BS 1870s|1877|Bollettino Salesiano Agosto 1877

 ANNO III.   - N. 5. -   AGOSTO 1877.

BIBLIOFILO CATTOLICO

O BOLLETTINO SALESIANO MENSUALE

VIA COTTOLENGO, N. 32, TORINO.

Ai Cooperatori Salesiani.

Nel nostro Regolamento, o Benemeriti Cooperatori, è prescritto un Bollettino mensile che a suo tempo sarebbesi pubblicato per darvi ragguaglio delle cose fatte o da farsi onde ottenere il fine che ci siamo proposto. Secondiamo ora il comune desiderio, affinché ognuno possa prestare l'opera sua con unità di spirito e rivolgere unanimi le nostre sollecitudini ad un punto solo: La gloria di Dio, il bene della Civile Società.

A quest'uopo giudichiamo di servirci del Bibliofilo, Bollettino che da qualche anno si stampa nella nostra tipografia di Torino e che per l'avvenire sarà stampato nell'Ospizio di S. Vincenzo in Sampierdarena. Questo nostro bollettino esporrà:

1° Le cose che i soci o i loro Direttori giudicano di proporre pel bene generale e particolare degli associati, cui seguiranno le norme pratiche pei Cooperatori.

2° Esposizione dei fatti che ai soci riuscirono fruttuosi e che possono servire ad altri di esempio. Quindi gli episodi avvenuti, uditi, letti : purché siano collegati col bene dell'umanità e della religione ; le notizie e le lettere dei Missionari che lavorano per la fede nell'Asia, nell'Australia e specialmente dei Salesiani, che sono dispersi nell'America del Sud in vicinanza dei selvaggi, è materia per noi opportuna.

3° Communicazioni, annunzi di cose diverse, opere proposte ; libri e massime da propagarsi, sono la terza parte del Bollettino.

Esposti così i nostri pensieri veniamo alla dimanda che ci vien fatta da tutte parti di sapere cioè, quale sia lo scopo pratico dei Cooperatori.


Dei Cooperatori.

Il titolo del diploma o del libretto presentato ai Cooperatori spiega quale ne sia lo scopo. Diamone tuttavia breve spiegazione. Diconsi Cooperatori Salesiani coloro che desiderano occuparsi di opere caritatevoli non in generale

ma in ispecie d'accordo e secondo lo spirito della Congregazione di S. Francesco di Sales.

Un Cooperatore di per sé può fare del bene, ma il frutto resta assai limitato e per lo più di poca durata. Al contrario unito con altri trova appoggio, consiglio, coraggio e spesso con leggera fatica ottiene assai, perché le forze anche deboli diventano forti se vengono riunite. Quindi il gran detto che l'unione fa la forza, vis unita fortior.

Pertanto i nostri Cooperatori seguendo lo scopo della Congregazione Salesiana si adopereranno secondo le loro forze per raccogliere ragazzi pericolanti ed abbandonati nelle vie e nelle piazze ; avviarli al catechismo, trattenerli nei giorni festivi e collocarli presso ad onesto padrone, dirigerli, consigliarli, aiutarli per quanto si può per farne buoni Cristiani ed onesti cittadini. Le norme da seguirsi nelle opere, che a tale uopo si proporranno ai Cooperatori, sarà materia del Bollettino Salesiano.

Si aggiungono le parole: Modo pratico per notare che qui non si stabilisce una Confraternita, non un'Associazione religiosa, letteraria e scientifica, nemmeno un giornale; ma una semplice unione di benefattori dell'umanità, pronti a dedicare non promesse, ma fatti, sollecitudini, disturbi e sacrifizi per giovare al nostro simile. Si é messa la parola un modo pratico: perché non intendiamo dire che questo sia il solo mezzo per far del bene in mezzo alla civile società ; anzi noi approviamo ed altamente lodiamo tutte le istituzioni, le unioni, le associazioni pubbliche e private che tendono a beneficare l'umanità, e preghiamo Dio che a tutti mandi mezzi morali e materiali per conservarsi, progredire e conseguire il fine proposto. Noi a nostra volta qui intendiamo proporre un mezzo di operare e questo mezzo lo proponiamo nell'Associazione dei Cooperatori Salesiani.

Le parole giovare al buon costume danno ancora più chiaramente a conoscere ciò che vogliamo fare e quale sia il comune nostro intendimento.

Estranei affatto alla politica noi ci terremo costantemente lontani da ogni cosa che possa tornare a carico di qualche persona costituita in autorità civile od ecclesiastica. Il nostro programma sarà inalterabilmente questo : Lasciateci la cura dei giovani poveri ed abbandonati, e noi faremo tutti i nostri sforzi per far loro il maggior bene che possiamo, ché così crediamo poter giovare al buon costume ed alla civiltà.

LETTERE DEI MISSIONARI SALESIANI NELL' AMERICA MERIDIONALE

Entre Rios --- S.ta Rosa 15 .Aprile 1877. AMATISSIMO PADRE,


Mi trovo a cento leghe, circa 300 miglia da Buenos-Ayres col Catechista Rabbagliati nella nuova colonia Italiana di Villa Libertari al Nord della Provincia Entre-Rios. Dopo due giorni di battello a vapore sul Rio Uraguai arrivammo a Concordia, dove il curato del luogo, avvisatone dal vescovo del Paranà , ci stava aspettando. Accoglienza veramente cristiana, buon ristoro con letto all'Americana ci diedero vita per continuare il cammino. Al dimani di buon mattino salimmo sul vapore di terra e in tre ore giungemmo alla stazione Chajarì tra Federacion e Monte Caceres vicino alla Provincia.di Corrientes, j tra l'Uraguay e il Brasile. Quivi un italiano Lombardo ci attendeva. Prese i nostri bagagli in che avevamo tutto l'occorrente per una cappella ed il necessario al Sacrifizio della s. Messa, e ci condusse alla vicina sua abitazione. Era questa una capanna colle pareti formate con erba e fango, coperta di giunchi. Mezz'ora dopo arrivarono il medico Dottore della Colonia con 4 cavalli. Su due caricammo due ragazzi con le valigie; noi due sui due altri e via a galoppo fino a s. Rosa dove sta il centro dell'amministrazione dei coloni:

Colà un panorama stupendo. Un campo immenso, il cui limite si perdea coll'occhio, tutto coperto di amena verdura, di piante coltivate, disseminate da capanne pei coloni fatte di terra nera e coperte di giunchi e di erba, note col nome di ranchos, arrestarono il nostro passo e il nostro sguardo maravigliati. Sono ottanta le famiglie italiane che quivi stanziano; tutte di Trentini, Lombardi e Vicentini. Trovai due soli Piemontesi.   j

Smontati da Cavallo ci vennero all'incontro il signor Paolo Stampa direttore della Colonia , il giudice di pace, il segretario comunale, il maestro di scuola, 1' ingegnere e capo macchinista d'agricoltura, due soldati e cinque peoni o contadini. Tutto questo stato maggiore abita una piccola altura con cinque capanne coperte di paglia, abitate da italiani, allegri e di buon umore! Nell' arrivo trovai i capi di famiglia venuti a prendere la razione di carne, di pane e dì farina, che loro accorda il governo fino a tanto che possano vivere del loro raccolto.

Fu una vera festa per noi e per questi poveri contadini, e loro pareva di vedere nel sacerdote un fratello, un amico, o meglio il loro padre desiderato e da tanto tempo sospirato.

La padrona di casa, modello di vita cristiana, si mise tutta in faccende per prepararci una stanza con due buoni letti. La casa era di mattoni intonacata di fango e coperta di giunchi; per letti due brande con una tavola di legno che serviva di materasso Eravamo aggiustati da Principi ! - Preparammo la cappelletta; dove? Nella stessa nostra stanza perché la più decente - e molto somigliante alla capanna di Betlemme. - E noi per dormire? Ci portiamo i nostri letti alla sera e dormiamo; al mattino li togliamo e ritorna cappella. E così tutti i giorni. Non teniamo il Sacramento. In questa guisa diventammo due Samuelli custodi del tempio del Signore.

Giungemmo al giovedì 12 Aprile. Al venerdì cominciò il catechismo ad una trentina di ragazzi venuti per la scuola, a due e fino a tre per cavallo e di lontano quindici ed anche venti chilometri.

Lasciato Rabbagliati a fare il catechismo, io col medico, persona molto cortese, presi a fare la visita delle famiglie per notare

il precetto pasquale ed i genitori vi mandassero la figliuolanza, li inviai tutti per quel dì colla pace del Signore. Dobbiamo fermarci non meno di due settimane per istruire quei buoni fedeli per quanto si può ne' loro religiosi doveri e dar a tutti tempo e comodità di compierli. A s. Rosa questa Domenica fu un giorno di festa e di allegria universale. Vari Signori vennero da remotissimi paesi a far visita ai Missionarii; e tra gli altri un colonnello Indio Manso di alta statura, ricchissimo, di buon cuore e venne a raccomandarmi quattro battesimi. Questo colonnello si chiama Don Miguel Guarumba; ha 600 indigeni al suo comando: in caso di rivoluzione o guerra suona la tromba ed in un momento é circondato di 600 prodi armati; non sa però né leggere né scrivere e quando deve prendere memoria di cose importanti ciò deve fare con segni eseguiti colla punta di un coltello. Noi dovremo restituirgli la visita impiegando mezza giornata di cammino a cavallo; e lo faremo tra pochi giorni. Speriamo di poter fare qualche bene a que' poveri selvaggi.

É uno spettacolo vedere i prati circostanti pieni e riboccanti di cavalli, sopra cui montano intiere famiglie compresi i ragazzi dai sei ai sette anni e le ragazze d'ogni età e condizione che in un istante diventano cavalieri! Qui é forza far così non essendo possibile per le grandi distanze e pei ruscelli e lagune che ci tocca ad ogni istante traversare_

Noi ci troviamo in perfetta salute e finita la missione scriverò il resto.


Giovedì 26 Aprile 1877.

AMATO D. Bosco,

La missione é terminata dopo due settimane di permanenza e con dieci giorni di pioggia! Però la fede e il coraggio non mancò né ai coloni né ai missionarii. Nei primi giorni, mentre confessava, pioveva dal tetto di paglia sulla schiena del confessore e dei penitenti ma rimanemmo tutti intrepidi ed immobili al nostro posto. E mi confortava non poco pensando ad un povero vecchio, di

quanti ragazzi e ragazze vi erano da ammetter alla Comunione, quanti battesimi amministrare e quanti matrimonii da fare; poi quanti adulti avessero a compiere la s. Pasqua oltre ai padri ed alle madri di famiglia.

Impiegammo tutto il Venerdì e il Sabato per visitare le famiglie una per una. Trovandosi ad una estrema distanza una dall'altra io mi trovava stanco ed affaticato senza forze col cavallo mezzo morto. Ma ebbi gran conforto quando mi trovai intorniato dalle madri piangenti di consolazione perché potevano finalmente rivedere un Sacerdote, che veniva a parlare della religione dei padri loro, di quella religione che diffusa in tutte le parti della terra é dapertutto la stessa in Europa, in Asia, in America e nella Colonia di Villa Libertad. Quei buoni genitori mi presentavano tutta la famiglia ( stando noi a cavallo per guadagnar tempo) ed io a tutti regalava una medaglia, ed alle madri una corona del s. Rosario. Smontammo tre volte solo per bere un poco di latte, l'unica bibita pei morti di sete come eravamo noi. Avrebbero voluto che smontassimo, entrassimo nella loro capanna e poter dire: qui, su questa panca (le sedie non si conoscono) si sedette il Padre Missionario!

In questa visita veramente pastorale trovai molti battesimi da amministrare, molti matrimonii da celebrare e molte prime comunioni e molte pasque di persone adulte. Alla domenica metà i coloni (non potendo mai lasciare abbandonate le loro capanne) vennero alla s. Messa ed alla istruzione e seco loro condussero pure molte famiglie Indigene ( proprio del tipo Indio ). Li trovai affatto digiuni in cose di religione. Lasciai loro medaglie e corone e li invitai premurosamente alle istruzioni ed ai Sacramenti. Venne anche una famiglia di Negri d'Africa vestiti all'Adamitica, e prima del peccato.!! Cercherò di attirare alla Religione Cristiana questi ultimi, perché non la praticano ancora in nulla ed hanno una bambina da battezzare.

Fino alle dieci si catechizzò e si confessò; quindi vi fu messa con predica ed alquante comunioni Pasquali. Avvisatili quindi che lungo la settimana venissero tutti a compiere

queste interne consolazioni ed esterne allegrie. Tra i battesimi amministrati vi furono anche sei indigeni due dei quali con un visetto sì vispo e con una tinta caffè-lucida così graziosa che meriterebbero le vetrine degli Europei!

Si fecero molte prime comunioni non solo tra i figli dei coloni ma anche tra gli indigeni che si riuscì in bel modo ad attirare. Tra gli altri vi era un Indio dodicenne venuto da Missiones nel Paraguay vero tipo dei Guarani. Può essere che lo faccia venire con me a Buenos-Ayres. Ho poi visto tra gli Indigeni una necessità estrema di occuparsi di loro. Sono grandi, adulti e già padri di famiglia , e non hanno ancora ricevuta la s. Comunione e dopo il Battesimo non hanno più visto nulla che. loro ricordi il Signore ! Anzi non una sola volta mi avvenne di convalidare il matrimonio, amministrar il battesimo ad una numerosa famiglia, e prepararli alla prima comunione. Di questi giorni vi fu un cotale che ricevette cinque Sacramenti nello stesso giorno. Battesimo, Matrimonio, Confessione, Comunione, che servì per viatico, Olio Santo colla benedizione papale, che spero gli avrà aperto le porte del Paradiso essendo morto in sulla sera. - Conto di scrivere al vescovo di Paranà su questo proposito. Oh ci vogliono missionarii missionarii, missionarii! del resto le anime si perdono come gli animali del Campo!

Dimenticava dirle che nella chiusa degli esercizi abbiamo anche avuto un po di musica! Nei due ultimi giorni della Missione celebrammo sei matrimonii con la messa pro sponsis e con qualche solennità: due Indii, musici venuti da Missiones , mi pregarono di lasciarli suonare al tempo della funzione. All' offertorio odo un violino, (preso certo dalla selva di Orfeo) ed un tamburo (fatto a dispetto dell'arte, che con una battuta tutta propria mi suonarono armonie di paradiso, dicevano essi, e da purgatorio, direbbe chi sa un po' di musica, tuttavia meritavano lode perché facevano quanto sapevano e di tutto buon cuore. Pel che li regalai di medaglie, immagini, croci e di un bicchiere di vino che l'amministratore aveva fatto venire da Concordia.

cui ascoltava appunto la confessione, che per venire a fare la Pasqua aveva dovuto passare in fondo d'una valle con l'acqua fino alle spalle. Ciò mi dava coraggio a tirare avanti. Due famiglie che avevano approfittato d'un momento di calma per venire da noi, dopo una lega di cammino con l'acqua oltre al ginocchio, dovettero pernottare nel magazzino delle pro visioni perché le correnti avevano intercettato il passaggio. - Uno dei due Piemontesi, Alessandrino, si annegò per aver voluto col cavallo transitare una valle piena d'acqua. Esso andava a fare la provvista di viveri pe' suoi compagni di lavoro. Appena ne saprò il nome scriverò tostamente. Questo fatto afflisse tutta la colonia e per tre giorni più nessuno si recò a santa Rosa. Negli ultimi giorni però, nei quali pioveva soltanto di notte e faceva sole di giorno, da tutte parti si ridestò gran movimento e il numero dei ragazzi che accorrevano al catechismo pei sei ultimi giorni i fu completo; i padri e le madri di famiglia terminarono di accostarsi ai ss. Sacramenti della confessione e comunione. Si succedevano per turno le famiglie ed ogni mattina mi trovava con una cinquantina di coloni, i quali tutti si confessavano , facevano la s. comunione, ascoltavano una lunga istruzione e quindi ripartivano per le loro casupole, alle quali non arrivavano che verso notte. E così tutti i giorni finché non ebbimo la bella consolazione di averli veduti tutti, dal primo all'ultimo, fare la loro santa Pasqua, i padri accompagnati dai figli, le madri dalle figliuole.

Oh con quale trasporto di gioia e divozione assistevano alla Santa Messa e ascoltavano la parola di Dio. Compariva dal volto il grande loro desiderio delle cose sante. Poveretti da molto tempo non avevano più visto né prete né chiesa, né messa né predica! Fu pure uno spettacolo consolante vedere ogni famiglia venire a far battezzare i loro bambini e con gran seguito di parenti, padrino e madrina, tutti a cavallo e vestiti a gran festa! Era la prima volta che si mettevano gli abiti festivi dacché erano partiti dall'Europa. Era la religione che loro procurava, per la prima volta in America,

Terminata la missione con indescrivibile soddisfazione e contento, avendo udito che quattro malati non avevano potuto approfittare del bene comune, montai a cavallo insieme con due coloni, ed in quattro ore io era di ritorno dopo averli confessati e fatta fare una fervorosa Comunione Spirituale.

Lasciammo quei coloni in grande costernazione per causa della nostra partenza; si videro non pochi a piangere! Tutti poi levando le mani al cielo si raccomandavano di non abbandonare le anime loro. Io promisi che i Salesiani li avrebbero visitati più sovente e non li avrebbero abbandonati, ed accompagnati da tutta l'amministrazione cavalcammo fino alla stazione del Cajari. Dopo tre giorni di cammino felicemente giungemmo a Buenos-Ayres, dove coi nostri confratelli andammo tosto a fare una preghiera di ringraziamento a Gesù Sacramentato, perchè ci avea concessa la grazia di fare qualche cosa pel bene delle anime.

Sonvi molte altre colonie composte quasi tutte di Italiani e frammischiati cogli indigeni, tutti hanno grande necessità di aiuti spirituali; ma se Ella non ci manda pronto aiuto non è possibile attendere a tutto! Preparii adunque con premura una ventina di coraggiosi operai evangelici. Ma ce li mandi presto, perchè è impossibile che possiamo durarla in mezzo a tante e si svariate occupazioni. Per le spese occorrenti e pel resto in qualche modo Dio provvederà!

Buenos-Ayres 4 Maggio 1877. i


Stanno per partire alla volta d'Italia Mons. Arcivescovo , Mons. Ceccarelli col Vicario Generale alla testa dei Pellegrini Argentini, che da questi ultimi confini del mondo vanno a Roma per fare ossequio al gran Pio IX in occasione del suo Giubileo Episcopale.

Per loro mezzo mando un indirizzo al Santo Padre da parte di tutti i Salesiani d'America.

Nella relazione della missione a Villa Libertad vedrà che siamo già arrivati agli Indii ovvero ai selvaggi.

Ora la cosa che mi frulla pel capo prima di ritornare in Europa è la Patagonia ! Ho brigato tanto che riuscii a farmi dare dal governo il necessario per fare il viaggio a Santa Crux piccola colonia posta ai gradi 50 presso lo stretto di Magellano. Quivi è una tribù di 400 Indii Mansi e mi assicurano che vi potremmo incontrare buona accoglienza. Di li ci avanzeremo poco per volta verso l'interiore delle terre Magellaniche. Cosi si comincierebbe sul serio la Cristianizazione della Patagonia. Comincieremo dal fondo e si verrebbe su verso Buenos-Ayres. Il Signor Iuan Dillon, Commissario generale d'immigrazione, con cui sono già inteso mi consiglia a fare questo viaggio e mi assicura guida ed appoggio per recarmi ad esplorare il luogo e 1' opportunità di impiantare colà una stabile colonia. Il medesimo governo Argentino ci appoggia e ci favorisce. Però come qui siamo d'inverno e laggiù domina freddo intenso dovrei aspettare alla prossima primavera cioè in Settembre ed Ottobre e tra l' andata ed il ritorno converrebbe spendere non meno di due mesi. Non attendo altro che il suo consenso e la sua benedizione. Le scriveremo il giorno preciso della partenza affinché nelle nostre case d'Europa e di America si facciano speciali preghiere al Signore, da cui dipende il buon successo d'ogni impresa.

affez.m° figlio

SAC. GIO. CAGLIERO.

NB. Col consenso dell'Arcivescovo di Buenos-Ayres colla benedizione del S. Padre fu già scritto a D. Cagliero di fare il progettato esperimento per la Patagonia.

COSE DIVERSE

Prime prove di alcuni Cooperatori.

Ecco un piccolo saggio del bene che hanno già operato alcuni Cooperatori Salesiani.

Il Parroco d' un paese non molto distante d; Torino si rammaricava di non. poter avere a Catechismo più d' una ventina di giovanetti mentre avrebbero dovuto essere oltre a quattrocento. Inviti dal pulpito, chiarezza di espor sizione, dolcezza di modi, promesse di premi, noi valsero ad accrescerne il numero. Il buon Paroco non sapeva più quali mezzi tentare per indurre suoi giovani parochiani a frequentare la Dottrina Cristiana ; quando si ricordò che in paese vi eran giù alcuni Cooperatori Salesiani e che lo era egli stesso. Raduna nella casa parochiale la dozzin di Cooperatori, che già aveva, narra loro la cosa spiega le triste conseguenze dell'indifferenza reli giosa dei giovanetti, e con acconce parole calda mente li prega di aiutarlo a raccogliere ragazzi e, inviarli al catechismo. I buoni Cooperatori, secondando l'invito del Paroco, si spargono nelle cas dei conoscenti, e sotto colore di far loro una vi sita o di trattar qualche negozio vengono con bei modi all'argomento e li persuadono facilmente. Altri più coraggiosi entrano anche nelle case e nelle officine di quelli che non conoscono o che incontrano per le vie o per le piazze offrendosi di andar essi medesimi a prenderli in casa ed accoropagnarli alla Chiesa. Fu allora che si videro gli stessi genitori a condurre i loro figli alla Chiesa. Alcuni li mandarono per far piacere al Parroco , altri per cortesia verso i Cooperatori. Intanto allettati dall' amorevolezza e dalla voce del dovere aumentano i catechizzandi fino a quattrocento da venti che erano poche Domeniche prima !

Il buon Paroco se era contento di vedersi attorniato da tanti suoi fanciulli si trovò in non leggero imbarazzo per fare tante classi di catechismo. Ma coloro stessi che raccolsero gli allievi si prestarono assai di buon grado per coadiuvare il loro pastore sia per ottenere ordine e disciplina, sia per fare il catechismo per tutto il tempo della Quaresima. Così Dio benedisse, con grandissimo vantaggio delle anime, lo zelo di quel pugno di Cooperatori, i quali con un poco di buona volontà e con un leggero incomodo ottennero un frutto tanto abbondante, che, come scrive quel Paroco, si va ogni giorno viepiù consolidando.

E un bell'esempio da imitarsi da tutti i Cooperatori Salesiani.

INDULGENZE SPECIALI
pel mese di Agosto

Oltre alla indulgenza plenaria che ogni Cooperatore può lucrare ogni qualvolta fa la santa Comunione vi sono eziandio le seguenti che sono fissate in giorni determinati

I° di Agosto. S. Pietro in Vincoli.

2°   Idem.   Indulgenza della porziuncola- per tutte le chiese della Congregazione Salesiana.

4°   Idem.   S. Domenico di Gusman, fondatore dell'Ordine dei predicatori.

5°   Idem.   Beata Vergine Maria della Neve.

6° di Agosto. Trasfigurazione di N. S. G. C. sul monte Tabor.

12°   Idem.   S. Chiara vergine e fondatrice delle Clarisse.

15°   Idem.   Assunzione di M. V. al cielo.

16°   Idem.   S. Rocco.

24° Idem.   S. Bartolomeo Apostolo.

Visto se ne permette la stampa. Genova, 18 Luglio 1877

GIUSEPPE BORAGGINI Provic. Gen.