BS 1920s|1929|Bollettino Salesiano Luglio 1929

Anno LIII.   LUGLIO 1929   Numero 7.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Cronaca delle Feste di Beatificazione : Le feste di Roma. - Benedizione della prima pietra del Tempio a Maria SS. Ausiliatrice in Roma. - A Valsalice, prima dell'apoteosi. - L'apoteosi di Torino. - Don Bosco commemorato al Parlamento Brasiliano. - Pubblicazioni sul Beato Don Bosco. - Anime riconoscenti al Beato D. Bosco. - Omaggi a D. Bosco. - In onore di Maria Ausiliatrice. - Necrologio.

Cronaca delle Feste di Beatificazione

LE FESTE DI ROMA

Le feste svoltesi a Roma e a Torino in onore del Beato Don Bosco, riuscirono splendidissime, oltre ogni previsione. Nessun incidente spiacevole turbò la gioconda serenità delle varie manifestazioni malgrado vi partecipasse una folla enorme, convenuta da ogni regione del mondo.

Riassumendo ora la cronaca delle memorande giornate, rileviamo un fatto indiscutibile: Roma e Torino hanno in stupenda gara, vibrando del più puro entusiasmo, esaltato il beato Don Bosco con un'apoteosi commovente, rivelando ancora una volta all'Italia e al mondo quanto sia venerato e amato Don Bosco.

Il 2 giugno.

Approssimandosi la fausta data, i giornali hanno segnalato l'affluire dei pellegrini, dei divoti e ammiratori del Beato in Roma, numerosisimi, provenienti da tutte le regioni, pieni di entusiasmo. Ricordiamo il grande pellegrinaggio piemontese, guidato dall'Arcivescovo di Torino, S. Em. il Card. Gamba - quelli del Napoletano, della Sicilia, della Lombardia, delle Marche, della Sardegna, ecc. - e quelli esteri del Belgio, della Spagna, della Francia, Inghilterra, Polonia, America, ecc.

L'arrivo a Roma del Sig. D. Rinaldi diede luogo ad un'entusiastica accoglienza da parte di notabilità, allievi ed ex allievi: quello dell'Em.mo Card. Hlond - giuntovi in aeroplano da Varsavia - fu motivo di simpatici rilievi della stampa che ammirò il coraggio (è uno dei pochi Porporati che ha viaggiato in aeroplano) e più che tutto l'affetto per Don Bosco che lo indusse a scegliere tale mezzo di trasporto per non mancare alla glorificazione del Padre.

Dovremmo ricordare le alte personalità del Clero e del laicato che parteciparono alle feste di Roma, ma ce ne dispensiamo pensando che una lunga lista di nomi riesce piuttosto stucchevole. Non possiamo tuttavia tacere alcuni nomi: quello del Senatore Paolo Boselli, sempre ardente ammiratore dell'opera di Don Bosco; del Podestà di Torino, Conte Paolo Thaon di Revel, che nobilmente volle rappresentare la città in cui l'opera di D. Bosco nacque e si svolse rigogliosa; e del Senatore Conte Rebaudengo, tanto noto ai nostri Cooperatori.

Aggiungiamo ancora un altro nome: D. Francesia, che nella floridezza dei suoi 91 anno assistette al trionfo del padre amato. Egli in un lontano giorno del 1867, avendo accompagnato a Roma D. Bosco, potè assistere ad una beatificazione in S. Pietro, e informandone preventivamente quei dell'Oratorio di Torino, scriveva: «... andrò a vedere quello che avranno forse a vedere i nostri nepoti di una persona che noi conosciamo benissimo (alludeva a Don Bosco). Ancorchè desideri vederla io stesso, non invidio però tale consolazione ai posteri. A loro la festa, a noi la persona; a loro la sto ria, a noi le sue stesse azioni e parole. » Dio gli riserbò questa dolcissima consolazione di assistere ancor egli alla festa e cantare in bei versi il trionfo di Don Bosco.

Nella Basilica Vaticana.

La Basilica presentava il 2 giugno un aspetto imponentissimo, gremita com'era da tante migliaia di persone, e rivestita di addobbi nell'abside. In fondo all'abside molteplici giri di lampadari a luce elettrica circondavano la raggiera che è cornice al quadro detto «La gloria », nel quale si ammira il Beato, genuflesso sulle nubi, mentre solleva lo sguardo al Cielo, cui si avvia; ha le braccia conserte e l'aspetto orante; nella parte inferiore è un angelo che sorregge un giglio; nella parte superiore un angelo orante. Altri lampadari, erano disposti in giro al grande arcone e lungo le colonne: in totale circa 250 lampadari con ciascuno da 6 a 40 candele, senza contare quelle dei cornocopi e delle antefisse.

Ai lati dell'abside erano state costruite le tribune e vari recinti destinati agli Istituti maschili e femminili, ai pellegrinaggi e alle persone munite di speciale biglietto. Ai lati erano state situate le cantorie.

Sotto le due logge laterali di S. Elena e della Veronica erano collocati i due stendardi rappresentanti i miracoli approvati per la Beatificazione. Uno rappresentava quello operato a favore di Suor Provina Negro delle Suore di Maria Ausiliatrice: l'altro rappresentava quello operato a favore della signorina Teresa Callegari.

Nel portico, sopra l'ingresso principale della Basilica, era stato posto un quadro rappresentante il Beato Bosco portato in trionfo da un gruppo di allegri giovanetti suoi allievi; Don Bosco è seduto su di un seggiolone, e sullo sfondo si disegna la campagna piemontese.

Il quadro di bellissimo effetto, portava la seguente scritta: Sorreggono sulle loro spalle con festose acclamazioni il sacerdote Giovanni Bosco i giovani esultanti e animati da un unico amore.

Un altro stendardo pendeva sotto la loggia soprastante l'ingresso principale esterno della Basilica: rappresentava la glorificazione di Don Bosco. Il Beato, in mezzo ad una miriade di luci, sale in Cielo; tra le nubi emergono tre belle figure di Angeli; in basso si vedono la Basilica del Sacro Cuore in Roma e quella di Maria SS. Ausiliatrice in Torino. E recava la scritta: Entrando nel tempio venera Don

Bosco Giovanni, che Pio XI regnante nella Città santa, inscrisse ritualmente nel fasto dei Santi. Prega affinchè liberi la gioventù dal maligno nemico e protegga l'Italia, la quale tornata a Cristo dia all'immortale Re il dovuto onore.

Il solenne "Te Deum".

Alle ore 10, dalla sagrestia della basilica si muove il corteo cui partecipano i seminari romani maggiori e minori, il clero della basilica, il Capitolo al completo, il celebrante mons. Antonio Valbonesi, arcivescovo di Menfi, assistito da due canonici. Segue immediatamente, in mozzetta rossa il card. Merry del Val, arciprete, con la sua corte, anch'egli tra due canonici. A breve distanza seguono il cardinale Camillo Laurenti, prefetto dei riti, con i porporati e i prelati componenti la Congregazione, il postulatore della causa don Tomasetti.

Quando tutti si sono sistemati ai rispettivi posti il segretario della Congregazione mons. Mariani, accompagnato da don Tomasetti, si presenta dinanzi al cardinale prefetto dei riti, e quindi al cardinale arciprete della basilica per chiedere il permesso di far leggere il Breve Apostolico di beatificazione, col quale don Bosco viene iscritto nel numero dei Beati.

Ottenuta l'autorizzazione, mons. Barnabei, canonico della Basilica, sale su di un pulpito per leggere l'atto pontificale.

Il documento pontificio premette che Iddio è ammirabile nei suoi Santi i quali continuano le loro opere per la sua gloria e la salvezza delle anime mentre vivono su questa terra. A questi eletti Dio dà la forza e la virtù di superare tutte le difficoltà. Ciò si verificò anche in Giovanni Bosco fondatore della Congregazione salesiana.

Quindi viene a tessere la vita del nuovo Beato mettendo in rilievo le virtù ad edificazione di tutti.

Ricorda poi il suo ingresso nel Collegio ecclesiastico di Torino essendo rettore don Cafasso e sotto quel sant'uomo, elevato dall'attuale Pontefice all'onore dei Beati, l'attività svolta da don Bosco nel suo sacro ministero presso gli asili e le carceri sino a che nel 1841 fondò il suo primo oratorio, che nel 1846 fu trasferito a Valdocco, e aiutato efficacemente dall'arcivescovo di Torino e dalla protezione di Re Carlo Alberto.

Il Breve parla quindi dello sviluppo preso dall'oratorio dal quale ne seguirono tanti altri. Le virtù di don Bosco gli valsero il titolo di Santo mentre era ancora in vita ed ora, dopo le varie fasi della causa di beatificazione, il 21 aprile fu decretato di essere posto tra i Beati.

Il documento termina annunciando che il Papa concede di poter celebrare le messe del Beato e recitare l'Ufficio a tutti i componenti la Congregazione salesiana e all'Archidiocesi di Torino.

Il momento è particolarmente solenne. Tutti gli occhi sono fissi all'alto della « Gloria » berniniana. Ad un cenno cade la tenda e appare, circonfusa da migliaia di luci, la figura del grande apostolo. Tutto intorno l'abside si illumina di miriadi di lampadine. Il pubblico, commosso, cade in ginocchio e da lungi si ode il suono delle campane di tutte le chiese che annunciano all'Urbe la elevazione di don Bosco all'onore degli altari.

Una viva emozione si legge su tutti i volti. Nella basilica gremita da oltre centomila persone, esplode un entusiastico applauso. Scriveva L'Osservatore Romano del 4 giugno: Raramente la Basilica Vaticana ha udito una simile esplosione di gioia viva e prorompente come quella che sgorgò da ogni cuore, all'apparire della nuova visione, immagine soltanto del tripudio degli angeli e dei giusti intorno al Beato comprensore dell'altra gloria, quella senza fine, quella celeste. All'acclamazione seguì l'inno del ringraziamento intonato dal celebrante: Te Deum laudamus. Migliaia di voci risposero con un solo grido di fede e di gioia.

Terminato il canto dell'inno Ambrosiano, Mons. Valbonesi incensava l'immagine del nuovo Beato, e assunti quindi i sacri paramenti, pontificava solennemente la Messa.

Nel frattempo venivano distribuite le immagini e il compendio della vita del Beato, dirigendone la distribuzione il cav. Valorani, della S. Congregazione dei Riti, ed effettuandola alcuni sacerdoti della Pia Società Salesiana.

La cerimonia del pomeriggio.

Consisteva nella visita che il S. Padre avrebbe fatto alle reliquie del Beato nella Basilica.

Per la circostanza non si poteva accedere in S. Pietro che muniti di speciali biglietti: eppure il tempio era gremito fino all'inverosimile e fuori ne rimasero quasi altrettanti.

Alle 18, dal ripiano detto di Costantino, nel portico della basilica, cominciano a giungere i cardinali in abito rosso di seta, con rocchetto, mantelletta, mozzetta e croce, sorretta da un cordone rosso-oro. Il Pontefice, lasciati gli appartamenti privati, accompagnato dalla sua nobile Corte, preceduto e seguito dalla guardia svizzera, contornato dalla guardia nobile, per le sale ducale e reggia, scende fino al portico dove lo attende la sedia gestatoria.

Ossequiato da tutti i cardinali, sale sulla sedia che, a un ordine del decano di sala, viene sollevata. Il corteo pontificio fa il suo ingresso nella basilica.

Non è possibile descrivere l'entusiasmo da cui è trasportata la folla quando il Pontefice appare, mentre le trombe d'argento dalla loggia interna intonano la marcia trionfale del

Silveri e le campane osannano. Le grida raggiungono il delirio. Si inneggia al Papa della conciliazione, all'esaltatore di Don Bosco. Migliaia di fazzoletti si agitano su quella massa di popolo.

Pio XI non si stanca di benedire con larghi gesti dall'alto della sedia gestatoria; il suo volto è pallido per la profonda emozione e i suoi occhi si fermano di quando in quando sulla folla esultante con sguardo paterno.

La manifestazione accompagna il Pontefice fino all'abside e si intensifica quando il coro della Cappella Giulia intona il Tu es Petrus. Il Pontefice, sceso dalla sedia gestatoria, accompagnato dalla Corte, si appressa all'altare per incensare il Sacramento con il turibolo che gli viene presentato dal cardinale Merry del Val, primo dell'Ordine dei Preti. Quindi si reca presso il faldistorio, dove si inginocchia. I cantori intonano l'inno dei confessori e il Tantum ergo. Mons. D'Aquino Corréa, salesiano, vescovo di Cuyabà, nel Brasile, impartisce la benedizione eucaristica.

Dopo la benedizione, il Rettore Maggiore dei Salesiani accompagnato dal Postulatore don Tomasetti si è avvicinato al Papa e gli ha consegnato i doni tradizionali, cioè il reliquario, la vita, l'immagine dipinta su seta e un grandioso mazzo di fiori artificiali.

Il reliquiario è un accurato lavoro in cesello del prof. Galli. Nella parte superiore ha una riproduzione del gruppo superiore del monumento a Don Bosco che sorge a Torino innanzi alla Basilica di Maria Ausiliatrice; misura 47 centimetri di altezza; è d'argento, e le parti ornamentali sono di metallo dorato. Il gruppo poggia su di un doppio basamento. Il basamento in piano è quadrato; i lati hanno eleganti scorniciature, formanti rettangoli, ove, in lastrine d'argento cesellate, sono riprodotte la Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino, la Basilica del Sacro Cuore al Castro Pretorio di Roma, ed ai lati, due gruppi che rappresentano gli allievi di Don Bosco: uno rappresenta una schiera di fanciulli con un religioso salesiano, l'altro un gruppo di fanciulle con una suora di Maria Ausiliatrice. Al secondo piano del basamento, a forma piramidale tronca, sono riportati gli stemmi del Sommo Pontefice Pio XI e della Pia Società Salesiana in mezzo a testine di serafini con intrecci di gigli e rose, simboli della purità e della carità, e intrecci di quercia simboli di fortezza.

Vi è poi riprodotta la casa ove Don Bosco nacque ed il primo sogno del nuovo Beato. Serafini con turiboli completano la splendida ornamentazione, che è accompagnata anche da una scritta che ricorda l'avvenimento della Beatificazione. Nella parte anteriore; sotto il gruppo è un piccolo vano ovale, che custodisce la teca, nella quale è racchiusa la reliquia.

Unitamente al reliquiario veniva offerto a Sua Santità il tradizionale bouquet di fiori artificiali, le immagini e le vite del Beato riccamente rilegate in « amoire » e marocchino bianco. Il Santo Padre nel gradire i doni si intratteneva alquanto con gli offerenti, i quali presentavano poi alla Santità Sua il Podestà di Torino conte Thaon di Revel, e il senatore conte Rebaudengo, Presidente generale dei Cooperatoti Salesiani; poi il Papa ha voluto vedere il venerato don Francesia, che conosce da lunga pezza, ed al quale ha rivolto parole di viva cordialità.

Quindi Pio XI sale nuovamente in sedia gestatoria e il corteo si ricompone. Si ripete, se possibile, ancor più entusiastica la manifestazione. E quasi notte quando la folla si riversa sulla piazza per assistere al meraviglioso spettacolo dell'illuminazione della cupola.

L'illuminazione della Basilica.

La splendida illuminazione della Basilica Vaticana e del Colonnato, si fa in due tempi: prima si illuminano le linee architettoniche della facciata, i costoni della cupola, il colonnato, in modo che le linee essenziali della Basilica appaiono sullo sfondo del cielo. A un quarto d'ora dalle 21 un segnale è trasmesso agli accenditori, che sono ai posti loro assegnati. Essi allora accendono una torcia a vento, nascondono la luce in un recipiente di ferro. Alle 21 precise un altro segnale annuncia che l'illuminazione deve cominciare. Allora il Sampietrino che è sulla croce accende le prime padellino. Tutti gli altri lo imitano rapidamente e, dall'alto in basso, in poco più di dieci minuti, tutta la Basilica risplende e scintilla di una calda e piena luce dorata.

I « sampietrini » hanno eseguito con precisione tutte le manovre inerenti alla illuminazione stessa, che ha suscitato l'entusiasmo delle centinaia di migliaia di spettatori accorsi a godere il superbo spettacolo.

Udienze pontificie.

Ricordiamo in primo luogo l'udienza speciale accordata da Sua Santità al Sig. D. Rinaldi e ai membri del Capitolo Superiore, la mattina del 3 giugno.

Essi hanno voluto esprimere al Pontefice il loro commosso ringraziamento e quello di tutta la famiglia salesiana per la specialissima benevolenza che egli aveva dimostrato verso la Pia Società, per la partecipazione paterna affettuosa costante a tutte le fasi della beatificazione di Don Bosco e per aver voluto imprimere alla cerimonia un così alto e importante significato.

Il Pontefice si è molto compiaciuto col Consiglio Superiore della Società Salesiana per il modo come si è svolta la cerimonia, rilevando che ben rare volte si è presentato il problema ora verificatosi della esiguità dello spazio nella grandissima basilica.

Ha soggiunto che la marea immensa di popolo acclamante a Don Bosco e al Papa era l'indice più preciso della profonda aderenza che il nome, la figura e l'apostolato del fondatore dei Salesiani hanno con l'anima del popolo. Lo spettacolo superbo di fede e di giubilo ha profondamente commosso il Pontefice il quale è stato informato che durante la cerimonia della beatificazione, parecchi neonati erano stati presentati al fonte battesimale di S. Pietro e che ad essi era stato imposto il nome del novello beato.

Il Papa si è poi mostrato particolarmente soddisfatto dell'ordine e della precisione con cui tutte le diverse fasi della cerimonia, non ostante tutto lo straordinario afflusso di gente, si sono svolte ed ha avuto parole di vivo encomio anche per le autorità civili, che nulla lasciarono di intentato perchè l'ingresso dei fedeli alla basilica e il superbo spettacolo della illuminazione si effettuassero con ordine e regolarità non comuni, sì che tutti poterono agevolmente goderne.

Ha concluso affermando che la beatificazione di Don Bosco resterà memorabile negli annali della Chiesa e che la Società Salesiana può giustamente andarne orgogliosa.

Il Sig. D. Rinaldi ha quindi presentato al Papa la medaglia commemorativa della beatificazione. La medaglia è di tre tipi, in oro, argento e bronzo; reca nel retto l'effigie del Beato e nel verso il primo sogno di D. Bosco con le relative date.

Nel pomeriggio Sua Santità accordava altra udienza alle rappresentanze degli istituti Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Cooperatori ed ex-allievi. Un giornale ronfano l'ebbe a dire « una meravigliosa udienza » e giustamente : migliaia di persone, in massima parte gioventù lieta ed entusiasta, gremivano l'ampio Cortile di S. Damaso. In fondo al cortile era il palco pel S. Padre, pei Cardinali e Vescovi: di fronte si schierarono a destra gli Istituti Femminili e le Suore, nel centro gli alunni degli Istituti maschili Salesiani, a sinistra i Cooperatori ed ex Allievi.

L'animazione di tutta la folla era vivissima in attesa del Papa, e si tramutò d'incanto, in un fragorosissimo applauso che sembrava non volesse aver fine non appena il Papa comparve, preceduto dalle guardie nobili e circondato dai Monsignori e gentiluomini della sua Nobile Anticamera.

Pio XI sorridendo e agitando replicatamente la mano salutò ed ammirò per qualche istante quel superbo spettacolo di giovinezza festante e poi si assise in trono, mentre le note dell'Inno Pontificio suonato dal concerto della Guardia Palatina, si associavano al plauso della folla immensa.

Non appena gli applausi tacquero la Schola Cantorum dell'Ospizio del S. Cuore in Roma, diretta dal maestro Antolisei, cantò le Acclamationes in onore del Papa, secondo l'antico spirito liturgico. Ad esse sottentrò il canto dell'Oremus Pro Pontifice eseguito dagli Alunni dell'Istituto Internazionale Don Bosco di Torino, e finalmente tutta l'assistenza intonò con voce poderosa l'Inno Salesiano.

Il Santo Padre ascoltò con visibile compiacenza l'avvicendarsi di queste armonie, cessate le quali si avanzò verso di lui il Rettor Maggiore don Rinaldi che lesse un indirizzo per esprimere la gratitudine profonda della famiglia salesiana per la novella gloria della quale il Sommo Pontefice aveva circondato il nome del suo fondatore e per manifestare i propositi di sempre più forte impegno ed efficaci propositi di lavorare dietro le orme di lui per l'educazione cristiana della gioventù e di servire la Chiesa e il Papa con la devozione più profonda ed illimitata.

L'INDIRIZZO letto da Don Rinaldi. Beatissimo Padre,

Tutta la Famiglia Salesiana è nella pienezza della gioia e dell'esultanza intorno al suo Padre Fondatore, che ieri la Santità Vostra ha innalzato all'onore degli altari, venerandone le Sacre Reliquie.

Al faustissimo memorando avvenimento accorse numerosa rappresentanza di Salesiani, di Figlie di Maria Ausiliatrice, ex- allievi, cooperatori ed ammiratori del nuovo Beato, la quale ora ha con me la fortuna di trovarsi ai piedi della S. V. per ripetere l'unanime consenso dell'affetto filiale della famiglia salesiana verso la Vostra Augusta Persona.

Essi vennero da tutte le contrade, anche dalle più remote ed inospitali missìoni attratti dall'amore tenerissimo che fin dalla giovinezza hanno nutrito verso il Beato nostro Padre. Mi pare degna di essere messa in speciale rilievo la presenza dei pochi primissimi figli, testimoni oculari, poichè la stessa Santità Vostra «in una visione non breve, in una conversazione non momentanea» ha finamente intuito il fascino con cui il Beato sapeva creare i suoi primi apostoli e lanciarli alla conquista delle anime. Ora questi venerandi decani della Famiglia Salesiana, che hanno veduto con i loro occhi e quasi palpato con le loro mani la santità di Don Bosco, son venuti ad acclamare alla proclamazione ufficiale di questa santità paterna che è stata sempre la fiamma animatrice del loro apostolato.

Questo affetto verso il Padre, come si è sapientemente espressa la S. V., « continua a fare sì che egli non solo sia il Padre lontano, ma il Direttore di tutto, l'Autore sempre presente, sempre operante nella vitalità perenne dei suoi indirizzi, dei suoi metodi, e sopra tutto dei suoi esempi ».

Beatissimo Padre, se noi siamo andati avanti per più di 42 anni nella certezza confermata dagli avvenimenti che Don Bosco continuava ad essere il Direttore, l'Autore, il Padre dei Salesiani, ciò sarà ancora più, dacchè la S. V. con atto sovrano del suo Apostolico potere ce l'ha presentato circonfuso dell'aureola dei Beati, quale modello e protettore della nostra vita spirituale e della nostra missione educativa.

Da parte nostra, coll'aiuto celeste faremo del nostro meglio per non renderci indegni. « Con la sua calma sempre dominatrice, e sempre sovrana, e con il lavoro divenuto efficace preghiera » anche in noi il nostro Beato farà sì, che si continui degnamente il magnifico edifizio dell'educazione cristiana della gioventù, da Lui intrapreso e fondato unicamente sulla carità benigna e paziente. Solo questa carità divina può educare, cioè edificare nelle tenere anime, patrimonio inalienabile della Santa Chiesa, le virtù soprannaturali che creano la santità quaggiù in terra prima che brilli eternamente negli splendori dei santi. Charitas aedificat!

In questo proposito e in questa preghiera al Beato si compendia, Beatissimo Padre, tutta la nostra gratitudine, il grazie più vivo dei nostri cuori per la Vostra paterna benevolenza verso di noi, che siamo gli ultimi dei vostri figli. Di questa Vostra benevolenza abbiamo luminose prove nelle commoventi allocuzioni intorno al Beato Giovanni Bosco e nella Solenne Beatificazione di lui, che la S. V. ha voluto innestare, quasi gemma preziosa, nei festeggiamenti dell'Augusto Giubileo Sacerdotale.

Questa data, così cara al cuore della S. V.; lo è pure per tutti i figli del Beato Don Bosco, i quali procurano di commemorarla degnamente dovunque, con la preghiera, con la carità e con l'azione. La numerosa rappresentanza della Famiglia Salesiana qui presente ai piedi della S. V. ne rende testimonianza, e per mezzo mio fa salire all'Augusto Vostro Trono gli auguri ed i voti più fervidi, che il Signore Vi conservi ad multos annos per il bene della Chiesa.

Infine quanti sono qui presenti fanno proprii i sentimenti di sudditanza, di devozione, di ossequio, e di amore filiale del Beato Don Bosco verso il Vicario di Gesù Cristo, e serberanno indelebile ricordo di quest'ora soave e dell'ineffabile bontà della S. V. dalla quale attendono ancora una specialissima benedizione per sè, per i giovani affidati alle loro cure, per le opere di bene che devono compiere, e per quanti si sono raccomandati ad essi per avere una benedizione particolare del Santo Padre.

Benediteci dunque ancora una volta, Beatissimo Padre, e teneteci sempre per i vostri più umili figli, affezionatissimi alla Vostra Sacra Persona e pronti ognora ad ogni Vostro cenno o desiderio.

Alle eloquenti e devotissime parole del Superiore della famiglia salesiana il Papa rispose con un magnifico discorso nel quale si sentiva che più che le sue labbra parlava il suo cuore. Noi lo riproduciamo tal quale fu pubblicato dal Corriere d'Italia:

IL DISCORSO DEL PAPA.

«Sia lodato Gesù Cristo», comincia con alta voce il Santo Padre, e dopo che tutto l'uditorio ha risposto: « Sempre sia lodato », continua: « Ore belle, solenni, gloriose, questo ambiente, questo che ben può dirsi famoso in tutto il mondo Cortile di S. Damaso ne ha vedute, anche non a contare se non quelle alle quali la divina Bontà ha voluto concederci che Noi assistessimo, sopratutto nell'Anno Santo, ed ancora in altre circostanze. Ma rare volte Ci è avvenuto di vedere e di contemplare quello che oggi vediamo e contempliamo, una tale, una così grande, così fitta folla di eletti figli del Papa e della Chiesa, tanta gloria e tanta gioia di carità vera, tanto entusiasmo di filiale pietà, tante dimostrazioni di fede, di vero amore alla Santa Chiesa, a questa antica Santa Romana Chiesa, Madre delle chiese e al Vicario di Cristo, Padre delle anime, Padre comune di tutti i credenti. E tutto questo nel nome, già tanto illustre e glorioso in tutto il mondo, nel nome di Don Giovanni Bosco, ora nel nome e nella gloria non solo terrena e mondiale, ma celestiale ed eterna, nel nome e nella gloria del Beato don Giovanni Bosco. (Applausi).

Voi sapete, sanno quasi tutti i presenti, con quanta partecipazione di cuore, di tutta l'anima Noi dividiamo la vostra gioia e la vostra esultanza perchè anche Noi (lo abbiamo tante volte e sempre con tanta consolazione ripetuto) siamo non solo tra gli ammiratori di don Bosco, ma siamo stati ancora per grande grazia di Dio, tra i suoi conoscitori personali, tra quelli che ebbero da lui stesso vivi e paterni segni di benevolenza e saremmo per dire di paterna amicizia, come poteva esservi tra un veterano glorioso del sacerdozio e dell'apostolato cattolico ed un giovane sacerdote, giovane allora e, conce ben sapete ora invecchiato che voi stessi venite a consolare con queste vostre dimostrazioni di filiale pietà (applausi vivissimi).

Ve ne ringraziamo, dilettissimi figli, e sappiamo che voi avete partecipato al Nostro Giubileo Sacerdotale in modo infinitamente più importante che con i vostri pur graditi applausi con la vostra preghiera cioè, della quale vi rendiamo particolari grazie. Siamo particolarmente lieti, in questo richiamo di vecchie memorie, di vedere intorno a Noi quei veterani degli alunni salesiani, quegli operai delle prime ore, di quelle prime ore che sono sempre le più difficili e le più ardue quando si tratta di aprire solchi, di strappare a terre ancora inesplorate il primo frutto e inaugurarne la coltivazione; onore a voi antichi soldati dell'istituzione salesiana, a voi primi compagni del Beato Giovanni Bosco!

E ben venuti tutti voi che siete accorsi da tutte le parti del mondo a rendere più gloriose e grandiose le primizie di venerazione, al vostro, anzi al Nostro glorioso Beato. Noi per grazia di Dio l'abbiamo potuto elevare come segno alle genti, all'onore degli altari. Voi da tutte le genti siete venuti a rendergli tributo raramente così universale nell'attualità della Beatificazione, nella gloria così splendida di S. Pietro in Vaticano. E voi non solo Ci avete fatto più vivamente gustare, con la vostra presenza, questa elevazione agli onori dell'altare, ma Ci avete fatto anche più vivamente sentire e gustare quella universale paternità che la divina Provvidenza volle nella sua divina bontà e negli arcani suoi imperscrutabili, dare al Nostro povero cuore. Mai come in questi momenti nei quali vediamo intorno a Noi anime così ferventi di carità cristiana come le vostre, anime venute da tutte le parti del mondo, mai come in questi momenti sentiamo di essere veramente il Padre di tutti i credenti, di tutta la grande famiglia cattolica che voi rappresentate così veramente, così grandiosamente, così degnamente, che già sarebbe in questa sola vostra presenza una testimonianza eloquentissima dei meriti del Beato Giovanni Bosco e della fecondità e preziosità dell'opera sua.

Quando pensiamo che voi, Salesiani e Salesiane, allievi ed allieve, ex-allievi e Cooperatori, Vescovi, Prelati, Cardinali, non siete che una rappresentanza, una debole rappresentanza dei tanti e tanti che in spirito come una grande apocalittica visione vediamo dietro a voi, sopra voi, insieme con voi, l'animo Nostro è veramente rapito di ammirazione e di esultanza. Quanti sono i figli di don Bosco e coloro che partecipano dell'opera sua? Anche solo a contarli nel momento presente, sono a migliaia e migliaia. I Salesiani da sette ad ottomila, le brave Figlie di Maria Ausiliatrice da otto a novemila. E quanti sono gli allievi sale siani? Non risponderemo a quest'ultima domanda che con la risposta del vostro stesso Superiore Maggiore il quale, domandandogli Noi se potesse darci almeno con una globale approssimazione il totale degli alunni salesiani in questo momento, modestamente Ci rispondeva che non lo sapeva e non poteva darcelo. Ecco una bella testimonianza di modestia ed ecco ancora, lasciateci dire, una superba affermazione (applausi vivissimi), perchè in sostanza il buon padre voleva dire che essi sono tanti che neanche sappiamo quanti siano.

Ci congratuliamo con voi, dilettissimi figli, in qualunque posto, in qualunque ufficio, in qualunque anche più umile grado vi troviate di questa grande famiglia, di questo grande esercito, di questa grande vera armata del bene e della verità. Quando si pensa che cosa è il valore di un'anima sola, quando si pensa che immenso tesoro è una sola educazione cristiana, una educazione cristiana come don Bosco l'intendeva, cioè profondamente, completamente, squisitamente cristiana e cattolica; quando si pensa a questo tesoro moltiplicato per dei moltiplicatori così grandi, è veramente una esaltazione di gioia e di gratitudine verso Dio che sa suscitare così grandi le opere sue e sa mantenerle vive in questo mondo, in questo misero mondo, in cui è pur sempre così pertinace la lotta del male contro il bene, contro la verità cristiana. Ci rallegriamo con tutti e ciascuno di voi, o diletti figli, con tutta la grande famiglia salesiana, e troviamo in questa rassegna, in questa consolante constatazione di un passato così fecondo di bene, la sicurezza più solida per un avvenire sempre più splendido, sempre più ricco di spirituali tesori, tesori di gloria di Dio, tesori di consolidamento, ed estensione del Regno di Cristo, tesori di salvezza e di santificazione delle anime, tesori di onore e di gloria per la Santa Chiesa Sposa di Gesù Cristo. Non potremmo farvi diletti figli, altro nè più bello nè più paternamente amorevole augurio di questo, nel momento in cui l'opera vostra si illumina di riflessi così belli, così ammirevoli, così gloriosi di luce divina, mentre abbiamo potuto per grande misericordia di Dio innalzare il vostro e Nostro Beato don Bosco agli onori dell'altare e sollevare il lembo del velo d'oro che ci nasconde gli splendori dei Cielo, cercando di mostrare in qualche modo anche visibilmente qui sulla terra, qualche cosa della grande gloria che lo circonda lassù giusto premio ai suoi immensi meriti.

Alla gloria celeste deve corrispondere la gloria terrestre, e voi siete venuti appunto per stabilire questa corrispondenza con la espressione di quella mondiale venerazione per la quale centinaia di migliaia di anime hanno dovunque pregato e venerato con voi il Beato don Bosco. Ma voi dovete pensare che la gloria più vera del Beato don Bosco su questa terra è nelle vostre mani: dipende da voi. Non è parola nostra quella che Noi ora pronunciamo, ma è parola di

Dio: Gloria patris filii sapientes, il vostro padre sarà glorificato con la gloria più bella che anche umanamente gli può arridere, se voi sarete i figli sapienti di tanto padre; se saprete come ora, anzi sempre più e sempre meglio intendere lo spirito suo e dell'opera sua, se saprete sempre meglio continuarla precisamente come egli voleva, senza misurare il lavoro (ricordiamo quello che egli stesso diceva, gloriosa divisa: Chi non sa lavorare non è Salesiano), senza misurare (Ci sembra ancora di vederlo con gli occhi Nostri), la dedizione, anzi l'abdicazione intera di tutto quanto riguardava la propria persona ad ogni cosa che potesse contribuire al bene delle anime. E ricordiamo Noi stessi le belle parole che egli stesso, guardando all'avvenire con geniale intuizione, Ci diceva allorchè Ci congratulavamo con lui per aver visto tante belle cose nelle sue case, nelle sue officine, nelle sue scuole. E badate che neanche si trattava del bene in se stesso, ma semplicemente dell'attrezzatura del bene, nella quale egli procedeva con sicurezza di felicissima ispirazione. Alle Nostre congratulazioni egli che, come ben sapete, quando parlava di se stesso usava sempre la terza persona rispondeva: « Quando si tratta di qualche cosa che riguarda la grande causa del bene, don Bosco vuol essere sempre all'avanguardia del progresso ».

Questa parola che abbiamo raccolta un giorno dalle labbra del padre vostro, dilettissimi figli, pensiamo di lasciarvela come ricordo, come frutto, come proposito di lavoro, come la più bella pratica conclusione di quest'ora magnifica che Ci avete procurato. Quando si tratta del bene, della verità, dell'onore di Dio e della Chiesa, del Regno di Gesù Cristo, della salvezza delle anime, sempre all'avanguardia del progresso! Sarà questa la vostra parola d'ordine, sarà l'eccitamento continuo a procedere sempre più animosamente per quelle belle vie alle quali vi avviano la parola, l'esortazione, l'esempio ed ora l'intercessione del Beato Giovanni Bosco.

E in questa magnifica visione del passato e previsione dell'avvenire che vi impartiamo l'Apostolica Benedizione, tutte quelle benedizioni che siete venuti a chiedere al vostro Padre in un momento così bello; tutte quelle benedizioni che per ciascuna delle sue famiglie Ci ha domandato il vostro felicissimo interprete: tutte quelle benedizioni che in questo momento a voi, a tuttii e a ciascuno, giovani e non giovani, impartiamo di tutto cuore, insieme a tutti quelli e a tutte quelle care cose, care persone„ istituzioni, opere, aspirazioni, case, collegi, missioni, che ciascuno di voi porta nel pensiero e nel cuore e desidera che sia con sè benedetto. Su tutto questo scenda la paterna Nostra benedizione e rimanga per sempre ».

La Benedizione del Papa.

Quando Pio XI ebbe terminato di parlare e si levò per impartire la Benedizione Apostolica, tutta l'assemblea contenendo a mala pena tutto l'entusiasmo si raccolse in atteggiamento di devota pietà. Poi, non appena che le parole della Benedizione furono terminate, proruppe nuovamente in applausi interminabili. Il Papa scese dal trono e circondato dai Cardinali e dai Vescovi si avanzò fino all'estremo limite del podio percorrendolo tutto e salutando con replicati cenni di saluto e di benedizione. Nella folla gli applausi, le grida giovanili raddoppiavano sempre di intensità e neanche si calmarono dopo che il Papa si fu ritirato per rientrare nelle sue stanze perchè lungamente ancora continuarono gli applausi e le grida al suo indirizzo.

« È stato veramente - scriveva L'Osservatore Romano del 5 giugno - il pellegrinaggio dei pellegrinaggi... Quale magnifico spettacolo!

Altre udienze accordò il 6 giugno Sua Santità Pio XI ai 20o alunni chierici dell'Istituto Internazionale D. Bosco e a 25o alunni e capi d'arte della Casa Madre di Torino.

Al giungere di Sua Santità nella Sala Clementina, dove erano gli studenti, dopo gli applausi e le acclamazioni, la Schola Cantorum dello Studentato eseguiva magistralmente l'Oremus pro Pontifice.

Dopo aver dato a tutti a baciare la mano il Santo Padre passava nell'aula Concistoriale ove trovavansi riuniti i giovani, con alla testa il vessillo e la Croce, con la quale sono partiti in pellegrinaggio da Torino.

Sua Santità passava anche questi in rassegna, e quindi, prima di salire in trono, riceveva l'offerta dei volumi, elegantemente rilegati, che trattano dei vari metodi che si seguono nelle scuole professionali salesiane, ed il volume su I soggiorni del Beato Don Bosco a Roma.

Sua Santità ringraziava dell'offerta, esaminando brevemente i volumi disse come poi avrebbe minutamente osservato e quindi saliva al trono, ove pronunciava un paterno discorso. Prima del discorso la Schola Cantorum ripeteva il canto dell'Oremus pro Pontifice.

Il Santo Padre si congratulava vivamente con i bravi e cari figli, li ringraziava dei cantici, degli applausi, che esprimevano i nobili sentimenti del loro cuore e della pietà filiale che li anima e li animerà sempre, ma più di ogni altra cosa li ringraziava per la loro presenza, per la visita filiale. Non avevano voluto lasciare la città santa, senza rivedere il Padre, ed ave vano indovinato il desiderio del Padre, che era appunto quello di rivedere e di ribenedire figli tanto buoni e cari; e li rivedeva con tanto maggior desiderio proprio perchè già li aveva veduti nel cortile di San Damaso e quell'immenso spettacolo di anime e di preghiere, nella Basilica, resa più bella dalla glorificazione del loro e suo caro Don Bosco. Tutto questo faceva desiderare al Padre di rivederli ed essi erano una porzione eletta della grande famiglia: i teologi d'oggi, sacerdoti di domani, gli esponenti della grande famiglia salesiana, maestri e strumenti di tante anime che verranno a loro, a questo grande Convito che il Beato Servo di Dio ha saputo preparare.

Rivolgendosi ai cari giovani, ai piccoli, prediletti delle persone che li hanno preceduti, del loro grande padre, del Pastore divino delle anime; per il quale i pargoli sono stati e rimangono la speciale predilezione, gli allievi della Casa madre, come amano dirsi, essi che rientrano nel posto dei primi germogli per opera del Beato Servo di Dio.

Il Santo Padre soggiungeva di non voler trattenerli a lungo, ma che solo voleva dire due parole agli uni ed agli altri, sapendo di deporle in terra buona, che basterà coltivarla, come i Salesiani sanno fare.

Ai teologi faceva una raccomandazione, che lo stesso Don Bosco avrebbe sottoscritto. Essi studiano la Teologia e la devono studiare, perchè è la scienza di Dio e della Fede; la debbono insegnare, far conoscere le bellezze di Dio, cui dovranno condurre le anime. Ebbene raccomanda ai teologi quella che è la caratteristica salesiana, il lavoro, l'opera, e ben s'intende, la preghiera, la coltivazione accurata dello spirito, perchè senza questo non ci può essere proficuo lavoro. La preghiera, la meditazione, sono per tutti grandi e piccoli, e in queste sta il segreto dell'azione, che fa fecondo il lavoro. Cerchino che la teologia abbia profonda larga efficace aspirazione ascetica.

Ai giovani ed ai giovanetti diceva il Santo Padre di rivolgere una parola ancora più paterna. Parlando nell'adunanza nel cortile di San Damaso, aveva detto che all'onore celeste di Don Bosco aveva pensato il Papa; all'onore terreno invece dovevano pensarci loro, con la parola, con l'opera, con il contegno, con la conversazione, con il lavoro. Allora saranno figli sapienti ed il padre loro sarà da loro glorificato. A questo dovranno aggiungere l'intima aspirazione di tutta la vita alla profonda coscienza di quello che sono, di quello che da loro si aspetta. Tutti possono dire di essere figli, quando sono uniti in una universale santità, ma quando si hanno i santi in famiglia bisogna fare onore a questo onore della famiglia.

Il santo Padre raccomandava questo pensiero pur sapendo essere per loro superflua la raccomandazione, ed essi l'avranno raccolta per conservarla, per radicarla nel cuore e nella mente: i figli di un Santo debbono fare onore a questa gloria di famiglia e rendersi degni di tale paternità. Questo pensiero li aiuterà a mantenersi in alto, li aiuterà a dare alla loro vita una impronta vera e santa, una elevatezza nobile degna dei figliuoli di Dio, dei figli di un santo, e Don Bosco sarà contento di loro, lo glorificheranno, e saranno riconosciuti come figli di un santo. Così il padre santo sarà glorificato dai figli suoi.

Con questi voti e paterni ricordi il Santo Padre impartiva l'Apostolica benedizione.

Il solenne triduo in onore del Beato

si svolse nei giorni 5-6-7 giugno alla Basilica del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio e riuscì veramente solenne per la partecipazione di un grande numero di fedeli. Splendidi i pontificali quotidiani resi più imponenti dalla preziosità dei paramentali artistici di gran valore e vecchi di 30o anni; dalle esecuzioni musicali sotto la guida del M° Antolisei, fine compositore e abilissimo direttore; dalla decorazione elegante di drappi e lampadari che facevano rifulgere in tutta la loro artistica bellezza le armoniose linee della Basilica - che i competenti architetti dicono la più bella chiesa costruita a Roma dal '7o in poi (1). E sopratutto dagli illustri oratori che nei tre giorni tesserono con parola ispirata le lodi del Beato; cioè Mons. Salotti, Mons. Olivares e il Card. Gamba.

E quanta animazione e fervore nel quartiere quotidianamente illuminato intorno alla Basilica da migliaia di lampadine elettriche.

Roma aveva necessità che un tempio fosse dedicato al Cuore di Gesù, e si costituì un Comitato, la Federazione Piana delle Società cattoliche se ne occupò, ma le offerte non erano sufficienti, e soltanto si giunse a designare il posto, e cioè laddove sorgeva come una nuova città fra il Castro Pretorio e la Stazione ferroviaria.

Morto Pio IX con questo ardente desiderio, anche il grande Leone XIII, colui che giovinetto aveva piantato la Croce del Redentore sul monte Capreo riprese il progetto del suo antecessore.

A chi affidarlo? Chi sarebbe stato capace in quel cozzo terribile d'interessi, in quella febbre edilizia a scopo di speculazioni, di occuparsi dell'edificazione di un tempio?

Il Card. Alimonda indicò D. Bosco; e Leone XIII segui il consiglio, affidando al Beato la difficile impresa. Don Bosco accettò chiedendo in cambio al Pontefice l'approvazione della Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù con le indulgenze e privilegi che ora gode, specialmente quello di partecipare da parte degli iscritti all'applicazione di sei messe quotidiane e a tutte le opere buone che si compiono nell'Ospizio del Sacro Cuore.

Una commemorazione di Don Bosco.

Chiudiamo la cronaca delle feste di Roma con un gentile episodio.

I figli del Teologo Murialdo (i Giuseppini), anch'esso figlio e gloria del Piemonte e coetaneo non solo ma associato nell'apostolato di bene per la gioventù con Don Bosco, vollero rendere doveroso tributo della loro ammirazione e venerazione al novello Beato, e offrirgli il primo fiore di omaggio alla vigilia della solenne Beatificazione. E nella loro casa madre, in Roma, nel salone-teatro in via Etruschi, tennero un'adunata in suo onore, affidando l'elogio e l'orazione commemorativa di D. Bosco alla Nobil Donna contessa Amalia Capello che felicemente corrispose al gradito mandato e all'aspettativa dello scelto uditorio accorso.

Erano presenti i cardinali Sincero e Hlond cui facevano eletta corona Vescovi dell'Equatore, di S. Salvador, di Magellano e Mons. Emanuel Vescovo Ausiliare di Sabina, nonchè il Rettore Maggiore dei Salesiani Don Rinaldi, il Padre Apolloni generale dei Giuseppini e la curia, l'Ambasciatore del Brasile presso la S. Sede e il Conte Maggiorino Capello del Nicaragua, il venerando senatore Boselli, Collare della SS. Annunziata, i generali Santucci e Panizzardi, Montallenti, la contessa Ratti, cognata del S. Padre e la nipote marchesa Persichetti Ugolini con lo sposo, la marchesa Antici Mattei, la contessa Lazzari, i commendatori Scheggi, Coen, Vignoli, Belloni e molti altri.

La presentazione della oratrice venne fatta con indovinate parole dal P. Casaril vicario generale dei PP. Giuseppini che rilevò altresì lo scopo doveroso dell'omaggio da parte della sua Congregazione al fondatore dei Salesiani e i vincoli di sincera ed affettuosa fraternità ed operosità tra i due fondatori e le loro famiglie. Quindi la Contessa Capello con parola chiara, facile ed elegante rievocò D. Bosco, e l'opera benefica da lui esplicata nell'interesse della gioventù, della Patria e della Chiesa, e chiuse con un felice accenno alla conciliazione oggi compiuta, a corona del desiderio vivissimo del Beato.

Un ringraziamento cordiale ai PP. Giuseppini della dimostrazione data in questa circostanza al nostro D. Bosco.

(1) Tra le afflizioni che dopo il '7o amareggiarono la Chiesa, l'angelico Pio IX sentì che rimaneva unico conforto rivolgersi al S. Cuore di Gesù; e desiderò che verso il Sacro Cuore si manifestasse il culto in forma solenne, visibile.

Benedizione della prima pietra del Tempio a Maria SS. Ausiliatrice in Roma.

« La fausta occasione della Beatificazione dell'Apostolo dell'educazione cristiana Giovanni Bosco - scriveva « L'Osservatore Romano » del 5 giugno - è stata magnificamente prescelta per la posa della prima pietra della nuova chiesa intitolata a Maria Ausiliatrice che i Salesiani erigono in Roma accanto al nuovo Istituto per le scuole professionali, che, come si ricorderà, fu iniziato nel giorno onomastico del Santo Padre il 12 maggio 1928.

Il trionfo di un'idea.

« Come è sorta l'idea del nuovo Istituto?

I Figli di Don Bosco non potevano rimanere indifferenti di fronte allo sviluppo sempre crescente che va prendendo nel mondo l'opera delle scuole professionali salesiane, questa meravigliosa istituzione voluta da Don Bosco a redenzione della gioventù operaia che assorbe tanta parte della nostra attività. Ma purtroppo essi sentivano e da parecchi anni l'insufficienza dell'Ospizio nei suoi locali, che non permettevano di accogliere più di 150 alunni artigiani, ne di aprire nuove scuole professionali oltre quelle già esistenti dei calzolai, sarti, falegnami, legatori di libri e tipografi. Un maggiore sviluppo per quanto desiderato, non era possibile senza invadere e compromettere un'altra opera esistente nell'Ospizio: quella degli studenti.

« S'imponeva adunque una soluzione e la più ovvia sembrò quella di uno sdoppiamento: l'Ospizio agli studenti e agli artigiani un nuovo istituto con più vasti e numerosi locali per trasportarvi le scuole professionali dell'Ospizio stesso, e così ampliarle ed aumentarle di numero con l'apertura di altre scuole, pur tanto necessarie, come quelle dei fabbri e dei meccanici e degli elettromeccanici. L'idea di questo nuovo artigianato si incominciò a vagheggiare dai Superiori fin dal 1910. Ma ove costruire il nuovo artigianato?

« Dapprima con insistenza e per vari anni si pensò al Castro Pretorio: a qualche luogo vicino all'Ospizio o almeno non fuori della nostra Parrocchia. Si desiderava da tutti che la nuova costruzione si potesse considerare ancora come un quid unum con l'Ospizio stesso, come una continuazione, un ampliamento dell'Opera che Don Bosco volle fondata a vantaggio della gioventù qui all'ombra della chiesa del Sacro Cuore. Ma per quanto i Superiori si preoccupassero di riuscire nell'intento, tutti i loro sforzi andarono a vuoto, come andarono a vuoto altre ricerche fatte in seguito nel Quartiere Tiburtino e poi nel centro di Roma.

« Così disponeva la Provvidenza per dirigere il pensiero dei Figli di Don Bosco alla periferia della città, affinchè potesse sorgere in Roma un'altra grande Opera salesiana, oltre quella dell'Ospizio e del Testaccio, a vantaggio morale e spirituale di un nuovo quartiere. E gli occhi dei Superiori si posero sulla località non lungi dalla quale già era stata aperta la Scuola pratica di Agricoltura per orfani di guerra: su quel nuovo quartiere eminentemente popolare che si estende tra Tor Pignattara e Via Appia Nuova e che ora si va sviluppando alacremente. È qui, in via Tuscolana che i Salesiani fin dal 192o acquistarono per la nuova costruzione un appezzamento di oltre 35.000 mq. Ed è per questa popolazione particolarmente bisognosa di assistenza spirituale che essi idearono la grandiosa opera che ora si sta costruendo, e che sarà degna di Roma, di Don Bosco e del Pontefice felicemente regnante al quale è stata intitolata.

La nuova costruzione.

« La nuova costruzione, concepita con i più moderni criteri di tecnica, di comodità e di igiene, si svilupperà attorno a tutta l'estensione del terreno acquistato, equivalente per lo meno a sette volte tutto l'Ospizio. Secondo il progetto, oltre a vasti laboratori e spaziose scuole per 300 artigiani interni, essa avrà altri grandi locali, estesi cortili ed un bel teatro per un Oratorio festivo e un Dopolavoro; e più ancora, un centro di vita spirituale: un maestoso Tempio capace non meno di 6ooo fedeli.

«Nell'aprile dell'anno scorso i disegni - opera dell'ing. Valotti - erano pronti ed attendevano impazienti che si mettesse piano ai lavori. A quell'epoca si preannunziava già questo Anno Giubilare e nell'ansiosa aspettativa del suo fausto avvento l'amore al Papa non poteva a meno che parlare al cuore e alla mente del Rettor Maggiore così come avrebbe parlato allo stesso Don Bosco; la cui vita, opere e scritti non furono che la più alta espressione di un'ardente ed incondizionata dedizione al Romano Pontefice. Ed ecco per espressa volontà del Successore di Don Bosco, sono state intitolate Pio XI.

« Esse sono l'omaggio devoto ed imperituro dei Salesiani al Santo Padre nel suo gloriosissimo Giubileo, e sono anche l'attestato solenne della loro più profonda riconoscenza per il grande amore che l'Augusto Pontefice nutre per il Beato Don Bosco e per la Congregazione Salesiana.

Il compiacimento del Santo Padre.

« E questo amore ebbe una nuova eloquentissima dimostrazione. Allorchè infatti furono presentati a Sua Santità, a nome del Rettor Maggiore e di tutta la Congregazione, gli auguri e le felicitazioni per il Suo giorno onomastico e nello stesso tempo la tavola planimetrica delle nuove scuole professionali che i Figli di Don Bosco desideravano intitolare al Suo augusto nome, il Santo Padre, mentre con sovrana bontà si compiaceva di aggradire l'affettuoso omaggio dei figli, prendeva in minuto esame i disegni e tutto approvava e benediceva di cuore. Ma in modo particolarissimo si soffermava sul grandioso progetto della nuova chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice. Di essa il Santo Padre si mostrava intimamente sodisfatto come di un'impresa santa che appagava appieno il Suo augusto desiderio e caldeggiandola di cuore, faceva vive premure affinchè i Salesiani vi mettessero mano al più presto, contemporaneamente alla costruzione del primo braccio delle Scuole professionali ».

Alle parole del giornale dobbiamo aggiungere che .il S. Padre nella sua paterna bontà contribuiva alle spese con una generosa offerta.

Il gesto del Sovrano Pontefice rivela in modo eloquente il suo intenso desiderio che l'Anno Giubilare segni per la popolazione del nuovo quartiere l'inizio di un'èra nuova, di uno sviluppo religioso che elevi il popolo ai supremi, ineffabili conforti della fede; chi non sente l'incitamento a cooperare perchè il desiderio del Papa diventi presto realtà per il bene delle anime?

La posa della prima pietra.

La cerimonia, svoltasi sotto il limpido cielo di Roma, fu quanto mai affascinante per la maestà del sacro rito e per lo spirito di attenta osservazione che sempre l'accompagnò da parte degli alunni e alunne di tanti Istituti, ivi convenuti, e della popolazione del vasto quartiere.

Quando la cerimonia ebbe inizio oh! sì che non è mancato il colpo d'occhio! cinque porpore splendenti di Principi della Chiesa - Pompili, Hlond, Cerretti, Lauri e Gamba - numerosi Vescovi, autorità ecclesiastiche e civili; folla di sacerdoti d'ogni nazione, Figlie di Maria Ausiliatrice, e benefattori, cooperatori gremivano il capannone presso cui un'armatura reggeva la grande pietra riquadrata di travertino, che sarà il nucleo sul quale si eleverà il nuovo tempio di Maria Ausiliatrice.

Dopo una Marcia eseguita dalla Banda dell'Ospizio S. Cuore, prese la parola il Rettor Maggiore, Sig. D. Rinaldi, il quale partendo dal ricordo dell'umile condizione in cui era D. Bosco nel 1829 - contadinello e garzone in una cascina lontano dalla famiglia - e accennando al trionfo attuale, rammentò ai presenti le belle parole colle quali Sua Santità nel 1927 ricordava che Don Bosco è «l'autore di quanto fanno i figli suoi, perche è sempre presente, sempre operante nell'immutata efficacia dei suoi indirizzi e dei suoi insegnamenti, e nella meditazione dei suoi esempi ».

«Gli esempi e gli indirizzi suoi - dice Don Rinaldi - oggi ci suggeriscono ed impongono un filiale, devoto omaggio verso Colui che D. Bosco conobbe ed ammirò qual giovine sacerdote e che oggi, venerato e benedetto da tutto il mondo, governa la Chiesa dalla cattedra di S. Pietro ». Ed auspica che come le feste di D. Bosco oggi s'intrecciano con quelle dell'Anno Giubilare del Pontefice, così l'Istituto Professionale e il nuovo Tempio ricordino ai secoli venturi la faustissima ricorrenza in una di quelle opere di carità e di religione che il Pontefice Pio XI tanto predilige.

Il Sig. D. Rinaldi, quasi invitando S. Em. il Card. Pompili ad iniziare il sacro rito della benedizione, l'assicura che tutti i presenti invocheranno grazie celesti sul Papa e sulle nazioni della terra, perchè la pace di Cristo regni davvero nel Regno di Cristo, che i Figli di D. Bosco concorreranno a dilatare nel mondo, coll'aiuto di Maria Ausiliatrice.

Il Cardinale Vicario, vestito dei sacri paramenti, dà principio alla cerimonia che, quantunque lunga, parve piuttosto breve ai presenti: la cui curiosità fu particolarmente acuita nella conclusione, quando, calato il masso, dopo il Cardinale celebrante, porporati ed autorità si succedettero a passarsi la cazzuola per deporvi la calce.

Nel masso, dentro un astuccio di piombo, fu chiusa insieme ad altri oggetti un'artistica pergamena, con l'epigrafe dettata dal prof. D. Ceria, Salesiano, nella quale si legge: Sotto il Pontificato di Pio XI nell'anno del suo Giubileo sacerdotale, essendo Re d'Italia Vittorio Emanuele III e Duce degl'Italiani Benito Mussolini, nell'Anno VII E. F., nel quale GioVANNI Bosco Padre e Legislatore dei Salesiani fu ascritto fra i Beati, Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore della Società Salesiana, a fine di perpetuare così insigni avvenimenti, in un nuovo rione di Roma, fece iniziare sotto gli auspici e il nome di un sì grande Pontefice il Tempio dedicato a Maria Ausiliatrice e il grandioso Istituto professionale dei giovani; ed il Cardinal vicario Basilio Pompili, secondo il rito ne benedisse la pietra angolare il 4 Giugno 1929 ».

Terminata la benedizione, il Cardinale Pompili annunziò ai convenuti la speciale benedizione del S. Padre, ed il Suo augusto compiacimento per il Tempio di cui si iniziano i lavori nella bella e cara circostanza della beatificazione di don Bosco. Si disse felice di rendersi interprete dei sentimenti del Santo Padre e ripetè l'augurio che la nuova chiesa diventasse un centro di pietà e di fervore per la conquista delle anime. Ricordò che questa fu la divisa di don Bosco, Da mihi animas, per tutta la sua vita; vita che può definirsi un continuo miracolo, e terminò esprimendo anche il suo personale compiacimento ed il suo ringraziamento a quanti con la loro presenza avevano onorato la cerimonia.

Alcuni dati non riusciranno vuoti di senso ai nostri ottimi Cooperatori che tanto interesse hanno di conoscere lo sviluppo delle opere della nostra Pia Società.

La nuova chiesa comincia appena ora ed è stata da tempo preceduta dalla costruzione - oggi molto avanzata - di tre bracci maestosi dell'Istituto Professionale che s'intitola a Pio XI, e sarà accompagnata dai locali della Parrocchia, dal teatro e dal Dopolavoro.

La superficie che sarà occupata da tutto l'insieme delle costruzioni e dei cortili sarà di ben quarantamila metri quadrati, dei quali duemila soltanto ricoperti dal grande tempio, che misurerà m. 75 di lunghezza, per 3o di larghezza e più di 25 di altezza. La grande navata centrale sarà larga m. 16 ed ai due lati si avranno vaste cappelle. In corrispondenza del braccio secondario la larghezza del tempio sarà di ben 40 metri. Lo studio della pianta e di tutta la monumentale costruzione è ispirato ad un senso nobilissimo di classica e sacra romanità ed ha riscosso la lode della commissione Edilizia del Governatorato di Roma, per solito così rigorosa e parca nei giudizi favorevoli. Ne sono geniali progettisti gli architetti Valotti e Mosso di Torino, il primo Salesiano ed esperto costruttore, il secondo giovane di fine senso artistico e di sicuro avvenire. L'area coperta dalla prima parte già eseguita per la struttura muraria e da servire all'istituto professionale, è di circa metri quadrati 3300; calcolando invece anche gli spazi liberi e le parti ancora da costruire, si raggiungeranno i metri quadrati dodici mila.

La lunghezza del portico è per un lato di m. 87 e per l'altro m. 67, la larghezza di m. 6. Il cortile principale misura m. 75 per m. 55 con una superficie quindi di 4125 m. quadrati.

Ma questo ampio cortile, in cui giuocheranno in pien'aria e pieno sole, nelle ore di intervallo dal lavoro e dallo studio, le varie centinaia di giovani artigiani che saranno accolti nell'istituto, sarà superato dal campo più particolarmente riservato agli esercizi sportivi e che misurerà seimila metri quadrati.

La parte dell'Istituto già costruita consta: di un fabbricato a tre elevazioni, lungo m. 90, largo m. 16 ed alto metri 17; di un secondo fabbricato a due elevazioni, lungo m. 8o, largo m. 19 ed alto m. 11,70.

Le scale, che dànno accesso ai piani superiori hanno una tromba larga metri 6 e rampe larghe m. 2.

La copertura è ad ampie terrazze dalle quali si domina un mirabile panorama.

Diremo ancora, per gli amanti di statistiche che si dovettero scavare ed asportare oltre 30.000 m. cubi di terra per raggiungere il piano dei fabbricati e del grande cortile di ricreazione.

Le fondazioni eseguite nel modo più solido, tanto che si potrà, quando si vorrà, sopraelevare sulle attuali costruzioni un altro piano, hanno richiesto una cura del tutto particolare giacchè il sottosuolo era tutto scavato da gallerie a più ordini, donde in epoca non precisabile si era estratta la pozzolana.

Malgrado l'arresto causato dall'inverno, eccezionalmente rigido, i lavori hanno proceduto con una grande alacrità e di ciò va data lode all'impresa Provera e Carassi cui è affidata anche la costruzione della chiesa.

A Valsalice, prima dell'apoteosi.

Esumazione e ricognizione della salma.

Dl eccezionale Interesse furono le cerimonie svoltesi a Torino intorno alla salma di D. Bosco. Prima fra tutte l'esumazione e la ricognizione, avvenuta nel pomeriggio del 16 maggio, presenti Mons. Salotti, Promotore della Fede, il Postulatore D. Tomasetti. Vi assistettero pure S. Em. il Card. Gamba, Mons. Filippello, il Podestà di Torino Conte Thaon di Revel col Segretario e Capi Uffici del Comune, vari medici, i membri del Capitolo Superiore della Pia Società, e una rappresentanza delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Appena la bara fu tratta dalla tomba, il Sig. D. Rinaldi, S. Em. Il Cardinale, il Podestà di Torino baciarono piamente il legno che racchiudeva la venerata salma, che poscia a braccia di sacerdoti salesiani venne portata nel locale appositamente preparato per la ricognizione.

Prima di procedere all'apertura della bara Mons. Salotti pronuncia un breve discorso per comunicare il compiacimento del S. Padre per le feste che si svolgeranno a Torino in onore del novello Beato, del quale egli tesse l'elogio. Poi il notaio della Curia legge il Decreto che autorizza l'esumazione della salma, e si procede allo scoprimento fra l'intensa commozione e aspettativa dei presenti.

Un giornalista ha rilevato un particolare degno di nota: « Di fronte a me, egli scrive, è una delle miracolate di Don Bosco, la sig.na Teresina Calegari, salvata dal morbo di Pott. Essa è salita su una sedia. Sul suo volto è il sorriso delle anime buone, ma lacrime abbondanti le scendono dal ciglio. L'occhio fisso sulla salma di Colui che ha impetrata la di lei guarigione, le braccia aperte in atto di amplesso, le mani tremanti. La osservo lungamente. Essa vede e non sente. Assorta in pensieri che non sono di questo mondo, la giovane miracolata eleva certamente nel profondo del suo cuore riconoscente l'inno del ringraziamento. » (il Momento dei 17 maggio).

La cerimonia della ricognizione doveva avere un carattere di intimità, ma a Valsalice s'era dato convegno una folla discreta che volle sfilare presso la salma del Beato pregando.

Don Bosco è stato rivisto da quella folla di allievi, di figli, di ammiratori con un senso commovente di letizia e di venerazione, e dinanzi alla sua spoglia il loro animo si è illuminato di tutta la luce che Egli ha diffuso nel mondo con la sua santità, con la sua virtù.

La composizione della salma.

I dottori periti nei giorni seguenti hanno esaminato il corpo del Beato, che risultò in perfetta composizione anatomica: essi hanno redatto un comunicato ufficiale in cui dichiarano che la salma di D. Bosco è nel suo assieme ben conservata e che tra i diversi organi è particolarmente ben conservata anche la lingua.

Il 20 maggio furono scelte le reliquie da offrirsi al S. Padre, al Card. Gamba e alle Case Salesiane: due altre preziose reliquie del Beato (la lingua e il polmone destro), conservate per effetto di mummificazione, furono consegnate al Sig. D. Rinaldi per la Casa Madre di Torino.

Pellegrinaggi a Valsalice.

Cominciarono i pellegrinaggi la sera dell'esumazione della salma di D. Bosco, e andarono rinnovandosi ogni giorno con proporzioni sempre più vaste, malgrado fosse noto che, stante il lavoro dei medici attorno alla salma, questa non sarebbe stata visibile. Pure la segreta speranza di veder appagato il vivo desiderio mosse ininterrottamente turbe di ammiratori e devoti verso Valsalice; e la fede del popolo ebbe il suo premio perchè si dovette quasi ogni giorno cedere alle suppliche commoventi e permettere a migliaia e migliaia di persone di sfilare presso l'urna del Beato.

La venerazione, l'amore per D. Bosco confuse in un'unica massa umili popolani e cospicui cittadini, e in un'unica voce le preghiere sussurrate da pellegrini di cento nazioni. Così sfilarono 20 mila persone il giorno di Maria Ausiliatrice e oltre 50 mila il giorno della Beatificazione di D. Bosco (2 giugno), senza che accadesse il minimo incidente; nè il pio pellegrinaggio s'interruppe o scemò nei giorni seguenti: tanto che « la strada di Valsalice, solitamente deserta nei giorni feriali « parve ad un cronista trasformata in questi ultimi mesi in « un viale di grande passeggio cittadino «. (La Stampa, 7 giugno).

Non mancarono scene commoventi e gentili episodi; alcuni anzi meritano di essere ricordati. - La sera del 16 maggio, mentre si compiva la ricognizione della salma, presso il loculo che per 41 anno aveva ospitato la salma di D. Bosco, si svolsero scene commoventissime di fede. Alcune madri vi adagiarono i loro bimbi malati perchè D. Bosco ne ottenesse la guarigione; un piccolo cieco gridava: D. Bosco, fammi vedere. I mattoni e calcinacci che racchiudevano il loculo furono in pochi minuti piamente asportati. - (il Momento del 18 giugno).

- Quando il loculo restò vuoto, un bimbo della strada che s'era intruffolato, sali sull'impalcatura, vi entrò e vi si distese quanto era lungo dicendo

- Io sono Don Bosco... -

I presenti non sapevano se ridere o se piangere. tanto furono fulminei e il gesto e la frase.

E allora si avverò il santo contagio del buon esempio. Varie squadre dei nostri piccoli collegiali di S. Giovanni fecero a gara... a fare da Don Bosco... Entrarono e si allungarono nel loculo santo dove era stata la salma di Lui per oltre quarant'anni.

Anche per questi Don Bosco era un vivo... che vivificava. - (il Momento del 19 maggio).

- Le scolaresche dei diversi Compartimenti scolastici di Torino, con una commoventissima gara si recarono a pregare sulla tomba ohe già racchiuse Il corpo di Don Bosco, con grande quantità di fiori da convertire l'ambiente in un giardino. - (il Momento, 23 maggio).

- Una distinta signora ottenne di poter deporre per brevi istanti sulla salma una busta chiusa, contenente i voti ch'ella aveva vergato in pro dei suoi figliuoli. La busta che racchiudeva le pene e le speranze di quel cuore tenerissimo di madre è stata poi distrutta... - (Gazzetta del Popolo del 25 maggio).

- Tra i visitatori un giorno fu veduto presso l'urna del Beato un venerando signore; era il Prof. Carlo De Magistris, di 80 anni, l'unico superstite dei 6 alunni di Lanzo che furono nel 1887 guariti prodigiosamente da Don Bosco.

- Fu pure a visitare la salma di D. Bosco il venerando medico, dott. cav. uff. G. Vinardi, che a Lanzo curò il pio sacerdote di male alle gambe, inconveniente al quale andava soggetto. In atto di commozione e di venerazione, il dottor Vinardi baciò la salma, e particolarmente le gambe, quelle gambe che egli aveva curate, e che - egli disse - erano più che altro malate di stanchezza, per la grande attività e i pochissimi riguardi che D. Bosco usava a se stesso.

La salma è rivestita.

Compiute dal Prof. Canuto le operazioni per la conservazione della salma, questa venne rivestita il 7 giugno dei sacri paramenti, e deposta in un'urna di cristallo con artistici vasetti di mirbana per assicurare la conservazione dei preziosi indumenti.

La veste di seta nera e le scarpe furono eseguite dalle Scuole Professionali dell'Oratorio di Torino; le calze dalle orfanine delle Figlio di Maria Ausiliatrice; l'amitto a ricami simbolici fu preparato dal Consiglio Generalizio delle Figlie di M. A.: il camice in puro pizzo di Bruxelles proviene dalla defunta Contessa Lorenzina Mazzè de la Roche, e la pianeta con ricami d'oro, è un dono di Benedetto XV pel giubileo sacerdotale del compianto D. Albera. La salma, così vestita, è stata adagiata su lettino cremisi con ricamo in pizzo canotiglia su tulle oro, opera delle signorine del Pensionato M. A. di Torino, e poggia su ricco cuscino confezionato col velo del calice regalato da Benedetto XV.

Colla salma fu pure collocata un'artistica pergamena miniata dal professore salesiano D. Ruffini, nella cui parte superiore vi è l'iscrizione: Ossa - Beati Joannis Bosco sacerdotis - recognita atque composita - Diei XVI Maii, MCMXXIX - e reca sotto le firme delle autorità civili ed ecclesiastiche che assistettero al sigillo dell'urna.

La vigilia della traslazione il lavoro attorno alla salma fu ultimato. Lo scultore Cellini presentò la maschera ben eseguita del volto e delle mani dipinta all'incausto dal Prof. Cussetti; il volto specialmente è riuscito di una rassomiglianza e di una naturalezza impressionante.

Nella mattina si raccolse attorno all'urna una cospicua folla di ecclesiastici: vi era l'Em.mo Cardinale Hlond, Primate di Polonia, il Rettor Maggiore della P. Società Salesiana, don Rinaldi, parecchi Arcivescovi e Vescovi salesiani, tutto il Capitolo Superiore della Società stessa. Il successore di Don Bosco ha porto alle spoglie del Beato il tributo delle preghiere e, infine, prima che il Tribunale ecclesiastico ponesse i sigilli all'urna, ha deposto un bacio sul suo capo, mentre i prelati si raccoglievano piamente a pregare.

Nel pomeriggio giungevano a Valsalice le Loro Altezze il Duca e la Duchessa di Pistoia, accompagnati dal gentiluomo Col, conte di Collobiano, e S. A. R. il Duca di Bergamo, accolti dal Rettor Maggiore, don Rinaldi, dal sub-promotore della Fede, Mons. De Secondi, e dai superiori dell'Istituto.

Poi l'urna veniva trasportata nella chiesa e s'iniziava dai chierici la veglia.

L'APOTEOSI DI TORINO.

Apoteosi altissima, indimenticabile.

« Lo abbiamo visto - scriveva La Stampa del 10 giugno - passare questo Santo, fra cielo e terra, sulla marea umana, solo, in alto, sopra tutti, cullato quasi fra le preghiere e i canti, addormentato, dopo la lunga aspra giornata nella pace di Dio. E lo abbiamo visto vivo della sua vita eterna, quale il popolo lo vedeva. Bastava guardare la folla. Gli sguardi di tutti erano a quell'urna che raccoglieva la spoglia mortale di un Uomo: pallidi visi di donne in lacrime, severi volti di uomini impietriti dalla preghiera muta, occhi luminosi di bimbi sorridenti, occhi stanchi di nonne sofferenti e tutti protesi in intima comunione con lo spirito vivente ed operante di Colui che fino all'ultimo istante di sua vita terrena implorava: Da mihi animas. Che divino colloquio si è svolto nel luminoso cielo di Torino fra il popolo e il Santo! ».

Proprio così! I centomila pellegrini che, venuti da tutte le parti d'Italia e del mondo, avevano invasa la città e animato d'insolita vita le vie di Torino, trovarono nel popolo torinese un entusiasmo pari al loro, una disposizione di animo nell'esaltare D. Bosco, che rivelava quanto Egli sia da tutti profondamente amato.

A Valsalice.

L'ultima notte che Don Bosco passò a Valsalice, i chierici del nostro studentato si avvicendarono per turno in preghiera presso la benedetta salma: all'alba si susseguirono senza interruzione le Messe per soddisfare la pietà dei numerosi gruppi di pellegrini e il Card. Hlond vi celebrò il pontificale.

Dopo il mezzogiorno la via e il collegio di Valsalice si affollarono di sacerdoti, chierici, suore, allievi ed ex allievi, ai quali s'aggiunsero Vescovi e Cardinali per la solenne traslazione della salma.

Alle 14,35 la salma del Beato dalla chiesa viene recata nel cortile e, davanti alla cella nella quale riposò per 41 anni, suggellata nell'artistico cofano, ideato dall'ing. Valotti e mirabilmente intagliato in legno dorato dagli allievi di S. Benigno. Attraverso i cristalli si vede la salma del Beato rivestita dei preziosi paramenti, composta in placido riposo. L'urna viene quindi collocata sul carro, costituito da un chassis offerto dalla ditta Lancia, coperto di ricco drappo di velluto granata scuro con alla base un cordone dorato. Lateralmente porta infissi 6 grossi anelli e posteriormente è delimitato da una sbarra traversale di ottone. Attorno all'urna una vaga aiuola di fiori di tonalità pallido rosa conferisce un'aspetto di gaiezza. Un meccanico invisibile guida il carro, spinto a mano dalla parte posteriore.

Un fragoroso Evviva Don Bosco saluta la salma e l'inno di D. Bosco, composto dal Prof. D. Rastello e musicato dal M° D. Gregorio echeggia mentre il corteo si snoda (1).

(1) . Non vi è canzone che abbia avuto mai nello stesso tempo e nello stesso paese un coro di così numerosi cantori. Tutta Torino - scriveva La Stampa del 10 giugno - ha cantato il ritornello: Don Bosco ritorna, tra i giovani ancor... accompagnandosi alle fresche voci delle allieve e degli allievi che lo intonavano frementi di intima gioia Tutti ce lo siamo sentito fiorire sulle labbra, in un impeto irresistibile,

Viaggio trionfale.

Il trionfo comincia dal momento in cui la salma scende la via di Valsalice: folla ai parapetti delle ville, ai davanzali e alle finestre delle case, e più in basso, a cominciare da corso Fiume, ai lati della via. E fiori in terra, pioggia di fiori dall'alto. Il corteo impiega mezz'ora a scendere dal Collegio di Valsalice al ponte Umberto I: è fitto di migliaia e migliaia di persone, e reso imponentissimo dal numerosissimo gruppo del clero e dai Vescovi, partecipanti in piviale, mitra e pastorale: gli Eccellentissimi mons. Méderlet, Arcivescovo di Madras, mons. Guerra, Arcivescovo di Verissa, mons. Coppo, Vescovo di Paleopoli, mons. Sak, Vicario apostolico del Luapula Superiore, mons. Mathias, Prefetto apostolico dell'Assam, mons. D'Aquino y Corréa, Arcivescovo di Cuyabà (Brasile), mons. Olivares, Vescovo di Nepi, mons. Comin, Vicario apostolico di Mendez e Gualaquiza, mons. Couturon, amministratore apostolico di Registro di Araguaya mons. Emmanuel, Vescovo di Sabina, monsignor Jara, Vicario apostolico di Magellano, mons. Munerati, Vescovo di Volterra.

La fila dei vescovi è chiusa da un Cardinale: l'Em.mo Primate di Polonia Hlond, che precede l'urna del Beato, nell'imponenza della sacra porpora.

E dietro l'urna segue il Card. Gamba con seguito di sacerdoti dell'Archidiocesi; Cavalieri del S. Sepolcro e del Sovrano Militare Ordine di Malta, con vari Cavalieri dell'ordine di S. Silvestro, accompagnano gli Eminentissimi nello splendore delle loro eleganti divise.

Quando la salma è sul Ponte Umberto, in un bisogno di tradurre l'allegrezza dell'anima in espansione musicale ».

l'apoteosi di popolo comincia. La folla che al di là del ponte attende ha un ondeggiamento pauroso, contenuto dai cordoni di militi, poi grida: « Don Bosco! Don Bosco! », indi si prostra in atto di divozione. È il primo omaggio della cittadinanza al nuovo Beato.

In Piazza Vittorio Veneto e Via Po.

Piazza Vittorio Veneto, è ripiena di gruppi di pellegrini in attesa di partecipare al corteo: ha un aspetto imponentissimo con la selva di bandiere, con centinaia di gruppi in svariate divise.

Alle 15,05 la massa dei pellegrini, ivi raccolta, comincia a imboccare Via Po con una grandiosa sfilata che durerà oltre quattro ore.

Quasi impossibile è il compito di descrivere il corteo, sia nel suo insieme sia nei suoi particolari, per darne un'idea il più possibile precisa. Ripensando, a sfilata avvenuta, alla fiumana di gente che fluì per ore, si. ha quasi un'impressione di smarrimento, di incredulità. Permane nella mente la visione di una falange, varia e pur sempre uguale, che si rinnova incessantemente. Permane il ricordo di un particolare caratteristico: quel fruscio vasto e sordo, fatto di migliaia di passi, che era il passo di quella ciclopica massa, e nella sua uniforme continuità, nella sua risonanza in sordina aveva veramente del gorgoglio del fiume che scorre.

Per rendere l'idea di quello che fu lo schieramento in onore di Don Bosco occorre adoperare parole di inusitata, vastissima portata. Veramente il senso dell'infinito ci ha sorpreso più di una volta, mentre eravamo spettatori della sfilata. Pareva che la folla non dovesse finire più. In via Po si guardava a quell'enorme serbatoio di Piazza Vittorio Veneto e continuamente lo si vedeva gremito, mentre senza posa riversava gente su gente; lo si guardava mezz'ora, un'ora dopo, ed era la stessa cosa.

Era un fiume, che doveva sboccare in qualcosa di ampio come il mare. A quei plotoni che si incalzavano senza tregua, a quella aspirazione che si alimentava incessantemente portando a migliaia i frementi vessilli, a quella continua invocazione che è in un solo inno da tutti cantato, si sarebbe detto che occorreva una mèta ben alta e lontana...

Ed ecco che, quando appare l'urna del Beato, un raggio pare illuminare la mente, portando la risposta. Questa folla tende alle vette della fede, ai culmini dei cieli. La chiesa di Maria Ausiliatrice non è che una sosta, è il luogo dove saranno collocate le spoglie mortali del Beato; ma lo spirito del Santo ha spiccato il volo verso i cieli, vicino alla Divinità, e tutta questa gente che ne accompagna il corpo tende anche ad accompagnare lo spirito. E in essa l'aspirazione del mondo a elevarsi come lui, il santo, a purificarsi, a farsi luce e spirito, per operare il bene. Tutto il mondo, perche la falange umana era alimentata da tutto il mondo, conquistato dallo spirito del grande sacerdote italiano e piemontese... (1).

In generale tutto il percorso presenta una doppia decorazione: drappi e festoni... e gente che attende curiosa. Balconi, terrazze e finestre sono popolati quanto i lati delle vie: di più non ve ne potrebbero stare. Sotto gli sguardi della folla in alto e tra la doppia diga umana in piano, sfila il corteo: 18 gruppi - ognuno dei quali sarebbe sufficiente a dar vita ad un corteo - si susseguono, alternati dalle bande che suonano l'inno di Don Bosco, cantato ininterrottamente dai piccoli e dai grandi.

Una nota pittoresca e significativa è data dalle giovinette che simboleggiano le regioni d'Italia - da innumerevoli stendardi che recano gli stemmi delle varie nazioni dove fioriscono case salesiane - da centinaia di ragazzi, recanti scritto su una fascia a tracolla, i nomi delle località ove sorgono Oratori festivi e Case: è qui che appare veramente la grandiosità dell'Opera di D. Bosco. E le decine e decine di migliaia di spettatori applaudono con delirio e inneggiano al Beato che seppe compiere tale impresa.

(1) La Stampa del 10 giugno.

In Piazza Castello.

In Piazza Castello il corteo ha una sosta per accogliere le Autorità che ivi attendono: dietro il Card. Gamba segue la rappresentanza di Torino ufficiale. Precede il gonfalone recato da un usciere in uniforme di gala, fiancheggiato da un alfiere che porta il tricolore e da un usciere che reca la gran mazza d'argento: poi il Podestà Conte Paolo Thaon di Revel coi due vice-podestà, col segretario generale avv. Gay e il capo gabinetto avv. Gualco, e una scorta d'onore di guardie in alta tenuta.

Dopo la rappresentanza di Torino viene quella di Castelnuovo d'Asti, il gruppo dei Consoli, dei deputati di Torino, dei Podestà dei Comuni con Case salesiane, l'Associazione delle Madri e Vedove dei Caduti, e i corpi Accademici dell'Università e degli Istituti superiori. L'urna passa davanti il Palazzo del Governo. S. E. Maggiori, che è rimasto tutto il giorno nel suo gabinetto per provvedere al funzionamento del servizio d'ordine in tutta la Provincia, appare al balcone insieme al coram. Mattirolo, ed assiste allo sfilamento finche l'urna entra nello spiazzo di Palazzo Reale, per proseguire in piazza del duomo.

In Piazza S. Giovanni.

Il corteo è atteso da una eletta schiera di Cardinali, di Vescovi e di parroci: vi sono gli Eminentissimi Cardinali Maffi, Ascalesi, Nasalli Rocca e Vydal y Barraquez e gli Eccellentissimi Monsignori: Costantini, Sain, Ballerini Builes, Del Ponte, Sanmiguel, Milone, Menzani, Du Bois, Matteoni, Biella, Massa, Mazzini, Aguirre, Font, Menna, Castrale, De Amicis, Belloso, Abbate di Verres, Castelli, Caro, Travaini, Calabrese, Menegazzi, Rossi, Ortiz, Fogar, Ricard, Bilbao, Ferretti, Afanador, Duenas, Garigliano, Cattarossi, l'ella, Oberti, Filippello, Longhin, Montanelli, Bussolari, Del Rio, Piovella, Curi, Ferraio, Pisani, Ressia, Spandre, Endrici, Tor, fiancheggiati dai cavalieri del S. Sepolcro e dell'Ordine di Malta.

Il palazzo reale è parato meravigliosamente. Otto grandi arazzi, damaschi e oro ne ornano le finestre. Un baldacchino cremisi è stato elevato sulla balconata di centro. Assistono il Principe di Piemonte, la Principessa Jolanda col consorte conte Calvi di Bergolo, il Duca di Genova, il Principe di Udine, il Duca e la Duchessa di Pistoia, il Duca di Bergamo, la Principessa Maria Adelaide.

L'urna si ferma qualche minuto davanti alla balconata. Il Principe si inginocchia in devoto raccoglimento. Quindi la marcia riprende, mentre gli aeroplani volteggiano a bassa quota sulla piazza.

Nel Corso Regina Margherita.

Il corso presenta una visione di affollamento indescrivibile: i controviali sono gremiti di gente che forma due lunghe barriere umane: una calca di cui forse non si ha ricordo, incredibilmente fitta. Il corteo procede maestoso nell'ampio viale e ad ogni sosta di esso è un'esplosione formidabile di applausi; si applaude a tutti per essere venuti dai piccoli paesi e dalle grandi città, per avere reso completa la rappresentanza di tutta Italia alla esaltazione dell'apostolo conosciuto ed amato in tutto il mondo.

Nei pressi della Basilica di Maria Ausiliatrice i gruppi di rappresentanze si schierano ai lati del corso dinanzi al pubblico: altri gruppi procedono prendendo posto in Piazza Maria Ausiliatrice.

Dopo tre ore e più di attesa, passa l'Urna sul carro trionfale e la massa s'inchina in atto di devozione: passato il carro molte persone tendono le braccia, mentre riprendono le voci di invocazione e di « evviva». La folla allora dilaga invade il corso e segue la processione fin dove trova spazio, verso la vicina Basilica.

Nella Basilica di Maria Ausiliatrice.

Quando l'urna entra nella piazza M. A. un uragano immenso di acclamazioni e di applausi; le campane suonano a distesa con quelle di tutte le chiese della città e la basilica s'illumina con migliaia e migliaia di lampadine multicolori.

La salma è recata a braccia da sacerdoti nel tempio, edificato da D. Bosco esattamente 6o anni fa; D. Bosco vi rientra ora coll'aureola di beato.

La basilica è sfarzosamente parata per riceverlo degnamente. In essa vi si trovano per accogliere la salma di D. Bosco i Superiori Salesiani, le Figlie di M. A., i Vescovi e gli Eminentissimi Cardinali; i Principi di Casa Savoia, sopra ricordati; S. E. il gen. Petitti di Roreto, i generali Mombelli, Montefinale, Sasso, Pintor, Da Pozzo e Scandolara; - S. E. il Prefetto Maggioni, il podestà Conte Paolo Thaon di Revel, il Segretario Federale Bianchi Mina, ecc. Sono pure tra le autorità S. E. la Contessa De Vecchi di Val Cismon, Ambasciatrice d'Italia presso la S. Sede, accompagnata dal figlio conte Giorgio; il conte Persichetti Ugolini, nipote del Papa con altri Balì dei cavalieri del S. Sepolcro e i cavalieri del Sovrano Militare Ordine di Malta.

Mentre l'urna è deposta nel centro della navata, la Schola Cantorum intona l'Iste Confessor del M° Pagella, cui segue il Tantum ergo: e quando S. Em. il card. Gamba imparte nel tempio la Benedizione, i Cardinali Vidal e Hlond l'impartono alla sterminata massa che gremisce la piazza e il viale.

Principi e Autorità, baciata piamente l'urna del Beato, escono dal tempio ossequiati dai Vescovi, Cardinali e Superiori Salesiani.

La sublime apoteosi è compiuta: tutti hanno l'animo commosso per la grandiosità dell'avvenimento e ancora sulle labbra un inno a Don Bosco che tanto entusiasmo ha destato. Un artista, Edoardo Rubino, con gli occhi pieni di luce e di commozione ha detto a un redattore della Gazzetta del Popolo: « Oggi abbiamo visto come il popolo sa fare il poema e il monumento al suo prediletto Beato... Non dimenticherò questo pomeriggio, io che, posso dire con orgoglio, di aver lavorato fanciullo al tempio costrutto da Don Bosco » (1).

E nel suo tempio Don Bosco resterà per sempre.

Per sempre! Come se Egli fosse vivo gli cresceranno ancora intorno, nel tempio, migliaia, milioni di giovani che si intitoleranno suoi figli. E come al faro della infallibile luce spirituale, guarderanno qui, da tutte le regioni della terra, i Salesiani inviati lontano in missione d'apostolato.

E qui, Egli moltiplicherà i suoi miracoli (1).

(1) Gazzetta del Popolo del 10 giugno.

(1) Il Secolo XIX dell'11 giugno.

Il Triduo in Maria Ausiliatrice.

Furono tre giorni di indescrivibile concorso di popolo e di vivissimo entusiasmo: dalle 4 del mattino alle 11 di sera la piazza, il tempio, i cortili dell'Oratorio furono sempre gremiti di pellegrini e di fedeli.

Gli splendidi pontificali del mattino e della sera celebrati da Eminentissimi Cardinali con l'assistenza di Arcivescovi e Vescovi, le grandiose esecuzioni musicali, la calda parola degli Eminentissimi Hlond, Nasalli Rocca e Gamba che han tessuto le lodi del Beato: tutto quanto insomma si è svolto nel tempio, fu diffuso all'esterno per mezzo di un impianto radio-telefonico (sistemato gentilmente dalla Stipel per condiscendenza squisita dell'on. Ponti) attraverso cinque alto-parlanti collocati nel cortile, nella piazza e sul viale Regina Margherita. Nel primo e terzo giorno, la Radio Eiar Torino diffuse nel mondo le esecuzioni religiose compiute nella Basilica con viva soddisfazione di migliaia di uditori lontani che poterono così gustare la suggestività delle nostre solenni funzioni.

Ogni sera poi una folla enorme è sfilata a Valdocco per godersi l'accensione della grandiosa luminaria, disegnante tutta la mole architettonica della Basilica e ripetentesi sugli edifici della piazza.

Ma sopratutto è sfilata per vedere l'urna del Beato. In qualche momento l'affluenza ha assunto proporzioni imprevedute, ma non accaddero guai di sorta. Invece quante scene commoventi presso la salma di D. Bosco: tutti vollero toccare con qualche oggetto personale l'urna; le mamme ambirono accostarvi i bimbi perchè deponessero un bacio e ricevessero in cambio la benedizione del grande Apostolo della gioventù ; un brillante ufficiale depose sull'urna la spada per aver la benedizione del Beato nella sua carriera.

Un gentile episodio. Abbiamo visto delle mamme coi bimbi in braccio vagare nei cortili cercando invano di poter penetrare nel tempio che, stante l'ora tarda, già era stato chiuso al pubblico; non volendo riportarsi a casa i bimbi senza la benedizione del Beato, sfilarono ad una ad una sotto il quadro di Don Bosco, che è appeso nel parlatorio, e sollevando i bimbi sulle braccia, fecero loro baciare quella tela. E se n'andarono meno dolenti per il contrattempo avuto.

Le esecuzioni musicali.

Dalla sera del giorno 9 alla sera del giorno 12 furono 7 esecuzioni, Messe e Vespri, nelle quali fu cantata musica dei maestri salesiani De Bonis, Dogliani, Hlond e Pagella, e la Missa Brevis del Palestrina.

L'attesa più viva era per tre composizioni fatte appositamente per la circostanza: la Messa e l'Iste Confessor del M° Pagella, il Magnificat del M° De Bonis.

La messa, a 4 voci, sul tema d'una laude sacra composta dal Beato stesso, è lavoro poderoso nel quale la consumata esperienza e la valentia dell'Autore furono vivificate dall'affetto filiale verso il Beato; per cui, personalità di concetto, organicità della forma, sapienza armonica e nobiltà melodica, concorsero a formare una composizione grandiosa e ispirata, d'effetto imponente.

Diretta dall'autore e magistralmente suonata, dal Prof. Ulisse Matthey (accompagnatore prezioso e organista meraviglioso nei brani a organo solo) ebbe un'esecuzione ammirevole per equilibrio delle parti, naturalezza nella concatenazione dei tempi, precisione d'attacchi e di fraseggio, efficacia di dialogo tra coro e solisti.

Gli stessi pregi della Messa sono nell'Iste Confessor vero inno alle glorie del nuovo Beato. Qui pure, la frase musicale segue e commenta efficacemente il testo e ne traduce il senso intimo, trovando subito la via all'ammirazione dell'uditore.

Del M° Salesiano D. De Bonis fu eseguito con ottimo effetto un Magnificat ampio e vario di temi, dagli spunti felici e indovinati che dimostrano nell'autore una fantasia ricca e personale, una facilità d'eloquio nutrita di forti studi.

Il complesso delle esecuzioni fu veramente grandioso e ammirevole per costante freschezza di voci, consapevolezza, affiatamento, duttilità alle indicazioni direttive. La massa imponente era formata dalle due scuole salesiane: 85 tenori e bassi dell'Istituto internazionale della Crocetta, istruiti dal M° D. Grosso (che il giorno 11 diresse con profonda perizia la Missa Brevis del Palestrina); 115 soprani e contratti dell'Oratorio, ottima Scuola del M° Cav. Dogliani al quale, per la circostanza, s'unì nell'insegnamento il M° Scarzanella che diresse le funzioni serali.

Concludendo: fu unanime il compiacimento per cui maestri ed esecutori sentiranno intima soddisfazione del loro concorso a magnificare il Beato Padre, fervido propugnatore del canto sacro.

Don Bosco commemorato al Parlamento Brasiliano.

Alla Camera dei Deputati l'on. Augusto Lima ha esaltata con parole commosse la figura del Beato Giovanni Bosco. L'oratore ha rilevato le insigni benemerenze che i figli di Don Bosco si sono acquistate e si vanno acquistando nel campo della civiltà dell'educazione e della cultura. Sparsi per tutto il mondo - ha detto l'on. Lima - i Salesiani tracciano nel loro cammino i segni inobliabili di una carità che va diritto allo scopo e di uno spirito di adattamento che ha dell'eroico. Innumerevoli sono le tribù che hanno capitolato sotto il dominio tenace, generosamente cristiano dei missionari di Don Bosco.

Il deputato brasiliano ha concluso, proponendo che siano espressi voti di felicitazioni al Sommo Pontefice Pio XI per avere elevato Don Bosco all'onore degli altari.

La proposta è stata accolta e salutata da una triplice ovazione.

Al Senato Federale è pure stata solennemente encomiata l'opera di Don Bosco. Il senatore Aristide Cocha, dopo avere con appassionate parole salutato nei Salesiani i pionieri della civiltà, ha proposto di inviare al Rettore Maggiore dei Salesiani un telegramma di congratulazioni per la beatificazione di Don Bosco.

La proposta è stata approvata all'unanimità.

Pubblicazioni sul Beato Don Bosco.

JOERGENSEN GIOVANNI - HUYSMANS CARLO - COPPEE FRANCESCO. -- Don Bosco. Trittico a cura di Don Antonio Cojazzi L. 6 -

LEMOYNE Sac. G. BATTISTA. - Vita breve del Beato Giovanni Bosco. Volume grande illustrato.   Brossura: » 15 - Con legatura in tela:   » 22 -

SALOTTI Mons. CARLo. - Il Beato Giovanni Bosco. Elegante volume illustrato » 20 -

GIRAUDI Sac. FEDELE. - L'Oratorio di Don Bosco. Inizio e progressivo sviluppo edilizio della Casa Madre dei Salesiani di Torino. Grande volume in-8 di pagine 300, con 12 tavole, oltre 100 illustrazioni nel testo e una galleria di ritratti del Beato Don Bosco   L. 30 -

JOERGENSEN GIOVANNI. - Don Bosco. A cura del Sacerdote Dott. Antonio Cojazzi. Volume illustrato   » 12 -

VERCESI Sac. ERNESTo. - Don Bosco. Il Santo italiano del secolo xix, nella sua vita, nelle sue opere, nel quadro storico dei suoi tempi   » 12 -

D. A. AUFFRAY. - Metodo Educativo di Don Bosco. Traduzione dal francese   »   4 -

D. V. CIMATTI. - Don Bosco Educatore, contributo alla storia del pensiero e delle istituzioni pedagogiche   » 7 -

D. B. FASCIE. - Metodo Educativo di Don Bosco. Fonti e commenti   » 5 -

AMADEI Sac. ANGELO. - Un santo moderno: Don Bosco. Pagine del Beato e testimonianze di contemporanei. Volume in-8 di oltre 400 pagine con illustrazioni   » 15 -

BONONCINI Sac. GIUSEPPE. - Un pescatore d'anime: Il Beato Giovanni Bosco. Profilo biografico. Opuscoletto illustrato con copertina a colori.   »   o 50

CoLOMBo Sac. SIsTo. - Don Bosco (1815-1888)Disegno biografico popolare. Volume con illustrazioni e copertina in rotocalco »   2 50

FRANCESIA Sac. G. BATT. -- Vita breve del Beato Don Bosco. Nuovissima edizione illustrata con copertina in rotocalco » 8 -

ROTOLA Sac. SALVATORE. - I soggiorni del Beato Giovanni Bosco a Roma. Magnifica edizione riccamente illustrata   » 15 -

VALLE Sac. P. PAOLA. - Il Beato Giovanni Bosco. Cenni aneddotici. Con illustrazioni e copertina in rotocalco   »   120

DON Bosco. - Opere e scritti editi ed inediti nuovamente pubblicati e riveduti secondo le edizioni originali e manoscritti superstiti, a cura della Pia Società Salesiana.

VOLUME I: Parte Prima: Storia Sacra -Parte Seconda: -- Storia Ecclesiastica. Due volumi in-8, carta fina, con fac-simili   » 75 -

BELTRAMI Sac. ANDREA. - Massime di Don Bosco, raccolte dai suoi scritti e distribuite per ciascun giorno dell'anno. Nuova edizione   »   1 -

CoJAZZI Sac. ANTONIO. - Don Bosco diceva così... Brevi parole sull'educazione. Seconda edizione   L. 150

CALVI Sac. Dott. GIOVANNI. - La vita del Beato Giovanni Bosco narrata alla gioventù. Con illustrazioni fuori testo   » 10 -

CASSANO Sac. GIOVANNI. - La giovinezza di Don Bosco. Libro per i ragazzi. Volume con illustrazioni fuori testo   »   5 - - I fatti più belli della vita del Beato Giovanni Bosco. Volumetto illustrato   » 3 -

PIccIONi AUGUSTO. - L'Apostolo della gioventù. Vita aneddotica di Don Bosco. Volume grande illustrato con legatura alla bodoniana   » 7 50

Delle varie pubblicazioni sul Beato Don Bosco il Bollettino tratterà nei prossimi numeri: per ora le raccomanda ai Cooperatori.

Anche quest'anno, dal 10 al 15 agosto, nella Casa Generalizia dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato, verrà dettato, da Sacerdoti Salesiani, un Corso di Esercizi Spirituali per Maestre, pie Signore, Signorine, Ex Allieve e Cooperatrici Salesiane.

A chiusura dei SS. Esercizi, giorno dell'Assunta, e in occasione del 5o° Anniversario di Fondazione di detta Casa Generalizia, avrà luogo un Convegno a cui sono invitate le Ex Allieve e quante ebbero la fortuna di formarsi alla vita nell'Istituto N. S. delle Grazie, in Nizza Monferrato, particolarmente diletta al cuore di Don Bosco e della sua celeste Patrona: Maria Ausiliatrice!

Le Esercitande e, dietro richiesta, le partecipanti al Convegno, verranno alloggiate, nell'Istituto, in camere ariose e belle, a letti con tende.

La retta è fissata in L. 10 giornaliere. Chi desiderasse qualche riguardo speciale, o per vitto o per camera, corrisponderà relativo compenso.

Le domande per la partecipazione ai SS. Esercizi, od anche solo al Convegno, con la specificazione del proprio desiderio, siano rivolte alla Reverenda Direttrice dell'Istituto N. S. delle Grazie - Nizza Monferrato (Alessandria) prima del 31 Luglio.

Anime riconoscenti al Beato Don Bosco.

Ridotto in fin di vita da un'ulcera gastrica, come ex allievo e fratello di un sacerdote salesiano mi rivolsi con viva fede al B. Gio. Bosco e dopo essermi messo nelle condizioni richieste con la Novena prescritta, attesi fiducioso.

L'operazione chirurgica: si rese indispensabile, ma non mi turbai; nonostante che le mie forze andassero di giorno in giorno diminuendo sentivo sopra di me lo sguardo benevolo e paterno del buon Padre che tutto mi avvolgeva e sollevava il mio fisico depresso. Non vi era dubbio: le mie preghiere, quelle dei miei cari e degli amici e conoscenti, avevano fatto breccia nel cuore buono di Don Bosco.

L'operazione ebbe esito felice, ma la prostrazione era estrema. Trascorsi due giorni, incominciai a migliorare lievemente ed ora mi trovo bene, in grado già di riprendere le mie abituali occupazioni.

Torino. DALPONTE ERNESTO Insegnante Municipale.

Per lettere anonime scritte da invidiosi contro mio figlio, egli fu dapprima collocato in un ufficio meno importante e dopo alcuni giorni trasferito in un paese dell'Istria. In quei giorni di desolazione invocai l'aiuto di D. Bosco e l'ebbi presto a sperimentare con la revoca del trasloco e ritorno del figlio a Torino.

C. C., cooperatrice.

Affetto di gotta da 8 anni con frequenti acerbi dolori, ricorsi a D. Bosco e subito gli attacchi si fecero più rari. Ho fatto voto di un'offerta annuale per le Opere Salesiane se D. Bosco mi continua il suo aiuto.

Valeggia. GAMBETTA BARTOLOMEO.

Chiamata a Casale al capezzale di mio figlio degente da una settimana nell'infermeria militare per entero-colite ed infezione, lo raccomandai a D. Bosco perchè me lo restituisse sfebbrato; il che avvenne alcuni giorni dopo.

Torino. MARIA GANDOLFO.

Mio figlio di circa 6 anni, nell'ottobre veniva colpito da febbri ostinate: il medico curante, esperiti invano i rimedi, volle ricorrere all'esame del sangue e conobbe trattarsi di paratifo. Il dottore iniziò la cura mediante iniezioni quotidiane ed io, unitamente alla mia buona consorte, incominciai la Novena in onore di D. Bosco col cuore pieno di speranza che Dio volesse benedire quanto si operava dal medico e da tutti in famiglia onde accelerare la guarigione del piccolo infermo. Al quinto giorno della novena la febbre era cessata e il malato migliorò rapidamente riacquistando presto la salute.

S. Cataldo.

Prof. CATALDO SCARLATA, ex allievo.

Esprimono pure riconoscenza a Don Bosco:

R. C. (Torino) per la protezione ottenuta da D. B. in una difficile operazione.

Direttrice Convitto (Forno) per lo scampato pericolo di una epidemia nel Convitto.

Lorenza Pugno (Ivrea) per una grazia desiderata, ottenuta il giorno della Beatificazione.

Voglino Celestina (Torino) aggravata da bronco-polmonite e da tifoidea, cominciò la novena e vide rapidamente risolversi il male.

Connetto Luigi (S. Rocco), in procinto di vedersi amputare un braccio per infezione, guarì perfettamente dopo di essersi raccomandato a D. Bosco.

G. G. col contatto di una reliquia di D. Bosco e con la preghiera fu liberata da dolori atroci.

M. C. (Paternò) per l'aiuto prestato ad un parente in gravissime circostanze.

Nera Luigi (Chiuro) per aver avuto sollievo in una paralisi che l'aveva colpito alla gamba.

Maria Marenco (Alba) per essere stata liberata da foruncoli maligni al labbro superiore e da infezione.

Calvi Caterina (Alessandria) per essere stata liberata da forti dolori al fegato e ai reni.

Assetto Anacleta Tobaudi (Torino) per la protezione da D. Bosco avuta in una grave operazione.

Crosio Innocente (Torino) per essere stato liberato da febbre e aiutato in strettezze finanziarie.

B. B. per aver ricondotto la pace in famiglia, sconvolta da gravi dissensi.

Caracciolo Margherita (Torino) per l'ottenuta guarigione della mamma.

Facciamo noto ai nostri benemeriti Cooperatori che le opere nostre hanno il conto corrente postale col

N. 2-1355 (Torino) sotto la denominazione DIREZIONE GENERALE OPERE DI D. BOSCO - TORINO.

OMAGGI A DON BOSCO.

Un monumento a Livorno.

Fu inaugurato solennemente il 19 maggio nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in occasione del 25.mo della fondazione della Casa. La cerimonia fu onorata dalla presenza di S. A. R. Anna di Francia, Duchessa delle Puglie, del Podestà conte Marco Tonti Ottieri della Ciala, del Viceprefetto Avv. Mugoni, di S. E. il Vescovo di Pescia Mons. Simonetti, del colonn. Frigerio, del Console eolonn. Ottanelli, del segretario generale del Comune, del comandante del porto colonn. Casciani, del R. Ispettore Scolastico, e di molte altre ragguardevoli personalità.

Cantato un inno e letto da una signorina, un indirizzo a S. A. R. la Duchessa delle Puglie, questa scoperse il monumento tra gli applausi dei presenti.

Il monumento raffigura il busto di D. Bosco in marmo di Carrara. sopra una snella colonna elevantesi da una base collocata in una graziosa aiuola. Esso è opera pregevole dello scultore Mario Baralla di Serravezza.

Segue il discorso del Prof. Meli, presidente degli ex allievi di Firenze e la cerimonia si chiude col canto di un ultimo inno.

Sotto il Magistero Divino.

Il P. C. Pera O. P. nell'ultima lezione di alta coltura religiosa, tenuta il 3 maggio nell'anfiteatro della R. Università di Torino sulla « Vita dello spirito sotto il Magistero Divino » fece concretamente sentire ai suoi uditori l'energia irresistibilmente vittoriosa della vita, cristiana sotto il Magistero Cattolico nell'esempio di Don Bosco.

Questa santa e mite figura - riferisce , il Momento e di Torino del 4 maggio - è stata dal P. Pera evocata ed esaltata, non soltanto, ma interpretata in modo scientifico e cordialmente entusiastico ad nn tempo, come esempio di spontaneità gioiosa e di perfetta docilità passiva alla mozione dello Spirito Santo; come esempio di carità che si allarga non solo a tutti gli uomini ma a tutti i momenti e a tutte le manifestazioni della vita umana, tutto raddrizzando e santificando, e in ogni contingenza lasciando operare in sè il dono soprannaturale del consiglio. E così sono apparso in vivissima luce, e hanno rivelato la loro significazione più profonda, le caratteristiche tipiche della pedagogia di Don Bosco: il metodo preventivo ; la familiarità mite, caritatevole, paziente e vigilante; la partecipazione cordiale alla esuberanza vitale, irruente e fermentante, della infanzia e della gioventù; l'assimilazione paziente dell'adulto al giovane, per sollevare Il giovane a sè e più ancora a Dio, applicando al divino servizio anche il giuoco e l'esuberanza giovanile; tutto il mondo da Dio creato raccogliendo consapevolmente sotto il cielo della preghiera.

In onore di Maria Ausiliatrice.

Benchè il presente Bollettino sia tutto occupato dalle grandi feste della Beatificazione di Don Bosco, un breve cenno alla Solennità di M. A. svoltasi nel Santuario di Torino è per noi un dovere.

La festa riuscì, come gli anni scorsi, grandiosa per le soavi funzioni religiose, per la partecipazione di tanti Eccellentissimi Vescovi insieme all'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo di Torino e pel concorso di fedeli.

Il tempo magnifico ci permise di fare con agio la bella processione della sera, così cara a tutti i devoti di Maria Ausiliatrice, e ad essa presero parte una decina di Vescovi e il Card. Gamba. Fu un ottimo preludio alla celebrazione delle Feste in onore di Don Bosco, che ne propagò il culto nel mondo. La Madonna in vero favorì in modo meraviglioso il trionfo del suo gran Servo.

Il Rettor Maggiore Sig. Don Filippo Rinaldi sente il dovere di rinnovare i più vivi ringraziamenti a tutte le Autorità Cittadine, alle Associazioni, Rappresentanze e a tutti coloro che in diverso modo contribuirono a rendere così solenni i festeggiamenti al Beato Don Bosco nella nostra Torino.

NECROLOGIO

Badalato Francesco fu Domenico. S. Caterina Ionio. Barnasse Virginia, Chatillon (Aosta) Beazzi Elvira, Latisana (Udine).

Belli Mons. Prof. Cav. Marco, Portogruaro (Venezia). Bietto Giuseppe, Bosconero (Torino). Blandini Puglisi Gaetano, Palagonia (Catania). Boero Teresa, Torino.

Bei Zuddas Teresa, Isili (Nuoro). Bonardi Zaira, Felino (Parma). Chiautore Carlo, Torino. Ceresa Rosa, Murello (Cuneo). Codagnone Alfonso. Vasto (Chieti). Colla Benedetto Chiusa Pesio (Cuneo). Corrà Giovanni, Revò (Trento). Cozzuti Andrea, Codroipo (Udine).

Danielis Isidoro, S. Maria la Longa (Udine). Ellona Maria, Benevagienna (Cuneo). Facchi Almici N. D. Emilia, Brescia.

Fudini Teresina in Paoloni, Tarcento Apruto (Udine). Garda Dott. G., Caifa (Palestina). Giacardi Lucia, Benevagienna (Cuneo). Gramaglia Francesco, Bra (Cuneo). Ilari Don Enrico, Osimo (Ancona). Imperiali D. Vincenzo, parroco Barzio (Como). Levi Giacomo, Caluso (Aosta). Mazzola Geremia, Vermezzo (Milano). Mignatta Giacomo, Cellarengo (Alessandria). Oldano Giuseppe, Vinchio d'Asti (Alessandria). Oggero Cav. Domenico, Cavagnolo (Torino). Ostorero D. Francesco, Bra (Cuneo). Ottina Santina Ved. De Grandi, Varallo Sesia). Pagani Pietro. Caronno Milanese (Milano). Pagliassotti Antonia, Bosconero (Torino). Paluselli Margherita, Ponchia (Trento). Pezzetti Giacomo, Locana (Aosta). Philip Giovanni, Torrette Casteldelfino (Cuneo). Raimondo Caterina, Benevagienna (Cuneo). Rivera Anita, S. Stefano Boero (Cuneo). Roberto Maddalena, Torino. Rossi Stella, Policiano (Arezzo). Salomone Teresa, Benevagienna (Cuneo). Serimadoro Margherita, Benevagienna (Cuneo). Seghesio Maria, Savigliano (Cuneo). Sertorto Pompeo, Genova. Traversa Lucia, Carmagnola (Torino).

Turla D. Giuseppe, Parroco, Gratacasolo (Brescia). Zacco Giuseppina, Gabiano (Alessandria.)

R. I. P. Presentiamo vivissime condoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffragi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.