torino.

GLI OPERAI CATTOLICI TORINESI A D. BOSCO

La Società degli Operai Cattolici di Torino, che fiorisce mirabilmente in questa città, a ricordare il memorando fatto del 1841, il giorno 8 corrente porrà nella sacristia di S. Francesco d'Assisi, la seguente epigrafe scolpita su lapide marmorea

QUI ADDI' 8 DICEMBRE 1841 SACRO ALL'IMMACOLATA CONCEZIONE

IL SACERDOTE GIOVANNI BOSCO DAVA PRINCIPIO ALLA PIETOSA MISSIONE A VANTAGGIO DELLA GIOVENTU' L'UNIONE CATTOLICA OPERAIA DI TORINO NEL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO A PERPETUA MEMORIA QUESTA LAPIDE POSE.

SOLENNE OTTAVARIO

dal 6 al 13 Dicembre in onore di MARIA SS, IMMACOLATA nel Santuario di Maria Ausiliatrice IN VALDOCCO pel 50° Anniversario dalla fondazione dell'Oratorio Salesiano per opera del Servo di Dio D. Giov. BOSCO

ORARIO DELLE SACRE FUNZIONI.

Giorni 6, 7, 8 Dicembre.

Matt. ore 7.. Messa per la Comunione Generale celebrata da un Vescovo.

»   ore 10 1/2, Messa Solenne Pontificale.

Sera ore 3 Vespri Solenni - Discorso detto da un Vescovo - Benedizione Solenne del SS. Sacramento impartita da un Vescovo.

Giorni 9, 10, 11 Dicembre.

SOLENNI QUARANT'ORE.

Matt. ore 7 Messa per la Comunione Generale celebrata da un Vescovo.

»   ore 8 Esposizione del SS. Sacramento.

Sera ore 3 Vespri Solenni - Discorso detto da un Vescovo - Benedizione Solenne del SS. Sacramento impartita da un Vescovo.

Sabato 12 Dicembre.

Matt. ore 7 Messa per la Comunione Generale celebrata da un Vescovo.

» ore 10 1/2 Messa funebre Solenne Pontificale per i Benefattori del Santuario defunti.

Sera ore 3 Vespri solenni - Discorso detto da un Vescovo per la partenza di alcuni Missionarii - Benedizione Solenne del SS. Sacramento impartita da un Vescovo.

Domenica 13 Dicembre.

Matt. ore 7 Messa per la Comunione Generale celebrata da un Vescovo.

»   ore 10 1/2, Messa Solenne Pontificale.

Sera ore 3 Vespri Solenni - Discorso detto da un Vescovo - Canto del Te Deum - Solenne Benedizione del SS. Sacramento impartita da un Vescovo

In tutti i giorni dalle 5 del matt. alle 11 1/2 vi sarà celebrazione di Messe e comodità di accostarsi ai SS. Sacramenti.

Chi confessato e comunicato visiterà il Santuario potrà in ogni giorno acquistare l'Indulgenza plenaria applicabile alle anime dei defunti.

Nei giorni 6 e 13 Dicembre verrà eseguita dagli allievi dell'Oratorio Salesiano e da distinti cantanti della Città la MISSA SOLEMNIS in sol del Cherubini, nei giorni 7 ed 8 la MISSA PAPAE MARCELLI del Palestrina e nel giorno 12 la nuova MESSA FUNEBRE di Mons. Cagliero. Durante l'Ottavario si eseguiranno pure Scelte produzioni del lod. Mons. Cagliero e dei Maestri Gounod, Tomadini, Casali e Roberti.

AMMIRAZIONE E RICONOSCENZA,

Pel primo cinquantenario delle Opere di D. Bosco l'egregio signor Avv. Scala, Direttore del Corriere Nazionale, iniziò e promosse un solenne omaggio alla cara memoria del nostro compianto Padre con un appello alla pubblica carità a vantaggio delle Opere suddette.

Noi, mentre ammiriamo un tanto zelo, ci sentiamo in dovere di ringraziare con la più viva riconoscenza il sullodato signor avvocato, benemerito cooperatore salesiano ed antico amico di D. Bosco, e tutti quelli che risposero o van tuttora rispondendo al suo appello.

Ai nostri ringraziamenti si uniranno certamente quelli del nostro, buon Padre, il quale dal Cielo, ove fondatamente lo crediamo, gradirà senza dubbio questo spontaneo e generoso omaggio ed implorerà da Dio copiose benedizioni temporali e spirituali sopra tutti i Benefattori e le Benefattrici delle Opere Salesiane.

DECORAZIONI del Tempio di Maria Ausil. in Torino (1)

Rìcaviamo i due seguenti capitoli dal Ricordo che si sta stampando per le prossime feste, riguardante i ristauri e le decorazioni del tempio di Maria Ausiliatrice in Torino. (Vedi annunzio speciale nella Bibliografia di questo Numero).

Le decorazioni.

Qual tesoro di decorazioni è sparso per tutta la Chiesa! Non c'è un palmo del vasto edifizio che non porti un fregio, un ornamento , una qualche pennellata. Questa decorazione , veramente sontuosa , va lodata sia per l' armonia del colorito, sia anche e meglio per il concetto cristiano che fu svolto nelle sue più piccole parti. Questo genere di lavoro appartiene allo stile del rinascimento moderno.

Quant'oro! Dev'essere costato un occhio! - Esso è meno di ciò che appare. L'artista ha saputo collocare così bene e nella sua luce quel poco che gli era concesso di mettere, che ha l'aria di averne adoperato il doppio.

Questa chiesa sarà a modo di un libro aperto che narra le glorie di Maria. E di Lei si cantano le lodi con le parole, con i simboli e con le figure.

Corrono su un bel fondo d'oro per tutta la fascia del cornicione le due antìfone di Maria Ausiliatrice. Una dice: Ecce Maria erat spes nostra, ad quam confugimus in auxilium, ut liberaret nos, et venit in adiutorium nobis: Ecco Maria era la nostra speranza, alla quale ricorremmo per aver aiuto, acciocché ci liberasse, ed essa venne in nostro soccorso. E l' altra: Sancta Maria, succurre miseris, iuva pusillanimes, refove flebiles; ora pro populo, interveni pro clero, intercede pro devoto foemineo sexu; sentiant omnes tuum iuvamen quicumque tuum sanctum implorant auxilium : Santa Maria , soccorrete i poveri, aiutate i deboli, consolate i mesti; pregate per il popolo, difendete il clero, intercedete per le pie donne cristiane; sentano il benefizio della vostra intercessione tutti quelli che ne invocano il santo aiuto. Questo fregio contiene la storia della Chiesa cattolica, delle nazioni, delle città, di migliaia di individui.

L'arte collocherà il Sig. Costa in alta rinomanza, ed il suo nome sarà un dì caro anche ai divoti di Maria, di cui qui si mostrò studiosissimo cultore nell' aver saputo intrecciare con sapienza quanto poteva riuscire a gloria di questa gran Madre di Dio. Il suo lavoro pare una vera enciclopedia Mariana. Tutto qui, parla di Maria; il Vaso, il Giglio, la Fiaccola, la Colomba; la Rosa, l'Agnello, la Stella, lo Scudo, l'Ulivo, ecc.

Incominciando dal vòlto della gran navata, al di sopra degli altari di S. Francesco e dei Santi Martiri Torinesi, v' è un grandioso dipinto della gloria di S. Francesco di Sales, ed ai fianchi una bella decorazione. Il Santo fu dipinto dal Rollini ed è limitato da una cornice quadrilatera arrotondata agli angoli.

Assai interessante si rende l'ornamento ai due lati, perchè il Costa, con partiti nuovi ed eccellenti, trovò il modo di collocare due mezze figure di angioletti in preghiera, ed a lato di ciascuno due intiere figure d'angeli, in appositi riquadri, portanti le insegne vescovili di detto santo. Su ricche cartelle sopraornate da festoni e frutta sta scritto da' un lato : Doctor optime, e dall'altro: Ecclesiae lumen. Al di sotto si apre una lunetta per ogni parte sfondata a modo di conchiglia, e vi son riposti trofei, nei quali campeggia lo scudo gentilizio del Santo e quello di Ginevra, sua città episcopale.

Meritano particolare menzione le grandiose arcate, dipinte a chiaro scuro con fondo dorato, in relazione colle lesene in bassorilievo eseguite dal sig. Borgogno. Il savio decoratore immaginò riposte nei bassi fondi di dette arcate ricchi candelabri , sui basamenti dei quali posano due angioletti diversamente atteggiati a sostegno di artistiche cartelle su queste leggesi tutto all'intorno l'Ave Maria. Si succede poscia un' ornamentazione elegante mista a svariati emblemi delle virtù eccelse della gran Madre di Dio.

Presso all'altare di S. Giuseppe, da un lato si vede simboleggiata Maria ad una lampada, con le parole di S. Bernardo: Lampas luculentissima et virginea, e come disse il nostro poeta, traducendo S. Bernardo che paragonava Maria ad una delle Vergini prudenti: « Anzi la prima e con più chiara lampa. » Dall'altro è raffigurata in una fortezza, con le parole scritturali : Aedificata est cum propugnaculis, e come disse lo stesso poeta

..Saldo scudo delle afflitte genti,

Sotto il qual si trionfa, non pur scampa!

La quale è pur l' intenzione della Chiesa, che chiama Maria la nostra fortezza, il nostro aiuto e la nostra salute.

Presso all' altare di S. Pietro, da un lato si vede Maria raffigurata ad una barca, quale la chiamò S. Andrea di Creta : Ratis salvari volentium! e dall'altro : Ianua coeli, ora pro nobis.

Al di sopra poi si osserva ora una grandiosa fontana, come Riccardo da S. Vittore volle chiamare Maria: Fons vitae et immortalitatis, proprio come cantò il nostro poeta

... Giuso infra i mortali

Sei di speranza fontana vivace!

ora un ricco vaso , coll' invocazione della Chiesa : Vas insigne devotionis ; ora un bel candelabro , con le parole di S. Anselmo Candelabrum in medio mundi; ora la palma: quasi palma exaltata sum in Cades. E come si sarebbe meglio potuto rappresentare la bella luce che splende in mezzo al mondo per grazia di Maria, se non col candelabro, e le vittorie e i trionfi che la Vergine Ausiliatrice riportò sull'inferno, se non colla simbolica palma ?

Presso l'altar maggiore si raffigura Maria come àncora di salute e come sorgente d'ogni nostro bene, con le parole del mellifluo Dottore di Chiaravalle : Anchora salutis et origo nostrarum felicitatum.

Tutti questi emblemi sono rappresentati in modi svariati ed a gran rilievo con sempre nuovi atteggiamenti ; or si vedono vaghe testine di putti colorite di pieno effetto, ora grandiose mezze figure di angeli che danno un aspetto veramente compiuto.

Ogni visitatore potrà vedere se l'esimio signor Costa sia mirabilmente riuscito nell'intento di lasciar in questa chiesa un insigne monumento della sua abilità artistica ed un segno della sua pietà e religione verso Maria Ausiliatrice.

(1) Il disegno intiero delle decorazioni della Chiesa e poi l'esecuzione delle parti decorative sono dovute all' illustre Prof. CARLO COSTA di Vercelli.

I quattro Dottori.

Sotto la cupola di Maria Ausiliatrice (di cui parlammo nel numero precedente), negli spazi che sogliono chiamarsi i peducci, si ammirano quattro grandi pitture. - Chi mai vi si rappresenta? - I quattro massimi Dottori della Chiesa. Due appartengono alla Chìesa Latina e due a quella Greca ; e furono scelti a proclamare l'unità di spirito delle due Chiese nell'onorare la gran Madre di Dio.

Quegli, che ha la croce in mano a sinistra di chi entra, e pare in atteggiamento di proclamare la gran vittoria che ha riportato Gesù morendo su quel duro legno, è il Dottore S. Atanasio, Vescovo di Alessandria d'Egitto. Sappiamo dalla storia delle sue vicende « quanto soffrì nel glorioso acquisto ». Ario aveva levata la bandiera dell'eresia , rapita a Gesù l' aureola della divinità e tentato di ripiombare il mondo negli orrori di morte. Ma sorse Atanasio, e vinse a Nicea, ove si confuse l' eresia , e, proclamata l'empietà d'Ario e de' suoi complici, si conobbe che sempre Gesù vince, che Gesù regna, che Gesù distende il suo impero.

Quell' altro che gli sta di fronte è S. Ambrogio, il gran Vescovo di Milano. Nella sua posa pare che continui l' uffizio suo che esercitò in terra per la gloria del Signore. Presso il gran pastore si vede una disciplina; con quella S. Ambrogio comparve dopo morte ad un suo famigliare, quasi volesse indicare che dal cielo continuava a combattere gli Ariani, ed a scacciare gli empi ed i profanatori dal tempio : ai nemici di Dio non diede mai tregua. - Sta bene la sua figura in faccia a Maria Santissima, perchè sono celebri le prediche che ci faceva sulle glorie della gran Madre di Dio, e le auree pagine che ha dettate sul medesimo argomento si leggono con piacere.

Colui che sta al di sopra del pulpito e sembra proprio tutto «contento ne' pensier contemplativi» è S. Agostino, Vescovo d'Ippona, che ha meritato d' esser chiamato il Dottor Massimo della Chiesa Cattolica. Pare che svolga ancora le pagine sante, ove trovò quella mano che governa e regola tutte le vicende umane, e tutto fa servire alla sua gloria ; e nel suo volto sereno e tranquillo significa come il suo spirito affaticato si riposi nella divina Provvidenza. La sua mente vede che « tutta è dipinta nel cospetto eterno » la storia del mondo , e pare che dica : Riposatevi in Dio! L'atteggiamento è tutto di uomo raccolto, pensoso, riconoscente alla sapienza ed alla bontà del Signore.

L' altro a lui di rimpetto è S. Giovanni Grisostomo, o come diremo noi, il predicatore dalla bocca d'oro.

Tutti e quattro questi Dottori, che tanto hanno scritto e faticato per la Chiesa, stanno egregiamente a decorare i peducci di questa cupola, destinata alle glorie di Maria Aiuto de' Cristiani, ed il pittore, Sig. Rollini, se volle comparir nuovo nella scelta de' suoi personaggi , e, nelle varie loro pose, ci pare che sia riuscito anche a dare a ciascuno il carattere che ebbesi tra i vivi.

Grazie di Maria Ausiliatrice

L'INNo più bello che potremmo cantare alla Vergine Ausiliatrice, nella circostanza dell' inaugurazione dei ristauri del suo tempio in Torino, sarebbe pubblicare le enfatiche espressioni di gioia e di riconoscenza , colle quali divoti innnunerevoli ringraziano questa Celeste Benefattrice per grazie ricevute. Ma per attenercì al programma prescrittoci, ci dobbiamo limitare a poca cosa, e di molti scriventi ed offerenti pubblicare i soli nomi, consegnando le loro relazioni agli archivi in attesa di straordinarie pubblicazioni. Uniamoci nondimeno tutti quanti a dar lode a Dio ed alla Beata Vergine, per tanti favori celesti elargiti a questi nostri Cooperatori ed amici, ed invochiamo altrettante grazie ad altri che di gran cuore le sperano coll'aiuto delle nostre orazioni.

Guarigione istantanea. - Eccomi a dar relazione d'una grazia segnalatissima ottenuta per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice. Da vari anni io era travagliato da un gravissimo male, unico anzichè raro, e, al dire dei medici, incurabile. Andò crescendo di anno in anno, ma sul finire dell'anno scorso 1890 e sul cominciare di questo che corre, prese misure piuttosto serie. I medici non sapevano che fare e tentarono vari rimedi, ma tutto riusciva vano. Per felice ventura mi fu suggerito di ricorrere con voto a Maria, ed in buon punto mi ricordai di quante e quali grazie fosse dispensatrice la Vergine, onorata a Torino sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani. Scrissi costà per una novena, che ebbe principio il 28 aprile. Meraviglia ! Fin dal primo giorno scomparve ogni traccia di male, nè ebbi più a lamentare dolore di sorta; sicchè, mentre l'anno scorso ben due volte dovetti interrompere gli studi, in quest'anno senza ostacolo alcuno ne vidi già felicemente il termine. Adempio pertanto ben di cuore la promessa di spedire un'offerta, e memore di tanta grazia caldeggerò sempre la divozione a Maria Ausiliatrice. La perfetta guarigione ottenuta mi sarà un risveglio a ricorrere sempre a sì potente Regina.

Caldogno (Vicenza), 22 giugno 1891.

Sac. R. A.

Cooperatore salesiano.

Protezione di Maria. -Offro L. 50 a Maria SS. Ausiliatrice, parte come decima di credito in pericolo felicemente riscosso, parte per un altro interesse riuscitomi bene per visibile protezione di Maria, a cui l'avevo raccomandato promettendo offerta, il resto a fine di ottenere da Dio aiuto in altri affari.

BRISCIOLI CRISTOFORO.

Riconoscenza. - Riconoscente a Maria SS. Ausilìatrice, per aver ottenuto una grazia colla sua valida intercessione, offro una tenue somma per i ristauri del suo tempio.

Zara (Dalmazia), 20 settembre 1891.

Dott. NATALI, HREKICH

Cav. del Pontificio Ordine Piano.

Grazie a Maria ! - Il sottoscritto, commOSSO e pieno di gratitudine, si sente in dovere di rendere pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice per un singolarissimo favore concessogli.

Schio, 13 settembre 1891.

BERNARDINO CHINOTTO.

Una novena. - Il giorno 5 del mese di maggio avevo scritto al sig. D. Rua, che avesse fatto una novena a Maria Ausiliatrice per un mio bimbo gravemente infermo, il quale da quattro medici mi era stato giudicato senza speranza di guarigione. Riposi allora tutta la fiducia in Maria Ausiliatrice. D. Rua mi rispondeva che il giorno 9 del detto mese avrebbe, insieme co' suoi giovanetti, dato principio alla novena. La mattina di quel giorno il bimbo, che il medico credeva trovar morto, godeva invece di un sensibile miglioramento, che crebbe gradatamente e felicemente nei seguenti giorni. In segno di gratitudine alla Gran Madre di Dio mando un'offerta per i ristauri del santuario, acciò si compiaccia la nostra, Madre di benedirmi insieme colla mia famiglia e coi miei interessi, e ringrazio di cuore il sig. D. Rua e i suoi giovani delle preghiere fatte pel mio figlio.

Pistoia, 21 giugno 1891.

VINCENZO SCOTTI.

Il consiglio di un buon amico. - Un buon padre di famiglia, certo Giovanni Tardivo, aveva da qualche anno contratto tale infermità, per la quale era divenuto inabile al lavoro e pativa gravi incomodi. Ebbe visita da esperti dottori , ma non ne ricavò sollievo, anzi il male cresceva ogni dì. La cosa andò così per circa tre anni. Stette pure qualche tempo in un pubblico ospedale, ma non ne ebbe miglior effetto. Buon per lui che, in tale stato, a grave stento, potè recarsi da un suo amico, devoto di Maria Ausiliatrice. Costei lo esortò a riporre nella Madre di Dio e Madre nostra tutta la sua confidenza, indi lo regalò di una medaglia di Maria Ausiliatrice, con ordine di mettersela al collo e tenersela sempre. Così fece l' infermo, ed oh bontà di Dio e di Maria ! In breve migliorò tanto , che ora si sente pressochè interamente guarito , mangia con gusto, riposa, cammina speditamente, senza bisogno di sostegno , lavora e gode di nuove forze. Viva Maria Ausiliatrice !

Pieve Scalenghe, 16 agosto 1891.

Sac. CLARY CHIAFFREDO Cappellano.

Conversione e guarigione. - Una delle nostre Figlie di Maria era venuta piangendo a raccomandarsi alle nostre orazioni per la conversione del padre morente. Raccomandammo a Maria un'opera così difficile, e dissi a quella buona figliuola che colla preghiera si sarebbe tutto ottenuto. Fidente in Maria, quella desolata figlia passa la notte in orazione, e poi ritorna dal padre, sebbene la malattia del morente fosse contagiosa, e lo esorta nuovamente a far ritorno a Dio ed a ricevere i SS. Sacramenti. Qual mutamento in quel cuore ! Non solamente domandò del prete, ma con la massima facilità si dispose a fare una morte da sincero cristiano. Aggiustò tutte le sue partite con Dio, con maraviglia di tutti sistemò altrii interessi di famiglia in modo edificantissimo ed invocando Maria attendeva l'ultima sua ora. Ma la potente Vergine SS. Ausiliatrice benignamente ascoltò il desiderio della figlia, e l'infermo riebbe la primiera salute e ne serba riconoscenza vivissima come di segnalato favore celeste.

Paysandù (Uruguay), 28 agosto 1891.

Suor TERESA RINALDI.

Ineffabile bontà di Maria ! - Sabato, 8 agosto, mia nipote Giuseppina Baglione, in seguito ad emoraggia di sangue, venne colta da tremiti nervosi ed era così depressa di forze che, paventando una catastrofe, le feci amministrare il SS. Viatico. Intanto a misura che si avanzava la notte i tremiti nervosi aumentavano di forza e ben presto si cambiarono in convulsioni così spaventose, che non vi era forza che valesse a tenerla ferma in letto. Al mattino del 9 io stesso le amministrai l'Olio Santo, ed avevo finito appena che sopraggiunse il medico dottor Gilardi, persona quanto altra mai valentissima nell'arte sua. Tentò nuovi rimedi, qualificando la malattia per anemia cerebrale. Come avviene in queste dolorosissime circostanze, dalla visita del medico ci aspettavamo i più sicuri indizi che accennassero ad un miglioramento; non fu quindi che più doloroso lo schianto nel vedere che le convulsioni, lungi dal diminuire o d'intensità o di durata, andavano aumentando con un crescendo spaventoso.

Difatti, dove gli assalti durante la notte si succedevano ad intervalli di quattro ore, nella mattina del 9 ascesero a due ed a tre all'ora. Alle 5 pom. venne colta. La morte, da due assalti in meno di mezz'ora non poteva tardare. Il padre ed altro parente dell'inferma, non potendo tollerare la vista di tali patimenti, erano discesi in una stanza del pian terreno , paventando di sentire ad ogni istante un grido di dolore che annunciasse il trapasso dell'inferma; quando la loro memoria corse come per istinto alle tante grazie che la Vergine Ausiliatrice si degna compartire a sollievo degli afflitti e che essi avevano lette nelle Letture Cattoliche. Senza che l'uno sapesse dell'altro, contano quel po' di danaro che si hanno sotto mano, fanno voto di inviarlo al Santuario di Maria Ausiliatrice, se l'inferma fosse guarita. Oh bontà somma della Vergine ! In quel punto stesso l'inferma, passando dallo stato catalettico, che susseguiva tutti glì assalti convulsivi, ad un ristorante sopore, riposò senza interruzione sino al mattino seguente, ed entrava in un pronto ristabilimento delle forze perdute. O Vergine tutta santa, se a sollievo di nostre miserie tanto operate nell'ordine naturale, chi potrebbe anche solo immaginare tutto ciò che fate in ordine più eccelso a salute delle travagliate nostre anime?

S. Maria di Roano, 19 settembre 1891. ANDREA BELLUATI

Prevosto.

Roccaforzate (Prov. di Lecce). - Con viva riconoscenza a Maria Ausiliatrice per grazia ricevuta mando offerta.

1 ottobre 1891.

DANIELE CARATA, Arcipr.

Corteno di Brescia. - Per segnalata grazia ottenuta invocando Maria Ausiliatrice rendo pubbliche grazie.

Sac. G. B. MONDINI, Parroco.

Pozzolo (Marmirolo). - Rendo grazie a Maria Ausiliatrice per lo splendido trionfo riportato in questi giorni in una lite. Unisco offerta pel Santuario.

13 agosto 1891.

PIVA D. SERAFINO, Parroco.

Ponte-Chianale. - Spedisco umile offerta a favore della chiesa di Maria Ausiliatrice per segnalatissima grazia ricevuta.

19 ottobre 1891.

RICHARD D. Luca, Parroco.

Roncaglio (Casale). - Appena finito un triduo alla SS. Vergine Ausiliatrice, ottenni come per miracolo una desideratissima grazia. Celebrai Messa in ringraziamento ed ora spedisco offerta.

2 novembre 1891.

Sac. Gius. Scoppetto.

Ringraziano pure Maria Ausiliatrice per segnalati favori ottenuti mediante la sua intercessione i seguenti

J. Desbles, Parigi - Valerie Barthelmi, Sand (Francia) - Suor Mary Gertrude, Londra - M. Trévédy, 8t.-Nazaire (Loire Inférieure) - D. Sebastiano Ferranti, arciprete - D. Giovanni Del Marco, parroco, Chiesa - Arciprete fr. A. Maderni, Domodossola - D. Angelo Tacchella - Ch. Soldíni Francesco, Bisuschio - Borri Bernardino,- Marene - Donati G. Carlo, Torino - Culesso Rosalia, Vigone - Colla Giovanni, S. Stefano Pelbo - Annunziata Savini, Villdfranca - Olivero Margherita, Mondovì - Vanini Giacinto, Fubine - Braccelli Vincenzo, Caspoggio - Morauo Ermelinda, Casale Monferrato - Laureti Luigi, Acquaspovita - D. Travaglio Filippo, Castagnito -Tiraboschi Caterina, Bergamo - Rognoni Felicita, Mmle - Corti Adele, Maglio - Capodicasa Margherita, Ragusa Inferiore - D. Emanuele Cappello, Ragusa - Stellio Celestina, Serravalle - D. Giovanni Dalmonte, Cartel Tanco (Emilia) - Combino Ferdinando, Mombercelli - Giuganino Chiara, Villastellone - Alessandro Milano, Bistagno - Giacomo Bedotto, Monco - Borgna Lorenzo, Paolparato - Garza Maria, Cavour - Re Redigouda, Alessandria - Suora Ardissone, Torino - D. Alci Battista, Cagliari - Dal Verme Maria, Como - Lovato Alessandro, Lonigo - Dazzoni Maria , Faido - Tabarelli Antonio, Brescia - Giulietta Leoncini, Tortona - Sorelle Sasso, Porto Maurizio - Paolo Laureri, Foglizzo - Tezza Angelo, Negrar - Gaspari Antonio, Recoaro (Albissola Marina) - D. Secondo Abli, Astengo Sizara - Giordano Pietro, Genova - Melzi Maria. Milano - Colriaghi Teresa, Liscate - Garetto Lucio, Cerro Tanaro - Rosa Scarsciotti, Sarnano - Gioachino Bonardi, Cuneo - Gribaudo Giuseppe, Cuneo - Marchisio Matteo - Crivelli Teresa - Giordano Pietro, Santa Giulia (Genova) - Castagnole Teresa, San Pier d'Arena - Barale Rosa nata Borello, Piobesi - Grella Giacinta - Catro Aurelia, Torino - Pagliero Enrichetta, Robello d'Asti - Cesetti Giuseppina, Lanzo - Barbero Margherita, Racconigi -- Lazzero Guglielmo, Torino - avelli Francesca, Morsasco - Gatti Carolina - Musso Marianna, Cera - Gastaldi Giovanni, Bergamasco Belbo -Rosso Filippo - Dompè Costamagna Caterina - Cortevesio Serafina, Lamorra Pesio - Collino Giuseppe, Gazzegliene - Astigiano Michele.

STRENNA PEL GIUBILEO DELLE OPERE DI D. BOSCO OSSIA

le Letture Cattoliche di Torino

Uno fra i mezzi più idonei a formare cuori intemerati ed onesti, oltre la scuola ben diretta, è certamente la buona lettura, che è tanta parte di essa, anzi la compie; un libro morale è un. amico fedele, un zelante consigliere, un prezioso tesoro per la pace della coscienza.

Le LETTURE CATTOLICHE fondate dall'indimenticabile nostro D. Bosco, da lui tanto caldamente raccomandate e con paziente fatica sostenute per tanti anni, hanno per iscopo principale di mantenere nel popolo l'integrità della fede, la santità dei costumi. Nel lungo periodo di quarant' anni non vennero mai meno a questo fine supremo, e riscossero ognora lodi innumerevoli dalla stampa e da molti autorevoli personaggi.

Quanto bene si potrebbe fare se esse circolassero in ogni Comune del Regno! Per la chiarezza dell'esposizione e dello stile, per la scelta degli argomenti sono adattato così all'intelligenza, come ai bisogni del popolo, e la modicità del prezzo le rende accessibili a chiunque.

Facciamo quindi caldo appello alla cortesia e bontà degli ottimi e virtuosi nostri Cooperatori e dei benevoli Associati , affinchè vogliano adoprarsi, per quanto sarà loro possibile, alla diffusione di dette Letture, procurandoci nuovi abbonati. Oh! quanto sa remmo felici se questi che già superano i quattordici mila potessero raddoppiarsi ! Sarebbe questa certamente una fra le Strenne più care e gradite, che si potrebbe regalare alla venerata memoria di D. Bosco, nella fausta e felice circostanza del primo glorioso Giubileo dell'istituzione delle Opere sue.

Si degnino tutti aiutarci efficacemente perchè possa diventare realtà il nostro vivo desiderio; così ognuno si renderà benemerito non solo dell' educazione Religiosa e Morale, ma compirà pure un atto di fiorita carità venendo in soccorso alle migliaia di orfanelli che lavorano negli Stabilimenti Salesiani, e che vivono col pane dell' onestà, procurato dalla beneficenza dei nostri buoni -e zelanti Cooperatori.

(Vedi Programma d' Associazione in seconda pagina della copertina del presente numero).

Sac. G. BONETTI

CINQUE LUSTRI DI STORIA

DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES

fondato dal Sac. GIO. BOSCO

Un bel vol. in-16° di pag. XVI-744, L. 3.

Ecco quel che scrive il Sac. Prof. Giovanni Francesia nel presentare ai lettori questo bel libro di D. Bonetti già da noi annunziato nel precedente numero

Era comune il desiderio, in questi ultimi tempi, di veder raccolte in un volume le memorie dei primi anni dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, che si erano venute pubblicando nel Bollettino Salesiano. Ma quelle notizie, come foglie sparse, nessuno meglio poteva raccogliere ed ordinare, nessuno con miglior senno accrescere o rammendare, fuori di colui medesimo che pel primo aveva messo mano a quel lavoro, cioè di DON GIOVANNI BONETTI. Di fatto egli, dopo la prima pubblicazione, che, sebbene scritta alla buona e senza alcuna pretensione, aveva destata sì viva ammirazione e brama di vederla condotta al termine, si era messo da tempo a ritoccare le sue pagine, ed a portare quelle migliorìe, che più credette a proposito, non perdonandola a fatiche ed a noie, sia col consultare quelli che erano stati gran parte nel principio dell'Oratorio e tuttavia vivevano e gli potevano tornar utili, sia coll'appurare certi fatti, come la miglior critica consigliava ed esigeva, perchè ogni nebbia del più lontano dubbio di infedeltà fosse allontanata dal suo racconto. Così egli mentre si studiava di appagare il desiderio di molti antichi e nuovi ammiratori delle opere di D. Bosco, ed esponeva senza mistero gli umili principii dell'Oratorio, sarebbe riuscito a dare a tutti un motivo di ammirare sempre più la mano della divina Provvidenza, che aveva tanto benedetta e favorita l'Opera degli Oratorii Salesiani. E D. Bonetti, che aveva sentito tanti a lodare il suo lavoro, di mano in mano che usciva dal Bollettino, ora, dopo i molti miglioramentii introdotti, avrebbe potuto dire che lasciava in queste pagine un monumento della sua pietà ed un testimonio della sua riconoscenza verso Don Bosco. Una circostanza notabile dava maggior lena al buon servo di Dio. In quest'anno di grazia, 1891, così solenne per tutta la famiglia Salesiana, perchè cinquantesimo anno della prima Messa del virtuoso sacerdote suo maestro e dell'instituzione degli Oratorii, egli sperava di poter deporre sul sepolcro del venerato suo benefattore D. Bosco questo bel frutto del suo ingegno. E, come se ne rallegrava nel suo pensiero !

Sebbene fosse curante solo di Dio e della sua gloria, mi pareva lieto quando gli si diceva che era, per modo di dire, il primo storico dell'Oratorio, e che così sarebbe un giorno stato nella riconoscenza di tanti e di tanti. Più d'una volta lo vidi sorridere e ringraziarmi, quando gli diceva quale sarebbe stata la sua inscrizione sepolcrale. « E quale ? » mi disse con placido volto e tutto piacevole. « Se tu mi volessi precedere al bel paradiso, e mi toccasse il doloroso incarico di farti la inscrizione, essa è già bella e fatta; ed è tale che tu stesso l'avrai da approvare. » « E questa sarebbe? » « Tu sarai, gli dissi, per l'Oratorio, quello che fu per la Grecia Omero, cioè Primo pittor delle memorie antiche!... » Ma umile, pio, mi soggiunse : « Per ora pensiamo a lavorare ; e se morrò prima di te, metterai sulla mia tomba che amai l'Oratorio, e che lo scrivere del suo Fondatore fu per me una fatica lieve insieme e cara. » E di mano in mano perciò che l'opera progrediva, egli si sentiva crescere nell'animo una ineffabile gioia e quasi ansietà di veder tosto finito il suo lavoro. E si vedeva, sebbene ancora sano e ben disposto, mentre attendeva con lena ad infinite altre occupazioni, avere l'occhio a quest'ultima fatica, sollecitare i suoi amici ad aiutarlo, perchè gli premeva di compierla presto. Quindi quelle sue parole ed esortazioni : « Su, su, aiutatemi a condur bene alla riva la mia barchetta. » « Mi pare che il gran giorno s'appressi anche per me, e bisogna che io faccia in fretta. » Ed a quanti poi si stupivano di vederlo così inquieto, egli diceva senza alcun mistero: Non ho più molto tempo. Tempus resolutionis meae instat: son vicino all'ultimo passo ! »

Quindi è che aveva messo nei nostri giovani compositori come le ali alle mani, per compiacere l'operoso loro superiore, che raccontava i mirabili casi di quell'Oratorio, che fu per tanti ed è adesso per loro casa, rifugio, scuola, tempio e porta sicura della salute. E dì per dì gli portavano un bel mazzo di stampe da correggere e ripassare. L'opera era assidua, amorosa da ambe le parti, e ciascuno, sapendo di compiere come una santa missione, « Sferza, sprona, divora la via. »

Come il colono che vede crescere tra le sue mani la messe dei campi coltivati con affetto, ei vedeva con gioia aumentarsi le pagine... E gli sorrideva lontano lontano un bel pensiero ! Una idea cara, consolante, quasi celeste, gli si dipingeva davanti come un bell'orizzonte dorato, ed era quella di potere nel giorno a noi memorabile del 15 agosto 1891 deporre sulla tomba di D. Bosco l'intiero racconto del primo periodo dell'Oratorio.

Dio invece dispose altrimenti. - Si legge nella vita del ven. Beda, che carico d'anni e più di meriti, ed incapace di scrivere da sè, dettava al suo segretario gli alti pensieri di Dio che commovevano quello spirito eletto e vigoroso. All'improvviso gli dice il segretario : « Padre, non ho più carta ! » Con volto raggiante di luce celestiale gli rispose il gran servo del Signore « Ed io anche non ho più nulla a dettare ! Chinò in così dire la testa sulla palma della mano, e si riposava per sempre nella contemplazione del suo Dio.

La morte sorprese il caro nostro amico D. Bonetti, dopo aver finito il suo lavoro, che si leggerà sempre con piacere, e che sarà per lui, senza esagerazione, ciò che diceva per sé, il poeta latino, monumentum aere perennius.

E non solo chi ebbe la fortuna invidiabile di vivere tanti anni con lui, come a scuola di virtù e di santi esempi, ma quanti leggeranno quest'opera degli Oratorii non potranno a meno di imparare a conoscere e ad amare il bel nome di D. Giovanni Bonetti, che seppe ritrarre con amabile candore, con semplicità, e brio i primi giorni di lavoro e di ansietà del nuovo apostolo della gioventù. Egli ce lo mostra desideroso di compiere ciò che Dio gli metteva nel cuore, ce lo descrive tra le lotte varie ed incessanti, e senza affettazione ci dà quasi D. Bosco vivo e vero, quale fu in mezzo alle grandi battaglie, con cui Dio voleva provare l'opera che gli aveva affidata.

Gli rimaneva ancora un desiderio, ed era di presentare, il meglio che fosse possibile, quale a noi apparve D. Bosco, cioè mite, amorevole, pazientissimo, anche quando ebbe a trovarsi come Daniele tra i leoni, che se l'avrebbero voluto togliere d'innanzi. Ed avendogli qualcuno cortesemente fatto osservare che in alcuni punti Don Bosco non pareva loro tutto desso, egli vi si pose d'attorno con amore per dar al suo personaggio principale quella tinta propria e naturale di mansuetudine, che si ebbe in modo ammirando, con tanti altri doni, D. Bosco. Ed il ritratto, che di mano in mano ne veniva fuori, lo faceva tutto consolato, e pareva sorridesse, quando poteva dire a se stesso: « Ecco D. Bosco ! Così veramente ha detto ! Così ebbe a conversare !

E questo lavoro sì delicato ed amorevole, degnissimo della mente e del cuore di D. Bonetti, si venne perfezionando sotto alla sua penna, da renderlo dì per dì sempre più rassomigliante al suo esemplare.

Il libro trovasi vendibile presso la Libreria Salesiana di Torino e presso le altre Librerie Salesiane filiali, al tenue prezzo di L. 3. Il ricavo è destinato all'estinzione delle ingenti spese incontrate per i ristauri e le decorazioni del MONUMENTO A D. Bosco, il tempio di Maria Ausiliatrice in Torino.

A quelli che acquisteranno più copie dell'opera saranno dati i seguenti doni:

Per copie 2, riceveranno soprapiù 1 copia del libro del Card. Alimonda: Giovanni Bosco e il suo secolo. -Per copie 4, riceveranno 1 copia del libro del Card. Alimonda: Giovanni Bosco e il suo secolo ; 1 copia del libro del Giordani : Carità nell'educare; 1 copia del libro del Giordani: La Gioventù e D. Bosco. - Per copie 6, riceveranno una copia del libro del Canisio: Catechismo (due volumi da L. 6). - Per copie 10, riceveranno 1 copia del libro del Biamonti: Storia Biblica (4 vol. da L. 10).

IL BOLLETTINO SALESIANO nel suo quindicesimo anno di vita

IL BOLLETTINO SALESIANO Compie con questo numero il quindicesimo anno di vita. Fondato dal compianto D. Bosco per far conoscere ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane quanto si va compiendo dalla Pia Società dà lui istituita mediante la loro cooperazione e rianimarne la carità, si mantenne fermo a questo programma e lo eseguì con costante impegno.

Nell'approssimarsi di un nuovo anno ci sentiamo in dovere di ringraziare in modo speciale i benemeriti Direttori, Decurioni, Cooperatori e Cooperatrici che, seguendo l'impulso del loro zelo, si fecero particolari benefattori del nostro Bollettino. Per opera loro in molti seminari, collegi, educatorii ed altri istituti se ne fa pubblica lettura a mensa, in altri se ne raccomanda la lettura agli alunni ed alle alunne; se ne introdusse e raccomandò la lettura in diverse associazioni cattoliche ed in diverse parrocchie si fa passare di famiglia in famiglia e così se ne moltiplicano senza fine i lettori e le lettrici.

Infinite grazie rendiamo anche a tanti amici nostri, i quali, quando facciamo appello pel concorso a qualche pia opera, tosto se ne prendono cura tenerissima come di cosa propria. Oh queste pie persone siano mille volte ricompensate dal Gran Padre dei poveri, Gesù Benedetto, e dalla Vergine Ausiliatrice !

Tutti quanti poi e lettori e lettrici ci continuino la loro benevolenza e ci aiutino a fare il maggior bene possibile.

I CONGRESSI CATTOLICI e l'opera di DON BOSCO

Al Congresso di Vicenza.

Ci sentiamo in dovere di pubblicamente ringraziare il Congresso Cattolico Italiano, testè tenutosi in Vicenza, per l'omaggio che degnossi rendere in alcune sezioni ed anche in pubblica adunanza, alla cara memoria del nostro compianto D. Bosco ed all'opera dai suoi figli continuata.

Noi mandammo colà un nostro rappresentante, che ebbe le più liete accoglienze dall'illustre Presidente Comm. Paganuzzi, dagli altri principali membri del Comitato Generale e dagli egregi direttori di quelle sezioni. Noi ne li ringraziamo tutti con piena effusione di cuore riconoscentissimo.

Ci commosse poi altamente il sapere che l' assemblea degnavasi onorare di spontanei e calorosi applausi il nome del nostro Rettor Maggiore D. Michele Rua, quando lo si lesse tra i nomi di quelli che, per lettera o per telegramma o con rappresentanza, avevano comunicato la loro adesione al Congresso.

Infine ringraziamo cordialmente il Congresso pel favore promesso alla nostra libreria e per la menzione onorifica che della medesima degnossi fare nella seguente deliberazione

SEZIONE III - Educazione ed Istruzione Paragrafo 6°.

Il IX Congresso Cattolico Italiano raccomanda alla terza Sezione del Comitato Generale permanente dell'Opera dei Congressi e dei Comitati cattolici in Italia la cura di sostenere e far sempre meglio conoscere ed apprezzare l'opera di quelle librerie, le quali, con scelti libri di propria od altrui edizione, provvedono sapientemente e cristianamente al bisogno tanto sentito per le scuole di. buoni testi e di purgate edizioni di classici prescritti per le medesìme dai programmi governativi , come ad esempio, con zelo commendevole va facendo da molti anni la Libreria Salesiana di Torino. (Vedi Unità Cattolica, - N. 218).

Di tutto sia gloria a Dio, alla cui infinita bontà noi presenteremo i voti nostri per l'Opera dei Congressi e dei Comitati cattolici e per tutti gli altri nostri benefattori ed amici che ci vengono in aiuto nel sostenere ed ampliare sempre più le opere dal nostro compianto D. Bosco lasciateci.

I FIGLI DI D. BOSCO A LORETO e le Feste Centenarie a S. Luigi Gonzaga IN QUELL'INSIGNE BASILICA

Il 2 ottobre u. s. giungevano a Loreto, da. gran tempo aspettati , alcuni Salesiani per incominciarvi un piccolo Ospizio, con annesso Oratorio festivo.

È questa un'altra grande consolazione che Iddio concesse ai figli di Don Bosco in quest'anno cinquantenario delle Opere Salesiane. In giugno ci era dato di poter andare a Betlemme, presso la culla di Gesù Bambino, ad occuparci della gioventù povera ed abbandonata; alcuni mesi dopo, Loreto, la fortunata città che meritossi di possedere la Santa Casa di Nazareth , l'abitazione per molti anni del Divin Salvatore, apre pure le sue porte ai figli di Don Bosco, per loro affidare la sua gioventù più derelitta.

Le accoglienze e le visite fatte a quei nostri fratelli, li consolarono tanto, che parve loro di trovare in quella popolazione tanti antichi amici ed in quegli ottimi ecclesiastici altrettanti fratelli che si prendono a cuore le cose nostre come fossero loro proprie.

L'inaugurazione pubblica del nuovo Istituto Salesiano venne fatta l'11 ottobre e combinò colle feste centenarie ad onor di S. Luigi Gonzaga, che si celebrarono in quell'insigne Basilica, di cui pubblichiamo la seguente relazione trasmessaci.

« Fino dall'anno scorso si pubblicò per un manifesto un invito alla gioventù cattolica, e specialmente agli alunni dei Seminarii Marchegiani, stimolandoli a venire in pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto, a fine di onorare la memoria della dimora fatta nella detta città dal giovane principe di Castiglione, e della comunione che per due giorni consecutivi egli fece con edificazione universale nella santa cappella Loretana.

» All'invito ha corrisposto l'effetto, il quale senza dubbio sarebbe stato più compiuto, se un gravissimo ostacolo non si fosse inframmesso pel malaugurato incidente avvenuto proprio in quei giorni ai pellegrini francesi.

» Con tutto questo per altro il concorso della gente, massime nell'ultimo giorno del triduo e nella domenica, fu straordinario, come straordinaria e al tutto edificante fu là divozione ed il raccoglimento del popolo nelle varie funzioni sacre celebrate e prima notificate con apposito programma in istampa.

» Il giovedì sera innanzi alla festa ebbe principio il triduo con la predicazione del P. Ottavìo Turchi, il quale , tanto nei di scorsi morali che in ogni sera trattò, quanto nel panegirico, mise in così bella mostra le angeliche prerogative del Gonzaga, da innamorare le menti dei giovani e accenderne i cuori alla imitazione in ispecie di quelle virtù che lo resero, come provò nella orazione panegirica, una vera maraviglia al cielo e alla terra.

» Nella mattina poi della festa fu così grande l'affluenza di ogni maniera di gente ai confessionali e alla sacra mensa, che non areno di tre mila furono i devoti che parteciparono alla SS. Eucarestia.

» Devotissima e consolantissima riuscì la comunione distribuita agli alunni dei varii Seminarii qui convenuti da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Podaliri, vescovo ausiliare di Monsignor Tommaso Gallucci, verso le ore 9 antim., nell'altare della SS. Anunziata. A tutti questi, schierati in tre file lungo la navata di mezzo, dopo di avere processionalmente condotta la statua di San Luigi nell'altare presso il Battesimo, tanto prima quanto dopo la comunione, rivolse poche ma calde e vibrate parole il professore D. Bernardino Quatrini, canonico onorario della Basilica, esortandoli soprattutto come futuri ministri e campioni della fede di Cristo ad imitare Luigi dapprima nell'angelica virtù della purità, senza di cui non vi ha scienza che approdi, e di poi nel difendere e propagare con coraggio e senza umani rispetti le verità della religione cattolica. Durante il discorso e la comunione fu uno spettacolo edificante e commoventissimo il vedere Monsignor Arcivescovo di Fermo, dentro al recinto dei giovani, starsene genuflesso sulla nuda terra per tutto il tempo lunghissimo che durò la comunione.

» Alle 10 1/2 cominciò la messa solenne pontificata dall'Eccell.m° Mons. Amilcare Malagola, arcivescovo di Fermo, alla quale assistettero in piviale il Vescovo di Macerata, Mons. Roberto Papiri, Mons. Podaliri, e oltre al capitolo Loretano e ai canonici onorarii, parecchi rettori e canonici di altre diocesi.

» La musica dei cantori della cappella Loretana, diretta dal maestro Roberto cav. Amadei , fu di soddisfazione universale , piuttosto breve, dignitosa, degna del tempio santo di Dio, ispirata a devota pietà e al tempo istesso espressiva assai e piena di vita. Il Qui tollis cantato dal contralto Tega e dal tenore Brasi; il Laudamus dall'altro tenore Breccia, e specialmente l'Offertorio in cui alla domanda dei tenori e bassi: Quis ascendet in montem Domini, rispondeva un coro di fanciulli : Innocens manibus et mundo corde, furono di un effetto sorprendente.

La sera prima della benedizione col SS. sacramento, impartita dal Vescovo diocesano, fu cantato da un coro di giovani seminaristi l'inno del Santo e il Tantum ergo, musicato a bella posta dal maestro di cappella di Recanati, Quirino Lazzarini.

» Chiuse la bella festa un'Accademia vocale, istrumentale e letteraria, tenuta alle ore 6 pom. nel salone dei concerti, a beneficio del novello Istituto Salesiano aperto in Loreto, diretta dallo stesso maestro Amadei, eseguita dai cantori della cappella, con accompagnamento dal maestro Archimede Staffolini e Quirino Lazzarini quanto alla musica, e da diversi giovani e professori quanto alla poesia.

» Senza parlare di questa, che fu generalmente applaudita, diremo solo che i varii brani di musica furono scelti dal Direttore con molto senno ed eseguiti poi con tanta esattezza ed impegno, da meritare , specialmente Brasi, Breccia e Tega, fragorosi applausi e ripetuti bis. Quegli che non si può passare senza uno speciale elogio si è il professore Raffaele Frontali, maestro nell'Istituto Verdi di Pesaro, il quale nelle varie sinfonie da lui suonate per violino mostrò tale perizia ed abilità nel toccare le corde armoniche di quel difficile istrumento, da eccitare un vero entusiasmo.

» Insomma, la festa centenaria di Loreto in onore di S. Luigi è riuscita mirabilmente da stare a petto a quelle delle più rinomate città. E siccome siamo certi che il Gonzaga l'avrà accolta e gradita nel cielo, così vogliamo sperare che si degnerà di benedire e ricompensare colla sua protezione celeste i promotori della medesima, e in modo specialissimo il giovine parroco della Basilica e novello Arcidiacono D. Giuseppe Ridolfi, al cui zelo instancabile e alla cui operosità non comune si deve l'iniziativa e il compimento di tutto ciò che si è fatto in onore di San Luigi e di quanto si farà ad incremento del nuovo Istituto Salesiano nella città di Loreto. »

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI

L'Ospedale Salesiano di Viedma (PATAGONIA). (seguito):

L'OSPEDALE è una scuola di esperienza ove l'uomo impara a conoscere se medesimo, compatire alle altrui sventure e soccorrere chi soffre. Qui si tocca con mano il detto di Giobbe, che la vita dell'uomo è ripiena di molte miserie. A questo nostro ospe. dale di Viedma non vengono se non quei poveretti che sono messi alla prova da qualche grave infermità; ma se venissero pur coloro che godono nelle delizie e nuotano nelle ricchezze, certamente si sentirebbero commossi nel cuore e stimolati a sovvenire l'altrui miseria, l'altrui indigenza che non è poca. Costoro poi si meriterebbero di udire un giorno dal Divin Salvatore quelle belle parole : Ero ammalato e voi mi visitaste (MATTH. 25-36).

L'anno 1890 incomincia con un fatto commoventissimo. Il primo ad entrare nell'ospedale è un indio, di nome Atanasio Crespo, in sui quarant'anni e cristiano già da tempo. Egli ha sempre servito altrui in qualità di cuciniere. Di cuore più che generoso, ha reso favori a quanti ha conosciuto. Ora che soffre di doppia polmonite, ingratamente è lasciato in abbandono da tutti. Così spesso paga il mondo ! Sensibilissimo, se ne lamenta continuamente e piange di desolazione. Portato all'ospedale, le suore, il medico (Don Garrone), tutti ci affaccendiamo per consolarlo. Ma la malattia già è avanzata e Atanasio è quasi agli estremi. Gli si offrono i Sacramenti, e volentieri li riceve. Poi chiede : - Siamo dunque alla fine?... Sono contento, perchè almeno muoio tra gente amica ! - E tratto fuori l'ultima mesata di servizio, la chiave del baule tuttora in casa del padrone, e i poveri suoi cenci - Prenda, dice, buona Sorella, lascio tutto a lei; può essere che torni utile a qualche poveretto lasciato in abbandono come me lo soccorra a nome del povero Atanasio che se ne muore.

Cuor generoso ! Ben conoscesti cosa vuol dire essere povero ed abbandonato !

Quest'anno l'ospedale non ebbe più un momento di requie : in generale vi furono sempre da sei a dodici infermi. Ogni mese andò segnalato per qualche ammalato speciale.

Nel febbraio, un nuovo Golia, di statura e forme al tutto gigantesche, nell'età di 65 anni, si rifugiò presso di noi e rìcevè con santa emozione la sua prima Comunione. In marzo, una vecchia lunatica, bisbetica ed astuta quanto una strega, ci fece esercitare assai la pazienza, e, nonostante le più sollecite ed amorevoli cure, finì per iscreditarci in paese come mancanti di carità; scemò l'aura popolare, e l'opera nostra speriamo sia divenuta più meritoria innanzi a Dio. In aprile, una nipotina del cacico Giovanni Sayhueque, un vero angioletto in carne, spirata nel bacio del Signore, si ebbe funerali sontuosi, quasi principeschi. In maggio e giugno, due disgraziati, e per interesse e per altre ree passioni molto alieni da Dio e dai Sacramenti, dopo speciali, fervide preghiere nelle Comunità, l'uno per intercessione di Maria Ausiliatrice, l'altro per grazia specialissima del Sacro Cuore, si riconciliarono col Signore. Quest' ultimo poi cogli altri conforti di nostra santa religione se ne volava in seno a Dio. Il suo cadavere ci si portò via quasi per forza da una perversa società, cui egli apparteneva, e fu sepolto senza la benedizione del sacerdote. Non importa: l'anima sua è stata guadagnata al Paradiso; del resto lasciamone la cura a Dio. In agosto, una Guardia del paese, nonostànte tutte le profferte degli amici di aiutarlo ed assisterlo, volle venire all'ospedale; e oltremodo contento di trovarsi coi Missionari, se ne moriva la sera stessa del suo trasporto tra noi. In settembre, un indio, che aveva assassinato un inglese, ammalatosi a morte in carcere, ci venne condotto dalle Autorità giudiziarie, e se ne morì con segni di verace pentimento.

L'anno terminò con una morte improvvisa che lasciò grande impressione in tutti gli altri ammalati, i quali accettarono il savio consiglio della morte : mihi heri et tibi hodie (Eccl. 38-23), e si misero tutti in grazia di Dio. Era un povero condannato a carcere perpetuo ed esiliato in questi paesi per espiare gli enormi suoi delitti, al quale solo Don Milanesio poteva parlare di Dio; dagli altri non soffriva parola. Un giorno vuole con insistenza un po' di the; per accontentarlo la Suora glielo porge, raccomandandogli di tenersi leggero. Con avidità lo prende, ne assorbe alcun poco ; poi lascia cadere la tazza dalle mani e la testa sul guanciale... i suoi occhi si fanno vitrei... il rantolo lo soffoca... Accorre D. Milanesio, gli suggerisce un Gesù mio, misericordia, gli dà l'assoluzione, gli amministra l'Olio Santo sub unica unctione; ma il poveretto è spirato, l'anima sua è entrata nell'eternità. Iddio gli usi misericordia !

Nell'anno di grazia 1891 gli ammalati dell'ospedale andarono sempre aumentando. La carità delle Suore di Maria e lo zelo dei Missionari si ebbero qui un nuovo vasto campo per esercitarsi non solo cogli indii e coi cattolici più o meno osservanti, ma ben anche coi protestanti, i quali confessano che la Religione cattolica, a preferenza della loro, opera veri prodigi. Qualcuno poi, commosso della cristiana carità che si usa verso degli infermi, si decide ad abiurare la sua setta e ad abbracciare la nostra cattolica Fede.

Il 5 di aprile scorso, nella cappella delle Suore di Maria Ausiliatrice, ebbe luogo una cara e solenne funzione. Era il capitano di mare, Bernardo Jepsen, allemanno di nazione e di religione luterano, il quale abiurava gli errori del luteranismo e riceveva il Santo Battesimo coi riti cattolici. Costui era venuto all'ospedale nel mese di febbraio, e sin dalle prime settimane aveva manifestato il desiderio di rendersi cattolico. Monsignor Cagliero gli assegnò un prete che lo istruisse, e sul principio di aprile Bernardo Jepsen era convinto della falsità delle dottrine luterane e chiedeva di essere battezzato. Ai suoi correligionari che ne lo burlavano e cercavano di dissuaderlo, egli rispondeva: - Miei cari, una volta conosciuta la verità, bisogna abbracciarla. Chi vi resiste, pecca contro lo Spirito Santo, e questo peccato difficilmente vien perdonato nè in questo nè nell'altro mondo. Io non sono apostata: apostata è colui che lascia la verità per abbracciare l'errore, non colui che lascia l'errore per abbracciare la verità, come faccio io. - Il 5 aprile pertanto, domenica in Albis, premessa la sua confessione, Bernardo Jepsen riceveva solennemente la stola battesimale ed entrava nella nostra S. Religione, nella quale solo vi ha salute.

Nel mese di marzo abbiamo avuto pure un fatto consolante , una guarigione sorprendente, strepitosa, che tutti qui ascrivono a grazia singolarissima di S. Giuseppe, patrono dell'ospedale.

Il 16 marzo, un uomo di feroce aspetto, penetrato nella casa di un certo Giuseppe Morales di Pringles, uomo morigerato, laborioso, benestante che s'occupa di agricoltura e conta gia i suoi settantacinque aprili, gli salta addosso, e senza nulla dire, gli striscia sotto la gola un affilato coltellaccio. Morales grida disperatamente, si difende con valentia, e riesce a scappare dalle mani del crudele sicario, riportandone però non poche ferite mortali. L'Autorità locale accorsa ordina che sia immediatamente trasportato a Viedma, capitale del territorio. Gli spasimi sofferti sono incredibili; vi giunse tre giorni dopo, e precisamente la festa di S. Giuseppe. Vien chiamato D. Garrone, il quale trova il caso veramente disperato: aveva la trachea tutta squarciata. Per altro, a fin di poterlo aiutare più nell'anima che nel corpo, D. Garrone lo fa portare all'ospedale. Qui me gli avvicino io, e come meglio mi è dato lo esorto a perdonare ai suo assassino e a rassegnarsi ai divini voleri. Ei mette la mano sul cuore, alza gli occhi al cielo, poi m'accenna che di buon grado gli perdona, e si dispone a confessarsi. Finito, D. Garrone, aiutato dai confratelli e dalle suore, pieno di fede in Dio e in S. Giuseppe, incomincia una disperata operazione. Il cuore non regge alla vista di quella larga ferita. Il buon vecchio con ammirabile pazienza ne sopporta la cucitura. Pare sia riuscita bene, ma il giorno dopo ecco una abbondantissima emoraggia apre di nuovo la ferita, appaiono sul suo volto tutti i segni precursori della morte ed io m'accingo ad amministrargli l'Olio Santo. D. Garrone, finito appena di celebrare la S. Messa, corre: colla stessa fede che inspira il paziente, ritorna alla cucitura, che deve ripetere ben altre due volte. Nessuno più spera, perchè la gola pare già vada in cancrena, anzi in putrefazione.

Ma che? La fede opera prodigi. L'ultima cura resiste, si fa efficace e già incomincia a nascere in tutti un fil di speranza. Si prega, si vigila attentamente sull'ammalato. Ei non deve parlare, non fare alcun movimento, non agitarsi. Gli alimenti tutti liquidi deve assorbirli per mezzo di cannuccia. Tutto appuntino. In breve ogni pericolo scompare. Il buon vecchio è tornato da morte a vita, egli è fuor di sè per la gioia. Grazie a Voi, o Beato S. Giuseppe, nostro Patrono !

Termino questa mia già lunga rassegna, sorvolando a molti altri segnalati fatti. L'ospedale, dopo soli due anni di fondazione, ha fatto grandi progressi sia nell'adattamento del rustico abituro, sia nell'acquisto delle suppellettili e dei medicinali, e tutto questo mediante la cooperazione di parecchi generosi signori d'Europa. Il bene che qui si è già operato in questi due anni è incalcolabile. Senza dire della sanità del corpo ridonata a tanti poveri infermi da tutti abbandonati, le guarigioni di spirito sono equiparabili a quelle di una continua missione, colla differenza che quelle che avvengono in tempo di missione sovente non sono durature, mentre quelle che qui si operano altre sono immutabili, eterne, perchè dall'ospedale prendono direttamente la via del Paradiso, altre poi, ed è la maggior parte, sono certamente durevoli, perchè congiunte con un bene materiale, visibile, che ne richiama sempre la memoria. Valga questo semplice pensiero ad animare vieppiù tanti benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, e specialmente vari farmacisti, droghieri e specialisti, ai quali preghiamo dal Cielo eterna ricompensa.

Sac. BERNARDO VACCHINA.

La guerra del Chilì e i Salesiani

Il Chilì, questo pacifico paese d'America che per lungo tempo era stato a tutte le altre Repubbliche ispano-americane modello di ordine, di tranquillità, di pace, quest'anno, come a tutti è noto, fu lacerato da lunga disastrosa guerra civile. Scoppiata nel gennaio u. s., dopo un' interminabile serie d' atroci lotte, di accaniti combattimenti, dopo incalcolabili danni di saccheggi, devastazioni, incendii ed una notevolissima diminuzione di forze perse sui campi di battaglia, veniva terminata sulla fine di agosto, con due fatti speciali avvenuti a Concon e Valparaiso, il 21 ed il 25 di detto mese, colla vittoria dei Congressisti , il partito opposto all' ultimo Governo.

Furono otto lunghi mesi di terrore per i poveri Chileni. Tutti ebbero a soffrire, popolo e nobili, ricchi e poveri, buoni e cattivi, tutti ebbero ad assaggiarne le amare conseguenze. Ed anche i Salesiani stanziati in Concezione e Talca provarono non lievi molestie di questa terribile guerra.

Pericolo di sgombrare la Casa.

E prima tra le altre si è il pericolo che hanno corso quei di Concezione di essere messi in istrada con più centinaia di poveri orfanelli, per lasciare la casa a disposizione dei soldati. Ecco come ne scriveva quel Direttore sul finir della primavera:

R.mo SIG. D. Rua,

Sia lodato e ringraziato Iddio e la Vergine Ausiliatrice, che ci hanno presi sotto la loro specialissima protezione! La guerra civile (che io direi piuttosto incivile) scoppiata in questa Repubblica, ci ha fatto passare dei momenti di agitazione, di gravi ansietà, di serii timori. Fummo sul punto di dover sgombrare la Casa, per convertirla in quartiere militare. Quando ci venne fatta l'intimazione, tempo sei ore, io non era per anco libero da una infermità che mi aveva costretto a tenere il letto per più di una settimana. Debole come era, dapprima mi lasciai abbattere alquanto dalla precisione dell' ordine ; ma poi, ricordandomi di quel motto di S. Teresa che il venerato nostro Padre D. Bosco indirizza a tutti i Direttori delle Case Salesiane Niente ti turbi, mi feci animo. Radunai tosto la Comunità, esposi il pericolo che correvamo ed esortai tutti a recarsi in Cappella a pregare il buon Dio, Maria Ausiliatrice ed il nostro patrono S. Giuseppe, perchè volessero dissuadere le Autorità militari da questo proposito. Così si fece, ed io sorreggendomi con un bastone, a mala pena mi trascinai dove era stanziato il Comando. Fui accolto umanissimamente. Come meglio seppi, dimostrai l' impossibilità d' eseguire l' ordine ricevuto, senza mettere in istrada la maggior parte dei ricoverati, quasi tutti orfani presi in varie circostanze dalle vie stesse. Con mia gran sorpresa e contentezza, trovai quegli Uffiziali in un momento cambiati di parere. Non ci fu più d'uopo di tante preghiere, mi dissero che stessi pur tranquillo co' miei orfanelli, che per parte loro non mi avrebbero più dato il minimo disturbo....

SAC. SPIRITO SCAVINI.

Deferenza delle Pubbliche Autorità pei Collegi di D. Bosco.

Altre lettere ci assicurano che, grazie a Dio, quei nostri fratelli non ebbero più alcuna molestia, ad eccezione di quelle che son necessarie conseguenze di qualunque guerra. Le Casa dei Salesiani di Talca e Concezione furono da tutti considerate quali fortezze di rifugio per le donne, i vecchi ed i bambini nei casi disperati, e come le Chiese godettero del privilegio di immunità. Di più; le leve arruolavano all' esercito tutti i giovani che avessero compiuto il 12° anno ; ma quelli d'età anche superiore che si trovavano nelle Case Salesiano ne andarono esenti : non furono neanche chiamati.

Necessarie conseguenze di una guerra.

Sono queste l' abbassamento dei valori, il caro dei prezzi , la carestia, la fame. A tal riguardo ecco quel che ne scrivevano da Talca:

«... La fame è generale: las chauchas vanno•, scomparendo incettate dal Governo. I biglietti sono senza valore. Finora il pane a noi non è ancora mancato, ma, stante la carezza dei viveri , abbiamo dovuto diminuire e sopprimere alcune cose dalle nostre refezioni; il caffè e latte a colazione per es. si è tolto affatto, perché hanno un prezzo esorbitante... Le vie intanto rigurgitano di giovani abbandonati, bisogna continuamente ritirarne, i locali non ne possono più contenere e il lavoro per i laboratori scarseggìa... Le persone che nelle necessità ci potrebbero aiutare sono o in prigione, o in esilio, o fuggite, o nascoste. L' unico nostro rifugio è la Divina Provvidenza; Essa, che non fa mai bancarotta, speriamo che ci vorrà aiutare e vorrà anche metter termine alla causa di tante miserie,.. ».

Alla fine della guerra.

Colle vittorie dei Congressisti a Concon e Valparaiso, la guerra civile ebbe il suo termine. Il partito del Governo per altro continuò ancora ne' giorni susseguenti a far qua e là un po' di resistenza. Nei tumulti e ne' pericoli delle insurrezioni le donne ed i bambini di Talca trovarono rifugio nei Talleres Salesianos del Salvador. « Oggi la nostra casa, scriveva quel Direttore il 31 agosto, èpiena zeppa di donne e di bambini, che vennero a cercarsi un asilo contro le irruzioni popolari... Mi trovo proprio in serii impicci: sono circa le 11 antim. e non so ancora come faremo ad ammannire il pranzo a tanta gente. Pure anche questa moltitudine soffre l' appetito..., basta, lascio la penna per andar vedere in cucina... »

I laboratorii di Talca fornirono le lettiere pei feriti di Talca e Santiago ; in questa città ne mandarono un centinaio , che dovranno poscia servire per i figli dei morti in guerra, i quali saranno ricoverati nell'Asilo della Patria sotto la direzione dei Salesiani stessi.

Un esempio raro di vitalità.

« A proposito di feriti , scrivevano da Talca, ne abbiamo uno di fronte a noi, nella casa contigua a quella della nostra mamita Sig.ra Carmen - una delle provvide imìtatrici di Mamma Margherita - il quale fa parlare di sè su tutti i giornali , come esempio rarissìmo di vitalità. il maggiore di tre fratelli, che fecero la campagna Nord coll'opposizione. Ha soli venticinque anni e fu comandante di uno squadrone di cavalleria. Ritornò cogli altri due fratelli, ma, mentre questi sono affatto illesi, egli portò un'infinità di brutte decorazioni su tutta la persona. C' è da inorridire ! Ha nientemeno che addosso quarantatre gravi ferite! Cadde in un'inboscata con pochi uomini... si difese da leone... ma poi fu messo al suolo come morto. Per tale lo abbandonarono, ma raccolto visse e vive tuttora. È una rarità che tutti vogliono vedere, abbracciare, baciare; ma la madre, eroica e santa donna, che gli sta sempre ai fianchi, - No ; grida, non me lo tocchino. - Poverino ! egli è una piaga da capo a piedi... conserva ancora una parte del cranio che gli spaccarono con una sciabolata ! »

Ringraziamenti.

Anzi tutto noi Salesiani dobbiamo render vive grazie a Dio ed a Maria Ausiliatrice che hanno davvero protetti quei nostri fratelli ; dobbiamo ringraziarli ancora, poichè hanno altresì fatto buona guardia a tutti gli amici dei Salesiani. È questa la consolante notizia che ci diede il Direttore di Talca, appena finita la guerra. « Sieno rese grazie a Dio! Nel lungo periodo di tutta la guerra, non abbiamo avuto a lamentare alcuna perdita di amici nostri, non uno vi fu sinora che abbia sofferto danni gravi. »

Ci sentiamo inoltre il dovere di attestare pubblicamente la nostra più sentita riconoscenza alle Autorità Chilene che ebbero speciali riguardi pei nostri fratelli, e ben di cuore ci associamo ai sentimenti di gratitudine espressi nel seguente biglietto inviatoci dal Direttore di Concezigne alcuni giorni dopo fattasi la pace.

R.mo SIG. D. RUA,

Mi faccio un dovere di parteciparle come la crudele e sanguinosa guerra del Chili sia terminata, assolutamente terminata. Deponga, amatissimo Padre, ogni affanno per la nostra sorte. Fummo, è vero, più volte in pericolo di dover sloggiare dalle nostre Case, di metter in istrada i nostri poveri orfanelli; ma, grazie a Dio e grazie alle Autorità Italiane che qui abbiamo, ottenemmo sempre dì rimanerci. Ad onor del vero e delle suddette Autorità, l' Italia è ottimamente rappresentata in questa Repubblica Chilena. L'Ecc.mo Sig. Castelli, Ministro Italiano in Santiago, e l' Ecc.mo Sig. Roversi, Console in questa città, da buoni, da veri compatrioti, hanno brigato assai per difendere le proprietà italiane e la causa dei nostri orfanelli, e riuscirono vincitori. Essi si meritano i nostri più sinceri ringraziamenti.

Concezione, 10 settembre 1891.

SAc. SPIRITO ScAvINI.

IL NUOVO ARCIVESCOVO DI TORINO

Stavamo per, mettere in macchina il nostro Bollettino, che annunzia le feste a Maria Immacolata, per il primo Cinquantenario delle Opere di D. Bosco, ed eravamo lieti di poter mettere fra gli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi che avevano aderito al nostro invito anche il nome d Mons. DAVIDE DEI CONTI RICCARDI, Vescovo di Novara. Egli aveva accettata la predicazione delle Quarant'Ore, e la nota valentia dell'Oratore e la pietà e il fervore che così segnalano il gran Ministro di Dio, ci facevano certi di vederlo circondato da numeroso stuolo di divoti uditori. Ma, mentre noi siamo in vera esultanza per tante solennità ed invitiamo a prenderne parte i nostri Cooperatori, riceviamo la Lettera seguente, che non ci sembra essere indiscreti se rendiamo di pubblica ragione

Rev.mo Signore

Novara, 20 Novembre 1891.

L'altro giorno scriveva a V. S. accettando di venire a dettare le SS. Ouarant' Ore in codesto maestoso loro tempio della Madonna Ausiliatrice.

Ora debbo declinare l'onorevole incarico. Il motivo è che nell'epoca indicata dovrò essere a Roma pel Concistoro, in cui sarò preconizzato all'Arcivescovado di Torino.

Ricevetti ieri l'annunzio con biglietto dell' Uditore di S. Santità.

Voglia scusarmi: e si degni tanto più pregare e far pregare pel povero ma devotissimo suo e dei RR. Salesiani tutti

+ DAVIDE Vescovo

Sia dunque benedetta la divina Provvidenza che ha consolata la Chiesa di S. Massimo, sia ringraziato il Santo Pontefice Leone XIII che ha dato un sì illustre successore al Cardinale Alimonda, com'è appunto Mons. Riccardi, che al solo annunzio della sua nomina ha destato in ogni cuore cittadino la consolazione, ha sollevato in tutta la nostra diocesi un plauso di ammirazione, ov'è preceduto e confermato da tanti cari e preziosi ricordi. Oh ben venga il nostro novello e buon Arcivescovo ed accetti i nostri umili e sinceri ossequii come di figli riverenti e divoti.

PASSEGGIATE

PERIODO TERZO CAPO II (1).

Le Corrispondenze di D. Bosco. - Addio ai Becchi - Gita a Castelnuovo - Un caso strano - Si parte per la villa S. Secondo.

Per noi il bagaglio dava poco fastidio, era quasi quello di Diogene, o poco più, un fagottino, e punto; ma per Don Bosco la cosa cambiava. Chè a quei dì egli soleva far tutto da sè, anzi doveva farlo, e così continuò ancora parecchio tempo dopo. Egli avrebbe avuto bisogno di qualche segretario; ma non osava prenderselo, perchè molti non volevano che Don Bosco li privasse de' preziosi suoi caratteri, specialmente nella gran corrispondenza. Il numero delle lettere era fin d'allora stragrande; ed egli se le leggeva tutte, ed a tutte si preparava a fare la risposta. Guai a lui quando era obbligato a farsi aiutare da altri. Egli si vedeva giungere, due o tre giorni dopo, una di quelle lettere, che avrebbero fatto impazientire chiunque altro, che non fosse stato Don Bosco. In essa si lamentavano « di non aver potuto aver l'onore d'una sua parola; ma che già se lo dovevano aspettare, perchè, come sogliono fare i grandi, anche D. Bosco si serviva di segretari ! » Conchiudevano infine che, « se Don Bosco poteva pagarsi il lusso di un segretario, non aveva più bisogno della loro carità; e che perciò...» E Don Bosco doveva piegare il capo e lavorare. Più tardi certamente non si diceva più così, si compativa; ma invece a quei tempi le cose andavano ben altrimenti, e D. Bosco doveva pensare a mille e una cosa quasi contemporaneamente. In ogni paese perciò lo perseguitavano le lettere. Da Torino quasi ogni dì veniva uno espressamente a trovarlo, secondo l'itinerario lasciato , ed ogni dì si accresceva la mole del lavoro. Ma oltre alla enorme corrispondenza, egli doveva pensare alle Letture Cattoliche, tutte ancora sulle sue spalle. E tutto questo egli faceva, mentre aveva sulle braccia circa cento giovanetti per le colline di Castelnuovo, e si preparava a fare una così lunga passeggiata.

Andò adunque nella camera per preparare anch'esso il suo fagotto, ed uno lo seguì per raccogliere quelle poche masserizie che potevamo avere. D. Bosco ci aveva detto che, se il tempo lo permetteva, ai Becchi non saremmo più ritornati, e quindi non dovevamo dimenticare nulla. Se foste penetrati nella camera, che serviva a lui di alloggio, avreste vedute, sparse qua e là pel tavolo, quasi come frantumi di nave dopo la tempesta, una quantità infinita di lettere , di fogli e di stamponi. E, con una pazienza mirabile, egli, il caro nostro D. Bosco, se le raccoglieva in un fascio, e se le portava con sè; cioè qualcuno aveva l'invidiabile onore di portare una valigietta , in cui faceva entrare tutto quel cumulo di roba, che pareva confusione ed era ordinatissima. D. Bosco era dunque anche lui di sopra a fare fagotto, e la nostra speranza divenne certezza.

Il fratello Giuseppe, bellissima imagine del buon padre di famiglia, pareva sconcertato, per la partenza di Don Bosco, in un momento di tregua, e non di vero bel tempo ; e lo volle accompagnare nella cameretta, per potergli solo raccomandare di usarsi un po' di riguardi, e per dargli, almeno così possiamo argomentare, qualche piccola cosa con libertà, a fine di aiutarlo a pagare i debiti, che sapeva avere per il nostro Oratorio. Egli veniva sovente a Torino e sempre con qualche risparmio a benefizio dei figli di D. Bosco, che egli amava come i suoi figli medesimi.

Ma noi eravamo impazienti, volevamo partire di là, ci pareva, che movendoci avremmo dovuto scongiurare ogni pericolo. « Si va, o non si va? » ci andavamo interrogando. «Che si fa qui, forse che torni a piovere? » Si apre intanto l'impannata della cameretta, ed ecco a comparire il volto caro e sorridente di D. Bosco. A quella vista improvvisa si levano fragorosi evviva, che fecero accorrere da tutte parti gli amici dispersi. « Evviva D. Bosco! Evviva! » ripetevamo senza interruzione, come fossimo pazzi dalla gioia ; e non sappiamo quando avremmo finito, se D. Bosco non avesse fatto cenno che voleva parlare. Succede allora un silenzio profondo ed universale, e là, col cappello in mano, cogli occhi rivolti in su, con le orecchie tese , aspetta-

vamo con ansietà quello che egli avrebbe voluto dirci. Eravamo soldati in marcia, ed aspettavamo con rispettoso silenzio gli ordini del nostro generale. « Farà un discorso Una predica ? Ci darà un mondo di avvisi?

Ci stancherà prima di partire? Ci dirà qualche grave segreto? » Questo sarebbe il sospetto di quanti non conoscono l'arte di D. Bosco, di guidarci al bene col farcelo amare, senza quasi che ce ne accorgessimo. Dunque che cosa disse? Due semplici parole, che ancora ci risuonano all'orecchio, malgrado siano già passati tanti anni: « Buon viaggio, ed a rivederci a Castelnuovo ! » Poi prendendo il suo cappello in mano, e salutandoci con atto amichevole, chiuse l'impannata, e si ritirò per discendere. Un vero subisso di grazie echeggiò da tutte le parti, mentre la musica dando fiato agli strumenti si incamminava, e giù pel ridosso della collina.

« Addio, casetta dei Becchi ; addio, cara chiesuola ! Addio, soavi colline, che il buon Dio carica d'uva a consolazione dei suoi abitanti ! Addio, o cortesi abitatori! A rivederci, se ci saremo ancora, l'anno vegnente! Addio anche a te, o fontana solitaria, dove ci raccoglievamo tutte le mattine per rinfrescarci la faccia, e tutti lungo la giornata a ristorarci dalla sete. Addio, umile cameretta, in cui nacque il nostro più grande benefattore ! Come ci rincresceva l'abbandono in cui eri allora lasciata ! »

Oh quanta gente accorreva al nostro passaggio! Molti ci salutavano dalle loro ville; ci auguravano un buon viaggio, alzavano la mano, sventolavano i fazzoletti, e parea che invidiassero la nostra fortuna. Cessa la musica, ma non la fanfara, ma non il tamburo. Questo è il grosso dell'esercito, che attirato dal suono corre, si diverte, schiamazza, viene e va quasi senza riposo, come un'onda di mare.

Ma indietro un poco, e qualche volta a vista d'occhio, arrivava D. Bosco. Ed ecco come. Si dice, che ai tempi di S. Massimo, chi veniva a Torino, e desiderava conoscere dove abitava quel gran vescovo, bastava che osservasse dove si stavano raccolti in molto numero i poverelli, chè colà appunto si trovava quel luminare della fede, della carità e della religione. Dov'era D. Bosco? Dove maggiore era il numero dei giovanetti, e dove si vedeva ordine, compostezza, raccoglimento, ed oserei dire silenzio, mentre si camminava, e tutto d'attorno ci invitava al fracasso ed al disordine, là è D. Bosco, là trovi D. Bosco. Eccolo ! chi gli tiene la mantellina , chi è tenuto per mano, chi si avvicina, e poi dall'onda degli arrivanti è portato via, chi è respinto indietro, chi prende una parola, e la seconda gli è impedita, perchè ha perduto il posto di prima. Ma niuno si lamenta, nessuno si inquieta: spera che verrà il suo turno e che ripiglierà un posto più vicino. Intanto si va, intanto si divora la via, e D. Bosco pare insensibile al disagio di quella posizione, che il suo amore, che la sua benevolenza gli ha creata ; e racconta con giovialità or questo episodio or quello della sua giovinezza, mentre noi per meglio sentìrlo l'urtavamo allegramente da tutte le parti.

Non si arrivò a Castelnuovo che verso le 11 circa, e secondo il solito ospitati dal signor prevosto. La gente, chiamata fuori dalla musica si raccoglieva lungo la via principale,. col desiderio di vedere specialmente D. Bosco, il quale viene adagio adagio. Tardando egli a giungere, capitava sovente che, non vedendolo subito comparire, si cominciava a dubitare, che egli non venisse in quel giorno, o solo più tardi; e quindi le molte persone accorse si diradavano, ritornavano alle loro faccende, con l'intenzione dì uscire di nuovo,. quando si sentisse a dire che egli giungeva. Era mirabile allora la premura, e quasi riverenza, con cui si facevano sulla porta di casa le madri, tenendo i loro bambinelli in braccio e segnar loro D. Bosco. Alcune delle più coraggiose, e quelle che potevano ancora aver conosciuto D. Bosco, quando era stato per breve tempo vice-parroco a Castelnuovo, venivano più avanti, dove si mettevano gli uomini, con ordine qua e là per salutarlo, e con sicurezza di vedere e di esser vedute. E Don Bosco, con una tranquillità e cortesia naturalissima , chiamando questo e quello ancora per nome, si mostrava sollecito di saper notizie del padre, della madre, del nonno, ecc., con una precisione che faceva meraviglia a tutti, che si andavano dicendo : Come si ricorda bene di ogni cosa!

Per andare alla parrocchia bisogna salire, e noi per la molta gente montavamo in su con difficoltà. Tutti vogliono vedere D. Bosco , tutti riverirlo, tutti sapere delle sue notizie. E D. Bosco, come se nulla lo chiamasse, ascende adagio adagio, impiegando un'ora ed anche di più, per quello spazio, che dal principio del paese c'è per andare alla parrocchia. Chi si mostrava più impaziente di questo ritardo pareva fosse il buon prevosto Cinzano, che aspettandolo in canonica, tutti i momenti. domandava:« È qui?» Noi eravamo imbarazzati nel dovergli sempre rispondere : « È a metà la via! L'ab biamo lasciato vicino ai Bertagna. » Il buon vecchio allora, dando sfogo al suo cuore, diceva : « Sempre così ! Mai fretta! Eppure ne fa delle cose ! Basta che venga, e poi pazienza se si fa aspettare. » Ed arrivando alla fine, gli andò all'incontro, gli presentò quel tal signore, che aveva dormito saporitamente, e si era rifatto della nottata ai Becchi.

Dopo pranzo, non si è dovuto far poco per liberarci da quanti volevano l'onore di una visita nostra. Era comune desiderio di contentare tutti, ma come si sarebbe potuto fare? Sul più bello però capitarono due stranezze, l'una di un asino che si ubbriacò, e l'altra di una seconda edizione riveduta e più copiosa della pioggia. Come, ci direte, un asino ubbriaco ? Che l'uomo ubbriaco sia peggiore di un ciuco, lo si sa, e S. Giovanni Grisostomo lo dice in lungo ed in largo in una di quelle sue prediche così stupende e vive, che anche dopo tanto tempo sembrano di ieri. E noi in Piemonte non abbiamo bisogno di altre prove, che tra asino ed ubbriaco non facciamo distinzione, dicendo costui nè più nè meno che un ciuco. Ora avvenne, che mentre noi aspettavamo che si preparasse la polenta con il resto, e stavamo guardando il cielo tra la paura e la speranza, arrivava un grosso carro di uva nel cortile del parroco. Già si sa, eravamo in tempo di vendemmia, ed a Castelnuovo quello era stato un anno di speciale abbondanza. Tirava di punta il povero ciuco, che, per quella lunga e faticosa salita, aveva reso un servizio abbastanza importante. Ora poi, slegato dal carro, e lasciato un poco in libertà, andava brucando un po' qua ed un po' là qualche filo d'erba, che si trovava lungo il cortile. Ma desideroso di miglior fortuna, si avvicinò al carro. Dapprima appressò con indifferenza il muso nell'arbio, pieno d'uva e di musto, scambiandolo forse con la grebbia della stalla; e dopo aver fatto finta di prendere fiata, lo trasse via quasi indignato. Ma, potenza dell'occasione! lo riabbassò, e parve prendervi gusto. Quindi avvenne, che dopo aver mangiato una boccata d'uva, come se fosse stata l'erba del prato, abbassò il suo muso al musto, e bevette, bevette senza complimenti a larghi sorsi. Nessuno dei coloni se ne accorgeva, attenti a servire a noi, e poi. andati a provvedere a se stessi un po' di refezione, per essere dopo pronti a fare i lavori. Noi invece vedevamo, e senza alcun sospetto di conseguenze ne prendevamo invece argomento di sollazzo e di piacere. Si rideva a quella vista, e, quasi direi, avremmo avuto pena che qualcuno l'avesse impedita. Come sovente si vedono le galline per l'aia chinar il becco per prender acqua e poi levarlo in alto, per poterla liberamente ingollare, così faceva il misero giumento. Beveva e poi alzava in su il muso... e poi si dava a ragliare, poi ad alzare la coda, sbattere la testa, raspare la terra, e poi ridere... Almeno così ci pare, poiché apriva la bocca, lasciava vedere i suoi luridi denti , e poi di nuovo là dove aveva assaggiato il saporito veleno. Intanto succedeva ciò che era al tutto naturale, che, cioè, il musto essendosi in breve messo a fermentare spaventosamente, fe' gonfiare in modo orribile i fianchi del misero animale , che dopo aver barcollato un poco , cadde rotto nel mezzo al suolo, e senz'altri spasimi morì. Era accorso anche il povero padrone che vedendo l'animale così a mal partito provò immenso dolore. Non sapeva darsene pace e se non fosse stato il pericolo di oltraggiare lui pel danno che gliene veniva, c'era da ridere insieme e da piangere. Cercò di fargli ingollare un po' di farmaco, preso da una spezieria vicina, ma non c'era omai più rimedio, e si pentiva d'aver lasciato in troppa libertà il misero giumento. « Mi dimenticai, diceva, che un asino è sempre un asino, e che non poteva far altro che asinerie. Ma intanto il danno è tutto mio. » Fattolo trasportare fuori del cortile, si continuò l'opera del trasporto dell'uva , perchè in questo mentre la pioggia non se ne era rimasta neghittosa, ma intervenne e non in piccola dose. « Ora che si farà ? » andavamo dicendo raccolti in gruppi qua e là sotto il corridoio della parrocchia, « continueremo la via o la troncheremo così sul principio ? » Per goder tempo, e rompere la noia, si andò a visitare il buon teologo Bertagna, ora Vescovo titolare di Cafarnao e coadiutore di Torìno ci fermammo in casa di Don Cagliero, ora Vescovo e missionario della Patagonia, e così si ingannò la pioggia ed aspettammo che ritornasse il bel tempo. E venne sì un po' di sole a rallegrare la nostra confidenza omai tutta scomparsa , ma per sì breve tempo, che non ne avevamo appena da, ripigliare gli spiriti perduti, che il sole si nascondeva , e la pioggia ne ripigliava ed acqua giù senza misura. Come un nuvolo d'uccelli, insieme raccolti per la tempesta, paurosi del presente e più ancora dell'avvenire, noi, già bagnati quel poco, stavamo qua e là discorrendo or sotto uva tettoia, or sotto un poggiuolo, diffidando di più combattere contro alla volontà del Cielo. « Meglio sarà che ritorniamo ai Becchi, e di là ci portiamo a Torino. » Così dicevano alcuni, e così fecero di fatto ; e, come i soldati di Gedeone, che amavano le loro comodità , furono scartati dal nostro esercito. Perchè mentre noi partivamo in realtà, essi, sbigottìti dal tempo fosco e cattivo, se ne andarono con un po' di libertà ai Becchi, e rinunziando alla passeggiata, tornarono tosto a Torino.

Intanto D. Bosco ci fece sapere che egli si recava della sera a villa S. Secondo. Un buon signore di Castelnuovo allora si offerse di condurvelo col suo calesse. Altre volte D. Bosco aveva dovuto servirsi anche del cavallo, perchè la pioggia rendeva proprio impraticabili quelle strade. A noi sovente quella terra tutta argilla faceva lasciar le scarpe, tanto era tenace, ed i buoni vicini. di D. Bosco, per agevolargli la via, prestavangli ben volentieri una cavalcatura. Era una bestia filosofica , direbbe qualche capo ameno, e perciò da potersi usare senza pericolo di qualche sorpresa, ed anche D. Bosco la poteva cavalcare senza timore. Come noi gli facevamo festa d'attorno ! mentre egli con l'aria d'un generale d'armata se ne camminava in mezzo a noi che eravamo i suoi soldati. A noi allora e molto tempo dopo, ricordando queste belle venture, e la nostra gioia acclamando D. Bosco, che mite ci guar dava e ci sorrideva, pareva di poter fare un pio riscontro con Gesù, quando entrava in Gerusalemme in mezzo alle grida di festa e di onore dei giovanetti di quella infelice città. Solamente che a noi pareva impossibile che dovesse capitare la seconda parte di quel confronto, chè noi volevamo bene a D. Bosco, che ci guidava alla virtù, e ci assicuravamo di essere così a lui affezionati, da non poterlo mai più, non dico abbandonare, ma neanche dimenticare. Sono omai le tre e mezzo di sera, e D. Bosco fa sapere che egli parte, e va a prepararci la cena. Anzi prima che tutti lo sapessero, vediamo D. Bosco sopra un calesse aperto, come usano i nostri contadini, passare rapidamente in mezzo a noi che stavamo aspettando ordini, alle falde della collinetta, dove sta Castelnuovo. Un grido fragoroso, che uscìva dai nostri petti meravigliati, accolse D. Bosco, che salutandoti con la mano, agitando con l'altra il cappello, ci faceva intendere di non temere e seguirlo.

La pioggia aveva fatto un po' di sosta , c'era di nuovo un raggio di sole, e noi là sparpagliati in mezzo alla via fangosa , e contandoci per assicurarci che nessuno mancasse, ci preparavamo alla partenza. La musica suona, la gente ci applaude e saluta e noi veramente partiamo.

« Dove andate? » ci dicevano alcune buone donne, » dove andate con questo tempo ? » E noi con aria di vanto, e con l'intenzione di raccogliere anche un po' di compassione, rispondevamo : « A Villa S. Secondo ! » Ed esse con una pena sincera ed amorevole

Oh poveretti ! così lontano ? Non fidatevi, chè tornerà a piovere. » E noi per tutta risposta a dire:, « Avanti, e niente paura ! » E quelle pie, con un animo e con un accento, che ci faceva temere sapessero presagire il male, che ci avvenne di fatto, ci dicevano

« Buona sera ! Buon viaggio, cari figli ! Il Signore ve la mandi buona ! » E noi dicevamo loro mille grazie, e ce ne andavamo quasi al galoppo. Era quella l'età della speranza, e non sapeva trovar nulla di difficile. Il principio fu proprio amaro e doloroso! La musica lontana lontana, quasi già si perdeva tra le colline, ed alcuni pochi erano rimasti indietro paurosi ed incerti di avventurarsi, con un tempo siffatto, ad un viaggio che pareva dovess' essere tanto lungo. Non mancarono alcuni di più delicata salute, che invece di piegar a sinistra continuarono verso l'antica abitazione, mentre altri furono ben contenti d'aver ottenuto da D. Bosco di fermarsi a Castelnuovo ed aspettare un po' di sole e che le vie si facessero meno disastrose. I più grandi e pratici delle vie ci precedono, e tutti noi come un esercito in dirotta andavamo, senz'altra inquietudine che quella per cui il nostro buon padre che ci aveva preceduti. Quella via noi la conoscevamo, e ci sembrava che sarebbe stata agevole : bastava volerlo. « Chi dura vince, » venne fuori uno a dire , e tiriamo avanti senza paura. In poco tempo siamo a Mondonio ; colà ci raccogliamo per suonare vicino al cimitero, dove riposano in Dio le spoglie benedette di Savio Domenico. (Continua)

(1) V. Capo I nel Numero di Febbr. u. s.

BIBLIOGRAFIA

La Quistione Sociale ed il Clero, un elegante volume in 16° grande di pagine 108 (D) L. 1,00.

N' è autore il professore G. A. Terreno , che in altre opere da lui pubblicate già erasi chiarito versatissimo negli studi storici e delle presenti condizioni sociali profondo conoscitore. Ne fece la dedica alla Ecc.za Rev.ma del Vescovo di Novara, Mons. Riccardi, che l'incoraggiò a scrivere e che « del caldo affetto (come si legge nella dedica) che porta agli operai diede, non ha molto, splendidissima prova; ed ognuno conosce il santo nobile ardimento con cui si mette ad ogni impresa, che torni a onor di Dio e a vantaggio degli uomini. »

Il libro del prof. D. Terreno, nel modo che è svolto, rimette in assetto lo scompigliato corredo di concetti non appurati, di giudizi arbitrari e di idee affatto sbagliate, onde pur dettate con intenzioni non malevole, vanno ripiene la maggior parte delle più recenti pubblicazioni, uscite da quella scuola di leggerezza , di irriflessione e di prevenzioni irreligiose , che dal Liberalismo s' appella. L' autore non si è dissimulato nessuno dei problemi che s' incontrano sullo scabroso cammino del Socialismo. In breve volume trattando del Nichilismo e Comunismo, del Socialismo Cristiano, delle Società cooperative , della Mezzadria , dei doveri del Clero nella quistione sociale, vi fa scaturire da ciascun punto chiara e limpida la verità, che egli toglie di sotto allo strato dei sofismi che la ricoprono. La lettura poi del libro , che noi caldamente raccomandiamo e crediamo destinato a produrre un gran bene e dare appunto il risveglio, come dice il Proudhon, agli spiriti assopiti , è avvalorata dalla venustà del dire, al prof. Terreno tanto famigliare.

È un buon libro che vorremmo vedere nelle mani di quanti, in fatto dì socialismo, si lasciano dominare da idee storte; e utilissimo riuscirà particolarmente al Clero , per confermarlo sulla via dell' eroico sacrifizio, di cui dà ammirato spettacolo, nell' accelerare, per mezzo del Vangelo, la sociale redenzione.

(Dall'Unità Cattolica, N. 103 del 2.5-91).

NB. Il sullodato giornale pubblicò un secondo e ben più importante elogio a favore della suddetta opera nel numero 106 del 6-5-91 che per brevità di spazio ci spiace non poterlo qui riportare.

Sac. G. B. FRANCESIA RICORDO DEL

SANTUARIO DI MARIA AUSILIATRICE IN TORINO CON ILLUSTRAZIONI

Un elegante volume con copertina litografata a oro. Caduna copia Franco di porto L. 0,30.

È un caro gioiello regalatoci dall'aurea penna del sempre forbito, spontaneo e felicissimo scrittore Prof. Don G. B. Francesia.

Contiene memorie storiche ed ampie descrizioni del tempio di Maria Ausiliatrice e dei grandiosi lavori testè eseguiti da illustri artisti per decorarlo.

L'edizione è riccamente illustrata con finissime foto-incisioni, formato in-16° con legatura e copertina artisticamente fregiata in oro.

È opportunissimo ricordo per quanti visiteranno il detto tempio, ed indispensabile per quanti lontani vogliono aver un'idea del santuario di Maria Ausiliatrice e degli stupendi lavori di decorazione che si vanno ora compiendo nel medesimo.

S. ALFONSO M. DE LIGUORI

CORSO DI MEDITAZIONI disposte per tutti i giorni dell'anno dal P. GIACOMO MARIA CRISTINI, della Congregazione del SS. Redentore; due vol. in-8° di pag. 778-946 D L. 8 00

Basta il titolo per commendazione dell' opera. Chi pareggia S. Alfonso nel linguaggio del cuore? Ebbene un libro di meditazioni non parla solo alla mente, ma più ancora al cuore; non è speculativo, ma pratico; non pasce soltanto l'intelletto, ma eccita efficacemente l'affetto. Qui poi si aggiunge al merito della sostanza del libro quello della sua compilazione; poichè il ch. Autore di questo ha ordinato le meditazioni col metodo liturgico, che meglio corrispondo allo spirito della Chiesa.

(Dalla Civiltà Cattolica, quaderno 993 7 Novembre, 1891.)

IL GALANTUOMO ALMANACCO PEL 1892

Un fascicolo ìn-32° di pag. 118 . L. 0 15

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» 100    »12

Una strenna utile molto, e che costa pochissimo, è il Galantuomo, almanacco pel 1892 , testè pubblicato dalla nostra Tipografia. Oltre il calendario, nitido assai ed elegante, contiene interessanti notizie sulle feste centenarie di Cristoforo Colombo, varii racconti, bellissimi aneddoti, commoventi poesie, e nella sua piccola mole soddisfa alle esigenze di qualsiasi lettore: il Galantuomo è un amico troppo fedele delle famiglie, perchè tutti non desiderano d'averlo ?

Sac. STEFANO TRIONE L'ITALIA

Conferenza-Ricordo del quaresimale predicato dall'autore nella real Chiesa Parrocchiale di S. Francesco da Paola in Torino.

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ESERCIZI GRECI AD USO DEI GINNASI E DEI LICEI

IN CORRELAZIONE COLLA GRAMMATICA GRECA

DEL MEDESIMO AUTORE

Terza Ediz. notevolmente migliorata

Un volume in-8° picc. di pag. XVI-280 L. 2 50

N. R. Tutte le opere sopra annunziate, sono vendibili presso la Libreria Salesiana di Torino e presso le altre Librerie Salesiane figliali in Italia.

Elenco dei Cooperatori defunti nell' Ottobre e Novembre.

1. Angonese Antonio, fabbriciere - Salcedo (Vicenza).

2. Apostolo D. Giuseppe, coadiutoreSumo (Novara).

3. Azzi D. Antonio, rettore - S, Luca (Ferrara).

4. Bacci. D. Giovanni, parroco - Boscolungo (Pistoia,

5. Basteris cav. D. Faustino, professore -- Bagnasco (Cuneo).

6. Bizzozero Cesare - Varese (Como).

7. Bologna D. Alessio, parroco - Levola (Forlì).

8, Bonino D. Gian Pietro, prevosto - Masino (Torino).

9. Bossi D. Luigi, parroco - Milano.

10. Calvi contessa Giuseppina vedova Baroni - Clusone sul Lago (Brescia).

11. Canavoro Giovanni - Vicoforte (Cuneoo.

12. Clementini D. G. B., cappellano - Venezia.

13. Del-lo D. Andrea, parroco - Camigo (Milano)

14. Dolci D. Gaetano, parroco - Dresano (Lodi).

15. Ellena Veronica, maestra - Viceforte (Cuneo).

16. Faravelli avv. Luigi - Canelli (Alessandria)

17. Ferrero Caterina - Airasca (Torino).

18. Ferrero Francesco, negoziante - Torino.

19. Franza Agnese - Traversella (Torino).

20. Gadola D. Antonio, vice-parroco - S. Croce (Como).

21. Galea Pier Paolo - Sliema (Malta). 22. Gerini Maddalena - Bientina(Pisa). 23.. Giana D. Anselmo, parroco -- Cascina Bastoni (Vicenza).

24. Grammatica Maddalena - Gravedona (Cono).

25. Grasso Anna-Fossano (Cuneo). 26. Graziani D. Luigi, parroco - Città di Pieve (Perugia).

27. Grilli D. Benedetto- Corato (Bari). 28. Guastavino D. Isacco, parroco - Cadibona (Genova).

29. S. Em. il Cardinale Hergenroether Gius. -

30. Majocchi D. Prospero, rettore - Reggio Emilia.

31. Marazzi D. Francesco, economo - Mozzano Sotto (Piacenza).

32. Merlani D. Fortunato, parroco - S. Dalmazio (Modena).

33. Morella D. Nicola, parroco - Nazzomo (Rovigo).

34. Morini D. Ottavio - Lonigo (Vicenza).

35. Napoli, canonico - Monreale (Palermo).

33. Nicoli D. Eugenio, parroco - Maniago (Udine).

37. Nuzzi D. Pancrazio - Valle di Maddaloni (Caserta).

38, Parroco di S. Maria - Piana dei Monti (Novara).

39. Pellegrino D. Giacomo - Urrur (Campobasso).

40. Petrella D. Lnioi. beneficiato - Velletri (Roma).

41. Pisoni D. Angelo - Stravino (Austria).

42. Pizzati.-Bertolini Marianna - Castelnovo (Vicenza).

43. Polverisi D. Gustavo, canonico - Roma.

44. Porro Emmanuelina nata Gibelli - Ventimiglia (Porto Maurizio).

45. Puntel D. Antonio, parroco - Campigo (Treviso).

46. Pusterla D. Filippo , parroco - Bonisiolo (Treviso).

47. Rubino P. Agostino - Bronte (Catania).

48. Santoro D. Antonio, parroco - Antesano (Salerno).

49. Sarale Teresa - Cervasca (Cuneo). 50. Scarpa D. Giuseppe, cappellano - Fertogruaro (Venezia).

51. Stopazzola Luigia - Vicenza.

52. Strumia :tomrnaso - Czannagnola (Torino).

53. Tampucci D. Leonardo , economo spirituale - Limite (Firenze). 54. Tomatis D. Michele, professore - Torino.

55. Varchino D. Pietro Antonio, parroco - Scaramagno (Torino).

56. Voglino D. Giovanni, curato - Rivalta Bormida (Alessandria).

INDICE DELL'ANNATA

Gennaio.

Lettera del Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane    pag,   1 Conferenze Salesiane . . . . . » 8 Festa di S. Francesco di Sales e suffragi . , » 10

Notizie dei nostri Missionari    » 10 Una visita alle Scuole Salesiane di Londra . , » 16 Grazie di Maria Ausiliatrice , . , . . » 16

Notizie varie   » 17 Un Amico defunto. » 19 La Cura Koch nelle malattie tubercolari . . . . » 19

Doti Bosco, per Dott. Carlo Despiney    » 20

Cooperatori defunti   .   » 20

Febbraio.

Nuovo ricordo della Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù    » 21

Don Bosco   Funebri rimembranze    » 22

Annunzio e preghiera   » 23

Laboremus    » 24 Notizie dei nostri Missionari-Apostoliche scorrerie. » 26 L'ampliamento dell'Oratorio di S. Leone a Marsiglia » 29

Grazie di Maria SS. Ausiliatrice    » 32

Le Commissioni dei Cooperatori    » 34

Notizie varie    » 35

Il Dottore Celso Bellingeri    » 36 Passeggiate - Periodo III. . . . » 37 Avventure d'una spedizione alla Colombia . . . » 40

Vita e Martirio del B. Perboyre,    » 40

Marzo.

L'Addio dei Missionari Salesiani . . . » 41 In occasione della Festa di S. Francesco di Sales. » - 46 Il terzo anniversario della morte di D. Bosco   » 45

Notizie dei nostri Missionari. - Alcuni episodi dell'ultima missione di D. Milanesio. - A Puntarenas. pag. 50 Conferenze Salesiane    » 54

Grazie di Maria Ausiliatrice    » 57 Notizie varie. . » 5S Cecilia Bussi, „ 59

Calendario sinottico Gregoriano    » 59 Bibliografia . „ 59

Cooperatori defunti.   » 60

Aprile.

Avviso ai Cooperatori ed alle Cooperatrici . » 61 Il Mese di Maria e come si celebra all'Oratorio , » 62 Grazie di Maria Ausiliatrice . . » 63 Notizie dei nostri Missionari - Gli Oratori festivi in America - Visita all'Isola Dawson; un nuovo gruppo d'Indi battezzati , .   , » 65

L'Araucania .   .   » 67 La parola di un Vescovo sull'emigrazione degli Italiani in America » 67 Conferenze Salesiane. . . » 70 L'adorazione quotidiana universale a Gesù Sacramentato    » 72 Notizie varie . » f4 Nuovo collegio-convitto femminile diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice in Alì presso Messina. , » 75 Il Canonico Domenico Bosso, successore del Ven. Cottolengo    » 75

Bibliografia    » 75

Cooperatori defunti,    » 76

Maggio.

La festa di Maria- SS. Ausiliatrice   . » 77 Orario della Novena e solennità di Maria SS. Ausiliatrice    » 80

Grazie di Maria Ausiliatrice, , . pag. 81 Conferenza di Maria Ausiliatrice. » 82 Il cinquantesimo anniversario della prima Messa di

D. Bosco   » 2 Viaggio dei Missionari Salesiani , . , » 84 Conferenze Salesiane . . . . » 85 La Sig.ra Donna Dorotea Chopitea de Serra » 88 Pel terzo Centenario di S. Luigi Gonzaga . . . » 89 Notizie dei nostri Missionari. - Una Missione alla Colonia italiana di Guariyù nell'Uruguay. » 90 Il Primate del Brasile , » 91 Notizie varie ,   , ,    » 91

Il Dottore Carlo D' Espiney   » 93

Bibliografia    » 93

Cooperatori defunti . ,   » 94

Giugno.

Avviso per la Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù in Roma    » 97

Una lieta novella    » 97

Il S. Cuore di Gesù       » 0$ Grazie di Maria Ausiliatrice . , , , » 99 Terzo centenario di S. Luigi Gonzaga. » l01

Don Bosco e Don Rua    » 103 Gli allievi di Don Bosco. » 104

Notizie dei nostri Missionari    » 104

Viaggio dei Missionari Salesiani    » 106

Don Rua in visita alle Case Salesiane   » 107

Solennità di Maria Ausiliatrice    » 109

Notizie varie    » 110

La morte del Cardinale Alimonda    » 111

Carlo Buzzetti    » 112

Cooperatori defunti     . . . » 112

Luglio.

Solennità di Maria Ausiliatrice in Torino ed in altre città   .   » 113 Il Cardinale Gaetano Alimonda, Arcivescovo di Torino   » 118 Notizie dei nostri Missionari - Lettera di S. E. R.

Mons. Giovanni Cagliero    » 120

Il Sac. Giovanni Bonetti   » 120

Conferenze Salesiane ,    » 128

Grazie di Maria Ausiliatrice    » 130 Don Rua in visita alle Case Salesiane. . » 131 Viaggio dei Missionari. Salesiani alla Colombia (Seguito    » 133 Di alcuni lavori decorativi nel Santuario di Maria Ausiliatrice    » 136 Notizie varie , . . . . » 13;

Salute e medicina. (Bibliografia)    » 138

Cooperatori defunti   » 139

Avviso postale    » 139

Agosto.

Il tempio di Maria Ausihatrice in Torino. . . » 141 A S. S. Leone XIII nel giorno di S. Gioachino . » 142 Le feste Aloisiane    » 143

Commemorazione ed Omaggio   » Ll5 Il Cardinal Rotelli all'Oratorio . » 1-16 Ove manderemo i figh a scuola? - Collegi Salesiani.

- Educatori per fanciulle. - Corso di studi per giovani adulti    » 14 7 Un novello Vescovo già allievo di D. Bosco. . . » 150 Notizie dei nostri Missionari - Lettera dalla Patagonia    » 152

Funerali di Trigesima    » 1:57

Grazie di Maria Ausiliatrice    » 157

Notizie varie    » 158

Buzzetti Giuseppe    » 160

Bibliografia    » 160

Settembre.

Felicità sconosciuta    » 161

Partenza di nuovi Missionari    » 162

I Salesiani in Terra Santa   » 164 Occulti Benefattori. , , , » 161

Gli Antichi Allievi di Don Bosco,    » 165

Notizie dei nostri Missionari. - Dall'Isola Dawson e dal Brasile   pag. 165 Maria Avvocata nostra . . . » 171 Un antico Allievo di Don Bosco nella Cina . , , » 172

Notizie varie d'Italia e di Francia    » 1"i2

Bibliografia    » 176

Cooperatori defunti   » 176

Ottobre.

I libri per le Scuole    » 177

Il Rosario    » 178 Grazie di Maria Ausiliatrice e 179

Un' Esposizione artistica    » 181 Notizie dei nostri Missionarì. - Una nuova Casa nell'Argentina - Dalla Patagonia - Il terzo Centenario di S. Luigi Gonzaga   » 18; Il Monumento a Don Bosco , . . . » 18; Gli antichi Allievi di D. Bosco ai Becchi, . » 188 Per l'accettazione di artigiani e di studenti nelle Case Salesiane   » 189

Un nuovo Collegio a Fossano   » 189 I Pellegrini francesi a Valsalice , . . . . » 190,

Notizie varie   » 191

Bibliografia    » 199

Cooperatori defunti   » 200

Novembre.

Il Monumento a D. Bosco ed il giubileo delle Opere Salesiane.   . » 201 Programma per le feste giubilari delle Opere di Don Bosco e dei restauri e decorazione del tempio di Maria Ausiliatrice in Torino, . . . » 202 Cinque lustri di Storia dell'Oratorio Salesiano , » 203 Grazie di Maria Ausiliatrice   . . » 204 1 dipinti della Cupola di Maria Ausiliatrice . . . » 205

Opportune rimembranze    » 207 Ai Parroci e Rettori di Chiese . » 209 L'opera di D. Bosco ed i Congressi Cattolici (Malines) » 209 Notizie dei nostri Missionari. - Dell'ultima partenza

- Un nuovo tempio al S. Cuore di Gesù nell'Argentina-L'Ospedale Salesiano di Viedma » 210 ' Mons. Degaudenzi Vescovo di Vigevano. . » 214 Gli operai Cattolici di Torino ed il Sig. Léon Harmel, organizzatore del pellegrinaggio della Francia del Lavoro    » 215

Bibliografia    » 216

Cooperatori defunti    » 216

Dicembre.

Angurii e felicitazioni .   » 217 Alla Vergine Ausiliatrice nello giubilari festività Salesiane . . , , , . . . , » 218 'Viva Maria Immacolata . . . » 220 Don Bosco nel giorno dell'Immacolata del 1841 » 221 Don Bosco l'uomo del suo secolo . . » 222 Gli Operai Cattolici di Torino a Don Bosco » 224 Orario dell'Ottavario per le feste giubilari Salesiane    » 2?1 Ammirazione e riconoscenza » 224 Le decorazioni del tempio di M. A. in Torino » 225 Grazie di Maria Ausiliatrice . . » 227 Strenna pel giubileo dello opere di D. Bosco u 221 Cinque lustri di Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino    » 230 Il Bollettino nel suo XV° anno di vita . » 231 I Congressi Cattolici e l'Opera di Don Bosco

(Vicenza)    » 232 I figli di D. Bosco a Loreto » 232 Notizie dei nostri Missionari : L'Ospedale Salesiano di Viedma    233

La guerra del Chili e i Salesiani    » 235 '

Il nuovo Arcivescovo di Torino    » ?37

Passeggiato (Periodo III)    » 238

Bibliografia    » 241

Cooperatori defunti    » 213

Indice dell'annata    » 243