BS 1880s|1882|Bollettino Salesiano Novembre 1882

ANNO VI. N. 11.   Esce una volta al mese.   NOVEMBRE 1882.

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo. N. 32. TORINO

SOMMARIO. Consacrazione della Chiesa di San Giovanni Evangelista-Il Conte Carlo Reviglio della Venaria - Il Conte D. Carlo Cays di Giletta - Apertura di un Collegio-Convitto per fanciulle di civile condizione - Storia dell' Oratorio di San Francesco di Sales - Il Collegio di Valsalice agli inondati di Verona - Collaudazione di Organo - Un Vescovo Cinese nell'Oratorio di San Francesco di Sales-Conferenza religiosa in Torino sulla missione cattolica dell'Ho-nan in Cina - Solennità del Catechismo nella Parochia del Sacro Cuore a Roma - Distribuzione dei Premii nell' Oratorio di Santa Croce in Lucca -- Oratorii festivi - I Pellegrini Francesi in Torino - Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani.

CONSACRAZIONE DELLA CHIESA di San Giovanni Evangelista.

Laudate Dominum de coelis... Laudate Dominum de terra. Sì davvero, se fosse in poter nostro, vorremmo formare del cielo e della terra siccome due cori, e chiamarli a sciogliere con noi all' altissimo Iddio il più bell'inno di ringraziamento e di lode. Sì, lodate il Signore, o Angeli, vorremmo gridare, lodatelo, o Santi , lodatelo, o Sacerdoti, lodatelo, o anime giuste, lodatelo, o giovani, lodatelo, o vecchi, lodatelo, o principi, lodatelo, o popoli, lodatelo, o creature tutte : Laudate Dominum de coelis... Laudate Dominum de terra. Ma non essendo ciò in nostra facoltà, noi ci rivolgiamo ai nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici, e li preghiamo ad unirsi con tutti i Salesiani ad inneggiare al Signore. Si, lodate e ringraziate Iddio, o Confratelli e Consorelle in Gesù Cristo, chè ne abbiamo ben donde.

Il 28 dello scorso ottobre, festa dei santi Apostoli Simone e Giuda, venne finalmente consacrata dal Revmo Arcivescovo di Torino, ed inaugurata al divin culto la Chiesa di S. Giovanni Apostolo ed Evangelista, eretta mediante il concorso della carità vostra. In quel giorno avventurato furono coronate le fatiche e le sollecitudini di tante benemerite persone, che nel volgere di più anni col senno , coll' arte e colla mano ci aiutarono ad innalzare a Dio questo sacro edifizio ; furono appagati i voti di tanti buoni Torinesi, desiderosi e pur bisognosi di approfittare per sè, pei figli , pei domestici loro, del luogo santo; furono consolate tante anime pie, che dopo i più ardenti sospiri vedono oggimai aperta in Torino una novella Casa della preghiera, un nuovo Tabernacolo del Dio Vivente, una scuola di verità accanto alla cattedra dell'errore e dell'eresia; furono pur confortati molti pusillanimi e diffidenti, che, mirando sorto e dedicato a Dio uno splendido monumento di religione in tempi così cattivi e sfavorevoli, prendono coraggio, e vieppiù si rinfrancano a sperare nei trionfi della Chiesa Cattolica, sempre vivaa sempre giovine, sempre bella, perchè Figlia di Dio, perchè Sposa di Gesù Cristo. Si, laudate Dominum.

Le feste splendidissime celebrate in quell'occasione ; il concorso di popolo alle sacre funzioni sì straordinario, da far dire che pareva colà riversarsi la città di Torino ; la musica, della quale non avresti saputo giudicare, se fosse più a lodarsi la scelta o la perfetta esecuzione ; i Presuli venerandi, che, ciascuno alla sua volta, circondati da numeroso Clero, involti maestosamente nei sacri paramenti pontificarono per tre giorni mattino e sera ; l'altare maggiore ricco di marmi ed oro, ed illuminato come a giorno da cento fiammelle ; le tre navate della Chiesa, rischiarate da superbe lumiere a luce di gaz ; le armonie soavissime del maestoso organo, sposate alle candide e robuste voci dei musicanti, questo ed altro ancora era impossibile che non risvegliasse in tutti gli animi sentimenti di fede, di pietà e di compunzione. In certe ore un sacro entusiasmo, ed una sovrana dolcezza s'impadronivano dell' anima tua, e ti pareva di trovarti come sulle soglie della celeste Gerusalemme. Compresi da profonda venerazione, egli era pur d' uopo esclamare col Patriarca Giacobbe : Quam terribilis est locus iste ! Non est hic aliud nisi Domus Dei et Porta coeli: Quanto è mai terribile questo luogo ! Non v'ha qui altro se non la Casa di Dio e la Porta del Cielo. Oh! sì, lodatene, lodatene il Signore : Laudate Dominum.

Nei luoghi, ove concorre gran popolo di ogni età e condizione, sono pur sempre a temersi disgrazie per cause talora fortuite, le quali sfuggono alla sagacia dell'uomo il più accorto e previdente. Chi non ricorda a mo' d'esempio le persone rimaste vittime della morte nello stesso vastissimo Duomo di Milano, nell'occasione dei funerali di Vittorio Emanuele II ? Ond'è che al mirare la folla immensa di gente nella Chiesa novella, soprattutto al tempo delle funzioni vespertine, non pochi ne stavano come trepidanti; ma vana trepidazione. Le cose procedettero così ordinate e tranquille, che non si sarebbe potuto desiderare d'avvantaggio, e quindi le feste terminarono senza che si avesse a lamentare il minimo disordine. Per circostanze tali è questo un fatto più unico che raro. E pur di questo lodate il Signore, o anime dilette: Laudate Dominum.

Nei giorni precedenti alla festa, nella sera e nella notte stessa del 27 al 28, il cielo diluviava sì, che ne sembravano rotte le cateratte ; laonde si temeva non senza ragione che il brutto tempo ci avrebbe disturbate le feste ed amareggiatele con notizie di nuove inondazioni e di nuovi disastri, per la piena dei torrenti e dei fiumi. Ma al mattino, e poco innanzi che l'Arcivescovo consacrante si portasse alla Chiesa, la pioggia cessava di repente, e finita la consacrazione e mentre celebravasi la prima Messa comparve il sole a destare in ogni cuore la speranza e la gioia. Per tutta l'ottava della Dedicazione continuò un tempo sì bello, che tale da oltre a due mesi più non si vedeva. Ed anche di questo segnalato e per poco insperato benefizio lodate il Signore : Laudate Dominum.

Lodatelo soprattutto per le molte anime, che mediante la grandiosa ed imponente manifestazione di fede religiosa, data da ben oltre a 100 mila Cattolici, accorsi in quei giorni alle sacre funzioni o alla visita della nuova Chiesa riverenti e devoti, Egli ricondusse a più sani consigli e appiè dei sacri tribunali di penitenza, ricolmandoli di grazie, di misericordia e di perdono : Si, laudate Dominum de coelis... laudate Dominum de terra.

Dopo aver invitato i suoi Cooperatori ed amici a ringraziare con lui il Signore, Don Bosco coglie di buon grado questa propizia occasione per dare un pubblico attestato di riconoscenza e di gratitudine a tutti coloro, che in qualche modo gli vennero in soccorso, si per la erezione della Chiesa e pei suoi ornamenti, sì pel felice riuscimento della solenne sua inaugurazione. Egli ringrazia anzitutto sua Eccellenza Revma Monsignor Lorenzo Gastaldi , suo Arcivescovo veneratissimo, per la bontà addimostrata nel sobbarcarsi alla gravosa fatica della consacrazione, non ostante la sua malferma salute ; lo ringrazia del permesso benignamente accordato a che s'invitassero pei tre primi giorni dell' ottava altri Prelati, per rendere la solennità più splendida e divota; ringrazia dal più intimo del cuore i tre Angeli di Fossano, di Biella e di Alba, Monsignor Manacorda, Mons. Leto e Monsignor Pampirio, che ad un semplice invito se ne volarono a Torino, e colla loro veneranda persona diedero gran lustro e pompa alle auspicatissime feste ; ringrazia i sacri oratori, i RR. Sigg. Canonici Venck e Monticelli, che con apostolico zelo annunziarono pei primi nella nuova Chiesa la divina parola; ringrazia i rispettabili Curati ed altri membri del Clero Torinese, che si prestarono volenterosi a servire nelle sacre funzioni, o vi si portarono a celebrare la Messa a comodità dei fedeli ; ringrazia i distinti musici di Torino, che benevoli si unirono co' suoi giovanetti nel sostenere ed eseguire con tanta maestria il difficile canto; ringrazia i coraggiosi membri del Circolo della Gioventù Cattolica, che con esempio edificante si recarono a raccogliere la limosina per la Casa di Dio; ringrazia tante pie signore e caritatevoli signori, che o da lontano o da vicino mandarono in dono oggetti di culto ed offerte per sopperire alle spese del divino servizio, e quali in uno e quali in un altro modo cooperarono a far sì, che ogni cosa tornasse a maggior gloria di Dio, a decoro della Religione, a vantaggio delle anime. Che più ? Don Bosco non ricusa di ringraziare persino quei pochi male intenzionati della città, i quali spinti forse più dallo spirito d'abisso che dalla propria malvagità, avrebbero voluto disturbare le nostre feste, come nella scorsa primavera turbate avevano quelle della Chiesa di S. Secondo, e pure se ne sono astenuti. Se questa loro astensione è un'opera buona, come è certamente il rispetto alla libertà e alla roba altrui, noi preghiamo il buon Dio che ne li ripaghi coll'aprire gli occhi loro alla luce della verità, e col ricondurli al seno di sua infinita misericordia, innanzi che abbiano a provare i rigori di sua tremenda giustizia. Sì, tutti i benefattori suoi D. Bosco ringrazia dall' imo del cuore ; e non potendo fare di meglio egli li assicura che pregherà ogni giorno il Signore, perché ne li ricompensi coll' abbondanza dei suoi celesti favori, li benedica nel corpo, li conforti nell'anima, li protegga in vita, li assista in morte, e sia loro `mercede, corona e gaudio per tutta la eternità.

RELAZIONE DELLE FESTE fatta da due Giornali Cattolici.

Noi dovremmo dare qui una minuta descrizione di quanto si fece negli otto giorni della Dedicazione della Chiesa di S. Giovanni ; ma stante la premura di stampare il Bollettino ci riserbiamo di ritornare sopra questo argomento un altro mese. In questo numero ci limitiamo a riprodurre ciò, che intorno alle prime feste ne pubblicarono in quei giorni il Corriere di Torino e l'Unità Cattolica.

La Chiesa di San Giovanni Evangelista. (Dal n. 255 del Corriere, domenica 29 ottobre 1882)

« Ieri , verso il mezzodì , un festoso scampanio annunziava che era compiuta la solenne funzione per la Consacrazione della Chiesa dedicata al rapito di Patmos evangelista, celebratasi, secondo il rito, a porte chiuse.

» Ma non sì tosto queste si apersero, un'onda di popolo devoto, che da lunga ora stava aspettando, entrava ad ammirare la magnificenza della Casa del Signore, e devotamente assisteva alla Messa del Reverendissimo D. Giovanni Bosco.

» Impossibile numerare i devoti che accorsero ai vespri solenni, e ad ascoltare la parola semplice ed affettuosa dello stesso Sacerdote, così zelante della gloria di Dio e della salute delle anime.

» Disse degli umili esordi delle opere sue, della carità che dappertutto incontrò, dei generosi suoi cooperatori, e delle grazie che il Signore concede a coloro che con fede lo invocano ; e , ricordata la Dedicazione del primo tempio di Gerusalemme, finì coll' invocare sugli oblatori e su tutti i devoti cittadini le benedizioni, che Salomone aveva invocato sopra i suoi sudditi.

» Quanto all'orchestra, per la valentia dei cantori e del maestro, nessun elogio è troppo.

» L'organo è uno dei più grandiosi che s' incontrano nell'Alta Italia.

» Le campane dànno le sette note musicali.

» Lavoro di buon gusto è la porta principale, la maggior parte in bronzo , su disegno del cavaliere Boidi, professore all'Istituto industriale.

» Molti ammirano la bellissima statua del Pontefice Pio IX , di venerata memoria , opera del Confalonieri milanese.

» Il disegno della Chiesa fu dato dall' illustre patrizio Vercellese, Conte Edoardo Arborio Mella, sullo stile romanico del 1200.

» Si desidera che il Municipio voglia quanto prima far atterrare alcune piante del viale , che impediscono la vista della bella facciata. »

Le prime feste nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista. (Dal n. 253 dell' Unità Cattolica martedì 31 ottobre 1882)

» La consacrazione della Chiesa di S. Giovanni Evangelista fu fatta. Viva Dio ! É questo il grido spontaneo, che uscì dal petto di tutti i buoni Torinesi e di mille e mille altri Cattolici. La festa che ebbe luogo in quel giorno, e che continua , è uno splendido trionfo della Religione cattolica. Sfidiamo a negarlo chiunque vi prese parte. La sera della consacrazione D. Bosco medesimo raccontò all'affollato popolo ciò che 35 anni or sono. era quel sito ; accennò ciò che è oggidì ; disse quel che sarà colla protezione di Dio e colla benevolenza degli uomini di buon cuore. Sette lustri or sono era una rimessa, era una catapecchia; oggidì è quello che mirano gli occhi nostri, vale a dire uno dei più belli e ricchi monumenti sacri, non solo di Torino e del Piemonte, ma per molte rarità anche dell'Italia ; sarà d'ora innanzi Casa di Dio, luogo di grazia e di misericordia , scuola di religione e di buon costume pei fanciulli, per gli adulti, per quanti ne vorranno approfittare a vantaggio delle anime loro.

» Domenica poi il concorso di popolo, la maestà delle sacre funzioni, la Messa ed i Vespri, pontificati da S. E. Revma Monsignor Emiliano Manacorda, vescovo zelantissimo di Fossano, la musica scelta ed eseguita maestrevolmente dai giovinetti di D. Bosco e da distinti professori di canto della città nostra , rapirono alla più alta meraviglia e riempirono di sacro entusiasmo ogni animo gentile. In quel giorno memorando, in quella Chiesa, si sono passate ore di Paradiso ! Lo spettacolo imponente ci ha data una idea della grandiosa solennità, celebrata dal più sapiente dei Re, quando, coll' intervento di un popolo innumerevole , colle armonie più svariate , alla testa dei sacerdoti e dei leviti, dedicava solennemente a Dio il magnifico tempio di Gerusalemme: Fecit Salomon solemnitatem in tempore illo septem diebus, et omnis Israel cum eo, ecclesia magna valde. Nella sera predicò il M. R. signor canonico Venck, il quale non venne meno alla fama, che gode di valoroso sacro oratore , e tesse un discorso ben degno della festa.

» Lunedì la festa non fu meno splendida e grandiosa : pontificò alla mattina S. E. Rev.ma Monsignor Basilio Leto, vescovo di Biella. Oggi pontifica Monsignor Lorenzo Pampirio , dei Padri Predicatori , vescovo di Alba. Le sacre funzioni proseguiranno sino a sabato prossimo, ottava della Dedicazione, secondo l'orario già da noi annunziato.

» Non possiamo porre fine a queste poche parole, senza mandare un cordiale plauso a D. Bosco, il quale, in tempi così malaugurati e tristi, sa col suo zelo apostolico e colla sua carità industriosa trovar modo di compiere opere , che hanno del portentoso. Voglia Iddio continuare a proteggerlo; e vogliano anche i buoni Cattolici coadiuvarlo ciascuno secondo le proprie forze. Uomini siffatti meritano l'appoggio di tutta la gente di buon conto ; meritano l'appoggio dello stesso Governo, il quale, se avesse molti D. Bosco, e, quello che meglio vale, se li aiutasse, non avrebbe le prigioni rigurgitanti di malfattori , e tanto a temere dai radicali. »

NB. Nel prossimo n. riferiremo una non meno preziosa pagina, che troviamo nella Stella Consolatrice di Torino , ottimo periodico , degno di correre per le mani di ogni persona cattolica. Esce due volte al mese. Prezzo di associazione L. 3 all'anno. Dirigersi alla Libreria Consolatrice, piazza della Consolata, N. 5, Torino.

IL CONTE CARLO REVIGLIO DELLA VENERIA.

Una delle pene più vive, che ci abbiano nello scorso mese ferito il cuore, si fu quella arrecataci dalla luttuosa notizia della morte del Conte Carlo della Veneria. Cattolico a tutta prova, valentissimo nell'architettura il nobile patrizio, e col consiglio e coll'opera, era stato per noi in più casi quale una provvidenza di Dio. Ad onore del vero ci è dolce il confessare che, se D. Bosco è riuscito a vincere le svariate difficoltà, le quali si frapposero alla erezione della Chiesa di S. Giovanni Evangelista, alcune delle quali ritenute per insuperabili, egli lo deve allo zelo, alla costanza, ed alla carità del nobile Conte, che gli fu largo del suo concorso. La storia farà a suo tempo rilevare gli alti suoi meriti, e gli archivii di quella Chiesa ne segneranno il nome tra i principali nostri benefattori.

Di qui ognuno può immaginare con quanto piacere noi attendessimo di poter aprire la nuova Chiesa al divin culto, a fine di partecipare all'egregio signore la gioia, che arrecava l'esito felice delle comuni fatiche ; ma ohimè ! avendo dovuto ritardare di troppo la inaugurazione del sacro edificio per causa a noi non punto imputabile, l'illustre gentiluomo già maturo pel Cielo ne veniva da Dio chiamato in Torino il 19 dello spirato mese, quasi alla vigilia della desiderata solennità. Il non poter aver parte alla comune esultanza certo non fu per lui una pena, poichè le sue virtù, la sua carità, le sue opere buone lo avranno, come fondatamente speriamo, fatto degno di entrare tosto negli eterni tabernacoli, nel vero tempio di Dio, tra il consorzio dei Santi ; onde il dolore fu tutto nostro, fu de' suoi degni parenti, fu dei suoi affettuosissimi amici.

Ma la gioia, che non gli potemmo partecipare in vita, noi vorremmo comunicargliela dopo morte. Per la qual cosa, memori di quanto il Conte della Veneria fece a vantaggio della Chiesa di S. Giovanni, abbiamo deliberato, d'accordo colla rispettabilissima sua famiglia, di celebrare nella Chiesa medesima un servizio funebre in suffragio dell'anima sua. Sarà celebrata una Messa solenne da Requiem, con accompagnamento delle flebili note musicali, il giorno 16 del corrente, alle ore 10. Le campane ne daranno il lugubre annunzio la sera innanzi, e nel mattino all'ora competente.

Invitiamo pertanto i Cooperatori e le Cooperatrici della città di Torino e dei suoi dintorni, che vogliano unirsi in quel giorno con noi ad implorare all'anima del compianto signore la luce, il riposo, la pace eterna; e preghiamo tutti i lontani ad udire una santa Messa, oppure a recitare un De profundis per lo stesso fine.

IL CONTE D. CARLO CAYS DI GILETTA.

Oramai non passa anno senza che la inesorabil morte ci tolga or questo or quello dei Salesiani, nel quale la nostra Pia Società aveva posta grande fiducia, e di cui servivasi per compiere nel mondo opere di carità e di religione. Quantunque addolorati, noi non intendiamo punto di muovere lamenti di quello, che Iddio dispone a questo riguardo. Il dolce e l'amaro riconosciamo procedere egualmente dalle sue mani amorevoli; e come lo ringraziamo di cuore quando egli ci dispensa il dolce coll'inviarci dei buoni confratelli, che potentemente ci aiutano, così pure ci corre obbligo di benedirlo, quando ci somministra l'amaro chiamandoli a sè Deus dedit, Deus abstulit; sit nomen Domini benedictum. E tanto più il dobbiamo ringraziare in quanto che la vita di zelo e di sacrifizio, che essi hanno menata tra noi, ci lascia la più fondata speranza elio siano tosto entrati nella gloria dei Santi, e di là ci aiutino ancora di più colla efficacia di loro preghiere.

Uno dei Salesiani, che ci era carissimo ed utile quanto altri mai ; uno dei Salesiani, il quale più che fratello ci era già stato ed eraci tuttavia maestro e padre, ci venne tolto dal Signore il 4 dello scorso ottobre. L' alba di quel dì segnava la dipartita, da questo all'altro mondo, del M. Rev. signor D. Carlo Cays, Conte di Giletta e di Casellette , illustre per alto ed antico lignaggio , e chiarissimo per virtù ed atti nobilissimi. - Fanciullo e giovinetto ci ritrasse san Luigi ; sposo fu modello di fedeltà ed amore ; vedovo e padre fu esemplare di castimonia e di sollecitudine nella educazione della prole ; nella vita pubblica fu intrepido sostenitore della patria e della religione ; nella vita privata fu l'angelo consolatore dei poveri e degli infermi ; religioso fu un luminare di osservanza e di perfezione ; Sacerdote fu sino al giorno di sua breve e mortale malattia un apostolo di carità e di ardentissimo zelo per la salute delle anime.

A dire adeguatamente delle virtù e dei meriti di quest'uomo insigne in tutti gli stadii, da lui percorsi nella sua non breve carriera della vita, non che poche pagine di un periodico, occorrerebbe un grosso volume. Mentre si stanno raccogliendo i materiali per iscrivere una biografia degna di lui, noi cominciamo a dare qui alcuni tratti più rilevanti della sua vita a comune edificazione dei suoi confratelli religiosi, e a conforto e ad esempio dei suoi parenti ed amici.

I.

Nacque D. Carlo Alberto Cays in Torino , il 21 di novembre dell'anno 1813, dal Conte Luigi Francesco e da Vittoria Brizio della Veglia, ambidue per sangue e per virtù illustri. La nobile sua famiglia, originaria di Nizza Marittima, presso cui un dì possedeva molti feudi, era già rinomata e fiorente sin dall'anno 1066. Nel corso di oltre a sette secoli parecchi de'suoi maggiori si resero celeberrimi in pace e in guerra. Circa il 1300, un membro cadetto di questa famiglia diede origine ad un altro ramo dei Cays, stabilitosi nella città di Arles in Francia, ed estintosi verso la metà di questo secolo.

Il Conte Luigi Francesco, padre del nostro D. Carlo, in qualità di Capitano del reggimento di Nizza , negli anni 1794-95-96 , segnalossi nella guerra del Piemonte contro i Francesi. Invaso il Piemonte, il Conte Luigi continuò il suo servizio sotto i Tedeschi a pro del suo legittimo Sovrano Amedeo III, e di Carlo Emanuele IV, figlio di lui. Costretto il re con tutta la reale famiglia ad abbandonare i suoi Stati di terra ferma, e a ritirarsi in Sardegna , il nobile Conte gli serbò la giurata fede , e piuttosto di passare sotto le bandiere Francesi depose la spada e si ritirò. In conseguenza di questo coraggioso rifiuto e della inconcussa fedeltà sua al Sovrano spodestato, il Governo Francese gli confiscò tutti i suoi beni di Nizza, che costituivano un patrimonio di oltre un milione di franchi, e glieli pose in vendita. A questa si aggiunse un'altra sciagura. Nella ristorazione del Governo Piemontese nel 1814, tutte le vendite dei beni degli emigrati, fatte sotto il dominio di Francia, vennero dichiarate valide; quindi la Casa Cays trovossi spogliata delle sue sostanze di Nizza ; dovette per sempre abbandonare la città degli avi suoi, e venirsi a stabilire in Torino. Sebbene Vittorio Emanuele I e Carlo Felice gli dessero una indennità e le più onorevoli cariche alla Corte, tuttavia la condizione del nobile e fedelissimo Conte non avrebbe raggiunta più mai l'antica floridezza, se il Signore non lo avesse rimeritato con un tratto dell'ammirabile sua Provvidenza, come diremo più sotto.

Intanto il nostro Contino applicatosi agli studii e dedicatosi alla giurisprudenza fece mirabili progressi, ed ottenne nella medesima la laurea dottorale nel 1836. Nel Collegio-Convitto del Carmine in Torino, sotto la saggia direzione dei Padri Gesuiti, il nobile giovanetto per ingegno, studio e pietà segnalossi tra i primi, e l'unico suo competitore era il Conte Gloria, col quale disputava ora il primo, ora il secondo posto nella scuola. Spirava poi da tutto il suo contegno un'aria così soave ed angelica, che tutti lo stimavano ed amavano grandemente.

In questo frattempo un amico di famiglia fece conoscere al Conte Francesco come egli aveva diritto al feudo di Casellette, al quale il Cays non pensava nemmeno. Maravigliato di tale notizia, il Conte fece tosto notare che per far valere i proprii diritti ed entrarne in possesso sarebbero occorse gravissime spese , a cui egli non poteva sobbarcarsi. Ciò udito, l'amico promise di soccorrerlo senza alcun rimborso se avesse perduto, e l'aiutò così generosamente che riuscì appieno nell'intento. Poco dopo l'amico medesimo, viaggiando per la Francia e trovandosi ad Arles, si stupì di vedere fra le altre iscrizioni ancora questa: Piazza Cays. Interrogato chi di ragione, venne a conoscere che eravi già in quella città una Casa di Cays discendente da quella di Nizza, ma che stava per ispegnersi nell'ultimo suo membro, celibe e senza eredi , per nome Giacomo Enrico. Da secoli i Cays di Nizza e di Arles non si conoscevano più. Quell'amico fedele si presentò al Cays di Arles, e lo mise in relazione con quei di Torino, Poco dopo quegli moriva, e lasciava erede universale di tutti i suoi beni, consistenti in più di mille giornate di terreno, Luigi Francesco , Conte di Giletta e di Casellette. In siffatto modo Iddio rimunerava la fedeltà del padre e la pietà del figlio.

Compiuto felicemente il corso de' suoi studii, ricca la mente di utili cognizioni e formato il cuore a soda virtù, il Conte Carlo addì 24 maggio del 1837 sposava la nobile Erminia Agnese Provana del Sabbione, donna di preclarissime doti, ben capace di felicitare sì nobile famiglia. Essa lo rese padre di un figlio e di una figlia. La figliuola, chiamata Vittoria, gli moriva nell'infanzia; e il figliuolo Luigi Casimiro gli sopravvive, erede de' suoi titoli; e, come fondatamente speriamo, anche delle sue virtù.

Ma Iddio aveva decretato che il Conte Carlo passasse per tutti gli stati della vita umana, affinchè lasciasse in ognuno esempi luminosi da imitare. Nei suoi imperscrutabili disegni l' anno 1845 il Signore gli toglieva la degnissima consorte nella immatura età di 24 anni. Per questa dolorosa ed irreparabile perdita il nobile uomo, rimasto vedovo a 32 anni, volse tutte le sue cure alla educazione del figlio, all'assistenza dei poveri , alla difesa della Religione. Membro e poi Presidente della Società di S. Vincenzo de'Paoli egli spiegò un ardore singolare, un amor di padre in pro delle famiglie povere, e soprattutto a vantaggio della tenera loro figliuolanza. Nelle visite che ei faceva nei miseri e spesso luridi loro tugurii egli con soccorsi materiali , con avvisi , conforti ed ammonizioni era sempre quale un angelo di salute e di pace. I giovanetti dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, di S. Luigi Gonzaga e dell' Angelo Custode lo ebbero spesso a catechista, a priore; a benefattore generoso.

In occasione del terribile disastro dello scoppio della polveriera, il 26 Aprile del 1852, il Conte Cays diede prova di una carità e di un coraggio superiore ad ogni encomio. Nelle ore del maggior pericolo, quando il quartiere di Borgo Dora, anzi l'intiera Torino stava come nelle angoscie dell'agonia, aspettando forse l'ultima sua rovina, il Conte lungi dal fuggire volle recarsi in sul luogo, e là in mezzo allo scompiglio ed al terrore consigliava, aiutava, trasportava feriti, dimostrandosi così, per amor del suo Dio, ben degno nipote di quei tanti suoi maggiori, che da prodi avevano esposta sui campi di battaglia la propria vita a difesa della Patria e della Religione.

Non meno che l'illustre suo genitore , il nostro Conte fu sempre carissimo al suo Sovrano e alla reale famiglia. L'anno 1854, nell'occasione che il coléra-morbus infieriva in Torino , tutta la real Corte andò ad abitare nel suo castello di Casellette , situato in luogo saluberrimo a piè delle Alpi, e colà vi rimase al sicuro per ben tre mesi.

Nè dobbiamo passare sotto silenzio che il Conte Carlo, nella VI Legislatura, dal 1857 al 1860 fu Deputato del Collegio di Condove al Parlamento Subalpino, e non venne meno giammai alla fiducia de'suoi elettori. Nell' aula parlamentare egli insieme coi Conti Solaro della Margherita, di Camburzano, Costa della Torre, Crotti di Costigliole ed altri intrepidi Deputati cattolici fece più volte udire la nobile sua parola a difesa dei principii. di sana politica e dei diritti della Chiesa. Nella celebre tornata del 1° di Giugno 1858 egli tenne alla Camera un lungo e bellissimo discorso, nel quale con irrefragabili prove difese la contestata validità della elezione del Collegio di Oristano , fatta nella persona del dotto e valoroso scrittore del giornale L'Armonia, oggidì Direttore dell' Unità Cattolica, il teol. D. Giacomo Margotti.

L' anno 1860, prendendo la politica una piega troppo contraria alle aspirazioni ed ai sentimenti di un buon Cattolico, il Conte Cays si ritirò a vita privata, o ridiede tutti i suoi pensieri ed affetti alle opere di carità e di religione. Visitare gli infermi nelle case e negli ospedali, soccorrere i poveri più derelitti, catechizzare i fanciulli, impiantare e presiedere Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli in città e fuori, indirizzarne i membri all'adempimento degli assunti impegni, promuovere la buona stampa, essere sempre tra i primi ogni qual volta trattavasi di compiere un bene od impedire un male, ecco la vita operosissima del Conte Cays, finchè rimase nel secolo e in seno alla famiglia.

I suoi sentimenti religiosi e la sua devozione al Re e alla Casa di Savoia non gli furono perdonati dai rivoluzionarii di quel tempo. Egli come tantissimi altri insigni personaggi del clero e del laicato ebbe a sostenere una minuta perquisizione, fattagli dagli Agenti del Governo, sotto il pretesto di trovare in lui un cospiratore , siccome Presidente del Consiglio Superiore della Società di San Vincenzo dei Paoli in Torino. La perquisizione venne eseguita il 9 di febbraio del 1862; fu sequestrato tutto il suo carteggio, ed esaminato minutamente linea per linea; ma con quell'atto anticostituzionale il Governo lungi dal trovare cosa, che potesse interessare le sue viste e porgere il menomo sospetto di cospirazione contro l' attuale ordine di cose, fece per l'opposto splendidamente constare che il sant'uomo nelle opere sue non era uscito mai dal campo della carità per entrare in quello della politica, e pose fuori d'ogni dubbio che si può essere fervoroso cattolico senza cessare di essere savio e prudente cittadino. Di questa perquisizione abbiamo una MEMORIA scritta dal Conte medesimo, la quale vuol essere consultata da chiunque desideri di farsi un'idea esatta del suo carattere nobile e schietto (1).

Dopo qualche tempo Iddio ricompensò il fedele suo servo di quanto faceva e soffriva per Lui. L'anno 1877 egli sentissi farsi vivissimo in cuore un antico desiderio, il desiderio cioè di appartarsi affatto dal mondo, ed abbracciare la vita religiosa nell'Istituto dei Salesiani. Un giorno pertanto venuto all'Oratorio di S. Francesco di Sales, ci si aperse intieramente con D. Bosco, nel quale ebbe sempre una confidenza illimitata. Don Bosco lo ascoltò e poi gli disse : - Va tutto bene, signor Conte ; ma ha Ella pensato che cosa voglia dire farsi religioso ? Ha Ella pensato che ciò esige abbandonare ricchezze, onori, piaceri ed ogni cosa del mondo? - E da molto tempo che vi penso, rispose il Conte , e so tutto quello che importa questo passo ; ma so anche per propria esperienza che le ricchezze , gli onori, i piaceri di questa terra non contentano il mio cuore, e che a nulla mi serviranno nell'ora della morte. Che aiuto infatti , che conforto potranno dare all'anima mia in quegli estremi momenti le sale dorate, i ricchi tappeti, le squisite pietanze , i vini prelibati , i domestici in livrea pronti al mio servizio ? - Ma la S. V. è assuefatta , riprese D. Bosco , ad avere in casa sua molte comodità della vita ; al contrario in un Istituto religioso, quantunque non le si lasci mancare nulla del necessario, tuttavia le dico schietto che le mancheranno tantissime di quelle cose, di cui oggi abbonda e pel vitto, e pel vestito, e pel letto e via dicendo. - Il so, rispose il nobile uomo, ma so pure che molti vissero e vivono senza tanti agi e delicatezze, e spero che coll'aiuto di Dio potrò vivere ancor io. - Ma in casa sua, soggiunse D. Bosco, Lei comanda ora da padrone , ed invece in una Comunità religiosa le toccherà di obbedire da umile servo; vì ha Lei badato? - Si, vi ho pur badato, e mi sono altresì convinto che al punto di morte mi sarà più consolante l'aver obbedito che l'aver comandato. - Mi perdoni, signor Conte, se le aggiungo un' osservazione : Lei ha già un' età un po' avanzata, e non saprei se le permetterebbe di osservare le regole dell' Istituto. - Questo ultimo riflesso di D. Bosco fece un gran colpo sull'animo del Conte, il quale si fermò un istante, e poi con accento commosso rispose : - E vero che non sono più giovane , ed è questo che mi cagiona un grande rammarico, il dover dare cioè a Dio gli ultimi avanzi della mia vita. Tuttavia mi conforta il pensiero che non sono ancora vecchio decrepito, e malgrado de' miei 64 anni godo ancora sì buona salute, che mi lascia fondata speranza di potermi adattare alla vita comune. Per lo meno non mi pare imprudenza il tentare la prova.

Vedendolo così risoluto e conoscendolo per uomo di grande virtù, D. Bosco avrebbe potuto fin da quel momento confermarlo nel suo proposito e dargli promessa di accettarlo tra i suoi ; ma volendo provarlo ancor d' avvantaggio gli suggerì che passasse alcuni giorni nel ritiro e nella preghiera, e poscia venisse a dirgli le ultime risoluzioni. Si era nel mese di Maggio e stava per incominciare la novena di Maria Ausiliatrice. Vedremo in altro numero quello che ne sia seguito.

(1) Vedi: Una perquisizione, ossia le Franchigie costituzionali sotto al Ministero Ricasoli ; memoria del Conte Carlo Cays di Giletta e di Casellette. - Torino, Tipografia Giulio Speirani e Figli, 1862.

APERTURA DI UN COLLEGIO-CONVITTO PER FANCIULLE DI CIVILE CONDIZIONE.

Partecipiamo ai nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici che nella Casa delle Suore di Maria Ausiliatrice in Torrione presso Bordighera venne aperto quest'anno un Educatorio per le fanciulle. Lo scopo si è di dare l'insegnamento morale e scientifico in modo che lasci nulla a desiderare per una giovanetta di onesta e cristiana famiglia. Il sito è presso al mare, l'aria è saluberrima, il clima mitissimo. L' insegnamento abbraccia le 4 classi elementari ed è impartito da maestre approvate. La pensione è fissata a L. 24 al mese. Per ulteriori informazioni, pel programma ed accettazione, rivolgersi alla Direttrice dell' Istituto di Maria Ausiliatrice in Torrione presso Bordighera.

STORIA DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES

PARTE SECONDA. CAPO VIII.

Elogio del sistema preventivo nella educazione morale - Saggio della sua bontà ed efficacia - La Generala - Uno stuolo di giovani prigionieri a libera passeggiata - Racconto del Conte Conestabile - Parlata di D. Bosco.

Tra le varie interrogazioni, che il signor Rattazzi mosse a D. Bosco nella sopra riferita conversazione, una si fu intorno al mezzo da lui adoperato per conservare l'ordine tra tanti giovani, che affluivano all'Oratorio.

- Non ha la S. V. ai suoi cenni, domandò il Ministro, almeno due o tre guardie civiche in divisa o travestite ?

- Non me ne occorrono punto, Eccellenza.

- Possibile? Ma questi suoi giovani non sono mica dissimili dai giovani di tutto il mondo; saranno ancor essi per lo meno sbrigliati, accattabrighe, rissosi. Quali reprensioni, quali castighi usa adunque per infrenarli e per impedire scompigli?

- La maggior parte di questi giovani sono davvero svegliati della quarta, come si dice; ciò non di meno per impedire disordini qui non si adoperano nè violenze, nè punizioni di sorta.

- Questo mi pare un mistero; favorisca di spiegarmi l'arcano.

- Vostra Eccellenza non ignora che vi sono due sistemi di educazione ; uno è chiamato sistema repressivo, l'altro è detto sistema preventivo. Il primo si prefigge di educare l' uomo colla forza, col reprimerlo e punirlo, quando ha violato la legge, quando ha commesso il delitto; il secondo cerca di educarlo colla dolcezza, e perciò lo aiuta soavemente ad osservare la legge medesima, e gliene somministra i mezzi più acconci ed efficaci all'uopo; ed è questo appunto il sistema in vigore tra di noi. Anzitutto qui si procura d'infondere nel cuore dei giovanetti il santo timor di Dio ; loro s'inspira amore alla virtù ed orrore al vizio, coll'insegnamento del catechismo e con appropriate istruzioni morali ; s'indirizzano e si sostengono nella via del bene con opportuni e benevoli avvisi, e specialmente colle pratiche di pietà e di religione. Oltre a ciò si circondano, per quanto è possibile, di un'amorevole assistenza in ricreazione, nella scuola, sul lavoro; s'incoraggiano con parole di benevolenza, e non appena mostrano di dimenticare i proprii doveri, loro si ricordano in bel modo e si richiamano a sani consigli. In una parola si usano tutte le industrie, che suggerisce la carità cristiana , affinchè facciano il bene e fuggano il male per principio di una coscienza illuminata e sorretta dalla Religione.

- Certo è questo il metodo più adatto ad educare creature ragionevoli; ma riesce egli efficace per tutti ?

- Per novanta su cento questo sistema riesce di un effetto consolante ; sugli altri dieci esercita tuttavia un influsso così benefico, da renderli meno caparbii e meno pericolosi; onde di rado mi occorre di cacciare via un giovane siccome indomabile ed incorreggibile. Tanto in questo Oratorio, quanto in quelli di Porta Nuova e di Vanchiglia, si presentano o sono talora condotti giovani, che o per mala indole, o per indocilità, od anche per malizia furono già la disperazione dei parenti e dei padroni, e in capo a poche settimane non sembrano più dessi; da lupi, per così dire, si mutano in agnelli.

- Peccato che il Governo non sia in grado di adottare siffatto metodo nei suoi Stabilimenti di pena, dove per bandire disordini occorrono centinaia di guardie, e i detenuti diventano ogni giorno peggiori.

- E che cosa impedisce il Governo di seguire questo sistema nei suoi Istituti penali ? Vi s'introduca la Religione; vi si stabilisca il tempo opportuno per l'insegnamento religioso e per le pratiche di pietà; si dia loro l'importanza che si meritano da chi presiede; vi si lasci entrare di spesso il Ministro di Dio, e gli si permetta di trattenersi liberamente con quei miseri, e di far loro udire una parola di amore e di pace, ed allora il metodo preventivo sarà bell'e adottato. Dopo alcun tempo le guardie non avranno più nulla o ben poco da fare; ma il governo avrà il vanto di ridonare alle famiglie e alla società tanti membri morali ed utili. Altrimenti egli spenderà il danaro, a fine di correggere o punire per un tempo più o meno lungo un gran numero di discoli e colpevoli, e quando li avrà rimessi in libertà dovrà proseguire a tenerli d'occhio, per premunirsi contro di loro, perché pronti a fare di peggio.

Di questo tenore D. Bosco tirò innanzi per un buon pezzo ; e siccome fin dal 1840 egli conosceva lo stato dei prigionieri giovani e adulti, perché sull'esempio del signor D. Cafasso e del T. Borel faceva a quei miseri frequenti visite , così poté far rilevare al Ministro dell'Interno l'efficacia della Religione sulla morale loro riabilitazione. Al vedere il Sacerdote di Dio, ei soggiunse, all'udire la parola di conforto il detenuto rammenta gli anni beati, in cui assisteva al catechismo, ricorda gli avvisi del Parroco o del Maestro, riconosce che se è caduto in quel luogo di pena si è, o perché cessò di frequentare la Chiesa, o perché non mise in pratica gli insegnamenti, che vi ha ricevuti; onde richiamando a mente queste care rimembranze sente il più delle volte commuoverli il cuore, una lagrima gli spunta in sugli occhi, si pente, soffre con rassegnazione, risolve di migliorare la sua condotta, e, scontata la sua pena, rientra in società disposto a ristorarla degli scandali dati. Se invece gli si toglie l'amabile aspetto della Religione e la dolcezza delle sue massime e delle sue pratiche; so lo si priva delle conversazioni e dei consigli di un amico dell'anima, che sarà del misero in quell'odiato recinto ? Non mai invitato da una voce amorevole a sollevare lo spirito oltre la terra; non mai animato a riflettere che peccando ha offeso non solo le leggi dello Stato, ma Iddio, Legislatore Supremo; non mai eccitato a domandargli perdono , né confortato a soffrire la sua pena temporale in luogo della eterna, che gli vuol condonare, egli nella sua misera condizione altro non vedrà che il mal garbo di una fortuna avversa; quindi invece di bagnare le sue catene con lagrime di pentimento, egli le morderà di mal celata rabbia ; invece di proporre emendamento di vita, si ostinerà nel suo male; da' suoi compagni di punizione imparerà nuove malizie, e con essi combinerà il modo di delinquere un giorno più oculatamente, per non ricadere nelle mani della giustizia, ma non già di migliorare e farsi buon cittadino.

D. Bosco, colta la favorevole occasione, segnalò al Ministro l'ùtilità del sistema preventivo soprattutto nelle pubbliche scuole e nelle case di educazione, dove si hanno a coltivare animi ancor

vergini di delitti; animi, che si piegano docilmente alla voce della persuasione e dell'amore. So bene, conchiuse D. Bosco, che il promuovere questo sistema non é cómpito devoluto al dicastero di Vostra Eccellenza ; ma un suo riflesso, ma una sua parola avrà sempre un gran peso nelle deliberazioni del Ministro della pubblica istruzione.

Il signor Rattazzi ascoltò con vivo interesse queste ed altre osservazioni di D. Bosco; si convinse appieno della bontà del sistema in uso negli Oratorii, e promise che dal canto suo lo avrebbe fatto preferire ad ogni altro negli Istituti governativi. Se poi non mantenne sempre la sua parola, la cagione si è che anco a Rattazzi mancava talora il coraggio di manifestare e difendere le proprie convinzioni religiose.

Era trascorso appena un anno da questa importante conversazione, quando un fatto molto singolare venne a far toccare quasi con mano al Ministro dell'Interno la efficacia del sistema preventivo nella morale educazione dei giovani anche i più discoli. E qui anzitutto giova sapere che vi aveva, come vi ha tuttora in Torino, una Casa correzionale per giovani minori, o consegnativi dai parenti per indocilità , od anche condannati dai Consigli di polizia, o dai Tribunali per qualche delitto più o meno grave. Lo Stabilimento chiamasi La Generala. Fu aperto dal Governo Piemontese nel marzo del 1845, a mezzodì della città ; è capace di 300 giovani, e dipende dal Ministero degli interni. Molti dei detenuti spettano a genitori, che poco o nulla si curano della loro educazione ; altri appartengono a famiglie o cattive o di sospetta condotta ; taluni hanno od ambidue i genitori od uno di essi od altri parenti già incarcerati ; non pochi sono orfani e lasciati in tale abbandono, per cui si macchiarono di colpe, che interessarono la polizia. I giovani, che varcati i vent'anni non hanno ancora terminata la loro pena, sono traslocati nelle carceri degli adulti. I ditenuti di notte sono rinchiusi in celle separate, e di giorno vengono applicati o all'agricoltura, o a qualche arte o mestiere, sorvegliati sempre dalle guardie, talvolta colle baionette in canna. Nei primi tempi bisognava punire rivolte giornaliere, litigi, risse, ferite, attentati contro ai costumi ed altre azioni abbominevoli ; ma di mano in mano che la Religione vi prese il suo posto d'onore, e venne fatta conoscere, amare e praticare, la disciplina si rese più facile, migliorarono i costumi, e a poco a poco i giovani si trovarono come rigenerati a vita novella. Se poi talora successero e succedono in quel luogo deplorevoli disordini, la precipua ragione si è la poca o niuna influenza, che vi può esercitare la Religione, e il predominio che il sistema repressivo ha preso sopra il preventivo (1).

Or fin da quando il Governo aperse quel Penitenziario , e ne affidò la direzione alla Società di s. Pietro in Vincoli (2), D. Bosco ottenne di potersi recare di quando in quando in mezzo a quei poveri giovani, degni della più alta compassione. Egli col permesso del Direttore delle carceri li istruiva nel catechismo, faceva loro delle prediche, li confessava, e molte volte s'intratteneva con essi amichevolmente in ricreazione, come praticava coi suoi figliuoli dell'Oratorio. Non occorre il dire che quei giovani prigionieri, vedendosi trattati con si bel garbo, riguardavano D. Bosco come un padre, e gli davano ogni volta le più sincere prove di stima ed affetto, e per non disgustarlo si sforzavano di menare una vita, per quanto sapevano, irreprensibile. Una volta eglino operarono, per così dire , un miracolo, e dimostrarono luminosamente quale potere abbia il sistema preventivo per ammansare gli animi anche i più ostinati e ribelli. Il fatto venne già pubblicato da varii scrittori. Fra gli altri ne parlarono l'abate Luigi Mendre, il dottor Carlo d'Espiney, e il Conte Carlo Conestabile. Ecco come lo racconta quest' ultimo nel suo opuscolo avente per titolo Opere religiose e morali in Italia.

« Ma l'influenza di D. Bosco sulla gioventù non è mai stata dimostrata meglio che dal fatto seguente. D. Bosco era Direttore spirituale (1) di una Casa di correzione in Torino. Aveva dato ai giovani prigionieri gli Esercizi spirituali, che furono fecondi di benedizioni per le loro anime (2). Nei suoi uditori, nei suoi penitenti aveva riconosciuto una sincera conversione al bene, e nel tempo stesso una affezione profonda ed una riconoscente simpatia per la sua persona. Il santo Prete ne fu commosso, e risolvette di ottenere per quei giovani un qualche alleviamento alla loro prigionia. Si recò dal Direttore delle carceri della città (3) , e, - Vengo, gli disse, a farle una proposta; vi è probabilità che sia accettata? - Faremo tutto quello che potremo, signor Abate, per compiacerla, rispose l' Ufficiale, perché la sua influenza sui nostri carcerati ci è stata di grande aiuto - Ebbene! la mi permetta, signor Direttore, che io implori una grazia per questi poveri giovani, la cui esemplare condotta da parecchio tempo non dà motivo ad alcuna lagnanza ; la mi permetta di farli uscir tutti per un giorno : li condurrò a fare una gita a piedi a Stupinigi (4) : questa passeggiata farà loro bene per l'anima e pel corpo. - Il Direttore sbalordito aveva fatto un salto sulla seggiola. - Ma lei non parla sul serio, signor Abate, sclamò egli. - Parlo colla maggior serietà del mondo, ripigliò il Prete, e la supplico di prendere in considerazione la mia domanda. - Lunga fu la discussione: D. Bosco insisteva: il Direttore trinceravasi dietro la inflessibilità del Regolamento : finalmente, non potendo prendere nulla sopra di sé, acconsentì di parlarne al Ministro.

» Era allora al Ministero Urbano Rattazzi, uomo che, se difettava di qualità morali, aveva però molto ingegno. Rifletté un istante sulla proposta, che il Direttore delle prigioni gli presentò in nome di D. Bosco; poi fece sapere a questo che desiderava di vederlo. Don Bosco si presentò al Ministro con quell'aria semplice ed aperta, che gli è naturale, e che conserva sempre anche alla presenza dei più alti personaggi. Il Ministro lo ricevette con isquisita gentilezza. - Voglio, signor Abate, acconsentire, diss'egli, alla proposta, che in nome della S. V. mi è stata fatta : uno di questi giorni, Lei potrà mettere in esecuzione il suo disegno di passeggiata, la quale farà molto bene a questi giovani prigionieri sì dal lato morale come dal lato fisico : darò gli ordini necessarii : da lontano la seguiranno carabinieri travestiti, per aiutarla in caso di bisogno a mantener l'ordine, e per far uso della forza, se alcuni recalcitranti rifiutassero la sera di rientrare in prigione.

» Il Ministro aveva pronunciato queste parole con accento fermo, e credeva di aver soddisfatto a tutti i desiderii di D. Bosco. Ma questi aveva sorriso udendo parlare di carabinieri.-Eccellenza, rispose egli , io Le sono riconoscentissimo della sua cortesia, ma non metterò in atto il mio disegno che ad una sola condizione, che Ella mi permetta cioè di essere tutto solo co' miei giovani, che mi dia la sua parola di onore di non mandare la forza pubblica sulle mie traccie. Prendo la cosa tutta a mio rischio ; e Vostra Eccellenza mi farà mettere in prigione se avverrà qualche disordine. - Il Ministro fu stupefatto ; - Ma, sclamò egli, Lei alla sera non ne ricondurrà nemmeno più uno di quei tristi arnesi. - La si fidi di me , rispose D. Bosco, e il suo contegno mostrava chiaramente che non avrebbe ceduto. Dunque o prendere o lasciare. D'altra parte Rattazzi era curioso di fare la prova; oltre a ciò, quel Prete gl'inspirava piena fiducia ; e perciò permise a D. Bosco di fare quel che voleva (1).

» Pochi giorni dopo una brigata festante, composta di ben trecento giovani guidati da un Prete, usciva di Torino, prendendo la strada di Stupinigi. Apriva la marcia un somiere carico di provvigioni. Erano questi i protetti di D. Bosco i quali, usciti dalla loro prigione, godevano con riconoscente gioia quella giornata di sole e di libertà. La loro condotta fu inappuntabile; nessuna contesa venne a turbare la pace di quel giorno, e il Direttore non ebbe bisogno nè di avvertimenti, nè di rimproveri per mantenere la disciplina. La sera rientrarono tutti nella trista loro dimora più rassegnati alla loro sorte e più docili di prima.

» Il Ministro aspettava con impazienza il risultato della spedizione : non ostante la fiducia che gli inspirava D. Bosco, egli non si sentiva del tutto tranquillo. Ma D. Bosco, senza perdere tempo, andò in persona dal Ministro, il quale fu attonito al racconto del Prete. - Le sono riconoscente, signor Abate, diss'egli, di quanto ha fatto pei nostri giovani prigionieri, ma vorrei sapere dalla S. V. il motivo, per cui lo Stato non ha sopra quei giovani l'influenza, che Lei ha esercitato? - Eccellenza, rispose il Prete, la forza che noi abbiamo è una forza morale : a differenza dello Stato, il quale non sa che comandare e punire, noi parliamo principalmente al cuore della gioventù, e la nostra parola è la parola di Dio. - Ed il Ministro dovette comprendere che la Chiesa possiede una forza misteriosa che non attinge quaggiù, e che le persecuzioni degli uomini non fiaccheranno giammai. » Fin qui il nobile pubblicista.

Da ulteriori ricerche fatte abbiamo pure avuto notizia sul modo usato da D. Bosco, onde preparare i trecento prigionieri a godere degnamente del singolarissimo favore loro accordato. La sera innanzi a quel giorno memorando, egli li raccolse tutti insieme e tenne loro un discorso, concepito presso a poco in questi termini : -

Giovani cari, ei disse, vi ho a dare una notizia, la quale vi farà molto piacere. In premio della benevolenza che mi avete finora dimostrata; in premio della buona condotta che da qualche tempo menate ; in premio soprattutto della vostra corrispondenza alle povere mie fatiche nel corso degli Esercizi spirituali, mi sono recato dal signor Intendente generale (1), indi dal signor Ministro, ed ho ottenuto la licenza di condurvi domani a fare una passeggiata sino a Stupinigi. - Udite queste parole, quei poveri giovani alzarono un grido colossale di maraviglia e di gioia, impossibile a descriversi. Ricondotto dopo alcuni momenti il silenzio e la calma, D. Bosco continuò: - Voi vedete quanto sia grande questo favore; è questa una grazia più unica che rara ; e fino ad oggi non fu concessa ancora. - Viva il Ministro ! Viva D. Bosco, esclamarono con gran voce i giovani pieni di entusiasmo. - Sì, viva il Ministro, proseguì D. Bosco ; ma ora ascoltate, o miei cari, il più necessario: Io ho impegnata la mia parola che voi dal primo all' ultimo vi sareste regolati si bene, da non aver bisogno né di guardie nè di gendarmi presso di noi; ho impegnata la mia parola che domani sera dal primo all'ultimo voi sareste rientrati in questa dimora. Potrò io vivere tranquillo sulla vostra condotta? Potrò io stare sicuro che niuno di voi cercherà di fuggire ? - Sì, si, stia sicuro ; saremo buoni, saremo buoni -; fu questo il grido unanime. Anzi uno dei più adulti prese a dire: - Pel corpo di mille bombe, se mai qualcuno cercasse di fuggire gli correrò dietro e lo squarterò come un pollo ; - ed io, aggiunse un altro non meno violento, con una pietra spaccherò la testa a chiunque le desse un dispiacere; - non verrà di certo più a casa vivo, gridò alla sua volta un ercolaccio sui 18 anni, quel furfante che disonorasse la nostra partita. - Basta, basta, disse D. Bosco ; questo parlare non istà bene e mi fa pena. Io mi fido di voi tutti ; so che mi volete bene, e non mi darete disgusti. Intanto, così per dire, vi noto solo che la città di Torino domani avrà gli occhi sopra di noi. Se mai qualcuno si regolasse male, ne scapiteremmo tutti e ne sca

piterei io pel primo, che ho dimandato e vi ho ottenuto questo favore, e il pubblico avrà ragione di dire che io fui un imprudente e che mi sono lasciato gabbare; ne scapitereste voi pure , e passereste per giovani, di cui niuno abbia più a fidarsi. - E poi che cosa varrebbe il fuggire? A meno che uno mettesse le ali, del resto dopo poche ore, o tutto al più dopo un giorno o due sarebbe nuovamente arrestato, messo in più dura prigione. Invece se tutti vi diportate bene, e che alla sera rientriate in Casa senza alcuna difficoltà, chi sa che non vi sia in appresso riconceduto questo favore medesimo, e così di quando in quando possiate godere di consimili passeggiate? - Ma tutte queste sono considerazioni umane ; una ve ne ha ancora, miei cari giovani, molto più importante. Voi avete ultimamente fatto le più belle promesse a Dio, di essere buoni e di non più offenderlo. Orbene egli vi guarda dal Cielo pronto a benedirvi adesso e in avvenire, se gli sarete fedeli. Date adunque domani una prova luminosa della sincerità e fermezza delle vostre risoluzioni. Tutti all'ordine ; bando alle disobbedienze, agli alterchi, alle risse. Lo promettete? - Si, si, lo promettiamo; parola d'onore; vedrà, vedrà. - Ed uno di loro aggiunse: Lei sarà nostro generale in capo, e a - nome di tutti i miei compagni l'assicuro che non mai generale alcuno avrà avuto soldati più docili e più disciplinati.

D. Bosco così assicurato passò indi ad annunziare l'ora dell'uscita, l'ordine dell'andata, della fermata e del ritorno, e in fine licenziandosi per ritornare in Valdocco disse: A rivederci domattina. - Quei poveri giovani non capivano più in sè per la gioia, e fin da quella sera si mostrarono coi loro custodi così quieti ed ubbidienti quali non erano stati mai.

(1) Chi vuole notizie più ampie sull'Istituto della Generala può consultare il dizionario di Goffredo Casalis, artic. Torino, parag. Generala.

(2) Questa Società venne fondata nel 1839 dal canonico abate Fissiaux, sotto agli auspizi di Mons. de Mazenod Vescovo di Marsiglia.

(1) Non è già che D. Bosco fosse Direttore stabile della Generala, ma mentre attendeva al suo Ospizio ed Oratorio di Valdocco trovava modo di consacrare parte delle sue fatiche ai giovani di quello Stabilimento.

(2) Era il tempo pasquale e il mese di maggio del 1855.

(3) D. Bosco si recò da prima dal Direttore dello Stabilimento, poscia dall'Intendente o Prefetto, e finalmente dal Ministro.

(4) Stupinigi è un villaggio di circa mille anime, situato presso il Sangone, a 4 miglia ed a Sud Ovest di Torino, dove vi ha un regio parco. Erane parroco in quel tempo il M. Rev. D. Emanuele Amaretti, amicissimo di D. Bosco e di D. Alasonatti.

(1) Per altro lato il Ministro avrà pur detto a se stesso: Qualora taluno avesse l' ardimento di prendere la fuga, non sarà difficile ai gendarmi il rinvenirlo tra pochi giorni e ricondurlo in gabbia.

(1) Intendente generale o Prefetto era in quel tempo il Cav. Carlo Farcito di Vinea.

IL COLLEGIO DI VALSALICE AGLI INONDATI DI VERONA.

Gli alunni del nostro Collegio di Valsalice, il 26 del trascorso mese, diedero un'Accademia letteraria, cantando in bellissimi versi le eroiche fatiche e le glorie imperiture del non mai abbastanza compianto Mons. Daniele Comboni, figlio della diocesi di Verona, Vicario Apostolico e civilizzatore dell'Africa centrale. Vi assisteva un colto uditorio, dal quale i giovanetti e il loro Direttore D. Giovanni Francesia, autore dei più bei canti, vennero meritamente applauditi.

In quell'occasione istessa doveva aver luogo la distribuzione dei premii agli allievi, che per istudio e per condotta eransi segnalati nel corso dell'anno scolastico passato; ma quei savii e pii giovanetti, consapevoli delle disgrazie, cagionate dalle orrende inondazioni, avvenute nel mese di settembre nel Lombardo-Veneto; consapevoli delle lagrimevoli miserie, in cui versano oggidì tante povere creature, ebbero il felice pensiero di sacrificare tutti d'accordo il premio meritato, e incaricarono il loro amato Superiore di spedirne il prezzo all' E.mo Signor Cardinale di Canossa, Vescovo di Verona, affinché lo distribuisse tra i suoi Diocesani, stati dalle inondazioni più orribilmente flagellati.

La somma montò a L. 450, e venne accompagnata dalla lettera seguente

EMINENZA REVERENDISSIMA,

Il giorno dei premii è grande, solenne per noi, e segna nella nostra mente una data memoranda. Ma la gioia di questo giorno cessa intieramente, quando si viene a sapere che tanti infelici nostri fratelli sono nella miseria e gemono nel dolore. Forse quanti giovanetti della nostra età, che ieri solamente erano agiati e bastevolmente provveduti, ed oggi coi loro parenti mancano di quel pane , che prima potevano dividere con altri infelici ! A questi abbiamo rivolto il pensiero in questo giorno faustissimo, e, se potessimo dire così, li vogliamo chiamare a parte della nostra festa.

É così dolce cosa sentire pietà per la gioventù! A noi intanto basterà il pensiero d'aver meritato il premio, di aver avuto le carezze dei nostri genitori, che ci educarono con questi sentimenti di carità, ed il resto vada ad asciugare almeno una lagrima: Sappiamo che è ben piccola cosa per il bisogno immenso di cotesta sua popolazione ; ma fu pur benedetto dal divino Gesù l'obolo della poverella. Dobbiamo poi ricordare l'opera di bontà di tanti nostri fratelli, che non avendo potuto per questa volta meritare il premio , e fare così un sacrificio sempre prezioso per la nostra età, vollero unirsi con noi nell' opera bella , vuotando quel borsellino, ch'essi tenevano in serbo per soddisfare i loro piccoli desiderii. Autore di questa nostra deliberazione fu quel medesimo Monsignor Comboni , che Verona considera come suo figlio, e di cui parla la nostra Accademia. Ella poi voglia gradire la nostra umile offerta e nel nome di Dio benedirci nei nostri studi ed età, per confermarci sempre più in quella Religione, che tra le sue opere di misericordia volle fosse annoverato come fatto a Dio stesso anche un tenue benefizio ai poverelli.

Ci creda di V. Eminenza Revma

Dal Collegio di Valsalice-Torino 26 Ottobre 1882

Firmati: ecc. ecc.

COLLAUDAZIONE DI ORGANO.

Pregati pubblichiamo il presente attestato e per amore dell'arte e per norma dei nostri Cooperatori della diocesi di Fossano.

Centallo, 9 Ottobre 1882.

« Invitato dal Molto Rev. Sig. Arciprete D. Onorato Corrado a collaudare il nuovo grandioso Organo or ora costrutto, in questa Insigne Chiesa Parrocchiale, dalla ditta Fratelli Vittino da Centallo, dopo il lungo e svariato esperimento da me fattone durante le Sacre funzioni del giorno 8 corrente Ottobre, dichiaro che l'Organo stesso è riuscito alla perfezione a tutta prova sia per robustezza, uguaglianza e dolcezza dei Ripieni, come per la perfetta imitazione dei molti Istrumenti che lo compongono, per cui dal lato armonico nulla lascia a desiderare, e corrisponde col più gradito effetto all'ampiezza e maestosità di questa insigne Chiesa.

» Non appagatomi di ciò, ho voluto in oggi esaminare il detto Organo in ogni sua parte, e mentre ho trovato pienamente eseguito quanto risulta dalla Scrittura. di Contratto 8 Gennaio 1882 e relativo dettaglio, ho parimenti verificato che sia per la scelta qualità dei materiali come per la solidità e massima esattezza, con cui è lavorato in ogni sua parte, il detto Organo è veramente meritevole della più ampia collaudazione, e meritano pure un imparziale e giusto elogio i fratelli Vittino, che hanno compiuto un'opera veramente lodevole, e d'altronde per un prezzo modico e di cortesia.

In fede

VINCENZO PETRALI. »

UN VESCOVO CINESE nell'Oratorio di San Francesco di Sales.

Nel giorno 7 del mese di Settembre, il nostro Oratorio di s. Francesco di Sales in Valdocco è stato onorato dalla presenza del Reverendissimo Monsignore Simeone Volonteri, Vescovo di Paleopoli, e Vicario Apostolico di Ho-nan nella Cina, il quale è in viaggio per l'Europa.

Giunto in Torino l'intrepido Apostolo si degnò di recarsi in questa nostra Casa, per incontrarsi col nostro D. Bosco; ma con suo e nostro disgusto ciò non gli fu dato, perchè D. Bosco era lontano dalla città.

L'illustre Prelato volle tuttavia visitare tutta la Casa, e prendere conoscenza così delle varie opere che vi fioriscono , come del numero degli studenti e degli artigiani, impiegati nelle diverse professioni. Percorse le classi, i laboratorii, le officine, visitò quanto ha attinenza calle diverse occupazioni dei giovani quivi ricoverati, informandosi con vivo interesse di ciò che spetta alla loro educazione.

Monsignor Volonteri è Italiano, nativo di Milano. Egli è uno di quei generosi , educati nel Seminario di San Calocero. Ventitrè anni addietro, egli abbandonata la patria fece parte di una spedizione di Missionarii, partiti per la Cina a portarvi la parola di Nostro Signor Gesù Cristo. La non troppo robusta salute faceva temere che egli non potesse durarla a lungo nelle evangeliche fatiche, ed alcuni de' suoi amici avevano cercato di dissuaderlo. Ma egli, che cercava avidamente la salute delle anime, non condivise i timori de'suoi. Confidato nell'assistenza di Dio , si decideva al lungo tragitto , e passato il Capo di Buona Speranza sopra di un legno a vela, compiva il disastroso viaggio di 4 mesi, arrivando felicemente alla Cina. Il Signore sventando i funesti presagi degli uomini premiò il suo servo, con dargli sanità da sopportare le innumerevoli fatiche di zelante Missionario ; ed oggi Vicario apostolico di Ho-nan egli spiega tutta l'energia di un ardentissimo zelo.

Dopo 23 anni d'assenza Mons. Volonteri ritornava in Europa non per passatempo, ma pel bene della vasta diocesi, affidatagli dal Vicario di Cristo.

Nella sua utile corsa, passato già a Lione ed a Parigi, ei vi patrocinava gl'interessi di sua Missione presso la pia Società della Propagazione della Fede e della S. Infanzia , non che presso a Cattolici potenti, che ebbe occasione di visitare. Passò pure a Roma ad invocare la Benedizione del Padre comune di tutti i fedeli, a rinfocolare la sua carità sulla tomba degli Apostoli , e ad inspirarsi a più gravi patimenti, e fors' anche al martirio, sulle venerate ceneri di tanti eroi della Fede.

Oltre ad un Sacerdote Savoiardo che lo accompagnava Mons. Volonteri aveva con sè un suo Catechista Cinese , per nome Scin-Abelle, a cui desiderava di far conoscere le principali istituzioni ed opere Cattoliche, che sotto svariate forme abbelliscono il Giardino della Chiesa di Gesù Cristo. Non ultime fra queste metteva quelle, che la nostra Torino possiede in via Cottolengo, cioè la Piccola Casa della Divina Provvidenza, e l' umile Istituto di S. Francesco di Sales.

In questa escursione Europea gli si era fatto compagno un suo venerando amico e parente, il Rev. Padre Fogliaretti, Superiore della Casa di Rho, ove i RR. PP. Oblati di S. Carlo tengono aperto un fiorente Collegio , utile alla gioventù che vi si accoglie a cristiana educazione, e per le mute d'Esercizii, che vi si tengono a vantaggio del Clero Milanese.

Sua Ecc. degnossi di accettare il frugale e modesto pranzo della Comunità, e dopo il desinare scese nel cortile in mezzo ai giovanetti, felici oltre misura di poterlo festeggiare da vicino, ed esprimergli colle giovanili e cordiali loro dimostrazioni la gioia, che provavano nel vedersi onorati dalla visita di un Ospite così venerando. Dopo alcuni pezzi di scelta musica eseguita dalla banda dell'Oratorio, essi poterono udire dalla bocca stessa di Monsignore la descrizione delle fatiche Apostoliche che ha da sostenere , lo scarso numero dei Missionarii addetti a quella Diocesi, che nella sua estensione comprende ben 14 milioni di anime. Tutti pendevano dal suo labbro, e col massimo interesse pigliavano parte alla commovente narrazione. I loro sguardi erano pure occupati del Catechista Cinese , della sua figura , del suo vestire , non che della lunga ciocca di capelli, che stretti a modo di codino gli pendevano dagli omeri fin quasi a mezza gamba. Essi avrebbero voluto potersi far intendere anche da lui, e chi sa quante cose non gli avrebbero detto ; ma la assoluta differenza di linguaggio era un ostacolo insormontabile. Ma Monsignore nella sua gentilezza volle soddisfare in parte alla loro innocente curiosità, col porli in mutuo rapporto per quanto era possibile.

Pertanto indirizzandosi al suo Catechista, Sua Eccellenza lo invitava a recitare nel suo linguaggio le preghiere comuni , come si usa dai Cristiani Cinesi nelle loro riunioni ; ed egli ben tosto senza scomporsi incominciava dalla recita del Simbolo Apostolico, che volto letteralmente in Cinese si recita accompagnato da un ritmo tutto proprio ed originale. É una specie di canto con regolare cadenza , che ripetuta ad ogni finale di senso concentra in un medesimo pensiero l' animo di chi prega, mentre diletta dolcemente l' orecchio di chi ascolta.

I giovani colpiti dalla novità s'erano aggruppati attorno al cantore, ed applaudivano di cuore al canto sconosciuto; ma quando intesero dal Vescovo, che le parole di quel canto esprimevano letteralmente gli Articoli del Simbolo Apostolico, e che il ritornello tante volte ripetuto altro non era che la parola Credo, ruppero in entusiastici applausi a conferma della Fede comune, ed a cordiale saluto ai nuovi fratelli Cinesi.

Monsignor Volonteri alla sera partiva da Torino, lasciando in tutti il rincrescimento di una fermata sì breve. Il nostro Oratorio non dimenticherà mai l'onore ricevuto in quel giorno dalla preziosa sua visita, e pregandogli da Dio un viaggio felice innalzerà a Dio fervidi voti che ei possa nella vasta sua Diocesi formare un elettissimo gregge al Nostro Signor Gesù Cristo , e inviare al Cielo una immensa moltitudine di anime.

CONFERENZA RELIGIOSA IN TORINO sulla missione cattolica dell' Ho-nan in Cina.

Ripassando per Torino il preladato Mons. Volonteri l'8 di Ottobre tenne nella chiesa della SS. Trinità una conferenza per raccomandare la sua missione alla pietà dei Torinesi. Ecco quello che ne scrisse L'unità Cattolica nel suo n. 235, martedì 10 ottobre.

« Domenica, nella chiesa della Santissima Trinità, monsignore Simeone Volonteri, vescovo di Paleopoli e vicario apostolico dell'Ho-nan, tenne una conferenza sulla sua missione nel centro della Cina, detto anticamente il fiore del mezzo. Traendo argomento dalla chiesa stessa in cui discorreva, entrò a discorrere della missione data da Gesù Cristo agli Apostoli, missione che continua e continuerà fino all'ultimo dei secoli. Poi dimostrò che, essendo la Chiesa un corpo solo, tutti i membri debbono concorrere all'opera delle missioni. I modi di questo concorso sono tre: preghiera, sacrificio personale e sussidii materiali. Spiegò diffusamente ed eloquentemente questi tre mezzi, e dei sacrifizi personali parlava abbastanza la sua presenza. Giacchè monsignor Volonteri, abbandonati gli agi della famiglia e della patria, da 23 anni consacrò tutto se stesso all'evangelizzazione dei Cinesi. E molto opportunamente avvertiva i padri e le madri a non opporsi alla volontà del Signore manifestata per mezzo delle vocazioni. Fu molto commovente l'allusione che fece alla figlia della Cananea tormentata dal demonio, e raffigurò in essa la propria missione, invocando per lei le bricciole almeno della carità torinese. La conferenza cominciò colla professione di fede in lingua cinese. Monsignore Volontari è accompagnato nel suo viaggio in Europa da un letterato cinese, ottimo cattolico, per nome Scin-Abelle. Presentandolo alla pia adunanza, avvertì che, dovendo discorrere della propagazione della fede, era conveniente che s'incominciasse dal professarla. E, per dimostrare che la fede non muta né per luoghi, né per lingua, né per costumi, invitò Scin-Abelle a recitare ad alta voce il Credo in lingua cinese; ed egli lo recitò con molta grazia e sentimento di pietà, tra l'ammirazione e commozione universale. Quale onore e fortuna sarebbe pei Torinesi, se, con quei mezzi che il venerando prelato ha suggerito, riuscissero a far sì che quel Credo, finora recitato da soli seimila cattolici, si recitasse da tutti i quattordici milioni di persone che compongono la sua missione ! Monsignor Volonteri partiva il mattino del lunedì per far, ritorno in Cina ; chi non avesse potuto concorrere all'opera santa, e volesse prendervi parte o con sacrifizi personali od offerte pecuniarie, si rivolga al benemerito monsignor Marinoni, superiore in Milano del Seminario di San Calocero per le estere Missioni.»

SOLENNITÀ DEL CATECHISMO nella Parrocchia del Sacro Cuore in Roma.

L'egregio giornale Romano , La Voce della Verità, nel suo numero 191 del 22 agosto, pubblicava il seguente articoletto sotto il titolo Premiazione.

« Nel pomeriggio di domenica ebbe luogo per la prima volta la distribuzione dei premi agli alunni ed alunne della Dottrina Cristiana della Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, al Castro Pretorio.

« La solennità, compiutasi nella vasta area - acconciamente preparata ed ornata - del Presbiterio della nuova Chiesa Parrocchiale, che si sta edificando, fu onorata dalla presenza di Sua Eminenza Rev.ma, il Cardinale Vicario , Monaco La Valletta, e di Sua Ecc. Revma, Monsignor Gandolfi, Vescovo titolare di Doliche, e del Revmo, Monsignor Negrotto, Canonico di S. Pietro.

« Vennero in tale circostanza cantati alternativamente da alunni d' ambo i sessi , dei cori con accompagnamento di harmonium , tenuto dal maestro sig. Andrea Neri, e di pianoforte suo nato dalla maestra signora Emilia Grangetti ; e vennero anche recitati parecchi componimenti. Piacquero sovra tutti i versi (quartine) della signorina Dardano Elettra, alla quale era toccato il premio, come pur l' ebbero la sorellina ed i tre suoi fratellini, il minore dei quali, ci è dolcissimo ricordarlo, è precisamente quel fanciullo che, nell' anno precorso, cadendo dal terzo piano della casa, in cui abita la famiglia dell' egregio cav. Pio Dardano, sopra il durissimo marciapede di marmo, ebbe per miracolo salva la vita , non riportando egli la menoma lesione.

« E quei versi piacquero e riscossero meritamente i vivi applausi del numeroso pubblico ivi raccolto, perché rivelanti genio ed ispirazione nella signorina Dardano , ricchi di sentimenti nobili, e finalmente morali e religiosi , e perchè detti con passione molta, superiore all' età della gentile e modesta giovinetta.

« I premiati sono stati in grande numero ; ed era cosa veramente grata il vedere quei leggiadri e vispi fanciulli, e quelle fanciulle e giovinette vagamente ornate e tutte giulive, ricevere o dalle mani di Sua Em. Revma, il Cardinal Vicario, o da quelle degli altri Revmi Monsignori, il premio loro assegnato e consistente o in una bella medaglia, od in un scelto libro , ovvero in un quadretto con l'effigie di Sua Santità Leone XIII, o in altri oggettini diversi.

« La festa ottenne il suo complemento dal concorso del noto bravissimo Concerto dei poveri Ciechi di Sant'Alessio , i quali eseguirono eletti pezzi musicali.

« Nel chiudere questi cenni, tributiamo per debito di giustizia, e assai di buon grado , una parola di encomio al solerte , zelantissimo e benamato Parroco , Don Francesco Dalmazzo , a precipua cura del quale si fece la cara festicciuola , e ricordiamo in pari tempo, a titolo di onore, quell'efficacissimo di lui ausilio ed alto protettore - della gioventù, che è il sullodato Monsignor Canonico Negrotto, nonché i zelanti precettori e le pie Suore Dorotee , che il Reverendo Dalmazzo coadiuvarono nell' insegnamento della Dottrina Cristiana. »

DISTRIBUZIONE DEI PREMII NELL'ORATORIO di S. Croce in Lucca.

Nell'Agosto testé decorso si fece la distribuzione dei premii agli alunni interni ed esterni, che frequentarono con profitto singolare le scuole aperte in quell'Oratorio, o che sono ivi occupati nei laboratorii.

Parecchie cose resero cara e solenne quella festa. Il numero grande dei signori intervenuti, massime fra i parenti degli alunni, un saggio di declamazione , un inno magnificamente musicato dal professore Giorgi, vani pezzi e marcie eseguite dalla piccola banda, formata da una ventina di alunni , gli addobbi, ecc. ecc ; ma ciò che la rese veramente splendida e memorabìle fu la presenza di Sua Ecc. Revma Monsignor Giuseppe Gelli, Vescovo di Volterra. Già Parroco dell'insigne Collegiata di S. Alessandro in Lucca aveva sempre dimostrato speciale benevolenza verso quel nostro Oratorio , ed ora che sta per andare a prendere possesso della sua Sede, vollero i giovanetti dimostrargli la loro riconoscenza , indirizzando a sua lode il trattenimento.

Verso il fine Sua Ecc. si compiacque di volgere alcune nobilissime parole ai presenti, che le ascoltarono con riverenza, e ne fecero tesoro nel proprio cuore. Ringraziato dapprima dell'invito ricevuto, si rallegrò poscia dell'esito felice ottenuto dalle annuali fatiche, e continuò : « Questa è una novella prova di valentia ed operosità , che si aggiunge alle innumerevoli di già date dal benemerito istituto, fondato da D. Bosco in questa città. Sia sempre benedetto Iddio , che in questi tempi così calamitosi per la gioventù , si è degnato di provvedervi opportunamente , con questo mezzo. E noi quanti siamo ringraziamone il Signore, e preghiamolo a conservarci quest'Opera, ed accrescerla pel bene della nostra gioventù, e per quanto dipende da noi cooperiamovi efficacemente. » Quindi animò i giovanetti ad approfittare dell'istruzione e della buona educazione, che si impartisce sia nelle scuole sia nei laboratorii, notando che questo è il mezzo per divenire virtuosi cristiani, onesti cittadini, la consolazione, il conforto, il sostegno dei genitori. In pegno poi dell'aiuto di Dio, che è sempre necessario a compiere le belle imprese, Sua Eccellenza impartiva a tutti la benedizione.

Se durante il discorso i giovanetti ricevevano in profondo silenzio quelle parole informate a benevolenza e carità, al fine fecero vivo applauso come segno della loro profonda riconoscenza. E certamente negli animi di quei giovanetti e dei loro Superiori e Maestri resterà indelebile la memoria di un tanto benemerito ed insigne Prelato, e di un giorno reso dalla sua presenza così solenne.

ORATORII FESTIVI.

Dal Giornale El Bien Publico di Montevideo dell'8 Agosto riproduciamo il seguente articolo sugli Oratorii festivi di quella città, impiantati per iniziativa dei Salesiani, coadiuvati da giovani fervidi cattolici della Repubblicana Uruguayana.

« Con vera soddisfazione inseriamo nelle colonne del nostro giornale la relazione e il rendiconto intorno alla bellissima Opera degli Oratorii festivi, promossi e mantenuti dalla buona volontà di alcuni nostri giovani cattolici, il cui zelo per la vera rigenerazione della patria li colloca nella stima de' loro concittadini, al di sopra di quanto essi non pensarono mai.

» Non desideriamo che questo si pubblichi, dicevaci l'ottimo ed infaticabile signor Pietro Lenguas, nel presentarci la bellissima memoria; non merita la pena. Pensò il giovine presidente degli Oratorii festivi, che noi dividessimo la sua opinione. S'ingannava però; noi ammiravamo lui ed i suoi compagni, e prendevamo risoluzione di proporre ed essi e l' Opera loro al plauso ed alla protezione dei cattolici e credenti del nostro paese.

» Sì, amici ; si deve a voi cordiale applauso e tutto l' appoggio il più efficace : appunto perche sono questi i vostri primi passi nel nobile cammino, che vi tracciò la fede vostra e la rettitudine dei vostri cuori; appunto perchè voi avete diritto alla nostra simpatia , inseriamo la vostra Relazione ed il vostro Rendiconto nella nostra colonna di fondo, poichè altra non ne abbiamo di maggior onore e preferenza.

» Quelle ore, che rubate all'onesto sollievo nelle vostre Domeniche , per donarle trasformate nell'insegnamento e nelle sane ed utili pratiche ai vostri concittadini, la cui infanzia è in pericolo , quelle ore si trasformano alla loro volta in titoli di gloria per la vita vostra, in soave profumo che s'innalza fin sull'altare di Dio, ed in fiori di rigenerazione, che sbocciano sul piedestallo della Patria.

» Chiunque vi osserva in così santa fatica, non può a meno di amarvi e di proteggervi; e voi ben sapete che nessuno meglio vi osserva che Dio.

» La vanitosa e petulante incredulità è facile a volgere, voi lo sapete, e preferiste la fede , la pratica del bene, il nobile sacrifizio delle ore vostre più belle, a vantaggio della povera gioventù della vostra Patria ; siete superiori agli anni vostri, e, ben può dirsi con ragione, superiori alle preoccupazioni dell'epoca vostra.

» Proseguite pure nell'onorevole impresa , voi tutti o giovani, che vi siete inscritti all' Opera degli Oratorii festivi ; non vi arrestino le spine che in quella potrete incontrare ; ché, se pungono il vostro piede, non feriscono il cuore, ne vi smuovono dal nobile vostro proposito.

» Volgiamo sopra di loro l'attenzione dei cattolici; invochiamo sopra di loro il plauso e l'appoggio efficace, mentre noi loro ricordiamo la frase dell'energico poeta degli onori : - Excelsior: Avanti, avanti sempre.

» Ecco la Relazione ed il Rendiconto cui accennammo:

Azione, Preghiera, Sacrifizio. SIGNORI SOCII:

» Di piena soddisfazione riesce pel Consiglio direttivo sottoscritto, il presentarvi oggi la Memoria dei lavori compiuti nel periodo di sua amministrazione. Prima di entrare nei particolari di questi lavori, dobbiamo fare alcune considerazioni intorno alla origine ed allo sviluppo della nostra nascente istituzione. Voi tutti conoscete l'origine degli Oratorii festivi. Alcuni Alunni del Collegio Pio, commiserando il lagrimoso stato di molti poveri fanciulli, che sui loro passi incontravano nelle loro passeggiate, i quali crescevano nella più vergognosa ignoranza di ogni principio morale e religioso, senza che potessero assistere alle scuole gratuite del Collegio, nè alle funzioni ed ai catechismi dei giorni festivi; considerando che semplici lamenti non sarebbero bastati per impedire le conseguenze di tanta ignoranza, si decisero, spinti dai sentimenti caritatevoli degli ardenti loro cuori, di fondare una Società, che avesse per íscopo di migliorare, per quanto fosse possibile, la condizione morale di quegli infelici, presentando loro i mezzi ed allettandoli, perché frequentassero le funzioni e spiegazioni della Dottrina Cristiana, che tutte le Domeniche e giorni festivi si fanno nella Cappella del Collegio Pio.

« Con quale entusiasmo non si accinsero quei giovani animosi a quest'Opera tanto umanitaria!

« Conoscevano essi invero la grandezza dell'Opera cui si accingevano , le difficoltà che avrebbero a superare per condurla a compimento, e ciò che più monta, si animavano con vie maggior coraggio e forza a perseverare ed a non cedere mai alle difficoltà.

« Facilmente si comprende che in tutt'altro modo non sarebbe esistito degli Oratorii un giorno, che il nome. Ma la esistenza della nostra Società , così piena di vita come trovasi oggigiorno, è di per sè sola un evidente testimonio che i suoi fondatori faticarono con abnegazione e costanza intorno ad essa.

« Un Sacerdote dotto ed esemplare, il carissimo nostro Padre D. Lasagna, il cui ricordo ci obbliga ad un tributo di affetto e di gratitudine, dirigeva quei primi lavori, che erano necessarii per organizzare la Società; indirizzati i giovani da quel degnissimo Sacerdote poterono fondare l'Istituzione cui tanto bramavano, e che prese il nome di Amici del Popolo, nome che in seguito cambiarono i Socii in quello di Oratorii festivi, senza dubbio per adeguarlo più allo scopo della Istituzione. Or ecco l'origine, a tutti nota, della nostra Società. Da umili inizii, come vedete, ella si sviluppò rapidamente , e non erano trascorsi pochi mesi dalla fondazione del primo Oratorio nel Collegio, che già i Socii, animati dagli incantevoli risultati ottenuti, si decisero a fondarne due altri nelle popolazioni di La Paz e Las Piedras.

« Non contava la nostra Società un anno ancora, quando i suoi Membri inauguravano in Montevideo l'Oratorio del Sacro Cuore di Gesù.

« Oggi ne annoveriamo uno ancora di più nella Villa de la Union, del quale ci occuperemo partitamente nel corpo di questa Relazione.

« Ci è doloroso, ma pure dobbiamo dichiarare come, quantunque avessimo avuto la soddisfazione di inaugurare in Aguada un altro Oratorio, ci vedemmo tuttavia nella necessità di chiuderlo alcuni mesi dappoi, per inconvenienti impreveduti, come ad esempio il trovarsi il locale per l' Oratorio assai discosto dalla Chiesa Parrocchiale rendeva troppo incomodo ai fanciulli il poter praticare le loro devozioni a norma del nostro Regolamento , ed ancora la mancanza di Socii sufficientemente abili per ispiegare il Catechismo nelle Domeniche. Questi ed altri motivi, che qui non monta numerare , obbligarono il Consiglio , suo malgrado , a chiudere temporaneamente quell' Oratorio.

«' Ma questo insuccesso non poté disanimarci, poiché pochi mesi di poi ci fu dato di aprire un nuovo Oratorio all' Union. E qui dobbiamo una parola di felicitazione al caro nostro Consocio sig. D. Domenico Olarte per l'entusiasmo spiegato nel promuovere quell'Oratorio. Né meno degno delle nostre lodi si è la Commissione organizzatrice del medesimo.

» Sono tuttora presenti all'anima nostra le gratissime impressioni ricevute nel giorno dell'inaugurazione di quell'Oratorio. Precedette l'inaugurazione una solenne funzione religiosa, e dalla Chiesa passati processionalrnente al locale dell'Oratorio festosamente adorno , quivi il signor D. Luigi P. Arboleya, Presidente della Commissione organizzatrice, con un bellissimo discorso letto, dichiarò ufficialmente aperto l' Oratorio di S. Agostino. Ricordiamo tuttavia come varie altre persone, tra cui alcuni Socii, diressero parole affettuosissime riguardanti quell'atto, alla numerosissima folla accorsa.

» Come vedrete nel Rendiconto somministratoci dal Consiglio particolare di quell' Oratorio, non potevano i risultati essere più soddisfacenti.

» Altrettanto può dirsi degli Oratorii del Sacro Cuore di Gesù , fondato in questo Collegio , e di quelli della Paz e di Las Piedras.

» Potremmo ora passare al Rendiconto, ma vogliamo farvi note alcune opere eseguite.

» Al principiare dei nostri lavori, ci preoccupava il pensiero di formare un Regolamento pel regime interno degli Oratorii, di cui la Società mancava. Un Membro del Consiglio, nostro Consocio, Don Manuel Conzalez, incaricossi di stenderlo; fu passato alla revisione del P. Luigi Lasagna; oggi è stampato, e sta a disposizione dei signori Socii.

» Ci è pur grato annunciare che il Regolamento o Statuto della Società, è già disteso, e nelle mani del P. D. Luigi Lasagna. Essendo egli per ritornare da un giorno all' altro da un viaggio fatto al Brasile , sarà facil cosa pel Consiglio il fargliene domanda per istamparlo.

» Affine di aumentare i fondi della Società abbiamo nominato degli Agenti per cercare sottoscrizioni; essi sono i signori: D. Nicola Oddo D. Alfredo Arocena: D. Augusto Ponce e Don Martino Udabe.

» Abbiamo pure potuto accrescere il numero dei Socii attivi. Solennizzammo colla maggior pompa possibile la festa del S. Cuore di Gesù, protettore di quest'Oratorio. In quel giorno ricevettero la S. Comunione quasi tutti i giovanetti dell'Oratorio ; ai quali fu quindi distribuita una colazione con pane, cacio e dolci.

» Dobbiamo notare che il pane ed il cacio per questa colazione ci fu inviato da una caritatevole persona, la cui eccessiva modestia non ci permette di nominare. A meglio solennizzare la festa , molto concorse colle sue esortazioni il nostro Direttore spirituale. A quest'effetto ebbe il bel pensiero di invitare i cantori del Collegio Pio per la Messa Solenne; e il Vice-Direttore del medesimo, P. Giordano , per pronunciare il discorso.

« Passiamo ora alla lettura dei dati statistici della Società.

1   Oratorio del S. Cuore di Gesù.

Frequenza a quest'Oratorio.

In media ogni Domenica 80 fanciulli, e nell'anno   4100 Preparati per la S. Conf. e 1a Comunione 160

2 Oratorio di S. Agostino nella Villa Union.

Frequenza a quest'Oratorio.

In media ogni Dom. 70 fanciulli.

Preparati per la S. Conf. e prima Com.   40

3 Oratorio di S. Isidoro in Las Piedras.

Frequenza a quest'Oratorio.

In media ogni Dom. 40 fanciulli e nell'anno 2080 Preparati per la S. Conf. e prima Com. 64

4 Oratorio di Nostra Signora della Pace in Las Paz.

Frequenza a quest'Oratorio.

In media ogni Dom. 35 fanciulli e nell'anno 1820 Preparati per la S. Conf. e prima Com. 54

5   Oratorio di Maria Ausiliatrice nel Collegio Pio.

In media ogni Dom. 20 fanciulli e nell'anno 1040 Preparati per la S. Conf. e prima Com. 26

SOCIETÀ DEGLI ORATORII FESTIVI.

Stato generale delle Entrate ed Uscite dal 19 Luglio del 1881 al 19 Luglio 1882.

Entrata.

Fondo in cassa dal 19 Luglio del 1881 35 30 Sottoscrizioni esatte dagli Agenti . . 288 65 Doni particolari    17 70

Totale dell'entrata    341 ~ 65 Uscita.

Compra di oggetti per la lotteria .   131 '90

Spese di viaggi all'Ispettore . . . .   101 Al falegname per trapezio , parallele

nell'Oratorio del S. C. di Gesù .   20 50

Soccorso all'Oratorio di Las Piedras   5

»   »   dell'Aguada . . .   6,30

»   »   di S. Agostino per

coprire le spese di fondazione   .   20 Per la stampa di 500 foglietti in cui si

fa conoscere l'origine ecc.   .   3 Al sig. Direttore spirituale P. M. Borghino a saldo di conti incontrati dal

Consiglio anteriore col Collegio Pio .   30 Al P. Cipriano a saldo di conti incontrati con lui dal Consiglio anteriore   20

Pagati all'Esattore della Società   .   7

»   al Tesoriere per utili alla Società   0 60

Limosine a varii poveri    I

Totale dell'uscita   . . . . 263 ,25 Fondo in cassa 341,65 - 263,25 = 78,40

LUIGI PIETRO LENGUAS Presidente.

I PELLEGRINI FRANCESI IN TORINO.

Nel pomeriggio di lunedì 23 Ottobre giunsero in due riprese a Torino i pellegrini francesi reduci da Gerusalemme e da Roma. In compagnia di alcuni membri della Gioventù Cattolica visitarono la nostra Chiesa di San Giovanni Evangelista. Verso le 4 celebrarono una funzione religiosa al Santuario della Consolata , e più tardi a quello di Maria Ausiliatrice; dopo la quale entrati nel nostro Ospizio, furono oggetto di un modesto, ma cordiale ricevimento, rallegrato da scelta musica. Parlò dapprima con infuocati accenti , inspirati alla più viva fede , l' esimio ingegnere Alberto Buffa , dando il benvenuto ai pellegrini, rallegrandosi degli splendidi esempi di pietà e di saorifizio che davano alle genti cristiane.

Sorse di poi Don Bosco, che ebbe parole di lode e di incoraggiamento per i cattolici francesi, i quali sono angeli della Provvidenza, perché per vie nascoste asciugano tante lagrime delle disgraziate popolazioni italiane, dalle quali devono essere contraccambiate coi sentimenti della riconoscenza. E impossibile riepilogare le tenere espressioni di questo semplice ma commovente discorso. Il Padre Hippolyte con fare brioso rispose ai due oratori, ringraziando le Associazioni Italiane, e specialmente la gioventù cattolica, per i cortesi ricevimenti loro fatti nelle città visitate, toccò del significato delle due Croci (delle dimensioni di quella del Divin Redentore) portate al Vaticano. - Fece voti perché la Francia e l'Italia ritornino cattoliche, perché nuovi pellegrinaggi si promuovano in Terra Santa , e perché presto anche la città di Parigi abbia una Casa Salesiana. Pregatone D. Bosco diede loro la benedizione, la quale pose termine al breve trattenimento, a cui presero parte alcune famiglie della nostra città. - Al martedì mattina i pellegrini fecero nella Chiesa di San Carlo un'ultima funzione di ringraziamento alla comunione generale e dopo un magnifico discorso del P. Hippolyte, che raccomandò agli astanti di mettersi sotto la protezione dell'Angelo San Raffaele , di cui ricorreva la festa, i divoti pellegrini partirono per la Francia, lasciando in Italia luminosi esempi di fede e di pietà.

INDULGENZE SPECIALI pei Cooperatori Salesiani.

Per concessione pontificia in data dei 9 di maggio 1876 ogni Cooperatore ed ogni Cooperatrice può guadagnare tutte le indulgenze dei Terziarii di S. Francesco di Assisi, tanto plenarie quanto parziali.

Fra le altre può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocefisso.

Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.

Può altresì lucrare moltissime Indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste Indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bisogno di Confessione e Comunione purché sia in grazia di Dio.

Oltre a queste, un'altra Plenaria ne può guadagnare ogni domenica , e nei giorni qui sotto notati, purche confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche chiesa , pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Mese di Dicembre.

3. S. Francesco Zaverio Apostolo delle Indie.

8. Immacolata Concezione di Maria Vergine. 16. Primo giorno della Novena del SS. Natale. 21. S. Tommaso Apostolo. 24. Ultimo giorno della Novena di Natale. 25. Natività di N. S. G. C. 27. S. Giovanni Apostolo ed Evangelista.