BS 1920s|1921|Bollettino Salesiano Giugno 1921

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLV - N. 6   GIUGNO 1921

SOMMARIO

Ad Jesum per Mariam. - Le solennità titolari nel Santuario di Valdocco.

Omaggi di bimbi al S. Cuore di Gesù.

Eroismo di vita e di apostolato in un'anima salesiana. - Esumazione e trasferimento della salma del Servo di Dio Don Andrea Beltrami.

Splendido esempio di cooperazione salesiana. In onore di Gesù Adolescente.

Un altro tempio ad onore di Gesù Adolescente.

Una lapide a Mons. Fagnano.

Salviamo la gioventù: Il VI° Congresso Nazionale Catechistico e delle Scuole di Religione.

Nel VI° Centenario dalla morte di Dante.

Date memorande dell'Opera di Don Bosco in Cina: - III) L'ingresso di Mons. Versiglia a Shiu-Chow. - Pampa Central: Una visita di Mons. Costamagna alle Colonie S. Giuseppe e Spiga de Oro.

Culto di Maria SS. Ausiliatrice. - Per il 24 corrente - Grazie e graziati.

Riconoscenza al Ven. Don Bosco: Tra gli emigrati.

Note e Corrispondenze: - Posa della la pietra della della Chiesa dell'Oratorio Michele Rua. - Esercizi spirituali. -- Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Gli Ex-allievi: lodevoli iniziative -- Notizie varie.

Necrologio: Figlie di Maria Ausiliatrice e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

„ AD JESUM PER MARIAM".

Col cuore ancor pieno delle dolci emozioni provate nel mese di Maria SS. Ausiliatrice, la nostra parola in questo mese, sacro al dolcissimo Cuore di Gesù, vorrebbe essere -ed è - un inno di lode e di ringraziamento a Lui.

Ancora una volta noi abbiamo toccato con mano con quanta bontà, e vorremmo dire con quanta tenerezza materna Egli abbia guidato nelle opere, nelle parole, e fin nei pensieri, il nostro dolcissimo Padre. L'Opera Salesiana che umilmente, ina con buon volere, si studia di cooperare in ogni parte alla salvezza delle anime, ci offre ogni giorno mille prove della speciale assistenza divina sul Fondatore, e ce ne assicura la più ampia continuazione, se rimarremo fedeli alle norme sante di Lui.

Ma vi sono dei giorni, in cui ancor più viva e profonda noi sentiamo la certezza che il Signore è con noi, come già con Don Bosco e con Don Rua!

Tra codesti giorni, primi, ogni anno, sono quelli delle solennissime Feste di Maria Ausiliatrice! Ce lo dice e ce lo inculca, non tanto la grande fiumana di popolo che scende continua ad ogni ora al Santuario e si addensa sotto le volte dell'augusta Basilica, quanto la sua fede, che si manifesta nell'ininterrotta frequenza ai Santi Sacramenti - la sua speranza nell'invocazione fiduciosa di grazie, spirituali e temporali, da tempo desiderate - e, sopratutto, la sua gratitudine per molteplici e insigni benefizi ricevuti.

Maria Ausiliatrice - come ai tempi di Don Bosco - continua ad inviare le turbe ai piedi di Gesù in Sacramento, perchè si nutrano del vero Pane quotidiano che può saziare tutte le brame della misera umanità; e Gesù, come se si sentisse nuovamente commosso nell'intimo del cuore, par che ripeta: « Io sento compassione di questa moltitudine »; e ai grandi e ai piccoli, ai ricchi e ai poveri, ai fervorosi e ai tiepidi, moltiplica i segni della sua onnipotenza e bontà infinita.

Sia Egli benedetto, ora e sempre! E, con lui, ora e sempre sia pur benedetta la Vergine Ausiliatrice, sua e nostra tenerissima Madre!

Noi - ci è caro ripeterlo anche in questa circostanza - non ci allontaneremo mai dagli insegnamenti del Padre.

Don Bosco ci ha insegnato ad onorare la SS. Vergine con amar N. S. Gesù Cristo nella persona dei poveri giovinetti - col coltivare e promuovere la frequenza alla Mensa Eucaristica - con l'abbandonarci fiduciosi tra le braccia della Divina Provvidenza, preoccupati soltanto d'accrescere la gloria di Dio, anelanti con tutte le forze a dilatare il suo regno sulla terra: - e noi, ora e sempre, in qualunque luogo ci vorrà il Signore, con fedeltà immutabile, ci atterremo al santo programma!

Le Feste Titolari NEL SANTUARIO DI VALDOCCO.

Il mese di preparazione trascorse in un crescendo di fervore edificante. Tre volte al giorno l'augusto Santuario si gremiva di fedeli per ascoltare la parola di Dio e ricevere la Benedizione di Gesù Sacramentato. Al mattino, dopo la messa degli alunni artigiani, il Salesiano Don Luigi Colombo illustrava la vita di Maria Santissima. Alla sera, alle ore 17, il rev. Can. Luigi De Alexandris, trattando lo stesso tema, inculcava con mirabile efficacia i doveri della vita cristiana. A notte, alle ore 20, il prof. D. Giovanni Battista Zerollo di Genova, con vera eloquenza, svolgeva i temi religioso-sociali più conformi ai bisogni dell'ora presente. Ed era bello il vedere, tanto nella turba divota del mattino, come nell' uditorio scelto delle 17, e in quello popolarissimo e stragrande delle 20, la stessa attenzione e lo stesso godimento spirituale.

Ma le ore più belle d'ogni giorno erano quelle in cui vedevasi la sacra mensa, stipata di divoti, bramosi di ricevere la Santa Comunione all'altare di Maria Ausiliatrice. Proprio per questo, con una costanza che davvero li onora, molti durante il mese e moltissimi durante la novena accorsero immancabilmente ogni giorno da ogni punto della città, anche dai quartieri più eccentrici e dalle estremità dei sobborghi opposti a quello di Valdocco, mossi sopratutto da una tenera divozione verso la celeste Patrona delle Opere Salesiane, e dal dovere di riconoscenza per favori ricevuti o dal bisogno d'implorarne dei nuovi. Erano madri santamente sollecite della cristiana educazione dei figli; erano vedove di valorosi soldati morti in guerra; erano popolane, impensierite per la miscredenza dei loro cari; erano gentildonne, memori dello zelo di Don Bosco e di Don Rua, e tuttora benefattrici insigni delle Opere Salesiane.

Duranti la novena si videro ogni giorno pellegrinare al Santuario interi istituti religiosi e folte schiere di fanciulli e fanciulle, affettuosamente condotte dalle loro insegnanti. Sostavano attorno il Monumento di Don Bosco (che si è recentemente abbellito d'uno degli altorilievi mancanti nella parte che guarda il Santuario, e avrà quanto prima anche l'altro); e dopo una visita alla Basilica, salivano alle Camerette di Don Bosco e di Don Rua, e visitavano l'Oratorio. Dalla domenica 22 maggio un'altra gradita attrattiva a passare dal Santuario nell'Oratorio fu la Mostra delle Missioni Salesiane della Terra del Fuoco, tuttora aperta al pubblico, la quale, non meno che il Museo di Maria Ausiliatrice, fu sempre frequentatissima.

Pari all'aumento dei fedeli, negli ultimi giorni fu lo splendore delle sacre funzioni. Già nella prima domenica di maggio, celebrandosi la « Festa del Papa », aveva impartito pontificalmente la Benedizione Eucaristica Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Filippo Perlo, Vicario Apostolico del Kenya; ed erano di quei giorni saliti a celebrare all'altare di Maria Ausiliatrice vari pellegrini d'Europa e d'America, tra cui l'Arcivescovo di Lima e il Vescovo di Achonry: finchè, l'ultima domenica, il 22, si raccolsero ai piedi di Maria Ausiliatrice tutti gli alunni dei sette Oratori Salesiani di Torino per accostarsi anch'essi alla Mensa Eucaristica; e nel pomeriggio le Figlie di Maria e le alunne dell'Oratorio Femminile, che sorge all'ombra del Santuario, convennero anch'esse avanti l'altare della Madonna, per un'ora di adorazione predicata.

Alla vigilia, il 23 maggio, altri eccellentissimi Vescovi vennero al Santuario a rendere più solenni le sacre funzioni: Mons. Costanzo Castrale, che celebrò la Messa della Comunione Generale; e Mons. Luigi Olivares Vescovo di Sutri e Nepi, che pontificò ai vespri, impartì la benedizione alle funzioni serali, e predicò l'Ora Santa dalle 22,30 alle 23,30.

Il Santuario sfavillante di luci e serici drappi, rimase aperto tutta la notte, gremito di fedeli, echeggiante delle loro preghiere fino alla messa votiva, cantata all'alba dalle Figlie di Maria, con la quale ebbe divota corona la Veglia Santa.

La Solennità fu resa altamente suggestiva da un numero straordinario di S. Comunioni. L'Eminentissimo Card. Arcivescovo aveva benignamente concesso che, nel Santuario, il tempo utile per l'adempimento del Precetto Pasquale fosse prolungato al 24 maggio; e numerosissimi furono quelli che godettero dell'indulto. Fu uno spettacolo eloquente per tutti, specie per i sacerdoti, che, succedendosi a tutti gli altari a celebrare in quell'atmosfera riboccante di fede, non potevano ripetere, senza commozione, l'incisiva orazione del Postcommunio: « Siate propizio, o Signore, al Vostro popolo che ha partecipato al mistero del Vostro Corpo e del Vostro Sangue, e, coll'aiuto della Vostra Santissima Madre, sia esso liberato da ogni male e pericolo, e sia perseverante in ogni opera buona ».

Il rev.mo sig. Don Albera celebrò all'Altar Maggiore per tutti i Cooperatori alle 6,30; a lui seguì Mons. Olivares; e, alle 10, con la maestà del rito pontificale, Sua Ecc. Rev.ma Mons.

Quirico Travaini, Vescovo di Fossano.

Nel pomeriggio si ebbero due funzioni solenni: l'una alle 16,30, per comodità dei pellegrini, con panegirico del Can. De-Alexandris; l'altra alle ore 18,30, per i secondi Vespri Pontificali, con splendido discorso di Don Zerollo e trina Benedizione Eucaristica, impartita dall'Eminentissimo Card. Richelmy, il quale venne fatto segno a un'entusiastica dimostrazione popolare.

Non possiamo a meno di tributare una lode alla Schola cantorum, che eseguì scelta musica ai vespri ed apparve insuperabile nell'esecuzione della Messa Aeterna Chrrsti munera, a soli voci, di Pier Luigi Palestrina.

Il Santuario restò gremito sino a tarda ora: e, come la vigilia, anche in piazza e nelle adiacenze, accorsa a visitare la Madonna e a contemplare lo spettacolo dell'artistica illuminazione della facciata e della cupola della Basilica era tutta una moltitudine divota, che, visibilmente commossa, dava in esclamazioni di giubilo e di soave affetto a Maria Ausiliatrice.

Omaggi di bimbi al Sacro Cuore.

È veramente graziosa l'ingenua industria che alcuni bimbi della nostra scuola di Madrid adoperano, nella loro sfera piccina, per contribuire all'erezione del tempio dedicato al Sacro Cuore di Gesù sul Tibi dabo, presso Barcellona, nella Spagna.

Un bambino della Ia classe elementare, che vorrebbe offrire cinque centesimi e non li ha, pensieroso si dirige alla sua povera casetta, e al giungere nel suo rione, dove non scarseggiano i monellucci, si sente apostolo. Chiama in disparte uno dei più irrequieti e incomincia a riprenderlo per la sua cattiva condotta; gli parla dell'amore che il Sacro Cuore professa ai bimbi buoni, e infine lo commove ed ottiene che sacrifichi tutta la sua fortuna: i cinque centesimi avuti per comprare le caramelle o recarsi... a un cattivo cinematografo.

Il giorno seguente il piccino dice al maestro: « Prenda cinque centesimi per il Tibi dabo; sono di un bimbo che era molto cattivo, ed io l'ho reso buono ». Quanta grazia e quanto affetto!

EROISMO DI VITA E DI APOSTOLATO in un'anima salesiana

Un gruppo di eroi.

Quando ci facciamo a contemplare l'opera salesiana, uscita dalla mente e dal cuore di Don Bosco, opera così vasta, così multiforme e così profondamente penetrativa e feconda di bene, da essere dovunque desiderata ed encomiata perfino da anime assai poco propense a ricevere la luce che emana dal Cristianesimo, un sentimento forte e intenso di ammirazione ci domina e ci costringe a rendere omaggio a quest'opera gigantesca. Lo storico che non si ferma alla corteccia o alla superficie dei fatti sociali, ma cerca di comprenderne tutto il valore, non può a meno di riandare col pensiero a quelle grandi istituzioni religiose che, erette dal genio dei più illustri santi della Chiesa, sotto l'occhio stesso dei fondatori, si adersero a tanta altezza, da rinnovare la società del loro tempo e da lasciare un'impronta incancellabile nella storia dell'umanità.

L'Istituto Salesiano riallaccia le tradizioni cospicue di quelle colossali istituzioni che fiorirono nell'età di mezzo; ne riproduce lo spirito di profonda pietà, di attività religiosa e di mirabile fecondità; e dimostra, dinanzi a questa età scettica e corrotta, come vi abbiano ancora anime generose, eroi intrepidi ed apostoli illuminati, che sanno creare opere vaste, capaci di suscitare scintille di vita e di restaurazione, nel secolo in cui vivono. Ed infatti, il sorgere, il fiorire e il dilatarsi della Società salesiana non si comprende, nè si può umanamente spiegare, all'infuori di quel raggio luminoso di santità, che abbellisce la vita del fondatore e di quel primo gruppo di cooperatori e di seguaci, del cui nome si onorano gli annali salesiani.

Don Giovanni Bosco, anima profondamente religiosa e genio potentemente organizzatore, che sentendo le necessità dei nuovi tempi, istituisce gli Oratorii e crea una milizia operosa, cui affida il compito di una grande rigenerazione sociale: Don Giovanni Cagliero, oggi Cardinale, che porta lo spirito e l'azione apostolica di Don Bosco nella Patagonia e fra le Pampas, ove getta il germe di una redenzione meravigliosa; Don Michele Rua, che persegue l'opera del fondatore e la ravviva di una fiamma sempre più purificatrice; Suor Maria Mazzarello che, come prima Superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fondate anch'esse dal Venerabile Don Bosco, cammina sulle sue orme e riesce a dare consistenza ad un Istituto, che oggi spande pel mondo tesori preziosi di carità; Domenico Savio, fiore squisito di bellezza spirituale, che spunta nel giardino di Don Bosco e si presenta alle giovinezze moderne come il tipo di una santità soave e festosa che innamora ed affascina; Andrea Beltrami, sacerdote salesiano, il cui spirito sembra accogliere in sè quanto vi abbia di più puro e di più olezzante nella storia del sacerdozio cristiano: ecco la fioritura di quelle anime elette, che ci spiegano il perchè e il come della grande conquista salesiana.

Spirito di formazione.

Andrea Beltrami, di cui D. Paolo Valle, membro della stessa Società Salesiana, ci offre oggi una biografia completa, scritta con intelletto di amore e con l'accuratezza di un ricercatore scrupoloso della verità, è una figura di sacerdote e di salesiano, destinata a risplendere, col suo esempio eroico di bontà e di lavoro, dinanzi alle nuove milizie sacerdotali, combattenti per Iddio e per le anime. La vita del Beltrami è per me assai significativa, perche in essa riconosco la più eloquente apologetica dello spirito e delle finalità dell'Istituto Salesiano.

Buono, intelligente, operoso, aveva in sè tutte le doti per fare una carriera brillante e conquistarsi degnamente una posizione sociale. Il padre avrebbe voluto farne un medico. Ma al contatto di un mondo corrotto, di professori materialisti, ed in un ambiente ammorbato e ripieno di tanti pericoli, quel giovane avrebbe potuto naufragare. La Provvidenza dispose che egli entrasse nel collegio salesiano di Lanzo, e venisse a conoscere quella tempra di uomini che formavano la prima legione del grande esercito, di cui Don Bosco era il duce supremo. Una luce di cielo si fa in quell'anima; un mondo più attraente le si dischiude dinanzi; un desiderio indomito di Santità si ridesta nel giovinetto; le idealità purissime del nuovo ambiente lo pervadono e lo conquistano. Egli è già salesiano di cuore.

Mentre in Andrea si va maturando la vocazione religiosa, che lo porterà al sacerdozio, egli sale di grado in grado per la via delle ascensioni cristiane. Dinanzi a lui era tutta una schiera di anime salesiane che vivevano in Dio e si esercitavano nell'apostolato più bello della carità; erano i ricordi di quei tempi indimenticabili, in cui al fianco di Don Bosco e sotto lo sguardo tenero di mamma Margherita si andava formando, tra la povertà e i disagi, quel primo gruppo di eroi che avrebbe poi brillato in un meriggio di luce e di gloria; erano i successi dei primi missionari salesiani, che sotto la guida di Don Fagnano e di Don Cagliero, nell'America del Sud coglievano palme gloriose, dilatando il regno di Cristo. E in questo ambiente di purezza e di fervore apostolico, che si andava sviluppando lo spirito di Beltrami.

Quando l'8 gennaio 1893, dalle mani di Mons. Cagliero, allora Vicario apostolico della Patagonia, riceveva l'unzione sacerdotale, già un profumo di santità spirava dalla figura del giovane levita. Non toccava ancora ventitrè anni, e già si sentiva in lui l'uomo intieramente rinnovato nell'ideale evangelico. Cinque anni di vita sacerdotale sono più che sufficienti perchè egli percorra con lena infaticata l'intero cammino che lo condurrà al vertice della perfezione. Compreso della sua dignità e della sua missione, palpita ed opera per Iddio, per la Chiesa, per il suo Istituto e per le anime. I suoi piedi posano sulla terra, ma i suoi occhi sono sempre rivolti al cielo, donde l'anima trae la forza nella santa e quotidiana battaglia per il bene. Mentre il suo organismo si va di giorno in giorno disfacendo, il suo cuore si dilata nell'ampiezza dell'amore e si purifica col distaccarsi eroicamente da tutto ciò che di umano rimanesse ancora in lui. Ed allorche il 3o dicembre 1807, affranto dalle fatiche e consumato da un morbo insanabile, spicca il volo verso la patria celeste, egli mostra attorno alla fronte una corona regale di virtù, che aveva costantemente e nobilmente esercitate. In lui sfolgora una santità nuova, che, pur riflettendo l'austerità delle più venerate figure della Chiesa, spira una soavità incantevole che esercita una potenza di attrazione meravigliosa.

Un Istituto così giovane, come quello dei Salesiani, che può offrire al mondo la primizia di -ali sacerdote, il quale muore a ventisette anni circondato dall'aureola di una santità così insigne, non può essere stato fondato che da un santo. La formazione religiosa di Andrea Beltrami, ricevuta nella Pia Società Salesiana, indica chiaramente su quali basi di perfezione sia stata eretta quest'opera, che fu capace di plasmare così bellamente un'anitra e di avviarla a rapidi passi sulle vie radiose dell'eroismo sacerdotale.

Studio e cultura.

Nell'ambiente salesiano, Andrea Beltrami, non solo apprese a coltivare la virtù fino ad irradiarla degli splendori della santità, ma trovò uno stimolo potente allo studio, al quale si applicò con alacrità senza pari.

Viviamo oggi in un'epoca in cui il sacerdote di Dio non deve essere solamente santo, tua anche dotto. Nei secoli d'intensa religiosità, la sola pietà esemplare del sacerdote era più che bastante a mantener vivo ed intemerato nei popoli il soffio della fede. Ma quando domina il naturalismo, e l'orgoglio umano esaltando le proprie conquiste scientifiche agli altari della fede contrappone gli altari della scienza, è necessario che i ministri del Vangelo siano bene agguerriti, onde saper combattere con successo l' errore e far rifulgere di luce più limpida la bellezza della verità religiosa. Sacerdoti sforniti di dottrina adeguata ai bisogni contemporanei, sono dispregiati dal mondo odierno, . che in essi vuole ricercare un apparato scientifico. Nè vi è da dolersi di questa esigenza del secolo. La scienza vera non oscura, ma illumina ed abbellisce la santità. Un sacerdote còlto e pio, ministrando la parola divina, la farà meglio penetrare negli spiriti. I santi più celebrati del Cattolicismo, da Sant'Agostino a San Tommaso d'Aquino, furono versatissimi nelle discipline umane e divine. La scienza ci dà diritto a parlar di Dio con maggior dignità; ci permette di difendere con competenza i dommi e gl'insegnamenti della religione; e finisce sempre col trionfare di quella povera filosofia umana, che, appoggiata ad elementi malsicuri ed instabili, non ha la forza di resistere alla solidità della coltura cristiana.

L'Istituto Salesiano non impedisce ai suoi membri di acquistare, con la pietà soda, anche una sana cultura moderna. Lo stesso Don Bosco, che ebbe ingegno versatile e pronto, fu uno studioso; ed in mezzo alla sua attività multiforme e straordinaria, trovò tempo per comporre libri, trattati ed opuscoli di propaganda, coi quali produsse del gran bene nel popolo.

Andrea Beltrami, cresciuto alla scuola di quel maestro, seppe disposare alla pietà lo studio; e coltivando con ardore le più svariate discipline, la letteratura, la filosofia, la teologia, la storia, lasciò ai suoi confratelli testimonianze imperiture della sua attività di studioso. I libri che scrisse a scopo di propaganda negli ultimi quattro anni della sua vita - anni di dolore e di sofferenze indicibili - rivelano tutto l'ampio corredo di cognizioni, del quale aveva arricchito la sua niente. Sono più di venti volumi, libri di ascetica, di agiografia, di letteratura, nei quali è sparso un profumo di pietà, che dimostra a chiare note, come egli possedesse non solo la scienza degli uomini, ma anche quella dei santi, e la impartisse in una forma colorita e piacevole. Chi legge quelle pagine, prova un incanto, e si sente soggiogato dalle seducenti attrattive del bello e del buono. Confessiamolo senza rossore; a quell'età, la maggior parte dei giovani comincia appena a maturare quanto ha appreso sui banchi del liceo e della Università.

Chi accusasse i Salesiani di essere troppo distratti nelle opere di educazione giovanile per potersi formare una discreta cultura e farla convergere al bene comune della società, troverebbe una smentita nella condotta del Beltrami, che, sacerdote pio e santo, abbe anche agio di divenire, nell'Istituto del Ven. Don Bosco, un giovane colto, che con la sua dottrina e con i suoi libri fece onere al sacerdozio italiano.

Pregare e lavorare.

Un'altra caratteristica dell'Istituto Salesiano, è quella che si raccoglie nella parole che costituiscono il programma di un antico Ordine religioso, assai benemerito della Chiesa e della Civiltà: Ora et labora. Pregare e lavorare. È questo il binomio scritto nell'anima di ogni Salesiano. Il Venerabile Don Bosco fu uomo di preghiera e di azione; nella preghiera viva, continua, confidente in Dio ritemprava la sua anima per lavorare e lottare nelle sante battaglie dell'apostolato. I Salesiani sono gli alfieri di Dio e gli intrepidi soldati del bene. La preghiera è il fulcro fondamentale della loro azione. Uomini eminentemente attivi, sanno che lo stesso lavoro è preghiera e che l'azione continua della loro giornata è il più gradito e magnifico inno di lode che possano sciogliere a Dio.

Per dare un giudizio equo dei Salesiani, conviene studiarli nella loro vita di azione. Essi non conoscono ozio e riposo. La preghiera, il tempio, la scuola, la formazione dei giovani, la palestra, il teatro, la stampa, la propaganda, le missioni, è tutta un intreccio di opere e un fermento di attività che assorbe tutta la giornata, anzi tutta la vita del Salesiano. Egli è l'operaio instancabile per eccellenza. Di qui i grandi frutti che si raccolgono dalla operosità salesiana, frutti che si valutano in cifre di migliaia e di milioni di anime giovanili sottratte al vizio ed avviate pei sentieri del dovere e del lavoro. Di qui la immensa popolarità che godono i figli di Don Bosco nelle varie parti del mondo, perche il popolo nel religioso e nel prete non vuol vedere l'infingardo che nulla fa e tutto critica, ma vuol ravvisare l'apostolo, che al di sopra delle critiche del mondo attende unicamente al bene della giovinezza rinnovandola in Cristo. Di qui le continue conquiste e la penetrazione mirabile fatta dai Salesiani anche nelle plaghe più inospiti e ribelli della terra, dove con la preghiera e coll'opera, con la croce e col lavoro, hanno compiuto miracoli di civilizzazione cristiana.

Andrea Beltrami rispecchiò e riprodusse in sè fedelmente quel binomio salesiano, di cui divenne un valoroso assertore. Egli fu l'angelo della preghiera. Vivendo in intimo contatto con Dio, si librava verso di lui, sulle ali di una fede indomita; e di giorno e di notte, nella sua cameretta o dinanzi al divin tabernacolo, nella scuola o in ricreazione, la sua anima era talmente assorta in Dio, da far pensare che le cose della terra non lo riguardassero punto. Desideri ed opere, amore e dolore, sanità e infermità, dolcezze sublimi e sacrifizi incomparabili, tutto in lui si riassumeva in una fervida preghiera che dall'altare puro del suo cuore si sprigionava ogni istante verso Dio.

Fu questa preghiera che alimentò le sue forze fisiche e sorresse la sua volontà in un lavoro tenace che ha dell'incredibile. Frequentava ancora i banchi della scuola, quando insieme dovette sobbarcarsi al peso dell'insegnamento. Studente e maestro, correva da Foglizzo a Torino per seguire i corsi universitari. Tutto intento ad istruire i suoi cari discepoli, si preoccupava nel tempo stesso dei suoi compagni di Università, e si adoperò per fondare quel Circolo Universitario Cesare Balbo, nelle cui tradizioni la memoria del Beltrami è rimasta vivissima. E quando sopraggiunse l'infermità che doveva paralizzare gran parte della sua azione esteriore trascorse quegli ultimi anni della sua vita fra il tabernacolo ed i libri: il tabernacolo del Dio vivente, per cui si sollevava alle dolcezze mistiche della contemplazione, e i libri che scrisse con mano infaticata e con purezza d'intendimenti. Visse e morì, pregando e lavorando. La costanza, con cui tenne fede al programma salesiano, costituisce la sua gloria.

Vivere per soffrire.

Senonche l'operoso sacerdote, con le sue sofferenze lunghe e strazianti, gettava riflessi di nuova luce sulla grande famiglia salesiana, alla quale ha lasciato un nobile insegnamento, che è insieme un retaggio di vita e di affermazione cristiana. Chi lavora per un ideale superiore, deve ignorare i godimenti della terra che per lui non esistono; non deve cercare piaceri sensibili che potrebbero indebolire la fiamma del suo entusiasmo; nè deve sottrarsi al dolore, in cui è d'uopo che riconosca un mezzo di purificazione e un motivo di alta elevazione spirituale. A queste norme di perfezione evangelica, s'ispirò Andrea Beltrami, che, accettando liberamente il dolore e sopportandolo con la serenità dei forti, additava ai suoi confratelli la via aspra che il Salesiano non deve mai rifiutarsi dal percorrere generosamente.

La serafina del Carmelo, Teresa di Gesù, arse di questo nobile desiderio: Aut pati aut mori; o soffrire o morire. Dall'anima di S. Giovanni della Croce partì questo grido: Pati et contemni: soffrire ed essere disprezzato. Sono desideri di anime eroiche, assetate di dolore e di disprezzo per uniformarsi alla volontà del Maestro divino, che promulgò il patto delle Beatitudini. Non inferiore fu il proposito di perfezione, che Beltrami impose a se stesso: Vivere per soffrire. Per siffatta formula l'eroe salesiano non solo chiede i patimenti e i disprezzi di S. Giovanni della Croce, ma intende di assumerli come scopo supremo della vita; e sembra andare più oltre di S. Teresa, essendoche non pone a se stesso l'alternativa o di soffrire o di morire, ma si prefigge di vivere, perchè ogni spuntare di sole gli porti nuove sofferenze da offrire a Dio, ed ogni attimo gli accresca le torture del corpo e le angosce dello spirito per rendersi maggiormente simile a Colui che fu l'uomo del dolore e il martire incomparabile che volle immolarsi per l'umanità colpevole.

Al giovane salesiano piacque la via del Calvario, perche cosparsa di spine; e in un impeto irrefrenabile di ancore, si offrì a Dio, vittima di immolazione, pronto a soffrire tutti gli strazi, tutte le agonie, cui soggiacquero e soggiaceranno i molti tribolati della terra. Ora per la vittima volontaria non deve esservi nè pietà, nè tregua, il calice deve essere bevuto fino al fondo: e Andrea lo beve senza titubanze e senza sconforti. Le sofferenze gli si convertono in godimenti, e chiede a Dio che si prolunghino, perche ha sete di patimenti che per lui sono la gioia e la ragione di vivere. Sentendo avvicinarsi l'ultima ora del tramonto, non si turbò; i dolori, che gli martoriavano il corpo, gli accrescevano la letizia di spirito; e nell'intensità dell'angoscia, domandava a Dio, con una annegaziore degna di essere scolpita a caratteri d'oro nella storia dell'eroismo cristiano, di poter soffrire ancora senza morire, lieto se quei dolori potessero tormentarlo fino al giorno del giudizio supremo. Qui si toccano le cime della perfezione cristiana; qui si raggiunge il sublime; più in alto non è possibile ascendere; questo è lo sforzo più eroico che possa fare una creatura trasformata ed elevata dalla grazia.

Un Istituto religioso, che conta uomini di tal fatta, non è destinato a perire. La perfezione evangelica, che l'eroe acquistò entro l'ambito del suo Istituto, torna a rifluire come una linfa benefica attraverso i ramni del grande albero della Pia Società Salesiana, e lo rende più forte e più resistente. Andrea Beltrami, cresciuto e morto tra i figli del Ven. Don Bosco, è la più splendida apologia del loro fervore apostolico e del loro spirito di attività cristianamente restauratrice. Il nome di quel giovane levita è pietra umiliare che segna il progresso spirituale di quella benemerita istituzione religiosa, alla quale dalla divina Provvidenza fu assegnato il compito nobilissimo di promuovere, con l'ardore e con la operosità de' suoi figli, nuove e più luminose conquiste morali e civili, nella immensa palestra dell'apostolato.

MonS. CARLO SALOTTI (1).

(1) Sac. Paolo Valle, salesiano - Vita del Servo di Dio Don Andrea Beltrami, Sacerdote Salesiano - 187o-1897 - Società Editrice Internazionale, Torino, Corso Regina Margherita, 174.

ESUMAZIONE E TRASFERIMENTO della salma del Servo di Dio D. Andrea Beltrami.

Il 26 aprile u. s. si compì l'esumazione della salma del Servo di Dio Don Andrea Beltrami dalla tomba di famiglia nel camposanto di Omegna, dov'era stata tumulata il 2 gennaio 1898, e immediatamente se ne fece il trasporto e la tumulazione nella chiesa Collegiata di San Ambrogio dello stesso paese.

L'atto si compì, con l'assenso della famiglia, come da rogito Notaio Cav. Giovanni Bessaro in data 24 agosto 1916 - col permesso del Ministero dell'Interno, come da nota 12 ottobre 1916 con l'autorizzazione della Sacra Congregazione dei Riti, dietro domanda del rev.mo sig. D. Paolo Albera, come da decreto 12 novembre 1920 - presente e dirigente ogni minuto particolare, a norma dell'Istruzione inviata dalla stessa S. Congregazione in data 10 dicembre 1920, l'ill.mo e rev.mo Mons. Giovanni Battista Delsignore, Vicario Generale della Diocesi per speciale delegazione di Mons. Vescovo di Novara - assente per la visita ad limina -insieme col Cancelliere Vescovile Notaio Don Francesco Galeazzi e il Promotore Fiscale Teologo Giulio Baroli.

Presenti alla cerimonia, con licenza dell'Ordinario, erano i membri della famiglia del Servo di Dio, signori Giuseppe, Giovanni, Ing. Luigi, Cav. Colonnello Giulio Beltrami; la sorella Ilda Beltrami in Poli; i cognati Angelo Poli e Antonio Caldi; i nipoti; il rev.mo Mons. Roberto Teol. Geri, Prevosto locale; i RR. Parroci del Vicariato, cioè gli Arcipreti di Crusinallo, di Casale Corte Cerro, di Quarna Sopra, di Brolo, di Agrano, di Montebulio, di Nonio, il Priore di Cireggio, il Parroco di Granarolo; i sacerdoti Omegnesi Can. Vito Comoli, Arciprete della Cattedrale di Novara, e i Parroci di Coimo, di Biganzolo, di Bee, il rev. D. Arcioli, coadiutore ad Omegna; i RR. PP. Missionari del S. Cuore della Casa locale; il rev.mo P. Guardiano dei Minori Francescani di Orta; e, con altri sacerdoti dei dintorni, i Salesiani, Don Giulio Felice Cane, di Omegna, rappresentante il nostro Superiore Generale; Don Giov. Battista Albera, Vice-Postulatore della Causa del Servo di Dio e direttore dell'Istituto Salesiano di Novara, e i direttori delle Case Salesiane di Borgomanero e Intra.

La cassa funeraria, quale venne estratta dal sepolcro, munita dei debiti sigilli, e collocata entro la cripta insieme col verbale della esumazione e alcune medaglie e monete del tempo, venne tumulata con quest'iscrizione:

Il Servo di Dio ANDREA BELTRAMI, Sacerdote della Pia Società Salesiana. - Morì a Torino, presso la tomba del Ven. Don Bosco, il 30 dicembre 1897, in concetto di santità. - La salma venerata si conservò ad Omegna, nella tomba di famiglia, dal 2 gennaio 1898 al 26 aprile 1921, quando, con decreto della S. Congregazione dei Riti, fu piamente trasferita in questa Collegiata Parrocchiale, ove rammenta ai Concittadini sublimi virtù cristiane.

Nonostante la segretezza, di cui si circondò la traslazione, e la chiusura dei cancelli del camposanto, il popolo, venutone a conoscenza, vi irruppe in massa, dando prova dell'alta fama di santità in cui tiene il suo concittadino.

Al rev.mo Mons. Delsignore, Vicario Gen., e al rev.mo Mons. Prevosto di Omegna, che diede generosa ospitalità a tutti i Sacerdoti presenti, - il nostro grazie cordiale.

Splendido esempio di cooperazione salesiana.

PIRÀN. (Repubblica Argentina). - NuovE FONDAZIONI SALESIANE. - Grazie alla munificenza del Gen. Antonio Piràn, in una splendida località, ad otto ore di treno da Buenos-Aires, i Salesiani hanno aperto teste un nuovo Collegio, con annessa Scuola agricola, fornita di tutto il macchinario occorrente, ed Oratorio festivo; e le Figlie di Maria Ausiliatrice una Scuola femminile, con corsi elementari e scuole di lavori domestici. Presso le sedi dei due istituti sorge un'ampia ed elegantissima chiesa, elevata a parrocchia, anch'essa affidata ai Salesiani.

Chiesa, Scuole e Collegi sono sorti per opera del predetto insigne Cooperatore.

L'inaugurazione si compì dopo una sacra missione predicata da S. E. Rev.ma Mons. Giacomo Costamagna e da un altro Salesiano, rallegrata dall'intervento di un Reparto di 10o Esploratori e della Scuola drammatica di Bernal, e dalla banda musicale del Collegio Pio IX di Buenos Aires.

Rallegramenti e devoti ringraziamenti al munifico Generale, che ha dato così splendido esempio di cooperazione salesiana.

In onore di Gesù Adolescente

Nazaret!... piccola città galilea, a 25 leghe da Gerusalemme, a 9 ore di marcia dal lago di Tiberiade, nascosta tra i monti, in uno di quei valloncelli che a migliaia s'incavano tra le tondeggianti colline della Palestina... ecco il paese di Gesù Adolescente!

Nazaret!... Qual fascino potente emana da questo nome e ancor più da quella terra, per chi ha la ventura di visitarla! tal fascino, che conquise pur anche l'immaginazione d'un famoso incredulo, strappandogli queste parole: «Ancor oggi Nazaret è un soggiorno delizioso, l'unico luogo della Palestina in cui l'anima si senta un po' alleviata dal fardello che l'opprime in mezzo a tanta desolata solitudine... ». E aggiungeva: « È là, là dove apparve il Cristianesimo, là donde s'irradiò l'attività di Colui che ne fu il fondatore, è là che dovrebbe sorgere un gran tempio, ove tutti i Cristiani potessero pregare ».

A cinquant'anni dal giorno in cui Ernesto Renan scriveva codeste parole, un pio autore francese se ne faceva eco in una pagina riboccante di fede e d'amore: « È a Nazaret - diceva - ch'io vorrei veder innalzata, un giorno, una Basilica consacrata al culto di Gesù Adolescente, visibile di lontano al viaggiatore che arriva da Caifa, da Samaria o da Tiberiade, visibile come un faro che spargesse ovunque la sua benefica luce, mèta di pellegrinaggio per tutti i viandanti della Palestina, centro della Pia Associazione di Gesù Adolescente che i Salesiani hanno provvisoriamente fondata nella loro cappella. La Basilica irradierebbe la sua luce oltre i confini della Palestina, fino alle più lontane contrade della terra e ad essa si volgerebbero a migliaia, anzi a milioni, i cuori di tutti gli adolescenti del mondo, ai quali verrebbe fatto conoscere e insegnato ad amare un Dio giovinetto!... Faccia il Cielo che un giorno un'anima pia, dotata di mezzi di fortuna, s'accenda d'entusiasmo per questa idea e getti le fondamenta del nuovo Santuario (1) ». Così scriveva il Can. Caron; e il suo voto fu raccolto.

Un giorno il Direttore dell'Orfanotrofio Salesiano di Nazaret ricevette dalla Francia l'offerta di una cospicua somma per iniziare, sulla sommità della piccola collina di proprietà dell'istituto, un tempio grandioso dedicato a Gesù Adolescente. Era l'anno 19o5. Scelto l'architetto, il sig. Luciano Gauthier, s'iniziarono anche i lavori. Il suolo di prestava ottimamente, perchè formato di roccia saldissima; ma la mano d'opera, inesperta a tal genere di costruzioni, non rispondeva alle esigenze. Che fare? Si pensò di preparare il lavoro in Francia e d'inviarlo, pezzo per pezzo, a Nazaret, dove, ingrandita ogni parte in proporzioni venti volte maggiori al modello, sarebbe stata man mano eseguita. Così genialmente si pensò, e così fu fatto.

E il lavoro progrediva mirabilmente, quando il turbine della guerra venne a sconvolgere ogni cosa. Era la seconda durissima prova, che piombava sull'opera salesiana di Nazaret.

Già nel 19o7 il Direttore dell'Orfanotrofio, Don Atanasio Prun, s'era visto in procinto di chiudere l'Istituto per mancanza di mezzi; ed allora era partito per la Francia in cerca di soccorsi. Li aveva trovati infatti (pur nel momento critico, che la Chiesa stava allora attraversando in Francia), per opera specialmente del giornale le Figaro, il quale, aperta una sottoscrizione a vantaggio dell'Opera Salesiana di Nazaret, aveva, nel giro di pochi mesi, raccolte più di 40. 000 lire. Così l'Orfanotrofio era stato salvato e si era cominciata là presso la costruzione della nuova Basilica. Anzi la cripta era stata ultimata, e già s'avvicinava il momento di innalzarvi la croce alla sommità e di collocare al fondo del santuario l'effige marmorea di Gesù Adolescente egregio lavoro dello scultore Bogino - quand'ecco, come dicenmo, venne la guerra a troncare ogni cosa.

Le requisizioni e le perquisizioni in breve spogliarono l'istituto pressochè di tutte le sue riserve materiali, e infine l'abrogazione delle Capitolazioni, decretata con un iradè imperiale fin dal 1914, vibrò l'ultimo colpo all'Opera. Nel novembre di quell'anno si dovettero licenziare gli orfanelli e abbandonare il locale alle truppe turche; mentre i Salesiani, ritiratisi in un'ala dell'edificio, nell'impossibilità di avere comunicazioni coll'esterno, rimasero così bloccati per circa tre settimane, dopo di che fu ingiunto ad essi d'abbandonare definitivamente la Palestina. E partirono, lasciando, col cuore straziato, quel paese al quale per vent'anni avevano dedicato tutte le loro fatiche e le loro cure; e tre mesi dopo il povero Don Prun, affranto dal dolore, moriva ad Alessandria d'Egitto.

Son passati sei anni. I Salesiani son ritornati a Nazaret, ma han trovato l'Orfanotrofio e la nuova Basilica in condizioni tristissime: mobili e serrature, vetri e statue, tutto asportato o infranto; altari in legno distrutti, tombe profanate, mura affumicate dai fuochi delle cucine... Soltanto la statua di Gesù Adolescente, sfuggita alla distruzione, campeggiava sulle rovine.

Ci sarebbe stato di che perdere ogni coraggio: ma non lo perdettero quei cari confratelli, che anzi, arditamente, si rimisero subito all'opera. Ed oggi, mentre l'Orfanotrofio è in via di completa restaurazione - già accoglie una schiera d'orfanelli Siriaci e del Libano - e la cripta, ripulita ed ornata di nuove statue (tra le quali primeggia il gruppo della Sacra Famiglia), è riaperta al culto, i lavori della grande Basilica vengono, lentamente sì, ma tenacemente, ripresi.

È Gesù che lo vuole. Dev'essere la missione del nostro secolo, questa, di glorificare Gesù Adolescente: perchè la salvezza deve venire dalla gioventù e il nostro secolo è eminentemente operaio, e Gesù fu anche Lui un operaio, e a Lui devono volgersi gli sguardi di tutti i lavoratori, dalle officine e dai campi, dai cantieri e dalle miniere, per imparare da Lui la pazienza e la dolcezza, la rassegnazione e la forza, l'umiltà e l'amore del lavoro, e per foggiare sulla vita di Lui, povera, oscura, laboriosa, la propria vita di lavoro e di sacrificio.

Diciamo di più. Gesù avrà più caro codest'omaggio - che è un tributo di fede e di amore - se gli verrà dagli adolescenti, dai nostri giovani di tutto il mondo cattolico - dai giovani, che in Lui Adolescente devono vedere il divino modello della loro vita, perchè di Lui, umile, laborioso, ubbidiente e puro, devono ricopiare le virtù - da Lui, saggio e sapiente fra i dotti, devono attingere luce e sapere - da Lui, buono, dolce e caritatevole, devono imparare ad amare.

Noi lanciamo l'idea di quest'omaggio nel mese sacro al Cuore di Gesù. Egli la benedica e faccia sì che venga diffusa e raccomandata ai giovani cattolici di tutto il mondo, in modo che tutti, sia pure con tenuissimo obolo, concorrano all'erezione del gran tempio di Gesù Adolescente a Nazareth.

Un altro tempio a Gesù Adolescente.

È quello che sorgerà a Torino, in Borgo San Paolo. Venne ideato nel 1918, l'anno del Cinquantenario della Basilica di Maria SS. Ausiliatrice e della Messa d'Oro del nostro venerato Superiore Don Albera, ed urge iniziarne quanto prima i lavori. Si è compiuta, è vero, la costruzione di un lungo tratto di portico e si stanno ultimando i nuovi locali per quell'Oratorio festivo e quotidiano, che rigurgita di giovinetti: ma i bisogni della popolazione circostante reclamano altamente che non si tardi più a gettar le fondamenta del nuovo tempio.

E questo è pure un vivissimo desiderio del sig. D. Albera, anche per un'altra ragione delicatissima, cioè quella di dare alle Famiglie dei Cooperatori e agli Allievi dei nostri Oratorii ed Istituti e a tutta la Gioventù Italiana un Santuario, dove si preghi quotidianamente secondo le loro intenzioni per la loro prosperità temporale ed eterna. Infatti il nuovo Tempio, come sanno i lettori, verrà intitolato al Divino Adolescente e alla Sacra Famiglia di Nazaret.

A tempo opportuno, come abbiamo fatto per le Famiglie dei Cooperatori nello spronarli a consacrarsi alla Sacra Famiglia, non mancheremo di additare ai giovani i vantaggi che possono trarre dal proporsi a modello diretto Gesù

Adolescente, fidenti di veder assurgere il nuovo tempio quasi alla dignità di Santuario Nazionale della Gioventù Cattolica Italiana, nel quale si facciano quotidiane preghiere per aiutare i nostri giovani a crescer degni della Chiesa, della Famiglia e della Patria. Intanto preghiamo i lettori a far conoscere largamente il nostro pensiero e ad invitare i giovani perchè nelle preghiere di questo mese, sacro al Cuore di Gesù, implorino una benedizione particolare sulle anime pie e generose, che porranno il nostro Superiore Don Albera in grado di principiare quanto prima i lavori.

(1) Cfr. CARON: Au pays de Jésus Adolescent. - Ved. anche dello stesso autore: Jésus Adolescent, e Jésus et les Adolescents.

UNA LAPIDE A MONS. FAGNANO.

Tra i festeggiamenti indetti per celebrare degnamente il IV Centenario della scoperta dello Stretto di Magellano, nel Collegio salesiano « San Giuseppe » in Puntarenas si tenne una commemorazione solennissima.

Presero parte all'assemblea S. A. R. il Principe Ferdinando di Baviera, Infante di Spagna, il Vescovo Salesiano Mons. Aguilera, Vicario Apostolico delle Terre Magellaniche, il Rappresentante del Ministro degli Interni del Cile, gli ambasciatori di varie Nazioni, e altri insigni personaggi, i quali visitarono anche il Collegio, soffermandosi particolarmente al Museo regionale « Maggiorino Borgatello » e all'Osservatorio metereologico, due interessanti affermazioni di alta coltura per quei paesi.

Mons. Aguilera, come prima autorità religiosa del luogo, porse un primo affettuoso saluto ai convenuti. A lui seguì il Dott. Clemente Diaz León, redattore del gran giornale cileno « Il Mercurio », il quale, esaltando l'opera salesiana, rievocò con amino commosso sopratutto la figura radiosa di Mons. Giuseppe Fagnano, e propose che, a ricordare degnamente codesto benefattore ed apostolo, venisse eretta una gran lapide commemorativa.

La proposta venne accolta con applausi generali, e il Dott. Diego de Castro, Direttore del Protocollo, si alzò per dichiarare, a nome del Ministro degli Interni, che il Governo Cileno aderiva cordialmente alla proposta: « Magellano fu un precursore dei capitani, che dovevano aprir la strada ai missionari civilizzatori; Fagnano è uno degli ultimi anelli di quell'ininterrotta catena che da Bartolomeo Las Casas si continua coi Padri Gesuiti nella redenzione del Paraguay, e termina nell'isola Dawson, nell'opera mirabile che ivi hanno compiuto i figli di D. Bosco, sotto l'impulso generoso di Fagnano ».

L'Ispettore Salesiano dei Cile, D. Luigi Nai, espresse, a nome della Pia Società, vivi ringraziamenti; e l'approvazione di S. A. R. suggellò la proposta. Ecco la leggenda che verrà scolpita sulla lapide:

« A MONS. GIUSEPPE FAGNANO, che riscattò dalle barbarie le tribù indigene dell'arcipelago, portò la luce del Vangelo in tutte le parti delle Terre Magellaniche, e contribuì alla diffusione delle scienze e delle arti, facendo opera di civilizzazione e di cultura, il popolo di Magellano tributa ammirazione e gratitudine.

» Il Ministro degli Interni, Dott. Pietro Gracia de la Huerta, partecipa all'omaggio e si compiace di render testimonianza degli alti meriti civili del Missionario Salesiano.

» S. A. R. il Serenissimo Infante di Spagna, Ferdinando di Baviera e Borbone, che felicemente presiedette il trattenimento in cui venne presa questa deliberazione, vi aderisce cordialmente nel nome di S. M. il Re di Spagna e della Nazione che la sua ambasciata rappresenta.

» Erano presenti gli Ecc.mi Sigg. Ambasciatori di Spagna, Portogallo e Messico, il Delegato di Costarica e gli addetti militari del Brasile e dell'Uruguay, in rappresentanza delle Ambasciate.

» Puntarenas, 17 dicembre 192o, nel IV Centenario della scoperta dello stretto, compiuta da Ferdinando Magellano ».

"Salviamo la gioventù!... „

" Accostiamoci a loro, cerchiamoli, animiamoli a intervenire al catechismi, ma facciamolo prima che il demonio vada a riempir di vizio e di malcostume il cuore di tanti giovanetti, che sono più infelici che poveri. Se avessero avuto una mano benefica, che avesse dato loro il necessario alimento morale, forse non sarebbero costretti di andare vagando ed esclamando: Filii petierunt panem et non erat qui frangerei eis. Io sono intimamente persuaso che se questo pane morale fosse a tempo somministrato alla gioventù, le pecorelle, conoscendo la voce del pastore, o non si allontanerebbero da lui, o si arrenderebbero alla chiamata di lui. Perchè ora tanta indifferenza in fatto di religione? tanto disprezzo delle cose sacre, tanti furti, tante bestemmie, tante discordie? Apriamo i libri santi ed ascoltiamo la voce di Dio: son tutte conseguenze fatali dell'ignoranza in fatto di religione.

Ven. GIOVANNI BOSCO.

Il VI° Congresso Nazionale Catechistico E DEGLI ORATORI FESTIVI

Come abbiamo annunziato, si svolse a Cagliari nei giorni 21, 22, 23 aprile, fra la viva attesa di tutti gli amanti della gioventù, ansiosi di veder sgorgare dal ripetersi di queste assemblee nazionali, norme e direttive sempre più pratiche e sicure per educare ai principi cristiani le nuove generazioni. E, in vero, il Congresso ebbe un esito consolante per il numero grande di adesioni, delegazioni e rappresentanze, e sopratutto per gli studi compiuti.

I lavori di sezione si tennero, mattina e sera, in aule distinte, con intervento di oltre 7oo congressisti; le adunanze generali ebbero luogo nel Teatro Civico.

Sul palcoscenico campeggiavano un'artistica statua del Sacro Cuore di Gesù ed il ritratto del Papa; attorno sedevano i Vescovi e altri illustri personaggi. Oltre a Sua Ecc. l'Arcivescovo di Cagliari, l'attivissimo Mons. Piovella, Presidente del Comitato Promotore, eran presenti l'Arcivescovo di Sassari, i Vescovi di Nuoro, di Tortoli, di Ales, di Bosa, di Tempio, di Ozieri, di Iglesias. Tra le autorità civili e militari va segnalato l'intervento del Prefetto della Provincia di Cagliari, del 1° Presidente della Corte d'Appello, del Procuratore Generale, dei Generali Zinconi e Rossi, e del Conte Enrico Sanjust di Teulada.

A presidente e vice-presidente del Congresso furono designati Mons. Pascucci del Vicariato di Roma, e il Sac. Stefano Trione, salesiano, che nei giorni precedenti aveva tenuto, in Duomo, un triduo di conferenze in preparazione.

La prima seduta generale venne aperta dall'Arcivescovo Mons. Piovella, con lettura della seguente Lettera Pontificia, a lui diretta.

Venerabile Fratello, Salute ed Apostolica Benedizione.

Non poco Ci allietò la notizia testè da te ricevuta, cioè del VI Congresso Cattolico Italiano, che tra breve si terrà a Cagliari, per dare sempre maggior impulso all'insegnamento del Catechismo come alla cura di raccogliere a scopo di religione i giovinetti nei dì festivi.

È appena, difatti, il caso di osservare che non da altra causa ebbero origine i mali di ogni specie, da cui siamo oggi travagliati, se non dalla ignoranza delle cose divine, che in realtà imperversa miserabilmente su ogni ordine di cittadini.

Non solo quindi opportuna, ma del tutto necessaria è l'opera cui vi sforzate di por mano; della quale nulla certo può darsi di più utile e per il Cattolicismo. e per la Civiltà.

E poichè nella prima età si racchiudono in germe le speranze di giorni migliori, perciò sapientemente bisognerà industriarsi, affinchè i fanciulli, specialmente, siano educati ai santissimi principi della fede e della morale; principii che, se le tenere loro menti ne saranno per bene imbevute, renderanno eziandio i loro animi più pronti ad ogni merito di virtù.

Ciò in verità stette sempre grandemente a cuore alla Chiesa; ma dal giorno che fu tolto al sacerdozio il diritto nativo che gli compete di insegnare in publico, e per ogni verso uomini cattivi si sforzano di strappare l'infanzia dal seno della madre Chiesa, si impone imperiosamente il dovere che la, diligenza, fattasi più attiva, nei Sacerdoti, sia coadiuvata dalla solerzia dei laici; e questo segnatamente nei giorni festivi, nei quali è più facile che i giovani si possano riunire insieme.

Siamo ben persuasi nell'animo che tutto quanto studierete di deliberare in codeste adunanze sia per essere ben degno della vostra pietà e del vostro zelo: perciò Noi supplichiamo vivamente Iddio che vi accompagni col lume della Sua vigile sapienza e voglia benedire i vostri voti con larghissimi frutti.

A propiziarvi i doni celesti, e insieme come pegno della paterna Nostra benevolenza, a te, o Venerabile Fratello, e a tutti coloro che prenderanno parte al Congresso, e in primo luogo ai Sacri Pastori, impartiamo con tutta l'effusione del Nostro cuore l'Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso S. Pietro, addì 9 del mese di aprile del 1921, anno 7° del Nostro Pontificato.

BENEDETTO PP. XV.

Don Trione nel portare l'adesione cordiale della Pia Società Salesiana, comunicò all'assemblea una lettera del nostro Rettor Maggiore Don Albera, da cui partì la prima idea del Congresso. Il venerato Superiore, dopo aver espresso il suo rammarico di non potervi intervenire personalmente, assicurava le sue ferventi preghiere alla Vergine Ausiliatrice, per implorarne la benedizione sul lavori delle singole adunanze, « a renderli fecondi ed apportatori dei più felici risultati per la salvezza della gioventù e per la rigenerazione delle classi popolari, che oggi si cerca con tutti i mezzi di strappare da Dio. Quanto mai necessaria è infatti ai nostri giorni l'opera delle scuole di religione e degli oratori festivi, poichè i nemici della fede, per guadagnarsi le giovani anime, vanno fondando anch'essi delle istituzioni giovanili, per più modi attraenti, a tutt'altro intento che ad istruire ed educare la gioventù ai nostri alti e puri ideali cristiani ».

Anche la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice inviò la sua adesione, dicendosi pronta a raccomandar i voti, che si sarebbero formulati, alle singole case dell'Istituto.

I temi, che vennero proposti al Congresso, furono i seguenti: La scuola famigliare di catechismo - Gli Oratori festivi nei centri minori - La scuola parrocchiale di catechismo -- Ordine della scuola e testo di catechismo - Il catechismo e l'Unione Donne Cattoliche - I maestri della Dottrina Cristiana - Scuole speciali di catechismo - Il catechismo nei circoli cattolici - Pratiche di pietà nell'Oratorio - Gli oratori femminili - Opere sussidiarie dell'Oratorio - L'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche.

Tutti i temi, specie quelli relativi alla didattica dell'insegnamento catechistico e alla formazione di maestri di religione, vennero studiati esaurientemente ed anche le più alte questioni al riguardo vennero affrontate e risolte con quella semplicità e praticità, che viene dalla verità. Nelle sezioni infatti si compì un lavoro di studio e di discussione pratico ed ordinato, e nelle adunanze generali parlarono con molta competenza in merito ai singoli temi, suscitando vivo entusiasmo, Vescovi, ecclesiastici, laici, signore e signorine.

Rileviamo il discorso di Mons. Piu, il quale illustrò la necessità, che negli Oratori festivi e nelle istituzioni che in essi sorgono, venga data la massima importanza alle pratiche di pietà.

Commoventissima l'esortazione alla Comunione frequente, fatta da Mons. Cassani, Arcivescovo di Sassari, il quale, raccogliendo la frase d'un giovane, osservò che dai giovani non si può sventolare in trionfo la bandiera bianca, se essi non si nutrono di Gesù sotto le candide specie eucaristiche.

Anche Mons. Franco, Vescovo di Ozieri, strappò vivissimi applausi quando, con viva e profonda convinzione, invitò tutti a tradurre in pratica, e senz'indugio, i deliberati del Congresso. « Molto si è detto; ora si deve fare, si deve agire. E necessario che ogni sacerdote, ritornato al proprio paese, dia subito principio all'Oratorio, piccolo Oratorio sul piazzale della chiesa, nel cortile della casa parrocchiale; ma faccia subito. E la dama avvicini subito i piccoli monelli, e con carità li istruisca ».

Questi voti si rinsaldarono fortemente nelle solenni funzioni religiose celebratesi la domenica 24 aprile ad onore di N. Signora di Bonaria, di cui si festeggiava il 50° Anniversario dell'Incoronazione, e nell'Accademia musico-letteraria offerta ai Congressisti nei locali dell'Istituto Salesiano.

Daremo i Deliberati in altri numeri.

Nel VI° Centenario dalla morte di Dante.

Fin dall'anno scorso accennammo alla data memoranda e al dovere di celebrarla degnamente. Ricorderanno i lettori che, nel maggio 192o, da noi si tenne in proposito uno scambio d'idee, specie tra gli stranieri appartenenti alle varie nazioni rappresentate ai Congressi celebratisi in preparazione allo scoprimento del Monumento a Don Bosco; ed oggi possiamo dire che quelle parole non caddero sopra arido terreno, ma suscitarono già, in Italia e all'Estero, commemorazioni solenni, ed altre ne vanno promovendo.

Se non fosse estraneo allo scopo del Bollettino, anche noi avremmo illustrato, in forma popolare, l'opportunità e il dovere della presente commemorazione dantesca, come han fatto, specie all'Estero, vari periodici nostri, d'indole prevalentemente amena e istruttiva.

Ma, ora, torniamo volentieri sull'argomento per insistere presso tutti i Direttori degli Oratori ed Istituti a non lasciar trascorrere in silenzio una data così acconcia a imprimere negli animi giovanili i migliori propositi. Ove non fosse possibile far di più, si colga l'occasione della vicina Festa dei premi, e discorsetto e declamazioni sieno dedicati alla Commemorazione di Dante, nella forma che si crede più opportuna.

« Tra i molti e famosi ingegni, di cui va gloriosa la fede cattolica, i quali, oltrechè negli altri campi della scienza, in quello specialmente della letteratura e dell'arte lasciarono immortali frutti del loro valore, rendendosi altamente benemeriti della religione e della civiltà, sommo si eleva Dante Alighieri, della cui morte tra poco si celebrerà il sesto centenario. Mai forse, come oggi, fu posta in tanta luce la singolare grandezza di lui; mentre non solo l'Italia, giustamente orgogliosa di avergli dato i natali, ma tutte le nazioni civili, per mezzo di appositi comitati di dotti, si accingono a solennizzarne la memoria, affinche questa eccelsa figura, che è vanto e decoro dell'umanità, venga onorata nel mondo intero ».

E noi cerchiamo, anche in omaggio all'augusta parola del S. Padre, il quale così esordiva la stupenda Enciclica In praeclara summorun, indirizzata in data 39 aprile u. s., ai Professori e agli alunni di tutti gli Istituti Cattolici d'insegnamento letterario e di cultura superiore - in occasione appunto del sesto Centenario dalla morte di Dante Alighieri - di adoperarci, nel modo adatto alla capacità degli alunni, d'illustrare decorosamente la figura e l'opera del Sommo Poeta.

Per parte nostra - giacchè l'occasione ci si porge propizia - trascriviamo ben volentieri, a edificazione e ammaestramento dei lettori, quelle « tra le verità lumeggiate dall'Alighieri nel suo triplice carme, come anche nelle altre sue opere » che - a giudizio del Santo Padre - « possono servire d'insegnamento agli uomini del nostro tempo. »

Le verità sono queste:

« Che i cristiani debbano riverenza somma alla Sacra Scrittura e con perfetta docilità accettare quanto essa contiene, lo proclama altamente quando dice che sebbene siano molti gli scrivani della divina parola, uno solo tuttavia è il dettatone: Iddio. il quale si è degnato di significare a noi il suo beneplacito per le penne di molti (1). Splendida espressione di una grande verità! Così pure quando afferma che il Vecchio e il Nuovo Testamento, i quali sono prescritti in eterno, come dice il Profeta, contengono spirituali insegnamenti che trascendono l'umana ragione, impartiti dallo Spirito Santo, il quale per mezzo dei profeti e dei sacri scrittori, per Gesù Cristo coeterno Figliuolo di Dio, e pei suoi discepoli rivelò la verità soprannaturale e a noi necessaria (2). Pertanto giustamente egli dice che intorno alla vita futura « ne accerta la veracissima dottrina di Cristo, la quale è Via, Verità e Luce: Via, perchè per essa senza impedimento andiamo alla felicità di quella immortalità Verità, perchè non soffre alcun errore; Luce, perchè illumina noi nelle tenebre dell'ignoranza mondana » (3).

» Nè minore riverenza egli porta aq uei venerandi Concilii principali, nei quali essere Cristo stato presente non dubita nessun fedele; e in gran pregio gli sono pure le scritture dei dottori, di Agostino e degli altri, i quali chi dubita che siano stati aiutati dallo Spirito Santo, mai non vide i lor frutti, o, se li vide, non ebbe mai a gustarne (4).

» Non è poi a dire quanto grande stima faccia l'Alighieri dell'autorità della Chiesa Cattolica, e in qual conto, egli tenga la potestà del Romano Pontefice, come quella su cui è basta ogni legge e ogni istituzione della Chiesa stessa. Di qui quell'energica ammonizione ai cristiani:

«Avete il vecchio e il nuovo Testamento, « e il Pastor della Chiesa, che vi guida: « questo vi basti a vostro salvamento ».

» Sentiva i mali della Chiesa come suoi propri, e mentre deplorava ed esecrava ogni ribellione al sapremo suo Capo, così scriveva durante la dimora dei Papi in Avignone ai Cardinali Italiani: Noi adunque che il medesimo Padre e Figliuolo, il medesimo Dio ed uomo, e la medesima Madre e Vergine confessiamo; noi pei quali fu detto a colui che della carità fu interrogato tre volte: pasci, o Pietro, il sacrosanto ovile; noi che di Roma (di quella Roma, cui, dopo le pompe di tanti trionfi, Cristo colle parole e colle opere confermò l'impecio del mondo, e Pietro ancora e Paolo, l'Apostolo delle genti, consacrarono quale sede apostolica col proprio sangue), siamo costretti con Geremia, non facendo lamenti pei futuri ma pei presenti, a piangere dolorosamente quale di vedova e derelitta; noi preme grave cordoglio il mirar lei così fatta, non meno che il vedere la piaga deplorevole delle eresie.

» Per lui la Chiesa Romana è la madre piissima, la Sposa del Crocifisso; e a Pietro, giudice infallibile delle verità rivelate è dovuta perfetta sommissione in materia di fede e di morale. Onde quantunque sia d'avviso che la dignità dell'imperatore proceda immediatamente da Dio, asserisce però che questa verità non va così strettamente intesa che il Principe Romano non sia al Romano Pontefice in alcuna cosa soggetto; poichè questa mortale felicità è ordinata in certo qual modo alla felicità immortale (5). Ottimo invero e sapiente principio, il quale, se fosse anche oggi osservato, come si conviene, arrecherebbe certamente agli Stati frutti ubertosi di civile prosperità ».

E « per quanto si scagliasse nelle sue invettive veementi, a ragione o a torto, contro persone ecclesiastiche, non mai però venne meno in lui il rispetto dovuto alla Chiesa, e «la riverenza delle Somme Chiavi »; laonde nell'opera sua politica intese a difendere la sua propria opinione con quell'ossequio che deve usare un figlio pio verso il proprio padre, pio verso la madre, pio verso Cristo, pio verso la Chiesa, pio verso il Pastore, pio verso tutti coloro che professano la religione cristiana, per la tutela della verità (6).

» Pertanto, avendo basato su questi saldi principii religiosi tutta la struttura del suo poema, non fa meraviglia se in esso si riscontra un tesoro di dottrina cattolica: cioè non solo il succo della filosofia e della teologia cristiana, ma anche il compendio delle divine leggi che devono presiedere all'ordinamento ed alla amministrazione degli Stati; poiche non era tal uomo l'Alighieri da sostenere, affine d'ingrandire la patria o per compiacere ai Principi, che lo Stato possa misconoscere la giustizia e i diritti di Dio, che egli ben sapeva essere il principale fondamento delle civili nazioni.

» Indicibile dunque è il godimento intellettuale che procura lo studio del Sommo Poeta; però non minore è il profitto che lo studioso ne ricava, perfezionando il suo gusto artistico ed accendendosi di zelo per la virtù; a patto però che egli sia scevro di pregiudizii ed aperto all'influsso della verità. Che anzi, mentre non è scarso il numero dei grandi poeti cattolici che uniscono l'utile al dilettevole, questo è singolare in Dante, che affascinando il lettore colla meravigliosa varietà delle immagini, colla smagliante vivezza dei colori, colla grandiosità delle espressioni e dei pensieri, lo trascina all'amore della cristiana sapienza; nè alcuno ignora che egli apertamente dichiara di aver composto il suo poema per apprestare a tutti « vital nutrimento ». E di fatto sappiamo che alcuni, anche recentemente, lontani, ma non avversi a Gesù C., studiando con amore la Divina Commedia, per divina grazia, prima cominciarono ad ammirare la verità della fede cattolica, e poi finirono col gettarsi entusiasti tra le braccia della Chiesa »

Così faccia Iddio che le Commemorazioni, che avranno luogo negli Istituti Cattolici, valgano ad accendere negli animi degli alunni un amore profondo allo studio ed alla pratica della nostra Santa Religione, e insieme un'inalterabile devozione alla Chiesa e al Romano Pontefice, e un forte desiderio di temprarsi per tempo a quel forte carattere cristiano che, per grazia di Dio, è il più gran pregio di un uomo sulla terra.

(1) Mon. III, 4.

(2) Mon. III. 3, r6. (3) Conv. II, 9. (4) Mon. III, 3.

(5) Epist. VIII. (6) Mon. III, 16.

LETTERE DEI MISSIONARI

CINA

Date storiche dell'Opera di Don Bosco in Cina.

(Relazioni del Dott. D. Sante Garelli). III.

L'ingresso di Mons. Versiglia a Shiu-Chow.

Una notte di battello, e si fu di nuovo a Canton: un giorno di dimora, e al mattino seguente si salì in treno, e poi via per Shiu-Chow.

Accompagnava Monsignore la banda dell'Orfanotrofio di Macao, che D. Lucas ha tirato su con non poca fatica, perchè le orecchie cinesi sono ancor troppo lontane dalla musica Europea, ma perciò appunto con grande meraviglia di chi l'ode.

« Fuoco alla macchina ». - Un deragliamento. - A Shiu-Chow - Fantastico corteo notturno. - « Chi è? ».

I macchinisti sono avvertiti: « C'è il Vescovo cattolico atteso con ansia alla stazione di ShiuChow; fuoco alla macchina! ». Ed essi bruciano, bruciano carbone senza risparmio. La macchina sbuffa impaziente e fischia rabbiosa; gli irrequieti piccoli musicanti dàn fiato agli strumenti; rulla il tamburo, schiamazzano, assordano piatti e gran cassa: fuggono spaventati bufali, porci e galline; accorrono stupefatti campagnuoli, popolani e soldati, che a bocca spalancata, par che vogliano mangiare intere le note del trombone e del clarino, con quella protesa doppia fila di bianchissimi denti. Il treno corre, ma siamo in Cina. La cattiva manutenzione fa uscire una macchina dalle rotaie: tutti i treni che discendono devono fermarsi, e noi dobbiamo aspettare che la linea sia riparata e che i treni arrestati ci sgombrino un dopo l'altro la via. Alle 7 della sera siamo finalmente a Shiu-Chow.

E già buio, ma i numerosi cristiani, che impazienti attendono da più ore hanno già organizzato una fantastica illuminazione a fiaccole e a grossi variopinti lampioni cinesi, che dànno un aspetto insolito a quella già attivissima stazione. Spari disperati, grida assordanti di ordini e richiami, comunicati e trasmessi, e uno strano rincorrersi di fiaccole e lampioni, vessilli e bandiere su e giù, lungo tutti i carrozzoni in cerca del Vescovo. Quell'urtarsi, pigiarsi, e accalcarsi in quel frastuono di petardi e di voci, farebbe perdere la testa, se non si fosse già pratici del luogo. Il carrozzone, dove è il Vescovo, è finalmente trovato: accorrono i cristiani, e gli si prostrano in ginocchio dinanzi, lì, nel buio, a piedi del treno: si avanza intanto a stento la signorile portantina, offerta in dono dall'exmandarino cristiano di Lok-Chong. Monsignore vi si adagia seduto, ed è tosto sollevato sulle robuste spalle di quei lavoratori; ed in quel fremito di entusiasmo che pervade le tenebre, si accinge ad entrare solennemente nella città, già immersa nella doppia oscurità della notte e del paganesimo, mentre la croce episcopale che gli pende sul petto, al chiarore delle torcie luccica giubilante, simbolo confortatore della doppia luce temporale ed eterna, di cui è faro all'uomo la fede di Cristo. Apre il corteo la fantastica luminaria, segue la banda dell'Orfanotrofio di Macao che dà fiato e forza agli strumenti, s'agitano in lunga fila i vessilli delle Comunità ed Associazioni cristiane di tutto il Leng Nam Tou. Preceduto e seguito da lunga fila di missionari e cristiani s'avanza il Vescovo, portato solennemente a spalle nella sua portantina. Le case sono già tutte chiuse, come sono ancor tutte chiuse quelle migliaia di anime alle gioie della fede. Ma non ha forse Don Bosco visto in sogno avanzarsi i suoi missionari, preceduti da schiere di giovani che sgombrano il passo, ammansano l'avversione degli animi, e destano in volto ai propri conterranei quel sorriso di pacifica compiacenza, con cui devono ricevere il banditore della lieta novella, che vien dietro alla balda cristiana giovinezza?

Al suono insolito della musica, mai udita, nè sognata da quelle orecchie cinesi, si spalancano rumorosamente tutte le porte, la via si illumina e si accalca di doppia ala di gente attonita, sorpresa, curiosa. « Chi è? che cosa è? » Uno l'ha letto sul volto dei giovani, sulle lettere dei vessilli: la voce corre, precede, e resta indietro quale eco giuliva di misteriosa campana che chiama a raccolta: « È il Vescovo, è il Vescovo della Chiesa Cattolica che s'insedia in città ».

Non un gesto scomposto, non una voce stonata. In più di un volto sorride la gioia di grata inattesa novità. In tutti quei cuori la fede non c'è, ma non sarebbe forse il presentimento di una fede non molto lontana? Un povero fruttivendolo, rischiarato dal lume a petrolio che campeggia in mezzo ai suoi aranci, ha imparato una parola di inglese « All right » e battendo festosamente le mani, la grida plaudente, proteso con tutto il corpo in avanti: « Ciù-Kau! Ciù-Kau! All right! all right! » (Il Vescovo, il Vescovo ! bene! benissimo!). Acclamato dal povero, il povero Vescovo del Ven. Don Bosco, eccolo arrivato alla ancor più povera sua residenza episcopale.

Stridente contrasto. - Festa di famiglia. -Le visite. -Un corteo improvvisato. Il Vescovo Salesiano, anche in terra cinese, è sempre degno figlio di Don Bosco.

Che stridente contrasto con le vaste, artistiche, ricche Cattedrali di Canton e di Macao! Che stretta al cuore all'entrare in quella cappelletta bassa, stretta, oscura, spoglia di tutto, che ha l'onore di chiamarsi cappella solo perchè vi discende e vi rimane Gesù in Sacramento!...

La mano devota dei figli ha cercato di rivestirla dei migliori ornamenti che ha potuto trovare, perchè fosse la prima Cattedrale della prima Missione Salesiana nella Cina. Vi si intona il Te Deum, vi si dà la prima Pastorale Benedizione; al mattino seguente vi si pigiano in tutti gli angoli i 200 cristiani accorsi da tutto il vasto territorio attorno al Pastore, per assistere al solenne Pontificale di insediamento. E gli stanno davvero serrati intorno per mancanza di posto, mentre egli non ha ancor messo in capo la mitra ed impugnato il Pastorale, che, disceso appena dal trono, è già ai piedi dell'altare. Ma quella fisica costrizione par cementi l'unione e comunione degli animi, consacrata dalla Comunione generale col Corpo stesso di N. S. Gesù Cristo, che tutti ricevono con singolare pietà. Il cuore dei dodici Missionari che ripetono ora in bel coro compatto la musica che hanno fatto risuonare nelle due principali Cattedrali del Sud sospira un ben più vasto tempio di Dio: ma là, sull'altare, tra le luci ed i fiori, sorride la statua di Maria Ausiliatrice, dono delle gentili studentesse dell'Università di Torino. La cara nostra Madonna guarda serena a quei cristiani ferventi, a quei Missionari zelanti, e maternamente pare che dica: « Coraggio, miei figli, inalzate prima i templi viventi del Dio dell'amore e verranno più tardi, io ve lo accerto, i templi marmorei permanenti nei secoli... ».

E dopo il Pontificale viene l'ora dei cuochi, che davvero hanno un bel da fare a servirti i duecento Cinesi, i cui pranzi esigono sempre centinaia di piattelli e di intingoli. Tutto per altro procede col più perfetto buon ordine, grazie all'occhio intelligente di D. Braga che a tutto presiede. Monsignore questa volta è attorniato solo dai suoi Confratelli, nella più gioconda intimità della famiglia. La dolce armonia nella intonata varietà dei sentimenti, la coscienza di aver dato, col proprio sacrifizio, un nuovo esercito alle pacifiche conquiste della Chiesa, una nuova mitra allo splendore dell'amata nostra Società, un degno premio al campione venerando dei Salesiani della Cina; la gioia di vedere realizzato quel che pareva dapprima irrealizzabile, rese oltremodo cara e memoranda quell'ora, che fu davvero l'ora della gioia domestica dei lavoratori del Signore.

Nel pomeriggio le principali rappresentanze cittadine vengono a ossequiare il primo Vescovo di Shiu-Chow. Dapprima è il Corpo docente di tutta la città; poi la potente Associazione di Commercianti; per ultimo i Notabili collo stesso Mandarino.

La banda dell'Orfanotrofio di Macao, nella prima anticamera porge a tutti il saluto d'onore e rende festante l'ultimo addio. Di fronte ai suonatori, nella opposta parete, dal grande tradizionale ritratto Don Bosco sta guardando, con l'occhio sereno della più viva compiacenza, tutta quella gente che entra e che esce, rallegrata dal suono dei musicali istrumenti e recando in cuore un sentimento nuovo di arcana soddisfazione, precorrente forse alla luce di un domani. Don Bosco contempla: in quel volto venerabile si intuisce la dolce parola: « Bravi, figliuoli, avete fatto bene la vostra parte, sono contento di voi ».

Il sole è ancor alto: al di là del fiume i muratori stanno febbrilmente innalzando l'Orfanotrofio della nuova Missione. Il novello Pastore non potrebbe meglio chiudere quel giorno di liete speranze, se non alla vista di quel fabbricato, che d'ogni più bella speranza è la culla. Si organizza tosto il solenne corteo: musica, vessilli, associazioni, popolo. Circondato dai più distinti cristiani e dai suoi Missionarii, Monsignore procede nuovamente in portantina recata a spalle. Gli strumenti suonano, i petardi sparano: la gente, affollata nella vie della popolosa città, ammira questa volta in pieno giorno quell'inatteso straordinario spettacolo. Scappano i soldati dalle caserme, i servi dalle botteghe, i marmocchi dalle case: in un batter d'occhio il corteo è accresciuto, duplicato, triplicato. Da una parte e dall'altra non si ode che una voce, il nome del Vescovo cattolico che si è insediato in città.

Alla riva, quella fiumana di gente si arresta; i cristiani salgono su barche e passano all'altra sponda, terra già feconda di fede, e dove si sta innalzando il novello fabbricato per i fanciulli orfani e poveri degli undici distretti.

Guardiamo quella costruzione ancora tutta scoperta che si innalza sopra una collinetta nell'aperta campagna: guardiamo e commentiamo: « Ma che si fa? Non c'è ancora neppure una stanza dove ritirarci un istante... Che cosa siam venuti qui a fare? » Stiamo ancora prendendo coscienza della strana domanda che ci è sorta nell'animo, e già l'amorosa Provvidenza ci spiega essa stessa il misterioso pensiero che là ci ha condotti. Una turba di ragazzi, la massima parte pagani, accorsi da tutte le parti dei dintorni, ha circondato Monsignore, ha intuito che lì batte un cuore che li ama, che nel giorno più memorando della sua vita ha sentito il bisogno di porre sopra a una base sicura le sue migliori speranze, ed è venuto a contemplare quelle mura che tra poco dovranno risuonare di grida di letizia e di voci di fervorosa preghiera, sprigionata dal labbro di cento bocche giovanili. E quelle vispe faccette già lo hanno spontaneamente accerchiato, già gli fanno sentire nel cuore che le sue speranze poggiano omai su solida base, « la gioventù raccolta sotto il manto della Madonna di Don Bosco ».

Il fotografo apposta la macchina: di tutti i gruppi « Ricordo » di quelle indimenticabili feste, quello è il gruppo veramente salesiano; quello è il sigillo al lavoro di quindici anni, con cui, tra i giovani, D. Versiglia ha preparato il nuovo Vicariato, e quello è pure il più lieto pronostico che il suo nuovo lavoro avrà quel costante rigoglio di vita, che caratterizza la cristiana giovinezza.

Il ritorno è un semplice duplicato.

La giornata, l'insediamento, le feste sono chiuse col chiudersi di quell'obbiettivo della macchina fotografica, che per opera impensata dell'amorosa Provvidenza ha fissato su una stessa carta il passato e l'avvenire, e desta sul labbro di chi la contempli, la parola della compiacenza e della fiducia sicura: « Il Vescovo Salesiano, anche in terra cinese, è sempre degno figlio del Ven. Don Bosco ».

PAMPA CENTRAL

Una visita di Mons. Giacomo Costamagna alle Colonie «San Giuseppe e Spiga de Oro ».

Ci scrivono:

Nonostante l'avanzata età, il venerando Vescovo Salesiano Mons. Giacomo Costamagna ha voluto spingersi ancora a vedere le terre, che conobbero le sue prime fatiche apostoliche. Furono mèta le colonie di S. Giuseppe e Spiga d'oro, formate quasi esclusivamente da Germanici e Russi, ed assistite spiritualmente dal missionario salesiano D. Saxler.

A S. Giuseppe, quantunque giunto quasi improvvisamente e di notte, Monsignore ebbe accoglienza entusiastica ed affettuosa.

Davanti alla casa della Missione un coro di robuste voci intonò il « Te Deum» e il Vescovo missionario, commosso, pronunciò alcune parole di ringraziamento, ed invitò tutti alla solenne funzione dell'indomani.

Il giorno appresso i buoni coloni si trovarono tutti davanti alla casa della missione per condurre processionalmente il Vescovo alla cappella, distante un duecento passi. Precedevano una trentina di fanciulle biancovestite, che spargevano fiori sul passaggio, poi la schola cantorum in caratteristici costumi dai colori vivaci, in fine il popolo.

La processione, tra canti e preghiere, sfilò alla chiesa, riccamente ornata di fiori e di luci. Monsignore salì all'altare per la S. Messa, e al Vangelo rivolse alla popolazione la sua parola apostolica. L'entusiasmo suscitato fu tale che, al termine della Messa, una colletta fatta in favore dell'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico fruttò la somma di 700 pesos. Di fronte a tanta generosità Don Saxler propose d'istituire una sovvenzione perpetua per sostenere le vocazioni salesiane che sorgeranno nella Colonia; e la proposta venne accetta per acclamazione.

In vero, prima di questa festa erano stati inviati quattro giovani allo studentato Salesiano di Bernal, uno dei quali è già chierico e gli altri sospirano il giorno di ricevere l'abito ecclesiastico, lieti e fiduciosi di diventare colla grazia di Dio buoni missionari. Il Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausiliatrice vogliano premiare la buona volontà di questi coloni così generosi nel sostenere le Opere del Ven. Don Bosco, da cui ricevono il usassimo dei benefizi, quello della fede e dell'assistenza religiosa.

Il giorno seguente Monsignore, accompagnato da Don Saxler, s'avviò alla Colonia « Spiga d'oro », dove ricevette eguali accoglienze festosissime. Gli andarono incontro, a cavallo, di lontano molti giovani, a capo scoperto, e in vicinanza del paesello una devotissima processione di uomini e donne. Una banda improvvisata diffondeva le sue note festive, che erano alternate ai canti dei coloni, finche si giunse alla cappella. Monsignore celebrò la S. Messa, predicò e cresimò circa 2oo persone, tra cui molte della Colonia di S. Giuseppe.

Stretti attorno a Monsignore, tutti i maggiorenti del luogo presero parte ad un'agape fraterna e la gioia più schietta regnò quel giorno in tutte le famiglie.

Commoventissimo fu il discorso del Vescovo che doveva ritornare a Buenos Aires. Quei buoni coloni, dolenti di vederlo partire così presto, lo accompagnarono sino al confine della colonia, dove gli chiesero ancora una volta la benedizione. Ma un gruppo di giovani gagliardi volle essergli di scorta fino alla stazione di Baros, ove, al giunger del treno, s'inchinarono tutti a baciar l'anello al venerando Prelato, che aveva rinvigorito nei loro cuori i più vivi sentimenti di fede e di cristiane consolazioni.

La visita di Mons. Costamagna alle due colonie verrà ricordata per lungo tempo.

IL CULTO DI MARA AUSILIATRICE

Nel Santuario, il 24 del mese, si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: ed è il buon popolo di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorre alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*) Dalla Cina.

Un buon padre di famiglia, prossimo a ricevere il S. Battesimo, veniva legato e condotto alle prigioni mandarinali da un prepotente signorotto, senza motivo alcuno. I figliuoli e il vecchio padre ricorsero a me, perchè li aiutassi. Privo di grosse somme di denaro, unica ragione di vita o di morte presso i tribunali cinesi, ricorsi a Maria e, ricordando ai cristiani e catecumeni quanto sia potente la nostra Ausiliatrice, raccomandai di pregarla di cuore, perchè ci aiutasse in tale occasione. Recatomi in Mandarinato, non so neppur io che cosa abbia detto e in che lingua; so però che il Mandarino con la sua corte diedero ascolto alle mie parole e solo poche ore dopo il povero prigioniero innocente venne liberato dai ceppi e messo in libertà.

Questi bravi cristiani, insieme col sottoscritto, riconoscendo che tutto ciò lo si deve unicamente a Maria Ausiliatrice, compiono la promessa di farlo noto a mezzo del Bollettino Salesiano.

Il prigioniero liberato ha offerto L. 20 per l'erigenda chiesa di Maria Ausiliatrice in questa regione di Ki-Tam.

Jeong-Shan (Kwaug-Toung), 9 marzo 1921.

D. CARLO FRIGO,

Missionario Salesiano.

TORINO - 24 - III - 1921. - Mio marito venne preso da una terribile malattia, per cui dovette subire una operazione delle più pericolose e difficili. Il suo state, prima dell'operazione era così depresso, che nessuna speranza lasciava che potesse sopportarla. Con vivissima fede nella infinita bontà e onnipotenza di Dio, e nella protezione di Maria SS. Ausiliatrice e del Venerabile Don Bosco, che il povero trio marito aveva conosciuto personalmente alunno di Borgo S. Martino, noi pregammo e supplicammo perche ci fosse fatta la suprema grazia della guarigione di lui, padre di due bambine.

E la grazia venne completa e consolantissima. Parve che nuova vita venisse infusa nel misero corpo, che potè tollerare trionfalmente l'operazione e rimettersi in forze in breve tempo.

Per gratitudine facciamo una piccola offerta, lieti che sia resa pubblica grazia sul Bollettino.

IRENE PALAZZOLO e famiglia.

EL-ATHRAUN (per Ramleh - PALESTINA). - 15 - III - 1921. - Sotto un povero polacco, che dal 6 gennaio 1915 era in Italia come profugo. Sentiva una vocazione irresistibile a farmi religioso, e si frapponevano infiniti ostacoli, tra cui quello dell'età, avendo oggi 48 anni. Mi raccomandai a Maria Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco, che aiutò tanto le vocazioni religiose, ed ecco che il Signore esaudì i miei desideri. Poco alla volta tutte le difficoltà furono superate, e il 13 luglio u. S. entrava finalmente in questo monastero dei PP. Trappisti. Prego ora Don Bosco e Maria Ausiliatrice a ottenertisi la perseveranza e la grazia di unirmi al. Signore coi SS. Voti. Così troverò una morte felice in Terra Santa! O Maria Ausiliatrice, glorificate il vostro Servo Don Bosco all'onore degli altari.

Fr. CASSIANO, Novizio Trappista.

CAMAGNA - 8 - iv - 1921. - Dovendo assoggettarmi ad un atto operatorio, non seppi decidermi, sino a quando mi rivolsi alla Madonna di Don Bosco. Le preghiere mie e della mia famiglia ottennero da Lei questa decisione che mai avevo potuto prendere. Fui operato e sono guarito perfettamente.

Nel rendere grazie alla potente Ausiliatrice che accolse il mio voto ed esaudì, col sentimento della più profonda gratitudine rendo a Lei il mio tributo, con la preghiera di preservare me e la mia famiglia da ogni male e di assistermi sempre.

S. CANTATORE.

MESSINA - 3 - Iv - 1921. - Felice, o Maria, chi in Te confida, chi in Te spera!

Mi prostrai ai tuoi piedi nell'ora dell'afflizione, e Tu, benigna, mi esaudisti facendomi ottenere un posto d'insegnante come desideravo.

Riconoscente adempio la promessa, di rendere pubblica la grazia, della quale, rendo grazie a Te sola, o Madre di bontà e di benedizione!

EVELINA CIMINO.

ViGo Di FASSA (Trentino) - 5 - Iv - 1921. - Ai 27 luglio 1920 mia moglie Paolina Agostini accusò un lieve disturbo alla gamba sinistra, disturbo che in brevi giorni non era più capace quasi di muoversi. Inchiodata al letto veniva tutti i giorni visitata dal medico curante, ma anche con tutte le premure del sanitario la povera paziente andava sempre peggiorando. Chiamato, insieme col sanitario curante, altro medico, dal consulto veniva stabilito essere indispensabile un'operazione chirurgica. Siccome nella nostra povera valle di Fassa non esiste nessun ospedale, dovetti farla trasportare all'ospedale di Fesero nella vicina valle di Fiemme. Sentendosi sempre più aggravata, ricorse con tutta fiducia alla Madonna di Don Bosco, essendo assidua lettrice del Bollettino Salesiano, e ottenne la implorata grazia; l'operazione risultò benissimo, e dopo breve permanenza all'ospedale potè ritornare in seno alla sua famiglia, guarita perfettamente.

Adempio ora la promessa fatta di inviare una piccola offerta a favore delle Opere Salesiane colla preghiera di volerne far menzione nel Bollettino.

LUIGI PEZZEI.

MILANO - 24 - Iv - 1921. - Sono una povera madre, che ha avuto la disgrazia di perdere in poche ore un tesoro di bimbo meraviglioso per intelligenza e salute, di soli quattro anni! Sia fatta la volontà suprema! Dopo pochi giorni da sì grave catastrofe, l'altro mio bambino, di cinque anni, per la grave impressione subita si ammalò seriamente. Il medico dava diversi pronostici, poiche la malattia non si dichiarava. In un momento in cui il bambino sembrava più grave pel delirio continuo della febbre, terrorizzata al pensiero d'una seconda sciagura, ascoltai il consiglio di rivolgermi alla Santissima Vergine Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco con la promessa di pubblicare, se l'avessi ottenuta, la grazia. Ed eccotisi a sciogliere la promessa forse un po' in ritardo, rendendo grazie infinite per la guarigione ottenuta e raccomandandomi, perchè la Regina degli Angioli mi conservi per lunghi anni il mio, ora unico, bambino.

Che Tu sia eternamente lodata ed esaltata, o Vergine Santa!

TERESINA MONGUZZI.

TORINO - I - v - 1921. - Coll'animo riconoscente verso alla potente Ausiliatrice, adempiamo alla promessa fatta in giorni per noi molto tristi. Il nostro piccolo Ferdinando, di appena 18 mesi, ammalò con febbre fortissima, tanto che si temeva la meningite! Incominciammo con fede una novena alla Vergine Ausiliatrice e la febbre cominciò gradatamente a diminuire; ma disgraziatamente per una ricaduta si aggravò tanto da verificarsi una vera paralisi infantile che i medici chiamati a consulto denominarono tetanite; e dissero il caso molto grave. Di nuovo con grande fiducia ricorreranno alla cara Ausiliatrice e, con meraviglia nostra e del medico curante, in pochi giorni il bimbo ritornò allo stato normale, ed ora continua a migliorare rapidamente. Riconoscenti per tanta grazia, inviamo la nostra modesta offerta per le Missioni Cinesi, con preghiera di pubblicarla sul Bollettino.

Coniugi Rosso.

MONCRIVELLO - 14 - Iv - 1921. - Colpita da male violento, a Te ricorsi, o Maria, con fiducia, pel felice esito d'una dolorosa operazione, alla quale non mi sarei assoggettata, senza la fede nella Tua protezione, ed in breve guarii perfettamente. T'invocai in diverse altre circostanze e sempre Ti dimostrasti Madre benigna, specialmente due anni or sono, quando mio papà, in un grave pericolo,. minacciava di perdere la vsta.

Riconoscentissima adempio la promessa, unita niente alla famiglia, implorando la Tua materna protezione.

CARETTA LEOPOLDA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. C. di Como, Abigaille Marcantonio, Acci Fortunato, Adami Pierina, Ajachini Adele, Albo Vittoria, Anbrosio Chiaffredo, Ambrosio Luigia, Andelo dottor Ippolito, Anghileri Giovannina in Maroni, Angius Felice, Anlero Edoardo, Anselmi Rosa, Ardusso Giovanni, Arrigoni Teresa, Artisi Geronima, Associata del Circolo Maria Mazzarello di Torino, Atzori Albina, Avanzato Teresa Avesani Angela, Avesani Silvia, Avon Erminia, Azzaroni Pia in Mazzetti.

B) - B. R. di Ayas, B. R. G. di Torino, Bagini d. Antonio, Bagnati Clara in Miglio, Bagnolesi Livia, Balassi Enrica, Baldiraghi Maria, Balsano Concettina, Barba Giueppe, Barbera Filomena, Barlina Antonio, Barossi d. Ottavio, Battistella Matilde, Bedotto Pierina, Bellincini Anna, Beltramone Margherita, Beneducci Angelo, Benis Antonio, Bergamasco Celestina, Bernascone Franesca, Bernini Maria, Bertoldi Mons. Giov. arciprete, Bertoli Giovani, Bettini Betta, Bianchi Rosa, Bicchieri Pietro, Biglino Onorato, Blotto Adele, Bovino Lucia, Porcili Lucia, Borgatello Maria, Borghini Bice, Borlina Anna, Borroni Luigia, Braida Gioachina, Branca Graziano, Brugnetti d. Giuseppe, Brunella Giuditta, Buchi Emma, Burrellì Demetria, Bussi Luigina, Bussi Teresa.

C) - C. C. di Preseglie, C. D. F. di ***, Caccia Angelo, Calandrino Salvatore, Callesio Giuseppina, Calvetti Giuseppe, Calzana Carolina, Canavese Catterina, Canevali Ines, Cantatore S-, Capello Maddalena, Cappellazzi Giulia in Fin, Capra Anna, Carbonero Ernesta, Carignano Rosa, Carletti Elbana, Carlinovo Luigi, Cartellaro Clotilde, Carando-Cassinis, Caretta Leopolda, Casula d. Giovanni, Casolati Francesca, Catania Paolo, Cencigh d.. Antonio, Cerisara Maria, Cerri Carolina, Ciampell Eleonora, Ciancio Gioachina, Cocilovo Filippa, Colasanti Giacomina, Coniugi Rosso, Conte Maddalena, Conti Giacomina, Cortinovis Felice, Corvaja Elisa in Tita, Cravero Clara, Cresto Maria.

D) D. M. di Ayas, D. R. di Ayas, Debaudi Virginia, Decaroli Cesare riconoscente a M. Ausiliatrice per scam-. rato mortale pericolo, De Giacomo Maria, Dell'Oro Assunta, Delpio Vincenzo, Delponte Marina, Del Savio Meria, Del Signore Giovanni, Demo Marianna, Denicola Carolina, De Niccolò Antonia, Dentone d. Antonio, De Ronco G. Elena, Desandrè Antonietta, De Simone Luigi,

Di Cola Angiolino, di Francesco, Gaetano, Dondegnaz Luigi, Dondero Clementina.

E) - E. C. di Modena, Erculei Torio, Ex-Allieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Bellano.

F) - F. F. di Baldicheri, Facelli Maria, Famiglie De Beni, Desigello, Incutti, Saredo, Zanon, Fanales Concetta, Favero Antonio, Ferrami Albina, Ferrari Contessa da -Grado, Ferrero Elvelina in Lionne, Ferrero Margherita in Revelli, Ferruzza Giuseppina in Giuffre, Fiora Pietro, Fochesato Angelina, Fortò Vincenza in Cosenza, Foraboschi Giacoma, Forlani Maria in Dedé, Fortuzzi Nerina, Fossa Eugenia, Fracchia Santina,Francesconi Maddalena, Franchi Emilia, Fransco Giuseppe, Frangeretti Caterina, Freta Maria.

G) - G. C. di Pinerolo, G. G. di Saluggia, G. B. N. di Genova, G. M. di Sampeyre, Gabussi Stefana, taglione sarto e famiglia, Gallina Lionella, Gallo Maria, Gamba Teresa, Garancini Angela, Gardetto Domenico, Garelli d. Ignazio, Garino Francesca vedova Eynaudi, Gartner Emma, Gasparini Caterina, Gastaldi Gisella, Gavigli Rosina, Genghini Teresa, Geninò Angela, Gherardelli -d. Ferdinando, Ghia Maddalena, e famiglia, Ghiglione Giuseppe, Giarolla Francesca Maria, Gina Enrico, Ginocchio Ernestina, Giordano Pasqualina, Giorli Corinna, Giovannini Lilia, Golanelli Maria, Gratino Caterina, Grazio Emiliano, Grosso Giuseppina, Guerra Luigina, Gug.gione Don Carlo, Guiglia Carlo, Gulfi Margherita.

I) - Ingallina Vincenza, Invernizzi Margherita.

J) - Jaro Silvio.

L) - Ladio Veronica, Lagna Rosa, Lambertini e famiglia, Larini Maria, Legi Margherita, Lusardi Luisa in Zaninoni.

M) - M. B. C. di Valdagno, M. R. di Forlì, M. T. di ***, Magliaro Giuseppina, Magnini Ida, Manara Caterina Manca Antonietta in Caproni, Manfredi Serafina, Marmo Laura in Alessi, Monzon Angelo, Manzoni Caterina, Manziucci Angelina, Martinetto Lorenzo, Mascolino Concetta, Masini Silvia, Masserano Cecilia, Masseroni Angela, Massolino Camilla, Massobrio Maria, Matta Caterina in Cara, Matticari Dina, Mazzani Maurizio, Melis Maria Antonia, Mella Rita, Menatta Cesara, Menegolo Almerina, Menta Giovanni, Merlino Ernesta, Mezzana Rosina, Mezzano Giovanni, Michelotti Giannina, Mocci Maddalena, Modica Rosa in Lirosi, Momo Maria, Monguzzi Teresina, Montersini Angela, Morandi Giovannina in Arici, Morello Margherita, Musolino Domenica.

N) - N. N. di Catania, Controguerra, Cortenova, Lanzo Torineso, Pontedassio, San Lorenzo della Costa, Talamona, Verona; Natale Elisa, Nava Erminia in Brembilla, Negri Maria Pia, Nemesio eh. N., Nepi Rosa, Nina Giustina, Ninatti Maria, Nosenzo Maria.

O) - Occelli Tina, Oleotti Pasqua, Omedi Giuseppina, Onesti Angiolina in Gallo, Ormezzano Maria, Ottaviani Agata.

P) - P. M. di Savona, Pancheri Lucia, Pangeri Assunta, Panier G., Pappano Maria Salvatrice, Parodi Luigia, Pasinetti Carolina, Pasqualino Francesco, Pegorari Arinda, Pegorari Silvia, Pelutiero Caterina, Peretti Caterina, Peretti fratelli Peretti Rosa, Pezzei Luigi, Piergiovanni Adalgisa, Pigazzi Maria in Orlandi, Pignocco Rosa, Pilò Leonardo, Pilva Annina, Pinna E., Piretto Domenica e Onorina, Piretto Rosa, Piva Margherita ved. Santo, Piatania Giovanni, Poggi Frosia, Polese Maria, Pollina eh. Vincenzo, Pentani Flavia, Porrai Luigina in Callegaris, Povero Luigia, Puglisi Andea, Putzu d. Antonio.

Q) - Quaranta Filippo.

R) - Raggio Stefania, Rainelli Teresa ved. Lana, Ravazzin Regge, Realini Giovannina, Rebora Sofia in Martino, Recrosio Angiolina in Rossi, Regazzoni Don Paolo, Riccardi Luigi, Ricchiero Giacinta, Ricciardi Angelo, Rinaldi Maria, Ripamonti Francesca, Riva Maria, Rizzini Rosa, Rizzotti Giovanni, Robotti Teresa, Rocca Cecilia, Rosa Bartolomeo, Rossa Francesca, Rota Francesco, Rotto Vittorio, Rubin Elisabetta, Ruggia ch. Luigi, Rusconi e famiglia, Russo Filomena.

S) - Sala Elisa, Salvagni Giacomo, Sanguineti Teresa, Santa Placida, Santi Lucia, Sartori Marco, Sasso Delfino, Scaglia Giuseppe, Scelsi Marianna, Sintu Peppina in Tolu, Scottini Brigida, Serra Vittorina, Silvestri Giuseppe, Silvetti Teresa, Siniscalchi Elena, Sionis Maria, Siri Brigida, Sorelle De Agrò, Garlanda, Mattis, Milani, Peverati, Piasco, Piazzola; Sorgato Maria, Soso Vitina, Sottocornola Giuseppe, Spattini prof.ssa Elvira, Speri Adelaide, Spina Egle, Squillace Francesca, Sterpi Aida, Strocchi Giuseppina, Succi Maria.

T) -- T. A. di Monchiero T. P. di Bairo, S. P. S. di Padova, Terenghi Franca, Testa Teresa, Therisoz Maria, Tiberti Antonietta, Todde Assunta, Tognolini Giovanna, Tumassone Giovanni, Tome Maria, Tonelli Carmela, Trapletti L., Trincucci Vito, Trombini Anna, Trucci Maria in Torelli.

V) - Valfrè Luigia, Valinotti Laura, Vazzoler Caterina, Vercelli Jolanda, Veris Concettina, Viano Virginia, Vignuzzi Elisabetta e Giuseppina, Villata Luigi, Vincenzi Pio, Vinci Anna Teresa, Virdis Maria in Grazia, Viscardi Celestino.

Z) Zaccarelli Mauro, Zamberlan Rita, Zambonin prof. Giovanni, Zanchi Maria in Colombo, Zara Maurizia, Zotta Maria.

Degno d'imitazione.

Maria SS. Ausiiiatrice ci ha aiutati, ci aiuta e ci aiuterà.

Riceviamo, con questo titolo, e Pubblichiamo con riconoscenza la seguente relazione.

Molti sono i favori da me ottenuti ad intercessione della cara Vergine Ausiliatrice, ed imperitura sarà per Lei la mia riconoscenza.

Durante lo scorso anno lessi nel Bollettino Salesiano, come la guerra avesse accresciute la povertà e la privazione, non solo nella Patria nostra, ma in tutta l'Europa. E come ad alleviare tanta miseria, i figli di Don Bosco, sempre pronti all'appello, si fossero dati, con generosità evangelica, a nuove opere grandi, specialmente a benefizio di tanta povera gioventù, orfana ed abbandonata.

Sentii allora più che mai vivo in me il desiderio, di potere, in qualche modo, aiutare un pochino Opere sì belle e generose, mostrando pure in tal modo la mia riconoscenza a Maria Ausiliatrice.

Ma i miei mezzi sono limitati, i tempi difficili, e quasi con rammarico ne abbandonavo l'idea, quando mi venne un'ispirazione.

Mettendo a parte, ogni sabato, la piccolissima somma di dieci soldi, che unita alle spese settimanali può benissimo essere così usata da qualunque povera massaia, al fine dell'anno si formerebbe una sommetta da offrire per le Missioni Salesiane.

Comunicai la mia idea alle mie due figlie maritate, ed esse pure con entusiasmo l'adottarono.

Mio figlio, giovane impiegato, che è pure il mio mantenimento, vedendomi ogni sabato colla scatoletta in mano, mi chiese qual fosse il misterioso tesoro dentro nascosto, ed avutane la spiegazione offrì pure il suo obolo.

L'unica mia nipotina pure volle unirsi a noi, colla minuscola offerta d'un soldo per settimana.

Sono così quarantun soldi ogni sabbato, che, dal primo dell'anno in poi, entrano nella piccola Banca di Don Bosco.

Avendo letto dei bisogni urgenti delle Missioni, invece di aspettare sino al fine dell'anno, spedisco ora il raccolto del primo trimestre.

Nella fiducia che le mie povere espressioni, ispirino qualche pia lettrice ad adottare il semplice mezzo, ben volentieri vedrei pubblicata questa mia.

Una devota di Maria SS. Ausiliatrice.

RICONOSCENZA AL VEN. DON BOSCO

Nel parlar di Don Bosco, compiamo il dovere di protestare solennemente che non vogliam contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Don Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.

Tra i nostri emigrati.

Ad Estaçào S. Bernardo (Brasile), a cura del Vicario di S. Andrè, rev. D. Augusto Rizzi, e di alcuni zelanti Cooperatori, si sta allestendo una cappella in onore di Maria Ausilitrice. E già a tutti noto come la nostra cara Patrona dispensi, a piene mani, grazie e favori a quanti proteggono le Opere Salesiane: ed ora ci è caro rilevare che il Ven. Don Bosco benedice, a sua volta, chi zela il culto della sua celeste Ispiratrice. Ecco una lunga serie di grazie, ottenute. nello scorso anno dai buoni emigrati italiani di Estacào San Bernardo, quali ci vennero inviate dal prelodato Vicario, e che noi Pubblichiamo nella loro eloquente semplicità,