BS 1890s|1895|Bollettino Salesiano Gennaio 1895

ANNO XIX. N. 1 - Esce una volta al mese - GENNAIO 1895

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO.

Pag. LETTERA. DEL SAC. MICHELE RuA ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane . 1

ANNUNZIO E PREGHIERA      7

COME FESTEGGEREMO IL NOSTRO PATRONO? ivi

FAUSTI PRESAGI pel primo Congresso dei Cooperatori Salesiani.   . .   8

LE FESTE CENTENARIE Di LORETO (disegno di quella Basilica)

PORTOGALLO: I primi Salesiani in quel Regno   ivi

POLONIA AUSTRIACA: - Necessità di ingrandimento

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. Bosco: -BRASILE: Il primo viaggio al Matto Grosso (seguito). - EQUATORE: Un' escursione al Sud di Gualaquiza    13

GRAZIE DI MARIA SS. AUSILIATRICE . . 22 NUOVI DIRETTORI E VICE-DIRETTORI DIOCESANI , 23 NECROLOGIA : - Il P. Denza 24 VARIETÀ    25

BIBLIOGRAFIA    26

COOPERATORI DEFUNTI   . . .   , 27

LETTERA DEL SAC. MICHELE RUA AI COOPERATORI ED ALLE COOPERATRICI SALESIANE

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

LA RASSEGNA, che in sul cominciare del nuovo anno mi accingo a farvi delle opere compiutesi nel 1894, è un inno di ringraziamento a Dio e ad un tempo il più bel elogio della vostra carità.

Nel riandare col pensiero quel bene che noi potemmo operare, mi sfugge spontanea dal labbro la parola del Salmista: A Domino factum est istud, dal Signore ciò è stato fatto. Tutto quanto espongo è opera di Dio, e noi Salesiani non fummo che i deboli strumenti, ond'egli si degnò servirsi pel bene delle anime. A lui tutta la gloria, a lui le più vive azioni di grazie.

Ma dopo Dio, mi è dolce il ripeterlo, a voi andiamo debitori, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, se ci venne fatto d'incarnare varii nostri disegni, che lo zelo per la salvezza delle anime ci aveva ispirati, ed a cui forse con troppa arditezza noi avevamo posto mano. Quali edificantissime cose, avrei a raccontare, se la vostra modestia non mi vietasse di sollevare il velo che ricopre tante pie industrie della vostra carità ! Mi sia però permesso di porgervene pubblicamente i più vivi ringraziamenti e di esporvi per sommi capi il bene che col vostro aiuto noi potemmo compiere.

Case Salesiane fondate nel 1894.

In mille modi mostrò la Divina Provvidenza con quanta cura vegli sulla Pia Società fondata da D. Bosco; ma uno degli effetti più maravigliosi della sua protezione si fu senza dubbio l'aver suscitate sì numerose le vocazioni alla vita salesiana. Nè era a stupire che ciò avvenisse nella nostra Italia e in altre regioni a noi vicine, ove il nome di Don Bosco risuonava sulle bocche di tutti e con tanto onore; ma ciò che maggiormente fa meraviglia si è che perfino nella lontana Polonia tanti giovani di ottime speranze si sentissero chiamati alla Congregazione Salesiana, e non risparmiassero alcun sacrifizio per rispondere al divino appello. Fatta una prova della fermezza e buona volontà di questi cari Polacchi, ci parve non solamente opportuno, ma necessario riunirli almeno in parte in un istituto, ove avessero scuole adattate ai loro bisogni e maestri capaci di intenderli e di farsi da loro capire. Ciò noi facemmo coll'aprire la casa di Lombriasco , che dedicammo a S. Gioachino, di cui il sapientissimo Pontefice Leone XIII porta il nome, e che inaugurammo il giorno stesso della sua festa, cioè il 19 Agosto. Mi sento ancor commosso quando mi torna a mente la carità e l'entusiasmo con cui furono accolti in quel paese i Salesiani ed i loro allievi.

Si fa pure il desiderio di preparare operai evangelici da inviare ove più abbonda la messe, che c'indusse a cedere alle calde e continue istanze che ci si fecero, perchè accettassimo le Scuole Apostoliche nel quartiere di Torino chiamato il Martinetto. Fondate dallo zelo infaticabile del Canonico Ortalda in altra parte della città, furono queste Scuole trasferite ove sono attualmente e sostenute con immensi sacrifizi da alcuni pii e dotti sacerdoti torinesi. Faccio voti ardenti perchè, dirette dai figli di Don Bosco, le Scuole Apostoliche continuino a dare frutti abbondanti, come diedero sotto l'antica direzione.

I giovani Siciliani, che nella pietà e nello studio si preparano alla nobile missione di educare la gioventù secondo lo spirito di D. Bosco, hanno finalmente una dimora fissa in S. Gregorio presso Catania. Partiti da Mascali Nunziata, ove troppo ristretta era divenuta la loro abitazione, sarebbero rimasti senza tetto, qualora l'Amministrazione della Diocesi di Catania non li avesse accolti nel Seminario di S. Giovanni la Punta, loro graziosamente concesso, e dove passarono intero lo scorso anno scolastico. Le parole non valgono ad esprimere la gratitudine che io sento verso chi ci usò tanta carità; così pure io mi confesso incapace di ringraziare come vorrei quel venerando e caritatevolissimo sacerdote che con tanta bontà ci cedette la sua casa in S. Gregorio.

Mons. Vescovo di Catanzaro nelle Calabrie affidò ai Salesiani il suo Seminario, a cui furono annesse le Scuole ginnasiali ed elementari.

Durante l' anno decorso i lavori da tempo incominciati per un istituto a Castellamare di Stabia, furono portati al punto da potervi trapiantare l'Orfanotrofio con tanta carità fondato dal signor

D. Raffaele Starace in un vicino sobborgo, ed i figli di D. Bosco da più anni aspettati vennero accolti con grande entusiasmo, e ne presero la direzione nello scorso Novembre.

Son lieto di annunziarvi che le Scuole Salesiane inaugurate il 15 Ottobre con gran festa in Cavaglià, patria di Giovanni Gersen, autore, come da molti si crede, dell'Imitazione di Cristo, sono frequentate da un numeroso stuolo di giovanetti, i quali corrispondono assai bene a quanto si fa per la loro educazione ed istruzione.

Ad Avigliana, poco lungi da Torino, mercè il generoso concorso di più persone e specialmente d'una famiglia, i cui membri furono fin dalla prima ora instancabili cooperatori di D. Bosco, fu acquistata la bella chiesa della Madonna dei Laghi coll'annesso convento, occupato per tanti anni dai Reverendi PP. Cappuccini e che essi dovettero abbandonare per deficienza di soggetti. Noi chiediamo alla Divina Provvidenza, rappresentata dai nostri benefattori, i mezzi di fare alla novella casa le indispensabili ed urgenti riparazioni.

Nella scorsa primavera, appena furono terminate le costruzioni, il personale salesiano andò a prendere la direzione dell'Oratorio festivo e del Collegio di Trecate nella Provincia di Novara.

Da varii anni i buoni Cooperatori Milanesi facevano calde preghiere perchè i Salesiani aprissero un Oratorio festivo ed una Casa d'arti e mestieri a benefizio dei figli del popolo nella capitale della Lombardia. Dal canto nostro non era men vivo il desiderio di compiacerli; ma non pareva per anco suonata l'ora fissata dalla Provvidenza. Finalmente nel corso dell'anno passato il Comitato milanese, costituitosi allo scopo di preparare tale fondazione, sormontò ogni difficoltà, provvide un locale, e noi potemmo; fin dal giorno dell'Immacolata Concezione, data per tanti titoli memorabile nella storia della nostra Pia Società, stabilirvi alcuni Salesiani per dar principio all'Oratorio festivo. A Milano, come in altre città, sono piccoli ed umili i principii dell'Opera Salesiana; ma per noi è questo un indizio sicuro di una special protezione di Dio e dell'estensione ch'essa prenderà pel bene di maggior numero di giovanetti, tanto più che questo Oratorio cominciò colla benedizione del Vicario di Gesù Cristo in terra.

Nella Svizzera, alle due Case già esistenti se ne aggiunse una terza, cioè il Collegio Pontificio di Ascona, la cui direzione noi accettammo dietro invito di S. E. Rev.ma Monsignor Vescovo Amministratore del Canton Ticino.

La carità dei nostri amici di Trento ci pose in grado di aprire una seconda Casa di artigianelli in quella città.

Memore dell'impegno, con cui il nostro caro D. Bosco sforzavasi di promuovere l'agricoltura e d'impedire che la gioventù s' agglomerasse nelle grandi città con grave pericolo per le anime, accolsi con particolare compiacenza varie proposte di i stabilire Colonie agricole in Francia, e, mercè l'aiuto di generosi. benefattori, potemmo iniziarne una a Courcelles presso Parigi, un'altra a Nizas presso Montpellier, ed una terza a Mordreux non lungi da Dinan.

Nella Spagna si ebbero numerose domande di nuove Case, ma per la ristrettezza del personale dovemmo limitarci per ora alle fondazioni di Vigo e di Malaga.

Non vi sarà tornata sgradita la notizia che nello scorso 1894 i Salesiani si stabilirono anche in Portogallo, dove da molti anni erano aspettati. Esisteva da qualche tempo un istituto per poveri artigianelli nella città di Braga, diretto dal pio Sacerdote Francesco da Cruz. Affranto dalle fatiche e dagl'incomodi, egli non potendo più sostenere il peso della direzione , voleva affidarlo ai figli di D. Bosco. Finalmente in Novembre scorso potemmo soddisfare il desiderio di quel zelante Cooperatore Portoghese e de' suoi amici.

Nella Polonia da alcuni anni un Sacerdote Salesiano, .inviatovi per fungere da Parroco in Miejsce, paese della Gallizia, comincio a raccogliere nella casa parrocchiale poveri giovani bisognosi d'istruzione e sostentamento. Il piccolo Ospizio si sviluppò poco alla volta. Già si dovette mandar soccorso di personale al povero Parroco che da solo più non poteva bastare alla fatica; e sul finire dello scorso anno ammontava a circa cinquanta il numero dei ricoverati.

Case dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1894.

Il campo d'azione aperto allo zelo delle Suore di Maria Ausiliatrice nello scorso anno ha pure considerevolmente dilatati i suoi confini, e non sarà discaro ai Cooperatori ed alle Cooperatrici salesiane di conoscere almeno in succinto lo sviluppo che presero alcune loro Case già esistenti, e quali nuove fondazioni furono fatte.

Dobbiamo accennare dapprima i porticati ed altri locali che si edificarono a Nizza Monferrato per l'Oratorio festivo e per la Scuola di lavoro delle fanciulle esterne, le quali vi accorrono ognor più numerose. Si lamenta ancora la mancanza d'una cappella che dovrebbe esser capace di circa 500 persone. Appena vi siano i mezzi, si metterà mano ai lavori.

Al Torrione presso Bordighera, a Casal Monferrato e ad Alì Marina in Sicilia con nuove fabbricazioni si ampliarono i locali, e si potè ricevere maggior numero di educande e di alunne esterne, che con istanze chiedevano di essere ammesse.

Mi stava molto a cuore ed era al tutto necessario di avere un locale adatto ad Oratorio festivo per le fanciulle della nostra Parrocchia del Sacro Cuore a Roma. Da parecchi anni le Suore dimoravano là in una piccola casa, ed un'antica scuderia serviva di cortile, di sala di catechismo e di ricreazione per tante giovanette bisognose d'essere istruite e preservate dai pericoli. La Divina Provvidenza ci fece trovare finalmente un locale che corrisponde al nostro scopo sia per l'estensione, sia per la posizione. Le Suore già l' occuparono: speriamo che la stessa Provvidenza ci verrà in aiuto per pagarlo.

Le fondazioni fatte durante il 1894 dalle Suore di Maria Ausiliatrice sono diciasette. Per brevità vi accenno solo quelle di maggior importanza.

Presso Nizza Monferrato fu terminata, la Casa di S. Giuseppe, ove saranno raccolte quelle figlie che nella pietà, nei lavori donneschi o nello studio sì prepareranno all'esercizio d'ogni opera di carità propria della loro vocazione, sia in patria, sia nelle Missioni.

Invitate, accettarono Asili d' Infanzia a Busca, a Sparone ed a Cassolnovo, con Oratorio annesso per le fanciulle. Altrettanto si fece a Vizzini in Sicilia, dove inoltre si aprirono scuole e laboratorio. Un'altra Casa con Oratorio festivo fu aperta a Marsala, dietro richiesta ed insistenza di benemeriti Cooperatori.

Nella Spagna si fondò educatorio, scuole e laboratorio in Valverde, nella provincia di Siviglia, e ultimamente, dietro invito del Cardinal Arcivescovo, si assunse la direzione d' un Orfanotrofio in Siviglia stessa.

In Africa, si aperse una Casa a Mersel-Kebir presso Orano a vantaggio delle figlie de' numerosi Italiani colà residenti. In Dicembre partirono le Suore per Tunisi, ove dirigeranno un Orfanotrofio per povere fanciulle fondato dalla caritatevole suor Giuseppina Civallerì che, trovandosi ora alquanto avanzata in età, sospirava il momento di poter affidare a mani sicure l'opera che le aveva costate tante sollecitudini e tante fatiche.

Nell'America mi basterà accennare : la Colonia Uribelarrea nella Repubblica Argentina, la Casa di Messico, quella di S. Paolo nel Brasile, quella di Talca ed una seconda in Santiago nel Chili, quella del Chubut ivi Patagonia, e quella della Candelara nella Terra del Fuoco.

Nuove fondazioni nelle Missioni durante il 1894.

Mentre ci sforzavamo di provvedere ai bisogni delle case d'Europa e ci occupavamo a fondarne delle nuove, mi stava in cima di ogni pensiero di portar soccorso ai nostri carissimi confratelli Missionarii sparsi omai in tutta la faccia della terra. Ciò non reca meraviglia ad alcuno, sapendo per prova che in famiglia si pensa maggiormente ai membri che sono lontani, di loro senza pur avvedersi parlasi più di spesso, e la lontananza rende più vivo l'affetto.

Studiando attentamente lo stato delle nostre Missioni, dovetti sempre meglio persuadermi della necessità di moltiplicare in quelle inospite regioni gli istituti, ove raccogliere la gioventù, istruirla e formarla alla vita cristiana; senza di questo si corre rischio di vedere ad un tratto resi vani tanti sudori e sacrifizi del Missionario. Ecco perchè in quest' anno ben sedici furon le nuove case aperte nelle Missioni.

Monsignor Cagliero, ritornato al suo Vicariato della Patagonia, sentiva gran pena che qualche centro assai popoloso mancasse dell'aiuto de' Missionari; epperò stabilì una nuova residenza nella parte occidentale presso le Cordigliere.

Le più pressanti richieste ci venivano dal Chili e dalla Terra del Fuoco; quindi fin dallo scorso Maggio salparono alla volta di Valparaiso alcuni Salesiani guidati da D. Scavini, e diedero principio ad una casa salesiana in quella città.

Così furono finalmente appagati i voti di quel buoni Cooperatori, a cui da varii anni noi avevamo data parola. Ma ciò non bastava. In sullo scorcio di Luglio il Sacerdote Domenico Tomatis intraprese il lungo e penoso viaggio d'Europa per venir a chieder soccorso. Per non dispiacere ad un personaggio, i cui desiderii sono per noi comandi, tanto gli siamo obbligati, in Santiago, capitale del Chili, oltre l'Asilo della Patria per artigianelli, noi dovemmo ancora accettare il Patrocinio di S. Giuseppe, altro importante istituto capace di oltre 200 alunni. Parimenti nei dintorni di Santiago, a Macul, fu iniziata una casa per Oratorio festivo, scuole e colonia agricola, più specialmente destinata a que' giovani che desiderano addestrarsi alle varie occupazioni e fatiche della vita salesiana.

Nel Perù il Direttore spirituale dell'Istituto Sevilla, D. Antonio Riccardi, fondò in quest'anno un ospizio di arti e mestieri per giovani poveri ed abban-, donati nella città di Lima; ora già comincia a dar consolanti frutti..

Il Prefetto Apostolico Monsignor Giuseppe Fagnano ci dava la lieta novella, che infine, superate immense difficoltà, erasi riuscito a penetrare nell' Isola Grande della Terra del Fuoco e fondarvi una residenza pei Salesiani e per le Figlie di Maria Ausiliatrice, residenza che fu denominata Candelara, dalla festa della Purificazione, in cui i Missionarii approdarono. Nel tempo stesso egli chiedeva mezzi pecuniarii e personale pei gravi bisogni di quella Missione, i cui principii parevano sì visibilmente benedetti da Dio. Mi affrettai di mandargli rinforzo di personale; spero che la Vergine Ausiliatrice gli farà pur avere i soccorsi materiali di cui abbisogna.

Lo stesso Monsignor Fagnano ebbe nello scorso anno la grande consolazione di fare acquisto di un piccolo battello a vapore, con cui si rendono molto più facili le comunicazioni fra le varie residenze della sua Prefettura Apostolica, e così molto più agevole diviene l'evangelizzazione pei poveri selvaggi della Terra del Fuoco. È ben vero che non ha ancor potuto compierne il pagamento: confida però che la Provvidenza divina non lascierà incompleta un'opera di tanta necessità.

Al Messico, la casa aperta due anni or sono nella capitale prese un considerevole sviluppo, ed inoltre se ne fondò una seconda in Puebla, altra importantissima città di quella Repubblica. Quattro Missionarii dell'ultima spedizione erano diretti a questa nuova fondazione.

Nel 1891 il Vescovo di Caracas nella Venezuela veniva a Torino per ottenere alcuni Salesiani e fondare un Oratorio nella sua città episcopale. Si diede parola, senza però fissare il tempo in cui i Missionarii sarebbero stati inviati. Solamente ora, cioè tre anni dopo, ci venne fatto di sciogliere la nostra promessa, facendovi due fondazioni, una in Caracas, capitale, e l'altra in Valencia, altra popolosa città di quella Repubblica.

Nell' Equatore, dove ci venne affidato un nuovo Vicariato Apostolico, si cominciò a lavorare per apportare la Grazia della redenzione ai Jivaros di Mendez e Gualaquiza, e dopo aver stabilita una stazione nelle vicinanze di quel Vicariato, a Cuenca, un'altra si fissò quasi nel centro, a Gualaquiza. Fra tutte le Missioni questa è la più difficile e la più bisognosa di soccorso. Speriamo sarà pure delle più fruttuose.

Monsignor Lasagna si spinse coraggiosamente nelle immense foreste del Matto Grosso nel Brasile, e stabilì una casa pei figli de' selvaggi nel territorio di Cuyabà, ove già risiedono alcuni nostri sacerdoti e catechisti, facendo continue escursioni in que' dintorni, ove dimorano tante anime che ancora non conoscono Iddio.

A Pernambuco, parimente nel Brasile, i Salesiani nello scorso Dicembre cominciarono a lavorare in modo speciale pei giovanetti poveri ed abbandonati in un Oratorio e laboratorii appositamente preparati.

Il Bollettino Salesiano vi narrò minutamente la solenne inaugurazione della Colonia Agricola Uribelarrea, presso Buenos Aires, perciò mi basti l'avervela accennata, aggiungendo che a Bernal, altra parte del territorio argentino, poco lungi dalla capitale, si finì di costrurre una Casa destinata a preparare i maestri, assistenti e capi d'arte, di cui abbisognano gli istituti salesiani di quella regione.

In ultimo va pur nominata la fondazione d'una casa di artigianelli a Tunisi. Quell'anima grande del Cardinale Lavigerie, nelle varie visite che fece al nostro amato Fondatore, e specialmente quando s'incontrò con lui in Parigi, avevalo invitato a rivolgere le sue sollecitudini alla Tunisia. D. Bosco scese nella tomba senza poter eseguire il suo disegno; ma noi non abbiamo dimenticato il suo desiderio, e quest'anno testò passato abbiamo inviato a Tunisi alcuni Missionarii ed alcune Suore di Maria Ausiliatrice. S. Vincenzo de' Paoli che ha santificato que' luoghi coi patimenti d'una durissima schiavitù, ci aiuti a farvi un po' di bene.

Proposte per l'Anno 1895.

Nel porre termine a questa mia esposizione non posso celare un sentimento di stupore ch'io provo, alla vista della moltitudine di opere che la brama di salvar anime, le insistenti richieste di insigni personaggi e le caritatevoli premure de' nostri cari Cooperatori ci han fatto intraprendere; nè credo ingannarmi pensando che voi pure ne siate al par di me maravigliati. Si procedette, egli è vero, colla massima prudenza nell'accettare le proposte e prima di eseguirle abbiamo misurate le nostre forze; pure devo confessarlo, sentiamo ora il peso degli impegni che ci siamo assunti.

Vi è noto, o benemeriti Cooperatori, che i nostri istituti non hanno proventi assicurati, e che si appoggiano unicamente sulla carità dei benefattori; si è per questo che non è tutto fondare una casa; ma bisogna persuadersi che la sua fondazione trae seco e c'impone immensi e continui sacrifizi affinchè essa corrisponda al suo scopo. È duopo .provvedere al mantenimento de' giovani e del personale, all'impianto di scuole e laboratorii, e quasi sempre lo sviluppo che prende l'istituto ci obbliga a fare lavori di riattazione e d'ingrandimento. Tutto ciò m'ha ispirato alcune proposte che io col cuor alla mano verrò esponendovi e che saranno, quasi direi, il programma dell'anno corrente.

1. In vista del gran numero di case aperte nel 1894, sarei d'avviso che convenga arrestarci e non più aprirne altre, almeno durante il nuovo anno, se non quelle per cui già prendemmo impegno per quest'anno stesso. Non ignoro che a varii nostri caritatevoli Cooperatori, i quali già sono con noi in trattative per nuove fondazioni, questa misura tornerà poco gradita; ma voglio sperare che l'approveranno considerando che essa è assolutamente richiesta dal bene generale di tutta la nostra Pia Società.

2. Varii nostri istituti, e non son pochi, versano in gravi strettezze per novelli acquisti e costruzioni fatte per dar luogo alle molte dimande di ammissione. Se le opere che avevamo fra mano m' impedirono pel passato di porgere loro sufficiente aiuto, faccio voti che almeno nell'anno corrente, non prendendo altri impegni , mi venga fatto di soccorrerli efficacemente.

3. Alcuni nostri Direttori, tratti dal loro zelo e dalla loro carità e più ancora commossi dall'estremo abbandono in cui gemevano molti infelici giovanetti, aumentarono oltre misura i loro ricoverati ricevendo nulla o ben poco di pensione. Si fu per questo che, pei tempi difficili in cui viviamo , essi dovettero contrarre gravi debiti, anche solo per provvedere le cose di prima necessità, quali sono il vitto ed il vestito. Faccio assegnamento sulla vostra carità per soddisfare almeno in parte i loro creditori, di cui non vorremmo stancare la pazienza.

4. Le interessantissime relazioni dei nostri Missionari di Patagonia e della Terra del Fuoco vi dicono il florido stato di quelle Missioni e le belle speranze che danno per l' avvenire. Sono pure assai consolanti i frutti pei primi tentativi fatti nel selvaggio paese dei Jivaros e del Matto Grosso. Non vorrei che avessero ad arrestarsi questi progressi, perciò in gran parte a quelle Missioni desidero rivolgere le mie sollecitudini, persuaso che non mi verrà meno la vostra carità, anzi che avrò da voi incoraggiamento ed abbondanti soccorsi.

5. Infine sarebbe mio divisamento non aprire altre Case, per riservare alle case già esistenti quel personale che potremo formare e che loro è assolutamente necessario. Con una messe così abbondante, specialmente nelle Missioni, già troppo scarsi erano gli operai, e venne ancora la morte a diradarne le file. Spero che la vostra generosità mi aiuterà pure a sostenere le varie case ove si preparano Sacerdoti, Professori, Assistenti e Maestri d'arte, sicchè io possa soddisfare le incessanti domande dei nostri Direttori.

Congresso Salesiano.

Ora mi resta a darvi una lieta notizia. Sul finire dello scorso anno ricevetti preghiera dai zelanti Cooperatori di Bologna di permettere di tenere in quella insigne città un Congresso Salesiano. Sua Eminenza Rev.ma l'illustrissimo Sig. Cardinal Arcivescovo Domenico Svampa, non solo aderì all'idea, quando gli venne proposta, ma benignamente si esibì di assumere la presidenza onoraria di tale Congresso: un comitato di distinti personaggi già si formò per prepararne i lavori : tutto fa sperare che abbia a riuscir bene. Io non solo accolgo tale dimanda, ma riconoscente ringrazio chi me la fece, e fin d'ora v'invito a prendervi parte nel più gran numero, mentre vi esorto a voler fin d'ora porgere a Dio fervide suppliche , affinchè tale I° Congresso dei Cooperatori Salesiani abbia a riuscire ricco di frutti a gloria della Religione e a vantaggio della civile società.

Conclusione.

In sul finire io debbo chiedervi scusa, se colla lunghezza di questa lettera ho abusato della vostra bontà. Erano tante le cose di cui doveva intrattenervi! Inoltre come esser breve sapendo di scrivere ad amici, a confratelli, a generosi benefattori, i quali si degnano prendere a cuore tutte le opere buone, ma specialmente quelle che riguardano i figli di D. Bosco?

Ben lo so, i nostri Cooperatori non sono di coloro che a null'altro aspirano che ad accumular ricchezze credendo di trovare in esse libertà, benessere, riposo, in una parola, la felicità: voi trovate tutto questo nell'esercizio della carità. Voi non imitate quelli che coll'oro si fabbricano una catena, la più pesante fra le catene, quella che li incurva fatalmente verso la terra. Essi traggono dai beni del mondo un principio di morte; voi ne ricavate im elemento di vita : O beati voi, che vi date pensiero del miserabile e del povero! Come mi è dolce e consolante trattenermi con voi!

Il Curato d'Ars, con cui, secondo molti, il nostro D. Bosco aveva tanti tratti di rassomiglianza, diceva: Noi fortunati che i poveri vengano a chiederci la limosina od altri ce la chieggano per loro! Se essi non venissero, noi dovremmo andarli a cercare!...

E perchè mai ? perchè i poverelli sono i più cari amici di Dio; perchè il Divin Giudice considererà come fatto a lui ciò che si fa ai poveri; perchè sono essi che attirano le benedizioni celesti sui loro benefattori e un giorno li introdurranno nella beata eternità. Questi ed altri pensieri famigliari alla vostra pietà, mi fanno sperare da voi benigno compatimento, se mi rendo talora importuno nel chiedere la vostra carità.

Mentre infine vi porgo i più cordiali ringraziamenti di quanto voi faceste per noi, vi assicuro che ogni giorno i giovanetti di tutte le nostre case, i poveri selvaggi di già convertiti nelle nostre Missioni, le Suore di Maria Ausiliatrice, tutti i Salesiani imploreranno sopra di voi le più elette benedizioni. Si degni il Signore esaudire le nostre preghiere e concedervi una vita lunga, felice, piena di merìti e coronata da una morte preziosa al cospetto di Dio.

Col più profondo rispetto e colla più viva gratitudine

Di voi, benemeriti Cooperatori e beneinerite Cooperatrici

Torino, 1° Gennaio 1895.

Umil.m° Obbl.m° Servitore

Sac. MICHELE RUA.

PREGHIERA ED ANNUNZIO.

Di nuovo raccomandiamo caldamente ai nostri lettori che ci notifichino con esattezza i cambiamenti e le correzioni degli indirizzi.

Quelli che sapessero arrivare alcuni Bollettini al proprio paese, che per trasloco o decesso del destinatario non possono essere recapitati, ci usino la carità di respingerli.

Possiamo assicurare quasi tutti quelli che si lagnano di non ricevere il Bollettino da vario tempo , che a noi consta di averlo loro spedito regolarmente. Quelli pertanto che alla fine d'ogni mese non avessero ricevuto il Bollettino abbiano la bontà

I. Di far domanda all'Ufficio postale, perchè si sa esservi chi ne fa raccolta e non si prende troppa cura di recapitarlo se non si domanda.

2. Di reclamare alla nostra Direzione in Torino subito , e non dopo mesi ed anni.

Siamo poi lieti di poter annunziare che presto finalmente sarà esaudito il desiderio dei buoni Cooperatori Tedeschi. Verso la prima metà di Gennaio uscirà il primo numero del Bollettino in lingua tedesca. Quei Cooperatori pertanto che desiderassero il Bollettino piuttosto in questa lingua non avranno che a farne richiesta.

Confidenti nell'aiuto del Signore e nella carità dei nostri Cooperatori. assoggettandoci a nuove spese, intraprendiamo questa pubblicazione poiconcorrere ognor più alla diffusione della buona stampa e per essa alla salute delle anime, unico nostro fine.

LA DIREZIONE.

COME FESTEGGEREMO NOSTRO PATRONO?

Tutti i Cooperatori e le Cooperatrici.

Il 29 di questo mese occorre la festa del glorioso nostro Patrono, del dottore S. FRANCESCO DI SALES. E tanta la divozione che i Cooperatori e le Cooperatrici nutrono verso di lui, che ogni anno sogliono celebrarne la festa con solennità particolare; anzi in certi luoghi i Parroci da loro coadiuvati ne avvertono i fedeli in pubblico, indi si canta la Messa, si tessono le lodi del Santo, s'imparte la benedizione col SS. Sacramento, e per tal modo non solamente si onora S. Francesco e se ne procaccia la protezione, ma si fa ancora un gran bene a tutto il popolo, proponendogli un modello da imitare. Pertanto noi esortiamo i nostri Cooperatori. e le nostre Cooperatrici a fare quanto è in loro potere, affinchè il giorno di S. Francesco di Sales sia distinto in particolar modo tra tutti gli altri. Procurino essi pei primi di accostarsi ai Sacramenti della Confessione e della Comunione , e di ascoltare la santa Messa in onore di lui, inducendovi eziandio quelli della famiglia.

I Direttori e i Decurioni.

Facciamo poi umile preghiera ai signori Direttori e Decurioni, che nella stessa occasione vogliano raccogliere a conferenza i propri Cooperatori e le proprie Cooperatrici, a norma del Regolamento, sia per acquistare il tesoro spirituale della Indulgenza plenaria, sia per trattare di quegli argomenti, che giudicheranno più acconci a promuovere la maggior gloria di Dio, la salute delle anime ed il benessere dell'umile Società di S. Francesco di Sales.

Le opere da raccomandarsi in questa Conferenza sono quelle accennate dal Superiore nella sua Lettera qui sopra.

A fine di dare maggior comodità di intervenire alla Conferenza, questa si potrebbe tenere nella Domenica precedente o nella susseguente.

In fine della Conferenza si reciti un Pater, Ave e Requiem pei Cooperatori e le Cooperatrici defunti specialmente nel corso del passato anno.

Per l'Anniversario di D. Bosco.

Al 31 di questo mese ricorre il settimo anniversario della morte dell'amato nostro Fondatore D. BOSCO. Ricordiamoci tutti in questa occasione della sua bell'anima con particolari suffragi ed onoriamone la cara memoria con nuove manifestazioni di zelo e di carità per le sue Opere.

FAUSTI PRESAGI PEL I. CONGRESSO DEI COOPERATORI SALESIANI

Leggiamo nel giornale cattolico di Bologna L'Unione un articolo che per la sua importanza merita di essere portato alla conoscenza di tutti i nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici. Esso tratta del 1° Congresso dei nostri Cooperatori, che a Dio piacendo avrà irrogo nella prossima primavera in quella illustre città: tratta dell'affetto grande che all'Opera Salesiana portano i Cooperatori e le Cooperatrici della città e

Diocesi di Bologna: tratta della splendida accoglienza che un gruppo di nostri giovanetti, di passaggio a Bologna, si ebbero da quell'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo. Ma non indugiamo più oltre a presentare lo stupendo articolo. Eccolo

« Siamo in grado di dare ai nostri lettori una graditissima notizia, una notizia che ci ha colmato l'animo di soavissima letizia.

» Nei giorni 23, 24 e 25 del venturo aprile si terrà nella città nostra il primo Congresso dei Cooperatori Salesiani di Don Bosco.

» Il progetto di tale Congresso sorse non è molto tra un gruppo di Cooperatori Salesiani nostri concittadini. A tale scopo si è già costituito un numeroso Comitato promotore sotto l'alta presidenza onoraria dell'E.mo Cardinale Svampa nostro Arcivescovo, e si può fin d'ora arguire che il Congresso riuscirà ottimamente.

» A questa notizia importantissima aggiungiamo i particolari dell' adunanza che in qualche modo può dirsi preparatoria che ebbe luogo in Seminario ieri 4 dicembre.

» Alle ore 13 di ieri l'aula magna del Seminario Arcivescovile era gremita di un pubblico sceltissimo, tra il quale notammo distintissime signore e signorine, dignitarii del Clero, molti Parrochi della città e Diocesi, Sacerdoti e Laici specialmente giovani. Tutto quelle persone erano stata invitate per assistere ad un'accademia data da una sessantina di alunni cantori dell'Oratorio Salesiano di Torino, i quali, recandosi a Loreto a prender parte alle feste che colà si celebreranno in memoria del VI Centenario della traslazione della S. Casa, sostarono ieri alcune ore nella nostra città. Non appena S. E. R.ma il nostro Cardinale Arcivescovo fu entrato nell'aula, i giovanetti cantori diretti dal prof. Dogliani loro maestro, intonarono un mottetto, che venne eseguito con molta maestria e fu assai gustato dall'uditorio, che alla fine li ricambiò di meritati applausi. Quindi uno di quegli alunni si portò innanzi a Sua Eminenza e lesse con mirabile disinvoltura un indirizzo di ossequio, di omaggio e di ringraziamento all'E.mo Arcivescovo, ai Benefattori dell'Istituto e al Comitato costituitosi per promuovere il primo Congresso dei Cooperatori Salesiani. Cessati gli applausi, coi quali venne accolta dall'assemblea la lettura di quel nobilissimo indirizzo, si avanzò un secondo alunno, ed egli pure lesse a nome di D. Rua brevi parole, ma improntate a grande affetto verso l'E.mo Arcivescovo e i Cooperatori bolognesi, terminando col consegnare a nome di D. Rua un ritratto assai pregevole dell'indimenticabile D. Bosco. li pensiero squisitamente gentile fu assai apprezzato dagli intervenuti. Dopo ciò i cantori accompagnati dall'harmonium, suonato dal loro maestro, cantarono una Salve Regina dello stesso maestro Dogliani, un lavoro di buona fattura e nell'esecuzione del quale i giovanetti addimostrarono tutta la loro valentia nell'arte musicale.

» Dopo gli applausi, il M. R. Dott. Giacomo Carpanelli, Parroco alla SS. Trinità e Segretario del Comitato promotore, invitato da Sua Eminenza a voler riferire qualche notizia sul prossimo Congresso dei Cooperatori Salesiani, si alzò, e cominciò col dire che si teneva molto onorato del còmpito affidatogli, e come doveva tenersi onorata Bologna per essere stata eletta a sede del primo Congresso dei Cooperatori salesiani. La fausta novella, aggiunse l'oratore, è già stata data prima di me da questi fanciulli, che hanno portato qui l'eco di quella festosa giocondità, colla quale fu ricevuta a Torino la lettera in cui si chiedeva a D. Rua il permesso di tenere il Congresso. E che cosa sarà questo Congresso? Esso sarà l'adunanza in ispirito di tutti coloro che, sparsi sulla superficie della terra, fanno parte in qualche modo della grand'Opera salesiana, sarà quanto di meglio lo spirito di D. Bosco saprà raccogliere non solo dall'Alpi al Lilibeo, ma anche da altre parti d'Europa e perfin d'America. Da ciò può dedursi quanta e quale sia l'importanza di questo primo Congresso. A capo del Comitato sta Sua Eminenza Rev.ma il nostro amatissimo Arcivescovo, e questo se è onore dovuto a lui pel suo zelo, per la sua sapienza e per la eminente dignità che ricopre, è dovuto anche per la singolare benevolenza paterna che egli ha nutrito e nutre, tuttora verso i figli e l'opera di D. Bosco. - L'oratore a questo punto accennò con molta efficacia alla dimora fatta a Torino dal nostro E.mo Arcivescovo presso i Salesiani, durante il Congresso Eucaristico: quindi continuò dicendo che verrà a Bologna anche D. Rua, il quale porterà lo spirito e la conoscenza più perfetta delle opere fondate ed ispirate da D. Bosco, come verranno oratori distintissimi e tutti tratteranno argomenti importantissimi.

» Il chiarissimo oratore, dopo di avere fugacemente accennato ai benefici effetti che l'Opera di D. Bosco produce nel mondo intero, tra le popolazioni civilizzate come tra le barbare, mediante lo spirito vivificante della fede e l'effusione della più ardente carità, disse che Bologna sarà ben lieta ed orgogliosa di accogliere e di ospitare tra le sue mura questi apostoli della fede, aggiungendo che la città nostra scriverà tra le sue pagine d'oro quella che si riferisce al Congresso Salesiano. E dopo di aver detto che non dubita della sua riuscita, espresse l'augurio che il Congresso apporti i germi di quella vera restaurazione sociale e cristiana, a beneficio specialmente della gioventù, che tutti di gran cuore desideriamo.

» Si rivolse quindi alle signore presenti, e le pregò di far valere tutta la loro influenza, onde formare sottocomitati di azione per la miglior riuscita del Congresso, al quale parteciperanno sacerdoti e laici, uomini e donne, vecchi e fanciulli, patrizi e popolani. E da ultimo, esortò i giovanetti cantori di Torino a ricordarsi nelle loro preghiere del Congresso, la cui buona riuscita è l'unica ambizione del Comitato, poichè la preghiera soltanto feconderà le comuni aspirazioni.

» L'oratore chiuso il suo dire acclamando a Leone XIII, il grande restauratore della società, ed all'E.mo Card. Svampa nostro Pastore, ma più che Pastore, Padre amante ed amatissimo. Vivi e prolungati applausi accolsero le sue parole.

» Dopo la interessantissima comunicazione fatta dal M. R. D. Carpanelli, venne cantata un'Ave Maria per tenore e basso ed harmonium, terminata la quale Sua Eminenza Reverendissima pronunciò presso a poco le seguenti affettuosissime parole

» Mi sia consentito rivolgere una parola direttamente a questi cari figliuoli : essi hanno già espresso a me la loro benevolenza, il M. R. Parroco D. Carpanelli ha già espresso ai convenuti le nostre speranze sul Congresso: ora io sento il bisogno di rivolgere una parola in particolare a questi buoni fanciulli, nè la cosa riuscirà grave a quanti son qui presenti e che ben conoscono quali siano i doveri dell'ospitalità e del cuore.

» Io debbo dire molte cose, ma sarò brevissimo. Anzitutto debbo ringraziare col più vivo sentimento dell'animo questi amati figliuoli che con tanta affezione sono venuti ad ossequiarmi durante il loro passaggio qui nel viaggio da Torino a Loreto; poi debbo ringraziare i superiori che si son fatti rappresentare da questi fanciulli e che mi hanno mandato l'espressione della loro bontà, aggiungendo un dono che io terrò come amatissimo e graditissimo ricordo. Sento il dovere di esprimere tutta la gioia che provo nel ritrovarmi in mezzo ai figli di D. Bosco, ciò che mi rievoca alla memoria la rimembranza di quei giorni felici che trascorsi là nell'Oratorio loro di Torino, rimembranza che è sempre viva nell'animo mio, tanto che non mi parvero giorni ma ore. Si viveva là in un mondo di allegrezza santa, di pura o sincera benevolenza reciproca, come in una oasi, in un'isola benedetta in mezzo a questo mondo pieno di tribolazioni e di passioni.

» Tengo cara la ricordanza delle feste che mi faceste nel vostro Oratorio, coi vostri canti, colle vostre musiche e con tutti quegli altri segni di allegrezza, coi quali accoglievate la mia presenza in mezzo a voi. Vi ringraziai allora, e torno a ringraziarvi nuovamente oggi, sperando che forse un giorno possa riavere la ventura di ritrovarmi in mezzo ad un bel nugolo di figli di D. Bosco.

» Intanto io vi affido due commissioni, l'una per Loreto, l'altra per Torino. A Loreto voi vi recate prima di me, ma io vi seguirò fra pochi giorni; ma frattanto voi che sarete i primi a prostrarvi tra le sante mura della Casa di Dio, là ove poco lungi io ebbi i natali, portate alla Vergine benedetta il mio saluto per me, per la mia Diocesi, per tutto questo Clero e popolo che mi appartiene e che già tanti segni mi ha dato della sua benevolenza e del suo affetto, ed aggiungetevi fra le altre preghiere anche l'intenzione già significata poc'anzi della buona riuscita del primo Congresso dei Cooperatori salesiani che si terrà qui nella prossima primavera.

» Poco appresso io vi seguirò, e vi accompagnerete coi vostri canti la Messa solenne che pontificherò la mattina del 9, ed i Vespri solenni la sera del 10; ma alle armonie dei vostri canti si congiunga l'armonia dei vostri cuori nella preghiera calda, e fervida, perchè la Santa Vergine benedica voi, le Opere di D. Bosco, i vostri superiori tutti, e faccia sì che le rugiade benefiche dell'Opera Salesiana facciano spuntare anche tra di noi i germogli di una istituzione che io spero ardentemente di veder sorgere anche a Bologna.

» L'altra commissione è per Torino. Figlìuoli, voi dovete dire tante cose per me a D. Rua, a quel veneratissimo Padre che è la più bella continuazione di D. Bosco; dite a D. Rua colle vostre parole tutto quello che intendo, ma che non saprei esprimervi a parole; ditegli quanto io lo veneri, quanto lo apprezzi, quanto a Bologna sia stimata l'opera sua, quanto ne sia vivamente bramata la presenza.

» Se vi accadrà il destro di vedere il veneratissimo Arcivescovo di Torino Mons. Riccardi, che verso di me fu largo di tanta bontà, baciategli l'anello e ditegli che l'Arcivescovo di Bologna non soltanto ricorda sempre con piacere le gentilezze ricevute, ma che spera e tiene per certo, che l'ospitalità che Egli gli accordava a Torino sarà tra breve in qualche modo ricambiata coll'ospitalità che cordialmente fin d'ora gli offro. Faccio fidanza nella vostra bontà e sono sicuro che i desideri del mio cuore saranno per tal anodo compiutamente esauditi.

» Adesso rallegrateci ancora una volta coi vostri canti e poi io vi impartirò la santa benedizione.

» Dopo queste belle ed importanti parole di Sua Eminenza venne eseguito un ultimo mottetto, terminato il quale gl' intervenuti ricevettero la benedizione pastorale. E con ciò l'accademia ebbe termine.

» Ora sarebbe perfettamente inutile che noi aggiungessimo parole nostre per dimostrare tutta l'importanza di questo I° Congresso Salesiano. Diciamo soltanto che abbiamo viva fiducia che questo Congresso, pel quale durante alcuni giorni gli occhi del mondo convergeranno sulla nostra citta, riuscirà quale tutti ce lo ripromettiamo. Il nome di Colui che sta a capo del Comitato ne porge valida e secura caparra. »

LE FESTE DI LORETO

Le feste centenario di Loreto, a cui presero parte non solo i giovani cantori del Collegio Salesiano di quella città, ma ben anche quelli dell'Oratorio di Torino, sono riuscite splendidamente. Intervennero le rappresentanze dei 27 Capitoli Cattedrali Marchigiani, 14 Vescovi, 2 Cardinali, circa 100 Sacerdoti. Malgrado l'intervento di più di 20000 persone, l'ordine fu perfetto ; la città ospitalissima.

I signori diedero accoglienza gratuita ai Vescovi, mentre i Cardinali erano ospitati da S. Ec. Mons. Vescovo. La sfilata dei Capitoli, dei Vescovi e del Clero dall'Episcopio alla Basilica fu un magnifico colpo di vista che si ripetè per tre volte, ossia la sera del 9 dicembre pei Vespri pontificali, la mattina del 10 e la sera dello stesso giorno.

Noi in questo numero, a soddisfazione dei nostri lettori, presentiamo il disegno di quella stupenda Basilica, che racchiude la S. Casa di Maria, in cui provarono soavi emozioni i nostri giovani e che in quest' anno è la meta di numerosissimi pellegrinaggi provenienti da ogni parte del mondo cattolico.

PORTOGALLO

I primi Salesiani in quel Regno.

Qualche mese fa annunziavamo come alcuni figli di D. Bosco salpavano dal porto di Genova per recarsi a Barcellona, e di qui a Braga nel Portogallo ad assumere la direzione di un Istituto già colà esistente. Ecco ora la prima corrispondenza che di là ricevemmo

VEN.MO PADRE,

Braga. 12 Novembre 1894.

HO RITARDATO un poco a scriverlo, perchè desiderava farmi un' idea dello stato e delle condizioni di questo Collegio intitolato da S. Gaetano.

Da Barcellona, presa la via di Madrid e poi quella di Salamanca, in due giorni giungemmo a Braga.

Era sera ; alla stazione ci attendevano tutti gli alunni coll'ottimo sig. Dott. D. Francesco da Cruz, che sino al presente tenne la direzione del Collegio, varii, altri Sacerdoti e Signori e molto popolo curioso di vedere i Salesiani da tanto tempo aspettati e de' quali più volte si erano occupati i giornali del paese. L'e difizio del Collegio era illuminato a festa, ed all'ingresso fummo accolti al suon della banda musicale degli stessi alunni. Notavasi in tutti un vivissimo compiacimento e la più schietta espressione dì stima e di affetto per i Salesiani.

Ai piedi di Gesù Sacramentato, ove si andò da tutti per le azioni di grazie, io presi la parola e, commosso come era , ringraziai di tutto cuore dell'accoglienza fattaci, portai il saluto di D. Rua e di tutti i figli di Don Bosco e dissi qual è lo scopo che noi ci eravamo prefisso nel venire in questa cattolica terra, vale a dire di essere, anzichè i Superiori, gli amici dei buoni giovanetti ed i collaboratori di quelle ottime persone che fin'ora ebbero il governo di questa Casa.

Ho detto buoni giovanetti ed ottime persone; ed invero i 140 giovani interni che si hanno presentemente - dei quali una parte attende agli studi e l'altra al lavoro divisi nei tre laboratorii di sarti, calzolai e falegnami - sono proprio assai buoni ; e questa loro bontà torna ad onore degli ottimi educatori che ebbero sin'ora, e specialmente di quel santo loro Direttore, il Padre Francesco da Cruz, il quale, mentre non conta che soli trentaquattro anni di età, possiede tanta virtù che in Braga si suol chiamarlo col nome di Padre Santo. Egli è un vero modello di umiltà, di obbedienza e di pietà ; basta vederlo per rimanerne edificati. Dacchè siamo arrivati noi, ci si professa a parole ed in fatti suddito devotissimo, e sì disposto ad obbedirci, da farci talvolta arrossire. Con questo sant'uomo ai fianchi certamente si può andare avantii senza timori. Lo consoli il Signore e gli dia di godere una salute migliore.

Non sto a dire quanta sia la fama che qui ci ha preceduti, quanta stima si abbia per noi da tutti e quanta fiducia si riponga nell'opera nostra. Dacchè siamo arrivati, non facciamo che ricevere visite. Ieri vennero in corpo tutte le Signore appartenenti all'Apostolato del S. Cuore ; oggi tutto il Seminario, composto di' oltre cento chierici, col loro venerando Direttore, poi varii altri Istituti colle loro musiche, molti Signori e Signore ed un gran numero di ecclesiasticì , .... e parecchie di queste persone ci parlano di affidare altre Case ai Salesiani, anzi pagherebbero subito il viaggio per quanti altri Salesiani Don Rua fosse disposto ad inviare nel Portogallo. Oggi stesso un giornale di Oporto annunzia che verrà a Braga a visitare i Salesiani il P. Sebastiano Vesconcellos, quel medesimo, mi pare, che tanto ci desidera in Oporto.

Noi, per parte nostra, ci siamo pure recati a fare le visite di dovere, e prima di tutto all'Arcivescovo Primate: ne avemmo cordialissima accoglienza e ci incaricò di salutare e ringraziare di cuore a nome suo il Sig. D. Rua. Appena ci sarà possibile ci recheremo a Lisbona dal Nunzio Apostolico.

Avrei molte altre cose da dire e di questo buon popolo e dei nostri cari giovanetti e Cooperatori di qui. Ma, per non ritardare di più a spedire questa mia, faccio punto.

Ci raccomandi tanto al Signore, ci benedica tutti ed in modo particolare questo suo

Obb.mo Figlio Sac. PIETRO COGLIOLO.

POLONIA AUSTRIACA.

Necessita di ingrandimento della prima Casa Salesiana.

Miejsce, 5 Dicembre 1894.

I

TRE anni or sono, in un luogo remoto della Gallizia, parte della Polonia, si apriva una Casa Salesiana, che per aver avuto principii assai umili, poco o nulla potè essere conosciuta. E omai tempo che si venga a conoscere dove si trovi quest'altra Casa di D. Bosco ed in quali condizioni versi presentemente, e questo è appunto lo scopo della presente breve relazione, alla quale spero sarà fatto buon viso nel nostro caro Bollettino Salesiano.

Miejsce è un piccolo villaggio polacco della Gallizia, sotto la città di Krosno e la Diocesi di Vrzemysl; è qui che sorge il terzo Istituto Salesiano nel grande Impero Austro-Ungarico. Direttore ne è il M. Rev. Sacerdote Salesiano Dott. D. Bronislao Markiewicz, il quale fa pure da Parroco del paese. E coadiuvato da tre confratelli Salesiani, dei quali uno solo è italiano ed è colui stesso che ha la consolazione di scrivere queste poche linee.

La Casa attuale consiste in un misero fabbricato di legno, contenente due dormitorii e due soli laboratorii per i quarantacinque giovani ricoverati, A poca distanza da noi, in una casetta separata, vi sono tre altre stanzuccia, che servono per alcune pie donne, le quali sull'esempio di Mamma Margherita prestano caritatevolmente l'opera delle loro mani in favore dei poveri orfanelli di D. Bosco. Non parlo di cortili, nè di cappella interna, che ne siamo affatto privi. Per le sacre funzioni ci rechiamo sempre alla chiesa parrocchiale, la quale non è poi tanto vicina e dove i nostri giovanetti debbono stare molto a disagio per mancanza di panche, su cui inginocchiarsi.

Questa miseria di locale ed il continuo aumentare delle domande per accettazione di giovani polacchi fecero venire l'ottimo nostro Direttore nella determinazione di innalzare un nuovo grande fabbricato, che potesse contenere almeno un trecento allievi, con proprii cortili e propria cappella interna. Ma a tal uopo necessitano dei mezzi, che noi non abbiamo. Infatti tutti i nostri giovani ricoverati sono mantenuti senza l'obolo d'un centesimo ; sovente ci manca il necessario alla quotidiana sussistenza ; molti giorni stiamo senza un fiorino in casa, e quando questo arriva quale provento della Parrocchia - l'unica fonte che si abbia - egli fa d'uopo spedirlo subito per soddisfare ai debiti che continuamente si devono contrarre. La Parrocchia ha bensì alcuni terreni annessi, ma questi bisogna coltivarli, e perciò conviene mantenere del bestiame, il quale viene a gravitare non poco sui frutti che se ne ricavano.

Il nostro Direttore ha gíà spedite due circolari a questi buoni Polacchi, ma io credo necessario interessare tutti i benemeriti Cooperatori e le pie Cooperatrici Salesiane. Questa prima Casa Salesiana nella Polonia è destinata certamente a fare un gran bene, ma essa ha bisogno d'aiuto. Siamo al principio d'un nuovo anno, e questa a me parrebbe una bella occasiono per tutti i Cooperatori e le Cooperatrici di aprire una nuova serie di meriti pel libro della vita. Noi imploreremo sul capo di tutti gli oblatori le più elette benedizioni di Dio, il quale senza dubbio saprà ricompensarli col concedere loro prosperi e lunghi anni qui in terra, e col preparar loro una risplendentissima corona di gloria in Cielo.

CH. A. GHIRARDINI.

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. BOSCO

BRASILE

Lettere di S. Ecc. R.ma Mons. Lasagna intorno al primo viaggio al Matto Grosso

V.

Sul fiume S. Lorenzo e sul Cuyabá: Come si viaggia male! Quant'abbondanza d'uccelli e pesci! - Un tragico fatto. - Dal vaporino ad una barcaccia. - Si discende a terra. - Si arriva alla capitale.

Cuyabà, 29 Giugno 1894.

Il giorno 11 giugno, sul far della notte, noi eravamo già tutti pigiati su di un fragile vaporino, chiamato Coxipò, dove appena ci era permesso di recar con noi qualche valigietta per gli abiti indispensabili. Tutto il resto del bagaglio si dovette lasciare a Corumbà : poichè, essendo le acque già molto basse, il vaporino correva rischio d'incagliare, epperciò era d'uopo tenerlo leggiero e galleggiante più che fosse possibile. Oltre gli ottanta e più passeggieri, avevamo con noi una quarantina di soldati, colle lor donne e bambini, come qui è costume, neri e mulatti, indii e meticci. Il vaporino non aveva che poche cabine per le signore, e per fortuna il piloto cedette gentilmente per me e pel mio segretario il suo stambugio. A poppa ed a prua del vaporino, come pure d'ambi i fianchi, correvano degli stretti corridoi aperti, con pancacce fisse. Di giorno servivano di passeggio, di ritrovo e di refettorio comune, e di notte da dormitorio generale.

Ciascuno s'aggiustava come poteva; con un saccone od una coperta da viaggio sotto, ed una valigia per capezzale si passava la notte rannicchiati alla meglio. Fortunato chi aveva buon sonno e salute a tutta prova ; ei non ne riportava che le membra indolenzite. Io invece non potei lodarmene. Attraversando per giorni e settimane intiere luoghi paludosi, dove il sole ardente sollevava grossi vapori, i quali la notte si condensavano e cadevano come pioggia fina in rugiada umida e nociva, che non si poteva, evitare, io mi sentii risvegliare pungentissimi i dolori reumatici alle spalle, ai fianchi ed alla spina dorsale. Passai delle brutte notti e di giorno mi alzava recando sul viso chiazze e striscie livide. Tanto ne soffersi, che neanche adesso mi sono ancora rimesso bene. Dei cari compagni però nessuno ne ebbe menomamente a patire; l'ilarità ed il coraggio non. è mancato mai tra di noi neppur un giorno.

Il vaporino si fermava ogni 24 ore per provvedersi di legna, di cui fa uso in luogo del carbone. E si arrestava in quei rari luoghi, dove qualche uomo ardito drizzava qualche capanna, per allevare animali e coltivare o riso o meliga in quei pantani miasmatici.

Dopo due giorni lasciammo il rio Paraguay a sinistra per entrare nel fiume S. Lorenzo. sulle cui lontane sponde sono appunto accampati gli Indii Coroados, tra i quali noi andremo fra poco. Navigammo le sue placide acque per 28 ore, e poscia lasciammo il S. Lorenzo a destra per entrare nella foce del piccolo Cuyabà, che è tortuosissimo.

Nulla di notevole c'era accaduto fino allora; ma abbassandosi le acque, si vedevano emergere più numerosi e ributtanti i coccodrilli. Passavamo a pochi metri da loro, ma essi non si scomponevano. Sdraiati a piccole frotte sulla molle arena, colla testaccia alquanto sollevata, facendo scintillare al sole i denti aguzzi e formidabili delle loro enormi mandibole, ci seguivano immobili cogli occhioni sempre spalancati. Da bordo era proìbito sparare fucili, altrimenti quanti se ne sarebbero potuti uccidere ! Il cuoio di simili animalacci è molto in pregio per fodero esterno di valigie e bauli. Ma qui nessuno si dedica a questa caccia, fuori degli Indii, e questi stessi solamente quando sono punti da rabbiosa fame.

Vedevamo passare sul capo e garrire stranamente stormi di innumerabili pappagalli, vuoi di quei piccoli verdissimi, chiamati cotorritas, vuoi di quei comuni dalle penne verdo-gialle. Ve ne passavano pure, di quegli grandissimi dalle piume verdi e rosse e gialle, coll'enorme becco adunco e le occhiaje a colori sì svariati e con tali sfumature, che sembravano dipinti dal pennello di valente artista. Qui li chiamano araras, ed i selvaggi li allevano domestici nelle lor tende, per strappar loro le piume ed ornarsene il capo e la cintola pei dì di festa, ed anche perchè nella loro superstizione essi credono che l'arima dei loro defunti trapassi nel corpo dell'arara.

Ciò che poi è veramente meraviglioso in questi fiumi è l'abbondanza indicibile di pescagione. C'è il pacù, il dorado, il piraputanga, il pesce re e cento altri, vuoi voluminosi, vuoi piccolini, scintillanti dei più vaghi colori, le cui carni sono fine e squisitissime. Si vedono a guizzare a frotte dentro l'acqua e dare balzi e capriole nella superficie stessa delle onde. E sì che questi poverini hanno numerosi e feroci nemici. Senza dire dei coccodrilli, de' camaleonti e delle stesse tigri, che affamate vengono a gettarsi a nuoto ed afferrare cogli unghioni i grossi pesci; senza contare il così detto lupo d'acqua e la capivara, due grossi mammiferi anfibii che si alimentano dì pesci, grande l'uno un po' più di un gattaccio, ed il secondo come un bel cane, i quali scavano le lor tane nelle rive e vivono quasi sempre nell'acqua; chi, dico, potrebbe numerare la stupenda varietà di uccelli acquatici che l'attraversano continuamente da una sponda all'altra, che vi svolazzano sopra a stormi, sommergendosi, nuotando, facendovi sopra larghe ruote, e piombando di reperite, tutti, chi in un modo chi in un altro, insidiatori perpetui ed accaniti della vita dei poveri pesci ?

Di questi uccelli se ne vedono di quei che coll'ale tese pigliano più di due metri di estensione, ed altri che hanno gambe e collo e becco così lunghi da apparire vere mostruosità, se non si sapesse che Dio così li ha fatti perche meglio potessero riuscire nella caccia al pesce.

Eppure dei pesci ve ne sono sempre tanti e tanti da far sbalordire. Di modo che sogliono alcuni fare delle chiuse in qualche angolo del fiume, e così ne colgono delle quantità enormi, e buttandoli in grandi caldaie ne estraggono l'olio di pesce, che ai poveri serve e per i lumi e per condimento delle vivande.

Al sopravvenire delle grandi pioggie, in settembre ed ottobre, cominciano i fiumi a straripare, ed i pesci-madri per sottrarre i lor figliuolini alla voracità dei coccodrilli penetrano, per i nuovi rigagnoli, negli stagni o laghetti nuovi che si van formando nelle foreste, e colà depongono le lor uova e colà veggono a crescere in milioni e milioni la lor progenie. E poi quando, cessate le piogge, verso aprile od in maggio, cominciano ad abbassarsi le acque, tutti insieme, come un esercito immenso, per timore di restare in secco, ricercano di nuovo il letto del fiume che in questo modo è sempre strabocchevolmente pieno di pesci. Succede non di rado che qualche abitante della foresta loro precluda il passo, facendo argine allo sbocco, ed allora al seccarsi la palude, ne raccolgono delle carrate, per farne olio.

Sempre rimontando il fiume Cuyabà noi passammo presso ad un luogo tristamente celebre per tragico successo. Si chiama fazenda do aterrado, o campagna del terrapieno ; poichè la casuccia è là costruita sopra un rialzo di terra, fatto artificialmente, appunto perchè non soggiacesse alle inondazioni.

Viveva colà, pochi anni or sono, un certo Figueredo colla sua famiglia, accompagnato da varii servi rurali, occupato ad allevare bestiami ed a coltivare qualche cereale. Armati di buoni fucili essi, per atterrire le tribù degli Indii , davano la caccia a quelli che loro si avvicinavano. Quegli Indii erano appunto i Coroados, gli stessi che la Provvidenza ora vuol affidare ai Salesiani. Ma gli Indii invece di allontanarsi per sempre, offesi nei loro diritti di sovranità sopra quel suolo, e provocati dagli assassinii commessi sui loro fratelli, da veri selvaggi, giurarono di vendicarsi.

Spiarono dunque il momento, in cui il Sig. Figueredo fosse coi servi suoi lontano dalla casa, tutto inteso al lavoro nella foresta vicina, ed essi, cautamente penetrando tra le dense boscaglie, sorpresero in casa la padrona co' suoi figliuoletti, e li scannarono tutti, senza che neppur uno si salvasse. Le teste della madre e dei figli le infissero su picche piantate a distanza l' una dall'altra nel cortile, ed il sangue loro lo imbandirono in tondi sulla tavola già allestita per la cena.

Sul far della sera ritornava allegramente il Sig. Figueredo verso l'amato casolare, e non udendo, come il solito, il vociare de' suoi bimbi che festosi solevano corrergli saltellando incontro , affrettò il passo col cuore trepidante, ed arrivato che fu nel cortile diè un ruggito e cadde fuori dei sensi. I suoi servi l'adagiarono in una barchetta e lo trasportarono lungi lungi dal luogo nefando, che più non tornò a rivedere mai. Ei vive ancora, ma come trasognato; cammina solo, spesso gesticola colle mani, alza gli occhi al cielo e piange, piange inconsolabile la sua tremenda sciagura. Povero uomo!

Io benedissi col cuore gonfio di lagrime la rozza Croce che s'innalza sul luogo ferale , ed implorai la misericordia di Dio sulle vittime innocenti e sugli inconsci carnefici.

Il giorno 15 giugno, verso sera, facemmo alto in faccia ad una casa campestre, dove stava aspettando un corriere col cavallo insellato, venuto dalla capitale per ordine del Presidente dello Stato onde sapere se i missionari si trovavano sul vaporino. Ricevuta appena la favorevole risposta, salì in arcioni e scomparve tra gli angusti sentieri che serpeggiano sotto la volta oscura delle fronzute piante della foresta. Era segno che più poco cammino ci restava a fare. Ma poco più in sù di quel luogo il fiume s'allargava fuor misura e la corrente, scemando di forza , lasciava che l'arena dei banchi s'ammucchiasse di troppo e ci serrasse il passo. Il buon capitano fe' trasportare su dì una barcaccia, presa a rimorchio nell'ultima fermata, tutte le valigie, tutti gli oggetti di qualche peso, onde alleggerire il vapore, e così tentammo il guado che ci riuscì felicemente. Speravamo quindi di poter arrivare la sera del dimani alla capitale Cuyabà, ma c'ingannammo. Alla mattina del giorno seguente, 17, giorno di Domenica, mentre appena alzati ci apparecchiavamo di buon'ora a celebrare la S. Messa nel mio stambugio, il vaporino diè un orribile crollo, incagliando per la seconda volta nei banchi di sabbia.

Anche questa volta il capitano non ommise sforzi per superare quell'ostacolo. Fece scendere tutti i passeggeri e varie suppellettili sulla barca, e così tornò a galla un'altra volta quel guscio di vaporino, che prometteva rìmorchiarci almeno fino a Cuyabà. Fece scandagliare il canale del fiume, mandò marinai nell'acqua fino alla cintola, che con pali in mano ne saggiarono il fondo in varii punti, poi retrocedette e tornò ad avanzare prima a destra, quindi a sinistra, poi nel mezzo, tentando in cento guise di varcare il tristo passo, ma tutto fu inutile.

Il varco ci era inesorabilmente sbarrato dai banchi di subbia. Allora gittò l'ancora a ridosso degli alberi della riva vicina, perchè coll'ombra ci difendessero dai raggi di un sole stracocente, e poi ci chiamò per l'ultima volta a bordo per darci da pranzo.

Quindi lasciammo per sempre il vaporino Coxipò, dove rimasero i soldati colle loro donne, e noi passeggieri ci adagiammo come le acciughe nella barca a fondo piatto. Come fu lunga, come parve eterna quella notte! Le zanzare si avventavano accanitissime a succhiarci il sangue. Invano aveva creduto schermirmi, indossando doppio paio di grosse calze malgrado il calore che faceva. Il loro lungo pungiglione trovava ancora la via, per giungere fino al vivo e farne spillare il sangue. La barcaccia era sospinta a gran stento col bastoni puntati sul fondo del basso fiume da dieci robusti battellieri. Rigagnoli di sudore solcavano loro il viso e scorrevano lungo il petto e lungo il dorso ignudo. E noi, rannicchiati in mezzo o poggiati alla sponda, avvolti in una coperta di lana, per non essere fradici della copiosa rugiada, si cercava invano di conciliare un po' di sonno. I battellieri per non infiacchire al peso del lavoro, si mantenevano desti ed uniformi nelle spinte, marcando un ritmo strano colle pedate che sprangavano all'unisono col rimbombante assito. Era impossibile chiuder palpebra.

Sorse alfine l'aurora e la barca si accostò alla riva e fu legata ad un tronco per dar un po' di respiro a quei rifiniti battellieri , mentre noi impazienti balzavamo a terra e correvamo difilati chi qua, chi là per bosco, per isgranchire le gambe e per altre ragioni ancora che il tacere è bello.

Ci diedero poscia un pan biscotto con una fetta di salame, che ci parve saporitissima , e dopo d'averlo inaffiato con un buon bicchier d'acqua, pescato nel fiume, ci rimettemmo stentatamente in via alla volta di Cuyabà, dove giungemmo tra il suono delle campane, i concenti della banda musicale e lo sparo dei mortaletti il giorno 18 giugno, alle ore 12 in punto, attesi, abbracciati e festeggiati dal buon Vescovo Mons. Carlo D'Amour, dall'ottimo Presidente dello Stato, da Generali e Magistrati e da tutto un popolo che si accalcava d'intorno a noi, e che ci accompagnò tra vortici di polvere fino alla Chiesuola di S. Gonzalo , nella quale si cantò, e ben di cuore, un solenne Te Deum.

VI.

Cuyabà: sua posizione, suo aspetto, suoi prodotti naturali. - Civiltà. - Barbara usanza. - Che dovran fare i Missionari.

A bordo del Ladario, 18 Luglio 1894.

Ora è bene che io dia qualche notizia intorno a questa città di Cuyabà e sull'estesissimo Stato di Matto Grosso, di cui è capitale. Essa è edificata sopra due colline, che corrono parallele al fiume, e separate da un torrentello, che sebbene durante parte del l'anno non abbia goccia d'acqua, nelle pioggie si rigonfia e corre superbo al fiume.

Avrà una popolazione di circa sedici mila abitanti. Le vie sono strette e tortuosissime; una appena fra loro è mal selciata, le altre sono incavate a sbalzi e precipizi, perchè nella stagione delle pioggie dìventano l'alveo di veri torrentelli. Gli edifizi sono quasi tutti di un piano solo, senza gusto e senz'arte, ma ben arieggiati e muniti quasi tutti di cortile ed orticello. Le poche Chiese sono costruite sull'antico uso portoghese, raffigurando un salone che si stringe verso il fondo per dar luogo al presbiterio e sacristie laterali. Il Vescovo non ha che tre Sacerdoti che lo aiutino nella capitale, ed otto altri sparsi per le parrocchie, delle quali molte non hanno pastori da più anni. La maggior parte di questi Sacerdoti sono vecchi decrepiti ed acciaccosi. V'è un Seminario, diretto da cinque anni in qua da quattro zelanti Missionari Lazzaristi, che sono la vera provvidenza della Chiesa del Matto Grosso; ma le vocazioni attecchiscono sì poco, che il Vescovo in sedici anni non potè ordinare che un solo Sacerdote, e mentre scrivo non v'è se non un Chierico che fa, diremmo noi, la seconda ginnasiale.

Da tre anni vi è pure un Asilo per fanciulle povere affidato a quattro Suore di Carità di S. Vincenzo de' Paoli. È l'opera prediletta di Monsignore che ha fatto prodigi di carità e di santo zelo per la sua fondazione e pel suo ingrandimento. Contiene una, quarantina di fanciulle interne ed altrettante esterne.

Vi sono tre quartieri di soldati ed un arsenale di marina, una farmacia, un rustico teatro, che non funziona quasi mai, e varie case di negozio che provvedono a carissimo prezzo gli abitanti dello Stato delle cose più indispensabili alla vita.

Il suolo è fertile assai, ricco d'acque, di legnami, e di varie miniere d'oro e d'argento e di ferro, ma non sfruttate. I prodotti sono svariatissimi, ed alcuni d'un valore straordinario, come sarebbe a dire la gomma elastica e l'ipecacuana, che formano la principale materia di esportazione di questo sterminato paese. L'ipecacuana è la radice di un arbusto chiamato qui puaya, che nasce spontaneamente nei boschi e si riproduce da sè per qualche radicina che sempre rimane confitta nel suolo. La gomma elastica invece si estrae da un bellissimo albero, ritto, di alto fusto, chiamato da' botanici syfonia elastica, che cresce vigoroso nei terreni bassi, che per sette e più mesi dell'anno soggiaciono completamente alle alluvioni dei numerosi fiumi che sono affluenti delle Amazzoni. Questi alberi si chiamano qui popolarmente siringaes e formano delle selve fitte e sterminate, in gran parte ancora inesplorate, fonte di facili guadagni per gli, abitanti della campagna e di ricchezze stragrandi per la nazione. Un solo uomo potrebbe estrarre più di 30 Kg. di gomma al giorno e questa vale 4 franchi al Kg. qui sul posto. E con qual facilità ciò fanno ! Con delle scuri incidono la corteccia dell'albero in più luoghi, ed il latte che sgocciola abbondante è raccolto dentro d'una specie di scodella leggerissima, formata colla scorza di una frutta somigliante ad una zucca, ed appiccicata al tronco con una manata di fango, e quel latte raccolto alla sera in un secchio, condensato poi al fuoco con acidi o pietrafumo, è ridotto a masse rotonde, che si vendono ad alto prezzo ad incettatori che le spediscono in Inghilterra, dove se ne trae partito per tutti gli svariatissimi lavori in gomma elastica.

In queste foreste v'è pure l'albero della China, la pianta della vaniglia, sulle sponde de' fiumi la salsapariglia, e nelle regioni confinanti col Paraguay anche l'erba mate, che si estrae da un alberetto non più grande dell'arancio e del pesco. Le foglie abbrustolite al forno e macinate dànno polvere molto simile al the delle Indie, ma di un aroma e di effetti tonici ancora più commendevoli.

Non parlo della canna da zucchero che cresce presto e vigorosa, del cotone, del cacao, del riso, nè del grano turco dei fagiuoli, che dànno più raccolti all'anno e con tanta copia da far stupire.

In alcuni luoghi viene bene anche la pianta del caffè; ed il nostro frumento è dappertutto sostituito dalla mandioca, pianticella nodosa che si rassomiglierebbe al nostro geranio, se non crescesse assai più alta. Ma dopo otto mesi la sua radice si trova convertita in un bulbo più grosso assai delle nostre rape, e che qui raggiunge per sino la lunghezza di due metri con una grossezza di venti e più centimetri di diametro. Arrostita al forno o dentro enormi caldaie, si grattugia e si ottiene una farina che serve a differenti usi ed è l'alimento più comune di queste popolazioni.

La civiltà è poco diffusa nelle campagne, dove gli agi della vita sono affatto sconosciuti. In una stretta capanna fatta di pali e coperta di foglie secche di palmizi o di canne silvestri , molte volte aperta ai due' estremi, vivono spesso e uomini e donne e fanciulli e fanciulle, tutti insieme, col maiale, colla capra ed una mezza dozzina di cani almeno. Non si vede un tavolo, non una sedia, non un armadio. Due pietre col pentolino di ferro e più comunemente di terra cotta sono la cucina, il bosco è il refettorio comune. Dai pali della capannuccia tirano alcune reti, che servono di letto la notte e di sedile nel giorno, e non cercano altro. Generalmente un vecchio baule a chiave è l'unico mobile di molte e molte capanne.

Rari sono i matrimonii; quindi le famiglie sparse nelle campagne hanno l'aria di unioni posticce e provvisorie, senza àspirazioni per sè, senza interesse pei loro figli. Eppure con tanta fertilità di suolo, coll'abbondanza d'ogni ben di Dio, come sarebbe facile all'uomo formarsi una posizione decorosa ed agiata, e lasciare poi ai figli un' eredità di benessere senza grandi fatiche! Ma i calori proprii di questo clima, e la gran facilità della pesca e dei frutti naturali, come il banano, l'arancio e la mandioca , inclinano queste popolazioni all'inerzia ed all'abbandono. Non pensano mai alla dimani, ed avendo con che riempire bene o male lo stomaco nella giornata, si sdraiano all' ombra e fumano e bevono l' acquavite distillata dalle canne da zucchero.

In più luoghi i fanciulli vanno nudi affatto, fino ai dodici e più anni, ed assicuro che fa pena al cuore, visitando le sparse borgate, vedere passare innanzi e correre appresso tante creature di Dio, senza un cencio che ne copra le carni, in atteggiamento di semplici animaletti. Mancherebbe solo che' si buttassero carponi e camminassero a quattro zampe!

A molti fanciulli, dopo gli otto anni , v' è l'uso di aguzzare i denti incisivi e questo lo si fa in un modo affatto barbaro. Con uno scalpello o coltellaccio applicato al dente, ne fanno saltare i pezzi a forza di colpi di martello , e così quei poverini a prezzo di dolori inenarrabili possono poi per tutta la vita mostrare i bei denti aguzzi ed affilati come quelli dei coccodrilli.

Qui non si conoscono gl' istrumenti di agricoltura usati da noi, come l'aratro nelle sue differenti forme e gli altri attrezzi consimili. Si fa solo uso della zappa per ogni specie di piantagione, e la natura è così prodiga, così feconda, che in un breve campicello li ripaga più volte all' anno con ogni ben di Dio. Insomma fa meraviglia il vedere come in mezzo a tanto ricchezze, la gente si ostini a vivere in tanta miseria, in tante privazioni. Ah! se sapessero lavorare con energia e trar profitto del loro lavoro!! Non vi sarebbe al mondo un luogo più ricco e più prospero di questo.

Ed ecco il motivo per cui converrà cominciare qui, più che in qualunque altro luogo, ad aprire delle scuole di agricoltura pratica edei laboratorii pei mestieri più comuni e necessari alla vita. Col lavoro e coll' insegnamento si potrà facilmente rialzare questo popolo, che in generale è d'indole buona, docile e rispettoso assai , alieno dalle risse e da' delitti che si deplorano dove regna la raffinata civiltà del nostro secolo. Gli aborti, per esempio, gl' infanticidi ed altre nefandezze sono qui affatto sconosciute, e così c'è tutto a sperare che il buon Dio abbia compassione di questo popolo semplicissimo, e gli mandi dei buoni Missionari , dei zelanti maestri, per condurlo sulla via della salvezza eterna non solo, ma anche per rialzare la sua dignità, per insegnargli i mezzi più ovvii onde fornirsi di agiatezza decorosa e di una prosperità che lo faccia grande a' suoi occhi ed a quelli delle nazioni vicino.

Ma l'opera nostra in queste regioni deve svolgersi principalmente a favore dei poveri selvaggi; e lei, Sig. D. Rua, s'aspetta certamente da me qualche notizia a loro riguardo. Ebbene sappia che D. Malan e D. Solari si sono già messi in marcia fin dal giorno 16, consecrato alla Vergine del Carmine , per raggiungere le tribù dei Coroados, stanziate sulle sponde del fiume San Lorenzo. Essi stessi gliene scriveranno poi dei ragguagli curiosi.

Il Governo cede a noi la direzione del gruppo che forma la Colonia Teresa Cristina., governata militarmente con venticinque soldati di presidio. Il Sig. Presidente dello Stato, Avvocato Giuseppe Manuel Murtinho, uomo di retto criterio e di una bontà squisita, ci assiste in quest'opera con una premura ed una rettitudine superióre ad ogni elogio. Ha ritirato di là un Colonnello.che era Comandante delle forze e Direttore degli Indii, e rimette tutto nelle mani del Missionario, con piena autorità nel governare; e libertà d' iniziare ed effettuare tutte le riforme che crediamo necessarie. Ha mandato una buona guida ad accompagnare i nostri cari confratelli e quattro servi con muli di scorta e provvigioni pel lungo viaggio. Dovranno cavalcare per dieci giorni attraverso le cupe foreste, cercarsi un po' di carne colla caccia e cuocersela allo spiedo. Dormiranno a cielo aperto, su reti tese da un ramo all'altro degli alberi giganteschi, per sottrarsi alle carezze delle tigri ed alle visite dei serpenti. Ma queste cose le saprà presto da loro stessi.

Io invece le dirò che la tribù dei Coroados appartiene alla razza Tupì che è più comune al Nord ed Ovest del Brasile; mentre gli altri selvaggi del Sud e del Paraguay appartengono alla razza Guaranì. Sono circa 20 mila sparsi in piccoli gruppi nelle foreste. Appena trecento o poco più si avvicinano alla Colonia per ricevere la razione del Governo, e questi dopo alcuni ,mesi cedono il posto ad altri e sen tornano erranti pei boschi e lungo i fiumi.

Ogni nostro sforzo dovrà dunque tendere ad attirarli a noi, a riunirli in villaggi, e fissarli in dati luoghi per poterli instruire nella S. Religione, nell'agricoltura e ne' mestieri più usuali della vita civile. Ma prima che si possa ottenere una vittoria si balla, ah! quanto tempo dovrà passare, quanti sudori, quanti sacrifizii , quante sofferenze e quante spese ci vorranno

Ma noi confidiamo pienamente nell'appoggio che ci presterà la Vergine Ausiliatrice e speriamo di vedere ben presto innalzarsi gloriosa la Croce di Gesù Cristo nelle foreste vergini e raccogliere alla sua ombra non solo i Coroados, ma i Bakiherins , i Charvantes e cento e cento altre tribù che scorrazzano libere come il vento sotto le verdi volte degli alberi fronzuti, e giganteschi di queste zone tropicali.

EQUATORE

Nel Vicariato di Mendez e Gualaquisa

Un'escursione al sud di Gualaquiza.

REV.mO ED AMAT.mO PADRE, Cuenca, 15 Aprile 1894.

ELLA avrà certamente inteso da D. Francesco Mattana che nello scorso mese di marzo noi ritornavamo a Gualaquiza per fondarvi definitivamente la casa di missione, con due Sacerdoti, due Catechisti, due falegnami, un fabbro e varii manuali per aiutarci a costruire la cappella coll' annesso ospizio (1).

Dopo qualche giorno del nostro arrivo colaggiù, quando i lavori erano avviati, ricevetti una lettera da D. Calcagno , nella quale mi esortava ad imprendere un viaggio di escursione al sud e all'oriente di Gualaquiza, per veder di completare la carta geografica di quel paese, quasi intieramente sconosciuto ancora, e poterla presentare al futuro Congresso, che si terrà a Quito nel prossimo maggio. Sarei partito subito appena ricevetti l'ordine; ma eravamo nella settimana di Passione, e al mio superiore D. Mattana parve conveniente protrarla partenza al giorno seguente alla Pasqua di Risurrezione, tanto più che in quei giorni gli Jivaros di Gualaquiza erano intenti a celebrare, alla loro barbara maniera, la solenne festa d'una shanza, fatta colla testa di una povera india, che gli Jivaros di Zamora, in una spedizione bellicosa fatta al Pastaza, si avevano condotti seco come prigioniera , e che quei di Gualaquiza per vendicare offese ricevute molti anni or sono dai parenti della povera captiva, l'avevano uccisa poche settimane prima del nostro secondo arrivo colaggiù. Dette feste, o meglio simili orribile baldorie durano cinque giorni, e in tal periodo di tempo nessun Jivaros mi avrebbe certamente accompagnato, e senza alcuno di loro non si può far due passi fuori di Gualaquiza, senza pericolo di perdersi in quelle inospite e foltissime selve. Mi convenne dunque aspettare fino al lunedì dopo Pasqua. In quel giorno, dopo aver ricevuta la benedizione col SS. Sacramento, mi licenziava dal carissimo D. Mattana e dall'altro confratello Jurado. D. Spinelli era partito al Sabbato Santo per S. Josè, onde dar a quella popolazione la comodità di far la Pasqua.

Devo confessare che partiva non poco afflitto; non tanto per i disagi e pericoli, cui prevedeva andar incontro, ma per vedermi costretto a partire solo dei nostri. Dio sostenne il mio coraggio! In compagnia di due robusti uomini, che mi portavano qualche po' di viatico e le altre cose di prima necessità, mi diressi a piedi verso il sud, con intenzione di visitare il Pongo e Mendez. Passammo la prima notte in casa del Jivaro, che ci doveva guidare in questa escursione. Là s'erano pur radunati altri Jivaros di Mendez, i quali vollero approfittar dell'occasione per recarsi alla loro patria insieme con noi. Io ritengo che la gente più chiassosa del inondo sia questa degli Jivaros: per un nonnulla si mettono a gridare e a schiamazzare come forsennati. Cosicché in tutta quella notte fra il vociare degli adulti, il piagnucolare dei bambini e il latrare dei molti cani, non potei chiuder occhio.

Il giorno seguente, come a Dìo piacque, riuscii a farli muovere. Ci accostammo al fiume Bomboiza, ove stavano in pronto due canoe, sulle quali potemmo far qualche chilometro di cammino; ma non tutti in una sol volta, poichè eravamo in numero troppo grande e tutti ben carichi. I miei due cargeros portavano cadono più di settanta libbre di roba ; ed io tra gli abiti e le lingerie più indispensabili per cambiarmi, il teodolite, varie cosette da regalar agli Indii e la indispensabile carabina, portava pure meco più di quaranta libbre. Così si dovette impiegare molto tempo per trasportare ogni cosa fino al luogo, ove mette capo una via per terra, che corre sulla riva sinistra di detto fiume. Dopo qualche ora di viaggio rimase con noi solo una famiglia di Jivaros : gli altri stimarono più conveniente seguir la sponda destra per arrivare alla loro dimora; noi continuammo il sentiero incominciato.

Disagi di questi viaggi - Fine del Missionario nel raccontare le sue peripezie.

Non sto per ora a darle una minuta descrizione di questi luoghi; poichè è mia intenzione di inviarle poi tutti gli appunti geografici raccolti in un quadernetto accompagnato da relativa carta geogratica, che il Sig. D. Calcagno vuol prima presentare al Congresso. Certo che. qui siamo ancora molto lontani dalle pianure amazzoniche; ci troviamo invece in mezzo a vallate profonde, fiancheggiate da altissime montagne, le cui cime salgono a più di tremila metri di altezza assoluta. Il fiume Zamora scende precipitoso in una di queste valli, scavandosi uno stretto e profondo alveo nella dura roccia di gneis e porfido. Il sentiero, che transitammo noi, percorre la sua riva sinistra esso è tanto lubrico e stretto, che, se non fosse stato pel fino tatto e l'occhio ben esercitato del Jivaro che ci guidava, non avremmo certamente potuto passarvi: in certi punti appena appena si può scorgere frammezzo a sterpi, erbacce, spini ed arbusti: per di là senza dubbio raramente dev'essere passato qualche essere umano, ed io non credo siavi peranco passato alcun europeo o americano civilizzato. Di frequente convien scendere in profonde ed anguste vallate, qui denominate quebradas, per indi salir dalla parte opposta, ma con declivio così ripido, che bisogna lavorare di mani e di piedi per arrampicarcisi, aggrappandosi ai virgulti e alle radici, precisamente come farebbero le capre. A tutto questo aggiungasi un clima sì ardente, che, quantunque si debba viaggiare sempre nascosti sotto il fogliame di annosi alberi, pure dopo solo qualche minuto il sudore ci incominciava già a trapassare non solo dalla camicia, ma dal panciotto e dalla giubba. Per fortuna ad ogni breve intervallo si trova sempre acqua in abbondanza per ismorzar l'ardente sete, che tanto travaglio e tanto sudore ingenererebbe. Dovemmo pur guadare varie volte grossi fiumi ; quantunque per nostra buona sorte si trovavano tutti allo stato di maggior depressione, non essendo ancor incominciata la stagione delle pioggie, pure le acque in alcuni ci arrivavano fino alle spalle. Ma tutti questi travagli e sudori non erano che il principio del nostro viaggio nella seconda metà di esso ben altri stenti, ben altri pericoli ci aspettavano!

Ma a che fine raccontare queste cose? Forse per essere compatito? - No certamente, chè questo gioverebbe ben poco all'anima mia. Io anzitutto so di parlare ad un Superiore, ad un Padre che desidera sapere quel che fanno i suoi figli lontani. Poi sento di avere dei doveri verso di Maria SS. Ausiliatrice : Essa è che mi ha dato saluto e forza e in modo prodigioso più volto mi ha difeso da pericoli grandissimi sento quindi un prepotente bisogno di ringraziarla e di magnificare la sua grande potenza e bontà. Ecco i motivi che m'inducono a narrare le fatiche da me sostenute in ossequio all'obbedienza avuta.

Come si passa il giorno e dove si dorme, la notte - L'incontro de' cinghiali fornisce la cena.

Allo spuntar del giorno, dopo aver fatta colazione che doveva pur servir di pranzo, ci mettevamo tosto in viaggio, e si continuava fino a sera, con poche e piccole interruzioni per sollevare un pochino le spalle dal pesante carico e per pigliar un poco di respiro, specialmente in cima alle faticosissime salite, ove si giungeva sfiniti dalla stanchezza. Sul far della notte si aveva cura di costruir per prima cosa la necessaria capanna o rancho, come qui si chiama, consistente in alcuni pali rizzati obliquamente, su cui si appoggiano alcune manate di foglie di canna, messe a guisa di tegole, per ripararci dalle pioggie molto frequenti. Fatta un po' di cena e recitate le preghìere della sera col compagni di viaggio, ci coricavamo sopra una bracciata di foglie, con una valigietta od altra dura cosa per capezzale, incaricando l'Angelo custode di difenderci dalle fiere e dai serpenti della foresta, e di proteggerci da ogni altro pericolo. Giù da quelle parti la temperatura è come quella di Gualaquiza, e perciò la brezza notturna non molesta punto, anche quando si è costretti a dormir co' vestiti inumiditi dal sudore o dalle pioggie. Tuttavia si accendeva sempre un po' di fuoco per tenere lontane le fiere, e specialmente l'orso che frequenta quelle plaghe.

Passammo così cinque giorni, senza che ci accadesse nulla di straordinario e senza però incontrare alcuna abitazione di esseri umani. Una volta c'imbattemmo in una grossa mandra di cinghiali, che per fortuna al sentirsi sparare contro alcune fucilate,, si sbandarono e non tentarono neppur di avventarcisi contro. Questi animalacci sogliono infatti avventarsi contro del cacciatore, il quale se non è ben armato o non sa fuggire in fretta sopra qualche pianta, viene sbranato in un attimo; come capitò poche settimane fa ad un povero Jivaro che si trovava solo contro una cinquantina di essi. Per noi quell'incontro, grazie a Dio, non riuscì dannoso, bensì utile, giacchè un cagnaccio degli Jivaros ne afferrò uno piccolo pel dorso, e a costo di essere lui stesso lacerato, non lo lasciò finchè giungemmo in suo aiuto con un lungo coltellaccio e lo liberammo, preparandoci così per quella sera una eccellente cena colla carne fresca del cinghialino. La mia carabina colse pure alcuni polli d'India (pavas) ed altri grossi uccelli che fornivano saporitissimo cibo pei nostri pasti.

All'avvicinarsi ad un gruppo di case, la nostra guida volle a tutti i costi ritornarsene indietro, perchè diceva che in quella viveva un suo nemico, il quale si sarebbe certamente vendicato sopra di lui delle offese ricevute da suo padre, che avevagli ucciso un fratello. Nulla valsero le mia parole per indurlo a seguitare con noi. Però egli mi raccomandò a due altri Jivaros e se ne ritornò a Gualaquiza con suo figlio.

A Indanza - ai capitano Sancima - Desiderio dei Battesimo - Necessità e convenienza d'una casa-Missione.

Frattanto noi ci appressavamo a Indanza, luogo abitato da varie famiglie dì Jivaros, dove risiede pure il cosìdetto capitano Sancima. Il più robusto Jivaro della nostra carovana stimò conveniente andar avanti egli a dar l'annunzio del mio arrivo al capitano, il quale ci venne incontro con una gran zucca di chicha, con juca, platano ed altri doni, fino ad un ranchito, Ove egli e i suoi sogliono recarsi a prendere il natema o bevanda delle visioni. Arrivati noi là, si mosse per salutarci.

Sancima è un uomo in sulla quarantina, di media statura, ma tarchiato e svelto, e di aspetto vivace e coraggioso. Parla, o meglio si fa intendere in lingua castigliaua. La prima domanda che mi fece si fu se io portava qualche malattia. Gli risposi che i miei compagni. ed io eravamo molto stanchi, ma che tutti godevamo buona salute, e che se fosse altrimenti, non avremmo potuto far quel viaggio così cattivo. - Ebbeue, mi replicò, che vai cercando per queste parti ? - Gli risposi che era andato fin là e che intendeva avanzarmi fino al Pongo e Mendez per visitare gli Jivaros ed insegnar loro il modo di viver felici in questo mondo e poi morendo andar con Taita Dios. - E come si deve fare, chiese allora? - Se tu lo desideri, soggiunsi io, verrò qui con altri Padri, porteremo camicie, calzoni, coltelli, lancie, molini da zucchero (trapiches por moler), ti insegneremo a pregare, a vivere come buon Jivaro, e se sarai contento ti battezzeremo e poi morendo tu andrai con Taita Dios. - Mi rispose subito che era già stato battezzato, che però desidera molto che vadano i Padri, che egli li aiuterà a seminar l'orto, loro darà juca e platano e chicha, come ne porse a me un gran catino. Poi ci condusse alla casa sua.

La casa del capitano Sancima è più grande di tutte le altre. Là v'erano riunite più di quaranta persone suddivise in quattro famiglie. Il capitano tiene due mogli, così pure suo nipote e varii figli. È inutile dire che tutti vennero intorno a me con molta curiosità, che specialmente i più giovani mi si avvicinavano colla loro rustica famigliarità e franchezza per misurarsi, per veder quanto la loro statura era più bassa della mia; e facevano alte meraviglie di veder che il più alto di loro era di alcune dita più basso di me; poi mi tiravano la barba, la misuravano colle dita, confrontavano il colore della pelle loro con quello delle mie braccia... proprio come fanno i ragazzini. La loro meraviglia salì poi al colmo, quando videro il mio orologio, colle sue lancette, col suo pendolo, che si muovevano da sè.... tutti ne volevano sentire coll'orecchio il compassato rumore e ripetevano l'uno all'altro : Tich tich.. Vollero poi saperne il nome; e soddisfatta questa loro domanda, li interrogai io con qual nome lo chiamerebbero essi. Dopo aver pensato un poco, risposero: hànendei, vale a dire : cuore. Alcuni infatti mi domandarono se veramente quell'orologio avesse vita propria, se avesse cuore....

Ma essi aspettavano altre cose, i soliti regalucci. Cominciai quindi a distribuir al capitano un bel coltello, poi a chi un ago, a chi filo, a questi l'acciarino per accendere l'esca, a quelli uno specchietto, a tutti insomma diedi qualche cosetta. Fin là era arrivata la fama che i cristiani di Gualaquiza regalavano molte cose ; ed avendone io molto poche, ne rimasero alquanto disgustati; però cercai di rianimarli dicendo che saremmo ritornati presto ben provvisti di ogni cosa.

Cominciai poscia ad insegnare il segno della croce ai fanciulli ; e tosto vollero imitarli anche gli adulti, e in poco tempo lo impararono quasi tutti. Alla vista poi del Crocifisso rimasero stupefatti, e mi domandavano che significasse quella cosa, chi mai rappresentava. M'industriai di far intender loro che i primi uomini si mostrarono cattivi e per loro colpa anche noi tutti dovevamo andar con iguanci (il demonio) a bruciare; ma che Taita Dios, di cui essi hanno una vaga idea, mandò dal Cielo il suo unico Figlio a morir per noi, per tirarci tutti in Cielo; e che, volendolo, anche essi dopo morte avrebbero potuto andar ad essere felici per sempre con Taita Dios. Tutti mi risposero che desideravano molto di andar con Dio in Cielo ; e volevano già che io battezzassi subito quelli che non avevano ancor ricevuto questo Sacramento. Risposi che fra breve ritorneremo colà a battezzarli tutti. Speriamo che questo lor desiderio non sia solo un entusiasmo passeggero, bensì la vera chiamata del Signore.

Stemmo in quella casa un giorno intiero e due notti per riposarci un poco della fatica del viaggio. Passammo poscia a visitare altre case disperse in quei dintorni; dappertutto trovammo presso a poco i medesimi costumi , tutti ci accolsero benevolmente e tutti mostraronsi desiderosi di esser istruiti nelle cose di religione. Quando però si tratterà di riformare i loro barbari usi, sarà un altro paio di maniche; anche colà sarà necessario fondare una casa-missione , onde prendersi cura speciale della gioventù.

E la fondazione di una casa in quella regione sarà molto conveniente a noi, perché, secondo che mi assicurano gli Jivaros, poco più sotto , il fiume Santiago comincia ad essere navigabile ; quindi si sarebbe allo scalo di una facile via di comunicazione col Marañon e per conseguenza coll' Atlantico.

Ancora, una casa quivi servirebbe assai bene di stazione per andare a Mendez, che dista solo di pochi chilometri. Ma v'ha di più; al presente vani individui di Gualaceo , distante una giornata da Cuenca , stanno costituendosi in società per la costruzione di una via che andrebbe direttamente giù a Indanza, ove fonderebbero varie aziende; così si formerebbe un bel paese come Gualaquiza. Se si effettuerà tale progetto, i nostri Missionari, anche di Cuenca, potranno venir benissimo pel Marañon con grande vantaggio di tempo e di danaro; e così si risolverebbe il problema meditato dal carissimo nostro D. Savio. Io spero presto questa soluzione, specialmente se ella, sig. D. Rua, potrà mandarci molti aiuti personali e pecuniari, senza dei quali cogli Jivaros non si farà niente.

Le guide non vogliono più seguire : bisogna cambiar direzione. - La civiltà barbara. - Quali pericoli s'incontrano

Visitate le case di Indanza , pensava dirigermi al Pongo ; ma difficoltà insormontabili mi costrinsero a cambiar direzione. Uno di questi ostacoli si fu l' incominciamento delle pioggie. Le selve amazzoniche sono ricche di acque correnti ; da quelle alte montagne, che sono le Ande, scendono un numero grandissimo di fiumi grandi e piccoli, i quali riunendosi nelle sottostanti vallate formano dei fiumi grossissimi, che nella regione in discorso , quantunque alta di circa 1000 metri di altezza assoluta, sono tuttavia ancor molto rapidi. Nella stagione secca i detti fiumi si possono guadare senza gran pericolo , ma in quella delle pioggie diventano spaventosi ; e se uno si lascia sorprendere in tal tempo tra due di tali fiumane, come sarebbe stato il caso nostro, certamente si troverebbe là sequestrato per mesi e mesi da ogni consorzio umano, senza poter uscire da nessuna parte di quelle foltissime selve, con grave pericolo di morirvi d' inedia.

Un altro ostacolo non meno grande mi si presentò da parte degli Jivaros. Nessun Jívàro, pratico della regione del Pongo, acconsentiva di guidarmi colaggiù; perchè tutti hanno gran timore degli Indii di Patacuma, i quali dicono che sono molto feroci ; e da qualche anno specialmente formano il terrore delle Jivarie del Santiago. La causa principale però delle stragi avvenute furono i bianchi, coloro cioè che si dicono civilizzati e civilizzatori dei popoli ! A Ichitos , Borja ed in altre popolazioni del Marañon superiore si sono stabiliti molti mercanti peruani, brasiliani ed anche europei , che si adoperano nell'estrazione del cauchuc, e vi tengono pure aziende, con grandi piantagioni di caffè, cacao, ecc. Non potendo trovar facilmente gli operai necessari per tali lavori, rincorsero il Napo, il Pastaza ed altri fiumi grandi di quel vasto paese, uccidendo, rubando e ammanettando a guisa di feroci pirati quei poveri Indii , cui essi desideravano condur allo loro aziende per aggiogarli ai forzati lavori. Finché si trattava degli Andoas., degli Zaparos e dei Canelos, potevano commettere le loro orribili atrocità anche senza gran pericolo proprio ; ma gli Jivaros sono ben altra gente ! Essi seppero difendersi molto bene. Se non che l'astuzia umana, o meglio diabolica, ne trovò un' altra. S'avvicinarono ai Patacuma, gli Jivaros più violenti, offersero loro dei remington ed altri fucili di recente invenzione, purchè loro somministras sero degli schiavi. Quei feroci selvaggi, desiderosi come sono di posseder armi da fuoco, corsero le Jivarie più vicine, bruciando le case, uccidendo quelli che cercavano difendersi, e conducendo i prigionieri , comprese le donne e i fanciulli, a quei perfidi mercanti, che pur osano chiamarsi filantropi , amici del progresso. Gli Jivaros, a cui io mi era rivolto perchè mi guidassero al Pongo , risposero tutti, che non sarebbero venuti per qualunque cosa io avessi loro offerto, perchè, dicevano, siamo sicuri odi essere ammazzati o venduti schiavi ai bianchi per un fucile o una cassetta di polvere o capsule da remington.

Da tali racconti compresi una volta di più quanta necessità vi debba essere di fondar anche colaggiù , che pur è territorio appartenente alla nostra missione, una casa per cercare di mettere un argine a tanta empietà. Oh ! si, amatissimo Padre., ci mandi presto un buon numero di personale, co' relativi soccorsi materiali, onde rendere stabile la fondazione di Gualaquiza, andar a fondar una stazione a Indanza, e di là volare al Pongo per veder qual sarà il luogo ed il modo più efficace per combattere e vincere il demonio anche in quella sua rocca finora inespugnabile.

Vedendo frapporsi tante difficoltà all'esecuzione de' miei progetti, stimai prudente e necessario deporre, per ora, ogni pensiero di spedizione al Pongo, protraendola al prossimo estate, nel qual tempo, a Dio piacendo, spero di aver maggiori aiuti materiali che non questa volta. Pensai allora di ritornare alla montagna , percorrendo un cammino tracciato da un cotale di Gualaceo, venuto colaggiù pochi mesi avanti per vedere di mettervi un'azienda. Ma che cammino ! se il percorso fino allora fu cattivissimo, adesso diventava impraticabile ; persino gli Jivaros mi dicevano che neanche gli orsi potrebbero passarvi in questa stagione di pioggie. Tre Jivaros soli ci vollero accompagnare per un giorno e mezzo , con una buona accia alla mano, onde tagliar gli alberi che ci si frapponevano ; ma vedendo poi tanti pericoli di un sì lubrico sentiero, anch'essi ci consigliarono di ritornare. Ma i miei compagni di viaggio non vollero acconsentire di rifare quel pessimo cammino : si lusingavano che sarebbe stato per divenir migliore : fummo terribilmente disingannati ! Ogni giorno la via si faceva peggiore : noi ci trovammo in mezzo a foltissimo intreccio di alberi e di alberetti; si saliva molte volte tenendosi a qualche virgulto o radice ; sovente si dovette formar delle corde con piante rampicanti e tirarci su l' un dopo l' altro con pericolo di cadere in qualche burrone e sfracellarci le ossa.

In tali frangenti io ricorreva con fervore a Maria SS. e a tutti i Santi nostri protettori. E questi nostri cari amici celesti certamente ci hanno più volte aiutati e scampati da molti pericoli. Non una volta ci avvenne di farci del male grave ; cadute leggere , graffiature alla faccia, alle mani , alle gambe, ammaccature dappertutto, ma non gravi lesioni.

Dopo difficilissime salite seguivano altre più orribili discese , quindi il passaggio del relativo fiume, che spesso era molto grande, e per giunta ci accompagnava una quasi non interrotta pioggia, che ci penetrava fino alle ossa, ed alla notte, almeno !e ultime, un freddo intenso non ci lasciava requie un momento. E questo disastroso sentiero non accennava di finire per quelle dirupate ed inospiti montagne, ed io temeva fortemente che ci venissero meno i viveri là in mezzo a quella foresta. Ma, grazie ancora alla Celeste Ausiliatrice, neppur per una mezza giornata ci mancò il necessario sostentamento: l'ultimo pezzo di carne di maiale comprato da un Jivaro di Indanza fu terminato sull'ultima Cordigliera verso le ore tre pomeridiane, ed alle 9 della stessa sera potemmo arrivare a Gualaceo, dove quell'ottimo Parroco si diede tutte le premure per rifocillarci eccellentemente. Alla sera del giorno seguente poi, grazie pure alla bontà del medesimo Parroco di Gualaceo, che mi prestò una cavalcatura, già mi trovava nella nostra Casa di Cuenca in mezzo ai cari confratelli, i quali mi confondono colle loro fraterne sollecitudini. Quanto è dolce e consolante, dopo un lungo e faticoso viaggio , trovarsi in mezzo a persone amiche, tra confratelli che ci amano e ci prodigano tutte le cure necessarie

Ma ormai mi accorgo che, con tutta la mia buona voglia di esser breve, sono riuscito molto lungo. Pure non so risolvermi a terminare prima di aver rinnovato una calda preghiera a Lei, Rev.m° Sig. D. Rua, ed a cotesti buoni Superiori, perchè vogliano mandarci i tanto domandati soccorsi personali e finanziarii. Se vedessero da quante necessità siamo circondati ! Ella poi, i confratelli e i giovani dell'Oratorio vorranno ricordare sempre a Maria SS. Ausiliatrice, davanti al suo altare, i bisogni di questa Missione, nonchè quelli di chi ha la fortuna di potersi dichiarare

Suo Obb.mo ed aff.mo figlio

GIACINTO PANCHERI.

Los Talleres de D. Bosco in Montevideo. - Quando il Presidente della Repubblica Uruguaya, nello scorso anno recossi a visitare il Collegio Salesiano di Villa Colon, tra i discorsi di encomio alla nostra Pia Società fuvvi chi lodò i Salesiani d'aver finalmente impiantati dei Laboratorii anche nella capitale Montevideo. Los talteres de Don Bosco in Montevideo (vedi disegno a pagina 21) furono aperti nel 1893, e fin da quel primo anno accolsero una cinquantina di poveri fanciulli, i quali ora sono notevolmente aumentati nei varii laboratori di tipografi, legatori, sarti, calzolai e falegnami.

(1) V. Bollettino di Agosto 1894.

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Viva Maria SS. Ausiliatrice. - Eravamo allo spirar dallo scorso mese di luglio, quando, per causa dei soliti imbroglioni, vidi un mio caro parente, fior di galantuomo, calunniato e messo il suo nome sui giornali a far compagnia ai nomi dei tanti scrocconi del giorno, degradando così il suo inalterato onore, e quel che è più doloroso, lui stesso mandato a sedere sul banco degli accusati. La trama era così ben tesa, che pareva impossibile il poterne uscire senza macchia. È più facile immaginare che descrìvere l'angoscia di tutti noi, e specialmente del povero imputato. Naturalmente non si è trascurato alcun mezzo, affinchè la verità venisse a galla; ma più si lavorava e più io vedeva scuro. Cosa fare in tanta disgrazia?... Pensai di rivolgermi a Maria SS. Ausiliatrice, e non contento di rivolgere le sole mie indegne preci a Maria, ricorsi per aiuto ad altri miei parenti, i quali con piacere mi prestarono man forte. Dietro proposta d'una Suora, parente strettissima coll'imputato, decisi di far pubblicare sul Bollettino la grazia, se la Madonna mi esaudiva. Venne il giorno del dibattimento; giorno di preghiera, di angustia, di ansia e di sofferenze, ma altresì giorno di allegrezza per tutti noi e di trionfo per la Madonna. Sì, di trionfo per Maria; perche Essa fece trionfare la verità sulla menzogna e convertì gli stessi testimoni a carico in testimoni a difesa. Così la luce fu fatta, la verità è venuta sopra, ed il mio caro parente ebbe un'assolutoria così completa da far meravigliare tutti quanti conoscevano l'intricata questione. - Oh! siano rese infinite grazie alla nostra potente Avvocata ! Voi, o Maria, avete esaudite le nostre deboli preghiere; lasciate dunque che, umiliando al Direttore del Bollettino una piccola offerta, ancora una volta gridi : Viva Maria SS. Ausiliatrice?

Torino, 14 Novembre 1991.

PIETRO BAGNASCO.

Una famiglia consolata. - Non so come adoprare la povera e meschina mia penna per rendere condegni ringraziamenti alla potente Regina del cielo e della terra. Una mia sorella da dieci anni soffriva una malattia in tutta la persona: abbiamo consultati i più esperti professori dell'arte medica, ma, le nostre speranze erano sempre deluse, e la povera mia sorella soffriva indicibili dolori. Stanchi di confidare negli aiuti umani, lo scorso anno ci raccomandammo di tutto cuore all'Ausiliatrice dei Cristiani, Colei che tutto può ottenere dal suo Divin Figliuolo e Redentore nostro. A Lei indiriz zammo preghiere speciali, a suo onore ci accostammo più volte ai SS. Sacramenti; e Maria SS. pietosa si piegò alle nostre suppliche e guarì la mia cara sorella, la quale ora, riconoscentissima, vorrebbe pubblicare a quanti sofferenti sono sulla terra la grazia ricevuta per animarli a ricorrere anch'essi a sì buona Madre, fiduciosi di esserne esauditi.

Campossi, 15 Novembre 1894.

GIACINTO BARBAGELATA.

NB. La suddetta graziata, Teresa Barbagelata, in segno di riconoscenza spedì al Santuario di Maria Ausiliatrice una tovaglia da altare, accompagnandola con uno scritto tutto pieno di sentimenti di gratitudine.

Grazie a Maria! - Io sottoscritto, verso la metà del mese di settembre scorso fui colpito da tetano traumatico gravissimo; mi furono amministrati i SS. Sacramenti, compreso l'Olio Santo, si aspettava da tutti imminente la mia morte. Ma chi confida in Maria, tutto ottiene. Mi fu messa al collo la medaglia della Vergine Ausiliatrice de' Cristiani, mi raccomandarono alla sua potente intercessione, e di lì a poco il male incominciò a rallentare, e nonostante che fosse da parte degli egregi Dottori Sig. Alessandro Lucca, medico-condotto in Volpiano, e Sig. Vallino, medico a Leiny, perduta ogni speranza, la Vergine non mi abbandonò, ed io al 25 del mese di Novembre potei in persona recarmi a Torino a ringraziare l'Ausiliatrice de' Cristiani tanto buona con noi.

PIETRO GOFFI di Volpiano.

- Dichiara il sottoscritto che Goffi Pietro d'anni 23 di Volpiano fu verso la metà del mese di settembre, corrente anno, colpito da tetano traumatico gravissimo, del quale guarì completamente in circa settanta giorni, non ostante che fosse da parte della scienza perduta ogni speranza.

La presente a richiesta del Goffi. Volpiano, 24 Novembre 1894.

DOTT. ALESSANDRO LUCCA.

Quanto è potente Maria! - Dopo lunghe sofferenze all'occhio sinistro, del quale dicevasi dai medici che avrebbe persa la vista, la mia cara mamma ricorse a Maria Ausiliatrice con una novena di preghiere. E proprio all'ultimo giorno di essa, quando era decisa di recarsi all'Ospedale per avere qualche sollievo, ad un tratto le cessarono i dolori, e nei pochi giorni successivi si rimise così bene, come se fosse mai stata ammalata. Ne sia ringraziata la potentissima Ausiliatrice de' Cristiani.

Udine, 28 Novembre 1894.

ANGELO BONAITI.

Riconoscenza a Maria. - Dalla possente intercessione di Maria Ausiliatrice domandai un segnalato favore, promettendo di pubblicarlo nel Bollettino Salesiano di Gennaio 1895, se per quell'epoca l'avessi ottenuto. Contro ogni umana speranza la Santissima Vergine mi ha esaudito, ed io, compreso dalla più viva gratitudine, adempio la fatta promessa.

Torino, 8 Dicembre 1894.

Sac. C. REDAHAN.

Ringraziano pure Maria SS. Ausiliatrice per segnalati favori ottenuti mediante la sua potentissima intercessione i seguenti

- D. Luigi Colavioti di Chions del Friuli, riferente parecchi favori ottenuti dai suoi parrocchiani. - Sorelle Grosso, Cuorgné. - Giuseppe Visconti, S. Rocco Monti d'Alba. - G. D. P. Spezia. - Lorenzo Cattani, Marradi, (Firenze). - Matilde Mogna, Torino. - D.lla Paola Marchisio, Torino. - Alessandro Manacorda, Torino. - D. Luigi Noberrini di Fiorenzuola a nome suo e di altre pie persone. - D. Vittorio Ceriani di Alessandria, Castelletto d'Orba. - Sac. G. G. Cooperatore Salesiano di Porto Maurizio per la signora L. R. Maestra. - Maria R. di Cerveno. - Caterina CeretiFerrari, Garbagna. - D. Gaetano Masíeri e sorella Livia Masieri Giovanetti per la ricuperata salute della nipote e figlia Maria, Ferrara. - Lucia Rossi, Bologna. -L. Quaranta, Carmagnola. - Catterina Fincati, Fove. -- D. Orazio Cajòne, Nuova Orleans. - Olimpia Ferroglio. - Marta Ghiglione, Lombriasco. -Francesca Marocco e fratello Antonio, Villafranca d'Asti. - Gaetano Valle, Maresciallo RR. Carabinieri, Cuneo. - Luigia Bozzo, Schio. - Luigia Mazzotto-Prà, Sambonifacio.

Nuovi Direttori e Vice-Direttori Diocesani

Nei primi giorni dello scorso dicembre il nostro D. Stefano Trione, continuando il suo giro, fu a tenere pubbliche conferenze Salesiane a PISA, FIRENZE e FIESOLE ed a far visita ai nostri benemeriti Cooperatori di quelle città.

Tanto per queste Conferenze, come per quelle altre di cui dicemmo nel numero precedente, noi ci sentiamo in dovere di ringraziare di tatto cuore quanti s'adoperarono con ispeciale benevolenza per la felice riuscita di esse.

Sentiti ringraziamenti dobbiamo ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane sempre benevoli inverso i figli di D. Bosco; ringraziamenti alla pubblica stampa, che prima e dopo interessò i suoi lettori dell'Opera Salesiana; e ringraziamenti specialissimi umiliamo agli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi che nella occasione di questi viaggi e conferenze vollero ospite presso di loro l'umile conferenziere e lo trattarono con tanto squisita gentilezza da confonderci nella nostra pochezza. Iddio rimeriti larghissimamente questi esimii Pastori di tanta loro bontà. Noi conserveremo eterna gratitudine per loro.

Ora siamo lieti di poter pubblicare i nomi dei benemeriti Direttori Diocesani e Vice-Direttori che si poterono recentemente nominare in alcune città e diocesi

Ancona. - DIRETTORE, il Rev.mo Canonico RAGNINI.

Bologna. - VICE-DIRETTORE, il Rev.mo Don LUIGI PEDRELLI, Curato dei SS. Vitale ed Agricola, in aiuto del Direttore Rev.mo Can. Mons. Evaristo Zanasi.

Chiavari. - DIRETTORE, il Rev.mo Canonico TEALDI della Collegiata di S. Giovanni.

Casale Monf. - DIRETTORE, il Rev.mO Don ORESTE GHIGO, Rettore di S. Giuseppe, a surrogare D. Patrucco.

Fano. - DIRETTORE, il Rev.mo Canonico D. GIUSEPPE PINARDi, Segretario Vescovile.

Pesaro. - DIRETTORE, il Rev.mo Arcidiacono D. CESARE MASSARINI.

Pisa. - DIRETTORE, il Rev.mo Canonico D. NICOLA ZUCCHELLI, Rettore del Seminario Arcivescovile.

Pistoia. - DIRETTORE, il Rev.mo Canonico GIUSEPPE LUCARELLI, Priore di S. Bartolomeo.

Rimini. - DIRETTORE, il Rev.mo D. UGO MACCOLINI, Parroco.

Senigallia. - DIRETTORE, il Rev.mo Canonico D. ETTORE FRONZI, Rettore del Seminario.

Bobblo. - VICE-DIRETTORE, il Rev.mo Don PAOLO GUARNASCHELLI, Prevosto di San Colombano.

Siena. - DIRETTORE, il Rev.mo Dott. Don STEFANO CORVINO, Parroco di S. Giovanni.

Como. - VICE-DIRETTORE, il Rev.mo Canonico D. GIULIO DELLATORRE.

Lodi. - VICE-DIRETTORE, il Rev.mo Don LUIGI Prof. ALLEMANNI , Direttore del Cittadino di quella città.

Tortona. - DIRETTORE, Il Rev.mo D. LUIGI GATTI; VICE-DIRETTORE, il Rev.mo Don CARLO MILANESE, Parroco di S. Michele.

Treviso. - VICE-DIRETTORE, il Rev.mo Don ROMANO PILOTTO, Prof. al Seminario.

Vercelli. - VICE-DIRETTORE, il Rev.mo Don GIoVANNI FERRERO.

Vigevano. - VICE-DIRETTORE, il Rev.mo D. CARLO FERRI, Parroco di San Pietro Martire.

A questi novelli Direttori e Vice-Direttori Diocesani porgiamo le nostre sincere congratulazioni, e sin d'ora i nostri cordiali ringraziamenti per quanto faranno a pro dell'Opera nostra.

NECROLOGIA

IL P. DENZA.

La mattina del 14 dicembre spirava in Roma l' anima sua l' illustre Padre Denza dell'Ordine dei Chierici Regolari di S. Paolo, detti Barnabiti. È questa una perdita gra vissima che fece la Congregazione a cui apparteneva, il clero tutto di cui era decoro, la scienza in cui era tanto insigne, ed anche i Salesiani che lo annoveravano tra i loro più cari amici e benefattori.

Padre Francesco Denza nacque in Napoli il 7 Giugno 1834. All'età di sedici anni, compiuto il corso di lettere e di matematica, entrava nella Congregazione dei Barnabiti, in cui, dopo aver percorse le vie prescritte alla religiosa e scientifica educazione, fu lasciato libero di seguire i suoi prediletti studii dì fisica e di matematica, nei quali ebbe a guida e maestro il celebre P. Secchi, il quale in seguito gli fu amico carissimo, e nel 1870 lo volle compagno nelle indagini sull' eclisse totale di sole e membro della Commissione del Governo Italiano ad Augusta. Nel 1856 veniva destinato a Moncalieri presso Torino, dove ebbe occasione di svolgere pienamente le singolari attitudini del suo ingegno. Mentre dirigeva quell' Osservatorio, fu anche Professore di fisica e matematica nel Real Collegio Carlo Alberto, e per alcuni anni fu chiamato ad istruire nelle naturali discipline i figli del defunto Duca d'Aosta. Di qui egli diede in luce un'infinità di lavori metereologici, frutto delle continue sue investigazioni e de' profondi suoi studi; di qui egli fondò l' Associazione Italiana per l' osservazione delle meteore luminose col concorso e l'appoggio dello Schiapparelli; di qui egli diresse per qualche tempo l'Osservatorio del Castello Medioevale di Torino; e fu anche da Moncalieri ch'egli prese a conoscere ed amare l'amatissimo nostro Padre D. Bosco e l'Opera Salesiana, tanto che questa a lui deve l'esistenza di parecchie sue fondazioni. Nel 1872 il Padre Denza incominciava il lavoro per la determinazione delle costanti magnetiche in Italia, che gli costò più anni d'incomodi e di sacrifizii, e nel 1889 infine, dopo l'Esposizione Vaticana, veniva chiamato dal regnante Pontefice Leone XIII a raccogliere ed ordinare gli strumenti offerti dagli scienziati cattolici in un'Istituzione permanente, la quale, col nome di Specola Vaticana, sorse difatto in Vaticano, acquistò presto incremento, produsse opere importantissime accolte dal plauso di tutto il mondo scientifico, e ultimamente nel 1890 arricchita per munificenza dello stesso Sommo Pontefice di un cannocchiale fotografico, veniva invitata ad entrare nel Consorzio scientifico di diciotto Osservatorii, che, sparsi nell'uno e nell'altro emisfero, attendono all'opera gigante della Carta del Cielo.

Dopo ciò non è meraviglia che il Padre Denza fosse tenuto in altissima stima dai dotti d'ogni paese. La sua morte è davvero una perdita gravissima. Il Santo Padre ne fu addoloratissimo. Noi raccomandiamo la sua bell'anima ai suffragi dei nostri Cooperatori.

VARIETÀ

Il Cardinal Guarino al Collegio Maria Ausiliatrice In Ali

Il 19 novembre fu giorno di somma letizia pel Collegio Maria Ausiliatrice di Alì in Sicilia: Sua Em. Rev.ma il Cardinal Guarino, Arcivescovo di Messina, gli faceva l'onore d'una sua preziosa visita.

Sua Eminenza vi andò in forma tutta privata, accompagnato solo dal suo Segretario e da un Parroco di Messina, e ricevuto alla stazione da tre Sacerdoti, uno de' quali il Prof. D. Giuseppe Bertello, Ispettore delle Case Salesiane di Sicilia.

Dopo una modestissima accoglienza , l'Eminentissimo Principe recossi in Chiesa, dove celebrò la S. Messa, ne ascoltò un' altra, ed amministrò la S. Cresima ad alcune educande, mentre le altre facevano risuonare la volta di soavi melodie. Poi visitò tutta la Casa, volle vedere come fossero trattate nel refettorio le alunne e le loro Superiore e nel cortile poi degnossi lasciarsi baciare il sacro anello.

Di quanta gioia fosse ricolmo il cuore di quelle giovanette per una sì preziosa visita lo vollero manifestare con una ben riuscita accademiola data ad onore dell'illustre Porporato : dopo la quale Sua Eminenza s'alzò a ringraziare. Disse come fra le pene del suo pastoral ministero, la Casa di Maria Ausiliatrice coll'annesso Oratorio festivo gli dà molte consolazioni, perché ivi si esercita un doppio e grande apostolato, apostolato di educazione di molta gioventù, e apostolato di santificazione di tante famiglie. Raccomandò alle preghiere di quelle figlie i suoi cari Diocesani desolati, esterrefatti dalle ultime scosse di terremoto, e finì col benedire ancora una volta a tutta quella bella Comunità che erompeva in accalorati applausi.

La benedizione col SS. Sacramento, impartita pure da Sua Eminenza, chiudeva quella cara giornata che lasciava in quei cuori un'incancellabile impressione della bontà e benevolenza che l'Eminentissimo Card. Guarino nutre per le istituzioni di D. Bosco.

All'Oratorio San Giuseppe di Novara.

La sera del giorno 8 dicembre all'Oratorio fe stivo maschile di S. Giuseppe si diede per cura del Circolo Cattolico Pier Lombardo un breve e famigliare trattenimento. Esso riuscì benissimo in ogni sua parte. E lo provarono gli spontanei applausi, massime al discorso del Sig. Direttore dell'Oratorio, a cui si deve attribuire il merito principale della fondazione e della prosperità del Circolo. Il discorso fu semplice, ma pieno di verità; e soddisfece assai il pubblico, accorso numeroso , e partito entusiasmato dalle belle parole lette poi dal giovane presidente del Circolo Pier Lombardo.

« A tutti le nostre congratulazioni, e gli augurii che il risveglio della fede continui, cresca e si mantenga ne' buoni giovani dell'Oratorio San Giuseppe, sicche mostrino sempre la costanza e fermezza dei soldati di Gesù Cristo ».

(Dal Bescapè del 15 Dicembre 1894).

In Chions del Friuli.

Il giorno 11 novembre scorso in Chions del Friuli ebbero luogo grandi feste per l'inaugurazione di una statua di Maria SS. Ausiliatrice. La solennità fu preceduta da una sacra missione al popolo, e decorata coll'intervento dell'Illm°. e R.mo Vescovo Diocesano, che alle ore 8 in punto di quel giorno benediceva il bel simulacro della Vergine, poi celebrava la S. Messa, nella quale fuvvi Comunione generale e discorso di circostanza, e subito dopo amministrava il Sacramento della Cresima. Nelle ore pomeridiane fuvvi una solenne processione col detto simulacro e con accompagnamento della banda musicale di S. Vito al Tagliamento. All'imbrunire una grande illuminazione fantastica rallegrava quella popolazione e la banda suddetta sul piazzale della Chiesa eseguiva un compitissimo programma, che veniva alternato da splendidi fuochi d'artifizio preparati da un pirotecnico di Vittorio. Noi, mentre godiamo nel vedere che vada estendendosi la divozione a Maria SS. sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, ci congratuliamo con quella popolazione, la quale, onorando questa nostra tenerissima Madre, troverà in Essa l'aiuto nel tempo opportuno.

BIBLIOGRAFIA

SANCTI BASILII MAGNI ET SANCTI JOANNIS CHRYSOSTOMI ORATIONES SELECTAE; ad optimas editiones exegit et animadversionibus auxit JOANNES BAPTISTA GARINO Sodalitatis Salesianae Sacerdos.

- Un vol in-16, pp. xii-232 L. 1,20.

Tra le pubblicazioni scolastiche della nostra Tipografia, va meritamente lodata la presente che qui annunziamo, curata dal Prof. D. Giovanni GARINO. È questa una raccolta di alcune orazioni dei due sommi dottori della Chiesa Greca S. Basilio il Grande e S. Giovanni Crisostomo. La scelta è ottima. Ci porge infatti del Basilio la celebre Oratio ad iuvenes sul modo di leggere con profitto gli autori pagani, quella che s'intitola Nosce te ispum, in cui ampiamente commenta questo precetto della Sapienza antica; e del Crisostomo la notissima pro Eutropio rifugiatosi nel sacro tempio, e quella che ha per titolo De reditu Flaviani, recitata in Antiochia, quando il santo Vescovo fu di ritorno da Costantinopoli recando alla città ribelle il perdono di Teodosio. Per la compiuta e chiara intelligenza del testo greco nettamente riprodotto dalle migliori edizioni, l'autore premette alle singole orazioni dotte prefazioni, i relativi sommari, e le illustra con molte note ora grammaticali rimandando per queste alla sua Grammatica greca, ed ora spiegatine dei passi più difficili , di cui porge spesso anche la traduzione. Tanto le prefazioni ed ì sommarii e le note, quanto le vite dei due Santi Dottori, di cui volle arricchir l'edizione, sono scritte in latino facile, scorrevole, ma puro ed elegante insieme. L'opera venne ben accolta e meritamente encomiata da uomini competenti, i quali ebbero a lodare la pubblicazione opportunissima in sè per le Scuole cattoliche e specie pei Seminarii, la squisita eleganza del latino e le erudite annotazioni che servono a rilevare intero e preciso il senso delle Orazioni.

Ma di quanti o nei giornali o nei periodici parlarono con lode di quest' opera, nessuno fece più splendido elogio del P. Le Genissel, Gesuita e Professore di Greca Letteratura nell' Università Cattolica di Lilla. Il quale, esaminato attentamente il lavoro e congratulatosi per lettera coll' autore, pubblicò nel valente periodico .Études des PP. Jésuites, Partie bibliographique, 31 Mai 1894, p. 375-76, un articolo che qui riproduciamo fedelmente tradotto

« Questa edizione comprende due discorsi di San Basilio sopra il Πρόσεχε σαυτώ? e sopra la lettura degli autori pagani, e i due discorsi di S. Giovanni Crisostomo sopra il ritorno di Flaviano e sopra le disgrazie di Eutropio. L' autore è un ellenista e latinista eminente, e un abilissimo professore 'e direttore di studi. Due Vite di S. Basilio e di San Giovanni Crisostomo e quattro prefazioni, il tutto scritto in un latino che ricorda l'Orator, procurano ai lettori di questa edizione un diletto ed un'utilità, a cui siamo assai poco abituati in Francia. Le note latine fatte al testo greco sono ora grammaticali, pregevolissime per la conoscenza degli idiotismi e per la precisione, particolarmente quelle che riguardano le sfumature dell' uso del Soggiuntivo e dell'Ottativo con άυ, e i diversi usi del participio aoristo, ed ora mirano a chiarire i passaggi più oscuri, sia, ove occorre, con note storiche, sia specialmente con numerose citazioni e raffronti con passi di autori classici Cicerone, Platone, Senofonte, Demostene sopra tutto. Edizione ad un tempo assai interessante e dotta. Nella prefazione al Discorso ai giovani l'autore propugna vigorosamente con eccellenti argomenti la brevità e l'utilità dello studio degli autori pagani convenientemente purgati. Il suo suffragio è di quelli che contano ».

L'Unità Cattolica, giornale politico-religioso quotidiano che si pubblica in Firenze, Corso dei Tintori, 40.

- Questo valoroso antico giornale, che entra nel xxxiii anno della sua esistenza, mantiene intatte le tradizioni dell'illustre suo fondatore teologo Don Giacomo Margotti, combattendo sempre in prima fila contro la rivoluzione, nemica di Dio e della Patria. Essendosi poi accaparrata la collaborazione dei più provetti giornalisti cattolici italiani, è entrato in una fase nuova della sua vita. Con tali scrittori, coadiuvati da un copioso servizio telegrafico e postale da Roma e dalle principali città d'Italia, l'Unità Cattolica che fu sempre fra i migliori giornali cattolici d'Italia, ora diventa vie più importante, poíchè può soddisfare alle esigenze legittime d'ogni lettore. L'abbonamento è di L. 20 all' anno e 11 per semestre.

La SS. Eucarestia - periodico mensile diretto a promuovere la conoscenza e l'amore a Gesù Cristo in

Sacramento. - Frutto del Congresso Eucaristico tenuto in Napoli nel Novembre 1891, benedetto dal S. Padre Leone XIII e dall'Episcopato d'Italia, questo periodico va sempre più progredendo nel raggiungere il santissimo e nobilissimo scopo, che è quello di far sempre più conoscere ed amare Gesù Cristo Sacramentato. Pubblica articoli dommatico-apologetico, biblici, ascetici, liturgici, storici, predicabili. Riferisce i decreti della S. C. dei Riti che riguardano il culto eucaristico, come ancora la cronaca del movimento eucaristico d'Italia e fuori. Risolve casi morali-liturgici circa la SS.ma Eucaristia sia come Sacrificio, sia come Sacramento. Ha varietà, poesie, racconti ed aneddoti , il tutto d'indole Eucaristica. Con quest' anno incomincia la Storia dei Miracoli Eucaristici. L' abbonamento anticipato è di L. 2. annue per l'Italia e L. 2.50 per l'Estero - Direzione, Corso V. E. 101, Napoli.

Cooperatori Salesiani defunti in Novembre e Dicembre 1894.

1 Alberto-Italia Avv. Antonio - Mazzarino (Caltanisetta).

2 Andenino Don Fiorenzo - Ivrea (Torino).

3 Aprile D. Nicola - Corigliano d'Otranto (Lecce).

4 Argentaro Don Francesco - Croce Mosso (Novara).

5 Banzolini Carlotta - Lovere (Bergamo).

6 Bargiggia Don Antonio, Parroco - Samperone (Pavia).

7 Bechelli Don Angelo - Cincelli (Arezzo).

8 Bellini Cav. Costanzo - Torino.

9 Berra Giovanna - Casale (Alessandria).

10 Bertinetti Giuseppe - Torino.

11 Bianchi Ilaria maestra - Mendrisio (C. Ticino).

12 Bindi Carolina ved. Taddeo - Poggio a Calano (Firenze).

13 Birarelli Don Giuseppe Canonico - Ancona.

14 Bisio G. Bat. Veterinario - Castelferro (Alessandria)

15 Bocca D. Carlo - Serravalle (Alessandria).

16 Bonini Giovanni - Arena (Novara). 17 Boscarelli D. Savino - Chiavenna Landi (Piacenza).

18 Botto Nicola - Spezia (Genova). 19 Bottoni Ch. Alessandro - Castellaneta (Lecce).

20 Bruna Cav. Carlo - Casale (Alessandria).

21 Castellani Don Vincenzo - Codroipo (Friuli).

22 Chareum Chanoine. Charles - Oala (l'orino).

23 Chincarini Don Seb. - Malcesine (Verona).

231 Colombo Adelaide - Varedo (Milano).

2311 Colombo Luigi - Varedo (Milano). 24 Conte Angela - Mussolente (Vicenza).

25 Contini Don Giovanni - Massania (Cagliari).

26 Coppini D. Vincenzo Prov. Provic. For. - Villa d'Ossola (Novara). 27 Corio Giuditta- Pachino (Siracusa). 28 Crovella Giuseppa - S. Sebastiano Po (Torino).   -

29 D'Agliano Cav. Gustavo - Torino. 30 Damano D. Giovanni - S. Damiano d'Asti (Alessandria).

31 De-Bernardi Francesca n. Rovetto - Torino.

32 Della-Valle Enrico - Torino.

33 De-Lucca Filippo - Cisterna di Roma (Roma).

34 Denina Carolina-Varazzo (Genova). 35 Di-Dedda Don Salvatore - Ortanova (Foggia).

36 Donato Don Francesco - Neviglie (Cuneo).

37 Donizetti D. Giovanni Bat., Parroco - Spirano (Bergamo).

38 Faggiolo Teresa fu Bernardo -Roccabruna (Cuneo).

39 Felici D. Annibale-Norma (Roma).

40 Ferrari Elisabetta - Pozzo dell'Olmo (Brescia).

41 Ferraro Eugenia - Mussolente (Vicenza).

42 Ferrari Bartolomeo -Porto Maurizio.

43 Fracchia D. Siro - Zoverallo San Giorgio (Novara).

44 Gai Don Giuseppe Arcip. - Roncaro (Pavia).

45 Gasparini Girolamo - Riomaggioro (Genova).

46 Gerini Don Domenico Can. Mana. - Ancona.

47 Gliedini Gollinelli Anna - Bologna. 48 Ghirardello Luigia - Lonigo (Vicenza).

49 Giaccone Giuseppe - Roburent (Cuneo).

50 Giannatasio - ). Liborio - Solofra (Avellino).

51 Giannini D. Paolo - Lugano (Canton Ticino).

52 Gilardi Mari herita - Torino.

53 Giovanelli D. Giuseppe - Trento. 54 Grati D. Riccardo Rettore Seminario - Ancona.

55 Grosso v. Teresa - Mathi (Torino). 56 Guanti Elvira - Borgo S. Lorenzo (Firenze).

57 Guerrieri D. Espidio Can. - Fossombrone (Pesaro).

58 Lagazzi Giovanni - Ponzone (Alessandria).

59 Lagomaggiore D. Filippo - Solzago (Corno).

60 Laureri D. Francesco   Stellanello (Genova).

61 Lega Rosa - Brisighella (Ravenna). 62 Listcher D. Raiueri - Venezia.

63 Luppi Giovanni - San Lorenzo (Modena).

64 Macentelli Don Giuseppe Arciprete - Loiano (Bologna).

65 Marinelli D. Vincenzo Par. Vie. l'or. - Ancona.

66 Marconi D. Antonio -Portogruaro (Venezia).

67 Maurizi Don Francesco - Fiastra (Macerata).

68 Mazzoni D. Cesare - Treviso.

69 Melanotte Giovanni fu Maurizio - Ciriò (Torino).

70 Menegatti Tescari Luigia - Piazzola (Padova).

71 Mignono Annunziata - Ponzone(Alessandria)

72 S. E. Alorteo Mons. Giuseppe Vesc. - Massa Marittima (Grosseto). 73 Musoni Ernesta - Olmenetta (Cremona).

74 Barone Nasi Giuseppe Maria - Monasterolo-Savigliano (Savona).

73 Nobellini Don Innocenzo - Fornovo Specchio (Parma).

76 Novella D. Gio. Batt. - Caramagna (Porto Maurizio)

77 Olivieri D. Luigi -Volpino (Verona). 78 Onorati Don Francesco - Norma (Roma).

79 faci Domenico - Trito-alle (Firenze). 80 P. Antonino da Pet. Capua Predio. - Petralia (Palermo).

81 Padre Tommaso Passionista - Pianezza (Torino).

82 Paolinelli D. Antonio Can. - Ancona. 83 Pappalardo Don Francesco - Acireale (Catania).

84 Paradisi Pasgnalini Gabriella - Montaldo delle Marche (Ascoli Piceno).

85 Parena Irene - Torino.

86 Pastorelli Fiorino - Torino.

87 Petrelli D. Gervasio Aro. Vie. For. - Camerano (Ancona).

88 Pettiti Catterina - Carmagnola (Torino).

89 Quattrini Ing. Luigi - Pont Canavese (Torino).

90 Riccardi Botto Maria - S. Vittoria d'Alba (Cuneo).

91 Ricci Lodovico - S. Fedele (Genova).

92 Rinaldi Maria - S. Damiano d'Asti (Alessandria).

93 nizzardi D. Celestino - Tajo (Tiralo- Austriaco).

94 Rolando Carlotta - Biella (Novara). 95 Roncaroni Bazzini Luigia - Varese (Como).

96 Ronco Delfina n. Ferrando - Torino.

97 Rossi D. Arnaldo - Castiglion Fiorentino (Arezzo).

98 Rossi D. Giuseppe - Casaglio (Brescia).

99 Sacagozzo Maria - Lovere (Bergamo).

100 Sacchi D. Francesco - Gugliara (Bologna).

101 Sacco D. Giovanni Can. Penit. - Genova.

102 Salvagno D. Giuseppe Curato - Arzarello (Padova).

103 Salvi D. Leopoldo - Tizzana (Firenze).

104 Sasso D. Michele - Osiglia (Genova).

105 Savelli Maddalena Ved. Ballanti - Faonza (Ravenna).

106 Scolpini D. Paolo - Padula (Salerno).

107 Sicca Ginseppa- Cherasco (Cuneo). 108 Sigismondo Fantoni Metilde-Roma. 109 Silvestri Maddhlena - Lonigo (Vicenza).

110 Sittaglia D. Lorenzo - Neviglie (Cuneo).

111 Spagnò-Sala Antonio Barone di San Giuliano - Marsala (Trapani). 112 Stradi Francesco - Trapani.

113 Suor Vincenza Calli-Oblata Mon. S. Anna Pisa.

114 Tavanti d)on Andrea - Rondine (Arezzo).

115 Tessitori Elena - Udine.

116 Trucco Maria - Montò (Cuneo). 117 Ugolini D. Antonio - Fontana Fredda (Piacenza).

118 Urillo Bartolomeo - Pino Torinese (Torino).

119 Valle D. Domenico - Calciavacca (Torino).

120 Vandoni Maria - Bollinzago (Novara).

121 Vanosta Maria Buccher-Poschiavo (Svizzera).

122 Verruta Francesco - Bistagno (Alessandria).

123 Vespignani Pietro - Lago (Ravenna).

124 Viani Domen. - Norma (Roma). 125 Vicari Pietro - Maggiate Super. (Novara).

126 Zaralli D. Leopoldo - Norma (Roma).

127 Zecchini Maddalena - Luino (Vicenza)-

128 Zotti Longon Domenica - Asolo (Treviso).

I nostri lettori vorranno nei loro quotidiani esercizi di pietà ricordarsi delle sante Anime di questi cari che in vita ci furono congiunti coi dolci e forti vincoli della carità. I Sacerdoti facciano ogni giorno un memento di esse nel santo Sacrifizio della Messa; gli altri offrano Comunioni, preghiere speciali e buone opere pel loro eterno riposo. Ricordiamoci sempre che questi suffragi ci verranno ripagati ad usura dalle sante Anime del Purgatorio, e che questa fiorita carità che noi usiamo verso di esse, altri la userà poi con noi medesimi dopo la nostra morte.