BS 1930s|1934|Bollettino Salesiano Gennaio 1934

Anno LVIII - N. 1   1° GENNAIO 1934 (XII)

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

Sommario: Il Sacerdote Pietro Ricaldone ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane. - La Causa di Canonizzazione del Beato D. Bosco. - Crociate Missionaria. - In famiglia - A zigzag da l'Alpi al Mare - Da un Continente all'altro. - Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice. -- Dalle nostre Missioni: Matto Grosso - Equatore. - Lettera di D. Giulivo ai Giovani. - Per intercessione del Beato D. Bosco. Necrologio.

Il Sacerdote Pietro Ricaldone ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane.

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici, ritorno da Roma coll'animo pieno di soavi emozioni, e sento il bisogno di riversare nei vostri cuori la gioia che tutto m'inonda.

Il 19 novembre u. s. ho assistito alla lettura del Decreto di approvazione dei due miracoli proposti per la Canonizzazione del nostro Beato Padre Don Bosco, ed, il 3 dicembre, alla lettura del Decreto De Tuto con cui si è chiuso felicemente il processo canonico.

Nell'anima mia risuona ancora dolcissima l'augusta parola del Vicario di Cristo che, dalla maestà del Suo trono, nella Sala del Concistoro, tratteggiava mirabilmente, dinanzi ad una eletta assemblea, la figura del nostro Beato! Noi, che abbiamo avuto la somma ventura di conoscerlo, vedevamo riapparire il dilettissimo Padre, e quasi aleggia re in mezzo a noi, in tutto lo splendore delle sue eroiche virtù e nella imponente cornice della operosità multiforme della sua carità senza confini, a misura che il Sommo Pontefice - che, in non sfuggevole consuetudine, com'egli stesso si compiacque di ripetere, aveva potuto penetrarne la niente, il cuore e la volontà, e misurarne lo spirito e la vastità delle opere - - ci rifaceva, con soave compiacimento, la mirabile sintesi della sua vita, tutta soffusa di soprannaturale e immensamente feconda di bene a vantaggio della Società.

Sappiamo che la parola del Papa, -- della quale si fece eco, con iniziativa particolarmente gradita, la stampa di tutte le nazioni, - ha suscitato, ovunque è un Salesiano o una Figlia di Maria Ausiliatrice, un Cooperatore o una Cooperatrice, un Allievo od un Ex-allievo - e ben possiam dire in tutto il mondo - un'esplosione di giubilo intensificatasi in mille manifestazioni e un anelo vivissimo di preparare nel moda più degno la massima esaltazione di Colui che - giusta le parole del Decreto - tra gli altri uomini suscitati da Dio, sorse davvero come gigante a correre la sua via...

La data del gran giorno è omai fissata. Il Santo Padre, con felice ispirazione, nel Suo affetto paterno ha voluto consacrare alla gloria della canonizzazione di Don Bosco il gran giorno di Pasqua! Che trionfo per lui! che onore e che gioia per noi! La commozione ci vince al pensiero che ottantotto anni fa, proprio il giorno di Pasqua dell'aprile del 1846, il povero Don Bosco cantava l'Alleluja coi suoi birichini sotto la miserabile tettoia Pinardi... La prossima Pasqua egli la celebrerà nel massimo tempio della cristianità, esaltato dalla Chiesa ai sommi onori degli altari!... Non potremo mai ringraziare abbastanza il Santo Padre Pio XI anche di questo grande gesto di delicatezza ineffabile!...

E dopo Roma sarà Torino, la culla delle sue opere. E poi? E, poi, saranno città e paesi d'ogni terra e d'ogni lingua, saranno le più remote residenze di tutte le nostre Missioni a festeggiare il fausto avvenimento.

Mi riserbo di specificarvi nei prossimi numeri il programma di quanto faremo a Roma ed a Torino. Intanto rallegriamocene nel Signore! L'esaltazione della santità del Padre è il più soave conforto al cuore di quanti cooperano al sostentamento ed all'espansione delle sue opere. Su di queste, ne siam certi, e su coloro che ne sono i Cooperatori generosi, si riflettono, come per riverbero, i fulgori di quella luce di santità che verrà solennemente proclamata ed esaltata in San Pietro, dal Vicario di Cristo, tra il plauso delle moltitudini che accorreranno da ogni dove per godere la letizia di quella giornata radiosa il prossimo giorno di Pasqua!

Le fondazioni del 1933.

Ora, seguendo la tradizione formata dal nostro Beato padre, passo a dirvi qualche cosa del bene che, grazie a Dio, abbiamo potuto compiere lo scorso anno e dei propositi che ci animano per l'anno corrente.

Anche nel 1933, malgrado le limitazioni imposte alla nostra espansione dalle critiche condizioni dei tempi, i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice poterono, non solo sostenere le Opere e Missioni già avviate e provvedere vitto, vestito e cristiana educazione a innumeri orfanelli e giovinetti; ma iniziare anche non poche fondazioni delle quali vi faccio uno schematico elenco.

Come altra volta vi dissi, il costante affluire di nuove vocazioni ci mette nella fortunata, ma pure assillante preoccupazione di moltiplicare e ingrandire le Case di formazione.

A vostro stimolo e conforto, godo di comunicarvi che al mio accorato appello in favore di dette Case risposero due anime generose.

In Italia la defunta Contessa Emilia Gromis di Trana, n. Balbo Bertone di Sambuy (+ in Torino il 13-II-1933); e in Francia un'altra nobile Dama -- la cui modestia non mi permette per ora di far conoscere il nome - lasciavano a tal fine le loro ville, volendo perpetuare così la loro memoria e quella di cari defunti.

Fondare e dotare dei mezzi di vita una Casa ove si formino Salesiani e Missionari è certamente una delle opere più vantaggiose e della più urgente necessità. Il Beato D. Bosco ripeteva esser questo il modo migliore d'impiegare le proprie sostanze.

In Piemonte fu aperto ai Becchi, presso l'umile casetta ove nacque D. Bosco, l'Istituto pei Catechisti Missionari e a Castelnuovo D. Bosco s'iniziò un nuovo Studentato Teologico.

Nell'Agro Romano, per diretto interessamento del S. Padre, che si degnò appoggiare l'invito delle competenti Autorità, accettammo la Parrocchia di Littoria, ove il Capo del Governo ha compiuto quella imponente opera di bonifica che ha suscitato l'universale ammirazione. Il campo che qui si presenta al nostro zelo è quanto mai consolante.

Nel Belgio sorse il nuovo Studentato Teologico di Vieux Hérvele, mentre nel Congo si aprì una residenza in favore dei lebbrosi a Ngaye e s'iniziò una nuova Missione a Kambikila. Nella Ceco-Slovacchia fu aperta la Casa di Bratislavia. In Francia sorsero tre nuove opere: a Bordeaux-Gradignan, a Thonon e ad Alger Pouillé ove ebbe inizio una Casa di formazione.

Nel Matto Grosso (Brasile) si fondarono tre nuove opere a Lageado, a Poxorem, e nella Missione di S. Teresina tra gli Indi Chavantes e Carajàs: fecondata questa, fin dagl'inizi, non solo coi sudori e gli eroici sacrifizi, ma anche col sangue dei nostri Missionari. Nell'Equatore fu aperta la Scuola Agricola Missionaria di Cuenca e la Casa di Sucua a favore degli Indi Jivaros.

Negli Stati Uniti si fondò l'istituto di Castroville per le vocazioni messicane, la Scuola Professionale Agricola di New Orleans e l'Oratorio Festivo di S. Giuseppe a Tampa. Nel Paraguay fu definitivamente aperta la Missione di Puerto Casado nel Chaco. Infine, come già vi fu comunicato, s'iniziò, in questi ultimi mesi, l'importante Missione dell'Alto Orinoco nel Venezuela, ove si apre un campo immenso e oltremodo difficile all'attività dei nostri Missionari.

Anche nell'Asia, malgrado le particolari difficoltà, si poterono aprire le Case di Tokyo e di Miyakonojo nel Giappone, e quelle di Tirapatur Lillooch e Wandivash nell'India.

L'Anno Giubilare della Redenzione ha segnato pure per l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice una nuova fioritura di Opere benefiche.

In Italia si apersero le Case di Cerignola (Foggia), Ottaviano (Napoli), Colloso (Novara), Carrara S. Giorgio (Padova), Brozolo (Torino), Tarantasca (Cuneo), Campione (Como), Vizzola Ticino (Varese), La Spezia, (Asilo Maria Adelaide), Vittorio Veneto (direzione di un Patronato), Montebelluna (Treviso), Mazzarino (Caltanissetta), Santo Stefano (Catania). A S. Ambrogio Olona si aprì una Casa di riposo dovuta alla generosità dei Coniugi Sig.ri Cunietti. A Este le Suore si incaricarono della Scuola Materna e del Dopo scuola, e nella casa di Brescia, Via Quinzano, aggiunsero alle opere già in corso la Scuola di Buona massaia. A Napoli aprirono un Pensionato Universitario con Casa Famiglia e Oratorio Festivo.

Furono pure aperte le Case di: Rozanystok, in Polonia, di Bordeaux in Francia, di Lovanio nel Belgio, di Bona nell'Algeria.

Nelle Americhe si accettarono l'Ospedale di Comodoro Rivadavia (Chubut) e la Casa di Tucuman nell'Argentina; di Fortaleza nel Brasile; di Viña del Mar nel Chili; di Calì nella Colombia, di Mosatepe nel Nicaragua; di Santa Cruz de Guanacaste nella Costarica; di Ybor City negli Stati Uniti.

Come vedete, malgrado la tristezza dei tempi, sono ben 54 nuove Case che poterono aprirsi, senza parlare del consolidamento e dell'espansione di tante altre opere.

Salga pertanto dai nostri cuori effusivo e sentito l'inno del ringraziamento a Dio, datore di ogni bene.

Pel nuovo anno.

Mi domanderete: quali i progetti pel nuovo anno? So di interpretare i sentimenti di tutti i benemeriti Cooperatori e delle zelanti Cooperatrici, rispondendo, senza esitazione, che i progetti del nuovo anno devono sintetizzarsi e concentrarsi in questo solo: glorificare col maggiore entusiasmo e nella forma più grandiosa il nostro Padre D. Bosco. In che modo? E ciò che mi propongo di dirvi nel prossimo numero del Bollettino. Per intanto non posso lasciare di accennare a ciò che, nella mente e nel cuore di tutti, forma una sola ardente aspirazione che si vuole tradotta quanto prima in splendida realtà; e cioè che al Beato D. Bosco, circonfuso dell'aureola dei Santi, si Prepari un trono e una sede degna nella Basilica di Maria Ausiliatrice.

Da quel trono e in quella sede Egli continuerà a versare con crescente abbondanza grazie e benedizioni sui suoi Cooperatori e sulle sue Cooperatrici, su tutti i suoi Figli, sui suoi divoti ed ammiratori.

Sono sicuro che questa iniziativa, che risponde a un voto unanime e ardente, susciterà ovunque vivissimo entusiasmo ed ognuno se ne farà apostolo e strumento.

Per parte mia, mentre con giubilo e ferma fiducia lancio l'appello, vi porgo fin d'ora i più vivi ringraziamenti per la generosità con cui vi accingerete ad attuarlo.

Le migliori benedizioni scendano copiose su di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, sulle vostre famiglie, sui vostri interessi e sulle vostre intenzioni e vi ricolmino di felicità temporale ed eterna.

Con animo riconoscente mi professo

vostro obblig.mo in C. J.

Sac. PIETRO RICALDONE Rettor Maggiore.

LA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DEL BEATO DON BOSCO

L'approvazione dei miracoli.

Come abbiamo annunciato, la Causa di Canonizzazione del nostro Beato Padre Don Bosco ha fatto, in questi ultimi mesi, i passi decisivi.

Sostituito uno dei miracoli, che la CONGREGAZIONE ANTIPREPARATORIA del 26 luglio 1932 aveva rimesso a studio più accurato, con uno recentissimo ed avvenuto proprio nella Basilica di Maria Ausiliatrice, in Torino, presso l'urna del Beato, quest'ultimo passò felicemente nella nuova CONGREGAZIONE ANTIPREPARATORIA, tenutasi presso l'Em.mo Cardinale Ponente della Causa, Alessandro Verde, il 9 maggio u. s.

I due miracoli approvati nelle CONGREGAzioNI ANTIPREPARATORIE ottentero poscia solenne approvazione nella CONGREGAZIONE PREPARATORIA del 25 luglio u s., tenutasi, come di consueto, nel Palazzo Apostolico Vaticano, con l'intervento degli Em.mi e Rev.mi Signori Cardinali e col voto dei Rev.mi Prelati Officiali e Consultori Teologi della Sacra Congregazione dei Riti. L'ultima discussione ebbe luogo il 14 novembre u. S., nella CONGREGAZIONE GENERALE alla presenza del Santo Padre.

Implorati da Dio nuovi lumi, la Santità di N. S. Pio Papa XI ha quindi ordinato la preparazione del Decreto di approvazione ed ha fissato la domenica 19 novembre, XXIV dopo Pentecoste, per la proclamazione ufficiale.

Proposto infine il dubbio se si potesse procedere con sicurezza (tuto) alla Canonizzazione, ed avuto il voto ancora favorevole nella CONGREGAZIONE GENERALE del 28 novembre, il Vicario di Cristo autorizzava la LETTURA DEL DECRETO « DE TUTO » il 3 dicembre u. s., I Domenica di Avvento.

Rimandiamo la cronaca di questa seconda suggestiva cerimonia, coi relativi documenti, testo del Decreto e discorso del Santo Padre, al prossimo mese, Ora ci limitiamo alla cronaca della Lettura del Decreto di approvazione dei due miracoli, offertaci ampiamente da L'Osservatore Romano

La domenica XXIV dopo la Pentecoste, 19 novembre, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, la SANTITÀ DI NosTRO SIGNORE PIO PAPA XI ha ordinato la lettura del Decreto che approva due miracoli operati da Dio per intercessione del Beato Giovanni Bosco, Confessore, Sacerdote e Fondatore della

Pia Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; miraceli preposti per la sua Canonizzazione.

A tale scopo il Santo Padre, in rocchetto e mozzetta rossa, recavasi, alle ore 11, nella Sala suddetta, ove sedevasi in Trono, avendo ai lati i componenti la Sua Nobile Anticamera Ecclesiastica e Laica, con a capo S. E. Rev.ma Monsignor Caccia-Dominion, Maestro di Camera.

La cerimonia si è svolta sotto la direzione del Prefetto delle Cerimonie Apostoliche Ill.mo e Rev.mo Monsignor Respighi.

Erano presenti nell'Aula le Loro Eminenze Reverendissime i Signori Cardinali Camillo Laurenti, Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti e Alessandro Verde, Ponente della Causa; gli Officiali della Sacra Congregazione dei Riti: S. E. Rev.mo Mons. Alfonso Carinci, Segretario della Sacra Congregazione dei Riti con gli Ill.mi e Rev.mi Monsignori: Salvatore Natucci, Promotore Generale della Fede; Luigi Traglia, Assessore e Sotto-Promotore Generale della Fede; Enrico Dante, Sostituto della Sacra Congregazione dei Riti.

Nell'Aula erano presenti numerose personalità tra le quali le Loro Eccellenze Rev.me i Monsignori: Carlo Salotti, arcivescovo tit. di Filippopoli di Tracia, Segretario della S. C. di Propaganda Fide e Presidente delle O. M. P; Ugo Boncompagni Ludovisi, Vice-Camerlengo di Santa Romana Chiesa; Cattaneo, Tesoriere della Rev.da Camera Apostolica; Castro, Arcivescovo di San Giuseppe di Costarica; Lamy, Vescovo di Meaux; i Monsignori Rosso, Borgia, Vanneufville e Fontenelle; il Rev.mo Don Pietro Ricaldone, Rettore Maggiore della Pia Società Salesiana, con il Consiglio Superiore al completo; il Rev.mo Don Tomasetti, Procuratore e Postulatore Generale, con il Vicepostulatore Don Stefano Trione ed il Segretario della Postulazione Don Giovanni Trione, gli Ispettori d'Italia e numerosi Direttori; la Vicaria Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice Madre Enrichetta Sorbone, con Madre Pentore e Madre Eulalia Bosco, pronipote del Beato, nonchè numerose Ispettrici; Sua Eccellenza il Conte Capello, Ministro del Nicaragua con la consorte; l'Ambasciatrice dell'Argentina Signora De Estrada; il Comm. Masera Presidente dell'Associazione deli Ex-allievi in rappresentanza anche del datore Rebaudengo, Presidente generale della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani; il Comm. Beccari, Segretario Generale dello Stato della Città del Vaticano; D. Rubino, Ispettore generale dei Cappellani della Milizia, il Conte Salimi, Provveditore agli Studi di Roma, il Comm. Padellaro in rappresentanza delle Scuole del Governatorato di Roma, l'On. Cingolani, il Generale Gusto, il Commendator Gessi, il Marchese Guglielmi delle Rocchette, il Comm. Santovetti, il Cav. Montalbetti, il P. Moretti, Procuratore Generale dei Minimi, il P. Miccinelli, Postulatore generale della Compagnia di Gesù, D. Carmelo Blaj del Collegio Spagnuolo ed altri molti. Era anche intervenuto Sua Altezza D. Fernando di Baviera, Infante di Spagna, con la consorte e i figli. Inoltre una eletta e numerosissima folla gremiva la sala.

Su invito del Prefetto delle Cerimonie, appressatosi al Trono Pontificio S. E. R.ma Mous. Carinci, Segretario della Sacra Congregazione dei Riti, e ottenutone dal Santo Padre il consenso, faceva la lettura del Decreto che riportiamo nella traduzione italiana.

IL DECRETO

Sul dubbio: se e di quali miracoli, dopo che la S. Sede concesse il pubblico culto al B. Giovanni Bosco, consti nel caso e all'effetto di cui si tratta.

Nell'odierna lezione del santo Vangelo, si propongono alla nostra considerazione quelle parole di N. S. Gesù Cristo con le quali il Divino Fondatore preannunziava il futuro sviluppo della Chiesa: Il regno dei cieli è simile al grano di senapa il quale, pur essendo il più piccolo fra tutti i semi, quando sia cresciuto, diventa come un albero, così che gli uccelli dell'aria vengono a porre il nido fra i suoi rami (MATT., XIII, 31-32).

Di questa nota di umiltà si vedono quasi sempre segnate le origini delle opere che vengono da Dio e tanto più quanto per l'avvenire la Divina Provvidenza dispone che abbiano più mirabile sviluppo. Spontaneamente ci sorge in mente questo pensiero nel considerare donde e come ebbe origine quell'opera magnifica di cristiana educazione creata dal Beato Giovanni Bosco che in breve spazio di tempo vediamo prosperare diffusa per ogni parte del mondo.

Avresti veduto un tempo, un umile sacerdote, in ancor giovane età, dall'abito dimesso, col volto sorridente, in un prato quasi deserto agli estremi della città di Torino, raccogliere con amorosa cura i giovanetti abbandonati del basso popolo, esercitarli nei giuochi, divertirli, e poi, radunatili sotto una povera tettoia, insegnare loro con amabili e soavi parole il catechismo, ed attrarli mirabilmente alla pietà.

Laggiù, in quella plaga allora suburbana chiamata Valdocco, scacciato già da altri luoghi e perseguitato in più maniere, povero e disprezzato da molti, ma guidato da Dio che grandi disegni aveva su di lui, s'era egli rifugiato come pellegrino con i suoi amatissimi giovani senza tetto. Ma bruciava, egli, del fuoco della carità divina mentre si disponeva a porre meravigliosamente in atto quell'opera di immensa mole, il cui disegno, sotto l'ispirazione di Dio, rivolgeva di continuo nella mente. Invero, quanti benefici siano poscia sgorgati dall'opera sua, e con quale vigore si siano sviluppate le due famiglie religiose da lui fondate, ora è ben chiaro a tutti; ma è ben difficile pensare, ben difficile esprimere a parole quali e quante fatiche siano costate all'uomo insigne che con saldo animo ed invitta pazienza per esse affrontò e superò difficoltà di ogni genere.

Nato in Castelnuovo di Asti da umile famiglia il 16 agosto 1815, morì in Torino il 31 gennaio 1888,

In tempi difficilissimi, tra tante agitazioni di popoli, frementi di nuove cupidigie, in mezzo a tante persecuzioni mosse contro la Chiesa, il Beato Giovanni Bosco, tra gli altri santi uomini suscitati da Dio, sorse davvero come gigante a correre la sua via. Già celebre per fama di santità, illustrato da Dio per miracoli operati dopo la morte, il nostro santo Padre Pio XI lo ascrisse tra i Beati il 2 giugno 1929. Ripresa nell'anno successivo la causa di canonizzazione, furono fatti in Rimini e ad Innsbruch i processi Apostolici sopra due guarigioni miracolose attribuite al Beato, processi approvati con decreto di questa Sacra Congregazione nell'aprile dell'anno scorso. Queste due guarigioni furono discusse nella Congregazione antipreparatoria, tenuta alla presenza di S. Em. Rev.ma il Cardinale Verde, ponente, ossia relatore della causa, il 26 luglio 1932. Però, essendo stato messo da parte il miracolo che si diceva avvenuto in Innsbruch, si fece un altro processo Apostolico in Bergamo, convalidato con decreto del primo febbraio dell'anno corrente, ed i cui risultati furono discussi nella Congregazione antipreparatoria tenuta alla presenza dello stesso Reverendissimo Cardinale ponente.

Facendo d'uopo ancora alcune più precise spiegazioni sulla prima guarigione, fu fatto in Rimini un processo suppletivo ed aggiunto al primo.

La prima guarigione avvenne in Rimini.

Anna Maccolini fu colpita nell'ottobre 1930 da bronco-polmonite influenzale che le durò sino al febbraio dell'anno seguente. Verso la metà di dicembre del 1930 si aggiunse una flebite alla gamba ed alla coscia sinistra, e l'intero arto ne fu talmente invaso, che, impedito ogni moto, si gonfiò al doppio del naturale. Da notare che se la flebite è malattia grave ne' giovani, molto più grave è nei vecchi per il pericolo della cancrena da arteriosclerosi. Per lo che i due medici curanti, concordi nella diagnosi, tenuto conto della grave età di 74 anni, e più ancora della infezione influenzale, emisero prognosi probabilmente infausta per la stessa vita della inferma. Che poi la guarigione istantanea della flebite sia impossibile, lo insegnano tutti i medici. Ora, la sunnominata Anna, una notte, sul finire dello stesso anno, dopo un triduo al Beato Don Bosco, avendo applicato all'arto malato una reliquia del Beato, instantaneamente e perfettamente si trovò guarita dalla flebite, essendo scomparso ogni dolore e gonfiezza, tornandone libero il movimento e la flessione. Che la guarigione sia stata perfetta, oltre i medici curanti lo attestano anche i periti che visitarono la suddetta Anna dieci mesi dopo la guarigione ed ultimamente sei mesi or sono. I tre periti nominati da questa Sacra Congregazione unanimemente con i dottori, curanti convengono nella diagnosi, nella prognosi e nel riconoscere il miracolo.

Con pari evidenza risulta il secondo miracolo.

Caterina Pilenga, nata Lanfranchi, soffriva di diatesi artritica. L'artrite aveva colpite specialmente le ginocchia ed i piedi con lesioni organiche, e in forma gravissima per quanto riguarda le funzioni degli arti, non però la vita. Riuscite vane tutte le cure tentate ad incominciare dal 1903, per due volte si recò a Lourdes, ma non avendo ottenuto la grazia nemmeno la seconda volta, che fu nel maggio 1931, prima di partire da Lourdes, pregò la Beata Vergine nella seguente forma:

« Poichè non ho ottenuto la guarigione a Lourdes, concedimi almeno, per la divozione che ho verso il Beato Don Bosco, che mi ottenga lui la guarigione in Torino ». È così evidente l'invocazione al Beato Don Bosco, e la fiducia nella generale mediazione di Maria SS.ma.

Tornando dalla Francia, trovandosi essa nelle stesse critiche condizioni, il 6 maggio si recò alla Basilica di S. Maria Ausiliatrice in Torino: con l'aiuto della sorella e del vetturino discese dalla carrozza, entrò nel tempio e sedette pregando avanti all'urna contenente il corpo del Beato Giovanni Bosco.

Poco dopo per circa venti minuti si pone in ginocchio. Poi sorge, va all'altare della Madonna, nuovamente s'inginocchia. Allora, come tornando in se stessa, si accorge d'essere guarita: senza alcun aiuto, liberamente d'allora in poi, tra lo stupore di tutti coloro che la conoscevano impotente a muoversi, cammina; sale in carrozza, e per le scale e ne discende senza più alcun impedimento. La guarigione continua sino al presente come attestano i tre periti. I medici curanti ed i periti designati da questa Sacra Congregazione acclamano al miracolo.

Di queste miracolose guarigioni si discusse per la seconda volta, nella Congregazione preparatoria avanti i Reverendissimi Cardinali il 25 luglio scorso: e finalmente il 14 del mese corrente nella Congregazione Generale tenuta alla presenza del Santo Padre Pio XI, nella quale il Reverendissimo Cardinale Alessandro Verde, Ponente, ossia Relatore della Causa, propose il dubbio: se e di quali miracoli, dopo che la Santa Sede concesse il pubblico culto al Beato Giovanni Bosco, consti nel caso ed all'effetto di cui si tratta.

I Reverendissimi Cardinali, i Prelati Ufficiali ed i Padri Consultori esposero ciascuno il suo parere. Il Santo Padre, però, stimò bene soprassedere alquanto per implorare da Dio l'opportuna luce. Scelse poi quest'oggi, 19 novembre, XXIV Domenica dopo Pentecoste per manifestare il suo giudizio.

Per lo elle comandò che fossero convocati i Reverendissimi Cardinali Camillo Laurenti, Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti ed Alessandro Verde, Relatore della Causa, nonchè il Rev.do Padre Salvatore Natucci, Promotore generale della Fede e me infrascritto, segretario, ed alla loro presenza dichiarò: Constare dei due miracoli operati da Dio ad intercessione del Beato Giovanni Bosco, e cioè della instantanea e perfetta guarigione sì di Anna Maccolini da grave flebite all'arto sinistro, che di Caterina Pilenga nata Lanfranchi, da grave morbo artritico cronico alle ginocchia ed ai piedi.

Comandò poi che questo decreto fosse promulgato, e riportato negli Atti della Sacra Congregazione dei Riti.

Terminata la lettura e baciato dagli Ufficiali dei Sacri Riti il piede al Santo Padre, avvicinavasi al Trono il Rettor Maggiore, sig. D. Ricaldone - accompagnato dal Postulatore Don Tomassetti, dall'Avvocato della Causa Monsignor Della Cioppa e dal Procuratore comm. Melandri - e rivolgeva a Sua Santità, a nome suo e delle due Famiglie religiose, i Salesiani e le Figlie di M. A., il seguente devoto, grato, filiale indirizzo:

L'INDIRIZZO DEL RETTOR MAGGIORE

Beatissimo Padre! - La lettura fatta or ora del Decreto che approva i due miracoli presentati per la Causa di Canonizzazione del nostro Fondatore, il Beato D. Bosco, ci riempie l'animo di gratitudine e di consolazione. Di gratitudine verso la Santità Vostra che, col suggello dell'Autorità Apostolica, mentre accelera il ritmo della Causa, ci assicura un'altra volta del Divino intervento nella glorificazione del nostro Beato Padre; di consolazione per noi, che, nel nostro cuore di figli, già pregustiamo l'esultanza del gran giorno nel quale la Chiesa intera, per il Magistero del Vicario di Gesù Cristo, glorificherà il Padre nostro, circonfuso dell'aureola dei Santi.

Oggi pertanto, rendendo grazie a Dio e alla Santità Vostra di sì segnalato benefizio, io sento nella mia voce vibrare il palpito della duplice Famiglia di Don Bosco (ci sia permesso di chiamarlo ancora una volta con questa denominazione in cui si assommano per noi i ricordi di tante e tanto care cose), di quella duplice Famiglia che da Lui ripete l'origine, lo spirito e la fiducia nell'avvenire; origine che costò all'amato Padre diuturni, inenarrabili sacrifizi; spirito che con rinnovati propositi ci prefiggiamo di serbare integro e fervente; fiducia che per tante ragioni di ordine superiore ci si accresce di giorno in giorno, stimolandoci sempre più a lavorare con lena indefessa alla gloria di Dio e al bene delle anime nel campo assegnatoci dal Padrone Evangelico.

Anche il crescente affluire di numerosi operai a ristorare e a ingrossare le file delle spirituali Famiglie del Beato Don Bosco sicuramente ci affida che il suo grande ideale, la cristiana educazione della gioventù secondo gli insegnamenti della Chiesa e le direttive del suo Capo visibile sarà ognora in progrediente attuazione.

E per tal guisa il nostro Beato Padre ci ottenga di raccogliere sempre più copiosi i frutti della Redenzione, il cui diciannovesimo Centenario la Santità Vostra ha reso così solenne in tutto il mondo con questo straordinario Giubileo.

Ecco i sentimenti con i quali l'umile Successore del Beato Don Bosco si prostra stamane ai piedi della Santità Vostra per tributarLe l'omaggio della comune riconoscenza e per implorare sui Salesiani e sulle Figlie di Maria Ausiliatrice, sui loro Allievi ed Ex-allievi e sulla grande Famiglia dei Cooperatori, la grazia dell'Apostolica Benedizione.

IL DISCORSO DEL SANTO PADRE

L'amore per le anime redente.

All'indirizzo il Santo Padre ha risposto tratteggiando in luminosa sintesi la figura e l'opera multiforme del Beato e presentando all'ammirazione dei fedeli i segreti della grande anima.

Ecco la terza volta - incominciava il Santo Padre, rivolto a quei dilettissimi figli e figlie -che Don Bosco -- e diceva « Don Bosco » per ricordare dolci memorie -- ci invita, ci mette anzi nella felice necessità di parlare di Lui, quasi a ricordo, e si direbbe anche a lui caro, dell'ormai lontano incontro personale e di quel poco di momentanea ma non sfuggevole consuetudine che la divina Bontà aveva concesso a Sua Santità di avere con il Beato.

Che cosa dire ed aggiungere, dopo quello che era stato già detto, dopo quello che anche il Decreto e le parole che ad esso avevano fatto seguito, avevano ricordato intorno al Servo di Dio? Che cosa aggiungere dopo quello che tante biografie, vite, e pubblicazioni su Don Bosco, in proporzioni massime e minime, hanno dello di Lui a quelli che avevano voluto saperne e a quelli anche che non volevano, imponendosi anche ai più disattenti per le meraviglie che narrano del Beato?

Eppure il Santo Padre sentiva la dolce tentazione di dare almeno un rapido sguardo sintetico a tutto quello che era già stato veduto, udito e detto. E infatti una magnifica sintesi quella che si profila -- in merito alla vita ed all'attività del Beato -- in orizzonte vastissimo.

Dilezione per i piccoli e i poveri.

Anzitutto una sintesi personale: si può e si deve ben dire che questa magnifica creatura di Dio nell'ordine naturale è creatura eletta altresì nell'ordine soprannaturale - giacchè lo stesso Dio è il Creatore del mondo naturale e dell'universo che è sopra la natura, - si può dire di questa magnifica figura soffusa di molteplici splendori e fatta di molteplici valori, di questa bontà generosa, di questo grande ingegno, di questa intelligenza luminosa, vivida, perspicace, vigorosa che, anche se si fosse limitata al cammino degli studi e della scienza, certo avrebbe lasciato qualche profonda traccia, come qualche traccia in questo stesso campo ha pur lasciato.

Un'altra sintesi può essere la seguente: quest'uomo che non ha avuto tempo se non per l'attività e l'azione, il lavoro costante e incessante in mezzo a piccoli fanciulli, a giovani, a vecchi, ha saputo scrivere moltissimo: sono oltre una settantina, infatti, le sue pubblicazioni, i suoi scritti dati alle stampe alcuni dei quali, già ancor lui vivente, hanno avuto un numero favoloso di edizioni e taluno ha raggiunto anche il milione di copie.

E inoltre, accanto a questa intelligenza così superiore e sorprendente, un cuore d'oro, virilmente paterno e, nel contempo - lo sanno tutti quelli che lo hanno avvicinato - un cuore che ha conosciuto tutte le tenerezze del cuore materno, specialmente per i piccoli, per i poveri tra i piccoli, per i più poveri e i più piccoli tra i poveri e i piccoli. E insieme a questo cuore una volontà gigante indomita e indomabile, come non fu domata da tanta quantità di opere e di straordinario lavoro!

Un esercito prodigioso.

In servigio poi di tale intelligenza e di tale volontà un fisico, un corpo che, un po' per felice temperamento e per le presto conosciute durezze della povertà, ma più ancora per forte volontà e disciplina, per vera e propria volontaria penitenza, mostrò una resistenza al lavoro veramente mirabile e non c'è da esitare a dirla miracolosa. Basterebbe ricordare sommariamente l'attività del Beato e vedere come Egli facesse bene ogni cosa: se si mette a scrivere - e il Santo Padre ricordava di averlo visto applicato a questa speciale attività -sembra che non debba fare altro: sono pagine e pagine, opuscoli, innumerevoli lettere: altrettanti benefici spirituali. Si sarebbe dello non avere Egli altra occupazione ed altro tempo se non per parlare, ascoltare tutti, per rispondere a tutti; e si sarebbe detto ancor più che Egli ave; se molto tempo disponibile poichè spesso Egli riteneva come un dovere quello di familiarmente discendere tra i fanciulli per contentare specialmente i più disgraziati fra quei piccoli e per mettersi a novellare e a giuocare con essi come se nella sua vita nessun altro compito od occupazione richiedesse la sua preziosa presenza; come se non avesse a fare tutto quello che così mirabilmente ha compiuto. E una meraviglia perciò pensare come Egli abbia potuto trovare tanto tempo e come e quando si concedesse quel minimo di riposo o di quiete, anche per lui come per tutti, di assoluta necessità.

Ma continuava l'Augusto Pontefice - questa sintesi o meglio questo insieme di sintesi personale, già così grande e magnifico, quasi scompare, per ricomparire poi come causa davanti ai propri effetti, al confronto della sintesi oggettiva dell'opera del Beato, specialmente se contemplata a tanti anni di distanza: dai pascoli dei Becchi, dai primi umili inizi di Santa Filomena a Valdocco, alle grandiose fioriture di oggi. Dando uno sguardo complessivo generale, i figli e le figlie del Beato, i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice si contano sui 19 mila: un esercito; e, si direbbe, tutto in una linea, in prima linea, tutto applicato ad un grande e produttivo lavoro, giacché l'insegna del Beato e quella che è poi l'insegna della sua religiosa eredità è il lavoro, e non appare bene nelle file dei Salesiani o delle Suore di Maria Ausiliatrice chi non è un lavoratore, quella che non è lavoratrice: il lavoro è il distintivo, la tessera di questo provvidenziale esercito. Ed altri dati lo provano: 1400 le Case, 8o le Provincie o, come i Salesiani dicono, le Ispettorie; migliaia e migliaia sono le chiese, le cappelle, gli ospizi, i collegi, anzi è difficile elencarli tutti: parecchie centinaia di migliaia sono gli allievi presenti, - a milioni bisogna valutare gli ex-allievi; un altro' milione e più i componenti la terza grande famiglia:: quella dei Cooperatori, questa longa manus, come D. Bosco la chiamava, e il Papa l'aveva proprio udito definirla così, quando, con umile compiacenza, proprio di chi vuol dare importanza ad altri, il Beato diceva che, grazie appunto a tanti cooperatori, Don Bosco -- usava sempre la terza persona quando parlava di sè - Don Bosco ha le mani abbastanza lunghe che possono arrivare a tutto. E difficile del resto, nonostante queste cifre, misurare anche in riassunti approssimativi, il bene che D. Bosco ha fatto e che vien facendo: sarebbe sufficiente il semplice accenno alle sedici missioni, vere e proprie missioni, alle quali si aggiunge più che il doppio di missioni sussidiarie ove i figli e le figlie di D. Bosco, lavorano assiduamente per la conversione degli infedeli.

Un bene immenso, straordinario: basterebbe soltanto pensare a quel fervore di educazione, così molteplice - civile, professionale, commerciale, agricola - ma pur sempre una, sempre la stessa, quando si rifletta che essa è educazione cristiana, totalmente, profondamente, squisitamente cristiana.

La chiave: "da mihi animas!..."

Ecco, pur in un lontano e tenue scorcio, la più bella sintesi che ci evoca dinanzi allo spirito l'opera, grande si può ben dire come il mondo, e la figura del Beato D. Bosco, rediviva e reduce in mezzo a noi, in questi felici momenti.

Vien proprio fatto di domandarsi: quale il segreto di tutto questo miracolo di lavoro, di straordinaria espansione, di conato immenso e di grandioso successo? E proprio il Beato ce l'ha data, la spiegazione, la chiave vera di tutto questo magnifico mistero: ce l'ha data in quella sua perenne aspirazione, anzi continua preghiera a Dio - poichè incessante fu la sita intima, continua conversazione con Dio e raramente si è come in lui avverato la massima: «qui laborat, orat », giacchè Egli identificava appunto il lavoro con la preghiera - ce l'ha data in quella sua costante invocazione: da mihi animas, caetera tolle: le anime, sempre, la ricerca delle anime, l'amore delle anime.

Come viene opportuno questo richiamo, questa preghiera personale del Beato Servo di Dio nello svolgersi così bello, santo, edificante, fruttuoso, di questo Anno Santo della Redenzione: il Beato D. Bosco infatti aveva proprio studiato e meditato, bene meditato, costantemente, il mistero e l'opera della Redenzione per poter eseguire tutta la sua stupenda fatica. Si deve anzi dire che proprio ciò unicamente la spiega: egli ebbe da Dio il mandato specifico, la missione particolare di continuare l'opera della Redenzione, di diffonderne e applicarne sempre più largamente, sempre più copiosamente alle anime i frutti preziosissimi. Così risulta bene la grandezza della sua attività sia quando si pensa alle anime da Lui chiamate alla Redenzione durante la sua vita, sia quando si pensa a quelle chiamatevi dalla longa manus dei suoi figli e dei suoi cooperatori: o portando per la prima volta tante a vere e proprie resurrezioni spirituali, o riportando le anime smarrite o dimenticate sulla via della salute; in tutto e per tutto e sempre la propagazione della Redenzione.

Gli insegnamenti della Croce.

Il Beato aveva dunque meditato profondamente il mistero della Redenzione. Ecco un richiamo oggi più che mai opportuno, giacchè esso è proprio quanto il Sommo Pontefice, per questo Anno Santo, ha ardentemente desiderato e sperato: che il pensiero di tutte le anime redente, di tutta l'umanità salvata, tornasse con memore ricordo, con riconoscente attenzione alla grandiosa opera di cui si raccolgono i benefici inestimabili, alla Redenzione e al Suo Autore, il Redentore.

Da mihi animas, caetera tolle! E il Redentore che cosa ci dice? che cosa dice a quelle anime che volonterosamente si mettono sai questa via? La prima parola che scende da quella Croce ove appunto si consunta la Redenzione nel Sangue e nella Morte del Figlio di Dio è quella stessa che da Gesù fu detta quasi a prefazione di questa sua opera divina: quid prodest homini si mundum universum lucretur, animae vero suae detrimentum patiatur?: che cosa giova conquistare tutto il mondo se l'anima dovesse soffrire detrimento? E ciò era già dire l'inestimabile valore trascendente delle anime, l'incomparabile valore delle anime. Ora questa stessa parola, questa stessa divina lezione ci dà dalla Croce il Redentore come testamento di Lui morente, scritto con il Suo Sangue divino: ecco, Egli dice in quell'ora suprema, il valore delle anime tutte; di ciascuna perciò delle nostre anime. Per essa Egli non ha creduto di troppo dare dando tutto il Suo Sangue e la Sua vita, non ha creduto di troppo alto prezzo sborsare, elargendo tale prezzo di valore divinamente infinito.

Sua Santità null'altro voleva aggiungere se non l'invito a rimanere con questa grande parola, con questo grande ancore delle anime che alla parola e all'amore del Divin Redentore tanto avvicinò il Suo fedele, valoroso, efficace operaio, il Beato Don Bosco, uno strumento così valido della Redenzione per tante anime.

E con questo stesso pensiero l'Augusto Pontefice passava a benedire i presenti secondo le intenzioni da essi formulate: tutti i figli e le figlie della famiglia Salesiana e di Maria Ausiliatrice; tutti gli altri che con la loro opera concorrono alla loro meravigliosa attività; tutti quelli e quello che in quel momento i convenuti avevano nel pensiero e nel cuore e desideravano veder benedetti insieme alle loro persone.

Terminato il Suo dire l'Augusto Pontefice impartiva la Benedizione Apostolica, e riceveva, offertagli dalla Postulazione, una copia del Decreto letto.

Quindi il Santo Padre discendeva dal Trono e ossequiato devotamente dai Cardinali, Prelati e Religiosi presenti, lasciava la Sala.

Crociata Missionaria

BORSE COMPLETE

Borsa ALESSANDRO ALUFFI fondata dalla Sig.ra Marengo Emma ved. Aluffi in memoria e suffragio del suo indimenticabile figlio.

Borsa SAVIO DOMENICO (6a) fondata da una pia persona in ringraziamento e richiesta di nuove grazie a favore di anime a lei care.

BORSE DA COMPLETARE

Borsa ANIME DEL PURGATORIO (2a)-Somma prec.: 12259,60 - Caretti Bice, 10 - C. C. Bergamo, 25 - Ghellini Carolina, 10 - F. G. 50 - Lazzeri Clotilde, 20 - Luisa Marenghi, 200 - Montini Francesca, 10 - Nova Bramoso, 5 - N. N.,5 - N. N., 1000 - Prof. M. V. Chiora, 30 - Reggianini Teresa, 100 -Zannoni Aurora, 15 -Zavattaro Palmira, 5 - Tognoli Angela, 10 - Totale L. 13754,60.

Borsa ANNO SANTO. A ricordo del Giubileo sacerdotale del Rev.mo Sig. Comm. D. Grassi di New York. Prime offerte L. 3000.

Borsa BEATO DON BOSCO (17 a) - Somma prec.: 2767,60 - Andres Clelia, 20 - Allaria Anna, 25 - Bettini Bruno, 5 - C. P. io - Luisa Corradi, io - Luigina Brario, 5 - Maria Rosa, 5o --- N. N., So - P. G., 100 - Rina Rigoletti, 10 -- Trifari Guglielmo, 10 - Zannoni Aurora, 10 - Totale L. 3072,60.

Borsa BELTRAMI DON ANDREA (4a) - Somma prec.: 2525 - A. D. C. L., 65 - Totale L. 2590. Borsa BUON PASTORE - Somma prec.: 1530 - N. N., 100 - Totale L. 1630.

Borsa DIVINA PROVVIDENZA - Somma prec.: 3848,50 - Caprile Luigi, 25 - Emilia Romagnoli, io -- Maria Valenti, 30 -- Mariani Arenando, 20 - Missaga Orsola, io - Sac. Giov. Isoardi, 5 - Totale L. 394850.

Borsa DON BOSCO EDUCATORE (3a) - Somma prec. 1315,85 -- Del Re Francesco, io -- Ester D'Agostini Minervini, 10 - Rag. Guido Betta, io - Rossi E. 20 - Semini Giuseppina, 3,70 - Totale L. 1369,55.

Borsa DON BOSCO FANCIULLO - Somma prec.: 16o - Bertolino G. B., 5 - Totale L. 165.

Borsa DON BOSCO SALVATE I NOSTRI FIGLI, - Somma prec.: 7090,50 - Bevilacqua Pietro, 5o - Rina Acquistapane, 500 - Totale L. 7640,50

Borsa EUCARISTICA DEL PICCOLO SERAFINO G. BRUNI (6a), a cura del Sac. Anzini Abbondio -- Somma prec.: 7214, 22 - Zoppi Maria Danzo, 50 -- Carlo Ghiglione, 100 - Alfonso Caratto, 1oo - Barabino Felicina, 25 - P. Rosina, 35 - Cantatore Palma Pastore, So - Adele Catiani, 30 - A. Bachely, 14,85 -Idis Gonzi e Vincenza Camilleri, io - Maria Martinazzi, i5 - G. Randone, 1 - Angela Ferraris, 2 - Don A. Beccaria, 1 - Don Pennone, 1 - Sonazzi Teresa, 1 - P. P., 2 - Totale L- 7653,77.

Borsa FRIULANA -- Somma prec.: 7032,60 - Sac. Annellini Antonio, 1oo -- N. N. 6 - -Venier Albino 13,40   Totale L. 7152.

Borsa GESÙ - MARIA AUSILIATRICE - DON BOSCO (2a) -- Somma prec.: 10930 -- Denilani Luigia, 5 - Gamberutto Barbara Ved. Comba, 100 - Guzzo Antonia, 18o - Ghellini Carolina, 15 - M. F. 6o - S. Eisenegger, 20 --- Tognoli Angela, 10 - Totale L. 11320.

Borsa GARNERO CESARE --- Somma prec.: 2575 - N. N. 40 - Suor Agostina, io - Tot. L. 2625.

Borsa GIRAUDI DON FEDELE (2a) Somma prec. 3440,25 - L. V., 1000 - Totale L. 4440,25.

Borsa IMMACOLATA - Somma prec. 3037 - Sac. Carmelo Caruana, 600 - Totale, L. 3637.

Borsa MARGOTTI STEFANIA ED ELENA TURBIL - Somma prec. 2195 --- Signorina Clerici, 100   Totale L. 2275.

Borsa MARIA AUSILIATRICE (25a) - Somma pree. 2187,30 - Boglione Francesco, 25 -- Cavinato Antonietta, So - Maggi Ida, io Mariano Caterina, 5 - Maria Teresa Maninchedda, 10 - N. N. Cles, 40 - Sorelle Ramondetti; 5o - Trifari Guglielmo, 10 - Zagni Agostino, 5 -Totale L. 2392,30.

Borsa MARIA AUSILIATRICE E BEATO DON BOSCO, Cuneo Somma prec.: 1780 - Sac. Vito Quadrini, 10 - Masera Lucia, 30 - Totale L. 182o.

Borsa NOGARA MONS. GIUSEPPE, Arcivescovo di Udine - Somma prec. 9956,65 - Dott. Covassi, 20 - N. N. io - Della Vedova Teresa, 2 - Fratelli G. (P. G. R.), 5o - Di Gaspero Dott. Francesco in morte del Dott. Paolo Pilotti, io - Offerente S. Giorgio (Udine), 10 -- N. N., 15 - Polga Giovanni, 5 - Totale L. 10.078,65.

Borsa PARROCCHIALE MARIA AUSILIATRICE (2a) - Somma prec.: 11956,85. - Dalle cassette del Santuario, 425,45 - Totale L. 12382,30.

Borsa PICCOLI AMICI DI DON BOSCO Somma prec.: 2317 - Giorgio Franceschini, 25 - Totale L. 2342.

Borsa PIO X - Somma prec.: 17120 - Carola Faginoli, 10 - F. G., 5o - Totale L. 17180.

Borsa PISCETTA DON LUIGI, a cura del Sac. Dott. G. B. Calvi - Somma prec.: 16896,35 - P. G., 40 - Sac. Cesare Ossola, 25 - Giuseppina Acampora, 6 - N. N. 5 - B. A. (di Palestro) invocando preghiere per una grazia, 200 - Anna Maria De Michelis, (defunta) 1000 - Don Antonio Maiocchi, 391 - Giuseppina Giobbio ved. Bertola, ioo - Piera G. (p. g. r.), 5o - Adriana Livi, 37 - Dott. Carlo Borasio, 10 - Totale L. 1876o,35.

Borsa REGINA DI MONDOVI' Somma prec.: 2889,70 - Danni Giovanni, 6o --- N. N., 5 -Totale L. 2954,70.

Borsa RICALDONE DON PIETRO (3a) - Somma prec.: 2427,50 Ines Scappinelli, io - M. M., io - Totale L. 2447,50.

Borsa RICCARDI DON ROBERTO - Somma prec.: 17623,30 - N. N. 100 - Totale L. 17723,30.

Borsa RINALDI DON FILIPPO (3a) Somma prec.: 9234,85 - N. N. a nome della defunta Annetta De Michelis, 1000 - Totale L. 10234,85.

Borsa ROSINA TURCO SAVODI di Castelnuovo Don Bosco, a cura del Sac. Anzini Abbondio -Somma prec. 3300 - Piccola Violetta, 1oo - Ida Ghiglione, 30 - Totale L. 3430.

Borsa SACRA FA MIGLIA -- Somma prec.: 1986 -- Gilardi G. B. 1oo --- Totale L. 2086.

Borsa SACRO CUORE DI GESÙ CONFIDO IN VOI (2a) - Somma prec.: 13644,59 - De Laurenti Giuseppe, 5oo -- Trifari Guglielmo, 10 - Antonini Anna, 20 - Pontani Rosaria, 10 Gaspari Maria, 5o - Masina Don Alfonso, 5 - Totale L. 14239,59.

Borsa S. ABBONDIO - Somma prec.: 2560 - Mercede Savodi, 2o - Totale L. 2580.

Borsa. S. FILOMENA -- Somma prec.: 16220 - Maggia Cannone, 5oo - Louisette Pigozzi Cannone, 11o - Totale L. 16830.

Borsa S. RITA DA CASCIA -- Somma prec.: 2445 - Trifari Guglielmo, 10 - Teresa Barberis ved. Pronotto, 1o - Totale L. 2465.

Borsa S. TERESA DEL BAMBINO GESÙ (10a) - Somma prec.: 19402,20 - Trifari Guglielmo, 1o -- Pecollo Caterina, 10 - Aventino Merceddu, 5o - Bruno Giuseppina, 20 - P. R., 5o - Totale L. 17542, 20.

Le Indulgenze dei Cooperatori Salesiani.

NB. Per lucrare tutte le indulgenze e godere dei Privilegi concessi ai Cooperatori e necessaria la recita quotidiana di un Pater, Ave, Gloria, secondo l'intenzione del Sommo Pontefice colla giaculatoria: Sancte Francisco Salesi, ora pro nobis!

1. INDULGENZE PLENARIE - A) Ai Cooperatori della Società Salesiana, che, confessati e comunicati, visiteranno divotamente qualche chiesa o pubblica cappella, . e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice (5 Pater, Ave, Gloria perla visita al SS. Sacramento ed un Pater, Ave, Gloria secondo l'intenzione del S. Padre) è concessa l'indulgenza Plenaria nelle seguenti circostanze:

1) Nel giorno che daranno il nome all'Unione dei Cooperatori,

2) Una volta al mese, in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno;

3) Una volta al mese nel giorno in cui interverranno alla Conferenza;

4) Una volta al mese nel giorno in cui faranno l'esercizio detto della Buona morte;

5) Nel giorno in cui per la prima volta si consacreranno al Sacratissimo Cuore di Gesù;

6) Tutte le volte che per otto giorni continui attenderanno agli Esercizi Spirituali.

7) In punto di morte se, confessati e comunicati, o almeno contriti, invocheranno divotamente il Santissimo nome di Gesù, colla bocca, se potranno, od almeno col cuore.

8) Nella festa titolare di ogni chiesa salesiana solo a chi confessato e comunicato visita tal chiesa ed ivi prega come sopra (Breve Coelestium munerum, 9 maggio 1876).

2. INDULGENZE PARZIALI

A) Di sette anni e di altrettante quarentene ai Cooperatori, almeno entrati:

1) Ogni volta che rinnoveranno la consacrazione di se stessi al Sacratissimo Cuore di Gesù;

2) Tutte le volte che insegneranno ad altri il modo di servire la Santa Messa;

3) In tutti i venerdì di Quaresima, recitando

6 Pater, Ave e Gloria, in memoria della Passione di Nostro Signor Gesù Cristo.

B) Di trecento giorni ogni volta che, almeno contriti, eserciteranno qualche opera di pietà o di carità.

NB. Tutte e singole le indulgenze fin qui enumerate, eccettuata soltanto quella Plenaria da lucrarsi in articolo di morte, sono eziandio applicabili alle anime dei defunti che si trovano in Purgatorio.

3. INDULTI - 1) I Cooperatori, infermi o convalescenti, che non possano comodamente uscire di casa, possono lucrare le sopra riferite Indulgenze, recitando, in luogo della visita alla chiesa, 5 Pater, Ave e Gloria.

2) I Cooperatori dimoranti ne' luoghi, dove non esiste alcuna chiesa della Società Salesiana, possono lucrare le Indulgenze elargite alle medesime chiese dai Romani Pontefici, col visitare la rispettiva chiesa parrocchiale, ed osservando le altre disposizioni stabilite.

3) I Cooperatori che vivono nei Seminari, Collegi ed in altre Comunità, possono acquistare tanto le Indulgenze proprie dell'Unione dei Cooperatori, quanto quelle che sono concesse alle chiese della Società Salesiana, se, adempiute le altre condizioni, visiteranno la Chiesa, o, in mancanza di questa, il privato oratorio della loro casa.

INDULGENZA DEL LAVORO SANTIFICATO

Il S. Padre Pio XI, nell'udienza accordata al Rettor Maggiore Don Filippo Rinaldi, il 6 giugno 1922, concedeva benignamente questo singolarissimo favore:

« Ogni qual volta i Salesiani, le Suore Figlie di Maria Ausiliatrice, i loro Allievi, Ex-allievi, Cooperatorii d'ambo i sessi, uniranno al lavoro, (qualunque esso sia) qualche divota invocazione; anche brevissima, lucreranno l'Indulgenza di 400 giorni; ed anche l'indulgenza plenaria, applicabile-alle anime del Purgatorio, una volta al giorno, purchè abbiano fatto almeno una volta qualche pia invocazione durante qualsiasi lavoro ».

4. INDULGENZE STAZIONALI

Ogni volta che i Cooperatori visiteranno qualche chiesa o pubblico oratorio e reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria per il benessere della Cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di San Giacomo in Compostella, (osservato però il Decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze del 7 marzo 1678, che incomincia: Delatae saepius) (1), copie se visitassero personalmente nei prefati giorni le chiese dentro e fuori di Roma, indicate nel medesimo Messale, purchè abbiano eseguito le altre opere ingiunte.

(1) Nel Decreto Delatae saepius è stabilito che le Indulgenze, così dette delle Stazioni di Roma, non si lucrano se non nei giorni notati nel Messale Romano; e che un'Indulgenza Plenaria, per vivi, concessa alla visita d'una chiesa, o ad una pratica di pietà, ordinariamente non si acquista che una sola volta al giorno.
Non è però necessario, per guadagnarle, conoscerne distintamente il numero e la qualità, ma è sufficiente lo stato di grazia, l'intenzione e la divota recita dei prescritti 6 Pater, Ave e Gloria pei fini indicati.

IN FAMIGLIA

AZIONE SALESIANA - Convegni di Decurioni in Piemonte. - In un'atmosfera di fervore salesiano reso più vivo dalla gioia e dall'entusiasmo per la prossima canonizzazione del Beato Don Bosco, con larga partecipazione di rappresentanze di Cooperatori e di Ex-allievi, si sono svolti tre convegni di Decurioni Salesiani: a Novara, nell'Istituto S. Lorenzo, il 14 novembre, per la diocesi di Novara e di Vigevano, presenti il Vescovo di Novara S. E. Mons. Giuseppe Castelli e il Rettor Maggiore Don Ricaldone; ad Alessandria, il 16, nell'Istituto S. Giuseppe, per le diocesi di Alessandria e di Tortona; ed a Vercelli, il 20, nella parrocchia del Sacro Cuore a Belvedere, coll'intervento di S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Montanelli e di S. E. Mons. Ernesto Coppo in rappresentanza del Rettor Maggiore.

Ad Alessandria il Vescovo diocesano, S. E. Mons. Milone, impossibilitato a trovarsi di presenza, si fece rappresentare dal Vicario Generale Mons. Bogliardi e S. E. Monsignor Grassi, Vescovo di Tortona, inviò cordiale adesione.

Nel convegno di Novara, svoltosi alla presenza del Superiore Generale, mentre le famiglie di D. Bosco erano raccolte in preghiera per ottenere il buon esito della Congregazione generale contemporaneamente riunita a Roma per l'ultimo esame dei miracoli del Beato, si sentirono vibrare le ansie, le speranze e il cuore di tutto il mondo salesiano.

Questa intensa commozione salesiana rispondente alla solennità dell'ora, palesarono e trasfusero nei numerosi convenuti i vari autorevoli oratori: l'Ispettore salesiane, D. Pasquale Rivolta, che diede il benvenuto agli ospiti; il Rev.mo Rettor Maggiore che rilevò i vasti còmpiti della cooperazione salesiana; i tre relatori che illustrarono l'ordine del giorno: Mons. Lino Cassani, Parroco di S. Eufemia, D. Gaudenzio Rossari, Parr. di Prato Sesia, P. Giovanni Balduzzi, Direttore Diocesano di Vigevano, e in fine S. E. Mons. Castelli che, a chiusura del convegno, disse affettuose parole di compiacenza, di ringraziamento e di augurio.

Il convegno di Alessandria, nel quale fa relatore il Parroco di S. Lorenzo, Mons. Carlo Sassi, ebbe un carattere di cordiale familiarità e di praticità. Coi pieno, unanime consenso dei presenti fu deliberato di intitolare una borsa missionaria al Ch. Bini di Alessandria colto da immatura, tragica morte nel sospirato campo delle missioni; e d'indire, per la canonizzazione del Beato D. Bosco, a Roma un pellegrinaggio della provincia di Alessandria, la provincia sua.

Fervido e pratico riuscì anche il convegno di Vercelli dove parlarono brillantemente di D. Bosco: Mons. Romualdo Pastè, che ne illustrò il caratteristico apostolato giovanile; Mons. Achille Gorrino, che ne esaltò lo zelo, e il Rev. D. Cesare Martinetti, che rilevò le caratteristiche della carità del Beato modellata sul salito che volle a patrono: San Francesco di Sales.

Portarono al convegno il contributo della loro autorevole parola l'Ecc.mo Arcivescovo Mons. Montanelli e Mons. Coppo. Si rese interprete della riconoscenza salesiana verso gli Ecc.mi Presuli, verso i relatori e verso tutti i convenuti il benemerito Direttore Diocesano, Mons. Riccardo Orsenigo.

In ciascun convegno furono inviati telegrammi di devoto, filiale omaggio al Santo Padre, glorificatore del Beato D. Bosco.

A preparazione e a corona dei convegni, D. Fasulo tenne applauditissime conferenze con proiezioni sul Beato D. Bosco e sul suo apostolato: a Novara, nel teatro dell'Istituto, ad Alessandria, nell'Aula Magna del Liceo Piana g. c.; e a Vercelli, in un vasto salone della Casa Maria Ausiliatrice presenti S. E. il Prefetto della Provincia e altre autorità.

TORINO - Inaugurazione di un monumento al cardinale Gamba. - Con affetto e venerazione filiale la Società Salesiana rappresentata dal Rettor Maggiore, da Superiori, Confratelli, Allievi e Cooperatori, ha partecipato allo scoprimento ed alla inaugurazione di un monumento marmoreo al compianto Em.mo Arcivevescovo di Torino Card. Giuseppe Gamba, nel X anniversario della sua elevazione alla Cattedra di S. Massimo. La funzione si svolse nel vetusto Duomo torinese la mattina del 16 novembre u. s. Erano presenti le LL. AA. RR. il Principe di Piemonte e la Principessa Maria Adelaide di Savoia-Genova, le massime Autorità ecclesiastiche, politiche, civili e militari, ed immensa folla di popolo devoto che ricordava commosso l'amato Pastore. Dopo la Messa solenne di Requiem e la commemorazione funebre fatta da Mons. Benna, mentre si cantavano le esequie, l'Em.mo Card. Fossati, attesi gli Augusti Principi, che scendevano dalla cappella della S. Sindone, procedette al tumulo per l'assoluzione. Tolto quindi il velo che, copriva il marmo, la figura del pio Pastore, apparve nella scultura di Edoardo Rubino, nella maestà della porpora, in atto benedicente, soffusa di quella dolce e paterna bontà che fu la sua indimenticabile caratteristica.

- Le Compagnie parrocchiali del Piccolo Clero all'Oratorio. - Lo stesso giovedì, 16 novembre, l'Oratorio Salesiano fu allietato dalla visita dei chierichetti delle parrocchie dell'archidiocesi, raccolti per la prima volta a convegno in città. Dopo aver cantato la Santa Messa nel Santuario della Consolata, nel pomeriggio scesero a Valdocco, ove indossate le vesti talari e le candide cotte, che parevano rimproverare alla neve impertinente la sua prima improvvisata, sfilarono sotto i portici al Santuario di Maria Ausiliatrice a rendere omaggio alla Madonna ed al Beato Don Bosco. E vi ritornarono, dopo un'appropriata conferenza liturgica e la proiezione di un film missionario, per ricevere la benedizione pontificale impartita da S. E. Mons. Pinardi. Chissà quanto avrà goduto il Beato Don Bosco che, fin dal 1858, inaugurava nell'Oratorio le Compagnie del Piccolo Clero pel servizio dell'altare e ne offriva esempio edificante a tutte le parrocchie! È un suo voto che si compie: che ogni parrocchia abbia la Compagnia del Piccolo Clero pel decoro delle sacre funzioni.

- Il centenario della Prima Messa del Beato Cafasso. - Ricorreva il 22 settembre dello scorso anno; ma Torino, impegnata nella solenne venerazione della Santa Sindone, ne ha rimandata la celebrazione al mese di novembre. E furori giorni di intenso fervore religioso e di solenni funzioni nella Basilica della Consolata. Predicò il triduo l'Ecc.mo Vescovo di Aosta, Mons. Imberti, mentre altri Ecc.mi Vescovi si succedevano alle funzioni del mattino e del pomeriggio. Lo stesso Em.mo Card. Arcivescovo Maurilio Fossati tenne l'Ora di Adorazione a numeroso Clero della città e della archidiocesi che affollava il Santuario e chiuse il ciclo dei festeggiamenti. Il nostro Rettor Maggiore, non pago di vedere i suoi figli largamente rappresentati al triduo ufficiale alla Consolata, dispose che, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, Salesiani, Allievi e Cooperatori facessero contemporaneamente ogni sera una funzione speciale ad onore del Beato, maestro e confessore di Don Bosco. A Castelnuovo Don Bosco poi, che diede i natali anche al Beato Cafasso, nella chiesa della sua parrocchia, ove cento anni fa il pio Sacerdote cantava la Prima Messa, lo Studentato Teologico Salesiano fu sommamente onorato di prestare il servizio religioso e corale per le solenni funzioni commemorative. Il Vicario teol. Nizia, infervorò con calde parole gli animi dei conterranei, allo Messa solenne; e nel pomeriggio un figlio di Don Bosco cantò, nel panegirico, le glorie del ministero sacerdotale di quegli che fu definito ai suoi tempi la « perla del Clero torinese » e che tutti ci auguriamo di venerare presto nella pienezza degli onori dell'Altare.

A ZIG-ZAG... DA L'ALPI AL MARE

CASTELNUOVO D. BOSCO (Alessandria). - Nella ricorrenza della festa del S. Rosario dello scorso ottobre presso l'umile casetta natia del Beato, alla presenza delle Autorità di Castelnuovo Don Bosco e paesi vicini, e di numerosa folla di popolo, il Podestà Cav. Silvio Andriano, conferiva la cittadinanza onoraria al IV Successore del Beato Don Bosco, Rev.mo Sig. Don Pietro Ricaldone.

Letto, dopo appropriate parole di circostanza li verbale dell'atto, lo consegnava in una elegante cartella di cuoio al Rettor Maggiore fra gli applausi generali e le vibranti note della banda musicale di Valdocco.

Stampata a caratteri d'oro, la deliberazione municipale aveva la dedica seguente, dettata dal Dott. Sebastiano Filipello: a Castelnuovo Don Bosco - con affetto ed orgoglio materno - saluta il figlio novello - Sac. Don Pietro Ricaldone - Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana - che con la cittadinanza onoraria - vuole affratellare - al Beato Padre e Maestro - consacrando la mirabile continuità - di spirito e di opere - che vive perenne - nei successori di Don Bosco ».

Il Rettor Maggiore, visibilmente commosso, ringraziava Podestà, Autorità e popolo invocando su tutti l'abbondanza delle divine benedizioni.

CUMIANA (Torino). - Il 2 novembre u. s. S. E. il conte De Vecchi di Val Cismon, Ambasciatore di S. M. il Re presso la Santa Sede, accompagnato dal figlio conte Giorgio, si compiacque di visitare la nostra Scuola Agricola Missionaria di Cumiana. Erano ad accogliere S. E. il Rettore Maggiore, don Ricaldone, col Capitolo Superiore ed alcuni Ispettori salesiani arrivati dall'estero; il senatore Rebaudengo, presidente dell'Ente Missionario ed un grippo di distinti signori. Salutato da entusiastici evviva e dal suono degli inni nazionali, S. E. ascoltò con visibile simpatia i vibrato indirizzo di un giovane allievo il quale mise in rilievo come la Scuola agricola di Cumiana fosse sorta quando S. S. Pio XI lanciava il grande appello al mondo intero in favore delle Missioni cattoliche e il Duce invitava gl'Italiani alla coltivazione intensa della terra, fonte sicura di benessere e di ricchezza.

L'Ambasciatore ebbe parole di particolare compiacimento e di gratitudine e si degnò di dichiarare che scriveva sempre a caratteri d'oro nel suo cuore ogni contatto con la grande e provvidenziale Istituzione Salesiana.

Calorosi applausi accolsero le cordiali parole dell'Ambasciatore il quale iniziò una visita accurata a tutta la scuola del Beato D. Bosco. Dopo quasi due ore prese commiato dai superiori, dagli invitati e dagli allievi, mentre echeggiavano nutriti applausi e gli inni patriottici.

PINEROLO-MONTE OLIVETO (Torino). - Finalmente anche il nostro Istituto di Monte Oliveto ha la sua cappella graziosa e raccolta, ove i buoni Novizi dell'Ispettoria Subalpina, che si preparano anno per anno ad accrescere le file dei figli di Don Bosco, possono slanciarsi con tutto il fervore dello spirito giovanile alle sante ascensioni della perfezione cristiana. La generosa carità dei cittadini, di Ex-allievi e

Cooperatori insigni, consentì in un anno la realizzazione di un sogno vagheggiato tanto tempo nel segreto del cuore degli Orfani di guerra prima, dei Novizi poi. Nel settembre 1932 il Rettor Maggiore potè benedirne la pietra angolare, ed il 17 settembre dello scorso anno lo stesso Successore del Beato Don Bosco impartì solennemente la benedizione rituale a tutto il sacro edifizio, che, in stile romanico, a tre armoniche navate, la facciata in travertino artificiale, sorride dall'alto del colle a chi entra da Torino nella incantevole cittadina piemontese. Undici giorni dopo, il 28 settembre, Sua E. Rev.ma Mons. Gaudenzio Binaschi, vescovo diocesano, cella suggestiva liturgia, procedette alla consacrazione dell'altare maggiore dedicato al Sacro Cuore di Gesù, e rivolse alle care speranze della Società Salesiana paterne parole di incoraggiamento e di compiacenza. Dal quadro del Margari l'immagine del Divin Redentore continua ora la grande scuola della santità e, mentre invita i giovani Novizi a quella vita di amore soprannaturale che redime e che santifica, ripete pure ai benefattori della città ed ai Cooperatori di altri paesi quella gratitudine in cui è impegnata da secoli la Sua parola.

DA UN CONTINENTE ALL'ALTRO

CANADÀ - Toronto. - Ci comunicano da quella metropoli che la nostra parrocchia di Sant'Agnese ebbe la gradita visita del Comm. Dott. Luigi Petrucci, Console Generale d'Italia in Canadà e nostro carissimo ex-allievo.

Era venuto espressamente dalla capitale Ottawa per presiedere alle solenni cerimonie per i morti in guerra celebratesi in quella nostra chiesa e per rivedere i Salesiani, di cui conserva grato ricordo.

Egli fu allievo del compianto Don Conelli a Frascati, e la memoria di lui perdura nel suo cuore come quella di un padre.

Durante il grande banchetto offertogli dalla Colonia Italiana di Toronto al Royal York Hotel, egli fece pubblica professione del suo carattere di ex-allievo di Don Bosco, per cui ebbe parole vibranti di affetto e devozione.

E raccomandò a tutti i nostri Connazionali di quella grande città i stringersi sempre più attorno ai Salesiani, in nome di Dio e della Patria.

STATI UNITI - N. Newton. -- La città di N. Newton N. J. fu prescelta quest'anno per il tradizionale convegno delle società del «Santo Nome » da una quarantina di parrocchie circostanti.

Che magnifico spettacolo di fede dato alla popolazione della città, quasi tutta protestante, da quei quattro mila uomini che salivano in quel luminoso pomeriggio di Ottobre, divisi in gruppi, al suono delle fanfare, tra lo sventolio degli stendardi, verso la nostra Casa « Don Bosco! ».

Dopo calde parole di plauso e di incoraggiamento del parroco locale, Don Michele Donnelly e del nostro Don Patrizio O'Leaoy, da un altare improvvisato all'aperto, si impartì la benedizione col Santissimo.

ARGENTINA - Buenos Aires. - Straordinario è il fervore con cui Buenos Aires prepara il XXXII Congresso Eucaristico Internazionale pel corrente anno. E siamo lieti di vedere in prima fila, nel lavoro di organizzazione, i figli di Don Bosco coi loro Cooperatori ed Ex-allievi. Questi ultimi, in numero imponente, hanno compiuto, la prima domenica dello scorso ottobre, un pio pellegrinaggio a N. Signora di Lujàn per propiziarsi l'aiuto della Vergine Santa e mettere sotto il suo speciale patrocinio la riuscita del Congresso.

Nella nostra Chiesa di San Giovanni Evangelista poi, il Comitato per la sezione italiana ha organizzato la celebrazione di una seconda riunione eucaristica, in preparazione al Congresso. La cerimonia si è svolta alla presenza delle autorità italiane e il popolarissimo quartiere della Boca, abitato quasi tutto da nostri emigrati, corrispose in massa. La funzione s'iniziò alle 17 con l'esposizione del SS. Sacramento e canti liturgici. Seguì la processione nell'interno della chiesa e nel cortile del collegio, e la benedizione eucaristica, impartita dall'Ispettore Salesiano, D. Esandi.

-- Tucuman. - È terminata la decorazione della nostra Parrocchia di San Francesco di Sales, a spese della Compagnia di San Luigi del Collegio Salesiano «Tullio Fernandez ». Nell'abside fu riprodotto egregiamente il sogno del Beato Don Bosco: « Le due colonne in mezzo al mare ».

-- Fortìn Mercedes. ---Tutto un ciclo di grandiosi festeggiamenti, celebratisi nelle principali residenze della Missione Patagonica, a Viedma e a Bahia Blanca --- preparati con straordinarie Missioni predicate al popolo ed ai carcerati di vari penitenziari, con un Congresso Eucaristico regionale a Villa Regina nell'alto Río Negro, e splendide Precessioni in preparazione al grande Congresso Eucaristico Internazionale che si svolgerà quest'anno a Buenos Aires - ebbe degna chiusura a Fortín Mercedes, Casa di formazione e focolaio di vocazioni missionarie.

Con S Eccellenza Rev.ma Mons. Chimento, Vescovo titolare di Seles ed Ausiliare della Plata, ex-allievo salesiano, intervenne la Giunta delle Cooperatrici delle Missioni Salesiane Patagoniche, ed il Dottor Raúl Ignazio Ferrando, Vice-presidente della Camera prima d'Appello della Plata con la Signora. Accolti trionfalmente l'8 ottobre al suono della fanfara, dal personale dirigente e docente dello Studentato e del Collegio, dai chierici filosofi e normalisti e dall'imponente massa degli alunni inquadrati nelle appariscenti divise bianco-azzurre, sotto lo sventolìo di mille bandiere, festoni di verde, archi trionfali eretti lungo i 200 metri di viale prospiciente il Santuario di M. A., gli illustri Ospiti si trattennero per tutto il periodo delle feste.

Un riuscita accademia celebrò dapprima il 25° di Messa dell'Ispettore Don Manachino.

Il giorno 10 poi ebbe luogo con tutta la pompa liturgica la benedizione del nuovo Santuario recentemente ultimato e trasformato in prezioso gioiello d'arte; e nella stessa mattinata si svolse pare la suggestiva funzione della consacrazione dell'altar maggiore su cui l'Ispettore celebrò per primo la sua Messa d'Argento.

Nel pomeriggio fu inaugurata la palestra ginnastica con discorso del Dott. Raúl Ferrando.

Il giorno 11 fu dedicato nelle ore antimeridiane ad una funzione Eucaristica con adorazione e Benedizione Pontificale; alle ore 15 furono cresimati più di 15o giovanetti, che ebbero la fortuna di ricevere questo augusto Sacramento nel primo centenario della Cresima del Beato Don Bosco, fortuna voluta dai superiori locali che intesero commemorare così degnamente la simpatica ricorrenza. Verso il tramonto, nella calma serena di una tepida giornata primaverile, si svolse suggestivo un riuscitissimo saggio ginnastico, in cui gli allievi di questo collegio diedero prova di molta abilità.

Il 12 ottobre grandiosi pellegrinaggi in treni speciali da Bahía Bianca, Carmen de Patagones e Viedma, nonchè dai centri vicini con i più disparati mezzi di comunicazione - circa 1000 automobili -- condussero al Santuario oltre 7ooo pellegrini Numerose le Comunioni, i Battesimi, i Matrimoni, e certamente abbondanti furono le grazie prodigate dall'Ausiliatrice, che ha voluto stabilire a Fortín il suo quartiere generale al vertice Sud di un grande triangolo che abbraccia l'Argentina in tutta la sua vasta estensione e che è completato dal celebre Santuario di Lujàn, nei dintorni di Buenos Aires, e da quello di Santa Maria del Valle nella provincia di Catamarca.

Alla Messa Pontificale cantò le glorie di Maria il salesiano D. Entraigas. Nel pomeriggio la folla dei pellegrini riempì la piazza del Santuario dove fu inaugurato il monumento a Don Bosco in marmo di Carrara, opera artistica dello scultore Cellini, il secondo monumento pubblico della Repubblica Argentina. Tenne il discorso d'occasione il Dott. Ferrando che, con accenti di profonda convinzione, elogiò l'opera grande e benefica dei Missionari Salesiani.

La benedizione rituale di Mons. Chimento e le briose armonie delle Scuole Professionali salesiane di Viedma e Bahia posero fine alla simpatica funzione.

CULTO E GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Lodovigi Luigi (Pisa) con grande gioia e riconoscenza rende pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice e al nostro Beato per l'ottenuta guarigione da miocardite.

Bussi Rita (Robbio) ringrazia di cuore la cara Vergine Ausiliatrice e Don Bosco che le concessero le grazie tanto desiderate.

Rassiga Giuseppe (Cremisan-Palestina) attesta d'aver ottenuto dalla Madonna del Beato Don Bosco una segnalatissima grazia in favore proprio e della sua famiglia.

Bertoletti Carmela (Tresenda di Teglio) è riconoscente a Maria Ausiliatrice ed al Beato Don Bosco per l'ottenuta guarigione di un nipotino.

Sottinis Francesca (Cressa) ringrazia Maria Ausiliatrice per la grazia concessale del buon esito di operazione subita dal fratello sacerdote.

N. N. (Chieri) trovandosi in penose circostanze invocò con fede vivissima l'aiuto della Madonna Ausiliatrice e del Beato Don Bosco e fu prontamente esaudito.

Fam.a Napolino (Modica Bassa) in occasione di grave e furioso incendio che minacciava la rovina della propria casa invocò l'assistenza di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco e la violenza dell'incendio fu miracolosamente arrestata.

Una mamma è riconoscentissima a Maria Ausiliatrice e al suo fedel servo Don Bosco per le grazie ottenute in occasione di grave malattia e per aiuti spirituali e materiali ricevuti. Invoca continua protezione su di sè e sulla sua famiglia.

Delsanto Paolo Marcantoni (Priocca) ringrazia Maria Ausiliatrice per la grazia che si degnò concedergli.

Monti Teresa e Michele (Calliano) ringraziano Maria Ausiliatrice e il Beato Don Bosco pel felice esito degli esami del figlio.

N. N. (Neive) porge vive grazie all'Aiuto dei Cristiani ed al Beato Don Bosco per l'assistenza prestata ad un suo fratello durante un difficile esame felicemente superato.

S. C. (Lu Monferrato) ringrazia Maria Ausiliatrice e il nostro Beato per le varie grazie ottenute. Cooperatrice Salesiana (Udine) commossa e riconoscente ringrazia l'Ausiliatrice e il Beato Don Bosco pel felice esito di esami del figlio e attende altra grazia.

N. N. (Castagnole Monferrato) ha fatto offerta per le Missioni Salesiane in riconoscenza di grazia ricevuta per intercessione di Maria Ausiliatrice e del Beato Don Bosco.

Roba Maddalena (Nizza Monferrato) non ha parole capaci per esprimere tutta la sua riconoscenza a Maria Ausiliatrice che in pochi giorni le concesse due segnalatissime grazie.

Dal Molin Elisabetta (Suresnes-Francia) ringrazia di cuore Maria Ausiliatrice per la grazia che le concesse e per intercessione del Beato Don Bosco la prega a sempre proteggere la sua famiglia.

Sorelle Bruno ringraziano Maria Ausiliatrice e il nostro Beato per la grazia ricevuta e in loro onore hanno fatto celebrare una S. Messa chiedendo continua protezione.

M. C. rende pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice che la protesse in una grave caduta, non riportando che lieve contusione pur avendo battuto violentemente del capo sopra una scala di marmo.

A. B. (Taglio di Donada) dopo cinque anni di continue sofferenze avrebbe dovuto sottoporsi ad operazione... ma non ne aveva il coraggio. Fece ricorso fiducioso al S. Cuore di Gesù, a M. Ausil. e al nostro Beato e un mattino, dopo la S. Comunione, improvvisamente si sentì decisa a sopportare l'operazione che riuscì ottimamente. Riconoscente offre una catenina d'oro.

Rombai Anita e Alberigo riconoscentissimi alla Vergine Ausiliatrice che ridonò la salute al loro bambino inviano modesta offerta per le Opere Salesiane e invocano la continua assistenza della Madonna del B. D. Bosco.

Zancanaro Maria Ved. Catena (Lancenigo) devotissima di Maria Ausiliatrice e del Beato D. Bosco li ringrazia per l'ottenuta guarigione del figlio Giovanni.

Grossi-coniugi trovandosi in condizioni penose di salute, posero ogni loro fiducia in Maria Ausiliatrice e nel Beato Don Bosco e dopo una fervorosa novena furono esauditi. Riconoscenti porgono offerta per le Missioni Salesiane.

Turroni Assunta (Bastida Pancarana) ringrazia con tutto il cuore M. Ausiliatrice e il nostro Beato che l'assistettero in una difficile operazione:

P. A. (Torino) è riconoscente a Maria Ausiliatrice e al B. Don Bosco per grazia ricevuta e chiede la loro continua protezione.

Conta Rosa (Castelnuovo Belbo) ringrazia M. Ausiliatrice e il B. D. Bosco che l'assistettero in affari di commercio.

B. R. Cooperatrice salesiana (Bagnolo Piemonte) con viva riconoscenza ringrazia M. Ausiliatrice e il B. D. Bosco che l'aiutarono a sistemare affari di famiglia, e di più supplica i suoi celesti protettori a concederle quella grazia spirituale di cui ha così grande necessità.

Simonetti Rosa (Martina Franca) ringrazia commossa M. Ausiliatrice e il Beato D. Bosco che salvarono da certa morte il figlio Elio colpito da inesplicabile mal di gola.

N. N. (Venezia) attraversando una crisi spirituale terribile si raccomandò a Maria Ausiliatrice interponendo l'intercessione del Beato D. Bosco, ed ottenne la calma e la rassegnazione necessaria, fino a superare felicemente la crisi.

DALLE NOSTRE MISSIONI

Matto Grosso.

Nelle Missioni dell'Araguaya.

(Dal Diario di D. Carletti. - Continuazione).

Dall'antica Colonia del S. Cuore ora abbandonata, 3 luglio notte.

Siamo diretti a Registro di Araguaya (o Araguayana) che dista trenta leghe (18o km.). Bisogna farli a cavallo: la mia prima grande fatica. Siamo in cinque: coll'Ispettrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice ed una Suora. In due ore siamo giunti all'antica residenza della prima colonia, ora abbandonata, e vi pernottiamo. Cavalcata ottima.

Ho steso la rete nella stanzuccia della stazione telegrafica, e scrivo sa due casse sovrapposte al lume di una candela che colando m'imbratta la carta. Sul mio capo, sotto il tetto aperto e sforacchiato grande starnazzarnento di pipistrelli.

Qui sorse la prima Missione salesiana, trent'anni fa; qui si piantarono in povere capanne, Missionari e Suore, a 7o leghe da Cuyabà che fecero a cavallo, vivendo dei pochi prodotti piantati a tempo: mandioca, riso, fagioli. Le piogge, il caldo, gli insetti li martoriarono. Intanto da sei mesi i Bororos non visti li spiavano, celati nella foresta. Si spinsero fino a pochi passi, armati di frecce per massacrarli. Iddio non permise. Vinti dal loro aspetto dolce e buono, rassicurati soprattutto dal vederli così inermi e confidenti, si diedero al missionario. Tra i primi quattro che parlamentarono ci fu appunto il Capitano Gioachino di Meruri che allora era comandante in seconda delle tribù. Bisogna leggere l'opuscoletto di P. Colbacchini Uke Wagúu (« Letture Cattoliche », agosto 1931, L. 1,50), per vedere in che modo meraviglioso e soprannaturale Iddio condusse le cose. I Bororos vennero in massa e si convertirono. Ma questa, che fu la culla gloriosa di un'opera tanto grande, qualche anno fa dovette essere abbandonata e trapiantata a tre leghe di distanza - l'attuale colonia del Meruri - perchè la terra sfruttata per oltre venti anni non dava più raccolto sufficiente. Fu portato via tutto: perfino i mattoni e le tegole, e restano solo ora rovine a fior di terra, da cui esala la tristezza delle cose morte. Fummo a visitare anche il cimitero dell'antica missione che conta una cinquantina di morti, tra cui cinque salesiani. È in un angolo delizioso di valletta, circondato da altissime piante. Una gran croce di legno nel mezzo, e tante altre piccole disseminate, soffocate dalla vegetazione invadente. Gira tutt'attorno un ruscelletto che chiaccola con dolce nenia.

Pregammo pace ai poveri morti sperduti nel silenzio della foresta immensa.

Ho qui sott'occhio due telegrammi intercettati e che gentilmente mi ha favorito il telegrafista. È la voce di due eroici missionari che chiamano da distanze opposte, immense. Padre Fuchs che, da Marabá, lungi di qui, sull'Araguaya, 380 leghe (km. 2280) informa P. Pedro

Sacilotti, Direttore di Registro, di essere in cammino pel rancho S. Teresina, innalzato l'anno scorso sul Rio das Mortes, nel territorio degli Indi Chavantes, che vi arriverà alla fine di luglio e che là spera trovarlo per iniziare la prima stabile Colonia tra i Chavantes. P. Sacilotti ne informa a sua volta Mons. Cutouron, l'Amministratore Apostolico, supplicandolo di intercedere presso l'Ispettore perchè lo lasci andare.

Nel territorio a noi affidato, cioè nell'alto Araguaya, due grandi tribù restano ancora a conquistarsi: i Carajás e i Chavantes-Caiamos.

I primi sono in massima parte nell'isola Bananal, formata da due grandi anse del fiume Araguaya che la circonda. Si estende per oltre 8o leghe e comincia circa alla confluenza del Rio das Mortes con l'Araguaya. I ChavantesCaiamos invece sono più numerosi e disseminati lungo tutto il Rio das Mortes, affluente di sinistra dell'Araguaya. Il rancho S. Teresina è in buona posizione strategica dunque tra gli uni e gli altri, a 8o leghe da Registro e 20 dal punto di rifornimento più vicino: Cocalinho sull'Araguaya, o, meglio, Dumbà Grande nell'isola Bananal in mezzo ai Carajàs, dove già fu il compianto Mons. Malàn per aprirvi una missione. I Chavantes sono gli Indi più feroci. Soltanto tre mesi fa in una scorreria giunsero fino a poche leghe di qui e massacrarono un fazendeiro con un suo impiegato sorpresi nella foresta. Furono raccolti oltre quaranta bastoni che servirono per accoppare le vittime. Quaranta individui dunque.

Lontano, verso il Rio das Mortes, avvampa in questo momento nel sertão inaridito dalla secca un grande incendio. Il bagliore si estende per chilometri, e sale al cielo arrossandolo. Uno spettacolo meraviglioso e terrificante. Chi l'avrà appiccato? Forse i Chavantes stessi, perchè è quello il territorio delle loro scorrerie. Penso ai Bororos che erano selvaggi come quelli e che poi si piegarono alla Croce. L'opera del missionario per loro quasi acabou, come si dice qui: è finita. È tempo di rivolgersi ad altri. Quell'incendio sembra un'immensa face tenuta da quegli esseri ancora abbrutiti e agitata da tutti assieme nella notte fonda come un disperate grido di aiuto, di soccorso!...

Nel sertão, 6 luglio sera.

Abbiamo fatto tappa a un'altra stazione telegrafico-telefonica. Marito e moglie con un mucchio di ragazzi; entrambi nostri ex-allievi di Registro. Gentilissimi, religiosissimi. Vivono soli in questa solitudine allacciati col mondo civile dal solo filo metallico.

Ci sono qui, a pochi passi dalla casa a ridosso, o meglio, sul bordo della foresta che chiude tutt'attorno l'orizzonte, cinque croci soffocate dall'erba.

Trenta anni fa sulla riva destra del Garças, il pingue fiume diamantifero, affluente di sinistra dell'Araguaya e precisamente nella foce di un piccolo affluente, il Arare-ejao, in questa stessa stagione che era stata appena inaugurata, nel sorriso di una natura sempre in fiore, tra il verde dei palmizi e l'ombra oscura della foresta, la morte ghermì fulminea le cinque persone che formavano la famiglia del primo fazendeiro. Un'orda selvaggia di Bororos aveva sfogato il suo odio contro i bianchi invasori e conquistatori delle sue foreste. Qua e là sparsi per le zolle imperlate dai primi raggi del sole, giacevano nel loro sangue, orribilmente mutilati, i cinque corpi. Una densa nube di fumo si elevava al cielo; al crepitio del fuoco ferveva ancora la danza macabra dell'orda satanica degli assassini. Un primo sibilo acuto, stridulo, pungente, si ripercosse per la foresta. Tutto tacque. Ne seguì un secondo più lungo, più articolato. Fra il gran Cacico che radunava i suoi uomini e dava ordine di partire. Dopo pochi istanti quella placida dimora, (quata) quel piccolo giardino di fiori e di speranze, restò abbandonato nel silenzio. Poche bianche ossa, monconi di palafitte abbruciacchiate; carboni e cenere; ecco quello che rimase per parecchi anni della prima stazione telegrafica di qui.

Nessun monumento a questi oscuri eroi della civiltà e martiri del dovere. Le ossa furono raccolte poi dal missionario e poste sotto umili croci.

È notte e il prato dove stanno le croci è illuminato dalla luna. Accanto arde un fuoco e attorno parlottando, fumando, si scaldano quattro individui. Sono i nostri bororos di scorta addetti alla tropa, gli infaticabili, gli umili lavoratori della corvée. Il capo Giustino oggi mi ha voluto accompagnare al bagno. Gli dissi di ritirarsi. Scomparve. Ma risalendo, dopo il bagno, l'erta scoscesa, me lo sono visto davanti improvvisamente. Sa che l'acqua fredda e rapida è traditrice; sa che la infestano serpenti sucuri; sa che è un momento essere colti da malore. Perciò restò a guardia tutto il tempo, vero cane fedele. Per dire come si sono trasformati questi barbari feroci, che trent'anni fa colle mani intrise di sangue sopra il corpo delle loro vittime danzavano il bakururù elevando alto il tetro canto della vendetta e della morte.

Comandava quella spedizione di morte, aiutante in seconda, il cacico Meriri-Kwadda, ora battezzato col nome di Capitano Gioachino del villaggio Meruri.

Registro di Araguaya, 9 luglio 1933.

Siamo giunti sani e salvi ieri. Deo gratias! Che dolcezza potersi stendere a proprio agio su di un letto (per quanto duro) in casa propria, senza il pensiero di doversi svegliare due ore prima dell'alba per rimontare a cavallo!

Ho ammirato la resistenza delle suore veramente straordinaria!

Io, dopo le prime dieci ore di marcia quasi consecutive, smontato da cavallo, cascai a terra come un sacco. Mi raggomitolai su di un tomo, un cuoio di vacca e non mi mossi più fino all'indomani. Mi svegliai e mi alzai fresco come una rosa. D'onde imparai una cosa nuova: andare a cavallo è un po' come il mal di mare: superate le prime ore, il mare o il cavallo non si sente più.

Di notte si sente il freddo. Qui ora è inverno, ma solo di notte. Di giorno il termometro sale ai 35-40 gradi e di notte discende a zero; anche sotto.

Ricordo tramonti e aurore incantevoli. Era un sali scendi continuo perchè siano in un altipiano che va sino ai 90o metri di altezza, perciò il panorama era sempre cangiante. Sertào in massima parte, o cerrado. Immensi tratti di foresta. Erano i più deliziosi; perchè al riparo del sole. Sembrava passare per un fantastico cunicolo sottomarino, dove, attraverso una volta spessa la luce giungeva verde azzurrognola. Attraversammo anche interminabili areiaos cioè pezzi arenosi, distese di sabbia infuocata che faceva proprio pensare alle sabbie del Sahara. I cavalli affondavano fino alle caviglie. Salivano vampe. Moriva la conversazione. Non si poteva più pregare, neppur pensare, abbagliati da una atmosfera bruciante di sole e di terra. Superati quei tratti, una speronata al cavallo e via di trotto per svegliarci, per sgranchirci. In quelle sgroppate erano suppliche e strilli: O Dio, Maria Santissima, vada piano!...

Una volta tentai una fuga. E ci riuscii, grazie alle migliori qualità non del cavaliere, ma del cavallo. Persistendo nel galoppo, mi distanziai dal gruppo fino a perderlo di vista: Finalmente solo! Filai così per oltre una lega, ora al passo nell'intrigo dei rami spioventi bassissimi, ora di corsa nelle radure bruciate dal fuoco o dalla secca. Ogni, tanto un palo ronzante del telegrafo. Era un amico: la voce della civiltà, l'eco del mondo lontano.

Mi fermai sulla sponda di un torrente che bisogna passare a guado. Così mi lasciai prendere dal gruppo, sopraggiunto.

Nessuna avventura emozionante. Della onda, la terribile tigre brasiliana, non vedemmo un mattino che le orme fresche. E qualche cosa. Passammo accanto a un tratto di mato in fiamme. In questa stagione di secca si suole dare fuoco qua e là al capsius, erba altissima del malo perchè dalle ceneri rinasce tosto verde.

E il gado, cioè il bestiame, corre a pasturarsi avidamente dei getti tenerelli. Sentimmo il fuoco vicino dal calore dell'aria. Si vedeva il fumo, e si udiva il crepitio del seccume morso dalle fiamme. Temevamo ci attraversasse la via, e allora non c'era che passare in mezzo di volata.

Per fortuna il fuoco giunse solo a lambire il nostro sentiero e tenne un'altra marcia. L'avemmo a lato solo per pochi minuti.

Ma il ricordo più caro me lo hanno lasciato i pochi abitanti (moradores) incontrati per via, specialmente quelli presso cui ci fermavamo la sera. Nel Brasile l'ospitalità è una delle migliori e più osservate tradizioni. Chi passa e si ferma riceve vitto e alloggio per sè e l'animale finchè resta. Ricordo specialmente la pietà e il fervore religioso di quella povera gente.

Vedono il Padre, verso cui hanno una vera venerazione, una, al massimo due volte all'anno: e ne approfittano sempre per accostarsi ai SS. Sacramenti.

Io li confessava alla sera e li comunicava al mattino prima dell'alba. Inginocchiati per terra, attorno all'altarino da campo, alla luce delle due candelette, in un angolo di ranchos dalle pareti di canne e fango e il tetto di paglia, che scena suggestiva e che conforto al mio cuore sacerdotale!

Registro, 15 luglio.

Sono terminati stamane gli Esercizi Spirituali: la decina muta che predico quest'anno. Li hanno fatti tutti: i Confratelli, le Suore, i bambini, le bambine, il popolo. Meditazioni in comune e istruzioni separate. Registro ha un incanto tutto suo. E un logarinho di sole 300 anime. Erano il doppio, ma, presi dalla febbre pei diamanti, molti si sono fatti garimpeiros. È in una posizione elevata sul fiume Araguava che segna il confine orientale tra il Matto Grosso e Goyaz. Popolazione quieta e appartata. Fuori non si incontra nessuno. Si odono solo voci di animali, abbaiare di cani, canto di galli, squittire di uccelli. Aurore e tramonti di porpora. Un cielo che in queste notti senza luna si infittiva di tante stelle da trasformarsi in un pulviscolo di punti luminosi.

Registro ha un incanto tutto suo dico, accresciuto oggi dalla letizia diffusa in ogni volto, e che canta in ogni cuore.

Deo gratias! per il bene che qui compiono Suore e Confratelli eroici. Qui si respira lo spirito di D. Bosco.

A bello perciò che parta di qui il nucleo di animosi che a giorni andrà a fondare la nuova Missione salesiana tra gli Indi Chavantes del Rio das Mortes. Ne sarà capo P. Pedro Sacilotti l'ardente giovane Missionario, che fu già l'anno scorso a esplorare quei posti e che costrusse con P. Fuchs il rancho S. Teresina. Formeranno la spedizione due Padri, due coadiutori e due camaradas. Bastano per ora. Le Suore andranno a missione incamminata.

P. Fuchs, come telegrafò, è in cammino. Giungerà al rancho S. Teresina da Belem (Parà) rimontando con canotto a motore, a scopo di esplorazione il basso Araguaya e il Rio das Mortes (circa 300 leghe = km. 18oo). Da Registro il rancho S. Teresina dista circa 1oo leghe, che P. Sacilotti coi due confratelli coadiutori Pellegrino Giuseppe e Miotti Carlo raggiungerà viaggiando per acqua e per terra.

Col Prefetto e Comandante la forza di Registro consultavamo oggi una minuta carta della regione. La zona compresa tra l'Araguaya e il Rio das Mortes, ma specialmente oltre detto Rio nel displuvio sinistro, si può dire ancora sconosciuta. C'è una « serra da esplorare » che si vede a occhio nudo all'orizzonte, e tre corsi d'acqua affluenti del Rio das Mortes: uno di destra, il più lungo, denominato Rio do Peixe di cui si conosce solo la cabeçera (la sorgente) e le prime dieci leghe di corso. È questo che deve aprire nuove e rapide vie di comunicazioni. Gli altri due sono affluenti di sinistra, affatto sconosciuti perchè s'internano in pieno territorio chavante. P. Fuchs, specialista del genere, avrà il suo da fare. Per questa immensa zona ora osano passare solo i garimpeiros ma in gruppi numerosi. Se isolati, facilmente sono massacrati. Sono circa 200 leghe di sertão, foresta,che si trovano ancora come erano trenta anni fa le 100 leghe tra Cuyabà e Registro, infestate dai bororos ancora selvaggi e perciò impraticabili. Il traffico, il commercio, la civiltà è giunta ora fino a Registro grazie ai Missionari Salesiani che hanno conquistato, non col piombo, ma colla Croce il cuore dei Bororos.

A giorni i figli di D. Bosco si porteranno nel territorio dei Chavantes...

(Continua).   Sac. ERNESTO CARLETTI Missionario Salesiano.

Questa Missione è ormai incominciata. Attendiamo notizie particolareggiate.

Equatore.

Care notizie!

Ho alcune buone notizie da darle. Grazie a Dio ho potuto quest'anno celebrare la festa di Maria Ausiliatrice nella Missione di Macas, ove giunsi il giorno 19 maggio. Se lei fosse stato tra noi il giorno 24, le assicuro che avrebbe goduto un mondo. Che fervore consolante, tanto nei cristiani come nei Kivaros!

E infatti uno spettacolo dei più commoventi vedere i selvaggi di ieri, pieni di amore di Dio, assidui alla Mensa Eucaristica, perseveranti nella vita cristiana! Kivaretti nella scuola, Kivaretti nella compagnia del piccolo clero, Kivarette aspiranti a Figlie di Maria, ecc.

La festa diede ottimi frutti spirituali. Le Comunioni numerosissime, la processione imponente. Tutti gli abitanti di Macas accompagnarono la statua della Vergine sorridente, recitando e cantando l'Ave Maria. Goda al sapere che anche qui, in queste lontane foreste è venerata ed amata la nostra cara Madre, la Madonna del Beato Don Bosco.

L'indomani, domenica, la stessa festa si fece in Sucua, colonia numerosa cui manca poco per uguagliare, in numero, questa antica colonia di Macas. Il numero degli allievi d'ambo i sessi delle nostre scuole, raggiunge quasi il centinaio. Macas e Sucua sono luoghi dove, con personale sufficiente, si potrà fare molto bene. In Sucua si è potuto evitare il contagio dell'eresia protestante nella totalità, o poco meno, dei cristiani che perseverano uniti al Missionario cattolico e fermi nei loro principi di buoni cattolici. Il diavolo non tralascia di lavorare contro di noi, ma la divozione alla Madonna, che si cerca e s'ottiene di radicare nei cuori, renderà vani gli sforzi dei cattivi.

Credo averle scritto che tra Sucua e Mendez si è stabilita una stazione, nel luogo detto Chinimbini. Nel venire a Macas mi fermai colà per assistere alla Pasqua che dovevan fare parecchi kivaros del luogo già interni della Missione di Mendez. M'accompagnava il caro Don Ghinassi, buon papà dei kivaros. Con immensa commozione mia, ho dato Gesù Eucaristico a parecchi che poi s'intrattennero con noi tutto il giorno. Si diedero regali, vestiti a parecchi, ed altri regalucci a, tutti, esortandoli a diportarsi da buoni cristiani.

Chinimbini potrà essere coll'andar del tempo, la stazione di partenza per l'evangelizzazione dei kivaros numerosi della regione del così detto Yaupi, affluente del gran fiume Santiago, tributario delle Amazzoni. La regione del Yaupi fu visitata solo due volte dai Missionari Don Dardè e D. Crespi, le relazioni dei quali n'han fatto e mi fanno sentire l'immensa pena d'aver pochi, troppo pochi Missionari, per tanta messe che è esposta ad essere raccolta da altri. Dio ci venga in aiuto!

Chinimbini, ha una dozzina o più d'ettari coltivati a prato; l'erba che vi si coltiva si riproduce ogni due mesi. Si ha colà buon numero di vacche che si destinano a dare latte e carne alla Missione di Mendez. Finora il frutto fu scarso, ma si spera più abbondante per l'avvenire. Intanto ci consoliamo coi frutti spirituali tra i kivaros che sono i soli ad abitare la regione. Non mancano però i protestanti nelle vicinanze che radunano i kivaros, le domeniche, per intrattenerli colla victrola. Il circolo Don Bosco di Quito ha provvisto anche me d'una eccellente victrola per Chinimbini. Deo Gratias!

Mi dimenticavo di dirle una cosa. I kivaros di Chinimbini mi ricevettero con festa, ma dopo essere stati assicurati ch'io non portavo con me malattie. E sa perchè? Una visita fatta loro da me precedentemente aveva coinciso coll'apparizione della grippe, che era già diffusa un po' dovunque. Quindi doveva averla portata il Vescovo. Ma si riuscì a persuaderli che il Vescovo porta le benedizioni di Dio.

Tra i kivaros vidi l'Ainy, che era stato interno nella Missione di Mendez. Era mesto. « Che pensi?, gli domandai, perchè sei triste? ». «Vorrei, disse, chiedere un gran favore». Pensai desiderasse qualche regalo, uno schioppo, una zappa, un vestito... «Ti prego, mi disse, di mandarci un Missionario che stia sempre, sempre con noi e ci stimoli ad esser buoni e faccia buoni tanti che non lo sono ».

Poveretto! ha ragione. Quanto male si toglierebbe colla presenza costante del Missionario. Non è molto, dovemmo lamentare la morte di tre vittime della solita vendetta. Due giovanetti furono uccisi a bruciapelo mentre attendevano tranquilli alla pesca. Un terzo, il bravo Cuja educato assai bene in Mendez, del quale benedissi, non è molto, l'unione con una kivara pure formata cristianamente dalle nostre Suore, fu ucciso mentre attendeva a lavorare il suo orticello.

Seppi poi d'altri delitti. Un bravo Missionario coll'ascendente che ha, fortunatamente, su questi infelici, eviterebbe tanto male.

Il Signore vede i nostri bisogni e certamente ci verrà in aiuto.

Amato Padre, mi benedica, preghi per me e per la missione.

+ DoMENIco ComIN Vic. Ap.

A questa lettera di S. E. facciamo seguire subito quella di un missionario che completa le notizie dei mesi scorsi.

Amatissimo Padre,

Sapendo farle cosa oltremodo grata, le do un piccolo ragguaglio sulle nostre feste, celebrate qui in Macas e dintorni.

LA VISITA DI SUA ECCELLENZA MONS. COMIN, VIC. AP. ha destato, come sempre grand'entusiasmo e fervore d'opere. Tutti andarono a gara nel manifestare il loro affettuoso attaccamento verso l'amato Pastore; in modo specialissimo si distinsero in ciò i Kivari e Coloni di Sevilla del Oro. Numerose comitive di Kivari sbucavano a ogni svolte del sentiero, sotto un trionfo di archi e di verdi pennacchi, e danzavano e cantavano chiassosamente, volendo dimostrare il loro giubilo per la venuta del Vescovo. Ed ecco, tra gli altri, avanzare verso Sua Eccellenza un gruppo magnifico: gli stessi selvaggi Kivari che ci ricevettero quattro anni or sono. Oggi sono quasi tutti nostri neofiti; vestiti civilmente, portano rami di fiori silvestri e sui loro volti brilla un sorriso fraterno. E coli loro è un drappello di tamburini, convertiti essi pure, che, dando prova della loro valentia nell'uso dei loro strumenti, fanno echeggiare l'aria di una strana musica selvaggia in segno di grande allegrezza: forse la stessa musica selvaggia che, altre volte, prima della conversione, aveva servito per accompagnare danze brutali o macabre. Il giorno seguente, 18 giugno, la strana fanfara volle far corteggio al simulacro della Vergine Ausiliatrice, di cui celebrarono la festa, con solenne precessione. E con ciò i bravi Kivari intendevano suggellare un patto nuovo con la ferma promessa di seguire la Fede loro inculcata e di continuare, a festeggiar con sempre maggior entusiasmo le ricorrenze sacre al Signore e alla Vergine Madre di Dio.

S. E. fu profondamente commosso ed edificato nel vedere tanto trasporto verso la nostra santa Religione da parte di questi selvaggi, già noti per il loro carattere restìo alla civilizzazione ed evangelizzazione.

LA FESTA DEL KIVARO. - Si svolse per la prima volta qui in Macas il 25 giugno p. p. La Presidenza del « Club Pio XI » dei Kivari s'impegnò di mandare gli inviti a tutti coloro che vivevano in Macas o vi avevano vissuto qualche tempo. Così fu che si radunarono circa settanta Kivari, fra giovani e bambini. Nel triduo, precedente il giorno della festa, predicando in kivaro, preparai questa cara gioventù a fare una Confessione e Comunione generale. E la festa fu veramente solenne. Tutti coloro ch'erano già stati ammessi ai SS. Sacramenti - più di trenta - li ricevettero con edificante fervore. Nessuno mancò. E si consumò pure, in salita allegria, la tradizionale agape fraterna. Fu una giornata satura dì soavi ricordi. Non mancò la sfida al foot-ball fra la squadra « Domenico Savio » e la « Excelsior » del Club Pio XI. Monsignore ne fu soddisfattissimo, e, con la consueta bontà premiò i vincitori delle gare, e distribuì altri premi a coloro ch'erano intervenuti assiduamente e con profitto alla scuola serale.

Questa festa servì anche a rassodare e a intensificare lo spirito di fraternità, a riavvicinare i tiepidi, a impiantare, su più solide basi, il piccolo «Club Pio XI » che è un mezzo assai efficace per conseguire il fine propostoci. A tal uopo pensiamo di formare un piccolo campo sportivo a parte, come pure una casettina che possa servire e da sala di riunione e da scuola serale, perchè la piccola stanza, ove ci troviamo attualmente, non basta.

Come vede, amato Padre, cerchiamo di lavorare e di fare del nostro meglio per salvare e formare questa gioventù, nella quale è riposta tutta la nostra speranza migliore e si accentua la nostra apostolica carità.

LA FESTA DEL PAPA. - Fu una giornata piena di amore e di preghiere per il Sommo Pontefice, per la Chiesa e anche per lei. Vi fu Pontificale solenne e prime Comunioni di Macabei e Kivari. Vi furono pare Battesimi, numerose Cresime, e due matrimoni di Kivari. A sera si svolse una solenne riuscitissima accademia in onore del Papa. Fu una manifestazione di intimo amor filiale, di entusiasmo sommo, il cui ricordo rimarrà indelebilmente scritto a caratteri d'oro in tutti i presenti.

VISITANDO LE KIVARIE. -- Il giorno 24 agosto, con la protezione della Vergine Ausiliatrice, il Padre Avila, il signor Bigatti e il sottoscritto intrapresero un viaggio d'escursione pel nostro territorio di missione per portare una parola di conforto e di vita spirituale fra i nostri cari selvaggi, e riferire poi notizie statistiche sul viaggio stesso. Cinquecentotrentacinque Kivari furono oggetto delle nostre sollecitudini, rivolte oltre che alla catechizzazione, a consigliare i traviati e a curare gl'infermi.

Sette giorni durò l'escursione. Messici in viaggio a Macas, attraversammo il fiume Upano, visitammo tutto il territorio di Sevilla del Oro, quindi, oltrepassato il fiume Yuquipa, percorremmo tutta quella regione che si trova alle falde della Cordigliera Cutucù arrivando fino al fiume Seipa. Di lì passammo poi a visitare la regione che si trova tra i fiumi Yuquipa e Upano. La parte oltre il fiume Yuquipa ci era sconosciuta; forse noi fummo i primi Missionari a percorrerla in tutta la sua estensione. Incontrammo Kivari che non avevano mai visto un missionario e che non si erano mai avvicinati a Macas. Per tutti i selvaggi che visitammo fu una vera letizia l'aver potuto ospitare i Missionari nelle loro case. Non incontrammo opposizione alcuna. Anche coloro che sulle prime ci credevano tutti Capitu, e sospettavano che fossimo gente mandata dal Governo con funzioni fiscali, appena riuscivano a convincersi che eravamo missionari, si rasserenavano, prendevano un atteggiamento gioviale e ci trattavano come amici e, al nostro partire, ci invitavano a ritornare un'altra volta. La fede e la parola che il Missionario porta s'impone a tutti e apre la via alla confidenza, all'affetto e alla speranza. Alcuni si prestarono a farci da guida; altri ci fecero da avvocati difensori presso i diffidenti; tutti volevano che entrassimo nelle loro case ed ivi ci riposassimo un poco. In Seipa, un Kivaro, dopo di averci condotti con somma cortesia nella sua povera capanna, ci guidò alla casa del Cuja e, avendo raccomandato che ci trattassero come si conviene a grandi personaggi, egli stesso s'incaricò di avvertire tutti i Kivari delle altre kivarie circonvicine perchè venissero ad ascoltare la santa Messa. Così il giorno seguente, che era domenica, potemmo aver la consolazione di vedere raccolti intorno a noi più di sessanta Kivari. Poveri selvaggi, quanto desidererebbero che il missionario stesse sempre con loro! Anche per noi, che dolore, doverli lasciar così presto, senza quasi aver il tempo d'istruirli un poco!

Riassumendo: il territorio è estesissimo; le kivarie molto distanti fra loro, ma vi sono dei gruppi di cinque o sei case almeno in ogni zona che distano fra loro soltanto venti o trenta minuti di cammino; sicchè, con la comodità di una piccola cappella nel centro, si potrebbe catechizzare tutti quelli che sono più vicini. Più lontano, ogni due o tre ore di cammino, si incontra un'altra zona popolata, un'altra kivaria; e così, con una cappelletta e un missionario o più per ogni kivaria, oppure anche solo con un missionaro, residente in una kivaria, ma dedicato esclusivamente a frequenti escursioni in tutte le altre kivarie del territorio, si potrebbero evangelizzare questi poveri selvaggi che sembrano tanto ben disposti.

Nella Missione di Sevilla del Oro abbiamo iniziato la costruzione di una piccola cappella a forma di semplice capanna, Desidereremmo che, per l'interessamento e la beneficenza dei nostri generosi Cooperatori, si trasformasse al più presto in cappella più degna. In Macas, mentre stiamo allestendo un Orfanotrofio, con Scuole, ecc., difettiamo già di mezzi... A chi ricorreremo? Chi ci soccorrerà?

Amato Padre, confidiamo nella sua bontà e nella generosità dei nostri Cooperatori.

Ci benedica tutti e in modo speciale il suo affezionatissimo Figlio in G. C.

ANGELO MARIA RouBY Missionario Salesiano.

AZIONE SALESIANA - Ai Direttori Diocesani, Decurioni e Zelatori.

Osiamo ricordare e raccomandare per tempo ai benemeriti nostri Signori Direttori Diocesani, Decurioni e Zelatori, alle benemerite Signore Zelatrici e ai varii Comitati d'Azione Salesiana, l'annuale Conferenza, solita a tenersi nella ricorrenza della Festa di S. Francesco di Sales.

Quest'anno essa riveste un carattere di particolare importanza, per la prossimità della Canonizzazione del nostro Beato Padre Don Bosco, che avverrà, come fu comunicato, il giorno di Pasqua. Potrà anzi servire di omaggio e opportuna preparazione alla Canonizzazione stessa.

Mentre si preoccuperanno della scelta del Conferenziere e del locale, degli inviti ad Autorità e rappresentanze, non dimentichino cortesi esortazioni per l'obolo consueto a favore delle Opere Salesiane che devono affrontare quest'anno ingentissime spese.

Lettera di Don Giulivo ai Giovani.

Cari amici,

Il venerabile Domenico Savio esercita un fascino straordinario anche fra i giovani pagani. Sentite quello che mi scrive da Oita, Giappone, il nostro Missionario Don Margiaria:

« Anche nel Giappone fu pubblicata nella lingua nazionale la « Vita di Domenico Savio » scritta dal Beato Don Bosco. L'entusiasmo con cui fu accolta non si può descrivere. Da tutte parti ci giunsero lettere di encomio.

» Un maestro di scuola governativa scrisse: « Abbiamo trovato tanto bella ed utile la Vita di Domenico Savio, che ci siamo decisi di adottarla come libro di morale ».

» L'angelico allievo del Beato Don Bosco ora è diventato popolare fra tutti i cristiani del Giappone.

» Il suo nome è pronunziato con rispetto e con un senso di intima convinzione della sua grandezza, anche dai pagani.

» Se fra di loro vi è qualcuno che emerge per virtù, subito lo paragonano a Domenico Savio.

» Un allievo della nostra scuola tipografica di Oita, scrivendo a casa diceva che non gli piaceva andare in vacanza, perchè, come diceva Savio Domenico, l'uccellino nella gabbia è al sicuro dallo sparviero.

» Quando fondai il circolo « Domenico Savio » a Oita (quasi tutti pagani), posi la statua di Domenico Savio in mezzo ai ragazzi e questi s'ispirano a lui nell'animarsi ad essere bravi figliuoli.

» La sua immagine coi propositi della prima Comunione viene cercata come ambito regalo, ed anche i ragazzi pagani la portano a casa, la mettono su altarini e vi offrono fiori e lumini.

» Più volte vennero rappresentate sul palcoscenico alcune scene della sua vita, che destarono l'ammirazione del pubblico, in prevalenza pagano, che vi interveniva ».

Cari amici, non lasciatevi superare! Eccitate la vostra divozione al Ven. Domenico Savio e rendetelo pratica imitazione della sua virtù. A questo vi sproni la lettera Pastorale che S. E. Rev.ma Mons. Stefano A. Kanauer, vescovo di Vác, in Ungheria, diresse ai giovani della sua diocesi. Prendendo lo spunto dal Decreto pontificio che proclamava la venerabilità di Domenico Savio, e venendo ad opportunissime applicazioni per i giovani dei giorni nostri, dopo un rapido cenno della sua vita, il pio Vescovo così conchiudeva:«

Miei cari Giovani! Oggi è eroe di fama mondiale chi è più veloce alla corsa, più forte al nuoto, più abile al calcio... e certo hanno il loro valore anche queste abilità fisiche; ma quanto più vale avere un'anima grande, forte, vigorosa, e mietere allori sul campo delle lotte spirituali! I veri eroi sono gli eroi delle spirito.

» Ed è bene che voi sappiate, che anche in età assai giovanile è possibile essere, non soltanto forti ed abili nel corpo, ma anche grandi ed eroi nell'anima.

» Perciò il Santo Padre ha presentato a tutto il mondo giovanile cattolico l'amabile eroicità di Domenico Savio, affinchè, animati da quella, tutti voi vi mettiate alla sua sequela, ed anche nei teneri anni vi industriate di compiere grandi cose per diventare eroi nella purezza dell'innocenza e nell'apostolato della carità.

» Pieno è il mondo della faccia dei « records », e si fa gran festa ad ognuno che riesca a superare gli altri in qualsiasi gara. Anche voi, miei cari giovanetti, vi sentite presi da entusiasmo a simili notizie e più di uno di voi arde dalla brama di far qualcosa di non meno grande, per diventar celebre; bella cosa, ma che riesce a pochi... ed anche l'alloro così conquistato tosto appassisce, non appena un altro segna un nuovo 'record'.

» Cosa assai più bella sarà se già fin da giovani vi industrierete di essere grandi spiritualmente. Domenico Savio ha dimostrato che anche da giovanetti si può raggiungere tal grado di santità, quale ben pochi, purtroppo, raggiungono pur tra gli adulti. E la corona d'alloro della grandezza spirituale non appassisce mai: la santa madre Chiesa mantiene sempre fresca la memoria de' suoi grandi figli, i Santi.

» Voi dunque, miei cari Giovani, sforzatevi di tendere alla santità, come vi esorta il vostro affezionatissimo Vescovo e Padre... ». Ed anche il vostro aff.mo

D. GIULIVo.

PER INTERCESSIONE DEL BEATO D. BOSCO

VALDAGNO (Vicenza). - Salvo per miracolo.

In una giornata di grande entusiasmo giovanile e fervore di cristiana pietà, la Parrocchia di S. Clemente ha inaugurato il suo bell'Oratorio che porta il nome di Pio X; e vi ha collocata la statua del Beato Don Bosco, al canto nostalgico di « Don Bosco ritorna ». Due opportune conferenze sulla « Cristiana educazione della gioventù» e su « Don Bosco », hanno compiuto la preparazione della festa, curata con apposito triduo di sacre funzioni, ed hanno reso più caro ai giovani il nuovo Patrono.

E Don Bosco si è affrettato a manifestare la sua protezione con una grazia che non è comune. Riportiamo alla lettera l'atto notarile che fu steso il 4-X-1933:

L'anno 1933, millenovecentotrentatrè, XI, addì 4, quattro, del mese di ottobre, ad ore 16,5o, in Valdagno e nell'Ufficio del Direttore dell'Oratorio Pio X in viale Trento, anzi nella sala a piano terreno della Canonica in Via P. Umberto. Dinanzi a me Misté Dr. Domenico fu Augusto, notaio, residente in Valdagno ed inscritto al Collegio Notarile del Distretto di Vicenza e alla contemporanea presenza dei testimoni a me noti ed aventi i requisiti di legge: signori Brun Giacomo fu Giovanni-Maria, agente privato, Rev. sac. Don Luigi Soldà di Bortolo, professore, nati e domiciliati a Valdagno; M. Reverendo Monsignore Dante Pepato fu Antonio, nato in Lonigo e domiciliato in Valdagno, Arciprete; si sono costituiti i signori: Rev. Sacerdote Don Luigi Panarotto di Ernesto di anni 33, nato a S. Giovanni Ilarione, domiciliato in Valdagno, cappellano e Direttore dell'Oratorio Pio X; Rev. Diacono Don Agostino Cazzola fu Alessandro di anni 23, nato e domiciliato in Valdagno, studente di quarto anno di teologia nel Seminario Vescovile di Vicenza.

I costituiti, della cui identità personale io notaio sono certo, mi chiedono di fare risultare da questo pubblico atto quanto segue in segno di devota riconoscenza e perenne gratitudine verso il Beato Don Bosco Protettore dell'Oratorio Pio X di questo paese. Il 24, ventiquattro, dello scorso mese di settembre, giorno di domenica, venne solennemente benedetta nella Chiesa Arcipretale, presenti numerosissimo stuolo di giovanetti e grande folla di fedeli, la statua del Beato Don Giovanni Bosco e trasportata processionalmente in questo Oratorio Pio X dove venne collocata nella nicchia appositamente preparata nel primo cortile a vegliare sopra il migliaio di giovanetti Valdagnesi che qui vengono a ricrearsi e ad educarsi. Martedì 26, ventisei, dello stesso mese di settembre, alle ore 16, sedici, il Beato si degnò di dare un segno di benevolenza particolare verso la gioventù Valdagnese, di cui ha accettato evidentemente il patrocinio e la custodia, facendo operare il seguente avvenimento che non trova alcuna spiegazione nelle leggi naturali.

Un numeroso stuolo di giovanetti in detta ora si ricreava trascinando lentamente un rullo di granito del peso di 270, duecentosettanta, chilogrammi, della lunghezza di metri 0,92 (metri zero e novantadue centimetri) e avente il diametro di 38, trentotto, centimetri, lasciato nel cortile dell'immacolata per lavori di spianamento. Mentre lo stuolo vivacemente trainava il rullo, il fanciullo Tirapelle Alfredo di Edmondo e di Andriglletti Angelina nato a Montebello Vicentino il 6 dicembre 1924, millenovecento ventiquattro, qui domiciliato, alto metri 1,10 del peso di kg. 25, venticinque, inciampò e cadde a terra bocconi e il rullo pesante gli passò sopra tutto il corpo dai piedi alle mani senza procurargli alcuna lesione. Evidentennente una forza misteriosa sollevò il peso enorme evitando lo schiacciamento del ventre e la frattura della testa del fanciullo caduto nel mezzo del rullo. Presenti all'avvenimento furono i reverendi sacerdoti e diacono sopra nominati che si dichiarano disposti ad asseverare con giuramento la narrazione suesposta.

Passato sul corpo del fanciullo il pesante rullo, i presenti, mentre trepidanti e angosciati stavano per rilevarne lo strazio prodotto alle tenere membra, con gioia e stupore videro il fanciullo alzarsi incolume, correre a bere un po' d'acqua e a ritornare a ricrearsi al giuoco della fune con gli altri compagni. Il fanciullo sunnominato, Tirapelle, dichiara di non avere sentito sul proprio corpo alcun peso, di modo che la impressione da lui provata al passaggio del rullo fu che gli fosse passato sopra un corpo leggiero. Dichiara inoltre di essere devoto verso Don Bosco, di avere fatto la Santa Comunione il sabato precedente e che nel momento in cui gli passava sopra il corpo il rullo, pensò al Beato. Di questo verbale da me redatto, scritto da persona di mia fiducia sopra due fogli di carta semplice, ho dato lettura, presenti i testi, ai Costituiti che a mia domanda lo dichiarano conforme a verità. Passa a firmare l'atto anche il fanciullo. Chiuso ad ore 17,30.

(Seguono le firme).

Una grazia singolare.

Da quattro anni soffrivo d'un mal interno, che mi obbligava a sottostare ad una prima operazione il 21 gennaio 1931. Dopo qualche settimana, nonostante parecchie novene a Don Bosco, io dovevo mettermi a letto di nuovo. Indebolita da frequenti emorragie, subii una seconda operazione l'8 dicembre 1932. Un mese dopo, ero assalita da dolori violenti allo stomaco, con vomiti di sangue. Il medico dichiarò trattarsi d'un'ulcera assai grave. Peggiorando il male, il dottore ordinò di farmi radiografare. Poichè credevo si trattasse d'una nuova operazione, mi opposi. Egli allora mi propose di scegliere o la radiografia o il cimitero. « Ebbene, dottore, risposi io, scelgo il cimitero ». Era il 14 maggio 1933.

La settimana dal 14 al 21 maggio fu assai cattiva. Il giovedì 18, il Cappellano mi confessò e mi suggerì di fare il sacrifizio della mia vita. La domenica seguente, io volli alzarmi per assistere alla S. Messa; ma mi sentii così debole, che dovetti rimettermi a letto, con l'aiuto d'una mia consorella. Soffrii atrocemente tutto il giorno col cuore debolissimo.

Quella stessa domenica, dalle undici a mezzogiorno, un vivissimo dolore mi svegliò; avevo l'impressione d'un grosso peso sullo stomaco: era tale la sofferenza che emisi un grido. Fu allora che, ripiegandomi sul fianco destro, io vidi S. Teresa del Bambino Gesù ai piedi del mio letto. Era sorridente e teneva al petto la mano sinistra, mentre colla destra sembrava indicarmi qualcuno. Volgendo il capo verso destra, vidi Don Bosco che mi sorrideva. Levai le mani in alto, gridando: « Oh! siete voi, Don Bosco?! ». Egli era in veste nera con una mantellina sulle spalle, e aveva i capelli in disordine. M'accorsi allora che il peso ch'io mi sentivo sullo stomaco non era altro che la mano del Beato: « Tu sei guarita, mi disse Don Bosco; fra otto giorni tutti s'accorgeranno della tua guarigione, e di qui a un mese tu sarai completamente guarita. Non andrai alla Radio ». « Ma, osservai, se fosse utile essere radiografata per la gloria di Dio... ». Don Bosco mi rispose che non era utile. Poi mi diede parecchi consigli riguardanti la mia vita religiosa; terminò dicendomi che avrei avuto molto da soffrire. Chiesi al Beato la sua benedizione; egli unì le sue mani, ed io chinai la testa. Allora io intesi queste parole: « lo ti benedico; vi benedico tutte ». Don Bosco disparve lentamente, e dopo di lui S. Teresa. Lo splendore che aveva inondatola camera durante l'apparizione svanì. Io restai un momento abbagliata, ma ben presto distinguevo tutto ciò ch'era attorno a me.

L'indomani io constatai la realtà della mia guarigione, e un cambiamento completo delle disposizioni della mia anima. Due giorni dopo il medico, ignorando ogni cosa, trovava un grande miglioramento e dichiarava inutile la radiografia. In seguito mi rimisi al vitto comune, ed ora mangio con appetito i cibi più indigesti senza sentirne alcun malessere. Il sonno, che lui aveva lasciata da parecchi anni, è ritornato: io riprendo le forze a poco a poco.

Grazie al Beato Don Bosco e a S. Teresa del Bambino Gesù!

Valogne (Francia), 2-VII-33

Suor G. BATTISTA.

Monastero delle Benedettine di N. S. della Protezione.

Altre anime riconoscenti al Beato D. Bosco:

Leone Vincenzo (Squinzano) è profondamente riconoscente al Beato Don Bosco per la paterna assistenza prestata ad una sua sorella affetta da infezione viscerale complicatasi con psicosi infetta e per l'ottenuta guarigione dopo una terza novena di fervorose e fiduciose preghiere.

Buttasi Pina (Mango d'Alba) avendo una nipotina colpita da otite con alte temperature, ne affidò la guarigione al Beato Don Bosco e fu prontamente esaudita.

Fam.a Sguerzo (Pescara) affidò al Beato Don Bosco il figlio Agostino colpito da appendicite e ne ottenne la guarigione senza ricorrere all'operazione.

Tina F. è riconoscente al nostro Beato che la guarì da polmonite e altra volta le salvò un'occhio colpito da grave infezione. La guarigione avvenne applicando alla parte ammalata la reliquia del Beato.

Signorini Antonietta (Cecina) trovandosi in penosa situazione fece ricorso al Beato Don Bosco e ottenne pronto conforto ed aiuto.

Guenzino Maria (Ottiglio M.) offre una stola ricamata al Beato Don Bosco per segnalata grazia ricevuta.

Fam.a Cairo (Torino) ringrazia il Beato Don Bosco che guarì, dopo soli tre giorni di una fervorosa novella, il bimbo Franco di 9 mesi affetto di gastro-enterite acuta.

Barberis Vincenzo Sac. Missionario Salesiano (Hong-Cina) colpito da improvviso e grave malore si rivolse con fiducia all'amato suo Padre, Beato D. Bosco, applicando la sua reliquia alla parte ammalata e dopo una settimana fu completamente ristabilito.

M. M. P. (Villastellone) gravemente inferma con poche speranze di guarigione, si rivolse con fede viva al Beato Don Bosco e ottenne un pronto ristabilimento in salute. Riconoscentissima e invocando continua protezione offre modesto obolo.

Suor Maria Nicolina (Clos S. Victor - Francia) sofferente da due anni per mal di stomaco, e nessun sollievo ottenendo da medici e medicine, fece fiducioso ricorso al Beato Don Bosco recitando la novena che le era stata portata dall'Italia da una consorella. In breve tempo guarì e da un anno non ha più sofferto dolori di sorta.

Boccagni Maria, insengnante, avendo il nipote Mario malato di scoliosi, convinta della potenza e bontà del Beato Don Bosco ne affidò a Lui la guarigione. Dopo dieci mesi di ingessature il nipote era guarito.

Mura Luigi (Iquigne-Chile) ringrazia di cuore il Beato Doli Bosco che ridonò la salute alla sua piccola Maria che colpita da polmonite doppia e successiva pleurite purolenta era stata spedita dai medici.

Bassolino Lucia (Tigliole d'Asti) avendo un bimbo sofferente di un forte mal di denti che gli impediva di nutrirsi e di poter riposare fece un triduo al nostro Beato e fece celebrare una S. Messa in suo onore. Il male scomparve subitamente. Fiduciosa attende altra grazia.

Massone Zelinda (Uscio) ringrazia il Beato Don Bosco che protesse un suo fratello, ciclista, che era stato investito in pieno da un'automobile.

D'Ambrosio Stroppolo Anna (Castions di Strada) colpita da grave indisposizione che l'obbligò a tenere il letto per quattro mesi, ricorse fiduciosa al Fedel Servo di Maria Ausiliatrice. Fu prontamente esaudita. Diede felicemente alla luce un bimbo al quale impose, in segno di riconoscenza, il nome di Giovanni.

Tuzi Silenzi Clara (Salita Vittoria in Matenano) colpita da gravi disturbi all'apparato digerente non poteva più nutrirsi senza provare sofferenze indicibili. Si rivolse al nostro Beato e fu prontamente esaudita con una completa guarigione.

B. interessato per cauzione presso un'Istituto di Credito raccomandò la sua causa al Beato Don Bosco che lo esaudì.

Garbin Maria seriamente preoccupata per la lunga disoccupazione di suo marito si rivolse fiduciosa al nostro Beato e il marito trovò lavoro per molto tempo.

Alebardi Paris Maria (Capriate S. Gervasio) è riconoscente al Beato Don Bosco pel brillante esito di esami della figlia Giovanna.

Fam.a di Unia Giuseppe (Mondovì) ringrazia il nostro Beato per le straordinarie grazie ricevute e implora continua protezione.

V. G. (Santa Domenica Vittoria) colpita improvvisamente da forti febbri, che non accennavano a diminuire, si rivolse con fiducia al Beato Don Bosco con una novella e prima di terminarla la temperatura già era diminuita.

N. N. (Torino) avendo un fratello che, a detta dei dottori curanti, era affetto da tubercolosi in forma distruttiva lo affidò al nostro Beato ed ora il caro infermo fu dichiarato completamente ristabilito.

Giachino Emilia (Settimo Rottaro) è riconoscente al Beato Don Bosco che le concesse la grazia che tanto desiderava.

Storace Luciano, colpito da meningite cerebrospinale è guarito per intercessione del nostro Beato.

R. L. (Torino) ringrazia il Beato Don Bosco che la consolò concedendole quella grande grazia che attendeva da tempo.

Fam.e Ceretti e Franchini (Torino) affrante per le disastrose diagnosi dei medici sulla malattia del loro Mario ricorsero con fiducia al Beato Don Bosco che colla sua potente intercessione ridonò la salute al caro infermo.

Pica Sac. Vincenzo (Milano) ammalatosi improvvisamente di appendicite acuta applicò con fede vivissima l'immagine di Don Bosco alla parte ammalata e dopo sette giorni potè alzarsi e più sano di prima! Oh quanto è grande la potenza del nostro Beato!

Canevali Luigi (Lanzo d'Intelvi) è riconoscente al Beato per averle guarita la piccola Lindora di 3 anni che, colpita da bronco-polmonite, era stata ridotta in fin di vita.

Pagelli Ginevra (Milano) trovandosi in gravi angustie per non avere un'occupazione, fiduciosa si rivolse al Beato D. Bosco e ottenne un impiego molto migliore di quello che desiderava.

A. S. invia tenue offerta in onore del nostro Beato in riconoscenza di grazia ricevuta.

N. N. dovendo superare un difficile esame si raccomandò al Beato D. Bosco ed ottenne un esito insperato.

Grillo Giuseppina (Roccaverano) ringrazia il Beato che l'ha guarita di un ascessi.

Pancini Clorinda (Ronca) avendo il marito da lungo tempo disoccupato, chiese al Beato Don Bosco di trovargli impiego e fu esaudita dopo un triduo di fervide preghiere. Riconoscente porge offerta per la Canonizzazione.

Aprà Sr. Angela P. M. A. (Bahia Bianca - Argentina) commossa e riconoscente ringrazia il suo buon Padre Beato D. Bosco che le concesse la guarigione da una grave bronco-polmonite e la grazia di poter essere, dopo lunga attesa, contrasti e difficoltà d'ogni genere, Figlia di M. Ausiliatrice.

Pogliani Guglielmo (Costigliole d'Asti) ringrazia M. Ausiliatrice e il Beato D. Bosco che gli hanno conservato in vita il figlio Luigi e per altra grazia straordinaria ottenuta. Riconoscente porge offerta per le Opere Salesiane.

Schebeck Regini Giuseppina (Chioggia) sofferente da lungo tempo e sottoposta a varie operazioni chirurgiche senza ottenere altro risultato che il peggioramento delle sue condizioni di salute, ebbe la fortuna di avere tra le mani il Bollettino Salesiano. Al leggere le molte grazie e favori che il Beato Don Bosco largisce ai suoi devoti, il suo cuore si aperse alla speranza e affidò a lui la sua sorte: avuta una sua reliquia la tenne ben cara, l'applicò alla parte ammalata e, sottoposta ad una nuova operazione, riacquistò, mercè l'assistenza e l'aiuto di Lui, la primiera salute. Serberà eterna riconoscenza al suo Protettore.

Zoppi Maria (Podenzano) rende pubbliche grazie al nostro Beato che assistette e conservò in vita la figlia Dirce gravemente inferma.

NECROLOGIO

Salesiani defunti.

SCALET Don SILVIO, sac. da Transacqua di Primiero (Trento), † a Piossasco (Torino) il 25-9-1933. Minato dal male che non perdona nel fiore della giovinezza ebbe ancora il conforto dell'Ordinazione Sacerdotale, cui unì presto il sacrificio della vita.

CELLI AGOSTINO, ch. da Verucchio (Forlì), † a Piossasco il 7-10-1933. Studente di filosofia fu sorpreso dalla malattia che lo trasse alla tomba. Giovane d'anni, ma maturo pel cielo, sospirò la morte persuaso che per lui sarebbe stata « la chiave all'amplesso col caro Gesù ».

MAINA Don VINCENZO, sac. da Gerbido (Torino), † a Rovereto (Trento) il 20-10-1933. Passò 42 anni nella Società Salesiana disimpegnando delicati uffici con ammirabile dedizione e spirito di sacrificio.

CASTIGLIA Don GIUSEPPE LUIGI, sac. da Biestro (Mondovì), † nell'Ospedale italiano di Buenos Aires (Argentina) il 15 ottobre 1933, a 74 anni di età. Grave lutto per l'Ispettoria di Buenos Aires la scomparsa di questa figura patriarcale di sacerdote salesiano che in quaranta e più anni di apostolato, in vari collegi della Repubblica, s'era cattivato la stima e la venerazione universale colla paternità caratteristica dei primi figli del Beato Don Bosco. Alunno dell'Oratorio di Torino quando viveva ancora il Beato, passò colla famiglia in America e, nel Collegio di San Nicolas de los Arroyos, sentì la chiamata divina alla vita salesiana. Ricevuto l'abito religioso, fu ordinato sacerdote da Mons. Cagliero nel 1887, e, dopo breve periodo di insegnamento nel Collegio Pio IX di Rosario e di ministero nella parrocchia di San Carlos in Buenos Aires, fu direttore del Collegio di San Nicolas, poi fondatore e direttore del Collegio « Santa Isabel » a San Isidro, e in seguito di quello di Corrientes, finchè nel 1931 ritornò nel Collegio di San Isidro dove lo sorprese il male che, nonostante le cure premurose di clinici specialisti, lo trasse alla tomba. Uomo di virtù soda, di illimitato spirito di sacrificio, di umiltà profonda e di tenerissimo affetto, lasciò tracce luminose sul suo cammino ed ebbe ai funerali il trionfo delle grandi anime. L'Ecc.mo Arcivescovo Mons. Capello, autorità e popolo, allievi, ex-allievi, e Cooperatori pregarono attorno alla sua salma che ora riposa nella chiesa di S. Giuseppe del Collegio San Isidro da lui fondato.

Cooperatori defunti.

ANNA MARIA DEMICHELIS del fu Prof. Dott. Luigi, da Torino. Ex-allieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice, zelante Cooperatrice salesiana fu chiamata al premio eterno dopo trent'anni di gravi sofferenze, sopportate eroicamente per amore di Dio e per l'espansione delle Missioni in Cina tanto a Lei care.

Nobildonna MARIA ved. ROHR, n. De Gatterer, da Trento. Fu la Mamma del nostro Istituto, che beneficò per una quarantina d'anni con affetto e generosità senza pari, salvandone le sorti durante la grande guerra, sostenendolo moralmente in momenti difficili e soccorrendolo materialmente con vera munificenza.

Cav. Uff. GIUSEPPE DEMARIA, da Torino distinto industriale, formato a sentimenti profondamente cristiani, ebbe per le Opere salesiane particolare affetto che traduceva cordialmente in frequenti, generose beneficenze.

Dott. Ing. ANDREA MESSINA da Roma. Ingegno eletto, animo mite, trascorse il breve pellegrinaggio tra i casti affetti della famiglia e sotto lo sguardo dell'immacolata per la quale nutriva tenera divozione. Alle soglie della eternità rinnovò la sua professione di fede e di rassegnazione alla volontà di Dio, chiudendo così esemplarmente la sua vita edificante. Fu nostro generoso Cooperatore.

MARIA ANSELMO da Arenzano, sorella di un nostro caro confratello e zelante Cooperatrice, morì raccomandando ai figli la divozione al Beato Don Bosco e l'assistenza delle Opere salesiane.

CAVOLI Don EDOARDO di S. Giovanni in Marignano. Zio di un nostro confratello, consacrò tutta la sua vita al bene delle anime ed all'esercizio della carità.

TERESA MARY CRISTELLOT da Belluno. Fervida Cooperatrice delle Opere salesiane.

CATERINA BOCCAGNI nata Ferrari da Molina di Ledro. Dopo una vita esemplarmente vissuta nel Signore e tra le cure della famiglia, spirò nella bella età di 82 anni. La devozione al Beato Don Bosco ed alla Madonna Ausiliatrice furono il suo conforto negli affanni e nelle lotte della sua tribolata esistenza. Le Opere salesiane l'ebbero sempre preziosa cooperatrice.

P. CARLO LUIGI FABER S. J. procuratore delle Isole Caroline e Marianne, fu chiamato repentinamente al premio eterno il 5 nov. u. s. Ex-allievo salesiano dell' Uruguai, nostro zelante cooperatore, venne in aiuto in molteplici occasioni ai nostri confratelli, specie negli inizi dell'opera nostra in Giappone. Sacerdote e religioso esemplare, esperto direttore di anime, zelo l'apostolato in quel grande impero con grande generosità e spirito apostolico.

RITA LETTER-BETTIO da Schio. Presidente del Comitato locale « Dame Patronesse » ebbe per l'Istituto Salesiano delicatezze materne che la fanno rivivere nel ricordo e nella preghiera.

Altri Cooperatori defunti:

AGRiSI AGRIPPINA, Como.

Amico MARIA, S. Cataldo (Caltanissetta). ANGRISANI ENRICHETTA, Buttigliera d'Asti (Aless.). ANTONINI UMBERTO, Roma. ASTORI ELENA, Binasco (Milano). ATZENI ZEDDA VINCENZO, Arbus (Cagliari). BARBAZZA LUIGI, S. Donò di Piave (Venezia). BASSETTI CHIARA GIARDINI, Sesto Calende (Varese). BELLAVITA ANNA, Perugia. BERTEA FRANCESCA, Prascorsano (Aosta). BERTOLINO FRANCESCO, Romentino (Novara). BOELLA LUIGIA, Pinerolo (Torino). BOGGIO Cav. DOMENICO, Cuorgnè (Aosta). BORGHESI PAOLA, Sulzano (Brescia). BORROMEO Cont.ssa ROSANNA, Milano. BusLACcHI GIACOMINA, Garbagna (Novara). CARMELO CLARA, Cuorgnè (Aosta). CASALIS BERNARDO, Carmagnola (Torino). CERIANA RACCA TERESA, Torino. CIGLIA ADELAIDE, Gen. Mansilla (Argentina). CINELLi D. ANGELO, S. Vito in Monte (Perugia). DE CONSOLI GIOVANNINA, Garbagna Novarese. DE GIORGI GIUSEPPINA, Garbagna Novarese. DEMICHELIS ANGELA, Casale Monf. (Aless.). DOLCI LUIGI MICHELE, Bergamo. FALCONET EDVIGE, Torino. FRIZZA CATERINA, Sonico (Brescia). GELMI GIOVANNI, Leffe (Bergamo). GHISI Mons. Can. Dott. AuGUSTO, Pisa. GIRAUDO DOMENICA, Villaretto (Cuneo). GUERRINI PIETRO, Brescia. HERITIER CAROLA ved. GAY, Villar Perosa (Torino) LI VOLSI MICHELE, Nicosia (Catania). LUPO MARGHERITA, S. Genovario (Vercelli). MAFFEO ANNA, Brandizzo (Torino). MAROSTICA NANA, Sterling, Colo (S. Uniti). MELOTTI GIOVANNI, Breno (Brescia). MORELLINI GIAcoMo, Perth (Australia). NEMO MARIA, Perosa Argentina (Torino). ODIFREDI TERESA, Torino. PASQUINI CECILIA ved. PICCHI, Arezzo. PIANA CAROLINA, Omegna (Novara).

PozzoBON Mons. D. LUIGI, Cordignano (Treviso). PRATO Avv. EUGENIO, Torino. PRETI LUIGI, Crevalcore (Bologna). ROSNARI CLEMENTINA, Valganna (Varese). SANTI D. BENIGNO, Faetto (Modena). SAPORITO RAIMONDO, S. Cataldo (Caltanissetta). SARASSINO MARIA V. VERTINETTI, Vinovo (Torino). SCIASCIA Avv. GIOVANNI, Rocalmuto (Agrigento). SORCE GIUSEPPINA fu SALV., Mussomeli (Caltan.). TRAVERSO FRANCESCO, Voltaggio (Alessandria). USSAI LUDOVICA, Gorizia. VANNINI MELANIA, Mathi (Torino). VERCELLI ADELE, Marconengo (Torino). VERCELLINO LORENZO, Vercelli. VIGOLUNGO SABINA, Alba (Cuneo).

Li raccomandiamo tutti caldamente ai suffragi dei nostri Cooperatori e delle nostre Cooperatrici.

Anime riconoscenti a Maria Ausiliatrice ed al Beato Don Bosco:

Ci hanno segnalato grazie ottenute per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice o del Beato D. Bosco, e alcuni hanno anche inviato offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

Accornero Iolanda, Agnello Carolina, Alange Rosa, Alemandi Clara, Allerino Fam.a, Alloa Lucia, Amerio Giorgio, Anglesio Domenica, Anselmi Margherita, Anziati Margherita (catena oro), Arame Teresa, Ardizzione Maria, Arduino Pietro, Ariano Teresa, Aschieri Teresa, Assalito Rossi Maria, Assolti, Astori Carlo, A. T., Atzori Pilia Teodora, Avagnino Lucia.

B. fam.a, Bagnasco Francesco, Bagnati Natalina (anello e catena oro), Balbo Maria, Balduino Negratto Maria, Ballocco Caterina, Banchi, Bandin Glorey Caterina, Bandini Don Mario, Barattini Pia, Baravalle Antonio, Barberis Felice, Barberis Natalina, Barbero Fama, Barbero Emilia, Baruffi Felicita, Bassino Botta, Basso Angelina, Battaglino, Baudino Caterina, Beauvlyau, Beccaria Carlo, Beffa Camillo e fam.a, Beinotti Orsolina, Belgrano Lidia, Bellandi fam.a, Belloni Paolina, Beltramo Emilia, Benente Michele, Benso Maria, Bergero Giuseppina, Berolati Maria Pia, Berrone Carlo, Bertetti Amalia, Bertetti Domenica, Bertoli Alfredo, Bertolotti Clementina, Bertona Margherita, Bertora Alice, Bertotti, Bessone Teresa ved., Bettati Rosolino, Bianchi Maria ved. Florio, Bianchi Ines, Bianco Margherita, Bignelli Albina, B. L. R., Boasso Paolina, Boglio Elisa, Bolis Maria, Bolla Margherita, Bonat Teresa, Bondinelli Sac. Secondo, Bongiorno Germana, Bongiovanni Lino, Boni Maria ved. Butti, Bonino, Bonomi Ida, Borge, Borgata Zorca Angela, Borrodde Maria Paola, Bosco Marianna e fam.a, Bossa Maria, Bossini Paolo, Bosso Caterina, Bottini Enrica, Bottino Angiolina, Botto Giuseppe e Giuseppina coniugi, Botto Rina, Bovo Luigina, Bracchio Gioachino, Bracco Vincenzo, Braggio Dott.ssa Rina, Brivio Giuseppa, Broggi fam.a, Brossa Lucia (catena oro) Bruciafreddo Teresa, Bruno Luigi fu Giorgio, Bruno Michele, Brusaferro Eugenia, B. E.

Calavita Domenica, Calì Mariannina ved. Gusmano, Campochiaro Giuseppe, Campriti Concetta (orecchini oro), Canevali Luigi, Cantone Margherita, Capanna Iole, Capellino Francesca, Capergola Maria, Caranio Luigi, Cardini Maria, Carello Tina (orecchini oro), Caretti Prof. e fam.a, Careno Lucia, Carlini Luigi, Carone Emilia (anello oro), Caroni Giuseppina, Carrai Albertina, Carrara Giovanna, Carsolato G. Battista, Cartori Lina (croce d'oro), Casalegno Adele, Casalegno Giuseppina, Casalis Clara, Casella Sofia, Castagno Teresa, Castelli Luigi e fam.a, Casellino Anna, Causani Myriam, Cavallo, Cavanna Maria, C. C., Celeste Giovannina, Cena Teresa, Ceresa Domenica (anello oro), Cerro Teresina, Ceschi Maria, Chanoux Anna, Cheppino Carolina, Chiappo Erina, Chiapusso Alessandrina, Chiarle Natalina, Christanell Olga, Ciriaci Margherita, Citron Giuseppina, Clerio Gilardi Teresina, C. N., Cogne Maria, Collicelli Cav. Antonio, Comizzoli Teresa, Concina Maria, Conti Giuseppina, Conti

Rosina, Cordero Tomaso, Corso Maria (orecchini oro), Corte Elvire, Costa Federico, Costanzo Caterina, C. P., Cravero Andrea. Cremonesi Marina (anello oro) Criotti Caterina, Crugnola Angela (anelllo oro), Currò Giovanni.

Daresta Teresa, Davico Giuseppa, D. B., Defacis Pietro, De-Giorgis Rosina, Degiuli Irma, Delfino Pietro, De Maria Ernesta, Demichelis Francesca, De Simoni Ebe, Devota di M. A., Di Somma Anna, Domenicotti Luigi, Donedio Caterina, Drago Annetta, Dujany Corona Lina (braccialetto oro), Duvina Carolina (orecchini oro).

Egidi Cav. Renato.

Fabris Sani Adele, Falchero Giuseppe, Falconetti Rosina, Fanini Maria, Faraboschi Alberti, Farfaglia Virginia, Farina Gemma, Fasolis Giuseppina, Fava Giovanni, Fazio Rosetta, Ferrario Angela, Ferraris Pietro, Ferrero Luigino, Ferrero Margherita, Ferrara Teresa, F. G. di Casale M., Filippa Giovanna, Fissare Rosa, F. M., Foglino fam.a, Formasero Francesco, Franco Antonio, Franco Osvaldo, Frassati Enrico, Frigo Destro Gemma, Fumagalli Gaetano.

G. Rev.do, Gaido Anna, Gaiotto Margherita (catena oro), Galeazzi Annibale, Gallazzi Enrico, Galli Antonietta, Galliano Lazzaro, Gallino, Gallo Margherita, Gambino Margherita, Gandolfi Antonio, Garbarino Enrica, Garda, Gargantini Antonietta, Garrone Maddalena, Gasperini Domenica, Gazzola Clelia, G. B., Genta Elisabetta, Gerbardi Carolina, G. F., Ghigo Dott. Giacomo e Rosita, Ghirardi Antonio, Ghirardi Elisabetta, Ghisoli Rota Alice, Giachino Emilia, Giannasso Anna, Giardini Ida, Giaretto coniugi, Gila Angiola, Gilardini Angela, Giordano Erminia, Giorgi Pierina, Giuffredi Maria (collana oro), Givogri, Gobbi Lina, Goggi Angiolina, Gola, Gotta Emma (calice argento), Gramaglia Mario, Grande Genoveffa, Greppi Antonia, Grillo Antonino, Guadagni Costanza, Guerrini Carolina, Guerrini Eugenia (anello oro).

Iannaccia Angelina, Ilde Suor M., Infelese Fedele.

Lajolo Maria, Lamberto Maddalena, Lampagni Rosa, Lanfranco Giovanni, Lano Anna, Lanza Maria, Lanzarini Don Edoardo, Lecchi Antonietta, Legnani Luisa, Libré Ezio, Lioia Maria, Lodi Laura, Longhi Teresa, Lorenzetti Maria, Lupano, Lupo Maria, Lusso Maria.

M. A., Magnani Alessandrina, Maina Angelo, Maioli Alice, Malfredi fama, Mandelli Margherita, Mandrile Rosa, Manello Carla, Manzini Gilda, Manzino Filomena, Marchese Pietro, Marchetto Irene, Marengo Adele, Margante Giuseppe, Margarini Carlo Enrico, Marianelli Serafino, Marietta Teresa, Marinetti Giovanni, Marini Rosa, Marino Domenica, Marino Maria, Marocco, Marone Albino, Martina Amelia, Martinez Rosaria, Martini Maddalena, Martini Maria, Martinetti Caterina, Marziani Melania, Massa Margherita, Mattioli Balbo Amalia, Mautino Maria, Mazza Rosa, Mazzarone Anna, Mazzucato Erminia, M. D., Melzi Maria, Merendi Enrichetta, Merlino Lucia, Merlo rag. Giov. Battista, Micale Vincenzina, Michieli Noemi di Sante, Milano Amelia, Milano Serafino, Moglia Drovetti Maria, Mogni Elvira, Molinari Angela, Monfrino Teresio, Montaldo Vittoria, Montanari Jonas, Montefameglio Matilde, Monti Giuseppe. Morando Antonio e Antonietta, Moro Teresa, Moroni Bambina, Morra Vacca Maria, Mosca Maria e figlio, Mosso Teresa, Moy Frugoni Rosina, Musso Giovanni, Musso Marietta (anello argento).

Nanni Anita, Nannini Geltrude, Narsete Caterina, Negro Giuseppina Delfina (catena oro), Nembro Cesira, N. N., N. N. di Boves, Chivasso, Giaveno, Milano, Moncalieri, Orbassano, Rubbiana, Torino, Tortona e Zivignano, Nova Ida, Novara Giulia.

Occhiena fam.a, Oreado Guglielmo, Origo Don Giovanni, Orlando Mario, Ottone Maria.

Padovani Angelina, Padrini Anna, Palombo Rosina, Panzeri Adelina, Parlacchi Giovanni, Parodi Maria, Pastorelli Andrea, Pastorello Pietro e Luisa, Pastrone Filomena, Paudire Delia, Pavia Longarini, Pedrazzoni Teresa (anello oro), Pelle Clelia, Pellerano Maritano Eugenia, Peracchio Luigina, Peraro Luigia, Perazzi Candida, Perelli Giuseppina, Peri Michelangela, Perinetto Margherita, Piana Luigia, Pianta Clara, Piccardi Corinna (anello oro), Picco Maria, Pignatelli Francesca, Pini Pina, Piova Caterina, Pistacchini Bernardo, Piergallini Flavio, P. S. P., Pontiggia Giuditta, Portinaro Maria, Pozzan Maria (oggetti oro), Pozzi Virginia, Prato Domenico (spilla oro), Primo Giuseppa ved. Ferrero, Prontini Maria, Pugliese Giuseppina.

Quaglia fam.a, Quarelamagna Elvira, Quarello, Quazzo Angiolina.

Rabbiosi Irene, Raimondo Umberto, Ranco Ambrosio, Repetti Maddalena, Rava Giovanna (anello oro), Ravetto Anna, Rebora Emilia, Regis Giuseppina, Reinaudi Anna, Reinero Anna, Riccardi Giuseppe, Riccardi Maria, Righele Maria, Rinaldi Maria, Rivetti, Rizzo Vincenzo, R. L. M., R. M., R. R., Rolle Andrea, Ronco Teresa, Rosa Alfonso, Rosa Maria, Rosari Genesio, Rosboch, Rosconi Fiorina, Rosio Desiderio, Rossi Gina, Rovasso Cap.no Natale, Roviola Fioriva, Rusccni Fioriva.

Saba Erminio, Sacchetti Valentino, Sacco Maria, Sampò Vittorio (braccialetto oro) Sangalli Virginia, Saracco Mario, Scaglia Maria, Scanagatta Delfina, Sciano Maria, Scolari Rosa, S. D., Sentino Erminia, Serra Fosa, Severo Augusta, Sognerso fam.a, Sibilla Dina, Silva Costanza, Silvestro Luigia (anello oro), Solardi Elena, Sola Giuseppina, Soldato, Solino Giovanni, Sorelle Rina e Elena, Sormani Leon Amelia, Spada Ernestina, Spilla Maria Luigia, Sterdero Maria, Stefani Antonio, S. R., Suppo Maria.

Tamaroglio Rag. Antonio, Tamba Antonio, Tamietto Giovanni, Taricco Maria (oggetti oro), Temporelli Alfonsa (anello oro). Testa Rosa T. L. S., T. M. di Carmagnola, Tomassoni Giovanni, Toniatti Leonilda, Torello Suor Angiolina, Torero Matteo, Torero Teresa, Trafelli Giuseppina, Trinchero Giovanna, Trocano Caterina, Tromville Paolo, Tucci Virginia, Turin Amalia.

Uglio Eugenia, Una Cooperatrice.

Valinotti Teresa (anello oro), Vannucci Nina, Vatteroni Dr. Gino, Vatteroni Giovanni, Vecchietti Veronesi Palmira, Veirana Adele, Venturini Antonio, Verga Giuseppina, Vergnano Giovanni, Vernetti Angelo, Vezza, V. G. n. B. di Montanaro, Viale Giuseppina, Viassone Giacomo, Viazzo Fiorina, Viganò Fera Maria Teresa, Vigino Giuseppina, Vigna, Vignola Carolina, Villa Luisa, Vinciguerra Angelo, Viotti Giuseppe, Volean Rag. Benedetto, Volontè Maria, Volteri Maria, Vuillermin Avv.to.

Zacchero Francesco, Zanazzo Dott. Eleonora, Zanazzo Dott. Prof. Gio. Battista, Zen Maria Luigia, Zorzi Primo, Zuccaro Margherita.

In fiduciosa attesa:

Raccomandiamo caldamente alle preghiere di tutti i nostri Cooperatori le seguenti persone e le loro particolari intenzioni:

A. G., Alberganti Arrigo, Albesiano Pasqualina, Allena Caterina, Almondo Anna, Anselmi, Azzini Enrica, Baretta Alberto, Baronessa St. Pierre, Bonato Giuseppe, Bovo, Buonvicino Costantino, Casalegno Maria, Catastellero Nicolina, Cerutti Caterina, Cerotti, Giovanni, Conti Anna, Conti Giorgio, Cristiani Bianca, De Maria Caterina, De Martini Adelaide (collana d'oro), Demichelis Carlo fu Luigi, Doglio M. Antonietta, Fossati Anna, Frasso Carlo, Gay Margherita, Ghiotti Natalina, Gonetti Luigina, Gravier Emilia, Gravier Giuseppina, Lavelli Luciano, Lombardi Eurosia, Maffei Federico, Maineri, Masserone Luisa, Minetti fam.a, Monti Maria, Morione, N. N. (anello oro), Paracco, Perotti Amalia, Piccolo Armando e fama, Piota Giuseppe, Portatadino Franca, Pomerani Teresa, Prolo Maria, Quaglione Costante, Raverso Maria, Ravina Giovannina, Ressia Marcella, Rollone Albino, Rondini Mons. Stefano, Schiantarelli Pierina (spilla oro) Suardi Maria, Ughetto Gaudenzio, Varino Margherita.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori, tanto sacerdoti che laici, per godere delle indulgenze e privilegi della Pia Unione devono recitare ogni giorno un Pater, Ave, Gloria secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, coll'aggiunta dell'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis. (Decr. 2-X-1904).

Beninteso che per le indulgenze plenarie bisogna poi compiere le solite pratiche prescritte dalla Chiesa.

PEL MESE DI GENNAIO

Indulgenza Plenaria:

1 Circoncisione

2 SS. Nome di Gesù 6 Epifania 8 Sacra Famiglia

18 Cattedra di San Pietro in Roma 23 Sposalizio di Maria Vergine. 25 Conversione di S. Paolo

29 San Francesco di Sales (coll'obbligo però di

visitare una chiesa salesiana).

OSSERVAZIONE. - Nel giorno della Circoncisione e in quello dell'Epifania c'è pure l'INDULGENZA STAZIONALE di 3o ANNI e 30 QUARANTENE.

L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Regio Decreto 13 gennaio 1924, n. 22, può legalmente ricevere Legati ed Eredità. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule: Se trattasi d'un Legato: «... lascio all'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire... (oppure) l'immobile sito in... ».

Se trattasi invece di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, La formula potrebbe esser questa:

« Nomino mio erede universale l'istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino, lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo ».   (Luogo e data).   (Firma per esteso).