BS 1920s|1929|Bollettino Salesiano Agosto 1929

Anno LIII.   AGOSTO 1929   Numero 8.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: La missione educatrice della Chiesa e la glorificazione di Don Bosco. - Seguito alla cronaca delle Feste a Torino. - L'Episcopato per Don Bosco. - Il Capitolo Generale Salesiano. - Il « Tempio del Perdono Cristiano « e un omaggio al Papa nel suo Giubileo Sacerdotale. - Grazie del Beato Don Bosco. - Lettera di Don Giulivo ai Giovani. - Dalle nostre Missioni: Visite illustri e consolazioni. - Le due pietre angolari del futuro Seminario. - In onore del Beato. - Mons. Carlo Salotti: Il Beato Giovanni Bosco. - « Gloria ». - Culto e Grazie. - Necrologia.

La missione educatrice della Chiesa e la glorificazione di Don Bosco.

L'autorevole Civiltà Cattolica nel quaderno del 1° giugno ha pubblicato un magistrale articolo su « La missione educatrice della Chiesa e la glorificazione di Don Bosco », nel quale, ricordato che nel secolo scorso sorsero, specialmente in Piemonte, uomini che per santità di vita e benemerenza di apostolato furono quali viventi apologie del cristianesimo, afferma che su tutti primeggia di gran lunga la fama di Giovanni Bosco. Ci è caro riferire alcune pagine che presentano in bella luce l'opera svolta dal Beato Don Bosco.

«Fra tutte [le beatificazioni], non si può negare, quella che più universalmente commuove il mondo e l'Italia particolarmente, è la glorificazione di D. Bosco: dell'umile sacerdote piemontese, senza sostanze, nè fortune umane, senza grandigia di nobiltà nè sostegno di potenza del secolo, confinatosi tanti anni fra le garrule e impertinenti schiere di fanciulli i più abbandonati e discoli, scesi dalle montagne del Piemonte o piovuti dai villaggi della pianura lombarda, nella vecchia capitale degli Stati Sardi: da ultimo chiamato divinamente a poco a poco ad iniziare in Torino stessa, un'opera straordinaria ed una istituzione provvidenziale, che doveva riempire, come riempie tutt'ora, il mondo intero del suo nome e delle sue benemerenze, continuando e quasi incarnando in sè, unitamente alle più antiche istituzioni sorelle, la missione educatrice della Chiesa.

...

Movendo dalla prima e più importante istituzione di D. Bosco, la « Pia Società di S. Francesco di Sales », a più di ottomila si contano ora i Salesiani, tra sacerdoti, chierici e coadiutori; e ad una ventina gli insigniti del carattere episcopale, tra cui un Cardinale Primate della Polonia; onde si continua la tradizione gloriosa dell'indimenticabile Cardinale Cagliero, stato pure il primo vescovo della Società.

La Congregazione tutta va poi ripartita in ben quarantasei « Ispettorie » o provincie religiose, delle quali diciassette nella sola America e otto negli altri paesi di missione dell'Africa, dell'Asia, dell'Australia. E insieme noverano ad oltre seicento le case: di ospizi (128), collegi (170), pensionati (51), noviziati (35), case di formazione per gli studenti di filosofia e di teologia (42), per candidati o aspiranti (54), per missionari (7), semenzai o sedi proprie di tutte le svariatissime opere della Congregazione., come di oratori quotidiani e festivi (386), di ospedali e lazzaretti (8), di cure o parrocchie (177) e altre pubbliche chiese (155), di scuole siano elementari (319), siano ginnasiali, tecniche o liceali (133), siano agricole (46), o professionali (118), le cui benemerenze e l'oppor-

tunità e la competenza speciale, sono da tutti universalmente riconosciute. Nè mancano istituti sussidiari, come i così detti « doposcuola » (40), e tante altre opere di assistenza materiale e spirituale ad estranei ed agli emigrati in particolare, le quali si computano a più centinaia. Ma tra tutte primeggiano le missioni che già in numero di sedici sono loro affidate stabilmente, mentre in altre (30) i Salesiani entrano a parte come ausiliari: ed in tutta la loro opera evangelizzatrice e civilizzatrice dei popoli si manifesta, con tutte le industrie più moderne, e si continua secondo lo spirito del divino Maestro, la missione educatrice della Chiesa ereditata dal loro padre e istitutore D. Bosco.

E questa missione educatrice si esercita continuamente sopra una schiera immensa di giovani che, secondo un largo computo, ascenderebbero a centottanta mila, quanti sono gli alunni salesiani; oltre ai novantatrè mila antichi alunni ma tuttora federati e più che dalla tessera uniti all'associazione da un loro proprio periodico « Voci fraterne », ed oltre alle tante migliaia di altri, dispersi per il mondo, in tutti gli ordini, gradi e offici della società, quantunque non ascritti nominatamente alla « Federazione internazionale degli Ex-allievi di D. Bosco », cooperanti tuttavia all'incremento della Congregazione e delle Opere Salesiane.

Ma prima di questa Federazione e più universale e iniziata già dallo stesso D. Bosco, è la « Pia Unione dei Cooperatori Salesiani »; la quale fa rivivere in certo modo, secondo una forma tutta moderna, qualche cosa di simile ai terzi Ordini che dopo l'esempio di S. Francesco accompagnavano quasi tutti gli antichi Ordini religiosi. Essa vanta ormai un milione e mezzo di iscritti e ha pure un suo proprio organo mensile: il « Bollettino Salesiano». Questo si stampa in nove lingue e con una tiratura di circa 350.000 copie al mese ed è spedito gratuitamente alle persone ed alle famiglie dei Cooperatori, tenendoli informati dei successi e infervorati nel comune intento della benefica cooperazione.

Nè in questa larga e potente organizzazione di apostolato doveva mancare il concorso della donna cristiana, come non mancò nella più parte degli Ordini antichi. Essa venne anzi, spesso, a trovarsi nelle prime file a sostenere le opere di Don Bosco, ed ebbe pure larga parte nella « Pia Unione dei Cooperatori », come l'ha tuttora. Ma sopratutto diede origine, sotto la ispirazione e l'impulso del santo uomo, fin dal 1872, ad una nuova e propria famiglia di religiose, a cui D. Bosco diede il nome, come assegnò l'esempio e il patrocinio, della Vergine Madre di Dio e Madre ed Aiuto del popolo cristiano, chiamandole appunto « Figlie di Maria Ausiliatrice ». Anche queste umili « Figlie » sono cresciute, con mirabile rigoglio di vita, e nello spirito e nel numero di soggetti (ora 6305), di case (595), e di opere (più di duemila) non solo corrispondenti a quelle dei Salesiani, alle cui missioni prestano altresì valido sussidio, ma in altre più proprie ed esclusive del ceto femminile, laboratori e cucine, convitti di operaie, e cento altre opere che lungo sarebbe enumerare. Così lo spirito che impresse D. Bosco in questa Congregazione, la quale rappresenta come il suo secondo Ordine, persiste e fruttifica in una mirabile floridezza, mantenuta anche da ventidue noviziati, da ventinove altre case di formazione, oltre a due proprie case di preparazione missionaria. Essa è dunque una gloria non meno bella e preziosa, sebbene splenda di una luce più mite intorno al capo del beato Fondatore, essendo ora l'istituzione sotto la dipendenza degli Ordinarii.

Ma quanto più tutto il complesso di tante benemerenze insieme riunite dovrà ora considerarsi come un vero miracolo nell'ordine morale e storico! Certo, esso ci fa ammirare sempre più e la divina vitalità della Chiesa e sopratutto la sua continuata missione educatrice nell'opera stessa dei suoi figli più degni, come il beato Giovanni Bosco e i suoi discepoli e continuatori. E per questo riguardo e al tempo stesso tanto più splendidamente ci si dimostra l'importanza della presente glorificazione del grande educatore, la quale tocca tutta quanta la Chiesa, nonchè la famiglia religiosa da lui iniziata, o meglio la sua triplice istituzione: della « Pia Società Salesiana », delle «Figlie di Maria Ausiliatrice» e dei «Cooperatori Salesiani » siano del clero o del laicato. E ben dovere quindi che noi vi partecipiamo, con la più fraterna compiacenza, nell'intensità della gioia e nell'unanimità del plauso, della gratulazione e della preghiera. E vi partecipiamo sia come figli sinceri della Chiesa, sia quali militi di uno speciale suo drappello che godono, come di proprio, del rinforzo e del frutto riportato da altri più giovani agili commilitoni dello stesso comune Re e Maestro.

« Nella beatificazione di Don Bosco è da vedere una opportuna riaffermazione e un'esaltazione provvidenziale della missione educatrice della Chiesa, così mirabilmente partecipata dal nuovo Beato e trasmessa alla sua duplice famiglia spirituale.

E in verità la vocazione, e quasi l'istinto irresistibile, di quella pedagogia divina che è nello spirito della Chiesa, noi vediamo brillare nell'umile fanciullo di Castelnuovo, fin da quando pascendo la greggiuola, a dieci anni appena, nella nativa borgata dei Becchi, sa trarre al bene i suoi compagni con l'esempio, la facezia, il fare modesto e giulivo, quando improvvisato giocoliere si studia coi giuochi di destrezza a trattenere la garrula schiera dei coetanei perchè ascoltino la suasiva parola che ripeteva loro le lezioni e i moniti salutari della mamma, del maestro, del parroco. Ma di preferenza noi ripensiamo alle mirabili ascensioni di questo piccolo educatore, quando circa il 1830 sedeva al banco del catechismo nella chiesetta di S. Antonio in Chieri, quando edificava la scolaresca del ginnasio Chierese, e meglio ancora di poi (dal 30 ottobre 1835) quale «seminarista modello » la schiera dei chierici di quel seminario fortunato, ove, non molti anni prima, l'aveva preceduto un altro santo giovine, pure di Castelnuovo, Giuseppe Cafasso. Nel giugno, infine, del 1841, ordinato sacerdote, saliva per la prima volta l'altare e celebrando quella prima Messa, egli scrive, « io chiesi ardentemente l'efficacia della Parola per potere fare del bene alle anime »; e l'ebbe, con l'aggiunta dell'efficacia, più mirabile ancora, delle opere, particolarmente nel campo educativo, giusta il sogno meraviglioso che l'aveva rallegrato fanciullo: Potens in opere et sermone.

Ma al giovane sacerdote, prescelto a una così alta partecipazione della missione educatrice della Chiesa, occorreva una degna palestra; e l'ebbe tosto nel Convitto ecclesiastico di Torino, sotto la guida del Guala e del Cafasso. A quella scuola si abbozzò non solo ma si raffinò, nel giovane sacerdote di Castelnuovo, la tempra e il tipo proprio del nuovo « apostolo della gioventù ». E non pago di tanto, egli saliva ancora a ritemprarsi sulla vetta solinga delle Prealpi, nel silenzio operoso degli « Esercizi spirituali » in quel santuario di S. Ignazio sopra Lanzo, il quale poi, come ci assicura il suo biografo, « divenne un bel campo delle sue apostoliche fatiche » (1).

Così bene addestrato, iniziava l'opera degli «oratorii » come una forma di preservazione e di educazione della gioventù, necessaria per supplire alla mancanza delle scuole, delle congregazioni giovanili e di altre consimili istituzioni educative preesistenti, ma o disperse allora dalle rivoluzioni o per il volgere dei tempi divenute insufficienti al bisogno. La forma del nuovo apostolato erasi quindi introdotta già largamente in Italia, ma da D. Bosco ebbe in Torino un ordinamento e una estensione che non trovò più rivali in nessun'altra città: divenne anzi centro, focolare, semenzaio di tutta una nuova e ben architettata scuola di apostolato, conforme alle necessità dei tempi nuovi: apostolato che dalla scuola educativa, della parola o dell'insegnamento orale, passa a quella degli scritti, del libro e della stampa, e poi a tutta una serie susseguente di propaganda educatrice e di azione cattolica, con un programma il più ampio e ardimentoso, venutosi a mano a mano chiarendo e allargando sotto l'impulso dello spirito di Dio e la guida del suo Vicario in terra; giacchè di tutta l'azione educatrice di D. Bosco noi crediamo di avere scoperto il primo schema o programma, per non dire la traccia rivelatrice, ne la prima lettera enciclica del santo Pontefice Pio VII (15 maggio 18oo) (2), sotto il cui Pontificato egli aveva aperto gli occhi alla luce della vita naturale e soprannaturale, e verso cui guardò sempre con la più intensa ammirazione ».

(1) G. B. LEMOYNE: Vita del B. Don G. Bosco, Vol. I, pag. 256.

(2) Enciclica Diu satis videmur.

Séguito alla cronaca delle Feste a Torino.

Nel numero di luglio abbiamo dato la cronaca delle leste di Roma, dell'esumazione e ricognizione e composizione della salma, e del solenne trasporto della medesima da Valsalice a Valdocco; e per ultimo un breve accenno al Triduo in Maria Ausiliatrice. Completiamo ora la cronaca con la narrazione degli avvenimenti Posteriori e che chiudono, se così si può dire, la serie dei festeggiamenti torinesi in onore del Beato Don Bosco.

Convegno della Gioventù Cattolica.

Le feste di Torino in onore di D. Bosco richiamarono qui tanta gioventù per partecipare alla traslazione della sua salma; e l'occasione parve buona per indire quel giorno un Convegno di Giovani Cattolici. Diecimila circa di essi si radunarono nel Teatro Vittorio Emanuele, presenti il card. Gamba e Maffi, Vescovi e Autorità cittadine, per udire la parola dell'Avv. Jervolino su Don Bosco Educatore.

Il Presidente della G. C. I. dopo aver tratteggiato chiaramente la grande figura di Don Bosco Educatore della gioventù, chiuse dicendo:

« E noi oggi facciamo voto alle Autorità civili che la vita di questo Grande sia introdotta nelle scuole per lo studio semplice e profondo, ed innalziamo alle nostre autorità il desiderio intenso che questo gigantesco faro di luce, che da Torino diffonde in tutto il mondo i vividi raggi della Fede, del Lavoro Cristiano, e della Carità, possa presto essere uno dei Protettori della Gioventù Cattolica Italiana, sì che tutti noi possiamo chiamarci i devoti figli di Don Bosco ».

Visita alla " Fiat ".

I Cardinali, Vescovi e Missionari, presenti a Torino per le onoranze a D. Bosco, il 10 giugno, su automobili berline, messe gentilmente a loro disposizione dalla Fiat, visitavano il grande stabilimento, ricevuti con deferenza dal Senatore Agnelli, dal Podestà e dai Vice-Podestà di Torino, dal segretario Federale, dall'Ispettore della Federazione, e dai dirigenti lo stabilimento.

Il Sig. D. Ricaldone fece la presentazione degli illustri personaggi che il Senatore Agnelli salutò con belle parole

« Sono lieto - egli disse - di ricevere alla Fiat le Loro Eminenze, i Monsignori, i missionari, porgo loro di cuore il mio benvenuto. Dare questo benvenuto mi è tanto più caro in quanto ricordo di aver conosciuto personalmente don Bosco, e la sua immagine illuminante parla sempre al mio spirito.

« I discepoli, i seguaci del Beato don Bosco, di questo grande piemontese, che particolarmente Torino oggi venera e festeggia, sentiranno alti pulsare un ritmo di vita che non sarebbe stato discaro al Beato, il quale fu un sublime eroe della carità cristiana e insieme un ardentissimo apostolo del lavoro umano, un suscitatore eccezionale di energie, uno scopritore di forze segrete, un fondatore instancabile di opifici e di officine.

« I lavoratori della Fiat saranno fieri se gli eroici missionari delle Case Salesiane, le quali coprono veramente la faccia del globo, porteranno nel loro apostolato fra le genti più diverse e lontane come espressione vivida della rinnovata Italia - rinnovata dal pensiero e dall'opera di S. E. il Capo del Governo Nazionale, on. Mussolini - il ricordo e la visione di questo nostro Tempio del lavoro ».

Indi lo stesso Sen. Agnelli accompagnò ai vari reparti e sulla pista i visitatori, i quali tributarono all'illustre guida i più cordiali elogi per quanto avevano potuto ammirare.

E della loro soddisfazione per la visita compiuta si rendeva pure interprete il Signor D. Ricaldone, scrivendo al Sen. Agnelli:

« On. Senatore, ho il graditissimo incarico di manifestare, coi sensi della più viva gratitudine, l'espressione della ammirazione profonda provata dagli Em.mi Cardinali, dagli Ecc.mi Vescovi, dai capi Missione e dai missionari nel visitare i grandiosi Stabilimenti della Fiat. L'impressione da tutti sentita alla vista della imponente e sapientissima organizzazione, che tanto onora la Patria nostra, rimarrà indelebile e avrà larga eco presso tutti i popoli della terra ove lavorano i nostri missionari. Alla S. V. Ill.ma, al cui genio sapientemente organizzatore e tenace è dovuto lo sviluppo della più grande industria italiana, ai suoi solerti cooperatori, ai bravi operai della Fiat, il plauso e i voti dei visitatori convenuti da ogni punto del globo.

« A nome della Commissione ordinatrice, godo professarmi con profonda osservanza della S. V. Ill.ma,

F.to: Sac. PIETRO RICALDONF Prefetto Generale dei Salesiani.

I Cardinali a Palazzo Reale.

Il 10 giugno S. A. R. il Principe Umberto riceveva a Palazzo Reale gli Eminentissimi Cardinali Maffi, Ascalesi, Hlond, Nasalli Rocca, Vidal y Barraquez e Gamba, con Mons. D'Aquino Corréa.

S. A. R. il Principe Umberto che prese viva parte, come si è detto, alle feste di Don Bosco insieme agli altri Principi di Casa Savoia e volle anche per la circostanza ordinare che fosse illuminato il Palazzo Reale, ha gradito assai l'atto di omaggio compiuto dagli Eminentissimi Principi della Chiesa e con essi si è trattenuto a conversare affabilmente sulla grande apoteosi tributata da Torino al Beato D. Bosco.

L'Istituto "Conti Rebaudengo".

Nel pomeriggio del 13 giugno veniva benedetta la prima pietra di questo Istituto che il senatore Conte Eugenio Rebaudengo, Presidente dei Cooperatori Salesiani volle con atto munifico offrire all'Opera Salesiana per servire alla formazione dei maestri d'arte destinati alle Missioni.

La cerimonia si è svolta con grande solennità. Vi assistevano S. Em, il Cardinale Gamba. nostro Arcivescovo; S. Em, il Primate di Polonia, Cardinale Hlond; S. Ecc. Martinengo, magistrato di Corte d'appello, e il Sostituto Procuratore del Re avv. Cappuccio; il Podestà di Torino conte Paolo Thaon di Revel, col suo capo-gabinetto avv. Gualco; il gr. uff. Anselmi della Provincia; il rettore dell'Università prof. Pivano; il vice-questore cav. uff. Serra per il Questore; l'avv. De Dominicis per il regio Provveditore; il tenente colonnello dei reali carabinieri; il nobile A. Rassaval-Crema pel S. M. Ordine del Santo Sepolcro.

La Pia Società Salesiana era presente nelle persone del Rettor Maggiore don Filippo Rinaldi e dei membri del Consiglio Superiore, di numerosi ispettori e delegati del Capitolo generale, di vari Vescovi missionari, tra i quali Mons. Jara, Mons. Ortiz, Mons. Sanmiguel e Mons. Builes; le Unioni delle Patronesse salesiane e degli ex-allievi erano rappresentate dai singoli presidenti, marchesa Scati-Grimaldi e avv. Masera. Era assente il donatore munifico ed insigne dell'erigendo Istituto, assenza volontaria, imposta dalla sua innata, nobilissima modestia; in vece sua, presenziavano alla cerimonia i congiunti, comm. avv. Fornaris, avv. Re e rispettive famiglie, conti CerianaMayneri, avv. A. Badini-Confalonieri, famiglie Ceriana-Chevalley, Peyron, Ceresole e Solaroli.

Dopo gli inni patriottici suonati dalla banda, e l'esecuzione di un inno da parte della Schola dell'Istituto Internazionale, sorse a parlare il missionario Don Vincenzo Cimatti, dicendosi lieto di parlare in tale occasione, poichè i missionari sono i più strettamente interessati all'Istituto, dal quale si aspettano grandi risultati. L'Istituto è una nuova gemma che si aggiunge alla corona di Don Bosco, e sarà un santuario di bene.

L'oratore espresse quindi la profonda, imperitura riconoscenza dei Salesiani verso il Conte Rebaudengo, che onorando i suoi defunti con la creazione dell'Istituto non poteva compiere opera più bella nè dar prova più luminosa della nobiltà del suo cuore. La rievocazione della defunta contessa Teresa Rebau dengo, consorte del senatore, che fu l'anima di tante opere cristiane a benefizio della cittadinanza torinese, e alla memoria della quale è legato l'istituto nascente, offre l'ispirazione all'oratore per tratteggiare le utilissime attività che l'Istituto permetterà di svolgere per le nuove conquiste missionarie, specie nell'Oriente, dove estenderà i suoi benefici frutti.

Letta la pergamena, ha preso la parola il Sig. Don Rinaldi per dire la riconoscenza della Società Salesiana verso il Conte Rebaudengo per la sua munifica e illuminata donazione.

Quindi, nel raccoglimento degli astanti, S. Em. l'Arcivescovo ha compiuto il rito della benedizione; la pergamena è stata firmata da tutte le autorità ecclesiastiche e civili e dai congiunti del conte Rebaudengo e chiusa in un tubo di metallo. Il masso di granito è sceso infine nella buca scavata profondamente.

La cerimonia è stata coronata da fervide parole del Cardinale Gamba, il quale esaltando il gesto munifico del senatore Rebaudengo, ha accennato ai frutti di bene che attraverso i maestri artigiani preparati dal nuovo Istituto, i figli del Beato Don Bosco, spargeranno non soltanto nella nostra popolosa Torino, ma bensì in tutto il mondo.

L'Istituto, che è già in corso di costruzione, sorgerà presso la piazzetta della nuova barriera di Milano. Esso sarà capace di ben 30o allievi interni e oltre alle scuole professionali comprenderà una chiesa e un oratorio festivo, altra istituzione tipica salesiana. Gli allievi missionari potranno approfondirsi in numerosi e svariati mestieri; vi saranno infatti laboratori per l'arte della stampa, per i falegnami e gli ebanisti, i metallurgici, i tessitori, i calzolai e i sarti, gli elettricisti, gli stuccatori, ecc.

Un monumento ai Becchi.

L'umile casetta natia del Beato è stata una delle mete più frequentate dagli ammiratori ed amici di Don Bosco nel mese di giugno. Ex-allievi, Cooperatori, Vescovi e Cardinali venuti a Torino, si sono fatto un dovere di pellegrinare, alla spicciolata e a gruppi compatti, alla casa di Don Bosco per ricreare il loro spirito nella contemplazione delle memorie antiche che ricordano le umili origini, le illustrazioni divine e l'apostolato giovanile del grande Educatore.

Ai Becchi la voce delle umili cose che accompagnarono l'infanzia di Don Bosco, è per tutti di un fascino irresistibile ed ha per tutti un richiamo alla bontà, alla virtù e all'operosità feconda: ascoltandola se ne ritorna migliorati.

Un avvenimento importante si è svolto nella piccola borgata il 16 giugno, in presenza di una folla straordinariamente numerosa e di spiccate personalità. Si è inaugurato un monumento a Don Bosco, eretto per sottoscrizione a spese dell'Unione Insegnanti D. Bosco di Torino. La cerimonia fu preceduta nelle ore antimeridiane da soavi funzioni religiose svoltesi nell'umile casetta e da un solenne pontificale all'aperto celebrato da Mons. Jara, Vicario Apostolico di Magellano.

Dai paesi vicini accorsero per viottoli e sentieri comitive di pellegrini: le strade principali erano affollate di veicoli di tutti i generi. A stormi sono giunti i ciclisti e certi prati sottostanti la collina furono trasformati in parchi di automobili e torpedoni. Dall'alba fin verso le 4 del pomeriggio un fiotto ininterrotto di gente salì alla borgata, visitò la cameretta del Beato, sistemandosi poi alla meglio nel cortile, nei prati collinosi circostanti in attesa della cerimonia dell'inaugurazione che doveva aver luogo alle 17.

Verso l'ora fissata ecco ritornare da Castelnuovo i membri del Capitolo Superiore, che ivi si erano recati pel pranzo, e insieme ad essi un buon numero di missionari e personalità.

Frattanto giunsero pure da Alessandria in rappresentanza del Prefetto, il prof. Scaglioni, l'avv. Brezzi in rappresentanza del Podestà e il centurione cav. Tuninetti pel Segretario politico del Fascio. Il gen. Ragni rappresentava l'Esercito e il comm. prof. Collino la «Dante Alighieri» di Torino. Erano pure presenti il prof. Vidari, il prof. Carlo Steiner, e molti insegnanti delle provincie di Alessandria e Torino.

La cerimonia fu semplice e commovente: scoperto il monumento, il prof. Perucca a nome dell'Unione D. Bosco ne fece la consegna al Rettor Maggiore D. Rinaldi, con entusiastiche parole. Quindi sorse il prof. Matta del Liceo di Carmagnola, a illustrare la figura di Don Bosco sotto l'aspetto di educatore dei giovani, raccogliendo applausi vivissimi e congratulazioni dalle autorità presenti.

Ai discorsi seguì una fruizione religiosa, la benedizione del SS.mo impartita sulla piazzetta a tutti i fedeli.

Il monumento inaugurato ai Becchi, opera pregevole dello scultore Cellini, è identico a quello eretto nell'Oratorio di Torino.

Fino al tramonto continuò da parte dei pellegrini la visita alla casetta che accolse Don Bosco nella miseria, ma che è ora anch'essa irradiata dalla luce divina che circonda il Beato.

Alla onorificenza alla memoria del Card. Cagliero.

Con sovrano motu proprio, S. M. il Re ha conferito la commenda dell'Ordine Coloniale della Stella d'Italia alla venerata memoria dell'insigne Cardinale Giovanni Cagliero, al quale, in vita, era stata conferita l'alta onorificenza mauriziana.

La commenda è distinzione ambita di coloro che hanno bene meritato della grande causa italiana nel mondo. E il Card. Cagliero operò prodigi di attività religiosa, civile e diplomatica nei quarantacinque anni, in cui rimase sul campo del suo fecondo apostolato, in gran parte trascorsi nelle selvagge contrade della Patagonia e della Terra del Fuoco. In mezzo alle sue nobili fatiche conservò ed esplicò sempre il più puro e sincero sentimento di amor patrio. I numerosi Italiani delle nostre colonie emigratorie del Sud-America, trovarono sempre in Mons. Cagliero il Padre, il soccorritore, l'angelo consolatore e il più prezioso consigliere. Fondò e costruì ospizi, orfanotrofi, case d'istruzione ed educazione; inculcando sempre col Vangelo di Cristo il ricordo e l'amore all'Italia. Con la sua bonaria giovialità e senza la minima ombra di millanteria, si compiaceva affermare in raccomandazione di operosità, prudenza e saggezza amministrativa, di avere speso in siffatte provvidenze oltre venti milioni!

Il nobile pensiero di S. E. Mussolini, Capo del Governo, Ministro per le Colonie, di segnalare al Sovrano le eccezionali benemerenze dell'insigne Missionario, s'inquadra molto bene alla straordinaria apoteosi testè fatta a Don Bosco, e nel riconoscimento dell'opera sublime di Giovanni Cagliero, vuol significare riconoscimento e premio alla meravigliosa opera di bene che esplicano in tutto il mondo i missionari italiani.

Posa della prima pietra del teatro S. Paolo in Torino.

L'Oratorio di Borgo S. Paolo in Torino, nei suoi 10 anni di esistenza ha visto raccogliersi tra le sue mura parecchie migliaia di giovani, ha visto affollarsi di popolo la bella chiesa di Gesù Adolescente e crescere alla sua ombra benefica il fiorente Circolo S. Paolo e la salda istituzione dei Padri di Famiglia di oltre 2.000 soci, ed altre opere affini.

Per fornire un locale conveniente a tutte queste floride istituzioni si dovette por mano alla costruzione di uno spazioso teatro (44 m. di lunghezza per 22 m. di larghezza) capace di 3700 posti. Il 23 giugno il Rettor Maggiore Don Rinaldi, ne benedisse la prima pietra formulando in pari tempo il voto che coll'aiuto di tutte le anime buone, che s'interessano alla prosperità delle opere di assistenza per la gioventù, abbia presto a essere terminato. All'augurio del Padre fece eco la parola incitatrice dell'avv. comm. Felice Masera, del sig. Umberto Maestri, presidente dei Padri di Famiglia e del sig. Appendivi, presidente del Circolo.

La bella cerimonia fu onorata dalla presenza del Podestà di Torino conte Paolo Thaon di Revel, del senatore Conte Rebaudengo, dei conti Ceriana, dell'on. deputato Vassallo, e di molte altre ragguardevoli e benemerite personalità.

Anche questa è un'opera che sorge per dar sviluppo all'Oratorio e sorge sotto gli auspici di Don Bosco nel mese della sua beatificazione.

L'Omaggio annuale al Sig. D. Rinaldi.

L'annuale omaggio di riconoscenza, che i figli e gli ammiratori delle Opere Salesiane sogliono tributare al successore di Don Bosco la vigilia della festa di S. Giovanni, riuscì anche quest'anno grandioso e imponente.

Il Sig. Don Rinaldi, circondato da Mons. D'Aquino Corréa, arcivescovo di Cuvabà, da Mons. Orsali, vescovo argentino, dai membri del Consiglio Superiore, dagli Ispettori e Delegati al Capitolo Generale e da un eletto gruppo di personalità cittadine, fu salutato da suoni e da canti magistralmente eseguiti dalla Banda e dalle Scholae Cantorum dell'Oratorio e dell'Istituto Internazionale della Crocetta. Poi ebbe il saluto dal vecchio poeta salesiano Don Francesia con un'ode di squisita fattura, da missionari di terre lontane, da un autentico figlio della Repubblica Cinese e da indietti dell'isola di Timor, ai quali si alternarono alunni delle case salesiane di Torino e gli exallievi, degnamente rappresentati dal comm. avv. Prospero Battù.

E il Sig. Don Rinaldi ringraziò tutti con la sua paterna parola ricordando le glorie del Padre Don Bosco ora elevato agli onori degli altari e invocando su tutti e su tutte le case la benedizione di Lui.

Le LL. AA. RR. i Duchi d'Aosta in visita all'Oratorio.

L'Oratorio di Valdocco il 26 giugno è stato onorato di una visita delle LL. AA. RR. il Duca e la Duchessa d'Aosta. Gli Augusti Ospiti, in assenza del Sig. Don Rinaldi, furono ricevuti dal Sig. D. Ricaldone prefetto generale della Società Salesiana. Al loro primo apparire nell'Oratorio furono accolti col suono della Marcia Reale, mentre le schiere di giovinetti facevano il saluto alla romana, gentilmente contraccambiati dalla Duchessa che ha risposto col medesimo saluto.

Dopo il canto di un inno e un indirizzo letto spigliatamente da uno degli alunni, le Loro Altezze salirono a visitare le camerette di Don Bosco soffermandosi con compiacenza nella contemplazione di tutte le memorie che ricordano così vivamente il Servo di Dio; poi passarono nei nuovi laboratori delle Scuole Professionali, indi negli altri ambienti della Casa Madre.

Il termine della visita fu il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice e l'urna del Beato Don Bosco, davanti al quale si trattennero in devota preghiera. Al momento della partenza i Reali Principi ebbero vibranti acclamazioni dagli Alunni e dalla folla che era frattanto accorsa.

La visita, in questi giorni per noi particolarmente cari, è tornata di sommo gradimento, e di grande onore a tutta la nostra Famiglia.

Apertura della Mostra per le Missioni Salesiane.

Il 26 giugno, nelle ore pomeridiane, si svolse alla Casa Madre dell'Oratorio di Torino una intima cerimonia, coronante la generosa opera, compiuta ancora una volta da uno stuolo di gentildonne torinesi in favore delle Missioni.

Si tratta della Mostra di arredi sacri, di materiale sanitario e di utensili varii che il Comitato delle Patronesse delle opere salesiane ha direttamente provveduto, col lavoro proprio e con le proprie offerte, nonchè con l'obolo di altri benemeriti, per dotare le lontane Missioni di tutte le cose che sono maggiormente indispensabili per la conquista degli infedeli mercè il ministero del Culto e la prima assistenza agli infermi.

Il Comitato che s'onora della Presidenza di S. A. R. la Duchessa Lydia di Pistoia - degnissima erede delle idealità e della attività della compianta e indimenticata Principessa Laetitia - ha nuovamente documentato con questa ricca Espozizione il grande e meritorio aiuto che in tal modo è dato ai Missionari di Don Bosco pel compimento della loro alta missione.

La varia e graziosa raccolta di arredi sacri e di materiale disposta in bell'ordine nel salone della Mostra, è stata inaugurata con l'intervento del Rettore Maggiore, Don Filippo Rinaldi, di due Vescovi salesiani, Mons. Coppo e Mons. Ortiz, e di una folla cospicua di Patronesse.

La contessa Camerana ha premesso alla cerimonia inaugurale un breve discorso per dare conto dell'opera realizzata dal Comitato e per citare i nomi delle persone che più generosamente hanno contribuito alla provvida raccolta: nomi insigni e notissimi di personalità dell'aristocrazia e dell'industria; citazione di umili e fervidi sostenitori sparsi nei paesi (fra questi, le brave operaie di Villar Perosa che hanno donato con l'offerta individuale di 5o centesimi, un ricco paramentale).

Don Rinaldi ha esaltato la nobilissima gara delle Patronesse dell'opera salesiana, lodando le persone, plaudendo alla loro idealità. E a premio loro, ha ricordato gli infiniti bisogni che assillano i Missionari e ha rilevato il prezioso aiuto che ad essi è stato in tal modo assicurato.

Quindi ha inaugurato con un semplice rito l'Esposizione.

Primi visitatori sono stati i Missionari che si trovano a Torino: visitatori ammirati e riconoscenti ai quali le Dame patronesse hanno assicurato una sempre più larga e generosa estensione dell'iniziativa.

Un Monumento, a Nizza Monferrato...

Nizza, prescelta da Don Bosco 6o anni fa a sede della Casa Madre delle Figlie di Maria Ausiliatrice e delle Missioni Salesiane all'estero, ha voluto erigere il 1° luglio al suo grande benefattore un monumento su una piazzetta appositamente costruita all'inizio dei viali che conducono ai due Istituti succitati.

Dopo un ricevimento in Municipio, ove il dott. Galanzino, Commissario prefettizio, porse a nome della cittadinanza un saluto agli intervenuti, un lungo corteo, preceduto dalle Giovani e piccole italiane, dai Balilla ed Avanguardisti, dai Fasci maschili e femminili, dalle Scuole elementari e medie e da tutte le altre associazioni fasciste e cittadine con bandiere e gagliardetti, sfilò per le vie della città e poi si recò sulla piazza Don Bosco ove il vescovo di Acqui, S. E. Del Ponte, fatta calare la tela, diede la benedizione al bel monumento, pregevole opera in bronzo del Cellini di Torino.

Dopo brevi parole di presentazione del signor Ponzone e del dott. Galanzino, pronunciò uno smagliante discorso l'avvocato Masera di Torino, presidente internazionale ex-allievi di Don Bosco.

Chiuse la gentile manifestazione di omaggio il Sig. D. Rinaldi, con un ringraziamento vivissimo alla popolazione nicese.

Finita la cerimonia le autorità si recarono a fare una breve visita all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, squisitamente ricevute ed ossequiate dalla direttrice Suor Angelina Vespa, che fece visitare agli illustri personaggi l'importante istituto.

... e a Buenos Aires.

Al Collegio Salesiano della « Boca » presente il Rappresentante della Santa Sede, è stata posta il 6 giugno la prima pietra del monumento che sorgerà in onore del B. Don Bosco. La cerimonia è riuscita una vibrante dimostrazione di omaggio al Fondatore dei Salesiani che tanta opera esplicano nelle più remote zone della Repubblica.

Dalla Patagonia e dalla Terra del Fuoco giungono notizie di festeggiamenti in onore di D. Bosco e alla memoria del Card. Cagliero che per 4o anni spiegò in quelle contrade il suo fecondo apostolato. Nei discorsi commemorativi è stato vivamente elogiato il nobilissimo pensiero di S. E. Mussolini che ha voluto conferita alla memoria del Card. Cagliero la commenda dell'Ordine Coloniale della Stella d'Italia.

(L'Osservatore Romano, 7 luglio).

L'Episcopato per Don Bosco

I nostri Cooperatori avranno rilevato nell'ultimo Bollettino il grande numero di Em.mi Cardinali, di Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi che si degnarono prender parte alle feste in onore del B. Don Bosco. Sei Cardinali, sessantuno fra Arcivescovi e Vescovi, non solo d'Italia ma anche dell'Estero, vennero a Torino per accompagnare la salma di D. Bosco e partecipare alle solenni funzioni del triduo. Alcuni, di età già avanzata o di salute malferma affrontarono i disagi del viaggio e gli incomodi di una vita tumultuosa nell'Oratorio in quei giorni di grande trambusto: ma per Don Bosco essi compirono lietamente il sacrificio dando a tutti dolce edificazione col loro zelo e con la loro condiscendenza.

Ci è caro segnalare in modo speciale ai nostri Cooperatori la vivissima parte presa alle feste dall'amatissimo nostro Arcivescovo, il Cardinale Gamba: egli per testimoniare a D. Bosco il suo inalterato ardente affetto, quasi non conobbe riposo e volle essere presente a tutte le manifestazioni in onore del Beato. Assistette così all'esumazione della salma, aiutò con le sue mani a trasportarla nel salone della ricognizione, più volte si recò a Valsalice per venerarla: poi guidò il pellegrinaggio piemontese a Roma; e il 9 giugno volle accompagnare per tutto il lungo tragitto da Valsalice a Valdocco l'urna del Beato - a piedi, malgrado i suoi 72 anni - e chiudere il triduo di Roma e di Torino. Alla nostra commossa riconoscenza per l'instancabile attività del venerando Pastore, siamo certi che il Beato D. Bosco unirà volentieri le sue grazie speciali per ricambiare all'Em.mo Principe la bella testimonianza di amore da lui ricevuta in questa circostanza.

E col nostro Arcivescovo, anche gli altri Eminentissimi Cardinali e Prelati convenuti a Torino fecero a gara nel dimostrare la loro squisita benevolenza verso l'Opera di D. Bosco. Noi in più circostanze ci siano sentiti inondare il cuore di commozione alle parole di altissima ammirazione che essi ebbero per il nostro Beato e per le mirabili opere da Lui compiute. E possiam dire veramente che il conforto prezioso che essi vollero aggiungere alla nostra gioia, con la partecipazione loro e con la loro autorevole parola, ha reso indimenticabile e particolarmente istruttiva per noi l'esaltazione del nostro Padre: in quei giorni abbiamo meglio compreso la grandezza di Don Bosco, vedendolo così alto nella stima e nell'affetto di tanti illustri Pastori della Chiesa.

Essi son oggi ritornati alle loro Sedi portando un graditissimo ricordo delle nostre feste, e di là hanno avuto premura di scrivere belle e affettuose lettere al Rettor Maggiore, ringraziandolo di un doppio regalo che egli aveva fatto loro pervenire - la Reliquia ex ossibus del Beato in artistica teca e la Vita scritta da Mons. Salotti. In tutte queste lettere è comune il ricordo e la viva soddisfazione provata all'apoteosi di Don Bosco. Noi saremmo invogliati a pubblicarle tutte integralmente pei nostri ottimi Cooperatori che proverebbero certo godimento spirituale, sentendo come giudicano di Don Bosco e delle Opere sue gli illustri Pastori che da vicino assistettero alla sua esaltazione : ma dobbiamo limitarci a riferire i brani più espressivi di alcune di esse:

Sento il bisogno, oltrechè il dovere, di ringraziare Lei, e in Lei la Famiglia Salesiana, dell'ospitalità concessami e delle gentilezze usatemi tanto a Roma, quanto a Torino, in occasione delle indimenticabili feste per il nuovo Beato D. Bosco.

La preziosa reliquia del Beato e il volume della sua Vita mi saranno il ricordo più bello del grande avvenimento.

Mons. FERRAIs, Arciv. di Catania.

La preziosa reliquia ex ossibus del caro Beato e la sua Vita splendente di così cara luce, saranno per me un ricordo soave e delle benevolenze dei PP. Salesiani e delle magnifiche feste alle quali ebbi la invidiata fortuna di partecipare.

Mons. ANDREA, Arciv.-Vesc. di Treviso.

Le feste in onore del Beato rimarranno perennemente e profondamente scolpite nella niente e nel cuore, ma la reliquia e la Vita mi faranno conoscere ed amare sempre più il caro Beato e la Pia Società Salesiana con la quale nei rallegro della gloria e degli splendori di cui è circondato in cielo e in terra il suo Fondature, augurando alla medesima prosperità e sviluppo ognor più crescente a gloria di Dio e a bene delle anime.

Mons. SAIN, O. S. B., Vescovo di Fiume.

... Più di tutto la ringrazio di avermi procurato la grazia di prender parte all'indimenticabile corteo.

Mons. MENNA, Vesc. di Mantova.

Che prezioso ricordo del novello Beato e dei suoi trionfi, cui ho potuto per tre giorni partecipare, sebbene stanco. La bella reliquia mi animerà a ripetere ogni giorno il Beate Joannes... - Voglia Egli proteggere specialmente la gioventù di questa diocesi.

Mons. RESSIA, Vescovo di Mondovì. Mons. GARIGLIANO Vescovo di Biella.., si congratula ancora una volta per l'esito trionfale delle feste con tutti i Figli e le Figlie del nuovo grandioso Beato...

Sono poi lieto di manifestarle la gioia sperimentata attorno alle Venerate spoglie del Santo Fondatore, e nell'assistere a uno spettacolo di fede non mai visto, e che ha strappato più volte lagrime di commozione.

Le ore troppo rapide trascorse nella città di Maria Ausiliatrice saranno indimenticabili...

Mons. MENZANI ERSILIO, Vesc. di Piacenza.

Dei giorni passati costì è indimenticabile il ricordo e grande il frutto spirituale avuto.

Mons. PIOVELLA, Arciv. di Cagliari.

Mons. Piovella, Arcivescovo di Cagliari, ha voluto nella sua bontà e nel suo vivissimo affetto per Don Bosco fare anche di più: appena di ritorno dalle feste tenutesi a Roma e a Torino, in occasione della Beatificazione di D. Giovanni Bosco, pieno ancora l'animo della commozione e dell'esultanza che gli destarono l'apoteosi decretata dalla Chiesa al grande educatore italiano della gioventù e quella celebrata dall'immensa moltitudine dei suoi discepoli e dei suoi beneficati, ha indirizzato al Clero e al popolo della Diocesi una Lettera Circolare per comunicare loro le sante impressioni di quelle memorande feste e per chiamare i cattolici della Diocesi a preparare degne onoranze al nuovo Beato.

Ecco la lettera, cui, siamo certi, risponderà col più vivo trasporto Cagliari e l'Archidiocesi.

Venerabili fratelli e figli carissimi,

Fu tanta la gioia provata in questi giorni trascorsi nella occasione della beatificazione di D. Giovanni Bosco, che voglio metterne a parte anche voi, che non avete avuta la bella sorte di partecipare a feste così grandiose. Roma e Torino fecero a gara nel tributare al novello Beato le dimostrazioni più eloquenti di immenso amore e venerazione straordinaria.

In compagnia di una decina di nostri carissimi Sacerdoti e alcuni buoni secolari ammiratori devoti del Beato, mi recai prima a Roma, poi a Torino, per rappresentare alle grandi feste quel non piccolo numero di diocesani che nutrono ammirazione grande a Don Bosco. Nelle due città ebbi la gioia di trovare altri Eccellentissimi Vescovi e numerosi Sacerdoti venuti essi pure dall'Isola per lo stesso motivo. Ci unimmo insieme con grande letizia. Se voi chiedeste a quanti pellegrinammo che cosa abbiamo veduto, tutti ad un coro vi risponderemmo che vedemmo spettacoli commoventi.

Abbiamo visto il trionfo di un eroe di una idea santa. Nei primordi della sua opera dell'Oratorio, pur ammirato da tutti, ad un certo punto le Autorità politiche, civiche, sacerdoti venerandi, amici affezionatissimi lo pregarono che, incalzandosi sempre più opprimenti le avversità alla sua opera, desistesse. Egli, fidando in Dio e nella Vergine, non cedette e continuò impavido a lottare con ogni sorta di ostacoli. Chi vinse?

Alla distanza di mezzo secolo Torino vide una inondazione di giovani venuti da ogni parte, rappresentanti migliaia e migliaia di altri giovani per dire a tutto il mondo, che Don Bosco fu il grande vittorioso, e se in ogni parte della terra gli Oratori santificano le novelle generazioni, lo si deve alla ferrea volontà di quel grande che confidò in Dio.

Abbiamo visto il trionfo di un meraviglioso sistema di educazione della gioventù. Ogni secolo ebbe a cuore questo grande problema; oggigiorno sembra che lo studio di esso sia più che mai appassionato. Ma quante teorie, anche le più contraddittorie, si contendono l'onore del giusto metodo. Don Bosco colla sua mente perspicacissima, col suo cuore d'apostolo, attuò un metodo che l'esperienza chiama felicissimo. - Amare e stimare il giovane, assisterlo con cuore di madre e fermezza di padre, saper prevenire, compatire, ammonire a tempo debito, e sopratutto applicare il più possibile i potentissimi mezzi dati da Dio per la buona formazione della gioventù, i Santi Sacramenti della Confessione e della Comunione.

Con tale metodo negli Oratori e Istituti Salesiani la vita scorre come in una famiglia. Il giovane apprezza di essere amato, acquista la dignità personale, schiva il male per non dare dispiacere ai superiori; se nelle lotte dello spirito cade, ha pronta la medicina; nelle debolezze ha il Cibo che lo rinvigorisce; e passa gli anni della sua formazione in una santa allegria che mai dimenticherà.

Tutto questo ripeteva quella falange di uomini maturi, di giovani che stipavano le chiese, le vie, le piazze nei giorni della glorificazione di lui.

Abbiamo visto il trionfo di un cuore pieno di carità, che nella smania di fare bene ai prossimi, non conobbe barriere, e nel suo cuore abbracciando tutte le genti, sovvenne a tutti coi suoi Missionari e Missionarie. Da ogni parte del mondo vennero rappresentanti di popoli conquistati alla fede a deporre sulla tomba del grande Padre fiori di riconoscenza e preghiere fervide per le lontane missioni.

In una parola abbiamo ammirato il trionfo di un uomo che raccolse l'ammirazione piena ed entusiasta del suo secolo, che in Lui esaltò la ferrea volontà di far il bene, la passione santa di dare alla società una gioventù virtuosa, l'ardore di condurre a Cristo tutti i popoli, l'amor patrio più puro e più fattivo.

Fratelli e figli carissimi, la beatificazione di un tanto Eroe non deve passare senza un'eco di gloria anche nella nostra Cagliari; ove gli esempi di Lui hanno suscitato nel cuore dei Sacerdoti e buoni laici un vivissimo desiderio di imitazione.

All'Istituto Salesiano così fiorente, che diede a centinaia ottimi giovani e padri di famiglia all'Isola nostra, e che, grazie a Dio, ora sta raddoppiando i locali per aumentare il bene, si aggiunsero negli ultimi tempi altre istituzioni giovanili che su quella Salesiana si modellano.

Abbiamo Circoli e Oratori parrocchiali di S. Anna, di S. Giacomo, di S. Saturnino, di S. Avendrace, di S. Lucifero, di Monserrato, di Quartu S. Elena, le Congregazioni Mariane e dei Giuseppini. In queste provvidenziali istituzioni si coltiva la gioventù coi metodi del Beato Giovanni Bosco, cioè colla istruzione religiosa, colla frequenza ai Santi Sacramenti, colle funzioni celebrate appositamente per essa, coll'assistenza paterna da parte dell'Assistente, e anche con onesti divertimenti che sollevano lo spirito, favoriscono lo sviluppo fisico, e tengono lontani i giovani dalla corruzione della piazza.

Celebriamo dunque le feste della Beatificazione del grande Educatore della gioventù, in modo degno del cuore di Cagliari, sempre tra i primi nell'esaltare le vere glorie della Religione e della Patria.

Coi RR. Padri Salesiani si è convenuto di celebrare sontuosissimi festeggiamenti verso la metà del prossimo novembre, quando la gioventù sarà già avviata nelle scuole e la cittadinanza, terminate le distrazioni estive, avrà ripigliato il consueto ritmo di vita, intensa di lavoro.

Per la circostanza fra l'altro è già assicurato l'intervento di un eccellentissimo Vescovo della

Famiglia Salesiana che dirà le lodi del grande Padre.

Intanto si provvederà alla formazione di un Comitato, che avrà cura di preparare un grandioso programma.

Sono certo che Cagliari tutta si unirà in un solo cuore, e le feste riusciranno di gloria a Dio, e di eccitamento a tutti nella grandiosa opera di curare la buona educazione della gioventù, seguendo l'esempio del grande Beato.

Fratelli e Figli carissimi, preghiamo Don Bosco che benedica la nostra gioventù. Essa, per grazia di Dio, cresce in un ambiente meno ostile alla Religione, di quello dei tempi suoi. Tuttavia non sono cessati tanti errori che sconvolgono le menti inesperte, e dilaga più che mai una corruzione, per non cadere nella quale, i poveri giovani devono usare eroismo. .

La sua Beatificazione segni nella storia della patria nostra una novella èra di benessere per la cara gioventù.

Vi benedico di cuore raccomandandomi alle vostre orazioni.

Cagliari, 16 giugno, 1929.

+ ERNESTO MARIA, Arciv.

Di fronte a così entusiastico appello per onorare il Beato, noi abbiamo motivo di benedire Iddio vedendo come per mezzo dei sacri Pastori delle Diocesi si propaghi la conoscenza, e con essa si renda vivo il culto a D. Bosco fra il popolo da lui tanto amato: tutto ciò, confidiamo, non sarà senza felice risultato per le anime, per le quali D. Bosco tanto faticò per tutta la vita, specialmente per la gioventù della quale sarà sempre più il Padre e il Protettore.

Il Capitolo Generale Salesiano.

Indetto a norma delle Costituzioni della Pia Società Salesiana, si è tenuto dall' 8 al 20 luglio il Capitolo Generale per procedere alla regolare nomina dei Membri componenti il Capitolo Superiore, e per trattare argomenti riguardanti l'opera di Don Bosco. L'assemblea ha riconfermato in carica i Superiori uscenti, cioè:

a PREFETTO il Sac. Ricaldone Pietro

a DIRETTORE SPIRITUALE il Sac.Tirone Pietro

a EcoNoMo il Sac. Giraudi Fedele

a CONSIGLIERE SCOLASTICO il Sac. Fascie Bartolomeo

a CONSIGLIERE PROFESSIONALE il Sac. Vespignani Giuseppe

a CONSIGLIERE il Sac. Candela Antonio.

Il " Tempio del Perdono Cristiano" ed un omaggio al Papa nel suo Giubileo sacerdotale.

I nostri Cooperatori ricorderanno che il 3 di agosto del 1928 fu inaugurata solennemente la cripta del Tempio del Perdono Cristiano sul primitivo sepolcro di Santo Stefano Protomartire in Beitgemal (Palestina). Quei nostri confratelli si propongono quest'anno di fare un passo innanzi ricostruendo l'antico Martyrium, ossia la chiesetta sepolcrale eretta verso il 420 e distrutta da Cosroe, re di Persia,

nel 613.

E con gentile pensiero proposero al Sig. Don Rinaldi di dedicare questo lavoro in omaggio al Santo Padre in occasione del suo Giubileo Sacerdotale. Il nostro Rettor Maggiore approvando il pio desiderio dirigeva a Sua Santità una devota lettera alla quale il Santo Padre rispondeva con paterna affettuosità.

Ecco i due documenti:

Torino 15 Marzo 1929. Beatissimo Padre,

Anche i Salesiani di Terra Santa sono in giubilo per la fausta ricorrenza dell'Anno Cinquantenario dell'Ordinazione Sacerdotale di Vostra Santità, ed in ogni casa fanno particolari preghiere.

A Beitgemal poi, sul primitivo Sepolcro del Protomartire Santo Stefano, dove fin dal 1923, con l'approvazione sovrana di Vostra Santità sorse la Pia Opera del Perdono Cristiano, che si va provvidenzialmente diffondendo in molte nazioni, fu ultimata un'artistica Cripta ed ora si sta ricostruendo l'antico Martyrium, su disegni e sotto la direzione dell'Architetto Benedettino P. Maurizio Gisler.

Cotesto Martyrium, che formerà l'abside del nuovo Tempio del perdono Cristiano, verrà inaugurato solennemente il 19 del prossimo Dicembre, e con apposita iscrizione sull'arco trionfale ricorderà in perpetuo l'anno che volge, così caro a Vostra Santità e all'Orbe Cattolico per i faustissimi avvenimenti che ad esso riservava la Divina Provvidenza.

E come oggi nella Cripta, così ancor più nel risorto Martyrium, e poi nel Tempio, si faranno in perpetuo quotidiane preghiere per chè l'ideale evangelico del Perdono Cristiano si diffonda sempre più nel mondo intero, affratellando ogni cuore nella Pace del Regno di Cristo.

Si degni Vostra Santità accogliere questo nostro umile omaggio ed avvalorarlo con una particolare Benedizione Apostolica.

Prostrato al bacio del S. Piede, di Vostra Santità, umilissimo figlio in G. C. Sac. FILIPPO RINALDI.

A SUA SANTITÀ PAPA Pio XI ROMA

N° 78702

SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITÀ

Dal Vaticano, 31 Marzo 1929. Rev.mo Signore,

Il tributo filiale che i Salesiani in Terra Santa intendono amorosamente umiliare al Santo Padre in occasione delle Sue Nozze d'oro sacerdotali, riesce alla Santità Sua di tanto maggior gradimento in quanto esso vuol compiersi nel silenzio della preghiera e nella felice attuazione di una così bella iniziativa, come è quella del nuovo Tempio dell'Opera del Perdono Cristiano.

Nel ringraziare la S. V. Rev.ma, e per suo mezzo i suoi buoni figli lontani, Sua Santità approfitta della felice occasione per rallegrarsi ancora una volta della molteplice incessante attività cristiana ed educativa dei figli di Don Bosco; e mentre fa voli che la loro opera di Palestina, non meno delle altre, si allietino di sempre più felici incrementi e diano i frutti di cui è degno il loro lavoro, invia di cuore alla S. V. Rev.ma, ai Salesiani di Terra Santa e a tutti i membri dell'Istituto la confortatrice Apostolica Benedizione.

Con sensi di assai distinta e devota stima ho il piacere di professarmi della S. V. Rev.ma dev.mo in G. C. PIETRO Card. GASPARRI.

Rev.mo D. FiLIPPo RINALDI Rettor Maggiore dei Salesiani

TORINO.

Il 2 giugno, riferisce L'Osservatore Romano, mentre a Roma si svolgeva la cerimonia della beatificazione di Don Bosco, a Beitgemal si compiva il rito della benedizione della prima pietra dell'erigendo Martyrium sulla tomba del Protomartire S. Stefano.

Si sono così ripresi i lavori allo scopo di condurre presto a termine almeno il Martyrium che formerà l'abside del grandioso Tempio del Perdono Cristiano, ideato dal valoroso architetto P. Maurizio dell'Abazia di Monte Sion.

Mons. Evasio Colli, pellegrino in Palestina, compì il sacro rito della benedizione, e, alla fine di un trattenimento accademico, prendeva la parola affermando che la consolazione della solennità a cui aveva preso parte, gli era un compenso al dolore provato dalla lontananza da Roma nel giorno della beatificazione di Don Bosco. « Come sono ammirevoli - disse - le vie della Provvidenza. Ora comprendo come la bontà di Dio doveva concedere in regalo ai figli di Don Bosco la Tomba, il « Martyrium » di Santo Stefano; giacchè la vita salesiana, cosa eternamente gaia in mezzo alla spensieratezza dei giovani, è tutto un tessuto di duri sacrifici e di vero martirio ».

Monsignore ricordò che Don Bosco disse di lui bambino alle sue maestre dell'Asilo: - « Tenete da conto questo bambino, perchè un giorno sarà sacerdote ». E lo benedisse di una benedizione speciale. E Monsignore concludeva: - « Come i Patriarchi antichi solevano trasmettere le benedizioni ricevute da Dio ai loro discendenti, così trasmetto a voi la benedizione che io ho ricevuto dal vostro Patriarca, il Beato Don Bosco ».

Monsignor Colli, da amico qual è dell'Opera Salesiana, parve mandato in quella data memoranda dal Beato a conforto dei -nostri confratelli solitari e fedeli custodi della Tomba del Protomartire.

Informeremo con maggior frequenza i nostri benefattori dello svolgimento di questa Pia Opera del Perdono Cristiano che tanto bene è destinata a fare in mezzo all'umanità e che sta tanto a cuore del Santo Padre e del nostro Rettor Maggiore. Essa fu già arricchita di specialissime indulgenze e di molti favori spirituali.

Per essere membri di quest'opera basta chiederne l'iscrizione coll'invio di un'offerta alla Direzione dell'Istituto salesiano di Beitgemal (Palestina) oppure per maggior comodità al Rettor Maggiore dei Salesiani - Via Cottolengo, 32, Torino, dichiarando espressamente:

Per l'Opera del Perdono Cristiano o più brevemente, per Santo Stefano.

Avviso importante.

Dato il sistema di spedizione che l'Amministrazione del Bollettino va introducendo, è necessario che i nostri Cooperatori indichino sempre l'UFFICIO POSTALE CHE FA SERVIZIO, quando la loro località non avesse ufficio postale o solo Collettoria: vogliano parimenti informarci quando avvenissero cambiamenti a riguardo del loro ufficio postale.

Grazie del Beato Don Bosco.

Dacchè D. Bosco è tornato al Santuario di Maria Ausiliatrice non passa giorno che Egli non ottenga grazie segnalatissime e veri prodigi ai devoti che a Lui si raccomandano. Sono grazie, di, ordine spirituale e di ordine materiale veramente meravigliose, che hanno destato intorno al Servo di Dio una divozione commovente e vivissima. L'urna del Beato è sempre oggetto di venerazione da parte di un pubblico di fedeli che ogni giorno, accorre numeroso per raccomandare alla protezione del Beato i suoi svariati bisogni.

Sospendiamo per ora la pubblicazione di prodigiosi fatti in attesa che le diligenti inchieste, tuttora in corso, approdino a una conclusione : pubblichiamo intanto queste grazie, che appariranno non meno belle a quanti amano il Beato Don Bosco.

La lettura della Vita di Don Bosco.

Da moltissimo tempo mio papà non si accostava ai SS. Sacramenti, non voleva sentire di religione e spessissimo bestemmiava. Incominciai la novella consigliata da D. Bosco per ottenere la sua conversione ed eccomi la notte seguente, in sogno, apparirmi Don Bosco; m'inginocchio dinanzi a Lui e gli raccomando mio papà.

Don Bosco sorride, mi benedice e mi dice: - Ci penserò!

Fiduciosa pel sogno avuto, il mattino mi affrettai a procurarmi una Vita di Don Bosco e indussi mio papà a leggerla. Cinque giorni dopo, mio padre, spontaneamente si accostava ai Sacramenti, ripigliando il martedì santo la bella consuetudine della Pasqua.

Paternò. Una cooperatrice.

Don Bosco mi ha guarita!

Una signora scrive in data 27 giugno 1929:

« Dal principio della guerra cominciai a sentire un malessere seguito dalla perdita completa della voce. Feci tutte le cure che bravi medici mi consigliarono, tra i quali il prof. Bruzza, ma quasi senza vero giovamento; dopo qualche periodo di tempo ricadevo nel malessere e perdevo la voce provando un indebolimento sempre maggiore.

Dal mese di dicembre u. s. poi non ho avuto un giorno di sollievo.

Scoraggiata tralasciai ogni cura e anche la fede mi venne meno: ero tanto demoralizzata che spesso mi dicevo: per vivere così, è meglio morire.

Nella notte dal 7 all'8 giugno sognai il mio povero padre che mi consigliò di pregare e mi promise che avrebbe fatto il possibile per aiutarmi. Accanto a lui io vidi un prete sconosciuto e gli domandai chi fosse. Mio padre mi rispose che era Don Bosco e che aspettava che io gli chiedessi la grazia della guarigione.

Don Bosco allora mi interrogò: - Che cosa fai per curarti?

- Nulla - risposi - sono stanca di tutto.

Egli mi guardò e soggiunse:

- Nessun medico ti potrà guarire.... Abbi fede; prega, prega....

Lo supplicai : - Don Bosco, apritemi voi la strada, Voi che senza denari siete riuscito a sfamare tanti poveri giovani, datemi la forza per poter lavorare.

- Ricordati di me domani a mezzogiorno: domattina alzati, prega e sta tranquilla.

Così feci. A mezzogiorno mi sentii molto male, un mancamento tale di forze che mi parve di morire. Una voce però mi disse: - Fermati! Rividi davanti a me il prete del sogno: lo supplicai ancora: - Padre, aiutatemi voi; se volete, lo potete!

In quel momento ho ripreso la mia voce e mi sono sentita trasformata in altra. E da tanti giorni mi sento perfettamente bene: non accuso più alcun disturbo.

Sento quindi il dovere di comunicare il favore avuto, in segno di profonda riconoscenza al Beato Don Bosco ».

Firmata: RITA PAROLA.

Un bimbo rachitico.

Il 28 giugno 1929 si presentarono in sacristia due donne a fare un'offerta e una di esse raccontò la seguente grazia avuta dal Beato Don Bosco:

« Un bambino di 9 mesi che i medici davano per rachitico e non poteva reggersi in piedi, fu portato a toccare l'Urna del Beato: da otto giorni egli si regge benissimo sulle sue gambe e non presenta nessun sintomo di rachitismo ».

Chi narrava il fatto era la madre del bimbo:

PERINO FRANCESCA. Un paralitico.

Un uomo di età avanzata, che aveva frequentato l'Oratorio quando D. Bosco viveva ancora, da tempo era paralitico ad una gamba, che non poteva piegare, per cui camminava a stento sorreggendosi con un bastone.

Recatosi a visitare l'urna del Beato gli disse coli confidenza: - D. Bosco, sono venuto molte volte al vostro Oratorio di Valdocco quando ero fanciullo: fatemi ora la grazia di poter camminare bene senza il bastone.

Detto questo, subito potè piegare la gamba, gettò via il bastone gridando: - D. Bosco mi ha guarito! D. Bosco mi ha guarito! - E mostrava a tutti la gamba movendola in tutti i sensi.

Signora che riacquista la voce.

Fra i casi di grazie ricevute, singolare e importante è quello narrato da un signore al parroco don Riccardi, nella sagrestia della Basilica, nel mentre gli faceva l'offerta per una Messa. Quel signore si era recato con la moglie a visitare l'urna di Don Bosco. La signora era completamente afona da lungo tempo - così afona da risparmiarsi l'inutile fatica di tentare di parlare - e pose a contatto dell'urna un fazzoletto, che poi si mise al collo. I coniugi usciti di chiesa si recarono a visitare la camera di Don Bosco, senza che, come al solito, la signora profferisse parola. Scesi in cortile, il marito fece la proposta di recarsi col tram fino alla Madonna di Campagna, e si attendeva dalla moglie un semplice cenno di approvazione o di diniego, quando invece dalle labbra della signora, con la voce che ella aveva un tempo, uscivano queste parole: « Ma sì, accetto ben volentieri », parole che erano state pronunciate quasi ad insaputa della stessa signora! Questa continuò a parlare come prima, perfettamente guarita, e in segno di riconoscenza il marito si era recato a far l'offerta di una Messa di ringraziamento.

Un bimbo morente.

Un bimbo di 15 mesi, portato dai genitori piangenti, fu fatto toccare l'urna del Beato.

Era l'unico figliuoletto della famiglia e non è a dire quanto soffrissero i genitori nel vederselo quasi rapito dalla morte. Tentarono perciò l'ultima prova.

Toccata l'urna e avuta la benedizione del sacerdote, i genitori riportarono a casa il bimbo cominciando quel giorno la novena in onore del Beato.

La novena non era ancora a metà che i genitori ritornarono nel Santuario, presso l'urna, a ringraziare D. Bosco, portando seco il bambino molto vivace e di prospero aspetto.

Guarigione istantanea.

Edoardo e Maria Vidano ringraziano il Beato D. Bosco per la guarigione istantanea del loro piccolo Sisto di 3 mesi, affetto da bronchite capillare, colpito da ben 8 attacchi di soffocazione, e tenuto vivo per due giorni a ossigeno.

I genitori si erano raccomandati al Beato in occasione della lettura del Decreto di approvazione dei miracoli.

Rivarolo Canavese 2-4-1929.

Firmati: EDOARDO E MARIA VIDANO. Senza operazione.

Nel gennaio mi si sviluppò un male per cui il dottore dichiarò esser necessaria l'operazione e i Professori chiamati a consulto sentenziarono non esservi altra via di scampo.

Il ricordo di tante grazie ottenute dall'intercessione di D. Bosco, mi spinse a chiedergli. anch'io la grazia di guarire e senza operazione: e incominciai la novena. Il 24 mi sentii molto migliorata e il dottore, dopo un'accurata visita, dichiarò che l'operazione più non era necessaria. In pochi giorni mi ristabilii pienamente.

Moncucco. C. F.

Lettera di Don Giulivo ai Giovani.

La compianta contessina Lorenzina Mazè de la Roche, che molti anni lavorò nel provvedere paramenti per le chiese e missioni salesiane, prima di morire regalava alla Basilica, di Maria Ausiliatrice in Torino, tre preziosissimi camici con merletti di gran valore, perchè venissero adoperati nei Pontificali della Beatificazione di Don Bosco.

La sua intenzione fu anzi superata, perchè uno di questi camici servì a rivestire la Salma del Beato, oggi esposta nella Basilica alla venerazione dei fedeli. La pia lavoratrice zelantissima meritava bene questo premio e dal cielo ne avrà gioito.

Questo mi offre occasione per raccomandare a voi, giovinetti e giovinette, che nelle vostre famiglie e istituti vogliate zelare la preparazione di paramenti e arredi sacri per le povere chiese delle missioni. Gli arredi sacri, calici, pissidi, cassette altare e simili, che soglionsi comprare da apposite Ditte, potrebbero essere a carico dei giovani, i quali sapranno all'uopo offrire i loro risparmi e raccogliere l'obolo degli amici - le signorine invece procurino di diventare abili lavoratrici di paramenti e lini sacri, e rendersi assai benemerite presso Gesù povero nelle chiese e cappelle delle missioni.

Così facendo, gli uni e le altre attiveranno le più elette benedizioni di Dio sulla loro giovinezza assicurandosi un felice avvenire. 1n questi mesi di vacanze autunnali, vogliate adoperarvi per la propaganda a favore delle Missioni Salesiane. Se vi occorrono salvadanai o altri oggetti utili a ciò, fatene richiesta al vostro D. Giulivo che è ben lieto di ricevere le vostre lettere e di aiutarvi.

Addio.

Don GIuLivo.

DALLE NOSTRE MISSIONI

Visite illustri e consolazioni

(Relazione di Don Gaetano Pasotti).

Amatissimo Padre,

So che le notizie nostre tornano gradite a Lei e ai nostri benefattori: eccole dunque alcune righe dal Siam infuocato, terra cara del nostro lavoro e delle nostre speranze.

A. R. il Principe Nacorn Savan.

S. A. R. il Principe Nacorn Savan, Ministro degli Interni, ha fatto una lunga visita alla nostra missione. Fu un onore per noi, forse immeritato perchè essendo al Siam appena da un anno, abbiamo potuto fare troppo poco per questo gentile paese.

Tutta la cristianità fu in festa e ci aiutò nell'adornare la residenza nostra con bandiere, con fiori e piante ornamentali.

Accompagnato dall'Augusta Consorte, dal Figlio e da numeroso seguito di ufficiali e dignitari, S. A. R. è stato accolto dagli alunni della nostra scuola al canto dell'inno siamese, con accompagnamento di banda. Passando tra due file di alunni nei loro pittoreschi e variopinti vestiti, S. A. R. si recò a visitare le sale di studio, il gabinetto di fisica, il Museo, la sala di disegno e di musica, la chiesa, l'ambulatorio medico, i dormitori, manifestando con espressioni lusinghiere il suo compiacimento.

Venne quindi servito un rinfresco, mentre la banda eseguiva musica Siamese e Italiana. Dalle rinomate case italiane Unica e Cinzano ci erano pervenuti alcuni doni che servirono per rallegrare il Natale dei nostri orfani e per onorare gli Ospiti; i quali, va detto con orgoglio, trovarono veramente squisiti i prodotti dell'industria italiana.

Anche i Cristiani, accorsi per rendere omaggio al Principe, offrirono i loro doni consistenti secondo l'uso del paese in vivande cucinate alla moda indigena.

A un indirizzo di saluto, letto in Siamese da un Salesiano e terminante con queste parole: « Accanto all'amore e all'obbedienza a Dio, noi pratichiamo e inculchiamo l'amore e l'obbedienza al Re ed ai suoi rappreseutanti », S. A. R. rispondeva invitan doci calorosamente a lavorare per il bene del Siam. Questo è appunto il programma nostro, lavorare perchè il popolo siamese, fortificato nel suo laborioso sforzo dalla vigoria che infonde la fede cristiana, raggiunga la sua meta di prosperità e di grandezza.

Prima riunione dei maestri.

Si sono potuti radunare per la prima volta i maestri della missione: e la cosa piacque tanto a noi e a loro. Ci trovammo riuniti per un giorno di ritiro spirituale, di conoscenza vicendevole e di scambio di idee: noi volevamo dire il nostro pensiero e desideravamo sentire il loro.

L'adunata ebbe ottimo risultato. Dovendo affrontare la difficoltà di esprimerci in una lingua nuova che appena da un anno si è studiata, qualcuno ci sussurrò all'orecchio che ci voleva da parte nostra del coraggio... ma questo ce l'ha dato la Madonna, alla cui protezione abbiamo affidato quel primo tentativo.

Immagini, amato Padre, la nostra gioia, nel vedere tutti questi nostri coadiutori accostarsi alla S. Comunione, e ascoltare con avidità quanto loro si disse di Don Bosco, del suo metodo e dei suoi successi. A un mese di distanza da quella riunione il direttore della scuola di Bang Nok Khuek si presentava al nostro D. Casetta per fargli una relazione:

- Ebbene, come vanno le cose? - gli chiese il missionario.

Benone!

- E non c'è stato bisogno di somministrare agli alunni qualche dose di... bacchetta, come eravate soliti fare gli anni scorsi?

- No, no, Padre; son tutti buoni gli allievi....

- Eppure dicevi che senza il magico strumento non si poteva tirare innanzi con profitto

Il Direttore sorrise. Oggi difatti nelle scuole nostre del Siam i maestri hanno incominciato una vita di affetto coi loro scolari ed è tramontato il pregiudizio che ciò fosse un'imperdonabile umiliazione. Oggi riconoscono che è il mezzo più efficace per guadagnarsi i cuori dei loro alunni.

Non solo risentono l'efficacia del metodo di D. Bosco maestri e alunni, ma anche gli stessi parenti ne subiscono l'arcano fascino: il nostro D. Pinaffo mi contava che i cristiani adulti di Dongrabuang visitando le nuove scuole della missione gli dicevano: — Vorremmo diventare ancora bambini per poter venire a studiare qui, in queste belle aule, con maestri così buoni... - e ridevano contenti e commossi della fortuna toccata almeno ai loro figli.

La serata d'addio data in onore dei maestri fu veramente cordiale; vi partecipò tutta la casa con gioconda allegria di canti e suoni, e ad un punto i festeggiati presi dall'entusiasmo divennero essi i festeggianti cantando con grande ardore i canti della loro lontana giovinezza ed esprimendo con slancio oratorio la loro riconoscenza.

Ora tutti sono all'opera sotto lo sguardo vigile e paterno del missionazio.

Seicento esploratori.

Ai primi di marzo un'onda di giovinezza si è riversata in casa nostra, 6oo esploratori, guidati dai loro istruttori e dal Sottoprefetto di Meklong sono venuti a visitarci. Pensando che ce li inviava Don Bosco, noi tutti li accogliemmo tra fiori e bandiere al suono dell'inno nazionale e con interminabili, scroscianti xajò.

Fu una giornata di viva allegria per tutti, specie quando rotte le consegne, ci trovammo mescolati senza distinzioni di grado nè di religione, in intima unione di letizia.

Noi abbiam detto loro in sul partire: - Ritornate ancora! - Essi ci han dimostrato la gioia loro per il primo incontro avuto coi missionari salesiani. Fra non molto avremo anche noi gli esploratori cattolici, e saranno i primi del Siam.

Voglia benedirci, amato padre, perchè quest'anno giubilare del Papa segni anche per la Missione del Siam un progresso nel consolidamento di tutte quelle organizzazioni cattoliche che il Pontefice desidera, e che noi cercheremo di creare per il trionfo della religione cristiana in questo paese.

Don GAETANO PASOTTI.

Le due pietre angolari del futuro Seminario.

(Relazione di Don Vincenzo Cimatti).

Miyazaki, 14 - 6 - 29.

Rev.mo Sig. Don Rinaldi,

Fra tutte le notizie belle che può ricevere dal Giappone, certo la più gradita è quella che le porta l'acclusa fotografia: le nostre prime speranze pel futuro, le due prime pietre angolari del futuro seminario indigeno della missione di Miyazaki. Come vede pur trattandosi di realtà presente, le parlo di futuro che è nelle mani di Dio. Non è per ora neppure fantasticamente possibile pensare ad un seminario indigeno, ma se Dio ce ne riterrà degni, col tempo avremo anche quello e non ci lascierà mancare i mezzi per sostenerlo. Ed è perciò che abbiamo affidato i primi semi che il Signore ci ha regalato agli ottimi Padri Giapponesi del piccolo seminario di Nagasaki.

Su quella terra santificata dal sangue dei martiri, i due buoni giovani Kirai Yukici e Takami Kazuyoshi non potranno non iniziare bene la loro formazione sacerdotale, e faccia il Signore che presto, assai presto tanti altri imitando il loro esempio ci diano modo di iniziare anche noi la formazione del Clero indigeno, condizione indispensabile del fiorire della missione.

Come reclutiamo le vocazioni? Con tutti i mezzi suggeritici da D. Bosco e dal nostro sistema - e nel nostro piccolo e nella nostra povertà li abbiamo iniziati tutti - facendo amare il sacerdozio, spiegandone l'alta missione e sforzandoci di realizzarla in noi: dando impulso alle compagnie religiose, alle letture ascetiche, alle belle funzioni, accompagnate dal canto liturgico e dalle cerimonie, alla frequenza ai Santi Sacramenti, e favorendo quella affabile, allegra ed operosa convivenza coi nostri fanciulli, che mentre da un lato ce li fa conoscere meglio, realizza quel contatto di anione per cui a tempo opportuno si può dire in nome di Dio la parola decisiva e direttiva della vocazione di queste belle anime. Il nostro bravo Don Antonio ha anche iniziato per i più volenterosi una scuoletta di latino, che dà occasione di dire a questi una buona parola in particolare, e getta le basi del futuro insegnamento fondamentale di latino.

Per ora le reclute si scelgono fra i figli dei vecchi cristiani: sono i vigorosi ceppi piantati da S. Francesco Saverio, da cui da secoli rampollano i virgulti sani, che hanno dato finora il clero giapponese. È problema la cui soluzione è ancora incerta ed ardua, quello delle vocazioni sorgenti dal ceppo dei convertiti dal paganesimo, ed è probabile occorra ancora del tempo per avere dei rassicuranti risultati da questa parte. Oh i misteri della grazia nella chiamata alla fede e allo stato sacerdotale nelle terre di missione! Cui non vanno disgiunti i fattori ereditari di famiglia e di razza!

E se l'affetto che nutriamo a queste anime non ci fa velo, ci sembra che i nostri piccoli amici corrispondano alla grazia del Signore e che a tempo opportuno il seme germoglierà abbondante. Mi sembra ne sia un segno non indifferente lo spirito di pietà e di apostolato che viene giganteggiando in molti di loro. Pensi, amato Sig. Don Rinaldi, che molti di questi fanciulli, per venire tutti i giorni alla S. Messa delle 5,30 e fare la S. Comunione devono alzarsi un'oretta prima e fare la loro passeggiata di una mezz'ora per arrivare alla chiesa. Molti inoltre fanno da piccoli propagandisti fra i loro compagni pagani distribuendo opuscoli, stampati di religione.

E non è per loro piccolo sacrificio, perchè corrisponde a una vittoria su di se, continua.

I cattolici della nostra missione nella quasi totalità sono poveri, esercitano professioni inferiori, in generale non sono forniti di elevata istruzione, e sopratutto, perchè discendenti degli antichi cristiani, risentono ancora nelle manifestazioni della loro vita di quel senso di timore, di oppressione, di nascondimento a cui furono per secoli soggetti i loro padri. Hanno quindi un'influenza sociale scarsissima, e perciò l'affrontare pubblicamente un pagano, il fare opera esplicita di apostolato rappresenta davvero come ho detto, non piccolo sacrificio. Oh li benedica il buon Dio e li fortifichi e li trasformi in veri missionari per i loro connazionali. Analogamente (in attesa dell'arrivo delle Figlie di Maria Ausiliatrice) si lavora per reclutare vocazioni religiose nel campo femminile. Sono sicuro che il nostro Beato D. Bosco prenderà sotto la sua protezione queste prime speranze, che vogliamo affidate a Lui, affinchè infonda in loro quello spirito sacerdotale, che li renda i futuri D. Bosco del Giappone. E le anime buone dei nostri allievi e cooperatori pensino a questa nuova branca di attività della nostra missione ed innaffino in abbondanza questi semi, affinchè cresciuti in albero vigoroso diano abbondanti frutti.

Suo aff.mo D. V. CIMATTI.

Il Beato D. Bosco nella gloria di Roma e di Torino - 50 diapositive in nero e a colori, L, 200 franco di porto. Rivolgersi alla Direzione del Bollettino

IN ONORE DEL BEATO.

La cronaca dei festeggiamenti, che in Italia e all'Estero si sono svolti e si svolgeranno in onore del Beato Don Bosco, non potrà essere naturalmente nè dettagliata, nè completa; cercheremo per altro di mettere sott'occhio ai nostri ottimi Cooperatori un quadro fedele dell'entusiasmo che la beatificazione ha suscitato e della gara mirabile con cui i devoti di tutto il mondo onorano il Beato Don Bosco.

Le imponenti feste di Milano.

Appena si conobbe la data della beatificazione di D. Bosco, in Milano si formò una Commissione per organizzare festeggiamenti al nuovo Beato, quindi un Comitato a cui diedero entusiasticamente il loro nome alte personalità del Clero e del laicato e le Autorità Cittadine.

Un manifesto-proclama fu affisso a tutte le porte delle chiese, invitante la popolazione a partecipare alle feste dal 12 al 16 giugno. Un punto del manifesto esprimeva anticipatatamente ciò che Milano voleva tributare al novello Beato:

Milano coll'Archidiocesi che ospitò il Beato, ne udì la fervida e saggia parola nella predicazione e nel consiglio, ne ebbe le benedizioni, ed ora ne possiede i Figli con istituzioni cui va riconoscente tutta l'anima ambrosiana, vuole in modo degno essere eco di Roma e di Torino.

E davvero le feste di Milano furono un eco di quelle di Roma e di Torino!

L'apertura in « S. Angelo ».

Un'accademia nella vasta e magnifica chiesa di S. Angelo fu inizio degno e solenne della celebrazione, la sera del 12.

Vi parteciparono il Vescovo Ausiliario Monsignor Mauri con altri Vescovi Salesiani, S. E. il Prefetto Siragusa, il R. Provveditore agli Studi, il gr. uff. Gabardi in rappresentanza del Podestà, il sen. Gavazzi, l'on. Grandi, l'ing. Radice-Fossati, il conte Caccia, presidente della Giunta Diocesana; il comm. Salvi, Mons. Sala, Mons. Asti, Mons. Ceriani, Mons. Galimberti, Mons. Olgiati, la Superiora delle Suore Salesiane, con allieve e molti rappresentanti degli Ordini religiosi della città.

Dopo un coro di festa, D. Trione porge un plauso e un saluto vivissimo agli intervenuti e, rievocando la meravigliosa beatificazione di D. Bosco, invita tutti ad avvicinarsi a Lui coll'imitarlo essendo la sua santità imitabile.

Dopo D. Trione, il Conte Dalla Torre pronuncia il suo discorso su D. Bosco - forte discorso, nel quale l'oratore espone come in Don Bosco la fede e la vita avessero una gran dote, la semplicità; come fosse egli un carattere forte da non piegare mai, tenendo fede alla sua vita di missione e di bene. Da queste sorgenti sgorgano le sue virtù, la sua santità, concretate in una grande Opera che è un trionfo per la Chiesa e per la Patria.

Concludendo il suo discorso - durato un'ora e mezza - il Conte Dalla Torre con mirabile impeto lirico saluta il continuo meraviglioso fiorire dell'opera salesiana, predestinata forse dal Beato a nuovi e più grandi trionfi e si augura che la Patria sia sempre più degna delle anime eroiche che - come Don Bosco - tutto le han donato in letizia sorridente perche si facesse più bella e più grande.

Il triduo in 10 chiese.

Il 13 giugno ebbe inizio il triduo contemporaneamente in 10 chiese della città: cioè, San Fedele, - S. Alessandro - S. Agostino - S. Pietro in Sala - S. Luigi - S. Gottardo - S. Francesca Romana - SS. Trinità - S. Andrea e S. M. del Suffragio. In tutte era esposta una grande immagine del Beato e ogni chiesa possedeva una reliquia (ex ossibus) che veniva religiosamente baciata dal popolo al termine della funzione.

Del Beato parlarono ogni giorno dieci illustri oratori a una gran folla che gremiva le chiese.

Il 15 giungeva a Milano S. Em. il Cardinale Hlond, Priviate di Polonia, ricevuto alla stazione dal Podestà, dal Vice-Prefetto, dal Questore, dal Console Generale di Polonia, da Mons. Sala, e dai superiori dell'Ispettoria e dell'Istituto Salesiano di Milano. Nella serata Sua Eminenza si è recato al campo di Taliedo per benedire un apparecchio col quale due aviatori polacchi si propongono di traversare l'Atlantico dall'Irlanda al Canadà; al campo il Primate fu festeggiato dall'ing. Gianni Caproni e dalle autorità civili e militari, fra cui il colonn. Tacchini e il cap. Fontana, il magg. Zambaldo, ecc.

La giornata del 16 giugno.

e Milano - scriveva l'Italia - ha celebrato la gloria di Don Bosco con una imponente e indimenticabile dimostrazione, ben degna di

unirsi alla cronaca delle manifestazioni che in Italia hanno salutato la beatificazione di Don Bosco ».

In quel giorno la festa si concentrò nella chiesa di S. Agostino che fu gremita da una folla enorme, assistente a tutte le funzioni, specialmente alla messa di S. Em. il Card. Hlond e al solenne Pontificale.

Alla sera la processione del Beato riuscì veramente imponente: fu - scriveva l'Italia - a una partecipazione popolare di una spontaneità commovente e grandiosa». Tutte le

Istituzioni di Milano vi presero parte con una folta rappresentanza del clero, dei Prevosti della città in cappa magna, dei vari Eccellentissimi Prelati, che precedevano l'effige del Beato elevata su un tronetto adorno di fiori e sormontato da una grande corona, seguito da S. Em. il Card. Hlond, circondato da dignitari degli Ordini Pontifici. Il Corteo era chiuso da Mons. Aguirre, Vescovo di Soracaba (Brasile) e da Mons. Stoppani, Vicario Apost. del Bar-el-Gazal con due moretti.

Una folla compatta faceva ala lungo le vie, vibrante d'entusiasmo all'onda sonora dell'inno cantato da migliaia di voci giovanili, alla vista dell'immagine sorridente del Beato, e rispondeva con un'unica voce: Viva Don Bosco!

Il corteo sfilò per oltre due ore. Poi fu impartita dalla gradinata del tempio la benedizione alla folla.

A notte, illuminata nella grande cupola e nella facciata, la chiesa di S. Agostino era tutta una luce e illuminate erano pure le case del quartiere: ultimo segno della gioia di Milano nel chiudere quella che fu una vera giornata di trionfo per Don Bosco.

BARI. - Il triduo in onore del Beato, nella città di Bari, è riuscito assai splendido per la partecipazione che vi hanno presa Sua

E. Mons. Curi, Arcivescovo di Bari, Sua Eccellenza Mons. Emanuel, Vescovo Salesiano, benemerito ricostruttore dell'Istituto Redentore di Bari, S. E. Mons. Mazzella, Arcivescovo di Taranto, S. F. Mons. Melomo, Vescovo di Monopoli, S. E. Mons. Leo, Arcivescovo di Trani, S. E. Mons. Gioia e S. E. Mons. Savinetti, Gran Priore di San Nicola.

La chiesa di S. Ferdinando fu sempre affollata di fedeli, accorsi a rendere omaggio al Beato, a udire la dotta e santa parola degli illustri Presuli e a partecipare alla grandiosa processione eucaristica di chiusura.

Il terzo giorno del triduo fu celebrata la Festa del Papa.

Per chi ricorda quanto Don Bosco parlò, scrisse, fece per il Papa, come per sostenere l'autorità del Papa egli avesse fondato la sua

Congregazione e come solennemente gli siano stati riconosciuti sì gloriosi meriti nei discorsi e nel Decreto di Beatificazione fatti dal Santo Padre Pio XI, la. concidenza non poteva essere più felice.

BELLUNO. - La cittadinanza bellunese ha partecipato con fede ed entusiasmo alle varie manifestazioni svoltesi a Belluno in onore del Beato Don Bosco: alla predicazione smagliante di Mons. Schíavon del Seminario di Treviso nei giorni del triduo; al Pontificale di chiusa celebrato da Monsignor Vescovo Diocesano e all'accademia della sera svoltasi nel cortile dell'Istituto Salesiano. Tutte le autorità civili e militari ed ecclesiastiche fecero corona al Vescovo e al Prefetto della Provincia : e il Dott. Cav. Ogniben, Preside del R. Liceo Ginnasio tenne il discorso ufficiale presentando magistralmente le vere caratteristiche di Doti Bosco educatore.

BIELLA. - Nella Parrocchia di S. Cassiano tutta Biella cattolica si raccolse il 2 giugno per cantare un solenne Te Deum di ringraziamento per la beatificazione di Don Bosco.

Mons. Garigliano, Vescovo veneratissimo, di ritorno da Zimone, dove era stato per la Visita Pastorale, volle prendere parte alla imponentissima cerimonia; alla quale diede lustro particolare un suo breve ma efficacissimo e sentitissimo discorso, in cui ha fatto rivivere la figura del Beato apostolo della gioventù, modello ai sacerdoti dell'oggi nella missione che Dio ha loro affidata di salvare le anime.

BRESCIA. - Le onoranze al Beato Don Bosco hanno avuto nella maestosa Cattedrale tutto lo sfarzo ben degno della sua grande figura. Il popolo ha ascoltato con vivo interesse il triduo predicato dal Rev. D. Schena, e insieme alle autorità e alle associazioni religiose e civili ha assistito al solenne pontificale di chiusura celebrato da S. E. Mons. Gaggia. Il quale ha voluto al Vangelo esaltare in una vigorosa omelia la potenza della fede che fece operare tanti prodigi a D. Bosco e la bellezza della pedagogia del cuore con cui il Beato fu educatore di tanta gioventù.

Nel pomeriggio la gioventù femminile dei Circoli ed Educandati ha tributato un entusiastico omaggio a Maria Ausiliatrice, della quale tessè l'elogio Mons. Mathias dimostrando come sia stata sempre l'ispiratrice di Don Bosco.

A sera Mons. Mathias parlò ancora di Don Bosco ad una folla stipatissima convenuta per la funzione serale, e terminò ringraziando a nome del Rettor Maggiore S. E. il Vescovo di Brescia, il clero e le autorità tutte della cooperazione data alla riuscita della festa.

CATANIA. - La Beatificazione è stata festeggiata con entusiasmo straordinario dall'intera cittadinanza. La vasta Cattedrale accolse per l'occasione tutte le Autorità, le Associazioni, e una gran folla che gremiva completamente il tempio. La funzione ebbe inizio con la benedizione del quadro del Beato (lavoro pregevole del Sac. Salesiano Prof. Don Giuseppe Melle) che splendeva sull'altare in un'ampia raggiera di mille luci, mentre il poderoso coro intonava l'Iste Confessor del Perosi. Quindi Mons. De Maria con smagliante parola tessè le lodi del Beato: da valente oratore che egli è, rievocò in modo a tutti graditissimo la figura di Don Bosco, sì che al termine il popolo scoppiò in un caloroso applauso.

LIVORNO. - Nel Tempio Votivo al Sacro Cuore di Gesù il Beato Don Bosco ebbe una manifestazione incancellabile di pietà e di caldo entusiasmo. Il triduo solenne predicato da Mons. Braccini di Pisa, fu chiuso il 16 giugno con il pontificale di Mons. Piccioni, il quale pronunciò una vibrante omelia, illustrando in mirabile sintesi la figura di Don Bosco. Vi presero parte le Autorità cittadine. A sera il piazzale Don Bosco, pavesato e imbandierato, è stato sfarzosamente illuminato a luce elettrica con archi di trionfo. I fuochi pirotecnici hanno chiuso i festeggiamenti. Eccezionale la folla accorsa. Il Comitato e la Giunta Diocesana hanno pubblicato per la circostanza nobilissimi manifesti.

NAPOLI. - Una grandiosa commemorazione del Beato Don Bosco si è avuta a Napoli il 23 giugno nell'Istituto Salesiano, presenti le Autorità Civili, Politiche e Militari: era pure presente S. Em. il Card. Ascalesi con S. E. Mons. Ortiz, Vescovo Salesiano del Perù.

Il discorso ufficiale fu detto dal Comm. Antonio Jodice, Presidente della Corte di Appello e Consigliere di Cassazione.

L'oratore dopo aver fatta una sintetica rassegna della grande Opera Salesiana, nata a Valdocco e sviluppatasi nel mondo in poco più di mezzo secolo e, rilevato lo spirito di eroismo dei figli di Don Bosco, che presero parte alla guerra in numero di 1.200, dei quali 195 ufficiali e tra questi 125 decorati al valore e 78 caduti eroicamente, si propone il quesito: donde trae origine il così rapido diffondersi e progredire dell'Opera Educativa di un Uomo, che non fu un grande filosofo e non lasciò dei volumi, nei quali avesse enunciata e costruita una dottrina scientifica dell'Educazione?

Riferendosi agli sforzi di laicizzare la scuola sotto l'influenza negativa del pensiero filosofico ondeggiante tra i sistemi del Locke e del Rousseau, l'oratore rileva la tattica usata da Don Bosco: non polemizzò; ma operò energicamente, costantemente a educare la gio ventù con un metodo temprato all'austerità dei principii cristiani. Esamina il metodo e l'efficacia che esso ebbe su tante anime e conclude con queste parole:

« Per noi Italiani deve essere motivo di legittimo orgoglio e di sacro entusiasmo il potere aggiungere al primato civile del nostro magistero giuridico del mondo, quello altresì del nostro magistero educativo pensato, voluto ed attuato dal Santo Prete italianissimo D. Giovanni Bosco ».

Dopo la distribuzione dei premi agli alunni, seguita da alcuni canti, il Card. Ascalesi chiuse la grande manifestazione con la sua dotta parola paterna ammonendo i giovani che « non sono tramontati i tempi delle passioni ribelli a Dio. Ecco, quindi, l'importanza della sana educazione, che Don Bosco ha voluto instillare nei giovani. Egli pensava che non si poteva avere una vera Patria senza una virtù nei cittadini. Voi, cari figliuoli, educati alla scuola di D. Bosco, che pone a base il timore di Dio, non sarete trascinati dalle passioni. Cresciuti a questa scuola, sentirete la forza di obbedire alle leggi della Patria e a quelle della famiglia».

Sua Eminenza imparte, quindi, la benedizione episcopale e poi grida: Viva Iddio! Viva il Papa! Viva il Re! Tutti fanno eco al grido dell'amatissimo Pastore e lo applaudono fragorosamente.

MONS. CARLO SALOTTI Il Beato Giovanni Bosco

Il libro di Mons. Salotti sul BEATO GIOVANNI Bosco occupa un posto particolare tra le pubblicazioni che videro la luce nella ricorrenza della Beatificazione.

Grande e bello il formato, fregiato di buone illustrazioni, il volume del Salotti attrae anche solo dalla veste esteriore; ma avvince il lettore fin dalla prefazione nella quale espone le ragioni, i criteri, e le fonti da cui è sgorgata questa sua opera pregevole.

Certo Mons. Salotti, che nel 1907, introducendosi la causa del nuovo Beato, ne assunse la difesa come avvocato - e poi passò Promotore generale della Fede - era la persona più indicata per dire con piena conoscenza di Don Bosco, avendo compulsati largamente i documenti del processo. Ed egli scrisse la vita del Beato studiandosi di presentare Don Bosco nel complesso di fatti, di attività, di virtù e di opere, con sana modernità di idee, di forma e di stile che apre « al volume libero adito in tutte le case e perfino nei salotti profani, ove è desiderabile penetri un soffio di vita spirituale ».

« L'ampia tela - scriveva L'Osservatore Romano del 5 luglio - è divisa in tre parti che formano tre grandi piani; e vi tumultua per entro un mondo di cose, di uomini, di tempi e di avvenimenti, colti e resi con verità ed efficacia. È anzitutto la preparazione, che ci discopre nel fanciullo e nel giovane piemontese una natura di eccezione, ricca di qualità magnifica, ardente e versatile, gioconda e pia, intraprendente e coraggiosa, docile ai provvidenziali movimenti della grazia, e nella quale è già tutto l'apostolo dei tempi nuovi, nè soltanto con le fattezze del volto e dell'anima, ma anche con i lineamenti della grande istituzione destinata a riempire di sè il mondo.

«Nella seconda parte è l'Apostolato che ci spiega sott'occhio con la sua smisurata ampiezza, che va dalle umili origini, quasi leggendarie, del prato di Valdocco alla mirabile fioritura di opere religiose, educative, professionali, editoriali, e missionarie, alla creazione della triplice Famiglia Salesiana, moderna nelle forme, antica nello spirito, alla missione strettamente personale, che eccede le opere stesse e che pone l'apostolo a contatto di Pontefici, di uomini i più rari, celebri per il grado, l'ingegno, le occupazioni, e che gli consente di esercitare utili influssi negati ad altri, si direbbe in quasi tutta la vita e la storia del suo tempo.

«Da ultimo ammiriamo la Santità messa in luce piena e genuina, con i doni e i fatti maravigliosi che sono severamente scrutati e vagliati, con le difficoltà gravissime, le avversioni potenti e diuturne, che furono come il fuoco, al quale Dio si piacque di saggiarla e temprarla. Mons. Salotti chiude il paragrafo Le amarezze di un decennio, ove sono nobilmente ma francamente discusse penose e note controversie, con queste parole: « Le cose da me sobriamente riferite trovano pieno e fedele riscontro negli atti processuali, pubblici e segreti, che si conservano presso la Congregazione dei Riti, e lo studio sereno di questi atti ci persuade che solo un Santo poteva sostenere da vivo le vessazioni fattegli, e, da morto, le accuse contro di lui formulate. E questa la prova che Dio manda agli amici suoi fedeli; e chi riesce a superarla, come vi riuscì Don Bosco, è ben degno della gloria degli altari ».

«Queste pagine avvincono con la vasta serie dei fatti che narrano e invitano anche a meditare con l'acutezza delle riflessioni onde i fatti sono ricercati e vagliati in se medesimi e nei loro intimi nessi.

«Il libro, corredato della più recente statistica delle floridissime opere salesiane, si chiude con la descrizione commossa delle bellissime giornate romane e torinesi, che segnano la glorificazione di Don Bosco.

Tra l'opera del Lemoyne d'indole diffusa e documentaria, e quella del Crispolti, sintesi acuta e geniale, ma non completa quantunque felicissima nel suo genere, questa nuova biografia giunge opportuna come la prima sintesi organica di una vita e di un apostolato svariatissimi di aspetti e di forme; ben degna perciò di riposare sul genuflessorio dell'ecclesiastico e sul tavolino dello studioso, come di essere accolta nel salotto aristocratico: a conforto ed elevazione morale».

Torino - Società Editrice Internazionale - L. 20—

"Gloria".

È il titolo di un poemetto in « dieci canti » di A. M. Zecca, edito a Piacenza presso la Libreria Merlini.

L'Autore riassume in dieci visioni liriche la Vita del Beato D. Bosco nei suoi punti salienti dal primo Sogno all'ora del Riposo e con slancio di devota ammirazione ne celebra le prove ardite e le gloriose conquiste nel campo dell'educazione e dell'Apostolato sacerdotale.

Il volume è vendibile anche presso la S. E. I. al prezzo di L. 2,50.

Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice

Guarisce da grave infermità.

Nel settembre del 1927 caddi gravemente ammalata. Dopo un lungo periodo di tempo passato senza conoscere con precizione la causa del male venni condotta all'ospedale dove, per il ritardo, i medici disperavano di potermi salvare. Passai all'ospedale tre lunghi mesi, dal 13 Gennaio 1928 al 13 Aprile. Dovetti subire in questo tempo tre gravi operazioni; ma la Madonna di Don Bosco nella quale sempre avevo confidato, in seguito alle preghiere fatte nel vicino Istituto Salesiano secondo la mia intenzione, mi restituì sana alla mia famiglia.

Riconoscente rendo pubbliche grazie alla Vergine Ausiliatrice.

Madonna della Scala. SIVERA MARTA.

Un bimbo salvato da morte.

Giovanni Battista Andreotti di qui ebbe 3 figliuoli e tutti morirono poco tempo dopo la nascita; nel novembre scorso ne ebbe un quarto, che per esser nato due mesi prima del tempo e perciò di complessione gracilissima dava molto a temere che potesse sopravivere agli altri. Grazie alle amorevoli cure della madre prese forze e vita, senonchè in marzo s'ammalò gravemente e per quante premurose attenzioni usassero i genitori il bambino deperiva giorno per giorno, a vista d'occhio, tanto che nessuno osava più sperare che potesse ancora guarire.

Il padre ne era afflittissimo e pel dolore non mangiava più e deperiva col suo bambino.

Mi fece un senso di gran compassione quell'uomo, e tentai consolarlo. Inutile ogni tentativo. Allora ricorsi all'ultima àncora di salvezza. Con piena persuasione l'assicurai che la Madonna di Don Bosco avrebbe ridato la vita al suo prezioso morente. Mi feci promettere che lui, la sposa sua, nonchè altre tre donne presenti si sarebbero uniti a me nel recitare la novena a Maria Ausiliatrice SS., consigliata da Don Bosco e che se il bambino fosse guarito avrebbe elargito un'offerta alle Opere salesiane.

Quella sera s'incominciò la novena. Io la recitai in chiesa, mentre essi la recitarono in casa in ginocchio davanti ad un'immagine di Maria. Il giorno dopo il bambino incominciò a star meglio ed ora è bell'e guarito.

Così la Madonna del B. Don Bosco si compiacque elargire le sue grazie anche nel mio alpestre villaggio.

Unito ai graziati sciolgo l'inno di ringraziamento e di riconoscenza alla Vergine SS. Ausiliatrice.

Piozze, 6 giugno I929. Sac. ATTILIo PISETTA, Curato.

Una madre consolata.

In seguito ad una gravissima operazione subita per malattia contratta in guerra, il caro mio figlio deperiva sensibilmente tanto da far temere che un male insidioso ne minasse la preziosa esistenza. Purtroppo il triste presagio parve divenire dolorosa realtà ed allora col cuore straziato ma pieno di fiducia mi rivolsi a Maria SS. colla novena suggerita dal Beato D. Giovanni Bosco alla cui intercessione mi raccomandai fervorosamente promettendo di far un'offerta per le sue opere; e la grazia venne concessa. Mio figlio è guarito ed io dal fondo del cuore ringrazio mille e mille volte Maria Aiuto dei Cristiani e il novello Beato la cui intercessione è così potente e consolante.

UNA MADRE.

Calma i miei continui dolori.

Da più di due mesi soffrivo terribilmente per acuti dolori, causati da una neurite, che non mi lasciavano pace alcuna e che avevano trasformato la mia vita in un continuo martirio. Appena mi fu possibile mi recai a Torino al Tempio di M. A. chiedendo alla Madonna la sua protezione e promettendole un'offerta per le opere di Don Bosco. .

Dopo pochi giorni i dolori si calmarono ed ora lui posso dire guarita.

Omegna, 7 giugno I929. CoMoLI ADELE.

Mi ridona le forze.

Dopo un doloroso atto operatorio, nel timore di non poter vincere il pericoloso morbo, ricorsi a M. A. e a Don Bosco e prodigiosamente ricuperai in breve forza e salute, tanto da riprendere il mio insegnamento.

A distanza di un anno, godo manifestare alla Madonna la mia viva riconoscenza.

Napoli. ANGELA CARUGATI, insegnante.

Salva da peritonite la mia bimba.

La mia bambina Maria di otto anni veniva colpita nel passato anno da peritonite assai grave, e dai medici fu giudicata inguaribile e destinata a morte precoce. Mi rivolsi a Maria Ausiliatrice e dopo qualche novena la bimba migliorò e ora è tornata in ottima salute.

Pradipaldo. POLI MADDALENA.

Colpito da grave malore, per cui dovetti assoggettarmi a doppio atto operatorio, ricorsi con fiducia all'intercessione di M. A. ottenendo dalla sua materna protezione completa guarigione.

Torino DI GENNARO SILVIO.

Ringraziano pure Maria Ausiliatrice:

Anna Nuccitelli (Fiumata) per la guarigione ottenuta della piccola Clara.

Giuseppina Tranquillini (Mori) per una buona, importantissima ispirazione avuta.

Un'Abbonata (Rivarolo Canav.) per la guarigione del babbo.

C. Maria (Torino) per essere stata sollevata da gravi angustie.

Una F. M. A. (Catania) per la guarigione della mamma colpita da paralisi alla gamba e al braccio sinistro.

Savio M. Gliozzo (Cesarò) per essere stata risanata da un grave malore, senza dover ricorrere ad operazione chirurgica.

Pissinis Rosa (Moncrivello) per la guarigione della cognata ormai disperata dai dottori curanti.

Lucia Blanco (Rivarossa) per la protezione avuta da M. in una grave operazione.

Famiglia Raschio (Morisengo) per la guarigione della figlia Maria.

G. M. (Casalotta) per guarigione da broncopolmonite.

Giovanna e Margherita Cerrato (Chieri) per aver fatto risplendere in modo prodigioso la luce della verità e della giustizia, ascoltando la loro ardente preghiera.

Torchio Marianna (Tigliole) per la protezione avuta in una operazione alla gamba.

Mina Caterina (Ceretto di Carignano) per la riacquistata salute dopo fiduciose preghiere.

Pellegrini Filomena (Chieti) per la liberazione da forti dolori.

Faranda Carmela (Messina) per la protezione efficace avuta durante un'operazione e per il ristabilimento in salute del proprio padre.

F. A. per una scampata difficile operazione alla sorella, madre di cinque bambini.

R. Scarafia (Torino) per la guarigione da una bronchite.

D. Augusto Lucantoni (Roma) per la guarigione di una nipotina colpita da gravissima malattia.

Vergani Rachele (Bergamo) per essere stata salvata da morte dopo una grave operazione, seguita da complicazioni.

Cogo Teresa Pagano (Cantalupo L.) per la protezione avuta da Maria in una caduta dalle scale con rottura di una costola.

Maggioni Bortolina (Piancamuno) per aver la Madonna esaudite le sue preghiere e risanato da febbri tifoidee due spose dei suoi figliuoli.

Ciurtaz Cesarina (Brusson) per la ridonata salute a una persona cara e Gens Leonilda per impetrare grazie.

Can. Giuseppe Rocca (Chiavari) per essere stato risanato da una grave bronco-polmonite.

Sorelle Ester e Gina Cornalba con la bimba Rosangela (Brembio) per essere state risanate da una grave infermità.

Meistro Alberto e Carolina (Cortemilia) per l'ottenuta guarigione della loro bambina.

Giacomo Lajolo (Celle) per essere stato aiutato da M. A. a uscire da gravi difficoltà in modo prodigioso.

S. G. (Murisengo) per la guarigione della bambina.

Magnetti Giovanni (Crevacuore) per due grazie ricevute.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere Salesiane, i seguenti:

A) Ada P. (Milano), A. L. (Torino), Amato Agrippino, Alberizzi Maria, A. D. (Torino), Avanzini Giustina, Anzalone Maria Antonia, S. Annunziata Maria, Azzarello Grazia, Arlotta Sac. Rosario, Audisio Maria, A. V. M. G., X. Y., Argan Laura Beatrice, Agudio Amalia Carpani.

B) Bonaudo Livia, Bogetto Luigina, Bergadano, Benelli Eugenia, Bogetti Agnesina, Barbero Eugenio, Barbero Francesco, Bracco Margherita, Berio Giovannina, B. A. (Villa Ogno), B. F. (Frassinello), Bayettini Cécile, Barnanti Silvia, F. Bono, Bandiera F., Braga Alfonso, Belletti-Bruno Maria, Barale Marcellino e Letizia, Belloni Carmela, Baguasco Luigia, Badego-Bellocchio Beatrice, Brignone Gio. Batt., Brunello Pietro, Botti Lena, Baldiserotto Carlo e Signora, Bagliatti Caterina, Brisatto Elvira, Brivi Giuseppe, Balzarotti Teresa, Boschieri Santino, Bellocci Evelina, Bergoglio Angiolina, Braido Obert, B. C. T., B. E. (Torino).

C) C. R. (Torino), C. C. (Torino), Canavero Camilla, Capo R., C. Giulio e Maria, C. B. (Torino), Carena Rosa, Cantamessa Rosa e Caterina, Ciulli Verdiana, C. G. (Randazzo), Contino Francesca, Carmielli Giov. Felice, Cappello Ernesto, Cocchetti Leonilda, Crava Margherita, Cotta de Virgiliis Ernira, Callegari Bellatti Maria, Canini Enrico, Canavero Clotilde, Caccini Ottavia, Clerici Maria, Caffiero Nina, Capa Maddalena, Cecconi Margherita, Corti Emilia.

D) Di Chio Rosa, De Toma Giacomo, Dell'aqua Orsola, De Angelis Antonia, Delfina Masciangelo, De Benedille Filippa, Destefanis Luigina, De Gani Margherita,

E) E. D., E. G. (Bagnacavallo), E. E. P. (Torino), Eusebiette Marietta, E. C. B. (Torino).

F) Fini Elisa, Fioccono Maria, Fusina Ferrero E., Famiglia P., Follador Erminia a nome di varie pio persone, Fiteni Margherita, Felugo Teresina, Ferrero Caterina, Fasaglio Vittorio, Favre Matilde, Festa Giuseppina, Ferrero Margherita, Falconi Maria, F. G. (Torino), Ferraris Famiglia.

G) Gatti Carolina, Gallo Luigia, G. M. S. (Asti), Garbaccio Ester, Gilardi Vittoria, Grilla Francesca, Gamba Angiolina, Graneri Euridice, G. F. (Rifreddo) Gasco Caterina, Granaglia Filippo e Rina, Galdangelo Francesco, Gavasso Giovanni, G. Luigia, Gaviglio Rosina, Guazzotti Vittorio, Giulianelli Attilio, Graglia Giuseppe, Ghiddi Carlo, Ginello Edvige, Grandi Maria, Guidazio Emilia, Grigoletti Giuseppina, Grosgacques Adelina, Garrone Anna, Gilardi Luigi, Gatti Giovanni e nipotina, Gondolo Anna, Gariglio Coniugi, Gonella Caterina.

L) Lapusa Vincenzina, L. V. (S. Vitale), Leardi Alfredo, Lorenzoni Teresa, Leva Giuseppina, Lanza Agatino, Lovera Margherita, Lunel Santa, Lombardi Antonio, Lanzarotto Baldassarre, Lasagna Maddalena.

M) Marra Martellina e Michelangelo, Marchetti Augusta, M. A., M. R., M. C., Martinolo Louisette Maritano Clementina, M. F. (Rifreddo), M. C. B. (Dego), M. T. (Alimena), Mole Antonia a nome anche di altre persone, M. P., Miglio Luigia, Murgia Elena, Martelli Raffaele, Micciche Giuseppina, Mariannina Ved. Manicotti, Minogli Luisa, Marengo Olimpia, M. M. (Torino), Manera Catorina, Miglio Ines, Missale Bice, Magliano Maddalena, Nunzia Manno, Mosca Giuseppina, Mosca Ugolina, Messina Calendoli Maria Teresa, Massera Lucia e Tomaso, Dott. Mingazzi Niccolò, Muratore Giuseppe, Moretta Anna, Masoero Luigia,

N) N. N. (Cavallermaggiore), N. N. (Prato di Strada), N. N. (Monticello Alba), N. N. (Napoli) N. N. (Isola d'Asti), N. N. (Cusano di Zoppola) N. N. (Bergamo), N. N. (S. Vito), N. N. (Bassano), N. N. (Civo), N. N. (Rifreddo), N. N. (S. Michele), Nicoletti Filippo, N. N. (Vallelunga Pratameno), N. N. (Post Canavese), N. N. (Venegono Inferiore), N. N. (L. 2b).

P) P. (Torino) Pautasso Maria, Pia Giovanni, Prato Maria, Parlato Giuseppina, P. M. (Roma), Purello Patanè Giovanna, Piccone Giuseppina, Pulitano Antonio, Piano Oreste, Pansera F., Pastori Maria, Pianta Francesca, Plancher Giovanni, Pistorino Antonietta, P. F. M.

R) Rossi Maria, R. A. (Finale), Rosso Natalina, Renella Francesco, Rolando Giovanni, Rossetti Maria, Rossetto Caterina, Ricci Mandelli, Rosso Amalia, Rossi Maria, Randolini Teresa, Sac. Rossi Antonio, Rossi Angelo, Rippa Santa, Romana Teresa, Rago Branco Teresa, Re Carola, Roasio Anna, R. R. (Torino), Rusticoni Caterina.

S) Sibille Prato Luisa, Salvo Vitina, S. G. (Cremona), Saglietti Giuseppe, Salmi Irma, Sagona Virginia, Saleri Elisa, S. D. (Villardora).

T) Torsi Celasco, Torchio Luigia, Tomi Silvio, Tosetti Lodigiani, Tartaglino Rosa, Treves Maria.

V) Verni Bianchini, Vallarino Santina, Veggi Lina, Valli Teresina in Perugini, Vellone Sac. Bruno, Vitina Salvo.

W) W. M. L. (Savigliano.)

Z) Z. Cipriana, Z. T. V. F. (Bosconero), Zanotti Petronilla.

Cooperatori defunti

Adanti Vittoria, Todi (Perugia).

Ambrogi Elena, Roma.

Ariotti Antonia, Borgosesia (Vercelli). Arrigoni Magni Maria, Introbbio (Como). Bambina Michelina Cosacchi, Sestino (Arezzo). Baracco Maria, Cortemiglia (Cuneo).

Battaini D. Antonio, Parroco, Monno (Brescia). Bersezio Francesco, Peveragno (Cuneo). Bertacchi Nina, Clusone (Bergamo). Biglino Giorgio, Biglini d'Alba (Cuneo). Bobbera Giovanni, Lusevera (Udine). Boggiano Luigia, Chiavati (Genova). Boido Cav. Gio. Batt.

Ronfante Teresa, Brusasco (Torino).

Borgogno Maria Ved. Giachino, Monticello d'Alba. Borla Francesco, Colleferro (Roma). Bronda D. Edmondo, Arciprete, S. Marzanotto (A.). Bruno Marianna, Rodallo Canavese (Aosta). Calzaferri Angela, Malonno (Brescia). Cauda Luisa Ved. Forna, Torino. Cella Giuseppina Livellaro, S. Stefano d'Avelo (Gen.). Codegoni Felice, Carpignano Sesia (Novara). Coletti Amalia, Cremona. Corti Giov. Battista, Torino. Cuttica Teresa,

Dabbene Teresa, S. Damiano d'Asti (Alessandria). Defilippi Pietro, Mazed (Aosta). Delberchi Clementina, Caravonica, (Imperia). Dell'Acqua Maria Ved. Robustellini, Grossoto (Son.). Dotta Filippina Ved. Caramelli, Mollere di Ceva. Dova D. Angelo, Costigtiole d'Asti (Alessandria). Drago Giov. Maria, Caravonica (Imperia). Duprà Rosa Vod. Lucchini, Torino. Elemoine Onorato, Cortemilia. Forraroni Carolina, Piacenza. Ferrero Cav. Avv. Antonio, Torino. Fossati l'annette Cerino, Borgosesia (Vercelli). Gariano Maddalena Ved. Macagno, Monticello d'Alba Gariano Vincenzo, Monticello d'Alba (Cuneo). Gaudio Celesta, Altavilla Monf. (Alessandria). Gestro Carlo, Zone (Brescia). Gontero Gio. Battista, Orbassano (Torino). Grosso Federico, Biella (Vercelli). Ingaramo Domenica, Torino. Latini Cav. Giuseppe, Palombara (Roma). Lorandi Francesoo, Sacro (Trento). Lori D. Gaetano, Gaiato (Modena). Loss Maria, Borgosesia (Vercelli). Mancuso Francesco, S. Fratello (Messina). Marchesi Teresa, Sedrina (Bergamo). Martinelli Mons. Fortunato, Cremona. Milocco Valentino, Pavia d'Udine (Udine). Minasso G. B. fu Pietro, Caravonica (Imperia). Minasso Pietro Antonio, Caravonica (Imperia). Mossano Giovanna, Ceresole d'Alba (Cuneo). Numide Ercole, Torino.

Olivero Teresa, Cortemilia (Cuneo). Palazzo Annetta, Torino.

Papa Maddalena, Frazzanò (Messina).

Pella Luigia Ved. Zuccoli, Vedano Olona (Como). l'eretto Colestina, Mazod (Aosta). Podio Marianna, S. Giorgio Canavese (Aosta). Racca Giacomo, Torino. Riccardi Camilla, Cremona. Rigolone Giovanna, Borgo Vercelli (Vercelli). Romano Felice, Mendrisio (Svizzera). Saletta Caterina.

Sella D. Pasquale, Lozzolo (Vercelli).

Simonetti Francesco, S. Pietro in Cerro (Piacenza). Solari Federico, Chiavari (Genova). Sospiri-Del Bue Maria, Cremona. Venturi Annunziata, Apecchio (Pesaro). Verga Repetti Maria, Ponte Chiasso (Bergamo). Vescovi Francesco, Palosco (Bergamo). Viotti Colonn. G. B., Modena. Zammit Antonio, Naxaro (Malta). Zanini Giuseppe, Riola di Vergato (Bologna).

Presentiamo vivissime condoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffragi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.