BS 1920s|1921|Bollettino Salesiano Luglio 1921

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XIV - N. 7   LUGLIO 1921

SOMMARIO

La Gioventù Cattolica di Torino attorno il Monumento di Don Bosco. - Un corteo di 10.000 giovani. - "Dalla Sindone a Don Bosco".

Salviamo la gioventù: Una parola ai genitori. Azione salesiana: Convegni locali di Cooperatori.

Il Servo di Dio Andrea Beltrami: Discorso del Cardinale Arcivescovo di Firenze.

Commemorazioni dantesche.

L'Opera Salesiana per la gioventù di Vienna: - Il primo decennio di fondazione. - Una festa della Gioventù Cattolica Austriaca.

Religione e civiltà nel Rio Negro del Brasile (dall'« Osservatore Romano).

Esposizione della Missione della Terra del Fuoco.

Culto di Maria SS. Ausiliatrice. - Per il 24 corrente - Echi delle Feste Titolari - Grazie e graziati.

Note e Corrispondenze: - Ospiti cari - Tra gli Emigrati - Negli Istituti per gli orfani di guerra - Gli Ex-allievi: Associazione Romana-Napoletana - Notizie varie: S. M. il Re visita l'Oratorio Salesiano di Cagliari.

Esercizi spirituali per i Cooperatori. Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

LA GIOVENTÙ CATTOLICA DI TORINO attorno al Monumento di Don Bosco

Mentre questo numero è in macchina, l'Oratorio di Valdocco è in festa attorno a don Albera ed echeggia delle voci festose di cento e cento ex-allievi, raccoltisi - nel nome di don Bosco e dei suoi Successori - per stringere i vincoli di cristiana fratellanza che li avvinse negli anni giovanili e ripetere a Maria Ausiliatrice, col proposito d'una vita cristiana, il migliore dei ringraziamenti.

Delle splendide feste, celebrate alla fine di giugno e la prima domenica di luglio, noi diremo, nel prossimo numero; in questo, siamo lieti di offrire ai lettori lo spettacolo d'una splendida festa giovanile celebrata a Valdocco, attorno il Monumento di don Bosco e nell'Oratorio, la domenica 12 giugno, dalla Gioventù Cattolica della Città e della Diocesi di Torino. L'omaggio fu così solenne e imponente, e insieme così edificante e suggestivo, che merita bene ce ne occupiamo un po' diffusamente.

Si trattava di commemorare il Cinquantenario del I° Circolo Giovanile Cattolico, costituitosi in città, e festeggiare insieme la benedizione e l'inaugurazione del vessillo della Federazione Diocesana Torinese della Gioventù Cattolica Italiana.

La preparazione.

Torna edificante il vedere con quale spirito vennero preparati i giovani alla solennissima festa.

Riferiamo da « BANDIERA NOSTRA », supplemento al « Giovane Piemonte », edito per la circostanza.

«Domenica 12 giugno il fiore della nostra giovinezza cristiana si stenderà, cantando e dando al vento le bandiere, da un sacro lenzuolo insanguinato a un sacerdote inghirlandato di bimbi.

» Dalla Sindone a D. Bosco!

» Gioventù di Torino e diocesi, in alto i cuori!

Il tuo bianco gagliardetto sarà reso sacro dalla benedizione del tuo dolce Cardinale, davanti all'urna che racchiude un altro bianco lenzuolo: la Sacra Sindone.

Come giurerai tu in quel giorno?

» Sarà giuramento dei martiri, della legione sacra, dei militi della morte, fiancheggianti il carroccio.

» E sarà un giuramento fatto davanti alla più preziosa reliquia del mondo, davanti alla Sindone. Se essa ti apparisse allo sguardo, tu vedresti in quel sacro lenzuolo i segni d'un altro sangue, sangue divino, sparso per te. Sì, per te, gioventù cristiana! Per te, affine di darti la forza di farti e conservarti pura, di farti e conservarti onesta, di farti e conservarti eroica.

» Davanti a quel documento dell'amore d'un Dio, tu sentirai bollire nelle vene il tuo sangue e griderai al tuo Cardinale, alla tua città, al tuo cielo: Per Gesù, fino allo spargimento del mio giovane sangue! E lo lancerai questo grido con le labbra ancora imporporate del sangue dell'agnello eucaristico, fatto tuo cibo divino: come leone spirante fiamma.

» E poi ti snoderai in un nostro corteo giocondo, dietro al tuo nuovo stendardo, e la città si desterà al tuo passaggio. I buoni tripudieranno, i nemici tremeranno, gl'indifferenti si scuoteranno. Tutti penseranno: largo ai miti e pacifici invasori!

E il tuo corteo si fermerà davanti a un monumento, che è la sintesi delle tue glorie e il pegno delle tue speranze.

» Una mite figura di sacerdote, assiepata da quattro bimbi, ti dirà che tu devi il tuo candore e la tua giocondità cristiana ai parroci, agli assistenti ecclesiastici, al tuo Vescovo Mons. Pinardi, al tuo pastore, il Cardinale Richelmy. Quel prete è D. Bosco, cioè il tipo del prete come lo vuoi tu, come lo vedi ricopiato nei cento e cento tuoi veri benefattori oscuri, nei circoli, negli oratori, nelle parrocchie.

» Ai lati di quel prete tu vedrai le sorgenti della tua speranza: la SS. Eucaristia e Maria. Il Pane divino e la Madre divina; la forza e la tenerezza, il nutrimento e l'aiuto. Gioventù dì Torino! Tu ripeterai il tuo grido: Per l'Eucaristia e per Maria, per i nostri sacerdoti, fino allo spargimento del mio giovane sangue.

» E quando alla sera entrerai nel santuario della tua Ausiliatrice, vedrai alla tua destra il superbo altare di S. Pietro a cui Cristo consegnò le chiavi del Regno dei Cieli. Allora il tuo pensiero e il tuo affetto voli a Roma, al vivo Cristo in terra, al nostro, in verità, Benedetto dalle genti, e a Lui giura fedeltà e amore e compisci il tuo triplice grido:

Per Pietro e il suo Successore; fino allo spargimento del mio giovane sangue!

» Così sia, o Gioventù di Torino, così sia! Perchè a Valdocco?

« Una mèta più indovinata e più bella - prosegue « Bandiera nostra » - non vi poteva essere. Presso il Santuario della Vergine Ausiliatrice, al Monumento di D. Bosco.

» È tutto detto. Sono i giovani che si recano a fare omaggio al più moderno Apostolo della gioventù; sono i figli che compiono un'attestazione d'affetto al loro padre; sono, infine, i più giovani alfieri della cristiana milizia che vanno ad onorare, su quella terra che conobbe l'eroismo dei martiri invitti, la dolce loro Regina, l'Auxilium mai invano invocato.

» Andremo a Valdocco. Luogo prediletto, che ci ha raccolti in tanti convegni, antichi e recenti. Luogo di rimembranze e di ammaestramenti.

» Valdocco ha, difatti, contato tutti i passi della nostra marcia ininterrotta; a Valdocco abbiamo celebrato con gioia le prime vittorie; a Valdocco abbiamo detto più volte, in lunghe giornate di studio, la decisa volontà d'agire, per attirare nelle nostre file tutta la giovinezza... e farla buona.

» L'ultima volta che ci recammo ufficialmente a Valdocco, fu pel Congresso Regionale della G. C. I. nel dicembre del 1919. Sono trascorsi quasi due anni. Sul vasto piazzale, prospiciente il tempio, il monumento era circondato da assiti e coperto di tendaggi.

» Oggi non più.

» In una memorabile giornata, steccato e tendaggi che lo velavano ai nostri occhi, sono scomparsi. E la figura dell'Apostolo è apparsa nella bellezza della linea scultoria. Ora Egli ci attende e ci sorriderà dall'alto del suo piedestallo... ».

L'adunata di 10.000 giovani.

Spigoliamo dal « Momento » del 14 giugno:

Festa di giovinezza e di cuori. Torino, la grande città moderna, vide nelle sue vie e nelle sue piazze una folla innumere dilagante, sotto le bandiere e i vessilli della religione: una folla inconsueta certamente. E, senza forse, inattesa e insospettata, così nel numero come per l'entusiasmo.

I cinquant'anni trascorsi dalla fondazione del primo circolo giovanile cattolico in Torino culminarono infatti in una celebrazione che ravvivò le oscure ma gloriose trepidanze del passato e che cementò, nei palpiti e nei canti della fede, le nuove e sempre ardenti volontà di bene e di amore che la gioventù cristiana rivolge all'avvenire.

Quanti, i giovani che si raccolsero intorno al candido labaro della Federazione Giovanile Diocesana, spiegato per la prima volta al sole, chinato sotto l'augurale e solenne benedizione del Vescovo, festosamente levato tra voci di giubilo e canti di sana e di serena baldanza?

Diecimila persone?

Tanti, invero, sono risultati più tardi, su le carte, i giovani che parteciparono alla cerimonia, raggruppati per rappresentanze, delegati da moltissimi Circoli, arrivati da 1oo e 1oo parti diverse.

Diecimila e più, dunque, senza alcun dubbio non contando, per iscrupolo di esattezza quei moltissimi che sfuggirono a ogni minuto computo degli organizzatori e che non ebbero altro controllo, se non quello sommario fatto dallo sguardo ed esercitato dalla mente.

La benedizione della Bandiera.

La cerimonia della benedizione si compì alla Metropolitana, ai piedi della Cappella della Santa Sindone, dall'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, il quale, a metà della messa celebrata dal decano del Capitolo Mons. Giuganino, salì in pulpito per dar libero sfogo alla piena di affetti che gli inondavano il cuore.

La sua parola scese piana e dolce in ogni anima.

La sua allocuzione ai giovani fu tutta una serena, una palpitante esaltazione della gioventù che crede e che, nelle sue opere di vita, imprime questo segno di bontà, di rettitudine e di amore, così da ritrovare in esse - e attraverso ad esse solamente - il premio e il conforto più grande e vero della esistenza umana. La giovinezza che si raccoglie in Cristo è la forza più viva e più sana della società. E la sua festa è la festa di tutte le cose pure, belle e vitali che sono al mondo, e il suo lieto tripudio è il tripudio delle gioie più nobili e luminose. Avanti, o giovani, sotto i segnacoli della vostra rigogliosa e sana forza, e della vostra sublime e incitatrice Fede!

Le parole di Sua Eminenza - intraducibili nella loro soave essenza - fanno fremere mille e mille cuori della devota, esultante folla. Squillano le trombe. Le voci dei cantori levano la suggestiva liturgia del « Veni Creator... » E in quel solenne momento, che dà brividi di dolce e irrefrenabile turbamento, il candido vessillo di tutti i giovani cristiani della Diocesi, vien teso sotto il gesto santo che benedice nel nome di Dio e che consacra

Le cento e più bandiere si inchinano, come animate nella materia loro dal rito sublime che si compie. La commozione è in ogni petto, traluce da ogni sguardo.

Il corteo.

La cerimonia sacra è finita.

Ecco nuovamente nella piazza San Giovanni la gran folla della gioventù, inebriata di gioia e vibrante di entusiasmo.

Il corteo dei diecimila giovani si compone, rapido, svelto, grandioso, sotto la guida e gli ordini dei bravi, infaticatissimi organizzatori.

L'avviarsi, lo snodarsi di questa lunga e densa colonna di giovani, sormontata da una siepe di bandiere, percorsa da un fremito alto e nobilissimo di giubilo, costituisce veramente un insolito, indimenticabile spettacolo per gli occhi e pel pensiero.

Un senso di stupore, di muta rispettosissima curiosità, traspare dal volto della folla che si raccoglie al suo passaggio. Uomini di ogni età e d'ogni idea, donne del popolo e signore fanno ala a questa imponente sfilata, guardando con un misto di ansietà e di ammirazione.

Le scritte delle bandiere, i canti, le grida palesano - in uno con la compostezza del corteo - chi siano, che cosa intendano quei giovani.

« O Cristo o Morte! » sta scritto sul gagliardetto degli arditi cristiani venuti da Milano; «Cristo o Morte! » ripetono coi giovani di Chieri tutti i convenuti. E quella invocazione eloquentissima colpisce la folla e la rende rispettosa per la grande, spirituale manifestazione che, sotto l'egida della Fede, si svolge sulla pubblica via.

Davanti alla Consolata.

Si applaude qua e là, dalla siepe dei curiosi, dai balconi, alla gioventù che passa cantando e inneggiando. Attraverso via Quattro Marzo, via Corte d'Appello e piazza Savoia, si giunge al tempio della Consolata, ove S. E. il Cardinale Arcivescovo, lasciato il Duomo tra l'omaggio ferventissimo dei diecimila giovani, aveva voluto portarsi per letificare ancora, con la sua presenza, la pubblica festa che s'andava svolgendo. E il corteo magnifico sfilò davanti a Lui, porgendo al suo bacio e al gesto delle sue mani benedicenti tutte le duecento bandiere della gioventù cristiana, mentre alte si levavano le voci che inneggiavano, e vibranti di una grande commozione si facevano le canzoni della Fede.

Quindi, per corso Regina Margherita e per corso Valdocco, i giovani cattolici si portarono alla mèta del loro pellegrinaggio: alla Casa di Don Bosco, pavesata a festa.

Ai piedi di Don Bosco.

La piazza Maria Ausiliatrice si gremì lentamente di tutta la folla che componeva il corteo. Le bandiere si raccolsero intorno e dietro il monumento, punteggiando coi loro vivaci colori la vasta platea nereggiante. Ancora inni, levati dalle Bande, ancora scrosci di « hurrà! » e di applausi.

Pier Carlo Restagno - il giovane consigliere comunale, l'amatissimo Presidente della Federazione - salì su di una tribuna improvvisata ai piedi del bronzo che eterna la figura e scolpisce e perpetua la missione di bontà di Don Giovanni Bosco, e frenata con umile gesto l'onda possente delle acclamazioni che da ogni parte si scatenava intorno a lui, cominciò a parlare:

« Fratelli! » - disse. - Con commozione io rendo a voi il primo saluto della Federazione Giovanile festeggiante l'inaugurazione del suo vessillo. L'inno levato oggi dalla gioventù cristiana ha stupito Torino. La nostra affermazione ha detto alla cittadinanza la forza viva e la forza spirituale che ci animano e ci sostengono. E questa fede e questi propositi, di cui noi siamo orgogliosi, abbiano dunque conferma davanti al bronzo di Don Bosco che fu il salvatore di tante generazioni, che è e sarà nel tempo il faro luminoso della giovinezza che crede e che opera nel bene! Grazie a voi di aver risposto con tanto e così fervido slancio al nostro appello! Grazie a quei compagni che prepararono con entusiasmo la superba manifestazione nostra, a quelli che vennero di lontano, per essere partecipi delle nostre ore di gioia e di fraternità ».

Ma ecco che un'altra, ancor più entusiastica esplosione di « hurrà! » e di battimani saluta l'apparire di Emilio Zanzi su la tribuna.

- Fratelli! - esclama fra gli applausi continuati della folla. - Ricordiamo! L'otto dicembre del 1841, nella piccola chiesa di San Francesco un umile prete dalla verdognola, povera tonaca, accoglieva un giovanetto sperduto nel mondo. - Vieni, gli disse, vieni tutte le feste al catechismo... - Il giovanetto fu lieto e commosso dell'invito... E così, in questa grande Torino, si ponevano le fondamenta del grande istituto cristiano; così Giovanni Bosco, con genio, con santità, iniziava la sua luminosa opera universale. Ed è bene che oggi, nella Casa di Valdocco, si raccolga la giovinezza cristiana di questa Diocesi, insigne per fede e per cristiane combattività: è bene che noi tutti ci raduniamo intorno a questo Santuario e a questa statua. Fratelli, oggi noi sventoliamo la bianca bandiera dinanzi alla grande città moderna, forti nel nostro cristiano orgoglio. Tra noi sono quei giovani che dalla guerra son tornati con animo italiano e con cristiani spiriti. Da questa giovinezza, segnata di gloria, si attende oggi la pace, si attende il benessere civile.

La genialità, la foga, la purezza di forma e di pensiero che avvivano sempre la parola di Emilio Zanzi - operosissimo assessore alle Belle Arti, giornalista integro e ammirato, artista sensibile e coltissimo - dànno la ragione dell'irrefrenabile, impetuosa ovazione che si rinnova a chiusa del suo appassionato e trascinante discorso. Gli « hurrà! » al suo nome sono alti e interminabili.

Successivamente ha la parola il prof. Piero Gribaudi, assessore comunale, ex allievo delle scuole salesiane, il quale ringrazia dell'omaggio reso a Don Bosco, in nome dei discepoli suoi, sparsi nel mondo.

« Un grande miracolo compiè quest'umile, semplice prete che nel Vangelo trovò la pedagogia universale. E in questa piazza, dentro a quella casa, noi ci possiamo dire veramente in terra di miracoli. Oggi noi veneriamo Don Giovanni Bosco come uomo. Ma soffermando il pensiero alle sue opere di bene, sparse nel mondo intero, noi lo veneriamo ed esaltiamo come santo! ».

Ancora una volta, le acclamazioni della folla raccolta nella vasta piazza toccano il delirio.

L'ultimo discorso è pronunciato dal domenicano Padre Giuliani, la cui vibrata parola torna a rinnovare unanimi voci di evviva ed a scatenare ondate d'applausi.

E al chiudersi di questa mattinata di giubilo, ecco di nuovo - più alto, più esultante che mai - il sano e bello slancio della giovinezza cristiana, affermante ai piedi del Venerabile il suo e il proprio credo di bontà e di amore; ecco le aperte voci di giubilo e di orgoglio, osannanti al verbo di Cristo e alla fraternità tra, gli uomini.

" Viva Don Albera ".

Insieme con altri nostri Superiori, don Albera, il venerato Successore di don Bosco, assistette alla commovente cerimonia svoltasi attorno al Monumento, dalle finestre dell'Oratorio. Riconosciuto dalle schiere giovanili, ripetutamente egli venne fatto segno alle loro acclamazioni di giubilo cordiale e riverente, con entusiastici evviva, i quali, uniti a quelli elevantisi a don Bosco, a Maria Ausiliatrice e all'Opera Salesiana, trassero dagli occhi del buon Padre soavissime lacrime.

Chi avrebbe detto, nel 1846, quando don Bosco, giovane prete, alla fine della laboriose giornate nell'umilissimo Oratorio stabilmente aperto in Casa Pinardi, saliva verso il Corso accompagnando l'ultimo drappello giovanile che rincasava a ora tarda e in segno di riconoscenza levava ancor una volta un evviva al suo nome, chi avrebbe detto che un giorno l'apostolato suo così poco compreso allora - sarebbe stato abbracciato con slancio da tutto il Clero, e che l'Archidiocesi Torinese avrebbe inviato a Lui, ai piedi del suo Monumento, tutta la Gioventù cattolica, perchè la benedicesse e la confortasse nel camuffino intrapreso?

La giornata.

La festa continuò a svolgersi bella, attraente, ordinatissima, nell'Oratorio.

A mezzodì il vasto salone-teatro si gremì di giovani, seduti a banchetto fraterno; altri vennero ospitati alla Piccola Casa della Divina Provvidenza e alle Scuole Professionali don Bosco al Martinetto; e don Albera si fece un dovere di recare ai primi i suoi rallegramenti e ringraziamenti cordiali.

Alle 14,30 i Presidenti e gli Assistenti Ecclesiastici dei Circoli si raccolsero in particolare adunanza nel teatrino dell'Oratorio Festivo; e, contemporaneamente, nel primo vasto cortile dell'Oratorio, all'ombra della Basilica di Maria Ausiliatrice, si svolgeva un bel saggio ginnastico, al quale presero parte numerose società sportive, tra esse alcune dei nostri Oratori, tra gli applausi di larga corona di popolo.

Alle 15,30 seguì l'Adunanza generale di tutti i giovani soci nel Teatro interno, con discorsi inneggianti al Cinquantenario della Gioventù Cattolica Italiana.

In fine, verso le 17,3o, a corona dei festeggiamenti, vi fu solenne funzione religiosa nella Basilica di Maria Ausiliatrice, gremita di giovani, che innalzarono a Dio l'inno del ringraziamento.

L'ora, per molti, si faceva tarda e sui camion con cui erano venuti, dall'Oratorio stesso, o dalla piazza di Maria Ausiliatrice, presero la via del ritorno. Ad ogni schiera che partiva eran grida di giubilo dei numerosi che affollavano le adiacenze del Santuario, e insieme un frenetico agitar festoso di cappelli e berretti da parte dei partenti con lo sguardo alla Madonna benedicente dall'alto della cupola e alla paterna figura di don Bosco. Ultimi a lasciarci furori quelli di Chieri, i quali cantarono ancor una volta l'inno di don Bosco davanti al Monumento, donde il zelantissimo P. Reginaldo Giuliani, dei Predicatori, rivolge a loro e ad una folla, attenta e commossa, ardenti parole ad esaltazione dell'apostolato del Venerabile.

Chiudiamo questi appunti di cronaca col porgere i più vivi ringraziamenti a quanti furono promotori di così solenne omaggio a don Bosco, e col ripetere a tutte le Associazioni Cattoliche Giovanili il voto espresso dal Santo Padre alla Federazione Diocesana Torinese della Gioventù Cattolica Italiana: - d'intensificare il sacro apostolato per il trionfo del regno di Gesù Cristo!

L'avvenire è dei giovani!

Quale pubblica manifestazione ebbe e raggiunse da anni e anni, nella nostra Torino, tanta imponenza di forme e di significati?

I germi d'una vita migliore sono in voi, o giovani, e nelle vostre coscienze di cristiani.

"SALVIAMO LA GIOVENTÙ"

Ai genitori.

« Per trovare qualche rimedio alla deficienza della pubblica educazione, all'ambiente di materialismo e di egoismo, alla corruzione dilagante e fatta oggetto di commercio, dobbiamo raccogliere la gioventù, maschile e femminile, in associazioni fondate sullo spirito schiettamente e praticamente cattolico. La lunga esperienza ci ha insegnato che tali associazioni giovanili, quando siano bene disciplinate, dànno ottimi risultati e frutti consolantissimi. È quindi nostro ardente desiderio che esse prendano maggiore consistenza, ove già esistono, e là, ove ancora non sono sorte, abbiano a fondarsi sotto forme e nomi diversi, secondo l'opportunità, di Fasci Universitari, Circoli di studio, Oratorii festivi, Ricreatorii, tutte però animate da sincero amore di Dio, della Chiesa e del Papa, e spinte da un solo ideale: la salvezza cristiana della insidiata gioventù. A questo scopo, ripetiamo, siano guidate da criteri perfettamente cristiani e cattolici, senza sottintesi di sorta, apertamente aderenti alla Chiesa e al Papa. Siano palestra di una gioventù robusta nello spirito di Gesù N. S., attinto ai suoi Sacramenti, al suo Vangelo, ai piedi del suo Vicario, de' suoi Vescovi e pastori di anime.

» Quando pertanto il vostro Parroco chiamerà a queste associazioni, sorte in parrocchia, i vostri figli, date loro tranquilli il vostro assenso. E non solo avete a permettere l'ingresso in queste associazioni, ma dovete pure sostenerle con qualche vostro sacrificio pecuniario; il vantaggio sarà principalmente vostro ».

(Da una Lettera dell'Episcopato Ligure).

AZIONE SALESIANA

Convegni locali di Cooperatori.

L'Ufficio Centrale ha diramato formale invito a tutte le Case Salesiane di raccogliere a convegno, entro l'anno, i Cooperatori del luogo e dintorni, per uno scambio di idee sull'azione da svolgere nelle singole città e paesi in conformità delle Norme direttive, comunicate all'8° Congresso Internazionale. Rispondete volonterosi all'appello, cari Cooperatori, e insieme pregate perché i prossimi convegni abbiano a raggiungere dappertutto lo scopo santo che si prefiggono.

Per parte nostra, nell'ardente desiderio che dove non esistono Case Salesiane i Direttori Diocesani e i singoli Decurioni abbiano a tener anch'essi, e con frutto, eguali adunanze, daremo nel prossimo numero brevi e pratici suggerimenti.

Conferenze di propaganda.

IN OCCASIONE DEL VI CONGRESSO NAZIONALI, degli Oratori Festivi il nostro confratello D. Fasulo tenne due Conferenze con proiezioni su Don Bosco e le sue Opere nel Teatro Civico, alle quali parteciparono, coi Congressisti, gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi di Sardegna. Il Corriere di Sardegna dice che esse ebbero lo stesso successo, che avevano avuto in altri importanti centri dell'isola.

Infatti, nei giorni precedenti il Congresso, Don Fasulo aveva tenuto conferenze salesiane a Ghilarza, Guspini e Monserrato. Ed altre ne tenne dopo a Carloforte, Iglesias, Quarto S. Elena, Sanluri, Lanusei, Nuoro, Alghero, Santulussurgiu, Oristano, Ozieri, in chiese cattedrali ed in teatri pubblici, gentilmente concessi.

In quasi tutti i luoghi, dove furono tenute le Conferenze, furono anche costituiti Comitati di azione, allo scopo di attuare il programma della cooperazione salesiana.

Ad Ozieri il Comitato si è proposta la fondazione di un Oratorio Festivo.. a Carloforte l'istituzione di un Asilo con annesso Oratorio Festivo; a Sanluri l'organizzazione dei Catechismi Parrocchiali e dell'istruzione religiosa ai fanciulli ed alle fanciulle anche nei paesi vicini, per opera di volenterose Cooperatrici; altrove, come a Ghilarza e a Guspini, i Comitati si sono proposti la fondazione di Biblioteche circolanti e la diffusione della buona stampa, e dappertutto si sono promosse solenni funzioni per la festa di Maria Ausiliatrice.

Salutando, con viva soddisfazione e i più lieti auguri, la ripresa del movimento salesiano in Sardegna, inviano, a nome del nostro Superiore Generale D. Albera, l'espressione di devozione e di ringraziamento all'Ecc.mo Episcopato Sardo, che lo ha favorito e ai benemeriti Direttori Diocesani che ne sono l'anima.

Il Servo di Dio Andrea Beltrami

Discorso dell'E.mo Card. Arcivescovo di Firenze

Come avevamo annunziato, l'Em.mo Sig. Card. Alfonso Maria Mistrangelo, Arcivescovo di Firenze, il 2 giugno u. s. commemorò, nel Teatro dell'Oratorio, il nostro confratello don Andrea Beltrami.

Questo santo sacerdote, accolto giovinetto dal Venerabile don Bosco nella Pia Società, morì nei primi anni della direzione generale di don Rua. Erano i tempi, in cui l'Opera Salesiana poteva esteriormente apparire troppo esuberante di attività e di giovinezza, a scapito quasi di virtù interiore, senza la quale non possono sussistere le opere di Dio.

Don Andrea Beltrami - come Domenico Savio nei primissimi tempi dell'Oratorio - è una splendida prova dello spirito che don Bosco infondeva nei suoi figli spirituali e della virtù cui sapeva temprarli.

Don Andrea Beltrami, modello di collegiale, di chierico, di religioso, di sacerdote, è sopratutto modello del buon salesiano. Esemplarità di vita senza esteriorità, attività instancabile, carità fino all'eroismo, egual pazienza nelle più aspre sofferenze, e, tra esse, laboriosità quotidiana, profittevole, incessante: tale la vita di don Andrea Beltrami, qual venne maestrevolmente rievocata dall'Eminentissimo Cardinal Arcivescovo di Firenze.

La Commemorazione.

Eminenza, Eccellenze, Signore, Signori, Un giorno, sull'incantevole colle di Fiesole, nel giardino del convento di San Domenico, fondato dal P. Dominici, poi Cardinale di Santa Romana Chìesa, e poi, ciò che val meglio, santo, due religiosi, figli della bella Toscana, intimi amici, e poi anch'essi santi, favellavano amicaniente tra loro, contemplando Firenze sottostante e, in quel momento, meravigliosa, sotto un cielo tutto sparso di zaffiri e di rose. Ad un tratto: « No », disse in tono solenne, concludendo il discorso, Antonino Pierozzi all'altro; « no, non ti accorare, Giovanni, se, come il nostro gran Padre e come i nostrì fratelli, tu non vai pel mondo a predicare la fede; tu devi predicare e predicherai colla tavolozza e col pennello, e predicherai ai presenti e ai venturi: questa è la tua missione ».

E l'Angelico, o Signori, sulla parola del suo superiore, fratello ed amico, Antonino dei consigli, il dottissimo e santissimo Arcivescovo di Firenze, baciò la tavolozza e il pennello, nella serenità dell'ubbidienza e dell'anima innamorata del cielo. E gli passavano dinanzi, fra nimbi di letizia e di luce, gli Angeli dall'ali candide, sorridendo all'artista beato, che li fermava sulle tele immortali ad incantare i viventi, a consolarli, a commoverli, a disamorarli delle basse e povere bellezze di quaggiù e spingerli ad amare le bellezze veraci ed eterne.

Così predicava l'Angelico, e così va predicando da secoli, avverando il vaticinio del santo e previdente amico: « quae sursum sunt quaerite, non quae super terram ».

E chi, infatti, di noi, o Signori, non si sentì rapito, incielato, davanti a quegli Angeli meravigliosi e costretto, come l'Alighieri, all'apparire del celeste nocchiero, a « piegare le ginocchia e le mani », a sollevarsi in più spirabil aere, a bramare di divenir migliore e degno di andare a vederli in cielo?

Quanto a me, vi confesso che, stanco talora delle bassezze intellettuali e morali onde è avvilita questa nostra misera età, provo sovente il bisogno di riparare sotto l'ale degli Angeli, e, contemplando le soavissime creazioni, che imparadisavano il Beato di Fiesole, dimenticare un poco gli uomini... che fanno così desolata la terra e faticosa la vita, e ridare all'animo ardire e lena per arrivare alla vetta del monte che è principio e cagion di tutta gioia.

Ma se oggi, o Signori, io vi mostrassi un Angelo, non effigiato dal pennello del Beato di Fiesole, ma fatto dalla mano di Dio, figlio della nostra terra, mandato un tratto da Lui per consolare, guidare, ammonire i poveri Tobia ciechi e pellegrinanti quaggiù, io penso che, estasiati al mirare questo « iuvenem splendidum », questo novello Azaria « Ananiae magni filium », non ristareste, tra la meraviglia e lo stupore, dal rendere, col santo Cieco di Neftali, grazie a Dio, che fa degli Angeli uomini e degli uomini Angeli, e non ristareste dall'affidare a lui i figli vostri, perchè li guidi nel periglioso viaggio della vita, e li riconduca, salvi e ricchi di virtù, tra le vostre braccia nella gioia della luce e della sicurezza eterna.

Ed è proprio questo che sono invitato a fare dai figli del venerabile e grande Don Bosco, gloriosi di poter chiamare quest'Angelo loro fratello; ed è questo ch'io farò brevemente, o Signori, fermandolo a volo, perchè lo possiate contemplare un istante, che vorrei fosse un istante di conforto e di gaudio per le anime vostre buone e gentili.

La vera grandezza.

« Dio solo è grande! », tuonava dal pergamo di Notre-Dame Massillon, dinanzi al feretro del Re Sole, del re grande, davanti a cui s'era curvato il mondo, e che di grande non aveva che la vanità, l'orgoglio e le colpe. Grande è solo Iddio, e grandi sono, o Signori, le creature che più si innalzano e si avvicinano a Lui, sforzandosi di attuare, per la sua grazia e virtù, il precetto del Verbo divino: « Estote perfecti, sicut et Poter vester caelestis perfectus est ». Come quindi gli spiriti celesti, privilegiati da Dio di perfezioni sublimi, partecipano della sua immensa grandezza, potenza, bellezza e bontà, non altrimenti gli angeli della terra, quanto più si elevano e si avvicinano alla fonte eterna dei divini attributi, attingono l'onda della vita che fa i veri magnanimi, i veri grandi.

Non dite grande chi sale sopra un monte di rovine per poter signoreggiare sui suoi simili; non dite grande chi, colla forza dell'armi e dell'oro, colla violenza e l'inganno, riuscì a levarsi in alto e farsi adorare dall'infinito numero degli stolti; non dite grande chi, gonfio d'una scienza vana, va roteando sulle nuvole, fra l'ammirazione ed il plauso delle teste vacue e delle menti leggere; ma soltanto chi, a somiglianza e sulle vestigia del Tipo Divino della grandezza, venuto dal cielo ad ammaestrare gli uomini, passò sulla terra « benefaciendo et sanando omnes »; che, sapienza increata, ne diffuse sul mondo i tesori; amore infinito, strinse tutti gli uomini in un amplesso; bontà senza confini, ebbe per tutti i poveri, i sofferenti, gli oppressi il pensiero, la parola che consola e conforta, la potenza, il prodigio che ridona agli infermi dell'anima grazia e perdono, agli infermi del corpo la sanità, ai morti la vita.

Andrea.

Di questa grandezza circonfuso, bello, raggiante, è l'Angelo, o Signori, che, disceso dal cielo il 24 giugno 187o, si posava sulle ridenti spiagge Cusiane, là dove l'ameno lago porta il tributo delle sue acque maestose al Verbano. Iddio consolava di questo inestimabile dono, di questo primo fiore di un santo affetto i gio vani coniugi Beltrami, antica, agiata famiglia dell'incantevole Omegna e stimatissima per la sua religione e pietà. Al fonte battesimale all'angioletto fu imposto il nome di Andrea. - Forse un presagio ? - Là, nella lontana Acaia, il fratello di Pietro che, all'udire il Battista esclamare, additando Gesù, « Ecce Agnus Dei », lo avea tosto seguìto e gli avea condotto il fratello, alla vista della Croce, sulla quale, per decreto del Proconsolo Egea, doveva essere crocifisso, prese da lunge a salutarla piangendo di gioia: « Salve, o bona Crux! »: Ti saluto, o cara Croce, che tanto splendore avesti dalle membra del mio Signore, a lungo desiderata, con tanta passione amata, continuamente cercata, e finalmente già preparata alla desiderosa anima mia, deh, prendimi, toglimi agli uomini e rendimi al mio Maestro, sicchè per te mi riceva chi per te mi redense! ». E per tre lunghi giorni, pendente dalla croce, senza cessare di predicare Gesù Cristo, dal letto del suo martirio, vittima d'espiazione e d'amore Andrea passava dalla terra al cielo!

Questo nome imposto all'infante era un presagio, o Signori?

L'infanzia.

La madre piissima riceve fra le braccia l'Angioletto che le manda il Signore e lo cresce e consacra a Lui. Come la santa regina Bianca, trepida del suo Luigi, la signora Caterina così prega, guardando amorosa il caro bambino: « Signore, piuttosto che Andrea abbia a diventare cattivo, toglietemelo; io ve lo dono! » - Oh, se tutte le madri cristiane facessero l'eroica preghiera! - Ma il piccolo risponde alla grazia, agli insegnamenti materni; prega come pregano gli Angeli; sorride come sorridono gli Angeli e si innamora della Regina degli Angeli. Ai tabernacoli, alle cappelle che incontra per via si inginocchia, chiede in grazia d'esser lasciato solo, s'infervora nella preghiera, e pare estatico... Che cosa diceva egli alla Vergine? - Signori, Giosuè Carducci, regalando ad una bambina l'immagine di Maria, vi scriveva questi versi, più che del genio, testimonio di una invincibile, inestinguibile fede:

A te innanzi il giovin cuore Offre candido il suo fiore, Nella prima luce pia, O regina del dolore, O sovrana dell'amore, Santa Vergine Maria!

Andrea, nella prima luce della vita, offriva alla Regina del dolore e dell'amore, il giglio immacolato della sua innocenza, e tanto era l'affetto e la fiducia nella celeste Protettrice che se, vivacissimo qual egli era, talora la maestra gli dice, a chetarlo: « Ma se fai così, bambino, il Signore non ti prenderà in paradiso», l'ingenuo, pronto risponde: «Oh, allora io andrò alla Madonna, e la Madonna mi prenderà! ». E la Madonna intanto lo prende sotto il suo patrocinio, veglia sul suo piccolo innamorato e lo protegge, mirabilmente. Passeggiando lungo l'emissario del lago, come avviene a' fanciulli, Andreino si allontana, correndo, dal babbo; si accosta troppo alla riva, scivola e... giù nel canale! L'acqua vi è alta due metri, scorre rapida, vorticosa... egli non ha tempo a levare un grido... il padre è lontano... il bambino è perduto! No: ruzzolando, egli ha invocato la Madonna; può aggrapparsi a un arbusto egli è salvo! Non avea che cinque anni. Un ex-voto alla Madonna, vigile sul bimbo da una cappella lì presso, dicea indi a poco lo schianto e la gratitudine dei genitori.

Educazione materna.

E Andrea venia via crescendo, come Gesù, in grazia davanti a Dio ed agli uomini. « Che ne sarà di questo fanciullo? », dicea seco silenziosa la madre, che ne meditava le angeliche inclinazioni: e intanto, da vera madre, lo preparava essa stessa alla Prima Comunione che il bambino sospirava, ripetendole sovente: « Mamma, oh, quando, come te, riceverò io pure Gesù?! » - E la pia genitrice si affaticava a mettere in quell'animuccia solidi i fondamenti della vera pietà: alla sua scuola Andrea, carattere vivacissimo, appassionato, si temperava: poichè nulla, come la religione, ha, Signori, maggiore efficacia sulla educazione dello spirito e del cuore: nessuna pedagogia può rivaleggiare colla pedagogia che ha scritta il dito di Dio, e da Lui prende grazia e vigore. Anche chi non crede lo sente, lo ammette. Ne volete una prova?

Un giorno presiedevo la premiazione degli alunni d'un collegio dei miei confratelli Scolopi. Sento pronunziare il casato d'un grande Oriente della Massoneria, e un caro giovinetto mi si presenta a prendere la medaglia. Indi a poco, odo lo stesso nome, ed appendo la medaglia in petto ad un fratellino dei primo. - Come mai? domando, sorpreso, al Rettore che mi sta allato. - Un giorno, mi risponde, un amico chiedeva al babbo di questi bambini: come mai, tu, mandi i figli alla scuola dei preti? - Caro mio, quegli . risponde: quando si tratta di figli, si fanno le cose sul serio!

Infatti, o Signori, alle scuole laiche di Omegna che Andrea frequentò fino al primo corso commerciale, se il nostro angelo non avea sopra di sè l'occhio di Dio e il manto della Vergine, piegava, come gli angeli di Milton, verso terra le ali, impotente poi a risollevarsi al cielo natio. Sempre primo della classe, pel suo elettissimo ingegno, simpatico, vivacissimo, entusiasta di tutte le bellezze della natura, autoritario per indole, ricco, tenuto da tutti come il modello, sarebbe stato facilmente, in ogni impresa, un caporione, un prepotente ed un despota, se la pietà, la preghiera, la sincerità, il forte volere nel vincersi, i santi esempi della famiglia, l'amore ai poverelli, che in lui divenne passione, non avessero salvato dal naufragio, l'Angelo giovinetto, il futuro giovine santo. Eppure, Signori, quante volte egli pianse, più tardi, quegli anni passati alla scuola laica, ove i tristi compagni, attratti dalle sue grazie, gli offrivano il frutto vietato, colla promessa che i suoi occhi innocenti si sarebbero aperti ad avrebbe conosciuto il bene e il male!

Al Collegio di Lanzo.

Il pericolo non isfuggiva però al guardo vigile dei genitori cristiani; ed ecco il nostro Angelo al collegio di Lanzo, che il venerabile D. Bosco illuminava della sua luce e profumava delle sue virtù.

Il giovinetto, bello, svelto, dall'ampia fronte, dagli occhi dolci, penetranti, dai modi gentili, trae a sè tosto le anime e i cuori. L'innocenza, la virtù, hanno questo fluido magnetico, questa forza centripeta... ; come la malvagità, la corruzione, hanno la forza centrifuga, che istintivamente, invincibilmente, respinge, allontana. E, a sua volta, Andrea è attratto dalla bontà de' suoi nuovi superiori, dall'aura pia, schietta, soave che spira in collegio: il cuore gli palpita quando il Direttore parla ai suoi « figli carissimi»: linguaggio sconosciuto nelle scuole laiche. Andrea ne è commosso, e propone subito di amarli, di corrispondere, di correggere i suoi difetti: si accorge, indi a poco, che, fino allora, le sue mire erano umane: piacere agli uomini, far onore a sè e alla famiglia: procurarsi una posizione invidiata e lucrosa: l'Angelo troppo avea abbassato gli occhi alla terra: « Non più, egli dice a se stesso, non più! Compiere ogni dovere per piacere a Dio ». E scrive, Signori, la sua risoluzione e, colla grazia di Dio, col suo forte volere, la compie. L'Angelo ha riguardato il cielo nativo, e noi dimandiamo coi genitori del Battista Quis putas puer iste erit? e dall'alba argomentiamo il meriggio.

E qui permettete, o Signori, ch'io voli, giacchè «la via lunga ne sospinge » e, a indugiarmi, abuserei della vostra cortese benevolenza.

Alba angelica.

Andrea incomincia ad eseguire, con mirabile ardore il fatto proposito. E un angelo irreprensibile nella pietà e si ascrive alla Compagnia del Sacramento; tutti i giorni fa una visita a Gesù, e, con modi dolcissimi, vi conduce i compagni: è un angelo alle istruzioni e alle prediche; non ad altri, ma a se stesso ne applica sempre gli insegnamenti, e propone ogni volta di praticarli e li pratica e progredisce ogni giorno nella virtù: è un angelo nell'osservanza delle regole del collegio: sono la voce di Dio: è un angelo in chiesa; e reputa un grande onore servire all'altare: osserva esattissimamente le cerimonie e ne diviene maestro; è l'angelo della modestia, quando, prostrato al tabernacolo, colle mani giunte, col viso raggiante guarda estatico il Dio dell'amore. E si innamora del catechismo e del suo insegnamento; si fa una legge di non perdere mai un istante di tempo; l'esempio di Franklin, dell'Alfieri, il loro forte volere sono stimolo a lui per procedere innanzi nella perfezione, e ricorda spesso quei forti e valorosi ai compagni per eccitarli al lavoro ed al bene.

Quale angelica alba, o Signori! Perchè non è tale quella dei nostri fanciulli?

E Andrea studia; studia il dì e talora la notte, e, in tre anni, in soli tre anni, compie il Ginnasio, e la sua Licenza è splendida, è un trionfo: sopra trentatre candidati di scuole private, al Ginnasio Gioberti, tre soli sono i licenziati, e il nostro Angelo è il primo, con 10 in italiano orale e 9 in componimento. È proprio vero che Pietas ad omnia utilis est. Quando i figli sono religiosi, pii, buoni, risparmiano ai genitori avventurati molti disgusti e molti quattrini. Oh se si intendesse!

Eppure mentre l'ingegno, la diligenza, lo studio, l'amabilità dei modi, l'entusiasmo per tutte le bellezze della natura, per tutto ciò che è nobile e santo, l'allegria che porta nei divertimenti, nei giuochi, fanno del nostro Andrea l'idolo del collegio, egli è così umile, sente così bassamente di sè, è cosi alieno da ogni singolarità e da ogni lode che sinceramente si stupisce che altri lo reputi qualche cosa. Ed ecco perchè egli si è levato così in alto, o Signori; ha posto i fondamenti della sua grandezza nell'umiltà.

Racconta il Vangelo che un dì Gesù incontrò un giovinetto, lo guardò, et adamavit eum, lo amò. Un giorno il Ven. Don Bosco, l'immagine di Gesù buono, venne a trovare i suoi figliuoletti, e il nostro Andrea lo salutò con un componimento semplice ed elegante, intitolato « il buon Padre ». Il santo Vecchio guardò il giovinetto, intravide l'angelo, e lo amò; lo chiamò a sè e gli disse... - Che gli avrà detto, o Signori? - Parole arcane, perchè Andrea ne fu beato; e scrisse subito la sua gran gioia alla mamma: perchè il nostro Angelo adorava la mamma, Signori! - No, non è vero che la pietà verso

Iddio affievolisca l'affetto sacro e legittimo di famiglia: non credete alla stolta affermazione. Andrea era tenerissimo dei genitori, della santa sua nonna, dei fratelli, delle sorelle. Se il tempo lo concedesse e potessi leggervi le sue lettere, vi vedrei piangere. Non è possibile amare di più e di meglio i suoi cari. E, cuore fatto per amore, egli ama, co' suoi, i poveri , gli infelici che soccorre; giovinetto ancora, istruisce un deficiente che i suoi compagni dileggiano; protegge i vecchi servi; si commuove a tutte le sventure, e non è severo che con se stesso. È la norma dei santi. Con fine accorgimento, senza farsi scorgere, si mortifica negli occhi, nella lingua, ne' sensi: in onore della Vergine, ogni sabato, lascia la frutta, donandola ai compagni più piccoli; lascia il caffè la mattina; sopporta, con esemplare pazienza, un allievo discolo che gli mettono allato in cappella, che non gli lascia aver bene un momento, perchè, col suo esempio, lo corregga, e che infatti si corregge e diventa buono. Che più, miei Signori? I suoi compagni sono unanimi nel fare del nostro Angelo questa solenne e autorevole testimonianza: « Andrea aveva anima e cuore di santo... modesto nel portamento, nel parlare misurato, veritiero sempre; la purezza angelica gli si leggeva negli occhi, gli traspariva dal fronte; l'innocenza gli raggiava nel volto; era una consolazione l'averlo vicino ».

E noi consoliamoci un istante, o Signori, seguendo l'Angelo al volo per la celeste via, alla quale lo indirizza ora la Provvidenza.

(Continua).

Daremo, nel prossimo numero, la fine della cara Commemorazione che l' E.mo Card. Arcivescovo di Firenze si degnò fare del nostro santo Confratello : qui aggiungiamo due parole di cronaca, togliendole dal Momento del 3 giugno.

« Il grande teatro dell'Oratorio Salesiano di Valdocco era affollato da un pubblico eletto per udire la solenne commemorazione del salesiano Don Andrea Beltrami tenuta dall'Em. Cardinale Arcivescovo di Firenze. Le tre ampie gallerie erano stipate dai giovani dell'Oratorio e di altri Istituti torinesi. Nella platea, accanto ai posti riservati ai due Cardinali, Eminentissimi Richelmy e Mistrangelo, accolti al loro ingresso da calorosi applausi, sedevano: S. E. mons. Castrale, Vicario Generale, il rettore maggiore D. Albera, l'assessore ing. Giai rappresentante del Sindaco, il comm. Fabris rappresentante il Prefetto, i senatori conti Beria d'Argentina e Rebaudengo, l'on. Saverio Fino, gli assessori Bettazzi e Zanzi, il generale Sanminiatelli Zabarella, il generale Rostagno, la signora Cattaneo consorte del Sindaco di Torino, il Commissario di P. S. in rappresentanza del Questore, il comm. Ballerini Economo generale, il cav. Falletti viceconsole del Brasile e segretario in rappresentanza del corpo Consolare, mons. dott. Roberto Geri prevosto di Omegna, il cav. Melzi ispettore scolastico per il R. Provveditore agli studi, il nostro direttore cav. Lelio Antonioni, il comm. Maschio consigliere provinciale, il comm. dott. Molinari, deputato provinciale che fu medico curante di Don Beltrami, mons. Muriana parroco di Santa Teresa; il prefetto generale Don Rinaldi con i Superiori salesiani; i canonici Sorasio, Garrone, De-Secondi, Dalpozzo, il can. Fantino di Vercelli, il can. Diverio di Mondovì, P. Giacobbe generale dei Dottrinari, P. Clementino dei Fratelli delle Scuole Cristiane, un rappresentante dei PP. Cappuccini, il P. Vallaro curato di S. Tommaso, l'avv. Stefano Scala, il conte d'Agliano, il marchese di Rovasenda, il can. Garelli, il cav. E. Balbo, il P. Cavriani rettore dell'Istituto Sociale, il P. Emanuele Donato, il cav. Alberto Della Chiesa, il conte ing. Scotti, il marchese Cantono Ceva, il marchese Massimo d'Oria, il cav. Zappata, le signore Bettazzi-Bondi, Losio, Porazzi, baronessa Manno, marchesa Compans di Brichanteau, contessa Belli, contessa e contessina Camerana, signora Battistini, contessa Del Borgo, marchesa di Rovasenda, ecc.

In posti speciali si notavano i componenti la famiglia del Servo di Dio, cioè il fratello Giuseppe industriale, la sorella Ilda Poli coi figli Nino, studente alla R. Università ed Emilia, il cognato Antonio Caldi coi figli e il nipote Pierino Beltrami. Vennero da Omegna, patria di D. Beltrami, oltre il Prevosto, il direttore dell'Oratorio festivo Padre Giovanni Zafferana dei Missionari del Sacro Cuore con parecchi allievi, il presidente della società cattolica di M. S. Pietro Clementi, il presidente del Circolo Giovane Omegna con parecchi soci, e le loro belle bandiere.

Sul palcoscenico avevano preso posto i giovani del Circolo Universitario Cesare Balbo, le studentesse, i convittori di Lanzo, una rappresentanza dei collegi di Foglizzo e di Valsalice ove Don Andrea Beltrami fece i suoi studi, una rappresentanza dell'Istituto Sociale, ecc... »

* *

Per mancanza di spazio, della Commemorazione tenutasi ad Omegna, il 12 giugno, dal signor Marchese Filippo Crispolti, diremo altra volta.

Chi desidera ampie notizie del Servo di Dio Don Andrea Beltrami, può leggerne, con piacere e con frutto, la vita edita recentemente dal nostro confratello Don Paolo Valle, con prefazione di Mons. Carlo Salotti, splendida prefazione da noi pubblicata per intero nello scorso numero.

COMMEMORAZIONI DANTESCHE.

Siamo lieti di vedere che il ripetuto invito a non lasciar trascorrere inosservato il VI Centenario dalla morte di Dante è largamente accolto nei nostri istituti, poiche dall'Italia e dall'Estero ci giungono notizie di solenni commemorazioni. Anche nell'Oratorio Salesiano di TORINO se ne tenne una solennissima il 23 giugno, della quale diremo nel prossimo numero.

L'Opera Salesiana per la gioventù di Vienna

IL PRIMO DECENNIO - UNA FESTA DELLA GIOVENTÙ CATTOLICA AUSTRIACA

A lato dell'entusiastica dimostrazione della Gioventù Cattolica di Torino siano lieti di registrare quanto scrive la Reichspost di Vienna, nel numero del 18 aprile 1921:

Il primo decennio, durante il quale i modesti quanto zelanti Salesiani sostennero e coltivarono la loro grande opera per la gioventù nella « Hagenmüllergasse », presenta un'ammirevole operosità cooperativa, che è della massima importanza, in considerazione specialmente dell'invadente immoralità.

Sono migliaia di fanciulli e di giovani che, presso i Salesiani, trovarono aiuto ed appoggio negli anni della loro giovinezza, e quella sana educazione morale e materiale che contribuisce a raggiungere e anche a migliorare la posizione sociale degli operai.

Dai Salesiani tutta questa gioventù imparò ad amare e stimare il lavoro, e a considerarlo, anziche una schiavitù, un volere divino, che volonterosamente accettato e sopportato con spirito di fede, procura all'uomo le migliori soddisfazioni. E sono migliaia di giovani che seguono, quasi inavvertitamente, questo salutare influsso che l'opera salesiana diffonde intorno a sè.

Non deve quindi recar meraviglia se la festa decennale di fondazione superò di gran lunga ogni aspettativa. Non furono soltanto i giovani delle varie Case Salesiane ed i loro parenti a partecipare alla festa, ma tutte quante le opere giovanili cattoliche di Vienna e dell'Austria intervennero o si fecero rappresentare alla commemorazione, poichè la nostra Federazione Giovanile Diocesana deve appunto ai giovani affidati alle cure dei Figli di Don Bosco non poche preziose iniziative e attivissima collaborazione.

Tutti i Circoli giovanili Viennesi inviarono la propria rappresentanza alla festa, con bandiere e musiche, e i capi della gioventù cattolica operaia - Kunschak, Jnnerkosler, Fried - portarono il loro vibrante saluto.

I cantori ed i musici del Circolo Giovanile « Maria Hilf » rallegrarono con canti e suoni la bella festa, e lo stesso Pastore della vasta Archidiocesi, volle, con la sua presenza, dare maggior lustro alla giornata.

La festa ebbe inizio sin dalla vigilia, con un corteo-fiaccolata, di tutti gli alunni e Circoli Giovanili Salesiani, attraverso le vie del III Distretto. Nonostante l'inclemenza del tempo, il concorso fu enorme per parte di tutta la popolazione.

Processione e Pontificale.

Nel mattino seguente si radunarono tutti i Salesiani coi loro allievi e i giovani che si aggiunsero ad essi per la lieta circostanza. Gli alunni della Casa Salesiana di Unterwaltersdorf ed i Circoli giovanili di Grinzing e « Gut Freund » vi convennero con le loro bande musicali, e 15 bandiere erano pronte per la sfilata. Alle nove si mosse il corteo al suono squillante delle fanfare, e si poterono contare 4000 giovani!

Sfilarono dapprima la banda dell'Unione Giubilare con lo zelante apostolo della gioventù Don Witthoff, seguito dai fanciulli dell'Oratorio e dagli alunni del ginnasio. Seguivano i giovinetti del Circolo Don Bosco e i rappresentanti degli altri Circoli.

Il corteo giunse in tal modo, tra due fitte ali di popolo plaudente, alla Chiesa del S. Cuore, dove doveva svolgersi la funzione religiosa. Le bandiere si disposero dinanzi all'entrata principale per attendere ed onorare S. E. l'Arcivescovo Marchetti Selvaggiani, Nunzio Apostolico, il quale doveva celebrare il Pontificale solenne.

Il panegirico venne recitato dal rev. D. Adolfo Jnnerkosler, ben noto alla gioventù per l'operosità nel Reichsbund, non meno per la sua fama di scrittore. Il Coro e l'Orchestra del Circolo Giovanile « Maria Hilf », sotto la direzione del Maestro Domenico Giuseppe Peterlini, eseguirono magistralmente la Messa di S. Teresa di Haydn.

L'adunanza.

Alle ore 5 1/2 pomeridiane, nei locali della « Sofiensälen », ebbe luogo l'adunanza. Sul balcone principale, attorniato da rami di lauro e dalle bandiere dei Circoli, si ergeva il busto di Don Bosco, l'apostolo della gioventù, il fondatore della Pia Società Salesiana. Il vastissimo ambiente era gremito di pubblico, e fra gli intervenuti vogliano ricordare in modo particolare: il Cardinale Arcivescovo Dr. Piffl, il Vescovo Suffraganeo Dr. Pfluger, Don Testa in rappresentanza del Nunzio Apostolico, il Direttore spirituale dei Salesiani Dott. Barberis, P. Genocchi Visitatore dell'Ucraina, ecc., ecc.

L'adunanza si aperse al canto del « Veni Sancte Spiritus del Dr. Antonio Klassky, magistralmente eseguito dal coro e dall'orchestra diretti dal Maestro Peterlini

Dopo il saluto del sig. Warmuth dell'Unione Antichi Allievi Salesiani, prese la parola, tra uno scroscio di applausi, il deputato Kunschak, oratore ufficiale, il quale, trattando dell'importanza sociale dell'opera salesiana, disse fra l'altro:

Venne propagata, attraverso gli anni, l'idea che la questione sociale non avesse più motivo di esistere, quando la libertà degli operai fosse stata stabilmente raggiunta. Ed ora, ecco che ci troviamo di fronte alla realizzazione di quest'idea: la così detta potenza tirannica venne distrutta e l'ordine sociale rovesciato: la classe operaia cessò di essere oppressa e schiava, e salì anche la scala sociale; tuttavia noi la vediamo ancora insoddisfatta, poichè essa vuol esercitare sugli altri il proprio dominio, sperando con ciò di raggiungere l'apogeo della felicità.

Noi vediamo che la classe operaia, oltre ad influire sull'andamento generale dell'industria, prende parte anche alla pubblica amministrazione. Dappertutto domina lo spirito di libertà, ma non si vede ancora la soluzione della questione sociale. La libertà è raggiunta: i creduti oppressori degli operai furono resi innocui, ma ecco che i veri tiranni esercitano ancora il loro ufficio, come forse mai per il passato.

Ed appare sempre più chiaramente che la questione sociale, come già affermò Leone XIII nella sua memorabile Enciclica sugli operai, non è questione economica e politica soltanto, ma è sopratutto questione morale. Invero i capi socialisti degli operai non cercano mai di risolvere le questioni insolute, e dovranno perciò esperimentare, dinanzi all'evidenza dei fatti, l'amara delusione di trovarsi sempre più lontani che mai dalla mèta. Eppure, i mezzi per la soluzione della questione sociale sono a portata di mano: è necessaria, oltre la fede cieca nell'onnipotenza di Dio, nella sua bontà, nella sua misericordia, nella sua sapienza, l'attività del proprio lavoro, la volontà di un onesto lavoro, e sopratutto, la carità cristiana, che sa coprire con velo pietoso le debolezze del prossimo. Viviamo in tempi in cui il lavoro non è amato. Vi sono i veri parassiti della società, i quali odiano apertamente il lavoro, e vogliono vivere a carico del prossimo senza dover faticare; vi sono altri che, obbligati al lavoro, fanno tuttavia ogni sforzo per evitarlo. Gli stessi operai non considerano al giorno d'oggi il lavoro come necessità sociale, quanto piuttosto un peso da schivare. La federazione operaia non potrà sussistere, se non presterà opera onesta e conscienziosa; e senza di ciò la soluzione della questione sociale non è affatto possibile. Bisogna che gli operai conoscano e si persuadano che il lavoro è comando di Dio e necessità sociale; bisogna che essi abbiano la capacità di adempiere i loro doveri in maniera da contribuire sia al benessere dei singoli individui, che dell'intera società. Un altro requisito indispensabile è la carità che tutti abbraccia e tutti aiuta; è di essa sopratutto che noi sentiamo la mancanza al giorno d'oggi.

L'odio leva le sue mani insanguinate contro tutti i beni dell'umanità, e cerca di scuotere e far crollare le fondamenta della Chiesa, della Scuola e della Famiglia. Solo l'amore, vincendo l'odio, può renderci felici; ed è per questo che la carità cristiana dev'essere largamente insegnata ed appresa. Bisogna parlare al popolo di essa, bisogna che il popoli la comprenda e la pratichi. Ora tutta l'importanza dell'opera di Don Bosco sta appunto nella carità. L'Apostolo Torinese della gioventù cercò e trovò, in tempi migliori dei nostri, i veri mezzi per la riconciliazione dell'umanità e per la soluzione della questione sociale. E riconobbe che alla carità cristiana l'operaio deve accoppiare l'attiva capacità del proprio lavoro. Sorsero a questo scopo, e dietro sua iniziativa, le scuole professionali per la gioventù: nella quali egli insegnò ai giovani, insieme col lavoro, la preghiera.

Ebbene, l'Opera di Don Bosco, dieci anni or sono, veniva felicemente trapiantata anche fra noi e portò la carità di Cristo in quegli ambienti che apparvero i più minacciati dalla perversità dei tempi. I figli di Don Bosco raccolgono i giovani operai difendendoli dai pericoli del mondo, insegnando loro l'amore verso i fratelli e l'amore al lavoro, dando esempi ammirevoli di opere e di carità, secondo gli insegnamenti dello stesso Fondatore.

Noi, convenuti in questo giorno per commemorare il I° decennio di fondazione della locale opera salesiana, facciamo voti che tali esempi continuino a risplendere in mezzo a noi, sino a quando la vera felicità e la vera soluzione della questione sociale non abbia la sua completa e desiderata realizzazione (lunghi applausi) ».

Il Direttore Stepan ricorda il giorno in cui, in una modesta cameretta di Erdberg, fu iniziata a Vienna l'opera salesiana per la gioventù, opera che crebbe nel breve volger di dieci anni, moltiplicandosi in modo veramente straordinario e meraviglioso, così che oggi la Pia Società conta, oltre la Casa Madre austriaca, ancora ben quattro Case filiali.

Rileva che dovunque i figli di Don Bosco aprono nuove Case, sorgono accanto ad esse nuclei zelanti di Cooperatori Salesiani, i quali partecipano allo sviluppo delle varie opere per la gioventù, ed esorta caldamente i presenti a favorire e sostenere con tutte le proprie forze la benefica iniziativa.

Il Direttore Generale Fried, nella sua qualità di Presidente Diocesano della Gioventù Cattolica Maschile, pone in rilievo tutta l'importanza dell'opera salesiana nei riguardi dell'azione cattolica giovanile. Infatti i Circoli Giovanili Cattolici hanno attinto molto dai Salesiani, e per tale esemplare collaborazione esprime loro i più vivi sensi di riconoscenza.

Viene in seguito cantato solennemente il « Te Deum » del Verdi, dopo di che il CARDINALE ARCIVESCOVO DR. PIFFL, pronuncia il discorso di chiusura:

Stimatissima Assemblea! Tutti gli oratori che mi hanno preceduto, ci hanno delineato a vivacissime tinte i meriti dei figli di Don Bosco, in tutti i campi della loro attività, presentandoci un quadro doppiamente soddisfacente, nei tristi tempi che attraversiamo. Il quadro delineato con maestrìa ed amore, sia nelle sue linee fondamentali, che nei più particolareggiati dettagli, rispecchia la vera realtà.

Abbiamo visto oggi migliaia di giovani, tutti compresi di gratitudine pei Salesiani, e vicino ad essi centinaia di uomini, virilmente, cristianamente educati, i quali son divenuti essi stessi i cooperatori della grande Opera salesiana.

Spetta ora al Vescovo a pronunziare una viva parola di riconoscenza per la benefica azione di sacrificio, fra noi spiegata dai Salesiani in favore della gioventù.

Nei nostri cuori arde il desiderio che la benedizione di Dio accompagni costantemente la loro opera educativa, affinchè la stella dell'entusiasmo non abbia mai ad essere offuscata, sia pure per brevi istanti, da nubi passeggere!

Viva sempre nei suoi Figli lo spirito di Don Bosco, la vera perenne carità di Cristo, il divino Amico dei fanciulli, e scenda su tutti la benedizione del S. Padre.

Sua Eminenza imparte quindi la benedizione e così si chiude la splendida adunanza, che ha scritto una nuova pagina degna degli Annali Salesiani e dell'Opera Austriaca a prò della gioventù.

LETTERE DE! MISSIONARI

RIO NEGRO

Religione e civiltà nel Rio Negro del Brasile.

Riportiamo dall'Osservatore Romano:

La Prefettura Apostolica di Rio Negro appartiene allo Stato delle Amazzoni, il più vasto dei ventuno della Federazione Brasiliana.

Essa si estende per una superficie di oltre 350 mila chilometri quadrati, solcata dal corso del Rio Negro.

Per la posizione geografica al Nord del Brasile essa ha un clima caldo, umido e quindi naturalmente non molto vantaggioso al povero missionario europeo, quantunque nella grande estensione vi siano pure delle località salubri.

Là sono le numerose foreste impenetrabili, ricetti di una quantità di bestie feroci e di serpenti, popolate da un infinito numero di uccelli di ogni specie.

Autentico del sito, è il famoso « Sucury » serpente boa che misura talvolta anche la lunghezza di 25 metri. Esso si nutre di animali di grosse dimensioni: montoni, cinghiali, grossi buoi, che inghiottisce intieri, dopo averli snervati tra le sue potentissime spire: nel letargo della digestione diventa naturalmente innocuo.

Degno di rilievo tra i fenomeni atmosferici è il « pororoca », che si può ben catalogare tra i cicloni più meravigliosi del mondo. Sono trombe fluviali, che si determinano periodicamente a lunga scadenza, formate da una massa immensa di acqua elevantesi a grande altezza con un rumore assordante. È l'ora in cui il bacino delle Amazzoni viene a superare quello del Mississipì con una larghezza che raggiunge i 40 chilometri. La massa delle acque avanza allora con rapidità e veemenza vertiginosa abbattendo ogni cosa e trasportando con sè, talvolta, persino grandi estensioni di terreno.

Gli abitatori.

La popolazione di Rio Negro è in gran parte distribuita a cavallo del fiume. Etnicamente si può distinguere in tre classi: i civili, i semicivilizzati ed i selvaggi.

Le tribù selvagge, che oscillano dalle 2o alle 25, sono ormai circoscritte verso i confini del Venezuela, della Colombia e dell'Equatore.

Fra questi Indi sogliono confinarsi le leggendarie donne Amazzoni.

Essi costituiscono una razza naturalmente buona, che non dà noia all'Europeo: sono governati però dal paganesimo che s'avvia ad un definitivo tramonto con la superstizione religiosa dell'infanticidio, come avviene anche tra le tribù indigene del Matto Grosso.

Lungo il Rio appaiono i villaggi dei semicivilizzati, e in essi si scopre ancora qualche traccia delle antiche Missioni dei Cappuccini Portoghesi soppressi nel 1835.

Questi uomini che conoscono la vita della foresta vengono facilmente in contatto con i commercianti del caucciù. È questa la terra che produce la « hevea amazonensis », la più ricercata gomma del mondo, e che costituisce la ricchezza più cospicua di questa regione.

Il nocciolo poi della civiltà è in Manaos, capitale delle Amazzoni, distante sette giorni di battello dalle foci del Rio Amazzoni.

Manaos è una cittadina coi suoi 5o mila abitanti, la quale gode più di un secolo di civilizzazione, ed il forestiero trova in essa la gradita sensazione di un'oasi di civiltà.

Essa presenta il « comfort » e le linee delle cittadine europee, con teatri, monumenti, musei, ecc. La sua dovizia si spiega facilmente, ricordando che essa è la risultante dell'oro prodotto dal commercio della gomma.

I Salesiani.

In questo vario elemento umano la più grande opera civilizzatrice è certo quella delle Missioni Salesiane.

Istituita la Prefettura Apostolica da Papa Pio X nel 191o, questa difficile Missione fu affidata alla grande famiglia di Don Bosco.

Restavano ancora, e sole, le rovine delle antiche Missioni cappuccine portoghesi, ma i figli di Don Bosco assuefatti a queste nobili iniziative nel nome di Dio si slanciarono in quel campo.

La loro opera, anche tra le difficoltà, procede sicuramente.

Essi fondarono già diverse stazioni che diventeranno i centri propulsori di tutta la loro opera missionaria.

Boa Vista, S. Anna, Carvoeiro, S. Isabel, Barcellos formano i principali punti di concentramento delle loro forze.

Il centro costituito dalla Missione di S. Gabriel, ove è pure già impiantata una Scuola agricola, dista da Manaos quindici giorni di battello.

„ Da mihi animas ".

L'opera del Salesiano, che è fatta di praticità, deve accontentarsi per ora di rispondere alle prime necessità spirituali, dalle forme più elementari della vita parrocchiale in quelle rare popolazioni più fortunate che poterono conservare un ricordo delle Missioni portoghesi, alle forme della primitiva vita missionaria in quei villaggi ove il missionario è ancora quasi straniero...

Essendo estesa la Missione, i pochi missionari visitano i villaggi amministrando i Sacramenti a quei poveri indigeni, che fanno festa quando appare l'inviato del Signore.

Occorre rilevare la buona volontà di quella gente, che talora si impone gravi sacrifici per potere avvicinare il missionario. Questi ha il conforto, talvolta, di non lasciare assolutamente abbandonata la sua Missione, lasciando a guardia un fervente cristiano a continuare rudimentalmente l'opera sua e più a tener desto lo spirito cattolico...

L'opera di civilizzazione.

Naturalmente l'Opera Salesiana rintracciando l'« effigie di Dio » in quelle popolazioni, non trascura la povera umanità di esse; ed i figli di Don Bosco sono i fattori più attivi del miglioramento materiale di quelle popolazioni.

I Salesiani fanno ancora opera importantissima di civilizzazione.

Non occorre provare l'evidenza propria al metodo salesiano di arrivare allo spirito servendosi della materia, e che posta la loro Istituzione fra le primarie riconosciute adatte ai tempi; giova però riferire che i Missionari, ieri ed oggi, agevolano sommamente l'opera di penetrazione moderna con le loro scuole agricole, con le produzioni linguistiche, ecc., ecc. ed il Governo federale brasiliano e quello locale riconoscono il validissimo ausilio che i Salesiani dànno allo Stato, e cercano perciò di favorire continuamente la Pia Società.

La grande terra amazonica va superando, appunto per gli sforzi dello Stato, la crisi attuale della gomma, e vede delinarsi non lontano uno splendido avvenire, giacchè quella razza intelligente ha uno spirito fatto di abnegazione e temprato agli sforzi, perchè abituato a lottare con le grandi difficoltà naturali.

Il lavoro dei Salesiani tende a completare questa grande impresa.

Il Prefetto Apostolico di Rio Negro nel suo passaggio a Roma fu ricevuto da Sua Santità, e da S. Em. il Card. Guglielmo Van Rossum, Prefetto della Congr. di Prop. Fide. « La Missione di Rio Negro è ben voluta dal Papa - ci disse. - Il Santo Padre dimostrò uno specialissimo interessamento per essa. Egli volle informarsi minutamente dello stato di quelle terre, dandoci la sua particolare benedizione, coll'augurio che i Salesiani possano felicemente superare tutte le difficoltà. La benedizione del Vicario di Gesù Cristo è un premio per noi ed un conforto per propagare ognor più il Regno di Dio ».

Fin qui l'autorevole foglio romano, al quale ci è caro di poter dire pubblicamente la riconoscenza che gli dobbiamo per la bontà con la quale s'interessa, tanto frequentemente, delle Opere e Missioni di Don Bosco.

Anche dopo la recente spedizione di alcuni Missionari con Mons. Massa, il bisogno di nuovo personale nell'immensa Prefettura Apostolica del Rio Negro è troppo evidente. Che cosa possono fare pochi sacerdoti e pochi catechisti in una regione assai più vasta dell'Italia?

Anche per questo il nostro venerato Superiore Don Albera fa affidamento su nuove vocazioni, e sulle preghiere e sulla carità dei Cooperatori.

Esposizione della Missione della Terra dei Fuoco.

Durante le feste di Maria Ausiliatrice s'inaugurava nell'Oratorio Salesiano una piccola Esposizione della Missione della Tersa del Fuoco, tuttora aperta al pubblico. E quindi conveniente per i nostri Cooperatori, specialmente per i Torinesi, che ne diciamo una parola.

La Missione della Terra del Fuoco, appartenente oggi al Vicariato Apostolico di Magallanes, fu già il canapo prediletto di Mons. Fagnano, Prefetto Apostolico della Patagonia Meridionale e della Terra del Fuoco.

All'arrivo di Mons. Cagliero in Patagonia (1885), Mons. Giuseppe Fagnano, altra tempra d'evangelizzatore, potè lasciare la direzione della missione di Patagones e dedicarsi alacremente alla nuova impresa. Fin dal 1886, in compagnia d'una spedizione scientifico-militare, egli sbarcava nella Bahia di S. Sebastian all'est della Terra del Fuoco; e negli anni seguenti tornava a percorrere quelle vaste regioni per farsi un'idea esatta dei bisogni della missione affidatagli.

Tre categorie di indii aspettavano la civiltà e la redenzione; i Tehuelches nella Patagonia Meridionale, gli Alacalufes nei canali dello Stretto di Macellano, gli Onas nella Terra del Fuoco.

I TEHUELCHEs, o indii a cavallo, alti e ben formati della persona, scorazzavano sui loro cavalli la Patagonia Meridionale, vivendo della caccia del guanaco e dello struzzo; e per più facili comunicazioni coi bianchi avevano già un'idea di civiltà.

Gli ALACALUFES, o indii in barca, piccoli di forme e piuttosto debolucci, si aggiravano continuamente nei canali dello stretto, su misere canoe, fatte la maggior parte di semplici cortecce d'albero. Al passaggio di qualche gran vapore transatlantico usavano bene spesso accostarsi a domandar galletta, tabacco e vestiti, cedendo in cambio pelli di lontra o di foca. Piccoli di forme e malaticci, andavano visibilmente in diminuzione.

Gli ONAS poi, chiusi nell'interno della Terra del Fuoco, nomadi in un paese infelicissimo e creduti antropofagi, mentre in realtà essi avrebbero potuto ritener antropofagi certi civilizzati, erano la razza più infelice. Gente avventuriera, che amava impossessarsi di quelle terre, ne aveva fatto più volte sterminio; esploratori e cercatori d'oro li avevano trattati egualmente; alcuni coloni inglesi, che si erario stabiliti in mezzo a loro avevan messa la taglia di una sterlina per ogni testa di indio, e vi fu più d'uno che si arricchì in quest'orribile mercato.

Gli Alacalufes e gli Onas erano quindi i più bisognosi d' immediato soccorso, e, infatti, ebbero tutte le sollecitudini più premurose da Mons. Fagnano.

Fin dal 1889 il zelante Prefetto Apostolico fondò una prima residenza per gli Alacalufes nell'isola Dawson, dove a costo di eroiche fatiche e di sangue, ben presto i figli di Don Bosco edificarono un grazioso villaggio, con un collegio per fanciulli, un altro per fanciulle, affidate alle Figlie di Maria Ausiliatrice, una bella chiesa nel centro e numerose casette per gli indii. Per molti anni la media degli abitanti del nuovo villaggio, chiamato di S. Raffaele, oscillò dai 400 ai 5oo.

Per dar lavoro alle nuove reclute della civiltà, il Prefetto Apostolico provvide anche una segheria a vapore, che occupò molti fueghini.

Un' numero assai più grande venne addestrato al taglio e al trasporto delle piante, ed alla pastorizia. Il clima non permise nell'isola lo sviluppo dell'agricoltura; ma i vari capi di bestiame, importati dai Missionari e moltiplicatisi felicemente, diedero vitto e lavoro ai docili civilizzati. La Missione distribuiva diariamente ad ogni famiglia il necessario pel vitto, cioè carne, pane, riso, fagiuoli od altri legumi. Anche il caffè e il the o male si preparava in comune, e ciascuno riceveva mattina e sera la sua misura. Nè questo era cura soverchia. Quei poveri indigeni erano soggetti alla tubercolosi, e ben presto videro la fine.

In numero di circa duemila essi riposano, all'ombra della croce, nel camposanto del villaggio!

Fin dal 1898 nella punta N.-O. dell'isola si stabilì un'altra residenza col nome di Missione del Buon Pastore, collo stesso regine e con lo stesso esito consolante della Missione S. Raffaele.

Per gli Onas Mons. Fagnano organizzò altre missioni nell'Isola grande della Terra del Fuoco.

L'Isola grande della Terra del Fuoco, di forma pressoche triangolare, ha una superficie di 48.000 km.2; dei quali 28.ooo appartengono al Chili, 20.000 all'Argentina. È quindi di un'estensione quasi eguale all'Italia insulare.

Ad occidente l'isola ha monti di considerevole altezza (il Darwin raggiunge i 2134 m. e il Sarmiento i 2200), coperti di nevi e di ghiacciai.

Nè manca di fiumi e laghi considerevoli. Il maggiore dei laghi è il Lago Fagnano, attraversato dalla linea di confine del Chilì e dell'Argentina, scoperto da Mons. Fagnano nel dicembre del 1886 e chiamato appunto col suo nome in giusto omaggio, per decreto delle due Repubbliche. Il maggior dei fiumi è il Rio Grande, che per un bel tratto è navigabile. Presso le sue sponde si fondò la Missione della Candelara, a benefizio degli indii Onas. Qui pure, dopo lunghe dolorose vicende, ai lati della chiesa sorsero due collegi, l'uno per i fanciulli, l'altro per le fanciulle; e le famiglie degli indigeni si stanziarono in belle case, poste ad un centinaio di metri dagli edifizi della Missione. Gli uomini si dedicano alla pastorizia; le donne alle faccende domestiche ed al lavoro della lana. I fanciulli e le fanciulle ricevono regolarmente l'istruzione elementare.

Anche questa razza, sebbene di forme imponenti, è infelicissima. I Missionari studiano ogni mezzo per salvarla dalla distruzione. Ogni giorno distribuiscono a tutti due razioni di cibo sano ed abbondante, mentre coll'istruzione si studiano di rafforzarli ad una vita morigerata e regolare. E quantunque fin qui il numero dei morti sia andato rapidamente crescendo, pure si ha speranza che i pochi superstiti, mercè una vita civile e cristiana abbiano a riacquistare nuovo vigore da perpetuare nell'isola la storica razza Onas, dalle forme atletiche e dai costumi mitissimi.

Ebbene è di queste infelicissime razze e delle loro deserte ma attraentissime terre, della loro fauna, della loro flora, dei loro superbi e svariati panorami, che s'interessa l'Esposizione.

Sotto i portici, che fiancheggiano le tre sale, a cura del Missionario Salesiano Don Maggiorino Borgatello - che ha pubblicato, in questa circostanza, i suoi ricordi di Missione in due grossi volumi col titolo: « Nozze d'argento, ossia 25 anni di

Missione Salesiana nella Patagonia Meridionale e nella Terra del Fuoco » - vennero ricostruite le umili capanne dei Tehuelches, degli Alacalufes e degli Onas.

Nelle tre sale, attorno alle pareti è una splendida serie di superbe fotografie del nostro Missionario prof. Don Alberto De-Agostini, fratello del noto cartografo italiano, che in otto anni di paziente lavoro ha saputo raccogliere tutte le meraviglie di quelle lontane terre australi, con i loro tramonti di sole meravigliosi, con i picchi nevati in momento di calma o di tempesta, con le masse di ghiaccio flottanti nei mari, con i laghi ora in assoluta tranquillità, ora increspati dall'imminente burrasca, con le vergini foreste accarezzate da giochi di luce i più svariati, e le scene più suggestive e interessanti della vita dei loro abitatori.

In fine, nel centro delle sale, in apposite vetrine, son esposti molti preziosi esemplari della farina e della flora, a partire dalle meravigliose alghe marine, che, disseccate, aderenti alla carta, sembrano dipinte... fino allo struzzo, al guanaco e a varie specie di pinguini.

L'Esposizione è aperta ogni giorno dalle ore 14 alle 17,30 e, nei giorni festivi, anche il mattino, dalle 9 alle 11,30.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Nel Santuario, il 24 del mese, si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, seguìta dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: ed è il buon popolo di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorre alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

Echi della Festa Titolare.

NELLA BASILICA DI VALDOCCO. - Alla relazione data fin dallo scorso numero, e che per motivi di tipografia non potè essere completa, aggiungiamo alcuni particolari. L'entusiasmo religioso, che nonostante il pessimo tempo raggiunse il colmo la vigilia e la festa, si rinnovò nei giorni dell'Ottavario, sopratutto il 26, festa del Corpus Domini, e la domenica seguente in cui ebbero termine i festeggiamenti. Nei giorni feriali grande, come negli altri anni, l'affluenza delle nobili famiglie torinesi ai piedi di Maria Ausiliatrice. La domenica 29 cantò messa Mons. Corno, Protonotario Apostolico e Cancelliere Arcivescovile; il ch.mo Don Zerollo, in un'ammirabile conferenza, illustrò l'opportunità singolare della devozione a Maria SS, sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, in questi difficilissimi tempi, vaticinando lo splendore sempre crescente dell'augustissimo tempio, donde si è diffuso nel mondo il soavissimo culto; e il venerando sig. Don Albera, dopo il canto del Te Deum, impartì la benedizione Eucaristica. Il numero delle S. Comunioni che si distribuirono nel Santuario dal 23 aprile al 21 maggio fu di 44 mila: in media più di mille e cinquecento Comunioni al giorno. Dal 22 al 24 maggio le S. Comunioni ascesero a 2o MILA. In tutto il mese, compreso il giorno della festa, si distribuirono adunque 64.000 Comunioni!

Anche a CASTELNUOVO D'ASTI, e precisamente ai Becchi, al caro Tempio Votivo innalzato a Maria Ausiliatrice durante la guerra, presso la casetta ove nacque il nostro Ven. Fondatore, la solennità, celebratasi la prima domenica di giugno, attirò tanta gente quanta non se n'era mai vista negli anni precedenti. Insieme col Collegio Paterno di Castelnuovo d'Asti, col Pensionato Salesiano dei Liceisti di Chieri e con vari Istituti viciniori delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che vi pellegrinarono al completo, vi accorsero anche numerosi pellegrinaggi da Capriglio, Montafia, Bagnasco, Cortazzone, Moriondo, e Berzano, guidati dai loro zelanti pastori, o da suore, e fregiati dai loro ridistintivi. La parrocchia di Capriglio vi si recò processionalmente, con le scuole, le Compagnie e i loro stendardi, la banda musicale, e il proprio Pastore. I revv. Parroci di Berzano e di Moriondo, ed altri Sacerdoti, ad invito del solerte Rettore del Santuario, andarono a gara nel predicare ripetutamente le glorie di Maria Ausiliatrice. Anche la banda cittadina di Castelnuovo, con gentile pensiero, si recò al Tempio votivo, aumentandone la solennità con scelto programma eseguito sul piazzale, dando prova d'indiscusso valore. Veramente il caro Santuario dei Becchi è l'unico tempio consacrato alla Madonna, al quale si accorre con trasporto e con fede in larga zona, tutto in giro, da quei dintorni. Un accurato servizio di automobili vi trasportò da Castelnuovo anche un gran numero di divoti di Torino, di Chieri, di Moriondo, di Arignano e di altri paesi. In breve, fu una schiera stragrande di divoti che gremì l'elegantissimo tempio, nel quale si succedevano a pregare, e i prati circostanti e le amene stradicciuole campestri, dove trascorsero tutto il giorno in santa letizia. A sera, dopo le funzioni, gli alunni dell'Istituto Paterno di Castelnuovo, con declamazioni e canti e suoni, inneggiarono affettuosamente, tra la commozione della moltitudine divota, a Colei che dall'umile casolare in vista aveva, nella sua providenza materna, suscitato il grande Apostolo della Gioventù dei nostri tempi.

A RIVOLI. - La domenica 22 maggio u. s. fu benedetta solennemente una statua di Maria Ausiliatrice nella chiesa di S. Croce. Nonostante il tempo piovoso i buoni Rivolesi accorsero in folla all'edificante funzione, che iniziava così ufficialmente, anche in Rivoli, il culto e la divozione a Maria Ausiliatrice. Ne tessè l'elogio un nostro confratello, che disse di quale ancore Maria prediliga i suoi devoti, e con quale tenerezza filiale questi debbano ricambiarla. Il merito dell'indimenticabile funzione va tutto allo zelante rettore di S. Croce, Don Marcellino Crosazzo, ex-allievo dell'Oratorio Salesiano.

Ad ALESSANDRIA tenne conferenza salesiana in Duomo, a numerosi Cooperatori, il rev.mo Can. Dott. Evasio Colli, il quale rievocò, in rapida sintesi, la figura del Venerabile Don Bosco e l'attività molteplice dell'Opera sua. Disse come « i suoi numerosi oratorii festivi che sorgono un po' ovunque nelle grandi città, come nei piccoli paesi, i suoi collegi disseminati in oni parte e destinati a salvaguardare la gioventù dalle piccole e grandi seduzioni della strada, e le sue lontane Missioni che recano a popoli incivili luce di fede e d'amore, dimostrino in D. Bosco un immortale apostolo della religione e nel tempo stesso un pioniere di civiltà. Terminò dicendo come l'essere generosi verso i Salesiani, di preghiere o di aiuti materiali, sia un rendersi compartecipi di quell'apostolato che essi compiono in Italia e in ogni parte del mondo, donando la vita pel bene dell'umanità e più specialmente per l'educazione della gioventù, nella quale son riposti i destini della società di domani ».

A BIELLA, tutto il mese di preparazione alla festa di Maria Ausiliatrice, predicato con zelo dal rev.mo P. Leonardo, fu un accorrere di divoti alla chiesa di S. Cassiano e un succedersi di cerimonie solenni. L'8 maggio il Circolo femminile Auxilium v'inaugurò, con divotissima cerimonia, la sua bandiera sociale, nella quale campeggia la bella figura di Maria Ausiliatrice e il distintivo della F. C. F. I., e nel pomeriggio accorsero a far onore al nuovo vessillo, in una riuscitissima accademia, le rappresentanze dei Circoli Lilium e Stella Montis di Biella, Fervens di Chiavazza, Regina Montis di Tollegno, Sursum Corda di Cossila S. Grato, Oropensis di Favaro. La domenica 22, anche la Bianca Legione dei Piccoli Rosarianti inaugurò il suo vessillo. Sfilando in corpo sulla piazza della chiesa, le Rosarianti, il Circolo Auxilium, le Figlie di Maria e il Circolo Ven. Bosco colle proprie bandiere, al canto di lodi sacre, entrarono in chiesa ove assistettero alla Messa, accostandosi tutti alla S. Comunione. Quindi ebbe luogo la benedizione del vessillo, festeggiato anch'esso, nel pomeriggio, con una bella accademia. Nello stesso giorno si svolse, nel pomeriggio, una divota processione col simulacro di Maria Ausiliatrice, presieduta da S. E. Mons. Vescovo, assistito dai rev.mi Mons. Tarello, Vicario Generale, e Can. Cominetti. La notte del 23 ebbe luogo la Veglia Eucaristica, chiusa dalla prima messa con Comunione e benedizione solenne. Il giorno 24 fu una corte continua al trono della Madonna, splendente di ceri. Alla predica dei ricordi la chiesa era letteralmente stipata di divoti che il facondo Oratore benedisse tra la più viva commozione degli animi. La parte musicale, ogni sera del mese e nelle funzioni solenni, fu sostenuta dalla Scuola Parrocchiale. A chiusura la Pia Unione delle Madri Cristiane la domenica 29 maggio celebrò la sua festa sociale, e si lanciò l'idea di organizzare anche la Lega dei Padri di Famiglia.

A VARAZZE, Maria Ausiliatrice venne solennemente festeggiata la domenica 12 giugno, nella parrocchia dei SS. Nazario e Celso, con l'inaugurazione di un nuovo simulacro, procurato dalla generosa pietà dei divoti. Questi, con tutto il popolo, vennero preparati al giorno festivo con un triduo predicato dal Salesiano Don Domenico Ferraris. Il rito della benedizione del nuovo simulacro fu compiuto ai vespri dal venerando Don Giovanni Paseri, apostolo e amico di tutti i buoni Varazzini. La parte musicale, tanto alla messa, quanto ai vespri, venne egregiamente eseguita dalla scuola femminile della parrocchia. Tutto il giorno fu un accorrere di fedeli ai piedi di Maria Ausiliatrice. Un plauso e un ringraziamento a quanti concorsero all'acquisto della Sacra Statua, ai Cooperatori e alle Cooperatrici, e particolarmente al zelantissimo Parroco Don Stefano Fazio.

A MARINA DI PISA, nel bel Santuario locale, la festa del 24 maggio fu celebrata con la maggiore solennità. Il rev.mo Prof. Don Adolfo Braccini predicò un triduo in preparazione. S. E. Rev.ma il Sig. Card. Pietro Maffi celebrò la Messa della Comunione Generale, assistè alla solenne, e amministrò la S. Cresima, regalando alla moltitudine, che gremiva il tempio, due stupendi discorsi. Prima di mezzodì, anche i bambini dell'Asilo Infantile, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, vollero accorrere ai piedi di Maria Ausiliatrice e Sua Eminenza impartì loro una speciale benedizione.

A FAENZA nella bella chiesa dell'Istituto Salesiano, dedicata a Maria Ausiliatrice, celebrò la Messa della Comunione Generale, il 29 maggio, Mons. Aristide Botti, Vicario Generale della Diocesi; e alla sera, alla presenza di S. E. Mons. Vincenzo Bacchi, Vescovo Diocesano, il rev.mo Mons. Eutimio Pasotti, Penitenziere della Cattedrale, tenne la Conferenza.

A VERONA tenne un'interessantissima Conferenza, nel salone dell'Istituto Don Bosco, il rev. Don Pietro Ricaldone, direttore generale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane. Egli, scrive il Corriere del mattino, «s'introdusse con un rapido studio psicologico sociale dell'anima giovanile. Espose, in rapporto al sentimento cristiano, l'ambiente in cui cresce oggi la giovemtù, ambiente sovente disastroso non solo nella scuola e nella officina, ma perfino nel santuario della famiglia. Come urga contrapporre alle masse di giovani fuorviati da influenze nefaste, altre masse di giovani moralmente forti, culturalmente ben preparati, capaci, per ascendente di convinzione personale e forza d'esempio, di portare un soffio di vita cristiana nella società. Espose quindi, di fronte a tale impellente necessità, il programma d'azione delle Istituzioni Salesiane, avviate a intensificare l'opera loro in questo campo di attività dove più imperioso è il bisogno, e dove anche incontrano un consenso addirittura plebiscitario, e favore e plauso da persone d'ogni ceto e d'ogni fede politica e religiosa. Tale programma non ha barriere che ne limitino l'azione; ed ha steso una rete fitta di opere in tutto il mondo. Deve affermarsi risolutamente anche a Verona dove già prospera, fra i più lusinghieri apprezzamenti, l'Istituto D. Bosco. Ricorrono, nel prossimo novembre, trent'anni dacche i primi Salesiani venivano in questa città, accolti a festa da benemeriti Cooperatori. Si adattarono modesti locali, si aggiunse gradatamente tutta una serie di fabbricati che sono già un complesso imponente. Oggi questi stessi non rispondono a tutte le novissime esigenze del programma professionale. Occorre trasformare, dilatare, costruire del nuovo. I superiori locali, con quell'ardimento che viene dalla fede nella Provvidenza, si sono di nuovo accinti all'opera. Si vedono muri freschi, ancora fasciati, di antenne e di impalcature. Si prosegua. Si fornii un comitato di volenterose persone che prestino il contributo caritatevole del prestigio sociale e della propaganda. Si commemori, per iniziativa loro, la fausta data del trentennio. E non si tema. Don Bosco ha iniziato un tempio monumentale con otto soldi in tasca; oggi stesso si vedono portentosi esempi di opere che assorbono milioni, e sorgono dai più umili inizi. Verona avrà, in un non lontano avvenire, in completo assetto rinnovato, le sue scuole professionali salesiane per i figli del popolo ».

A SANBONIFACIo, presso Verona, mercè lo zelo del rev.mo Arciprete locale e l'iniziativa di quel fiorente Circolo Ex-Allievi, la festa di Maria Ausiliatrice ebbe quest'anno uno splendore particolare per il concorso della Schola Cantorum dell'Istituto Don Bosco di Verona, che non solo rese più solenni le funzioni religiose, ma interpretò anche, assai applaudita, Salvatorello di Soffredini.

A SCHIO, festa divotissima il 24 maggio, con più messe e numerose comunioni, nella chiesa dell'Oratorio. Nel pomeriggio tenne la Conferenza prescritta dal Regolamento della Pia Unione il rev.mo prof. Cav. Giuseppe Chiot di Verona.

A LuGo parteciparono alla festa, celebratasi con entusiasmo nell'Istituto San Gaetano, insieme con molte signore e signorine della città, le numerose Ex-Allieve, che nel pomeriggio, dopo le funzioni solenni, diedero un bel saggio drammatico con « Gloriosa vittoria della preghiera materna ».

Ad ANCONA, nel bel tempio della S. Famiglia, il mese di preparazione, predicato fino alla novena dal Direttore dell'Istituto, e nella novena dal ch.mo P. Ugo Pandolfi dei Minori, fu degna preparazione all'imponente dimostrazione religiosa del 24, con la prima Comunione ad uno stuolo di ottanta bambine e bambini, circondati dai loro cari. Commoventissima la presenza di una povera giovane ammalata da circa 18 anni, la quale volle fare la S. Comunione davanti la Vergine SS. Ausiliatrice. Tutti i presenti piangevano di commozione nel constatare la visibile protezione della Madonna su quell'infelice. Nel pomeriggio spiccavano nel bel tempio i vessilli delle bandiere di tutte le associazioni religiose della città, che, seguite da uno stuolo di bambine bianco-vestite, sfilavano in devota provessione nel cortile dell'Istituto. La domenica avanti il Circolo Don Bosco aveva, con memoranda cerimonia, inaugurato la sua bandiera, cui si degnarono far da madrina la distinta sig.na Contessina Gabriella Milesi e da padrino l'ill.mo sig. Comm. Rambaldi, Presidente dell'Associazione Orfani di Guerra.

A PISA tenne la conferenza in S. Eufrasia, sabato sera, 28 maggio, il rev. P. Filippo Maria Robotti, domenicano, la cui nota facondia attirò molto popolo ai piedi di Maria Ausiliatrice durante la novena e il giorno della festa, che si svolse il 29. S. Em. Rev.ma il Card. Pietro Maffi si degnò presiedere la conferenza.

A ROMA, il 24, nella Basilica del S. Cuore, celebrò la messa della Comunione Generale l'E.mo Card. Cagliero e pontificò alla Messa solenne e ai Vespri S. E. Mons. Americo Bevilacqua, Arcivescovo titolare di Scitopoli. La Conferenza ai Cooperatori fu tenuta, la domenica 29, da S. E. Rev.ma Mons: Domenico Pasi, Vescovo di Macerata e Tolentino, il quale volle notare che parlava, più che altro, in nome della gratitudine verso il Ven. Don Bosco ed i Salesiani che riconosceva come suoi educatori e che avevano lasciata in lui tanta eredità di affetti.

« L'Opera del Ven. Don Bosco - disse l'Ecc.mo oratore - fu opera di ricostruzione o meglio di restituzione, in quanto essa è destinata a ridonare a Gesù Cristo nella scuola, nell'officina, nei campi, nella famiglia, nel mondo, il posto supreno che gli spetta ».

« Noi, proseguì Mons. Pasi, abbiano avuto la ventura di conoscere un santo, conoscendo il Ven. Don Bosco, ma abbiamo inteso l'opera sua? Il Signore lo suscitò perchè voleva l'opera di ricostruzione sociale a cui Don Bosco pose mano attraverso mille difficoltà che superò tutte mirabilmente, mostrando elle solo la mano di Dio lo sosteneva in tutte quelle imprese, che avevano per programma il motto del Salesio: Da mihi animas, caetera tolle ». E dopo aver detto dei prodigi operati dal Venerabile, soggiunse: « E potrei dir basta, ma manca ancora l'ultima pennellata al gran quadro: l'Istituzione dei Cooperatori Salesiani. Don Bosco volle diffondere lo spirito di S. Francesco di Sales sopratutto, e come dal Salesio aveva attinta l'operosità instancabile, dal Salesio la grazia ed unzione nello scrivere, dal Salesio l'impavida fermezza nei pericoli, dal Salesio l'amore al popolo ed ai poveri, dal Salesio l'attaccamento alla Chiesa ed al Papa, dal Salesio l'odio all'errore e la dolcezza con gli erranti, dal Salesio la semplicità ammirabile, così dal Salesio volle quella cooperazione universale all'opera sua che era destinata a compiere tanto bene nella Chiesa e nel mondo. E poiche S. Francesco di Sales aveva scritto ed insegnato: Tutti potete farvi santi, Don Bosco alla sua volta disse: Tutti potete essere Salesiani, cooperando all'Opera Salesiana, col consiglio, coll'amore, e, sopratutto, colla preghiera.... »

La perorazione dell'Ecc.mo oratore fu un inno all'Opera Salesiana del vecchio -e nuovo mondo, e un invito ai Cooperatori Salesiani romani a cooperare veramente ed efficacemente, coi figli del Ven. Don Bosco, per restituire Gesù Cristo alla società ed al mondo, perchè solo così si prepareranno giorni migliori per la Chiesa e per la Patria.

Da MARATEA ci scrive una fervente zelatrice: « La domenica 29 maggio si celebrò con tutta solennità e grande fervore, nel nostro paese, la festa della nostra grati Madre Celeste, Maria Ausiliatrice. Le funzioni si svolsero nella Chiesa Matrice, dove è eretta canonicamente la Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice e dove l'altare, dedicato alla Vergine, colla bella e prodigiosa Immagine, riproduzione del capolavoro del Lorenzone, era stato splendidamente ornato di fiori e ceri. Precedè un solenne triduo nelle ore pomeridane del 26, 27 e 28 e nella mattina del 29 colla solenne Messa, cantata con voci veramente angeliche dalle Suore ed alunne dell'Istituto De Pino. Vi fu il panegirico detto con parola calda di fede e grande dottrina dall'esimio aratore Can. Don Matteo Forte di Salerno. Numerosi intervennero i fedeli alle belle funzioni che con tanta dignità ed amore dirigeva il nostro Decurione Mons. Arciprete Crispino, nonche tutti gli ascritti Cooperatori e Cooperatrici Salesiani, già in buon numero nel nostro paese ».

A TRIESTE si celebrò divotamente tutto il mese in onore di Maria Ausiliatrice, e la festa fissata al 29 maggio, trascorse in un'atmosfera di gioia pura ed intensa. Numerosissime le Comunioni, ben eseguita la Messa del Kormuller, riuscitissimo il trattenimento serale nel teatro dell'Oratorio.

A ZURIGO, come da più armi, la festa di Maria Ausiliatrice fu resa più devota dalla cara funzione della prima Comunione di una cinquantina di fanciulli e fanciulle. La chiesa si gremì dei parenti dei comunicandi. Questi, raggianti di felicità e assai devoti nel contegno, entrarono in corteo al suono d'una marcia e presero posto nei banchi loro riservati. La S. Messa fu celebrata dal Rev. Dott. Tranquillino Zanetti, Parroco dei SS. Pietro e Paolo, il quale, rivolse ad essi, in perfetto italiano, un commovente e devoto fervorino. La Corale « Sant'Agnese » eseguì con squisita finezza d'arte i più bei mottetti del suo classico repertorio. Al termine della Messa ricevettero tutti un artistico ricordo recante il nome di ciascuno e la data del più bel giorno della loro vita; quindi, sotto la tettoia dei giuochi, gaiamente pavesata a festa, fra gli evviva di numerosissimi spettatori, sedettero a mensa per gustare l'abbondante colazione che loro potè regalare la Missione, mercè la generosità di alcuni benefattori, con a capo la gentile signora del R. Console Generale. Nel pomeriggio, dopo una commoventissima funzione in chiesa, in cui si fece la rinnovazione dei voti battesimali e la consacrazione a Maria Ausiliatrice, si compì da tutta la gioventù educata nella Missione una lieta passeggiata all'Qrfanotrofio Italiano, sui ridenti colli di Wipkingen, che coronano l'incantevole città di Zurigo.

A SMIRNE, nella R. Scuola Tecnica Commerciale, la festa celebratasi il 29 maggio ebbe particolare rilievo dall'intervento del, rev.mo P. Lorenzo Guidi dei Cappuccini, Amministratore Apostolico della Diocesi, il quale celebrò la S. Messa e rivolse un fervorino ai giovinetti. Tutti gli allievi cattolici, che sono la massima parte, si accostarono alla S. Comunione. Dopo la S. Messa un giovinetto lesse un indirizzo al Rev.mo P. Amministratore, il quale, ricordando come egli avesse veduto nascere l'opera salesiana in Smirne, prima di recarsi a dirigere la missione che i PP. Cappuccini italiani hanno nel Mar Nero, disse che era stato sempre affezionatissimo all'opera per il gran bene compiuto in prò della gioventù. La sua parola suonava anche un addio, avendo egli omai finito l'incarico straordinario affidatogli dalla S. Sede nella Diocesi, ove s'attende fra poco il nuovo Arcivescovo già consacrato, Mons. Vallega. Intanto, per fortuita combinazione, in quel medesimo giorno il Governo d'Italia faceva partecipare per mezzo del R° Console locale allo stesso Rev.mo che S. M. il Re d'Italia lo decorava della croce di Cav. uff. dei SS. Maurizio e Lazzaro, sicche alla modesta agape fraterna che si tenne al mezzogiorno ed alla quale erano stati invitati alcuni amici dell'opera, tutti i professori esterni della scuola ed i confratelli dell'altra nostra casa di Smirne, il Direttore potè congratularsi collo stesso Reverendissimo che s'era pur degnato di prendervi parte, dell'onore ricevuto e ringraziarlo della bontà sempre dimostrataci. Ringraziò anche il Parroco della Cattedrale il rev.mo Pietro Longinotti, anche lui presente, per avere per il primo promossa in Smirne la divozione di Maria SS. Ausiliatrice, nella Cattedrale. È di fatto cosa a noi carissima vedere l'immagine della nostra madre onorata in un altare speciale della Cattedrale, e sarà gradito anche ai Cooperatori e ai divoti di Maria SS. Ausiliatrice il sapere che con una solenne funzione in onore di Lei, cioè Vespri solenni, processione con la sua venerata immagine e Benedizione col SS. Sacramento, si chiuse il mese di maggio nella Cattedrale. Quest'anno detta funzione fu compiuta dallo stesso rev.mo P. Amministratore e v'intervenne un popolo numeroso e divoto.

Nella stessa ultima domenica di maggio celebrarono la festa di Maria SS. Ausiliatrice gli allievi dell'altra nostra scuola in Smirne, la Popolare della Punta, quartiere abitato quasi intieramente da italiani. Nella domenica antecedente una sessantina di questi bambini avevano fatta la prima comunione, e 2o della Scuola Commerciale, e 1o6 della Popolare avevano ricevuto la S. Cresima solennemente amministrata dallo stesso rev.mo P. Amministratore.

Anche a DAMASCO in Siria, a cura delle sue Figlie, Maria Ausiliatrice venne cordialmente onorata. «Abbiamo celebrato - ci scrivono - anche qui tra i Turchi, la festa di Maria Ausiliatrice, che riuscì felicemente. Nel giorno 22 maggio abbiamo fatto un'accademia alla quale parteciparono le Autorità Consolari Italiane, alcune distinte famiglie cattoliche del luogo, i genitori delle alunne musulmane e vari distinti signori e autorità locali: un centinaio di persone. Il 23 si ripetè lo stesso trattenimento per le signore, secondo il costume del luogo. E l'una e l'altra sera fu proprio commovente il vedere anche i Turchi partecipare ai nostri omaggi a Maria Ausiliatrice, e le loro signorine e bambine inneggiare gentilmente a lei, che campeggiava sopra un grazioso e candido trono. Non possiamo far lodare Maria da molte lingue fedeli, perche sono poche, e invitiamo le infedeli: la Madonna gradirà egualmente la nostra buona volontà. Il 24 le abbiamo offerto anche due prime Comunioni, e con che festa! Le autorità consolari in posto distinto, e intervento di altri signori e signore, come avviene nei giorni più solenni. Il Signore si accontenti del poco, poiche il molto è non ancora per noi! »

GRAZIE E FAVORI (*) Grazie, o Maria Ausiliatrice!

Scoppiata la guerra europea, ben presto si videro strappati dal seno della nostra famiglia prima uno, poi un altro dei fratelli, e un terzo, in pericolo lui pure.

In sì doloroso frangente, tosto si pensò di ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice, pregandola della sua protezione, promettendo, nello stesso tempo, che se si fosse ottenuta la grazia di tornare tutti un giorno sani e salvi in famiglia, l'avremmo pubblicato sul Bollettino e fatta un'offerta.

Fidenti in Maria, questa si mandò tosto e si fecero le preghiere prescritte dal Ven. D. Bosco. Intanto passarono gli anni, ebbe termine anche la guerra, e dei tre fratelli due erano tornati a casa, sani e salvi: però mancava il più vecchio, che si trovava prigioniero nella sconfinata Siberia.

Stando così le cose, sempre pregando e confidando in Colei che tutto può, giunse anche il sesto anno della partenza del caro fratello Michele, quando, proprio vicino alla solennità dell'Immacolata, egli era fra le nostre braccia, sano e salvo lui pure, non ostante i tanti e svariati pericoli incorsi durante sei anni di prigionia nella fredda Siberia.

A Te, quindi, grazie, o Maria, a Te, che non abbandoni mai coloro che con fiducia t'invocano! Deh! gradisci l'umile omaggio, e fa' che tutti nei loro spirituali e materiali bisogni ricorrano a Te, sicuri di trovare consolazione, forza e aiuto.

Trento, 24 maggio 192r.

Ch. PEDERIVA FORTUNATO.

TERRACINA. - 12 - V - 1921. - È da oltre cinque anni che la mia consorte sofferentissima per acido urico (come lo hanno dichiarato i medici), e per artrite deformante, trovasi impossibilitata a muovere un passo, e deve passare i giorni a letto o sulla poltrona, quando il 29 dello scorso mese venne la medesima colpita da fierissima polmonite, e il medico, chiamato d'urgenza, fin dalle prime visite si vide nella necessità di darci tutt'altro che buone speranze, preoccupato specialmente per l'antica malattia che da anni l'affligge. Ed infatti la sera del 3 corrente lo stato dell'inferma era gravissimo, e quasi non ci rimaneva speranza di sorta. In tale frangente io che, qual cooperatore, ricevo mensilmente il Bollettino Salesiano, e che non tralascio mai di leggere le grazie che la Vergine Ausiliatrice si degna concedere a chi a Lei ricorre, subito con tutta fede a Lei mi rivolsi, interponendo l'intercessione del Ven. Don Bosco, con la promessa, ottenendo la grazia, d'inviare al più presto possibile un'offerta per le Opere Salesiane. E la Vergine Ausiliatrice si è degnata ascoltare senz'altro le preghiere mie e dei parenti tutti e riasciugare le nostre lagrime, giacche fin dal giorno 5 già incominciava a notarsi un certo miglioramento, che è andato man mano continuando, e spero veder presto l'inferma entrare in piena convalescenza. Riconoscente alla Celeste Regina ed al Venerabile Servo di Dio Don Bosco, mi affretto ad inviare la promessa offerta; ed insieme caldamente mi raccomando alle preghiere di cotesti Orfanelli, perche la potente Vergine Ausiliatrice, a intercessione del Ven. Don Bosco, non solo che faccia passar presto ogni traccia della nuova malattia, che ha colpito testè la mia compagna, ma anche perche si degni nella Sua materna bontà ed onnipotenza se non liberarla del tutto dall'antico male, diminuirle almeno le sofferenze e i dolori.

AGOSTINO GIANFORCHETTI.

NAPOLI. - 17 -v -1921. - Già affetto da diabete, mi sopraggiunse un flemone al piede destro. Subii l'operazione, ma disgraziatamente riuscì male; e per di- più si sviluppò la cancrena diabetica, conseguenza del male che minava la mia esistenza. I medici riuniti a consulto decisero l'amputazione della gamba, non garentendomi l'esito con pericolo della vita, data l'età e il diabete molto pronunziato. Non mi sgomentai, perche, disperando degli uomini, riposi tutta la mia speranza nella Madonna di Don Bosco, nell'Ausiliatrice dei Cristiani, che imparai a conoscere dai Salesiani in Messina, presso i quali erano stati educati i miei figli, e sentii in cuore la fiducia che ad intercessione del Ven. Don Bosco avrei ottenuto la grazia.

Il 23 gennaio 1920, confortato dalla benedizione del venerando Sig. D. Albera, Superiore Generale dei Salesiani, che in quei giorni era in Napoli, mi sottoposi all'operazione.

Oh! Divina Provvidenza, quanto sei grande! l'operazione riuscì benissimo non solo, ma con meraviglia dei medici stessi, e riacquistai un'ottima salute: il diabete è completamente scomparso.

Oggi, dopo un'anno e mezzo di florida vita, perche con maggiore certezza si potesse constatare la grazia, mi è caro poterla rendere di pubblica ragione assicurando che non si ricorre invano alla Madonna e al Ven. Don Bosco.

Cav. Uff. GENNARO SQUILLACE Ragioniere Capo d'Artiglieria.

CEFALÙ (Palermo). - 6 - v - 1921. -Nell'ottobre dello scorso anno mi rivolsi fidente alla Vergine SS. Ausiliatrice, perchè ad intercessione di Don Bosco, mi concedesse il buon esito di un affare importante e fui ben tosto esaudita.

Col cuore pieno di riconoscenza supplicai la Vergine Celeste, che s'era mostrata così clemente e benigna, d'un'altra grazia, che da tempo mi stava a cuore e di cui avevo quasi perduto ogni speranza. Una mia figliuola, sempre sofferente, era stata colpita, due anni addietro, da un'artrite al gomito destro che in breve tempo le impediva ogni movimento del braccio, rendendole impossibile il continuare a disimpegnare i suoi doveri, proprio quando si doveva decidere dell'esito della sua carriera. Supplicai la Vergine potente perchè quest'esito fosse felice e la riuscita fu splendida, più di quanto io speravo. Ma questo non mi bastava, la grazia doveva essere completa: ci voleva un miglioramento dell'arto malato.

Oh, prodigio sovrumano! Pochi giorni prima di assumere servizio, il braccio si regge da solo, e la mia figliuola, gridando piena di gioia: « Viva Maria » può alzarlo ed abbassarlo senza nessun dolore, può scrivere senza sforzo e la sua calligrafia, prima tremante e incerta, diventa regolare: Nel rendere pubblica testimonianza della riconoscenza che Ti devo, o Ausiliatrice dei Cristiani, e nel deporre l'umile offerta promessa, Ti prego di allontanare dalla mia figliuola ogni altro male che la minaccia e di concedere a me pure, molto sofferente, la sanità.

Una Cooperatrice di Cefalù.

TORINO. - 19 - v - 1921. - Con l'animo pieno di riconoscente affetto invio la mia modesta offerta in ringraziamento a Maria per avermi salvata. Colpita da un'affezione bronco-polmonare infettiva di natura specifica, dopo lunghe cure in famiglia, che a nulla valsero, fui trasportata in una casa di cura, ove mi aggravai talmente da essere ridotta agli estremi. Spedita dai medici mi rivolsi con fiducia a Maria Ausiliatrice, pregandola con la novena indicata dal Ven. Don Bosco, e con stupore dei medici si iniziò all'istante il miglioramento, che proseguì fino a guarigione completa. O Maria, a te affido la mia vita, quella del mio sposo e del mio Felicetto.

ANITA FANTINI.

SPEZIA. - 17 - IV - 1921. - Avendo saputo che la mamma, causa una grave periostite che la teneva in continuo spasimo, doveva sottoporsi al più presto all'amputazione del braccio anche per evitare la progressiva cancrena, fiducioso che Maria SS.ma Ausiliatrice si sarebbe degnata d'esaudirmi nel risparmiare una disgrazia alla mamma e a tutta l'angosciata famiglia, ricorsi subito a così Potentissima Madre con l'efficace novena consigliata dal Venerabile Don Bosco.

Oh, bontà di Maria, che si degnò d'esaudirmi innanzi tempo!

Si era solamente al quinto giorno della novella, ed ecco che ricevo la consolante notizia che, tenutosi un nuovo consulto, i medici non solo trovarono non più necessaria la temuta amputazione del braccio, ma constatarono scomparsa la manifestatasi cancrena!

Adempio quindi al mio obbligo di riconoscenza, rendendo pubblica, come da promessa, una grazia così insigne, ottenuta da Lei, di cui oggi ricorre il 18° Anniversario della memoranda, solenne, indimenticabile Incoronazione Pontificia.

MARINONI D. ANTONIO

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti;

A) - A. M. di Reggio Calabria, A. M. di Torino, AS. di Piacenza, A. V. di Faenza, Abbà Giuseppe, Actis capit. Attilio, Agosti Angolina, Airò Carmela in Farulla, Albertario Corinna, Alfredini S., Aliotta Santa in Panebianco, Alione Giovanna in Bora, Alù Francesco, Aluffi avv. Alessandro, Amerio Giovanni, Andria Silvio, Angeleri don Alfredo, Angonoa Giuseppe, Antognazzi Luigi, Arduino Lucia, Asario Nicola, Astegiano Francesco, Auda Cristina, Avoyer Maria.

8) - B. C. di Ivrea, B. L. di Carmagnola, B. R. di Lugo Romagna, Balbi Caterina, Baldissone Caterina, Balistreri Maria, Baraldi Annibale, Baralis Maddalena, Barbè Domenica, Baudino Maria, Bellegotti Maria, Bellini A., Beneduci Catina, Benvenuti suor Blandina, Bernardi Gina, Bersano Teresa, Berti Anna, Bertinetti Caterina, Bertoldo arciprete don Giovanni, Bertolino Caterina, Bertoncello Emilia, Bianchi Giuseppe, Bianchi Maria, Bianco Antonietta, Biandrate Margherita in Silva, Boero R,na, Boido Caterina, Bollo Elisabetta, Bonavia Ermelinda in Palazzo, Bonin nob. Luigia in Narducci, Bovino Caterina, Bovino Celestina, Bonino Lucia, Bordignon don Giosuè, Bordoni Felice, Borsotti Domenica, Boselli Annunciata, Bottini Pacifico, Bruno Amalia, Bulano Lucia, Butti Ercolina.

C) - C. T. P. di Torino, C. Maria per segnalata grazia, Cagliari Giovanni, Calderara Romeo, Callegari Camillo, Calosso Placido, Calvi Maria, Calzino Bernardo, Calzino Gaudenzio, Canciani Emilia, Canovaro Evelina, Cantarelli prof. Luigi, Capirone Teresina, Caprotti Maria, Caputo-Nicolosi Giuseppe, Caracciolo Teresa, Carbone Crovetto, Cargnano Perside, Carlevaro Celestina, Cartoni Mary, Carzana Teresa, Casalegno Giulio, Casalegno Maddalena, Castelletti Angelina, Cattoni Rachele, Casetta Anna, Cavalotto Giovanni, Caviglia Ermenegilda, Cerruti Luigia, Chenal Margherita, Ciampelli Eleonora, Ciarlo Gina, Cibrario Margherita, Cimino Angela, Civran Angela, Colò Maria, Colombo Erminia, Cometto Teresa, Concato Giuditta, Congiu Caterina, Coniugi Accastello, Brambilla, Mazzuchelli, Paruzzi, Coni Maria, Gonsonno Virginia, Conti Giuditta, Contu Grazia in Cardia, Cooperatrici Salesiane di Mazzarino del Vallo e Torino, Coppo Giuseppe, Corbella Maria, Corongin Angela, Corsellini Caterina, Cotti Orsolina, Crapio don Giuseppe, Cremona Giuseppina.

D) - D. D. di Vaves, Dalla Vecchia Luigi, Daniotti Manfredi, David Modesto, Deambrosi Emilio, Deberti Onorina, De Cesari Filomena, De Giusti Rosa, Della Giusta Marianna, De Luca eh. Pietro, Delutri Salvatore, Delzani Susanna, Demichelis Giovanni, Denicola Giuseppe, Denina Tommasina, De Simone Luigi, D'Abbraccio Concetta, D'Alberto Augusta, D'Ambrosio Annunziata, Dioli Angelina, Donadio Maria.

E) - Elegri Edoardo.

F) - Fadda Francesca, Falcione Pierina, Famiglie Bondeson, Cerutti, Dellacosa, Jarach, Malabarba, Fara Adele, Faues Romolo, Farina sac. Carlo a nome di una signora d'Ivrea, Faure Maria, Faure Teresa, Fazio Anna, Felice Assunta, Fenati Angelina, Ferranti Santo, Ferraris Luigina, Ferrarotto Pietro, Ferrero Eugenio, Ferrero Luigi, Fescia Maria, Fioretti Angelo, Fontana Maria, Fornara Cecilia in Colombo, Fossa Eugenia, Furfaro Ina, Furlanello Melania in Rizzotto.

G) - G. C. di Saint Etienne (Francia), G. F. di Villanova, G. G. ex allieva di Cherasco, G. P. di Vittorio Veneto, Gaido Maddalena, Galeotti doti Oreste, Galleani d'Agliano nob. Carlo, Gallian Maria, Gallini Giuseppa, Gallo Caterina, Gallo Elena, Galvanoni Ginevra, Gamba Angiolina, Gambini Paolina in Grappioli, Ganglio Giovanni, Ganglio Lucia, Gariglio Maria, Garnerone Maria in Morcia, Gasparini don Giuseppe, Gastaldello Antonia, Gatti Marianna, Gazzina Elide, Genovesio Emilia, Genta Liduvina, Ghidoni Maria in Brunetti, Ghiotti famiglia, Ghirardi Maria, Giachino Caterina, Gianforchetti Agostino, Giani Elia in Rossi, Giano Maria, Gianoli Giuseppina in Balosso, Giansoldati Giuseppe, Gigli Ferruccio, Gilardi Angela, Gilardi Giuseppe e Rosetta, Gili Domenica, Ginocchio Alfredo, Gioda Bartolomeo, Giotto Francesca, Giurin Giovanna, Goffi Maria, Graziani Giuseppe, Gregorio Margherita, Greselin Caterina, Grillone Maddalena, Grossi Maria, Grugnola Maria, Guaitani avv. Gio., Guastavino Giuseppina.

I) - Ivaldi Edvige.

L) L. A. di Ogliena, L. N. di Nicolosi, L. P. di S. Nicolò Gerrei, Lagri Alfia, Lanciarini Isabella, Landi Francesco not. Lanza Teresa, Laplaca Mariano, La Torre Angiolina, Lazzarini Maria, Lega Maria, Lisa Tommaso, Lo Cicero Serafina, Lojacono Antonietta, Lo Verde don Lorenzo.

M) - M. M. di Torino, M. P. di Bellinzago Novarese, cooperatore salesiano, M. R. di Perosa Argentina, zelatore salesiano, Macchetta Luigia, Maconi Maria in Brumaua, Maconi Nina, Maggi Angiolina, Magnani E., Mai Maddalena, Maia Ernesta, Mainardi Giuseppina, Mainetti prof. Maria, zelatrice, Maltese Rosalia in Blandini, Mangili Battistina, Mangini Antonietta, Manzoni Angela, Mapelli Antonietta, Marchisio don Mario, Marengo Margherita, Maria Teresa, Maronato Clementina, Martinenghi Orsola, Martina Giorgio. Martini Ilda, Masoero Maddalena, Maspero Maria, Massazza Anna, Massidda Priama, Mastalli Maddalena, Mazzoleni Ester, Meloni Greca in Pinna, Mengozzi Augusto, Mereta Modesta, Merlino Caterina, Merlo Antonietta, Merlo Francesco, Messina Grazia, Messina ved. Isaia, Michelotti Margherita, Miglio Paolina, Mignocco Giovanni, Milani Adriana, Miorelli Giuseppe, Moisio Marianna, Monaj Anna, Monastra Concettina in La-Pergola, Monni Diego, Morchio Caterina, Morchino Maria, Morino Margherita, Moroso Maria in Bagatto, Mortara Caterina, Motta Rosa, Mura Maddalena.

N) - N. N. di Aosta, Bannio (Svizzera), Cerrina Monferrato, Incisa Belbo, Strona, Toirano, Torino, Nardi Catterina, cooperatrice salesiana, Nava Erminia, Navarra Giovina, Nìcolello Romeo, Norice cav. Giovanni, Novajra Anna in Pontacolane, Novarino Rosa.

O) - Occhetti Bartolomeo, Oggero Giustina, Olgnello don Majorino, Oliva Aurelia, Olivares Carlotta, Ombra Vincenza, Orio Maria, Osnengo Domenico, Osnengo Ugo, Ottone Giuseppina.

P) - P. O. di Roisan (Aosta), P. O. A. di Bardonecchia, Padre Lombardo Carlo delle Scuole Pie, Pagani Clara, Pagetta Rosa, Palumbo Maria, Panarone Teresa, Paredi Stefania, Parisi Eugenia, Parisi suor Giuseppina, Paternoster Angelo, Pederzini Luigi, Pedrelli Bruna in Morandi, Peis Filomena, Pellas Elena, Pellegrini Filomena, Pepe Bernardo, Perinelli Anna, Pernet Giacomo Perosa Italia in Franceschini, Personeni Marietta, Piana Margherita, Picco Cesarina, Pinalli Orsolina, Pumoni Giovanna Maria, Piras Piatrino, Piroli Vitaliana, Pizzio Mnr perita, Poletti Luciano, Pongiglione Giuseppina e Carlo, Ponte Caterina, Prato Ercolina, Preda Vincenzo, Pruserpio Rina.

Q) - Quaglia Maria.

R) - R. A. di Torino, Ramelli Teresa in Lana, Raminelli Anna in Cassi, Rampulla Francesca, Regoli Giovanni, Reirosa Angela, Renoldi Marianna, Renzo M., Ricci Francesca, Riccis Gerardo, Rigolis Sofia e Cagnasso, Rigotti don Giuseppe, Rinetti Giuseppina, Roggero Carlo, Rolando Domenico, Rollone Fratelli, Ronchi Francesco, Rosignani Giulia, Rossi Luigia, Rosso Francesca, Rovera Guido, Rubelli Teresa, Ruffinatti Sofia.

S) - S. G. E. di Modica, Sailer Giacomo, Sala Dorina, Salerno Antonia, Salussolia Vittoria, Salvi Francesco, Samperi Angelo, Sampò Cristofora, Sauna Tigelia, Sant'Agata Felice, Santelli Francesco, Santus Ernesta, Sarvai suor Cecilia, Scalone Giuseppe, Scarafia Maria, Scienza Carolina, Scotti Giuseppe, Segani Cornelia, Sepu Rina, Serra Maria, Serra Paolo, Serra Vittorina, Severi Ulderica, Spisui Elvira, Spreafico Paolina, Sorelle Benasso, Matti, Truffni, Sorice Andrea, Sorice Luisa, Soster Adele, Stantero Genoveffa, Stringhetti Teresa ved. Bertero, Superiora delle Figlie della Carità Canossiane.

T) - Tagliarol Fatale, Terranova Fortunata, Tognetti ved. Foulettier, Tombolini Gina, Tommaselli don Edmondo, Tommasi Giovanni, Tomassone Giovanni, Torino avv. Nicola, Travaglini suor Margherita, Tucci Maria.

Z) - Zabro Carolina, Zani Carolina, Zanni Zita, Zanocco Biagio, Zanocco Giuseppe, Zelatrice salesiana di Nove Vicentino, Zenoniani Angelica.

NOTE E CORRISPONDENZE

Ospiti cari.

Dal 6 all'8 giugno furono nostri ospiti i cento alunni del Collegio Salesiano di MAROGGIA, nella Svizzera. I carissimi giovanetti vennero a Torino non solo in gita d'istruzione, ma anche in attestato di affetto e di ammirazione alla culla dell'Opera di don Bosco. Non appena misero piede in città, dopo breve riposo nel Collegio pareggiato di S. Giovanni Evangelista, salirono al Collegio di Valsalice per prostrarsi innanzi le tombe di don Bosco e di don Rua; quindi scesero all'Oratorio ove ci edificarono con la loro pietà, praticamente dimostrata ai piedi di Maria Ausiliatrice, con la perfetta docilità ai Superiori che li accompagnavano, e con la più schietta e cordiale armonia tra loro.

Maria SS. Ausiliatrice e il Ven. don Bosco. - che li contemplò dall'alto del Monumento in un ultimo commosso saluto - li confermino amorevolmente sul buon sentiero per tutta la vita, a consolazione propria e delle proprie famiglie.

TRA GLI EMIGRATI.

UNA LETTERA DEL CARDINAL SEGRETARIO DI STATO al sig. Don Albera. - Avendo il nostro venerato Superiore Don Albera inviato a Sua Santità un esemplare appositamente coniato in oro - della medaglia-ricordo dell'ultimo Pellegrinaggio Italiano, promosso dai nostri Confratelli al Santuario di N. S. di Lujàn nell'Argentina, il Santo Padre si è degnato esprimere il sovrano suo gradimento con questa lettera:

Dal Vaticano, 7 giugno !921. Ill.mo Signore,

Compio ben volentieri il venerato incarico di partecipare alla S. V. Illl.ma che l'Augusto Pontefice ha accolto con paterno gradimento la bella medaglia in oro, coniata in occasione del grande Pellegrinaggio italiano al Santuario Argentino di N. S. di Lujàn.

Il Santo Padre, mentre ringrazia la S. V. per la cortese trasmissione e il zelante Missionario Don Michele Tonelli per il devoto omaggio, tanto più caro al Suo cuore in quanto che Gli ricorda i profondi sentimenti religiosi in cui si mantengono gli emigrati italiani affidati alle cure dei Figli di D. Bsco, invia a Lei, al prelodato Missionario e a quei Suoi lontani figli l'implorata Apostolica Benedizione, pegno della Sua benevolenza ed arra delle migliori grazie celesti.

Con sensi di sincera e distinta stima godo raffermarmi, di V. S. Ill.ma.

aff.mo per servirla

P. C. Gasparri.

NEGLI ISTITUTI per gli Orfani di guerra.

ROMA - L'EMo CARD. GASPARRI ALLA CoLONIA AGRICOLA SALESIANA. - Togliamo dal Corriere d'Italia del 22 maggio. « A quattro chilometri della città, in una plaga salubre e suggestiva della campagna romana, è sorta per geniale iniziativa dei figli di Don Bosco, una scuola pratica di agricoltura per gli orfani dei contadini morti in guerra. I Salesiani, che tanta opera di bene spesero a beneficio dei soldati e delle loro famiglie per alleviare le sofferenze causate dalla lunga guerra, hanno voluto fondare questa scuola, affinchè i figli dei lavoratori dei campi caduti per la Patria possano essere educati in un ambiente confacente alle loro inclinazioni e divenire un giorno dei forti agricoltori preparati alle esigenze nuove della tecnica agricola. L'Istituto dell'Agro Romano, uno dei tanti che gli ottimi Salesiani hanno fondato in ogni parte d'Italia, ospita numerosi bambini, che, con l'insuperabile metodo pedagogico di Don Bosco, sono educati ai grandi ideali della Religione, della Patria e del Lavoro.

Un lietissimo avvenimento ha rallegrato i ragazzi ed i loro maestri: tre Principi della Chiesa, i Cardinali Gasparri, Scapinelli e Cagliero, accompagnati dal Procuratore Generale dei Salesiani D. Dante Munerati e dall'Ispettore D. Tomasetti, giunsero in automobile per visitare la scuola e prender diretta visione della magnifica opera di formazione spirituale, morale e professionale che in essa si compie.

Il Card. Gasparri, che portava ai fanciulli la benedizione del Santo Padre, e gli altri due Porporati furono accolti trionfalmente dai contadinelli, schierati sul vasto piazzale dell'edificio principale della scuola... Appena il Card. Gasparri discese dall'automobile, un orfano gli lesse, fra la più viva commozione degli astanti, il seguente indirizzo

Eminenza Reverendissima,

La Sua visita ci riempie di gioia straordinaria, perchè essa corona ogni nostro desiderio, ogni no stra speranza. Il sacrificio dei nostri padri per la grandezza della nostra amata patria ci aveva già attirato la simpatia e la gratitudine dei poteri civili d'Italia. La Sua visita ci rassicura che il supremo sacrificio sull'altare del dovere è stato considerato con magnanima carità anche dal Supremo Pastore delle anime nostre, il quale ha palpitato, sofferto e gioito con noi, per la sorte, le disgrazie e le vittorie degli italiani, egli, primo fra tutti, padre amoroso di tutti, ma sempre e sopra tutti italiano di sangue, di cuore, di animo.

Eminenza! la Sua visita ci porta la benedizione del Papa, la benedizione di Dio. Scenda questa benedizione copiosa sopra di noi, sopra le opere nostre, sopra il nostro avvenire; sopra i nostri benefattori, sopra l'Italia, per cui i nostri padri diedero serenamente e generosamente la vita.

E siccome Gesù ha detto che gli è particolarmente cara la preghiera degli umili e dei bambini, questa benedizione ritorni generosamente centuplicata in una moltitudine di grazie e favori celesti su l'Eminenza Vostra, sul nostro amatissimo Padre, il Papa Benedetto XV.

Ecco, Eminenza! la gioia, il voto, il desiderio, la gratitudine dei piccoli contadini orfani raccolti in questa Scuola Pratica di Agricoltura, dove il sole d'Italia e la grazia del Cielo sorridono, bene augurando alle nostre fortune della nostra Penisola. »

Gli illustri ospiti, ringraziati i bambini della rispettosa ed entusiastica accoglienza, iniziarono la visita ai vari reparti, ammirando dovunque il pratico indirizzo che i Salesiani hanno saputo dare all'insegnamento, nulla trascurando e sobbarcandosi anche ad enormi sacrifizi finanziari, pur di renderla veramente una scuola.

Ciò che più di tutto destò la più viva meraviglia fu l'intensa coltivazione di tutto il terreno, zs ettari, trasformato in un vero giardino o meglio, in un orto immenso, nel quale i giovani imparano con l'esperienza a trarre dalla fertilissima terra italiana le grandi ricchezze che essa sa dare a chiunque la coltiva con ingegno ed amore.

Gli Eminentissimi Personaggi rimasero ammiratissimi del buon ordine e della pulizia che regnano nella scuola e della sana e robusta costituzione dei piccoli orfani, che nel lavoro dei campi e nella educazione cristiana si preparano ad essere figli della Chiesa e dell'Italia, degni dei loro padri, che con il pensiero volto a Dio caddero per la grandezza della Patria.

GLI EX=ALLIEVI

Associazione Romano-Napoletana.

Il 24 aprile u. s. in Roma, con i suffragi del Presidente delle Unioni Ex-Allievi di Alvito, Ancona, Caserta, Castellamare Stabia, Corigliano d'Otranto, Frascati, Gualdo Tadino, Macerata, Napoli-Vomero, Perugia, Roma-S. Cuore, e S. Severo, presieduti dal Direttore dell'Ospizio del S. Cuore in assenza del rev. Ispettore, trattenuto lontano da imprescindibili impegni, s'è costituita l'Associazione Regionale Romana-Napoletana, della quale venne eletto a Presidente il Cav. Uff. Arturo Poesio.

L'Associazione, con il voto di addivenire quanto prima alla formazione di due distinti Segretariati Regionali, il Romano e il Napoletano, per poter svolgere con più efficacia il suo programma d'azione, ha già proceduto alla nomina del proprio Segretariato:

Presidente: Cav. Uff. Poesio Arturo, Presidente dell'Unione ex-allievi di Roma; Vice-Presidente: Avv. Pulvirenti Gaetano; Segretario: Cav. Avv. Longo Luigi (Avvocato Erariale di Roma); Cassiere: Cav. Montalbetti Livio-Segretario dell'Unione locale; Consiglieri: Comm. Avv. Barone Tuecari Enrico; Avv. Pasqualini Giuseppe, Presidente dell'Unione ex-allievi Macerata; Prof. Castellani Giuseppe, Presidente dell'Unione ex-allievi di Gualdo Tadino.

Il Consigliere Regionale Romano, ha fatto suo, nelle linee generali, lo Statuto elaborato dai Consigli Regionali costituitisi in antecedenza, e, a rappresentare l'Ispettore nel Consiglio fu nominato il rev. Don Bartolomeo Gaido.

* *

- L'ASSOCIAZIONE ROMANA va spiegando una attività esuberante. Tre grandi convegni ha già tenuto di quest'anno al S. Cuore. Il terzo ebbe luogo la domenica 22 maggio, in cui vennero accettati 40 nuovi soci, si presero gli accordi per il banchètto annuale, che si fissò presso la Scuola Pratica d'Agricoltura al Mandrione, e si deliberò la partecipazione dell'Unione alla premiazione degli alunni dell'Ospizio mediante l'offerta di premi e ricordi.

Infine gli intervenuti, per spontaneo sentimento di venerazione e di affetto, vollero recarsi ad ossequiare il Cardinale Salesiano, l'E.mo Giovanni Cagliero, al quale rivolsero brevi parole di omaggio il Presidente Cav. Poesio e l'ex-allievo avvocato Giuseppe Todaro.

« L'E.mo Principe - scrive il Corriere d'Italia - accolse i convenuti con effusione di paterna bontà, e dopo di aver ad essi indirizzate cordiali felicitazioni ed esortazioni con quella sua caratteristica eloquenza che richiama così al vivo il ricordo del Fondatore dei Salesiani, li confortò con la sua pastorale Benedizione, trattenendosi poi in mezzo a loro con quella amabilità che guadagna ed avvince i cuori di quanti hanno il bene di sentirlo. Gli Ex-Allievi, che lo accompagnarono con un sonoro applauso quando egli, salutandoli con amichevole gesto, rientrò nel suo studio, riportarono dalla sua visita la più dolce impressione, e separandosi per rivedersi presto nelle vicendevoli conversazioni, si dimostravano riconfortati dalla santa letizia degli anni giovanili ed animati dal rinnovato proposito di far rifulgere nelle loro famiglie e nella società quel salutare spirito di cristiana operosità_ e di fedeltà alla Chiesa ed alla Patria, di cui Don Bosco è stato inarrivabile Maestro».

- EGUALI PROPOSITI si rinsaldarono il 5 giugno alla Scuola pratica d'Agricoltura al Mandrione. Duecento furono gli intervenuti, con a capo S. E. Rev.ma Mons. Domenico Pasi, Vescovo di Macerata e Tolentino. Il fraterno convegno si svolse nella più serena e confortante letizia. Tra le care rimembranze dei molti che parlarono, acclamatissimo fu il telegramma del Card. Cagliero:

« Dall'alto di Rocca di Papa, - colà si trovava in quel giorno l'Eminentissimo - aguzzando lo sguardo, vedo cogli occhi la Scuola pratica di Agricoltura e colla mente contemplo la fitta adunata degli Ex-Allievi di Don Bosco di Roma, e nella mia giovine vecchiezza mi sento in mezzo a loro ed invio di cuore la mia più cara ed affettuosa benedizione ».

Verso le 17, preceduti dal concerto e dai tamburi, si recarono a salutare i fratelli maggiori gli alunni dell'Ospizio S. Cuore, ai quali, a cura dell'Associazione, venne distribuita un'abbondante merenda. Il ritorno in città si compì in un'unica schiera, con l'aspetto d'una grande dimostrazione.

- Anche a BOLOGNA la domenica 22 maggio vi fu una grande adunata di ex-allievi, ai quali - come diremo altra volta - spetta in gran parte la riuscita della piccola Esposizione delle Scuole Professionali locali. « Le dimostrazioni, alle quali assisteremo - nota egregiamente l'Avvenire d'Italia - ci hanno confermato, ancora una volta, la bontà dell'educazione impartita dai Salesiani. Vedemmo riuniti, in un palpito di amore, uomini di tutte le tendenze, uomini già maturi e provati a tutte le lotte più aspre, alle disillusioni, ai dolori, e li vedemmo riuniti in un connubio gentile: lavoratori della penna e lavoratori dell'officina, tutti affratellati e decisi a dimenticare per un giorno le competizioni sociali e qualunque altro contrasto, pur di riaffermare solennemente il loro affetto agli Educatori dei giovanili anni ed insegnare agli allievi, ospiti del Collegio, quanto salda e sana debba essere in ogni tempo la unione dei Figli al Padre comune, a Don Bosco ».

Su proposta del segretario sig. Marcheselli venne spedito al sig. Don Albera il seguente telegramma:

« Ex-Allievi Salesiani Bologna, raccolti annuale adunanza, rievocando incancellabili ricordi della vita condotta sotto guida sapiente ed affettuosamente paterna discepoli Don Bosco, unitamente giovani collegiali, inviano a Lei erede e continuatore della carità, espressioni schiette loro memore imperitura gratitudine. Prof. Montanari, Presidente ».

Un particolare, degno di rilievo. Il sig. Fausto Villa, bravo ex-combattente, decorato di medaglia al valore, ex-allievo, si è offerto spontaneamente di far rimettere a nuovo tutti gli abiti vecchi dei suoi amici e di tutti quelli intervenuti alla festa di domenica, dalla Lavanderia e Tintoria Fiorentina, di sua proprietà. « L'offerta del sig. Villa - dice l'Avvenire - è di quelle che non abbisognano di commenti! è un'offerta... da ex-allievo salesiano ».

- A MILANO, il 24 aprile, numerosi Ex-Allievi dell'Istituto S. Ambrogio si accostarono devotamente alla S. Comunione alla Messa celebrata dal rev. Don Saluzzo primo Direttore dell'Istituto; poi tennero assemblea, presieduta dal rev. Dott. Don Bartolomeo Fasce, Direttore degli studi e della Stampa Salesiana, e a festeggiare il compiersi del io decennio del Circolo D. Bosco inauguravano una lapide a ricordo dei compagni caduti in guerra, presenti le Autorità ecclesiastiche, civili e militari. Il discorso ufficiale fu tenuto dàll'On. Cavazzoni, che egregiamente dimostrò di quali eroismi sia capace l'ancor di patria, sorretto ed illuminato dalla Religione. L'avv. Paleari con parola commossa esaltò l'opera svolta dal Circolo Giovanni Bosco nel 1° decennio, inneggiando all'educazione Salesiana, basata sulla Fede e sull'autore. Chiuse la simpatica cerimonia un riuscitissimo saggio ginnastico dato dagli allievi dell'Istituto. In fine, nel tempio di S. Agostino, si resero solenni grazie a Dio col canto del Te Deum, seguito dalla Benedizione Eucaristica.

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A Faenza nell'adunanza tenutasi il 5 maggio, presenti le Autorità Ecclesiastiche, Civili e Militari, il primo direttore dell'Istituto prof. Don Giov. Battista Rinaldi e il rev.mo Don Pietro Ricaldone, rappresentante il nostro Superiore Generale, venne inaugurata una lapide in memoria degli alunni e superiori caduti in guerra, con discorso del giovane Sindaco della città, conte avv. Antonio Zucchini. Durante il banchetto si raccolse una prima cospicua offerta per mantenere nell'istituto qualche povero orfano di ex-allievi e così procurare ad altri la stessa educazione cristiana.

A Ferrara si è tenuto il primo Convegno per costituire il Concitato locale del fiorentissimo Collegio S. Carlo, al quale parteciparono numerosi rappresentanti di quasi tutti i 25 anni di vita che conta l'istituto. V'intervenne anche l'on. deputato Adolfo Negretti, ex-allievo egli pure, che venne proclamato presidente onorario.

NOTIZIE VARIE

CAGLIARI. - S. M. IL RE D'ITALIA VISITA L'ORATORIO SALESIANO. - Riceviamo e pubblichiamo coli riconoscenza: - Il 22 maggio resterà per sempre memorando nella cronaca dell'Oratorio di Cagliari « V. G. Bosco ». Sua M. Vittorio Emanuele III, Re d'Italia, ha voluto, con la sua augusta visita, incoraggiare l'opera dei figli di Don Bosco.

Alle ore 18 precise Sua Maestà, accompagnato dall'Ammiraglio Sechi, Ministro della Marina, da S. E. Cocco Ortu, Ministro di Stato, dal Generale Cittadini, primo aiutante di campo di S. M., da S. E. l'Ammiraglio Molà, dal Conte Gabardella, Comandante della Corazzata Caio Duilio, dal Commendatore Baccaredda, Sindaco di Cagliari e da molti altri cospicui personaggi, giungeva all'Oratorio Salesiano. All'ingresso erano ad attendere il Sovrano i superiori della casa, e, nell'ampia palestra la Banda, la Fanfara, gli Esploratori, in numero di 6oo circa, schierati su due file, con molti bene fattori e ammiratori. Al sopraggiungere di S. M. la Banda intonò la Marcia Reale.

Il Direttore dell'Oratorio e il sig. Bandino, anima del movimento scoutistico sardo, presentarono i loro omaggi a S. M. a nome di tutti i Salesiani, quindi l'accompagnarono nella visita che volle fare ai simpatici boy-scouts cattolici, mentre le note squillanti della Marcia Reale, echeggiando per l'aria, accrescevano il giubilo della folla, che si era fatta più fitta intorno al giovane stuolo che stava riscuotendo l'ammirazione del Sovrano. S. M. ebbe parole di plauso per l'opera che svolgono i Salesiani a prò della gioventù, e si compiacque vivamente con i dirigenti.

Prima che si congedasse, lo scout Marco Porru lesse con sentito accento un nobile indizizzo:

È col cuore riboccante della più viva esultanza che noi, Esploratori Cattolici Sardi, ci troviamo alla Vostra Augusta Presenza.

Sire! Questo numeroso stuolo di balda e sana giovinezza, che cresce all'ombra dell'immortale Don Bosco, ha imparato coll'amore di Dio, l'amore al Re, l'amore alla Patria.

Sire! tutti i nostri cuori, temprandosi al fuoco ardente di questi tre sacri amori, eternano in noi il generoso sangue dei nostri Eroi, iella forte stirpe, che è nostro vanto, e si preparano con slancio di fede pura alle lotte per nuovi trionfi e nuove grandezze.

Maestà! nel presentare i nostri omaggi di sudditi divoti, teniamo a dichiararci fedeli al nostro motto « ESTOTE PARATI», che è la sintesi del nostro programma.

Sì, per Iddio, per il nostro grande e Magnanimo Re, per la nostra Patria, tutto l'ardore di nostra giovinezza.

Un formidabile hurra! e scroscianti battimani coronarono la fine delle brevi parole.

Il Sovrano si degnò di porre la propria firma su apposito registro; e così fecero le LL. EE. il Ministro Sechì e il Ministro di Stato Cocco Ortu.

Ossequiato e vivamente ringraziato dai Superiori dell'Oratorio, S. M., visibilmente commossa per la splendida dimostzaione d'affetto, mentre esternava il Suo sovrano gradimento, saliva sull'automobile; e, quando questa fu per mettersi in moto, i seicento esploratori, rotte le file e innalzati i loro cappelli sui bastoni, irruppero nella via elevando al cielo ripetuti hurra di letizia.

- Il 24 maggio, ad invito di S. E. l'Ammiraglio Sechi, gli Esploratori Cattolici, salivano a bordo della R. N. Caio Duilio, in numero di 300. Dopo le presentazioni la fanfara scoutistica suonò la Marcia Reale, durante la quale tutto l'equipaggio ed i boy-scouts si mantennero nella posizione di saluto. Il Comandante della regia nave volle congratularsi con gli allievi ufficiali della fanfara, cui fece dono di un nastro in seta con la scritta «R. Nave Caio Duilio ».

Indi venne offerto a tutti un vermouth d'onore. Il Commissario locale, a nome di tutti gli esploratori cattolici di Cagliari, consegnò al Comandante della R. Nave diverse copie di un'elegante rivista scoutistica, con dedica omaggio per S. M. il Re; per S. E. il ministro della Marina; per S. E. il generale Cittadini, primo aiutante di S. M. il Re; per l'ammiraglio Molà; per il Comandante della R. Nave; per il Conte di S. Elia. Il Comandante della « Caio Duilio » si congratulò assai con i nostri giovani per la disciplinata compostezza ed ebbe parole di vivo compiacimento per lo sviluppo veramente meraviglioso della provvida istituzione scoutistica.

ROMA. - IL SOLENNE TRIDUO PER L'ELEVAZIONE A BASILICA DEL TEMPIO DEL SACRO CUORE Di GESÙ. - Nel Tempio del S. Cuore le solenni funzioni indette da apposito Comitato per la sua elevazione a Basilica Pontificia si svolsero con concorso di popolo straordinario ed una grandiosità imponentissima. Nelle funzioni serali, la vasta chiesa era gremita di sceltissimo pubblico, avido di ascoltare la faconda parola del Prof. Mons. Carlo Salotti, il quale seppe, da par suo, tenere incatenata l'attenzione dell'uditorio, svolgendo nelle quattro sere, in altrettanti magistrali discorsi, gli argomenti preannunciati: la basilica di Don Bosco, la basilica del Papa, la basilica di Maria Ausiliatrice, la basilica del S. Cuore.

Le belle linee architettoniche del Conte Vespignani, e la ricca decorazione, ma specialmente il bellissimo quadro del S. Cuore, dipinto dal compianto De Roden, risaltavano in tutta la loro armonica bellezza, allo scintillio di migliaia di lampadine elettriche, sapientemente disposte.

Le sacre funzioni, alle quali presero parte attiva Mons. Salotti, Mons. Iaberi, Mons. Pasi Vescovo di Macerata, Mons. Capotosti Vescovo tit. di Terme, Mons. Palica Arcivescovo tit. di Filippi e Vice-Generale di Roma, Mons. Nasalli-Rocca, Arcivescovo tit. di Tebe ed Elemosiniere di Sua Santità, e vari Eminentissimi, tra cui il Card. Cagliero, il Card. Ranuzzi De Bianchi, e il Card. Basilio Pompili, Vicario di Sua Santità, si succedettero con maestosa imponenza, accuratezza e decoro ammirevoli, mentre tutto il sacro tempio risuonava dell'onda armoniosa sprigionantesi dal grandioso organo, e delle argentine voci dei giovinetti della Schola Cantorum, i quali svolsero, accuratamente coadiuvati dalle voci virili dell'Istituto, un programma di musica liturgica scelta e grandiosa dei maestri Perosi, Meluzzi, Gerardi ed Antolisei.

I fedeli della Parrocchia dimostrarono la loro grande devozione al SS. Cuore di Gesù, accostandosi alla Santa Comunione in numero di circa quattromila. « Questo solo dato - nota l'Osservatore Romano - ci dimostra come sia fruttifero di immenso bene spirituale l'apostolato dei Salesiani al Castro Pretorio e come veramente il Santo Padre abbia meritamente voluto dimostrare ad essi ed a tutti i parrochiani la sua particolare benevolenza innalzando la bella Chiesa alla dignità di Basilica».

MODENA. - IL COLLEGIO SALESIANO, chiamato in origine « la piccola Casa di S. Giuseppe », ha celebrato nei giorni 5-6 giugno il suo XXV di fondazione. Per la circostanza, anche il nostro venerando Superiore Don Albera si recò a Modena, non avendo potuto resistere ai pressanti inviti dei Presidente dell'Unione Ex-Allievi, che si era recato appositamente a Torino a pregarnelo.

E la giornata trascorse lietissima, lasciando in tutti il più dolce ricordo, anche per la coincidenza del genetliaco del venerando Superiore, al quale tutti gareggiarono nel porgere i più affettuosi auguri.

L'ora più solenne fu quella dell'inaugurazione di un busto al Ven. Don Bosco e di due lapidi: una «agli allievi gloriosamente caduti per la Patria »: l'altra in riconoscenza ai «Fondatori del Collegio », e a ricordo dei « Benefattori defunti ». La cerimonia si svolse con semplice, ma dignitoso apparato. Erano presenti molte autorità ed altre illustri persone. Disse il discorso di circostanza l'avv. Domenico Quartieri, presidente dell'Unione antichi Allievi, e parlò anche il sig. Colonnello Bussi, Comandante del Presidio e in rappresentanza del Generale Comandante la Scuola Militare. Ringraziò a nome dei Salesiani il dott. Dall'Osso, già direttore del collegio. A questa seguì una breve cerimonia religiosa in cappella, con la celebrazione della S. Messa; quindi riuscitissima Adunanza degli Ex-Allievi.

Anche il S. Padre, al quale era stato comunicato il giorno dei festeggiamenti, si degnò prendervi parte con questo lungo affettuoso telegramma:

«Augusto Pontefice, compiacendosi solenni feste commemorative venticinquesimo anniversario Fondazione Istituto Salesiano S. Giuseppe in Modena, fa migliori voti per fecondo incremento Provvidenziale Opera Salesiana, esprime paterne felicitazioni benemerito Don Albera e degni figli Don Bosco che attendono con indefesso zelo, cristiana educazione gioventù ed imparte di cuore Superiori, Benefattori, ex Allievi, allievi Istituto implorata Apostolica Benedizione. - Card. Gasparri ».

La giornata, piena di care rimembranze, si chiuse con un trattenimento accademico in cortile, presieduto da S. E. Rev.ma Mons. Bruni, venerato Arcivescovo di Modena, dal sig. Don Albera, dal zelantissimo Mons. Adami e da mostri altri benefattori, Cooperatori e zelanti Cooperatrici Salesiane, nei quali, in vista del bene compiuto nei XXV anni decorsi e del bisogno d'educazione in cui versano tanti figli del popolo è sorto, e forte, il proposito di attivare anche a Modena un Oratorio Festivo. Un'anima generosa ha già devoluto, all'uopo, una cospicua offerta. La benedica e la compensi il Signore!

Esercizi Spirituali.

Dal 6 all'11 agosto, in Nizza Monferrato, presso le Figlie di Maria Ausiliatrice, si detterà - da Sacerdoti Salesiani - un Corso di Esercizi Spirituali per le en-Allieve della Casa dell'Istituto e per le pie Signore, Maestre e Signorine, che desiderano parteciparvi. La retta comune è fissata in L. 6o. Chi abbisognasse di speciale trattamento, abbia la bontà di preavvisare. Le domande vanno dirette a Nizza.

Anche per i Cooperatori e gli Ex-Allievi si terrà apposito Corso d'Esercizi Spirituali, presso ,la tomba di Don Bosco, dal 3 al 7 agosto.

Quanti vogliono intervenirvi abbiano la gentilezza di preavvisare l'Ufficio Centrale dei Cooperatori non più tardi del 31 corrente.

NECROLOGIO

Don Agostino Anzini.

Volò al premio eterno, poco prima della festa di Maria Ausiliatrice, da Solduno (Svizzera), dove per ben 35 anni fu il pastore buono, attivo quanto modesto, studioso, amante del ritiro, pronto al sacrificio. Aveva sortito i natali da famiglia patrizia di Menzonio, in Vallemaggia. Dal padre suo, che fu il maestro e giudice esemplare Giuseppe Anzini, avviato alla carriera degli studii fece i corsi ginnasiali a Roveredo e a Locarno nell'istituto Fonti: quindi, attratto dall'apostolato di Don Bosco, domandò di essere accolto nell'Oratorio, e compì presso di noi gli studi di filosofia e di teologia, e avrebbe dato tutta la sua vita alla nostra Pia Società, se la malferma salute non l'avesse costretto a tornar in famiglia. Contuttociò non conobbe riposo: e, per parecchi anni, fece anche scuola al Ginnasio di Locarno e nel Collegio di Ascona. La sua morte fu il tramonto tranquillo e sereno di una lunga giornata, tutta spesa nel servizio di Dio, della Chiesa e del prossimo. Benedetto dal Santo Padre e da Sua Ecc. Mons. Vescovo, circondato dai fratelli Don Abbondio salesiano, e Dott. Giuseppe, e dall'affezionata sorella Anna Maria, si spense santamente con la ferina fiducia di volare dall'esilio alla patria. Una prece per la cara anima!

Nobil Uomo Cav. Felice Jacobini.

Munito di una speciale Benedizione del S. Padre, rendeva serenamente l'anima a Dio, all'alba del 17 aprile u. s., nel suo palazzo di Via Sistina in Roma. Era nato in Genzano di Roma nel 185o, da nobilissima famiglia, che conta trai suoi membri due Vescovi e due Cardinali. Nè egli fu da meno de' suoi illustri antenati, e nella lunga vita, che fu vita di attività e di lavoro indefesso, ebbe sempre in mira il bene spirituale e materiale del prossimo. Desideroso che la gioventù della sua città natale avesse un'educazione cristiana, nel 1894, insieme con lo zio Flavio Jacobini di s. m., donò ai Salesiani un'ampia estensione di terreno, perchè vi sorgesse un Istituto che curasse specialmente la gioventù operaria. E dell'Istituto fu per tutta la vita provvido benefattore. Negli ultimi tempi volle arricchita la cappella di una bella immagine di Maria SS. Ausiliatrice, per cui nutriva una particolare devozione. Vogliano i Cooperatori ricordarlo nelle loro preghiere, perchè la benedetta sua anima abbia un premio condegno nella patria dei santi!

Preghiamo anche per:

PISANI D. Francesco Prev., † a Valloria Marittima. PoLONIOLI D. Giov. M. Curato, † a Cogno. PoMi Teresa, † a Bellano. PRATO Margherita Ved. BARBIERO, † a Valle. PREsTI Francesca, j a Darfo. PROVERA Evasio Andrea, + a Mirabello Monf.

RANDI Maria Ved. GNESOTTO, † a Padova. RICCHIARDONE Vittoria, † a Villar Perosa. Ricci Francesca, † a S. Martino. RICOTTI Rosa, † a S. Lorenzo.

RISSONE Catterina Ved. BORGNINO, † a Dusino. RIVA D. Giov. Batt., Parroco, † a Mojana. RIVIERA Natalia, † a Desenzano sul Lago. RoDOLFI Marco, † a Corno.

ROLANDI Lorenzo, † a Manarola.

SACCO Francesco fu Luigi, † a Cisterna. SAZELLI D. Luigi Arcipr. V. F., † a Monchio. SALER Antonio, † a Dosoledo. SANDRI Rachele, † a Revò.

SANTANCINI Giuseppe, † a Serrapetrona. SARZANA Ved. Concetta, † a Terranova. SCANU Giov. Angela, † a Santalussurgiu. SCANZI Vincenza, † a Borgo S. Giacomo. SCATTI D. Angelo, Parroco, † a Olate. ScRizzI D. Giov. Batt., Parroco, † a Visuà. S GATTI Avv. Dott. Angelo, † a Vittorio. SIL ESu Luigi, † a Iglesias.

SIMONETTI Matilde Puccio, † a Spezia.

SINELLI D. Emilio, † a Valle Guidino.

SPANNA Carolina, n. CLARETTA, † a Torino. SPERI Melania, † a Negrar. STEVANI D. Luigi, † a Agazzano.

STRAPPARAVA Giovanna, † a S. Michele Extra. STROPPIANA Prof. Eliseo, † a Ivrea. SULPizi Dott. Vincenzo, † a Città delle Pieve. TABACCHI Filomena, † a Rancio Valcuvia. TABACCHI Giuseppina, † a Rancio Valcuvia. TAVERNA Francesco, † a Alassio. TESTA Francesco, † a Veneria. ToNOLi Giovanni, † a Cellatica. TORO Giuseppe, † a Mineo.

ToSELLI D. Giuseppe, † a Valle di Lurisia. TRAMONTI Giuseppe, † a Motta di Livenza. TRAVAGLIA Maddalena, † a Cavedine. VACCARIO D. Lorenzo, † a Lista. VAIRA Felicina, † a Valle Talloria. VALENTI Cecilia, † a Melezet. VALPONDI D. Federico, Can.co, + a Cesena. VALSECCHi Annunziata, † a Paderno Dugnano. VANNA Carolina, † a Castelnuovo d'Asti. VANNA Vincenzo † a Castelnuovo d'Asti. VENTURINi Leonardo, † a Adorgnano. VISETTI Ved. Teresa, † a Edolo (Brescia). ZACCARIN D. Giuseppe, † a Chiarano. ZANELLI Giacomo, † a Lodrino. ZANONI Carolina, † a Calcinato. ZIO-DIOMBELLO Giulia, .+ a Savona.

ACQUAROLI Norberto, † Aversa (Caserta). ANTONELLI conte Paolo, † Roma.

ARTUSio Giuseppe e Vittorio, † Piobesi d'Alba. ASIOLi Anna, † Bosio (Canton Ticino). BALESTRO Domenica, † Arzignano (Vicenza). BALDI Federico, † Camerana (Cuneo).

BENEDETTI Elvira, † S. Pietro Incariano (Verona) BELTRAMO GIUSEPPE, † Cavour. BENVENUTI Pietro, fu Andrea, † Schio. BIANCHI VIRGINIA, † Milano.

CANASO Luigi, † Cà di David (Verona). CARRUS Antonio Efisio, † Bonarcado (Cagliari). CATTONI Rachele, † Trevano Superiore (Como). CERMINATTI Giuseppe, † Sacconago (Milano). CESCIHNI Fiorenzo e Rosa, † Lavis (Trentino). CHIAPPANI Colomba, † Vigo Rendena (Trentino).. CHIARA Francesco, † Torino. CHIESA Isabella, † Moncalvo. CLAUSER Trebbiano, † Cloz (Trentino). CONTI Rosa, † S. Pietro Incariano (Verona). CORNAZZANI Angelo, † Roma. CORSO Margherita, † Fonzaso (Belluno). COTTI Giovanni, † Cologna Veneta. DALBON Amadio, † Darè (Trentino). DALMASSO Cav. Giacinto, † Garzegna (Cuneo). DAMISELLA Faustina ved. RIZZA, † Pescarso. DEGNI Maria, † Roma. DELLA SOMALIA Conte Giacomo, † Roma. DI BOMA Michela, † Alvito. Di FAzio Vincenzo, † Alvito. FASSIO M. Angela ved. PERDONO, † Portacomaro (Alessandria).

FERRARI Gaetano, † Cà di David (Verona). FERRARis Angela, † Castelnuovo Calcea. FERRERO Domenica, † Villastellone. FRACAROLi Giacomo, † S. Pietro Incariano. GARABELLO Giovanni, † Cambiano (Torino). GENONi Rosa, † Sacconago. GENTILE Cesidia, † Alvito. GIRONE Elisabetta, † Torino. GIACOMARRA Michele, † Petralia Soprana GIUNCHI Don Ormisda, † S. Cassiano Appennino.. GORRINI Cav. Pietro, † Roma. GUARRERA Andrea, † Mascali (Catania). LORENZ Carlo, † Vigo di Fassa (Trentino). MAGRI Tommaso, † S. Pellegrinetto Vergemoli. MAISTRI Marianna, † Aldeno (Trentino). MARCOTULLI Luigi, † Roma. MENEGOI Francesco, † S. Pietro Incariano. MERELLO Nicola, † Torrione (Porto Maurizio). MIANI Don Luigi, † Portile (Modena). MIGLIANO Angela, † Torino. MILESI Cassanella, † Roma. MIRONE Gaetano, † Belpasso (Catania). MOLINARI Don Carlo, † Pisano (Novara). MONTINO Francesco, † Palestro. MOSCHIN Brigida, † S. Pietro Incariano. PAPAGNI Giuseppe, † Alvito.

PAPARELLI Cav. Venanzio, † Muccia (Macerata). PAVIA Giuseppe, † Vercelli. PIACENZA Mons. Pietro, † Roma. PIAZZOLA Gaetano, † Selva di Progno (Verona). PICCONE Angela, † Varazze.

RAMPONI Guglielmo, j- Selva di Progno (Verona). ROSATI Carmela, † Alvito. Rosso Giulio, † S. Damiano d'Asti. Rosso Stefano, † Donato (Novara). RovETO Maria n. ALESSIO, + Montiglio (Aless.). SAVOINI Can. G. B., † Borgomanero. SCAGLIORO Francesco, † Baldichieri. STARDERO Margherita, † Vinovo. TACCHETTI Can. D. Pietro, † Porto Maurizio.