BS 1880s|1886|Bollettino Salesiano Giugno 1886

ANNO X - N. 6.   Esce una volta al mese.   GIUGNO 1886

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO - Il Cuore di Gesù e le consolazioni del Soprannaturale-Il Cardinale Parocchi Protettore della Congregazione Salesiana-Cardinale Alimonda, Il mio Episcopato-Ignobili insulti e generose proteste a Milano-Per i maestri - Viaggio di Don Bosco-Benedizione della Chiesa di Viedma-Partenza dei Missionarii - Grazia di Maria Ausiliatrice - Avviso - Bibliografia..

IL CUOR DI GESU' e le consolazioni del SOPRANNATURALE.

Compivano due secoli il 31 maggio or ora passato, dacchè quell'umile e piissima verginella salesiana, che fu la B. Margherita Alacoque, vedeva al fine compiute nella pubblica consacrazione al Cuor di Gesù della casa di Paray-le-Monial le promesse a lei fatte dal Divin Redentore, e paghi i voti purissimamente ardenti del suo cuore. Quella consacrazione segnava ne' suoi modesti principii la consacrazione futura di tutta quanta la Chiesa cattolica, a cui assistemmo a' giorni nostri; quella prima umile cappella chiudeva nella sua semplice grandezza i tempii sontuosi e monumentali della seconda metà del secolo XIX; quei primi pubblici onori erano come il crepuscolo foriero di quel largo ed universal culto, a cui vediam presa l'età nostra pel Cuor di Gesù. Or come e donde ciò avvenne? Perchè questa divozione doveva essere particolarmente predestinata ad un impero così soavemente salutare e a rigeneratrice influenza? La ragione è chiara; si è perchè essa soprattutto nell'indole e nell'oggetto suo ci presenta il più acconcio rimedio a quel terribile e più propagato morbo della società attuale, che è il raffreddamento della carità cagionato dal sovrabbondar dell'iniquità, raffreddamento che Gesù Cristo aveva già prima annunziato come il principal segno foriero della prossima fine del mondo. Et quoniam abundavit iniquitas, refrigescet charitas multorum (MATTH. XXIV, 12). E il risveglio della carità , ossia dell'amore , è quello appunto che costituisce lo scopo principale e il frutto più nobile di questa soavissima divozione. Il Cuor di Gesù, che dà il nome e alla divozione e alla festa , ne è si l'oggetto, poichè esso, come ogni altra parte del suo santissimo corpo, richiede per la sua inseparabile unione col Verbo non solo tutto il nostro affetto, ma ancora tutta la nostra piena ed intera adorazione. Ma ne è l'oggetto visibile o sensibile che si voglia dire, il quale basta bensì perchè sia degno di culto, ma non basterebbe alla celebrazione d'una festa particolare. Anche le dita, ad esempio, anche le mani del corpo di Gesù Cristo meritano un culto di adorazione; ep pure non se ne celebra, nè se ne celebrerà mai la festa, chè anzi la Chiesa proibi già da secoli di effigiare separatamente l'una o l'altra parte di quel Corpo sacratissimo. Se adunque noi tributiamo al Cuor di Gesù un culto speciale, se questo culto ora soprattutto ha tutte e particolari ragioni di essere profondamente conosciuto e largamente propagato, si è particolarmente per l'oggetto invisibile o sovrasensibile, di cui il Cuor di Gesù è lo spontaneo e natural ricordo, ossia per l'amore con cui egli ci amò. Sì l'amore, sole dell' anima, da cui partono i diversi raggi , che sono umiltà, castità, pietà e simili; l'amore di cui non son che ordine, secondo la sapientissima frase di S. Agostino, le stesse virtù nostre, sian pure le più nobili e sublimi; l'amore che di sua divina fiamma e di sua sovranatural potenza scalda e sorregge tutto quanto il Cristianesimo; l'amore principio e centro di tutta la vita divina ed umana di Gesù.

Ma quest'amore è intrinsecamente ed efficacemente operativo, e questa virtù operativa noi la ravvisiamo nel mondo dello spirito , come nel mondo della materia , chè l'uno e l'altro non sono che una manifestazione dell'amor di Gesù Cristo.

Tre sono a detta del filosofo e martire San Giustino (Apolog. 11) i nomi, con cui è designata nella Scrittura la seconda Persona della SS. Trinità, cioè Verbo per la generazione eterna dal Padre, Cristo, cioè Re e Signore, ossia Creatore, e Gesù che val Salvatore o Redentore. Ma qual si voglia adoperare di questi tre nomi, è sempre e tutta una sola la persona a cui s'indirizzano, vale a dire il Figliuol di Dio, ad un tempo Creatore, Redentore e Glorificatore. Guai a chi divide in qualsiasi modo Gesù Cristo, che è sempre uno ed indivisibile ! Riguardar la vita di Gesù solo dall'Incarnazione è un impiccolirne il disegno sacrosanto, giacchè l'idea dell'Incarnazione non si può assolutamente disgiungere dall'idea della Creazione, che la presuppone realmente, come il crepuscolo mattutino presuppone l'esistenza del sole. Mysterium Incarnationis, scrisse quell'alto ingegno di S. Tommaso , est quoddam generale principium, ad quod omnia Angelorum et hominem officia ordinantur (P, l, q. LvII). L'Incarnazione è il fine, il decoro, il compimento della creazione e sta a questa come l'intiero e il perfetto al dimezzato ed imperfetto.

Ora la divozione e la festa del Cuor di Gesù, in quella che è indirizzata a tenerci sempre innanzi l'amore di lui, ci tiene presente l'opera, la manifestazione estrinseca di quest'amore, opera e manifestazione che si svolgono di mano in mano ne'sei giorni della creazione e si compiono nel settimo dell'Incar nazione. Di qui deriva l'intrinseca eccellenza non solo, ma la sovrana opportunità di essa divozione a' nostri giorni, in cui Satana e i suoi seguaci mirano a demolire non più una parte soltanto, ma tutto quanto l'ordine soprannaturale, su cui si fonda il Cristianesimo cattolico.

E qui vorremmo poter convenientemente ritrarre, per quanto a mente finita é concesso di comprendere un'azione infinita , le manifestazioni esteriori di quest'amore operativo del Cuor di Gesù, Creatore, Redentore e Glorificatore. Eccolo, l'antico de'giorni del profeta Daniele (Cap. vII, 9), il primogenito di tutte le creature dell'Apostolo Paolo (Ad Coloss. cap. 1. 15. ), affacciarsi sull'informe caos e trarne fuori coll'onnipotente voce le cose che non sono come quelle che sono, cominciando dal firmamento fino alla formazione dell'uomo. E perchè questi non possa giammai smarrire l'idea del suo Creatore, gli plasma un corpo sul modello del Cristo futuro, Adae qui est forma futuri (Ad Rom. V. 14. ), gli crea un'anima dotata ad immagine della SS. Trinità, d'intelletto, volontà e potenza attiva per recar ad effetto quello che avrà pensato e voluto. Con lui conversa famigliarmente, a lui imbocca il linguaggio, il cuor di lui riempie di discernimento e l'intelletto di lui rischiara de' suoi lumi, lui infine costituisce padrone e signore di tutta quanta la creazione. E quando pure l'uomo prevarica e pecca, Ei non l'abbandona; Cristo e Creatore si fa a lui Gesù e Salvatore con la consolante immagine della futura redenzione, che gli pone espressamente innanzi.

Nè qui si arrestano le sue affettuose cure. Padre, maestro e medico lo incoraggia al bene, ne dirada le tenebre dell'oscurato intelletto e ne sana le piaghe del deteriorato cuore.

Ma ahimè ! l'ingratitudine dell'uomo passa ogni confine ; ogni carne ha corrotto la sua via e il Cuore di Gesù, preso da intimo dolore , tactus dolore cordis intrinsecus (Genesi, VI, 6), delibera di cancellarlo dalla faccia della terra col diluvio universale. Ma anche qui quanta misericordia precede, accompagna e segue quest'atto di giustizia ! E desso infatti che ben cento anni innanzi ordina a Noè la fabbricazione dell'arca a salutare ravvedimento de' perversi; esso che, prima che si aprano le cataratte del cielo, chiude al di fuori la porta dell'arca, perchè gli otto giusti arrivino a salvamento; esso che dopo i 40 giorni e le 40 notti va a sprigionarneli, accoglie l'offertogli sacrifizio, rinnova tutto l'insegnamento e tutti i precetti già dati ad Adamo, e riconferma a' fortunati superstiti il dominio sopra tutte le cose create. Inorgoglisca pure, sempre ingrato , l'uomo , e sogni la costruzione d'una torre che, ad evitar il futuro castigo, tocchi con la sommità il cielo. Se il Cuor di Gesù come Dio punisce con la confusione delle lingue, come amante dell'uomo dà luogo alla misericordia, presceglie la famiglia di Abramo e de' suoi discendenti, e forma con essi un popolo. di predilezione, a cui affida tutto il deposito delle sue leggi e della sua dottrina, e cui regge e governa egli stesso visibilmente (1). E chi non sa le tenerezze del Cuor di Gesù verso questo popolo ricalcitrante ad ogni tratto a' suoi avvisi, insensibile troppo spesso a' suoi benefizi, duro e grossolano da metterne a continua prova la pazienza !

Ma ecco che spunta la pienezza de'tempi e con essa pienezza il dilagare, per cosi dire, senza limiti e senza confini delle tenerezze del Cuor di Gesù. Per una di quelle divine economie,che fanno cosi mirabilmente sublime ed amabile la nostra fede santissima, il mondo, ossia le creature uscite dal Padre pel Verbo ritornano al Padre pel Verbo stesso, che assume natura umana e compie la missione affidatagli per eterno decreto a soddisfazione della divina giustizia e a salvezza dell'umanità. Da una Vergine immacolata, che egli si associa a corredentrice, da una Vergine la più ricca di doni di natura e di grazia, compendio di tutti gl' immensi infiniti benefizi del Cuor suo, da questa Vergine, a cui Egli ha infuso e partecipato il suo amore per l'uomo, nasce Gesù povero e negletto; in braccio a questa Vergine e Madre e sotto forma di vezzoso e amabile bambino si presenta all'affetto degli uomini. Circonciso, sottoposto alla fame, al freddo e a tutte le umane infermità, profugo in Egitto, oscuro e come annichilito per 30 anni nella casa d'un umile fabbro, direbbesi che il Cuor di Lui studii tutte le più affettuose industrie, perchè l'uomo non abbia da smarrirvisi, oppresso dalla gloria della sua divina maestà. E quando comincia la vita pubblica, il suo non è che un trascorrere di benefizio in benefizio, di favore in favore, fino alla consumazione sulla croce, in cui Cristo, Re e Signor nostro, compie come Gesù Salvatore l'opera sublime della Redenzione, presentandosi al Padre col principio dell'espiazione alla destra e con quello della solidarietà dalla parte sinistra del suo Cuore amabilissimo. E di questa solidarietà ci offre prova ineffabile nell'Eucaristia, nella quale si rivela l'abnegazione di lui Dio-Uomo per amore a cagion dell'amore, come nella morte apparve l'abnegazione sua per amore a causa di giustizia, nell'Eucaristia chiamata meritamente la genesi della società cristiana. A' piedi della Croce, osserva un profondo intelletto, è l'uomo nella solitudine della sua natura da redimere, al desco Eucaristico siede l'uomo da salvare nella moltitudine degli individui (1).

Ma con la Creazione e con la Redenzione terminano forse le sovrumane manifestazioni del Cuor di Gesù? No mai ! La vita di Gesù. già lo dicemmo, è vita di amore, e l'amore è eterno, come il principio da cui emana. E questo amore Ei lo continua alla destra del Padre, dove salì per viemaggiormente largheggiar di doni verso gli uomini (2), e donde inviò lo Spirito Santo, che è l'amor sostanziale del Padre e del Figliuolo. E qui chi sa dire qual largo campo ci si apre da spaziare innanzi sul primo e più gran dono del Cuor di Gesù Glorificatore, che è la Chiesa cattolica. La Chiesa!! E chi ci darà parole acconcie all'alta idea? La Chiesa , questa novella Eva, che emerge vivente dal costato del novello Adamo Gesù , nell' atto stesso che spicciano in terra le ultime stille del sangue di lui, recando così con sè le due impronte incancellabili dell'amore e del dolore. La Chiesa, cattedra di verità, (giacche non vi ha ragione se non insegnata) presieduta da un sovrano Mosè, il Vicario di Gesù Cristo, che assistito dalla virtù dell'Eterno ne segna i passi coll'infallibile suo magistero, e insieme con lui e sotto di lui novelli mitrati Aronni che de' fedeli si dividono e guidan le file nel cammino che conduce a Gesù, via, verità e vita. La Chiesa con le sue ordinate falangi e co'suoi risplendenti padiglioni. La Chiesa... Ed oh ! perché non riconosceremo nella loro sublime profondità ed ampiezza gl'inestimabili benefizi che ci vengono dal Cuor di Gesù Creatore, Redentore e Glorificatore ? E fino a quando tarderemo a comprendere che è dal Cuor di Gesù, conosciuto com'è, vivo e intero nella Chiesa, che deve venire la ribenedizione dell'uomo e della società civile? Perchè non mostreremo col fatto la gratitudine e l'amore che gli dobbiamo , in questo mese soprattutto a lui sacro? E poichè sorge colà nell'Eterna Città, che i posteri chiameranno un dì la Roma del Sacro Cuore, un tempio a Lui dedicato, poichè il Papa, il sapientissimo Leone XIII, invita tutta l'umanità cristiana a concorrere a questo monumento di espiazione, d'amore e di fede, poichè l'Em.mo Pastore dell' Archidiocesi torinese, eco venerata e fedele del Vicario di Gesù Cristo, rinnova il suo nobilissimo appello e questo appello si chiude col 2 Luglio p. v., oh ! non passi questo mese, senzachè tutti abbiam preso parte a quest'opera eminentemente religiosa, morale e civile, incuorandovi ancora quanti abbiamo conoscenti ed amici. Come sarà bello mirar colà incisi su quella monumental facciata i nomi delle 263 Diocesi d'Italia a perenne memoria dell'Immortal fatto! Come sarà consolante vedervi colà la nostra sicura salvezza contro l'immonda fiumana, che da ogni parte ci minaccia ! Oh ! allora il canto di adorazione e di amore, che suonerà sotto le sacrate volte del tempio del Cuor di Gesù, sarà pure il canto di gratitudine di devozione al suo augusto Vicario, e il monumento dell'umanità salvata al Cuor di Gesù, sarà anche il monumento dell'umanità riconoscente al Vicario di Gesù Cristo.

(1) Chi facesse per caso le maraviglie su questo adoperar fin d'ora le voci Cristo e Gesù , voglia di grazia leggere la lettera cattolica di S. Giuda apostolo, che attribuisce appunto a Gesù la punizione degli angeli ribelli e il castigo de' sozzi abitatori della Pentapoli ; come a Gesù la salvezza del popol suo dall'Egitto e lo sterminio di quelli che non credettero. Importanti parole a farci comprendere quella gran verità che Dio è l'autore del Vecchio e del Nuovo Testamento, e che secondo il gran principio di S. Paolo tutto quanto havvi nell'antica Legge riguarda Gesù Cristo e la sua Chiesa.

(1) Tosti, Proleg. alla Storia Universale della Chiesa, al cap. VI del periodo secondo, L'Eucarestia è il fondamento della società cristiana.

(2) Ascendens in altura... dedit dona hominibus. Ad Eph. tv, 8.

IL CARDINALE PAROCCHI Protettore della Congregazione Salesiana.

Con biglietto della Segreteria di Stato in data del 17 aprile p. p. Sua Santità si è degnata nominare l'Em.mo e Rev.mo Cardinale Lucido Maria Parecchi Protettore della Congregazione Salesiana.

Il fausto annunzio , arrivato pochi giorni innanzi che cominciasse all'Oratorio nostro di Torino il Mese Mariano, non poteva a meno di colmare di vivo giubilo Soci e Cooperatori Salesiani, che

l'ebbero per un segnalato favore di Maria Ausiliatrice, sicchè, profondamente grati alla singolare degnazione del S. Padre, ci affrettammo a telegrafare ringraziamenti ed ossequii all'Em.mo Porporato, che rispose tosto con parole di particolare bontà e affettuosa deferenza verso l'amatissimo nostro D. Bosco.

L'Em.mo Parocchi nacque a Mantova il 1° agosto 1833. Vestito a 15 anni l' abito chiericale e recatosi quindi a Roma, attese con somma lode e singolarissimo profitto agli studi nel, l'Università Gregoriana. Ordinato prete nel 1857, laureato in teologia e nell'uno e nell'altro diritto, tornò in patria, dove insegnò successivamente nel Seminario di Mantova la teologia morale, la storia ecclesiastica e civile e il diritto canonico. Parroco quindi de' SS. Gervasio e Protasio, non apparve men operoso e zelante nell'esercizio del sacro ministero, di quello che fosse stato fino ad allora sulla cattedra dotto ed eloquente professore, caro poi a tutti per la sua amabilità e dolcezza. Ma ecco che il grido delle dottissime conferenze, da lui tenute e date poi alla stampa, contro il protestantesimo ed il razionalismo perviene alle orecchie di Pio IX d'immortal memoria, che vuol guiderdonarne le nobilissime qualità di mente e di cuore. Prelato Domestico prima, quindi Vescovo di Pavia nel 1871, veniva trasferito il 12 Marzo 1877 all'illustre Sede Arcivescovile di Bologna, ed a' 23 Giugno di quell'anno stesso, a soli 44 anni, creato Cardinale di Santa Romana Chiesa del titolo di S. Sisto. Chiamato a Roma e nominato da poco tempo Vicario di Sua Santità in sostituzione dell'Em.mo Monaco La Valletta, ora Penitenziere Maggiore, onora l'alta dignità, a cui venne assunto dalla fiducia dell'Augusto Pontefice, con la squisita prudenza , l'operosità dello zelo accoppiata a soave amabilità di modi, e l'elevatezza rara dell'ingegno , che lo colloca fra i più dotti Principi di Santa Chiesa.

Son pochi anni dacchè il sapientissimo Leone XIII, con quell'intuito che comprende i tempi e li padroneggia , si accinse alla riforma intellettuale delle menti, dalla quale soltanto deve derivare la riforma morale de' costumi, giacchè le idee precedono i fatti, come la causa l'effetto. Or bene in quest'opera sublime, che con un ordine rigorosamente razionale piglia le mosse dalla scienza prima, che è la filosofia, coll'Enciclica Aeterni Patris del 1879, si svolge con la Lettera Pontificia sulla storia del 1883 e si compie con quella recentissima sulle lettere del 20 Maggio 1885, in quest'opera che a detta de' più dotti eziandio protestanti fa di Leone XIII il rigenera. tore delle scienze e delle lettere, Egli, l'augusto Pontefice, si associò fra i suoi principali cooperatori il nostro Cardinal Protettore. Infatti è desso l'Em.mo Parocchi uno de' componenti la celebre Congregazione Cardinalizia degli studi, egli a cui è indirizzata la lettera Pontificia sugli studi letterari del Clero, nella quale il dottissimo Pontefice pone nell'alto e giusto loro posto le lettere, ne addita la missione, ne segnala i doveri.

Sia adunque benedetto il Signore del raro dono, che Soci e Cooperatori ricevemmo dalla bontà del Santo Padre. Quanto a noi, mentre rinnoviamo qui all'Em.mo nostro Cardinal Protettore la più sincera riconoscenza ed illimitata devozione, l'assicuriamo ancora che e noi e i nostri giovinetti pregheremo ogni giorno il Cuor di Gesù e Maria Ausiliatrice per la prosperità ed incolumità sua. E perchè le nostre preghiere riescano efficaci, vogliamo che siano presentate al trono di Dio per mezzo di quel novello Santo, per la cui conferma e propagazione di culto l'Em.mo Parocchi ha lavorato cotanto, e con cui ha tanta somiglianza così d'ingegno come di violenze patite per la causa della fede. Parliamo di S. Severino Boezio, di questo martire e filosofo illustre, di questa fulgida gloria di Roma Papale, che l'Alighieri chiama il suo dottore e colloca nel Canto X del Paradiso fra quella corona di Beati, a capo de' quali sta il grande Aquinate S. Tommaso, uno ... delli agni della santa greggia, Che Domenico mena per cammino.

Leone XIII, così pronto nell'esaltar la virtù e l'ingegno, come sapiente nello scegliere il tempo a ciò più opportuno, dopo lungo e maturo esame, il 15 dicembre 1883 ne approvava solennemente il culto che ab immemorabili gli presta la Diocesi di Pavia, dove in Cieldauro, ossia nella Chiesa di S. Pietro, riposano le ossa del martire filosofo , colà presso decapitato il 23 ottobre 524, e lo estendeva ancora alla Chiesa universale. Si, S. Severino Boezio ci ottenga da Dio la conservazione ad multos annos dell'amatissime nostro Cardinal Protettore al bene della Chiesa, a' decoro e alla rigenerazione delle scienze e delle lettere e all'affettuosa e riconoscente stima de' Soci e Cooperatori Salesiani.

CARD. ALIMONDA

IL MIO EPISCOPATO

Omelie, Pastorali, Discorsi. 2 volumi in-8° di pagine 448-684, a L. 4 50 caduno.

« Ecco due volumi, usciti or ora dalla tipografia Salesiana, splendenti per nitidezza di tipi e leggiadria di carta, dove non si saprebbe dire se più sia da ammirare l'intelletto robusto e profondo, o il cuore affettuosamente grande e sublime. Ed è sotto questo secondo aspetto soprattutto che noi presentiamo oggi ai nostri lettori questa nuova opera, o, diciam meglio, quest'altro gioiello che ci offre l'Eminentissimo ALIMONDA. Come è bello veder quivi ripresentati innanzi quegli anni brevissimi sì, ma pieni di sante opere e avvivati dalla più pura e ardente carità, in cui Albenga ebbe la fortuna di averlo a Vescovo ! Come consola, in un secolo d'egoismo e d'orgoglio, riconoscere nell'uomo di genio, innanzi,a cui sono costretti ad inchinarsi pur essi gli avversari, (chè nemici non ne può avere) l'uomo dal gran cuore, che nell'Offerta a Maria proclama meglio il soffrir per amore che il non saper amare, ed ha cara l'agonia della vita ché conduce alle felici risurrezioni.

Ma come e donde viene nell'ALIMoNDA questa potenza e santità d'affetto? Nella dìvozione a Maria. E qui vorremmo aver spazio da poterci alquanto diffondere, vorremmo poter dire alcun che di quell'amore strapotente che alberga in petto all'Eminentissimo nostro Arcivescovo per la Madre del bell'Amore, e ne infiora e ne abbella le pagine di celestiale bellezza. Maria infatti, la benedetta Maria, porge al novello Vescovo i più infuocati accenti nell'Addio ai Genovesi, come con Maria si accomiata Cardinale da' suoi dilettissimi Albenganesi. Maria trae a lui di petto i più nobili slanci dell'anima nella Fanciulla di Nazaret al tempio. Maria ne sublima il genio nella Vergine ed il Vescovo e nella Vergine Immacolata e la Chiesa cattolica, e gli pone sulle labbra inspirati accenti. E che diremo dell'Offerta del Cuore a Maria, da cui gli si perennano in petto le gioie del paradiso ? Chi può leggere senza versar lacrime della più dolce tenerezza e, quel che è più, senza sentirsi santamente rinnovellato il cuore di santo amore, la preghiera con cui essa offerta si chiude? Oh! leggano questi due volumi i suoi antichi diocesani, li leggano i nuovi, e vi vedranno il cuore del loro Pastore e Padre; li leggano i sacerdoti, e ne trarranno le sacre faville da infiammare per Maria i loro uditori nel maggio a Lei dedicato; li leggano tutti, e impareranno a qual sovrumana altezza sollevi la mente e il cuore la divozione a Maria. »

(Dall'Unità Cattolica del 5 maggio 1886).

IGNOBILI INSULTI e generose proteste a Milano.

Sotto questo titolo l'ottimo Corriere di Torino stampa l'articolo seguente, che noi riportiamo senza commenti

» Un nobilissimo esempio ci viene da Milano; è esempio di virtù cristiana e di civile coraggio; esempio di vera dignità, di generosa fermezza nel sostenere i più sacri diritti di cattolici e di cittadini.

» Nel giorno di Venerdì Santo il Secolo di Milano stampò un brano di una lettera di Vittor Hugo, in cui si nega sfacciatamente la divinità di Gesù Cristo , presentando quindi il cristianesimo come un'impostura.

» La cattolica Milano seppe in modo solenne e nobilissimo rintuzzare il sacrilego insulto, dando a tutto il mondo uno splendido esempio della generosa energia, che si deve spiegare contro gli oltraggiatori della fede. Una duplice manifestazione ebbe luogo : anzitutto una protesta della nobiltà milanese, presentata lo scorso sabato al prefetto della provincia, comm. Basile ; poi una adunanza popolare imponentissima, che si tenne domenica sera nel retro-coro della chiesa dì San Paolo.

Il Prefetto , ricevendo la deputazione della nobiltà milanese, protestò d'ignorare tutto perché assente in quei giorni, essendosi dovuto recare a Roma. Egli espresse alla signora contessa Minerva Castelbarco-Mancini, la quale era alla testa di quella nobilissima rappresentanza, tutta la sua indignazione e la disposizione sua a farsi render ragione dell'accaduto.

La protesta, che ha raccolto i più bei nomi che onorino Milano, è del seguente tenore

» - Noi sottoscritti, cattolici ed italiani ad un tempo, protestiamo dal più profondo dell'animo contro l'ignobile insulto lanciato a Gesù Cristo, Salvator nostro, da un giornale cittadino, di cui non vogliamo neppure profferire il nome , nel giorno stesso del Venerdì Santo, sacro ai dolori ineffabili della Croce, insulto che ferisce il nostro cuore e la nostra coscienza di cristiani, non che l'onore di questa città, che respinge con orrore le sacrileghe menzogne, servilmente ricopiate da uno sciagurato straniero. -

» Il meeting poi fu un vero trionfo di fede vigorosa e potente, uno scoppio di pubblica indignazione contro l'ignobile foglio oltraggiatore del Redentore divino. « A dir poco , scrive il liberale Corriere della Sera , mille e cinquecento persone avevano trovato posto in quel locale. Diciamo trovato perché vecchi operai, donne, fanciulli, s'erano arrampicati per fermarvisi qualche ora, là dove parrebbe impossibile poter resistere dieci minuti. »

» Erano in realtà adunate più di due mila persone; moltissime altre dovettero rimandarsi perché tutto lo spazio era letteralmente occupato. I giornalisti liberali di Milano non mancarono. L'Italia era rappresentata dal suo stesso direttore, Dario Papa; il Secolo dal redattore-capo, avv. Romussi, seguito da una piccola squadriglia di amici ; il Corriere della Sera dal signor Gramola; il Caffè dal signor Rinino; il signor Della Vecchia rappresentava la Gazzetta di Torino. V'era anche Felice Cavallotti, il Mussi ed altri.

» La sala era messa con semplicità; tre grandi lampadari la rischiaravano; in fondo era elevato il seggio presidenziale, sotto un grande quadro rappresentante Cristo Crocifisso.

Era una assemblea imponente.

Alle 8,15 il signor conte Giuseppe Belgioioso prese posto alla presidenza, e chiamò a sé gli oratori : Sac. Davide Albertario, avv. Alberto De Mojana, l'operaio De Martini; il posto d'onore fu occupato.dal M. R. D. Filippo Lattuada, Proposto di Santa Eufemia , nella giurisdizione del quale sta la chiesa di san Paolo.

» Recitate le preghiere d'uso, si udirono , in mezzo a frequenti entusiastiche acclamazioni, nobili ed infuocati discorsi di fede , di amore all'Uomo-Dio , e di esecrazione per gli oltraggi a cui fu fatto segno.

» L'adunanza terminò colla approvazione del seguente ordine del giorno:

» I. Riconfermiamo le promesse del santo Battesimo, e giuriamo eterna fedeltà, eterno amore, adorazione eterna a Gesù Cristo, Uomo-Dio, Figlio di Maria Vergine, Nostro Salvatore, Autore della fede, Fondatore della cattolica Chiesa, rappresentato in terra dal Vicario suo , il Vescovo di Roma, attualmente Leone XIII.

» II. Protestiamo da credenti con tutta la indignazione dell'animo nostro contro le bestemmie e gli oltraggi che il Secolo lancia contro Gesù Cristo, contro la religione cattolica , contro il Sommo Pontefice, contro le costumanze cristiane.

» III. Protestiamo da cittadini contro la lesione che il Secolo, oltraggiando Gesù Cristo , fa del 1° articolo dello statuto, e contro la provocazione alla guerra civile che il Secolo compie coll'offendere la nostra coscienza, la fede, Iddio.

» IV. Promettiamo di non abbonarci, di non comperare, di non leggere l'empio giornale il Secolo, e di dissuadere parenti, amici, conoscenti dall'abbonarvisi , comperarlo , leggerlo : promettiamo di far conoscere a quanti potremo le empietà del Secolo.

» V. Invitiamo tutti i giornali cattolici. italiani a riprodurre le determinazioni di questo meeting d'indignazione contro il Secolo.

» VI. Facciamo voti che in ogni parte d'Italia protestino in nome di Gesù Cristo e della religione, contro tutti gli atti che il liberalismo consuma in odio alla nostra santa fede e contro la nostra coscienza, e oppongano a quegli atti pubbliche dimostrazioni religiose, come pellegrinaggi, obolo di S. Pietro, fondazioni di Società cattoliche operaie, ecc.

» Venne infine deliberato d'adoperarsi a celebrare quest'anno solennemente la festa del Sacro Cuore di Gesù.

» Fece profonda impressione sui liberali presenti al meeting il modo con cui l'ordine del giorno fu approvato. L'avv. nob. De Moiana leggeva frase per frase ogni articolo , che quindi tutta l'assemblea ripeteva ad alta voce: « Questo strano sistema di approvazione di un ordine del giorno, scrive il Corriere della Sera, avea qualche cosa d'imponente. »

» Onore ai cattolici di Milano, e valga il loro splendido esempio, a far sì che dappertutto si sappia con pari energia difendere ed esaltare l'onor della fede, il Nome adorabile di Gesù Cristo! »

PER I MAESTRI.

Attenti!... In questi giorni la Società Editrice di pubblicazioni popolari di Roma ha mandate una circolare ai signori Maestri, nella quale é detto che si mettono a loro disposizione varie qualità di opuscoletti morali e religiosi, e loro si manderanno in numero proporzionato al numero degli scolari (gratuitamente o franchi di ogni spesa) dietro semplice domanda dei signori Maestri.

I titoli dei libercoli non possono essere più belli, mentre si notano fra gli altri - La potenza del perdono - Morte del giovanetto convertito - Daniele e i suoi compagni - Davide - il gigante Golia - Il sacrificio d'Abramo - Giuseppe e i suoi fratelli - Sermone di N. S. G. C. - Parabole - Miracoli - Conversioni- - Evangelo secondo S. Luca (rilegato in tela) - fin qui per gli adulti - e poi i fanciulli vi hanno - Il vero coraggio - Raccolta d'inni sacri, ecc.

Malgrado però i bei titoli prenunciati e malgrado che alla Circolare vada unito per saggio un estratto de' più innocui dei promessi opuscoli; chi ha avuto occasione di darvi una letta anche di sfuggita, ha dovuto accorgersi che è merce della setta protestante, la quale sotto le vesti d'agnello copre il lupo.

Ond'è che noi diamo l'allarme ai RR. Parroci ad ai Maestri e specie alle Maestre, affinché accolgano col beneficio dell'inventario i doni che loro vengono offerti. Sono vasi che hanno gli orli coperti di miele, ma che tengono il veleno.

La propaganda protestante può per altro servire d'eccitamento ai buoni per incoraggiarli a favorire la buona stampa e la diffusione della medesima, cosicché al veleno diffuso dai protestanti si opponga l'antidoto di buone letture.

VIAGGIO DI D. BOSCO.

Il giorno 15 di maggio D. Bosco giungeva in Torino reduce dalla Francia e dalla Spagna. Fra tante fatiche e strapazzi la sua sanità si è mantenuta sufficientemente buona. Nulla diciamo delle accoglienze cordiali che ebbe nelle varie città, e delle conferenze che tenne in Francia, ma ci limitiamo a dare un cenno della sua dimora in Barcellona. Egli prendeva stanza a Sarrià nella Casa Salesiana.

Fin dal primo arrivo fu grandissimo il concorso per vederlo e riceverne la benedizione , e non diminuì punto nei giorni seguenti, anzi andò aumentando. Dalle prime ore del mattino sino a notte avanzata fu un continuo andare e venire d'ogni condizione di persone.

Lo stesso Vescovo di Barcellona S. E. Monsignor Català y Albosa si degnò recarsi a Sarrià per visitare D. Bosco , e quand'egli fu a restituirgli la visita nell'Episcopio, lo trattenne per oltre un'ora, mostrando il più vivo interesse per le cose nostre.

Il 14 aprile accorse gran numero di persone per assistere alla Messa dí D. Bosco, servita dal presidente dell'Associazione cattolica e dal vicepresidente; molti signori e signore di quest'Associazione si trovavano presenti, e ben 200 furono le comunioni. Dopo il pranzo D. Bosco andò a visitare il Collegio che hanno non lungi da Sarrià le Dame del Sacro Cuore. Nel primo ingresso vennero ad incontrarlo le giovani che come esterne frequentano le scuole, le quali con molta maestria e gusto cantarono la nostra lode torinese : O Maria Consolatrice. Fu questa una gratissima sorpresa. Poi si entrò in un gran salone capace di ben 2000 persone. Le allieve tutte nero vestite con un velo bianco sul capo e con varii nastri, emblemi della Compagnia a cui appartenevano , stavano in bel modo schierate. Si avanzarono subito due di esse, ed una presentò una bella borsa con una graziosa offerta e l'altra lesse un bellissimo componimento. D. Bosco rivolse a tutte la parola, raccomandando la frequenza ai SS. Sacramenti, quindi ciascuna ricevette dalle sue mani la medaglia e la benedizione di Maria Ausiliatrice; uscite le allieve, entrò la comunità delle Suore, che erano ben 80. Presentavano come loro dono a D. Bosco un magnifico ostensorio. La Superiora non rifiniva di ringraziarlo , perchè , diceva, avendo l'anno scorso scritto ben quattro volte a Torino per ottenere grazie speciali da Maria Ausiliatrice, sempre era stata esaudita. Simili accoglienze ebbe in varii altri istituti.

Il giorno 15 aprile l'Associazione cattolica di Barcellona, che è colà di alta importanza, perché attivissima, e conta fra' suoi membri il fior dei cittadini e le più nobili dame , inaugurava il nuovo ed ampio locale delle sue adunanze.. Approfittò di questa occasione per dare un'Accademia in onore di D. Bosco, ed ascriverlo fra' suoi membri ; il che si fece con grandissima solennità. Tre vetture in grande gala l'accompagnarono da Sarrià a Barcellona; appena entrò nella grande sala, tutti quegli illustri signori si alzarono in piedi, e tra gli applausi ed il suono di numerosa orchestra l'accompagnarono ad occupare il posto preparato per lui. Gli sedevano accanto il Vicario generale della diocesi e D. Rua. Dopo il canto maestoso della Salve Regina del valente maestro Frigola, il presidente dell'Associazione , che è professore alla R. Università ed eccellente oratore, lesse un applauditissimo discorso, e subito dopo il segretario lesse il decreto, col quale l'Associazione cattolica di Barcellona con voto unanime ascriveva fra i suoi membri il sacerdote Giovanni Bosco di Torino e gli conferiva la gran medaglia d'onore. L'entusiasmo e gli applausi di tutta l'assemblea , composta di circa 2000 persone, accompagnarono le parole del segretario. Rispose allora D. Bosco con un bellissimo discorso per ringraziare i benemeriti Barcellonesi dell'onore conferitogli e dell'aiuto che prestano ai Talleres Salesianos. Parlò in italiano, ma la sua parola chiara e vibrata fu udita e compresa da tutti. Con grande fatica, dopo che fu sciolta l'adunanza , potè liberarsi dalla numerosa folla, chè tutti volevano baciargli la mano e riceverne la benedizione; e solamente a notte avanzata potè ritornare a Sarrià.

Non dobbiamo tacere della Conferenza tenutasi ai Cooperatori salesiani nel giorno 30 aprile. Riuscì una dimostrazione così splendida, che Don Bosco ebbe a dire di non aver mai visto un tale spettacolo. I varii Comitati formatisi a fine di ottenere che la Conferenza riuscisse numerosa ed ordinata, lavorarono per quindici giorni , e raggiunsero il loro scopo oltre l'aspettazione. Fu scelta per la radunanza la chiesa di Belem. Questa parrocchia assai grande ha inoltre ben 30 vastissime tribune. La Conferenza era fissata per le 4 pom. , ma già all'una il parroco dovette far aprire le porte alla moltitudine che irrompeva sulla piazza e nelle vie attigue; alle 3 si dovette chiudere la porta perché non vi era più luogo, e ciò non ostante la folla continuava a star fuori nella speranza o di vedere o di sentire qualche cosa. La chiesa era tutta circondata dalle guardie municipali. Non valse tuttavia la forza a rattenere tanta gente che irruppe nella chiesa, rovinando la balaustrata della porta, e arrampicandosi con gran disagio sulle colonne e sulle finestre, stava estatica contemplando. Se la chiesa fosse stata due volte più grande, non avrebbe tuttavia capito la gente che stava fuori aspettando. Era lo spettacolo imponente di almeno venti mila persone. La chiesa era addobbata nel suo massimo splendore, e migliaia di ceri illuminavano le vaste navate. In cornu Evangelii stava Monsignor Vescovo con a diritta D. Bosco e a sinistra l'Abbate dei Trappisti con tutte le Autorità ecclesiastiche della diocesi ; e in cornu Epistolae stavano molti rappresentanti delle Autorità governative e militari con i varii direttori dei giornali e delle Società di Barcellona. Il Comitato dei signori Cooperatori e delle signore Cooperatrici, composto della più scelta nobiltà barcellonese, occupava i primi posti.

Si incominciò coll'esposizione del SS. Sacramento, che durò alla pubblica venerazione tutto il tempo della funzione, e dopo alcuni canti eseguiti a piena orchestra da scelta cappella, salì il pulpito il segretario del Vescovo, che lesse alcune pagine della vita di S. Francesco di Sales. Poscia il Padre predicatore , il dottor Giulià , andò a prendere la benedizione dal Vescovo , e gli disse : - Che pensiero dovrò svolgere maggiormente? - Parlate, rispose Monsignore, parlate della grand'opera di quest'uomo di Dio , e fate che s'intenda la sua Missione; e poi, volgendosi a D. Bosco, gli disse: - Che gliene pare, D. Bosco? - Io, rispose egli tutto commosso, non posso a meno che esclamare : Deo gratias. - Il discorso del Dottore entusiasmò tutto l'uditorio e lo commosse alle lagrime. Il suo discorso sarà presto pubblicato da parecchi giornali , perché egli è uno dei primi oratori della Spagna.

Dopo il canto di alcuni mottetti, D. Bosco andò alla balaustrata e disse che avrebbe desiderato aver la voce che avevano le trombe, di cui si fa menzione nelle Sacre Carte, per farsi sentire e ringraziare i Barcellonesi della dimostrazione di fede, di religione, di carità e di simpatia; annunziò che all'indomani nella medesima chiesa avrebbe detto la santa Messa per tutti i presenti, e che nella giornata aveva ricevuto per telegramma da Roma una speciale benedizione del Santo Padre per tutti i benefattori delle Opere Salesiane in Barcellona e per i presenti alla Conferenza. Monsignor Vescovo scese dalla sua cattedra , e, venuto anch'egli alla balaustrata accanto a D. Bosco, spiegò in lingua spagnuola le parole di D. Bosco, poi in pieno pontificale impartì la santa benedizione assistito da un numeroso clero, composto tutto di canonici vestiti in gran cappa. Si cantò poscia il bel coro La Carità del Rossini e si terminò con la recita del Deprofundis in suffragio dei Cooperatori defunti.

Si riapersero allora le porte della chiesa per l'uscita, ma la folla, invece di partire, si gettò su D. Bosco; voleano vederlo, toccargli la sottana, sentire una parola. Per trarlo fuori ed accompagnarlo alla vettura dovettero durar fatica alcuni robusti signori. Mentre attraversava la piazza, benchè piovigginasse, tutta quella moltitudine stava a capo scoperto.

Queste notizie con moltissime altre furono pubblicate dai giornali Spagnuoli. Concludiamo dicendo : Siano grazie a Dio che ha condotto e ricondotto sano e incolume D. Bosco, mentre conserveremo eterna gratitudine ai nostri benefattori e cooperatori.

BENEDIZIONE DELLA CHIESA DI VIEDMA.

AMATISSIMO E VENERATISSIMO PADRE,

Il nostro amatissimo monsignor Cagliero mi ha dato il gratissimo incarico di mandarle una breve relazione delle belle feste, che si fecero qui ieri e avantieri per la benedizione della nuova chiesa, ed io faccio l'ubbidienza col maggior piacere, anche perchè mi offre occasione di presentarle un'altra volta i miei figliali ossequii e saluti.

Monsignore per fare questa funzione aveva sospeso la sua missione, che dava da un mese, su per le rive del Rio Negro, e ne era disceso dopo un viaggio faticosissimo di ottanta leghe a cavallo. Il 20 del corrente mese, quarta Domenica d'Avvento , era il giorno fissato per la benedizione; ma ecco che il sabbato si scatena una furiosa tormenta che dura tutto il giorno con tale un diluvio d'acqua e un così violento uragano , che in Patagones crollarono tredici case e due bei tratti di muro del nostro Collegio. Viedma poi fu tutta allagata , cosicchè nel nostro cortile si andava in barca. Diciotto ore durò l'intemperie senza interruzione. Il diavolo si sfogava , prima col fuoco, adesso coll'acqua, transivimus per ignem et aquam.

E per una parte fu un bene, perché si manifestò così la necessità di rinforzare qualche punto del nuovo edifizio , il che si fece prontamente. La benedizione si rimandò perciò alla vigilia del Santo Natale.

Intanto il mercoledì, 23, nel Collegio delle nostre Suore ebbe luogo la solenne distribuzione dei premii ai nostri allievi e allieve, radunati e ben ordinati in quel locale perchè presentava maggior comodità, trovandoci qui adesso nella stagione dell'estate e quindi delle vacanze. Intervenne Monsignore, e gli facevan corona le nobilità di Viedma colle più cospicue signore capitanate dalla sposa del signor governatore. Cominciò Don Fagnano con un forbito discorso, e in seguito si declamarono con molta grazia e disinvoltura parecchi dialoghi e poesie; ed era bello veder alternarsi nel nobile arringo la povera India semplicetta colla figliuola del capitano o del maggiore, e il semi-selvaggio gauchito collo sdegnoso rampollo del colonnello. Però tutti si elevarono all'altezza dei tempi, e qualche volta il figlio del signor Argentino era soverchiato dall'Indio nel garbo e nella spigliatezza del dire. La signora governatrice e tutte le stelle minori brillavano d'entusiasmo, e ad ogni istante udivasi ripetere da cento bocche : Muy bien , muy bien ! Si distribuirono i premii e monsignor Cagliero congedò gli adulti e i giovanetti con quattro parole da buon padre, facendo apprezzare la necessità ed i vantaggi dell'educazione cristiana.

L'indomani poi di buon mattino eccoci tutti col becco in su a far pronostici sul tempo : soffia il vento nel deserto; dunque il tempo sarà buono; e fu così. Alle sette Monsignore col suo segretario avevano passato il fiume; alle otto si odono squilli di trombe ; il 5° reggimento di cavalleria argentina, che è qui di guarnigione per tenere l'ordine nelle tribù degli Indii sottomessi, si avanza schierato e prende posizione dirimpetto alla chiesa. Il generale Lorenzo Wintter, padrino della festa, in gran tenuta militare , seguito da un codazzo di ufficiali ed impiegati, viene a salutar Monsignore, che esce di casa in mantelletta e rocchetto , attorniato da' suoi sacerdoti e chierici salesiani in cotta. I soldati s'inginocchiano , Monsignore li benedice, ed entra nella chiesa vuota ancora, ma fresca del pennello , e quindi così pulita y airosa, direbbero qui, che daba gusto il guardarla. Poco dopo giunge la madrina, la signora Rosa Herrero de Wintter, la governatrice. Il Vescovo veste allora gli ornamenti pontificali e comincia la benedizione; coll'issopo intinto nell'acqua benedetta e ricevuto dalle mani del governatore , purifica le pareti esterne ed interne dell'edifizio, ed il Clero accompagna in processione il suo Prelato , recitando le sublimi orazioni del Rituale ed i salmi di Davide : Laetatus sum in his, quae dicta sunt mihi ; in domum Domini ibimus; rallegrati, o popolo di

Viedma ; anche tu hai, la casa del. Signore. Ed il popolo accalcato sulla piazza entra con giubilo nella sua chiesa ed ascolta la parola vibrante del suo Pastore, che gli consegna, per dir così, il suo tempio con una tenerissima allocuzione « Eccoti , o popolo amato , la tanto sospirata chiesa; eccoti la casa dei Signore e la porta del cielo, non est hic aliud nisi domus Dei et porta coeli; eccoti la fontana della rigenerazione , la piscina probatica, il tabernacolo dell'alleanza , la casa del Pane. Qui troverai la pace del cuore, la purità della coscienza, l'unione con Dio; qui troverai pietà a' tuoi affanni, conforto alle tribolazioni, santificazione alle tue gioie : In ipsa omnis qui petit accipit, qui quaerit invenit, et pulsanti aperietur; ma bisogna domandare, bisogna cercare, bisogna picchiare. Sì, o popolo di Viedma, questa è la casa dell'orazione ; domanda il prezioso dono della carità di Gesù Cristo, che è via, verità e vita; picchia pentito al suo Cuore misericordioso , cercalo ne' suoi Sacramenti e troverai il cammino del cielo, la verità fra tanti errori del secolo, la vera vita spirituale pel tempo e per l'eternità. »

Questi pochi pensieri espresse il nostro Vescovo con quel suo fare da apostolo, senza pretese, ma tutto zelo per la salvezza delle anime. Il governatore e le autorità ed il popolo pendevano dalle sue labbra, e col contegno della persona e l'espressione della fisionomia parve rispondessero tacitamente: Sì , o buon Pastore , noi faremo ciò che tu dici.

Finita questa funzione, celebrò la santa Messa: dopo di lui celebrarono Don Fagnano, che tanto ha lavorato per la costruzione di questa chiesa. e il nostro D. Remotti. Ecco quindi che Gesù Sacramentato aveva preso possesso; il Figlio c'era, sì, ma la Madre mancava, la Madre che deve intercedere presso il Figlio , la nostra buona Madre che è la bellezza, il tesoro, il complemento della nostra santa religione cattolica ! Qui poi Maria SS. aveva diritti particolari, perchè Ella è che ha dato il nome a questa nuova popolazione mista ancora di cristiani e d'infedeli., Ella che è la titolare del nuovo tempio dedicato a N. S. della Mercede. Perciò alle 5 pomeridiane di quel giorno, per Mercedes de Viedma memorando, Monsignore col suo Clero, il governatore e le Autorità, popolo e soldati, si recavano processionalmente col medesimo apparato della mattina alla sala, che fin qui aveva servito di cappella, per prenderne l'umile, ma divota statua di Nostra Dama della Mercede e trasportarla alla chiesa. Aprivano la marcia in due file come costì, ma qui è una novità, tutte biancovestite, le numerose Figlie di Maria, primi fiori che monsignor Cagliero fece sbocciare in questa fino ad ora arida terra della Patagonia ; le seguivano le Suore e le altre signore del paese, ma queste non più in fila, ma a gruppi, come qui si costuma ; poi il Clero, accompagnando il Vescovo in piviale e con pastorale e mitra; e chiudevano la processione il padrino e la madrina colla comitiva ufficiale. I soldati rendevano gli onori. Giunti alla porta della sala, il generale Wintter si avanzò e con lodevolissimo esempio pose mano ad una delle stanghe che reggevano la statua; ciò veduto il comandante della regione e i due primi impiegati della Gubernacion afferrarono le altre, e benchè fra statua , piedestallo, fiori ed ornamenti fosse un peso non leggero , lo portarono per un buon tratto , surrogati poi da altri ufficiali e borghesi. Al primo apparire della statua, i trombettieri del reggimento diedero fiàto alle trombe, la banda del nostro collegio di Indii artigiani di Patagones, fe' udire le sue migliori armonie, ed i soldati fecero la salva di onore sparando i loro moschetti. Fu uno spettacolo mai più visto in Viedma, che fremeva di giubilo, nel salutare il trionfo della sua Regina ; ed era anche la prima volta che il sole della Patagonia faceva scintillare l'oro d'una mitra. Tutti si scoprivano rìverenti, ed i poveri Indios guardavano a bocca aperta una scena così nuova, che sarà il principio della loro conversione. Con tante emozioni, come avrebbe Monsignore potuto tacere? E parlò una seconda volta, cantando, più che dicendo, le lodi dell'amabile Regina di Viedma, esortando il popolo ad amarla ed invocarla, ringraziando le Autorità del buon esempio dato, facendo risaltare la bellezza delle feste cattoliche. Si finì colla benedizione del Venerabile impartita dal Vescovo con tutta la possibile solennità. Litanie e Tantum Ergo in musica, voci alte e basse, ma ben accordate di quattro cantori salesiani, armonium con pretese di organo, scampanio festoso, spari di fucile, elettrizzarono le orecchie e i cuori di questa popolazione, che riempiva la chiesa.

Dopo tutto ciò, Monsignore si mise a confessare, e mentre tutti gli altri riposavano o si sparpagliavano qua e là, egli continuava a lavorare per attrarre a Gesù tante povere anime. In tutta la sera fu un continuo sparar di fucili, di razzi, bombas y colietes per manifestar più rumorosamentc la gioia comune ; ed ecco alle undici le campane prorompere un'altra volta nei loro allegri suoni e colle loro lingue di bronzo annunziare agli abitanti della Patagonia il grande avvenimento, che gli angelici santi annunziarono diciannove secoli fa ai pastori di Betlemme. Il nostro infaticabile Prelato volle celebrare le tre Messe della Noche buena ed ebbe la consolazione non solo di vedere anche a quell' ora la chiesa pienissima , ma ancora di distribuire ad una sessantina fra giovanetti e giovanette la santa Comunione. E parlò una terza volta, e parlò dell'Infante divino e della gran Notte e dei semplici e buoni pastori e della felicità di ricevere nei nostri cuori quello stesso Gesù adorato sulla paglia del presepio.

L'indomani, solennità del Santissimo Natale cominciarono di buon'ora e seguirono tutta la mattina le Messe. Alle undici Don Fagnano , che già aveva cantato la Messa di mezzanotte a Patagones, venne a cantar qui con diacono e suddiacono la Messa di mezzogiorno, e Monsignore vi assistette pontificalmente. I cantori si fecero un'altra volta onore, i soldati si schierarono sul sagrato, e il governatore in gran gala colla madrina in posti riservati e con tutto lo stato maggiore udirono col più corretto contegno la santa Messa, e non si allontanarono se non quando il Prelato depose gli abiti pontificali.

Fin qui tutto era andato à las mil maravillas, ma il diavolo ci volle mettere un poco della sua coda, e suscitò nel pomeriggio un gran vento (il vento qui è cosa tutta particolare e quando soffia toglie la cuffia), che ci fece temere per la processione, la quale doveva uscir di chiesa alle cinque pomeridiane e dar volta per tutto il pueblo. Tuttavia si potè senza troppi inconvenienti far il giro della piazza collo stesso ordine della vigilia, gareggiando i borghesi coi militari nel portare il simulacro della loro celeste Patrona. Tornati in chiesa, Monsignore diresse, com'è solito, la parola ai fedeli, eccitandoli alla divozione della Vergine, che tante grazie si prepara ad ottenere per questo popolo, se accorrerà a domandargliele con umiltà e con fede, insistendo che per essere suoi veri divoti bisognava non fossero nemici del suo Figlio Gesù col peccato.

Il tutto fu coronato colla benedizione del Santissimo Sacramento impartita dal Vescovo, e così ebbero termine le nostre feste , le quali hanno fatto un grandissimo bene a questa povera popolazione.

Eccole, amatissimo Padre, descritte in breve le funzioni che, coll'aiuto di Dio, si poterono finalmente celebrare in questo importante punto della nostra Missione. Non devo tacerle che il governatore ne è rimasto altamente soddisfatto . e che, recatosi a salutar Monsignore alla spiaggia del Rio Negro, che doveva attraversare in barca per far ritorno a Patagones, gli disse belle e consolanti parole, che speriamo daranno a suo tempo il loro frutto.

Gli esami che si diedero nei nostri collegi maschili e femminili del Nord e del Sud ebbero il miglior risultato, ed oggi si fa con un teatrino la distribuzione dei premii ai nostri allievi di Carmen de Patagones; domani alle scuolare delle Suore.

D. Milanesio , D. Panaro e il catechista Faccini si trovano in viaggio per una missione fra le Ande, e già ci fecero sapere del loro arrivo a Choele-Choel. Vanno a più di mille chilometri di distanza, con nessun altro mezzo di comunicazione che i cavalli.

Intanto noi qui, radunandoci in Patagones, ci prepariamo al ritiro dei santi spirituali esercizi, che saran dettati da monsignor Cagliero, il quale per grazia di Dio si mantiene in buona salute , malgrado tante fatiche e malgrado... il debito di cinquemila scudi che ha dovuto contrarre per questa chiesa! In cauda venenum.

I confratelli pure e le Suore stan tutti abbastanza bene, e tutti imploriamo dal Signore un felicissimo anno al nostro amatissimo Padre Don Bosco, e tutti gli baciamo con trasporto le mani e ci raccomandiamo alle sue sante orazioni.

Mercedes de Viedma, territorio della Patagonia, 26 dicembre 1885.

aff mo ubb.mo figlio in G. C.

Sac. ANGELO PICCONO. "

COLEGIO PIO IX DE ARTES Y OFICIOS

San Carlos en Almagro, Buenos-Ayres, 12 marzo 1886.

CARISSIMO E REVERENDISSIMO SIG. D. Bosco,

Dopo l'ultima mia del 2 corrente sorsero alcune novità che credo bene comunicare alla Paternità sua , pensando le giungeranno care. Come ebbi più volte a scrivere, nel tempo di nostra dimora in Patagones, l'amatissimo nostro Monsignore coll'affabilità sua propria e co' bei modi e franchi, che lo caratterizzano quale primogenito del carissimo nostro Padre D. Bosco, si attirò l'ammirazione prima, e poscia, poco a poco, una generale simpatia delle Autorità,, delle popolazioni di entrambe le sponde del Rio Negro.

Di questi giorni Monsignore ha ricevuto una lettera da D. Milanesio, il quale annunziava essere giunto a Malbarco al principio di febbraio, aver finora battezzato più di mezzo migliaio di persone, gran parte creature di Indii, e sperar assai bene da quella popolazione numerosissima.

Egli di là potè traversare le Ande e discendere in Chile fino alla città di Chillan per alcuni affari della Missione.

Nella traversata dal fortin Roca alle Colonie Malbarco, ci scrive che ebbero a soffrir assai la fame, e che certamente sarebbero tutti periti, se la Divina Provvidenza non avesse fatto loro incontrare nel deserto una vacca perduta da molto tempo e quasi selvatica, colta la quale al laccio ed uccisa, poterono ristorarsi colle sue carni.

D. Savio continua lavorando nella colonia di Santa Cruz , e presto speriamo sapere sue notizie.

D. Beauvoir partì il giorno 3 corrente per il Cabo de les Virgenes, ove si scopersero le miniere d'oro e sta formandosi una colonia. Questo punto dista da Santa Cruz circa 250 miglia e forse più.

D. Fagnano, appena sbrigato di alcuni affari che lo ritengono in Patagones, partirà per Punta Arenas, Terra del Fuoco e Malvine.

Carissimo D. Bosco, ecco le Missioni aperte !

Ma, oh ! mio buon Dio, con quanto poco personale! Eppure forza è contentarsi così, almeno per ora.

Nel giro dato in questi due mesi per le nostre Case d'America, l'amatissimo Monsignore ebbe a toccar con mano il molto bisogno di aiuto che tutte e ciascuna di loro ha, e quindi, anzichè diminuire il personale per provvedere alle necessità delle Missioni , è costretto ad aiutarlo con varie vestizioni e ordinazioni sacre.

Perciò sei dei nostri ebbero l'abito religioso , quattro furono insigniti degli ordini minori, uno fu ordinato suddiacono, sette vennero promossi al Sacerdozio.

Con tutte ciò non sa ove rivolgersi per provvedere di un buon Cura la parrocchia di Viedma, essendo D. Remotti stanco ed invalido, cui conviene richiamare in Buenos-Ayres quanto prima.

Ma questi fastidii li vuole tutti per sè l'amatissimo Monsignore, il quale, sempre fisso mente e cuore lassù unde veniet auxilium, di nulla teme, e da queste stesse difficoltà sentesi vieppiù animato a tirar innanzi, persuaso che, quanto più difettano gli umani soccorsi, altrettanto abbonda la grazia di lassù.

Carissimo sig. D. Bosco, al principio del prossino aprile faremo ritorno, a Dio piacendo, alla diletta nostra residenza di Patagones.

Preghi e faccia molto pregare per Monsignore, affinché il Signore gli conceda sempre un'ottima salute , quale finora godette , sicchè possa condurre a buon fine le incominciato sante imprese a gloria di Dio e di Maria Ausiliatrice ed a bene di tante povere anime ; e preghi eziandio per tutti noi, suoi affezionatissimi figli d'America, che tanto l'amiamo nel Signore, al quale lo raccomandiamo ogni giorno ed ogni ora con tutto l'ardore di un affetto figliale ardentissimo. Nè voglia dimenticarsi di me, che tanto ho bisogno delle sue sante orazioni per corrispondere degnamente agli innumerevoli favori, di cui sono a Dio ed a Maria SS. Ausiliatrice ed a V. S. debitore.

Suo affezionatissimo nel Signore Sac. ANTONIO RICCARDI.

PARTENZA DI MISSIONARI

Nei primi giorni d'Aprile partivano dall'Oratorio di S. Francesco di Sales sei missionarii Salesiani per l'America del Sud: quattro erano destinati pel Brasile; due ritornavano a Montevideo.

Pubblichiamo la seguente lettera per dare notizie desiderate dai loro parenti ed amici.

Dall'Oceano Atlantico. 12 aprile 1886. MOLTO REV. E CARISSIMO SIG. DIRETTORE.

Credo che non le dispiacerà saper nostre notizie ; non ho nulla di straordinario da contarle. perché il nostro viaggio, se togliamo una notte in cui vi fu festa da ballo, quantunque fosse un venerdì di quaresima (ma pare che il mare non sia guari cristiano), del resto fu il viaggio più felice di questo mondo. Il Mediterraneo lo passammo senz'accorgercene , tanto era tranquillo, è vero che l'abbiamo allungata di 2 o 3 giorni pel giro che si fece sino a Napoli; ma, a dirla verità, non ci rincrebbe punto di poter godere coi nostri proprii occhi della vista tanto decantata della baia di Napoli; la vedemmo di giorno (e scendemmo pure a terra) e la vedemmo ancor più bella alla sera illuminata dai fanali della città e da quel gran faro che è il Vesuvio, che durante il giorno si limita a fumare la sua pipa.

Lasciata Napoli e traversato il Mediterraneo, passando per lo stretto di Bonifacio, due giorni dopo salutavamo i nostri confratelli di Sarrrià e pranzavamo con loro il giorno 6. Avevamo una piccola speranza di poter rivedere ancora una volta il nostro padre D. Bosco e riceverne colà la benedizione, ma era aspettato per due giorni dopo, e non potemmo vedere altro che l'entusiasmo dei fratelli e dei Cooperatori, che vanno a gara per preparargli un bel ricevimento, e questo ci consolò assai. Potemmo anche alla sfuggita vedere la bella Barcellona e percorrere in tutta la sua lunghezza la famosa Rambla, che è un magnifico viale per passeggio, reso molto poetico dalla vendita dei fiori in una parte e degli uccelli in altra, per cui prende rispettivamente il nome di Rambla de las flores e Rambia de los pàjaros.

Ma il nostro tempo era limitato, ed alle 4 tornavamo a bordo. Fin qui il nostro Nord-America andava a tutta macchina e faceva 18 miglia all'ora, consumando coi suoi 35 fornelli da 90 a 100 tonnellate di carbone al giorno. Di lì , per economizzare carbone, spensero 5 fornelli, ed attualmente ha la velocità di circa 15 miglia al l'ora, che è però sempre il maximum dei bastimenti ordinarii. Un mare d'olio ci accompagnò fino a Gibilterra; ma quando entrammo nell'Atlantico, parve che non fosse troppo di buon umore, e ci giuocò nella prima notte il brutto scherzo di farci alzar da letto per organizzare il ballo più originale che si possa immaginare, essendo i ballerini non solamente i passeggieri, ma anche, ed in modo molto più fragoroso, le casse, i bicchieri e le bottiglie, che ballavano e suonavano nello stesso tempo, mentre il bastimento maestosamente ne dirigeva tutti i movimenti e faceva la battuta in un tempo, che non ho mai trovato in nessun metodo di musica.

Questo non durò molto tempo , e diede luogo a varii episodii prodotti dalla paura di alcuni passeggieri. Noi altri due non abbiamo avuto nulla assolutamente da soffrire nè in quella notte, nè prima, nè dopo ; io specialmente ne sono assai maravigliato, perchè temeva di dovermi coricare a Genova per alzarmi a Montevideo, come press'a poco ho fatto viceversa tre mesi fa; invece non ho sofferto il minimo sconcerto; ne siano perciò grazie al Signore ed a coloro che pregano per noi. Tutti gli uffiziali ci trattano con somma cortesia, ed il capitano particolarmente s'intrattiene volentieri con noi, e pose a nostra disposizione il salone di prima classe, perchè a bordo non c'è alcun altro che sappia raschiare un po' di piano, e perciò mi fanno molte feste e la migliore armonia regna fra tutti.

Finisco perchè non ho altro a dirle che meriti di essere riferito. Favorisca di presentare in nome di D. Calcagno le mie più sincere espressioni di affetto e gratitudine ai Superiori, a tutti gli amati confratelli, ed a tutti i cari giovani dell'Oratorio , raccomandandoci alle loro fervorose preghiere. Ella poi riceva i nostri rispettosi saluti, si ricordi di noi e specialmente del suo

Obb.mo ed aff.mo in G. C. D. ROTA.

GRAZIA Di MARIA AUSILIATRICE.

M, R. E STIM.MO SIGNORE,

Le scrivo per sciogliere un voto. Alcuni giorni prima delle feste Pasquali sono stato sorpreso da un malore così grave, che mi faceva temere della mia vita. La prospettiva delle gravissime e per me inevitabili fatiche dei giorni che si avvicinavano, il danno spirituale che sarebbe derivato alla popolazione della mia parrocchia, mi pose in tale apprensione da cagionarmi una dolorosissima tristezza.

In questo stato procurai di giovarmi dei rimedi creduti efficaci: ma niente approfittando colle mie cure , ricorsi alla cara Madre nostra Maria Ausiliatrice, Salute degli infermi e Consolatrice degli afflitti: e non fu delusa la mia speranza; poichè Essa, che non resiste alle preghiere di quei che implorano la sua intercessione e chieggono il suo patrocinio, ascoltò pietosa i gemiti del mio cuore tribolato, e quasi ad un tratto io mi son trovato libero da' miei mali, ed ora continuo a portare con energia le fatiche del mio ministero. Siccome io avea promesso alla SS. Vergine che, qualora avesse esaudita la mia preghiera, ne avrei fatto cenno nel Bollettino Salesiano, così ora adempio alla fatta promessa. Se Ella perciò crede sia cosa conveniente e fruttuosa l'inserire o in altre modo far cenno di questa mia lettera nel Bollettino Salesiano, gliene sarò riconoscente.

Intanto protesto che non mi dimenticherò giammai di Maria Ausiliatrice, e che mi adoprerò perchè il suo culto si estenda . insieme all'al= tetto, all'amore e alla speranza nell'infallibile e misericordiosa sua intercessione a conforto della

Chiesa, a conversione de' traviati e a confusione degli empi. Riceva, Ill.mo sig. D. Bosco, le espressioni della mia gratitudine e della mia venerazione, e mi creda

Cremona, 30 aprile 1886.

L'umilissimo ed ossequiosissimo servo

UN SACERDOTE COOPERATORE.

AVVISO

Nell'ultimo numero del Bollettino Salesiano abbiamo pubblicato l'invito a tutte le pie Congregazioni delle Figlie di Maria e a tutte le giovanette cattoliche, acciocchè vogliano prender parte alla festa delle nozze d'oro di Sua Santità Leone XIII. Si tratta di onorare chi rappresenta sulla terra Iddio, Colui al quale fu dato ogni pienezza di potestà sulla terra nella Chiesa , il Padre di tutti i fedeli. Ogni cuore sensibile, e specialmente quello di tante buone figliuole, deve naturalmente commuoversi in così solenne e cara circostanza , e cercare ogni mezzo per dare la maggior consolazione possibile al padre angustiato fra tante afflizioni. Ogni offerta sarà coscienziosamente registrata, e sarà notato nell'album da presentarsi al Sommo Pontefice il nome eziandio di chi avesse data l'elemosina di un soldo.

TORINO, Via Giulio N 20, Piazza della Consolata Dam. LORENZINA MAZÉ DE LA ROCHE

BIBLIOGRAFIA.

Il Giubileo-Istruzione per gli ecclesiastici e pei laici per FORTUNATO NERI, parroco dei Ss. Giuseppe e Cristoforo nell' Ospedaletto. - Napoli , 1886. Tip. G. Rondinella nel R. Albergo dei Poveri. Un volumetto in-8° di pag. 80. Vendesi nella detta parocchia per cent. 25.

Tra tanti opuscoletti sul Giubileo che ci sono venuti fin ora nelle mani, ci sembra uno dei più completi. Copia di dottrina, chiarezza nella esposizione e tenuità di costo. A questo aggiungiamo averlo quasi fatto suo l'Em.mo cardinale Sanfelice coll'accettarne la dedica. Sì gli ecclesiastici che i laici non avranno che desiderare a nostro giudizio; e però noi lo raccomandiamo a tutti, nella certezza che ci saranno grati d'averlo fatto conoscere.