BS 1880s|1882|Bollettino Salesiano Giugno 1882

ANNO VI. N. 6.   Esce una volta al mese   GIUGNO 1882.

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo. N. 32, TORINO

SOMMARIO - Festa di Maria Ausiliatrice in Torino e sue particolarità - La Festa di Maria Ausiliatrice in Genova - Conferenza dei Cooperatori in Roma e discorso del Eminentis. Cardinale Alimonda - Altre Conferenze - Lettera dall'Uruguay - Il Vescovo di Cartagena nell'Oratorio Salesiano - Disegno della Chiesa ed Ospizio di S. Giovanni e della statua di Pio IX - Risposte della Sacra Congregazione dei Riti e la nostra Chiesa di S. Giovanni - Domanda e Risposta - Suor Maria Mazzarello - Ricordo di giubileo parrochiale -Casi che non son casi - Conferenza dei Cooperatori a Vicenza - Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani.

FESTA DI MARIA AUSILIATRICE in TORINO E SUE PARTICOLARITÀ.

Prendiamo la penna a vergare questa breve relazione coll'anima tuttor ripiena di sacro. entusiasmo per la festa di Maria SS. Ausiliatrice, celebratasi nel suo Santuario in Torino il 24 dello scorso maggio. Essa riuscì uno spettacolo degno d' imperitura memoria ; riuscì uno splendido trionfo della Religione Cattolica ; riuscì una fulgida corona sul capo di Colei, che dopo Dio merita la venerazione, l'amore, gli applausi del Cielo e della terra. Frequenza ai santi Sacramenti non interrotta dalle tre del mattino sin dopo il mezzogiorno ; ricchezza di apparati, che mettevano come sott'occhio i tabernacoli eterni ; musiche , che rapivano l' anima ai canticì della celeste Sionne ; concorso di popolo così straordinario, che pareva riversata in Valdocco non solo la città, ma il Piemonte, ma l' Italia ; e Torino infatti e Piemonte e Italia e Francia ancora erano in quel dì appiè di Maria Ausiliatrice da centinaia, da migliaia di fervidi divoti rappresentate.

Il fatto più unico che raro merita di essere qui segnalato a quei nostri Cooperatori e Cooperatrici, che non vi poterono aver parte, affinché almea di lontano ne godano ancor essi , si accendano vie più d' amore e divozione verso l' augusta Madre di Dio, e pieni di fiducia ne implorino , nei loro bisogni, il possente aiuto.

Pertanto seguendo l'uso degli altri anni noi daremo un breve ragguaglio delle cose principali e più edificanti occorse in quel giorno. Quei Cooperatori e quelle Cooperatrici, che ne furono testimonii di vista, ci sapranno dare un benigno compatimento, se non incontreranno in queste pagine fuorchè una idea sbiadita di quella grandiosa solennità ; imperocchè siffatti spettacoli di Religione e di fede quanto è facile il sentirli dolcemente in fondo dell'anima, altrettanto è malagevole il descriverli in tutta la loro magnificenza.

Concorso, sacre Funzioni e canto nel mattino.

Alle tre antimeridiane l'armonioso concerto dei sacri bronzi dava ai fedeli il lieto annunzio che le porto del Santuario erano aperte alla loro pietà, e che la Vergine Ausiliatrice qual Madre amorosa già attendeva i suoi figli, per riceverne gli ossequii e le primizie della memoranda giornata di Maria Ausiliatrice eziandio pel sacro canto uguaglia e, per comune sentenza , supera anche moltissime di quelle, che si celebrano in più altri rinomati Santuarii del mondo cattolico.

Il pio ed illustre Prelato di Alessandria ne fu così commosso, che ebbe ad esclamare : Io credo che feste consimili non si celebrino che in Paradiso.

Concorso, funzioni e musica nella sera.

Ad un' ora dopo il mezzodì, diradate lo nubi da un vento provvidenziale, comparve un bellissimo sole, che asciugò le vie, rasserenò gli animi, e più non si nascose che dietro ai monti. Arridendo il cielo, ricominciò il concorso dei fedeli , il quale andò di mano in mano crescendo così, che verso le 4 tutte le vie, che menano in Valdocco, erano affollate di gente : era giorno feriale e di lavoro, eppure pareva di festa. La Chiesa non tardò a riempirsi di popolo, e due ore prima che il giulivo scampanio desse il segnale dei Vespri, nei pubblici banchi non eravi più un posto libero.

I Vespri furono pontificali. Passiamo sotto silenzio la felice esecuzione dei cinque salmi in musica, dell'inno e del Magnificat; e diciamo poche parole dell' antifona Sancta Maria, succurre miseris. Come fu già altre volte notato , questa antifona della Chiesa venne , per la solenne circostanza, musicata dal nostro D. Cagliero ad imitazione del Tu es Petrus del celebre Mustafà , cantatosi nel Tempio Vaticano, in occasione del decimottavo centenario del martirio dei santi apostoli Pietro e Paolo, l' anno 1867. Se a tre cori uniti dessa é un bel canto, a cori separati riesce di un effetto mirabile. E a cori separati fu per appunto eseguita quest'anno uno dei quali collocato sull'orchestra, l'altro appiè della balaustra dell'altar maggiore, e il terzo all'intorno della maestosa cupola. A causa di una cotale separazione dei cantori riusciva più difficile una perfetta esecuzione ; ciò nondimeno ogni ostacolo fu vinto, e il canto riuscì magnificamente. In quei momenti il Tempio rigurgitava di. popolo ; dai banchi del coro alla gradinata della porta maggiore non si trovava un posto da potervi stare neppure in piedi; piene le sagrestie, ingombri i coretti e persin le scale che vi mettevano. Il canto durò oltre ad un quarto d'ora ; e fu un intervallo di generale commozione. Quella invocazione di Sancta Maria, succurre miseris, ripetuta a suo torno dall'uno e dall'altro coro ; quell' uniscono fragoroso e soave ad un tempo, formato di tratto in tratto dai tre cori riuniti insieme ; quelle voci potenti, che con volo sublime si sollevavano a ripercuotere le sacre volte del Tempio, come ansiose di penetrare le nubi, e salire al Cielo ad implorar soccorso dalla pietosa Benefattrice ed Ausiliatrice degli oppressati figli di Eva, rappresentavano al vivo le suppliche, che da. ogni parte di questa valle di lagrime s'innalzano al trono di Maria, toccavano il cuore ed eccitavano ognuno a sposare i sentimenti suoi alle voci dei musici e dire « dolcissima Madre , sono ancor io misero: deh ! asciuga

Ma poco dopo rintronò le orecchie un ben altro concerto : oscuratosi il cielo, sollevossi un furioso temporale con lampi, tuoni e pioggia, che a più riprese si protrasse sino a mezzogiorno. Parecchi divoti pellegrinanti vennero sorpresi per istrada e costretti a ritornare indietro ; altri dovettero ritardare la loro venuta al pomeriggio; non pochi la sospesero altresì. Ciò nondimeno il concorso pur nel mattino fu continuo e superiore alla comune aspettazione. Ci basti il notare che le sole Comunioni passarono il numero di 10,000 ; otto mila delle quali furono di persone estranee ai nostri Istituti. Diciamo estranee ai nostri Istituti, poiché è da sapersi che all'Oratorio di S. Francesco di Sales si unirono in quella mattina anche i Collegi di Borgo S. Martino, di S. Benigno Canavese, di Valsalice, l'Educatorio di Nizza Monferrato, 120 giovanette della Casa ed Oratorio di S. Teresa in Chieri, e molte Suore di Maria Ausiliatrice.

Il Clero eziandio della città e del di fuori si segnalò per la sua pietà singolare. Non ostante il tempo piovoso furono ben 80 i Sacerdoti, che vennero a celebrare nella Chiesa di Maria Ausiliatrice; onde, contando quelle dei Preti della Casa, le Messe celebratesi nel Santuario salirono.; in quel giorno a 96.

Verso le ore 7 vi fu Messa della Comunità , celebrata dal M. R. abate Luigi Mendre, ragguar devole e dotto ecclesiastico di Marsiglia. La Comunione generale durò un'ora, sebbene distribuita contemporaneamente da tre Sacerdoti.

Alle 10 1/2 ebbe principio la Messa solenne pontificale, cantata da Sua Eccellenza Revma, Monsignor Giocondo Salvai, Vescovo di Alessandria, che, saputo il permesso datone dall'Arcivescovo di Torino, accettò di buon grado l'invito di D. Bosco, e venne ad aggiungere lustro alla solennità. La Chiesa era piena, quantunque cadesse la pioggia.

I giovani musici dell'Oratorio, addestrati dal maestro Dogliani, coadiuvati da varii professori di canto della città, eseguirono la messa del celebre maestro Haydn. All'Offertorio si cantò il mottetto Peccavimus dell' impareggiabile Pier Luigi da Palestrina, che tra gli autori di musica sacra sorvola siccome aquila. Non istiamo qui a rilevare nè la bellezza delle opere musicali, nè la maestria con cui furono eseguite ; poichè ci porterebbe in lungo e fuori del nostro cómpito. Notiamo solo che parecchi intelligenti, benchè soliti ad assistere a sacre funzioni anche splendidissime, confessarono che non ricordavano di aver udito canti così sublimi e così perfetti. E ciò è facile a capirsi, quando si rifletta che in ben pochi luoghi si può disporre liberamente di un sì gran numero di musici di scelta voci, come nell'Oratorio di S. Francesco di Sales ; in ben pochi luoghi , come nella città di Torino, si può far calcolo di abili artisti e maestri di musica, che con una cortesia e benevolenza superiore ad ogni elogio si prestino gratuitamente e si facciano anzi un vanto ed un piacere di venire in aiuto ; quindi in ben pochi luoghi, come tra noi, si possono scegliere ad eseguire le opere , che corrono per le migliori nell' arte musicale. E questa una delle ragioni per cui la festa le mie lagrime, conforta il mio spirito, rinfranca il mio coraggio, porgimi aiuto nella tribolazione. »

Finito il canto, compariva sul pulpito il molto Rev. Don Giovanni Battista Sangiuliano, prof. e missionario apostolico di Aversa di Napoli, il quale poneva fine alla proficua sua predicazione durata tutto il mese, con un discorso quanto breve altrettanto sugoso e ben degno della sterminata udienza, che pendeva dal suo labbro con religiosa attenzione. Coi fatti principali desunti dalla storia e bellamente descritti, egli con parola affettuosa e potente dimostrò Maria trionfatrice dei nemici del popolo cristiano, e per le sue gloriose vittorie degna non di una sola, ma di mille e mille corone.

Le sacre cerimonie terminarono colla Esposizione e Benedizione dei SS. Sacramento, impartita dal Rev."' Vescovo funzionante. Furono quelli i momenti più solenni dL tutta la festa. Gli splendidi apparati dell'altar maggiore mirabilmente illuminato, l'Ostia sacrosanta esposta in magnifico ostensorio tra mille faci che le brillavano attorno, il numeroso Clero che adorava in atteggiamento divoto, le candide e sonore voci dei musici, che intimavano veneremur, veneremur, tutto questo pareva mutare il Tempio in un Paradiso. Al di fuori poi era raccolta sì grande moltitudine di gente, che Torino sembrava colà convenuta per dare l' ultimo saluto alla Vergine Ausiliatrice. Piena era la pazza, piene le vie, pieno eziandio il corso Regina Margherita. Essendo spalancata la porta maggiore, potevasi rimirare l'altare alla distanza di 300 metri ; quindi migliaia di fedeli stavano contemplando e adorando siccome estatici e inebriati di soavissima gioia. Chi poi usciva di Chiesa passava da una ad un'altra maraviglia. Vedendo sì tran folla di popolo schierata nella piazza, mentre al di dentro non potevasi più muovere un piede, tutti esclamavano: « Che mondo ! che spettacolo! che festa ! » Al chiarore della cupola illuminata a gaz. tra cui leggevansi le parole , Mariea Auxilium Christianorum, e al soave concerto delle campane, ognuno ritiravasi a casa coll'anima ravvivata nella fede ed accesa nella pietà. Abbiamo tra gli altri udito un forestiere a dire : « lo vengo tutti gli anni a questa solennità ; perchè ho esperimentato che mi fa l'effetto di otto giorni di spirituali Esercizi. »

Altre particolarità pur degne di nota. Il Priore e la Priora.

E generale opinione che il concorso di popolo alla Chiesa di Maria Ausiliatrice supero quest'anno il concorso degli anni addietro. L'aumento si notò fin dal principio del mese, crebbe nella novena, e vinse ogni aspettazione nel giorno della festa. Non è esagerazione il dire che nei soli due giorni 23 e 24 siano stati oltre a cento mila i fedeli a visitare il Santuario di Maria Ausiliatrice. Le Comunioni fatte tra la novena e festa furono poco meno di 25 mila.

Fu visto eziandio un maggior numero di forastieri, tra cui molti ragguardevoli francesi, i quali, sebbene assuefatti ad ammirare i numerosi pellegrinaggi ai loro celebri Santuarii, tuttavia asserirono di non aver mai assistito ad uno spettacolo , simile a quello del 24 maggio in Torino.

Tra i francesi primeggiavano il Priore e la Priora della festa. Erano questi l'illustre signor avvocato e conte Fleury Colle di Toulon, e la egregia sua consorte Sofia, figlia del barone Buchet, Generale, Pari e Senatore di Francia. Portatisi in Torino alcuni giorni innanzi , visitarono la Casa dell'Oratorio, poi la Chiesa di S. Giovanni Evangelista, indi i Collegi di S. Benigno, di Lanzo e di Valsalice; e il loro cuore caritatevole e pio rimase altamente soddisfatto. Nel giorno poi della festa i due ottimi signori erano al colmo della gioia, e più non rifinivano di ammirare e la straordinaria affluenza di popolo, e la pietà dei Torinesi, e la soavità della musica, e lo splendore degli apparati, e la maestà delle sacre cerimonie e via dicendo. La Vergine Ausiliatrice ci conservi a lungo queste due esimie persene, il cui più ambito vanto si è di consacrare sostanze e vita alla gloria di Dio, alla salute delle anime, e soprattutto a vantaggio della gioventù povera ed abbandonata.

Due divote carovane protette da Maria.

Pur degna di speciale menzione ci pare la circostanza che, malgrado di tanta sente insiem raccolta, non successe alcun disordine, nè la più piccola disgrazia, quantunque in Chiesa le persone vi stessero come pigiate, e nell'uscirne alla sera, come onde di un maestoso fiume, vi fosse motivo a temere.

Ma tre fatti ci vennero raccontati, nei quali risplende in modo singolare la protezione di Maria verso i suoi divoti. Nel mattino del 24, duecento e più giovanetti coi loro maestri ed assistenti, dalle ore quattro alle sei, viaggiavano a piedi da S. Benigno a Settimo, allo scopo di prendere il convoglio speciale, che doveva trasferirli a Torino per la festa. Giunti a mezzo del cammino il cielo comincia ad oscurarsi, e densi e neri nugoloni minacciano di rovesciare loro addosso un diluvio. Alla vista di un tanto pericolo i pii giovanetti recitano il Rosario e le Litanie della Madonna, e Le domandano che voglia essere loro propizia col far sospendere la pioggia sino a che non siano al riparo ; e intanto continuano il viaggio pieni di fiducia. Per più di una mezz' ora la pioggia sembra in procinto di cadere ; sulle colline circostanti piove sì a dirotto da togliere ogni cosa di vista ; sul loro capo guizza il lampo, rumoreggia il tuono, e pare che ad ogni istante abbiano ad essere inondati e sopraffatti ; eppure non ne fu nulla. Giungono intanto alla stazione , salgono sui carrozzoni loro preparati , prendono il loro posto, e appena ciò fatto, ecco uno scroscio di trono , e in un punto solo e come all'improvviso piombare un acquazzone con grandine così violento, che in un minuto li avrebbe bagnati e rotti da capo a piedi. Parve propriamente che pioggia e tempesta fossero trattenute in aria come per forza da una mano invisibile, finchè i buoni giovanetti non furono al riparo. A quella vista essi non poterono non riconoscere l'intervento di Maria Ausiliatrice in loro favore, e ne La ringraziarono con trasporto di gioia, vie più accesi d'amore per Lei.

Che più ? Insieme con loro trovavasi altresì un Sacerdote di Faenza per nome Giuseppe Farolfi, e veniva ancor egli alla festa e a celebrare la Messa nella Chiesa di Maria Ausiliatrice con un suo cugino di quel Collegio. Quando furono presso alla stazione di Settimo scoppia il fulmine, li rasenta, ma non fa loro alcun male. Oh! Viva Maria

Un tratto di speciale benevolenza della Vergine Ausiliatrice si ebbero eziandio le 120 giovanette con altre persone della città di Chiari, che sopra tre Omnibus si recavano in quel mattino stesso al suo Santuario in Torino, per compiervi le loro divozioni ad onore di Lei. Un ritardo di 10 minuti nella partenza, che parve fortuito ed era invece disposto da una mente provvida ed amorosa, bastò a salvarle in quell'ora stessa non solo dalla pioggia, dalla grandine e dallo spavento, ma fors'anche da una catastrofe. Imperocchè sappiamo che nello imperversare del terribile uragano tre uomini nerboruti, i quali sopra un calesse precedevano di un quarto d'ora gli Omnibus, poterono a mala pena tener fermo il cavallo, che sentendosi colpire dai grani di tempesta s'impennava e minacciava di rovesciarsi colla vettura negli scoscendimenti e nei dirupi della collina. Fu d'uopo che eglino ne scendessero a terra, e due lo tenessero ben forte per la briglia, e l'altro gli stendesse il parapioggia sul capo, paghi di rimanere tutti e tre bagnati e percossi dalla grandine pur di salvare la vita a sè e alla bestia. Essendo così, che cosa non avrebbero dovuto soffrire le 120 timide ragazze colle loro maestre, se si fossero trovate ancor esse esposte a quel cimento? E Maria le salvò persino dalla paura; poiché dopo dieci minuti il temporale era dileguato, e gli Omnibus nel salire e scendere la vetta non incontrarono più che la strada ingombra di ghiaccio. Ciò vedendo, tutte ammirarono la bontà di Maria, che da tenera Madre aveva a loro pensato e provveduto in sì amorevole guisa.

I beneficati appiè della Benefattrice.

Non solo centinaia , ma possiam dire migliaia degli accorsi al Santuario di Maria Ausiliatrice in occasione di sua festa erano di persone, le quali dopo un fiducioso ricorso a Lei fatto o da vicino o da lontano avevano provato chi più chi meno mirabilmente gli effetti di sua sovrana bontà. Questo assicuravano quelli , che ad ogni ora del giorno succedevansi nella sacrestia, per isciogliere i loro voti in rendimento di grazie; di questo facevano fede coloro, che con parole piene di gratitudine raccontavano i favori ricevuti ; di questo ancora erano prova quanti limitavansi a riferire in generale di aver ottenuti benefizi da Maria Ausiliatrice o per sé o pei loro cari, ma per ragioni di convenienza ne tacevano la natura. E chi sa quanti altri beneficati non furono noti che a Dio e alla celeste loro Benefattrice ?

Se poi Maria aveva dispensati i suoi favori in ogni tempo dell'anno, in quel giorno poi da liberalissima Regina ne largheggiò in gran copia.

Sappiamo che non pochi ricevettero anche istantaneamente le grazie, che Le domandavano. Chi fu liberato da mal di occhi , chi da mal di cuore, chi da emicranie inveterate, chi da nevralgie, chi da febbri, chi da altri malanni, che avevano resistito a tutti i tentativi dell'arte. Di tutte queste grazie daremo a suo tempo più minuto ragguaglio.

In questo luogo faremo invece parola di tre signore francesi, le quali nello scorso inverno, dopo aver ricevuta la benedizione di Maria Ausiliatrice, da loro invocata con grande fiducia, guarirono da malattie incurabili, e ritrassero il piede come dalla tomba. Una di queste è la figlia della marchesa Godemarie di Lione. Affetta da mal di cuore, di. nervi, da paralisi e da altri malanni era stata da Lione portata a Cannes, come corpo morto si porta, a passarvi l'inverno, perché luogo di più dolce clima. Ivi invece di migliorare , il suo stato peggiorò così, che nel mese di marzo, svanita ogni speranza, si temeva di perderla da un giorno all'altro. In quel terribile frangente la malata domandò la benedizione e la medaglia di Maria Ausiliatrice. Appena ricevutala, cominciò a migliorare sensibilmente, e in capo a pochi giorni colei, che era data per ispedita dai medici, si alzava di letto perfettamente sana. In occasione della festa la pia e fortunata marchesina si portò di Francia a Torino, prese parte alle sacre funzioni, e fu in quel giorno quale splendido trofeo della potenza e bontà di Maria Ausiliatrice.

E non fu il solo. Una signora di Polonia, madamigella De Rolland, ma discendente da una famiglia francese, si trovava ancor essa nel mese di marzo a Cannes , inchiodata da lungo tempo nel letto per male alla spina dorsale, di nervi e di paralisi alle gambe, da non potersi reggere in piedi : la malattia rimasta ostinata a tutte le cure era giudicata incurabile. Or bene, la povera inferma, udito a parlare delle grazie che si ottenevano invocando Maria sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, ne domandò ancor essa e ne ricevette la benedizione con sentimenti di grande pietà. Ciò avveniva il giovedì 16 marzo. Due giorni dopo, sabato, madamigella De Rolland camminava nella sua camera, e il lunedi seguente usciva di casa, e a piedi si portava in Chiesa a ringraziare Iddio e la Santissima Vergine. La guarigione fu reputata così straordinaria, che diede molto a riflettere ai protestanti inglesi, che si trovavano à Cannes.

A queste due ne andava unita una terza, la signora contessa De Corson di Parigi, guarita inaspettatamente da polmonite nella città di Hyères, dopo ricorso fatto a Maria Ausiliatrice. Erano tre testimonii eloquenti del quanto si compiaccia la SS. Vergine di essere onorata ed invocata oggidì col bel titolo di Aiuto dei Cristiani.

La imbanditrice della tavola.

Come negli altri, così in quest'anno nulla mancò per quanto occorse per la tavola. Contando i giovani delle altre nostre Case, i forestieri, i musici ed invitati ecc. la mensa di D. Bosco era in quel giorno assiepata da circa 2, 000 persone. Sebbene non tutti avessero il medesimo trattamento, nondimeno le tavole erano imbandite a festa di prima classe. E chi le provvide? - Rispondiamo senza esitanza : Le provvide Maria Ausiliatrice ; imperocchè è per amore e in ossequio di Lei, che parecchi benefattori e benefattrici si assunsero il cómpito di mandare o pagare pane, pietanze, frutta, confetti, vino ed altri concomitanti. Laonde quantunque la spesa di cucina e di refettorio di quei giorni superasse la somma di 4 mila lire, tuttavia la borsa di D. Bosco non ebbe a sminuire di un soldo, avendo pensato a tutto la carità dei fedeli. Ed ora neghino gl' insipienti la divina Provvidenza ! Noi non la negheremo giammai ; che anzi per quanto ci sarà possibile la predicheremo per ogni parte, gridando : Pensate a Dio, e Dio penserà a voi.

Monsignor Nicolò Marini e la Benedizione del S. Padre.

Il giorno 22 e nel mattino del 23, vigilia della solennità, abbiamo avuto tra noi un inclito personaggio di Roma. Nel mese di aprile Mons. Nicolò Marini, uno dei 4 Camerieri segreti partecipanti di Sua Santità, partiva per Madrid in qualità di Ablegato Apostolico per la imposizione della berretta cardinalizia all' Arcivescovo di Siviglia, Mons. Gioachino Lluch, cotanto benevolo ai nostri Confratelli di Utrera, promosso alla sacra porpora nel Concistoro del 27 marzo. Compiuta la nobilissima sua missione, l'esimio Prelato restituendosi a Roma passò per Torino, ed ebbe la degnazione di far visita a Don Bosco, e prendere un frugale ristoro presso di noi. Nel pomeriggio egli visitò la nostra Chiesa di S. Giovanni Apostolo, che definì bella e divota, e nella sera impartì la Benedizione col SS. Sacramento all'affollato popolo nel Santuario di Maria Ausiliatrice. Nel mattino seguente vi celebrò la Messa della Comunità , distribuì la santa Comunione a parecchie centinaia di fedeli, e tenne un impareggiabile sermoncino ai giovanetti, dimostrando come Gesù Cristo deve essere per loro Via, Verità e Vita. Egli svolse pensieri così nobili e con parole così calde, che svelossi ad. un tempo ed oratore eloquente e personaggio di pietà esimia, ben degno di godere l'intima confidenza del Vicario di Dio.

Or bene, Mons. Marini, testimonio del concorso e della divozione dei Torinesi, e consapevole della grandiosa solennità, che sarebbesi celebrata nel giorno 24, diede per telegramma annunzio al Santo Padre del suo arrivo in Torino e della prossima sua partenza per alla volta di Roma , e a nome di Don Bosco implorò l'Apostolica Benedizione sopra di lui e sopra i fedeli. Sua Santità gli faceva tosto rispondere dal suo Em.mo Segretario di Stato con questo prezioso telegramma

Monsignor Marini - presso Don Bosco - Torino. - S. Santità accolse con vero gradimento sentimenti figliale affetto e preghiere D. Bosco e fedeli Torinesi, ed invia implorata apostolica Benedizione.

Cardinale IACOBINI.

La benedizione del Santo Padre produsse i suoi mirabili effetti. Lo prova ad evidenza quanto abbiamo narrato fin qui.

Domanda di un benigno compatimento.

In quel giorno solenne parecchi nostri Cooperatori avrebbero desiderato di avere un posto par-_ ticolare in Chiesa, o di entrarvi per la porta dell'Istituto nelle ore di maggior affluenza , oppure di parlare con persone conoscenti e simili. Ognuno di essi può immaginare con quanto piacere noi li avremmo soddisfatti ; ma essi che hanno vedute le cose coi proprii occhi e la confusione di quel giorno sapranno facilmente darci un benigno compatimento, se non abbiamo potuto contentarli. Anzi domandiamo scusa ad alcuni dei medesimi nostri benefattori e benefattrici , che avendo chiesto di entrare in Casa non ne furono appagati , perché non conosciuti da chi assisteva alla porta. Se grande fu il loro dispiacere , li assicuriamo che non minore fu il nostro, quando apprendemmo la cosa. Giova sperare che ciò non accadrà più in avvenire : per questa volta soffriamo in pace la nostra pena ad onore di Maria, che in quel giorno era l'oggetto delle comuni sollecitudini.

La festa e l' UNITÀ CATTOLICA.

Omettiamo più altre notizie e poniamo fine a questo qualsiasi ragguaglio, riproducendo un articoletto dell'Unità Cattolica del 26 maggio, concepito in questi termini

La festa di Maria Ausiliatrice in Torino.

« Per avere una bella riprova del quanto gli Italiani e specialmente i Torinesi amino ed onorino Maria Santissima Ausiliatrice. bisognava recarsi mercoledì scorso alla Chiesa del nostro Don Bosco in Valdocco. Dalle 3 del mattino alle 9 della sera il vasto Tempio , messo bellamente a festa, fu gremito di gente divota, venuta non solo dalla città, ma dai vicini e dai più lontani paesi. L'affluenza fu così straordinaria, che non è esagerazione il dire che la folla succedutasi abbia superato il numero di 60 mila persone. Splendide furono le funzioni religiose col solenne pontificale di Sua Eccellenza Rev,a Mons. Giocondo Salvai, Vescovo di Alessandria; stupenda la musica e pel numero ed abilità dei cantori, e per la scelta delle opere dei più celebri maestri , e per la perfetta esecuzione. L' antifona Sancta Maria, succurre miseris, del bravo Don Cagliero , eseguita a tre cori, uno sull'orchestra, l'altro appiè della balaustra dell'altar maggiore, e il terzo d'intorno alla cupola, riuscì d'un effetto mirabile e toccò le più recondite fibre del cuore umano. Ci pareva di trovarci nel primo Tempio del mondo, allorquando si eseguì il Tu es Petrus. Ma il principal movente di tanto concorso non furono queste esteriorità, ma bensì l'amore e la divozione alla Regina del Cielo, alla Benefattrice del genere umano, a Maria Aiuto dei Cristiani. Prova ne furono le Comunioni fattesi dalle tre del mattino. sino oltre al mezzodì, che ascesero a ben dieci mila ; prova il pregare continuo dei divoti appiè della Vergine; prova l'invocare che da tanti si faceva la sua benedizione e il riferire di grazie ottenute.

» Alla sera poi, nel tempo deì Vespri, dell'orazione panegirica, detta dal P. Sangiuliano colla sua voce eloquente e sonora , all' ora soprattutto della benedizione del Santissimo Sacramento, non bastando più la Chiesa alla folla irrompente, fu d'uopo spalancare la porta maggiore, affinché dalla nuova piazza e dalla strada attigua e dai prati in prospetto la moltitudine schierata al di fuori vi potesse almeno da lungi prendere parte. Era uno spettacolo grandioso, imponente : tra quei di dentro e quei di fuori non meno di quindicimila persone stavano in quel momento attoniti e riverenti, contemplando lo splendor dell' altare, adorando l'Ostia sacrosanta, implorando e ricevendo la benedizione.

» Il giorno prìma il Santo Padre , per mezzo di un telegramma , aveva ' mandato una speciale benedizione ai divoti accorrenti al Santuario di Maria Ausiliatrice. La benedizione di Gesù Cristo, dell'augusta sua Madre e del Papa, cadde in acconcio, e produrrà certamente il suo effetto. Noi chiudiamo questo breve cenno, mandando un applauso a D. Bosco e a quanti cooperarono con lui a promuovere in Torino una festa sì splendida e divota, degna proprio dei 24 maggio, giorno così trionfale per la Chiesa e per la Sede Apostolica. »

LA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE IN GENOVA.

Alla riferita facciamo seguire la seguente relazione, che ci perviene dalla nostra Casa di San Pier d'Arena

CARISSIMO D. BONETTI,

Sono in dovere di farle relazione sulla festa di Maria SS. Ausiliatrice , da noi celebrata in Genova. Col beneplacito di Sua Eccellenza Reverendissima, Monsignor Arcivescovo, che tanto ci ama; coll'appoggio dell'egregio Parroco e della Fabbriceria della Chiesa, e per consiglio di varii Cooperatori Salesiani, si venne nella determinazione di festeggiare Maria SS. Ausiliatrice , nella Basilica di S. Siro, come in attestato di riconoscenza ai Cooperatori Genovesi, per l'opera prestata nella Conferenza del 30 marzo, e soprattutto per procurare maggior gloria ed onore alla Madre di Gesù, e Madre nostra amorosissima.

Si pubblicò pertanto il programma della solennità sul Cittadino, sul Pensiero Cattolico e sull'Amico delle famiglie. Alle 10 1/2 incominciava la Messa solenne , cantata e servita da quei di nostra Casa. Il piccolo clero composto di circa 40 giovanetti faceva bella corona in presbiterio. I nostri cantori in numero di 60 eseguirono la Messa di S. Luigi, che riuscì molto bene. All'Offertorio si cantò il Sit nomen Domini di D. Cagliero, dividendo le voci in due cori : i soprani e contralti sulla cupola, e le voci reali in coro. Riuscì ottimamente, e fece una più grata impressione , che non il Tantum ergo cantato in occasione della citata Conferenza.

L'eloquente Mons. Gottardo Scotton, che predicò il mese Mariano nella nostra parrocchia di S. Pier d'Arena , fece un bellissimo panegirico. Trattò maestrevolmento dell'aiuto da Maria recato ai Cristiani, provando da pari suo l'assunto con argomenti teologici e storici. Si dimostrò poi eloquentissimo nella seconda parte, ove prese a parlare del nostro D. Bosco e dei Salesiani. La sua parola fu così concitata e commovente, che trasse le lagrime. Le unisco lino squarcio del suo mirabile discorso, che mi pare veramente degno di essere riprodotto sul Bollettino.

La funzione terminò all'una e mezzo, colla benedizione del Venerabile e col Tantum ergo in musica.

Abbiamo dovuto ringraziare propriamente di cuore il Signore che ci abbia aiutati ad onorare in tal modo la sua e nostra Madre carissima. Tutti no furono soddisfattissimi.

Quindi speriamo che Maria vorrà farci provare la verità di quel detto : Qui elucidant me vitam aeternam habebunt. Quelli che mi onorano avranno la vita eterna. Oh ! sì, la vita eterna ! Ecco l'unico fine delle nostre fatiche ! Ecco i voti più ardenti, che facciamo per noi e pei nostri cari giovanetti

Riverisca cordialmente il nostro sempre carissimo D. Bosco. Gradisca i miei affettuosi saluti e nel raccomandarmi alle sue preghiere mi professo con tutta stima ed affetto

Suo Dev.mo in G. C.

Sac. DOMENICO BELMONTE.

Squarcio del Panegirico di Mons. Gottardo Scotton.

« Nè ai nostri giorni, così il citato oratore, nè ai giorni nostri vien meno l'aiuto di Maria alla Cattolica Chiesa. Lo stato attuale della società è tale da scuotere qualunque anima più fredda, e da spaventare qualunque ottimista; ma l'avvenire si presenta ancora più buio. Nell'odierna società sono a capo nomini, i quali appresero la Religione, e se molti dimenticarono il loro Battesimo, la loro prima Comunione e la fede succhiata col latte materno, altri la conservarono, e quegli stessi che deviarono, spaventati dell'abisso che si spalanca sotto i loro piedi, non rare volte ritornano sui retto sentiero. Ma quale società avremo noi, allorachè a capo delle famiglie si troverà la generazione, che cresce oggidì o nella ignoranza o nel disprezzo della Religione ? Perché non v'ha dubbio che il male più grande dei nostri giorni si è l'ateismo delle scuole, ove non si ricorda Dio o lo si ricorda solo per bestemmiarlo.

» E a mali nuovi Maria oppone nuovi rimedi. Nella vicina Torino Maria suscitava un uomo non chiaro per natali. non ricco di, censo, ma fornito di un grande amore per la gloria di Dio e per la salute del prossimo. Egli vede la gioventù abbandonata per le vie in balia di se medesima specialmente nelle feste, o allevata nella empietà nelle scuole e nelle officine, e raccoglie alcuni giovani intorno a sè, consecrando fino dal primo momento quella istituzione a Maria Ausiliatrice, che gliene aveva inspirato il pensiero. Vi sembra troppo umile ed oscuro il principio ? Ma le opere portano sempre l' impronta dell' autore, e Maria fu pure umile ed oscura per elevarsi alla sua sublime dignità e grandezza. Ma non temete : era piccola anche la nube veduta dal servo del profeta Elia, piccola come l'orma di un uomo, ma ben presto allargatasi per il cielo coprì tutta la terra, e ridiede la vita al mondo con una pioggia dirotta e benefica. E la preghiera di D. Bosco presentata a Maria da un angelo, e da Lei benedetta, potè dilatarsi in poco d'ora. Già l'oratorio di Torino cresce e giganteggia , già altre città domandano ed ottengono l'opera sua, già i pochi Sacerdoti che lo aiutano diventano una fioritissima Congregazione approvata dalla Chiesa, già sorgono le Figlie di Maria Ausiliatrice, e quasi l'Italia sia piccola al cuore di D. Bosco, la Francia, la Spagna e l'America diventano campo dei suo zelo. Oggi ben oltre a centomila persone, se in gran parte ricevono l'alimento del corpo, tutte ricevono l'alimento dello spirito per cura di D. Bosco e de' suoi alunni.

» E non crediate che solo ai figli del povero si estenda la carità dei Salesiani. Dio benedice sempre i figli del ricco, che provvede ai bisogni dei figli del povero. Se i ricchi danno ai poveri una elemosina materiale , questi non sono poveri in tutto ; anch' essi hanno le loro ricchezze, le loro preghiere, le loro lagrime, e con queste possono ottenere ai figli dei ricco quella cristiana educazione, a cui non basterebbero le più grandi ricchezze. Io, che spesso mi trovo tra i buoni figli di D. Bosco, mi sento sempre commosso, quando nelle preghiere della mattina e della sera, e prima e dopo la mensa odo quegli innocenti fanciulli a chiamare sul capo dei loro benefattori lo benedizioni del Cielo. Ecco, o signori, il modo speciale, con cui Maria Ausiliatrice venne ai nostri giorni in soccorso della Chiesa.

» Ma Maria non opera miracoli senza bisogno, e in generale si serve di cause seconde. Ed Ella disse al mio cuore : Figlio dell' uomo, corri alla città, che porta scritto sulle sue porte il mio nome, che e la mia città prediletta, perché mi elesse a sua suprema Signora , e ricordale che questi figliuoli , che si intitolano da Maria Ausiliatrice, sono i figli del mio cuore, e che a lei li affido. Ed io accettai di grand'animo e con riconoscenza questa sublime missione.

» Genova, o signori, non è tanto la superba città per i suoi monumenti e per la sua storia gloriosa, quanto per le opere di carità, che sorgono nel suo seno rigogliose e ammirande. Ma l'Ospizio di Don Bosco forse perchè di recente instituzione e forse perché troppo lontano dal nostro sguardo, è poco conosciuto e meno ricordato, quantunque meritevole, se altri mai, della vostra generosità. Trecento dei nostri giovanetti vengono educati alla Religione ed alla patria, e sarebbero in numero molto maggiore, se maggiori fossero i mezzi ed i soccorsi. E mi fa pena, ve lo dico con forse eccessiva confidenza , che mentre tutte le Case di D. Bosco in Italia e fuori prosperano e crescono meravigliosamente, questa fondata alle porte della più ricca e insieme della più generosa città, sia la sola carica di debiti e impotente a tirare innanzi per mancanza delle cose più necessarie. Oggi era mio pensiero e mio desiderio che tutti que' trecento fanciulli si trovassero alla vostra presenza, per intenerire a pietà e a compassione il vostro cuore, ma il mio desiderio e il mio pensiero trovarono un insormontabile impedimento : la Casa non aveva per tutti vesti convenienti da presentarli a voi. Ecco, o signori, il concorso che Maria Ausiliatrice domanda all'opera sua.

» S. Vincenzo de' Paoli tra le innumerevoli opere di carità, quella prediligeva di raccogliere gli abbandonati bambini vittime del delitto. Ma ohimè che i mezzi erano troppo ristretti alla grandezza del suo cuore, e le stesse Dame, alle quali aveva comunicato il suo spirito e il suo zelo, sfiduciate si andavano le une dopo le altre ritirando. Ed egli allora si prostra ai piedi del Bambino Gesù e invoca la Madre sua , perché voglia accogliere quegli innocenti che Gesù rappresentano : quindì raccoglie a conferenza le Dame più illustri, e presentando loro quelle vittime, che vagivano per la fame, disse loro di decidere sulla loro sorte, se dovevano vivere o morire. E l'ardore di Vincenzo de' Paoli si trasfonde nelle pietose, succedono gare di zelo e di pietà, e non solo sono salvi i bambini di Parigi, ma la santa instituziono si propaga nella Francia e nell'Europa, e uno stuolo di angeli in umana sembianza parte per salvare quelli della Cina crudele.

» Ahimè ! Se v'ha un momento nel quale io mi sdegni con me medesimo di non avere la parola infuocata e l'infuocato zelo dei Santi, egli è questo per fermo. Ma vi può parlare per me la Vergine Santa, Maria Ausiliatrice, che quei fanciulli raccoglie sotto il suo manto e li affida a voi; che pure siete i figli del suo cuore. Amici miei, lasciate che io vi chiami con questo nome, il quale senza diminuire il rispetto che vi devo, rivela meglio l'affetto che io nutro per voi, dai quali cento prove mi ebbi di benevolenza , amici miei, in nome di Maria Ausiliatrice, Regina e Signora della vostra gloriosa repubblica, io schiero i trecento giovani dell'Ospizio di San Vincenzo de' Paoli innanzi a voi la presente elemosina e quelle che farete in seguito segneranno per loro la sentenza di vita o di morte. »

Queste parole eloquenti furono ascoltate dai Genovesi coll'animo commosso e cogli li occhi inumiditi dal pianto. Speriamo che la Vergine Ausiliatrice avrà tramutate le lagrime di quei pietosi in limosine a pro de'suoi figli di quel nostro Ospizio, e che le convertirà in gemme per incoronarne un giorno i loro caritatevoli benefattori e benefattrici.

CONFERENZA DEI COOPERATORI IN ROMA e discorso dell' Em. Cardinale Alimonda.

Tre belle relazioni vennero fatte sulla Conferenza dei Cooperatori e delle Cooperatrici, tenute a Roma il 27 dei mese di aprile, nell'occasione che D. Bosco si trovava nell'alma città. La prima ci venne trasmessa manoscritta da un confratello ; la seconda fu stampata dall'ottimo giornaletto il Pensiero Cattolico di Genova nel suo N. 101 del 30 aprile; e la terza comparve nelle colonne della benemerita Unità Cattolica di Torino il 2 di maggio. Tributiamo ringraziamenti cordiali a quei benevoli, che segnalarono a noi e al pubblico le gradite notizie di quella importante Riunione; e intanto, non potendo far posto a tutte nel Bollettino, diamo la preferenza a quella, che vedeva la luce nel diario Torinese. Ne sopprimeremo soltanto alcune espressioni troppo onorifiche alla persona di D. Bosco, il quale desidera che si aspetti a fargli il panegirico dopo la morte, se lo avrà meritato.

« Ieri ebbe luogo nel monastero di Tor de' Specchi la Conferenza annuale dei Cooperatori Salesiani , presieduta da monsignor Vicegerente , e onorata dall' intervento di Sua Eminenza Reverendissima il signor cardinale Gaetano Alimonda, di qualche Prelato, e di una illustre rappresentanza del Clero e del laicato Romano. La tenera e commovente funzione si esordì con la lettura di un capitolo della vita di san Francesco di Sales, a cui tenne dietro il canto di un mottetto, eseguito con molto slancio e ' sentimento. Quindi saliva su d'un palco appositamente preparato quel ... Sacerdote che si è il signor Don Bosco , per dare un ragguaglio del bene operato dai Salesiani nello scorso anno , grazie alla generosità di tanti Cooperatori e pie Cooperatrici. Giorni sono, diceva D. Bosco, fui ad ossequiare il nostro Santo Padre, e la prima domanda che mi fece fu questa: - E quando terrete la vostra Conferenza ? - Giovedì prossimo 27, io risposi. Ed il Santo Padre riprese allora: - Dite che si preghi e che si operi. - Preghiamo adunque ed operiamo, continuava D. Bosco , affine di poter rendere onore a Dio e conforto al nostro amatissimo Pontefice.

» In quest'anno, con l'aiuto del Cielo, i Salesiani han fatto molto. Il numero dei ragazzi, tolti ai pericoli del mondo , ha potuto raggiungere i centomila. Inoltre i Salesiani vennero benedetti da Dio nelle diverse Case di Lucca, Spezia, Marsiglia, Torino, Firenze, Sampierdarena, Vallecrosia e fin nella lontana Patagonia, ecc. avendo potuto sottrarre agli artigli della riforma protestante tanti poveri ragazzi, e quindi istruirli ed educarli cristianamente. E a Roma? Qui, soggiungeva Don Bosco, qui a Roma troviamo un osso duro. Voi sapete della nuova Chiesa, che si sta erigendo all'Esquilino, e che sarà dedicata al Cuore di Gesù. Or bene, i protestanti ci hanno circondati con chiese evangeliche, con iscuole e giardini, allo scopo di soffocare l'azione del bene su tanta povera gioventù. Quale rimedio opporre ? Pregare ed operare. Mancano i mezzi ad effettuare grandi cose, e io spero che voi coopererete con le vostre offerte per affrettare la vittoria del Cattolicismo sul protestantesimo in questa Roma, Capitale del mondo cattolico.

» Terminata l'affettuosa allocuzione di D. Bosco, l'Em.mo Alimonda improvvisava uno stupendo discorso, in cui, rilevato il gran bene che operano i Salesiani, esortò il numeroso e colto uditorio ad aiutare gli operai evangelici. Ecco intanto la sostanza di quell'impareggiabile sermone

» Un giorno tra i discepoli di san Giovanni nacque un bisbiglio , nacque il dubbio se Gesù fosse il vero Messia; il perche, mandati a Gesù quei discepoli, questi presero ad interrogarlo: - Sei tu quegli che deve venire o ne aspettiamo un altro? - Gesù rispose loro coi fatti; osservate: I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono , i morti risorgono, ai poveri si annunzia il Vangelo : Coeci vident, claudi ambulant, leprosi mundantur, surdi audiunt, mortui resurgunt , pauperes evangelizantur.

» Questo fatto del Vangelo ha per me un significato eloquente. In molti , che la Congregazione Salesiana non conoscono o la conoscono male, è questo dubbio: - Ma è opera buona, è opera secondo lo spirito del Signore? - E bisbigliano... - Il ... istitutore dei Salesiani ha testè risposto coi fatti, ed io non farò che commentarli, dimostrando come , quantunque a proporzioni altissime, essi ritraggano tanto del racconto evangelico ; e da ultimo farò un appello alla vostra generosità.

» La prima parola di Gesù fu questa: Coeci vident. La cecità fisica è simbolo della cecità spirituale. Or bene, quanti poveri fanciulli ciechi ai nostri giorni! Col togliere che si è fatto in molti luoghi l' insegnamento religioso dalle scuole per allevare i fanciulli alla moderna, col laicizzare le scuole, si è tolto il vedere dell'anima e della coscienza ; quindi abbiamo ragazzi che sanno di storia, di letteratura, d'aritmetica, e quanto alle nozioni elementari di Dio sono ignoranti, affatto ciechi. Ed in quante fosse cadono questi piccoli ciechi Oh benedetti i Salesiani ! Essi, senza privarli dell'istruzione scolastica , aprono gli occhi dei fanciulli alla vista del Cielo, danno loro lo sguardo delle anime pure e sante, e, con l'istruirli che fanno nelle cose dell'eternità, preparano in quelle tenere pianticelle il futuro sostegno della Religione e della patria. Trovate qui da appuntare i Salesiani ? Oh benedetti apostoli! Possano diffondersi in ogni angolo della terra e prosperare : la loro Congregazione è una gran sorgente di bene: Coeci vident

» Claudi ambulant. E anche gli storpi non mancano nell'età presente ! Tolto ai fanciulli l'insegnamento religioso, si guastano in loro i principii stessi della moralità. Quindi massime e idee sovversive. E potrebbe essere altrimenti, se dalle scuole si è tolto l' adorabile Crocifisso? Ed ecco venir fuori una morale nuova: - Ciò che è utile è onesto, ciò che piace è lecito, - e poi una lunga serie di idee travolte e causa di male nella società. - Benedetti i Salesiani ! Essi raddrizzano questi storpi della mente coli aprir qua e colà Case, ospizi e scuole, e nelle loro scuole i fanciulli procedono senza zoppicare. Claudi ambulant. E potrà non parere opera di Dio la loro Congregazione ?

» Leprosi mundantur. La peggior lebbra, di cui va ricoperta la povera gioventù, è la disonesta. Quanti pericoli, quanti scandali, quanti osceni libri ! E poi i teatri , dove portare i fanciulli e le ragazze vale il medesimo , che portare gli uni e le altre a scuole d'immoralità... - Ebbene, benediciamo un'altra volta ai Salesiani, che mondano e preservano dalla lebbra tanta povera gioventù. Essi si adoprano per far rifiorire il bel costume con ingigliare di purezza il cuore dei fanciulli, con l'innamorarli di Gesù, santo, innocente e non polluto, il quale non permise mai di essere calunniato in simili bruttezze: e poi i Salesiani pongono innanzi ai giovanetti l'immagine di Maria, tutta bella, tutta pura, tutta santa , ed in cotali feste dell'anima la gioventù cresce leggiadra nel costume... Leprosi mundantur ! Lode ai Salesiani !

» Surdi audiunt. I grandi sordi della nostra età sono quelli, che ricusano di ascoltare la parola di Dio e disprezzano la voce della Chiesa. Osservate nei giorni festivi le piazze ingombre di popolo e di fanciulli; osservate nei giorni festivi i carrozzoni delle strade ferrate divenuti quasi paesi volanti... Cile significa tutto ciò ? E il mondo che si diverte, è il mondo che matteggia. Oh ! benedetti i Salesiani, che ridonano l'udito a tanti piccoli sordi ! Quei fanciulli che stan sulle piazze intenti. al giuoco, quei fanciulli che sulle pubbliche vie altercano, essi raccolgono con affetto di madre, e li conducono alla Chiesa e fan loro sentire parole di vita eterna. Rallegriamoci, o signori , di tante guarigioni che si ottengono: Surdi audiunt !

» Mortui resurgunt. I morti dello spirito sono i peccatori , e, come sempre ve ne furono , così molti sono anche oggi. Il mondo, allontanatosi da Gesù, non vuol più pratiche religiose, nè Sacramenti ; molti non fanno più neanco la Pasqua... Ci è la tavola di salvamento, la confessione, e il mondo la disprezza. Oh! benedetti novellamente i Salesiani, i quali, con l'avvezzare ai Sacramenti i fanciulli, li vanno iniziando alla vita dell'anima, comunicando loro il soffio della risurrezione; Mortui resurgunt!

» Pauperes evangelizantur. Gesù Cristo venuto su questa terra non andò a battere alle porte dei palazzi, non entrò nelle reggie, ma prese ad amare i poveri e ad evangelizzarli. - Mirate i Salesiani che raccolgono i fanciulli poveri ; osservateli qua e colà ministri del bene dappertutto, e fin nella lontana Patagonia... ; e quanti sono i diseredati della fortuna, ed essi ne piglian cura amorevole coll'istruirli ed educarli, con dar loro un'arte ed un mestiere onorato... E in un'opera, in un lavoro così apostolico, non vedete la mano di Dio sopra i Salesiani ? Pauperes evangelizantur !

» Ed ora io faccio un appello alla vostra generosità. Cooperatori e Cooperatrici Salesiani : gli operai evangelici non mancano; ma tocca a noi l'aiutarli di forte animo, e far sì che la santa istituzione possa crescere e dilatarsi , a incremento di bene, a gloria di Dio e alla salute delle anime. Signori, soccorrete i poveri Salesiani. Io domando l'obolo della vostra carità in nome della Chiesa, la quale ha bisogno di buoni Preti; e buoni Preti fornisce appunto ai Vescovi la Congregazione Salesiana. Oggidì si spreca tanto denaro nel lusso, nella vanità, e, Dio non voglia, anche in divertimenti nefandi. Ah ! perché esser prodighi col mondo, avari e tegnenti con Dio ? Perchè non dare alla Chiesa, larga con noi di tanti beni ? Signori, io domando il vostro obolo in nome di Roma cattolica. I protestanti, come avete sentito dal nostro caro Don Bosco , vorrebbero seppellire la Chiesa sotto il trionfo dell'eresia. Ciò non avverrà mai, che la parola di Gesù Cristo è immortale. Ma dal nostro lato adoperiamoci per ottenere la terribile sconfitta ; e, con l'aiutare i Salesiani, noi affretteremo la solenne giornata del nostro trionfo.

» Il discorso dell' Em.mo Alimonda , ascoltato con la più religiosa attenzione , destò nel cuore dei numerosi uditori un senso di viva riconoscenza verso quell'uomo di Dio che è D. Bosco ; e le offerte, poco dopo raccolte, salirono ad egregia somma. La funzione ebbe termine con la benedizione del Santissimo, che venne impartita da Monsignor Vice-gerente, dopo la quale fu spettaculo di singolare tenerezza il raccogliersi, che tutti fecero attorno a D. Bosco, il famoso e terribile cospiratore.

» Benedetto Iddio se nel mondo fossero di tal fatta e di tale stoffa i cospiratori ! Noi non sentiremmo così sovente il piombo omicida fischiare alle orecchie dei Re ; noi non troveremmo mine nelle stanze dorate dei potenti : la società stessa non sarebbe alla vigilia di una grande e tremenda catastrofe ! D. Bosco è un santo cospiratore, e cospira contro il protestantesimo per salvare tanta povera gioventù ; cospira contro la rivoluzione con operare meravigliosi atti di carità e di beneficenza: D. Bosco cospira col render cittadini Le birbe e i biricchini.

» Quest'uomo ... oggi perseguitato e fatto sorvegliare, quest'uomo che ha dato tanti Sacerdoti alla Chiesa e tanti onesti cittadini alla società ; quest'uomo, che ha presentemente l'ingratitudine per premio , avrà , in epoca forse non lontana, gli onori dell'...!

Roma, 28 aprile 1882.

A. M. »

ALTRE CONFERENZE.

Dovremmo qui far cenno di più altre Conferenze tenute in varii luoghi ; dovremmo dire soprattutto delle due tenute in Torino, di quelle di Firenze, di Faenza , e di cento altre ; ma in questo N." ci è impossibile.

Nella speranza di poterne far parola in altra occasione, non possiamo tuttavia dispensarci dal ringraziare cordialmente i Cooperatori e le Cooperatrici e i loro Decurioni dello zelo e della carità, spiegata in quest' ultima e in tante altre circostanze ; li ringraziamo delle preghiere fatte e delle limosine mandate per le opere Salesiane e soprattutto per la Chiesa del Sacro Cuore. Speciale ringraziamento tributiamo ai Cooperatori e Cooperatrici di Stella S. Martino della offerta di L. 80 , che ci hanno trasmessa per mano del loro parroco, e a quelli di Bistagno per la limosina di L. 61, speditaci a loro nome dal M. Rev. sig. D.Alessandro Buffa Missionario apostolico. La stessa cosa dovremmo fare con moltissimi altri ; ma speriamo che essi sieno paghi che abbiamo ricevuto la loro carità, destinatala al nobile scopo, e implorato sopra le loro persone e i loro interessi le divine misericordie.

LETTERA DALL'URUGUAY. Paysandù, 15 febbraio 1882.

M. R. ED AMATO PADRE D. Bosco,

Di ritorno dagli Esercizii spirituali, prima di rimettermi alle fatiche della Missione credo mio dovere dirigere alla S. V. alcune parole, e il fo colla presente. In Colon abbiamo avuto il contento di rivedere insieme con numerosa compagnia il nostro D. Lasagna, nuovo Ispettore, ritornato di Europa in buona salute, e perciò meglio atto a poterci aiutare e dirigere nelle nostre fatiche. Egli mi ha detto che V. S. bramerebbe qualche notizia intorno a questa città e Missione. M'ingegnerò adunque di soddisfare alla meglio il suo desiderio.

Nel pomposo linguaggio degli Orientali Paysandù è chiamata la Numanzia dell'Uruguay. Essa conta cent'anni di esistenza, essendo stata fondata nel 1782 per mezzo di dodici famiglie guarani, tolte dalle disperse missioni dell'alto Uruguay. Di questa origine non abbiamo più che due ricordi, e sono una campana rotta nella sagrestia, e una nerissima immagine di un san Benedetto. La popolazione seguitò a crescere a poco a poco e con grande difficoltà , non ostante la eccellente posizione , la quale le valse invece l' esser fatta bersaglio in tutte le guerre civili, che furono molte e sanguinose. La stessa casa che attualmente abitiamo può chiamarsi un cimitero. Bruciata e disfatta moltissime volte e nuovamente ricostrutta fu sempre il punto principale delle batterie nelle difese. E ciò che dico di questo punto si può estendere al resto della città ; imperocchè quanto lasciava in piedi il cannone o il fucile dei nemici esterni veniva sterminato dall'odio di partito. Spaventoso fu per questa città l'anno 1846, che fu arsa da un estremo all'altro. In quel tempo vi compierono ingloriose gesta le genti di un certo eroe, cha vi menarono orribili stragi, colla solita coda di sacrilegi e vituperi. Vivono ancora molte persone, che videro quei scellerati andare scorrazzando per le strade vestiti dei sacri arredi, mangiare, sbevazzare e commettere orgie infernali sullo stesso altare dell'unica Chiesa della città insanguinata.

Paysandù siede sulla sinistra del fiume Uruguay, nella estremità di una collina, che procedendo da levante viene morendo insensibilmente fino ad incontrare il fiume. Sull'ultimo rialto della collina sta edificata la Chiesa, e pel declivio guardando ad occidente si estende il caseggiato. Città nuova e commerciale, sono gli abitanti una mescolanza di tutte le nazioni. Alcuni anni fa era più florida e le si davano fino a quattordici mila abitanti; oggidì ne conta solo da dieci a undici mila, non computando il territorio , che è estesissimo.

Dello stato morale e religioso gliene avrà parlato D. Lasagna. Dico solo che i Protestanti vi fanno tutti i loro sforzi per seminarvi la zizzania dei loro errori ; vi è poca istruzione cristiana ; in generale si cercano prima le cose del mondo e poi quelle di Dio. Di tanta popolazione saranno appena mille persone, che ascoltano Messa alla festa, e quelli che fecero la Pasqua l'anno scorso non sommarono a 300. Vedremo un poco quello, che potremo ottenere quest'anno.

Le scuole sono molte, ma nella maggior parte di principii dissolventi; l'istruzione è alla moda del giorno, atea in teoria ed in pratica.

Stiamo preparando gli Oratorii festivi, coi quali speriamo di preservare dalla corruzione e dagli errori tanta povera gioventù.

La campagna ha quasi altrettanta popolazione; ma di questa le parlerò in una seconda mia, che le scriverò dopo una Missione, che intraprenderemo tra poco.

Don Mazzarello sta in Montevideo per gli Esercizi con D. Ceva, e ritornerà con un Catechista. Con questo aiuto potremo tentare qualche opera di più, e contrastare con miglior esito le conquiste al demonio.

Si ricordi di noi, ottimo Padre, e ci ottenga dal Signore sanità e grazia, affinchè possiamo lavorare molto e coraggiosamente.

Le bacio rispettosamente la mano e mi professo

Suo aff.mo figlio in G. C.

.Sac. PIETRO ALLAVENA.

NB. Lettere, pervenuteci dopo la riferita , ci raccontano un terribile disastro succeduto nella Chiesa di Paysandù. La notte del 27 marzo, per causa che ci è tuttora ignota, si appiccava il fuoco all'altare maggiore tutto di legno preziosissimo, e in poche ore cagionava un danno di circa 80 mila lire. Pazienza ! Speriamo che il fuoco della carità cristiana saprà riedificare quello, che fu distrutto dalle fiamme divoratrici. Talora Iddio permette simili disgrazie per aprire un più vasto campo ai fedeli, e stimolarli a compiere opere di carità e di zelo, affinchè possano meritare in terra in maggior copia le sue grazie, e in Cielo una più ricca corona di gloria.

IL VESCOVO DI CARTAGENA nell'Oratorio Salesiano di Torino.

Negli ultimi giorni di aprile. l'Oratorio di San Francesco di Sales in Torino ebbe una visita quanto inaspettata altrettanto gradita. Il venerando Monsignor Eugenio Biffi di Milano, preconizzato Vescovo di Cartagena nella Nuova Granata negli Stati Uniti di Colombia, nel recarsi alla volta della sua sede, passava in Torino, e degnavasi di prendere alloggio presso di noi. Uomo di aspetto venerando e per le profonde tracce delle fatiche apostoliche tollerate nella Missione della Birmania Orientale, a cui ultimamente apparteneva, e per la lunga e bianca barba che gli pendeva dal mento, e soprattutto per l'aria di santità che traspariva da tutta la sua persona, egli ci ha sommamente edificati. Nei due giorni che si fermò in Torino l'ésimio Prelato visitò il nostro Istituto, la Casa del venerabile Cottolengo e la Chiesa di San Giovanni Apostolo, e partì lasciando tra noi un gran desiderio di sé. Noi non dimenticheremo giammai la sua preziosa visita, e ricorderemo specialmente le affettuose parole , che il mattino del 28 aprile , dopo la Messa della Comunità , da lui celebrata nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, rivolse ai giovanetti. Con voce commossa il venerando Apostolo teneva loro un breve discorso, che nella sostanza fa del seguente tenore

» Cari giovani, io vi ringrazio con tutto il mio cuore di avermi fatto godere una mezz'ora di Paradiso ; e quanto ve ne abbia obbligo non ve lo so dire a parole, ma prego Dio che ve ne ricambi, col farvi perseverare per la buona via, in cui di presente vi trovate. Io al vedervi accostare con tanta divozione ed affetto a ricevere il buon Gesù Sacramentato, e torearvene al posto con la gioia di Paradiso nel cuore e sul volto, fui commosso fino alle lacrime. Mi ricorse alla memoria la scala, che Giacobbe vide mettere capo in Cielo, piena di Angeli che salivano e scendevano, e fra me dissi con ineffabile compiacenza : Questa è la vera scala del Cielo; ecco gli angeli benedetti che salgono a ricevere Gesù , a gustare il Paradiso. Se poi vi debbo dire tutto il vero, per un altro capo il cuor mio era fuor misura commosso. In quel solenne istante, in cui venivate a ricevere il Signore, io ricordava teneramente i cari miei orfanelli , che lasciai con estremo dolore in quelle lontane regioni della Birmania. Sì, essi pure, ogni Domenica , con la divozione ed affettuosa vostra compostezza si accostavano alla Mensa degli angeli ; essi pure amano molto Gesù come voi fate. Il ricordo di quei cari figli, che voi mi avete richiamati alla niente, e il pensiero di non poterli più rivedere, sì, mi commosse.

» Cari miei, amatelo, amatelo sempre Gesù, e disponetevi fin d'ora , in questo veramente santo luogo, in cui il Signore vi volle per sua benignità raccogliere, disponetevi ad amarlo fortemente ed anche a farlo amare. E se avvenga che Gesù vi chiami a predicarlo anche in estranei lidi , fra barbare genti, là dove non è ancora conosciuto ed amato, deh ! rendetevi degni di tanta grazia, non rifiutate il glorioso incarico, quantunque vi abbia a costare pene e dolori. Sono più di 20 anni che io, indegno apostolo dell'Altissimo, lasciava patria, parenti ed amici per consacrarmi alla santa Missione di far conoscere ed amare Gesù Cristo tra i popoli barbari , e vi dico che vi provai di grandi consolazioni ; poiché quelle povere genti appena conoscono chi è Gesù, e che cosa ha fatto per noi, lo sanno amare e lo amano assai meglio di molti cristiani di Europa.

» Ma non debbo passare i termini della discrezione , e perciò io pongo fine a queste poche e disadorne parole , dettate dalla commozione del mio cuore, col ringraziarvi di nuovo dei piacere che mi avete procurato , col raccomandarvi caldamente di amar Gesù , col rassicurarvi che in quelle lontani parti dell'America, a cui ora sono diretto, voi non mi cadrete mai dalla mente, e vi raccomanderò di spesso al Signore.

» Intanto pegno della mia riconoscenza e del mio affetto vi sia la benedizione , che vi imparto con tutta la effusione del cuore. »

Monsignor Biffi è allievo del Seminario delle Missioni estere di S. Calocero in Milano. Accompagnato da Mons. Giuseppe Marinoni, Superiore di quel benemerito Istituto, egli partiva da Torino il 20 aprile per la Francia, diretto a Port S. Nazaire, dove s'imbarcherà per alla volta della sua diocesi.

E cosa degna di nota : Mons. Biffi nei primordii del suo ministero fu già Missionario a Cartagena, donde dovette partire per causa di alcuni malevoli.. Ora egli vi ritorna non più qual semplice Sacerdote, ma Vescovo e Pastore, attuo con trasporto di gioia da ogni ordine di cittadini, memori tuttora delle sue rare virtù ed apostolico zelo.

DISEGNO DELLA CHIESA ED OSPIZIO DI S. GIOVANNI e della statua di Pio IX

I Cooperatori e Cooperatrici troveranno in questo N.° del Bollettino una copia del disegno della Chiesa ed Ospizio di S. Giovanni Apostolo in Torino, e della statua di Pio IX, eretta nella medesima, giudicata da tutti uno dei più bei monumenti della città.

Il disegno della Chiesa ed Ospizio venne già dato nel Bollettino di luglio del 1878 , ma dopo d'allora dovette subire una variante. Malgrado ogni buona volontà e ragionevoli proposte, non avendo potuto acquistare nel 1880 la casa a sinistra di chi guarda il Tempio, la quale appartiene ad un Protestante, fu d'uopo mutare il disegno non già della Chiesa, ma dell'unito Ospizio, per renderlo simmetrico al fabbricato opposto, affinché non disdicesse alla Chiesa presa di mezzo. Perla qual cosa qui lo ripresentiamo nella nuova modificazione, affinchè ognuno ne abbia un'idea più adeguata.

Unito al medesimo vi ha pure il disegno della statua di marmo bianco di Carrara, rappresentante Pio IX , promotore di detta Chiesa ed Ospizio , benefattore dei Salesiani e loro Cooperatori, benefattore soprattutto dei nostri poveri giovanetti, pel cui mantenimento mandava di spesso copiose limosine, ed una volta tra le altre diede ben 20 mila lire ad un tratto per saldare debiti fatti per essi, e per provvedere ad altri urgenti bisogni, Il lavoro è dello scultore Francesco Gonfalonieri di Milano, ed è riuscito di una perfezione impareggiabile. Chiunque ebbe la sorte di vedere Pio IX in persona, e si trova in presenza di detta statua, esclama in un subito : E' proprio lui; non gli manca, che la parola; chi non vide Pio IX in Roma, può oggimai vederlo in Torino. Così diceva tra gli altri Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Placido Pozzi, Vescovo di Mondovì, che ne restò pieno di maraviglia e di gioia. L'incisione non è dispregevole; tuttavia è ancor lungi dal riprodurre il lavoro in tutta la sua perfezione.

Prendiamo qui nota di una circostanza singolare. La detta statua veniva inaugurata e collocata a posto in quei giorni stessi che la malevolenza e la debolezza, con immensa pena dei buoni Torinesi, facevano calare dalla facciata della Chiesa di S. Secondo il famoso busto di Pio IX.

RISPOSTE DELLA SACRA CONGREGAZIONE DEI RITI e la nostra Chiesa di S. Giovanni.

Il giornale l'Unità Cattolica nel suo N°. 119 del 21 maggio pubblicava due risposte della Sacra Congregazione dei Riti , comunicatele dalla Curia Arcivescovile di Torino. Le risposte sono date a due quesiti proposti nel mese di marzo dall'Arcivescovo di Torino, che in sostanza sono i seguenti

1° Se sia lecito consacrare una Chiesa, nel cui sotterraneo si tengono spettacoli a modo di teatro per esercitare onestamente la gioventù.

2° Se sia lecito consacrare una Chiesa , la quale , appartenendo ad una famiglia laica , per le vigenti leggi civili può tramandarsi in eredità, o vendersi, o convertirsi in uso profano.

La Sacra Congregazione dei Riti in data del 4 maggio rispose al primo quesito non essere lecito, per la ragione che la Chiesa colla sua parte sotterranea si consacra per modum unius, vale a dire come un sol corpo. Onde ne viene per conseguenza che, siccome non si potrebbe consacrare una tal Chiesa qualora la sua parte superiore avesse da servire a spettacoli teatrali, così non si può neppure consacrare, quando a questo uso viene destinata la parte inferiore.

Al secondo quesito fu risposto che nel caso del quale si tratta, se non si hanno sufficienti cauzioni, il Vescovo si astenga dalla consacrazione di una tal Chiesa.

Questi due quesiti mossi dall'Arcivescovo di Torino alla Sacra Congregazione dei Riti, e da lui stesso fatti pubblicare, suscitarono in Torino molte dicerie intorno alla consacrazione della nostra Chiesa di S. Giovanni Evangelista. Siccome in essi non si fa menzione di Chiese già consacrate , i cui sotterranei servono oggidì di cantina, di magazzeno, di botteghe, di fucino da fabbri ferrai e via dicendo, ma di Chiese, quae brevi consecràndae sunt, che si devono consecrare fra breve, come è appunto quella di S. Giovanni ; e siccome ancora i Salesiani, ai quali appartiene detta Chiesa, in forza delle loro Costituzioni godono dei diritti civili, e secondo le vigenti leggi possono ereditare e lasciare in eredità, vendere , comperare e simili, così fu ed è quasi unanime il parere che i due quesiti avessero per unico obbiettivo la famiglia Salesiana e la detta loro Chiesa.

A questo proposito vogliamo anche dire il nostro avviso. Ignoriamo e ci piace d'ignorare quale sia stata la vera intenzione di chi fece i due quesiti; ma a noi pare che le savie loro risposte non ci riguardino punto, e ne diamo la ragione. Il sotterraneo della Chiesa di S. Giovanni, stato attentamente visitato nel mese di febbraio dall' Arcivescovo di Torino, è diviso in due parti principali: una serve di Cappella ai circa 500 giovanetti dell'Oratorio festivo di S. Luigi ; l'altra serve siccome luogo non già di spettacoli a modo di teatro, ma siccome luogo di pie riunioni, di conferenze morali, d'intrattenimenti sul Catechismo, di esercizi e dialoghi sulla Storia sacra od ecclesiastica, e cose consimili, le quali non hanno nulla da fare nè cogli, spettacoli, nè coi teatri del mondo, ma sono anzi come una continuazione ed un complemento della istruzione ed educazione religiosa, che i giovanetti ed i fedeli ricevono in Chiesa. Per la qual cosa, qualunque sia stato il movente del primo quesito, noi crediamo che la risposta che gli fu data non impedisca affatto la consacrazione della nostra Chiesa. Qualora ci sbagliassimo , ci ricrederemmo con piena docilità.

Neppure la impedisce la risposta al quesito secondo ; imperocchè è bensì vero che i Salesiani godono di tutti i diritti civili e possono testare , vendere e comperare secondo le leggi vigenti, ma essi in faccia alla Santa Chiesa, alla quale venne fatto il quesito , non sono una famiglia laica ma religiosa. Laonde e come liberi cittadini e come religiosi sono in grado di dare sufficientes cautiones, assai meglio che non le famiglie semplicemente religiose, le cui Chiese anche consacrate i nostri Padri e noi abbiamo veduto a quali usi siano state destinate. Ecco il nostro avviso; e questo basti alla tranquillità dei nostri benefattori.

DOMANDA E RISPOSTA

Da molti ci si domanda se e quando sarà consacrata la Chiesa di S. Giovanni Evangelista?

Rispondiamo che pel momento non è ancora stabilito nè il modo nè il giorno della sua inaugurazione. Appena le circostanze ci permetteranno o di consacrarla o di benedirla ne faremo conoscere ai nostri Cooperatori e al pubblico e il tempo e l'ordine delle sacre funzioni, o per mezzo del Bollettino o con foglio a parte. Fin d'ora dichiariamo che dal canto nostro lascieremo nulla d'intentato, perchè la solennità riesca di somma gloria a Gesù Cristo e al suo discepolo prediletto, e di grande vantaggio alle anime.

Intanto notiamo che parecchi Cooperatori e Cooperatrici diedero già segno di loro pietà e divozione al primo figlio adottivo di Maria SS., facendoci pervenire sacri arredi per la sua Chiesa, ed oggetti da convertirsi al servizio dell'altare, come seta, vesti, tela , pannilini, dipinti e via dicendo. Noi li ringraziammo già, e qui ancora pubblicamente li ringraziamo ; e implorando loro la protezione del Santo, facciamo voti che altri ne vogliano imitare l'esempio, perchè mancano ancora moltissimi oggetti, specialmente calici, pianete, paramentali, cotte, camici, messali e simili.

SUOR MARIA MAZZARELLO

CAPO V ED ULTIMO.

Sua malattia e preziosa morte.

Le fatiche tollerate da Suor Maria Mazzarello nel governo dell'Istituto affidato alle sue cure; lo zelo spiegato nel propagarlo a maggior gloria di Dio e a salute di un maggior numero di anime; la sollecitudine nel conservare tra le sue Figlie lo spirito del Signore, richiederebbe che noi prolungassimo di alcuni capi questa sua biografia. Ma nella fiducia che le sue Figlie non tralascieranno di raccogliere e conservare altre opportune notizie, affinché un giorno o l'altro se ne possa tessere una vita più minuta e dettagliata, noi vi poniamo fine per ora, narrando la sua ultima malattia e la preziosa sua morte.

Da qualche tempo un ignoto malore andava lentamente rodendo a Suor Maria Mazzarello la vita; onde ben sovente la si vedeva così spossata di forze, che appena potea reggersi in piedi. Ciò nondimeno ella mostrossi ognora di una operosità maravigliosa. Di questa diede non dubbia prova sul principio del 1881, nel preparare che fece un nuovo drappello di Suore per l'America. Né paga dì ciò ella nel febbraio le volle accompagnare sino a Marsiglia, donde nel ritorno intendeva di compiere la visita delle sue Case di Francia, e poi della Liguria. Ma nel tragitto da Genova a Marsiglia Suor Maria, già molto cagionevole di salute, fu colta da gagliarda febbre , che mise tutti in alta apprensione. Per non angustiare di troppo le affettuose sue Figlie, che proseguendo il loro viaggio la dovevano abbandonare, ella si mostrò superiore al suo male. Sebbene molto sofferente , mostravasi loro sempre affabile, sorridente, e così espansiva, che non avresti mai detto che fosse colla febbre indosso. Attorniata dalle sue Religiose pellegrinanti, ella tutte consolava , animava , sosteneva , per tutte aveva un ricordo , per tutte una parola. Tuttavia nell' ultima separazione la buona Madre , forse per interno presentimento di non averle mai più a rivedere , perchè prossima al suo fine, cedette alla tenerezza del cuore e pianse. Partite che furono dal porto di Marsiglia , il suo male peggiorò a segno da incutere dei gravi timori. Non essendo ancora in Marsiglia alcuna Casa di sue Figlie, la buona Religiosa. non volle porsi a letto colà ; ma sostenuta dal suo indomito coraggio tenne forte , e continuò il suo viaggio fino alla Casa di Saint-Cyr, dove fu accolta con somma riverenza ed amore dalle sue amate Figlie, che le prestarono ogni possibile servizio. Chiamato il dottore , questi giudicò l' ammalata affetta da una forte Pleurite con versamento.

Sparsasi l'infausta notizia della pericolosa malattia della Madre, si fecero tosto in tutte le Case della Congregazione speciali preghiere per la cara inferma, domandando a Dio la sua guarigione per intercessione della Vergine Ausiliatrice. Queste preghiere furono fatte con particolare fervore nella Casa di Nizza, che desiderava ardentemente di rivedere la sua Superiora Generale. Maria Ausiliatrice accoglieva da tenera Madre le fervide suppliche di tante sue Figlie, lenì il loro acerbo dolore, terse le amare loro lagrima. Diffatti la cara malata dopo un mese di speranze e di timori; dopo aver toccato l'orlo della tomba; dopo aver edificato colla sua pazienza, coll'amor al patire e colla sua rassegnazione le sue Religiose di Saint-Cyr, entrava finalmente in una felice convalescenza. Appena fu in grado di stare in piedi la coraggiosa donna si rimise in viaggio, e continuò la visita delle sue Case , avvicinandosi ognidi più alla Casa-Madre. Dappertutto ella lasciava alle sue Figlie traccio profonde di sua virtù, ricordi utilissimi di perfezione e di santità, e prove di un affetto veramente materno verso di tutte.

Il dì 28 marzo , la Casa di Nizza Monferrato era tutta in festa. Era giunta la nuova che la Madre Superiora reduce dalla Francia era discesa alla stazione come inaspettata, e si avviava alla volta del suo caro nido. Fu un momento di commozione generale; un correrle incontro, un esternarle in mille guise gli affetti da tanto tempo compressi; un piangere di consolazione. Forse non mai Maria Mazzarello era stata oggetto di una festa così cordiale e spontanea; e doveva essere l'ultima su questa terra.

La buona Madre, prima di mettere il piede in Casa, entrò in Chiesa accompagnata da quasi duecento tra Suore e giovani educande. Ivi prostrata ella ringraziò il Signore e la Vergine Ausiliatrice di averla restituita al centro delle sue fatiche e sollecitudini; e s'intonò un solenne Te Deum in musica. Il giorno 30 fu celebrata una splendida festa, in ringraziamento a Maria SS. Ausiliatrice e a S. Giuseppe, dalla cui potente intercessione riconoscevasi ottenuta la guarigione della Madre ; indi le Suore e le educande con musiche, canti e componimenti tributarono a lei pure un nuovo attestato del loro figliale affetto. Ma la Superiora era stanca, e sul volto apparivano segni non dubbii delle sue sofferenze. Quindi un velo di mestizia sembrava si stendesse sovra tutta la Comunità.

Suor Maria Mazzarello nella sua infermità a Saint-Cyr , interrogata qual cosa desiderasse, rispose : « Morire nella Casa di Nizza in mezzo alle mie buone Figlie. » E così doveva essere. Dopo pochi giorni dal ritorno, ella cominciò a sentire un dolore al fianco sinistro, e in capo a due settimane ecco a manifestarsi di nuovo la Pleurite in tutta la sua violenza. Il male fece si rapidi progressi, che ogni speranza umana fu ben presto perduta. Le si amministrarono i santi Sacramenti, che ricevette con una pietà edificante, e fra le lagrime delle sue Figlie. Si ordinarono nuovamente preghiere per ottenere la sua guarigione ; ma queste non ottennero più che di prolungarlo per qualche settimana la vita, affinché le Figlie di Maria Ausiliatrice potessero meglio conoscere di quanta virtù fosse ricca la prima loro Superiora Generale.

Malgrado l'acutezza dei dolori che la travagliavano ella non uscì mai nel minimo lamento ; fu sempre calma e tranquilla, e piena di fiducia nella bontà del Signore. Ne la sua serenità era scompagnata da profonda umiltà.

Siccome la malattia volgeva alquanto in lungo, così Suor Maria diceva talora alle Figlie che l'assistevano : - « Temo di perdere il coraggio. - E perché temere? le rispondevano; non tema, confidi nel Signore. - Avete bel dire voi altre... rna io... Sì, confido in Gesù e in Maria ; essi mi aiuteranno dal Cielo a non perdere la pazienza. Ma voi aiutatemi anche; non lasciatemi mai sola; perché se vi vedo presso di me mi sento più tranquilla. »

Alcune volte a chi cercava di lusingarla colla speranza della guarigione così rispondeva : « Eh! care mie, potrò durare ancora un mese ed anche di più , ma non guarirò. » Pareva dunque certa della prossima sua morte. Ma donde proveniva in lei questa certezza ? Lo confidò ella stessa ad una persona degna di fede. Le narrò con tutta semplicità come l'anno prima, nel tempo dei santi Esercizii spirituali, avesse fatto offerta a Dio della propria vita per la perseveranza nel bene di varie anime, e per ottenere da Dio grazie speciali alla Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La buona Madre, avendo veduto come d'allora in poi la sua salute fosse andata sempre di male in peggio , si tenne come sicura che il suo sacrifizio fosse stato accolto, e così fu.

Precipitando il male, ella domandò che le si amministrasse la Estrema Unzione. Compiuta la cerimonia e ottenuta la Benedizione Papale si volse al Sacerdote e gli disse : « Ora m'ha firmate tutte le carte, e quindi posso partire quando che sia. »

Ma quantunque l' ora della partenza fosse vicina, tuttavia non era ancora suonata, e tardò ancora parecchi giorni. In quel tempo era edificante il vedere come le stesse tuttora a cuore il buon andamento della Comunità. Quindi domandava informazione di questo e di quello; dava ordini opportuni ; e ricordando il bisogno di qualche figlia comandava che si provvedesse.

La sera del 27 aprile sembrava imminente l'agonia. Pieno il cuore di affetto per Maria di quando in quando ella si metteva a cantare : Io voglio amar Maria, voglio donarle il cuore! Ora intonava : Chi ama Maria contenta sarà. Altre volte mancandole la voce ripeteva : Tanto è il bene che m'aspetto che ogni pena m'è diletto. Vedendosi poi accanto il Sac. D. Giovanni Lemoyne, direttore dell'Istituto, colla stola al collo a raccomandarle l' anima , gli volse la parola e disse « Se giunta agli estremi io non potrò più parlare, toccherò questa stola , e questo sarà il segnale, perché mi dia l'ultima benedizione. Si, mi usi questa carità. m'assista fino all'ultimo.»

Al domani gli si portò nuovamente la santa Comunione, che formava la sua delizia e il suo conforto. Dopo alcuni istanti, non potendo contenere rinchiusi gli affetti del cuore, con voce rotta dal rantolo, ma vibrata e distinta esclamava : « Oh! Gesù caro, Gesù amabile, ricordatevi che son vostra , sia che io viva , sia che io muoia. Ricordatevi, o Maria, che son vostra figlia. »

Quando era sana sovente manifestava un vivo timore per le pene del purgatorio , onde in quei supremi istanti diceva al Signore : « O mio Dio, fatemi far qui il mio purgatorio. Datemi qui tanto da patire, ma là in quel carcere non voglio proprio andare. Sia fatta però la vostra Giustizia. Ma, se ci dovrò andare, valga la presente mia tribolazione in suffragio di quelle anime, che mi hanno preceduta. » Sovente prendeva il Crocifisso, ne baciava le sante Piaghe e poi con amorosi accenti andava ripetendo ora queste ed ora altre consimili parole : « Oh ! Signore... se mi fossi trovata sulla via del Calvario non avrei voluto che aveste portata Voi questa croce e queste spine ; non avrei voluto esser come quei cattivi che vi battevano. Oh ! se avessi potuto trovarmi , abbracciarvi e caricarmi di tutte le vostre pene , si, si lo avrei fatto. Ma adesso posso farlo , posso imitarvi. Si, mandatemi pur tanto da patire; ma datemi anche tanta forza e tanta pazienza. O Gesù mio, voglio amarvi ora e per sempre. »

Una notte tra le altre dopo aver continuato per lunga pezza un simile colloquio col Signore si tacque, e sembrava che non avrebbe più vista l'aurora, tanto era spossata. Le Suore lagrimose circondavano il suo letto, e la Madre Assistente approfittandosi d'un momento di calma : - Madre, le disse, avrebbe qualche consiglio a darci? - Ed essa: Figlie care, rispose, io vi lascio. Amatevi le une le altre. Non rallegratevi e non affliggetevi mai di troppo, per quanto vi possa accadere di lieto o d'avverso, ma rallegratevi sempre nel Signore. » Fatto un po' di pausa, ripigliò: « Raccomando di tutto cuore le Figlie delle altre Case; salutatemele tutte, quando non sarò più ; specialmente le più lontane, quelle della Sicilia e dell' America; dite loro che preghino per me. A voi poi di questa Casa do tre avvisi, che vi prego a non dimenticare: Carità, Umiltà, Obbedienza. Quelle che sono incaricate delle Postulanti e delle giovani Educande abbiano di mira d'instillare nel loro cuore la schiettezza, e specialmente la sincerità in Confessione che così facendo si troveranno contente in vita ed in morte. »

Intanto era sorta l'aurora : il suo aspetto prendeva una tinta cadaverica; sembrava fosse entrata in agonia. Il Sacerdote era per prendere il Rituale per cominciare il Proficiscere . quando ad un tratto l' inferma manifestò come sorgesse nel suo cuore un vivo rincrescimento, se fosse risanata. « Ma no, Madre mia , esclamava tendendo le mani verso l'immagine della Madonna. Ma io mi sono già preparata ! Io non voglio più tornare indietro !....

Il Direttore ciò udito le disse: « Madre, faccia anche in questo la divina volontà. Se il Signore la volesse ancora conservare in vita per la sua gloria, non è Egli padrone di farlo ? » La morente facendo uno sforzo a se stessa accennò di sì. Intanto scomparve poco dopo l'imminenza del pericolo , e la malata continuò nei suoi dolori per due altre settimane, dando lezioni di ogni virtù.

In quel frattempo giunse da Marsiglia il Sacerdote D. Giovanni Cagliero, Direttore Generale delle Suore, col quale assai desiderava di parlare prima di chiudere gli occhi. Conferito con lui a lungo intorno alle cose dell'Istituto, un solo desiderio parve che ancor nutrisse in cuore Suor Maria : morire in giorno di sabato; e il Signore la soddisfece. Erano le due antimeridiane del 14 maggio, giorno appunto di sabato , quando, rotto un breve silenzio, all'improvviso si scuote, si volta alle Suore che l'assistono, e con aria allegra dice: «Cantiamo. » E intuonò una strofa ad onor della Madonna; sicchè svegliò quante dormivano nelle carriere vicine. Le Suore le dissero di non istancarsi , ma essa continuava : Bel pàtire, bel godere ; ed altre giaculatorie suggeritele dal suo cuore amante di Dio. Finalmente tacque e stette immobile per un quarto d'ora, e poi gridò con forza ed autorità, come volesse imporre a qualcuno: - « Vergogna, vergogna; su coraggio, coraggio. - Madre, a chi parla? le fu domandato. - Lo so io a chi parlo - e guardava fissa l'immagine della Madonna : indi esclamava: Perciò temi? Coraggio , coraggio ! - Non parli tanto , signora Madre , il medico non vuole ; - ed essa: lo debbo pensare a me e basta ; e poi continuava: Perché tanto temere? E che cosa è mai questo? Chi ha mai confidato invano nella Madonna? Su, su, coraggio. Domani comincia la novena di Maria Ausiliatrice, canta le lodi di tua Madre. - « Dopo questo sfogo di confidenza, ella fece silenzio per cinque o sei minuti.

Erano le ore 3 3/4 del mattino. Il polso batteva le 140 pulsazioni al minuto. Si mandò a chiamare D. Cagliero, che in quell'ora preparavasi a celebrar la santa Messa, per indi partire alla volta di Torino. Giunto, « Padre, gli disse tranquillarmente la moribonda , addio , io me ne vo. » In quell' istante una Suora pregò sotto voce D. Cagliero a non partire prima di lunedì; ma la morente, ciò udito, rispose : « D. Cagliero non partirà, se non quando sarò partita io. » Indi fe' segno che le togliessero un cuscino e disse : « Componetemi ! » Ciò fatto si volse a D. Cagliero, e, accennando colla mano in atto di congedo , disse « A rivederci in Cielo. »

Ciò detto, fissò il Crocifisso e pronunziò ancor tre volte Gesù, Giuseppe e Maria. In quell'istante il polso cessò di battere, e Suor Maria spirò placidamente nel bacio del Signore. - Oh ! va anima bella, va a cingere la corona, che ti intrecciasti coi fiori di tanto virtù. Noi ti speriamo fondatamente in gloria; e tu di là deh! continua ad amare, ad assistere, a proteggere le tue Figlie. Ottieni loro che abbiano ognora presenti gli splendidi ; esempi di tue virtù ; ardano di santo zelo per la gloria di Dio e per la salute del loro prossimo ; siano fedeli alla loro vocazione ; si facciano una gloria di star con Gesù Cristo ora sul Calvario e nelle ignominie, per seguirlo un giorno sul Taborre e nella gloria, onde cantare le sue etera, lodi riunite a te.

RICORDO DI GIUBILEO PARROCHIALE.

Nella Domenica della SS. Trinità una festa veramente cordiale si celebrava in Casorzo , cospicuo paese della diocesi di Casale. Il degno Sac. Don Felice Bava festeggiava il ventesimo quinto anniversario del suo ingresso in quella Parrochia' e i suoi Parrochiani gli davano una splendida dimostrazione di stima e di affetto. Affinché la festa tornasse di maggior gloria di Dio e di maggior vantaggio alle anime, il Santo Padre Leone XIII concedeva per la fausta circostanza l' indulgenza plenaria a tutti quelli, che Confessati e Comunicati avessero visitato la Chiesa parrochiale, pregandovi secondo la sua intenzione.

Non potendo riferire minutamente le prove di ben meritata benevolenza e di dovuta gratitudine, che gli diedero i buoni Parrochiani , ci gode di avere un tantin di spazio per riferire almeno la bellissima lettera , che il pio e zelante Prevosto indirizzava loro in quell'occasione, quale Ricordo del suo Giubileo. E del tenore seguente

Miei amatissimi Parrochiani,

In questo giorno ci rallegriamo insieme nei Signore, festeggiando il 25° Anniversario del mio ingresso in questa Parrochia, e ringraziando la Divina Provvidenza per i favori che in questo tratto di tempo ci ha compartito.

Venuto giovane ed inesperto fra voi., la vostra bontà mi ha compatito nelle mie mancanze, e la vostra benevolenza mi ha reso più facile l'adempimento dei doveri dell'arduo Ministero Parrochiale.

Giova sperare che , coadiuvando la grazia del Signore, dal quale deriva ogni dono perfetto, anche nel nuovo periodo, che oggi incomincia, della mia carriera, potrò operare un po' di bene a pro delle vostre anime.

La maggiore mia esperienza, l'età più matura, la conoscenza reciproca che abbiano voi di me , ed io di voi, la mutua confidenza sono altrettanti mezzi, onde si avvantaggia presentemente la mia condizione di vostro Parroco , ed io vi prometto che di tutto mi varrò sempre pel miglior vostro bene spirituale, ed anche temporale.

Ma in pari tempo vi confesso che più m' innoltro negli anni , e più sento la responsabilità elio mi pesa sulle spalle. Imperocchè quello che s. Paolo dice dei Vescovi , che vegliano sopra i loro Diocesani come chi debba render conto delle anime loro, si attaglia anche ai Parroci, per mezzo dei quali il Vescovo custodisce e pasce i fedeli della singole Parrochie.

Sì, o amati miei Parrochiani , a me chiederà il Signore strettissimo conto delle vostre anime, e guai a me so una sola di esse, per mia negligenza od infedeltà, andasse perduta.

Questo pensiero mi tiene , ve lo confesso , in continua apprensione. Io sono debitore verso tutti, e verso ciascheduno di voi delle più sollecite mie cure, perché tutti avete un'anima da salvare, della quale dovrò rispondere innanzi a Dio.

Quindi se predico la necessità della religiosa istruzione e pei ragazzi e per gli adulti, se m'adopero ad ogni possa per darla abbondante questa istruzione, se inculco la frequenza ai Sacramenti, la santificazione delle feste , il rispetto alla Casa di Dio , l' osservanza delle leggi di Dio e della Chiesa, l'attaccamento al Papa, al Vescovo, nonché il rispetto a noi Sacerdoti, gli è perché tutte queste cose sono necessarie, perché possiamo salvarci.

Questo cómpito è fonte di gaudio ineffabile pel Parroco, se trova docilità e corrispondenza nei suoi Parrochiani. Oh ! in tali Parrochie la parola di Dio rende il frutto centuplicato.

La vostra pietà, o miei buoni Parrochiani, la vostra benevolenza, di cui mi date in questo giorno una novella e si luminosa prova, e l'esperienza di 25 anni già passati in mezzo a voi, mi assicurano di tale vostra docilità e corrispondenza. Del che rendo vive grazie al buon Dio prima, o poi anche a voi.

La potente intercessione di Maria SS., sotto i cui auspicii si compie l'odierna nostra festività, ci ottenga dal suo Divin Figliuolo, del cui Cuore è Signora, la grazia che avvalori i nostri propositi e li renda fecondi di buone e sante Opere a gloria di Dio ed a salute delle nostre anime.

L' affez.mo vostro Parroco BAVA FELICE Prevosto.

CASI CHE NON SONO CASI,

Il giornale francese il Courrier de la Haute-Saóne racconta quanto segue: « Il 21 gennaio 1882, la statua della Vergine era tolta dal suo piedestallo, nella piazza d' Ormoy, per capriccio del signor Briot, connivente il prefetto Michel, che non ebbe il coraggio di opporvi il veto, ed assistente il brigadiere di gendarmeria, recatosi sul luogo per mantenervi l'ordine. »

Ciò premesso, ecco i casi: « Il brigadiere, tornato a casa, si trovò morto il suo figlio unico. Il signor Michel si è rotta una gamba e il suo stato dicono che sia grave. Si annunzia che madama Briot é morta. In meno di tre mesi, conchiude il citato giornale, ciascuno degli attori della scena del 21 gennaio e stato colpito o nella persona propria od in quella delle sue persone più care. »

CONFERENZA DEI COOPERATORI A VICENZA.

Riportiamo dal Berico , ottimo giornale di Vicenza, del 31 maggio , questa grata notizia.

« La sera del 21 maggio ha avuto luogo nell'Oratorio della Cattedrale una Pia Radunanza in onore di Maria SS. Ausiliatrice. Notammo che la onorarono di loro presenza alcuni Rev.miCanonici, ed anzi la Presidenza fu tenuta dal Rev.mo Arcidiacono Cavedon.

« Il Direttore dei Cooperatori Vicentini, Don Giuseppe Todescan, tenne un breve ed affettuoso discorso , parlando con commozione delle opere prodigiose, che vengono compiute dal Sacerdote Bosco, e infine mostrò quanto siano salutari all'anima del Cristiano queste riunioni.

Il Rev.mo Arcidiacono pronunciava quindi opportune parole , ispirate ai più alti sentimenti , e anch'egli narrò all' Adunanza, per averle viste co' propri occhi, le meraviglie che compie il Sacerdote Bosco, che chiamò veramente l' uomo di Dio. Eccitò tutti i Cooperatori a dare consolazione a questo ... uomo col proporre , che vengano aggregate delle nuove persone a questa Pia Società. I Cooperatori infine fecero i più caldi voti, perché quanto prima Don Bosco venga nella nostra città ad istituire il Patronato per i poveri fanciulli, e l'Adunanza si sciolse con una copiosa colletta per la Chiesa dedicata al SS. Cuore di Gesù , che sta per sorgere in Roma a cura di Don Bosco. » Fin qui il Berico.

Rendiamo vivissime grazie ai nostri dilettissimi Confratelli di quella illustre città , e preghiamo Iddio che ci conceda i mezzi di poter in giorno non lontano fìssare in essa le nostre tende.

INDULGENZE SPECIALI pei Cooperatori Salesiani.

Per concessione pontificia, in data del 9 di maggio 1876, ogni Cooperatore ed ogni Cooperatrice può guadagnare tutte le Indulgenze dei Terziarii di S. Francesco di Assisi, tanto plenarie, quanto parziali.

Fra le altre può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento-, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola tandola innanzi al Crocefisso.

Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.

Può altresì lucrare moltissime Indulgenze nel corso del giorno , mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze , applicabili alle anime purganti , le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo, senza bisogno di Confessione e Comunione, purché sia in grazia di Dio.

Oltre a queste, un' altra Plenaria ne può guadagnare ogni Domenica, e nei giorni qni sotto notati, purché confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche Chiesa o pubblico Oratorio, pregandovi secondo la mente del Sommo Pontefice.

Mese di Luglio.

2. Visitazione della Beata Vergine Maria.

8. Santa Elisabetta, Regina di Portogallo. 14. S. Bonaventura vescovo, cardinale e dottore di Santa Chiesa.

16. Commemorazione della Beata Vergine Maria del monte Carmelo.

25. S. Giacomo Maggiore, Apostolo. 26. Sant'Anna, madre di Maria SS.

Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respons. Tip. di San Vincenzo De' Paoli, Sampierdarena 1882.