BS 1870s|1877|Bollettino Salesiano Ottobre 1877

ANNO I   - N. 2 -   OTTOBRE 1877

BIBLIOFILO CATTOLICO
o

BOLLETTINO SALESIANO MENSUALE

Ospizio di San Vincenzo in San Pier d'Arena

STORIA DEI COOPERATORI SALESIANI.
ORATORIO FESTIVO. - SUA APPROVAZIONE.


Gli Oratori festivi si possono definire Giardini di piacevole ricreazione, dove si raccolgono e si trattengono giovanetti con ameni trastulli dopo aver compiuto in chiesa i loro religiosi doveri. Si ritenga però che il Regolamento di questi Oratori non è altro che una raccolta di osservazioni, precetti e massime che parecchi anni di studio e di esperienza (1841-1855) hanno suggerito. Si fecero viaggi, si visitarono collegi, istituti penitenziari, ricoveri di carità, di mendicità, si studiarono le loro costituzioni, si tennero conferenze coi più accreditati educatori. Tutto si raccolse e si fece tesoro di quanto pareva giovare allo scopo. Messa ogni cosa in ordine ne risultò il breve Regolamento che da 25 anni si usa negli Oratori festivi, nelle scuole domenicali, serali ed anche feriali fino a tanto che gli Oratori rimasero localizzati in diversi quartieri di Torino. I collaboratori potevano radunarsi col loro Direttore e conferire tra loro sui principali punti della educazione della classe più difficile e più inportante della civile società. Quando poi 1' opera degli Oratori prese a dilatarsi in altre città e nei vani paesi d'Italia e all'estero, quando molti parroci diedero mano ad introdurli nella rispettiva parrocchia, allora si conobbe che non bastava più la pratica fino a quel tempo seguita, sibbene era indispensabile un vincolo religioso che rendesse possibile l'opera incominciata in mezzo a qualunque popolazione. I tempi stringevano, gli avvenimenti incalzavano e la necessità di promuovere la buona stampa, di raccogliere in Ospizi giovanetti abbandonati, aprire collegi anche per le classi di civile condizione, la diminuzione di vocazioni ecclesiastiche erano cose urgenti che richiedevano molte persone caritatevoli, le quali vivendo nel secolo, amministrando loro interessi in seno alla famiglia prestassero mano al gran lavoro che richiedeva la civile società. Ma in pratica quale è questo lavoro? - Qualunque opera personale di carità, sussidi , preghiere; cooperare coi paroci a fare tridui, novene, esercizi spirituali, quaresimali, quarant'ore, catechismi; adoperarsi per aprire case di educazione e di beneficenza, sostenere materialmente e moralmente quelle che sono già aperte, era tutta messe preparata al Cooperatore Salesiano. Il sacerdote può lavorare con zelo nel sacro ministero; ma la cooperazione morale e materiale appartiene di preferenza alle persone che vivono nel secolo, entro alle officine, negli uffizi civili, nel commercio. Essi possono con maggior libertà c con maggior facilità conoscere i bisogni e meditare sui mezzi atti a provvedervi. Ma questi pii e zelanti cattolici abbandonati agli sforzi individuali, avrebbero fatto opera assai incompleta, perciocchè un solo che lavori non vede che scarso frutto delle sue fatiche; ma unendosi ad altri e poi ad altri che abbiano il medesimo scopo e la medesima regola, possono ottener assai. Vis unita fortior.

E dove trovare questo legame che si possa estendere a tutti i tempi, a tutti i luoghi, a tutte le classi di persone senza pericolo di degenerare, anzi che valga a garantire una cooperazione sicura ed invariabile?

Ciò si propone nel Regolamento dei Cooperatori Salesiani. E questo Regolamento forma una specie di terziariato molto simile a quello degli antichi religiosi, con questa differenza che quelli attendevano alla perfezione cristiana colle preghiere e colle pratiche di pietà; mentre i Cooperatori Salesiani vi attendono colle opere di carità esercitate in favore di qualunque classe di persone, sotto a qualunque aspetto il bisogno si presenti.

Siccome però l'educazione della gioventù abbandonata in questi tempi costituisce un bisogno che abbraccia tutti gli altri bisogni, così i Cooperatori volgeranno la loro sollecitudine specialmente in favore dei giovanetti.

Ideato così il progetto, e compilato il Regolamento, fu comunicato a molti Vescovi, che con bontà lo lessero, ci fecero savio osservazioni e ciascuno aggiunse analoga commendatizia da presentarlo al Sommo Pontefice con due fini

1° Per assicurare che l'opera fosse secondo i principii di Nostra Santa Cattolica Religione; benedetta ed approvata dal Vicario di G. C.

2° L'opera fosse arricchita d'indulgenze. Il lavoro essendo tutto di carità, di pazienza e di sacrifizio senza che vi entri ombra di interesse materiale, era ben giusto che fossero in certo modo spiritualmente ricompensati col tesoro delle sante indulgenze.

Il caritatevole Pio 1X accolse con grande benevolenza il progetto; fece egli stesso alcune utili osservazioni, di poi diede le commendatizie e il progetto ad esaminare ad alti personaggi a ciò specialmente delegati.

L'Eminentissimo Card. Berardi, che ne era benemerito Relatore . espose a suo tempo ogni cosa al S. Padre, che lodò l'opera proposta, incoraggi a diffonderla fra tutti quelli che amano il bene della religione e della società. Volendo poi appagare i comuni desideri e dare un segno particolare di gradimento e, direi quasi, costituirsi primo Cooperatore, come è già primo Benefattore della Congregazione Salesiana, concedette la serie di Indulgenze notate nel diploma e che più minutamente saranno descritte nel manuale che si sta preparando poi Cooperatori Salesiani (1).

Da questa storica esposizione si conoscono le due fasi o meglio i due modi con cui i Cooperatori possono adoperarsi pel bene della civile società. Primieramente con un Regolamento per gli Oratori festivi, scuole domenicali, feriali e serali. E questo Regolamento si può applicare in qualunque paese e modificare secondo il numero e la condizione degli allievi.

In secondo luogo con un Regolamento speciale che riunisce i Cooperatori a lavorare pel bene della civile società in modo stabile, esaminato, commendato dal Sommo Pontefice, arricchito di celesti tesori, Regolamento che fa centro colla Congregazione Salesiana e si propone di lavorare nella stessa messe, col medesimo fine per quanto compatibile a chi vive nel secolo.

Ogni Cooperatore deve per altro ritenere le parole del capo v, articolo 2 del Regolamento che dice : L'associazione è umilmente raccomandata alla benevolenza e protezione del Sommo Pontefice, dei Vescovi, dei Paroci, dai quali avrà assoluta dipendenza in tutte le cose che si riferiscono alla religione.

 

(1) V. La supplica presentata al S. Padre, 4 marzo 876 - E il breve di S. S. in data 9 maggio dello stesso nno - Vedi il Diploma da pag. 5 a pag. 12.

COLLEGIO PIO IX
PRESSO MONTEVIDEO.

La deficienza di buoni collegi nella Repubblica dell' Uruguay (America Meridionale) è assoluta. Colla seconda spedizione dei Missionarii Salesiani si ebbe specialmente in vista di aprire in essa un collegio presso Montevideo, chiamandolo dal nome del grande Pontefice nostro impareggiabile Benefattore. Riferiremo qui due lettere ; la prima di D. Cagliero, il quale fa il contratto di acquisto e lo descrive. L'altra di D. Lasagna mandato colà con altri missionari in qualità di Direttore del Collegio medesimo, e descrive le prime impressioni riguardo a Montevideo e la sua gita a Villa Colon.

Montevideo, 24 maggio 1876. Amatissimo D. Bosco,

Le scrivo dalla capitale della Repubblica dell' Uruguay per dirle che prepari il personale pel nuovo Collegio di Villa Colon. Avrei voluto consultarla prima di decidere, ma la necessità ed il consiglio di Monsignor Vescovo Vicario Apostolico , del Segretario Vescovile, Vicario Generale e di tutto il clero, che mi spronavano ad accettare prontamente, come le dirò in appresso, han fatto sì che conchiudessi ogni cosa in nomine Domini.

Sono partito da Buenos Ayres agli 8 del corrente e mi trovo ancora qui oggi 16, perchè dobbiamo fare la scrittura pubblica di qui a qualche giorno. Sono alloggiato nel palazzo vescovile ; ora il Vescovo è assente e dà una missione in paese lontano. Il Vicario Generale ed il Segretario, che è per noi un altro Ceccarelli, mi trattano anche troppo bene. In tutta la Repubblica dell' Uraguay più ricca, più bella, più fertile dell'Argentina, non vi ha un collegio cattolico. I parenti sono costretti a mandare i loro giovani, chi in Italia, chi nel Chilì e chi in Buenos-Ayres o a Santa Fè, come fa il Vescovo pe' suoi giovani, che aspirano allo stato ecclesiastico ; poiché in tutta la Repubblica non vi è nè seminario, nè piccolo seminario.

I Signori Lezica, Lanuz, e Fynn hanno fatto una nuova Villa, chiamata Villa Colon o Villa Colombo, sopro uii terreno di sette chilometri quadrati. Il luogo è deliziosissimo con immense piantagioni ad uso parco (milioni di alberi ha piantato questa società) con divisione di strade fiancheggiate da viali bellissimi. La strada ferrata in 1/4 d'ora dalla capitale porta all'entrata della Villa ; dopo col tramway si va al centro in un quarto d'ora. Quivi è il nuovo Collegio con ampia cappella che per dieci o 15 anni sarà l'unica chiesa di Vilia Colon ; perciò il Direttore del Collegio od altro prete che manderà, è necessario che la faccia da parroco. Non essendovi altro prete, avrà da fare assai. Ai quattro lati della Villa sono quattro strade con viali. Visitai accuratamente il Collegio due volte e lo trovai di una vera bellezza, e così comodo per la disposizione del locale che pare fatto apposta. Può contener 1.20 giovani. La Villa incomincia a popolarsi, ed è seminata di molte e belle villeggiature dei Signori di Montevideo. La strada ferrata mette Colon in comunicazione con 30 paesi che non hanno collegio. La Commissione dà in dono alla Congregazione Salesiana casa e terreno circostante ; in tutto un quadrato di 40000 vare quadrate (la vara corrisponde circa al metro). Cede tutto ad una condizione sola, che non serva ad altro uso che per un Collegio, de ensesianza superior. - I donanti volevano istituire alcuni posti gratuiti a nostro carico ; ma io mi vi rifiutai e proposi Invece di ricevere gratis in qualità di esterni i poveri italiani segnalati per pietà e studio. Accettarono il cambio. La difficoltà stava nelle spese d'impianto. Una Commissione di galantuomini formatasi lì su due piedi con a capo il Segretario Vescovile, D. Raffaello Yeregui, con altro signore (delle coste larghe) si dispose a prender sopra di sè tutto le spese d'impianto e mantenimento dei Salesiani, finchè, avviato il Collegio, possa camminare da sè. Così pure, secondo le mie osservazioni, questa Commissione s'incarica di cintare tutto il quadrato erigendo un muro lungo circa 800 vare, provvedere mobili, utensili di cucina, delle carriere, delle scuole e della chiesa, e pagarci il viaggio. Insomma sono disposti a tutto, purchè i Salesiani si stabiliscano nella Repubblica dell' Uraguay, che qui chiamano piú frequentemente la Banda Orientale. Fatto questo si penserà ad una casa di artigiani nel centro della città di Montevideo, necessaria come quella di Buenos-Ayres.

Tutto ben riflettuto, scorgiamo dai segnali visibili, che la Divina Provvidenza ci aiuta in questa Repubblica, perchè qui più che altrove si sente un estremo bisogno di preti.

La ragione di presto conchiudere senza alcun indugio, era il pericolo, o prossimo o remoto, di un fallimento per parte di questa società ; di più seppimo che i framassoni vedendo un sito bello, sopra un altipiano, con aria salubre, da erborato, avevano progettato di porre là il loro Collegio, quando il Segretario Vescovile D. Raffaello Yeregui corse in tempo a dire che io sarei giunto a Montevideo quanto prima per trattare di quell'affare.

Questo Collegio nella vicina Repubblica Orientale ci serve di rifugio in caso succedessero guai nell'Argentina e viceversa. Serve ancora come casa di sanità pei soci, trovandosi in posizione eccellente e sanissima. Adunque un Direttore, almeno quattro maestri e cinque coadiutori, cioè refettoriere, cuoco, giardiniere, portinaio e domestico. Sarebbe di somma importanza che per Direttore si potesse avere un dottore in lettere ; quivi il dottorato è cosa rara e merce preziosa ed influirebbe immensamente sull'opinion pubblica. I maestri se sono preti è meglio ; perchè avranno molto lavoro nel ministero e per funzionare la Chiesa, essendo Colon pieno di villeggianti sparsi a molta distanza senza avere alcun prete. S'immagini che appena seppero esser venuto un prete e che mi sarei fermato alcuni giorni, molti cercarono subito di confessarsi e mi fecero chiamare al letto di vari ammalati.

Il Collegio dovrà aprirsi in gennaio, almeno pei ragazzi delle elementari inferiori, perchè i parenti dopo un mesetto di vacanza vogliono sbrigarsi dal loro cinguettìo. Il corso superiore basta aprirlo in marzo.

Per i Salesiani entusiasmo su tutta la linea; guai però se i fatti non corrispondessero alla comune aspettazione! Aspettano mirabilia da noi, o mi sembra per tutti i rapporti che questo collegio riuscirà di molta importanza e potrà fare un gran bene.

Aff. ecc. Sac. GIOVANNI CAGLIERO.

Ricevutala lettera di D. Cagliero si preparò il personale, il cui viaggio è descritto a parte. Capo ne era il professore Luigi Lasagna designato Direttore del Collegio Pio. Esso dà ragguaglio delle cose sue colla seguente lettera

Montevideo, 5 febbraio 1877. Mio veneratissimo D. Bosco,

Appena il bastimento Iberia aveva gittato l'àncora nel porto di questa incantevole città vedemmo avanzarsi il vaporino che veniva a raccoglierci per ordine del Vicario Apostolico Monsignor Vera. Giunto a fianco dell' Iberia vi salì un giovinotto di aria viva ed intraprendente, che era domestico del Vescovo, e che ci rese servigio incalcolabile, non solo con lettere di franchigia da parte del Governo pel nostro equipaggio, ma altresì liberandoci colla sua franchezza e disinvoltura dalle molestie infinite di una ciurma di barcaiuoli, di facchini, di curiosi che ci assediavano da ogni parte impedendoci il passo. Questo giovane appena ci vide ci salutò senz'altro parlandoci in piemontese , ed io richiesto subito di sua patria mi rispose essere di Castel S. Pietro, della stessa mia Diocesi di Casale; esso chiamasi Maggiorino. Spacciatici in fretta degli ufficiali di dogana, salimmo due vetture e corremmo difilati in casa di Monsignore per far cessare il più presto possibile i latrati di una fame fino a quel dì sconosciuta. S'immagini ! oltrechè calando a terra dopo un lungo e penoso viaggio di mare l'appetito pare si faccia rabbioso, noi eravamo già alle due pomeridiane e non avevamo ancora preso letteralmente niente. Così fu che rimandando a miglior tempo le osservazioni, le meraviglie che poteva risvegliare in noi la stupenda città di Montevideo, dopo brevi ossequii a Monsignore, eccellentissima e famigliarissima persona, ci sedemmo a mensa, e con che pro abbiamo divorato le copiose imbandigioni glielo lascio immaginare !

Monsignor Giacinto Vera, Vescovo in partibus e Vicario Apostolico dell'Uruguay, ha per patria 1' immenso oceano, perché nacque sopra un bastimento che solcava l'Atlantico : i suoi padri sono di Lanzarotta, isoletta, o meglio, scoglio del gruppo delle Canarie. Avrà un sessant'anni, e li porta con una disinvoltura e direi quasi irrequietezza di uno che n'abbia venti. La sua statura é alta e diritta, non pingue molto, ma tanto da presentare un aspetto di salute e prosperità più che regolare. La faccia ha bruna e fosca, avvivata da un par d'occhi nerissimi e d'una vivacità incredibile. Sempre sta in piedi, e parla e discorre con una ilarità che non sazierebbe mai. Ora fermo accanto a noi, ora passeggiando per la sala, dopo che ebbesi vista guadagnata la nostra confidenza, non finiva più di stuzzicare con cento domande il povero nostro Adamo (cuoco), che, come a Bordeaux già aveva preteso parlar francese, ora si sforzava di buttar fuori le sue cognizioni di lingua spagnuola, eccitando tanta allegria nella brigata che si disfaceva in risa.

Ma non é in questo momento di respiro e di esilarazione che bisogna cogliere Monsignore per giudicarlo con giustizia. Bisogna contemplarlo sul campo delle apostoliche fatiche per rimanere attoniti e rapiti da indicibile ammirazione. Fin dal primo incontro ci si palesò uomo di somma umiltà, d'un'amorevolezza tutta paterna, d'una schiettezza e semplicità che si cattiva i cuori. Sul lavoro é un Apostolo, uno zelantissimo apostolo, esercitando il suo apostolato al capezzale dei moribondi, nel tugurio fetente del mendico, che visita e soccorre in persona, nel confessionale entro cui si rinserra le lunghe, lunghissime giornate intere, dispensando alle fameliche sue pecorelle il pane del consiglio e del perdono. Tutti sanno e dicono che nella città di Montevideo confessa più il Vescovo che non tutti insieme i Sacerdoti. Predica spessissimo nella città e di tratto in tratto monta a cavallo e vola a traverso quei piani immensi e spopolati in cerca di qualche gruppo di capanne per predicare, per battezzare e confermare gli infelici che paiono sequestrati, come selvaggi, dal consorzio umano. E dovunque vada, per tutto é accolto con riverenza e amore, e certa gente di costumanze barbare e sanguinose, che videro, senza impallidire, cento vittime delle loro cupidigie o selvagge vendette spirare sotto i colpi del loro facon (falcetto), cadono mansueti ed umiliati appié del loro pastore, per riceverne le correzioni e molte volte i conforti che li convertono a Dio ed a' sensi umani. Chi può dire il bene che fa questo intrepido Vescovo col regolare e benedire matrimonii, coll'istruire e cresimare, col dirozzare i costumi ancor brutali delle tribù delle campagne? Se avessi tempo avrei di molti e belli aneddoti da raccontare , ma aspetto di cogliere miglior opportunità e più agio.

Ristorati adunque a lieta mensa, consolati delle maniere affabili, amorevolissime del Vescovo, nel quale noi ponemmo subito una figliale confidenza e tenerezza, noi dimandammo subito dove era Villa Colon, dove il nostro Collegio Pio. Ci. dissero che era distante tre leghe (6 miglia piemontesi) dalla città, e che col vapore ci saremmo andati della stessa sera. Noi eravamo tutti impazienti di salutare quella casa che doveva, chi sa per quanti anni, essere come nostra tenda sul campo di battaglia, testimonio del nostro valore o delle nostre debolezze, della nostra vittoria, o della nostra disfatta, e volevamo immantinente partire alla volta di Colon, meta dei nostri voti, nido tranquillo che doveva risarcirci dei disagi del mare. Di più sapevamo di essere aspettati colà da Don Cagliero, D. Tomatis e varii altri nostri compagni della prima spedizione, i quali erano quivi venuti a prepararci il posto, e ci tardava mill'anni di vederli. Tuttavia Monsignore volle che dessimo una volta per la città di Montevideo, e che io visitassi alcune case religiose, le quali aspettavano con ansia il nostro arrivo.

A questo punto per contentare il mio carissimo D. Barberis che mi scrive e mi tempesta sempre di estendermi nei particolari, debbo dare un cenno sulla città, od almeno sulla impressione che mi fece. Dirò che Montevideo é fabbricata in una posizione incantevole, bella nelle sue larghe e direttissime vie, ricca di gentilissime case a un piano, a due, a tre, coperte non di tetti, ma di vaghissimi e spaziosi terrazzi mutati spesso in freschi giardini, con delle ringhiere, o balaustrini all' ingiro. Giace sopra una deliziosa penisoletta rigonfia nel mezzo a mo' d'una domestica collina, che spingendosi soavemente nel mare lascia a sua destra un piccolo seno, circondato dalla parte opposta da un bellissimo colle chiamato il Cerro, formando così un magnifico porto naturale. Le vie si incrociano tutte perpendicolarmente, ed uno che percorra la città nel suo bel mezzo, passando per le vie longitudinali vede, essendo sul dosso, con piacere tutte le altre sfilargli innanzi diritte da una spiaggia all'altra, cioé dal mare al porto. In questi paesi tanto caldi se le vie fossero tanto strette e fiancheggiate da casamenti altissimi come in Genova, Torino, queste vie diventerebbero forni, e d'estate la gente arrostirebbe viva nelle case. È pel bisogno appunto di ventilazione, di aria, di respiro, che le case son basse, aperte, con grandissimi finestroni e cortiletti interni lussureggianti di vaghissime e freschissime piante e fiori. Così si spiega come una città meno popolata della nostra Torino occupi un'area più ampia del doppio, percorsa in tutti i sensi da fragorosi e pesanti tramway tirati da quattro e fin da sei cavalli.

Per me aveva il vescovo fatto allestire una vettura, e con essa fui condotto a visitare alcune case religiose, che ardevano del desiderio di vedere i sacerdoti italiani. Perché possa intendere la ragione di questa brama le dico che nella gran città di Montevideo non vi é che pochissimo clero. Non vi sono che due parrocchie, la Cattedrale e quella di s. Francesco. Gli ordini religiosi maschili non hanno qui alcuna casa d'importanza, tranne i Padri Baionesi che fanno assai bene nella loro cappella.

Al contrario le Congregazioni femminili hanno trovato buon terreno, favore e sviluppo sorprendente. Le suore di Chiavari, appena nate in Italia, hanno una vastissima casa di noviziato floridissimo, tre collegi femminili numerosissimi con ospedali ed asili e cento altre case diramate nell'America del Sud. Così le Domenicane, e le Salesiane di Milano , che fanno un bene immenso, coltivando ed educando nella donna uno spirito religioso che affatto affatto si desidera negli nomini. Ma tutte queste povere monache si veggono come solitarie ed insufficienti sul campo del lavoro. Esse, oltre la cappella privata, hanno bellissime chiese pubbliche e sono mortificate e dolentissime di non trovare chi vada loro dispensare la divina parola, chiamandovi le turbe degli scioperatovi e degli ignoranti che passano la domenica in bagordi stomachevoli. Ora le lascio immaginare con che parole e con che lacrime tutte queste povere monache mi supplicassero di scrivere a D. Bosco che mandasse loro dei sacerdoti ! ! !

Nella mia commozione non potei altro per loro se non promettere di scrivere presto a Lei, nostro veneratissimo Padre, perché c'invii dall'Italia aiuti, aiuti efficaci e poderosi per salvare un popolo che in fin fine se é corrotto ed ignorante, non é per niente nemico delle virtù e del sacerdozio. Infatti correndo per le vie vedeva flotte di fanciulli inginocchiarsi sul mio passaggio e giungendo le mani invocare la benedizione. Sono avanzi delle tradizioni della religiosissima nazione spagnuola. Anche i mori, di qualunque stato e condizione, tutti indistintamente si scoprono il capo al passare del Sacerdote Cattolico, troppo memori dei sacrifizi immensi che questo sostenne per sottrarli all'umiliante giogo di schiavitù con che li schiacciavano padroni più barbari di loro. Così dal moro eh-ancador (facchino) al moro ricco possidente, dal cencioso mendico al brillante generale d'armata tutti fan di cappello e s' inchinano all'apparire del ministro del Dio degli oppressi.

Ma é tempo che si voli a Colon. Già erano le 6 poni., ed il treno ferroviario fin dalle 5 era partito trasportando al Collegio i miei cari compagni, ed io risalutato il Vescovo, accompagnato nella stessa vettura da due fratelli della famiglia Yeregui nostra zelantissima benefattrice, usciva dalla città e traversando una campagna d'una amenità impareggiabile, come ricamata di villette, di giardini e di odorissimi fiori, arrivava anch'io in Colon stupito di vedere ovunque per via mietere il maturo grano, sebbene fossimo al 26 dicembre.

Giungendo a Villa Colon , ritto in piedi sulla porta della cappella, colla persona brandita ed in atto marziale stava aspettandomi il nostro Padre Domingo, il mio carissimo D. Tomatis. Al rotar del cocchio erano accorsi Scavini e gli altri arrivati dianzi , e fatteci le più soavi accoglienze e congratulazioni movemmo a visitare gli edifizi ed 1 i suoi dintorni.

Aff.mo Sac. LUIGI LASAGNA.

AZIONE E RISPOSTA EDIFICANTE
di un Pretore.

Si lamenta con ragione che molti cristiani dei giorni nostri non mostrino nel fare il bene in pubblico quel coraggio religioso, di cui nei tempi andati davano sovente le più luminose prove, persone di ogni età e condizione. Ai tempi da noi non molto lontani raro non era vedere il ricco farsi il consigliero del povero, il dotto maestro dell'ignorante, il vecchio guida del giovane. Era cosa usuale udire l'impiegato dare lezioni di religione e di morale cristiana ai suoi subalterni, e intanto praticarla egli pel primo. Bene spesso tu avresti veduto il cavaliere, il conte, il marchese, l'uffiziale, il capitano in ritiro, talora il sindaco, il giudice, l'intendente, il magistrato, nei giorni festivi non solo a pendere attenti e divoti dal labbro del sacerdote che predicava alla bassa gente, ma eglino stessi farsi in aiuto del parroco nel catechizzare i fanciulli. Essi non arrossivano certo di questo uffizio, anzi se ne gloriavano. Quanto erano belli ed edificanti siffatti esempi! E quanto bene operavano in mezzo al popolo

Purtroppo questi esempi si sono fatti ora più rari, non già per mancanza di fede, rima per mancanza di coraggio civile e religioso. Pur troppo oggidì più che mai va avverandosi la sentenza del divin Salvatore che disse: « Sono più prudenti, più animosi nel fare il male i figli delle tenebre, che nol sono nell'operare il bene i figli della luce. »

Tuttavia questa regola ha pure oggidì le sue eccezioni , le quali appunto perché più rare sono degne di essere segnalate per comune edificazione ed eccitamento ad imitarle. Eccone una che più da vicino ci appartiene.

In una parrocchia assai popolata del Piemonte, mentre vari nostri Cooperatori, ciascuno nella propria classe affidatagli dal paroco, stavano una festa facendo il catechismo ai ragazzi, si vide un signore dalla folta barba presentarsi ora a questa, ora a quell'altra classe, ivi fermarsi ad ascoltare, e di tratto in tratto muovere il capo in segno di approvazione e di maraviglia. Chi era costui? Nientemeno che il pretore del paese, impiegato integerrimo e di sentimenti religiosi veramente cattolici. Aveva udito a dire come da qualche festa i ragazzi tenevano al catechismo un contegno ammirabile. Non più come per lo passato quel cicalare dei fanciulli, non più l'urtarsi a vicenda, non più quel voler rispondere tutti ad una volta. Insomma nulla più di quel disordine, che rendea pressoché inutile il loro intervento al catechismo, e che prima dava al parroco il più grande fastidio.

Il buon pretore, che conosceva la vivacità e la insubordinatezza dei giovanetti del paese, all'udire il mutamento da loro fatto, stentava a prestar fede. Quindi é che volle portarsi in chiesa in quell'ora stessa per accertarsene coi proprii occhi. Laonde al vedere che la cosa era appunto come oragli stata riferita, ne andava fuori di sé per lo stupore. Informatosi poi a fondo del come si fosse potuto in sì breve tempo ottenere un ordine così perfetto tra quei ragazzi, e saputo che dopo lo zelo del parroco ciò dovevasi attribuire all'opera caritatevole dei Cooperatori Salesiani, domandò ancor egli di esservi ascritto; anzi vi fece ascrivere eziandio la moglie e le proprie figlie. Né di ciò fu pago; ché non meno coraggioso cristiano nell' operare il bene, che intrepido magistrato nell'impedire e punire il male, chiese di essere ancor egli annoverato fra i catechisti, e quindi tutte le feste all'ora stabilita lo si vede oggidì col piccolo catechismo alla mano in mezzo ai giovani più grandicelli, loro insegnando a fuggire l' inferno e la prigione. Vi fu chi in tono beffardo gli disse : Signor pretore, voi avete fatto un brutto avanzamento: dallo stallo del giudice siete disceso allo scranno del catechista. - Voi vi sbagliate, signor tale, rispose il coraggioso pretore; io mi trovo tuttora al mio posto, ma con un guadagno di più; un guadagno di tempo e di riposo. Imperocché i giovani, a cui insegno il catechismo, mettendolo in pratica, e vivendo da buoni cristiani, si alleveranno in pari tempo savi cittadini, e non mi obbligheranno più a passare le lunghe ore e i giorni sul duro stallo della pretura per giudicarli e condannarli.

Maria Ausiliatrice.

Ad eccitare viemaggiormente la divozione dei Cooperatori verso Maria Ausiliatrice crediamo bene di qui riferire la seguente grazia testé ottenuta per sua intercessione. Ci scrivono adunque

Siena, 24 agosto 1877.

Colla presente soddisfo al dovere di professare la più sentita gratitudine alla Vergine SS. Ausiliatrice per grazia ricevuta.

Erano circa 18 mesi else per varie cagioni la mia salute andava deperendo di guisa che nei primi dello scorso giugno il mio stomaco era ridotto al punto di non potere elaborare il benché minimo e più leggero alimento, e quindi grandissima difficoltà della respirazione.

Io mi credeva perciò vicino a soccombere, quando essendo associato a coteste Letture Cattoliche mi giunse il fascicolo del mese di Maggio passato, ove si leggono le moltissime grazie fatte da Maria Ausiliatrice a coloro che 1' avevano invocata sotto detto titolo.

Commosso a tale lettura stabilisco d' incominciare una novena; durante questa faccio celebrare una santa Messa , alla quale assistendo io medesimo, mi accosto a ricevere il pane de' forti.

Praticati da me tali atti colla più viva fede, la grazia implorata fu immediatamente ottenuta. La mia salute incominciò tosto a migliorare e tuttora continua ( cosa prodigiosa ! ) non ostante la forte stagione che corre.

Ora dunque mi gode l'anima di sciogliere il voto fatto coll'inviare alla S. V. Molto Reverenda le qui accluse lire quindici ria erogarsi a profitto della Chiesa in Valdocco eretta in onore di Maria Ausiliatrice. Desidererei per altro che fossero accese due candele al suo sacro Altare nella ferma fiducia che Maria Santissima sotto il titolo specioso di Auxilium Christianorum sarà per ottenermi dal Cuore Sacratissimo del suo divin Figlio altre segnalate grazie di cui abbisogno.

FRANCESCO DI DOMENICo DESIDERI.

PS. Desidererei a suo tempo che fosse reso tal fatto di pubblica ragione.

NUOVA SPEDIZIONE DI SALESIANI IN AMERICA.


Le Missioni dei Salesiani nell'America del Sud offrono uno spettacolo nuovo e commovente ; e mostrano ad evidenza la mano del Signore che le guida. Non sono ancora trascorsi due anni dacché parecchi dell'Oratorio Salesiano partirono da Torino colla benedizione del Sommo Pontefice Pio IX per la Repubblica Argentina, e già ben otto Case quivi e nell'Uruguay stanno aperte ad accogliere migliaia di giovanetti, a consolazione delle famiglie e dello Stato. E mentre queste case si svolgono e fioriscono, altre se ne stanno ordinando in vari luoghi; in guisa che ben presto nuovi dieci asili sorgeranno, dove i ragazzi troveranno istruzione ed educazione conveniente al loro stato. Per tal modo i Salesiani vanno allargandosi in quelle estesissime contrade, piantando man mano innanzi le loro tende, finché non siansi insediati nel cuore istesso della Patagonia.

Il Brasile, il Paraguay, 1' Uruguay, il Chilì, gli Indi, i Pampas ed i Patagoni, elio ampio campo da coltivare, che larga messe da mietere ! Sono milioni di uomini da incivilire, milioni di anime da salvare. Ma per dissodare e rendere fruttifera così estesa vigna occorrono ben molti operai ; e quei pochi, che attualmente attorno vi sudano restano quasi smarriti al grave ed immenso lavoro che si reggono crescere d' attorno. Dall' Oratorio finora non partirono per quelle regioni che trentaquattro missionari; a cui sonosi aggiunti sedici giovani americani, dando così l'esempio ad altri clic verranno ad ingrossare le loro file. Ma questo drappello é un nulla in così vasta impresa. Di là ci arrivano spesso preghiere e scongiuri per parte di quei valorosi , perché non li lascino così soli ed alle loro esortazioni si aggiungono eziandio quelle di tante madri, di tanti genitori , che già pregustano il benefizio delle Missioni Salesiane. Interprete dei loro sentimenti, é or ora tornato dall'Argentina l'infaticabile Teologo Cagliero, duce della prima spedizione; e muove fino alle lagrime 1' udire dalla sua bocca le miserie spirituali e corporali di quel nostri remoti fratelli. Egli é ritornato appositamente in Europa a dimandare ed affrettare la partenza di altri evangelici operai, che colà sono sospirati come angeli consolatori. Don Bosco, mosso da così urgente bisogno e tocco dalla morte precoce avvenuta nell' Argentina del Padre Baccino, uno de' più zelanti e robusti sacerdoti della prima Missione, sta presentemente divisando un terzo imbarco, il quale porti in quelle regioni non meno di 40 persone tra Salesiani e Suore di Maria Ausiliatrice, appartenenti all'Oratorio istesso. Di questi una parte deve salpare verso P Atlantico nel prossimo novembre ; il rimanente poco appresso.

Ora, chi é pratico di cosiffatti viaggi, e conosce il corredo che fa di mestieri ad un missionario, di leggeri saprà fare il calcolo della spesa elio dovrà D. Bosco sostenere. Avvezzo egli da lunga mano a mettere ogni sua impresa sotto l'egida di Maria Ausiliatrice, ed a confidare essenzialmente nella Divina Provvidenza, ha una viva fiducia che i cuori dei cristiani, soprattutto dei facoltosi, saranno da Dio mossi a sostenerlo e fornirlo del necessario po' suoi figli che si strappa proprio dal suo seno, e manda a fare nell'America quello che egli fa qui tra noi. Ma chi scrive porta opinione che anche i filantropi e gli amatori della civiltà rettamente intesa non si faranno in fuori dallo spalleggiare un'opera patriottica ed umanitaria senza paragone. Si tratta di portare a quegli indigeni i nostri miti costumi, il nostro sapere , la gentile nostra maniera di vivere tra gente che non ha costume, è eslege, è ignorante pur anco delle cose più bisognevoli alla vita; tra un popolo che non avrebbe mai una religione, una letteratura, una coltura da farsi annoverare tra le progredite nazioni del mondo. Al postutto non è poi da omettere questo, che in quelle contrade sono eziandio dispersi tanti e tanti Italiani, ivi dalla mutabile fortuna sbalestrati. Ben tre milioni dei nostri connazionali contansi nell'America del Sud; e nella sola Repubblica Argentina i nati in Italia ascendono a trecento mila. - E non è mia carità veramente patria il porgere per mezzo dei Salesiani il pane materiale e spirituale ai figliuoli di tanti nostri compaesani 1

Non ignoriamo che alcuni non guardano tanto di buon occhio siffatte missioni, allegando per ragione avervi troppa penuria di sacerdoti tra noi. Del sicuro, oggi i candidati al sacerdozio scarseggiano, sì per le idee libertine elio ognora più si diffondono nelle scuole e nelle famiglie e sì per le recenti leggi sulla coscrizione militare, le quali pongono gravi ostacoli ai giovani chiamati a servire l'altare. Ma osservisi semplicemente dapprima che quando Gesù Cristo fondò la Chiesa non ebbe che dodici Apostoli; e che questi non se li tenne ai fianchi in Palestina, ma li mandò, e disperseli a battezzare e predicare in tutto il mondo. Che se più rari elio non una volta sorgono tra noi i preti, non sono però dovechessia in numero così piccolo da venir meno alle necessità dei fedeli. Per lo contrario nelle contrade più sopra toccate il vedere una parrocchia, lo avere un ministro di Dio è cosa affatto eccezionale. Fate il vostro conto elio per assistere al santo sacrifizio della Messa si hanno talora da attraversare foreste e lande solitarie di una immensa distanza, e che un missionario per consolare degli ultimi conforti 1111 morente deve più di una volta camminare a cavallo od a piedi i giorni interi pernottando nelle capanne con pericolo di non giungere in tempo al luogo proposto, o di rimaner vittima del suo zelo come avvenne al non mai abbastanza compianto nostro P. Baccino. E chi ci sa a dire il numero di chi muore senza poter avere i conforti della religione, privo dello stesso battesimo ; o di chi, fatto cristiano nei primi giorni della vita, passa i venti, i trent'anni senza mai più udire a parlare nè di Dio, nè dell'anima, nè dell'eternità?

Da ultimo noi vogliamo pregare i nostri lettori a riflettere come per divina dispensazione il missionario in tutto si assomigli al grano di senapa dell'evangelo. Il suo esempio trae prodigiosamente; e molti, elio non si sentono la forza di seguirlo in rimoti lidi, entrano ad occupare nel proprio

paese quel posto che ci lascia vuoto. Una persona molto versata nella storia moderna ebbe a ripeterci elio ogni missionario spedito all'estero frutta non meno di dieci fratelli, i quali si avviano allo stato sacerdotale, e pigliano posto nella schiera, elio quegli abbandonò eroicamente per recare agli infedeli il vangelo.

(Estratto dall' Unità Cattolica, n.° 213).

Una giornata del Sacerdote Baccino.

Nel precedente numero del Bollettino è esposta una breve biografia del Sac. Gio. Battista Baccino, Missionario Salesiano nell' America del Sud. Ora crediamo bene di aggiungere qui un episodio della sua vita, tal quale ce lo raccontò il Commendator Gazzolo Console della Repubblica Argentina a Savona, il quale ne fu testimonio oculare. Esso appositamente ci volle raccontare il modo, con cui D. Baccino passò la seconda Domenica del Febbraio ora scorso, assicurandoci che quasi del medesimo modo passava tutte le domeniche e tutti i giorni dell'anno.

Per assecondare la divozione del buon popolo tanto Italiano quanto Argentino che da lui accorreva in folla straordinarissima per confessarsi, alzatosi in quel dì, secondo il solito, un'ora prima che levasse il sole (ed è da notare che Febbraio forma per quell' emisfero situato nella parte opposta al nostro la stagione più calda dell' anno, con le giornate più lunghe), scese in confessionale e non si mosse più da quello che per recarsi a celebrare la santa Messa, e continuando pur sempre il suo confessionale ad essere assiepato da gran numero di persone, dopo la santa Messa continuò a confessare fin dopo mezzodì, ne lo lasciò se non quando non vi fu più alcuno che avesse a confessarsi.

E' presto detto passare tante ore in confessionale senza muoversi punto; ma chi s'intende del ministero d'udir le confessioni sa quanto stanchi, anzi quanto uccida una simile vita a chi l'esercita per tante ore del giorno ! Il confessionale lo stancava immensamente; ma per D. Baccino le fatiche non finivano neppur ancora qui. Siccome i Salesiani per ristrettezza di alloggio e per iscarsità di personale non avevano ancora una cucina in casa, così si facevano portare sul mezzodì qualche cibo dalla locanda. Venne adunque il nostro caro missionario, appena uscito dal confessionale, a refeziarsi un poco; ma non era ancora a metà della minestra, quando vengono ad avvisarlo che una famiglia arrivata testo da lontani paesi per fare le sue divozioni desiderava di confessarsi subito per fare ancora la santa Comunione di quel giorno. Povera gente! vengono da lontano 50 e 100 leghe alcune volte unicamente per confessarsi e ricevere la SS. Comunione con un viaggio discomodissimo; eppure non guardano a disagi quando sanno che vi è chi si occupi di loro. Erano questi , per arrivare a tempo a fare le loro divozioni, partiti poco dopo la mezzanotte dalle case loro, attirati dal nome del missionario Italiano, e non arrivavano in Buenos Ayres se non dopo mezzodì. Avevano fatto circa (i ore di viaggio a cavallo per giungere a Civilcoi, che é il punto più remoto, dove arriva la via ferrata da quella parte, poi circa quattro ore di viaggio in ferrovia.

Don Baccino sente il racconto, non ha animo di far aspettar ulteriormente quella povera gente, la quale desiderava di far subito ritorno a casa, servendosi poi del chiaror della luna che li avrebbe accompagnati buona parte della notte. D'altronde era talmente impressionato del pensiero di salvar delle anime dalla bocca dell'inferno, che lasciato il pranzo, sebbene sapesse che non avendo fuoco in casa non aveva poi più cosa atta a nutrirlo, discese a confessare e dar la comunione a quelle persone tanto desiderose della forza e consolazione che recano questi Sacramenti.

Fatto ciò, si reca a finire quel misero pasto che aveva lasciato raffreddare. Intanto suonano le due pomeridiano, ed egli dovette recarsi a fare un lungo catechismo ai ragazzi, non appena finito il quale affrettatosi a vestire la cotta procedè al coro a dirigere il Vespro, poiché la chiesa era già piena zeppa di gente che aspettava le funzioni vespertine. Povero me ! dice al fine del Magnificat, non ho proprio potuto prepararmi niente quel po' di predica; ma pure come fare? È necessità, si raccomanda al Signore; monta in pulpito e la dura per una buon'ora commovendo tutto l'uditorio ed animando tutti fermamente ad intraprendere un vero tenore di vita Cristiana.

Terminata la predica e data la benedizione del SS. Sacramento, restò assiepato in sagrestia da chi voleva una benedizione per questo o per quello, da chi desiderava da lui qualche consiglio, ebbe da fare un matrimonio ed amministrare qualche battesimo. Intanto due persone lo chiamavano con premura a visitare due ammalati gravi che da vari anni non si erano più confessati e che adesso parevano disposti e decisi di voler aggiustare le cose dell'anime loro prima di partire per l'eternità. Era stanco, stanchissimo il nostro missionario, ma non riflette pure se abbia da andare

subito o da sospendere fino al mattino vegnente ; va dall'uno, vola dall'altro e non tornava a casa elle circa le 10 di sera, colla cena da fare, non avendo mangiato ancor quasi niente in tutto il giorno. Pure la predica fatta gli fruttava sì, che al mattino seguente alle quattro il suo confessionale era di nuovo stipato di gente.

Il sullodato Console credé di fargli coll'autorità che aveva su di lui qualche rimostranza affinché, curasse maggiormente la sua sanità; ma D. Baccino rispondeva: Come vuole che si lascino andare perdute tante anime, e che mi risparmii io, mentre per la loro salvezza G. Cristo non dubitò di versare il suo Sangue? In questo modo passavano le giornate del nostro caro D. Baccino quando il Signore lo rapiva improvvisamente all'amore ed al bisogno dei suoi. Era ancora giovane; ma aveva operato già del gran bene. Le sue giornate erano piene di opere buone, e perciò noi siamo persuasi, che il Signore l'avrà considerato conce colui che in poco tempo explevit tempora multa, e gli avrà dato quel premio che dà a chi muore plenus dierum in osculo Domini.

INDULGENZE SPECIALI pel mese di Ottobre.

Indulgenza Plenaria ogni Domenica ed ogni volta che un Cooperatore celebra la S. Messa o si accosta alla Santa Comunione.

Ottobre.

1. Beata Lodovica di Savoia.

I. S. Francesco d'Assisi.

7. Domenica XX dopo Pentecoste e solennità

del SS. Rosario della 13. V. M.

S. S. Brigida.

14. Dom. XXI e festa della Maternità 19. S. Pietro d'Alcantara.

21. Doni. XXII e festa della Purità della B. V. M. 23. S. Giovanni da Capistrano. 28. Dom. XXIII e festa dei SS. Simone e Giuda.

-   - FERRARI GIUSEPPE gerente responsabile

Il sincero Cristiano e i suoi doveri verso G. C., la Chiesa e lo Stato.

Per la gran festa del giubileo episcopale del nostro Santo Padre gli illustri fratelli lacopo, Andrea e Gottardo Scotton da Bassano hanno riunito in un volume una serie di bellissime conferenze , nelle quali colla ben nota loro valentia discorrono dei doveri del cristiano verso G. C. la Chiesa e lo Stato. Essi provano come G. C. sia vero Dio e vero uomo, ed abbia egli fondato la Chiesa. Questa poi ci viene presentata come maestra di verità, ministra di grazie e regina. Da ultimo si viene a discorrere dell'obbedienza dovuta allo Stato, e si stabiliscono le relazioni scambievoli fra la Chiesa e lo Stato, e il campo in cui si aggira l'azione dell'una e dell'altra podestà. Questo libro può riguardarsi come una breve ma trionfante dimostrazione della Chiesa cattolica contro tutte le sétte dissidenti. Mirabile e stupendo si é il ragionamento con cui dimostra sino ad ineluttabile evidenza l'obbligo che ha ciascun fedele di sottomettersi ed obbedire alla Chiesa ed al Papa. L'opera è popolare e pienamente alla portata di tutte le civili persone dell'uno e dell'altro sesso. Chiunque in fatto di religione desideri ili conoscere la verità per abbracciarla e seguirla, ne resterà senza dubbio molto soddisfatto e contento. I cattolici ferventi godranno al vedere una così bella e trionfante dimostrazione della loro religione. Le anime alquanto vacillanti saranno molto soddisfatte di vedervi sciolte dalle radici e come a-colpo d'occhio le più gravi difficoltà, e di sentirsi profondamente confermare nella loro fede. I protestanti e in genere tutti i separati dalla cattolica unità conosceranno quanto sia vero che negare l'infallibilità del Papa sia lo stesso che negare la più universale e costante tradizione della Chiesa, e disconoscere il Santo Vangelo. Finalmente gli stessi increduli razionalisti, se fossero di buon conto, rimarrebbero dalla forza delle ragioni non meno soavemente che efficacemente convinti e necessitati ad ammettere la verità della religione cattolica. Ecco un libro di piccola mole, ma di grande efficacia per rimettere sulla buona strada molti infelici traviati; Chiunque ha un tiglio , un parente , un amico, cui desiderava vedere meglio assicurato nel sentimento religioso, non tralasci di approfittarsi di tal mezzo. Questo libro è uno dei più belli e utili regali da farsi ai giovani civilmente educati e da rendersi famigliare in tutti i collegi con grande vantaggio della gioventù studiosa. L'opera é di un volume in ottavo grande con circa quattrocento pagine a caratteri chiari e nitidi. Si spedisce franco da ogni spesa per tutta l'Italia al prezzo di lire cinque, e si fanno notevoli sconti ai librai ed a quanti ne prendano in buon numero. Per ogni commissione indirizzarsi al reverendissimo Don Enrico Vasco, via s. Lazzaro, 23, Torino.

Noi lo raccomandiamo caldamente ai nostri buoni lettori, affinché lo comprino, lo leggano, lo imprestino, lo regalino, e facciano così un gran bene a sé ed agli altri.