BS 1930s|1930|Bollettino Salesiano Febbraio 1930

Anno LIV.   FEBBRAIO 1930 (VIII)   Numero 2.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: I fasti dell'Anno Giubilare. - Parole di S. S. Pio XI su Don Bosco. - S. Em. il Cardinal Giuseppe Gamba. - Pane e Veleno (Il Beato D. Bosco e la stampa). - La Crociata Missionaria. - Le prove indirette a favore del Sepolcro di S. Stefano. - Omaggi al Beato Don Bosco. - La riconoscenza nel b. d. Bosco. - Tesoro spirituale. - Dalle nostre Missioni: Dal Matto Grosso. - Da bordo del "Coblenz". - In onore del B. Don Bosco. - Grazie. - Culto e Grazie di M. A. - Notizie Salesiane. - Necrologio.

I FASTI DELL'ANNO GIUBILARE

L'Enciclica Quinquagesimo ante anno può ben dirsi il dono natalizio del Padre comune al mondo cristiano. Al chiudersi del Giubileo Papale, alla vigilia di Natale e nell'imminenza della fine dell'anno, la lieta rassegna dei fasti gloriosi, onde la Provvidenza ha voluto impreziosire questi dodici mesi - dei quali il Sommo Pontefice quasi vuol fare il bilancio per più diffusamente commemorare i grandi benefizi da Dio derivali alla cristianità - attesta nella Chiesa il perenne rifiorire della vita spirituale sotto l'influsso divino, sottolinea la crescente devozione dei popoli verso la Cattedra di San Pietro ed è insieme una lezione di sano ottimismo al mondo scettico, che non ha fede nelle energie e nei progressi del bene. Il Papa ha voluto tacere le tristezze, affinchè, si direbbe, la gioia sua e dei suoi figli non fosse comunque attenuata, ed affinchè, alla luce di quella visione ottimistica, gli operai della vigna si accingessero, con lena rinnovata e gioconda, alle opere apostoliche del nuovo anno.

La rassegna comincia dalle cose che toccano più da vicino la Santa Sede e il Governo della Chiesa, onde sembrano avere maggiore importanza delle altre. Sono anzitutto le Convenzioni lateranensi, firmate l'11 febbraio, auspice la bianca Regina di Lourdes. Il Papa osservato che Trattato e Concordato, per l'identico principio fondamentale da cui derivano, formano un insieme talmente inscindibile che, o tutti e due restano, o ambedue vengono meno, ricorda il plebiscito di gioia con che furono accolti e presagisce che, ove siano coscienziosamente portati ad effetto, recheranno il più gran bene alla causa cattolica, alla patria nostra e a tutta l'umana famiglia.

Vengono poi la Convenzione pattuita col Portogallo l' 11 aprile, circa i confini e le prerogative della Diocesi di S. Tommaso di Meliapor nelle Indie Orientali, il Concordato romeno firmato il 10 maggio 1927 e ratificato il 7 luglio 1929, e il Concordato prussiano firmato il 14 giugno e ratificato il 13 agosto. A queste convenzioni concordatarie non mancarono le difficoltà, che peraltro furon superate, mediante il buon volere dei pubblici poteri. Il Pontefice si rallegra per il bene religioso e civile che da tali accordi certamente deriverà, così come si compiace delle nuove o rinnovate intese, che si stanno promovendo fra la Santa Sede e le Nazioni.

Altro argomento di letizia trae dalle migliorate condizioni del Messico, sì che v'è speranza di pace non molto lontana. A questa letizia è contrasto il permanere delle gravissime condizioni della Russia, l'unica nota di tristezza inserita nel faustissimo quadro giubilare. Altro conforto: le dimostrazioni di attaccamento alla Sede di Pietro da parte delle Chiese orientali, che tanto stanno a cuore al

Vicario di Cristo . I Vescovi Ruteni - come l'anno decorso gli Armeni - tennero vicino al Soglio pontificio le loro importanti riunioni, ove trattarono importantissime cose: Seminari Minori, istruzione catechistica, codificazione del Diritto Canonico Orientale e Azione Cattolica.

Passando ad altri motivi non meno fausti e felici, il lieto bilancio del Padre comune rammenta l'iniziativa per donare opportune Case Canoniche all'Italia meridionale, per cui, com'è noto, è stato istituito in Vaticano un Ufficio Pontificio Case Parrocchiali in Italia, presieduto dall'Ing. Mons. Spirito Chiapetta: l'inaugurazione del Collegio internazionale dei Servi di Maria (23 aprile) e di quelli dei religiosi di S. Francesco di Paola; del Seminario Lombardo (21 dicembre del precedente anno), del Collegio Nepomuceno (23 aprile), e delle nuove scuole di Propaganda sul Colle Gianicolense (25 aprile); nonchè la fondazione del Collegio Russo, canonicamente eretto mediante la Costituzione Apostolica Quam Curam (15 agosto). Con particolare compiacenza l'Augusto Pontefice ricorda il Collegio Etiopico, già pronto per la solenne inaugurazione e di cui fu già benedetta la cappella ; Collegio che Egli volle appositamente edificato presso il Vaticano. D'altri Collegi, il Ruteno e il Brasiliano, fu posta la prima pietra; quanto prima s'inizieranno i lavori per la nuova sede del Seminario Romano Vaticano, resa necessaria dall'assetto nuovo provocato dai Patti Lateranensi.

La prospettiva di nuovi apostoli romanamente formati, della crescente dilatazione del regno di Dio e della più stretta unione dei popoli con la Sede Apostolica, riempie di profonda consolazione l'animo del Papa, che sente di non poter ringraziare abbastanza la Divina Bontà.

Egualmente fauste e felici sono molte solenni celebrazioni svoltesi in quest'anno di letizia e di grazia giubilare. Sono tra esse il 14° centenario di Montecassino, cui il Papa partecipò con Lettera del 10 febbraio e con l'invio d'un suo Legato; le festività di Stoccolma in commemorazione della venuta di S. Ansgario, approdato nella Svezia or fanno mille e cento anni, per recarvi la luce del Vangelo; festività che segnano un nuovo periodo di libertà e di fecondità della Chiesa cattolica in quelle regioni. Nè si deve tacere la dedicazione della nuova Cattedrale d'Islanda, fatta dall'Em.mo Prefetto di Propaganda Fide.

Un Legato papale rese più solenni le onoranze di Orléans a Santa Giovanna d'Arco, in memoria del 5° centenario del suo trionfale ingresso in quella città. Il Nunzio Apostolico accrebbe il lustro delle celebrazioni cecoslovacche per il secondo centenario della canonizzazione di S. Giovanni Nepomuceno, e per il millenario del Re S. Venceslao: auspicio di prosperità religiosa, non solo, ma anche civile.

Particolarissima ragione di gaudio sono le grandi celebrazioni in Inghilterra, Scozia e Irlanda per il centenario della « emancipazione » religiosa: celebrazioni contraddistinte non da recriminazioni sul passato, ma da saggi e virili propositi per l'avvenire. Tale ricordo consente al Santo Padre di felicitarsi per la glorificazione d'una grande schiera di Martiri, aggiunti al numero dei Beati il 15 dicembre (136 Martiri Inglesi), e il 22 dicembre (P. Giovanni Ogilvie, scozzese). Questi insigni Eroi e gli altri glorificati nel giugno attestano come una perenne virtù dello Spirito Santo scorra per le vene della Chiesa. Il 2 giugno ascese all'onore dei Beati Don G. Bosco, il 9 Margherita Redi, il 16 Claudio de la Colombière, il 23 Cosma da Carboniano, parroco e martire armeno, il 30 Fr. Francesco M. da Camporosso, laico cappuccino.

A questi magnifici argomenti di letizia s'unisce lo spettacolo di fede e di pietà, continuato per tutto l'anno, da parte dei fedeli accorrenti, sino dalle lontane regioni, verso Roma per lucrare il perdono largito dal Successore di San Pietro, e per attestare a Lui la loro devozione. Quale fervore di entusiasmo, massime dei più giovani! Tale spettacolo di pietà, i nuovi incrementi dell'Azione Cattolica, le offerte e la copia delle suppellettili a favore delle Missioni e dei Missionari sono causa del più vivo giubilo per il cuore del Padre.

Egli, concludendo l'Enciclica giubilare, abbraccia con uno sguardo d'intenso affetto il mondo, presagendo che i preziosi frutti di virtù, maturati lungo quest'anno, saranno anche motivo di nuova concordia e prosperità civile; onde a conservarli e moltiplicarli, e anche in segno di paterna gratitudine, dischiude novellamente i tesori del perdono celeste prorogando il Giubileo a tutto giugno del 193o. (L'Osservatore Romano, 25-XII-1929).

Parole di S. S. PIO XI su D. Bosco.

Ricevendo in udienza le « Guide Alpine» raccolte a Roma, il 16 novembre, S. S. Pio XI dopo averle benedette, distribuì loro una medaglia recante l'effige sua e di D. Bosco.

« Non a caso - ha detto il Papa - vogliamo che voi conserviate questo tenue ricordo. Don Bosco fu infatti una grande guida spirituale. Che egli vegli su di voi e vi protegga nelle ore della più dura prova : che egli vi faccia salire le più alte vette spirituali con lo stesso successo con cui salite quelle delle montagne ».

Ai 200 bancari del Dopolavoro della B. N. del Credito ricevuti in udienza, a pegno della sua gratitudine, dava loro la medaglia commemorativa del Giubileo recante l'effigie del Beato Don Bosco. Significativa questa coincidenza, « perche, diceva il Papa, Don Bosco fu un grande lavoratore, di un lavoro immensamente benefico e ben concepito; che per Lui fu sorgente di premio, di grandi meriti non solo dinanzi a Dio, ma dinanzi agli uomini ».

*

Nell'Enciclica Mens Nostra del 2o dicembre, il S. Padre Pio XI, esortando i sacerdoti del Clero secolare a frequentare gli Esercizi Spirituali secondo le prescrizioni del Codice di Diritto Canonico per cavarne frutto quanto più grandi sono le sollecitudini del loro ministero, così si esprime:

«Così hanno sempre sentito i Sacerdoti più zelanti, così hanno praticato ed insegnato tutti quelli che si distinsero nella direzione delle anime e nella formazione del Clero, come, per citare un esempio moderno, il B. Giuseppe Cafasso, da Noi recentemente elevato agli onori degli altari, il quale appunto degli Esercizi Spirituali si valeva per santificare se stesso e i suoi confratelli di Sacerdozio, e fu al termine di uno di tali ritiri che con sicuro intuito soprannaturale potè indicare ad un giovane Sacerdote suo penitente, quella via che la Provvidenza gli assegnava e che lo condusse poi a diventare il B. Giovanni Bosco: al qual nome nessun elogio è pari ».

Nell'Enciclica Quinquagesimo ante anno del 23 dicembre, S. S. Pio XI, passando in rassegna le consolazioni dell'Anno Giubilare, ricorda con particolare compiacenza la Beatificazione di D. Bosco usando queste parole:

« In qual modo potremmo poi descrivere la consolazione di cui fummo inondati, quando, dopo aver ascritto Giovanni Bosco tra i Beati, lo venerammo pubblicamente nella medesima Basilica Vaticana? Giacche richiamando la cara memoria di quegli anni, nei quali, all'alba del sacerdozio, godemmo della sapiente conversazione di tanto uomo, ammiravamo la misericordia di Dio veramente «mirabile nei Santi suoi » per aver opposto il beato così a lungo e così provvidenzialmente ad uomini settari e nefasti, tutti intesi a scalzare la religione cristiana e a deprimere con accuse e contumelie la suprema autorità del Romano Pontefice. Egli infatti, che da giovinetto era solito convocare altri della sua età per pregare insieme e per ammaestrarli negli elementi della dottrina cristiana, dopo che divenne sacerdote prese a rivolgere tutti i suoi pensieri e sollecitudini alla salvezza della gioventù else più era esposta agli inganni dei malvagi; ad attrarre a sè i giovani, tenendoli lontani dai pericoli, istruendoli nei precetti della legge evangelica e formandoli alla integrità dei costumi; ad associarsi compagni per ampliare tanta opera e ciò con sì lieto successo, da procacciare alla Chiesa una nuova e foltissima schiera di militi di Cristo; a fondare collegi ed officine per istruire i giovani negli studi e nelle arti fra noi e all'estero; e finalmente a mandare gran numero di missionari a propagare tra gl'infedeli il regno di Cristo. Ripensando Noi a queste cose durante quella visita alla basilica di S. Pietro, non solo riflettevano con quali opportuni aiuti il Signore, specialmente nelle avversità, sia solito di soccorrere e corroborare la Chiesa sua, ma anche Ci veniva in mente come per una speciale provvidenza dell'Autore di tutti i beni fosse avvenuto che il primo a cui decretammo gli onori celesti dopo che avevamo concluso il patto della desideratissima pace con il Regno d'Italia, fosse Giovanni Bosco, il quale deplorando fortemente i violati diritti della Sede Apostolica, più volte si era adoperato, perchè reintegrati tali diritti, si componesse amichevolmente il dolorosissimo dissidio pel quale l'Italia era stata strappata al paterno amplesso».

Il 30 dicembre ricevendo in udienza gli alunni ed ex alunni degli Istituti di San Giovanni B. de La Salle di Torino, Sua Santità consegnava loro le medaglie commemorative del Giubileo con la sua effige da un lato, e con la immagine del Beato Don Bosco dall'altro, dicendo « che molto a loro si addiceva una tale medaglia, perchè mostra quello che sa fare una educazione profondamente cristiana, i cui benefici si riassumevano in due parole, che loro vivamente il Papa raccomandava : l'educazione cristiana».

S. Em. il Card. GIUSEPPE GAMBA

Arcivescovo di Torino

Con particolare venerazione raccomandiamo ai suffragi dei nostri ottimi Cooperatori l'anima eletta del Card. Giuseppe Gamba, spirato improvvisamente il 26 dicembre.

Egli aveva per Don Bosco e per l'Opera sua un vivissimo metto e non lasciava passare alcuna occasione senza dimostrarlo. La testimonianza di benevolenza che egli ci diede nella ricorrenza della beatificazione di Don Bosco, cooperando instancabilmente alla glorificazione di colui che sempre aveva amato come Padre e venerato come santo, fu certo la più significativa e la più delicata. Ma anche in tanti altri momenti le Opere Salesiane trovarono un appoggio efficace nel suo prudente consiglio e nel suo incoraggiamento.

L'irreparabile perdita di questo Principe della Chiesa, per l'intimo legame di affetto e di riconoscenza che a lui ci univa, ci ha vivamente addolorati e stimolati ad affrettargli da Dio con fervorose preghiere il premio che ben meritava la sua virtù e la sua vita santamente operosa.

Ma quanti altri accasciò, insieme a noi, il lutto piombato sull'Archidiocesi torinese! Abbiamo veduto commossi presso la venerata salma del Card. Gamba Principi Reali e Vescovi, autorità civili e militari, aristocrazia e popolo: e tutti sfilarono con sul labbro una preghiera e una parola di ammirazione per il Pastore estinto. Nei funerali, centocinquantamila persone accompagnarono la salma benedetta al Duomo - da lui testè restaurato - nel quale fu sepolta con onorifica distinzione, in premio delle molteplici benemerenze che egli seppe acquistarsi colla carità e colla saggezza del suo governo pastorale.

* *

Giuseppe Gamba, nato a S. Damiano d'Asti nel 1857, entrò da giovinetto nell'Oratorio Salesiano di Torino per compiervi i primi studi sotto la guida del Beato Don Bosco: e qui l'anima sua sentì per la prima volta l'invito del Signore ad abbracciare lo stato ecclesiastico. Dall'Oratorio passò al Seminario d'Asti.

Sacerdote nel 1881, percorse 10 anni nell'esercizio del ministero come curato, parroco e vicario generale di Asti e nel 1901 fu eletto Vescovo di Biella. Da allora egli svolse un'alta missione, da lui stesso definita « missione di amore »...

Biella, poi Novara, e in fine Torino furono tre tappe diverse di questa missione non sempre scevra di difficoltà e di amarezze: ma il candore dell'animo, la mitezza del carattere, la grande generosità e bontà di cuore, e l'instancabile operosità gli cattivarono l'affetto e l'ammirazione di tutti. Egli potè compiere opere assai proficue: ricordiamo il grande impulso alle organizzazioni dei giovani e all'Azione Cattolica secondo la mente del Pontefice Pio XI; la predilezione pel Seminario e pei Seminaristi che amava infervorare con la sua parola e illuminare nella via sacerdotale colla sua esperienza; e quanto da parte sua fosse sollecito nel giovare ovunque al suo gregge con le incessanti e faticose visite pastorali.

La dignità cardinalizia, di cui fu insignito dopo 25 anni di episcopato, non mutò in lui se non l'abito esteriore e gli fu sprone a tutto sacrificare per la causa di Dio e delle anime.

Il nobilissimo suo testamento che comincia con la franca affermazione « Nato e vissuto povero... » riassume non solo tutta una cristianissima vita di fede, di amore, di lavoro, di assoluta dedizione ai doveri della più alta fra le missioni umane, ma a tutti segna la strada della luce colla carità, col sereno sacrificio.

« Faccio - si legge in esso - fin d'ora a Dio il pieno sacrificio della mia vita per l'ora in cui piacerà a Lui fissarmela, ed offro questo mio sacrificio colle intenzioni che ebbe il Divin Salvatore Nostro Gesù Cristo nell'offrirsi vittima al Padre Celeste sul Calvario, e particolarmente per la salvezza dell'anima mia e di tutte le anime che piacque alla Misericordia Divina andare alle mie cure, chiamandomi al Sacerdozio e all'Episcopato ».

Uno degli ultimi suoi pensieri - di lui, « nato e vissuto povero » - fu per i poveri. Quando la sera di Natale (riferisce un giornale), a cena gli venne presentato il panettone natalizio, egli, col sorriso che gli era abituale, diede ordine al domestico di riportarlo, dicendogli: « Domani ne darete una fetta a ciascuno dei poveri che si presenteranno. Essi lo gusteranno più di quello che non saprei fare io ». Coi poveri e cogli umili il Card. Gamba «fu sensibile fino alla tenerezza e alla commozione ». La carità conquista: ed egli« ha dominato senza quasi farsi accorgere, con un'autorità eccezionale uomini e situazioni difficili: pronto, accomodante fin dove poteva, indefettibile e inflessibile quando si trattava della moralità, dell'autorità e del prestigio della Chiesa (1) ».

(1) Gazzetta del Popolo, 26 dicembre.

PANE E VELENO (Il Beato Don Bosco e la stampa)

Cooperare per la buona stampa vuol dire cooperare in un apostolato santo e santificatore.

Pio XI chiama la buona stampa «una perenne, universale epifania agli spiriti e alle menti ».

Il Beato Don Bosco ripeteva: « Bisogna opporre la stampa buona alla stampa cattiva ».

L'insistente e forte raccomandazione va a tutti, ma specialmente ai suoi Cooperatori e alle sue Cooperatrici, i quali ben sanno essere la buona stampa uno dei capisaldi nell'ampio programma proposto alla loro collaborazione.

Un gravissimo monito e un preciso dovere.

Il monito è di Pio X.

« Invano - diceva il Santo Pontefice - costruirete chiese, predicherete missioni e fonderete collegi; tutte le vostre buone opere e i vostri sforzi saranno distrutti, se non saprete allo stesso tempo maneggiare l'arma offensiva e difensiva della stampa cattolica, leale e sincera. La maneggino dunque quelli che sanno scrivere, scrivendo; quelli che possono sottoscriversi, sottoscrivendosi; quelli che possono leggere, leggendola; quelli che possono raccomandarla, raccomandandola; quelli che possono propagarla, propagandola».

Questo il grandioso piano, il magnifico campo su cui ogni uomo di buona volontà può trovare il posto di lavoro per portare il suo contributo a bene della religione, della patria, della famiglia e della società.

Il dovere è di tutti i buoni che vogliono difendere e dilatare il regno di Dio sulla terra. Il dovere di tutti e di ognuno è precisamente quello di smascherare l'errore e mettere in luce la verità ; di conoscere il male, scoprirlo, individuarne le fonti e denunciarlo; di estirpare la zizzania e coltivare la buona semente; d'innalzare e aprire canali, torrenti d'acqua viva e fecondatrice; in una parola di collaborare per accrescere i buoni libri e le sane letture e per diminuire e fare scomparire la stampa dannosa alla formazione del vero cittadino e del vero cristiano quali li reclamano la Chiesa e la Patria.

Così intese sempre il gravissimo dovere il Beato Don Bosco, così l'intenderanno senza dubbio i suoi cooperatori che volenterosi lo seguono sulla via da lui tracciata per una valida e vasta collaborazione nell'attuare i più urgenti e importanti interessi della vita cristiana: e primo fra gli altri, grande, grandissimo interesse, quello della buona stampa.

Non è forse la buona stampa la parola scritta di Gesù Cristo, il commento del suo Vangelo, la difesa della sua Chiesa, l'avanguardia delle sue conquiste? Così che si può ben dire che i seminatori della divina dottrina e della morale cristiana sono i messaggeri della buona Novella, sono la coorte, gli araldi di Cristo Re.

Don Bosco fu messaggero, araldo, campione e condottiero in questa nobile e santa battaglia,

Veleno.

« La parola - ha scritto Hello - è pane o veleno ». Verissimo: è pane, se buona; è veleno, se cattiva.

«Ogni veleno - ammoniva Don Bosco - è meno fatale alla gioventù dei libri cattivi ; tanto più sono da temersi, quanto più sono frequenti e mascherati di religione... ».

Don Bosco che viveva a contatto con ogni classe di persone e in intimità paterna coi giovani ch'egli trattava come figliuoli, e conosceva a fondo gli effetti disastrosi di certe letture, alzava la voce ammonitrice, metteva in guardia gl'incauti, correva ai ripari spiegando uno zelo e un'attività di apostolo.

Don Bosco rivolgeva in modo particolare i suoi sforzi contro i libri immorali.

L'allarme del Beato ha avuto in ogni tempo la sua eco. Un alto richiamo in questo senso sul pericolo che non è cessato di esistere, è venuto nel maggio del 1927 da Roma, dalla Congregazione del S. Ufficio. Nelle sue chiare e sapienti Istruzioni a proposito del genere di letture sopra accennate dice letteralmente così:

« Se questo genere letterario (novelle, ro manzi, commedie) per cui moltissimi specialmente giovani sono più potentemente attratti, fosse contenuto entro i limiti non certo ristretti del pudore e della onestà, potrebbe non solo innocentemente dilettare, ma giovare altresì per il miglioramento dei costumi. Purtroppo non solo sono deplorevoli ma è gravissimo il danno che deriva all'anima da questa colluvie di libri tanto affascinanti altrettanto immorali, poichè molti scrittori dipingono con colori vivissimi scene impudiche e, trascurando ogni doveroso riserbo, ora larvatamente, ora con aperta e raffinata spudoratezza narrano i più osceni episodi, descrivono nei più minuti particolari i vizi sensuali più degradanti, e li presentano con tutta la ricercatezza dello stile e il lenocinio dell'arte, così da non lasciare intatto nulla che appartenga all'onestà dei costumi.

« Ognuno vede quanto tutto questo torni pernicioso specialmente ai giovani ai quali l'ardore dell'età rende più difficile il preservarsi dal danno. Infatti volumi di piccola mole sono in vendita a poco prezzo nelle librerie, per le strade e piazze delle città, nelle stazioni ferroviarie, libri che vanno per le mani di tutti con meravigliosa rapidità, recando frequentemente nelle famiglie cristiane guasti assai lacrimevoli ».

Quali i guasti?

Lo possono dire gli educatori vigili e premurosi, lo possono dire certe povere mamme che seguono con tanta ansia e tanta speranza i figliuoli nel loro sviluppo fisico e morale, quali effetti può produrre su di una giovine anima la lettura anche solo d'un cattivo racconto.

Certe pagine sono come ventate infuocate e maligne che riscaldano il cervello, eccitano la fantasia, alimentano la passione, risvegliano curiosità morbose, stuzzicano la fame dei sensi, aprono le vie più rovinose specialmente alla gioventù.

Il libro cattivo è un nemico, un implacabile nemico. Lo possiamo trovare sui nostri passi anche senza cercarlo: lo vediamo occhieggiare dalle edicole, dalle vetrine; si presenta quasi sempre agghindato a festa, mascherato di seduzioni, infiorato di tutte le grazie e le blandizie d'un linguaggio seducente; a volte appare scollacciato, imbellettato, svestito e procace, secondo la moda, senza vergogna, con indecente libertà.

Sempre viene per cercare la preda. Quante vittime delle cattive letture! Quanti cari giovanetti, quante ingenue fanciulle bevendo alla corrente avvelenata di certi rivoli hanno perduto il loro grazioso e innocente sorriso, l'amore alle cose buone, alla loro famiglia, ai loro doveri religiosi! Dio non voglia che il disastro sia, come potrebbe essere, irreparabile.

Un fatto.

Una volta Don Bosco andò a visitare un generale suo amico e ammiratore. Questi gli si fece incontro premuroso, sorridente e, inchinandosi rispettosamente, gli baciò la mano in atto di profondo ossequio.

Si trovava presente anche il figlio del signor marchese, un ragazzetto poco più che undicenne, il quale se n'era rimasto impettito, con una cert'aria di sussiego, come se invece d'un sacerdote fosse entrato in casa un pezzente della strada.

- Su, Carlo - invitò il padre: - vieni a ricevere Don Bosco.

Il figliuolo non si mosse: se ne stette là, ritto, sbirciando la veste nera con una certa aria di padronanza, che voleva anche dire: - che sei venuto a fare qui?

- Non sai chi è questo prete? - insistè amorevolmente il babbo: - è Don Bosco di cui hai sentito parlare tante volte...

Carlo storse le labbra in una smorfia di nausea:

- Io baciare la mano a un prete?

Il generale allibì; Don Bosco rimase calmo e sereno, e, fingendo di non avere udito, scivolò su l'insulto plateale e villano e intavolò la conversazione.

Carlo, col permesso del babbo vi prese parte. Bisognava sentirlo! Interlocutore attento, vivace e pronto, il giovinetto interrogava e rispondeva su questioni di storia, di geografia, di musica e d'altro con una sicurezza e competenza stupefacenti; ma, se si entrava a discorrere di religione, il signorino stringeva le labbra, serrava i denti e una parola ch'è una parola non usciva più dalla sua bocca inchiodata.

Via il ragazzo, il generale mortificato più che mai, dimostrò a Don Bosco tutta la sua dolorosa sorpresa per avere scoperto nell'anima del suo figliuolo un cantuccio, fino allora ignorato, ripieno di tanto astio verso la religione e i suoi ministri. Ne faceva le meraviglie e ne cercava le ragioni:

- Prima era così buono, così devoto!

- E come potè cambiare a cotesto modo?

- Creda, signor abate, noi l'abbiamo sempre gelosamente custodito; sua madre gl'insegnò le massime più belle; io ho sempre cercato di dargli buoni esempi; compagnie cattive non ne frequenta. O dunque come spiegare la perversione del mio Carlino?

Don Bosco, ch'era rimasto fisso cogli occhi sopra di un tavolo carico di fogli, gazzette e giornali illustrati d'ogni colore alzò il capo e con quella franchezza che gli era tanto abituale ogni volta che dovesse dire una parola di consiglio e di ammonizione:

- Ecco la causa! - esclamò indicando il tavolo.

- Non può essere! - replicò il signor marchese: - che vuole che capiscano i ragazzi di certe questioni? E poi, Carlo ama molto suo padre; e, siccome io gli ho proibito di leggere quei fogli, sono certo che non li ha letti.

- Eppure...

- Gli ho solamente permesso, bisogna che lo dica, di guardare le illustrazioni.

- Ecco la fonte - concluse Don Bosco, sicuro ormai di avere colpito nel segno: - ecco la fonte dove il suo povero Carlino ha bevuto il veleno che gli ha guastato l'anima buona e forse ancora innocente. Certe caricature, certe vignette, certe indegne e maligne figurazioni delle persone e delle cose più sacre sono peggiori delle stesse cattive letture. La fantasia del giovinetto resta colpita più dalla figura che dalla scrittura, si riscalda per ciò che predilige, e lo sa anche lei, mio buon signore, che le prime impressioni non si scancellano mai più.

- E allora che posso fare?

Sostituire buone stampe alle cattive -

Il signor marchese accettò.

La conclusione?

Bisogna pur dire che non sempre si arriva in tempo con l'antidoto : qualche volta il contraveleno non ha più la sua efficacia: seco medicina paratur: troppo tardi si appresta la medicina.

È il triste caso dei povero Carlo, il quale non riuscì a liberarsi dal tossico che gli aveva avvelenata la mente e il cuore. Il disgraziato figliuolo visse ancora qualche anno sotto il peso d'una cupa melanconia, e se ne morì a soli sedici anni senza dare alcun segno di avere mutato sentimento.

Con vivo dolore dobbiamo partecipare ai nostri ottimi Cooperatori la grave perdita fatta dalla Congregazione Salesiana nella persona del venerando

Dott. GIO. BATT. FRANCESIA

spirato santamente il 17 gennaio a 91 anno. Riservandoci di parlare dell'estinto più ampiamente, lo raccomandiamo ai devoti suffragi di tutti i nostri amici.

LA CROCIATA MISSIONARIA

IIIa SERIE.

55. Borsa MARQUES DE CASA ULLOA fondata a cura della casa salesiana di Utrera (Spagna).

56. Borsa P. ERNESTO OBERTI fondata dalla casa salesiana di Utrera.

57. Borsa MARIA AUSILIATRICE (21a) fondata da N. N.

38. Borsa S. TERESA DEL B. G. (11a) consegnata, a mezzo dei Direttore dell'Istituto salesiano di Belluno, da pia persona.

59. Borsa 2 GIUGNO 1929 fondata dai Cooperatori, Allievi ed ex Allievi di Rosario (Argentina).

60. Borsa D. TOMASO MASERA fondata dai Cooperatori, allievi ed ex allievi di Livorno.

61. Borsa D. VINCENZO CIMATTI (1a) fondata dai Cooperatori e allievi dell'Istituto salesiano di Faenza.

62. Borsa CARDINAL FERRAR[ fondata dagli allievi dell'Istituto salesiano di Milano.

63. Borsa MONS. FRANCESCO RAINONI a cura dell'Istituto salesiano di Treviglio.

64. Borsa DIVINO AMORE fondata dall'Istituto S. Francesco di Sales in Firenze (detto « Conventino delle Visitandine »).

65. Borsa D. GIOVANNI BATTISTA FRANCESIA completata da C. R. I.

BORSE DA COMPLETARE.

Borsa Principe Umberto e Principessa Maria.

Carecchio Giovanni, 100 - N. N. (Trana), 1ooo.

Totale L. 1100.

Borsa D. P. Ricaldone (2°).

Somma precedente: L. 16.253.

Porta Pompeo, 25 - Gioanola Ottavio, 4 - Piacentino Pietro, 5 - Piacentino Evasio, 7 - Giarola Agostino, 2 - Capra Edoardo, 5 - Fratelli Sisto fu Costanzo, 5o - Ferrando Luigi, 10 - Boselli Evasio, 5 - Ricaldone Secondo, 10 - Falaguerra Roberto, 20 - Gioanolo Fiorenzo, 5 - N. N., 2

Totale L. 16.403.

Borsa Carlo Canta.

I parenti del fu Carlo Canta di Torino offrono in suo suffrago per una Borsa Missionaria   L. 10.000.

Borsa Eucaristica in perpetuo.

Somma precedente: L. 1oo.

Rosa Favata, 1o - Modesta Giorgetti, 5   Totale L.. 115.

Borsa Martiri Giapponesi,

Somma precedente: L. 5074.

Pietro Viani, 5o - Olga. Magnalbò, 213. Totale L. 5337.

Borsa Principessa Clotilde.

Somma precedente: L. 8o6o.

Luisa Avogadro, 1oo.   Totale L. 816o.

Borsa Pio X.

Somma precedente: L. 1745.

Casonato Dott. Prof. Vittorio, 10 -- Giovanni Rossi, 50 Totale L. 1805. Borsa Giubileo e Riconciliazione,

Somma precedente: L. 450.

Dott. Casalbore Francesco (a varie rate), 6oo.

Totale L. 105o.

Borsa Mons. Lasagna.

Somma precedente: L. 6469.70.

Can. Bernardino Belloni, 100.   Totale L. 6569,70.

Borsa Friulana.

Sac. Armellini Antonio, 1oo - Istituto Salesiano e Cooperatori di Tolmezzo, 95o - Vittoria Marchi, 5o.

Totale L. 11oo.

Borsa S. Margherita da Cortona.

Somma precedente: L. 3751,05.

N. N., 1oo - Valeri Angelo (offerte da diversi), 11o.

Totale L. 3961,05

Borsa Buon Pastore.

Somma precedente: L. 550.

N. N., 200 - N. N., 300.   Totale L. 105o.

Borsa Piccoli Amici di Don Bosco.

Somma precedente: L. 6oo.

Rozzo Teresa, 10o - Arcangeli Fabbri, insegnante, 100.

Totale L. 8oo.

Borsa Don Piscetta.

Somma precedente: L. 5717.

Peirault Achille, 50 - Idem, 1oo - Adriani, 25.

Totale L. 5892.

Borsa Don Cimatti.

Somma precedente: L. 121.

Peirault Achille, 5o.   Totale L. 171

Borsa Decurioni d'Italia.

Somma precedente: L. 1360.

Mons. Carmelo Scarpa, 25.   Totale L. 1385.

Borsa Pio XI (2a)

Somma precedente: L. 35.

Rag. Gius. Gallabresi, 1o.   Totale L 45.

Borro S. Lino.

Somma precedente: L. 1594

Pasquali Lino, 1oo.   Totale L. 1694

Borsa Don M. Nassò.

Somma precedente: L. 1oo.

Marengo Maria, 5.   Totale L. 1o5.

Borsa Mamma Margherita.

Somma precedente: L. 9077,15.

Egilda Paviato, 5o - Maria Bergamini, So. - N. N., Occhieppo, - 5o.   totale L. 9227.

Borsa Beato D. Bosco - Pinerolo.

Facta senatore avv. Luigi, so - F. P.; per riconoscenza al Beato Don Bosco, 5o - Riva Lorenzina, io - N. N., io - Damigelle Filippa, so - N. N., 5 - N. N., 5 - N. N., 5 - Boella Luigia, 1o - Angela Bruno Cavaglia, 20 - fiocco Maddalena, z - C. B., 5 - L. L., 5 - Parsa Luigia, z - Famiglia Busso, so - Albina Trogolo, 5 - Cassina Lidia, io - Giuliano Caterina, 5 - Bernero Caterina, z - Ved. Fer Alfonsina, io - Ghighetti, 20 - Gallina, 5 - N. N., z - Bruno Elvira, io - Contessa Richetta di Valgoria, 5 - Famiglia Rustichelli, 20 - Gadina, 5 - Losano Emilia, 0,70 - Martinetti Anna, i - Floreale Angiola 2 - Valetti Margherita, 10 - Griotti Maddalena, 5 - N. N., t - Caffaratti Giovanna, 1,50 - N. N., z - N. N., so - Buero Luigia, i - Roccia Carolina, 5 - Forte Felicina, 2 - Turati Rosina, io - Malasagna Tersilla, 2 - Malasagno Teresa, 2 -- N. N., 50 - Ricci, 5 - Famiglia Maffei, 6 - Re Caterina, 25 - Coalova Chiaffredo, 15 - N. N., 5 - Famiglia Fornero, 5 -- N. N., io - Re Angela, 20 - Ved. Vignetta, 5 - Ghiberti Maria, 20 - Musso Carolina, 5 - Pellegrino Antonio, 3 - Teol. D. G. Cattibini, 2o - Fornero Felicita, io - Fava Maria, 29.

Totale L. 676,70.

Borse Beato Don Bosco (6°).

Somma precedente: L. 14.441,42.

In memoria di D. Urso, morto nel terremoto di Messina, 5 - Ferrarese Vincenzo, io - Angiolina Pellegrini, lo - Ravasio Angela, 25 - Chiavelli Dionigio, 30 - D. Augusto Vincenti, 30 - Grasso Marianna, z5 - Savino Annetta, 20 - Modesta Giorgetti, 5 - Ubaldo Giardelli, 20 - Sac. Maggiol G. B., ioo - Guarneri Liberata, 500 - Francesca Carriatore, 50 - Bonstto Rodolfo, ioo - Emilia Retu, 55 - Mara Mollino, 55 - Pertica Maria, 5 - Chiesurin Vittorio, io -- Nicolatti Antonio, 6 Anna Pflamm, 25 - Michele Solito, so - Caliari.Bianca, so - Pasquale Olivieri, 50 - Famiglia Angelini Pasquale, 20 - Barcellini Virginia, 5 - Maria T. Griglio a nome di una pia persona, 50 - Zannoni Omero, 73 - N. N. Postna (Vercelli), Soo - D. Alfonso Facchini, 25 -

Francesca Sartore, So - Olivieri Giuseppe, 85 - Enrichetta Malinverni Cavallini, 500 - Cerruti Battista, 10o.

Totale L. 17085,42.

Borsa Maria Ausiliatrice (20a)

Somma precedente: L. 1866,70.

Antonietta Cavinato, 5o - Savino Annetta, 20 - Castellano Lucia Ved. Ghiglione, 15o - Modesta Giorgetti, 5 -- Rosario Papalia, 5o -- Manguati Caterina, 5o - Benedetto Scelsi 10o - Can. Felice Spanò, 490 - N. N., 300 - Guarneri Liberata, Soo - Maria Pesci, 15 - Bice Pettinati, 5 - Angela

Perazzini, io - Emma Mercanti, 8o - Rescalli Angela, So N. N. Postna (Vercelli), 5oo -- Michele Solito, So.

Totale I.. 4291,70.

Borsa Buon Samaritano.

Somma precedente: L. roo.

Accamo Agnese, 5oo - Francesca Carriatore, 5o.

Totale L. 65o.

Borsa Patrocinio S. Giuseppe.

Bianchi Giuseppina, 250 - Contessa Dal Verme, 5oo - Sig.na Gaeta, 5o -- M. B., 50 - N. N., 70.

Totale L. 928.

Borsa S. C. di G. salvateci!

Somma precedente: L. 3522,60.

Giussani Cipriano, 15 - N. N., N. N. (Vercelli), 24 - Dessilani Luigia, 5 - - Regge Delfina Genta, 500 - Callierotti Francesco, 28 - T. S. antico allievo salesiano e cooperatore, 500.   Totale L. 4594,60.

Borsa Anime del Purgatorio.

Somma precedente: L. 3524,30

Germana Bongiorno, 5 - Eleonora Bongiorno, 5 - Dina Bongiorno, g - Michele Scarano, 20 - Anna Gandolfi, io - Viganò Paolina, io - Maria Gaspari, 100 - Francesco Fiorio fu Gius., 200 -- Raffaele Bassi, 20 - Giulia Scanagatta, 15 - Brentegani Maria, 20 - Anna Preve Freghetti, 5o - Prot. Giuseppe Dal,, 25 -- Merlo Luigi, 5o - D. A. Sanguinetti in suffragio dell'anima della maestra Rosina Sanguinetti, Cooperatrice, 1000.   Totale L. 5059,30.

Borsa D. Bosco Educatore (3a).

Somma precedente: L. 12967.

Robutti Oreste, 5 - Pia Spagnoli, io - Teresina Mariani, 25 - Lucia Gherzi 25 - D. Angelo Gaffuri, 25 -- Grassi Or. Paolo, 100 - Ch. Lana Carlo, 20 - Betta Rag. Gius., io -- Annunziata Conti, 2o - Paoletti Donato e Maria, 2o - Antonio Violi, io - Fuochi Omobono, io - Mauro Bordoni, So - Giuseppina e Bona Podda, 5o - Omodeo Emilia Felicina, 5o - Cesare Bonelli, 5o - Una mamma, 120 - Marenzi Maggiorina, 15 - Teresa Baldi, So - Canepa Maria Ved. Tavella, 20 - Quadrelli Pietro, 5o.

Totale L. 13.702.

Borsa P. Giorgio Frassati.

Somma precedente: L. 867.

Pina Ballarlo, 5o --- Dott. Roberto Lodati, 5o -- Savino Anna, 30.   Totale L. 997.

Borsa S. Teresa del B. G. (10a).

Somma precedente: L. 1644

M. A. V., 5oo - In memoria di Teresa Chenet (Corradini C. D.), 20 - Maria Anselmetti, 15 - Giulio Mazzola, 20 -Modesta Giorgetti, 5 - Miceli Pietro, 5 - D. Giuseppe Ruchelli, 30 - A. Gilli, 10 - Roletto Ernesto ricordando la diletta figlia Michelina, 50 - Bice Ghignone, io - Clamer Don Liberio, 3o - G. Cuminatti, io -- Pini Giovanni, 18,45.

Totale L. 2367,45.

Borsa S. Antonio.

Somma precedente: L. 550.

Grasso Marianna, 25.   Totale L. 575.

Borsa Sacra Famiglia.

Somma precedente: L. 1oo.

Maria Tomasi, 6o.   Totale L. 16o.

Borsa Divina Provvidenza.

Somma precedente: L. 120.

Maria De Sanctis, 8.   Totale L. 128.

Borsa Cristo Re.

Somma precedente: L. 8oo.

Giovanatti Giuditta, 5o. - Angiolina Porta, 1oo. Totale L. 95o. Borsa Don Rua.

Somma precedente: L. 6261.35.

Bernardotti Annunziata, 2o -- P. Giassi (Verdello), 76 - Tonici Aldo, 10 - Crivelli Giovanna, 50 - Giulia Pressio, zo - Guarnieri Giulia, 5o - Pissarello Angelo, Ioo - Gino Adele (raccolte presso varie persone), 39 - Fratelli Briacca, roo - Gigli Ferruccio, zoo - R. G., 15 -- A. A. L., io -M. A. G., i5 - Blocco 32062 (Dossetto Teresa), 58 - Vittorio Re, 15 - Pia Maschi, 20 - D. Silvio Segantini (B. 0244145), 5o - Vercesi Delfina, 21 - Maria Panizzari, 200 - Sac. Giuseppe Indino, 5.   Totale L. 7335,35•

Borsa S. Cuore di Gesù confido in voi.

somma precedente: L. 2272,50.

Abbo Giovannina, 15 - Carmelina Corbino, 5 - Laura Crippa, 15 - Acquarone Lorenzo, 10 - Albina Belisai 5, egardi, 1000 - Regoliosi Giulia, 25 - Costantino C. Bulgari (Roma), per onorare la memoria della sign.a Virginia Ianetti deceduta in Roma il 15 febbr., invece dei fiori, 5oo.

Totale L. 3842,50. Borsa Madonna di Castelmonte del Friuli.

Una pia signora della Carnia offre L. 1000 per iniziare una Borsa Missionaria da intitolarsi alla Madonna di Castelmonte del Friuli, il venerato e ben noto Santuario, per richiamare l'attenzione dei suoi devoti, specialmente emigranti, verso la provvidenziale Opera Salesiana, che per mezzo delle Borse Missionarie provvederà oltreché alla conversione degli infedeli alla assistenza dei nostri numerosi emigranti.

Totale L. 1ooo.

Borse Angeli Custodi - Cuneo.

M. Biglia. loop - Perucca Carlo (ex allievo), 5o - Tenente Colonnello Fenoglio, co - N. N., So - Don Graffini Attilio, 20 - Roccatagliata Ernesta, 100 - Don Peano Giovanni, 2o - Martini Teresa, 20 - N. N.,-1oo - Nina Rovere Giacchi, 200 - Lem Rossi Ved. Giordano, 1000 - Conferenza salesiana al « Toselli 2000 - Dalle recite del Carnevale dei giovani del Collegio, 5oo - Baronessa Tecca, 30 - Piccoli risparmi dei giovani dcl Collegio, 114.   Totale L. 5054.

Borsa Regina di Mondovì.

Famiglia Danni per ricordare le virtù della mamma, Sig.ra Teresa, 1oo.

Borsa Don Descalzi.

Istituto salesiano Savona, 2000.

Borsa S. Francesco di Sales.

A cura degli alunni e oratoriani del Collegio e Oratorio San Francesco di Sales di Buenos Aires, 5000.

Borsa D. Carlo Cavalli.

A cura dei Confratelli e Cooperatori di Bahia Bianca, 6o1.

Borsa Don Giuseppe Vespignani.

A cura del Collegio Leone XIII di Buenos Aires, 12,000.

Borsa Maria Deragallo

iniziata dalla sig.ra Luigia Peragallo, 577 35.

Borsa D. Giovanni Scaparone.

Somma precedente: L. 2632,50.

Giuseppe Colotti, 25 - Famiglia Grattoni, 5 - RR. Suore Provvidenza, 5o - Sorelle Paniera, 10 - Ugo Pellis, 25 - Edo Corazza, io - Colautti Luigi, io - Tomat Luca, 5 - Carnelli Antonio, 25 - Maestro Budau, 20 - C. A. Lagutaiue, 5o - Gismani Luigi, io - _Marosi Corrado, 5o - Carolina Tiani, 1o - Visintin Giovanni, 2o - Furlan Simone, 20 - Sirza Luigi, 5o - Giuseppe Miani, io - Sabadin Vincenzo, io - Dalmasson Prof. Giuseppe, io - De Colle Cornelio, 5o - Don Rodolfo Dilena, So - Dott. Giuseppe Bregant, roo - Suore Orsoline, Gorizia, 15 -- Marino Bearzi, 2o - Ballaben Isidoro, 30 - Candott Giuseppe, 15 - Cristan Teresina, 5 -- Luigi Ussai, 5 - De Luisa Riccardo, 5 - Grassi Severino, 4 - Giulio Donda, io - Mocenigo Antonio, 20 - Saner Vittorio, i5 - D. Ballaben Francesco, So - Lutman Lucia, 5 - Don Gius. Manzoni, 5o -- Don Antonio 'fognon, 25 - Famiglia Fogar (Gorizia), 2o - Pcrchinig (;iuseppina, io - Don Luigi Cossi, 20 - Tavano Pierina, 15 - Carlo Simoni, 15 - Fratelli Castellan, 2o - Don Francesco Marega, 50 - Dott. Luigi Bregant, io - Famiglia Glessig, 5 - Visintini Adolfo, 12 - Pettarin Catterina, 15 - Don Sisto Avian, 20 - Abbondio Vry, io - Rosa Avian, 2o - D. Ferdinando Tonzar, 25 - Colautti Ernesto, 25 - Mons. F. Castelliz, So - Ettore Spanghero, 20 - Marosi Giuseppe, so - Avv. M. Bocini, 20 - Dott. A. Barnaba, 100 -- Giuseppe Culot, 25 - Murig Antonio, 2o -- D. Luigi Delpin, 10 - Mons. Kren, io -- Troncon Giovanni, 15 -- Cuinin Antonio, io -- De Rasa Pietro, 5 - D. Antonio Fuchs, 25 - Rag. A. Zanetti, 5 - Capitano Millino, 30 - E. De Bartolomei, io -Malaroda Giuseppe, io - A. Scaramazza, 5 - Battaglia Ottavio, io - Lantieri Ferruccio, io - Mangilli Bruno, 25 - Poiani Santa, 30 -- Grion Luigi, 20 - Prof. Dalmasson Giuseppe, 15 - Dott. Ernesto Fratnìch, 2o - Mosettig Giuseppe, 25 - Martmg Guido, i5 - Dott. Giuseppe Tomasin, roo - Dott. Antonio Grusovin, 50 - Sussig Giusto, iS - Vouch Giuseppina, 30 - Antonio Baresi, 20 - Giorgio Vidali, io - Signora Pontoni, 25 - Gioachino Ulienik, 20 -- N. N. (Gorizia), 5o - Dott. Luigi Marega, 100.

Totale L. 4833,50.

Borsa S. Michele Arcangelo,

Michele Garbero, 1ooo.

Borsa D. Giacomo Bellia. N. N., 10.000.

Borsa S. Teresa di Gesù.

N. N. (Diano Marina), 10.ooo.

Borsa Corita Maria

a cura della sig.ra Cora F. de Escalada, 17.250.

Borsa Don Luigi Nai (2a)

a cura di ex allievi ed amici, 9764,05.

Borsa Circolo "Auxilium" L. 15oo.

Borsa D. Lustoza

a cura dei cooperatori e confratelli di Bagè, 1000.

Borsa Do Rio Grande. D. José Vera, 4200.

Borsa D. Pietro Rota.

D. Ambrogio Bernini, 50.

Borsa Collesalvetti.

D. Attilio Bettini, 617,55.

Borsa D. P. Albera (3°).

Somma precedente: L. 120.

N. N., 70 -- Cav. Luigi e Maria Gosmano, 35 - Rosa Papale, ioo - N. N., 260.   Totale L. 585.

Borsa Don Albera Paolo (4")

a cura dei Confratelli e amici di Saint Rambert (Francia), L. 10.003 e 5.000   Totale I,. 15.000.

Le prove indirette a favore del Sepolcro di S. Stefano

(Continuazione e fine v. numero precedente). VIII. - LA LOCALITÀ RIVALE, GEMMALA.

A titolo di lealtà, un'altra località: Gemmala, una rovina situata a venti chilometri da Lidda, era stata contrapposta a Beitgemal.

Alcuni (e questi alcuni si potrebbero ridurre a uno solo a tutto rigor di termini) hanno creduto di possedere anch'essi argomenti abbastanza saldi per dover seguire e difendere l'opinione di Don Marta, già nominato.

Allo scopo, in una questione di tanta importanza, di allontanare anche l'ombra di ogni minima incertezza, dietro espresso invito del Direttore dei Salesiani di Beitgemal, il venerato D. Eugenio Bianchi, fu inviata quattro anni fa, sul posto, a Gemmala, una commissione archeologica, capitanata ufficialmente dal P. A. Mallon S. J. in compagnia dello stesso P Gisler e altri, scortati da una buona carovana di robusti giovanotti della nostra Scuola Agricola.

Lo stesso P. Mallon, facendo il resoconto dei risultati di quegli scavi, terminava con

questa categorica dichiarazione: - Per dirla in breve, se Giammala fu mai nei tempi bizantini una località cristiana, nulla ci si rinviene che si assomigli alla tomba di S. Stefano descritta dal prete Luciano (1).

E tanto dovrebbe bastare per troncare una volta per sempre ogni perplessità a questo proposito. Resta quindi fuor di discussione che chi vuol cercare Cafargamala, con animo sereno e sgombro d'ogni partito preso, deve necessariamente identificarla con Beitgemal.

(1) V. La Terre Sainte, 15 Oct. 1925, pag. 229.

IX. - UN TIPICO ESEMPIO DI LEALTÀ SINCERA - ESORTAZIONE.

Un esempio più unico che raro nella scontrosa repubblica dei dotti, i quali ben difficilmente hanno il coraggio di riconoscere i proprii errori, ci viene offerto dall'esimio P. Heidet (2), già sopra citato, archeologo di molto valore, che vive e studia in Terra Santa da circa un mezzo secolo. Appoggiandosi a un passo del pellegrino tedesco Teodorico, anche lui aveva sfoderato la sua spada in favore di Gemmala. Ma dopo di averlo esaminato più a fondo, con una lealtà che gli fa altamente onore, non ha dubitato di confessare che aveva sbagliato: Je me trompais. E corrobora la sua nuova convinzione con uno studio degno di un pari suo.

Vale la pena terminare questa rassegna delle nostre prove indirette colle sue stesse parole: - Siccome incontestabilmente è giocoforza riconoscere in Beitgemal l'antica Cafargamala di Luciano, così a' suoi nuovi abitanti incombe, non dico il diritto, ma il dovere, anzi la missione di fare di questo posto sacro un luogo di preghiera, affinchè per intercessione di S. Stefano e de' suoi compagni, il Signore abbia pietà del suo popolo. È la domanda formale di Gamaliele (3).

Domanda - anzi per noi calda esortazione - che giriamo pieni di fiducia, ai nostri benefattori.

(2) Il nome dell'Heidet s'incontra in centinaia di pagine nei volumi del Dizionario biblico del Vigoroux, e quasi sempre quando si tratta di questioni di topografia palestinese, dove in moltissimi casi dubbiosi ha avuto il merito di trovar per il primo la soluzione definitiva (N. d. R.).

(3) Dal manoscritto citato - HEIDET, Cafargamala, la ville de Gamaliel, ecc.

Perenni ricordi in omaggio al Beato Don Bosco

Al Consiglio Nazionale di Educazione di Buenos Aires.

Dopo le splendide feste celebrate a Buenos Aires in onore di D. Bosco, con grande solennità fu collocato il busto del grande Educatore nella sala del Consiglio Nazionale di Educazione, ricevuto dalle Autorità con vivissima gioia. La cerimonia della consegna fu accompagnata da vibranti discorsi e dal canto dell'Inno Nazionale Argentino.

Nel Seminario di Chieri.

Il 28 novembre u. s. il Seminario di Chieri ha solennizzato il suo centenario di fondazione con l'inaugurazione di due artistiche lapidi in memoria dei due suoi allievi elevati agli onori degli altari:

GIUSEPPE CAFASSO e GIOVANNI Bosco.

Alla cerimonia intervenne il compianto Cardinal Gamba, che benedisse le lapidi, presente il Commissario e le autorità di Chieri. Vi assisteva pure il Signor D. Rinaldi, Rettor Maggiore dei Salesiani.

Monsignor Bartolomasi con uno splendido discorso diede rilievo alle due grandi figure, che egli chiamò « due olive di bontà confortatrice, due candelabri di luce che guida e affascina ». Ed ebbe pure una parola di viva lode per il venerando Don Francesia, che, avendo conosciuto entrambi i Beati, fece palpitare nell'iscrizione del marmo il loro spirito.

Le due iscrizioni, in lingua latina, suonano così:

A GIUSEPPE CAFASSO

DI CAsTELNuovo D'ASTI -- CHE ALUNNO, IL CUI NOME NON MORRÀ, DI QUESTO SEMINARIO -- QUI ATTESE Così STUDIOSAMENTE ALLE TEOLOGICIHE DISCIPLINE - CHE NELLA ETÀ FLORIDA LE INSEGNÒ EGREGIAMENTE -- AI SACERDOTI IN TORINO NEL CONVITTO DI SAN FRANCESCO D'ASSISI - FORMANDONE LO SPIRITO ALLA PIETÀ E SANTITÀ DI COSTUMI - E LA VITA SPESE FACENDOSI TUTTO A TUTTI.

E PERCHÈ DI TALI TANTE COSE

LA MEMORIA FOSSE TRAMANDATA AI POSTERI - I DIRETTORI,

GLI ALUNNI, GLI AMICI DI QUESTO SEMINARIO - CURARONO CHE QUESTA EPIGRAFE FOSSE SCOLPITA - NELL'ANNO 1929 - CENTENARIO DALL'INIZIO DEL SEMINARIO.

« IN QUESTA CASA - DAPPRIMA FONDATA DAI PADRI FILIPPINI

GIOVANNI BOSCO

SACERDOTE E BEATO - GIOVANE ATTESE DILIGENTEMENTE AGLI STUDI ECCLESIASTICI - COSÌ IMITANDO LA PIETÀ DI GIUSEPPE CAFASSO - SUO CONTERRANEO - CHE RIUSCÌ SPLENDORE DI ESEMPIO A TUTTI - E QUESTA CASA MEDESIMA - IN CUI ABITÒ POCHI ANNI - IMMORTALÒ - NELL' ANNO DELLA BEATIFICAZIONE DI LUI - UOMO EMINENTE PER SANTITÀ DI VITA E DI OPERE - I DIRETTORI, GLI ALUNNI, GLI AMICI DEL SEMINARIO - CON LIBERE COLLETTIVE OBLAZIONI - POSERO»,

Simpatico gesto.

Abbiamo notizia che nella frazione di Gambulaga presso Ferrara è pervenuto a quella parrocchia un bellissimo quadro con l'effige del Beato D. Bosco. Tale dono fu inviato da Roma dall'exallievo Comm. Canti Giovanni colà residente. L'amico e solerte animatore di ogni causa buona ha voluto accompagnare il gentil dono al suo paese adottivo con l'augurio che i giovani di Gambulaga abbiano a conoscere sempre più la virtù del fondatore della grande opera salesiana, e sia di stimolo nel perseverare ad imitarlo. L'esempio riteniamo possa essere imitato e contiamo che molte associazioni giovanili abbiano ad arricchire le loro sedi con l'effige del Beato Don Bosco, che specie sulla gioventù fa pervenire copiose le sue benedizioni.

Una stazione dedicata a D. Bosco.

Il Presidente della Rep. Argentina firmava il 9 novembre il Decreto con cui veniva intitolata a « Don Bosco » la stazione al km. 13° della linea ferroviaria Costitución - La Plata, in omaggio all'efficace opera del virtuoso Educatore.

Le Cooperatrici Salesiane hanno offerto al Presidente della Repubblica, dott. Irigoyen, una grande artistica medaglia d'oro, finemente cesellata, portante nel « recto » l'effige del Beato Don Bosco e nel « verso » un'iscrizione dedicatoria.

La cerimonia ha avuto luogo con grande solennità il 18 dicembre, presenti le autorità nazionali, provinciali e municipali e una larga rappresentanza di Salesiani, Cooperatori ed ex allievi.

La riconoscenza nel beato don Bosco.

Ai benefattori salesiani

« La riconoscenza in don Bosco... Ma per chi? per tutti: per Dio anzitutto, per Maria SS. Ausiliatrice, pe' suoi benefattori; pei suoi alunni, per chiunque gli avesse fatto anche il minimo benefizio...

Nulla, dunque, ci deve meravigliare se una delle caratteristiche degli uomini grandi fu proprio quella di aver saputo crearsi una scuola nella quale la virtù della riconoscenza ebbe un posto preminente.

Il beato don Bosco conobbe, in modo altissimo, l'arte della riconoscenza e dimostrò, sempre e dovunque, al più alto esponente questa grande sua virtù, così da esserne Maestro perfetto, poichè Egli, in tutta la sua vita, in perfetto oblio di sè, nulla chiese mai per sè e nulla concedette per ottenere; volle anzi insegnare fin dalla sua prima giovinezza come si fa a donare senza misura, perchè solo il darsi, solo il donare senza mai nulla chiedere, è perfezione!

Donare? Che cosa poteva mai donare il buono, ma povero figliuolo di Margherita Occhiena, privo, com'era, quasi del necessario, e obbligato a fare il servitore di campagna presso estranei? Bisogna soltanto riflettere un poco sopra questa considerazione, ch'è tanto più penosa quanto più forte è il contrasto tra la realtà e la ideologia ancora informe ma non astratta e, tanto meno, non falsa del povero ragazzo. Di solito i giovani non hanno ideali disinteressati: li esalta un desiderio di gloria che è amore di se stessi, un'ambizione confinante colla vanità, ingenua ed eroica talvolta: ma, in essi, la speranza di fare cose grandi è anche ansia di conquistare un nome grande. Non erano, però, questi gli ideali di don Bosco. Il suo sogno lo portava in alto; ed Egli, con scontenta timidità, dopo aver detto il suo desiderio di studiare, si rassegna a un lavoro per lui, momentaneamente, inadatto e dannoso.

Alla cascina dei Moglia i lavori sono umili, ricchi di fatica per le sue forze povere..., lavoro di braccia, fatica del corpo, mortificazione dello spirito. Ma, pure, inappagato di sè, egli asseconda il religioso sentimento di cui aveva pervaso lo spirito, lavora e prega, prega e diventa modello agli stessi suoi padroni, prega e diventa apostolo. Nel suo cuore, molti anni dopo, ritorna, viva viva, l'ansia di quei giorni. Ma quell'ansia... è sempre accompagnata e dominata dalla più intensa e più nuova e più cordiale gratitudine verso i padroni che, col dargli il lavoro, gli avevano dato un pane e gli avevano prolungato la speranza nell'attesa d'un avvenire migliore.

« Don Bosco - disse Giorgio Moglia, l'antico padrone che aveva avuto al suo servizio Giovannino -- don Bosco dimostrò sempre una grande riconoscenza alla mia famiglia per quel poco che avevamo fatto per Lui. Moltissime volte mi fece sedere a mensa nell'Oratorio accanto a sè, eziandio quando era attorniato dai suoi preti più rispettabili. Un giorno rivolto a me, alla presenza di tutti i suoi religiosi e di altre persone estranee che sedevano con Lui a pranzo, disse : « Questi è il mio antico padrone!... ».

» Voleva che noi considerassimo il suo Oratorio come casa nostra allorchè, per affari, ci conducevamo a Torino ». Ma don Bosco fece anche di più. A Giovanni Moglia, figlioccio di Giorgio (il padrone), don Bosco volle pure manifestare le tenerezze della sua gratitudine, benchè gliene dovesse solo per via indiretta.

Fatto grandicello cotesto figlioccio venne a studiare nell'Oratorio ove stette tre anni, e don Bosco fece per lui un'eccezione veramente straordinaria: lo tenne, cioè, sempre alla sua mensa. (Mem. Biogr., Vol. 1, pag. 501).

Accettarlo nell'Oratorio, ecco un primo segno di gratitudine; accettarlo gratuitamente, ecco un secondo segno; tenerlo sempre a mensa con sè, ecco un terzo e grandissimo segno!

I ricordi della giovinezza, massime quando hanno radici nel cuore, sono ben tenaci, ben fecondi. Questi ricordi si chiamano: riconoscenza.

Nell'anno scolastico 1833-34, mentre Giovanni Bosco frequentava la classe detta di umanità, che corrisponde alla nostra IV ginnasiale, fece ... della fame. Il far la fame è un lavoro... negativo. Non in un Istituto egli viveva e studiava: ma, dapprima, la sua pensione fu... l'angolo d'una stalla che, certo signor Cavalli, gli aveva assegnato per potervi riposare la notte, con l'obbligo dì governargli un giumento e di sradicare il loglio in una sua vigna, per fortuna, non lontana.

Poi, un suo cugino, Giovanni Pianta, l'accettò per garzone nel caffè, ch'egli conduceva, in qualità di sorvegliante notturno della bottega e faccendiere domestico! Ah! povero Giovanni! Quali e quanti adattamenti ; quali difficoltà ! La peggio, però, non gli era ancora sopraggiunta... Egli... riceveva in compenso di tutto il suo lavoro, l'alloggio gratuito e la sola minestra.: cioè un vitto non sufficiente all'età e allo sviluppo suo. La buona mamma Margherita lo soccorreva col mandargli, quando poteva, pane raffermo. e... companatico casalingo. Tutto quello che la povera mamma poteva mandargli... glielo mandava. Così che quello « fu l'anno nel quale dovette sopportare le maggiori privazioni, persino nel povero e scarso vitto », dice il Lemoyne.

Lo soccorse, ripetutamente, e con cuore di fratello piuttosto che di compagno e di amico, un suo coetaneo: Giovanni Blanchard.

Nel 1889 (erano passati ormai tanti anni!) Blanchard, ai superiori dell'Oratorio che ne lo pregavano, così narrava : - « Don Bosco non si dimenticò di me e non arrossì di confessare quel poco che io aveva fatto per lui quand'era giovane e stava così a disagio... Un dì, mentre io portava in una mano un po' di pietanza e dall'altra una bottiglia di vino, lo incontrai in Chieri (nel 1876), in mezzo a molti preti venuti per riverirlo, sulla porta della casa Bertinetti dov'era alloggiato. Appena mi vide, lasciò la compagnia e mi venne a salutare.

- Oh! Blanchard, e come va? - Bene, bene, signor cavaliere, io risposi. - E perchè non mi dài del tu? Io sono il povero don Bosco senza titoli e nient'altro!... - E poi: «Mio caro, mi ricordo che, quando io era studente, mi hai tolta tante volte la fame, e sei stato nelle mani della Provvidenza uno dei primi benefattori di don Bosco ». Quindi, rivolto ai numerosi sacerdoti circostanti, additando il suo benefattore, aggiunse: « Signori: ecco uno dei miei primi benefattori ». In seguito, dopo aver narrato ogni cosa, ancora rivolto al Blanchard, soggiunse: « Ci tengo assai che tu lo sappia come io ricordi sempre il bene che mi hai fatto...; ogni qualvolta dovrai venire a Torino, recati a pranzo da me ».

Dieci anni dopo, nel 1886, lo stesso Blanchard saputo della malattia di don Bosco si recò all'Oratorio per fargli visita e intrattenersi amichevolmente con lui. Superate le non lievi difficoltà che gli si opponevano dal portinaio, si portò nell'anticamera di don Bosco e, mentre lo zelante sacerdote addettovi, procurava, bellamente, di persuaderlo a passare da don Rua per non stancare don Bosco, questi, che dalla voce udita aveva riconosciuto il suo amico Blanchard, uscì di stanza, gli si fece incontro, lo colmò di gentilezze e, non potendo scendere pel suo malessere a mensa, ve lo fece accompagnare e volle che l'amico occupasse a tavola il suo posto in mezzo ai superiori.

Questa stessa sua maniera nobilissima di sentire la riconoscenza gl'ispirava anche lo zelo più acceso. « Non è a dire quanto, ad ogni istante, si manifestasse questa sua virtù, dice il Lemoyne. In ogni minima occasione si commoveva pei più piccoli servigi che gli fossero resi. Un fanciullo che gli indicasse la strada, un servo che gli accendesse la lucerna, un famigliare che gli recasse un bicchier d'acqua, o facesse ancora meno per lui, era sicuro di essere ringraziato. Sovente dopo una visita, o una conferenza un po' lunga lo abbiamo udito esclamare : - Vi ringrazio che abbiate avuto la pazienza di sopportarmi e di ascoltarmi... ».

Potete trovarne delle espressioni modeste, ma come questa, credo, ben rare. Potrebbero, persino, pronunciate da altre labbra, provenienti da altro cuore, sembrare un po' ironiche... ma non è così per don Bosco. Quest'uomo, veramente grande, non è mai il testimone della propria grandezza perchè Egli aspira sempre a qualche cosa di più, a qualche cosa di meglio. Non vede che la meta da raggiungere, che la bellezza della virtù da rivelare. - Ma, sempre, per amore! Amore di Dio, amore del suo prossimo: per questo si macera nel lavoro, si logora nelle notti insonni per sventare i piani avversari e non solo quelli diabolici ; per questo viaggia in ogni parte, per questo, sale le scale dei potenti... ; per questo, sente verso i suoi benefattori che la carità particolare gli ha, quasi, fatti, parenti, doveri non comuni, anzi veramente eccezionali. « Per i benefattori, dice ancora il Lemoyne (Mem. Biogr., V, p. 334) egli pregava continuamente e faceva pregare i suoi giovani... Sovente raccomandava Comunioni e celebrava e faceva celebrare Messe; e in modo speciale durante le loro malattie e dopo la loro morte ».

Una volta ad Alassio, nell'atto che usciva per celebrare la S. Messa, chiamò a sè uno dei suoi primi e carissimi figliuoli: don Francesco Cerruti, allora direttore di quel noto Collegio Municipale, e gli disse : «Sai! Questa mattina intendo celebrare la Messa in modo particolare per don Vallega, quel prete tanto pio, il quale fece la tale carità, anni sono, per noi ».

Poichè nulla tralasciava per la più retta e completa formazione dei suoi giovinetti, inculcava loro ripetutamente la pratica di questa virtù, e dava il suo consiglio con parole vibranti e fasciate di così visibile trasporto che li entusiasmava: «Vedete, diceva loro talvolta: noi non avevamo più di che comprare il pane, e venne il tal signore, la tale signora, a prestarmi aiuto. Quanto è grande la bontà di Dio ».

Dalla sensibilità pci benefici ricevuti, dall'affetto degli alunni verso i loro benefattori, egli sempre concludeva per un buon giudizio su l'indole e sulla bontà del cuore.

Così scrisse del giovane Besucco Francesco il quale, nel giorno della sua entrata nell'Oratorio (1863), tanto erasi commosso al solo ricordo del Parroco suo benefattore: « Questo giovanetto, mediante un po' di istruzione, farà eccellente riuscita nella morale educazione. Imperciocchè è provato dall'esperienza che la gratitudine nei fanciulli è, per lo più, presagio di un felice avvenire: al contrario coloro che dimenticano con facilità i favori ricevuti e le sollecitudini a loro vantaggio prodigate, rimangono insensibili agli avvisi, ai consigli, alla Religione e sono, perciò, di educazione difficile, di riuscita incerta ».

Sagge parole di educatore provetto: nè, anche in questo, va confusa la soverchia timidezza, nè la naturale asperìtà del carattere, proprio di alcune anime giovanili, con la voluta mancanza del senso esteriore che riconosce il beneficio ricevuto. Don Bosco, retto conoscitore dei cuori, sapeva giudicare equamente in ciascuno dei casi e opportunamente incoraggiare, sollevare, confortare, o ammonire e, paternamente, correggere.

Don Bosco che non era stato chiamato alla vita eremitica come S. Paolo e come S. Antonio nel deserto, e non viveva chiuso in un deserto di Certosini, aveva, sovente, necessità di recarsi fuori di Torino, da una città ad un'altra, da uno ad un altro paese. Egli seguiva, per questo, l'esempio di San Francesco d'Assisi riguardo alla povertà; ma non poteva egualmente usare il cavallo che quel santo aveva usato... Sarebbe arrivato troppo tardi! Che fare? Ecco in buon punto il Comm. Bona, Direttore delle strade ferrate. Questi, per più anni, concesse a don Bosco ea chi l'accompagnava, il biglietto gratuito di libera circolazione su le Ferrovie, e biglietti con riduzione del settantacinque per cento a tutti gli alunni dell'Oratorio...

Buono di nome e buono di fatto il Comm. Bona che Nizza Monf. ha onorato e immortalato nella storia di don Bosco. Questi, sempre sensibilissimo, contraccambiò tanta benevolenza con una grande carità: carità per tanti orfani d'impiegati ferroviari raccomandati dal Comm. Bona o da altri funzionari dello Stato; carità verso il Bona stesso del quale, sempre ed in ogni occasione, in pubblico ed in privato, don Bosco si disse amico riconoscentissimo, e verso del quale ebbe cure specialissime, particolarmente spirituali. Di tutto memore il Comm. Bona, poco tempo prima della sua morte, si recò da don Bosco a Torino, e rimase parecchio tempo con lui in intima conversazione. - Noi sappiamo che cosa rappresentino le conversazioni di tal genere: sono un lavoro ben ordinato, e necessario, per ottenere un passaporto d'ordine spirituale. Ecco i frutti della riconoscenza!

Ancora di più: Mons. Morganti, Arcivescovo di Ravenna, che, per essere stato alunno dell'Oratorio di Torino, e per aver frequentato, già Sacerdote, il beato don Bosco, bene l'aveva conosciuto, disse: « di non avere riscontrato mai in nessun altro così viva e profonda la virtù della riconoscenza, come in don Bosco ».

Se tanta era la manifestazione della sua gratitudine verso le creature, pensiamo quale doveva essere il suo amore di riconoscenza per Dio, per l'Ausiliatrice Celeste ! Non debbo tacere che l'Istituto delle sue Suore, l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice da Lui fondato perchè tutti i fiori di Dio a Dio potessero dare il loro sacro e delicato profumo, lo volle fondare perchè fosse un monumento perenne di riconoscenza pei singolari e molteplici lavori ottenuti da Maria SS. Ausiliatrice.

È singolare questa sua dichiarazione: chi gli vietava di eseguire quanto aveva nell'animo e secondo il suo modo di vedere e di pensare, quanto Dio gli aveva ispirato, senza ch'egli ritenesse necessaria questa dichiarazione? È così, sempre: una delle caratteristiche di don Bosco è la riconoscenza, e la riconoscenza più umile ! - Per questo suo senso, con animo squisitamente previdente, sino dal 1884 scrisse alcune lettere per molti dei suoi benefattori affinchè fossero loro inviate dopo la sua morte, e volle che un'altra, tenerissima, piena di affettuosa riconoscenza fosse inviata a tutti i cooperatori, lui appena spirato. Ecco alcune espressioni di quest'ultima: « ... Prima di lasciarvi per sempre in questa terra io debbo sciogliere un debito verso di voi e così soddisfare a un grande bisogno del mio cuore. - Il debito, che io debbo sciogliere, è quello della gratitudine per tutto ciò che voi avete fatto coll'aiutarmi nell'educare cristianamente e mettere sulla via della virtù e del lavoro tanti poveri giovanetti affinchè riuscissero la consolazione della famiglia... ». Poi, accennato a tutte le opere buone compiute con la carità dei suoi benefattori, aggiunge: « Convinto che, dopo Dio, tutto questo ed altro moltissimo bene fu fatto mediante l'aiuto efficace della vostra carità, io sento il bisogno di esternarvene, e perciò, prima di chiudere gli ultimi giorni, ve ne esterno la più profonda gratitudine, e ve ne ringrazio dal più intimo del cuore ». Ecco il punto massimo: la riconoscenza diventa pel cuore di don Bosco un legato, e perciò ne fa testamento. A noi, suoi umili figli, l'accettare il legato e, sovratutto, adempierlo coll'aiuto di Lui che dal Cielo veglia su di noi.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali, confessati e comunicati, divotamente visiteranno qualche chiesa o pubblica cappella, o se viventi in comunità la propria cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza plenaria (come dal Decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze 2 Ottobre 1904).

L'INDULGENZA PLENARIA

Ogni mese:

1) in un giorno scelto ad àrbitrio di ciascuno;

2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte; 3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

NELLE FESTIVITA

Marzo:

19 S. Giuseppe. 25 Annunziata.

Aprile:

11 L'Addolorata. 13 Le Palme.

17 Giovedì Santo.

20 Pasqua di Risurrezione.

RICORDARE:

che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, I Cooperatori Salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:

1) Per una invocazione qualunque a loro scelta, un'indulgenza plenaria.

2) Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.

NB. - I Cooperatori, impediti per malattia di portarsi alla chiesa, possono acquistare le indulgenze sopra dette, recitando in casa cinque Pater, Ave e Gloria.

DALLE NOSTRE MISSIONI

Tra le foreste del Matto Grosso.

R. mo Sig. D. Rinaldi.

Con gran piacere le scrivo per offrirle le primizie della nostra venerazione al Beato D. Bosco pregandola di deporle sull'urna benedetta quale tributo di questi lontani figli e dei nostri Bororos.

I Salesiani e le Figlie di M. A. del Sangradouro, nonostante il discreto lavoro, si sobbarcarono a organizzare una festa con triduo in onore del Beato, e vollero che riuscisse grandiosa. Una festa in queste regioni segregate dai centri civili è sempre un'impresa dovendosi provvedere alloggio e vitto a quanti vi pigliano parte.

In antecedenza dalla nostra casa di Cuiabà ci venne imprestata la dinamo e tutto l'occorrente per una buona illuminazione elettrica e perfino il cinematografo. I nostri Bororos, al vedere tanto lavorio di preparativi, erano tutti pieni di intensa curiosità. Per la propaganda ci aiutò lo stesso Beato. Egli era già conosciuto nella zona per la straordinaria guarigione di una suora missionaria, avvenuta anni sono; ma anche recentemente si divulgò il suo nome per la guarigione di due nostri ex alunni. Si trovavano essi ammalati e i genitori vedendo inutile ogni cura si raccomandarono al Beato, promettendo di peregrinare a piedi fino alla nostra residenza, distante 5o km. - promessa che mantennero nell'occasione della nostra festa.

Aggiungerò un'altra prova della protezione del Beato. Proprio nella vigilia della festa stavo con altre persone riparando un piccolo sconcerto al motore che azionava la dinamo, quando ci avvolge improvvisamente una luce e ci sentiamo presi da una forte scossa che ci stordì alquanto. Un fulmine era caduto in mezzo a noi, senza danni per fortuna.

Consolante fu il numero degli accorsi, fra i quali ricordiamo con onore il Colonnello Deputato José de Albuquerque con l'ottima sua signora e famiglia, che prese attiva parte ai nostri festeggiamenti, e pronunciò un vibrante discorso all'accademia.

Il triduo in preparazione fu reso più solenne dalla presenza della banda venuta da Cuiabà che tenne ogni sera concerto durante l'illuminazione e il cinematografo. Cose vecchie queste pei lettori d'Italia, ma qui nuovissime e mai viste per l'addietro. E tutto aumentò la misura dell'entusiasmo. La Messa della comunione generale fu celebrata nella rinnovata chiesa parrocchiale; la Messa cantata si svolse all'aperto, e, per la prima volta, con diacono e suddiacono.

Vivo interesse destò nei nostri indigeni la cerimonia della benedizione della nuova chiesa, e devota riuscì la processione col quadro del Beato, benedetto da Sua Santità Pio XI, e ancor più quella del Santissimo seguita il 27 ottobre nella festa di Cristo Re.

I Bororos sentirono che la festa non era come tutte le altre e anch'essi vollero distinguersi nel disimpegno della loro parte: il Bororo che aveva l'incarico di innalzare la bandiera all'antenna volle presso di sè quattro compagni che facessero da guardia d'onore col capo ornato del parico - la raggiera di penne a vari colori - e con l'arco riccamente adorno fra le mani. Durante la Messa gli indi si collocarono ai lati dell'altare e stettero immobili, e raccolti: nella processione vollero prender posto intorno al trono sul quale era il quadro. Anch'essi amavano D. Bosco...

Ci sorrida Don Bosco dal Cielo e continui a proteggerci nel nostro difficile lavoro.

Sangradouro, 8-11-1929.

Sac. CESARE ALBISETTi Missionario salesiano.

Da bordo del " Coblenz„

Amatissimo Padre,

Mentre la nave ci trasporta alle sedi del nostro lavoro missionario, permetta che, coll'invio della fotografia che ha fissato sulla carta fisionomie che lei ha stampato in cuore, a nome anche dei compagni di viaggio, esprima a lei, ai superiori tutti, ai benefattori nostri il grazie sentito per quanto, anche in quest'anno, fu fatto per le missioni dell'Estremo Oriente.

E col grazie riconoscente la preghiera quotidiana ed il rinnovato proposito di non essere indegni, nè delle speranze dei superiori, nè dei sacrifizi loro, nè della carità dei nostri cooperatori e cooperatrici.

La vita di bordo viene ad assumere quella schietta allegria che piace a tutti, che attira simpatie e che fa sempre del bene, specie quando è avvivata dall'esempio di una soda pietà. Ma quante volte, spingendo lo sguardo verso oriente e verso occidente sull'oceano sconfinato, mi si affollano come in una ridda immensa, fantasmagorica, le povere popolazioni cui non fu ancora concesso il dono della fede!

Perchè a noi hai dato, o Gesù, la grazia della fede, e ad essi no?

E fino a quando questi milioni di anime rimarranno preda e schiavitù del demonio e del male?

E guardando attorno vedevo i nostri chie rici del Siam; più in là l'Ispettore della Cina D. Canazei in conversazione amichevole col personale di bordo, e i chierici che vengono a condividere i lavori e i sacrifici nel lontano Giappone. E contemplando il gruppo dei missionari e la vastità dei territori affidati al nostro apostolato, e specialmente alla considerazione della povertà nostra, della scarsezza di mezzi adeguati per la propaganda missionaria - sempre e solo quanto la Provvidenza giornalmente c'invia - pensavo al problema missionario.

Perche, o Gesù, tanta povertà di mezzi per propagare il tuo regno?

Ed il pensiero volava, volava...: pensavo all'entusiasmo che suscita nei giovani l'idea missionaria, all'entusiasmo del giovane missionario che si cimenta a pericoli, che si assoggetta ai sacrifizi materiali della sua nuova vita, alla volontaria rinunzia della famiglia, della vita di pensiero e di abitudini; pensavo (è il più forte dolore) ai risultati scarsi, all'incorrispondenza delle anime che si vogliono salvare, alla solitudine, al disprezzo, alle difficoltà, alle inaspettate circostanze create dall'ambiente, dagli uomini e dalle cose, che a volte piombano come un cumulo solo sull'anima del missionario... E gridavo allora: «Così, così, o Gesù, simile a te, vuoi il tuo missionario! ».

Lei sa quanto è costato la preparazione dei nuovi nuclei, che vanno a rinforzare le file dei lavoratori della vigna del Signore e conosce i bisogni delle missioni salesiane. Supplichi i nostri confratelli, gli allievi ed ex allievi nostri, i nostri ottimi cooperatori e cooperatrici nostre a non desistere dal lavoro missionario esorti tutti con rinnovate istanze a venirci in aiuto. Essi soli possono essere i ministri di quella divina Provvidenza che ogni giorno invocata insistentemente dai missionari, darà modo di far fronte alle necessità quotidiane: essi devono impetrarci da Dio le grazie spirituali tanto necessarie al missionario per non venir meno alla sua vocazione e ai suoi doveri.

Ci benedica tutti, ed il nuovo anno apporti alle nostre missioni un rifiorimento di mezzi, di opere, di istituzioni che valgano a far fare alle forze missionarie un bel sbalzo in avanti.

Per tutti   dev.mo

D. VINCENZO CIMATTI, Salesiano.

Festeggiamenti in onore del Beato Don Bosco

ITALIA.

TORINO - in Duomo. - Il 13, 14, 15 dicembre, per iniziativa del Rev.mo Capitolo Metropolitano, si celebrò solennemente nel Duomo di Torino il Triduo del Beato Don Bosco, predicato dall'esimio oratore Mons. Giuseppe Manzini, Vicario Generale di Verona.

Nei primi due giorni una nota gaia si ebbe colla speciale funzione per i giovani; numerose rappresentanze delle Scuole Comunali, partecipandovi, resero lieto omaggio al grande Apostolo della gioventù.

Nel giorno di chiusura cantò la Messa solenne il Successore di D. Bosco, Sig. D. Rinaldi, e vi assistette pontificalmente l'Em.mo Card. Giuseppe Gamba, Arcivescovo di Torino. I cantori del Duomo con la Scuola del Cav. Dogliani della Basilica di M. A. eseguirono magistralmente la messa del M° Carnevali di Roma; i chierici del Seminario Metropolitano coi 15o chierici dell'Internazionale «Don Bosco » eseguirono in perfetto gregoriano le parti variabili. Stupendo il panegirico detto da Mons. Manzini.

Nel pomeriggio si aggiunsero le rappresentanze giubilanti degli Oratori Festivi pel canto del Te Deum, ufficiato dall'Em.mo Cardinale Arcivescovo. Tenne discorso il Sig. D. Trione che fece rilevare l'alto significato dei celebrati festeggiamenti al grande Apostolo di Torino, e aggiunse i dovuti ringraziamenti in nome della Famiglia Salesiana.

Riportiamo la bella epigrafe, da tutti ammirata sulla porta principale del Duomo e dettata dal Rev.mo Mons. Paolo Rossi, arciprete mitrato del Duomo di Monza:

Al - BEATO GIOVANNI BOSCO - Padre e Maestro - di Santi, di Missionari, di esemplari Cittadini -- la voce di quattro generazioni - dal già oscuro Valdocco - agli splendori di questo Tempio - erompe unisona in un cantico - di celestiale letizia - fervidamente implora - la sopravvivenza inestinguibile del suo spirito - alla formazione d'una gioventù - degna della Religione e della Patria.

ROMA - TESTACCIO. - Anche il Testaccio ha voluto tributare al Beato D. Bosco l'omaggio della sua riconoscenza figliale, ha voluto esternare all'Apostolo della Gioventù tutto il suo amore, tutto l'entusiasmo vibrante della sua anima.

Nella vasta chiesa, che i figli di D. Bosco hanno innalzato nel popoloso quartiere, si tenne un solenne triduo predicato dal primo parroco salesiano del Testaccio, Monsignor Olivares, che tanto desiderio di sè ha lasciato tra i suoi parrocchiani.

Il 25 ottobre le fanciulle delle scuole elementari del Testaccio, accompagnate dalla loro zelante direttrice e dalle rispettive maestre, si univano alle fanciulle frequentanti gli istituti delle Suore della Divina Provvidenza, di Maria Ausiliatrice e delle Figlie della Carità, per tributare il loro omaggio al Beato Don Bosco.

Mai la nostra chiesa vide tanta fiorente giovinezza femminile prostrata ai piedi dell'altare, dall'alto del quale sorrideva D. Bosco benedicente.

Il giorno dopo la commovente funzione si ripetè per i giovanetti delle nostre scuole, e delle scuole elementari comunali del Quartiere.

In bell'ordine, accompagnati dal loro valente e zelante signor direttore, e dai rispettivi maestri, gli alunni delle scuole comunali riempivano tutti i banchi della vasta navata centrale, ascoltarono con edificante pietà la S. Messa, e la parola sempre vivificatrice di Monsignor Olivares.

Il giorno di chiusura riuscì di una solennità eccezionale; numerosissime le comunioni, concorso straordinario dei fedeli alla Messa celebrata da S. E. Mons. Raffaello Carlo Rossi, Arcivescovo tit. di Tessalonica, e al Pontificale di Mons. Olivares.

Nel pomeriggio, nel vasto cortile, gremito di popolo, veniva scoperto il busto del Beato fuso nel bronzo dal Cellini. Fu un uragano di applausi, di evviva che si sprigionò da tutto il popolo, quando D. Bosco apparve sorridendo, del sorriso mite e buono che penetra i cuori e li conquide.

I giovani ed i fanciulli erano i più entusiasti ed instancabili acclamatori, sembrava elle D. Bosco fosse lì vivente tra loro, e che essi si accingessero a portarlo in trionfo.

Disse entusiastiche parole l'onorevole Cingolani, ammiratore fervente del Beato e della sua opera varia e molteplice. l'animo dell'oratore vibrava con quella del popolo commosso e tripudiante, che interruppe sovente e coronò l'alato discorso con applausi scroscianti.

Anche Monsignor Olivares, che scoperse e benedisse il busto del Beato, disse indovinatissime parole ai suoi sempre amati parrocchiani, di cui aveva benedetto tante unioni all'altare e al fonte battesimale rigenerati tanti bimbi, che ora giovani, assistevano festanti alla glorificazione del Padre comune, D. Bosco.

La banda dell'« Opera Cardinal Ferrari » rallegrò la bella festa, che in chiesa ebbe il suo epilogo col penegirico del Beato detto da Monsignor Olivares e colla Trina Benedizione solenne impartita da Sua Eminenza il Sig. Cardinale Michele Lega.

CIVITAVECCHIA. -Con grande solennità si svolse la festa in onore di D. Bosco, il 24 novembre. Le reliquie trasportate processionalmente alla parrocchia della S. Famiglia da Mons. Cottafavi, vescovo diocesano, furono accompagnate da una folla innumerevole, da tutte le Autorità e Gerarchie locali fra una pioggia di fiori. Nel pomeriggio al Teatro Traiano il Comm. Avv. Masera tenne il discorso commemorativo dinanzi ad un foltissimo pubblico.

CESARO' - Le Figlie di Maria Ausiliatrice che da circa un cinquantennio educano con zelo la popolazione di Cesarò - promossero pel 17 novembre una commemorazione del Beato Don Bosco con l'adesione più cordiale delle autorità e del popolo, già tanto devoto al Beato. Alle solenni funzioni, svoltesi splendidamente nella Matrice, portò la sua parola buona il Prof. D. Di Francesco, Direttore del Collegio di Randazzo, che destò in tutti vivo entusiasmo.

SONDRIO - Sondrio ha vissuto giornate di fede intensa e di commossa esultanza. Tutta la città in uno slancio religioso magnifico ha partecipato alle feste in onore del Beato.

Nei giorni del triduo, predicato alla chiesa di S. Rocco dal missionario D. Braga, in tutte le Scuole Medie della città è stata fatta la commemorazione di Don Bosco alla presenza di tutti i professori. Poi seguì un secondo triduo nella Collegiata, cui prese parte un foltissimo pubblico. Alla chiusura intervennero Monsignor Comin e S. E. Mons. Pagani che al Vangelo volle tessere il panegirico del Beato; entrambi presero parte alla processione solenne, riuscita divotissima e imponente. Il giorno seguente chiuse il ciclo dei festeggiamenti una splendida accademia nella Collegiata, in cui l'àvv. Gian Maria Cornaggia tenne il discorso ufficiale esaltando le glorie del santo educatore italiano.

PERUGIA. - Preceduta da una brillante conferenza sulla e Genesi dell'Opera Salesiana» tenuta dall'avvocato Masera nella Sala dei Notari, la celebrazione di Perugia riuscì un tributo di fede e di viva devozione.

Il triduo solenne, che richiamò in Duomo una folla straordinaria di devoti per ascoltare la calda parola del nostro D. Favini, e la magnifica accademia nella chiesa di S. Agostino, dove di D. Bosco parlarono con entusiasmo affettuoso Mons. Mignini, e S. E. Mons. Arcivescovo, dimostrarono quanta viva simpatia abbia Perugia per il Beato e per le sue opere.

ALESSANRIA - La provincia, in cui Don Bosco ebbe i natali, volle unirsi all'esultanza universale e celebrò solennissime feste nel Duomo di Alessandria, alla presenza di tutte le autorità civili e militari., L'ampio tempio fu gremito in tutti i giorni del triduo predicato da Mons. Coppo e dal Salesiano D. Beccuti.

Nel giorno di chiusura la festa riuscì di una magnificenza meravigliosa: moltissime comunioni, imponente la partecipazione delle Autorità e popolo alla Messa con assistenza pontificale, e al Corteo del pomeriggio cui presero parte anche tutte le associazioni e istituti. S. E. Mons. Milone, prima d'intonare il Te Deum e impartire la benedizione, rivolse alla folla un elettrizzante discorso.

FORLÌ - A Forlì, dove D. Bosco fu ospite di Mons. Trucchi, si celebrarono il 17 novembre grandiose feste in onore del Beato. Alla parrocchia dei Cappuccinini il triduo predicato dal Rev. D. Solfrini attirò una folla di fedeli che nel giorno di chiusa si accostarono con viva divozione alla S. Comunione. Alle funzioni di chiusura intervenne S. E. Monsignor Vescovo e Mons. Vicario disse il Panegirico del Beato durante la Messa.

Al Rev.mo Parroco D. Tomaso Morgagni, promotore ed animatore di questi festeggiamenti, e a quanti lo coadiuvarono le nostre più vive congratulazioni.

TERNI. - Le solenni onoranze tributate a Terni al Beato D. Bosco ebbero una chiusura imponente nella chiesa di S. Francesco, addobbata sfarzosamente per la circostanza, e adorna di un bel quadro del Beato, opera di un valoroso artista romano. Il triduo solenne, predicato dal Prof. D. Silvio Romani di Rieti, accese in tutti un vivo entusiasmo di ammirazione per Don Bosco. Il concorso dei fedeli andò sempre crescendo: tutti vollero rendere omaggio al Beato, ma tra tutti commoventissimo fu quello offerto dalle alunne degli Istituti religiosi femminili della città e dagli alunni delle scuole comunali maschili e femminili, venuti in compagnia dei loro insegnanti.

Di tutti gli omaggi resi al Beato, è certo questo il più bello e significativo, perchè offerto dalla giovinezza, che il beato D. Bosco predilesse e per la quale spese, con tanto zelo e sì grandi frutti di bene, le energie tutte della sua alta mente e del suo gran cuore di sacerdote e di apostolo. Lo rilevò, con commosse espressioni, il vescovo Mons. Broccoleri, che nel discorso rivolto agli insegnanti, di cui lodò con parole di vivo compiacimento lo zelo e l'opera indefessa, e ai giovanetti e alle fanciulle, a cui additò come modello da imitare il giovanetto Bosco, con quella eloquenza che sa toccare e scuotere le più intime e delicate fibre del cuore. Invocò la protezione del nuovo Beato sulla cara gioventù ternana.

L'ultimo giorno delle feste la chiesa di San Francesco fu talmente affollata che nessuno mai la vide così piena di popolo devoto.

Monsignor Rinaldi, Vescovo di Rieti, celebrò la Messa della comunione, Mons. Broccoleri celebrò il Pontificale pronunziando una stupenda omelia.

A sera la facciata della artistica chiesa e il Convitto Salesiano furono splendidamente illuminati, mentre la banda del Dopolavoro dava concerto.

MILANO. - L'Italia del 3 dicembre scrive: « La processione che ha accompagnato la reliquia di D. Bosco - dall'Istituto Salesiano alla Parrocchia di S. Agostino - è stato un avvenimento che ha vivamente commosso chi vi ha partecipato, per la sua grandiosità e per la commovente spontaneità della partecipazione di popolo, associazioni ed Istituti. In tutto il pomeriggio di domenica fu un continuo pellegrinare di personalità, gente d'ogni condizione e giovani in gran numero alla cappella dell'Istituto Salesiano di via Copernico dove era esposta alla venerazione la preziosa Reliquia racchiusa in un'artistica e maestosa custodia in metallo dorato.

All'arrivo di S. E. il Cardinale Arcivescovo accolto dai Superiori dell'Istituto, dai Prevosti di S. Pietro in Sale, Santa Francesca Romana, SS. Redentore, Santa Maria Beltrade e S. Agostino, dalle Superiore delle Figlie di Maria Ausiliatrice, da una imponente rappresentanza di ex-allievi, tra i quali abbiam notato i commendatori Legnani, presidente regionale, professor De Angeli Preside dell'Istituto Magistrale C. Tenta, e prof. Zoli primo ispettore scolastico della provincia, il vastissimo cortile dell'Istituto era rigurgitante di rappresentanze varie e numerosissime.

Ordinatosi il lunghissimo corteo, dopo una breve sosta dell'Eminentissimo nella cappella; tra canti e suoni incessanti, la Reliquia del Beato, collocata su artistico trono e sostenuta a spalle da quattro sacerdoti salesiani in dalmatica, venne solennemente portata nel tempio grandioso, sfarzosamente illuminato all'esterno ed all'interno con centinaia di lampadine elettriche ed artistici lampadari. Sua Eminenza seguiva, visibilmente commosso.

L'entrata nella vasta chiesa ormai rigurgitante di giovani e di popolo, e risuonante del canto festoso che sorgeva da ogni parte, e dalle voci armoniose e solenni delle Scuole di canto dell'Istituto, raggiunse il più alto grado d'entusiasmo nella manifestazione. Deposta ed incensata le Reliquia, Sua Eminenza, fattosi a stento un passaggio al pulpito coll'aiuto di agenti dell'ordine e carabinieri, volle rivolgere la sua parola a tutta quella immensa corona di figliuoli suoi e parlò loro con tanto calore d'animo e di espressione del nuovo Beato, da intenerire ed entusiasmare. Magnificò l'imponente figura di Don Bosco nel cielo della Chiesa e della Patria per le sue benemerenze religiose in tempi difficili, a causa dell'increscioso dissidio tra l'una e l'altra esistente, facendone mirabilmente risaltare la causa intima e profonda nella santità grande dell'Uomo di Dio.

Il Cardinale quindi conchiuse invitando tutti ad imitare il Beato nella perfezione sua spirituale e nell'ardore di apostolato. La solenne benedizione eucaristica, impartita dallo stesso Eminentissimo, chiuse la riuscitissima cerimonia, che, certo, sarà ricordata a lungo da quanti ebbero la lieta ventura di parteciparvi.

Sua Eminenza lasciò S. Agostino e l'Istituto Salesiano vivamente acclamato ed al suono armonioso dei corpi musicali.

GORIZIA. - L'aspettativa del solerte Comitato organizzatore delle feste in onore di D. Bosco, non è andata delusa. Le feste non potevano riuscire più imponenti e solenni. Predicò il triduo alla Metropolitana il valente Prof. D. Annibale Giordani che trattò magistralmente della «Santità », dell'« Apostolato » e dell'e Educazione» secondo D. Bosco. Furono pure tenute apposite conferenze alla gioventù studiosa.

Nel giorno di chiusura al pontificale di S. A. il Principe Arcivescovo intervennero le Autorità cittadine, i Magistrati e i Presidi delle Scuole Medie e per la circostanza l'altar maggiore fu parato coi reliquiari e candelabri di argento finissimo, fiori, ricchi tappeti e furono usati i ricchissimi paramenti donati da Maria Teresa alla Metropolitana fin dagli inizi dell'Arcivescovado.

Anche nel pomeriggio pel Te Deum e la benedizione, la chiesa si riempì completamente e prese parte alla funzione il Principe Arcivescovo assistito dal Capitolo dei Canonici del Duomo.

A tarda sera un brillante trattenimento nel teatro del Convitto Salesiano chiuse la magnifica giornata.

FRANCIA.

LIONE. - Nella Primaziale di Lione le feste in onore di D. Bosco ebbero uno splendido successo.

Si apersero il 20 novembre con una geniale conferenza a proiezioni, tenuta dall'ab. Lavarenne nella Salle de l'Etoile: furono due ore deliziose. Il 21 la Cattedrale accolse ben 5000 giovinetti che udirono dalla vivida parola del P. Cau, salesiano, il racconto attraente della vita del Beato.

Poi ebbe principio il triduo con solenni funzioni che attrassero una gran folla di devoti. La cattedrale, sfarzosamente illuminata, colle colonne pavesate di scudi recanti le date memorande della vita di D. Bosco, appariva suggestivamente affascinante alla folla che contemplava col più vivo senso di devozione il gran quadro di D. Bosco o l'espressivo gruppo scultorio del Vermare, elevandosi in un'ardente preghiera al Beato. P. Auffray, P. Dalloz, salesiani, e l'ab. Cristiani furono i tre oratori che dissero magnificamente del santo moderno, delle sue virtù e delle sue opere; S. Em. il Card. Maurin sempre così benevolo verso le opere di D. Bosco volle onorare le feste con la sua partecipazione, insieme a Monsignor Delay e Mons. Bourchany.

L'entusiasmo destato dalle feste e i frutti di bene conseguiti hanno fatto dire a molti spettatori: e Sembrava veramente che D. Bosco fosse ritornato a Lione ».

BOLIVIA.

LA PAZ. - Le feste di La Paz in onore di D. Bosco portarono un'animazione insolita nel nostro Istituto, e specialmente nell'artistica cripta del tempio di Maria Ausiliatrice. S. E. Mons. Vescovo col Vicario Generale vi presero parte attivissima fin dal primo giorno del triduo, e vi concorsero altresì le varie Congregazioni religiose. L'ultimo giorno del triduo riuscì solennissimo con la presenza di S. E. il Nunzio Apostolico e del Vescovo di Potosì, del Corpo Diplomatico, delle Autorità e della nostra Colonia Italiana con a capo l'Incaricato d'Affari d'Italia, sig. Fransoni. Agli splendidi panegirici dei più valenti oratori rievocanti le glorie di D. Bosco, altri discorsi di aggiunsero durante l'accademia di chiusura, in cui parlarono esprimendo profonda simpatia all'opera di Don Bosco il Dr. Tellez membro del Congresso Nazionale, il Presidente della Giov. Catt., il Gr. Uff. Signor Fransoni.

CILE.

VALPARAISO. - Tre Vescovi, tutti i superiori delle Congregazioni Religiose, diret tori di Istituti cattolici, i parroci, il clero, autorità civili, la Colonia italiana tutta, col R. Console Comm. Edoardo Marchetti parteciparono alle grandiose celebrazioni della Beatificazione in Valparaiso dal 25 al 28 ottobre. Tre pontificali si svolsero in tre chiese, alla chiesa dello Spirito Santo, alla Matrice del Salvatore e alla Parrocchiale dei 12 Apostoli, addobbate e illuminate splendidamente a cura degli ex Allievi, ex Allieve e Dame dell'Italica Gens: tre valenti oratori - D. Miguel Ulloa, D. Luis Gonzales e il Vescovo di Iquique - esaltarono con calda parola Don Bosco e le sue opere. Le solenni funzioni si chiusero col canto del Te Deum e con una brillante accademia all'Oratorio festivo. Nella fausta circostanza fu pure benedetto e inaugurato il nuovo Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Grazie del Beato Don Bosco.

D. Bosco mi ha guarita.

Una dolorosissima operazione per quanto ben riuscita a parere dei medici mi aveva lasciata in preda ad una febbre altissima persistente preoccupante. Da otto giorni il mio fisico era in queste tristissime condizioni ed io continuavo ad invocare il Beato D. Bosco che proprio allora s'aveva ricevuto il trionfo dell'apoteosi ed era ritornato a sollecitare presso l'Ausiliatrice le grazie pei suoi devoti. Una notte durante un sonno agitatissimo m'apparve il Beato D. Bosco, sorridente e benedicente. Io l'invocai forte e mi destai. A distanza di un'ora circa i medici constatarono che la febbre prima oltre i 40 gradi era d'improvviso discesa sotto i 38 e mi permisero senz'altro di mangiare.

Il male era vinto ed io mi alzai e compii felicemente la mia convalescenza che mi ha ridonata guarita alla mia famiglia.

Vinchio d'Asti.

ADAMO ROSA Cooperatrice Salesiana.

Guarita da una grave ozena.

La bambina Mazzone Bianca di 32 mesi, figlia di Alberto e di Tarizzo Maria, residente a Torino in via S. Domenico N. 16, aveva una grave ozena alle narici per cui mandava un fetore insopportabile, e i medici dicevano che la cosa era di difficile guarigione e richiedeva una cura molto lunga.

Il giorno 12 giugno, 30 giorno del solenne triduo del Beato D. Bosco nella Basilica di Maria Ausiliatrice, il nonno Tarizzo la portò a toccare l'Urna del Beato all'insaputa della famiglia, e appena ritornato a casa la bambina fu guarita perfettamente. Il 13 settembre 1929 il nonno la condusse a ringraziare il Beato e fece l'offerta di L. 5o, desiderando che fosse pubblicata la grazia a gloria del Beato D. Bosco.

Torino, Basilica di Maria Ausiliatrice. Sac. MAGGIORINO BORGATELLO.

Guarito da paralisi.

Il nostro Giuseppe ebbe due attacchi di paralisi e portato all'Ospedale fu giudicato gravissimo dai medici. Dai Salesiani di Bologna ottenni una medaglia benedetta e una reliquia di D. Bosco e, corsa all'Ospedale, gliele collocai al capezzale.

Da quel momento andò sempre migliorando ed ora è ristabilito perfettamente. Il Beato D. Bosco completi la grazia richiamando ai principii cristiani colui che ora ha risanato nel corpo.   SUOR IMELDA.

Guarito da grave infezione intestinale.

Mi trovavo a Mogliano Veneto, nella villa dei Conti Rosada, quando fui avvertito che un figlio del fattore, signor Dutto Gianni, di pochi anni era in condizioni gravissime per un'infezione intestinale.

Era la sera del 15 novembre 1929: misurai la febbre al piccolo Giulietto: 40° e 2 linee. Il medico, chiamato d'urgenza, sentenziò che pochissime speranze rimanevano che il piccino potesse passare la notte.

Il padre e la madre del bimbo moribondo, non sapendo più a che partito appigliarsi, telegrafarono alla rispettiva suocera e madre, residente a Torino; di inviare loro immediatamente una reliquia di D. Bosco.

Ma il tempo stringeva. Io mi ricordai, allora, di avere in tasca una corona del Rosario che era stata messa a contatto con le Sacre Spoglie del Beato. La posi sul petto del piccino, invocando l'intercessione di D. Bosco. Immediatamente il piccolo Giulietto che fino a quel momento si trovava in istato comatoso, si alzò a sedere sul letto e cominciò a sorridermi ed a giocherellare. L'indomani mattina, il medico veniva a constatare che il piccino era completamente fuori pericolo ed in via di perfetta guarigione.

Segnalo questa grazia che ha del sopran naturale e, in osservanza ad una promessa fatta, offro un cuore d'argento da porre accanto alla Sacra Urna, nella Basilica di Maria Ausiliatrice.

Torino.   CHIARLE AUGUSTO.

Grazia ricevuta dal Beato Don Bosco.

Per due anni soggiacqui a fortissime emorragie con pericolo di vita. Operata al S. Giovanni in Torino dall'illustre chirurgo Donati, l'operazione riuscita felicemente mi ridonò salva ai miei figli. Rimasi però per più di quattro mesi vittima di una debolezza impressionante che non mi permetteva di salire le scale nè muovere qualche passo. Alcuni giorni prima del pellegrinaggio per il trasporto della Sacra Salma del B. Don Bosco da Valsalice a Valdocco nel Tempio di Maria Ausiliatrice ebbi uno strano sogno. Vidi mia madre morta da parecchi anni, che additatomi il treno dei péllegrini m'invitava a salirvi. Meravigliata che ella non conoscesse le mie condizioni di salute, le risposi che da anni non avevo viaggiato, e non avendo meco il bastone non avrei potuto camminare. Essa con insistenza ripetè l'invito. Allora salii sul treno, e giunsi con lei e col pellegrinaggio a Torino. Pochi giorni dopo effettuandosi il pellegrinaggio e memore del sogno avuto, senza alcun aiuto nè appoggio, volli unirmi ai fedeli, salii sul treno, giunsi a Torino, percorsi coi fedeli il tratto dalla stazione a Valdocco, mi recai al Tempio di Maria Ausiliatrice ove dalla tribuna assistetti alla grandiosa indimenticabile funzione. Amici, parenti, conoscenti, al ritorno effettuatosi nello stesso modo ne furono stupiti e ancor più, quando, riprese all'improvviso le forze, feci dopo breve intervallo altro pellegrinaggio a Pompei, senza alcun sforzo.

Rendo pubbliche grazie al Grande Padre D. Bosco che volle degnarmi della sua protezione e invio una prima offerta per le Missioni.

Borgo S. Martino.

AGOSTINA RAVASENGA VIGLIANI

Cooperatrice Salesiana. Guarita da D. Bosco.

Dopo una grave operazione, ben riuscita, mi accorsi che mi era spuntata una glandola alla base del collo dal lato destro. Consultato il professore, mi sottopose a cure di arsenico, poi ai raggi X, e finalmente mi consigliò l'estirpazione della glandola. Attesi la fine della scuola per subire l'operazione che fu fissata pel giorno 25 giugno.

Intanto la mamma d'un mio alunno mi portò una reliquia di Don Bosco e un fazzoletto che aveva fatto toccare sull'urna del Beato. Nè qui s'arrestò lo zelo della brava donna: il giorno precedente la traslazione dell'urna a Valdocco mi raccomandò alle preghiere di un missionario salesiano in Valsalice. Commossa dell'interessamento di questa brava signora, cercai di ravvivare la fede che già avevo nel Beato.

La notte precedente il 24 giugno, svegliandomi, riflettei: - Domani è la festa di D. Bosco... egli deve farmi la grazia.

Il mattino, dopo la S. Comunione, proposi ai miei due bambini di andare alla chiesa di M. A. per pregare D. Bosco: là feci passare il fazzoletto sull'urna e me lo posi al collo. Visitammo in seguito le camere del Beato. Nel pomeriggio fui dal Professore per combinare l'ora dell'operazione: mi visitò bene e mi disse:

- Ma... non ha più nulla! Non la opero più...

- Davvero?! Sa è D. Bosco che mi ha guarita; l'ho pregato tanto...

- Seguiti a pregarlo... e vada tranquilla.

Finite le vacanze tornai dal Professore, che dopo avermi visitata, mi disse: - È guarita perfettamente. Adempia pure la promessa fatta a D. Bosco che ben la merita.

Torino.

VALENTINA BERTERO BERTOLÈ.

Attestato medico.

Attesto io qui sottoscritto che, chiamato d'urgenza alle ore 21 1/2 del 6 giugno corr. anno in via Anfiteatro 243, trovai la nominata Cigliola Francesca, maritata Melucci, di anni 70, affetta da grave perniciosa malarica con temperatura elevatissima ed in istato comatoso tale da essere certa una prossima fine. Contro ogni aspettativa e con mia grande meraviglia l'indomani l'inferma era senza febbre, perfettamente guarita ed in ottime condizioni.

Dottor FRANCESCO CARANO.

L'ammalata si era raccomandata al Beato D. Bosco.

Esprimono riconoscenza al B. Don Bosco:

C. CICOGNANI (Torino) per l'aiuto conseguito nel momento in cui più strettamente ne aveva bisogno

L. B. (Genova) per aver ottenuto miglioramento alla mamma colpita da un afflusso di sangue al cervello con amnesia mentale e tendenza a paralisi, e spera di veder presto completa la grazia con la protezione del Beato.

FAMIGLIA MICHELINi (Roma) per tante grazie segnalate ottenute dal Beato.

BOVANO GIOVANNI (Torino) in pochi giorni ebbe dal Beato quanto desiderava.

MELANIA D'AGLIANo per la guarigione di febbri gastriche che avevano colpito una nipotina.

L. B. afflitta da gravi preoccupazioni ebbe dal Beato conforto ed aiuto.

N. N. ricorse per due grazie a D. Bosco e vede ora realizzarsi le sue speranze.

M. M. (Torino) per una grazia insperata.

FAMIGLIA CAMOLETTO (Volpiano) profondamente angosciata per la grave polmonite che aveva colpito il figlio Giuseppe coll'intercessione del Beato ottenne la guarigione, giudicata impossibile ormai dal medico curante.

MARIO G. BIRAGO (Casale) per l'ottenuta guarigione da forte malattia di cuore che da 4 mesi l'affliggeva.

CULTO E GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Un verdetto favorevole.

Implicato, per eccesso di buona fede, in una dolorosa vicenda giudiziaria che aveva avuto in prima istanza esito sfavorevole, mi rivolsi con fede alla Vergine SS. Ausiliatrice, pregando nel contempo quotidianamente il Beato D. Bosco perchè fosse riconosciuta la mia innocenza. Infatti, miracolosamente sparite le gravissime difficoltà, in giudizio d'appello, mi veniva resa giustizia con pronunciata ampia sentenza di assoluzione per non aver io partecipato al fatto imputatomi.

Riconoscente fo pubblica attestazione del favore ricevuto e rendo vive grazie alla Vergine SS. Ausiliatrice e al Beato D. Bosco per la potente di Lui intercessione in favore di un ex alunno delle Scuole Salesiane

Palermo.

Dott. GIUSEPPE SANFILIPPO

Ridona la vita al nostro bambino.

Lo scorso Maggio, il nostro Virgilio colpito violentemente da polmonite e meningite, fu ridotto in fin di vita. Il valente dottore curante ci preparava al sacrificio, ritenendo inutile un consulto che noi ancora desideravamo. Il consulto si fece ugualmente; ma pure il nuovo dottore confermò il caso disperato. Ambedue dichiararono che pochi minuti di vita rimanevano al bambino.

Fu allora che ci rivolgemmo con maggior fiducia a Maria Ausiliatrice, promettendo un'offerta alle Opere Salesiane, e di condurre il bimbo al suo Santuario in Torino.

Con noi pregavano le Suore e i bambini dell'Asilo, compagni del nostro piccolo malato. E la grazia venne. Quando ormai la morte pareva vicina, il bimbo parve tornare a novella vita. Cominciò a migliorare e in breve guarì perfettamente, con grande meraviglia dei dottori e nostra. Ora continua godere buona salute ed è vispo e intelligente come prima.

Moncrivello, 20-11-29.

Coniugi CAPUANO Cooperatori Salesiani

Esprimono pure la loro riconoscenza a M.A.:

EDVIGE PIssiNIS per varie grazie segnalatissime.

TERESITA BERGAMASCHINO (Vignale) per la guarigione della sua bimba dichiarata gravissima dai dottori.

COSELLI CELESTINA (Gualtieri R. E.) per l'ottenuta guarigione della mamma carissima.

G. (Lugano) per l'insperata guarigione della mamma che i medici avevano data per moribonda.

QUARANTA ANDREANA (Entraque) per essere stata guarita da osteite senza operazione.

BARBIERI D. ALFREDO (Castelgoffredo) per intercessione di M. A. ha scongiurato una pericolosa operazione.

ANTONIETTA Giovo (Agliano) per la guarigione del figlio Mario da artrite acuta.

BuscHINI MARCELLO (Gattico) per grazia ricevuta mediante la novena.

ODILLA BESENVAL (Ayas) per la guarigione di una persona cara. FRANCESCA PIRODDi (Lanusei) per la guarigione del figlio Giosuè da febbri influenzali che l'avevano ridotto in fin di vita. RITA ORLANDI (Torino) per diverse grazie ricevute. FEDERICA MINA (Sola) per essere stata guarita da grave e lunga malattia.

FERRARIs TERESA per guarigione rapida da una malattia che i medici pronosticavano lunga.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

Ambrosi Lina, Antonini Maria, Arvedi Giuseppe, Arnaboldi Amanzio, Arnaboldi Bruno, Anfossi Luca, Accornero Luigi, Arando Bice.

Balagna (Mosso S. Maria), Botto Rina, Brandoni Argentina, Baldacchino Beatrice, Bosetti Vittoria, Benedetti Emma, Beccaria Coniugi, Bandoglieri Marietta, Bondè Carolina, Buscaglia Annita, Brignone G. B., Besenval Cesarina, Barbati Antonietta, Bois Geremia, Borio Teresa, Botallo Bartolomeo pei buon esito di un'operazione, Bicocca Giacinta, B. S. per grazia ricevuta.

Costamagna Eleonora, Ceretti Martina Veci. Boglione, Casella Caterina, Cavallo Giuseppina e Carmela, Consolo Angelina Beìligno, Careglio Maria Bergadano, Coretti Argia, Carosio Maria, Crescentini Dina, Clerici Modesta, Capabava (Torino).

Distefano Sac. Antimo; Direttrice Convitto ital. di Ober Uster.

Fiorio Giuseppina Maggio, Ferretti Romedio, Ferraro Teresa, Fessia Coniugi pel buon esito di operazione chirurgica, F. S. (Bianzè), Fisanotti Adelina, Foglia Momo.

Ginocchio Innocente, Gallina D. Giovanni, Grosso Maria, Gandolfi D. Vincenzo, Garbaglia Emilia, Garbaccio Gallo Leopolda, Gazera Margherita, Gallo Maria, Gallo Luigia, Gianni Rossi Elisa, Giacomone Maria.

Lombardi Attilio, Lizzi Veneranda (Lingotto).

Marchesa Anna, Malinverni Cavallini Enrichetta, Maccario Angela, Macchetta Luigia, Maffi Genoveffa, Alaffei Delfina, Massoni Tomasino, Minissale Carmela, Maletti Giuseppina, Merlo Frua, Macchiavelli Gina, Mosso Filippa M. (Torino).

Natale Elisa, N. N. L. 1ooo pei buon esito di un'operazione.

Piglione Rosa Maria, Pennisi Giuseppe, Papini Maria, Pasquali Lino, Perani Antonia, Polli Ida, Pellegrini Cipolla Enrichetta, Pesce Maria, Pavarallo Cristina, Piana Luigi.

Ronco Elena, Rasera Angela, Rapelli Petronilla, R. M. B. (Torino) Riccadonna M. Antonietta.

Scovazzi Adriana, Splendore Anna, Spreafico Rosa, Sabena Maria e Vittorio, Sciplino Giovanna Ved. Bonacosa Scala Adamini Giuseppina, Savino Annetta, Strada Piera, Salamano Carlo.

Tirendi Giacomina, Trecarichi Calogero, 'I'ovelino Pietro, Tecco Lina, Vanoncini Clotilde, Vercellio Angelo, Veronesi Lucia, Veroni Magnani Maria, Verra Caterina, Veglia S.

Zamolo Maria.

NOTIZIE SALESIANE

La Principessa Maria José.

Prima che la pia Principessa lasciasse la sua Patria per venire in Italia e unirsi l'8 gennaio in matrimonio al Principe Ereditario Umberto di Savoia, volle far visita, a Bruxelles, alla Scuola Italiana - che fu denominata col suo nome Augusto -- diretta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Erano a riceverla il Nunzio Pontificio, il R. Ambasciatore d'Italia con la consorte, il R. Console d'Italia, il Segretario del Fascio ed altre autorità.

Anche i bravi scolaretti l'accolsero con cordiali evviva, lietissimi di conoscere e salutare per i primi la Principessa Maria. Ella s'intrattenne affabilmente, ed ascoltò la recita di alcune poesie d'occasione. Parlò pure il Console Giuriati, ringraziando la Principessa della visita fatta.

Prima di partire la Principessa Maria espresse il suo vivo compiacimento alla Superiora della Scuola.

Esumazione di Suor Maria Mazzarello.

Nel santuario delle Figlie di Maria Ausiliatrice, annesso all'Istituto Salesiano Nostra Signora delle Grazie, fondato oltre 6o anni fa da Don Bosco, riposa dal 1881 la salma di Suor Maria Mazzarello, prima superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Il 29 novembre u. s. ebbe luogo l'esumazione e il riconoscimento della salma alla presenza di S. E. l'Arcivescovo di Costarica, del Sig. D. Rinaldi, del Tribunale Ecclesiastico della Diocesi di Acqui, con a capo S. E. Mons. Delponte, del Capitolo Superiore delle Figlie di M. A. e con l'intervento dei medici periti dottori Migliardi e Barberis di Nizza.

La salma è apparsa in buon stato di conservazione.

I medici cav. Migliardi e Barberis si accinsero subito alla delicata e pia funzione della ricomposizione della salma, che, a lavoro compiuto, venne rivestita di nuovi abiti monacali e, deposta in una urna, collocata in un apposito loculo del Santuario di M. Ausiliatrice.

La lunga e pia operazione durò ben dodici ore consecutive e del tutto venne redatto un dettagliato verbale da inviare al Supremo Tribunale Ecclesiastico competente.

Torre Annunziata.

L'apertura del nuovo Istituto Salesiano ebbe luogo l'8 dicembre con un'accademia in onore di Maria SS. Immacolata nell'ampio cortile gremito da un numeroso e colto pubblico, e da un folto stuolo di allievi dell'Istituto e di ragazzi dell'Oratorio.

Dopo il canto d'un bellissimo inno salesiano il Direttore porse un vibrante saluto ai presenti e disse quanto i figli di D. Bosco tenessero alla festa di Colei che fu l'ispiratrice del loro fondatore. Poi dialoghi e poesie si alternarono al canto di inni e a dissertazioni di circostanza. Chiudendo l'accademia, il Direttore espose ai Cooperatori presenti le grandi linee dell'opera che i salesiani si prefiggono di svolgere in Torre Annunziata specialmente a favore dell'educazione della gioventù per preparare cristianamente la futura generazione; e porse un vivo ringraziamento agli intervenuti.

Il nostro augurio cordiale di successo.

Premiazione.

Il 7 dicembre nell'Istituto salesiano di Milano presenti S. Em. il Card. Schuster, il Vice Prefetto, il R. Provveditore agli Studi, il rappresentante del Podestà e del segretario Federale, i capi d'istituti e un largo stuolo di Cooperatori e di Cooperatrici, ebbe luogo la premiazione degli alunni studenti ed artigiani.

Parlò nobilmente il Gr. Uff. Riccardo Truffi, R. Provveditore, al quale seguì S. Em. il Card. Schuster, chiudendo con opportunissime parole la bella cerimonia.

La Parrocchia di S. Gaetano.

La parrocchia di S. Gaetano a Sampierdarena, tanto cara al Beato D. Bosco, è stata artisticamente ultimata e decorata. I grandiosi lavori, in sette anni di intelligente, ininterrotta attività, su disegni e sotto la guida del compianto Prof. Cav. Rodolfo Gambini - sostituito poi egregiamente dal figlio Prof. Luigi - hanno fatto della Parrocchia S. Gaetano un vero gioiello.

Il Sig. D. Rinaldi volle trovarsi presente il giorno dell'inaugurazione ufficiale e colla sua presenza diede agli alunni, agli ex allievi e agli ottimi Cooperatori una prova della sua, benevolenza. L'ambiente era stato santamente preparato con una predicazione dialogata tenuta per vari giorni dai RR. D. Emilio Traverso e D. G. Battista Gazzolo: e in quella ricorrenza i frutti furono veramente abbondanti.

La bella parrocchia fu stipata di fedeli a tutte le funzioni, le comunioni assai numerose, e la festa dell'Immacolata fra il riflesso di luci e il profumo di fiori riuscì più entusiastica e più solenne che mai. Alle funzioni della sera anche il Sig. D. Rinaldi volle parlare per ringraziare i parrocchiani e i benefattori genovesi del costante appoggio prestato ai Salesiani dal giorno lontano della loro venuta ad oggi, ed esprimere a tutti la sua vivissima riconoscenza per la contribuzione data ai restauri del tempio: e invocò su tutti e sulle singole famiglie la benedizione del Beato D. Bosco. La chiesa rimase per lunghe ore illuminata perchè tutti avessero agio di ammirarla.

Il Sig. D. Rinaldi nella fausta circostanza ricevette omaggio dagli alunni, dagli ex allievi e Associazioni Parrocchiali e dalle Oratoriane delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

In un penitenziario.

Il Salesiano D. Mainini che da 2o anni compie un'opera buona, passando quattro giorni di ogni settimana presso i carcerati del Penitenziario di S. Paulo (Brasile), è forse l'uomo più ansato da quei disgraziati. La sua presenza fra essi, la sua parola buona infonde loro coraggio per sostenere con rassegnazione la pena e nell'espiazione trovare la via di trasformarsi moralmente.

Egli visita continuamente le celle abitate dai nuovi reclusi, le officine dove lavorano gli anziani e la sua comparsa è sempre salutata dal sorriso più cordiale; tutti lo amano come un fratello, conce un padre.

Tutte le domeniche i reclusi si prestano con vero piacere a servire all'altare, a cantare musica sacra che egli loro insegna; nelle feste più solenni svolgono sotto la sua ispirazione belle e sante iniziative che hanno pure una segreta forza nel migliorarli, per es. il presepio, il sepolcro, accademie religiose, morali, ecc.

Tra quelle centinaia di reclusi D. Mainini ha dato la prima comunione a 28 uomini che mai l'avevano fatta prima e distribuito nel corso dell'anno 11.267 comunioni. Con questi mezzi spirituali non è a stupire se egli ottiene successi meravigliosi in quelle anime: quante conversioni seguite da una condotta edificante e da una vera rigenerazione morale coronarono l'abnegazione di questo zelante figlio di D. Bosco!

Pellegrinaggio italiano al Santuario di M. A. a Rodeo del Medio.

Il 13 ottobre u. s., dopo un'attiva propaganda, si svolse l'imponente pellegrinaggio di Coloni Italiani di Mendoza al Santuario di M. A. in Rodeo del Medio. Da tempo i nostri emigrati desideravano compiere quest'atto di devoto omaggio alla Madonna di D. Bosco, imitando la bella tradizione dei loro fratelli residenti in Buenos Aires : ora finalmente essi ebbero la soddisfazione di veder appagati i loro desideri. In treno speciale, i numerosi Coloni giunsero a Rodeo nelle prime ore del mattino accolti festosamente dagli Italiani di colà : e ordinatisi in corteo coi vessilli spiegati e colle bande in testa si avviarono al Santuario per ascoltare la S. Messa. Le Associazioni Italiane di Mendoza (Patronato Ital. Vittorio E. III - Fascio - Reduci di Guerra - Società Italia - Ass. Cattolica Italiana - Circolo Italiano - Cristoforo Colombo di Godoy Crux - La Dante Alighieri di Rivadavia - le Donne Italiane) erano tutte rappresentate, e presenti pure le più spiccate autorità della Colonia con a capo il R. Console d'Italia Cav. Uff. Guglielmo Barbarisi e Consorte.

Al pranzo nei locali del Collegio Salesiano regnò la massima allegria.

Nel pomeriggio i pellegrini assistettero a un trattenimento accademico sotto la presidenza del Console d'Italia; discorsi, dialoghi, poesie, una breve commedia - tutto in lingua italiana - destarono nei nostri coloni coi più vivi ricordi anche il più caldo affetto alla Patria. E ritornarono a Mendoza colla gioia nel cuore e colla speranza di celesti benedizioni dalla potente Protettrice di D. Bosco.

NECROLOGIO

Giannina Giordani.

Giovanissima, cooperatrice salesiana, benefattrice impareggiabile dei poveri e degli istituti religiosi e missionari, per le sue belle doti e più assai per la sua virtù formava l'unico tesoro, speranza e vanto del papà Comm. Ettore e della mamma Teresina Girardi. Il 9 ottobre u. s. in Venezia cambiò la terra pel cielo, lasciando inconsolabili i suoi cari e vivo rimpianto in quanti conobbero il luminoso esempio di bontà, di purezza, di fede che la sua feconda vita aveva seminato sul breve percorso.

Camilla Dolci.

A spirata serenamente, fidente nella bontà di Dio, il 19 nov. u. s. a 72 anni. Devotissima di Maria Ausiliatrice e del Beato Don Bosco ne zelò con fervore il culto ed aiutò con tutto lo slancio possibile le opere salesiane, particolarmente le Missioni. Preghiera, lavoro, sacrificio furono le caratteristiche della sua vita santamente cristiana ed anche il suo merito più bello.

Elena Giaretta.

Rapita all'affetto dei suoi cari da un crudele morbo il 17 ottobre, a 25 anni, lasciò quaggiù vivo il ricordo della sua bontà, della sua profonda pietà. Cooperò quanto potè alla propaganda salesiana, valendosi di tutte le occasioni.

Mons. G. B. Ricci

Arcivescovo di Ancona.

Spirava il 10 nov. u. s. all'ospedale, dove era stato portato per una operazione. Aveva 84 anni essendo nato a Cesena nel febbraio del 1845.

Aveva presentita la morte e si era cristianamente preparato. Al nostro parroco che lo aveva visitato due giorni prima e gli aveva detto : «Eccellenza, facciamo le Quarantore, pregheremo per Lei in questi giorni », egli sorridendo rispondeva : «Pregate perchè si faccia la volontà del Signore».

Ed il Signore lo volle con sè in Paradiso per premiarlo di una vita ricca di opere buone e di tanti sacrifizi. Nutrì sempre per l'Opera di D. Bosco affetto vivissimo.

Francesca Ancellotti ved. Mariani.

Si addormentava nel Signore il 23 dicembre in Massanello di Viterbo, dopo una vita santamente spesa. Nelle prove di quaggiù abbracciò con gaudio la croce, e fu sposa e madre esemplare. Lascia larga eredità di affetti in quanti la conobbero perche passò nel mondo pregando, lavorando e facendo del bene a tutti. Pose le sue delizie nel soccorrere gl'infelici: i poverelli e gl'infermi trovarono in lei una madre tenerissima, e i religiosi non bussarono mai invano alla sua porta sempre ospitale. Antichissima Cooperatrice Salesiana, fu divotissima di Maria Ausiliatrice e del Beato D. Bosco. Verso le opere nostre e specialmente verso le Missioni fu cristianamente generosa perchè, schiva da ogni pubblicità, non volle mai che la sua sinistra sapesse ciò che faceva la destra.

Lucia Fraccacreta.

Sorella dell'esimia fondatrice dell'Istituto Salesiano di S. Severo, le fu pure anima gemella per preclare virtù e per lo zelo nel sostenere le opere religiose.

Antonietta Gorisi ved. Gardini.

Chiuse la sua cristiana vita in Reggio Emilia il 13 settembre u. s. Profondamente umile amò beneficare nel silenzio i poveri e le istituzioni religiose; zelante nella virtù cooperò a instillarla in quanti avvicinava colla sua parola e col suo esempio. Beneficò, morendo le Opere salesiane come le aveva beneficate in vita, spintavi dalla sua ammirazione per il Beato D. Bosco.

Mazzoli Clementina ved. Tassi.

Moriva in Parma il 14 Dicembre u. s. assistita amorevolmente dal figlio sacerdote salesiano don Torquato Tassi, il quale le procurava tutti i conforti religiosi. Affezionatissima alle Opere del Beato D. Bosco e divota fervente di Maria Ausiliatrice, colle sue preghiere e colla sua propaganda ne favorì l'incremento pel bene delle anime.

Cav. Can. Carlo Sincero.

Santamente come visse si spegneva a Trino Vercellese l'8 dicembre a 77 anni.

Entrato giovinetto all'Oratorio, assorbì dal Beato Padre lo spirito e le forme che improntarono la sua vita: amore ai fanciulli, mitezza di carattere, amabilità di tratto. Convinto che il problema pedagogico è di essenziale importanza pel trionfo di Cristo, donò quanto possedeva alle Figlie di Maria Ausiliatrice perche fossero in grado di dedicarsi all'istruzione ed educazione della gioventù femminile trinese, come fu il braccio destro di Mons. Silvio Nervi nell'erezione del grandioso Oratorio festivo salesiano della stessa città.

Amava la famiglia salesiana, che ne lo ricambiava con la stessa intensità. Amabilmente faceto, sempre uguale d'umore, mentre sentiva sfuggirsi la vita, soleva ripetere « che era prossima a scadere la cambiale che aveva firmata» e soggiungeva: « l'ultima parte della vita non è senza gioia, non è senza conforto, quando uno può rendersi ragione del come e del perchè sia vissuto». Era il decano dell'Unione ex-allievi di Trino Vercellese.

Cooperatori defunti

ACCORNERO SEBASTIANO, Viarigi (Alessandria). AGRATI TERESA in GUERINI. Bergamo. ANTONIETTi EMILIA, Sala Comacina (Como). BARBARIGA FAUSTINA, Chiari (Brescia). BARETTA GIOVANNA Ved., Torino. BELLINO AMALIA, Rivalta (Torino) BERTOZZI RANDOLFO, Torino.

BIANCO TOMASO, Torino.

BONETTI OTTAVIA, Torino.

BONETTo TERESA, Frossasco (Torino). BRESCANIN GIOVANNI, S. Fior (Treviso). BRUNO MARIANNA Ved. ACTIS, Rodallo (Aosta) BUSSOLA MASSIMO, S. Pietro Incariano. CAMISASSA GUGLIELMO Torino. CANUTO DOMENICO, Torino. CATTANI DROSILDE, Maestra, Faenza. CHECCHi FELICE, Torino.

CIAMPELLI ELEONORA, Maestra, Loano (Savona).

CODA ANNA. Torino.

COMASCHI D. INNOCENTE, Lomello (Pavia) CRAVIOTTO BIANCA, Ceriale (Genova). CRAVIOTTO LINA, Ceriale (Genova). CREDAZZI PAOLINA, Torino. D'ALBERTO GIOVANNI, Tomo (Belluno). DANNI TERESA LUCHINO, Mondovì (Cuneo). DEAMBROSI EVASIO, Occimiano (Alessandria),

DE ECCLESis ARTURO, S. Giorgio a Cremano (Napoli). DELMASTRO MARIA, Isolabella (Torino). DESTRO AMABILE, Rovigo.

DI LEONE PASQUALE, S. Lorenzello (Benevento). DISPERATI IDA, Buti (Pisa). DOLCI CAMILLA, Bergamo. CARIANO FILIPPA TIBALDI, Pocapaglia (Cuneo). GIOVENE NICOLETTA e CONCETTA, Ostuni (Brindisi). KOLBEL MARIANNINI in BASIGLI, Riccione (Forlì). FASOLO FELICITA, Boscomarengo (Alessandria). FIESOLE PASQUALINA, Napoli. FILIGOI ELIA, Manzano (Udine). FIORI ANTONIO, Preganziol (Treviso). FRANCO ROSA, Torino.

FRANCONE CARLO, S. Benigno Canavese (Torino). LEONE PASQUALINA, Pisticci (Potenza). LEONORIS LEONARDO, Santhià (Vercelli).

LEOPARDI Contessa SOFIA nata BROSCHETTI, Recanati (Macerata). MANCINI GIOVANNI, Adria (Rovigo). MANZETTI MARGHERITA Bosconero (Torino). MARCHETTI SALVATORE, La Cada (Lucca). MITRIDATE CARLO, Vogogna (Novara). MOLLI ROSA, Loano (Savona).

MOISBELLO TERESA in TESTANERA, Vigevano (Pavia). NARDI Comm. GREGORIO, Pieve di Soligo (Treviso). NASI GIOVANNI, Serra di Pamparato (Cuneo). NoDARI BATTISTA, Gandino (Bergamo). ONDOLO CLOTILDE, Civiasco (Novara). PAGANI PAOLO, Venino Inf. (Como).

PAGLINO GAUDENZIO e BATTISTA, Ronsentino (Novara). PIETRA MADDALENA, Arena Po (Pavia). PROSERPIO D. FRANCESCO, Bestazzo (Milano). QUAGLIA FRANCESCO, Rocchetta Tanaro (Alessandria). QUARELLO PETRONILLA, Cardona (Alessandria). RAFFAELLI ITALIA, Pesaro.

RAMASSOTTO ANGELA, Torino.

RANA ENRICHETTA, Magliano Alfieri (Cuneo). RICONDA MARIA, Viverone (Vercelli). SANTI GIOVANNI, Vergemoli (Lucca). SANTORI Mons. NAZARENO, Todi (Perugia). SARRI DELL'ARMI SARA, Milano. SCHERGNA GIORGIO, Strembo (Trento). SOLI GIOACHINO, Montecastrilli (Terni). SOTTOCASA IDA, Firenze. STUDIATI GIUSEPPINA, Pisa. TORCHIO MARGHERITA n. SANMARTINO, Torino. TRONCO SANTE, Vallese (Verona). ULLA GIUSEPPE, Varengo (Alessandria). UNIO MARGHERITA, Torino. VAGNI ORESTE, Valfabbrica (Perugia). VANZETTI TOMASO, Scalenghe (Torino). VILOTTI FRANCESCO, Bertiolo (Udine). ZACCHEO D. FELICE, Vogogna (Novara).

R. I. P.

Presentiamo vivissime condoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffragi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.