BS 1880s|1886|Bollettino Salesiano Settembre 1886

ANNO X - N. 9.   Esce una volta al mese.   SETTEMBRE 1886

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario - Il Giubileo Sacerdotale del Sommo Pontefice Leone XIII e il Vescovo di Parma - Missioni della Patagonia - II Cuore di Gesù ed il rimedio ad uno de' più tremendi malori sociali - Grazie di Maria Ausiliatrice - Una Santa Istituzione - Le Suore Cattoliche - Conversione e zelo dei Cattolici Inglesi - Collegi Salesiani - Il segreto della Confessione - Una festa scolastica - Bibliografia - Catalogo di libri scolastici per le scuole primarie e secondarie - Elenco dei Cooperatori Defunti.

IL GIUBILEO SACERDOTALE del Sommo Pontefice LEONE XIII E IL VESCOVO DI PARMA.

L'Ecc. R.ma di Mons. Andrea Miotti, lo zelante e dotto vescovo di Parma, cultore esimio delle lettere , ha avuto il felice pensiero di chiamare la gioventù studiosa italiana a partecipare alle feste del Giubileo Sacerdotale di Sua Santità Leone XIII. Espose il disegno all'E.mo Cardinale Jacobini, il quale lo approvò a nome del S..Padre, e quindi stabili a Parma la relativa Commissione centrale per attuarlo.

Ecco la lettera deil'E.mo Jacobini:

Ill.mo e Rev.mo Signore,

Ho esposto al S. Padre il disegno concepito da V. S. Ill. ma e Rev. ma per contribuire a festeggiare il Giubileo Sacerdotale, e da Lei comunicatomi nel suo foglio del p. p. mese, e meglio ancora nella copia circolare, che Ella si propone d'inviare ai Vescovi d'Italia.

Sua Santità non solo ha approvato, ma ha lodato molto siffatto progetto ed ha manifestato fiducia che esso sarà accolto favorevolmente da' Colleghi della S. V. e riuscirà un documento non meno della devozione della gioventù italiana specialmente educata ne' Seminarci verso la S. Sede, che della sua perizia nelle tre lingue in cui si propone che siano dettate le relative composizioni.

Si ravvisa opportuno che Ella proponga di formare a suo tempo una Commissione di Vescovi delle varie regioni d'Italia per riunire i diversi lavori, e si ravvisa parimenti più attuabile che tali lavori, invece di essere divisi in tanti volumi quante sono le Diocesi d'Italia, siano riuniti per regioni o per provincia ecclesiastiche.

Con tale risposta all'indicato di Lei foglio mi pregio confermarle i sensi della mia più distinta stima

Di V. S. Ill.ma e Rev.ma Roma, 5 Luglio 1886. Servitore

L. Card. JACOBINI.

Monsignore Vescovo di Parma.

PROGRAMMA,

1. Si invitano i superiori dei seminari, delle Congregazioni religiose, dei varii collegi cattolici diretti dal Clero secolare e regolare a raccogliere dai più distinti giovani (non escludendo all'uopo i lor precettori ed altri volonterosi) dei componimenti letterari scritti in una delle tre lingue classiche, italiana, latina e greca, il cui studio venne si caldamente raccomandato dal S. Padre con lettera del 20 maggio 1885.

2. I componimenti, in prosa od in versi, avranno per soggetto specialmente le glorie della Chiesa, del Romano Pontificato (p. es. i trionfi di Gregorio VII, il cui centenario fu solennizzato con isplendide accademie letterarie), ovvero le ammirabili gesta del regnante Pontefice. Si potranno pure svolgere molteplici altri argomenti, che abbiano qualche attinenza col faustissimo avvenimento.

3. I componimenti siano scritti sopra fogli di carta da protocollo o ducale della grandezza di questo stesso appello, cioè aventi l'altezza di centim. 34 e la larghezza di 24. Distinti in quaderni secondo le diocesi concorrenti, saranno riuniti in altrettanti volumi elegantissimi quante sono le regioni o le provincia ecclesiastiche , e verranno pure fregiati di simboli ben elaborati e di stemmi cosi che appaiano meno indegni che sia possibile dell'altissimo Personaggio ai cui piedi saranno deposti.

4. In ogni componimento sarà segnato il nome, domicilio dell'alunno, l'istituto e la classe a cui appartiene. Gli alunni potranno anche dar saggio di studi calligrafici e di disegno, rappresentando qualche evento sacro, scrivendo o disegnando anche solo qualche emblema o bel motto in lode del Pontefice o della Chiesa.

Gli studenti, che non presentano componimenti od altri lavori, potranno segnare i loro nomi in appositi quaderni, quale protesta di devozione e di amore al S. Padre.

5. Qualunque lavoro sarà presentato in ogni diocesi all' Ill.mo e R.mo Ordinario, il quale speriamo vorrà compiacersi disporre che il tutto sia compiuto per il mese di ottobre 1887.

6. Prima della fine dell'anno stesso la sottosegnata Commissione alla nostra presenza estrarrà almeno 100 degli autori dei componimenti e di altri lavori, e verranno loro spediti altrettanti premi consistenti in ritratti oleografici di Leone XIII, in libri ed altri doni.

Chi desiderasse più ampie schiarimenti potrà rivolgersi a noi, ovvero ad altro della sovraccennata Commissione.

Parma dall' Episcopio la Solennità del Sacro Cuore di Gesù.

Devot.mo obbligat.mo Servitore

+ G. ANDREA MIOTTI, Vesc. di Parma.

COMMISSIONE ISTITUITA 1N PARMA

sotto la presid. dell'Ordinario diocesano Ferrari D. Andrea, Dott. in S. Teologia, canonico della B. cattedrale e Rettore del seminario vescovile.

Brignoli D. Leonida, canonico della B. cattedrale, missionario apostolico e professore nel seminario vescovile.

Bertapelle P. Giuseppe della Congregazione religiosa dei missionari apostolici Stimatini.

MISSIONI DELLA PATAGONIA.

Stiamo preparando una nuova spedizione di missionari in soccorso dei nostri Confratelli, che già lavorano con tanto frutto nel campo Evangelico della Patagonia. Alcuni Superiori delle case Salesiane in quelle lontane regioni giunsero di questi giorni in Europa per fare appello ai loro generosi compagni ed alla carità dei Cooperatori.

- I piccoli hanno chiesto del pane e non trovarono chi loro ne desse. - Così diceva il Profeta e così ripetono i nostri missionari. Quante tribù giacciono nelle tenebre della morte e si convertirebbero alla luce del vangelo se ci fosse chi loro spezzasse il pane della parola di Dio ! Che cosa sono un centinaio di Salesiani in mezzo a pianure immense, fra tribù distantissime le une dalle altre? E perciò necessario accrescere le loro file, e ricordarci che il cooperare alla salute delle anime è l'opera non solo la più gradita al Cuor di Gesù , ma tale da rendere a noi stessi in certo modo debitore questo Cuore benedetto. Intanto qui pubblichiamo due lettere che ci danno notizie dei nostri Americani.

I.

Carmen de Patagones.

MOLTO REVERENDO E CARISSIMO SIG. DIRETTORE.

Finalmente Monsignor Cagliero è di nuovo fra noi Patagonesi! Egli erasi assentato fin dallo scorso Gennaio per visitare le nostre otto Case di Buenos Aires, le cinque di Montevideo e quella di S. Nicolas, dare in esse i ss. Spirituali Esercizii e preparar personale per la nostra Missione.

Per un intero mese, lo scorso Aprile, ci si fece sperare il suo ritorno; le notizie si succedevano, ma non si rassomigliavano; viene, non viene: è passato al Brasile : no , è già a Bahia Blanca verrà colla galera, anzi col vapore.., ma eran tutti pesci di Aprile. E la ragione di questo ritardo era che dal 1° di Aprile al 1° di Maggio nessun bastimento era partito da Buenos Aires per la Patagonia. Al fine una letterina dell'amabile Don Riccardi ci tolse di pena : Monsignore partirà da Buenos Aires il 1° di Maggio col vapore Mercurio e giungerà, a Dio piacendo, il 7 o l' 8 in Patagones. N'era tempo ! Da quattro lunghi mesi ci mancava, e non c' era cuor di Salesiano che noi sospirasse.

Sorge e passa tutto il giorno 7, giorno di ansia per tutti noi, e niente di nuovo : la barra (ossia il banco mobile di arena all'entrata del Rio) sarà e brava buque no la puede salvar: o il vento di ieri ha suscitato qualche burrasca, che Dio non voglia? E giù Pater noster a san Raffaele perchè spiani il mare, mansuefaccia la barra e faccia infilar bene il Rio Negro al Mercurio. Ed ecco all'8 giungere pescatori dalla foce, che ci dicono avvistarsi il legno in alto mare. Deo gratias ! Stefanelli si arma del suo anteójo de larga vista (cannocchiale) e monta sull'antica torricella che ci serve di campanile. Don Fagnano va ad intendersi colle Autorità pel ricevimento. Noi facciam mettere in parata i nostri cari giovanetti interni ed esterni. Audisio prova co' suoi piccoli musici la marcia di Magido.

Circa la una pomeridiana l'osservatore ci grida dall'alto della sua specula : il Mercurio è entrato felicemente nel Rio; fra poco sarà qui. Passano due ore di poca pazienza. Finalmente un acuto fischio ci avverte che il vapore é giunto in prossimità del porto ! Audisio con tutta là maestà di un Rossini dà il segno alla sua banda ; questa dà nelle trombe e mettendosi alla testa del nostro piccolo esercito di scolaretti si dirige con noi al porto. Il giorno era bellissimo: il vento dolce e tranquillo; rifletteva il fiume tutto il bell'azzurro del cielo, e le sue sponde, cara sorpresa anche per noi, si riempivano di gente ansiosa anch'essa di rivedere il suo Pastore. Facemmo sfilare il nostro Collegio maschile di più che cento alunni e lo schierammo dirimpetto al molo, colla bandiera di S. Giuseppe suo Titolare e Patrono al centro, portata dal più segnalato per condotta e studio; dietro a noi si collocò il numerosissimo Collegio delle suore di Maria Ausiliatrice; fra l'uno e l'altro la Banda. Signore, caballerros, ragazzi, marinai, militari, indios, gaucos da tutte parti si affollano intorno a noi. Il Mercurio si avanza maestoso coi molti suoi passeggeri in coperta ad ammirare il commovente spettacolo; fra loro distinguiamo, circondato dall'Ufficialità di bordo, un gruppo di Sacerdoti e di Suore di Maria Ausiliatrice. Oh non fa bisogno che risplenda la Croce pettorale per riconoscere anche da lontano il nostro amatissimo Vescovo! Ce lo additiamo gli uni agli altri: el Obispo, el Obispo! gridano i ragazzi e ci vuol fatica a farli tacere. Il nostro caro Don Fagnano, el señor Presidente del Pueblo ed altri signori vanno a bordo per ricevere Monsignore, ed eccolo discendere sorridente, buono come sempre e fresco come una rosa! Ci gettiam tutti in ginocchio ed Egli benedice il suo gregge.

Intanto D. Remotti e Stefanelli, i soli Salesiani rimasti in casa, quegli a Viedma, questi in Patagones, per poter annunziare col suono delle campane il fausto arrivo, ci davano dentro a più non posso , e l'allegro scampanio confondendosi collo squillar delle trombe e coi viva che riempivano l' aria, faceva palpitar di gioia ogni cuore ben fatto.

Bendito sea Dios ! Aqui lo tenemos, dicono gli uni agli altri gli inteneriti Patagonesi ed accorrono con noi a baciar l' anello al Prelato, a guardarlo ben ben da vicino, a sentirne una cara parola. I ragazzi non potevamo più tenerli in fila e ci volle del bello e del buono per guidarli un po' ordinati fino alla Chiesa, la quale addobbata come conveniva e risplendente di lumi aspettava il suo Pastore. D. Daniele in rocchetto e stola con quattro piccoli accoliti gli porse l'acqua benedetta: quindi Monsignore entrò nel presbiterio e s' inginocchiò a far orazione. Dopo si rivolse al popolo e lo ringraziò con brevi, ma cordiali parole . della splendida accoglienza e manifestazione fatta, diss' Egli, più che alla sua persona, all' inviato del Santo Padre Leone XIII, al Vescovo, al Salesiano. Accennò quindi alle speranze di un lieto avvenire che sorridono al suo cuore e lo invitò a ringraziare il Signore e la SS. Vergine del prospero viaggio. Si cantò poscia l' Ave maris Stella e Don Fagnano diede la Benedizione col SS. Sacramento. Sfollò la gente e Monsignore entrò in casa, distribuì qualche caramella ai giovanetti ed alle giovinette dei nostri Collegi, maschile e femminile, che non finivano di gridare: Viva Monseñor Cagliero! Viva el Señor Obispo! Ritiratosi poi col suo Segretario e con Don Fagnano, s'intrattenne tutta la sera coi suoi cari Salesiani di ambe le sponde del Rio Negro, e ci diede la fausta notizia di aver catechizzato e battezzato in Bahia Blanca nei giorni 5 e 6 del corrente, che vi passò , un Israelita di Torino sui 26 anni, col quale aveva fatto relazione l' anno scorso, guadagnandolo alla Fede, alla legge di N. S. Gesù Cristo.

L'indomani dell' arrivo del nostro amatissimo Prelato, giorno 9, era Domenica e, bella coincidenza! la domenica del Buon Pastore. Figurarsi se il nostro Buon Pastore si lasciava sfuggire una occasione così opportuna di dare il pascolo della divina parola alle sue pecorelle ! Celebrò quindi la S. Messa nella nostra Chiesa parrochiale e fece l'Omelia del giorno, che tanto si prestava al suo cuore pieno di carità evangelica.

Il resto del giorno lo spese in ricevere le visite delle Autorità, tra le quali un Ufficiale superiore mandato dal Sig. Governatore della Patagonia e molte altre persone, visite che va poco a poco restituendo colla sua abituale cortosia.

Egli non è per nulla stanco e benchè abbia predicato in Buenos Aires, Montevideo e S. Nicolas non so quante mute di Esercizi Spirituali, celebrate lunghissime funzioni, lavorato insomma continuamente, è sempre pronto a ricominciare. Ma adesso è qui e non ce lo lascieremo scappar tanto presto. La sua presenza diffonde la soavità e la letizia, e nella sue azioni vanno unite la semplicità e la prudenza, la dolcezza e l' energia di un vero discepolo di Don Bosco. Oh! Vivan mill'anni entrambi al nostro affetto !

Ed anche lei, Sig. Direttore, riceva i nostri cordialissimi augurii pel suo prossimo giorno onomastico, li partecipi agli altri carissimi Giovanni, Don Francesca e Don Bonetti, ci metta ai piedi del Gran Padre, riverisca per noi il suo degno Vicario e tutti gli altri Superiori , e ci raccomandi a Maria Ausiliatrice tutti, ma in particolare

Il suo dev.mo aff.mo conf.

SaC. ANGELO Gius. PICCONO. Carmen de Patagones, giorno 14 del mese di Maria Ausiliatrice, 1886.

II.

Santa Cruz di Patagonia, 28 aprile 1886. CARISSIMO E VENERATO D. BOSCO,

Anch'io quest'anno voglio scriverle pel suo onomastico e partecipar così in qualche modo alle fauste e solenni feste che le fanno gli amanti ed ossequiosi suoi figli, ed agli onori che ai suoi meriti giustamente si tributano. Ma come potrò farle avere queste mie espressioni de' sensi di stima, venerazione ed amore che nutro e che sempre nutrii per il più affezionato dei padri da questi ultimi e lontanissimi deserti del globo, i quali hanno comunicazione stentata, tardiva, per non dir nessuna col resto del mondo? Avrei dovuto scriverle due mesi prima, in marzo, cioè appena qui giunsi, per assicurarmi che la mia lettera giungesse in tempo, ma allora non ne ebbi tempo. Adesso mi accingo a scrivere, ma non so quando sia per partire il mio foglio ; qui non c'è posta fissa. Dovrò aspettare ad impostarla un quindici giorni e anche più, cioè finche comparisca sul fiume il vapore Villarino, il quale pel ritorno a Buenos Aires impiegherà circa altri quindici giorni e sarà sempre in ritardo. Che farei? Ad ogni modo spero che queste mie righe le saranno recapitate prima che finisca giugno e ciò mi consola.

Ma che cosa le dirò che meriti valicare monti e pianure infinite, solcare mari immensi ? Niente di peregrino, o carissimo padre, niente di meraviglioso, dopo il molto che le avranno detto in prosa ed in poesia tanti dotti, illustri ed amantissimi suoi figli sparsi sull' antico e il nuovo mondo. Le dirò solamente che questo ultimo, inutile per non dire gravoso fra i suoi figli, non si dimentica no giammai del Padre suo, per quanto lontani da lui trascorrano i giorni di sua vita, e remote siano le contrade che lo separano dall'oggetto della sua più viva afi'ezione. Il pensare che D. Bosco si ricorda di me è un dolce ristoro, ma non è tutto. Meditando talora gli anni della mia giovinezza passati ai suoi fianchi, una lagrima mi solca le guancie. - E perchè non posso ancora una volta vederlo , parlargli , baciare la mano che tante volte mi benedisse? Un breve momento che possa bearmi di sua amabile presenza, una volta sola che veda ancora il suo volto ridente, che possa essere rallegrato dall'espressivo, affabile suo sguardo, e poi morirei contento nel volontario, lontano, deserto esiguo. - Sì, lo spero, il Signore mi concederà ancora questa desiderata fortuna

Ed ora che cosa le narrerò che possa farle piacere? Sapendo quanto le stia a cuore il buon andamento e progresso delle Missioni Patagonesi, le dirò tutto quello che conosco. Tocco di volo di Patagones, di Viedma, nonché del Rio Negro fin presso le sorgenti del Nauquen Gnorquin e loro affluenti nella colonia di Malbarco, dove nel mese di marzo trovavasi il nostro D. Milanesio, e vengo di , botto al fondo della Patagonia Australe, al Rio cioè di Santa Cruz e adiacenze.

Come lei già deve sapere, fui nominato ufficialmente cappellano di queste Governo. Dopo tre lunghi mesi di aspettazione in Buenos Aires per consiglio del Governatore, onde sollecitare dal Governo nazionale un promesso sussidio, ma invano atteso, per la nuova cappella, partiva da Buenos Aires il 2 di marzo sopra il Villarino, trasporto militare. Dopo 18 giorni di burrascosa traversata, arrivammo il giorno 20 al nostro destino, avendo toccato Patagones. Ivi ebbi la bella sorte di passare i giorni di carnovale coi nostri carissimi fratelli, fra i quali io giungeva inaspettato. Quali emozioni, carissimo D. Bosco, quali dolci rimembranze non vi trovai in Viedma specialmente. Molti cittadini mi salutavano, mi stringevano la mano e quasi piangevano! D. Remotti, mio successore, volle che cantassi la s. Messa e distribuissi le sacre ceneri il primo giorno di quaresima, ed io accettai volentieri l'invito.

Rimessici in nave, toccammo il fiume Chubut, ove avrei voluto discendere, ma non si potè. Toccammo pure il porto Deseado, proprio desiderato, perchè poco prima nel golfo di S. Jorge eravamo stati assaliti da fiera e minacciosa tempesta. Visitai la sponda sinistra, dove già esistette l' antica colonia spagnuola, che ora è affatto deserta per la mancanza assoluta di acqua dolce. Arrivammo finalmente a Santa Cruz di Patagonia. Il nostro D. Savio che ivi mi aveva preceduto da più di tre mesi, già da alcun tempo mi aspettava. Espansìva fu l'accoglienza, e presi possesso della mia nuova casa parrocchiale, consistente in una stanzina di circa metri 5 per 4, dove fu mestieri collocare in un coi due nostri letti ogni nostro avere, cioè bauli, cassoni, sacchi ecc., ecc. Per chiesa parrocchiale poi ci fu imprestata un'altra stanzina ancora più piccola , dove alla bella meglio ci abbiamo aggiustato il nostro altarino. Ed oh! Dio volesse che la cappella, stretta come è, fosse piena di fedeli, almeno nei giorni festivi per ascoltarvi la santa Messa! Otto o dieci persone stando in piedi la riempirebbero!

Se le piace sapere della posizione geografica di questa colonia, sede della nostra Missione, le dirò che Santa Cruz di Patagonia è sita circa al 50 di latitudine sud ed al 69 di longitudine ovest, posta in un de los muchos cañadones (valli) del fiume cui dà il nome, distante dal mare una decina e più di miglia. Il fiume si dovrebbe in questo luogo chiamare braccio di mare, sia per l'estensione sua di parecchie miglia, sia per le acque salse e le burrasche.

Il capo luogo della colonia (questo punto è detto ancora los Misioneros) è formato da tre case di assi (de madera) ; in una risiede il sub-prefetto di marina colla famiglia, servi e marinai; in un'altra il Commissario della colonia con famiglia e servi ; nella terza vi abita il sig. Governatore maggior D. Carlos Mogano in un cogli addetti all'impiego. Infine in una catapecchia, detta la casina Chilena, abita il M. R. sig. Cura-cappellan, che il mio carissimo D. Bosco deve ben conoscere, nonchè il sig. Agronomo governativo altro de' suoi conoscenti carissimi, che mi è compagno gratissimo, anzi mi fa da padre ; per terzo uno che non le deve essere ignoto, Pietro Fossati coadiutore che è il nostro cuoco : infine un niñito di circa nove anni nativo di Puntarenas (Chile), di padre svizzero, che spero sarà il plantel di un futuro collegio salesiano. Io l'ho accettato a fine d'insegnargli a leggere e scrivere e più il Catechismo insieme con due altri fanciulli, ai quali io faccio due ore di scuola ogni giorno. Inoltre abita pure con noi il Re dei re, il Dominatore dei dominanti per circa due quarti d'ora ogni mattina nella celebrazione delle nostre due messe. Ah ! povero Gesù Sacramentato, tanto buono nome è, tanto amante degli uomini ! Deliciae meae esse cum filiis hominem! Egli manda i suoi ministri in così remote contrade e viene Egli stesso correndo dietro sulle orme delle pecorelle sviate, chiamandole, gridando, gemendo, versando il suo Sangue... Ma ! E chi lo ascolta? Chi fa caso della sua presenza e delle sue chiamate? Ah! buon Dio d'amore !

In tutta Santa Cruz siamo una cinquantina di persone, tutti impiegati governativi. I coloni e le loro famiglie stanno sparse più sopra, un trenta, o quaranta chilometri sull'una e sull'altra sponda del fiume; gl' Indiani sono ancora più oltre, disseminati in gruppi di tre o quattro famiglie per tolderia. Finora non abbiamo potuto far nulla in loro vantaggio, eccetto due escursioni di D. Savio alle famiglie più vicine di cristiani, fra i quali diede quattro battesimi, e ad alcuni Indii. Non abbiamo cavalli e questi sono indispensabili pel missionario che vuole fare il suo dovere. Stanno anche sotto questa gobernacion il deserto al nord e al sud, il cabo de las Virgines ed il fiume Gallegos, colonia annessa. Penso di visitare fra poco quest'ultima e farvi tutto quel maggior bene che mi sarà dato.

In fine mi resta di dirle come stanno i suoi cari figli salesiani in Santa Cruz. D. Savio gode ottima salute e pieno di desiderii buoni, fa di continuo i più bei progetti di spedizioni, di progressi, di missioni ; già rivolge nell' animo l'idea di una magnifica cattedrale superba quant' altra mai. Lo scrivente poi non soffre nè pel luogo, nè per clima, nè per il vento di queste eminenze. Esso pure vir desideriorum! Se mi fosse concesso trasportare tutte le anime di un volo nel seno del buon Dio loro creatore l...

Che cosa aggiungerò, carissimo D. Bosco, a questa filatessa di scarabocchi? Che lei stia bene e molto bene per cento anni ancora, che mi ami sempre come io lo amo, e che mi conceda la grazia di poterlo ancora una volta vedere, parlarle, dirle a voce molte e belle cose, baciare la benedetta sua mano.

Benedica noi, le nostre fatiche e tutte queste povere anime che vogliamo salvare in un colle nostre.

Di V. S. R.ma

In G. C. figlio carissimo e devot.mo

D. José MARIA BEAUVOIR.

IL CUOR DI GESU' ed il rimedio ad uno de' più tremendi malori sociali.

Un rombo cupo, come di vicino terremoto, si ode rumoreggiare da più anni. Questo rombo va facendosi ogni di più intenso e pauroso, e minaccia omai di scoppiare e scagliar in rottami tutto quanto l'edifizio sociale. Son le passioni de' nullatenenti, che bollono, son le smodate aspirazioni dei diseredati della fortuna, che gonfiano, è in una parola la guerra del povero che freme contro il ricco che gode, o, come dicesi del socialismo contro il capitale, guerra che già due volte in meno di vent'anni riempi di lutto e di sangue una potente nazione a noi vicina, contamina giorni sono della più feroce barbarie un giovane e floridissimo regno, e sta per fare di tutti quanti gli Stati del continente e antico e nuovo un mucchio di desolazione e di rovine. Invano vi si adoperano le leggi umane, giacchè esse finiscono nel fatto col rendere più forti i doviziosi nei loro possessi e più impotenti gli sforzi di chi non possiede, aumentando per tal modo l'inimicizia, l'odio, la gelosia fra l'una classe e l' altra. Invano vi si prova l'istruzione, che si diffonde e si vorrebbe generalizzare, poichè essa, benchè sia per sè un bene, non riesce da sola che a fare i poveri più bramosi di godere ed i ricchi più tenaci nel non lasciarsene strappare i mezzi. Invano vi si cimentano gli stessi progressi civili ; la civiltà è impotente non che a salvare gli altri, ma a salvar se stessa. La conclusione è che cresce la poveraglia e la loro fame, e cresce in pari tempo non il numero, ma l'opulenza e l'avarizia dei ricchi godenti. La storia non solo di Roma pagana, ma di tutte le età e di tutti i luoghi è lì per attestarci questa dolorosa verità.

Ma dunque non vi sarà rimedio alcuno a questo tremendo malore? Dovrà la società irremissibilmente sfasciarsi e perire ?... Viva il Cuor di Gesù che ce ne offre esso solo il rimedio salutare, infallibile; viva il Cuore di quel Gesù che coll'esempio e con gl' insegnamenti tolse alla povertà la qualità di male e la innalzò pur anche a virtù; viva il Cuor di Gesù che collocando prima fra le beatitudini, ossia benedizioni celesti, la povertà, aperse agli uomini di buon volere una novella éra di fratellanza, di amore, di pace. Nato Gesù da povera madre e in poverissimo luogo, povero egli stesso così da mancare assai spesso delle cose più necessarie alla vita e non aver neppure dove posare il capo, seguito da poverissimi uomini, che campano a stento la vita e spesso non hanno anch'essi di che sfamarsi, Gesù Cristo é di per sé solo il più luminoso esempio, come il più eloquente elogio della virtù della povertà.

Ma all'esempio tengono dietro le parole, ché nella vita di Gesù Cristo le opere son sempre le prime, ma ad esse seguono gli ammaestramenti, i precetti. E questi ammaestramenti e questi precetti, di cui é sparsa la vita di Gesù, Egli volle erigere a principio e a base di quel novello codice morale, che promulga sul monte delle beatitudini. E Gesù infatti che disse, come riferisce s. Matteo , Beati i poveri di spirito, poiché di essi é il regno de' cieli (1), o, come riporta san Luca, beati, o poveri, perché vostro é il regno di Dio (2).

Benedetta la bocca che pronunziò per la prima volta questa parola ! Benedetto il giorno, benedetto il luogo, dove essa fu primieramente sentita ! Quella parola guariva essa sola la più larga e più vecchia piaga, che il peccate originale avesse prodotto nel corpo dell'umanità ; quella benedizione ricomponeva l'unità della specie umana, ristaurava nell'uomo il guasto che vi aveva operato la sopravvenuta corruzione, riconduceva sulla terra nuovi giorni di pace e d'amore.

Gesù infatti, senza punto giudicar cattive per se stesse le ricchezze e i beni materiali di questo mondo, che son pure doni suoi, volle tuttavia insegnarci come i poveri siano i primi su quella vera strada, che conduce ad essere beati. E con questo nome di poveri intese primieramente coloro, che non per necessità, ma per ispontanea volontà si rendono tali per amor di quel Dio, che disse : Va, vendi quello che hai e dallo a' poveri.., e seguimi (3). A questi, che alle ricchezze materiali antepongono le ricchezze dello spirito, quali sono la verità, la virtù, la pace, la carità, la castità, la fortezza, la mansuetudine e simili; a questi promise il Cuor di Gesù un regno in cambio delle grandezze e de' beni terreni, a cui rinunziano, vale a dire un insieme di beni eterni infiniti nella gloria celeste. Intese secondariamente coloro che avendo dei beni terreni non pongono però in essi il cuor loro, ma pronti a lasciarli, quando ciò sia necessario alla loro eterna salute, s'adoperano intanto a farne un retto e santo uso. Benedetta adunque, non sarà mai troppo ripeterlo, la sapienza sempre antica e sempre nuova del Cuor di Gesù; la parola di Lui ben compresa basterebbe da sé sola alla guarigione morale, come alla pace universale dell' umanità. Vogliamo noi por fine a quegli odii che rendono cosi misera e debole la vìta sociale? Vogliamo far cessare quell' inimicizia, quella tremenda divisione fra ricchi e poveri ,che costituisce il pericolo maggiore dell'età nostra ? Vogliamo a dir tutto, salvar l'Europa, anzi il mondo intiero dalle calamità spaventose che lo minacciano? Facciamo penetrare nel cuore di tutti quella parola di Gesù, beati i poveri; facciamo che questa parola animi e avvivi la vita nostra pubblica e privata ; facciamo che il ricco comprenda che delle sue ricchezze deve valersi per amare e beneficare il povero e questi alla sua volta capisca il dovere, che ha di ringraziare il Signore d'averlo posto in condizione di conseguir più facilmente le ricchezze dello spirito, e poi il tesoro della gloria.

E di qui apparisce l'importanza sociale, ai tempi nostri sopratutto, di una chiesa al Cuor di quel Gesù da cui é uscita per la prima volta la parola che ha da rigenerare e ribenedire l' umana società ; ogni preghiera, ogni limosina, ogni azione anche minima, che noi faremo al compimento di quella chiesa, sarà un merito particolare che noi acquisteremo al ritorno della pace, al rinnovamento dello spirito di concordia, alla propagazione del regno di Dio, che é regno di carità, alla ristorazione dell'edifizio sociale sconquassato.

Quando i figliuoli d'Israele, scampati dalla schiavitù d'Egitto e traversato il Giordano, entrarono nella terra promessa, si accamparono nella pianura di Sichar fra i due monti Hebal e Garizim, dove eseguirono tosto gli ordini dati da Mosé (1). Sulla vetta dell'Hebal eressero infatti un altare al Signore con pietre non tocche da ferro, e dall'altare elevossi ben presto il fumo degli olocausti e delle vittime pacifiche. Sorgeva nel mezzo della valle l'area dell'alleanza, intorno i sacerdoti in giro, poi i leviti, quindi gli anziani e i. giudici, infine tutto quanto il popolo, di cui sei tribù occupavano le pendici dell' Hebal, le altre sei quelle del Garizim. Quand' ecco sorgere i leviti, che rivolti a sinistra dell'Hebal mandano il grido della maledizione sui trasgressori della legge, ed a quel grido le sei tribù radunate sull'Hebal rispondono mestamente: Così sia. Volgonsi quindi verso il Garizim e pigliando un soave tono di voce proferiscono le parole di benedizione sul popolo fedele alla legge di Dio, e questo popolo, rappresentato dalle sei tribù collocate sulle pendici del Garizim, risponde giubilando : Così sia.

Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, una simile scena, ma ben più consolante, ci si apre innanzi; un nuovo tempio sorge sul colle Esquilino della Città Eterna, ma questo tempio non simboleggia più la maestà e il terrore del monte Hebal. Esso é sacro al Cuore di quel Gesù che, lasciati i tuoni e le saette, ama rivelarsi a noi tutto soavità, dolcezza ed amore. In questo tempio echeggierà la voce del sacerdote, ma non sarà più voce di maledizione , bensì di benedizione , di misericordia e di perdono.

Oh! affrettiamone la sospirata consacrazione; la Croce della chiesa del S. Cuore, torreggiante sulle più alte vette di Roma, sarà ancora il simbolo consolante di novelle benedizioni, che di là partiranno per l'Italia, pel mondo intiero; sarà il rimedio infallibile al più tremendo dei malori che desolino la società attuale.

(1) Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum coelorum (MATTH. v, 3).

(2) Beati pauperes, quia vestrum est regnum Dei. (Luc. vi, 20).

(3) MATTH. xix, 21. (1) Deut. xxvii, xxviii; Giosuè, viii.

Grazia di Maria Ausiliatrice. PREGIAT.mo SIG. DIRETTORE,

Evviva Maria Auxilium Christianorum! Da sedici giorni in qua serpeggia fra di noi il cholera-morbus. Ci furono quasi contemporanei sei casi fulminanti, dei quali cinque seguiti da morte. La sesta persona colpita dal male fu una buona giovane, domestica di un'ottima famiglia. Domenica mattina alle 10 1/2 fui chiamato per lei in tutta fretta. Vi corsi e la trovai in istato algido e gravissimamente: potei confessarla e subito le amministrai l'olio santo, perché la sua vita era in pericolo.

Ciò fatto mi sovvenni d'aver meco alcune medaglie della Madonna di Don Bosco, e trattane fuori una la diedi a baciare all'inferma e gliela feci porre al collo dicendole : - Confidate ed abbiate fede in Maria: invocatela e pregatela sotto il titolo di Maria Aiuto dei Cristiani e Maria vi salverà dalla morte se la salute corporale sarà a vantaggio di quella dell'anima. - L'inferma con vivo e santo trasporto baciò la medaglia e come l'ebbe al collo le parve di essere salva.

Io poi in quel momento innalzai dal fondo del mio cuore una preghiera a Maria dicendole : - Maria Auxilium Christianorum aiutateci in tanta sventura e fate che se non é ancor tempo che la spada della giustizia divina rientri nel fodero, che almeno questo misterioso morbo da fulmineo si volga più mite cosi da potersi medicare e guarire. Io in pegno di riconoscenza e gratitudine procurerò di diffondere vieppiù la divozione verso di voi fra questi parrocchiani, li ecciterò a chiamarvi col glorioso titolo di Aiuto dei Cristiani, e dispenserò le medaglie coniate in vostro onore.

Questi pensieri mi passarono nell'anima e nella mente alla presenza dello spettacolo che presentava cosi attristante la povera inferma. Fermatomi ancora qualche istante in quella stanza, mi sembrò di notare nella paziente un po' più di calma , e messala sotto la protezione di Maria tornai alla parrocchia.

In sulla sera alle ore sette circa fui di bel nuovo a visitare quella poveretta, e vidi in lei un sensibile miglioramento. Al domani tornai a vederla e cosi alla sera, e conobbi tosto che Maria Ausiliatrice avea esaudita la preghiera e fatta la grazia. La giovane fu salva non solo dal terribile morbo, ma eziandio da quel tifo compagno a tal malore di cui il medico dubitava.

Da quel giorno sembra eziandio che il morbo si manifesti di natura più benigna. Martedì avvennero cinque nuovi casi, i quali benché si presentassero con gravissimi sintomi, pure si cangiarono in molto miti : non sono ribelli alla medicina e continua il miglioramento, meno un casa dichiarato dal medico sporadico, a cui tenne dietre immediatamente il tifo galoppante. Il colpito è un giovanetto di 12 anni; appesi al suo collo una medaglia. Egli versa in gravissimo pericolo ; ieri sera pareva moriente. Stamattina fui a vederlo; lo chiamai, mi riconobbe, mi disse d'aver tanto male alla testa, e poi ricadde come era prima in sopore. Chi sa che la Madonna non lo salvi? Io lo spero. La potenza di Maria certamente é grandissima. A meno che non sia meglio per l'anima sua esser tolto da questo mondo in tenera età, la Madonna é tanto buona da non lasciare inesaudite le nostre preci. V. S. pure faccia pregare per lui.

Intanto la prego a spedirmi mille piccole medaglie benedette per distribuirle a questa popolazione.

Grato e riconoscente oltre ogni dire e credere verso questa celeste taumaturga Madre mi sottoscrivo

Locora di Sanbonifacio, 23 luglio 1886.

FRANC. BASILIO, prete capp.

A conclusione di questa lettera noi ricordiamo il rimedio che abbiamo pubblicato due anni or sono come preservativo dal terribile morbo asiatico.

1.° Colla frequenza dei Sacramenti mettersi e mantenersi in grazia di Dio.

2.° Ogni giorno invocare Maria SS. colla giaculatoria Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

3.° Portare indosso la medaglia di Maria SS. Ausiliatrice.

ALTRA GRAZIA DI MARIA SS.

Caracas, 28 febbraio 1886.

REv. PADRE D. GIOVANNI Bosco,

Alla maggior gloria di Dio ed in onore della SS. Vergine, supplico la S. V. R. a voler pubblicare nel di lei periodico la seguente relazione di una cura miracolosa.

Mia madre, la signora Dolores Miramontes, si trovava ridotta agli estremi per una malattia che non poteva più aver rimedio in alcuna forza umana. Come é naturale, in somigliante afflizione che restava a fare, se non chiedere al Signore la sua celeste protezione?

D'improvviso e come per ispirazione io dico a mia madre : Fate una promessa alla Madonna per la vostra guarigione. Oh! sì, mi rispose, molto volontieri la farò, ma dettamela tu stesso, ché io non so quello che converrebbe promettere. Ebbene, le replicai, giacchè siete disposta a domandare al Signore la vostra salute, promettete alla Vergine SS. di Lourdes che scriverete una lettera a D. Bosco da pubblicarsi nel suo periodico, narrando la guarigione miracolosa ottenuta per suo mezzo ; inoltre una lapide che si manderà a Lourdes da collocarsi nella Basilica. Altre cose promise ella per conto suo , come ascoltare una Messa in un luogo chiamato Mayquetia ; ma io credo che tutto questo non era ancora ciò che la SS. Vergine voleva per concederle la salute. Voleva qualche cosa che non fosse solamente lapide o simili offerte, ma che ridondasse a maggior perfezione dell'anima.

Questo era precisamente ciò che io cercava, e lo trovai. - Mamma, le dissi, volete fare una promessa per la quale, se piace al Signore , sarà impossibile che vi neghi ciò che gli domandate? Ebbene, promettetegli che tutti i giorni della vostra vita, al mattino appena alzata, prima di permettere a coloro che stanno sotto la vostra autorità di mettersi al lavoro, li radunerete insieme e, fattili inginocchiare davanti ad un altare, reciterete con loro le seguenti orazioni : Atto di contrizione, Pater noster, Ave

Maria e Credo. Le parve ciò molto bello e lo accettò.

Ma vi era ancora qualche cosa di più delicato e sostanziale , soprattutto in questi tempi nei quali si sprezza tanto uno particolarmente dei precetti della legge di Dio, considerandolo come inutile e contrario agli interessi materiali, cioè quello che proibisce di lavorare nei giorni di festa in opere servili.

Questa fu l'ultima promessa che proposi a mia madre di fare a Dio in onore di Maria Vergine: « Non lavorare e non lasciar lavorare in questi giorni del Signore, santificandoli con opere di misericordia ».

In questo modo fu adunque che mia madre ottenne la salute, mediante il voto che fece, quando il medico l'aveva già dichiarata perduta e tutti quelli della famiglia la credevano da un momento all' altro nell' agonia. Nella notte di Natale era stato dichiarato caso disperato, e poche ore dopo tutti quei di casa constatavano con sommo piacere che il pericolo era scomparso.

Ed infatti così fu. La Vergine SS. la salvò, ed ella riconoscente tributa questo giusto omaggio alla sua intercessione.

Sperando che la S. V. R. vorrà benedire me e la mia famiglia, mi dichiaro

Suo obb.mo servitore LORENZO MARTINEZ discepolo nel Collegio Episcopale di Caracas, Venezuela - America del Sud.

UNA SANTA ISTITUZIONE.

Melicucco di Polistena (Reggio Calabria).

Ci scrivono:

In questo paese per iniziativa di quel dotto e zelante parroco D. Francesco Demaria, venne istituita un' associazione contro la bestemmia. Avendo egli osservato che nessun mezzo valeva a sradicare questo maledetto vizio, ideò una società di fanciulli dai 7 ai 12 anni, che venne già solennemente inaugurata il 13 giugno ultimo, ricorrendo la festa della Pentecoste.

Gli obblighi degli ascritti sono : i. Non pronunziar mai alcu bestemmia o parola turpe ; 2. Udendo qualche bestemmia, fosse pure dalla bocca dei genitori, immediatamente rispondere in modo da essere intesi: Dio sia benedetto; 3. Le domeniche e feste cantare solennemente in chiesa il Trisagio alla SS. Trinità. L'associazione è distinta in due sezioni, l'una maschile e l'altra femminile, e ciascuna di esse è suddivisa in decurie.

A capo di ciascuna sezione sta un direttore od una direttrice, ed un sorvegliante a capo di ogni decuria. Tutti gli ascritti usano una crocetta rossa sul petto, e intervengono alle processioni religiose, preceduti da una bandiera bianca con in mezzo il Sacro Cuore di Gesù e sopravi la scritta rossa in campo ceruleo: Dio sia benedetto. Nella prima inaugurazione erano circa 80 tra maschi e femmine ; oggi, per lo zelo dimostrato dal direttore Vincenzo Pavia e dalla direttrice signorina Angela Romano, superano i 130, che sono pure una gran cosa in una popolazione che giunge appena a 1000 abitanti. Già si comincia a veder qualche buon frutto, e mentre i fanciulli si educano a non mai pronunziare bestemmie o parole turpi, gli adulti stessi, vergognandosi di sentirsi rimproverare da questi piccoli predicatori, usano ogni opera a raffrenare la lingua. Voglia il Signore dare incremento a questa pia istituzione, e farla abbondevolmente fruttificare. (Dall'Eco d'Italia, Domenica 8 Agosto 1886).

LE SUORE CATTOLICHE E LE CONDIZIONI SOCIALI. (Giudizi di un giornale protestante).

« Quella Pall Mall Gazzette protestante, che nell'anno scorso si rendeva famigerata per le rivelazioni delle « infamie di Londra » ha pubblicato sulle Congregazioni svariate di Suore, che ha la Chiesa Cattolica, un articolo che merita di essere segnalato, come una preziosa confessione.

» La storia delle Congregazioni femminili del cattolicismo - scrive il citato giornale - non è stata scritta ancora, ed è molto difficile sollevare il velo pudibondo di umiltà, col quale ogni Suora cattolica procura occultare i suoi allori.

» Neppur a Roma si conosce esattamente il numero delle religiose che la Chiesa Cattolica ha in tutto il mondo. Solo ciascun Vescovo può sapere il numero di quelle che stanno nella sua diocesi.

» In Francia ve ne sono forse più di centomila; e là, malgrado la maligna influenza di un governo antireligioso, esse mantengono vivi i costumi di quella vita spirituale, ma laboriosa, che tanto ha contribuito a innalzare il livello morale dell'Europa.

» Il mondo si va convincendo sempre più della necessità di colmare l'abisso che ora esiste fra il ricco ed il povero. Non senza egoismo certamente si tenta di stabilire correnti simpatiche tra le classi elevate ed il popolo. E intanto si dimentica che vi sono milioni di donne dei fiore della nostra società, che lavorano con felice risultato per la riconciliazione del lavoro col capitale, per la concordia dell'ignorante col dotto, dell'uomo con Dio.

» Un bellissimo esempio di ciò che diciamo lo si trova nelle Piccole Suore dell'Operaio fondate da poco in Francia, la missione delle quali si compie principalmente nelle fabbriche e nei grandi opifici, dove queste Piccole Suore si sforzano di riparare con la carità alla negligenza e alla brutalità dei padroni o dei sopraintendenti e di fare in alcun modo di costoro le veci, sempre però a vantaggio dei poveri e degli abbandonati.

» Queste Piccole Suore s'incaricano di preferenza delle donne e dei fanciulli, fanno edificare case per gli operai, insinuano ed alimentano nelle masse nobili ed utili sensi di pietà e di economia, e con la magica influenza della carità ottengono di essere ricevute come salvatrici in molti centri di operai.

» Ciascuna congregazione meriterebbe una monografia a parte. Ma noi ci limiteremo a dare un'idea generale di ciò che può e sa ottenere lo zelo ardente ed illuminato di queste ammirabili donne.

» La divisa di San Vincenzo de' Paoli era la Carità, e questa impose egli per obbligo alle Suore, che sono state imitate da numerose compagne.... Non sappiamo se i nostri lettori avranno mai vedute le Piccole Suore, quando vanno di porta in porta delle case dei ricchi chiedendo pane per i poveri. Vorremmo però che essi andassero a vedere come queste Piccole Suore dei Poveri nelle loro case assistano teneramente i poveri vecchi affidati alle loro cure....

» Altre Congregazioni più antiche concorrono a queste opere sante e sublimi.

» In Parigi soltanto se ne contano ottantotto;

» probabilmente non vi sarà città o villaggio dove non sianvi di queste religiose che insegnano con la parola, e più ancora con la eloquenza dei fatti le sante virtù della eguaglianza, della fratellanza, della libertà,

» Le Suore della Carità non hanno, come altre Congregazioni, serve o laiche. Provenienti da ogni classe sociale, queste Suore son tutte esattamente eguali fra loro nell' adempimento di ogni ufficio, ed una Howard, una Montalembert od una Caraffa è destinata a pulire le stanze, a far la cucina, a lavare e curare i bambini come l'ultima figlia del popolo.

» Queste Suore hanno trovato la fonte della vera fratellanza, e la libertà è da esse sole forse veramente compresa dappoichè han saputo liberarsi dal peso dell' egoismo e dalla cattività del convenzionalismo umano ».

CONVERSIONE E ZELO DEI CATTOLICI INGLESI.

L' Inghilterra e l' Irlanda ci danno il bello spettacolo di giovani e giovanette che, per convertirsi al cattolicismo, incontrano l' ira dei genitori, e sopportano anche di essere diseredati e come maledetti.

Un giovanotto testè convertito soleva ricevere dal padre 400 sterline all'anno, cioè 10,000 franchi, perchè si divertisse a Parigi, e poi col tempo esercitasse l' avvocatura. Appena questi lo seppe convertito , gli rifiutò perfino un centesimo , per cui fu costretto a divenir maestro di scuola per guadagnarsi il pane.

Una giovinetta di 15 anni, incontratasi con un venerando sacerdote cattolico, fu da lui illuminata, e tocca dalla grazia di Dio risolvette di abbracciare la religione cattolica. Il padre suo, ufficiale di alto grado nell'esercito delle Indie, era assente. La madre non volle spingere il fanatismo fino a respingere e maledire la figliuola, sicché costei continuava a vivere colla madre, mostrandosele figliuola sempre più ubbidiente e rispettosa. Giunse un giorno una lettera che annunziava il ritorno del padre. La giovanetta era alquanto angustiata, ma la gioia di rivedere il padre vinceva l'angustia. Il padre giunse quando la notte era inoltrata.

Appena seppe della conversione, senza un riguardo al mondo, alle carezze ed alle lagrime della figliuola, le ordinò di uscir di casa all'istante. Suonava la mezzanotte.

La povera figliuola dovette percorrere sola molte strade prima di giungere alla casa del vecchio sacerdote che aveva ricevuto la sua abiura. Non riuscì a farsi sentire che ad un'ora e mezzo. Quando il sacerdote destato andò ad aprire, la trovò tanto prostrata dall' affanno e dalla commozione, e intirizzita pel freddo, che non poteva parlare. Egli la fece subito condurre dalle Suore del Buon Pastore. Ivi la giovinetta fu ricevuta a braccia aperte e soccorsa co' più amorevoli modi che si potesse. Passato qualche tempo, fu ricevuta fra le Suore, e mandata sul continente nella speranza di rafforzarne la salute. Ma era tardi. Dopo pochi mesi di sofferenze, sopportate con angelica rassegnazione, se ne passò al Signore. Aveva allora compiuti i sedici anni. L' emozione provata nella notte, in cui il padre l' aveva cacciata di casa, nel punto in cui essa, dopo lunga assenza, con affetto l'abbracciava, le aveva spezzato il cuore e l'aveva uccisa. Fulgidissimo fiore della terrestre Gerusalemme, innanzi tempo reciso, perché più presto posasse in seno dello Sposo Celeste!

COLLEGI SALESIANI.

Le famiglie, le quali hanno figli da mettere in educazione, bramano di conoscere gli Istituti, che porgono loro comodità e sicurezza per collocarveli a suo tempo. Noi pertanto, mentre ricordiamo loro i tanti benemeriti Seminari e Convitti religiosi, che provvedono pure a questo scopo, diamo qui un breve cenno di alcuni Collegi Salesiani in Italia, nei quali si fa quanto occorre per assicurare agli allievi moralità, scienza e sanità, e ai quali i nostri Cooperatori e Cooperatrici possono indirizzare con tranquillità quei giovanetti, che intendessero di percorrere la carriera degli studi.

Oltre l'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, l'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in Sam-pierdarena, l'Oratorio della Croce in Lucca, le Scuole di S. Paolo alla Spezia, la Colonia Agricola di Mogliano Veneto, l'Oratorio di Maria Immacolata a Firenze e quello di S. Benigno Canavese, vi sono i Collegi di Borgo S. Martino, di Penango, di Lanzo Torinese, di Varazze, di

Alassio, di Este, di Magliano-Sabino, e di Randazzo in Sicilia.

In questi Collegi l'insegnamento comprende il corso Elementare e Ginnasiale, è approvato dall'Autorità governativa ed impartito in piena conformità dei regolamenti e programmi ministeriali. Nel Collegio di Alassio vi è pure il corso Liceale.

Borgo S. Martino è un paesello della Diocesi di Casale Monferrato, sulla linea di AlessandriaVercelli, con stazione a pochi passi dal Collegio.

Penango è pur esso della Diocesi Casalese, posto sopra amena collina presso Moncalvo, con stazione propria sulla linea Asti-Mortara.

Lanzo dista dodici miglia da Torino a pié delle Alpi, e vi si va per ferrovia con più corse al giorno.

Varazze, Diocesi di Savona, trovasi sulla linea Genova-Ventimiglia, e vi si arriva da Genova in un'ora e mezzo di ferrovia.

Alassio, Diocesi di Albenga, trovasi sulla stessa linea ferroviaria, a metà strada fra Genova e Nizza Marittima. Quivi come a Varazze avvi eziandio la comodità pe' bagni di mare all'estate.

Este, città del Veneto, si trova sulla linea ferroviaria di Padova-Bologna.

Magliano-Sabino, è sulla ferrovia Roma-Firenze, colla stazione a Borghetto, a due ore da Roma.

Randazzo, posta sopra un ameno altipiano del monte Etna, è come un centro della rete e delle vie provinciali di Messina, Catania, Nicosia, Mistretta. La stazione ferroviaria più vicina a Randazzo è quella di Piedimonte sulla linea MessinaCatania.

In quasi tutti questi Collegi vi sono due gradi di pensione. La prima varia da L. 35 a 40 mensili; la seconda da L. 24 a 30.

Per avere i relativi programmi, e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai Direttori dei singoli Collegi, oppure al Sac. Giovanni Bosco, via Cottolengo, n. 32, Torino.

IL SEGRETO DELLA CONFESSIONE.

Crediamo far cosa grata ai nostri lettori riproducendo parte di un articolo che si legge nel Nacional di Lima del 15 maggio 1886, riguardante il martirio di un altro S. Giovanni Nepomuceno, in persona del P. Pietro Marielux dei Ministri degl'Infermi.

Dopo un esordio, nel quale si dà ragione di quest'articolo, si descrivono i primi anni della vita del P. Marielux, e si accennano i motivi per i quali il detto Padre trovavasi qual cappellano militare nell'esercito capitanato dal brigadiere Rodil, nel castello detto del Re Filippo; poi così procede la narrazione.

« Distrutto il poter militare della Spagna nella battaglia di Ayacuche, e stretta d'assedio Gallao dai vincitori, il P. Marielux non volle abbandonane il governatore del castello detto del Re Filippo, brigadiere don Ramon Rodil.

Ora in settembre 1825, dopo nove mesi di assedio, la scarsezza dei viveri e lo scorbuto cominciarono ad introdurre lo scoraggiamento fra gli assediati, e la cospirazione prese a rumoreggiare nell'aria.

Era il 23 settembre, quando il brigadiere riceveva denuncia che alle 9 della notte sarebbe scoppiata una formale rivoluzione capitanata dal comandante Montero , il più influente fra i luogotenenti del Rodil. Gli uomini più confidenti di esso figuravano fra i più compromessi.

Rodil, senza perdere un minuto, li fece arrestare; ma, per quanti sforzi e minaccie adoperasse, non pervenne a strappar loro di bocca la più piccola rivelazione, negando essi ostinatamente la esistenza della cospirazione rivoluzionaria. Allora il brigadiere, per levarsi ogni rompimento di testa, decise di fucilarli tutti, innocenti e colpevoli, alle 9 della sera, cioè in quell'ora stessa nella quale i congiurati si erano proposto di arrestarlo, ovvero di mettergli tra il petto e le spalle quattro oncie di piombo.

- Cappellano, disse Rodil al P. Marielux, sono le sei: che in tre ore Vostra Paternità confessi cotesti insorti. E uscì dalla Casamatta. Alle 9 i tredici condannati stavano già alla presenza di Dio.

Però, nonostante il severissimo castigo, Rodil non si tenea sicuro. - Chi sa, dicea seco stesso, se non avrò forse lasciato in vita altri compromessi, e forse più ancora di coloro che furono fucilati? No, non posso star tranquillo. Il confessore deve certamente saper tutto in punto e virgola. Olà ! che mi si chiami il cappellano.

Appena questi fu venuto, chiusesi con lui Rodil, e gli disse

- Padre, senza dubbio che cotesti scellerati hanno rivelato in confessione tutti i loro piani, e gli elementi su cui facevano assegnamento. Ho bisogno di conoscere tutto ciò, e in nome del Re esigo che V. S. mi racconti tutto, senza omettere alcun nome e dettaglio.

- Mio generale, risponde il P. Marielux, ella mi chiede l'impossibile, perchè ìo non sacrificherò mai la salvezza dell'anima mia rivelando il segreto del penitente, me lo imponesse pure il Re, che Iddio mi guardi.

Il sangue salì al volto del brigadiere, e slanciandosi sopra il sacerdote, lo scosse pel braccio gridandogli

- Frate, o mi racconti tutto o ti fucilo.

II P. Marielux con serenità veramente evangelica rispose:

- Se Iddio vuole il mio martirio, che si faccia la sua santa volontà. Nulla può dire a chicchessia il ministro dell'altare.

- Non parlerai dunque, rispose il Rodil, o frate traditore del tuo Re, della tua bandiera, del tuo superiore?

E il sacerdote

- Sono fedele al mio Re ed alla mia bandiera quanto chiunque altro: però nessun può esigere che io sia traditore a Dio... mi è proibito di obbedirle.

Rodil incontanente aperse la porta, e gridò Olà, capitan Iturralde, conducete quattro Budingas con fucili carichi- e i quattro Budingas si presentarono immediatamente.

Nell'abitazione, in cui aveva luoge questa terribile scena, trovavansi varii cassoni, fra i quali uno che misurava circa due pertiche.

- In ginocchio, frate, ruggì più che non disse la belva di Castiglia. E il sacerdote, come se presentisse che il cassone gli stava preparato per la sepoltura, piegò le ginocchia accanto ad esso.

- Appuntate! comandò Rodil, e volgendosi alla vittima, con voce imperiosa

- Per l'ultima volta, disse, in nome del Re vi intimo di svelare.

- In nome di Dio rifiuto di parlare, rispose il religioso con accento debole, ma calmo.

- Fuoco! gridò allora Rodil: e il P. Pietro Marielux, illustre martire della religione e del dovere, cadde trafitto nel petto dalle palle.

(Dal Corriere delle Alpi, N. 188, anno 1886).

FESTA SCOLASTICA

Ci scrivono da Spezia

Una simpatica festa, una di quelle feste che, intenerendo il cuore, lasciano nell'animo un ricordo grato ed incancellabile in tutti coloro che vi assistono, é riuscita quella della distribuzione dei premi agli alunni delle scuole dell'Istituto San Paolo, retto da' Salesiani, ch'ebbe luogo sabato 7 agosto.

Grande fu il concorso dei cittadini al cortese invito del signor Direttore, e si notavano fra i presenti molte autorità civili ed ecclesiastiche.

Scelta musica rallegrò gli animi degli accorsi: furon declamate con brio e grazia alcune bellissime poesie, e destò meraviglia l'esattezza con cui quei bravi giovanetti del collegio eseguirono difficili esercizi di ginnastica.

Ma quello, che soprattutto richiamò l'attenzione generale, fu il discorso del Pref. Don Francesco Cerruti. Esordi egli tratteggiando a larghe linee gli umili principii ed i successivi rapidi ingrandimenti dell'Istituto; poscia con parola facile, chiara, elegante mostrò come la presente cara solennità fosse la riabilitazione, il trionfo del lavoro, della moralità e della religione.

Sarebbe impresa oltremodo difficile riassumere anche brevemente il forbito discorso del valente oratore ed educatore insigne. Ogni asserzione era da lui corroborata da ineluttabili ragioni e confermata da opportunissimi esempi storici. Uno scoppio generale di applausi salutò le ultime sue parole , allorché facendo voti perché si sviluppino e progrediscano ovunque e sempre più quegli istituti, collegi e scuole in cui si alleva ed educa la gioventù all'amore del sapere, della religione o della patria, indicò in questo slancio doveroso per l'educazione della prima e più importante età dell' uomo l' argine più poderoso alla lurida crescente marea del socialismo.

Furono poi letti i risultati degli esami finali che riuscirono soddisfacentissimi e distribuiti i premi a coloro che maggiormente si segnalarono nello studio e nella buona condotta. Dio benedica D. Bosco del bene che fa anche in questa città e ce lo conservi ancora molti anni !

UN SORDO-MUTO A LOURDES.

Un giovine svizzero, presso le frontiere della Baviera, di diciotto anni, era sordo-muto dalla nascita. In vita sua non aveva mai articolato una sola parola. Ciò nullameno i genitori avevano procurato di dargli tutta l'educazione che permetteva il suo stato, e sapeva scrivere. Avendo saputo le meraviglie di N. S. di Lourdes, si sentì trascinato quasi da una forza occulta verso la Vergine dei Pirenei. Espresse alla sua famiglia il suo desiderio, ma i suoi di casa, benché gente di fede, si opposero formalmente al viaggio. Ma il giovine non si diede per vinto ; e un giorno col bastone in mano si mise in cammino , portando sul petto e sulla schiena uno scritto, su cui si leggeva:

Sordo-muto Vado a Lourdes: indicatemi la strada.

Erano i primi giorni di giugno, e per due mesi il pellegrino di Lourdes camminò di paese in paese, alloggiando dove la Provvidenza gli offriva un alloggio; e all'epoca del pellegrinaggio nazionale egli arrivava alla sacra grotta col bastone, colle scarpe polverose, cogli abiti per metà sgualciti. Solo lo scritto era scomparso, dopo aver parlato pel muto: né doveva più ricomparire, perché il muto avrebbe parlato. Bevette l'acqua, si lavò al rubinetto della fonte, poi si mischiò tra la folla dei pellegrini che pregava, spesso ginocchione, spesso colle braccia in croce. Tratto tratto la preghiera usciva in cantici, e la folla in coro ripeteva il ritornello del cantico di Lourdes : Ave Maria.

Tutto ad un tratto il sordo capisce e il muto canta come tutti gli altri: Ave Maria. Era guarito: Il Signore aveva premiato con uno splendido miracolo la fede del giovane cristiano.

BIBLIOGRAFIA.

IN FAMIGLIA - Racconto del Prof. Luigi Bottaro con note di un galantuomo - Sampierdarena, tipografia e libreria S. Vincenzo - Libreria Salesiana di Torino e presso i principali librai - Prezzo cent. 90.

La società attuale vista da un osservatore galantuomo, descritta con pienezza di verità in tutti i suoi particolari, da parere, più che un'ideale pittura, una copia del vero, anzi una vera litografia, tale è questo racconto che annunziamo con piacere ai nostri lettori.

Ora appunto perché pieno di verità e spogliato delle illusioni, che creano le passioni o le male abitudini, il racconto mette in così bella luce la virtù, e rende così uggioso e detestabile il vizio, la recare grande vantaggio all'anima del lettore, innamorandola del bene, e rendendole odiose le azioni che dal vizio procedono.

Chi poi conosce le altre opere dell'illustre ed infaticabile autore, bene immaginerà di quante bellezze sia sparsa un'opera siffatta, rammentando com'egli sia profondo e delicato osservatore, non meno che cristianamente poetico ed affettuoso in tutti gli scritti suoi.

Sia dunque anche questo vivamente raccomandato a chi ama di leggere e di diffondere libri, che oltre ad essere utili e buoni, si facciano leggere avidamente e per la curiosità del racconto e per la magia dello stile.

LUCE E AMORE - Ragionamenti paterni.

L' importantissimo argomento di quest' altro libro del Prof. D. Bottaro non potrebbe meglio esprimersi che colle parole stesse dell' illustre

Troppi sono i giovani che in molte cose, anche superflue, istruiti, delle verità cristiane poco o nulla sanno; più numerosi ancora coloro ( e giovani e vecchi) che le riguardano con una incredibile e funesta indifferenza, senza che esse esercitino alcuna potenza nè sui sentimenti né sulle opere loro.

Proporre dunque a tutti e segnatamente alla gioventù le verità della fede cristiana, in maniera che la mente le vegga dotate di assoluta certezza, e il cuore sia da esse eccitato a forti e santi affetti, ecco una delle più grandi necessità dei tempi nostri ».

E tale appunto è l'intento veramente vitale di questo libro. Ora chi sa come il Bottaro sia evidente nelle sue dimostrazioni e abile a commuovere gli affetti, converrà che nessuno era di lui più adatti a raggiungere un fine si necessario. Tanto più che a rendere più attraento il libro vi ha intrecciato un commovente racconto, che basterebbe da solo a farlo leggere avidamente.

É adunque un libro di capitale importanza, benchè in piccolo volume e ristretto prezzo, onde tutti i zelatori del bene dovrebbero adoprarsi con ogni possa a diffonderlo. Le società poi per la diffusione della buona stampa dovrebbero metterlo in capo ai libri che diffondono; i padri di famiglia pei loro figli, i capi di Stabilimenti d'educazione e di istruzione farne tesoro pei loro alunni. Gli effetti salutari saranno certi e grandissimi.

CATALOGO DI LIBRI SCOLASTICI per le scuole primarie e secondarie.

Si avvicina il nuovo anno scolastico e con esso ci arrivano frequenti le domande per acquisto di libri ad uso delle scuole, dei Convitti e degli Educatorii. Son domande giuste ed altamente commendevoli, perchè senza libri riesce assai difficile lo studio ed il fine della scuola, vale a dire l'educazione morale e letteraria della gioventù. Ma tutti sanno che occorre anche in questa provvista la più attenta vigilanza ed accortezza. Non son rari i casi in cui, anche senza cattiva intenzione e per solo motivo di studi, si dànno in mano a fanciulli e fanciulle libri che poi riescono la prima causa della rovina loro morale e religiosa, e fonte di sciagure per le famiglie. Nel desiderio di ovviare a questi gravi inconvenienti abbiamo compilato una raccolta dei migliori libri scolastici per bontà di materia e modicità di prezzo rispondenti alle prescrizioni de' programmi e regolamenti governativi, ed ora li presentiamo al pubblico, e soprattutto a' nostri Cooperatori e Cooperatrici, in un catalogo appositamente stampato. Chi desiderasse provvedersi di libri in esso indicati, non ha che a rivolgersi a questa Libreria Salesiana di Torino, da cui riceverà tosto il detto catalogo.

ELENCO DEI COOPERATORI E COOPERATRICI DEFUNTI NEL 1885.

585 Vertua D. Francesco - Bussolengo (Verona)

586 Vesco D. Paolo, Prev. - Salto (Torino). 587 Vettori D. Vincenzo - Manzano (AustriaTirolo).

588 Vianello D. Angelo, Can. Arcip. - Pellestrina (Venezia).

589 Vidigh D. Gio Batt. - Palmanova (Udine). 590 Vielmi Gerolamo - Artogne (Bressia) 591 Viglietti Federico - Torino. 592 Vigna Matteo - Igliano (Cuneo). 593 Vignola D. Carlo, Parr. - Piacenza.

594 Villa D. Giuseppe, Parr. - Turate (Milano).

595 Viscardi Suor Adele - Badia Polesine (Rovigo).

596 Weber D. Domenico - Trento (Austria-Tirolo).

597 Zaboglio Maria - Sondrio.

598 Zampiccinini Santa - Soave (Verona). 599 Zanetti D. Antonio - Montagna (Verona). 600 Zanier D. Natale, Parr. - Lison (Venezia). 601 Zappalà D. Cirino - Trecastagni (Catania). 602 Zarotti D. Lorenzo - Umago (Austria-Istria).

603 Zini D. Domenico, - Recoaro (Vicenza). 604 Zorino Rosa - Trisobbio (Alessandria). 605 Zunini D. Gio. Batt., Can. Arcip. - Bajardo (Porto Maurizio).