BS 1930s|1934|Bollettino Salesiano Giugno 1934

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

Anno LVIII Numero 6-7

GIUGNO LUGLIO 1934 (XII)

La Canonizzazione di Don Bosco

Cronaca delle feste di Roma e di Torino

SOMMARIO: Don bosco Santo! - La Canonizzazione - Il Triduo alla Basilica del Sacro Cuore - Gli onori del Campidoglio - L'udienza Pontificia - L'omaggio di gratitudine della Famiglia Salesiana al "Papa di Don Bosco" - L'apoteosi a Torino - La giornata trionfale - Inaugurazione dell'Istituto "Conti Rebaudengo" - Il Natale dell'Oratorio - Posa della prima pietra dell'altare del Santo - Nel ciclo dei festeggiamenti.

Questo numero esce, come il precedente, in edizione speciale perchè vuol essere il ricordo ufficiale delle Feste celebratesi a Roma ed a Torino per la Canonizzazione di Don Bosco. Supplirà quindi ai due numeri ordinari di Giugno e Luglio. In Agosto riprenderemo le solite rubriche, riservando per alcuni mesi diverse pagine all'eco delle feste che si celebrano in ogni parte del mondo ad onore di Don Bosco Santo. Non ne potremo però fare che brevissimi cenni seguendo l'ordine con cui ci vengono inviate le cronache. L'elenco delle Grazie, delle Borse e delle Offerte si riprenderà in Agosto.

Don Bosco Santo!

« Don Bosco Santo! » È questo il grido che, sgorgato da migliaia di cuori all'alba del 1° aprile u. s., nella Capitale del mondo cattolico, trascorse in un attimo, per monti e per mari, fino agli ultimi confini della terra, a moltiplicare la letizia di quel giorno in milioni di anime esultanti nell'attesa dell'Oracolo del Vaticano, dell'augusta parola del Vicario di Cristo. E, come rare volte, la terra fu commossa da uno di quegli spettacoli veramente universali di fede e di gioia cristiana che solo la Chiesa sa offrire.

Gli squilli giocondi dell'Alleluja pasquale, fusi in mirabile armonia dalle quattrocento chiese di Roma, scosse dalle campane di San Pietro, segnarono il ritmo dell'ascesa del Santo ai sommi onori degli altari; e le campane di innumeri altre chiese, le campanelle delle ultime missioni salesiane s'accordarono in un concento di gloria ineffabile.

Chi assistette nella Basilica Vaticana, o anche solo in Piazza San Pietro, a tanto spettacolo ha negli occhi e nel cuore una di quelle visioni che non si scordano più.

Ma chi la deve ritrarre, e ritrarre in poche pagine, prova una pena immensa ad affidare all'aridità della penna un trionfo di cuori quale fu quello di San Giovanni Bosco. Trionfo di cuori! Fu infatti il cuore di un gran Papa a fare omaggio a Don Bosco della festa e della gioia pasquale, e ad invocare dal Cielo il nuovo Santo quasi ad intonare l'omaggio dei fedeli a Cristo risorto: il cuore di Pio XI, che la voce di un bimbo, in quel giorno, nella Basilica Vaticana, ha proclamato «Papa di Don Bosco! », e che per tanti titoli provvidenziali è e sarà sempre per noi il «Papa di Don Bosco*.

Ma fu anche il cuore di tutta la cattolicità a rispondere all'unisono col cuore del Papa in questa eccezionalmente solenne Canonizzazione. La Chiesa docente, la Chiesa discente e tutto il mondo civile - possiam dire - che in qualche modo gode i frutti del Cristianesimo, si sono fusi in accordo perfetto.

E la definizione pontificia, austera e solenne nella sua forma rituale, fu animata all'istante da un palpito immenso di affettuosi consensi di gente d'ogni terra, d'ogni lingua e d'ogni condizione sociale.

La ragione di questa rispondenza universale, di autorità e di popolo di ogni paese ci pare di trovarla nel prezioso autografo che il « Papa di Don Bosco» si degnò di regalarci nel giorno faustissimo della Canonizzazione e che riproduciamo a pagina 189: Dedit ei Dominus latitudinem cordis quasi arena quae est in litore maris: Don Bosco ebbe da Dio un gran cuore che profuse il suo amore come la rena per tutti i lidi del mare. E le anime tutte, specialmente quelle dei giovani, che sentirono il palpito del suo cuore di apostolo, corrisposero con uno slancio di amore e di divozione che raggiunse l'eroismo, l'otto aprile, a Torino, quando, sotto rovesci di pioggia implacabile, più di 300.000 persone d'ogni Nazione, Cardinali, Vescovi, Autorità, popolo, giovani, sfilarono, od assistettero, per ore ed ore, all'apoteosi del Santo!

Come tradurre a parole il palpito immenso di tanta moltitudine cosmopolita, acceso da una fede che sfida disagi e spese e sacrifici d'ogni sorta per godersi un istante, un semplice istante, il passaggio dell'Urna del Salito? Epperò quest'arida cronaca va ravvivata da quella fiamma che colorisce i grandi avvenimenti e permette di cogliere un poco il senso della realtà. Noi la tracciamo a volo, più per serbarne memoria in famiglia, che coll'illusione di riuscire a superare, in vivacità di descrizione, giornali e periodici che sotto l'impeto dell'entusiasmo di quelle ore, hanno già offerto al pubblico di ogni Nazione i più minuti dettagli. E, grati della solidarietà dimostrata, cogliamo occasione per ringraziare tutti i quotidiani religiosi e politici, nonchè tutti i periodici che hanno consacrato pagine intere, vibranti di affetto e di entusiasmo, all'esaltazione del nostro Santo. Non ne facciamo l'elenco perchè ci occorrerebbero parecchie pagine; ma, mentre li seguiamo nella nostra ricostruzione, protestiamo a tutti e singoli la nostra più viva riconoscenza.

Il Sac. Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore della Società Salesiana, profondamente commosso del tributo di venerazione che Autorità e popolo hanno dato a Don Bosco Santo durante il corso dei festeggiamenti a Roma ed a Torino, nonchè di quello che città e paesi d'ogni parte del mondo continuano a dare con mirabile gara di affetto, ringrazia pubblicamente, per mezzo del Bollettino, quanti hanno contribuito e continuano a contribuire alla riuscita di così imponenti manifestazioni di fede e di pietà cristiana, ed assicura per tutti e singoli, presso Dio, che di ognuno apprezza i meriti e sacrifici, l'effusione di quei sensi di gratitudine che in altro modo gli riesce impossibile di fare. Ripete con Don Bosco Santo; "Dio benedica e ricompensi tutti i nostri benefattori ",

Trionfo senza pari!

Così l'ha definito, con quella sobrietà che dà peso ad ogni parola, « L'Osservatore Romano »: «trionfo senza pari, che nell'Alleluja Pasquale trovò lo sfondo, e, insieme, la cornice più grandiosa ed adatta ».

Ed invero forse mai, nella storia della Chiesa, la Canonizzazione di un Servo di Dio assurse a tanto splendore e fu allietata da tanta gioia.

Oltre la consueta solennità del rito e l'augusta presenza di Principi e Sovrani e Dignità di ogni grado, era il tripudio della letizia pasquale che ferveva attorno alla cara immagine di Don Bosco, affascinante conquistatore di anime, e si sprigionava in un entusiasmo giovanile dagli occhi e dal cuore di una moltitudine innumerevole, di tutte le età e condizioni, convenuta da ogni paese alla Basilica di San Pietro, in Piazza San Pietro, il 1° dello scorso aprile. L'affettuoso gesto del Papa, che chiamava Don Bosco alla gloria suprema degli altari il giorno stesso di Pasqua, della Pasqua dell'Anno Santo, XIX Centenario di nostra Redenzione, dava l'impressione che Cristo risorto riflettesse gli splendori della sua gloria divina sulla dolce figura del grande Apostolo della Redenzione. E l'impressione era favorita dalla fede che ci faceva sentire, come non mai, la regale munificenza di Colui che corona i suoi servi fedeli con gli splendori immortali della gloria dei Cieli, mentre sotto i nostri sguardi si svolgeva il magnifico trionfo che solo la Chiesa prepara ai suoi figli più degni che toccano, attraverso l'eroismo delle virtù cristiane, il vertice della santità.

Spettacolo incantevole.

Roma tutta vibrava quel giorno di una gioia così intima e così piena quale poche feste hanno il segreto di dare.

Le prime luci dell'alba avevano sorpreso balde squadre di giovani, frotte di pellegrini accorrere alle porte della Basilica per assicurarsi un posto. E mentre il massimo Tempio della Cristianità si popolava dei fortunati possessori di biglietti, la Piazza si andava affollando di migliaia e di migliaia di fedeli d'ogni lingua e d'ogni Nazione, che si disputavano i posti migliori per assistere almeno alla sfilata della processione e del maestoso corteo papale che, si sapeva, avrebbe attraversato la Piazza per raggiungere la Basilica. Il sole sembrava disposto non solo a rispettarlo, ma ad indorarlo di tutti i suoi raggi. Alle 7.30 la Basilica era gremita e nell'immensa Piazza San Pietro si stentava a circolare. L'Em.mo Card. Pietro Gasparri, nostro Protettore, che, come gli Em.mi Enrico Gasparri, Sincero, Lauri e Dolci, aveva assunto caudatario e segretario tra i figli di Don Bosco, aveva detto ai due salesiani nel salire in vettura per recarsi alla funzione: « Vedrete, vedrete: chiesa piena, piazza piena, borghi pieni, finestre piene, tetti pieni... Vedrete... Don Bosco! ». Ed a quell'ora borghi, piazza e chiesa davano proprio l'impressione di una piena straripante. Un reggimento composto delle rappresentanze di tutte le Armi del presidio di Roma, al comando di un colonnello tendeva un triplice cordone, in servizio d'onore, da un estremo all'altro del colonnato del Bernini. Le truppe pontificie erano disposte secondo l'ordine consueto tanto in Piazza quanto in Basilica.

Dalla loggia centrale dell'Aula delle Benedizioni, pendeva lo stendardo della gloria del Santo.

A metà del braccio sinistro del colonnato era stato eretto un altare dove due sacerdoti salesiani, ordinati la vigilia dal Card. Vicario, celebrarono poi la loro prima Messa durante la Canonizzazione, e diedero così modo alla folla, costretta a rimanere in Piazza, di soddisfare al precetto festivo.

L'aspetto della Basilica.

La Basilica Vaticana, addobbata e decorata col massimo fasto, era tutta uno splendore!

Per la grande navata, la cupola, l'abside migliaia di lampade, dai ricchi lampadari di cristallo, l'inondavano di luce.

Sulla mensa dell'Altare Papale erano gli artistici candelieri del Cellini ed i celebri gruppi del Pollaiolo: l'Altare era ornato dei due preziosi palliotti di Benedetto XIV.

In fondo all'abside, dinanzi all'Altare della Cattedra, s'innalzava il Trono papale, col baldacchino continuato, sotto la Cattedra tra le grandi statue di S. Giov. Grisostomo, Sant'Atanasio, Sant'Ambrogio e Sant'Agostino.

Presso l'Altare Papale, in « cornu epistolae », era stato eretto il Trono, di dimensioni più piccole e senza baldacchino, per il canto di e Terza » e la vestizione pontificale.

Ai lati dell'Abside, sempre nel presbiterio, erano le bancate per i Cardinali, ricoperte di arazzi e, dietro, altre, ricoperte di droghetto verde, per gli Arcivescovi e Vescovi, per i Prelati della Congregazione dei Riti, per la Prelatura ed i Canonici.

A destra della Cattedra erano i posti per i Patriarchi.

A destra ed a sinistra dell'Abside sorgevano inoltre le tribune per le Famiglie Reali, per la Famiglia del Papa, pel Corpo Diplomatico, per l'Ordine di Malta, pei parenti del Santo, per la

Postulazione della Causa, l' aristocrazia e il patriziato, speciali rappresentanze e deputazioni. Ai due bracci della crociera era stato riservato il posto per gli allievi degli Istituti salesiani, e per le alunne di quelli delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Ampi settori furono pure riservati per gli Ex-allievi ed i Cooperatori.

Alle logge, dette della Veronica e di Sant'Elena, pendevano gli stendardi raffiguranti i due miracoli approvati per la canonizzazione, dipinti dal Crida.

In fondo all'Abside, nella splendida raggiera del Bernini tutta illuminata, dominava la figurazione della Santissima Trinità.

S. M. il Re d'Italia rappresentato da S. A. R. il Principe Ereditario,

Una tribuna speciale, al posto d'onore, a fianco del Trono papale, attirava gli sguardi del pubblico. Era la tribuna eretta appositamente per S. A. R. il Principe di Piemonte, Umberto di Savoia, rappresentante ufficialmente S. M. il Re d'Italia.

La lieta notizia che il Re d'Italia avrebbe così solennemente onorato Don Bosco era corsa da parecchi giorni per tutti i giornali ed aveva suscitato un'onda di entusiasmo e di commozione ineffabile.

S. A. R. poi, con delicatissimo gesto, l'aveva personalmente confermata, la vigilia, col seguente telegramma, al nostro Rettor Maggiore:

Con animo pervaso da sentimenti di profonda commozione e di sincera letizia mi appresto ad assistere domani, in rappresentanza di Sua Maestà il Re, alla solenne Canonizzazione, nella Basilica Vaticana, del Beato Don Giovanni Bosco, fondatore dell'Ordine salesiano.

Nella fausta circostanza tengo ad esprimere questi miei sentimenti a lei, che così degnamente regge le sorti del grande Istituto del quale mi fu concesso di conoscere ed ammirare la larga e benefica azione svolta in Africa e nelle lontane Americhe. Per le future fortune e per il glorioso progredire dell'Ordine formulo i più fervidi voti. - UMBERTO DI SAVOIA.

E la Santa Sede aveva predisposto uno speciale cerimoniale per accogliere solennemente S. A. R.

Alle 7,35 una Compagnia d'Onore della Guardia Palatina, con fanfara, musica e bandiera, già era schierata di fronte all'ingresso della scala Braschi per accogliere l'Augusto Principe cogli onori dovuti. Davanti al cancello della scala stessa, era un plotone di Guardie Svizzere in alta tenuta, e, sotto l'androne, S. E. Mons. Nardone, Segretario della Congregazione del Cerimoniale, col Principe Massimo, soprintendente alle poste vaticane, Camerieri di cappa e spada di numero e di onore.

Alle 8,10 precise risuonarono i tre squilli di tromba, e, preceduta da una macchina staffetta, giunse l'automobile del Principe Umberto, seguita da altre quattro macchine, in cui erano i membri della Casa civile e militare del Principe stesso. Umberto di Savoia, in alta uniforme da generale, col Collare dell'Annunziata e quello del Supremo Ordine del Cristo, scese di macchina e, salutata la bandiera della Guardia Palatina, che rendeva gli onori militari, ossequiato da S. E. Mons. Nardone e dal Principe Massimo, accompagnato dall'Ambasciatore Conte De Vecchi e seguito dal comandante della Guardia Palatina, al suono della Marcia. Reale, passata in rivista la Compagnia d'Onore, raggiunse l'androne della scala e, stretta la mano ai personaggi che gli venivano presentati, in pittoresco corteo, scortato dalle Guardie Svizzere e preceduto da un Sergente maggiore, da quattro bussolanti e da due sediari, venne accompagnato in San Pietro. L'Arcivescovo, mons. Pellizzo, Economo della reverenda Fabbrica di San Pietro, assistito dai cerimonieri del Capitolo Vaticano, gli porse l'acqua lustrale, e S. A., fattosi il segno di Croce, attraversando le varie sale della sacrestia andò ad inginocchiarsi nella cappella del Coro, dove era esposto il Santissimo Sacramento. Dopo breve adorazione, passando per la navata centrale ove era schierata la Guardia Palatina che presentava le armi, raggiunse la tribuna fra le acclamazioni entusiaste della folla che sentiva tutta la grandezza del gesto sovrano. S. A. prese posto tra l'Ambasciatore S. E. il Conte De Vecchi e S. E. Mons. Nardone. Presso la tribuna del Principe Ereditario, era quella dei Sovrani col posto riservato alle LL. MM. il Re e la Regina del Siam, i quali, con tre Principi Reali e quattro persone del seguito, erano giunti poco prima del Principe Umberto, su due vetture della Città del Vaticano, scortate dal Conte Caccia, ma erano stati tosto accompagnati all'appartamento del Maggiordomato per assistere alla sfilata del corteo papale.

Erano invece già in Basilica alle proprie tribune:

S. A. R. il Principe Ereditario di Danimarca, Cristiano Federico;

S. A. R. la Principessa Anna di Battenberg con due Dame di compagnia;

S. A. R. l'Arciduchessa Immacolata d'Austria,

S. A. R. il Principe Federico Cristiano di Sassonia con Consorte e Figlio;

S. A. R. l'Arciduca Hubert con Consorte, accompagnati dai Principi Salm;

S. A. R. il Principe Albrecht di Baviera e Consorte, accompagnati da S. A. R. la Principessa Julia di Oettingen-Wallenstein e dalla Contessa Guedelinda di Preysing con due Figli;

S. A. R. il Principe Giovanni Giorgio di Sassonia;

S. A. R. la Principessa Stefania del Belgio;

S. A. R. il Principe Don Pedro di Orléans-Braganza con Consorte, il figlio Principe Don Pedro e il loro Ciambellano;

S. A. R. l'Arciduchessa Agnese di Absburgo-Lorena;

S A. R. il Principe delle Asturie Alfonso di Borbone con Consorte;

S. A. R. il Principe Federico Leopoldo di Prussia coli due persone del seguito.

Il Governo dell'Argentina aveva incaricato il proprio ambasciatore S. E. il Dott. De Estrada a rappresentare ufficialmente la Repubblica alla cerimonia. Analogo incarico aveva ricevuto S. E. il Dott. Carlo Magalhaes de Azevedo, Ambasciatore del Brasile, che rappresentava perciò ufficialmente alla Canonizzazione di Don Bosco il Governo e l'intera Confederazione degli Stati Uniti del Brasile.

In altre tribune erano poi: S. A. Emma il Principe Chigi, Gran Maestro del S. M. O. G. di Malta, gli Ecc.mi Parenti di Sua Santità; tutto il Corpo Diplomatico accreditato presso la S. Sede al completo; le LL. EE. Rev.me i Monsignori Pizzardo e Ottaviani per la Segreteria di Stato; le LL. EE. il Governatore marchese Serafini e il Consigliere Generale della Città del Vaticano avv. marchese Pacelli; la rappresentanza dell'Ordine di Malta e numerose personalità, tra le quali i componenti il Consiglio Centrale del Governatorato della Città del Vaticano, l'Ecc.mo Conte Ratti, il Gr. Uff. Castelli, il Comm. Nogara, il Comm. Beccari; il Presidente del Senato italiano S. E. Federzoni;

S. E. il Marchese Marconi; S. E. il Ministro di Stato Fedele; l'on. Serena, in rappresentanza del Partito Nazionale Fascista; S. E. Parini e signora; il Podestà di Torino Conte Sen. Paolo Tahon di Revel colla signora; il Podestà di Castelnuovo Don Bosco, Cav. Andriano; il Presidente dei Cooperatori Salesiani Conte Sen. Eugenio Rebaudengo e il Presidente degli ex-allievi Comm. Masera. I Parenti di Don Bosco facevano corona alla veneranda Madre Eulalia Bosco, pronipote del Santo, Superiora del Consiglio Generalizio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il quale era al completo colla Superiora Generale Madre Vaschetti, numerose Ispettrici e Direttrici..

Mentre in Basilica autorità e fedeli occupavano i proprii posti e Piazza San Pietro rigurgitava di folla ondeggiante, premente verso il centro, nell'interno del Palazzo Apostolico Vaticano era un'animazione ed una festa insolita anche alle più grandi occasioni. Gli Em.mi Cardinali, accedevano alla Sala delle Congregazioni ove assumevano i sacri paramenti secondo il proprio Ordine: i Cardinali Vescovi, piviale bianco, mitra argentea semplice e formale; i Cardinali Preti, la pianeta bianca preziosa e la mitra di seta bianca; i Cardinali Diaconi, la dalmatica e la mitra di seta bianca.

Contemporaneamente, i Patriarchi in altra Sala delle Congregazioni, gli Arcivescovi e Vescovi nella prima Sala Borgia, gli Abbati nella seconda Sala Borgia indossavano il piviale e la mitra bianca semplice; i Penitenzieri invece assumevano la pianeta. Nell'atrio del Museo, i Protonotari indossavano le cappe con pelli d'ermellino, gli Uditori di Rota, i Chierici della Rev. Camera Apostolica, i Votanti di Segnatura la cotta; e, nell'atrio dell'Aula Concistoriale, i Camerieri segreti, gli Avvocati Concistoriali, i Cappellani e tutti gli altri soliti invitati alle Cappelle Papali, le vesti consuete.

Sotto i portici ed in diverse altre aule numeroso Clero secolare e regolare si preparava per la processione. Appena parati, gli Em.mi Cardinali col Decano degli Uditori di Rota, due Uditori e due ministri di rito Greco, il Suddiacono ed il Crocifero, si recavano alla Sala dei Paramenti per accogliere il Papa ed accompagnarlo alla Cappella Sistina. Gli altri componenti la Cappella papale, coi Generali ed i Procuratori degli Ordini Mendicanti passavano alla Cappella Sistina. I Votanti di Segnatura col turibolo ed i sette candelieri sostavano nella Sala Regia, ed otto Referendari, incaricati di reggere il baldacchino, scendevano ai piedi della Scala Regia, accompagnati da altri sei che avrebbero per turno sostituiti gli accoliti.

La processione collo stendardo del Santo.

Alle 7,45, secondo le disposizioni del Prefetto delle Cerimonie Pontificie, S. E. Mons. Respighi, incomincia a muoversi la solenne processione collo stendardo del Santo. Dalla Cappella Sistina, per la Sala e per la Scala Regia raggiunge il Portone di bronzo, ed aspirando il profumo di quell'atmosfera di Conciliazione che cinque anni or sono faceva il primo omaggio al Santo della Conciliazione che veniva beatificato, sbocca in Piazza San Pietro accolta dagli applausi di oltre duecentomila spettatori.

Sfilano lentamente, in austero e devoto raccoglimento, i Frati dell'Ordine della Penitenza, i Cappuccini, i Mercedari, i Minimi, il Terz'Ordine regolare di S. Francesco, i Minori Conventuali, i Minori di S. Francesco, gli Agostiniani, i Carmelitani Calzati, i Servi di Maria, i Domenicani, i Monaci Benedettini Olivetani, Cistercensi, Vallombrosani, Camaldolesi e Cassinesi, i Canonici Regolari Lateranensi del SS. Salvatore e, in via eccezionale, per benigna concessione del Santo Padre, anche 500 sacerdoti salesiani, rappresentanti le 46 Ispettorie e le 17 missioni affidate ai Figli di S. Giovanni Bosco.

Dietro una così cospicua rappresentanza del Clero Regolare veniva poscia il Clero secolare. Agli alunni del Seminario Romano seguiva il Collegio dei Parroci, quindi i Canonici e Beneficiati delle Collegiate, poi quelli delle Basiliche Minori e delle Basiliche Patriarcali, precedute dalle storiche Croci e dalle rispettive Cappelle musicali che cantavano l'« Ave Maris Stella! » lungo il percorso ed il Regina Coeli Laetare, all'ingresso della Basilica.

Infine gli Ufficiali del Vicariato di Roma con Mons. Vicegerente; i Consultori, gli Ufficiali e i Prelati della S. Congregazione dei Riti, precedendo immediatamente lo stendardo di Don Bosco. Man mano che sfila la lunga teoria, coi ceri accesi, salmodiando, si acuisce la curiosità della folla che attende lo stendardo del Santo.

Un applauso formidabile e grida di «Viva Don Bosco » annunciano finalmente la sua comparsa, e prolungandosi e moltiplicandosi per la Piazza lo accompagna trionfalmente in Basilica.

Sorretto dai Confratelli di San Michele in Borgo, gli facevano scorta d'onore il Rettor Maggiore col Capitolo Superiore, il Procuratore Generale e Postulatore della Causa, Don Tomasetti, il can. Bues, rappresentante il Capitolo della Cattedrale di Torino, Mons. Zucca, Rettore del Seminario di Chieri, il Parroco di Castelnuovo Don Bosco e sei Ispettori salesiani che reggevano grossi ceri. Don Bosco vi appariva, di fronte, sulle nubi, inginocchiato davanti alla Vergine Ausiliatrice, in atto di invocarne la protezione sull'Oratorio di Valdocco, dipinto in calce; nel retro invece, ritto in piedi, a mani giunte, in uno sfondo di luce e di azzurro in cui si profilava la Basilica di San Pietro ed il Palazzo Apostolico Vaticano, sembrava proiettato dalla Chiesa al cospetto del mondo intero, modello alle genti d'ogni terra di perfezione e di santità, di attaccamento al Romano Pontefice, di fede in Dio e di divozione filiale a Maria SS. Ausiliatrice.

Passava ondeggiando sulla folla immensa, rapita d'ammirazione e di venerazione, mentre la lunga teoria del clero che lo accompagnava in Basilica, entrata e raggiunta la Confessione, n'era nuovamente uscita sulla Piazza disponendosi in doppia fila lungo tutto il percorso per accogliere il Santo Padre.

Il maestoso Corteo Papale.

Il Papa aveva lasciato i suoi privati appartamenti verso le 8,30, ed, accompagnato dalla Sua Nobile Anticamera Ecclesiastica e Laica, con a capo S. E. Rev.ma Mons. Caccia Dominioni, Maestro di Camera, scortato dalla Sua Guardia Nobile, preceduto e seguito dalla Guardia Svizzera, si era recato dapprima alla Sala dei Paramenti, dove erano convenuti gli Em.mi Signori Cardinali, e quivi aveva indossato le sacre vesti, stola bianca con manto papale bianco a ricami d'oro e mitra preziosa. Poi, cogli Em.mi, aveva raggiunto la Cappella Sistina per dare inizio al sacro Rito. Amministrato l'incenso ed intonata l'Ave Maris Stella, aveva scelto il più piccolo di tre ceri offertigli dal Procuratore della Canonizzazione Em.mo Card. Laurenti, e, salito in sedia gestatoria, per la Sala Regia e per la Scala Regia, preceduto dalla Cappella papale, aveva quasi omai raggiunto il Portone di Bronzo.

Un plotone della Guardia Nobile pontificia, destinato al posto d'onore a fianco dell'altare papale per tutto il tempo della funzione, diede alla folla raccolta in Piazza la sensazione dell'imminenza dell'arrivo del Corteo papale. Pochi minuti ed eccolo in Piazza! L'aprono i Sergenti della Guardia Svizzera che precedono i Sediarii. Seguono il Sotto-Decano di Sala, i Camerieri d'Onore e Segreti di Cappa e Spada soprannumerari, i Procuratori di Collegio, il Confessore della Famiglia Pontificia col Predicatore Apostolico, i Procuratori Generali comuni pontifici recanti i Triregni e le Mitre papali con a sinistra il Custode dei Triregni, i Chierici segreti, l'Avvocato Fiscale, gli Avvocati Concistoriali, i Camerieri d'Onore e Segreti ecclesiastici, i Cappellani cantori, i Votanti della Segnatura Papale, i Chierici della Camera Apostolica, gli Uditori della Sacra Romana Rota col Maestro dei Sacri Palazzi Apostolici, incedente a sinistra dell'Uditore iuniore, due Cappellani segreti recanti la Tiara preziosa usuale e la Mitra preziosa usuale del Pontefice, il Decano del Tribunale della Segnatura recante il turibolo, il Prelato Uditore della Sacra Romana Rota in vesti suddiaconali colla Croce papale, in mezzo ai sette Accoliti Votanti della Segnatura con candelieri con ceri accesi, e, a lui dappresso, due Maestri Ostiari di Virga rubea; il Suddiacono Apostolico ministrante e l'Uditore di S. Romana Rota, in vesti suddiaconali aventi ai lati, il Diacono e il Suddiacono greci; i Penitenzieri vestiti di pianeta bianca, preceduti da due Chierici della Basilica, sostenenti le lunghe bacchette ornate di lauro; gli Abati Generali Mitrati, gli Abati nullius, i Vescovi e gli Arcivescovi, i Patriarchi, in piviale bianco e mitra bianca. Erano ottantasei, di cui 15 salesiani: le Loro Eccellenze Rev.me i Monsignori: Guglielmo Piani, Arciv. tit. di Drama, Delegato Apostolico alle Filippine; Eugenio Méderlet, Arcivescovo di Madras; Antonio Lustosa, Arcivescovo di Belèm do Parà (Brasile); Felice Ambrogio Guerra, Arcivescovo tit. di Verissa; Luigi Olivares, Vescovo di Sutri e Nepi; Dante Munerati, Vescovo di Volterra; Giuseppe Cognata, Vescovo di Bova; Domenico Comin, Vescovo tit. di Obba e Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza; Arturo Jara, Vescovo tit. di Archelaide e Vicario Apostolico di Magallanes; Ernesto Coppo, Vescovo tit. di Paleopopoli; Federico Emanuel, Vescovo tit. di Filomelio, Ausiliare di Sabina; Emilio Sosa, Vescovo di Conceptión (Paraguay); Emanuele Bars, Amministratore Ap. del Krisnhagar; Pietro Massa, Amministratore Ap. del Rio Negro e Porto Velho e Mons. Luigi Mathias, Prefetto Apostolico dell'Assam. Infine 22 Principi di Santa Chiesa, vestiti secondo l'Ordine: gli Em.mi e Rev.mi Signori Cardinali: Granito Pignatelli di Belmonte, Lega, Sincero, Gasparri Enrico, Gasparri Pietro, Bisleti, Vidal y Barraquer, Locatelli, Capotosti, Lauri, Hlond, Lépicier, Segura y Saenz, Pacelli, MarchettiSelvaggiani, Rossi, Serafini, Dolci, FumasoniBiondi, Fossati, Laurenti e Verde.

Il Papa.

Infine il Papa! Alto, sulla sedia gestatoria, sotto l'ampio baldacchino, al lento ondeggiare dei flabelli, tutto bianco, appare come in una visione di cielo a sollevare il mondo al cuore di Cristo di cui è Vicario qui in terra. Un grido solo lo accoglie, ripetuto ed amplificato all'infinito da migliaia di petti, in mille lingue diverse: «Viva il Papa! »; mentre le palme di oltre duecentomila fedeli, in uno scroscio di applausi che non scema un istante, sembrano contendere alle campane di San Pietro, alle musiche e alle fanfare militari, la gioia e l'ardore di una dimostrazione di venerazione e di affetto che solo la fede ispira e di cui solo Piazza San Pietro conosce l'incanto.

E il Papa passa, lento, calmo, sorridente in un palpito d'amore paterno, coronato della mitra fulgente, nel candore del manto papale sfavillante di oro, lieto anch'egli della gioia dei figli, benedicendo. La mano sinistra, ricoperta di un drappo di seta, regge il cero acceso e la destra si alza continuamente in un amplissimo gesto di benedizione paterna che sembra voglia giungere fino in fondo alla piazza, fino in capo al mondo.

Ai fianchi della Sedia Gestatoria sono il Foriere Maggiore dei Sacri Palazzi Apostolici, S. E. il Comandante della Guardia Nobile Pontificia, il Cavallerizzo Maggiore di Sua Santità, il Tenente della Guardia Nobile, l'Esente Aiutante Maggiore della Guardia Nobile, gli altri Esenti, ed i Mazzieri Pontifici.

Ai quattro lati, gli Svizzeri col morione, la corazza e gli spadoni, rappresentanti i quattro Cantoni Elvetici.

Seguono immediatamente la Sedia Gestatoria, il Decano della Sacra Romana Rota, Ministro per la mitra, fra i due Camerieri Segreti partecipanti di servizio per la falda, l'Aiutante di Camera, otto Cappellani Cantori; il Decano di Sala, l'Uditore Generale e il Tesoriere della Camera Apostolica, i Protonotari Apostolici partecipanti con S. E. Rev.ma Mons. Caccia, Maestro di Camera, i Protonotari Apostolici soprannumerari e ad instar, il Reggente della Cancelleria Apostolica, i Superiori degli Ordini Mendicanti.

Chiude il corteo un picchetto della Guardia Palatina d'onore.

Spettacolo unico al mondo! Si sente il soprannaturale. Non è un uomo che passa: è Cristo stesso nella persona del suo Vicario, «dolce Cristo in terra ».

Lasciato il Portone di bronzo, attraversa tutta la piazza, sale l'ampia gradinata per entrare in Basilica. Il sole lo bacia in pieno ed il cuore dei figli pare non trovi voce e note a sufficienza per cantargli il suo amore. Trionfo magnifico del « Sovrano dei cuori! ». Ma nella Basilica un'altra folla lo attende impaziente: folla di autorità e di popolo: la folla dei nostri giovani. Anche i Reali del Siam hanno omai raggiunto la loro tribuna, ed un chierico salesiano siamese si è messo al loro fianco per fornire alle LL. MM. le opportune spiegazioni.

Quando il Papa compare sulla soglia, squillano le trombe d'argento dall'alto della loggia e le note trionfali della marcia del Longhi si diffondono nel Tempio, raccolte e trasmesse sulla piazza dai potenti altoparlanti. Il Capitolo e il Clero Vaticano muovono incontro a S. S.

Il corteo papale fa una prima sosta dinanzi alla Cappella del Coro, ove è esposto il Santissimo Sacramento. Il Santo Padre discende dalla sedia gestatoria e si prostra in breve profonda adorazione. Quindi il corteo riprende e lo porta all'Altare Papale dove il Santo Padre discende nuovamente dalla sedia gestatoria e, genuflesso al faldistorio, prega alcuni istanti sulla tomba dei Ss. Apostoli, prima di recarsi al Trono. Al Trono riceve l'obbedienza da parte dei Cardinali, dei Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi e Abati, mentre i Cappellani cantori pontifici eseguiscono il Dignare me del Perosi.

Assistono il Santo Padre come Cardinali Diaconi l'Em.mo card. Fumasoni Biondi, Prefetto della S. Congregazione di « Propaganda Fide » e l'Em.mo card. Fossati, Arcivescovo di Torino.

Terminata l'Obbedienza, un maestro delle cerimonie conduce innanzi al Soglio Pontificio S. E. m. il Cardinale Laurenti, Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, Procuratore della Canonizzazione, che ha alla sua sinistra l'Avvocato Concistoriale comm. Guasco, il quale, genuflesso, fa istanza al Pontefice, instanter, a nome del Cardinale Procuratore, perchè si degni di ascrivere nel Catalogo dei Santi il Beato Don Bosco.

A tale supplica risponde a nome del Papa il Segretario dei Brevi ad Principes, Mons. Bacci: dicendo:

« Mentre ai giorni nostri con gran plauso di ammiratori si assegna talvolta la palma della vittoria a chi si distingue in cose poco o punto meritevoli di esaltazione, questa celebrazione solenne di un campione del Cristianesimo porta con sè un grave ammonimento ed esempio. Poichè i meriti della santità cristiana sorpassano di tanto la caduca gloria umana, di quanto il cielo supera in bellezza la terra, e i godimenti della felicità eterna la vincono sui miseri diletti di questa vita mortale. Perciò il Santo Padre vivamente desidera che siffatte cerimonie solenni, le quali vengono ad abbellire quest'anno giubilare ed a moltiplicarne i salutari frutti, abbiano a muovere ognuno non solo a formarsi un concetto più adeguato e più alto della santità, ma soprattutto a mettersi per il diritto e arduo cammino che alla medesima conduce. Questo si potrà senza dubbio conseguire mediante la canonizzazione di Giovanni Bosco, che il Romano Pontefice si appresta a compiere; di quel Giovanni Bosco, che è onore d'Italia e di tutta la Chiesa; di quel Giovanni Bosco, che non solamente si adoperò con tutte le forze e con passo da gigante a raggiungere il vertice della perfezione evangelica, ma tanti figli diede pure a Gesù Cristo, massime con la cristiana educazione della gioventù.

» Quindi la Santità Sua, sebbene bramoso di accogliere e far paga la domanda che con istanza voi gli avete rivolta e insieme anche i desideri e le suppliche ardenti della innumerevole famiglia di questo Beato, vuole nondimeno che secondo l'antichissimo costume della Sede Apostolica s'innalzino da noi tutti preghiere alla Corte celeste per il buon esito di questa definizione ».

Ricevuta tale risposta, il Cardinale Procura tore torna al suo posto e il Papa si genuflette al « faldistorio » dinanzi al Trono, mentre i Cantori intonano le Litanie dei Santi, alternandole con i fedeli.

Dopo le Litanie, il Santo Padre si asside di nuovo in Trono. Allora il Cardinale Procuratore col medesimo cerimoniale, ed a mezzo dell'Avvocato Concistoriale, rinnova l'istanza, con più insistenza, instantius. Monsignor Segretario dei Brevi ad Principes, sempre a nome del Papa, risponde invitando ad invocare lo Spirito Santo prima di pronunziare l'attesa proclamazione.

« Non v'ha dubbio --dice - che le preghiere e suppliche innalzate alla corte celeste siano state della massima efficacia, nè si può temere che quanto da noi tutti si desidera non sia conforme al desiderio delle schiere degli Angeli e dei Santi; anzi Dio stesso vuol donare alla Chiesa militante questo vanto e modello di santità. Per altro, benchè non rimanga motivo alcuno d'incertezza, se il Beato Giovanni Bosco goda in cielo quell'eterna felicità, che, aiutato dalla divina grazia, si meritò con le sue sante opere, nondimeno per mia bocca il Santo Padre fa sapere essere sua volontà che prima di pronunziare l'infallibile oracolo tutti gl'impetrino lume a compiere quest'atto con la più scrupolosa cura ».

Ritiratosi il Cardinale Procuratore con l'Avvocato Concistoriale, il Papa, deposta la mitra, torna al «faldistorio » e il Cardinale assistente, alla sinistra del Papa, esorta tutti a pregare dicendo: Orate.

Segue una breve preghiera fatta da tutti in ginocchio. Il Cardinale assistente di destra, alzandosi in piedi, pronunzia la parola Levate, - e tutti si alzano. Allora il Santo Padre, servito da due Vescovi assistenti, che sorreggono il Rituale e la candela, intona il Veni Creator. Dopo il canto dell'inno, il Cardinale Procura tore, sempre assistito dall'Avvocato Concistoriale, fa la terza petizione: instantissime.

Risponde a questa terza domanda il Segretario dei Brevi ad Principes dicendo essere finalmente giunta l'ora solenne, tanto desiderata e invitando tutti ad ascoltare in piedi la voce infallibile del Successore di Pietro:

« Nell'imponenza di questo ambiente che rispecchia lo splendore della Corte celeste e risuona di armonie divine, noi stiamo per assistere ad un avvenimento che in sommo grado deve ridondare a gloria di Dio e a salute delle anime. Il Vicario di Gesù Cristo procederà omai senza indugio alla tanto sospirata sua sentenza infallibile. Accogliamola prosternati e riconoscenti e impetriamo a noi e alla Chiesa militante le grazie celesti, che oggi certamente piovono più che mai copiose dalle mani di questo beato comprensore ».

È il momento più solenne. In tutta la Basilica è un silenzio impressionante. Il Papa, in piedi, tenendo in capo la mitra, dalla sua Cattedra, nella pienezza del suo Sacro Magistero, pronunzia con voce alta e chiara la formula della Canonizzazione:

A onore della santa e indivisibile Trinità, a esaltazione della fede cattolica e ad incremento della religione cristiana, con l'autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Beati Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dopo matura deliberazione e implorato ripetute volte il divino aiuto e udito il parere dei nostri Venerabili Fratelli Cardinali di Santa Romana Chiesa, Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi dimoranti nell' Urbe, decretiamo e definiamo che il Beato Giovanni Bosco è Santo e nel novero dei Santi lo inseriamo, stabilendo che dalla Chiesa universale se ne onori divotamente la memoria fra i Santi Confessori non Pontefici ogni anno nel suo dì natale, vale a dire nel 31 gennaio. Nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.

Un grido solo altissimo, erompe da 8o.ooo cuori: Viva San Giovanni Bosco! È un delirio di entusiasmo che dura parecchi minuti. La folla che non ha trovato posto nel tempio fa eco dalla Piazza.

Dato tempo a questo legittimo sfogo di gioia, protratto dall'impeto dell'entusiasmo delle migliaia dei nostri giovani che non sapevan più in che mondo si fossero, l'Avvocato Concistoriale rende grazie, in nome del Cardinale Procuratore, al Santo Padre e implora la spedizione delle Lettere Apostoliche. A questa supplica risponde lo stesso Sommo Pontefice con la parola: Decernimus: ordiniamo!

L'Avvocato Concistoriale, rivoltosi ai Protonotari Apostolici presenti, fa poi istanza che, a perpetua memoria, redigano l'istrumento dell'Atto solenne della Canonizzazione, ed, a nome di tutti, un Protonotario Apostolico risponde: Conficiemus: lo faremo, e chiama in testimonio gli intimi familiari del Papa, che stanno intorno al Trono con le parole: Vobis testibus.

Il Sommo Pontefice, levandosi in piedi, intona il Te Deum a voce alta e sonora con timbro prodigiosamente giovanile che rivela tutta la profonda soddisfazione dell'animo suo.

L'inno del ringraziamento.

La Cappella Musicale Pontificia, sotto la direzione di S. E. Mons. Lorenzo Perosi, continua l'Inno del ringraziamento, sulla nuova grandiosa composizione del Maestro, a 8 voci e 2 cori, alternando i versetti coi presenti nell'Abside e col popolo.

Fuori della Basilica, alla Loggia centrale dell'Aula delle Benedizioni, brilla al sole la splendida « Gloria » del nuovo Santo, e Don Bosco appare, dalla tela del Crida, fra le nubi del cielo, portato dagli Angeli ai piedi di Cristo risorto, quasi a ricevere dal divino Trionfatore, soldato fedele e valoroso, il premio di tante vittorie, riportate lungo il corso degli anni, sul demonio, sul mondo, sulle umane passioni, in battaglie colossali che hanno dimostrato la sua virtù e la sua santità.

La folla afferra istintivamente il mistico senso del quadro e saluta l'effigie del nuovo Santo con le acclamazioni riservate ai grandi trionfatori. Le campane della Basilica, le campane delle quattrocento chiese di Roma, in una rincorsa armoniosa di onde sonore, diffondono per l'Urbe la nuova letizia di santa madre Chiesa, mentre i colombi viaggiatori volano a Torino a recare alla Casa Madre il messaggio del Rettor Maggiore:

« Città del Vaticano, 1° aprile, ore 10,15. - Direttore Oratorio Salesiano - Torino. - Alleluja! Il Vicario di Cristo ha proclamato ora Don Bosco Santo. Ch'Egli benedica Torino, l'Italia, il Mondo. - Firmato: Sacerdote Pietro Ricaldone ».

La Messa Papale.

Terminato il canto del Te Deum, il nome del nuovo Santo risuona per la prima volta nell'invocazione del Card. Diacono e quindi sulle labbra del Papa che canta l'Oremus proprio. E segue il canto di Terza e la Messa Papale che si svolge con tutto il fasto della liturgia pasquale. Il Santo Padre lascia il Trono e passa, benedicendo, al Tronetto, preparato in Corno Epistolae, ad intonare l'ora di Terza.

Mentre gli alunni del Collegio Internazionale Benedettino di Sant'Anselmo, cui è affidata la esecuzione delle parti variabili della Messa, sotto la direzione del P. Reiser, continuano la salmodia, Sua Santità riveste i sandali e i calzari e fa la preparazione al santo Sacrificio, insieme con l'Em.mo Cardinale Granito Pignatelli di Belmonte, Vescovo di Ostia ed Albano, Decano del Sacro Collegio, Vescovo Assistente, e gli Em.mi Cardinali Diaconi Assistenti Fumasoni Biondi, Prefetto di « Propaganda Fide », e Fossati, Arcivescovo di Torino.

Dopo il canto di Terza, aiutato dall'Em.mo Cardinale Diacono ministrante alla Messa, Alessandro Verde, riveste i paramenti missali e, ornato del Sacro Pallio, preceduto dal turibolo sorretto dal Votante di Segnatura Mons. Boudinhon, dalla Croce portata dall'Uditore di Rota Suddiacono Apostolico Mons. Janasik, tra i sette Accoliti, dal Suddiacono latino Uditore di Rota Mons. Quatroccolo, dal Diacono e Suddiacono greci rev.di Don Stamati e Don Teodoriciu, accompagnato dai detti Eminentissimi Cardinali e seguito dagli Ecc.mi Vescovi Assistenti al Soglio, il Sommo Pontefice accede all'Altare Papale per la celebrazione della santa Messa. Fatta la confessione e l'incensazione, risale al Trono, collo stesso corteggio, per leggere l'Introito.

La Cappella Pontificia intanto attacca il Kirie della Missa Redemptionis, composta espressamente per la chiusa dell'Anno santo e per la Canonizzazione di Don Bosco, a 8 voci e 2 cori, del Maestro Perosi che, devotissimo di Don Bosco, se n'è riservata personalmente la direzione.

Al Kirie succede il Gloria che fu definito un trattato meraviglioso di armonizzazione moderna, e, fra le sorprese della genialità della nuova composizione perosiana e l'incanto della liturgia pasquale, la Messa prosegue sino all'Epistola, sino al Vangelo, cantati in latino ed in greco.

Dopo il Vangelo il Santo Padre siede in Trono e legge in latino l'Omelia sulla solennità di Pasqua ed in onore del nuovo Santo. Eccone la traduzione italiana:

Venerabili Fratelli e dilettissimi Figli.

In questa Pasqua dell'Anno Giubilare, una duplice letizia si effonde nell'animo Nostro e pervade tutta la Chiesa: mentre infatti oggi solennizziamo la vittoria di Gesù Cristo sulla Morte e sulla

Potestà dell'Inferno, ci è dato di porre, quasi a coronamento dell'Anno Santo, che pure ha veduto tanti trionfi della Fede e della Pietà popolare, la solenne canonizzazione del Beato Don Bosco che Noi stessi pochi anni fa, abbiamo annoverato fra i Beati, e che - ancora lo ricordiamo con sommo piacere - nel lontano tempo della Nostra gioventù ci fu di conforto e di stimolo nei nostri studi, e di ammirazione profonda per le grandi opere compiute e per le sue eminenti virtù. Con vera trepidazione Noi ci accingiamo oggi a tratteggiare questa grande figura di Santo e di Apostolo della gioventù; tuttavia non possiamo a meno di indicarvi, o Venerabili Fratelli e diletti Figli, quelle che ci sembrano le linee caratteristiche della sua vita meravigliosa.

Dedito interamente alla gloria di Dio e alla salute delle anime, Egli non si arrestò davanti all'altrui diffidenza; ma con arditezza di concetti e con modernità di mezzi, si accinse all'attuazione di quei nuovissimi propositi che, per quanto sembrassero temerari, egli, per superiore illustrazione, conosceva essere conformi alla volontà di Dio. Vedendo per le vie di Torino innumerevoli schiere di giovani abbandonati a se stessi e privi di ogni assistenza, Egli cercò di trarli a sè, di conquistare i loro animi con la sua parola persuasiva e paterna e, unendo al diletto dei divertimenti onesti l'insegnamento della religione e dei rudimenti della scienza, colla frequenza dei Sacramenti, cercò di renderli buoni cristiani ed ottimi cittadini. Ed ecco sorgere gli « Oratori festivi », che Egli fondò non solo a Torino, ma altresì nei paesi e città vicine, e dovunque estese le sue provvidenziali istituzioni, che tanto bene operarono e operano in mezzo ai giovani.

Volendo inoltre provvedere alla gioventù un mezzo onesto e sicuro con cui farsi una posizione nella vita, istituì le scuole di arti e mestieri per la classe operaia; e per le classi più alte, fondò Collegi dove tanti studenti vengono accolti, educati e incamminati con giusta larghezza e sicurezza di metodi nella via del sapere. Il segreto per cui il suo sistema educativo ottenne frutti così copiosi e meravigliosi, è tutto qui: Egli attuava quei principi che si ispirano al Vangelo, che la Chiesa Cattolica ha sempre raccomandato e che Noi stessi tante volte e in tante occasioni abbiamo tracciato e inculcato. Egli mirava a formare nei giovani il cittadino e il cristiano, il perfetto cittadino degno figlio della patria terrena, il perfetto cristiano meritevole di divenire un giorno membro glorioso della patria celeste. Per Lui, l'educazione non deve essere soltanto fisica ma soprattutto spirituale, non deve limitarsi a rafforzare i muscoli con gli esercizi ginnastici, a corroborare le forze corporee col sano esercizio delle medesime, ma deve soprattutto esercitare e rafforzare lo spirito disciplinandone i moti incomposti, fomentandone le tendenze migliori e tutto dirigendo verso una idealità di virtù, di probità e di bontà. Educazione, quindi, piena e completa che abbracci tutto l'uomo, che insegni le scienze e le discipline umane, ma che non trascuri le verità soprannaturali e divine.

Questo compito, tanto delicato e arduo, il nostro Santo non soltanto cercò di attuarlo con ogni mezzo durante il corso della sua vita, ma lo affidò altresì, come una sacra eredità, alla numerosissima Famiglia religiosa da Lui fondata, alla quale affidò pure il compito di portare a tanti popoli giacenti ancora nelle tenebre dell'ignoranza e dell'errore, la luce del Vangelo e della civiltà cristiana.

E davanti alle difficoltà di ogni genere, davanti alle irrisioni e agli scherni di molti, Egli, sollevando i suoi occhi luminosi verso il Cielo, era solito esclamare: « Miei fratelli, questa è opera di Dio, è volontà del Signore: il Signore è quindi obbligato a dare gli aiuti necessari ».

Gli avvenimenti mostravano, poi, la verità delle sue parole, tanto che gli scherni si cambiarono in ammirazione universale.

Abbiamo tracciato, venerabili Fratelli e dilettissimi Figli, nelle principali linee, la vita meravigliosa di questo eroe della Santità. Vi esortiamo ora a lasciarvi tutti ispirare all'ardente imitazione delle sue virtù. In tal modo, infatti, abbiamo fiducia che tutti potremo conquistare quella virtù dello spirito che Gesù Cristo ci ha arrecato con la Sua Resurrezione e per cui tutti gli uomini, quindi, uniti in una sola famiglia, potranno innalzare con noi il Cantico pasquale: « Affinchè tu sia, o Gesù, gaudio perenne alle nostre anime, libera, te ne preghiamo, dalla morte del peccato coloro che hai fatto rinascere alla Vita.

Così sia».

Terminata l'Omelia, l'Em.mo Card. Verde, Diacono ministrante, canta il Confiteor facendo menzione del nuovo Santo, e il Santo Padre imparte solennemente la Benedizione Apostolica premettendo anch'Egli l'invocazione di S. G. Bosco. Quindi l'Em.mo Cardinale Vescovo Assistente, Granito Pignatelli, promulga le Indulgenze annesse: plenaria per i presenti, e parziale per l'anniversario della Canonizzazione e per coloro che visiteranno il sepolcro del Santo.

Le Oblazioni.

L'esecuzione del Credo raccoglie poscia le anime al godimento di una pagina di musica perosiana, tutta ispirazione, che, dopo la fuga del « Vitam venturi » termina con un pianissimo quanto mai suggestivo.

E la curiosità del pubblico è attratta dalla cerimonia delle Oblazioni. Gli Em.mi Cardinali Granito Pignatelli, Hlond e Dolci, appena intonato l'Offertorio, si recano presso l'altare papale dove erano ad attenderli il Rettor Maggiore, il Postulatore Don Tomasetti, il can. Bues, rappresentante il Capitolo Metropolitano Torinese, il Rettore del Seminario Arciv. di Chieri, il Parroco di Castelnuovo Don Bosco, ed altri Superiori salesiani, coi ceri rituali, i pani, i due bariletti di vino e di acqua, e, in gabbie dorate, due tortorelle, due colombi e graziosi uccelletti. In piccolo, pittoresco corteo accedono quindi al Trono papale e ne fanno l'oblazione simbolica al Santo Padre, mentre la Cappella musicale eseguisce il bellissimo Oremus pro Pontifice del M° Perosi. Compiuta la cerimonia, gli efferenti ritornano presso la Confessione, e dal Trono parte il solenne corteo papale che accompagna il Papa all'altare per la continuazione della Santa Messa. Al Prefazio, secondo la liturgia del giorno, gli Em.rni Cardinali Serafini e Dolci, salgono l'altare e si dispongono ai lati fino al Pater noster a raffigurare i due Angeli apparsi al sepolcro di Nostro Signore ad annunziare la Risurrezione. E la Messa giunge al momento più solenne. La Cappella musicale termina il Sanctus: secchi ordini di « attenti » passano al plotone della Guardia Nobile, schierato a fianco dell'altare ed agli altri reparti di Gendarmi Pontifici distribuiti in chiesa; squilli di tromba dànno lo stesso avviso alle truppe Vaticane ed Italiane disposte sulla Piazza. Gli altoparlanti diffondono all'interno ed all'esterno la suggestiva melodia del « Largo » del Silveri suonato dalle trombe d'argento e, mentre il Papa si accinge a pronunziare le parole della Consecrazione, la Guardia Nobile piomba in ginocchio. Tutti genuflettono ed adorano l'Ostia santa e il Calice della salute che il Vicario di Cristo, volgendosi a destra ed a sinistra, presenta a tutti i fedeli. La divina presenza di Gesù Eucaristia mantiene il profondo raccoglimento dell'immensa folla fino all'Agnus Dei, quando il Santo Padre ritorna al Trono per la Comunione. Cerimonia commovente!

Il Cardinale Diacono ministrante, Em.mo Verde, rimasto all'altare, consegna all'Uditore di Rota, Mons. Quatroccolo, Suddiacono ministrante, l'Ostia Santa, posta sulla patena e fermata con l'« asterisco ». L'Uditore Suddiacono si dirige processionalmente al Trono, ove si ferma da mi lato, in attesa che il Cardinale Diacono ministrante rechi il Calice.

Il Santo Padre in ginocchio adora le Sacre Specie, poi si leva e si comunica con parte dell'Ostia e con parte del prezioso Sangue assumendolo a mezzo di una cannula d'oro.

Alcuni istanti di raccoglimento, quindi il Papa comunica, con l'altra parte dell'Ostia, il Cardinale Diacono ministrante e l'Uditore di Rota, Suddiacono ministrante. Ricevuta la santa Comunione, essi tornano all'Altare, recando il primo il Calice con il rimanente del Sangue ed il secondo la patena. All'Altare, il Cardinale Diacono ministrante, pure a mezzo della cannula, assume parte del prezioso Sangue rimanente e lascia l'altra parte al Suddiacono, che lo assume direttamente dal Calice.

Il Papa frattanto termina il suo ringraziamento e, sempre al Trono, prende « l'abluzione » che gli viene presentata in un piccolo calice dal Cardinale Vescovo Assistente.

Dopo di che si riordina il corteo pontificio ed il Papa raggiunge l'Altare per le orazioni e la solenne benedizione papale.

La Messa termina verso le 13, lasciando nei cuori una emozione indicibile, accresciuta dalla ostensione delle Reliquie Maggiori cui succede il trionfo finale dell'omaggio al Papa e la Benedizione dalla Loggia « Urbi et Orbi ».

Il Papa assume il Triregno, sale in sedia gestatoria e, preceduto dagli Em.mi Cardinali, circondato dalla Sua Nobile Anticamera e dai Maestri delle Cerimonie Pontificie, percorso il lato destro della Confessione, fra gli applausi e le acclamazioni della folla, sosta genuflesso presso la tomba del Principe degli Apostoli, durante l'ostensione delle Sacre Reliquie Maggiori di N. S. Gesù Cristo che vien fatta dalla Loggia della Veronica; poi risale sulla sedia gestatoria e, percorrendo tutta la navata centrale, attraversa la Basilica benedicendo. La folla, che nulla più trattiene nell'impeto dell'entusiasmo, erompe in una dimostrazione di amore e di fede che dà le vertigini. Il Papa ne è tanto commosso che, giunto al fondo della Basilica, mentre i Cardinali ascendono alla Sala dei Paramenti a deporre i paramenti sacri, fa girare la sedia gestatoria, e s'indugia a contemplare il magnifico spettacolo ed a benedire i suoi figli; fino ai suoi appartamenti lo segue l'eco delle interminabili acclamazioni.

Poi la Basilica sfolla. S. A. R. il Principe Ereditario, che aveva assistito a tutta la funzione con mirabile edificazione, è invitato al Palazzo Apostolico per assistere alla benedizione. Un appartamento sovrastante al portico, donde si gode lo spettacolo della Piazza, è riservato all'Augusto Rappresentante del nostro amato Sovrano, accompagnato dall'Ambasciatore S. E. De Vecchi. Un altro appartamento accoglie i Reali del Siam col seguito. Gli altri Principi, l' Ecc.mo Corpo Diplomatico e il Patriziato hanno posto sulle Logge sottostanti.

La Benedizione.

Il cielo s'è rabbuiato, rumoreggia il tuono e cade la pioggia, ma la folla non si muove e cede appena il posto sufficiente alle migliaia di fedeli che dalla Basilica si rovesciano in Piazza. Un triplice cordone di truppa è steso dinanzi alla Basilica

Appena le vetrate della Loggia centrale vengono dischiuse dai familiari pontifici, l'immensa folla, addensata in tutta la piazza sottostante e in piazza Rusticucci, nonostante gli improvvisi scrosci di pioggia, e le personalità che si trovano sulle terrazze dei due bracci del colonnato, prorompono in una formidabile unica acclamazione di evviva all'indirizzo del Sommo Pontefice. Pochi minuti, ed alle 13,25, la fanfara della Guardia Palatina dà il triplice squillo. Tutti gli occhi son fissi alla Loggia. La truppa italiana presenta le armi. La Guardia Palatina piega il ginocchio. Sulla piazza è un silenzio di chiesa. L'orologio della Basilica suona la mezz'ora e il Papa, preceduto dalla Croce astile, circondato dagli Em.mi Cardinali e dalla Sua Nobile Corte, ancora vestito degli abiti pontificali, coronato del Triregno, appare sulla sedia gestatoria, sormontata dal Baldacchino, tra gli ampi flabelli piumati.

L'entusiasmo della folla non si può descrivere. Applaude, grida, acclama, piange di commozione e di gioia.

La sedia gestatoria viene deposta sull'apposito podio nel vano della grande arcata: sicchè la figura dell'Augusto Pontefice è visibile a tutti presso la balaustra della Loggia.

Il Papa fa con le mani aperte un ampio gesto di affettuoso saluto.

Poi i cerimonieri che circondano il Papa domandano coi cenni delle mani un po' di silenzio e la moltitudine si raccoglie come in chiesa.

Il S. Padre pronuncia lentamente la formula della benedizione e poi traccia per tre volte verso l'orizzonte, che si apre davanti al Suo sguardo, il segno della croce benedicendo nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, tutti i figli suoi, quelli presenti davanti al Suo sguardo nell'ampio scenario della piazza, cuore del mondo cattolico, e quelli che vede con gli occhi della mente, oltre i confini del quadro, sparsi, sotto tutti i soli, per tutti i lidi, e oltre ogni mare. Momento sublime! « Da Roma, ancora una volta, in questo anno centenario della Redenzione - araldo il grande Santo italiano - l'annunzio di pace, di bontà e di grazia, è partito per correre tutta la superficie della terra, e chiamare sopra di essa propiziatore il Cielo ». (La Stampa di Torino).

Dopo la Benedizione, i Cardinali diaconi Em.mi Laurenti e Verde, annunciano, in latino e in italiano, l'indulgenza plenaria e poi, mentre la musica della Guardia Palatina intona l'Inno Pontificio, un grido immenso, un'acclamazione irrefrenabile e prolungata si leva da tutte le bocche e da tutti i cuori di coloro che hanno vissuto quell'istante d'incanto ineffabile! Pio XI dalla sedia gestatoria guarda ancora a lungo, sorride, benedice e saluta con gesto paterno: pare che il Padre non si voglia staccare dai figli, mentre i figli sfidano il temporale minaccioso per godersi il sorriso del Padre.

Quando scompare la cara visione, il campanone della Basilica sfrena la sua letizia nell'ampio rintocco e tutte le campane di Roma gli rispondono osannanti.

Le fontane, rese silenziose perchè nessun rumore turbasse la benedizione papale, tornano a zampillare alte e sonore, giocondamente.

Sovrani, Principi ed Autorità raggiungono le proprie macchine e partono fra gli onori delle truppe Vaticane.

S. A. R. il Principe Umberto passa tra le acclamazioni del popolo portando sulla macchina la gabbia argentata cogli uccelletti offerti per la Canonizzazione. Il nostro Rettor Maggiore s'era affrettato ad ottenere l'appagamento del desiderio espresso da S. A. durante le oblazioni, ben lieto che i cari uccelletti portassero alla Reggia l'eco delle feste della Canonizzazione.

A sera le Basiliche e le chiese di Roma, apparvero illuminate a luce elettrica; solo San Pietro rimase nell'ombra. L'imperversare dell'acqua impedì l'accensione delle fiaccole e fece differire lo spettacolo al giorno seguente. Ma negli occhi di tutti era un mare di luce soprannaturale che rifletteva coll'aureola dei Santi la cara figura di Don Bosco. Ed i cuori, gonfi di emozione, non domandavan di più. A Torino, alla Casa Madre, ove superiori e giovani, cooperatori ed ex-allievi, raccolti nell'ampio salone-teatro, nella chiesetta di San Francesco di Sales o sparsi pei vasti cortili, avevano seguito, il mattino, la solenne funzione della Canonizzazione per mezzo di potenti altoparlanti, saliva alle stelle una preghiera: Sancte Joannes, ora pro nobis! Per l'aure vibrava l'eco di mille Case salesiane, nella stessa appassionata invocazione fremente di palpiti di giovinezza!

L'ora precisa della Canonizzazione:

... Il giorno della Canonizzazione di Don Bosco, assistei commosso alla funzione per mezzo della radio, ed ebbi l'idea di prendere l'ora esattissima nella quale il S. Padre pronunziò la Formula. Al momento che la terminò erano le 10,6... ».

Comm. P. Prof. Guano ALFANI al nostro Rettor Maggiore - 14 maggio 1934.

Il Triduo alla Basilica del Sacro Cuore.

Il 2 aprile cominciò il Triduo solenne alla Basilica del Sacro Cuore al Castro Pretorio, ove il novello Santo accolse successivamente turbe innumerevoli di devoti in venerazione. Celebrò la Messa della Comunione generale il Rettor Maggiore, sig. D. Ricaldone e pontificò la Messa solenne S. E. Rev.ma Mons. Felice Ambrogio Guerra, Arcivescovo salesiano. La Schola Cantorum dell'Istituto Salesiano, annesso alla Basilica, eseguì mirabilmente la Messa in onore di S. Giovanni Bosco, a 6 voci in 3 cori del M° D. Antolisei, salesiano.

Nel pomeriggio tenne il panegirico del Santo con palpiti ardenti di amore e con quello slancio oratorio che gli è proprio, S. E. Rev.ma Mons. Carlo Salotti, Arciv. tit. di Filippopoli di Tracia e Segretario della S. C. di Propaganda Fide, che strappò ai fedeli calorosi applausi. Impartì la Benedizione eucaristica l'Em.mo sig. Cardinale Alessandro Verde, Ponente della Causa.

Martedì 3 aprile, celebrò la Messa della Comunione generale S. Em. Rev.ma il sig. Card. Augusto Hlond, salesiano, Primate di Polonia; e tenne Pontificale al Trono l'Em.mo sig. Card. Maurilio Fossati, Arciv. di Torino. La stessa Schola Cantorum dell'Istituto eseguì impeccabilmente la Missa brevis a 4 voci di Palestrina. Il secondo panegirico del Santo fu detto dall'Em.mo Cardinale Hlond e la Benedizione Eucaristica fu impartita dall'Em.mo sig. Card. Lorenzo Lauri, Penitenziere Maggiore.

Mercoledì 4 aprile, celebrò la Messa della Comunione generale S. Em. Rev.ma il sig. Card. Fumasoni-Biondi, Prefetto della S. C. di Propaganda Fide, e pontificò la Messa solenne al Trono S. Em. Rev.ma il sig. Card. Francesco Marchetti Selvaggiani, Vicario di S. S. Fu ripetuta la Missa brevis di Palestrina.

Nel pomeriggio tenne l'ultimo panegirico del Santo S. Em. Rev.ma il sig. Card. Camillo Laurenti, Prefetto della S. C. dei Riti, il quale, con brio giovanile e colla competenza di Prefetto della S. C. dei Riti, ravvivata da mirabile efficacia oratoria, ritrasse Don Bosco Santo così al vivo che la folla non potè contenere gli applausi. Impartì la Benedizione Eucaristica il nostro Cardinale Protettore, S. Em. Rev.ma il sig. Card. Pietro Gasparri, che chiuse così il triduo al Santo di cui Egli protegge ed assiste le istituzioni e le opere con cuore di padre.

Gli altoparlanti diffusero la voce degli Em.mi oratori nel vasto cortile dell'Istituto, ed a notte la Banda dell'Istituto Pio XI veniva a rallegrare i pellegrini con ottimi concerti.

I frutti spirituali del Triduo furono segnati dal fervore del concorso alle sacre funzioni, ma soprattutto dall'assiepamento dei confessionali e della Mensa Eucaristica. Numerosissimi sacerdoti d'ogni Nazione si succedettero dalle prime ore del mattino fino a mezzogiorno ai diversi altari.

GLI ONORI DEL CAMPIDOGLIO

Dopo la gloria della Canonizzazione nella Basilica di San Pietro, Don Bosco Santo, per esplicita volontà del Duce, ha avuto anche gli onori del Campidoglio.

Magnifico il gesto, squisitamente romano, del Capo del Governo! Il Papa aveva appena proposto il nuovo Santo alla venerazione dei fedeli, e l'Italia gli tributava solennemente i sommi onori civili, il trionfo del Campidoglio! Fatto unico nella storia, rimarrà scolpito, a caratteri d'oro, in una delle sue pagine più belle. Fu un trionfo degno della nuova Roma, della nuova Italia, riconciliata. con Dio e colla Chiesa, palpitante in un'atmosfera di spiritualità che l'Anno Santo della Redenzione ha saturato di ossigeno soprannaturale. Il Santo - che il 20 settembre 1870 scriveva al comm. Giov. Battista Dupraz: «Coraggio e speranza: un temporale, una burrasca, un turbine, un uragano coprono il nostro orizzonte, ma saranno di breve durata. Dopo comparirà un sole che pari non risplendette da S. Pietro a Pio IX »; e che all'angelico Pio IX faceva scrivere nella stessa circostanza: « La Sentinella, l'Angelo d'Israele si fermi al suo posto e stia a guardia della rocca di Dio e dell'arca santa! » - godette ufficialmente, nella forma più solenne e più cordiale, il benefizio di quella conciliazione che, nell'ora più difficile, con provvidenziale intuito del futuro, si sforzava di diffondere in Quirinale e in Vaticano, e che il gran cuore di Pio XI - così armonico col cuore del Santo! - ed il genio del Duce hanno omai felicemente accolto e perpetuato.

La Sala Giulio Cesare presentava il 2 aprile un aspetto di eccezionale, austera imponenza romana. Alte personalità politiche, ecclesiastiche e civili si erano affrettate a prendere i posti loro assegnati, e all'ora fissata tutti gli invitati, con biglietto particolare di S. E. il Governatore di Roma, avevano occupato non solo le poltrone e le sedie, ma ogni spazio disponibile.

Cinque Eminentissimi Cardinali, a destra del tavolo presidenziale, in seggi appositamente preparati, riflettevano lo splendore della porpora sulla austera solennità della sala. Erano gli Em.mi: Card. Pietro Gasparri, nostro Protettore, Collare dell'Annunziata, il nipote Card. Enrico Gasparri, Vescovo Suburbicario di Velletri, il Prefetto della S. Congregazione di Propaganda Fide, Card. Fumasoni-Biondi, l'Arcivescovo di Torino, Card. Fossati ed il Cardinale Salesiano Primate di Polonia Augusto Hlond. Con essi era S. A. Emma il Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta, Principe Chigi.

Di fronte al tavolo presidenziale nelle prime file di poltrone sedevano Autorità e Magistrati di cui ci riesce impossibile specificare i singoli nomi. Ricordiamo: le LL. EE. i Collari dell'Annunziata on Federzoni, Presidente del Senato; il Grand'ammiraglio Thaon di Revel, Duca del Mare; il Nunzio Apostolico presso il Re d'Italia S. E. Mons. Borgoncini Duca; il Presidente dell'Accademia d'Italia S. E. marchese Marconi; il Ministro dell'Educazione Nazionale on. Ercole; i Sottosegretari Marescalchi e Loiacono; gli Accademici Orestano e Benini, i senatori Rebaudengo, Gentile, Brusati, Crispolti, Fedele, Schanzer, Montresor, Bava: l'on. Delcroix, salutato da vivissimi applausi; S. E. Mons. Bartolomasi, Ordinario Castrense; il Ministro di Stato on. Belluzzo, il Podestà di Torino conte Paolo Thaon di Revel, il Podestà di Castelnuovo Don Bosco Cav. Andriano; Mons. Tardini, della Segreteria di Stato della Città del Vaticano, l'avv. marchese Pacelli, consigliere dello Stato della Città del Vaticano, il comm. Beccari del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, S. E. Mons. Boncompagni Ludovisi, Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa; Vescovi, Prelati, Capi di Ordini religiosi, Senatori, Deputati, rappresentanti di enti e di organizzazioni politiche; tutto il nostro Capitolo Superiore e il Consiglio Generalizio delle Figlie di Maria Ausiliatrice con una folla di personalità.

Il Duce fece il suo ingresso alle ore 16 precise, accolto da una calorosa, fervida, dimostrazione di affettuoso omaggio. Rispose sorridendo e sedette al tavolo presidenziale avendo alla sua destra S. E. il Conte De Vecchi di Val Cismon, ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede ed alla sua sinistra il Governatore di Roma, Principe Boncompagni Ludovisi ed il nostro Rettor Maggiore, Don Ricaldone.

Cessate le entusiastiche ovazioni, S. E. De Vecchi, oratore ufficiale, fra la più viva attenzione del pubblico, s'alzò a leggere la sua orazione di cui vorremmo poter riprodurre più larghi tratti, se ci bastasse lo spazio. Ma, rimandando i lettori al testo ufficiale, non vogliamo dispensarci da alcuni rilievi, tra i primi apparsi sui quotidiani della Capitale.

Il discorso di S. E. De Vecchi.

«Don Bosco è un Santo italiano - esordì l'illustre Oratore - ed il più italiano dei Santi. Lo sente suo tutto un popolo, e tuttavia il grande spirito è onnipresente nel mondo, cosicchè questa perfezione italiana diventa per lui romanità. La sua glorificazione religiosa è avvenuta in una forma di fasto e di solennità nuovissime nei 19 secoli di vita della Chiesa, e l'Italia vi ha partecipato come non mai.

« La pienezza del magistero divino trova oggi la sua estensione negli onori del Campidoglio, decretati dal Governo Fascista a questo Santo. La sua santità oggi darebbe da sola, per il carattere che la distingue, un diritto di ospitalità in quest'altissima sede, ma egli sarebbe un grande italiano anche senza gli attributi della santità; di qui la cittadinanza in Campidoglio ».

Ed osservato che:

« Don Bosco non perde, ma guadagna in grandezza se, guardato sulla terra e fra gli uomini donde ebbe origine, se considerato operante fra le figure della storia del suo tempo, non come sintesi del passato e come vivente nella storia di allora, ma come divinatore, seminatore, costruttore di futuro », ricordò gli umili natali del Santo, e descrisse con animo ancora commosso la povera casetta ch'egli ebbe la gioia di visitare. Poscia, con fine senso storico e con simpatia di piemontese, S. E. ha ritratto la figura del Santo sullo sfondo storico del Risorgimento, analizzandone la costituzione morale per rilevarne gli elementi caratteristici della sua Terra di Monferrato e le influenze particolari dei tempi e dell'ambiente in cui visse e dispiegò la sua opera multiforme. Nella sorpresa delle prove e nell'asprezza dei contrasti in cui si aperse la via, l'illustre Oratore ha rintracciato saggiamente le vie della Provvidenza che l'andò attrezzando opportunamente alla sua grande missione. E di questa, con documenti che furono rivelazioni, ha illustrato soprattutto la santa influenza politica che ha così delicatamente temperato il clima dei rapporti scambievoli tra Chiesa e Stato nell'ora più difficile dell'unità italiana.

« Per lui non esistette neppure nell'ora più tetra e più difficile un non colmabile abisso tra lo Stato e la Chiesa, tra la Patria e Dio » - ha detto S. E.

E con questa convinzione egli ha proceduto nel servizio della Chiesa e dello Stato, confortando Pontefici e Vescovi, illuminando e pacificando gli animi dei fedeli, inclinando uomini di Governo a sentimenti conciliativi, coordinando, nella gioventù che educava, i due grandi amori alla Religione ed alla Patria.

Opportunamente rilevò S. E. come questo spirito conciliativo sia sempre l'anima anche della sua Congregazione, suscitata da Dio, come aveva detto Pio IX:

« perchè si vegga e vi sia modo di dare a Dio quello che è di Dio ed a Cesare quello che è di Cesare ».

« Donde la sua affermazione e meravigliosa fioritura anche in tempi estremamente difficili ».

Fioritura tanto imponente che S. E. non esitò a definire miracolosa:

« Il miracolo vivo, permanente, dilagantesi di Don Bosco - egli ha detto - è nelle sue case, nelle sue scuole, nei suoi campi, nelle sue officine, nell'opera conquistatrice di cuori, continuamente rinnovata in ogni parte del mondo dai suoi figlioli e dai suoi cooperatori, in una semplicità che è la stessa immagine del Santo ».

Scorso poscia rapidamente questo Impero dell'amore di Don Bosco, ricondusse gli uditori alla Casetta natia del Santo per portarli infine alla recente opera salesiana di Littoria, suscitando fremiti di commozione e onde di entusiasmo.

Applausi vivissimi e consensi unanimi sottolinearono le affermazioni di carattere patriottico e religioso in cui S. E. con schiettezza piemontese ha trasfuso tutta la profondità delle sue convinzioni.

E profonda impressione hanno suscitato le frasi contenute nella lettera diretta dal Santo al Ministro Lanza l'11 febbraio 1872, mentre ai fini dell'agognata conciliazione, solo 57 anni dopo, un altro 11 febbraio, quello del 1929, il sogno di quegli spiriti onesti e grandi ha trovato la sua realizzazione.

Ma la corona finale delle ovazioni e dei consensi unanimi, fu intonata dal Duce in persona, con un applauso caldo e prolungato, cui il sorriso del volto dava l'espressione della cordialità e della compiacenza.

Il pubblico, scattato in piedi, vi si indugiò entusiasta, intensificando la dimostrazione all'indirizzo del Capo del Governo, che, visibilmente soddisfatto, lasciava la sala, ossequiato particolarmente dal Rettor Maggiore e dalle Autorità.

L'eco di tanto trionfo, che coronava superbamente l'omaggio fatto dal Sovrano il giorno della Canonizzazione coll'incarico affidato ufficialmente al Principe Ereditario di rappresentare in S. Pietro Sua Maestà, ebbe la più augusta risonanza il 28 aprile u. s. Nel discorso della Corona, le labbra stesse di S. M. il Re, all'inaugurazione della XXIX Legislatura, a Palazzo Montecitorio, hanno dato al gesto della Patria la più sublime ed autorevole interpretazione: M ... la concordia e l'intesa tra autorità civili e religiose s'è rafforzata come recenti, grandi celebrazioni hanno dimostrato. La Conciliazione rimane un elemento essenziale nella storia italiana! » ha dichiarato il Re Vittorioso; la celebrazione del Santo della Conciliazione fu la celebrazione di una nuova armonia di cuori benedetta dal Papa. La dichiarazione

Sovrana ha commosso le corde più intime della Nazione, che, pel tramite dello stesso illustre Oratore, Conte Cesare Maria De Vecchi, hanno risposto all'unisono col cuore del Sovrano.

E noi non sapremmo meglio valutare la presenza di S. A. R. Umberto di Savoia nella Basilica di S. Pietro e gli onori del Campidoglio, che raccogliendo l'alta risposta del senato alla dichiarazione della Corona: La concordia, l'unità e la giustizia sono i doni più preziosi della Divina Provvidenza al popolo nostro, sono il presidio della sua nuova storia alla quale è fondamento la Conciliazione con la Chiesa. Il Senato ha assistito con profondo compiacimento alle manifestazioni della concorde intesa spirituale fra autorità civili e religiose fattasi a tutti palese sia nel raccolto splendore di S. Pietro davanti al Capo Augusto della Cristianità, sia nella grandezza romana del Campidoglio davanti al Capo del Governo per la celebrazione della gloria cristiana e civile del più italiano dei Santi. Fu commovente segno di tanta armonia la presenza del rappresentante della Maestà Vostra nella persona dell'augusto Principe Erede, certezza dell'avvenire per la Patria non meno che per la Dinastia.

Don Bosco santo fu adunque sentito nella sua divina missione di conciliatore dei nobili affetti di Religione e di Patria, e da tutti gradito e benedetto. Segno d'un trionfo deciso dello spirito cristiano ch'Egli ha ravvivato di un soffio nuovo.

L'UDIENZA PONTIFICIA

Martedì, 3 aprile, giornata tutta nostra! Nostra possiamo ben dire perchè la bontà del Santo Padre aveva riserbato a noi lo spazio e gli splendori della Basilica Vaticana, per quell'ora di gioconda e solenne intimità paterna che fu la memoranda Udienza pontificia.

La Basilica Vaticana - scrisse « L'Avvenire d'Italia », - non ha mai visto una udienza così solenne, entusiasta, gloriosa, come quella che Pio XI ha concesso a tutti i pellegrinaggi organizzati dai Salesiani convenuti in Roma per la santificazione di Don Bosco e la chiusura dell'Anno Santo ».

Il trono papale era stato eretto davanti all'altare della Confessione e tutta la navata centrale era stata preparata per noi. Ma lo spazio destinato fu riempito in meno di mezz'ora, e sull'ampia scalea brulicava ancora qualche migliaio di persone. Allora parecchi alunni dei collegi furono fatti disporre anche nel passaggio centrale, in modo da fare ala allorchè il Papa sarebbe passato sulla sedia gestatoria, accompagnato dalla sua nobile Corte. Poi, non bastando neppure questa disposizione per accogliere comodamente tutti, ci furono offerti anche i due grandi reparti dei bracci della crociera che furono immediatamente occupati mentre, a fianco del trono pontificio, prendevano posto S. Em. il Cardinale Hlond, il Rettore Maggiore, una dozzina di Vescovi salesiani ed alcuni altri diocesani, il Procuratore Generale Don Tomasetti, i Superiori del Capitolo e gli Ispettori, la Superiora Generale delle Figlie di Maria Aus. col suo Consiglio e varie Ispettrici, il Presidente dei Cooperatori Conte Sen. Eugenio Rebaudengo e il Presidente degli Ex allievi Avv. Comm. Felice Masera, numerosi missionari coi quattro giovani assamesi.

Il Papa!

Erano quasi le 12 quando Sua Santità discese nella Basilica accompagnato dalla Sua Nobile Anticamera Ecclesiastica e Laica, ricevuto all'ingresso da S. E. Rev.ma Monsignor Pellizzo, La voce corse in un baleno per l'ampia navata: il Papa! ». E un silenzio profondo concentrò gli occhi di tutti in un punto solo. Quando egli apparve, in sedia gestatoria, fu un delirio di entusiasmo!

S. S. indossava sulla sottana bianca la mozzetta, anch'essa di damasco bianco bordato di ermellino, e sorrideva benedicendo con l'ampio gesto affettuoso, paterno. Applausi, evviva, acclamazioni altissime lo accompagnarono fino al Trono, ove, ricevuto l'omaggio dell'Em.mo Cardinale, degli Arcivescovi e Vescovi presenti e, cessate le acclamazioni, ascoltò con visibile compiacenza il seguente indirizzo rivoltoGli dal Rettor Maggiore:

Beatissimo Padre,

Risuona ancora soave nei cuori nostri la Vostra voce augusta che, dalla Cattedra infallibile di Pietro, tra l'esultanza di un popolo immenso, nella Festa più solenne e col massimo splendore della liturgia cattolica, dichiarava Don Bosco Santo.

Impossibile trovare parole che possano lontanamente esprimere alla Santità Vostra la gioia e la riconoscenza profonda e imperitura della Famiglia Salesiana.

Ecco, Beatissimo Padre, di questa Famiglia una piccolissima parte qui raccolta intorno alla Santità Vostra per esprimere i sensi della più filiale e forte devozione.

Sono Figli Vostri venuti da ogni angolo della terra, anche dalle plaghe più remote, a rappresentare centinaia di migliaia, anzi milioni di cuori che oggi, con noi, in tutti i lidi e sotto ogni cielo, osannano giubilanti al Papa della Canonizzazione di S. Giovanni Bosco.

Della santità e della missione di Lui, che ci fu Padre in terra e che ormai invochiamo Patrono in Cielo, noi avevamo già un'alta idea attenta dalla conoscenza personale, dalla tradizione domestica e dalle Memorie biografiche; ma oggi agli occhi nostri la sua figura più che mai s'insublima.

La sua Canonizzazione, per singolare bontà della Santità Vostra, si è svolta fra un insieme di circostanze che ci hanno prospettato la persona e l'Opera di Lui entro una luce di universalità esemplare e benefica, che ci obbliga ad esclamare: di che gran Padre siamo noi umili e avventurati figli!

È tutto un complesso di cose che ci porterà, per naturale conseguenza, ad approfondire sempre meglio il conoscimento e l'imitazione della Sua vita ed a calcare con solerte fedeltà le orme da Lui tracciate: orme gloriose che la Santità Vostra ci ha illuminato di così nuovo splendore.

Beatissimo Padre! di questo benefizio e della paterna Vostra benevolenza dimostrataci costantemente in tanti modi, umilmente prostrato ai piedi della Santità Vostra, rendo vivissime grazie a nome dei Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dei loro allievi ed ex-allievi, dei loro Cooperatori e Cooperatrici, colla promessa di seguire in ogni tempo, luogo e circostanza gli esempi di filiale, devota e illimitata sudditanza, lasciatici quale prima e preziosa eredità dal nostro Santo Fondatore, mentre a conferma dei propositi nostri, invoco su me e su tutti la grazia dell'Apostolica Benedizione ».

Uno spontaneo applauso, coronando le parole del Rettor Maggiore, disse al Santo Padre tutta l'adesione dei figli ai nobili sentimenti espressi. Poi il sig. D. Ricaldone si accostò al Papa e Gli baciò la mano; mentre le Scholae cantorum dei nostri studentati di filosofia e di teologia eseguivano le Acclamationes e l'Oremus pro Pontifice.

Ma i cuori di tutti erano in attesa del discorso del Santo Padre; ed appena l'Augusto Pontefice accennò a parlare, un silenzio religioso, palpitante di affetto, raccolse gli animi alla parola del Vicario di Cristo.

L'affettuoso discorso del Santo Padre.

« Non più negli splendori dei grandiosi, santi riti, o dilettissimi figli - cominciò il Papa - ma in una vera (possiamo ben dire) bellissima vertigine di gioia e di pietà filiale Noi vi rivediamo in questo magnifico luogo. Voi vedete che per ricevervi vi abbiamo preparato la più bella, grande, magnifica sala del mondo. Non abbiamo creduto che fosse troppo per quello che doveva tornare ad onore del vostro e Nostro grande San Giovanni Bosco; non abbiamo creduto che fosse troppo per accogliere una eletta così bella, così ragguardevole, così imponente anche per il numero; una tale eletta di suoi figli venuti da tutte le parti del mondo, anche dalle più lontane; cosa bellissima specialmente per Noi perchè la vostra presenza e tutto quello che abbiamo udito nel discorso pronunziato poco fa, Ci fa sentire, con vivezza che poche volte abbiamo provato, il senso della universale paternità che la Provvidenza divina Ci ha voluto affidare. E voi siete non solo figli venuti da tutte le parti del mondo, ma appartenenti a tutte le categorie svariatissime di cui si compone la grande famiglia, o meglio le grandi famiglie di Don Bosco, anzi di San Giovanni Bosco, che il mondo però continuerà sempre a chiamare Don Bosco (Applausi). E sarà bene, perchè è come ripetere il suo nome di guerra, di quella guerra benefica, una di quelle guerre che si direbbe la Divina Provvidenza voglia concedere di tanto in tanto alla povera umanità, quasi a compenso delle altre guerre non affatto benefiche, ma così dolorose e seminatrici di dolori.

Giornate memorabili.

Rilevavamo dunque, dilettissimi figli, le diversità, le varie rappresentanze delle grandi famiglie salesiane. Dobbiamo aggiungere ad esse anche i diversi gradi della gerarchia: il Sacerdozio, l'Episcopato, il Cardinalato: qualche cosa, anche questa, di così bello e veramente completo.

Quanto al resto, dilettissimi figli, che cosa possiamo aggiungere a quello che la vostra presenza ci dice? Questa vostra presenza così eloquente, anche in questo silenzio quasi palpabile che ci rende così sensibile la vostra aspettazione della paterna parola? Che cosa possiamo dire, quando siamo nuovamente in questo splendido ambiente che risuona ancora dei cantici di gloria al vostro magnifico padre; quando è di ieri quel meraviglioso insieme di cose che è venuto a coronare in modo così impareggiabile la vostra aspettazione, il vostro desiderio? Pure, per non avere il rimorso di aver perduto occasione sì bella, per dire qualche cosa di utile alle anime vostre, diremo quello che San Giovanni Bosco stesso vi dice così eloquentemente con la sua figura quale è visibile a tutti gli spiriti e parla a tutti i cuori.

L'incontro del Redentore col suo servo fedele.

Proprio con particolare, provvidenziale opportunità è venuta questa canonizzazione del vostro e Nostro Don Bosco in questa chiusura dell'Anno Santo della Divina Redenzione; e certo il vostro e Nostro caro Santo ha guadagnato immensamente dall'insieme di queste circostanze e congiunture.

È stato dapprima l'incontro del Divino Redentore, del Divino Capitano, suscitatore di ogni santità, di ogni apostolato e di ogni bene, l'incontro con un suo servo così fedele, con un soldato così intrepido delle sue sante battaglie. Da una parte si direbbe che Don Bosco sia venuto a rendere al Divino Redentore tutto quello che Gli doveva, come tutto tutti a lui dobbiamo. Da Lui infatti ebbe principio ogni santità, ogni martirio, ogni bene; da lui tutto quello che resta di bene in questo mondo, anche paganeggiante, tutto quello che resta di bene in questa civiltà e che le viene dalla Croce, dal Cuore, dal Sangue del Redentore e che la fa essere ancora una civiltà cristiana.

"Anno Santo Salesiano."

Don Bosco è venuto a rendere omaggio al suo capo, al suo signore, al suo condottiero, e il Divino Redentore ha disposto, proprio sulla fine dell'Anno Santo della Redenzione, di venire quasi in persona a coronare i meriti del suo servo fedele, a mantenere con lui quelle divine promesse che ha fatto a tutti coloro che lo servono con fedeltà. Magnifico incontro! e come bello, splendido, come a posto nel quadro dell'Anno Santo, nel quadro di tutto quel corteo di santità che ha accompagnato il Redentore nel corso di questo Giubileo della Sua Redenzione! A una scelta tra i più belli, freschi, olezzanti frutti della Redenzione, in omaggio all'autore primo di ogni santità. E per questo da lui Noi tutti, e voi specialmente, voi che siete legati da tanti vincoli al nostro caro Santo, dobbiamo imparare quello che deve essere il frutto specifico di questo Anno Santo, quello che si differenzia da tutti gli altri, e per voi si differenzia con la glorificazione del vostro carissimo Padre, anzi Patriarca. E quanto mai appropriato è per voi un tal frutto dell'Anno Santo che può anche dirsi « Anno Santo Salesiano »! (Applausi vivissimi).

Per tutti, anche per voi il primo frutto è quello delle Sante Indulgenze, prezioso tesoro al quale non si può a meno di pensare con molta umiltà e sentimento di confusione perché dire indulgenza, indulgenza grande, indulgenza massima vuol dire perdono, perdono grande, perdono massimo. E di che cosa? Dei peccati e specialmente dei peccati mortali. E chi può dire di non averne bisogno? Tanto varrebbe dire che non si hanno peccati, e lo Spirito Santo dice che chi afferma di essere senza peccato non dice la verità.

Lo specifico frutto dell'Anno Santo.

Ma questo Anno Santo della Redenzione deve dire qualche cosa di più speciale. Ed infatti lo ha detto, perchè lo ha detto il Redentore stesso. Egli ha espressamente indicato il frutto di tutta l'opera sua di Redenzione e noi non possiamo pertanto trascurare un tal frutto che è come la continuazione della Redenzione stessa. Il Signore lo ha detto con parole rivelatrici del suo cuore, delle sue intenzioni, quando ha annunziato di essere venuto perchè gli uomini avessero la vita e l'avessero in abbondanza, in sempre maggiore abbondanza. «Ego veni ut vitam habeant et abundantius habeant ». Proprio come se dicesse alle sue care anime: abbiate la vita, e abbiatela in abbondanza, in sempre maggiore abbondanza. E questa è la vita cristiana, perchè è Cristo che l'ha data al mondo: Cristo Redentore, vita cristiana. Questa vita cristiana che voi avete già così abbondantemente, dovete averla, svilupparla con abbondanza sempre maggiore; dovete metterla in accordo con le parole del Redentore quando egli dice che deve essere vita abbondante e sovrabbondante.

Ed il nostro caro Santo vi dice: « A così che si vive la vita critiana »; così come lui l'ha vissuta, come la vissero i Santi, non solo quelli che in quest'anno hanno fatto corteo al Redentore, ma tutti i Santi. Che cosa essi praticarono per raggiungere la santità? Una sola cosa: la vita cristiana abbondantemente, sovrabbondantemente vissuta, quella vita cristiana dalla quale nascono tutte quelle ramificazioni così vaste e magnifiche di apostolato e di bene che conquistano tutti i cuori.

Il Redentore disse: « Vivete la vita cristiana e vivetela abbondantemente ». Ecco che Don Bosco oggi ci dice: « Vivete la vita cristiana così come noi l'abbiamo praticata e insegnata a voi ». Ma Ci pare che D. Bosco a voi figli suoi, e così particolarmente suoi, aggiunga qualche parola anche più specificatamente indicatrice nel senso che stiamo considerando. Ci sembra che vi dica: «Ascoltate in quale direzione dovete lasciarvi guidare ». Ci sembra che, per indicarvi a procedere sempre più e sempre meglio per quelle vie, vi dia tre nozioni di vita cristiana, vi insegni un triplice segreto.

Il triplice segreto di Don Bosco: l'amore a Gesù Redentore, la divozione a Maria SS. Ausiliatrice, la fedeltà al Papa.

Il primo è l'amore a Gesù Cristo, a Gesù Cristo Redentore. Si direbbe persino che questo è stato uno dei pensieri, uno dei sentimenti dominanti di tutta la sua vita. Egli lo ha rivelato con quella parola d'ordine: « Da mihi animas! ». Ecco un amore che è nella meditazione continua, ininterrotta di quello che sono le anime non considerate in se stesse, ma in quello che sono nel pensiero, nell'opera, nel Sangue, nella morte del Divino Redentore. Lì Don Bosco ha veduto tutto l'inestimabile, l'irraggiungibile tesoro che sono le anime.

Da ciò la sua aspirazione, la sua preghiera: «Da mihi animas! ». Essa è un'espressione dell'amore suo per il Redentore, espressione nella quale, per felicissima necessità di cose, l'amore del prossimo diventa amore del Divino Redentore, e l'amore del Redentore diventa amore delle anime redente, quelle anime che nel pensiero e nell'estimazione di Lui si rivelano non pagate a troppo alto prezzo, se pagate col suo Sangue. È proprio quell'amore del Divino Redentore che siamo venuti ricordando, ringraziando, in tutto questo anno di moltiplicata Redenzione.

Il più grande, il più forte aiuto su cui contare.

Un altro insegnamento vi dà il Padre vostro. Egli vi insegna il grande aiuto, il più forte aiuto sul quale si deve contare per mettere in pratica quell'amore al Redentore che si risolve in amore delle anime, in apostolato per le anime. Maria Ausiliatrice è il titolo che egli ha prediletto tra tutti quelli della Madre di Dio: Maria aiuto dei cristiani, quell'aiuto sul quale egli contava per mettere insieme le milizie ausiliarie per marciare alla salvezza delle anime. E Maria Ausiliatrice è la vostra eredità, dilettissimi figli, quella eredità che tutto il mondo potrebbe invidiarvi se non avesse altre vie per ricorrervi.

Ed in questo ricordo si deve scorgere un'altra di quelle congiunture, di quelle che si chiamano combinazioni, ma che sono delicati incontri, provvide preparazioni che la Divina Sapienza sola sa mettere insieme. Uno dei frutti più preziosi della Redenzione è la Maternità universale di Maria. E non si sarebbe potuto celebrare il centenario della Redenzione, senza ricordare le ultime ore del Redentore sulla Croce, senza ricordare che dalla sua Croce, mentre più acute e terribili erano le sue sofferenze di morte, il Salvatore diede a tutti noi la stessa sua Madre per Madre nostra: « Ecco il tuo figlio »; « Ecco la tua madre ». È il Divino Redentore che ci ha dato Maria Madre nostra universale, e tale è l'intimo nesso che passa tra la Redenzione e la Maternità umana di Maria. Si direbbe che Don Bosco abbia veduto, in modo speciale, questo intimo legame e lo abbia apprezzato quanto valeva e perciò accanto al Salvatore Divino abbia voluto mettere Maria e affidare Maria, nel titolo che più le conviene, Maria Ausiliatrice, a tutte le opere che il suo gran cuore si proponeva per la salute delle anime. Anche a voi si deve indicare il grande aiuto su cui potrete contare, aiuto che non ha limitazioni nella sua potenza: perchè viene da Maria, Madre nostra, che nulla desidera più che porgerci l'aiuto suo nelle opere che ci proponiamo per la gloria di Dio, per il bene delle anime.

La devozione alla Santa Sede.

Ma, sapiente e Padre amoroso, il vostro Duce ha pensato a guidarvi anche con un'altra guida sicura nelle grandi battaglie, vera guerra gloriosissima, per la salvezza delle anime, quelle battaglie che si devono estendere a tutto il mondo. Don Bosco l'ha indicata nella illimitata e sentita devozione alla Chiesa, alla Santa Sede, al Vicario di Cristo. È un mirabile programma, come Egli stesso diceva a Noi con la sua stessa parola, in una vera intimità che durò molti anni e che oltre che essere di cuore fu, per tanti aspetti, intimità d'intelligenza: un programma continuo e necessario in tutte le direzioni chiarissime, luminosissime e ancor più di fatti che di parole, per cui la Chiesa, la Santa Sede, il Vicario di Cristo riempivano la sua vita. E Noi lo sappiamo per la diretta conoscenza che abbiamo avuto di lui, per la testimonianza della sua propria parola, per l'espressione dei pensieri che egli Ci confidava nella sua vera paterna amicizia, pur in tanta differenza di età. La Divina Provvidenza disponeva le cose in modo che quelle espressioni che meglio potevano farlo conoscere personalmente venissero affidate a Colui che la Provvidenza stessa, nel suo segreto disegno, destinava alla esaltazione di lui alla suprema gloria degli altari. (Vivissimi applausi).

Il "Papa di Don Bosco".

Noi abbiamo parlato di un Giubileo salesiano, e non senza intima gioia abbiamo sentito che intorno a Noi si gridava: « Viva il Papa di Don Bosco!... ».

(Applausi scroscianti, grida altissime di «Viva il Papa di Don Bosco ». Il Papa sorride, poi accenna a continuare). Basta, dilettissimi figli, basta questo a indicare che la bella parola è stata una parola di gioia per Noi, come lo è stata per voi, che siete così buoni figlioli. Ma quella parola, più che una parola di gioia, è per voi una parola ammonitrice. Essa vuol dire che Don Bosco, il Nostro e vostro caro Don Bosco, vi dice che il Papa, con qualunque nome si chiami, in qualunque momento, da qualunque parte esso venga, il Papa per Don Bosco era elemento di vita, e qualche cosa senza di cui egli non avrebbe potuto essere quello che è stato.

Ecco dunque le tre cose di primissima importanza, tre cose che vengono a procurare a voi quei frutti dell'Anno Santo che si chiude con queste esaltazioni di San Giovanni Bosco: l'amore di Gesù Cristo Redentore che è amore per le anime, apostolato per le anime; devozione fervida, costante a Maria Ausiliatrice, da lui voluta a presidio di tutto l'organismo dell'opera sua; devozione, attaccamento obbediente, fedelissimo alla Santa Chiesa, al Vicario di Cristo, come alla guida visibile, sensibile che il Divin Redentore ha voluto non mancasse alle anime affinchè non avessero mai a dubitare nè del pensiero suo, nè del modo di avviare la vita cristiana e sovrabbondantemente cristiana, conforme ai desideri del suo cuore.

La benedizione del Padre.

È con questa paterna constatazione, con questo paterno augurio che vi benediciamo tutti e singoli, e vogliamo benedire tutto quello che rappresentate e non potete a meno di rappresentare. Voi rappresentate tutto quello che avete lasciato nei diversi luoghi da cui provenite, tutta la grande famiglia salesiana e di Maria Ausiliatrice, tutte le case dove questa famiglia non tanto dimora quanto lavora, tutte le opere di apostolato in tutte le forme, tutto quell'altro mondo, quell'esercito di Cooperatori; e poi tutto un altro mondo di anime già venute a Don Bosco o che ancora vengono a lui: una visione grande come il mondo, bella come la carità di Dio e delle anime, bella come le grazie di Maria Ausiliatrice; una visione che Noi vediamo su voi e dietro a voi a perdita d'occhio, fino ai confini del mondo. E vogliamo che la Nostra benedizione arrivi proprio ai confini del mondo, fin dove arriva la Nostra visione.

Voi porterete questa benedizione in tutte quelle direzioni verso le quali va il vostro pensiero e il vostro affetto. Vogliamo benedire tutto quello che avete di più caro nel vostro pensiero e nel vostro cuore e desiderate sia benedetto. Non c'è bisogno di aggiunger che pensiamo non solo alle vostre famiglie spirituali, ma anche a quelle di vero e proprio nome, alle vostre famiglie domestiche. La Nostra benedizione vuol seguire il vostro pensiero e riposare dove voi desiderate. Se nel pensiero vostro voi avete anime che hanno bisogno o merito della Benedizione paterna del Vicario di Cristo, a tutte queste vostre intenzioni e desideri Noi vogliamo rispondere. E con particolare affetto come già il vostro e Nostro caro Don Bosco, Noi pensiamo ai piccoli, ai pargoli del Divino Redentore, dei quali San Giovanni Bosco era così paternamente sollecito. Noi li benediciamo innanzi tutto perchè sono un tesoro tanto prezioso e tanto spesso abbandonato e negletto, deserto di attenzioni benefiche; e poi perchè hanno davanti a sè la vita e la Nostra benedizione vuol benedire in essi il loro avvenire con tutte le promesse e le speranze ed anche come antidoto a tutti i pericoli e le minacce. E non vogliamo dimenticare quelli che stanno all'altro estremo della vita, i vostri anziani, i vostri vecchi, specialmente quelli che hanno lavorato per le opere di Don Bosco, specialmente se ammalati, infermi, aventi perciò maggiore diritto alle sollecitudini della vostra carità come al conforto della Nostra Benedizione.

Voi porterete questa Benedizione Nostra in diverse regioni e Noi preghiamo Iddio che essa vi accompagni non solo in quello che vi rimane del vostro soggiorno romano affinchè riesca a gran bene e profitto delle anime vostre, non solo nel vostro imminente ritorno alle vostre case, ma vi accompagni sempre, e sempre rimanga con voi per tutta la vita.

* * *

E il Santo Padre si alzò: con voce chiara, vibrante di affetto, pronunciò la formola della Benedizione e ce la impartì con larghezza e bontà infinita. Noi non sapemmo rispondere che colle lagrime agli occhi ed uno di quegli applausi che non avrebbero voluto cessare più.

Risalito sulla sedia gestatoria, il Papa, prima di lasciare la Basilica, con gesto squisitamente delicato, si degnò di fare tutto il giro della Confessione per benedire ancora e rallegrare d'una cara, per quanto rapida visione, quella parte dell'uditorio che, situata nei bracci della crociera, non Lo aveva potuto contemplare durante l'Udienza. Poi attraversò lentamente la Basilica e, giunto al fondo della navata centrale, fece volgere la sedia gestatoria, si alzò in piedi, in tutta la maestosa dolcezza del Padre comune, e, dolce Cristo in terra, rinnovò la sua benedizione e si indugiò in un saluto così affettuoso, che noi avremmo sostituito volentieri i Sediarii pontifici e Lo avremmo levato sulle nostre spalle e portato in trionfo, come un giorno i birichini di Valdocco portarono in trionfo S. Giovanni Bosco!...

L'OMAGGIO DI GRATITUDINE DELLA FAMIGLIA SALESIANA AL "PAPA DI DON BOSCO"

Il Papa ha inaugurato il ciclo dei festeggiamenti a San Giovanni Bosco colla Canonizzazione, ed i Salesiani hanno chiuso il Triduo romano con un solenne omaggio di devota riconoscenza al Papa glorificatore di Don Bosco.

La cerimonia si svolse all'Istituto Pio XI, fra le mura della Chiesa di Maria Ausiliatrice non ancora interamente coperta, tra una selva di armature, cielo aperto sopra l'ossatura ferrea della cupola che tocca il vertice all'altezza di trentatrè metri dal suolo. E nonostante il tempo piovoso è riuscita un trionfo di amore al Vicario di Cristo.

Altissime Personalità ed una folla di Cooperatori, benefattori, amici ed ammiratori delle opere salesiane hanno accolto l'invito del Rettor Maggiore e, dalle varie arterie della Capitale, affluirono in Via Tuscolana, accolti all'ingresso dell'Istituto dall'Ispettore D. Festini, dal Direttore Don Rotolo, dai confratelli e giovani con cordiali dimostrazioni di affetto, che si intensificarono all'arrivo degli Em.mi Porporati, i Cardinali Pietro Gasparri, Enrico Gasparri, Fumasoni Biondi, Augusto Hlond.

All'ora stabilita gli Em.mi Principi di Santa Chiesa, accompagnati dalle Autorità convenute, discesero nel Tempio e presero posto nella parte absidale già completa, ove, dinanzi alla lapide murata a corno evangelii, erano state erette varie tribune, mentre allievi, ex-allievi, cooperatori ed amici occupavano lo spazio rimanente, prolungandosi lungo la grande navata che si profilava tra armature ed antenne.

Una ventina di Vescovi e varie altre personalità, tra cui notammo alcuni membri dell'ecc.mo Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, S. E. Rev.ma Mons. Alfredo Ottaviani, sostituto della Segreteria di Stato, S. Ecc. il march. Serafini, Governatore della Città del Vaticano e S. E. Mons. Salotti, facevano corona agli Em.mi Porporati, salutati al loro apparire dall'unanime acclamazione della folla. Particolarmente gradita la presenza della sorella del Santo Padre, l'Ecc.ma Donna Camilla Ratti che prese posto presso la lapide tra insigni benefattori e benefattrici dell'Opera. Il conte De Latour, segretario della R. Ambasciata d'Italia, i senatori Fedele, Rebaudengo e Montresor, l'on. Preti, il comm. Beccari, il gr. uff. Leone Castelli, il comm. avv. Angelini Rota, l'avv. comm. Leone Gessi, il barone Tuccari, il comm. Fratta, il march. delle Rocchette, il conte Ottieri della Ciaia, il col. Ventriglia della R. Areonautica, l'on. dott. Cingolani, l'ing. Angella direttore dei lavori del tempio ed altri, coi membri del Capitolo Superiore e col Consiglio Generalizio dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Ispettori e Direttori, Ispettrici e Direttrici completavano la corona.

L'abside era stata riccamente ornata con festoni verdi, coi gonfaloni di Roma inviati dal Governatorato e con un trofeo di bandiere pontificia, italiana e romana, al centro del quale campeggiava un grande ritratto ad olio del Sommo Pontefice.

La cerimonia è stata aperta dal canto dell'inno corale Salve Decus Italorum del Maestro salesiano D. Antolisei e dalle Acclamationes, ottimamente eseguite dalla Schola cantorum dell'Istituto Pio XI.

La stessa Schola ha quindi eseguito il canto Vergine Madre... (Parad. XXXIII) dallo stesso M. Antolisei composto per il Centenario Dantesco ed udito da Sua Santità Pio XI all'Ospizio del S. Cuore il 17 luglio 1921 nella solenne festa dei premi, da lui onorata con lo splendore della porpora cardinalizia.

Lo scoprimento della lapide.

Poi l'omaggio al Papa si concentrò nello scoprimento della lapide e nel discorso del Rettor Maggiore. Padrino e madrine S. E. De Estrada, Ambasciatore di Argentina presso la Santa Sede, l'Ecc.ma Donna Camilla Ratti e la Contessa Macchi di Cellere.

Il prof. Fornari diede lettura dell'epigrafe latina da lui composta, e ne fece tosto la traduzione italiana:

« Il giorno 1° aprile 1934, sacro alla Resurrezione di Gesù Cristo, in cui Pio XI, supremo interprete dei divini consigli, a chiusura delle religiose cerimonie celebranti la ricorrenza secolare dell'Umana Redenzione, fra genti convenute da tutte le parti del mondo, ascriveva nel novero dei Santi Giovanni Bosco, Padre e Legislatore della Pia Società Salesiana e delle Figlie di Maria Ausiliatrice; ad eternare la memoria di tanto avvenimento in questo tempio eretto per volontà dello stesso Pontefice presso l'Ospizio dei giovanetti che si onora del Suo nome, la famiglia salesiana (questa lapide) documento dell'animo suo grato e festante, dedicava ».

Poi salì al palco dell'oratore un allievo dell'Istituto, del 2° corso di meccanica, il quale con vivace spigliatezza rivolse agli Eminentissimi Cardinali ed a tutti i convenuti il saluto degli alunni dell'Istituto « Pio XI », e terminò auspicando nel Tempio, in tempo non lontano, il ripristino della Cappella Papale solita a celebrarsi, in Roma prima del 1870 il 24 maggio nella festa di Maria Ausiliatrice. L'audace augurio infervorò gli applausi del pubblico che si intensificarono all'apparire del nostro Rettor Maggiore il quale, in un discorso vibrante dello spirito genuino di Don Bosco Santo, protestò la gratitudine della Famiglia Salesiana al Santo Padre Pio XI ed a quanti con S. Santità avevano concorso nei primi giorni della Canonizzazione ad esaltare il nuovo Santo.

« L'epigrafe che in questo istante appare ai nostri sguardi - disse il sig. Don Ricaldone - fissa nel marcio la storica data della Canonizzazione del nostro Fondatore e Padre, San Giovanni Bosco; reca inciso a caratteri indelebili il nome del Pontefice che lo elevò ai sommi onori, e dice e dirà in perpetuo la gratitudine dei figli verso il glorificatore augusto del loro Padre.

Storica davvero la data di questa canonizzazione per tutto quello che l'ha preceduta, accompagnata e seguita.

La precedette una aspettazione intensa e mondiale, fatta di simpatia, di riconoscenza, di ammirazione. La figura di Don Bosco, tanto amabile in vita, si mantiene anche oggi nel ricordo di chi lo conobbe e si presenta alla mente di chi mai non lo vide, aureolata di una bontà serena, indulgente e benefica, alle cui attrattive non si resiste. I frutti poi della sua opera provvidenziale muovono ogni ceto di persone a benedire la sua carità multiforme, che sparse per ogni dove germi di bene a vantaggio della società e delle anime specialmente giovanili. E dinanzi all'albero gigantesco venuto su in breve ora dall'evangelico granello, studiosi di fenomeni sociali, storiografi ed agiografi salutano in lui un antiveggente precursore che, sceverando nova et vetera, alcune forme di attività e di apostolato ripose, altre rimise a nuovo, altre di sana pianta creò. Quindi è che le varie fasi della sua causa, complessa al pari della sua vita, erano seguite da migliaia e migliaia di cuori. Quante preghiere infatti, quanti voti perchè la voce infallibile del Vicario di Cristo bandisse dall'alto della cattedra di verità ciò che formava l'intimo convincimento di innumerevoli ecclesiastici e laici, dovunque la Chiesa Romana ha steso le sue propaggini!

E scoccata l'ora gloriosa della proclamazione, ecco il concorrere di circostanze estrinseche a rendere ancor più memoranda la faustissima data. Un giubileo di grandiosità eccezionale stava per chiudersi nel dì solenne di Pasqua: all'invito del Pontefice aveva risposto con slancio inaudito, per tutto un anno, il mondo intiero. La stessa Santità di Pio XI volle che la chiusura fosse segnalata con qualche cosa che uscisse dall'ordinario, con un rito che, raccogliendo l'unanime consenso del mondo cattolico, desse adeguato risalto alla cerimonia consueta. La Provvidenza, che guida con mano invisibile gli eventi umani, condusse le cose in maniera che la Chiesa, la Madre dei Santi, potesse glorificare al cospetto di tutte le genti la santità di un figlio al quale ogni popolo della terra rendeva cordiale omaggio di affetto e di venerazione. È un fatto innegabile che l'apoteosi di Don Bosco in un momento così caratteristico ha riscosso plauso da ogni Nazione quae sub Coelo est, quasi che ognuna ravvisasse in lui un nobile germoglio del proprio sangue, e così l'anno degli innumerevoli e filiali pellegrinaggi ebbe un mirabile coronamento, nel giorno in cui all' Urbe convenivano numerosi come mai i rappresentanti dell'Orbe.

Ma all'apoteosi religiosa e cattolica vennero ad aggiungersi sovrane e regali partecipazioni coi più alti consensi nazionali e civili. La stessa Maestà del Re, con quella bontà che sempre distinse la sua Augusta Casa, volle partecipare alla solenne cerimonia in San Pietro facendosi rappresentare da S. A. R. il Principe Ereditario Umberto di Savoia, che, con gentilezza veramente regale, rivolse alla vigilia e al termine della Canonizzazione agli untili figli di Don Bosco parole di sovrana compiacenza, che essi serberanno scolpite a caratteri indelebili nei loro cuori. È vero, Don Bosco appartiene a tutto il mondo. Ma l'Italia ebbe la sorte di dargli i natali. Lo stesso Papa Pio XI non lo aveva detto « gloria d'Italia » e « Figlio glorioso della Patria? ».

E il Capo del Governo, l'uomo provvidenziale che regge le sorti d'Italia, vigile custode di quanto accresce l'onore e la forza del Paese, vide in Don Bosco un degno e glorioso rappresentante della stirpe. Quindi, non solo volle che dalla vetta del Campidoglio partisse una parola autorevole, calda, solenne, a gloria del grande italiano, ma alla manifestazione, che è la prima di questo genere da che la rocca famosa erge il capo al sole di Roma, Egli apportò altissimo significato e valore col suo personale intervento.

Noi che abbiamo conosciuto Don Bosco, sappiamo quanto una siffatta armonia di religiosi e patrii sensi stesse in cima ai suoi pensieri e quanto sarebbe stato il suo giubilo se i tempi che furono suoi gli avessero concesso di vedere nella propria patria, come ebbimo la fortuna di vedere noi, l'alba gloriosa di quell' 11 febbraio 1929 quando, colla firma dei Patti Lateranensi, si ridava l'Italia a Dio e Dio all'Italia. Queste memorande parole rendono tutto il pensiero del grande Papa al cui nome andrà indissolubilmente legato il ricordo della Canonizzazione di Don Bosco.

Egli infatti, che conobbe da vicino il canonizzato e ne scandagliò a fondo e ne comprese appieno lo spirito, ha messo appieno e ripetute volte in particolar rilievo questa nota come provvidenziale della grande celebrazione, e lo scrisse pure in un solenne documento destinato a tutta la Chiesa pochi mesi dopo che l'iride della pace religiosa tornò a brillare come giammai forse dopo Costantino, sul cielo d'Italia. Parlo dell'Enciclica Quinquagesimo ante anno, dove, enumerando le consolazioni elargiteGli da Dio durante il Suo giubileo sacerdotale, dichiarava essere avvenuto, per un tratto speciale della Provvidenza Divina, che il primo, a cui aveva decretato gli onori della Beatificazione, dopo conclusa la desideratissima pace col Regno d'Italia, fosse Giovanni Bosco, che, in più occasioni, erasi adoperato perchè si componesse amichevolmente il dolorosissimo dissidio che aveva strappata l'Italia al paterno amplesso.

Debitori a Pio XI della Canonizzazione, debitori a lui di questo singolare apprezzamento che eleva la Canonizzazione stessa alla dignità di simbolo di un grande fatto storico, gli siamo anche debitori d'avere a più riprese delineato con mano sicura la straordinaria personalità del Santo. Prima dell'Omelia Pasquale, ben venticinque volte il Papa disse pubblicamente le lodi del Servo di Dio descrivendone le virtù e le opere e tratteggiandone la provvidenziale missione.

Ma il sentimento del Papa rifulse singolarmente nell'udienza di ieri. Udienza memorabile! Memorabile per il luogo: «Vi abbiamo fatto apprestare - disse il Papa - la più grande e bella sala del mondo »: e certo San Pietro presentava in quel momento un aspetto di cui non si ha forse esempio nella storia. Memorabile per gli intervenuti: attorno ai solenni mausolei Papali non fremette mai tanta turba di giovani, accorsi da mille parti del mondo: « Una vertigine di gioia » fu detto dal Pontefice il delirio di evviva e di applausi che lo accolse all'ingresso della Basilica e lo accompagnò fino all'altare della Confessione dinanzi al quale stava eretto il trono. Memorabile per l'allocuzione pontificia ampia, paterna, ricca di constatazioni, di personali ricordi e di care esortazioni e conchiusa con una, dirò così, tessera di riconoscimento per tutti i figli di Don Bosco grandi e piccoli: amore a Gesù Redentore nelle esplicazioni della sua carità a salvezza delle anime, devozione a Maria Ausiliatrice, fedeltà al Vicario di Gesù Cristo. L'acclamazione al « Papa di Don Bosco » raccolta dal Santo Padre il giorno di Pasqua in San Pietro e da lui cordialmente gradita, espresse il movente segreto che di tanto entusiasmo accese i petti in più di cinquantamila presenti e che parole così belle e indimenticabili mise sulle labbra del Sommo Pio.

Gli atti e i detti del Pontefice hanno avuto queste conseguenze, che se prima la figura di Don Bosco grandeggiava dinanzi al nostro spirito, ora essa giganteggia oltre ogni comparazione, e che nel mondo la conoscenza di lui si è allargata e approfondita. Onde il grande Te Deum sposato all'Alleluia pasquale nel massimo tempio della Cristianità fu solenne ringraziamento a Dio per aver dato alla Sua Chiesa uno di quei Santi che maggiormente ne fanno risplendere la santità e della Santità sono in più larga misura strumenti e ministri.

Consci pertanto del molto che dobbiamo al Santo Padre Pio XI noi ci siamo radunati qui con l'intendimento di tributargli l'omaggio della nostra riconoscenza. Della riconoscenza dei Salesiani verso il Pontefice incomparabile parlano già i muri dell'edificio che sorge accanto a questa chiesa e che abbiamo intitolato al suo augusto nome. Nelle Scuole professionali dell'Istituto Pio XI generazioni di giovani si succederanno a disciplinarsi nel lavoro e nella pratica della vita salesiana e con le lodi del Padre della gioventù udranno rievocare in benedizione il ricordo di Pio XI, che Dio conservi ancora lunghi anni al bene della Chiesa e della umanità. Un sol palpito vibrerà per il Santo della Carità e per il Papa di quel Santo nel benefico istituto e nel maestoso tempio che, prossimo a compiersi, ci accoglie e che sarà in Roma centro e faro irradiatore della divozione alla Madonna di Don Bosco, Maria Ausiliatrice.

Ma io ora sono arrivato ad un punto nel quale vorrei avere almeno per alcuni istanti tutto il cuore di Don Bosco per rendere al Vicario di Gesù Cristo le più degne azioni di grazie. Per altro, se non ne posseggo il cuore, ho la fortuna di poter far mia, dirò così, la sua voce. Nel 1876 il Custode generale dell'Arcadia aveva invitato il Servo di Dio a leggere un suo discorso sulla Passione del Signore in una tornata che si soleva tenere ogni anno il Venerdì Santo dall'Accademia. Don Bosco accettò l'invito, il che fu subito considerato come un gran dono a tutti graditissimo. L'adunanza si tenne nel palazzo Altemps. L'oratore non divagò per i campi fioriti della letteratura, ma lesse una serie di erudite e divote riflessioni intorno alle « Sette Parole » proferite da Gesù in Croce. Nella chiusa con il più naturale dei trapassi venne a dire dell'unione dei veri credenti con Pietro e con i suoi successori ed invitando tutti a stare « schierati intorno al degno successore dell'Apostolo, intorno al grande, al coraggioso Vicario di Gesù Cristo, al forte, all'incomparabile Pio IX » (tutti questi aggettivi sono suoi), proseguiva con una esortazione ed una protesta, che io ripeto letteralmente intendendo di rivolgerla con filiale devozione, a nome dei Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dei loro allievi ed ex allievi, dei Cooperatori e Cooperatrici e di tutti gli amici e divoti di Don Bosco Santo, dal nono all'undecimo Pio:

« In ogni dubbio, in ogni pericolo, ricorriamo a lui, come ad àncora di salvezza, come ad oracolo infallibile. Nè mai alcuno dimentichi che in questo portentoso Pontefice sta il fondamento, il centro di ogni verità a salvezza del mondo. Chiunque raccoglie con lui, edifica fino al Cielo; chi non edifica con lui, disperde e dissipa fino all'abisso: Qui mecum non colligit, dispergit. Se mai in questo momento la mia voce potesse giungere fino a quell'angelico Consolatore: Beatissimo Padre, vorrei dire, ascoltate e gradite le parole di un figlio povero, ma a voi affezionatissimo. Noi vogliamo assicurarci la via che ci conduca al possedimento della vera felicità; perciò tutti ci raccogliamo intorno a Voi, come padre amoroso e maestro infallibile. Le vostre parole sono guida ai nostri passi, norma alle nostre azioni. I Vostri pensieri, i Vostri scritti saranno raccolti con la massima venerazione, e con viva sollecitudine diffusi nelle nostre famiglie, fra i nostri parenti, e, se fia possibile, per tutto il mondo. Le Vostre gioie saranno pur quelle dei Vostri figli. E le Vostre pene e le Vostre spine saranno parimenti con noi divise, e come torna a gloria del soldato che in campo di battaglia muore per il suo sovrano, così sarà il più bel giorno di nostra vita quando per Voi, o Beatissimo Padre, potessimo dare sostanza e vita, perchè morendo per Voi, abbiamo sicura caparra di morire per quel Dio, che corona i momentanei patimenti della terra con gli eterni godimenti del cielo ».

La filiale protesta di San Giovanni Bosco, ripetuta con voce vibrante d'intimi affetti dal suo successore, suscitò nella famiglia salesiana che ascoltava devotamente, vivissimo entusiasmo. E lo espresse una calorosa ovazione che si rinnovò protraendosi all'indirizzo degli Em.mi Cardinali, Vescovi, Autorità e Superiori presenti man mano che lasciavano il tempio per recarsi a visitare l'Istituto che reca il glorioso nome dell'immortale Pio XI.

Percorsi gli ampii, magnifici laboratori, tutte le personalità si accomiatarono portando nel cuore le più care impressioni.

L'APOTEOSI A TORINO

L'esempio di Roma, che aveva profuso lo splendore e la letizia della gioia pasquale alla glorificazione suprema di Don Bosco Santo, chiamato tosto il giorno seguente anche agli onori del Campidoglio, suscitò in tutto il mondo una gara di celebrazioni e di festeggiamenti che hanno ravvivato nei mesi decorsi, e continueranno ancora per chissà quanto tempo a ravvivare, di palpiti di santità e di documenti di fede, la cronaca ordinaria dei giornali e dei periodici, sollevando le anime in « più spirabil aere » e testimoniando ancora una volta, forse nella forma più solenne, l'universale consenso dei popoli alla parola del Papa, del Vicario di Cristo. Noi non ne raccoglieremo che l'eco nei prossimi numeri, a misura che lo spazio ce lo vorrà consentire. Ora riserbiamo le pagine rimanenti all'apoteosi. di Torino. Torino infatti, cuore del mondo salesiano, ha mantenuto il primato nella gara universale di affetto e di devozione in cui si sono prodigate città e paesi d'ogni Nazione. Il concorso cordiale delle massime Autorità ecclesiastiche, politiche, civili e militari ha permesso al Comitato, costituito dal Rettor Maggiore, di dare al programma il massimo sviluppo.

L'entusiasmo del popolo, che sente la santità di Don Bosco come gloria di famiglia, l'ha animato di quel palpito che dona alle feste il senso della vita, della cordialità.

Il concorso poi di pellegrini di ogni terra e d'ogni lingua, anche dai più remoti paesi di missione, ha fatto assorgere la manifestazione cittadina ad un trionfo mondiale.

Il ciclo dei festeggiamenti, elaborato accuratamente da Comitati e Commissioni effettive, sotto la diretta presidenza dei Superiori del Capitolo, si è iniziato, subito dopo la chiusa delle feste romane, il giovedì 5 aprile, e l'Italia vi fu ancora presente come non mai.

Le LL. Maestà il Re e la Regina d'Italia si degnarono di assumerne l'Alto patronato insieme a: S. A. R. il Principe Ereditario Umberto di Savoia, Principe di Piemonte; S. A. R. la Principessa Reale Maria del Belgio, Principessa di Piemonte; S. A. R. la Principessa Reale Maria di Savoia; S. A. R. la Principessa Elena di Francia, Duchessa d'Aosta Madre; S. A. R. il Principe Amedeo di Savoia-Aosta, Duca d'Aosta; S. A. R. la Principessa Anna di Francia, Duchessa d'Aosta; S. A. R. il Principe Aimone di Savoia-Aosta, Duca di Spoleto; S. A. R. il Principe Vitt. Eman. di Savoia-Aosta, Conte di Torino; S. A. R. il Principe Ferdinando di Savoia-Genova, Duca di Genova; S. A. R. il Principe Filiberto di Savoia-Genova, Duca di Pistoia; S. A. R. la Principessa Lydia di Arenberg, Duchessa di Pistoia; S. A. R. il Principe Adalberto di Savoia-Genova, Duca di Bergamo; S. A. R. la Principessa Maria Adelaide di Savoia-Genova; S. A. R. il Principe Eugenio di Savoia-Genova, Duca di Ancona; S. E. la Contessa Jolanda Calvi di Bergolo, Principessa di Savoia; S. E. il Conte Carlo Calvi di Bergolo, Cav. dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata; S. E. il Duca Paolo Thaon di Revel, Cav. dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata, Grande Ammiraglio, Senatore del Regno; S. E. il Maresciallo d'Italia Gaetano Giardino, Cav. dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata, Ministro di Stato, Senatore del Regno; S. E. il Conte Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon, Ministro di Stato, Ambasciatore di S. M. il Re presso la S. Sede, Senatore del Regno il quale venne in persona a rappresentare ufficialmente il R. Governo Italiano.

Il Comitato d'Onore, sotto la Presidenza di Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino, e la Vicepresidenza di S. E. il Cav. di Gr. Croce Dott. Agostino Iraci, Prefetto di Torino, del Conte Dott. Paolo Thaon di Revel, Senatore del Regno, Podestà di Torino, del Comm. On. Andrea Castaldi, Segretario Federale del P. N. F., raccolse tutte le Autorità e le più distinte personalità del clero e del laicato.

Il Comitato Centrale Patronesse Salesiane, sotto la presidenza onoraria di S. A. R. la Principessa Lydia di Arenberg, Duchessa di Pistoia, e la presidenza effettiva della Marchesa Carmen Compans di Brichanteau-Challant-Marsaglia, ha prodigato tutte le sue sollecitudini per la buona riuscita.

Parroci, religiosi, Istituti, famiglie private andarono a gara ad ospitare Vescovi e pellegrini.

S. E. il Sen. Agnelli mise a disposizione del Comitato per tutto il periodo dei festeggiamenti una ventina di berline Ardita, e fece preparare nell'ex-carrozzeria speciale comodi alloggiamenti per un migliaio di allievi e di ex-allievi, col concorso degli Istituti Salesiani, del Municipio che offerse 200 letti, e del Magazzeno Militare, che, dietro modico pagamento, inprestò 50o brande, 150o pagliericci con coperte.

Le ferrovie dello Stato e quelle secondarie, le tramvie e gli autoservizi, con larghe facilitazioni, favorirono l'afflusso ed il soggiorno dei pellegrini.

La Croce Rossa, la Verde e la Bianca, si divisero l'assistenza pei casi di pronto soccorso. L'E.I.A.R. favorì all'immensa folla che non poteva trovar posto in Basilica la recezione di tutte le funzioni e, come già per la Canonizzazione, e la celebrazione in Campidoglio, diffuse ampiamente tutta l'apoteosi del giorno 8.

Le diverse funzioni furono dirette dal Cerimoniere Arcivescovile teol. Bertolone, coadiuvato dai Cerimonieri salesiani; e i ricevimenti dai Cerimonieri di corte: Ricardi di Netro conte Federico, Prunas Tola conte Vittorio, Olivieri di Vernier conte Carlo, Lovera di Castiglione conte Carlo, Buffa di Perrero conte avv. Alessandro, Buffa di Perrero conte Vittorio, Buffa di Perrero conte Vincenzo, Bianco di S. Secondo conte dott. Ernesto, coadiuvati dai signori Gribaudi comm. prof. Piero, Battú avv. Prospero.

Il mattino del 5 aprile, la Basilica di Maria Ausiliatrice, splendidamente addobbata, rifulgente di luci, tra un profumo di fiori, aperse le sue porte all'alba; ed una vera folla di pellegrini, giunti nella notte o nei giorni precedenti da diverse parti, impazienti, come il buon popolo torinese, di venerare il nuovo Santo, la gremì in breve tempo. L'Urna del Santo era già, su un altare provvisorio, nella Cappella di San Pietro che sarà la sua. Ve l'aveva collocata lo stesso Rettor Maggiore prima di partire per Roma in una funzioncina commovente di intimità familiare. Dominava l'altare il quadro di Don Bosco Santo, dipinto dal Crida, che il 18 aprile i Superiori portarono poi a Roma ed offersero, in omaggio, al « Papa di Don Bosco! ». Le Messe si susseguirono ininterrottamente fino a mezzogiorno. Vescovi e sacerdoti si alternarono all'altar maggiore ed a quello del Santo.

Ma l'omaggio più augusto, Don Bosco Santo lo ricevette, nella forma più intima e devota, fin dalle prime ore del mattino, da S. A. R. il Principe Umberto, che, partito la sera antecedente da Pisa, giungeva privatamente e, quasi di sorpresa, all'Oratorio e saliva alle Camerette di Don Bosco per assistere alla Santa Messa, che, nell'assenza del Rettor Maggiore, celebrò per S. A. il Prefetto Generale Don Berruti. Soddisfatta la sua pietà, S. A. veniva riconosciuto, circondato ed acclamato dai nostri giovani, accorsi in cortile, e dal popolo attratto dalle acclamazioni dei giovani. La spontanea dimostrazione accompagnò il Principe fino al modesto refettorio ove S. A. degnavasi gradire una tazza di caffè e si intratteneva affabilmente con D. Berruti sul programma dei festeggiamenti, dolente di non poter presenziare alla festa del giorno 8. Nel suo cuore era ancora tutta la grandiosa impressione della Canonizzazione.

Il primo giorno del Triduo era specialmente dedicato agli Istituti ed Associazioni maschili; la Basilica quindi, alle 9,30, fu riservata per loro, mentre i pellegrini sfilavano a stento in brevi preghiere accanto all'urna del Santo. Verso le 10 si iniziò il solenne Pontificale celebrato da S. Em. Rev.ma il Sig. Card. Giov. Batt. Nasalli Rocca, Arcivescovo di Bologna, assistito dalle LL. EE. RR. gli Arcivescovi Mons. Piovella e Mons. Lustosa e dai Vescovi

Mons. Costantini, Mons. Gonzi, Mons. Mezzadri, Mons. Emmanuelli, Mons. Lara e Mons. Perrachon. In presbitero, in posto d'onore, erano i Principi di Orléans. La Schola Cantorum dell'Oratorio, sotto la direzione del M.o Scarzanella, eseguì la nuova Messa del M.o D. De Bonis, salesiano. Sedeva all'organo il M.o Pagella. Un opportuno impianto di altoparlanti permise alla maggioranza dei fedeli, costretti a trattenersi in cortile o in piazza, di seguire tutta la funzione. Nel pomeriggio cantò i Vespri Pontificali S. E. Mons. Vescovo di Gozo e tenne il panegirico del Santo l'Em.mo Card. Hlond, Salesiano, Primate di Polonia. Impartì la benedizione eucaristica l'Em.mo Card. Arcivescovo di Bologna. Soddisfatta parte della folla, alle ore 2o si fece una funzione popolare per quanti non avevano potuto assistere alla prima. Predicò S. E. Mons. Pinardi ed impartì la benedizione S. E. Mons. Mazzini.

Il 6 aprile, giornata del Clero, pontificò S. Em. Rev.ma il Sig. Card. Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Napoli. La cappella del Seminario, sotto la direzione del M° Teol. Turco, eseguì la Messa Gloria tibi Domine del Cordella. Ai Vescovi convenuti il giorno precedente si aggiunsero le LL. EE. l'Arcivescovo di Ancona, Mons. Giardini e i Vescovi: Mons. Garigliano di Biella, Mons. Cognata, salesiano, di Bova, Mons. Pederzolli di Parenzo e Pola, Mons. Taccone di Ruvo e Bitonto, Mons. Leopardi di Osimo, Mons. Coppo, salesiano, tit. di Paleopoli, Mons. Giorgi di Montepulciano, Mons. Bertazzoni di Potenza, Mons. Durante di Sansevero. Ai Vespri pontificati da S. E. Mons. Micozzi, Vescovo Principe di Teramo, venne da Milano a tenere il panegirico l'Em.mo Card. Arcivescovo A. Idelfonso Schuster, che ripartì immediatamente, con grande rammarico di tutti. Diede la benedizione eucaristica S. Em. Rev.ma il sig. Card. Augusto Hlond. Alla funzione popolare predicò l'Ecc.mo Vescovo di Trieste, Mons. Fogar e diede la benedizione S. E. Mons. Cognata, Vescovo di Bova.

La folla dei pellegrini raggiunse al sabato cifre imponenti. Pontificò la Messa solenne S. Em. Rev.ma il sig. Card. Luigi Gius. Maurin, Arcivescovo di Lione, Priviate delle Gallie, coll'assistenza di una trentina tra Arcivescovi e Vescovi. Oltre i precedenti, gli Ecc.mi Arcivescovi: di Aquila, mons. Manuelli - di Gaeta, Mons. Casaroli - di Madras, Mons. Mederlet, salesiano - di Modena, Mons. Bussolari; gli Ecc.mi Vescovi di Cremona, Mons. Cazzani - di Metz, Mons. Pelt - di Alba, Mons. Grassi - di Agrigento, Mons. Peruzzo - di Cagli e Pergola, Mons. Mantini - di Faenza, Mons. Scarante - di Grosseto, Mons. Galeazzi - di Asti, Mons. Rossi - l'Ausiliare di Genova, Mons. De Amicis - di Nicotera e Tropea, Mons. Cribellati; i salesiani Mons. Comin, Vic. Ap. di Mendez e Gualaquiza, Mons. Jara, Vic. Ap. di Magellano, Mons. Emanuel, Aus. di Sabina. Essendo la giornata degli Istituti ed Associazioni femminili, le esecuzioni musicali furono affidate alle scuole di Santa Cecilia M. A., dell'Istituto Barolo, dell'Istituto

Sant'Anna, delle Orsoline del Cottolengo e dell'Istituto Sacra Famiglia le quali, sotto la direzione del M° Grosso, salesiano, alternarono le melodie gregoriane con motetti polifonici di Palestrina e Orlando Lasso. Ai Vespri pontificati da S. E. Mons. Mederlet, tenne il panegirico S. Em. il sig. Card. Giov. Batt. Nasalli Rocca ed impartì la benedizione S. Em. Rev.ma il sig. Card. Luigi Maurin. Alla funzione popolare predicò S. E. l'Arcivescovo di Cagliari, Mons. Piovella ed impartì la benedizione S. A. Mons. Endrici, Arcivescovo Principe di Trento.

A sera, come in tutte le precedenti, illuminazione della Basilica e concerto, mentre la folla sfilava incontentabile avanti all'urna del Santo.

LA GIORNATA TRIONFALE

L'alba dell'8 aprile spuntò uggiosa di pioggia. E un senso di trepidazione ci invase alla minaccia che tanta gente, tanti giovani sopra tutto, avessero a soffrire la capricciosa contrarietà del maltempo. Il cuore non voleva rinunziare alla speranza di un bel sole di aprile. Invece rovesci di acqua continuarono a flagellare durante la mattinata la folla dei pellegrini che affluivano con tutti i mezzi di trasporto alla Basilica di Maria Ausiliatrice. L'imperversare del maltempo non sconcertò tuttavia il concorso organizzato con tanta fede e con tanto amore, e la giornata fu un trionfo meraviglioso di pietà e di divozione. Forse anzi ne guadagnò il fervore religioso di tante anime buone. Provvidamente era stata predisposta la celebrazione di Messe ogni mezz'ora non solo nella Basilica di Maria Ausiliatrice, ma anche-nella cappella di S. Francesco di Sales, nella chiesa succursale e nella cappella « Pinardi ». Cosicchè molti poterono soddisfare al precetto festivo con relativa comodità; mentre forse la più parte, assiepata in piazza, assisteva al divin sacrificio che si celebrava ininterrottamente ad un altare improvvisato. In Basilica, fin dalle prime ore del mattino, all'altar maggiore ed a quello del Santo, si alternarono i Cardinali e i Vescovi che dovevano poi assistere al solenne pontificale dell'Em.mo Cardinale Arcivescovo di Torino, Maurilio Fossati.

Le due Messe tradizionali, per la sezione Artigiani alle 6,3o e per la sezione Studenti alle 7,30, furono celebrate rispettivamente dal nostro Rettor Maggiore sig. Don Ricaldone e da Sua Em. Rev.ma il sig. Card. Francesco Vidal y Barraquer, Arcivescovo di Tarragona e Primate di Spagna. Verso le 9 anche la poca folla che poteva capire la Basilica, dovette sgombrare per far posto alle autorità, personalità e rappresentanze espressamente invitate alla funzione. Si riversarono pertanto sotto i portici, si sparsero pei cortili e per le adiacenze ove i potenti altoparlanti permettevano di partecipare in qualche modo al sacro rito e di godere la magnifica esecuzione della musica liturgica e della nuova splendida Messa ad onore del Santo composta dal M.o salesiano Don Alessandro De Bonis.

Mentre i Vescovi si paravano nell'ampio salone interno, cominciarono a giungere le Autorità cittadine: S. E. il Prefetto Iraci, il Segretario Federale On. Gastaldi, il Podestà Conte Sen. Paolo Thaon di Revel, le LL. EE. il Gen. Spiller, Comandante del Corpo d'Armata, il Gen. Scala, Comandante la Scuola di Guerra, i Senatori Agnelli, Cian, Di Bernezzo, Rebaudengo, Tiscornia, S. E. il Gen. Clerici, il Gen. Vercellino, Comandante la Divisione, il Console gen. della M. V. S. N., l'Intendente di Finanza, il Vice podestà, ing. Silvestri, ecc.

Insieme col Rettor Maggiore e coi Superiori, tutte le Autorità si disposero all'ingresso laterale della Basilica, per accogliere il rappresentante del nostro Governo, S. E. il Quadrunviro Conte Cesare Maria De Vecchi di Vai Cismon, Ambasciatore di S. M. il Re d'Italia presso la Santa Sede, e la Missione Argentina capeggiata da S. E. Cantilo, Ambasciatore della Repubblica Latina presso il Quirinale che, fra gli applausi della folla, furono tosto accompagnati agli inginocchiatoi appositamente preparati in presbitero a destra del trono Arcivescovile. Dietro, oltre la balaustrata, presero posto le Autorità.

La parte centrale della Basilica era riservata agli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi pei quali erano state preparate lunghe bancate coperte di damasco. Una apposita tribuna era stata riservata alle Dame Patronesse. S. A. R. la Duchessa di Pistoia, Presidente Onoraria, assente da Torino, s'era fatta rappresentare dalla

Contessa Ricardi di Netro. Presso le bancate dei Vescovi, dalla parte del Vangelo, erano i banchi riservati ai rappresentanti del Clero secolare, degli Ordini e Congregazioni religiose; a lato dell'Epistola, pel Consiglio generalizio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, rappresentanze di Congregazioni religiose femminili e personalità.

In presbiterio, di fronte al trono arcivescovile, erano i cinque troni per gli altri Em.mi Cardinali.

Il tempo, con una breve tregua, permise appena appena la sfilata del magnifico corteo.

Dopo la Croce astile e il clero di servizio venivano: L'Abate di Vérres; Mons. Mathias, salesiano, Pref. Ap. dell'Assam; Mons. Massa salesiano, Prelato di Rio Negro e Porto Velho; Mons. Bars salesiano, Amm. Ap. di Krisnhagar; Mons. Gronskis, lituano, Amm. Ap. di Cisbaikalia, reduce dalla prigionia russa; gli Ecc.mi Vescovi: Adinolfi di Anagni; Ballo Guercio di Mazzara del Vallo; Bernardi di Andria; Bertazzoni di Potenza; Binaschi di Pinerolo; Boccoleri di Terni e Narni; Brunhes di Montpellier; Casabona di Chiavari; Cattarossi di Belluno; Cazzani di Cremona; Cognata, salesiano, di Bova; Colli di Parma; Comin, salesiano Vic. Ap. di Mendez; Coppo, salesiano, tit. di Paleopoli; Cotapos di Talca; Cribellati di Nicotera e Tropea; De Amicis Aus. di Genova; Debernardi di Pistoia e Prato; Delponte di Acqui; Di Girolamo di Cajazzo; Du Bois di Annecy; Durante di Sansevero; Emanuel, salesiano Aus. di Sabina; Emmanuelli di Ales; Ferretti di Macerata; Filipello di Ivrea; Fillon di Langres; Fogar di Trieste; Font di Tarija; Galeazzi di Grosseto; Gardini di Bertinoro; Garigliano di Biella; Genuardi Aus. di Palermo; Gerlier di Lourdes; Giorgi di Montepulciano; Gonzales di Malaga; Gonzi di Gozo; Imberti di Aosta; Jacono. di Caltanisetta; Jara, salesiano, Vic. Ap. di Magellano; Lara di Santos; Leopardi di Osimo; Lodi Aus. di Bologna; Macchi di Como; Mantini di Cagli e Pergola; Matulionis, lituano, tit. di Matrega, reduce dalla prigionia russa; Mazzini tit. di Filadelfia; Mezzadri di Chioggia; Micozzi di Teramo; Migliorelli tit. di Samo; Milone di Alessandria; Munerati, salesiano, di Volterra; Oberti di Saluzzo; Occhiuto di Cassano all' Jonio; Olivares, salesiano, di Nepi e Sutri; Pederzolli di Parenzo e Pola; Pella di Casale; Pelt di Metz; Perlo Filippo tit. di Maronea; Perrachon tit. di Centuria; Peruzzo di Agrigento; Pinardi Aus. di Torino; Ragosta di Castellamare; Righetti di Savona; Rodolfi di Vicenza; Rossi di Asti; Scarante di Faenza; Simeone di Fréjus; Sosa, salesiano, di Concéption; Taccone di Ruvo e Bitonto; Tibiletti tit. di Eurea; Ugliengo di Susa; gli Ecc.mi Arcivescovi: di Ancona, Mons. Giardini; di Aquila, Mons. Manuelli; di Bélem do Parà, Mons. Lustosa, salesiano; di Cagliari, Mons. Piovella; di Catania, Mons. Patanè; di Ferrara, Mons. Bovelli; di Gaeta, Mons. Casaroli; di Madras, Mons. Méderlet, salesiano; di Modena, Mons. Bussolari; di Ravenna, Mons. Lega; di Trento, S. A. Mons. Endrici; tit. di Verissa, Mons. Guerra, salesiano; e il Delegato Apostolico delle Isole Filippine, Mons. Piani, salesiano: tutti in mitra dorata e piviale bianco.

Dietro ad essi, nello splendore della sacra porpora, gli Em.mi e Rev.mi Sigg. Cardinali: Maurin, Arcivescovo di Lione, Primate delle Gallie; Vidal y Barriquer, Arcivescovo di Tarragona, Primate di Spagna; Hlond, salesiano, Arcivescovo di Gnesen e Posen, Primate di Polonia; Ascalesi, Arcivescovo di Napoli; Nasalli Rocca, Arcivescovo di Bologna.

Infine l'Em.mo Card. Arcivescovo di Torino, Maurilio Fossati, in abiti pontificali, ornato del sacro Pallio, fra il clero di servizio, benedicente.

Il solenne pontificale si svolse con tutto il fasto della sacra liturgia, mentre la musica della nuova Messa del Maestro De Bonis rapiva i cuori. Al Vangelo Sua Eminenza, tenne una splendida Omelia ispirandosi alla letizia della Pasqua che il S. Padre Pio XI ha definito « Pasqua Salesiana », e, ricordato l'affetto del Papa che volle essere presente colla sua benedizione, innalzò e trasportò i cuori all'ammirazione della grandiosa figura del nuovo Santo di cui ritrasse i tratti caratteristici di padre e maestro della gioventù, per raccoglierne luce di esempio e fiamma di apostolato.

In fine della Messa, a nome del Santo Padre, impartì solennemente la benedizione papale con annessa Indulgenza plenaria, fra la commozione della folla che sentiva spiritualmente la presenza del « Papa di Don Bosco ». La pioggia scrosciava dirotta; ma, all'uscita dal Pontificale, i cortili eran pieni di giovani e la piazza era una testa sola, sotto gli ombrelli.

La processione.

Finito il pontificale, la folla, che urgeva a tutte le porte, in attesa di poter pregare qualche poco all'altare del Santo, invase la basilica per dare un po' di sfogo alla sua pietà. L'altra folla di migliaia di giovani e di pellegrini che dovevano partecipare alla processione si affrettava a prendere un po' di ristoro per trovarsi poi pronta all'ora fissata nei punti di concentramento assegnati dal Comitato. Nel cuore di tutti era la segreta speranza che il maltempo non l'avrebbe impedita. E l'orizzonte era scrutato ad ogni istante da mille occhi ansiosi di scorgervi un segno di tregua. Vana speranza: la pioggia continuò ad imperversare senza compassione. Ed i Superiori, preoccupati della salute di tanti giovani e di tanti pellegrini, sprovvisti di ombrello, e già tanto flagellati dall'acqua, pensavano di sostituire alla processione una serie di funzioni in Basilica.

L'infaticabile Don Trione era già sul pulpito di Maria Ausiliatrice a confortare i fedeli colla sua parola di figlio di Don Bosco cresciuto e formato personalmente dal Santo, quando a Valdocco giunse l'eco d'uno spettacolo eroico.

Tutti i punti di concentramento erano gremiti da falangi di giovani, di uomini, di vecchi, di donne, di fanciulle, di sacerdoti e di suore: associazioni religiose e politiche, autorità e popolo e gioventù, gioventù balda e generosa, sotto tutte le bandiere, attendevano l'ordine di sfilare.

E lungo tutto il percorso una doppia siepe fitta fitta sotto gli ombrelli ad attendere il passaggio dell'urna del Santo. Tutta quell'acqua che era caduta, tutta quella che ancor diluviava non era valsa, non riusciva a spegnere l'entusiasmo di tanti cuori...

L'eroico spettacolo s'impose. E, dopo più di un'ora di perplessità, gli altoparlanti diffusero una voce: « La Processione si fa! ». Un grido colossale di evviva e di plauso, fu la risposta dell'immensa folla. E le staffette che fecero a volo tutto il percorso a portare la lieta novella: « La Processione si fa a qualunque costo, con qualunque tempo! » furono accolte da scrosci di applausi: « Bravi salesiani! Viva Don Bosco! ».

E la Processione sfilò, lenta, solenne, sotto la pioggia quasi ininterrotta, da Maria Ausiliatrice, per Corso Regina, Via Consolata, Corso Siccardi, Corso Galileo Ferraris, Corso Oporto, Corso Re Umberto, Piazza Solferino, Via Pietro Micca, Via XX Settembre, rientrando alle 19,30, per Corso Regina Margherita, in Maria Ausiliatrice.

È mancato lo splendore del sole a ravvivare lo sguardo di sorrisi di letizia, ma il palpito dell'amore protestava al mondo quell'impeto incontenibile che nessuna pioggia varrà mai a spegnere, nessuna raffica potrà mai soffocare.

« Perchè tanta gente per Don Bosco? » do mandava un bimbo fra le braccia del babbo, stretto al petto sotto l'unico ombrello. « Perchè a Don Bosco tutti vogliono bene! » rispose quell'uomo con un nodo alla gola. Nella breve risposta era tutta la spiegazione di quell'eroico trionfo di cuori. Tutti vogliono bene a Don Bosco! L'abbiamo visto, l'abbiano sentito. L'eloquenza di quello spettacolo eroico di fede e di amore ha cantato pei secoli!

E se il contrasto atmosferico, se la pioggia implacabile ci hanno fatto ricordare per un istante le amarezze e le prove e gli ostacoli e le persecuzioni che altri un giorno prodigava al Santo, quello spettacolo di amore provò ancora una volta che la malizia dei tempi vien sempre travolta dalla bontà dei cuori. E che i Santi trionfano, provvidenzialmente attraverso ai contrasti, per dare al mondo il senso del valore e della virtù.

La superba sfilata.

Eran le 15,3o quando, aperta da una squadra di guardie municipali in bicicletta, la Processione cominciò a sfilare.

Schiere di bambine in costumi da paggi guidavano la falange delle giovinette degli Oratori delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Torino: 2500, al canto dell'inno ufficiale, accompagnato dalla Banda dell'Istituto Salesiano di San Benigno. E dietro ad esse, vispi e chiassosi, oltre 3.000 giovani degli Oratorii Salesiani di Torino colla fanfara dell'Oratorio Michele Rua, e le Bande dell'Oratorio di San Paolo e del Primo Oratorio festivo di Valdocco, la «Cardinal Cagliero ».

Il III Gruppo era formato dalle Piccole e dalle Giovani Italiane e dalle rappresentanze dei Fasci femminili, col Corpo musicale Excelsior e quello del Dopolavoro Fiat di Torino; seguiti dal IV Gruppo dell'Opera Nazionale Balilla, degli Avanguardisti e rappresentanze dei Fasci maschili, baldi ed ardenti, colle Bande della Parrocchia di S. Bernardino e del Circolo Rionale « Gustavo Doglia » di Torino. La Banda del Collegio degli Artigianelli tagliava poscia le lunghe colonne di 17 Convitti ed Istituti femminili della Città di Torino, seguiti da 15 Convitti ed Istituti maschili e da una folta rappresentanza degli Istituti Medi.

Ed ecco il VI Gruppo colla Banda Istituto Salesiano « Conti Rebaudengo » di Torino ed 830 giovani, rappresentanze dei Collegi Salesiani di Torino: Orfani di Sassi, Martinetto, Rebaudengo, S. Giovanni, Valsalice.

Poi il VII preceduto dalla Banda della Par rocchia di Santa Giulia in Torino, con 6460 giovinette degli Istituti e Oratori delle Figlie di Maria Ausiliatrice del Piemonte, alternate colle Bande dell'Oratorio Salesiano di Chieri e dell'Oratorio Festivo di Santena.

Nell'VIII Gruppo, aperto dalla Banda dell'Oratorio Salesiano di Asti, sfilano 3840 giovani di 22 Istituti e Oratori Salesiani del Piemonte, allietati anche dalla Banda dell'Istituto Salesiano di Novara e da quelle degli Istituti Salesiani di Faenza, di Trieste e di San Donà di Piave.

Al IX Gruppo è l'Azione Cattolica. Biancovestita, spirante purezza passa la Gioventù Femminile; segue l'Associazione Universitaria « Gaetana Agnesi » e l'Associazione Donne Cattoliche. La Banda dell'Istituto Salesiano di Casale Monferrato le separa dalle Associazioni maschili: Gioventù Maschile, Associazione Universitaria « Cesare Balbo ». La Banda della Scuola Agricola Salesiana di Lombriasco precede l'Associazione Uomini Cattolici e la Giunta Diocesana: sono più di 8.000.

Il X Gruppo è più complesso. L'apre la Banda dell'Istituto Salesiano di Alessandria che precede una larga rappresentanza delle Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice e delle Cooperatrici Salesiane. Segue la Banda dell'Istituto Salesiano di Varazze, colle Dame di Maria Ausiliatrice e le Terziarie. La Banda dell'Istituto Salesiano di Borgo San Martino, precede i numerosi Confratelli delle Conferenze di San Vincenzo ed oltre 2000 Ex Allievi di Don Bosco. Infine la Banda dell'Istituto Salesiano di Penango, intona la letizia di una falange di Cooperatori Salesiani e di Terziari. Chi lo può contare?

L'XI Gruppo, aperto dalla Banda dell'Oratorio Salesiano di Milano, è composto dalle rappresentanze degli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Italia ed all'Estero: 794 giovinette nelle graziose divise. La Banda dell'Istituto Salesiano di San Pier d'Arena le separa dalle rappresentanze degli Istituti Salesiani d'Italia e dell'Estero. Milano è al completo con 380 giovani. Gli altri Collegi sono rappresentati da 560, scelti fra i migliori per condotta, studio e lavoro. Al passaggio dell'Istituto Pio XI di Roma la folla applaude al Vicario di Cristo con frequenti grida di « Evviva il Papa! ».

Nel XII Gruppo ecco i Pellegrini che provengono dall'Estero. Tutte le Nazioni d'Europa sono rappresentate: il Belgio con 217, la Francia con 1380, la Spagna con 6oo. Fra le altre Nazioni ove sono Case salesiane il numero maggiore lo dà l'Argentina. I pellegrini sono accompagnati dalla Banda della Scuola Agricola Missionaria di Cumiana e da quella dell'Istituto Salesiano di Milano.

La Banda dell'Istituto Pio XI di Roma apre il XIII Gruppo composto dalle Figlie di Maria e Congregazioni Religiose Femminili; seguite dall'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice col Consiglio Generalizio. Lo chiude la Banda dell'Oratorio di San Francesco di Sales di Torino.

Dietro la banda dell'Oratorio San Francesco di Sales appare finalmente la Croce astile cui segue il XIV Gruppo coi Religiosi laici e Chierici di Congregazioni Religiose, i Seminari Diocesani di Giaveno, Chieri, Torino, i Chierici Salesiani, parecchi Vescovi e Arcivescovi Salesiani in piviale e mitra sotto gli ombrelli, l'Em.mo Cardinale Arcivescovo di Torino, cogli Em.mi Ascalesi, Arcivescovo di Napoli, e Hlond, Primate di Polonia nelle macchine gentilmente concesse dalla Fiat. Decorano mirabilmente il Gruppo, i Cavalieri del S. M. O. di Malta, e del Santo Sepolcro, i Cavalieri e i Commendatori di altri Ordini. Seguono gli Eminentissimi, il Rettor Maggiore coi membri del Capitolo Superiore, a piedi, e le rappresentanze dei Salesiani, Cooperatori ed Ex-allievi che fanno scorta d'onore al carro trionfale su cui è l'Urna colla salma gloriosa del Santo. Notiamo nel gruppo il venerando Don Orione, il Presidente Generale dei Cooperatori Conte Sen. Eugenio Rebaudengo, il Presidente degli Ex-allievi, Comm. Masera.

L'Urna passa fra le acclamazioni della folla e sosta brevemente in Piazza Consolata ove è in attesa, sotto una modesta tribuna, e nella Basilica, il XV Gruppo, formato dai rappresentanti dei varii Ordini e Congregazioni Religiose, dai Superiori Provinciali, dal Clero Diocesano, dai Rettori di Chiese, da Sacerdoti Salesiani, dai Parroci, dai Superiori Generali di Congregazioni Religiose, dai Canonici delle Collegiate e della Metropolitana, dai numerosi Prelati, Vescovi ed Arcivescovi.

Altre macchine della Fiat e di distinte famiglie si mettono a disposizione degli Ecc.mi Vescovi; ma parecchi di essi preferiscono affrontare la pioggia a piedi, sotto gli ombrelli. Così il corteo riprende più pittoresco e sempre entusiasta il suo percorso. Passata l'Urna in Piazza Cittadella, entra in processione, lasciando posto ai due gruppi che hanno stanza in Piazza Solferino, il XVIII Gruppo, formato dalla Banda I Legione M. D. F. C. A. T., dalle Rappresentanze Gruppi Rionali Fascisti di Torino, della Associazione Volontari di Guerra, Associazione Nazionale Combattenti, Carabinieri Reali in Congedo, Reduci di Francia, Assoc. Naz. del Fante, Assoc. Naz. Granatieri, Assoc. Naz. Alpini, Assoc. Naz. Bersaglieri, Assoc. Naz. Piemontese Artiglieri d'Italia, Assoc. Naz. Artiglieri di Montagna, Assoc. Naz. Arma del Genio, Unione Marinara Italiana, Assoc. di Cavalleria Gruppo Piemonte, Banda Musicale Pubblico Impiego, di Torino, Rappresentanze Associazioni Civili, Dipendenti Statali e Pubblico Impiego, Confed. Naz. Fasciste: Professionisti e Artisti, Industria, Commercio, Agricoltura, Trasporti Terrestri, Rappres. Sindacati Fascisti dell'Industria, del Commercio e dell'Agricoltura, Federazione Comunità Artigiane. O. N. D., pellegrinaggi diversi che non avevano segnalato a tempo la loro partecipazione.

L'Urna preziosa col corpo del Santo, rivestito come per la Messa dei paramenti sacerdotali, colla ricca pianeta donata da Benedetto XV, avanza fra gli applausi di una folla sempre più fitta che si distende in due ampie ali lungo i magnifici corsi, mentre dalla vasta tribuna eretta nei giardini della cittadella centinaia di persone, che han pagato una seggiola 25 lire, si sforzano, tra gli ombrelli indispensabili, di seguirla lungo il percorso trionfale. Passa, come in una visione di cielo, arra di benedizioni, montata su uno chassis, velato di damaschi e inghirlandato di fiori; e par cullata - la cara salma - su un tappeto di rose bianche e rosse, da quella marea umana che canta le glorie del suo Santo prediletto. Al suo passaggio gli uomini si scoprono il capo, molti cadono in ginocchio, senza riguardo all'acqua ed al fango, le donne si segnano, i bimbi mandano baci e gridano evviva.

«Sembra che realmente egli riviva, - scriveva la Stampa - come vive il suo spirito, ormai glorificato e inobliabile. E la folla immensa che assiste al passaggio, muta e commossa, lo sente ancora suo, e lancia nella scia il suo amore e la sua venerazione «.

Dalle finestre e dai balconi delle case piovono quasi di continuo fasci di fiori. Attraverso i cristalli ciascuno cerca di ravvisare il volto del Santo che, come un trionfatore, passa nella città dove sbocciò e si sviluppò la sua opera meravigliosa.

In Piazza Solferino attendono il Gruppo XVI ed il XVII. Il Podestà di Torino Conte Sen. Paolo Thaon di Revel, assistito dai due Vicepodestà, sorridente sotto l'ombrello, che ripara fino ad un certo punto, prende posto subito dietro l'Urna del Santo. Con lui si schierano tutte le Autorità Civili, il Corpo Consolare che rappresenta ben 16 Nazioni (Albania, Argentina, Austria, Brasile, Cecoslovacchia, Francia, Giappone, Grecia, Honduras, Messico, Monaco, Nicaragua, Panamà, Paraguay, Perù, Ungheria), 46 Podestà rappresentanti dei Comuni del Piemonte ove esistono Opere di Don Bosco, fra cui in posto d'onore il Podestà di Castelnuovo Don Bosco.

La Banda Militare Presidiaria di Torino, distingue il Gruppo XVI dal XVII composto dalle Rappresentanze dell'Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti in guerra e dei Caduti Fascisti, dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di guerra, dell'Istituto del Nastro Azzurro, dell'Università di Torino, delle Facoltà Pontificie Teologica e Legale, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, degli Istituti Superiori d'Istruzione, dell'Associazione Fascista della Scuola, del G. U. F., dell'Associazione « Dante Alighieri », dell'U. N. I. T. A. L. S. I., dell'Unione Insegnanti «Don Bosco »...

La Processione è al completo. Da Piazza Solferino scende per Via Pietro Micca, Via XX Settembre, sbocca in Piazza della Cattedrale, davanti al rappresentante del Governo Italiano ed a tre Em.mi Principi di Santa Chiesa, le LL. Eminenze Rev.me i signori Cardinali Maurin, Vidal y Barraquer, e Nasalli Rocca, con l'Arcivescovo di Vercelli, Mons. Montanelli.

S. E. il Conte Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon ha alla sua destra S. E. il Prefetto Iraci ed il Segretario Federale, on. Andrea Gastaldi. Gli altri seggi sono occupati dall'Ambasciatore d'Argentina S. E. Cantilo col Console Gen. a Torino, dott. Del Pino, S. E. Giardino, Maresciallo d'Italia, Autorità politiche, civili e militari, nobili Dame dell'aristocrazia e del patriziato.

Alle porte della Cattedrale altri Vescovi, Canonici e Sacerdoti. Di fronte, un'ampia tribuna accoglie, a 50 lire la sedia, qualche centinaio di persone.

L'Urna sosta alcuni minuti per dar tempo agli Em.mi Cardinali ed agli Ec.mi Vescovi di prender posto sulle macchine ed entrare in Processione.

Poi riprende e percorre lentamente l'ampio Corso Regina Margherita alla luce artificiale dell'illuminazione cittadina ed al tremulo fiammeggiare delle fiaccole portate dal Clero. Spettacolo fantastico! Due file di truppe rinforzate lungo il percorso, sotto la pioggia da diverse ore, stentano a trattenere la marea di gente, che, dietro i cordoni, gremisce letteralmente i larghissimi viali stipandosi fin contro gli edifici e servendosi di mille mezzi per alzarsi dal suolo e raggiungere collo sguardo la parte più maestosa della lunga processione. Molte mamme levano l'ombrello sul capo dei soldati mentre i bambini sgusciano in prima fila riparandosi abilmente sotto le mantelline militari. Un entusiasmo delirante, una fede ardente, grida di invocazione e di evviva salgono al Cielo. E il tratto più trionfale di tutto il percorso. Verso le 19,30 l'Urna appare in Piazza Maria Ausiliatrice. La Basilica, illuminatasi d'incanto fino alla Madonnina della cupola, l'avvolge in un mare di luce multicolore, mentre le campane sfrenano squilli di gloria e, dall'interno, le note dell'organo si rin corrono in armonie gioconde che sembrano sollecitare l'ingresso di Don Bosco che la folla immensa vorrebbe invece trattenere ancora davanti al suo sguardo, insaziabile della magnifica visione. .

L'ingresso in Basilica è il trionfo finale. Schierati nelle rispettive bancate gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, gremito il Tempio di Autorità e di Clero, gli Em.mi Cardinali al trono, in presbitero due Principi di Casa Savoia sono ad accogliere, col rappresentante del Governo Italiano, la salma gloriosa del Santo. S. A. R. il Principe Adalberto di Savoia-Genova, Duca di Bergamo, è venuto appositamente da Milano a rendere a Don Bosco Santo l'augusto omaggio della sua presenza e del suo affetto; e S. A. R. la Principessa Maria Adelaide di Savoia-Genova, rappresenta con S. A. tutta l'Augusta Casa cui la Società Salesiana continuerà a serbare i più profondi sensi di gratitudine e di devozione. Il Comitato Centrale delle Dame Patronesse delle Opere Salesiane occupa la propria tribuna presso l'altare di S. Giuseppe.

Deposta l'Urna avanti all'altar maggiore, S. Em. il Card. Arcivescovo Maurilio Fossati passa in sacrestia ad assumere i sacri paramenti e ritorna all'altare per impartire la benedizione eucaristica. Contemporaneamente Sua Em. il Card. Hlond raggiunge il balcone della S. E. I. per impartirla alla folla assiepata sul Corso Regina Margherita e specialmente al Rondò.

Dopo il canto dell'Iste Confessor e del Tantum ergo il Cardinale imparte la trina benedizione dall'altar maggiore, indi si porta processionalmente alla porta della Basilica a rinnovarla all'immenso popolo, raccolto da uno squillo di tromba nel più religioso silenzio. Brevi istanti di commozione, di adorazione, poi un grido altissimo: « Viva Don Bosco! ». Ed il coro della folla immensa, animato dai giovani, sfogato l'entusiasmo al suo Santo prediletto, scioglie il canto di benedizione a Dio e di ringraziamento. Al Dio sia benedetto segue l'inno al Santo e poi altri inni ed altri ancora mentre gran parte dei torinesi ritorna alle proprie case ed i pellegrini, preoccupati dell'ora della partenza, si affrettano ai vari mezzi di trasporto, per raggiungere paesi lontani ore ed ore di viaggio. Per la gran folla che urgeva alla porta della chiesa si organizzò subito l'accesso; così, fino a notte inoltrata, migliaia e migliaia di pellegrini poterono sfilare accanto all'Urna a deporvi un bacio, una preghiera.

Frattanto gli Augusti Principi, ossequiati dal Rettor Maggiore, dalle Autorità e dai Supe riori, attraversato in macchina il cortile interno, fra le acclamazioni dei giovani accorsi ad improvvisare una vibrante dimostrazione di gratitudine e di affetto, lasciano la Casa Madre di Don Bosco Santo. Le acclamazioni si rinnovano alla partenza dell'Em.mo Card. Arcivescovo e degli altri Em.mi Principi di Santa Chiesa, e salutano con particolare senso di omaggio S. E. l'Ambasciatore Conte De Vecchi, il quale quella sera stessa dettava per la Stampa le impressioni della giornata.

Bastano i primi periodi a confermare la grandiosità del trionfo:

Torino ha vissuto oggi una delle sue giornate solenni. Don Bosco, il suo Santo, l'altro San Giovanni dallo stesso nome del Santo protettore nei secoli della Città Fedele, ha avuto gli onori più alti della Sua gloria nei luoghi dove ha più intensamente operato.

Il Suo Corpo ha attraversata la città fra i segni della più alta divozione di tutto un popolo. Non è bastato il tempo inclemente a spegnere tanto fervore di amorosa cristiana pietà; si direbbe invece che l'ha ravvivato così come sempre la religione cristiana si ravviva nelle avversità. Tutto un popolo ha preceduto in processione l'urna del Corpo Santo; una mirabile aristocrazia: del valore, del sacrificio, dell'ardore patriottico l'ha seguita.

Nel popolo che precedeva scarso era il passato, pochi erano i vecchi, non numeroso era il presente; quasi tutto era avvenire, erano diecine e diecine di migliaia di giovani, dei prediletti di Don Bosco. E tutti lo invocavano ad alta voce, con un canto solo, che non era monotono perchè era la invocazione viva di tutti:

Don Bosco ritorna, fra i giovani ancor...

L'Inno della Beatificazione ebbe invero il sopravvento, sulle labbra della folla dei giovani che, se sentivano la gioia della Canonizzazione, sentivano soprattutto la gioia e il bisogno della assistenza del loro Santo, il Santo dei giovani!

INAUGURAZIONE DELL'ISTITUTO "CONTI REBAUDENGO"

In un pomeriggio di sole, che sembrava volerci compensare della pioggia della domenica precedente, martedì, 10 aprile, secondo il programma stabilito, si fece l'inaugurazione ufficiale del magnifico Istituto Missionario che la carità del Presidente Generale dei Cooperatori, Conte Sen. Eugenio Rebaudengo, con gesto munifico, ha fatto sorgere, nel fausto lustro tra la Beatificazione e la Canonizzazione di Don Bosco, per la formazione di personale specializzato nella cultura ed educazione tecnica della gioventù operaia dei paesi di Missione. Alieno da ogni forma di complimenti e restio a manifestazioni ufficiali, il munifico Benefattore non volle assistere alla cerimonia; ma noi l'abbiamo avuto nel cuore tutto il tempo, mentre tutto in quel luogo ci parlava di lui e del suo amore a Don Bosco Santo.

Per l'ora fissata l'Istituto presentava un aspetto meraviglioso, non solo per la linea architettonica e l'armonia degli edifici, ma per la sobria ed elegante distribuzione dei pennoni, delle orifiamme, delle bandiere tricolori fra i vessilli e gli stemmi dei paesi di missione in cui lavorano i figli di San Giovanni Bosco.

La graziosa fanfara dell'Oratorio Festivo « Michele Rua » al cancello d'ingresso, accoglieva colle sue note gaie le singole Autorità che venivano man mano introdotte dai Superiori in parlatorio. Invitati e rappresentanze accedevano invece subito al palco d'onore o ai posti riservati nell'ampio cortile, mentre gli Istituti Salesiani della Città, rappresentanze degli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice, degli Oratori festivi e delle varie Associazioni, delle Scuole Elementari Municipali e di altri Istituti di educazione occupavano il lungo terrazzo e circondavano di una corona di giovinezza la folla degli invitati. Altra folla, sprovvista di biglietto, attendeva sul piazzale l'arrivo delle Autorità, per riversarsi poi nel cortile all'inizio della Cerimonia.

Alle 15,30 precise, al suono della Marcia Reale e di Giovinezza, fra entusiaste acclamazioni, apparve in cortile S. A. R. la Principessa Maria Adelaide di Savoia-Genova, fra lo splen dore delle porpore degli Em.mi Cardinali Fossati e Hlond, accompagnata da S. E. il Conte Cesare Maria De-Vecchi di Val Cismon, Ambasciatore d'Italia presso la S. Sede, rappresentante il R. Governo, da S. E. il Ministro Fedele, dal Segretario Federale on. Andrea Gastaldi, dal Podestà Conte Sen. Paolo Tahon di Revel, dal Vice Prefetto Comm. Marongiu, dal Rettor Maggiore, dalla marchesa Compans di Brichanteau, Presidente del Comitato Centrale Dame Patronesse.

Al palco già l'attendevano Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, l'on. Alessandro Orsi viceSegretario Federale, il dott. Molari, S. E. il sen. Casoli, il gen. Berti in rappresentanza del Comandante il Corpo d'Armata S. E. Spiller, il comm. prof. Pivano, Rettor Magnifico della R. Università, il comm. Majola, Procuratore del Re, il gen. Casavecchia, comandante la Legione dei Carabinieri, il sen. Cian, il sen. Asinari di Bernezzo, l'on. Bardanzellu, il console generale Vandelli ed altre illustri personalità col Capitolo Superiore, il Consiglio Generalizio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e tutto il Comitato Centrale delle Dame-Patronesse delle Opere Salesiane.

Un alunno dell'Istituto, aspirante missionario, in un breve, ma affettuoso indirizzo, porse dapprima l'omaggio della riconoscenza di tutti gli allievi a S. A. R., agli Eminentissimi Principi, al Rappresentante del Governo ed a tutte le autorità convenute, e presentò alla Principessa un bel mazzo di rose e di viole. Quindi salì sul palco l'oratore ufficiale S. E. il Ministro Fedele, accolto da una dimostrazione di simpatia che diceva il desiderio e la gioia con cui era atteso. Rallegratosi con Torino per l'invidiabile fortuna di Santi così eccelsi in breve volger di anni, l'illustre Oratore ha scorso con uno sguardo rapido ma perspicace l'opera di Don Bosco, di religione e di italianità, arrestandosi in venerazione di fronte ai mirabili successi ottenuti in ogni campo.

«Innanzi a così prodigioso successo - ha di chiarato - noi piccoli mortali chiniamo la fronte pensosi e vediamo nell'opera il segno di Dio ».

Poi, con questo senso del soprannaturale, lumeggiati i valori del Santo e la provvidenzialità della sua missione, l'appassionato Educatore, che ebbe alla sua scuola tanti Salesiani, consacrò la sua eloquenza, ricca di eccezionale competenza e palpitante di amore per l'insegnamento, ad illustrare il Santo nella sua funzione di educatore, anzi di maestro degli educatori, che, oggi più che mai, diretti dalla saggezza del Duce, applicano con felici risultati i principii del Santo nel sistema educativo.

Il magnifico discorso, frequentemente interrotto da applausi, fu coronato da una vera ovazione che si intensificò quando apparve sul palco il Sig. Don Ricaldone a ringraziare, con voce commossa, a nome della Famiglia Salesiana sparsa in tutto il mondo, S. A. R. e, per Fssa, gli Augusti Sovrani e gli Augusti Principi di Casa Savoia, il Capo del Governo e il suo degno Rappresentante e tutte le Autorità che avevano concorso all'apoteosi di Don Bosco Santo. Con un vivo senso di rammarico scusò l'assenza dell'insigne benefattore il Conte Sen. Eugenio Rebaudengo, di cui, rilevando l'umiltà, esaltò la profonda pietà e carità. E, come arra delle benedizioni del Cielo, invocò la benedizione degli Em.mi Cardinali. Cessati gli applausi, colla formola di rito, l'Em.mo Arcivescovo di Torino Card. Fossati e l'Em.mo Card. Hlond, Primate di Polonia, alzarono la piano a benedire l'Istituto e tutti i presenti. Poscia passarono alla cerimonia dell'inaugurazione.

S. A. R. la Principessa Maria Adelaide, accompagnata dai Porporati e seguita da tutte le autorità, raggiunse lo scalone d'onore dell'Istituto e tagliò il simbolico nastro tricolore. Quindi percorse tutti i locali del vastissimo edificio, visitandolo minutamente e soffermandosi particolarmente presso l'esposizione dei lavori degli allievi delle Scuole Professionali, mentre la banda dell'Istituto, alternandosi con quella dell'istituto Pio XI di Roma, completava il programma musicale con uno splendido concerto.

La visita si protrasse per oltre mezz'ora. Ritornata infine nel cortile, S. A. ebbe ancora una calorosa dimostrazione di affetto da parte degli allievi salesiani e della folla convenuta, e si accomiatò esprimendo ai Superiori la più ampia soddisfazione.

Partite le Autorità, la folla continuò la visita dell'Istituto fino a sera. E il nome del Sen. Rebaudengo passava sulle labbra dei giovani e del popolo in benedizione.

IL NATALE DELL'ORATORIO

Il 12 aprile, anniversario dell'inaugurazione della Tettoia a Pinardi », (12 aprile 1846), Natale dell'Oratorio salesiano di Via Cottolengo 32, fu un'apoteosi di candore giovanile, coronata, nel pomeriggio, dall'omaggio devoto e riconoscente della Famiglia salesiana al Santo Padre Pio XI e dalla posa della prima pietra dell'altare a Don Bosco Santo.

L'omaggio degli alunni delle Scuole Elementari e dell' O. N. B.

Alle 9 del mattino balde schiere di Balilla e di Piccole Italiane, accompagnate dai dirigenti, da maestre ed insegnanti, affluirono a a migliaia nella piazzetta « Maria Ausiliatrice » per rendere l'omaggio della loro giovinezza al Santo Educatore della gioventù ed ascoltare la salita Messa celebrata in suo onore, da un altare eretto all'ala destra della Basilica, da

S. E. Rev.ma Mons. Angelo Bartolomasi, Ordinario Militare ed Ispettore generale per l'assistenza religiosa all'O. N. B. Vi assistette il Rettor Maggiore col Capitolo Superiore, S. E. il Ministro Fedele colla signora, il Segretario Federale on. Gastaldi, il R. Provveditore agli studi, prof. Mondino ed altre autorità scolastiche e dell'Opera. Ai piedi dell'altare erano i quattro giovani Assamesi a dire ai fratelli d'Italia il plauso cristiane, dei fratelli lontani.

Otto bimbi del primo Oratorio festivo, inginocchiati presso l'altare, ebbero la bella sorte di ricevere nella fausta circostanza la Prima Comunione. Mons. Bartolomasi, al termine della Messa, rivolse la sua calda parola alla cara gioventù che vi aveva assistito con contegno veramente edificante, ravvivato da intima devozione a Don Bosco, al canto di inni liturgici e delle lodi a Don Bosco Santo, diretta dal M° Pachner mentre la Banda dell'Oratorio, sotto la guida del M° Scarzanella, faceva l'accompagnamento.

Autorità ed alunni sfilarono poscia in Basilica davanti all'altare del Santo, a rivolgergli ancora una preghiera ed a ricevere un pio ricordo della cara funzione.

La posa della prima pietra dell'ampliamento del primo Oratorio Festivo.

Intanto il cortile del primo Oratorio Festivo si era popolato di giovani e di pubblico desideroso di assistere alla benedizione ed alla posa della prima pietra dei lavori di ampliamento e di sistemazione. L'arrivo dei Superiori e delle Autorità fu salutato da calorosi applausi e dalle note giulive della Banda salesiana. Sul palco d'onore presero posto, attorno a S. Em. il Cardinale Hlond ed al Rettor Maggiore, S. E. l'Arcivescovo Mons. Bartolomasi, con vari Ecc.mi Vescovi, il R. Provveditore agli studi, l'Ispettore scolastico ed altre personalità. In apposite poltrone sedevano le Patronesse del l'Oratorio.

La cerimonia s'iniziò coll'Inno «Suonate e campane », e, dopo un indirizzo di omaggio letto da un giovane oratoriano, l'Ecc.mo Monsignor Bartolomasi tenne il discorso d'occasione, richiamando ai giovani i principi educativi di S. Giovanni Bosco ed esortandoli a corrispondere generosamente alle cure della Chiesa e della Patria. In seguito il M° Pachner prese la direzione dei cori e, mentre i giovani eseguivano la lode al Santo, le Autorità firmarono la pergamena che, letta dal Direttore dell'Oratorio D. Manfrino, venne poscia chiusa in un tubo di cristallo insieme a medaglie del Santo, del Papa, e del Sovrano e deposta nel blocco di marino. Immediatamente l'Em.mo Card. Hlond impartì la benedizione rituale e, col Rettor Maggiore, gettò la prima calce.

Al suono dell'Inno ufficiale, la pietra benedetta venne calata al suo posto mentre i giovani applaudivano entusiasticamente auspicando sollecito il progresso della costruzione.

L'omaggio a S. S. Papa Pio XI.

Intima questa cerimonia, si è svolta nel pomeriggio dello stesso giorno, parte nella Cappella, un tempo tettoia « Pinardi », parte nel cortile attiguo. Era invitata solo la Famiglia Salesiana, ed era rappresentata degnamente: Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Allievi, Ex-allievi, Alunne, Ex-alunne, Cooperatori e Cooperatrici. Ma la folla che circolava nell'Oratorio fece subito una folta e bellissima corona attorno ai giovani, gli occhi fissi alla Cappella « Pinardi ».

Non vi poterono entrare che i Superiori Maggiori, l'Em.mo Card. Hlond, l'Arcivescovo Mons. Piani, Mons. Colli, Vescovo di Parma coi Vescovi Salesiani Mons. Comin, Mons. Jara, Mons. Coppo, Mons. Sosa, il Presidente dei Cooperatori Conte Sen. Eugenio Rebaudengo, il Presidente degli Ex-allievi, Comm. Avv. Felice Masera ed altri pochi. La lapide murata nella parete laterale, a Cornu Evangelii, fu scoperta dall'Em.mo Card. Hlond e benedetta dal Rettor Maggiore. Ornata dei colori della bandiera pontificia, e di mazzi di fiori, offerse allo sguardo ammirato dei presenti, in un medaglione perfetto, il volto maestoso del Papa che, nel 1883, in quello stesso luogo, allora refettorio, di fronte a Don Bosco, godeva di quella intima comunione di pensiero e di affetto che doveva legare i due grandi cuori per sempre. L'Economo generale Don Giraudi diede poscia lettura dell'Epigrafe che riproduciamo fotografata, e nel cortile fu uno scoppio di applausi a Don Bosco Santo ed al Papa della Canonizzazione.

Espressa la propria soddisfazione e congratulatisi vivamente collo scultore Fait, Cardinale, Vescovi e Superiori uscirono in cortile pel discorso del Rettor Maggiore e presero posto ai seggi loro preparati presso il porticato donde S. Giovanni Bosco soleva rivolgere ai giovani il fervorino serale della « Buona notte! »

La Schola Cantorum dell'Istituto Teologico Internazionale Don Bosco con la Schola dell'Oratorio eseguì le Acclamationes e l'Oremus pro Pontifice; poi il Rettor Maggiore, salito sopra una predella, con parola vibrante di affetto, illustrò ai giovani ed ai Cooperatori il significato della cerimonia, rievocando i benefici dei Sommi Pontefici Pio IX, Leone XIII, Pio X, Benedetto XV, indugiandosi, con visibile commozione e profondo senso di gratitudine, ai sommi onori tributati al Santo Fondatore, ed agli innumerevoli favori prodigati alla Famiglia salesiana dall'attuale Sommo Pontefice Pio XI, « Papa di Don Bosco ». Con calda eloquenza, che sgorgava dal cuore, eccitò in tutti sentimenti di devozione, di affetto, di fedeltà assoluta e costante al Vicario di Cristo colle parole stesse usate da Don Bosco quando morente lasciava la devozione al Papa come preziosa eredità ai figli. Raccolti poscia in una protesta di amore filiale i sentimenti di tutti, li umiliò in ispirito al Santo Padre Pio XI, dolente di non poter avere tanta potenza di voce da far giungere le sue parole al cuore del Papa, ed infine, levatisi tutti in piedi, diede lettura del seguente telegramma ricevuto allora allora dal Santo Padre:

Accogliendo con paterna compiacenza filiale omaggio grande Famiglia Salesiana, a buon diritto esultante in devoti solenni festeggiamenti suo Fondatore San Giovanni Bosco, Augusto Pontefice invia di cuore implorata benedizione, lieto auspicare da suprema esaltazione insigne benefattore gioventù nuove glorie suo benemerito Istituto, nuovi incrementi sua attività servizio famiglia cristiana. Card. Pacelli.

Un applauso spontaneo e colossale, misto ad « Evviva il Papa » rispose al telegramma pontificio protestando coll'eloquenza della giovinezza il palpito di devozione e di affetto di tutta la Famiglia salesiana.

La posa della prima pietra del nuovo altare al Santo e dell'ampliamento della Basilica di Maria Ausiliatrice.

Era appena finita la cara cerimonia di omaggio al Papa, che già suonavano le campane di Maria Ausiliatrice invitando il popolo alla chiusura ufficiale delle feste ed alla posa della prima pietra per l'altare al nuovo Santo e pei lavori di ampliamento della Basilica stessa. Alle ore 17 giunse puntualissimo l'Em.mo Card. Fossati, arcivescovo di Torino, accolto a festa da Superiori e giovani, e dalla folla che si stipava attorno al tempio omai gremito. Accompagnato dall'Em.mo Card. Hlond, dal Rettor Maggiore, dagli Arcivescovi e Vescovi, passò subito in Basilica, prendendo posto presso l'altare provvisorio del Santo. Attendevano l'Em.mo S. E. il Ministro Fedele, il Conte Sen. Eugenio Rebaudengo, gli architetti Ceradini e Valotti, il Comm. avv. Masera ed altre distinte personalità. In posti riservati era il Consiglio Generalizio dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice colla Superiora Generale Madre Vaschetti. Sulla tribuna era tutto il Comitato Centrale delle Dame Patronesse, colla Presidente effettiva Marchesa Compans di Brichanteau. La Schola Cantorum intonò il Magnificat. Quindi salì il pergamo il Vescovo di Parma, S. E. Mons. Evasio Colli, e, con voce squillante, rivolse ai presenti la seguente allocuzione, che gli altoparlanti trasmisero all'immensa folla che riempiva piazza e cortili:

Benedetta da Dio, baciata dall'affetto dei figli e dalla riconoscenza dell'Italia, della Chiesa e del mondo intero, scende nella terra questa pietra che è pietra miliare sulla via dell'impero e dei trionfi di Don Bosco; che è coronamento di un grande passato ed è inizio di un maggiore avvenire; questa pietra che innesta l'altare di Don Bosco alla Basilica della Ausiliatrice e ne dilata gli spazi, come all'Ausiliatrice sempre si appoggiò Don Bosco e dell'Ausiliatrice sempre dilatò il culto.

Scende questa pietra nella profondità della terra perchè possa sorgere in maggiore ampiezza l'edificio, come in profondità sempre lavorò Don Bosco e per questo ebbe la sua Opera un'estensione mondiale; scende questa pietra a cercare la roccia viva che è Pietro e che è Cristo, come a Cristo ed a Pietro sempre si mantenne unita l'Opera Salesiana.

Novant'anni or sono, in questo stesso luogo, in un sogno profetico, Maria presentava a Don Bosco la futura Basilica e diceva: « Qui la mia casa; di qui la mia gloria ». Oggi Maria ripiglia la parola e soggiunge al Santo novello: « Qui anche la casa tua; di qui anche la tua gloria ».

« Ogni pietra di questa Basilica - disse un giorno Don Bosco - è una grazia »; la pietra che noi oggi collochiamo è un poema di grazie, è una lirica di riconoscenza e di amore.

Canta questa pietra per Don Bosco il sorriso di Maria, l'amore di cinque grandi Pontefici, la devozione di migliaia di Vescovi e l'ammirazione di condottieri di popoli.

Canta nel nome di Don Bosco l'innocenza di tanti bimbi, la purezza entusiasta e fattiva di milioni di giovani, il lavoro sonante di tante officine, la preghiera di tanti cuori, le speranze di tante famiglie, il conforto di tanti afflitti, la rassegnazione di tanti lebbrosi, la civiltà di popoli interi, la riconoscenza di tante Nazioni, il tormento apostolico di tanti Missionari; canta lo splendore di due porpore romane, il sacrifizio di due martiri, la fioritura di tanti Santi.

E canteranno ancora - l'altare e la Basilica ingrandita - le glorie sempre maggiori del Santo che fu, nei tempi nostri, il più italiano e il più internazionale; del Santo che ebbe la quadratura piemontese, la genialità italica e il cuore universale; del Santo la cui vita fu un miracolo ed è un romanzo, nella cui Opera il soprannaturale parve natura; del Santo che rinnovò nel secolo XIX i Fioretti di San Francesco ed ebbe tutte le intuizioni dell'avvenire; che ebbe tutte le audacie e seppe tutte le prudenze; che fu Sacerdote nel gabinetto dei Ministri e si sentì Italiano all'Altare di Dio; che non ebbe altra politica che il Pater noster e fu consultato da Principi; che ebbe le delicatezze di una madre e la volontà invincibile di un generale; che seppe farsi amare per farsi ubbidire; che educò con la Religione e persuase con la ragione; che insegnò ai suoi giovani ad aver fede in Dio e ad amare la Patria, a guardare il Cielo e a far fiorire la terra, a cantare pregando e a pregare lavorando; che li educò nella scuola come nel gioco, nella chiesa come nel teatro, con lo sport come con l'esame di coscienza; che li abituò a unire l'Esercizio della Buona Morte in Cappella con la festa gioiosa in refettorio; che fondò una Società ch'è la più lieta ed è la più sacrificata; del Santo che fu, come il Vangelo, semplice coi semplici e gigante coi giganti; che pubblicò con la stessa fede la prima Collezione dei nostri Classici e i foglietti più popolari; che scrisse con lo stesso cuore la Storia Sacra del popolo eletto e la Storia della nostra Italia; che fu orfano e divenne padre di orfani; che mancò di pane e diede pane a tutti; che fu, un giorno, fanciullo senza tetto e diede ricovero a tutti i fanciulli; che stentò ad avere un maestro ed aprì scuole senza fine; che fu artigiano e forgiò generazioni di artigiani; del Santo che, novello San Benedetto, battezzò non soltanto i vecchi barbari delle Pampas, ma tanti nuovi barbari civili d'Europa.

E canteranno per secoli - questo Altare e que sta Basilica - le glorie del Santo che non fu tanto del suo tempo, quanto fu per il suo tempo; che del suo secolo sentì i bisogni e non ebbe i difetti; intuì i pericoli e prevenne i mali; che, fra le incipienti lotte del lavoro, conservò nei suoi Collegi - misti di studenti e di artigiani - il fuoco sacro della cooperazione di classe; che, nell'epoca dei Diritti dell'uomo, insegnò l'amore di Dio; che ebbe i palpiti della primavera d'Italia, provò le ansie della sua Indipendenza, ma ebbe sempre fede nel suo spirituale primato; del Santo che, dalla sera del 20 settembre del 70, portò nel cuore la Conciliazione fra Chiesa e Stato e che dal 71 iniziava con Giovanni Lanza le trattative che ebbero il loro trionfo nel gran cuore di un grande Pontefice e nel genio titanico di un grande Duce.

E canteranno ancora nei secoli la grandezza di questo Santo «per il quale l'Italia - come disse Francesco Crispi - non farà mai abbastanza »; del Santo di cui Pio XI si proclama « entusiasta ammiratore »; del Santo al quale il Governo Nazionale - primo esempio nella storia - decretava, dopo l'apoteosi Cattolica Vaticana, il trionfo romano in Campidoglio.

Sorga adunque questo Altare!

Sopra di esso nuovi Apostoli Salesiani « tamquam lapides vivi superaedificabuntur » (I PETRI, II, 5).

A questo Altare, che sarà per i Figli di Don Bosco un focolare paterno, essi attingeranno la fiamma di fede e di civiltà, che - Ambasciatori di Cristo e membri della forse più autentica Società delle Nazioni - continueranno a portare alle più lontane frontiere del mondo.

Sorga il nuovo Altare e si dilati la bella Basilica!

Di questi luoghi di preghiera, di queste scuole di fede e di sacrifizio, di questi Sanatori delle anime, di questi fari di carità ha pur tanto bisogno la tormentata umanità moderna che ha più fame di Dio che di pane, che ha più bisogno di Santi che di guerrieri.

Nel giorno della Canonizzazione di Don Bosco un giornale italiano scriveva che « nel momento della proclamazione del nuovo Santo furono visti in San Pietro uomini gettarsi a vicenda le braccia al collo in un bisogno di piangere ».

Quell'amplesso e quel pianto sono un sintomo e sono un auspicio.

È il sogno dei Becchi che continua a realizzarsi: sono altri animali feroci che diventano agnelli, è il sistema di Don Bosco, è il suo spirito che trapassano i confini delle Case Salesiane e si diffondono nel mondo a rinnovare, in più grande stile, le stesse conquiste, gli stessi trionfi; le conquiste del bene, i trionfi di Cristo.

Che tanto ci conceda Iddio e ci ottenga San Giovanni Bosco!

Questa è la preghiera sulla quale fondiamo. l'Altare!

Mentre il coro degli alunni dell'Oratorio e dell'Istituto Teologico Internazionale Salesiano, eseguiva l'Exultate Deo del Pagella, gli Em.mi Cardinali seguiti dai Vescovi, dai Superiori, e dalle varie Autorità, passarono alla firma della pergamena, di cui diede tosto lettura dal pulpito l'Economo Generale Don Giraudi. Infine S. Em. Rev.ma il Card. Arcivescovo Maurilio Fossati impartì la benedizione di rito e gettò la prima calce. Il blocco marmoreo scese lentamente ad attendere che la pietà e la generosità dei fedeli permetta alla Società Salesiana di attuare tutto l'ampio progetto dl costruzione e di ampliamento che risparmierà a tanti devoti pellegrini la mortificazione subita nei giorni delle feste, di non poter neppure entrare in Basilica. Cardinali e Vescovi passarono in sacrestia per portarsi all'altare maggiore a cantare il Te Deum di ringraziamento. L'Em.mo Card. Fossati impartì la benedizione Eucaristica nella Basilica e sulla piazza.

Alla chiusura ufficiale non poteva mancare la corona popolare. Già le sere precedenti, 9, 10, 11 aprile, Torinesi e pellegrini avevano continuato ad affluire alla Basilica in tanta folla che i Superiori si videro nella dolce necessità di continuare predicazione e funzioni pontificali tanto alle ore 17 che alle 20. E il venerando Don Trione, ringiovanito di vent'anni si alternò sul pergamo con Don Calvi e Don Favini a tessere le lodi di Don Bosco Santo, Il 12 a sera fece il panegirico Don Panciatichi e dopo la benedizione pontificale, i fedeli ebbero ancora una volta lo spettacolo della illuminazione di tutta la Basilica. La banda dell'Oratorio e quella dell'Istituto Pio XI di Roma si era o alternate a dar concerto nelle varie sere.

Nel ciclo dei festeggiamenti

Delle cerimonie che completarono il programma torinese, appena un cenno. E prima, per ordine di tempo, ricordiamo con riconoscenza l'omaggio fatto il 9 aprile da S. E. il Sen. Agnelli all'Em.mo Card. Hlond ed agli Ecc.mi Vescovi che avevano potuto protrarre un poco il loro soggiorno fra noi.

Il Presidente Generale della « Fiat » che, per le feste aveva messo a disposizione del comitato venti berline « Ardita », che aveva ospitato centinaia di nostri giovani nei graziosi alloggiamenti «Fiat » e che aveva partecipato personalmente alle solenni funzioni, favorendoci in tutto con squisita cordialità, offerse all'Em.mo Cardinale ed agli Ecc.mi Vescovi lo spettacolo, unico al mondo, di una visita alla « Fiat » del Lingotto ove lavorano 27000 operai in quell'industria mondiale che tanto onora l'Italia. Trenta berline « Ardita » e due torpedoni, in un pittoresco corteo, aperto dai quattro Assamesi in costume, trasportarono gli illustri visitatori, con il nostro Rettor Maggiore, Superiori, Ispettori e Direttori che si trovavano in quell'ora all'Oratorio, al Lingotto, alle grandiose officine pulsanti di attività. Davanti ai cancelli d'ingresso, una bella folla formata dai parenti, dai figli e dalle spose degli operai della « Fiat », accorse a dar loro il benvenuto, prima che i padri e i mariti ne ricevessero la benedizione fra il rombo delle macchine operanti e i riverberi delle incandescenti colate. Oltre il cancello di ingresso erano a riceverli S. E. il senatore Giovanni Agnelli e l'avvocato Edoardo Agnelli, attorniati dal gruppo dei dirigenti « Fiat ». Le acclamazioni prorompenti dalla folla ammassata all'esterno si comunicarono all'interno, mentre Cardinale, Vescovi e Superiori accedevano alla vasta sala delle esposizioni per una breve cerimonia di omaggio.

S. E. il senatore Giovanni Agnelli rivolse loro il saluto ufficiale, rievocando i contatti avuti con S. Giovanni Bosco e lo sviluppo contemporaneo delle Opere del Santo e della « Fiat ». Poi, invitati gli illustri visitatori ad apporre sull'Albo la propria firma, li accompagnò personalmente, in un corteo di torpedo « Ardita », per l'erta elicoidale, attraverso ai reparti delle presse e dei magli, per le enormi gallerie del montaggio e dei torni, fino alla pista aerea, mentre nel cielo Brack-Papa e Cus, i due intrepidi piloti della Areonautica italiana, si prodigavano in ardite acrobazie. Cardinale, Vescovi e Superiori furono gratissimi a S. E. dello spettacolo prodigioso di tanto lavoro, e si accomiatarono formulando i più fervidi voti per la prosperità di un'industria che tanto ci onora.

Una lapide storica a Chieri. - Il 22 aprile u. s., a Chieri autorità e popolo convennero presso la modesta casetta che cento anni or sono ospitò in un miserabile sottoscala Giovanni Bosco, garzone di caffè al « Caffè Pianta », per l'inaugurazione di una lapide che ricordi ai posteri gli eroici sacrifizi della giovinezza del Santo. La lapide fu scoperta dai donatori sig.ri Careddu, benedetta da Mons. Arciprete e presa in consegna con nobili parole dal Podestà. Il Rettor Maggiore, intervenuto col Capitolo Superiore, chiuse con commosse parole di ringraziamento, rievocando la carità usata dai Chieresi a S. Giovanni Bosco studente, con riferimento speciale al fruttivendolo Blanchard il cui figlio vegeto ed arzillo assisteva sul palco d'onore.

Omaggio a Mamma Margherita ai Becchi.

Un'ora dopo il colle dei Becchi di Castelnuovo Don Bosco, allietato da balde schiere di giovani dei nostri Oratori di Torino e Chieri, rendeva omaggio alla Mamma del Santo. Presenti le Autorità ed un imponente pellegrinaggio di mamme cristiane, il Rettor Maggiore benedisse uria lapide a ricordo di Mamma Margherita nella prima stanza a terreno della casetta natia di Don Bosco; quindi la maestra Erminia Vanzaghi Brunetti, delle scuole elementari di Torino, tratteggiò la figura della madre del Santo rilevandone le caratteristiche morali ed esaltandone l'opera educativa. Su cui ritornò tosto efficacemente il sig. Don Ricaldone parlando nel santuario prima di impartire la benedizione eucaristica.

Lo spazio ci vien meno, ma vogliamo almeno ricordare la Celebrazione di S. Giovanni Bosco, tenuta, ad iniziativa della «(Dante Alighieri », nell'Aula Magna dell'Università di Torino dal salesiano prof. D. Alberto Caviglia della R. Deputazione di Storia Patria. Vi assistettero le massime Autorità cittadine col Prefetto S. E. Iraci, il Podestà Sen. Tahon di Revel, l'alta Gerarchia Fascista, il Rettor Magnifico prof. Pivano, Professori, Magistrati e un pubblico elettissimo. Presentato dal Presidente on. Bardanzellu, D. Caviglia ha parlato con competenza e fascino impareggiabile di D. Bosco, Santo Italiano, suscitando frequenti, vivissimi applausi.

A cornice di tante feste il Triduo liturgico e la festa del 26 riuscirono di una solennità eccezionale. I tre predicatori del mese mariano, il salesiano D. Pivano, il Can. Teol. Lardone e P. Ferrarini, redentorista cantarono le lodi del Santo. Pontificò S. E. Mons. Guglielmo Piani, salesiano, Delegato Apost. alle Isole Filippine.

Il bilancio spirituale ha dato, nel Santuario di Maria Ausiliatrice, nel solo mese di Aprile, 4000 Messe e 8o.ooo Comunioni. Possiamo adunque ringraziare il Signore! Le feste di Don Bosco sono riuscite, come sempre, un trionfo eucaristico, una vera missione, rispondendo al suo appello appassionato: Da mihi animas, caetera tolle!