BS 1920s|1929|Bollettino Salesiano Giugno 1929

Anno LIII.   GIUGNO 1929   Numero 6.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: D. Bosco Beato - La Beatificazione di D. Bosco. - L'opera di D. Bosco. - I "Miracoli " ottenuti per l'intercessione di D. Bosco. - Per la fausta ricorrenza della Beatificazione di D. Bosco. - Ella ritorna! - Rilievi alla figura di D. Bosco. - Nella nostra famiglia. - Dalle nostre Missioni. - Omaggi al Beato D. Bosco. - Cullo e Grazie di Maria Ausiliatrice. - Necrologio.

Don Bosco Beato

L'ora della glorificazione di Don Bosco - attesa per 41 anno, che alla nostra impazienza parvero lunghi, benchè siano trascorsi con rapidità attivissima per la Causa della sua Beatificazione - l'ora solenne è finalmente giunta.

L'Uomo, che dal mondo intero già era stato esaltato con un'ammirazione senza limiti, che già aveva ricevuto dalle stesse sue opere grandiose una gloria imperitura, oggi viene solennemente glorificato dalla Chiesa che lo ascrive nel numero dei suoi « Beati ».

Quarantun anni di attesa conferiscono a quest'ora, che li chiude, una divina bellezza. La saggia prudenza, l'indagine minuziosa, il ponderato giudizio e la solennità dei decreti della Chiesa, Madre dei Santi, non lasciano più sussistere dubbi: Essa, ratificando l'ammirazione del mondo intero e la voce solenne che sale dalle opere meravigliose di Don Bosco, ci assicura che Eglì è degno degli onori deglì altari, perchè è uno dei suoi santi.

Cooperatori e Cooperatrici di Don Bosco che tanto avete collaborato col Padre nostro alla gloria di Dio; allievi ed ex allievi di tutte le nazioni che l'avete amato con potente, inestinguibile affetto; Confratelli e Sorelle che, sparsi pel mondo, avete consacrato le vostre intelligenze, le vostre forze, la vostra vita all'ideale purissimo di Don Bosco e lavorate col suo spirito nella santa missione di salvare anime, pensate in questo giorno della sua apoteosi: più che un uomo grande, voi glorificate un grande Servo di Dio per le sue virtù, per le sue sofferenze, per il suo zelo, per le sue opere meravigliose, per i suoi miracoli; anzi, come ben disse S. S. Pio XI, per il miracolo stupendo che fu tutta la sua vita di ogni ora, di ogni momento.

Spiritualizziamo perciò la nostra gioia con un fervore più vivo di fede nell'affidarci alla protezione del Padre nostro, con uno slancio di più intima confidenza nel rivolgergli le nostre suppliche, nell'interessarlo alle necessità della nostra vita; ed abbia la nostra gioia il suo naturale sfogo in feste religiose che siano al tempo stesso un ringraziamento a Dio e un omaggio devoto al novello Beato.

Questa, si potrebbe dire, è come la parola d'ordine che per la memoranda data il successore di Don Bosco lancia a tutti i suoi figli, a tutti gli amici e cooperatori delle opere salesiane, a tutti i cari ex allievi ed allievi: l'avvenimento faustissimo sia da tutti festeggiato con manifestazioni di carattere sacro, con lo stesso spirito che il Beato sapeva così bene far rivivere nelle solenni occasioni cogli atti della pìetà cristiana.

Si valgano perciò i nostri zelanti Direttori Diocesani e Decurionì della fausta circostanza per promuovere specialmente tra la gioventù maschile e femminile, manifestazioni solenni di pietà, comunioni generali, pii pellegrinaggi ed altri atti di culto che elevino all'apostolo della gioventù proprio quelle anime che egli predilesse e alle quali prodigò per tutta la vita il suo zelo sacerdotale.

Il nostro omaggio al Beato Don Bosco, intonato a sensi cristiani come quello della Chiesa, ci farà più degni di Lui e delle benedizioni che Eglì chiederà per noi a Dio nel giorno della sua esaltazione.

Pei numeri di Giugno e Luglio sospendiamo la pubblicazione delle Borse Missionarie e delle relative offerte, a motivo della Beatificazione di D. Bosco.

I nostri amici e benefattori sapranno trarre dal grande avvenimento nuovo stimolo ad accrescere il loro zelo per aiutare le missioni del Beato Don Bosco: avremo così la gioia di poter registrare nel Bollettino più numerose le Borse Missionarie e segnalare lo slancio di cooperazione affettuosa che tante caritatevoli anime hanno per questa opera che è tra le più belle del nuovo Beato.

LA BEATIFICAZIONE DI DON BOSCO

Il 9 aprile u. s. si è tenuta a Roma l'ultima Congregazione detta del « Tuto » per la Causa di Beatificazione di D. Bosco e il 21 successivo nell'Aula Concistoriale del Vaticano Pio XI ha ordinato la lettura dei Decreti, con il primo dei quali si dichiara che si può procedere sicuramente alla solenne Beatificazione di D. Bosco; e col secondo si riconosce il martirio del Ven. Servo di Dio Cosma da Carboniano, sacerdote e parroco armeno.

Erano presenti i Cardinali Laurenti, Gasparri, Protettore dei Salesiani, Verde, Ponente della Causa di Don Bosco, Ehrle, Ponente della Causa del Ven. Cosma, e Sincero.

A questi Porporati faceva corona un'eletta accolta di personaggi tra i quali il Principe Giorgio di Sassonia, il Conte Capello Ministro del Nicaragua, molti Vescovi e prelati armeni, Don Rinaldi, Rettor maggiore dei Salesiani, Mons. Munerati salesiano Vescovo di Volterra, Don Tomasetti Procuratore generale dei Salesiani, la Superiora delle Suore di Maria Ausiliatrice e un gran numero di rappresentanze salesiane, tra le quali il Senatore Rebaudengo per i Cooperatori e il Comm. Masera per l'Associazione degli ex allievi.

Il Decreto del "Tuto".

Il Decreto del « Tuto », letto da Mons. Mariani, segretario della S. C. dei R. suona così:

« Per promuovere la gloria di Dio e ottenere l'eterna salute del genere umano molte nuove e mirabili opere compì il venerabile servo di Dio Giovanni Bosco il quale, come uomo mandato da Dio a compiere questa duplice missione, incominciò dal coltivare i giovani studiandosi di imbeverli dei precetti, dei doveri della religione, di formarli al buon costume, attendendo con ogni cura alla loro civile educazione di modo che il beneficio della redenzione riuscisse proficuo nel maggior numero di essi. La sua volontà di lucrare a Dio quante più anime fosse possibile, non conobbe limiti e con lo zelo apostolico, di cui ardeva si sforzava di abbracciare e trarre a lui tutte le persone. La mancanza di mezzi, le non poche contrarietà anche da parte di persone investite di autorità, le difficoltà stesse inerenti alle imprese, i tanti ostacoli avrebbero dovuto fiaccarne il coraggio. Invece Giovanni Bosco continuò alacremente quanto aveva incominciato e con l'aiuto di Dio condusse al desiderato compimento le opere intraprese, meritandosi faina e ammirazione immortale.

« Scrisse anche e divulgò molti libri assai adatti ad eccitare la pietà e diffondere tra il popolo i precetti della vita cristiana, libri che anche al presente sono tenuti in gran pregio. Inoltre se si paragona la mancanza di umani aiuti, onde spesso era travagliato, con la grandezza e la vastità delle opere compiute, dei benefici recati a ogni condizione di persone, apparirà evidente in lui quasi un nuovo prodigio. Prodigio sì, poichè la generosità divina e la saldissima fiducia e liberalità del suo Servo parvero mirabilmente gareggiare nell'accrescerne le forze, nel moltiplicarne le attitudini e nel renderne feconde le fatiche.

« Ma si può stimare cosa ancora più meravigliosa nel vedere un tal uomo occupato in difficili affari, esposto frequentemente a non pochi pericoli, trattare con giovani e altre persone di diversa indole senza mai deflettere dalla pratica delle cristiane virtù, raggiungendo anzi in esse il fastigio, come fu riconosciuto e definito dopo giuridiche e accurate discussioni con decreto solennemente pubblicato il 2o febbraio 1927.

« Frattanto dopo la morte del venerabile servo di Dio si ebbero molti prodigi, due dei quali, quanti appunto ne richiedeva la natura della causa, discussi e vagliati secondo il consueto rigore del diritto, furono riconosciuti come miracoli con decreto del 19 marzo decorso.

« Rimaneva a discutere soltanto una cosa, ossia se si poteva, con animo sicuro, procedere alla solenne beatificazione del Venerabile Giovanni Bosco. Il che fu fatto nell'ultima congregazione generale tenuta alla presenza del santissimo Signore nostro Pio Papa XI nella quale il reverendissimo Cardinale Verde relatore della causa, propose il seguente quesito

Il quesito.

« Se, stante l'approvazione delle virtù e dei due miracoli, si possa sicuramente procedere alla solenne beatificazione del Venerabile servo di Dio. Tutti i convenuti, tanto i reverendis simi cardinali quanto i padri consultori, diedero per ordine il loro voto favorevole, del che si rallegrò il Santo Padre, il quale però credette bene di differire ad altro giorno il suo decreto per aver tempo a implorare il lume divino.

« Avendo poi stabilito di manifestare il suo giudizio scelse questo giorno, domenica terza dopo Pasqua, nel quale celebrato fervorosamente il Santo Sacrificio, chiamò a sè i reverendissimi Cardinali Camillo Laurenti, prefetto della Sacra Congregazione dei Riti e Alessandro Verde, ponente della causa, come pure il reverendissimo Monsignor Carlo Salotti, promotore generale della Fede e me, segretario sottoscritto, e con essi entrato in questa nobile sala sedette sul soglio pontificio e dichiarò con solenne decreto potersi sicuramente procedere alla solenne beatificazione del venerabile Giovanni Bosco e comandò che questo decreto fosse reso di pubblica ragione e inserito negli atti della Sacra Congregazione dei Riti, così pure si preparassero le lettere apostoliche in forma breve intorno alla beatificazione da celebrarsi solennemente al più presto nella patriarcale basilica vaticana.

« 21 aprile 1929. Firmati: Camillo Cardinale Laurenti, prefetto della Sacra Congregazione dei Riti; Angelo Mariani, segretario ».

L'indirizzo di ringraziamento.

Quindi letto il Decreto che riconosce il martirio del Ven. Cosma da Carboniano, Mons. Der-Abrahamian rivolgeva al S. Padre lui indirizzo di ringraziamento, a nome del Patriarca, della Gerarchia, del Clero e del popolo Armeno, per essersi S. Santità degnata di elevare alla gloria della beatificazione il martire Der Komidas Keomurgian, o D. Cosma da Carboniano, parroco armeno che versò il sangue per la fede il 5 novembre 1707.

Ha anche ringraziato il pontefice per le sue molteplici prove di predilezione date al perseguitato e decimato popolo armeno, osservando che l'avvenimento odierno si riannoda a uno dei fatti salienti della storia cattolica dell'Oriente e sarà salutato con giubilo da tutti gli orientali, siano o no cattolici. Ma più di tutti ne godranno i figli dell'Armenia che il Papa in una solenne occasione chiamò figli di martiri e di santi. Si augura che questa data faustissima per i cristiani di Oriente sia di auspicio per tempi migliori e il sangue del martire Cosma porti l'unione della chiesa di Oriente con quella cattolica.

Ha infine ringraziato il Papa a nome della Pia Società Salesiana per essersi degnato di concedere la beatificazione del suo fondatore.

Non è ancor spenta l'eco - ha egli detto al S. Padre - della Vostra voce sovrana, con cui in altra recente occasione per l'approvazione dei miracoli del detto Servo di Dio, la medesima Santità Vostra rendeva i meritati elogi a questo singolare e santo educatore di giovani e di anime. Mi passo quindi dal parlarne di nuovo. Solo mi piace ricordare un fatto personale, ed è che ancora vive in me la soave figura di quell'uomo di Dio e l'impressione lasciatavi allorchè ebbi la consolazione di baciargli la veneranda mano e riceverne la paterna benedizione: impressione che non si è mai cancellata dalla mia mente ».

Un ispirato discorso del Papa.

Lo riproduciamo integralmente dall'Osservatore Romano del 22-23 Aprile:

Sua Santità rispondeva a tale indirizzo, dicendo che i presenti avevano con Lui accolto con pietà e giubilo, con intimo senso delle cose salite, i due decreti or ora letti, il primo per la proclamazione del martirio di Cosma da Carboniano, gloria dell'Armenia e l'altro per il potersi con sicuro animo procedere alla solennne Beatificazione del Ven. Servo di Dio sacerdote Giovanni Bosco, gloria d'Italia e, cosa immensamente più grande, gloria di tutta la Chiesa Cattolica.

Con queste due enunciazioni è già tanto splendore, tanta altezza, tanta edificazione di grandi e sante cose che veramente la tentazione sarebbe di lasciarle parlare tutte sole con il loro inimitabile significato. Ma è pur delle grandi cose richiedere un qualche commento, un commento che corrisponde al dovere di aggiungere alle cose stesse qualche cosa per la maggiore fruttificazione spirituale di esse. E qui il Santo Padre voleva anche aggiungere il bisogno del cuor suo, e cioè della Sua personale, profonda, cordiale simpatia verso i due temi del duplice decreto. E sarà una sola fulgente parola, in una grande ricchezza e varietà di cose; una parola sulla divina fedeltà, sulla incomparabile saviezza di quella grande Madre e Maestra che è la Chiesa; una parola di ammirazione e adorazione per tutte quelle finezze di infinita bontà, di infinita eleganza onde la divina Provvidenza sa impreziosire le cose già per se stesse infinitamente preziose.

Divina fedeltà. E sembra davvero che sia questa l'idea che s'impone all'udire (come si è udito nel Decreto e nell'eloquente calda pa rola del suo interprete, nel quale piace di vedere presente quasi tutta l'Armenia) la rievocazione del Servo di Dio Cosma da Carboniano risalente fino alla lontana data della sua nascita nel 1658 ed a quella, di poco meno lontana, della sua morte nel 1707. Siamo a distanza di secoli, ma anche a distanza di secoli la divina Bontà, la divina Fedeltà non ha dimenticato quel servo fedele, generoso, eroico fino alla morte. Si direbbe che si è data essa medesima la cura di andare a riaprire la sua tomba gloriosa e che sembrava quasi dimenticata, e di chinarsi a far rivivere quelle ossa, proclamando la loro gloria al cospetto degli uomini, « coram Ecclesia » e chiamando l'antico Martire agli splendori dei più alti onori. È costume di Dio questo, è il costume della sua divina volontà. Può sembrare talvolta che Iddio non pensi più a noi, come talvolta dice qualche anima caduta nel fondo della tristezza, che Dio di noi non si curi. Ma è proprio allora che il Signore dimostra nei modi più evidenti la cura costante che ha delle cose sue. « Fidelis Deus », è questa la parola che il martire ci grida dal suo sepolcro glorioso. E noi avremo sempre torto, sempre, inevitabilmente, in ogni circostanza di cose, quando la nostra fiducia in Dio anche per poco vacilli. Ed è proprio questo che un santo sacerdote, un umile servo di Dio diceva al Santo Padre nei primordi del Suo sacerdozio : «badate bene, quello che più spesso ci manca è la fiducia nella fedeltà di Dio, così come essa è veramente, vale a dire senza limiti e senza misura ».

Sua Santità vuol lasciare ai Suoi uditori la memoria che sale dalla tomba del martire e dalle parole del buono ed umile servo di Dio, perche non è soltanto un'utile lezione che spesso ci viene in tanto amara lezione di cose, in tanto buio del presente e in tanta tenebria di avvenire, ma diventa anche in questi casi una grande consolazione e un grande conforto.

È precisamente questa fiducia immensa, inesauribile, salita fino alla grandezza di un continuo miracolo morale, quella che ha lasciato un giorno ai suoi figli ed ora, può ben dirsi, a tutto il mondo cattolico, il Ven. Don Giovanni Bosco. Basta confrontare gli umili inizi dell'opera sua con gli splendori che essa oggi ci offre, basta riflettere sulle difficoltà di ogni genere, materiali e morali, mosse da nemici e talvolta anche da amici, alle infinite difficoltà che egli deve superare e poi alla magnificenza e all'eleganza del trionfo mondiale, ancor lui vivente, per comprendere quanto possa la fiducia in Dio, la fiducia nella fedeltà di Dio, allorchè un'anima sa dire veramente « scio cui credidi ».

E proprio questa l'impressione che il Santo Padre ha ancor viva nell'animo e che riportò negli anni suoi giovanili dalla conoscenza che per divina Bontà e disposizione potè avere col Ven. Servo di Dio, un uomo che parve allora e poi sempre invincibile, insuperabile, appunto perchè fermamente , solidamente fondato in una fiducia piena, assoluta nella divina fedeltà.

Aveva accennato all'insuperabile sapienza di questa grande Madre e Maestra che è la Chiesa, poichè è essa che viene come Madre benigna riconoscente al figlio che l'ha glorificata, viene a deporre questa grande corona del proclamato martirio sulla tomba di Cosma da Carboniano; è essa, la grande maestra che lo viene a proporre all'ammirazione e all'imitazione di tutti. Grande onore, grande gesto questo della Chiesa, ma veramente e sapientemente proporzionato alla grandezza del merito. E sapiente la Chiesa quando, trattandosi di un martire non cerca altro: « dixi martyrem, satis est ». Riconosciuto il martirio non occorrono più altri miracoli, perchè basta questo che la miseria umana, con l'appoggio della grazia divina, ha saputo produrre. E la Chiesa se ne accontenta, gloriosa nella sua sapienza, anche in questa sobrietà di esigenze che in altri eroi di santità, come fu testè udito per Don Bosco, è così scrupolosa ricercatrice non solo della verità, ma anche delle prove della verità discussa, controllata, dimostrata non solo con qualunque certezza, ma con la certezza giuridica e piena, piena anche nelle prove. Davanti al martirio, invece, la constatazione di questo basta, perche la Chiesa nella sua sapienza sa che veramente una grande e straordinaria cosa è nel martirio. Fu ben detto con parola veramente degna del genio che la debolezza umana, anzi l'umana grandezza non potrebbe, non potrà mai fare gesto più fastoso di quello che fa avvolgere un pover'uomo nella porpora del proprio sangue e assidersi così come testimone, difensore, assertore della verità e della giustizia, di quella verità e di quella giustizia che tutto giudica e tutto misura e di cui il martire sorge a difesa e riprova. E questo il magnifico spettacolo che ci dà l'umile sacerdote armeno.

Ma si direbbe che questa Madre santa, la Chiesa, venga meno alla sua saggezza allorchè propone tale grandezza e fastosità di cose all'imitazione. Come si proporrebbero cose così grandi ed eroiche all'imitazione comune? Eppure la Chiesa sa che questi esempi sono sufficienti, al momento necessario, a suscitare gli eroi, una vera folla di eletti, parole che potrebbero sembrare una contraddizione in termini, ma che corrispondono perfettamente alla realtà, a quella realtà che è una delle prove più divinamente splendide nella storia della santità della Chiesa.

Ma c'è pure un'altra imitazione che la sapienza della Chiesa Madre suggerisce nel proporre i martiri all'imitazione dei fedeli, giacchè non c'è soltanto il martirio cruento del sangue, ma c'è anche il martirio incruento, anzi c'è un'infinità di incruenti martirii attraverso le diverse condizioni e tutti i diversi gradi della scala sociale. Ed anche qui c'è una bella parola di un antico Santo e Dottore che dice che le « celebrationes martyrum sunt exhortationes martyriorum »; le celebrazioni dei martiri sono esortazione ai martirii. Ci sono infatti le anime, le vite cristiane che, infiammate dagli esempi del martirio, volontariamente si consacrano al prezioso martirio incruento, necessario per custodire inviolata la castità. C'è il martirio incruento di tante anime che volontariamente, anche quando tutto è loro offerto e tutto sta nelle loro mani, tutto abbandonano e a tutto rinunciano per abbracciare tutte le privazioni della povertà; c'è il martirio incruento di tante volontà che nella piena consapevolezza dei proprii diritti e della propria dignità, rinunciano alla propria libertà per sottoporsi interamente, inviolabilmente all'ubbidienza, anche quando questa viene avvolta nelle tenebre di consigli non bene conosciuti e non bene potuti comprendere. Ci sono infine tanti e tanti altri martirii incruenti nella semplicità delle più umili case e famiglie cristiane. Quanti veri martirii affrontati per custodire la purezza e la dignità delle famiglie! Quante lotte talvolta veramente sanguinose, di quel sangue morale che sono le privazioni e le lacrime per non acquistare a prezzo di onestà dei vantaggi troppo costosi! Quanti martirii incruenti per mantenersi puri, illibati, degni del nome di uomini e di cristiani in mezzo a così profonda depravazione, per conservarsi giusti in mezzo a tanta e così sfrenata corsa al danaro, per conservarsi umili, di vera, cristiana umiltà di spirito e di cuore in mezzo a tanta superbia di vita e a tanta sfrenata corsa al potere e al prepotere! E la Chiesa da tutti i suoi figli si aspetta l'eroismo del martirio, perchè davvero chi può sottrarsi a tali martirii incruenti? Giacchè dovunque sono doveri da compiere, dovunque sorgono difficoltà ed ostacoli al compimento del dovere, è lì che il martirio incruento delle anime deve generosamente affrontarsi in modo degno della gloria di Dio e della sua Chiesa: è quello che tutti i Santi hanno fatto; è quello di cui il Ven. Don Bosco ci ha dato un esempio tanto più imitabile quanto più a noi vicino e svoltosi nelle stesse condizioni di ambiente e di vita sociale, nelle quali noi viviamo.

Sua Santità vuol finire nel ricordo delle finissime ed elegantissime combinazioni e disposizioni della Provvidenza divina. Questo umile martire già così glorioso, che dopo tante difficoltà e contrarietà di uomini, di tempi, di cose, viene per così dire, alla ribalta della storia, proprio oggi, viene dalla disunione di prima alla unione voluta, cercata, effettuata nell'unità della Chiesa Cattolica e confermata col sangue, viene a dirci tutto questo proprio in un momento, nel quale per tutta la Chiesa Cattolica vige tanto studio, con zelo superiore ad ogni elogio, per l'unità.

Ed ancora questa antica conoscenza (e si può ben dire) antica amicizia, benchè il Santo Padre fosse al principio del Suo sacerdozio e Don Bosco fosse oramai vicino al suo luminoso tramonto, questa amicizia sacerdotale, che lo fa rivivere nel cuor Suo con tutta la letizia, la giocondità, l'edificazione della sua memoria, rivive proprio in questi giorni e in queste ore, mentre la figura del gran Servo di Dio si profila all'orizzonte non solo di tutto il paese, ma anche di tutto il mondo, proprio in queste ore che avvenimenti di così particolare e solenne importanza hanno segnate nella storia della Santa Sede, della Chiesa, del Paese. Poichè è bene ricordare quello che Sua Santità ha già ricordato con cognizione di causa: come Don Bosco fosse proprio uno dei primi e più autorevoli e più considerati a deplorare quello che un giorno avveniva, a deplorare tanta manomissione dei diritti della Chiesa e della S. Sede. a deplorare che quelli che allora reggevano le sorti del Paese non fossero rifuggiti tanto spesso da cammini che non si potevano percorrere che calpestando i più sacri diritti. Ed era anche tra i primi lo stesso Don Giovanni Bosco ad implorare da Dio e dagli uomini un qualche possibile rimedio a tanti guai, una qualche possibile sistemazione di cose, cosicchè tornasse a splendere col sole della giustizia la serenità della pace negli spiriti. La divina Provvidenza lo conduce, lo propone alla pienezza dei sacri onori proprio in quest'ora, e la Beatificazione di Don Bosco sarà la prima che il Sommo Pontefice avrà la consolazione di proclamare in faccia al mondo dopo la conclusione degli avvenimenti già da lui auspicati. Non resta che ringraziare ed ammirare. Quando abbiamo da fare con un Signore così fedele, con la Provvidenza così squisitamente ed elegantemente generosa nelle sue disposizioni, che cosa possiamo temere o che cosa non possiamo sperare, confidare, nella certezza di essere esauditi?

A con questi sentimenti che Sua Santità vuole impartire la Benedizione Apostolica anche per rispondere alla filiale richiesta. E la impartiva a tutti e singoli i presenti e a tutto ciò che ognuno di essi rappresentava; in modo tutto particolare alla grande famiglia di Don Bosco, a tutti i suoi figli e a tutte le sue figlie, a tutte le loro case ed istituti, tanto largamente diffusi in tutto il mondo, che ben può dirsi che per mezzo di loro a tutto il mondo giunga la benedizione del Santo Padre.

« E poi - concludeva Sua Santità - una benedizione veramente paterna ed affettuosa è quella che diamo a tutta questa cara Armenia nostra, a tutti questi cari figli armeni. Dovunque li abbia dispersi la bufera, la tempesta sanguinosa della guerra, una benedizione piena di desiderio paterno, pastorale, di vedere finalmente sollevati e consolati da tante loro pene e sacrifici e sangue, tanti dilettissimi figli, e di vedere altresì (come il venerabile martire ce ne dà sì bello auspicio) anche i dissidenti tornare all'ovile e realizzarsi, nel giorno che egli ha segnato, il voto e la profezia del divino Pastore, che si farà un solo ovile ed un solo pastore. Questa benedizione che diamo a tutta l'Armenia, vada innanzi tutto alla veneranda gerarchia, ai Vescovi, ai sacerdoti, dovunque essi siano insieme ai loro fedeli. Ed è una benedizione piena di paterna ammirazione e fierezza, quale si conviene a tutte quelle grandi e preziose cose, che si ricordano nell'onore, che oggi si tributa al santo martire Gaumida ».

Terminato il discorso, Mons. Der-Abrahamian si appressava al Trono e baciava il piede a Sua Santità, seguito dall'altro Postulatore, dagli Avvocati e Promotori delle Cause.

Sua Santità quindi impartiva la Benedizione Apostolica. Poi, dopo aver ricevuto dalle Postulazioni gli esemplari dei decreti dei quali era stata data lettura, e dopo aver salutato i Cardinali ed i personaggi presenti rientrava nelle sue stanze.

Così la Causa della Beatificazione si è chiusa.

L'apoteosi è venuta e solennemente si è svolta nel maggior tempio della Cristianità, dove la Chiesa ama con tutta la pompa della sua liturgia glorificare per la prima i suoi Santi.

Daremo al prossimo numero i particolari del grande avvenimento: per ora raccogliamo il nostro cuore in uno slancio di viva riconoscenza a Dio e alla Vergine Ausiliatrice che han recinto della gloria il loro umile servo fedele, e al Vicario di G. C. che diede alla causa il prestigio della sua grande stima e del suo immenso amore per Don Bosco.

Dal Cielo il novello Beato faccia scendere sulla Chiesa, sul Papa, sul numero grandissimo dei suoi devoti e affezionati, grazie divine nel giorno in cui s'inizia la sua glorificazione terrena.

Trovateci nuovi Cooperatori.

« L'Unione dei Cooperatori Salesiani (così Don Bosco) non lega alcuno in coscienza, e perciò vi possono partecipare le famiglie secolari o religiose, e gli Istituti o Collegi, per mezzo dei rispettivi Genitori o Superiori ». Le condizioni stabilite da Don Bosco per essere ascritti all'Unione dei Cooperatori Salesiani, sono:

« 1. Età non minore di 16 anni.

« 2. Godere buona reputazione religiosa e civile.

« 3. Essere in grado di promuovere, o per sè o per mezzo di altri con preghiere, offerte, limosine o lavori, le Opere della Pia Società Salesiana ».

Le domande d'iscrizione tra i Cooperatori - le offerte per le Opere e Missioni Salesiane - le proposte di accettazione di aspiranti, laici, chierici, sacerdoti o missionari, ecc. - s'inviino direttamente al Rettor Maggiore dei Salesiani, Rev.mo Sig. DON FILIPPo RINALDI, Oratorio Salesiano, Via Cottolengo, N. 32 - Torino (109).

L'OPERA DI DON BOSCO

(al 1° gennaio 1929)

SALESIANI.

I) Personale:

a) Cardinali 1 - Arcivescovi e Vescovi 15 - Vicari Apostolici 3. -- Totale N. 19.

b) Salesiani (Sacerdoti, Chierici, Coadiutori). -

Totale N. 8o16.

II) Ispettorie e Case:

Italia Europa Asia-Afr.-Austr. America TOTALE

a) Ispett.   9   12   8   17   46

b) Case   149 164   68   235   616

III) Opere:

1. Ospizi e Orfanotrofi   128

2. Collegi   170

3. Pensionati   51

4. Noviziati   35

5. Studentati Filosofia e Teologia   42

6. Aspirandati   54

7.   »   Missionari   7

8. Seminari   5

9. Oratori quotidiani e festivi 386 io. Ospedali e Lazzaretti 8 11. Chiese Pubbliche 165 12. Parrocchie 177 13. Scuole Elementari   319

»   Ginnasiali, Tecniche e Liceali 153

»   Professionali   118

» Agricole 46 14. Doposcuola 40 15. Opere di assistenza religiosa a estranei 200 16.   »   »   a emigrati   38 17. Missioni affidate ai Salesiani 16

18.   »   sussidiarie   30

FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE.

I) Personale:

Suore 5424 - Novizie 881 - Totale 6305.

II) Ispettorie e Case:

Italia Europa Asia-Africa   America TOTALE

a) Ispett.   Io   4   2   13   29

b) Case   325   74   19   177   595

III) Opere:

1. Oratori quotidiani e festivi 413 2. Giardini d'infanzia 262 3. Scuole Comunali e Parrocchiali 96 4. Orfanotrofi e Patronati 82 5. Collegi Convitti 126 6. Scuole Private   220

»   di Lavoro Femminile   196

»   Professionali   86

»   Domenicali e Doposcuola   98

»   d'Istruzione media   34

»   di Cultura e religione   57 7. Convitti Operaie 37 8. Catechismi Parrocchiali 219

9. Pensionati per Signore   6

10. Laboratori e Cucine Salesiane   63

11. Ospedali e Ambulatori   33

12. Lazzaretti   4

13. Case di formazione   29

14. Noviziati   22

15. Case Formazione Missionaria   2

16. Lavorano pure in 12 Missioni Salesiane e in 8 missioni estranee.

Facciamo nolo ai nostri benemeriti Cooperatori che le opere nostre hanno il conto corrente postale col N. 2-1355 (Torino) lotto la denominazione DIREZIONE GENERALE OPERE DI D. BOSCO - TORINO.

I " Miracoli " ottenuti per l'intercessione di Don Bosco

Scriviamo la parola «miracoli » con un senso di gioia intensa, senza alcuna incertezza, poichè qui si tratta di fatti prodigiosi ai quali la Chiesa per solenne decreto di S. S. Pio XI, ha dato il suo alto riconoscimento.

Sono i due miracoli sottoposti all'esame della Sacra Congregazione dei Riti, e da essa pienamente riconosciuti, per la Causa di Beatificazione di D. Bosco.

La guarigione di Suor Negro Provina.

A 3o anni questa Figlia di Maria Ausiliatrice, mentre era di residenza a Giaveno, cadde ammalata, nel 19o5. « Cominciai - racconta essa -- a perdere l'appetito, a sentirmi stanca e senza forze. Provavo dolori al ventre e specialmente alla bocca dello stomaco, che mi doleva in modo particolare nel compiere qualche movimento per inchinarmi. Provavo bruciori alla gola e nel canale dello stomaco prendendo cibo o bevanda, e assai più quando doveva trangugiare cose acide. Poi cominciai a rigettare il cibo e arrivai al punto di rigettarlo sempre, talora mescolato a sangue nerastro. Alla bocca dello stomaco il dolore era più forte ed abituale. Tratto tratto provavo come un dolore prodotto da oggetto tagliente, simile al dolore di una ferita.

« In queste condizioni passai circa otto mesi senza desistere dalle mie occupazioni, conducendo una vita penosissima, finchè sopraffatta dai dolori e priva di forze non potei più reggermi ».

Visitata dal Dott. Crolle di Giaveno e anche dal Dott. Forni di Torino, la Suora, pur adottando i rimedi suggeriti da essi, andò sempre peggiorando. Dopo un'accurata visita, il Dott. Crolle sentenziò trattarsi di un ulcere: eguale sentenza diede il Dott. Forni visitandola a Torino il 22 giugno 19o6.

Data la natura del male, la Suora rimase stabilmente a Torino per avere tutte le cure che il suo stato richiedeva, ma andò sempre più aggravandosi.

« Il 29 luglio - narra la Suora - giorno di domenica, due Consorelle, dopo il Vespro vennero a trovarmi nell'infermeria e mi confortarono ad avere pazienza e confidenza in Don Bosco; e mi narrarono fatti prodigiosi e grazie dovute all'intercessione del Venerabile.

» Io mi sentivo così male che non vedevo l'ora di esser lasciata sola, tanto più che le consorelle poggiando casualmente la mano sul letto, mi cagionavano maggior dolore, provocato dal tremolio del letto. Altro motivo di restare sola mi era dato dalla stessa conversazione edificante delle Suore che mi aveva eccitato un desiderio di raccoglimento.

» Alla loro partenza io presi a riflettere che in Noviziato ero solita di ricorrere a Don Bosco e ne ero stata sempre esaudita; che la Superiora Generale, di passaggio a Torino, mi aveva detto di volermi veder migliorata al suo ritorno; che la Madre Vicaria discorrendo con le Suore, aveva loro riferito di una visione avvenuta in America, nella quale Don Bosco si era dolcemente lagnato che le sue figlie gli dessero poco lavoro in Paradiso.

» Queste riflessioni mi spinsero a raccomandarmi tosto al Ven. Don Bosco. Sul tavolino presso il letto vi era un'incisione di Don Bosco, ritagliata da un Bollettino Salesiano; con molta fatica allungai la mano, presi l'immagine, la tenni alcuni istanti tra le piani così parlando: - Oh! Don Bosco, vedete in quale condizione mi trovo; ho promesso alla Madre di guarire al suo ritorno, presto ella viene e mi trova peggiorata. Da me posso far niente; siete voi che avete messa l'obbedienza nelle Sante Regole, se volete che eseguisca questo fatemi guarire. So per prova che se volete potete.... Vi lagnate che le vostre figlie non vi danno lavoro, ora vi metto alla prova. Se mi fate questa grazia, vi credo; se non la fate vi accuserò presso quelli che dicono che voi vi lagnate perchè non vi danno lavoro. Ciò detto mi pentii di queste ultime parole che in verità io avevo pronunziate con la bocca ma non col cuore, e ne chiesi perdono al Venerabile, domandandogli la grazia di essere guarita la dimane, o, se Egli volesse, anche subito.

» Mi direte che non merito, ho proseguito, che non ho abbastanza fede: metto tutta quella che ho. Mi direte che è volontà di Dio che io non guarisca e rimanga ammalata; se è così datemi un segno sensibile per cui conosca la volontà di Dio; del resto fatemi guarire ».

E la Suora, ricorda di aver promesso a Don Bosco di essere più diligente nell'osservanza delle regole, poi si decise di fare una novena di nove Pater in suo onore.

« Dopo questa preghiera fatta con gran fede, prosegue la Suora, ridotta l'immagine di Don Bosco a forma di pillola stava per inghiottirla. Mi ricordai in quell'istante che il medico mi aveva proibito di inghiottire qualunque cosa: ma dissi tosto a me stessa: Coraggio!... Fede!... Ho detto qualche parola di preghiera e poi ho inghiottito la pallottola e la mandai giù. Erano le 19,30 suonate.

» Appena inghiottita la pallottola... mi sentii guarita. Cessò all'istante ogni dolore, mi trovai libera da quel senso di peso che mi opprimeva alla bocca dello stomaco e al ventre. Immediatamente provai a muovere il capo, le braccia, le gambe e tutta la persona; e potei farlo liberamente, senza alcun incomodo. Piansi di consolazione e presi a ringraziare il servo di Dio. Nella notte volli provare a scendere dal letto; lo feci più volte e fu sempre senza incomodo e con tutte le mie forze ».

Delicatissima nell'osservanza delle regole, la graziata in quella sera e nella notte non osò parlare con alcuna Suora, nè uscire di stanza; al mattino però si alzò anch'essa in attesa dell'autorizzazione a scendere in Cappella. Non essendosi presentata a lei alcuna consorella, si fermò in camera. Finita la messa andò dall'infermiera, dicendole: Sono guarita! Mi permette di andare alla Messa?... Ma l'infermiera la rimandò a letto. La risanata attese con pazienza il medico, il quale venuto a visitarla in sul mezzogiorno, le accordò non solo il permesso di alzarsi, ma anche di prendere cibo, da lei perfettamente tollerato. Dopo qualche giorno Suor Provina era tornata al cibo della Comunità che digeriva benissimo e dopo otto giorni ripigliava la sua vita regolare.

Il giudizio che del prodigio diedero i periti scelti dalla S. C. dei R., fu quanto mai esplicito. Il Dott. Feliciani esseriva: « Tal modo di guarigione esula dal campo naturale, non è spiegabile al lume di ragione e di scienza »; e il Dott. Gentile: « La malattia, della quale Sr. Provina Negro guarì la sera del 29 luglio 1906, non potè essere che ulcere rotondo allo stomaco, e la sua guarigione fu istantanea, completa, definitiva, quale non è possibile che avvenga per virtù delle leggi fisiologiche, nè l'esperienza clinica secolare ha mai constatato ».

La guarigione di Teresa Calligari.

Teresa Calligari di Castel S. Giovanni aveva 23 anni quando nel novembre 1918 fu colta da febbre, dolori al petto e alla schiena, e da tosse continua: con questi sintomi di polmonite influenzale il Dott. Minoia, vedendo peggiorare l'ammalata, la fece ricoverare nell'Ospedale di Castel S. Giovanni, il 17 dicembre.

Dopo una quindicina di giorni, durante la convalescenza della polmonite, cominciarono in Teresa i sintomi della poli-artrite infettiva: dapprima una forte dolorabilità al ginocchio sinistro con tumefazione, dolore spontaneo e nei movimenti, versamento di liquido articolare ed anchilosamento del ginocchio in posizione di leggera flessione, accompagnato da febbre a 38 gradi. Dal ginocchio sinistro l'attacco infiammatorio si estese subito a quello destro, poi alle articolazioni dei piedi e del braccio.

Per sei mesi i dolori furono vivi e l'ammalata dovette stare immobile nel suo letto. In questo primo periodo la malattia articolare ebbe altre gravi complicazioni, quale il catarro gastro-intestinale, disturbi vescicali con impotenza ad emettere urina, stitichezza per cui dovette essere aiutata con clisteri e, in conseguenza di questi, nel luglio 1919 ebbe una forte emorragia che la indebolì ancor più.

Frattanto nel mese di marzo 1919 aveva pure cominciato a sentire dolori alla regione sacro lombare che si estendevano alle coscie, specialmente alla sinistra. Fu costretta perciò alla posizione supina e le vennero applicati tiraggi alle gambe per vari mesi a fine di alleviarle i dolori. Alla spina dorsale dell'ammalata, in corrispondenza della parte bassa, all'altezza della terza vertebra lombare, comparve una tumefazione grossa quasi come una noce.

Sul finire del 1919 le condizioni dell'ammalata migliorarono relativamente; però la poli-artrite si cronicizzò nell'anchilosi del ginocchio sinistro (gonoartrite) e alla colonna vertebrale (spondilo-artrite) e durò fino alla guarigione.

Nel gennaio 1920 i dolori ripresero con violenza e il Dott. Motti riapplicò all'inferma i pesi alle gambe, lasciandoli fino al 26 maggio. Ebbe così un relativo sollievo, nei mesi estivi, ma coll'ottobre le condizioni ripresero a peggiorare sensibilmente: i dolori non le lasciavano tregua, l'alimentazione si era fatta più difficile, il vomito seguiva all'ingestione del cibo con acuti dolori di stomaco, e diarrea.

Nel gennaio 1921 un catarro bronchiale diffuso venne a complicare il quadro e a questo si aggiunse l'enterocolite cronica « in forma grave e ribelle ad ogni cura » e uno stato di marasma, causato dall'impossibilità in cui era l'ammalata di nutrirsi.

Il caso divenne disperato pel dottore, che, pure continuando la sua cura, riteneva ormai la malattia inguaribile.

Un giorno un'amica suggerì all'ammalata una novena a D. Bosco: essa ne parlò a una Suora (delle Ancelle della Carità) che l'assisteva e questa le confidò a sua volta che in quei giorni in Comunità leggendosi la Vita di Don Bosco era venuta a conoscenza di alcune grazie ottenute per l'intercessione del Servo di Dio.

Piena di speranza Teresa pensò che D. Bosco poteva ottenere anche a lei la guarigione; ne parlò al Curato Don Vittorio Zanelli, il quale l'esortò a disporsi per fare con fede una novena. Una prima fu fatta dall'ammalata nel maggio 1921, ma senza ottenere miglioramento alcuno. Continuò tuttavia a pregare D. Bosco perchè le ottenesse almeno di morire dal momento che si era convinta di non poter più guarire. Il 5 luglio però Don Zanelli suggerì all'ammalata di ricominciare con fede una novena a Don Bosco, e ciò essa fece con buona volontà.

Arrivò all'ottavo giorno della novena, sabato 16 luglio. La sera di quel giorno Teresa stava malissimo, e le Suore credevano fosse al termine delle sue sofferenze. Per tutta la notte non potè quasi assopirsi.

« Alle 4 del mattino 17 luglio - racconta la graziata - volgendo lo sguardo verso il comodino, mi vidi comparire un prete di media statura, vestito di nero con le braccia incrociate, capelli neri ricci... gli occhi neri... poggiò una mano sulla mia fronte e l'altra sul comodino... e mi domandò

- Come stai?

- Eh!...

Allora egli mi disse : - Alzati !

- Non son mica capace, risposi.

- Bugia le gambe, mi soggiunse.

Sentendo « gambe » ho compreso di muovere le gambe; ho provato a muovere la destra e in ciò fare mossi anche la sinistra. E lo potei fare con libertà senza dolore. Mossi liberamente anche il ginocchio.

Chiamo Sr. Gilda gridando: - Suora, Suora, muovo le gambe. - Venne Sr. Gilda dicendomi: - Teresa, sei pazza? E possibile?

E vedendola venire come di corsa, le dissi: - Piano che va ad urtare D. Bosco... A queste parole il prete sorrise. Io credetti che fosse D. Bosco perchè stavo pregandolo nella novena: non avevo mai visto prima la sua immagine.

Sentendo che la Suora diceva: - È possibile? - stavo per dire a D. Bosco: - Sente che dice la Suora? Ma non ebbi tempo perchè vidi il prete alzare le mani con le palme rivolte a me e indietreggiare sorridendo e scomparire come dietro una nebbia.

Scomparso il prete, io distinguevo allora distintamente gli oggetti, mentre la sera innanzi avevo la vista debole e confusa. La vista si andò sempre rischiarando durante questa apparizione, così che mentre nei primi momenti vedevo la figura del prete un po' confusa, poi la vidi sempre più chiara.

Tutto si svolse mentre io era pienamente sveglia e non in sogno.

Ripetei alla Suora: - Muovo le gambe. Ciò dicendo portai le mani alle ginocchia dove non sentivo più dolore e dove era scomparso ogni gonfiore: e mi sedetti liberamente sul letto.

- Teresa, mi gridò la Suora, sei seduta sul letto?

Le altre ammalate scesero allora dai letti loro e vennero presso di me, in camicia, per toccarmi e constatare coi loro occhi: non avevo più niente.

Buttai via le coperte, scesi dal letto e svelta svelta mi recai nella vicina stanza, da un'amica, a portarle la lieta notizia. Le Suore scendevano allora nella corsia: corsi loro incontro gridando: - Non ho più niente.

Fin dal primo momento mi sentii perfettamente guarita senza alcun dolore e disturbo nel muovermi, con la forza di una persona sana ».

Alle 5,30 la risanata assistette alla S. Messa in ginocchio e alle 7 mangiò una scodella di zuppa.

Andò essa ad aprire la porta quando entrò il Dott. Motti, dicendogli: - Vede? Non ho più niente e sono guarita.

Il giorno seguente il Dott. Motti l'esaminò attentamente. « La trovai completamente guarita - egli attesta - cessata la tosse e nessun sintomo del tanto temuto catarro bronchiale; cessata la diarrea e il vomito; addome in ottime condizioni, il ginocchio sinistro sgonfio e pieghevole: nessun dolore lombare: facile qualunque movimento del tronco: nessun segno di stanchezza del giorno precedente. La ritenni quindi completamente guarita ».

Lo stesso Dott. Motti ha quindi dichiarato: «... Vi erano nella Teresa lesioni anatomopatologiche ben definite e da me constatate, quali il catarro bronchiale, la enterocolite, la gonartrite, lo stato di marasma, che se anche avessero potuto scomparire avrebbero impiegato a farlo un tempo più o meno lungo e delle cure. Ma il fatto di essere guarita istantaneamente e completamente e quando le condizioni sue erano tali da far prevedere un esito infausto non lontano, mi da l'idea che la guarigione sia venuta in modo non spiegabile con le cognizioni mediche e quindi con intervento soprannaturale... Ritengo che nel fatto c'è stato un intervento soprannaturale».

Il collegio dei Periti della S. C. dei Riti ha dato un giudizio pienamente affermativo sulla guarigione prodigiosa di Teresa Calligari, dicendola « guarigione che sia pel complesso sintomatologico, che caratterizzò la malattia, sia pel modo repentino con cui quella avvenne, è uno di quei fatti imponenti, che esula intieramente dal corso naturale delle cose, e trascende e sovverte tutte le leggi della patologia medica ».

Per la fausta ricorrenza della Beatificazione di D. Bosco.

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D. B. FASCIE. - Metodo Educativo di Don Bosco. Fonti e commenti. L. 5 -.

D. A. AUFFRAY. - Metodo Educativo di Don Bosco. - Traduz. dal francese, L. 4 -

D. V. CIMATTI. - Don Bosco Educatore, contributo alla storia del pensiero e delle istituzioni pedagogiche, L. 7 -.

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ELLA RITORNA!

O cara Statuetta, che ritorni A salutare questi luoghi ameni, Tu l'Orticello e i poveri soggiorni Ricerchi invan ovunque il guardo meni Nè la chiesina! La ricordi ancora? Non certo era di Te degna dimora.

Come a Betlemme andavano i Pastori, Venivamo a trovarti e notte e giorno Non ti mancava il mazzolin di fiori; Ma tutto era squallor più disadorno! Modesto anche l'altar e le colonne Ma care a noi come ad Israel Sionne.

Ero fanciullo ancor quando Ti vidi

E T'innalzai la prece mia primiera; Ti supplicai con amorosi gridi Lume e conforto della mia carriera Ebbi i venti a provar del mare infido, Ma per Te giunsi al sospirato lido.

E con Te facevam le processioni

Con fanciulli raccolti in folte schiere. N'odo l'eco salir dei canti e suoni, Qual nuvola d'incenso per le sfere; Ci pareva talor sentir per l'etra Il dolce tintinnir d'arcana cetra.

Era piccolo il sito, e ci pareva

Largo e spazioso. Mentre a te s'inchina La gente accorsa all'umile vallea, Bella passavi, come suol Regina

In mezzo ai figli tuoi, con quel sorriso Che l'alme fa beate in Paradiso.

T'accogliamo con musiche e campane

Pei portici e cortili ed ampia Chiesa Tu le svelavi peste cose arcane

Al pio Don Bosco, scelto all'alta impresa. Sorrise il mondo, e l'appellò demente, Venne con Te, lasciando dir la gente.

Qui lo guidasti ne' suoi primi passi In questa valle di burron ripiena, Qui dovette passar tra spine e sassi Prima di giungere a felice arena; E nell'andar dall'uno all'altro polo, Levò di qui l'ardimentoso volo.

Qui tutto s'allargò, crebber palazzi,

E scuole, ed officine, ampi cortili; I circoli, i teatri ed i sollazzi, Scomparvero i tuguri ed i covili, l'aria è la vita, fervida di studi,

Di ruote e lime e martellar d'incudi.

Qui marmi di veder quella Signora

Che scintilla lassù siccome il sole, Chieder perchè senza di Lei s'onora Te come madre dell'amata prole; Poscia, infiammata disse con metto:

« Questo bel dì da molto tempo affretto.

« Entra gloriosa in queste auguste soglie

E la chiesetta un dì tanto meschina! Mira le belle e le superbe spoglie

Lo scettro d'oro quale a gran Regina! L'onorate delle vittorie prime,

E lo splendor delle conquiste opime ».

Per noi sarai siccome la bandiera

Col sangue conquistata e con peripli! Tu di grazia e favor la messaggera, Che vieni a dimorar tra i nuovi figli, Sarai nell'avvenir bella qual eri Ausiliatrice come ai dì primieri.

Più bello forse troverai l'altare

Con marmi e bronzi e non d'oscuro legno!

O Regina del Ciel, Stella del mare!

Che potrem far che sia di Te men degno? Che puote compensar gli alti tuoi merci! Non oro o gemme né regali serti.

Ci venne il bel pensier, ancorchè tardi

Di riprodurre la chiesina antica, Allorchè s'abitò casa Pinardi!

Come richiamo di persona amica...:. Ma ci mancavi tu Madonna bella

Lume a D. Bosco e a Lui benigna stella.

Stavi in silenzio e fra riposte mura Di cristiana pietà ricco tesoro;

Che credette di aver bella ventura, Mentre non ti darebbe a peso d'oro, Di rimandarti a noi prezioso dono

E ripulito su novello trono.

Or che sei qui ritornerem, più spesso

A pregarti e a baciar il sacro piede; Ci parrà d'esser a Don Bosco appresso, Il suo spirto sentire e la sua fede! Tu lo guardavi con materno ciglio Questo sì grande e fervoroso figlio.

Salve Beata! Or sali su quel soglio

Che l'amor preparavati dei figli! Tempra di tutti il confidente orgoglio, Di pietà di virtù dona i consigli Dolce speranza sei, or che ritorni, Di godere con te gli eterni giorni.

Sac. G. B. FRANCESIA.

Rilievi alla figura di Don Bosco

Il santo della Conciliazione.

Ai tanti titoli che renderanno fulgida la figura di D. Bosco nella storia della Chiesa d'Italia credo che anche questo dovrà aggiungersi: Egli fu veramente e sarà chiamato dai posteri il Santo della Conciliazione. Rifacendoci indietro nei secoli troviamo Benedetto: il Santo, in cui la Chiesa visse il travaglio della rigenerazione a Cristo dei popoli nuovi che avevano invaso l'Europa; San Francesco nel centro del M. E. raccoglie gli slanci spirituali delle giovani generazioni cristiane, d'Italia in particolare, e le orienta sulle vie di un distacco, che doveva risolversi in espansione di amore e di bontà, per Dio e per gli uomini; Santa Caterina riallaccia l'Italia alla Cattedra di Pietro e questa all'Italia; S. Filippo Neri rinnovella gli intimi rapporti di nostra gente, nella vivacità del suo spirito, colla suprema maestà di Roma, quando' la ribellione di altre nazioni poteva trascinarla in aberramenti fatali; a D. Bosco (chissà per quanto tempo lo continueremo a chiamare così?) la Provvidenza ha segnato un altro cammino: riconciliare!

Il gran fatto storico che porta la data 11 febbraio 1929, ha avuto in D. Bosco il Santo che lo ha vissuto nell'intimo lavorio divinatore, ed in quello più arduo, ma efficacissimo, di una lenta e graduale preparazione. E dacchè quella data sarà fatidica e simboleggierà nella vita delle nazioni una meta, che tutte dovran raggiungere, per l'attuazione dei piani mirabili della Divina Provvidenza sull'umanità futura, è ben evidente come D. Bosco, fattore vero (certo non unico) della Conciliazione della nazione Italica, assorta a novella vita, con il Vicario di Cristo, abbia segnato per tutti i popoli il cammino dei loro nuovi destini.

D. Bosco il Santo della Conciliazione, perchè di fatto Egli la volle e la cercò; ma più che tutto, perchè Egli la volle e la cercò, ma non a discapito dei diritti di Dio e della Chiesa di Cristo, che è quanto dire della Chiesa che s'impernia in Pietro continuamente vivente nel Pontefice di Roma. Molti vi furono invero che bramarono conciliare, ma la loro opera si perdette nel vuoto di vane logomachie e di sterili desideri: non ebbero coi-ne base dei loro sforzi l'attaccamento più pieno ai diritti di Dio e della Chiesa che si confondono con quelli.

Però d'altra parte D. Bosco comprese pure che questi salvi, tutto doveva orientarsi verso l'unico scopo che ha la Chiesa quaggiù, e che si trasforma in un suo grande ed unico dovere: la salvezza delle anime; dovere cioè di compiere il disegno di Dio nel dare il suo Unigenito al mondo, e compierlo fino al sacrifizio più pieno di tutto ciò che non costituisce la propria essenza e la propria vita. « Da mihi animas, caetera tolle » è davvero una gran formola! D. Bosco ponendola sullo stemma delle sue famiglie religiose e volendo che diventasse espressione di lor vita, segnava non solo a loro, ma alla Chiesa intiera la via che l'ha portata all'11 febbraio 1929, e la porterà a chissà quante e quante altre date luminose, che Dio contempla, e certo si van maturando.

Di più D. Bosco sentì tutto il travaglio della vita moderna, che è travaglio di grandi ricostruzioni nazionali e sociali, e ben comprese come la Chiesa avrebbe ripreso il posto che le compete e dal quale le forze avverse al Regno di Dio la volevano cacciata, se tutti quelli che si consacrano e sono chiamati ad espanderne la vita, si sollevassero al di sopra di tutte le umane agitazioni e non mirassero elle ad un punto solo, però luminosissimo, il punto di Cristo: la salute dell'umanità in Dio e per Dio, attraverso il tempo per l'eternità.

Egli esprimeva tutto ciò dicendo che non voleva saperne di politica (e ciò diede per regola ai suoi figli): formula apparentemente negativa, ma che però si completava, dicendo pure che la sua politica era quella del Pater noster, particolarmente ove si dimanda: adveniat regnum tuum. Nè D. Bosco tenne chiuso in sè tal suo programma: oh! no. - Non era uomo da tacere, e solo Dio sa come sotto l'influsso della sua parola, dei suoi esempi s'orientassero le urenti a quel suo grido: « Da mihi animas, caetera tolle »; basti il pensare che Egli lo fece motto non solo dei Salesiani e delle Figlie di M. SS. Ausiliatrice, ma di tutta l'immensa famiglia dei suoi Cooperatori e Cooperatrici sparsi ovunque e di ogni graduazione sociale.

Fissati così due capisaldi dell'azione di D. Bosco ad una vera riconciliazione: attaccamento incondizionato ai diritti di Dio e della Chiesa; dovere assoluto, - specialmente per chi si consacra alla missione affidata da Cristo alla Chiesa, - di mirare soltanto alla salute delle anime, subito ne apparisce un altro: D. Bosco ebbe rispetto delicatissimo per tutti i movimenti nazionali e sociali, per tutti gli slanci della sua età, che non fossero in contrasto con quei due capisaldi. E quando questo contrasto potè apparire, quando anche Egli dovette soffrire proprio a cagione di tal contrasto, Egli, dimenticando sempre e perdonando sempre, cercò che il contrasto si attenuasse, che si smussassero gli angoli, e tutto ritornasse nel cammino del bene. Oh! quanti sono che non sanno perdonare e quindi non sanno conciliare tendenze che pur lo potrebbero: Don Bosco colle mire sempre più in alto, conciliò sempre, perdonando e sacrificando: fu il Santo della Conciliazione.

La data della sua beatificazione coinciderà con la festa dello Statuto (oh! la bella cupola di S. Pietro, tutta illuminata in quella notte memoranda!), e coinciderà anche (perchè non ricordarlo?) con la morte di Giuseppe Garibaldi. Nella vita di D. Bosco entrò (non certo direttamente) anche questa grande figura del nostro risorgimento, tanto discussa e tanto discutibile in sè e nei rapporti coi diritti di Dio e della Chiesa, ma pur tuttavia espressione viva di quel movimento popolare, che sapientemente incanalato molto influì all'unificazione dell'Italia. Orbene D. Bosco invitato una volta a brindare a G. Garibaldi disse più o meno così: Brindo a Garibaldi e prego Dio che Egli metta a disposizione delle sante cause i doni che gli ha concessi, e ciò a bene d'Italia, e, sotto la guida del Sommo Pontefice, a bene della Chiesa stessa. - Il brindisi era fatto ad un Garibaldi ideale, ma era il Garibaldi che il buon popolo pensava: D. Bosco non si preoccupò allora di quello che fossero le realtà contingenti.

Ed a Garìbaldi che si trovava ad Alassio, - scrisse Egli al Direttore di quella casa che non lo interpellava, che si rendessero i giusti omaggi, quando venisse incontrato, perchè non si creasse un senso di antitesi all'idea sana che Garibaldi rappresentava per il popolo e forse anche nell'animo stesso di quei giovani collegiali (in Alassio v'è un nostro ginnasio-Liceo fin d'allora frequentatissimo); niente però che potesse denotare adesione od approvazione al programma specifico di Garibaldi, persona politica e legata a partito.

Ma ritorniamo all'altra coincidenza colla beatificazione di D. Bosco, dello Statuto, che ricorda tanti altri fattori dell'Unificazione Italiana, i quali entrarono ben più direttamente nell'ambito della vita di Don Bosco. Egli seppe vivere con loro, collaborare con loro in tutto, che non ostasse ai diritti di Dio e della Chiesa. Troppo lungo seguire l'opera di D. Bosco in questo senso, spesso intima, altre volte nell'ambito della vita pubblica, ma sempre umile, nascosta e conciliatrice.

Non è però possibile non ricordare quando dopo la prima grande ondata, che fu seguita dal trasporto della capitale a Firenze, Egli fu incaricato, e assolse meravigliosamente il suo compito, di trattare col Papa per la pacificazione religiosa allora possibile, ridonando alle diocesi che mancavano dei loro pastori queste guide si necessarie alla salute delle anime.

Ancora. Chi getta giù queste linee qualsiasi, rammenta la vivissima impressione ricevuta, quando, venuto all'Oratorio di Torino, giovane artigianello (compositoretipografo) da ambienti tanto diversi per idee politiche e religiose, ebbe occasione di leggere sulle memorie che si raccoglievano per la futura vita di D. Bosco (D. Bosco era morto da poco), che fu D. Bosco a sconsigliare a Pio IX - che ne lo aveva interpellato e che tutto aveva pronto per partire da Roma nel '70, - tale allontanamento; e gli sono rimaste ben impresse le parole allora scritte da D. Bosco: La sentinella d'Israele rimanga al suo posto. Pio IX si fermò, e Dio solo sa a che si sarebbe andato incontro se allora il Papa, si fosse allontanato da Roma! Si pensi che avvenne nel '48-49 quando Pio IX fuggì a Gaeta; e ben diverse erano allora, nel '70, le condizioni delle cose! -Ah! D. Bosco diceva allora una grande parola e la diceva al Papa: avrebbe dovuto il Vicario di Cristo per un tempo (chissà quanto lungo!) non apparire più sovrano tra i so vrani della terra, ma doveva rimanere ancora nella sua Roma sentinella vigile del popolo di Dio: la sentinella d'Israele rimanga al suo posto ! Così fu possibile la riconciliazione.

Ho sentito anche parlare di una parte interessante di D. Bosco nel momento critico dell'elezione di Leone XIII: dati i rapporti di D. Bosco con Crispi non mi meraviglia la cosa : era allora il Collegio dei Cardinali che temeva e Don Bosco, incaricato, potè ottenere le più ampie assicurazioni per la libertà del Conclave.

Lo studio dei documenti e la diligente ricerca di essi, negli archivi, potrà meglio determinare la figura di D. Bosco anche sotto questo profilo; a noi basta quanto ne abbiamo accennato, per la storia dell'umile prete di Valdocco. Il quale pur tenendosi sempre nei limiti della sua missione, seppe tanta vita diffondere e segnare un solco sì profondo nella storia della Chiesa d'Italia, anche in campi che pareano sì estranei all'opera sua.

Sac. ARGEO MANCINI.

Virtù religiose di Don Bosco.

Il mondo corre allo strepito delle benemerenze civili e pubbliche le quali hanno certamente il loro merito; la beneficenza verso le tante categorie dei bisognosi, l'educazione dei fanciulli, e le altre opere di misericordia corporali e spirituali e da questo punto di vista giudica la grandezza di D. Bosco. E un punto di vista incompleto; il buon cattolico tiene certo conto di questo, ma non vi si arresta; educato com'è alla scuola delle celesti cose sa che vi è di più e di meglio, e di ciò si preoccupa nel giudizio che si dispone a far d'un personaggio per arrivar al più possibile vicino al vero. Ora D. Bosco ebbe certo una vita esteriore molto piena e svariata, tale da attirare l'ammirazione di quanti ebbero ad avvicinarlo fino a far domandar come potesse un uomo solo badare e provvedere a tanti bisogni e a tante faccende; eppure noi sappiamo che ad essa prepose ed accompagnò costantemente una vita di formazione interiore tale che nel suo confronto impallidisce la sua pur già grande e mirabile vita d'operosità esterna.

Non mancano quelli che si accontentano della prima e sopra essa convergono la loro stima e le loro lodi; non così noi i quali, come abbiamo detto, dopo aver considerato e ammirato lo sviluppo straordinario d'iniziative, la molteplicità delle benemerenze sociali, la serena pazienza, l'inalterabile costanza produttrice di D. Bosco, andiamo alla sorgente di questa attività e ci rifiutiamo risolutamente a considerarla come l'effetto di quel che oggi si suol dire la tempra d'un lavoratore. Ripeto, non perchè D. Bosco non meriti in sommo grado questo appellativo, ma perchè esso non dice tutto, dice anzi troppo poco e non spiega la mirabile opera sua. A questo primo aspetto bisogna aggiungere lo studio, l'acquisto, la pratica delle virtù religiose.

Qui è il vero D. Bosco; nella sua fede viva, nella sua speranza operosa, nella carità ardente sia verso Dio, centro e autore d'ogni bene, sia verso il prossimo, specialmente verso la povera gioventù. Quando Dante dà nel Paradiso l'esame delle virtù teologali usa per indicare di possederle la frase « l'ha nella sua borsa »; così dobbiamo ripetere del novello Beato; Egli aveva nel suo cuore una fede tale da essere la sua unica ispiratrice, una speranza tale da essere l'unica confortatrice e una carità così forte da formare la forza propulsiva della sua lunga e benefica fatica. Non ci voleva meno di una simile fede, speranza e carità per sostenerlo in mezzo alle mille gravissime difficoltà che accompagnano fedelmente lo sviluppo dell'opera sua, da quando povero fanciullo anelava e tendeva al sacerdozio, a quando vecchio e stanco si accingeva, sulla parola di Leone XIII all'erezione della basilica del Sacro Cuore in Roma. La operosità di Don Bosco è tutta a motore soprannaturale; evitare e far evitare l'offesa di Dio, salvare delle anime, propagar la conoscenza del Vangelo, far amare e ricevere Gesù in Sacramento e la Vergine SS. Ausiliatrice, vero potente rifugio del popolo cristiano, propugnare l'obbedienza, la dedizione figliale e incondizionata al Romano Pontefice, destare e moltiplicare le vocazioni ecclesiastiche e religiose, diffondere la buona stampa colla pubblicazione d'opere sue e di suoi figli ed amici, persuadere, in tutti i modi che sa suggerire un amore industrioso ai giovani che il loro grande interesse eterno e anche temporale è di mantenersi fedeli in mezzo alle lusinghe del mondo alla pratica della religione, alla frequenza dei Sacramenti, non sono tutte queste e altre ancora la dimostrazione della soprannaturalità dell'opera sua?

Vedete, possiamo dire agli ammiratori, per quale via il Beato D. Bosco è arrivato a conquistarsi la grande gloria che possiede in cielo e nella Chiesa Cattolica; vedete come, senza sdegnare gli argomenti umani, ha sapientemente e umilmente fatto ricorso ai mezzi divini di santificazione e di operazione. Ha costruito sulla pietra non sulla sabbia; non sul temperamento, sulle energie naturali, sui doni dell'ingegno - pure straordinario - sulla prudenza nei negozi, sulla avvedutezza e sulle altre qualità umane che possedette quant'altra mai al tempo suo, ma sulla preghiera, sull'abbandono in Dio, sulla fiducia dell'aiuto della Beata Vergine, sulle direttive del Vicario di Gesù Cristo. Il Beato D. Bosco ha fatto precedere all'operosità esteriore la più soda preparazione e formazione interiore coll'acquisto delle virtù religiose e specialmente teologali e mediante queste ha innalzato e stabilito le virtù morali e capitali di prudenza, fortezza, giustizia, e temperanza.

Così è diventato un grande campione della Chiesa Cattolica che dopo averlo esaminato minutamente in tutto il molteplice sviluppo dell'operosità da lui svolta, lo ha proclamato modello di vera operosità, evangelica e moderna nello stesso tempo, degno di sedere nel consesso dei Santi.

Sac. P. LINGUEGLIA.

Don Bosco nella scuola.

In una delle città d'Italia più illustri per gli studii ebbi un paio d'anni fa a sostenere una cortese discussione con una persona di molta coltura, benevola e anzi benefica verso l'Opera di Don Bosco. La colta signora sosteneva che se Don Bosco ha benemerenze innegabili e grandissime verso l'educazione della gioventù, queste si riferiscono esclusivamente al fatto dell'ispirazione cristiana e dei principii di bontà che pervadono il suo sistema: sia pure che ad attuarli si richieda quella cotal maniera di condursi che contrassegna il Sistema Preventivo. Ma, all'infuori dei principii della fede e del criterio di condurre il giovane con l'amore e la persuasione a fare il bene e il dovere, la pedagogia di Don Bosco rimane estranea all'ambito e ai metodi della scuola.

Ebbene, non è così. Benchè Don Bosco non abbia scritto nulla per la didattica, il suo spirito educativo e la sua mirabile pedagogia hanno riflessi profondi sul modo d'insegnare. La tradizione salesiana sta a provarlo; ed è agevole vedere che la concezione tutta particolare dei rapporti tra l'educatore e l'educando, e il principio sociale cristiano che sta a base dell'Opera da Lui creata (la preferenza per la gioventù povera e per il popolo) non possono rimanere senz'effetto sulla stessa e propria metodica dell'insegnamento.

Di questa parte della pedagogia Don Bosco si occupò più che forse non si sappia. Quand'egli aveva appena tocchi i trent'anni, vide sorgere in Torino la nuova Scuola Pedagogica, la quale, raccogliendo attorno all'Aporti il Troya, il Rayneri, il Garelli, il Fecia, mise capo a quella Scuola di Metodo, che fu dapprima come una cattedra ambulante di pedagogia (la si diceva allora Metodica), e poi si costituì in cattedra universitaria di Pedagogia. Don Bosco seguì quel movimento con interesse, direi con bramosia d'imparare appunto il metodo d'impartire le cognizioni ai giovanetti. Tanto che si può quasi affermare che, se ad altre più vaste e sostanziali imprese non l'avesse condotto la mano della Provvidenza, egli si sarebbe dedicato all'insegnamento e avrebbe fatto il maestro. Accanto a codesta corrente, alla quale egli attinse non poco (lo si vede nei suoi primi libri), altra se ne svolgeva di più antica data, e per avventura più consona al suo spirito cristiano, benche anche la prima non fosse allora inquinata da principii men che sani. Dico dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che celebrano ora appunto il centenario del loro stabilirsi a Torino. Don Bosco ebbe consuetudine massimamente con le loro scuole di Borgo Dora (vi trovò il giovinetto Michele Rua, che tosto divenne suo), e, valendosi della intimità che gli offrivano come a confessore dei loro allievi, li studiò a fondo, e precisamente ne studiò i metodi scolastici, che sono per essi lo strumento primario del beare che si propongono.

Non dunque può dirsi, come talvolta s'è detto, che della scuola vera e propria, cioè della pedagogia metodica Don Bosco non si occupò, standosi contento a ciò che davvero trascende i meccanismi didattici del sapere. La concezione pedagogica di Lui trascende quanto ai fini e allo spirito edu cativo: ma non se ne stacca, ed anzi domina e compenetra tutto il sistema, del quale la didattica è parte capitale.

Perchè, ad esempio, una scuola salesiananiente condotta presenta senz'altro un aspetto, un'aria differente da quelle ispirate ai soli principii della metodica? Perchè, nella gran maggioranza dei casi, i risultati pratici ed immediati ne sono brillanti, e, quel ch'è più, gli allievi ne riportano un fondamento che loro giova per sempre, giacchè, come dicono tutti, vi s'impara ad amar lo studio e a studiare? Sarà merito della sola disciplina cordiale, dell'amore che hanno i maestri per loro ed essi per i maestri? Oppure della buona scelta e della preparazione culturale di questi?

Ecco. La cordialità e la fratellanza dicono molto, e molto vale (altri direbbe più che tutto) il sapere e l'abilità dell'insegnante. Ma ad ottenere (luci frutti che diciamo nè la disciplina e la benevolenza basterebbero, ove la guida e il metodo non posassero su certi principii, nè poi si può pretendere che in una non esigua moltitudine di maestri tutti siano valenti, almeno nella stessa misura.

Don Bosco, ripeto, non ha scritto alcun trattato di pedagogia e di metodica. Ma ha lasciato norme per i suoi maestri e nei suoi scritti l'esempio del metodo più chiaro ed efficace; e da ciò la tradizione salesiana ritrae un'impronta che la distingue da ogni altra Nel suo semplicissimo e paterno Regolamento, il Grande Pedagogo raccomanda, oltrechè la preparazione diligente sulle singole lezioni, e l'uguaglianza di trattamento per tutti senza animosità nè parzialità, e il facile perdono, questo specialmente: «che i più idioti della classe siano l'oggetto delle loro sollecitudini » e che « interroghino tutti senza distinzione e con frequenza, e dimostrino grande stima ed affezione per tutti i loro allievi, specialmente per quelli di tardo ingegno, evitando la perniciosa usanza di taluni che abbandonano a loro stessi quelli ehe fossero negligenti o d'ingegno troppo tardo ».

Aggiungete a queste raccomandazioni, anzi componete con esse l'altro principio non meno autenticamente suo, che « l'educatore è un individuo consacrato al bene de' suoi allievi, perciò dev'essere disposto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica, per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione dei suoi allievi ».

È in sostanza il principio della carità affettuosa che rende il maestro sollecito di ognuno dei suoi alunni in particolare, e gli suggerisce un modo, un metodo che, come si dice, faccia capire ed imparare a tutti. Teste dure ve ne saranno sempre, e ottusità irreducibili anche: ma si può sempre dalle une ricavare un rendimento, e far che quest'altre diventino poche.

Chi è pratico di scuola vede senz'altro dove conduca l'attuazione di quanto Don Bosco prescrive ed inculca. È intanto l'indugiarsi a spiegare, a interrogare, a verificare se tutti abbiano capito e quanto: e tocca all'economia di ciascuna lezione, che non può abbracciare troppa materia o troppi aspetti di essa. Ed è il rannicchiarsi, il farsi piccino coi piccoli di cervello, atteggiando con molta umiltà e carità l'esposizione della materia, e valendosi d'ogni mezzo atto a renderla perspicua e non dimenticabile. C'è del sacrifizio: non solo di polmoni, ma più assai di testa e d'amor proprio; ma codesto costringimento alla chiarezza, alla semplificazione, all'oggettività, allo sminuzzamento, è appunto ciò che ottiene il risultato e la riuscita.

Quando si va in iscuola per amore, con l'intento non di sbarcare l'ora o di poter dire d'aver fatto una bella lezione, ma di far imparare a tutti quel che s'è ben preparato, si può esser sicuri che impareranno davvero

E ameranno, anche se non lo dicono, il maestro, che vedono tutto per loro, e lo studio, che riesce loro facilitato e nel quale l'insegnante mette tant'anima e tanto amore. Nella mia lunga, completa carriera d'insegnamento ho avuto molte volte la consolazione di sentir da allievi passati ad altre scuole o dai loro genitori una definizione che risponde appunto al senso di quanto vengo dicendo: Ma loro salesiani insegnano in modo diverso! oppure: Con loro s'impara di più e si studia più volentieri.

È una lode che possiamo volentieri accettare, senza pretendere che venga soltanto ai seguaci di Don Bosco. Dovunque è spirito di carità compenetrato con l'amore del fanciullo, si perviene a tali risultati. Ne son prova, per non dir altro, le Scuole dei Fratelli. Ma lui piace aggiungere anche la prova indiretta. Ed è che quelli dei professori e insegnanti in genere i quali provengono per qualsiasi titolo dalle scuole di Don Bosco, ne riportano qualche cosa nel loro metodo, ed è appunto quello che li rende migliori di tant'altri, e preferiti dagli scolari. E lo dicono essi e gli altri.

La particolarità più intima e personale di codesta attrezzatura didattica consiste nel genere e nel tono dell'esposizione, che Don Bosco ha insegnato con l'esempio. Purtroppo la sua viva voce non è più, e non ci resta che quella de' suoi scritti, dei suoi libri. Quand'egli parlava, poteva capire e sentir come detto per sè tanto l'adulto che il piccolino, e tanto il dotto quanto l'incolto. Era un parlare piano e perspicuo a tutti, senz'artificio di pensiero o di parola, che mirava dritto all'immediatezza della comunicazione. E i proverbi, i paragoni, gli esempi, oggettivando le idee, finivano di completarle. Negli scritti Don Bosco non s'è diportato altrimenti, col solo divario che, essendo lo scritto già per sua propria natura, e poi nell'intenzione di Lui, destinato ad insegnar qualche cosa, l'abito pedagogico vi si concreta più visibilmente. Non si parli di stile, d'indole, o di che so io di nativo. Questo vi è certamente, ed è parte della sua più che umana vocazione; ma egli se ne fece anche uno studio espresso, com'abbian detto, ed ha il pregio d'esservi riuscito presto e meglio di altri.

I libri di Don Bosco preferirono dapprincipio, e in certi generi sempre, la forma dialogica. Non il noioso stilizzato dialogo socratico, quale in certi Saggi si volle inculcare, ma il dialogo catechetico o il dialogo didascalico vivo. Vivo davvero, perchè, com'egli dice in qualche prefazione (ed è sincero), spesse volte il libro non è altro che la riproduzione o l'eco d'un dialogo avvenuto coi suoi giovani o con gente del popolo.

Ma anche all'infuori dei libri a dialogo, chi lo legge sente il maestro e il metodo. Ad averne tra mano uno qualsiasi, senza frontispizio od altra indicazione, dopo qualche pagina s'è obbligati a dire: costui vuole e sa insegnare: è un maestro.

Lasciamo le considerazioni letterarie, che ci porterebbero a chissà quali malinconiche riflessioni sugli scrittori e su altro; ma lo scrivere di Don Bosco è davvero un parlare da maestro. E maestro dei piccoli, cioè dei giovani e del popolo: uno di quella esigua falange che su quanto dicono e vogliono dire non lasciano dubbi. Una sua pagina non s'ha bisogno di rileggerla: i suoi periodi, molto semplici e ben distribuiti, non fanno mai tornar indietro per involuzioni di pensiero o di costrutto.

Mettetemi in iscuola un maestro che possegga la virtù e lo studio di parlare così, con serena oggettività e chiarezza, con la volontà del facile e della semplificazione, e voi vedrete quale sarà l'efficacia del suo metodo.

I seguaci di Don Bosco sono tutti, a volta a volta, maestri per istinto e per pratica. E si studiano di far come il loro Padre e ispiratore. Non mancano tra i Salesiani i dotti autentici e i professori di vaglia. Ma dovunque insegnino, nelle umili scuole o all'Università, l'abito pedagogico salesiano, quello proprio di Don Bosco, si rivela e li distingue da ogni altro.

Ed è merito della virtù penetrativa del Grande Educatore e della tradizione pedagogica ch'Egli ha lasciato. Anche in questo Don Bosco ha segnato l'impronta dell'ingegno e del cuore.

ALBERTO CAVIGLIA.

Come si può aiutare le Missioni Salesiane.

1) Pregare, ogni giorno, per i Missionari e per le anime ad essi affidate;

2) Diffondere, mediante conferenze missionarie, giornate missionarie, trattenimenti missionari, la conoscenza e i particolari bisogni dei campi di Missione affidati ai figli di Don Bosco;

3) Favorire, aiutare nuove vocazioni missionarie; indirizzare nuovi aspiranti missionari ai nostri Istituti per le Missioni Estere Salesiane;

4) Raccogliere ed inviarci stoffe e indumenti per i neofiti ed i catecumeni, e sete, lini e tele per paramenti e indumenti sacri;

5) Divulgare le varie serie di cartoline illustrate dei vari centri delle Missioni Salesiane;

6) Inspirare, infondere, accendere anche in altri lo stesso spirito di carità e di zelo.

NELLA NOSTRA FAMIGLIA

Consacrazioni episcopali.

Il 6 gennaio veniva consacrato Vescovo di Mantova Mons. Domenico Menna, Vicario Generale della Diocesi di Brescia. I Salesiani di Chiari, lietissimi di questa elevazione di uno dei più insigni loro benefattori, cooperarono alla buona riuscita della festa. Mons. Menna da parte sua volle tenere nella chiesa di S. Bernardino il primo pontificale per la festa di S. Francesco di Sales, cresimare alcuni giovinetti del nostro Istituto e conferire gli Ordini Minori a due Chierici Salesiani.

* *

Il 24 aprile il Sac. Prof. Federico Emanuel, Direttore del Collegio Salesiano di Borgo San Martino era eletto vescovo vicario di S. E. il Cardinale Sbarretti nella Diocesi di Sabina e Poggio Mirteto. Egli, consacrato il 19 maggio, raggiunge la sua residenza lasciando in noi un caro ricordo della sua intelligenza e del suo zelo.

Cogli auguri più fervidi, accompagni entrambi i novelli Vescovi la nostra più fervida preghiera a Maria Ausiliatrice perche li assista nella oro alta missione pastorale.

Giornate Liturgiche.

Le « Giornate Liturgiche « che per iniziativa dei Salesiani si svolsero all'Oratorio di Torino, furono tre giorni di soave conforto spirituale e di utile insegnamento, impartito da valenti maestri della Liturgia, quali Mons. Ildefonso Schuster abate di S. Paolo a Roma, Abate Emanuele Garonti, dei benedettini di Parma, Mons. Giuseppe Manzini, Vicario Generale di Verona, e D. Eusebio Vismara, Professore dell'Istituto Internazionale D. Bosco di Torino.

Le lezioni, si aggirarono intorno a questi tre argomenti:

1) La S. Messa centro della Liturgia

2) La pietà e la vita cristiana che dalla Liturgia si alimentano.

3) La partecipazione attiva del popolo alle funzioni e agli atti liturgici.

Le tre giornate, onorate dalla presenza di S. E. il Card. Gamba, Arcivescovo di Torino, da un numero considerevole di sacerdoti dell'Archidiocesi e da un pubblico distinto, lasciarono in tutti i partecipanti, oltre che viva soddisfazione, copiosi frutti di bene e una brama di aver presto altre giornate che completino quelle del 9, 10, 11 aprile.

Una lode va pur data ai R.di Chierici del Seminario Torinese e agli Studenti Teologi dell'Istituto Internazionale che, sotto l'abile direzione del R. D. Giacomo Turco e R. D. Grosso ci fecero gustare scelti canti liturgici, di squisita esecuzione.

I valenti maestri portarono ciascuno la propria scienza, la propria pietà, e il proprio zelo: il R.mo Abate Schuster per la parte storica - l'abate Caronti nel svolgere temi di ordine spirituale - Mons Manzini per le sue mirabili elevazioni liturgiche - e D. Vismarra per le relazioni pratiche che corrono tra il popolo fedele e la Liturgia.

Furono giornate insomma che recarono bene spirituale a tutti i partecipanti.

Il nostro Studentato Teologico cinese.

Da quanto è stato pubblicato nel Bollettino del dicembre u. s. i nostri Cooperatori sanno dell'apertura dello Studentato Teologico Salesiano in Hong Kong. Ci giungono ora altre notizie che comunichiamo con vero piacere.

Lo Studentato fu annesso alla Scuola Professionale S. Luigi, pur restando del tutto indipendente dalla medesima. La sua sistemazione fu un po' lunga anche perchè la povertà, cara compagna delle opere salesiane, non permetteva fin dall'inizio tutte quelle comodità necessarie all'andamento ordinario di una casa di formazione. Gli studi furono cominciati però con regolarità dai 10 chierici alunni del secondo corso, e il termine del 10 trimestre fu segnato da avvenimenti importanti, vogliamo dire la professione perpetua della maggior parte dei chierici e le prime sacre ordinazioni.

Il 9 febbraio fu benedetta la nuova cappella dello Studentato, che ancora mancava, e che riuscì assai bella. Ciò che forma l'attrattiva maggiore è l'altare, felice adattamento dello stile cinese alla liturgia secondo le direttive di S. E. il Delegato Apostolico, tendenti a dare al popolo cinese uno stile liturgico confacente al suo gusto e che lo avvicini maggiormente alla Chiesa cattolica. L'altare dunque è in legno di tek, durissimo, da non essere intaccato dalle formiche bianche, flagello di questi paesi: per farlo non si misurò la spesa perchè doveva servire al Signore, e il Signore ci mandò subito in aiuto esimii benefattori di Europa.

Mancano ancora i candelieri, e anche questi si desiderano belli... degni della Casa di Dio.

Il 9 febbraio nella nuova cappella vennero emesse le professioni perpetue e più tardi le sacre ordinazioni conferite da S. E. Monsignor Valtorta, Vicario Apostolico di Hong Kong, che incitò i chierici a prepararsi con lo studio e con la pratica della virtù a diventare missionari zelanti, veri apostoli della Cina.

Mentre fuori, nelle vie, lo sparo dei petardi annunziava il termine dell'anno cinese, nella chiesa, 10 giovani chierici che avevano consacrato la loro vita a Dio, entravano ora nella sua santa milizia col proposito di essere pronti ad ogni sacrifizio per servirlo con fedeltà costante e con onore.

DALLE NOSTRE MISSIONI

Un'Opera che versa in strettezze

Gauhati 27 febbraio 1929. Amatissimo Padre,

Ella sa che abbiamo in Gauhati un fiorente Orfanotrofio, ed è questa un'opera tutta di carità. I ragazzi accolti sono circa 100, in gran parte orfani, che, pel numero sempre crescente, ci obbligano a continue e gravi spese pel vestiario, pel materiale del laboratorio di falegname a cui sono avviati, per libri di scuola e, soprattutto, pel vitto quotidiano.

Ella può farsene un'idea dal rendiconto sommario che le sottopongo, mettendo i relativi numeri in rupie. Spendiamo pel solo vitto circa Rs. 450 (= L. 315o) al mese: calcolando anche le altre spese, il conto salirebbe a Rs. 6oo (= L. 4200).

Monsignor Mathias, con tutto lo sforzo, non può darci che Rs. 1ooo (= L. 7000) ogni semestre, più le Messe di tre sacerdoti. Di entrate non abbiamo altro, eccetto una piccola sottoscrizione che mensilmente vien fatta tra i pochi anglo-indiani qui residenti e che frutta da 3o a 40 rupie.

Comprenderà, amato Padre, come la nostra estrema povertà mi spinga a ricorrere a Lei, perchè voglia venirci in aiuto. Siamo qui in mezzo a Bengalesi e Mussulmani che, pure apprezzando la nostra opera umanitaria, non crederanno mai che una missione che viene dall'Europa possa aver bisogno di aiuti; se poi lo credessero, avrebbero una ragione di più di lasciarci soli...

Creda, piange il cuore al vedere tanti poveri figli che abbisognano di tutto, senza poter far nulla per essi. Ci aiuti e ci cerchi qualche generoso benefattore che voglia prendere a suo carico la terza o quarta parte della spesa mensile del nostro orfanotrofio. Sarebbe per noi la Provvidenza... E quante grazie otterrebbero ai cuori generosi le sante preghiere di questi cari orfanelli!

Voglia, amato Padre, scusare il mio ardire: quando la necessità preme è naturale che il nostro pensiero si volga con confidenza a chi tanto ci ama.

Dev.mo

D. EFIsio SANNA.

Che impressione abbia fatto questa lettera sul cuore del Sig. D. Rinaldi, voi ottimi Cooperatori e Cooperatrici, lo potrete facilmente immaginare, se pensate che il Sig. D. Rinaldi conosce pur troppo le grandi strettezze in cui versa l'orfanotrofio di Gauhati e sente la necessità di soccorrere quelle buone anime che tanto si aspettano da lui. Ma ha pure ricevuto in questi ultimi mesi almeno una dozzina di altre domande di soccorsi urgenti da parte di altre nostre missioni. Le lettere aspettano risposta e questa non può darla che la Divina Provvidenza ispirando cuori generosi che vogliano sopperire all'impotenza in cui trovasi il nostro Rettor Maggiore, assillato com'è al presente da tanti gravi impegni, non ultimo la Causa di Beatificazione di Don Bosco che importa di per sè spese ingenti.

Il Sig. D. Rinaldi affida questo appello alla provvida protezione di S. Giuseppe, fiducioso che il grande Patriarca renderà eloquente per molti cuori la parola del caritatevole missionario.

Omaggi al Beato Don Bosco.

Notizie di manifestazioni in onore del Beato Don Bosco sono molto desiderate dai nostri Cooperatori che godono di vedere amato e stimato D. Bosco che essi continuano a sostenere generosamente colla loro carità nello sviluppo delle opere sue. Eccone alcune interessanti preludenti alle più solenni che avverranno in questo mese.

Gualdo Tadino a Don Bosco.

Subito dopo il discorso pontificio di approvazione dei miracoli per la Beatificazione di D. Bosco, il Podestà di Gualdo Tadino, Signor Avv. Sertilio Umberto Sergiacomi, lanciava alla cittadinanza un nobile proclama, in cui, esaltando « il Grande Sacerdote Italiano che, con lede incrollabile ed operosa, conciliò sempre nell'animo suo e nelle finalità della sua Opera la devozione alla Chiesa e la fedeltà sincera alla Patria », notificava alla popolazione di aver deliberato di denominare « Viale D. Bosco » il tratto di strada che dall'ingresso dell'Istituto Salesiano conduce alla Stazione, e invitava popolo e associazioni alla cerimonia dello scoprimento delle targhe e al corteo di inaugurazione.

La cerimonia riuscì imponentissima: tutti accolsero l'invito dell'ottimo Podestà, il quale, circondato dalle autorità, dal loggiato dell'Oratorio parlò ricordando le benemerenze di D. Bosco e della Famiglia Salesiana che da oltre un trentennio svolge attività feconda di bene nella città ; accennò alla memoria del compianto concittadino Mons. Roberto Calai Marioni generoso benefattore dei Salesiani, ed esprimendo la riconoscenza sua e degli altri ex allievi disse tutta la fiducia che la cittadinanza ha nell'Opera di D. Bosco.

Il Dott. D. Cognata, Direttore dell'Istituto, ringraziò le autorità tutte e la popolazione della bellissima iniziativa in onore alla venerata memoria di D. Bosco, del quale illustrò l'Opera, e mise in rilievo il contributo recato da D. Bosco alla Conciliazione, tratteggiando con finezza di animo e con calore le fulgide figure del Papa, del Re e del Duce.

Il corteo percorse pure tutto il Viale lungo oltre 1 km. al suono degli Inni della Patria. L'aver dedicato con spirito di gratitudine il più bel viale di Gualdo alla memoria di Don Bosco, è un fatto che altamente onora la gentile cittadinanza gualdese.

Coscritti cattolici a Valsalice.

Questa simpatica iniziativa, forse destinata a diventare usanza, recò alla tomba di Don Bosco un bel nucleo di coscritti nell'imminenza della loro partenza per il servizio militare. Fu per i giovani una giornata di fede e di patriottismo, poichè da un lato essi compirono devotamente i loro doveri religiosi e dall'altro ascoltarono dai Superiori la parola del loro alto dovere verso la Patria. Circa 200 giovani hanno risposto all'appello lanciato dalla Federazione giovanile cattolica di Torino.

Dopo la colazione si raccolsero nel teatrino per ascoltare la parola dei dirigenti la Federazione: il Prof. Dino Gribaudi, l'avv. Marchese Cornaggia di Milano; quindi si assisero a banchetto nel refettorio dell'istituto e passarono il resto della giornata in una fraternità ammirevole e gioconda. Chiusero presenziando alla benedizione del S. Sacramento, ed ebbero tutti il dono di una medaglia con catenella.

Oltre l'approvazione di S. E. il Card. Gamba è giunta pure l'adesione del Podestà conte Thaon di Revel che ha altresì fatto pervenire un'offerta personale, destinata a sostenere le spese del pranzo e del ricordo. E con parole di plauso, hanno pure mandato offerte il conte De Vecchi di Val Cismon, il sen. Agnelli, il comm. Grassi e altre personalità.

Al Teatro Rossini di Bologna.

Il 4 aprile il Prof. Cremonini, docente nel Liceo Galvani mutilato di guerra e decorato di medaglia d'argento al valore, alla presenza delle autorità e di un distinto pubblico, tenne una brillante conferenza sul tema: « Con Don Bosco oltre gli Oceani ». L'oratore, che è ex allievo salesiano, ed ha nel cuore la fiamma dell'ideale di D. Bosco, parlò delle opere salesiane in America mettendo in luce i tratti salienti di esse, e col sussidio di numerose proiezioni documentò il successo dell'attività salesiana oltre gli Oceani,

« Non possiamo - scrive l'Avvenire d'Italia - riassumere tutti i punti della chiara orazione: diciamo solo che da essa è sgorgata pur molto chiara la conclusione, che è preciso dovere degli italiani di contribuire fattivamente, col cuore e con l'opera all'attività salesiana.

L'oratore, in vari punti della conferenza, evocò le figure del Cardinale Nasalli-Rocca, del Papa Pio XI, di S. M. il Re e del Duce, dai quali tutti viene all'Opera salesiana attestazione d'onore, incoraggiamento sovrano ed efficace aiuto.

L'oratore fu vivamente complimentato dalle numerose personalità ed ampiamente applaudito dal foltissimo pubblico. E fu anche espresso il desiderio che, a far meglio conoscere l'attività missionaria salesiana, faro di luce religiosa e d'italianità nel mondo, il prof. Cremonini abbia a ripetere anche in altro vasto ambiente e per vasto pubblico la sua bella conferenza ».

Il " Buon Pastore ".

L'Istituto del Buon Pastore di corso Principe Eugenio in Torino, il quale fin dal suo inizio ebbe i Salesiani per l'esercizio del sacro ministero, volle dare un nuovo pegno della sua tradizionale venerazione a Don Bosco che fu, prima di Don Rua, confessore straordinario di quella Comunità religiosa.

Sabato 6 aprile circa duecento ragazze, ivi ricoverate, condotte dalle Suore assistenti, si recarono in pio pellegrinaggio a Valsalice alla tomba di D. Bosco, prima che la sua salma sia trasportata a un'altare nella Basilica di Maria Aus. in Torino.

Prostrate dinanzi a quella tomba benedetta, si effusero in comune e poi intima silenziosa preghiera; passando quindi a visitare la cappella sepolcrale di Don Rua. Salite poi alla chiesa attigua, quantunque l'ora fosse inoltrata si accostarono tutte, con edificante pietà, alla S. Comunione e ascoltarono la S. Messa.

Accolte con materna bontà dalle Suore Francescane Missionarie di Maria lì presso, sedute alle tavole dei loro cortili, dinanzi al panorama dei colli verdeggianti consumarono la colazione, disponendosi infine alla serena passeggiata di ritorno.

La Madonnina di Don Bosco.

Quella, raffigurante la Consolata, che egli aveva collocato nella prima cappella della tettoia Pinardi nel 1846 e che vi rimase per 6 anni,.., il 12 aprile u. s. è ritornata all'Oratorio accolta trionfalmente dagli alunni e dalla musica, salutata dal vecchio poeta D. Francesia e dalla parola affettuosa di D. Rinaldi, che ricordò come Don Bosco amasse la Madonna e la facesse onorare sotto diversi titoli secondo il provvidenziale svolgimento della sue opere. Così dal titolo dell'Immacolata, iniziato nella chiesa di S. Francesco d'Assisi a quello della Consolata nella Cappella Pinardi e poi del Rosario, coltivato nella prima chiesa di San Francesco di Sales (in cui si conserva ancora la statua, dietro la quale i conti Gustavo e Camillo Cavour seguivano come Priori la processione) venne al titolo definitivo dell'Ausiliatrice.

D. Bosco, 72 anni fa, l'aveva donata al suo amico D. Giacomelli: con lui era andata ad Avigliana e vi era rimasta fino al momento in cui fu gentilmente restituita alla Famiglia Salesiana per essere ricollocata nella cappella Pinardi, oggi rinnovata.

Un monumento a Don Bosco.

Il 24 aprile all'Oratorio di Torino, alla presenza delle maggiori autorità cittadine, S. E. il Cardinale Gamba, S. E. il Prefetto Maggioni, il Podestà conte Thaon Di Revel e il Segretario federale avv. Bianchi Mina, è stato inaugurato un monumento a D. Bosco, opera di Gaetano Cellini.

Ricevute le autorità nel Teatro al suono della Marcia Reale, e cantato dalla massa corale l'Inno a D. Bosco, un alunno legge un saluto e un ringraziamento agli intervenuti. S. Em. il Card. Gamba con parole ispirate ricorda la figura del Beato ed esorta i giovani a seguire l'esempio di bontà e di fede, a studiare e ad amare l'Italia.

Dal teatro tutti passano in cortile attorno al monumento che viene scoperto al suono e al canto dell'inno: quindi la banda intona Giovinezza e tutti salutano romanamente.

Dopo una breve visita alla cameretta di D. Bosco, alle autorità viene offerto un rinfresco. Prima della partenza S. E. il Prefetto Maggioni rivolge agli alunni schierati la sua parola per esprimere loro la sua soddisfazione per l'accoglienza ricevuta e per esortarli a raccogliere gli insegnamenti di D. Bosco, illustrati poco prima da S. E. il Card. Gamba, ed essere buoni cristiani e buoni cittadini. Rivolge poi il saluto agli allievi dell'Istituto Internazionale di teologia, dove sono rappresentate 27 Nazioni, incaricandoli di portare in Patria il ricordo di ciò che videro compiersi in Italia sotto il Regime fascista. Le parole del Prefetto sono accolte da calorosi e prolungati applausi.

"Don Bosco educatore" illustrato a Genova.

Il 6 aprile ad iniziativa del gruppo insegnanti «Don Bosco » di Genova, all'Università Popolare il Comm. Luigi Parmeggiani, R. Provveditore agli Studi, ha parlato alla presenza di un pubblico numeroso e scelto di Don Bosco Educatore. Il comm. Prof. Matteo Miraglia, presidente del gruppo, con parole vibranti di amore per Don Bosco, presentò l'oratore, il quale col suo dire sereno e penetrante, con il suo manzoniano umorismo e con profondità di pensiero, ha delineato la figura del grande educatore nei termini, che qui succintamente riportiamo dal Nuovo Cittadino:

«Il Ven. Don Giovanni Bosco, pur nella sua semplicità e unità di spirito, è figura complessa: si potrebbe in lui ammirare ed esaltare il sacerdote cattolico esemplare, giudicato dalla Chiesa degno dell'onor degli altari; il cittadino italiano che seppe in tempi difficili unire i due amori della Religione e della Patria; e infine l'educatore insigne.

A questa si limita il discorso odierno. Egli fu educatore, non propriamente pedagogista: alla teoria antepose la pratica dell'educazione, secondo lo spirito pratico e positivo che il popolo italiano ereditò dai romani. Nella storia della pedagogia altre nazioni ci superano nel campo teorico, e vantano scrittori che noli furono educatori attivi, come ad es. il Rousseau; noi abbiamo piuttosto educatori come per esempio Vittorino da Feltre. Poco lasciò scritto il nostro Don Bosco; molto operò nel campo educativo. Nè egli si attardò (italiano anche in questo) a discutere se più si dovesse istruire od educare. Per lui è assiomatico che il principale dovere è quello di educare; ed è perciò in completa opposizione col Rousseau e col Tolstoi, che temono di esercitare un'influenza sulla personalità dell'alunno, e negano perciò l'educazione.

Molti passi delle opere del Tolstoi dimostrano questo suo concetto, che va di pari passo con le idee antipatriottiche ed anarchiche, e, mentre il Rousseau fu uno dei precursori della rivoluzione francese, il Tolstoi fu il maggiore rappresentante di un mondo spirituale che si avvia alla catastrofe del Leninismo. Da ciò appare il valore sociale del problema educativo.

Caratteristiche principali del sistema educativo di Don Bosco sono: il metodo preventivo, l'educazione religiosa con frequenza delle pratiche del culto cattolico, l'esclusione quasi totale dei castighi, il giuoco e la libertà di movimento nei fanciulli, la continua sorveglianza di sè stesso da parte dell'educatore, e, infine, lo spirito di amore verso l'educando.

Quest'ultima specialmente è la grande forza del metodo di Don Bosco. Egli è ormai entrato ufficialmente nelle nostre scuole, sia perchè citato come modello da studiare, sia perchè lo spirito suo, di religione e di amore, pervade ormai la nostra scuola elementare. Anche le nuove scuole di avviamento professionale battono una via di cui egli di fatto fu un precursore. L'augurio che dobbiamo fare è che lo spirito suo sempre più predomini nelle nostre scuole, per modo che queste diventino sempre più care e gradite ai fanciulli, e perciò veramente educative. Allora sarà risolto il problema, con benefizio inestimabile della Patria, più assai che con la escogitazione di nuove teorie e di nuovi sistemi astratti ».

La dotta e bella conferenza riscosse unanimi entusiastici applausi.

Una lettera della Legazione di Belgrado.

Il Consigliere di Legazione, Sig. Luigi Petrucci ha indirizzato al Sig. D. Rinaldi una lettera di congratulazione della quale riproduciamo queste belle espressioni. « ... Fui allievo dei Salesiani per otto anni nel già Collegio Leonino di Orvieto e mio primo maestro ed educatore fu D. Artuto Conelli, e l'ultimo Don Ottonello, ambedue spiriti elettissimi e anime purissime di sacerdoti e di precettori.

« Ai Salesiani debbo se, armato alla loro scuola, potei poi superare le prove noli lievi degli studi successivi e della nobile carriera a cui appartengo da quindici anni.

«Nel giorno, che so essere di gioia ineffabile per i Salesiani tutti, mi è quindi oltremodo gradito manifestare a Loro tutta la mia gratitudine e la mia devozione immutata ».

Quante lettere giungono ogni giorno di Cooperatori, Ex Allievi ed amici che si rallegrano con noi dell'esaltazione del nostro Fondatore( A tutti il nostro grazie riconoscente.

Dal Carmelo di Bari.

Le ottime Carmelitane Scalze di Bari, riconoscenti per l'assistenza religiosa loro prestata prima da Mons. Federigo Emanuel e poi dagli altri Salesiani, non si sono limitate a far pervenire al Sig. D. Rinaldi i loro rallegramenti per la Beatificazione di D. Bosco; vi hanno aggiunto il regalo delle preghiere e di opere buone offerte in questi ultimi cinque mesi a favore della Pia Società Salesiana.

Dio ricompensi la delicatezza delle ottime Figlie di S. Teresa elle vorrebbero poter far tanto in questa occasione per dimostrare la venerazione che esse hanno per D. Bosco e possa il loro esempio essere di incitamento a chi può aiutarci e con preghiere e con generose offerte. Per la glorificazione del B. Don Bosco l'opera di carità avrà il suo merito e sarà ricambiata con grazie più belle dal novello Beato.

Per la cura dei Fanghi di Acqui.

Signore e Signorine che desiderano alloggio e pensione accurata e tranquilla durante la cura alle Terme, possono averla presso l'Istituto Santo Spirito delle Salesiane di D. Bosco.

Per schiarimenti e programmi rivolgersi alla Direzione « Istituto Santo Spirito» - AcQui.

Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice

Da morte a vita.

Nei primi di febbraio la mia consorte fu colpita da risipola al naso che rapidamente invase il volto e il cuoio capelluto e, incurante di qualsiasi rimedio, con inusitata violenza ripassò nuovamente a tutto il volto e penetrando per le labbra e pel naso invase la mucosa boccale e la laringe rendendo impossibile l'alimentazione e le bevande.

La mia consorte, da più anni malata con grave insufficienza di cuore, pareva soggiacere alle temperature che per 15 giorni oscillarono fra 39 e 40.5 mentre sorse grave complicazione con la nefrite. Già fin dal terzo giorno aveva richiesto i conforti religiosi e noi invocavamo l'aiuto di Maria Ausiliatrice. Ne sperimentammo la protezione perchè fino ai primi di marzo non si avevano peggioramenti. Quando per un subitaneo collasso la povera inferma fu in imminente pericolo di vita. Essendo affievolite e cessate le speranze dei medici, si pensò a portarle il S. Viatico e a moltiplicare in quel giorno le preghiere: io poi domandai a Nostro Signore nel Viatico che, come a Lourdes così nella mia casa povera, volesse glorificare l'opera della sua Madre SS.

Rapidamente la consorte cominciò a sollevarsi dal collasso mortale e risollevarsi pure le condizioni del suo cuore: progressivamente la sua salute è andata rifiorendo, cosicche, pur rimanendo qualche postumo doloroso della terribile setticemia, attualmente il cuore sembra aver attraversato la crisi mortale, se non per superarla senza risentire ulteriore conseguenza, tanto che i credici dicono che tutto fa sperare che l'inferma possa esser conservata per lunghissimi anni dalla benignità di N. S. e della sua Madre SS.ma.

Destinando la mia offerta alle Missioni Salesiane, voglio impegnare D. Bosco ad intercedere presso Maria perche mia moglie sia presto guarita dai residui angosciosi della malattia.

Regalbuto.

Dott. CARMELO CAMPIONE.

Guarito da polmonite e nefrite.

Un nostro alunno nel gennaio si ammalava di polmonite con complicazione di nefrite. Il caso, a giudizio dei medici curanti era gravissimo, e furono somministrati all'inferno gli estremi conforti religiosi. Intanto si incominciò con gran fede la novena di Maria Ausiliatrice. Ore ben gravi continuarono, ma al quarto giorno contro ogni previsione umana, un leggero miglioramento si verificò e andò sempre più accentuandosi da risolversi assai presto nella convalescenza e nella guarigione.

In nome anche dei parenti, e degli alunni del Collegio ringrazio la Madonna e invio l'offerta promessa.

Legnago.

Sac. GIUs. PENTORE,

Ci ha consolati.

La nostra Maria di 3 anni e 1/2 fu colpita da polmonite, a cui s'aggiunse al sesto giorno le peritonite. Le nostre preghiere a Maria Ausiliatrice raddoppiarono coll'aggravarsi del pericolo e la Madonna, prima che la novena fosse finita ci aveva esauditi. Un mese dopo ecco una grave ricaduta della piccina nei reali già sofferti e in più l'aggiunta di una pleurite: sicchè fu necessaria l'operazione chirurgica ad una costola. In quei momenti di acerbo dolore il nostro pensiero, la nostra preghiera fu sempre rivolta a Maria Ausiliatrice ed essa ci consolò ancora. L'operazione riuscì bene e la piccina è al termine della sua convalescenza.

Castelnuovo C.

CARMELINA RuFFINELLo.

Potenza della Novena di M. A.

Nel novembre 1927 mio fratello dovette d'urgenza essere ricoverato all'ospedale di Bolzaneto per una difficile operazione interna. In tale frangente ci rivolgemmo con slancio a Maria Aus. e a D. Bosco perchè intervenissero con la loro potente assistenza. L'operazione ebbe buon esito e tutti sperammo in una pronta guarigione del caro infermo: ma così non fu.

La cicatrice si mostrò ribelle a rimarginarsi nonostante le cure sapienti del Primario dell'ospedale di Bolzaneto prima e poi di quelle non meno solerti del Primario dell'ospedale di Rivarolo Ligure, dove dopo 8 mesi il paziente si era trasportato sperando migliorare la sua condizione. E furono altri 5 lunghi mesi di sofferenze e di fervide preghiere: ma tutto sembrò vano.

Il 9 di settembre medici e infermieri dichiararono impotente ogni umano rimedio e che soltanto un miracolo poteva salvare il nostro caro Davide. Raddoppiammo le nostre preghiere e la nostra fede, e la grazia venne quando tutto sembrava perduto. Nel corso di una Novena da noi incominciata l'ammalato migliorò; la ferita prese a cicatrizzarsi rapidamente in pochi giorni, e dopo 13 mesi di degenza all'ospedale mio fratello, perfettamente guarito, si restituiva alla famiglia.

La nostra riconoscenza a Maria Ausiliatrice e a D. Bosco sarà eterna.

Bolzaneto.

Sac. LORENZO GRASSO.

Ringraziano pure Maria Ausiliatrice:

A. C. per l'ottenuta guarigione del figlio caduto da cavallo e ridotto in gravi condizioni.

Olivero Giuseppe (Lu) per l'aiuto ricevuto da Maria trovandosi in pressanti bisogni.

Grattarola Maria (Nizza Monferr.) per la guarigione della sorella gravemente colpita da bronchite.

Tardito Ester (Rossiglione) per l'ottenuta guarigione da bronco polmonite che l'aveva colpita quand'era prossima a divenire madre.

Pietro Martinengo (Chosmalal) per una vera pioggia di grazie, com'egli dice: risanata la sua sposa, ammalata di polmone - guariti i figli infermi - e risanato lui stesso da una grave emorragia. Ora che tutta la famiglia è in buona salute, egli ringrazia vivamente la Madonna.

Gallino Virginia (Mathi) per essere guarita da un forte malore all'occhio e liberata da una conseguente operazione.

M. S. B. (Castellamonte) con una novena ottenne provvidenziale aiuto in un grave imbarazzo finanziario.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A). - Abbadessa Leonilda, Abbona Maddalena, Ablutun Luigia, Adt Albina, Agresti Pia, Alampi Giuseppina, Albera M. e G., Alessi Can. Luigi, Aprasio Ernesta, Arnaudo Maria, A. S., A. B. (Bosconero), Allemandi, Alessio Margherita, Acattino Adelaide, A. E. D., A. D. (Torino), Angiolina Anselmini.

B). - Baglioni Lorenzo, Balassi Isabella, Balestra Giovanna, Barberis Maria, Berneschi Maria, Battisti Luisa, Baù Carmela, Belgrano Angela, Benagli Caterina, Berardi Giuseppina, Beretta Prof. Angelina, Beretta Maria, Bergamo Paola, Bernamonti Elvira, Bernardi Giovanni, Berrutti Luigia, Bersezio Onorina, Bertani Savina, Bertola Francesca, Bertolini Simone, Bianchi Paolino, Biffi Angela, B. M. (Castelrosso), Boario Pierina, Bobola Lina, Bonato Cap Celeste, Bonfante Giacomo, Bonfanti Azzolini, Bongiovanni Luigi, Bonsignore Antonina, Bonvicino Giovanni, Borella Gina, Borgonaro Giuseppe, Bortoli Giuseppe, Boscariol Caterina, Boschi Giuseppa, Bressani Maria, Buia Pietro, Burroni Ines, Busetti Abele, Benvenuti Bruno, Berruto Famiglia, Biino Luigi e Famiglia, Bertucci Lucia, Birolo Giovanna, Borghino N., Bordino Rosa, Bertelli Celeste, Barbera Maria, B. M. (Torino).

C). - Caboara Adriana, Cacciami Carmelina, Caldiero Giovanna, Callegher Valentina, Calzedda Giovanna, Campisi Margherita, Canessa sorelle, Canova Anna, Canova Maria, Cantoni Carmela, Cardelli Annunziata, Cardinali Pia, Carosio, Giuseppina, Casali Maria ved. Franceschini, Castelli Maria, Catassi Bice, Cattarello Maddalena, Cattarello Teresa, Cavaion Rosa, Cavallo Lucia, Cavasin Elvira, Cavedon Maria Gasparella, Cazzani Rosa, Cerrato Anna, Ciambelli sorelle, Civran Angela, Clerici sorelle, Colognato (Roma) per la conversione d'una persona cara, Colombo Elena, Comensoli Maria, Cordonato Angela, Correngia Laura, Corsini Erminia, Cossu Giovanna, Cristini Concetta, Cucco Licia, Cugini Cecilia, C. F. (Buttigliera), Cavagnino Carlo, Cena Luigia, Contottola Domenica, Coniugi Cena, Cagliano Marcello, Centa Luisa, C. B. M. (Torino), Cumina Orsola, Caldara Maria.

D). - Daquino Teresa, Dazzi Pierina, Debiasi Rosina, Degiorgi Caterina, De Luca Elvira, De Martini Osvalda, Di Pisa Salvatore, Di Stefano Autimo, Donetti Albino, Doni Achille, Dotta Angela, Dotta Michele, Dazzano Caterina, Donna Giuseppe, Domian Lucia, De Grandi rag. C.

F). - Fanni Giovanna, Fenzi Anna, Ferrande Salvatore, Ferrero Margherita, Festini sorelle, Foris Antioco, F. M. (Alice Castello), Fontana Lina, Fontana Rosalia, Fornari Maria, Franzoni Lea Lavagna, Fassino Caterina, Fumagalli Barbara, Figini Annetta.

G). - Gallone Tommaso, Gandelli Lazzarino, Gandellini Francesco, Gandino, Ganzina Luigia, Garovet Teotista, Gatti Prof. Mario, Gatticchi Lucchetti Beatrice, Gava Elisa, G. F., Ghesi Emilio, Ghi Domenico, Ghirardi Anna, Ghirardi Maria, Gonella Giuseppe, Goria Gemma, Grandi Irene, Graziani Amelia, Grenoville Bernardino, Grillo Catterina, Guerrini Alfredo, Gontero Maria, Ganglio Matilde, G. T. (S. Benigno), Galbiati Gina, Graveri sorelle, Galeati Vittorina, Gregori Ida.

I). - Ingegnoli Caterina, Isorni sorelle, Ians Perrod.

L). - Labò Irma, Lay Uras Famiglia, Landolina Clemente, Lanfredi Angelo, Lanvario Colombina, Lanza Giovanni, Lazzarotto Luigi, Leccisi Pia, Lizzi Elisa, Lo Bosco Anna, Lombardi Cesare, Lorenzati Lucia, Lunghi Laura, L. C. (Barca), Lione Marianna.

M). - Maccagno Maria, Magliocco Maria, Magnanelli Cristina, Magri Annetta, Maini Silvia, Mannino Maria, Marchetti Ancilla, Marchi Rosa, Marcoli G., Marini Ernesto, Maroccino Angela, Martin Valentino, Mazzarelli Rag. Enrico, Mazzotti Lina, Meggio Oliva ved. Janes, Meistro Famiglia, Melchionna Giuseppe, Mele Maria, Merlino Angiolina, Miliotti Maria, Miroglio Onorina, Missorici Piazza Carmela, Montanari Maria, Montuschi Filippo, Monzoni Maria, Molano Albino, Morosi Colomba, Morresi Anna, Mossa Frati. cesco, Macchia Luigina, Miglio ved. Frattlni, Masstira Angela, Monelli Giovanna, Massaglia Emma, Massarani Erminia, Miglietti, Martinetti sorelle, Malleano Maria, M. M. (Beinette), Masnaghetti Lino.

N). - Nave Mario, Negrini Maria, Negro Migazzo Maria, N. N. di Colombaia, N. N. di Gavirate, N. N. di Padova, N. N. di Pantano, N. N. di Roccaverano, N. N. Rosignano, N. N. di Valmadonna, N. N. di Viustino, Noussan Emerico, Noussan Pietro, Novarese Dario, Novelli Esterina, N. N. (Fenile).

O). - O. E., Ognibene Teresa, Onnis Don Antonio, Oprandi Adele, Orrù Cont. Vincenza, Osenda Brigida, Ortari Teresa.

P). - Pacetti Angela, Parodi Attilio, Pasquali Lino, Pecchio Carolina, Pellati Maria, Pellisier Antonia, Pensa Maria, Pepe Anna, Perazzi Rosa, Pettazzi Gina, Pezzana Maria, Piacenti Tommaso, Piazza Bice, Piazzo Rosalia, Picchetta Luigi, Pinelli Prof.ssa Anna, Pirazzoli Luigi, Pisani Giovanni, Pistrino Pio, Pizzigotti Amedeo, Poleselli Marcon, Poli Maria, Pollicino Filippa, Porru Rosalia, Pozzi Francesca, Posdocini sorelle, Pulizzi Pina, Perino Ignazio, Pagliassotti Francesco, Prinetto Francesca, Posso Olimpio, Pectio Ferdinanda, Pelizzaro Orsolina, Pigano Rosa, Pautasso Giuseppina, Porta Teresa, Pallavicini Carlo, Pedrelli Augusta.

Q). - Quartiero Teresa.

R). Rava Michelina, per ottenere una grazia, Ravera Antonio, Regazzoni Paolo, Richard Fiorenza, Rinaldi Angela, Rizzo Marcella Trabucco, Robbiano Maddalena, Rocchina Federico, Romairose Famiglia, Roncagliolo Sr. M. F., Ronchetto Costanza, Rossi Pacifica, Rubin Raffaela, R. G., Rizzotti Giuseppina, Recalcati Rosa, Raiteri Edoardo, Rollero N., Rossi Pierina, Rossini Pierina.

S). - Santucci Clara, Scagliola Clementino, Scarlata Rosa, Scheller Concetta, Scovero Giacomo, Sindona Maria, Solerio Pietro, Spadaro Nunzia, Spagnuolo Pietro, Spinardi Vittorio, Spreafico Teresa, S. S., Stifani Giuseppe, Stuzzo Caterina, Susini Ida, Storoni Antonietta, Sipille Luisa, Sala Teresa, Serione Orsola.

T). - Tacchelli Lina, Tacchetta Luigia, Teppese Luisa, Tirenti Giacomina, Tomaselli Irma, Tornasi Elena, Toneatto Maria, Tononi Gregorio, Tovo Rosa, Trezzi Adele, Tropini Giovanni, Tusaccin Paolina, Tesio Teresa, Tuso Teresina, Tione Francesca, Tardito Antonietta.

U). - Urbani Antonio.

V). - Vanolio Lucia, Vassanelli Ester, Viadana Carlotta, Vicino Teresa, Vigolungo Sabina, Viola Clelia, Volontè Gabriella, Valle Giuseppe, Vallarelli Maria.

Z). - Zanetta Rosa, Zanotti Angelina, Zedda Eva, Zorzenon Francesco, Zeppegno Ferdinando, Zanardi Concetta.

NECROLOGIO

Battistini Prof. Ferdinando

Primario dell'Ospedale Maggiore di Torino.

Modello di virtù religiose e civili, questo grande scienziato, che occupò alte cariche e percorse una splendida carriera conquistata colla sua rettitudine e col suo amore allo studio, si valse di tutto per beneficare il prossimo specialmente gli umili, i poveri ai quali amava donare con generosità la scienza e il cuore.

Ebbe per le Opere di D. Bosco vivissimo affetto e le aiutò in molte occasioni coi suoi preziosi suggerimenti e colla sua carità.

Mons. Migliore Tommaso

Priore di Buttigliera Alta.

Santamente spirava sul finir del febbraio, compianto e benedetto dal popolo tutto della sua amata Buttigliera ove per ben 36 anni profuse il tesoro della sua carità veramente cristiana e del suo nobile e generoso buon cuore.

Fu sempre un fedele e costante cooperatore Salesiano.

Bertola Rosa n. Pranzo.

Moriva il 29 dicembre in Palestro. Cooperatrice salesiana divotissima di Maria Ausiliatrice, propagò con fervore zelante le opere di D. Bosco, a cui fu lieta di consacrare un figlio nella Congregazione Salesiana.

Cav. Uff. Giovanni Orgera

Consigliere Corte d'Appello di Napoli.

Magistrato valoroso, cristiano integerrimo fu fervido ammiratore di D. Bosco e si valse della sua influenza per sostenere l'opera salesiana procurandole generosi aiuti.

Colpito da male ribelle ad ogni cura, si rivolse a D. Bosco per avere pazienza nelle sofferenze, rassegnazione e serenità nella morte. Spirò santamente il io giorno dell'anno, in Napoli.

Valeria Viganotto.

L'8 marzo u. se. santamente moriva a Borgomanero in età di anni 71 la signora Valeria Viganotti. Pu madre esemplare, devotissima di Maria Ausiliatrice, fervente cooperatrice salesiana e insigne benefattrice dell'Opera di Don Bosco in Borgomanero.

Franco Giov. Giuseppe.

Spirava cristianamente il 26 marzo in San Damiano d'Asti. Nella sua lunga vita fu cristiano e padre di famiglia esemplarissimo, zelante promotore e sostenitore delle opere cattoliche, fervido cooperatore delle opere salesiane.

Bianca Lojacono Trettenero.

Moriva santamente in Resina il 14 marzo. Donna di elette virtù, fece della vita un nobile apostolato con la vivida fede in Dio e l'ardente amore alla famiglia e al prossimo, che beneficò in modo inesauribile.

Entusiasta delle opere di D. Bosco, protesse con speciale predilezione il nostro Istituto di Portici, che serberà perenne ricordo della generosità della cara benefattrice.

D'Orazio Alessandro.

Spirava il 25 marzo in Villetta Barrea (Foggia). Vera tempra di cristiano inspirò sempre la sua vità alla virtù e amò rivolgere la generosità del suo animo a benefizio delle opere religiose. Affezionatissimo alle opere salesiane, le volle aiutare in pulito di morte, come già le aveva aiutate in vita, accrescendo così il numero dei suoi meriti presso la bontà di Dio.

Gennaro Luigi.

Spirò santamente in Trino Vercellese il 12 aprile in età di anni 87, Di sentimenti profondamente cristiani, sposo e padre affettuosissimo, tutta la sua vita consacrò alla famiglia ed alle opere di bene. Grande ammiratore di D. Bosco e delle sue Opere, finchè le forze glielo permisero, in forme diverse, impiegò a vantaggio delle medesime il tempo che le sue occupazioni gli lasciavano libero. Al Signore offrì generosamente i suoi due figliuoli, l'uno per la nostra Pia Società, l'altro per la grande Famiglia Francescana.

Dott. Giorgio Casella.

Tra i nostri cooperatori ticinesi primeggiò sempre. Non solo, insieme col compianto Monsignor Verda, vicario generale, chiamò i Salesiani, nel 1888, alla direzione del collegio cantonale di Mendrisio, ma d'allora in poi, fino agli ultimi suoi giorni, che si chiusero il 17 gennaio u. s., egli fu sempre, a volta a volta, il sostenitore, il consigliere, il confortatore dei nostri confratelli nel Canton Ticino. Gli è che il Dott. Casella, studente universitario a Torino, dove era stato uno dei fondatori del primo Circolo giovanile cattolico, vi aveva conosciuto Don Dosco; e che, per l'indole sua ottima, per la sua imperturbabile religiosità, era incline a ogni opera buona, specialmente a vantaggio della gioventù come per la sua matura esperienza era superiore a tutte le vicende puramente umane degl'istituti e delle istituzioni.

La sua morte destò il compianto universale: tutti, anche gli avversari politici, (caso raro in liti paese di partiti vivaci) elogiarono il più che ottantenne vegliardo, passato serenamente, cristianamente, in mezzo a tante lotte.

Preghiamo anche per:

Archieri Camillo, Torino.

Asciutto Salvatore Isnello (Palermo).

Bacchetta Rosina, Gattico (Novara).

Belmonte Cav. Prof. Domenico, Gazzelli d'Oneglia.

Berlato Carlo fu Giuseppe, Mariana (Mantova). Bezza Giuseppe, Agnadello (Cremona). Bigatti Angelo, Torino.

Borgogno Teresa ved. Viberti, La Morra (Cuneo). Brosio D. Cipriano, Scurzolengo (Alessandria). Cantù Pietro, Varese.

Carraro Eugenio Villanova (Padova). Carcerari Vittorio, Castellanza (Varese). Castagnola Clotilde, Trebeno (Pavia).

Castellana Francesco Paolo fu Dott. Giuseppe, Roma. Cavedon Giov. Battista, Breganze (Vicenza). Chesini Beatrice, S. Pietro in Cariano (Verona). Cinzano Prof. Giovanni, Torino. Colla Enrichetta, Alessandria. Cova Enrico, Cassolnovo (Dacia). Dabbene Maddalena, S. Vittoria d'Alba (Cuneo). De Angelis Nina, Limosano (Campobasso). De Camillis Ernesta, Limosano (Campobasso). De Leonardis-Petito Teresa, Troia (Foggia). De Luca dei Marchesi N. U. Antonio, Napoli. De-Mori Emilia Serravalle (Vittorio Treviso). De Salvo Maria Varazze (Savona). D'Amato Angela, Limosano (Campobasso). D'Acri Alberto, Castrovillari (Cosenza). Dominici Maria, Roncallo (Trento). Guala D. Giovanni, Alassio (Savona). Lagada D. Alfonso, Lagonegro (Potenza). Larghi Cav. Avv. Carlo, Torino. Lauri Colocei Mons. Giuseppe, Roma. Lo Cicero Anna fu Alfio, S. Fratello (Messina). Madre Maria Luisa, Religiosa Sacro Cuore, Firenze. Malfatti Cav. Tito, Bologna. Marchetta Vincenzo Limosano (Benevento). Masiero Giuditta, Conselre (Padova). Menegoi Costanza, S. Pietro in Cariano (Verona). Moleri Maria, Bergamo Alla. Mondino Lucia, Orbassano (Torino). Monti Cecilia, Breganze (Vicenza). Osella Margherita, Carmagnola (Torino). Pagani Pietro, Caronno (Milano). Pagliassotti Marianna n. Cornalino, Bosconero (Torino) Parasmo D. Alessandro, Formia (Roma). Pavesi Luigi, Gravellona Lomellina (Pavia). Pattoneri Maddalena, Borgotaro (Parma). Peloso Pietro, Orsara Bormida (Alessandria). Pellitteri Suor Maria, Mussomeli (Caltanissetta). Peretti D. Giov. Antonio, Re (Novara). Petito M.a Leonarda, Troia (Foggia). Piacentini Luigi, Landriano (Pavia). Ragazzo Carlo, Orsara Bormido (Alessandria). Rambelli Luigi, Terra del Sole (Firenze . Riccardi Francesca, Torino. Ricci Maria, S. Sepolcro (Arezzo). Ricolfi-Perugina Genoveffa, Pinerolo (Torino). Ringressi Amarillide, Macerata. Romussi D. Giuseppe, Grana (Alessandria). Rosa Laura, Legos (Trento). Ruí Ferdinando, Latrano (Treviso). Rusconi Maria in Cerqua, Monte Celio (Roma). Nobile Enrichetta, Codevilla Pavia). Sogno Prassede, Bettole (Novara). Spalla Margherita, Borgo S. Martino (Alessandria). Tinto Carlo, S. Stefano Belbo (Cuneo). Vianello Anna, Mirano (Venezia).

Venerosi-Pesci olini Conte Giuseppe, Ghizzano (Pisa). Vernier Teresa ved. Contarini, Drugnera (Udine). Zucchelli Cav. Antonio, Ferrara.

R. I. P.

Presentiamo vivissime condoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffragi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.