BS 1920s|1925|Bollettino Salesiano Marzo 1925

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO XLIX.   TORINO, MARZO 1925   NUMERO 3.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: Un insigne Cooperatore cinese. - Il Tempio di Gesù Adolescente. - Le visite di una Santa a Torino. - Indulto Apostolico a favore delle Missioni Salesiane. -- Nel 68° anniversario di Domenico Savio. - Ricordando il Ven. Don Bosco. - Esposizione Missionaria Vaticana.

Un appello degli orfanelli di Shillong. - Attraverso i territori della Patagonia Sett. - Quaranta giorni di escursioni nella regione di Indanza. - li Vicariato di Shiu-Chow nel 1924. - Nuovi centri d'evangelizzazione nel Congo. - « Atti della S. Sede ». - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Azione salesiana. - Notizie varie dall'Italia e dall'Estero. - Cooperatori defunti.

Un insigne Cooperatore cinese.

Presso la città di Shanghai, una quindicina d'anni fa, c'era un ampio e vecchio cimitero, divenuto il deposito di ogni sorta d'immondizie, il rifugio della gente più povera e di tutti i mendicanti sconosciuti, il luogo dove venivano esposti i bambini morenti, che finivano subito di esser preda di cani affamati, tantochè un pagano sentì compassione di quelle piccole vittime e fece costrurre un tempietto chiuso, con due fori, per i quali i poveretti in seguito venivan gettati entro, e morivano senz'essere sbranati dai cani...

Oggi, su quell'area, circondato da ameni giardini sorge un gruppo di case, alcune costrutte all'europea, ben arieggiate, fornite di luce elettrica, acqua potabile e ogni comodità moderna: un vero piccolo villaggio, e di una certa eleganza, dove un eroe della carità ha raccolto ogni miseria della popolosa Shanghai: malati, vedove, orfani, vecchi, vecchie, ciechi, storpi, matti, deficienti, le vittime dell'oppio, carcerati infermi, giovani degenerate... insomma quanti urge la povertà più squallida, o l'abbiezione senza nome: un 16oo persone! Nel centro è una modesta casa per 16 Suore della Carità, le quali, aiutate da numeroso personale indigeno, hanno la cura di quest'opera evangelica; e di fronte alle Suore è una grande cappella, dove tutti i beneficati, non impediti, si raccolgono ogni giorno per le preghiere.

Questa meravigliosa opera di beneficenza, una delle più grandi di tutta la Repubblica Celeste, si inaugurava il 19 marzo 1913 col nome di Ospizio di San Giuseppe, fondata e diretta da un uomo ammirabile, Giuseppe Lo Pa Hong, l'apostolo di Shanghai.

Cattolico fervente, membro del Municipio, direttore della Compagnia dei Tramways Cinesi e di altre grandi imprese commerciali ed industriali, notissimo e assai stimato nel gran mondo di Shanghai da europei e cinesi, da cattolici, da protestanti, e dai pagani, Giuseppe Lo Pa Hong discende da una antichissima famiglia, convertitasi alla fede tre secoli or sono.

Quando, pochi anni fa, alcuni influenti personaggi cominciarono a pensare all'erezione di un grande ospedale-asilo pei poveri, devolsero senz'altro il mandato al bravo signore, che incominciò a profondervi una parte vistosa del suo patrimonio, poi aperse una sottoscrizione, e i sussidi affluiron copiosi. Chi avrebbe osato rifiutargli un'offerta? Così sorse la casa benefica e si trovarono i fondi per il suo funzionamento gratuito. In media, le spese quotidiane sommano a 300 sterline, e le 300 sterline non mancano.

Si vuol sapere, in breve, il bene che compie quest'Ospizio?

In un anno vi furono accolti, temporaneamente, 3441 uomini, malati, poveri, o destituiti di ogni mezzo, e 804 donne, senza contare gli orfani ed i bambini; e ben 82.694 malati esterni vi trovarono cure e medicine.

Dal 1913 ad oggi più di un milione di persone vi ebbe in qualche modo assistenza ed aiuto!

Di più, e questo è ancor più consolante, sebbene i mezzi finanziari provengano in maggior parte dai pagani, tuttavia lo spirito che regna in quest'asilo è eminentemente cattolico: basti il dire che in un anno vi si battezzarono 1319 moribondi, 62 adulti e 443 fanciulli, e che in un sol mese l'Ospizio conteneva 415 cristiani e circa 5oo catecumeni.

Quale il segreto di tali meraviglie?

Lo Pa Hong è un cattolico esemplare. Ogni mattina serve la S. Messa nella Cappella dell'Ospizio e si accosta alla Comunione; poi fa un giro per tutte le corsie, e, se gli affari glielo permettono, è felice di spiegare il Catechismo agli ammalati e ai ragazzi; e i due figli maggiori lo assistono in questo lavoro. Unico suo ideale è la carità cristiana: la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

Promotore principale di ogni opera e festa di carità e di beneficenza, anche quando un malfattore è condannato a morte, egli ne è subito informato dalla Polizia o dall'Amministrazione Militare; ed in persona, o per mezzo di altri, corre ad illuminare il condannato perchè si converta e riceva il battesimo.

Allo stesso scopo visita di frequente gli ospedali pagani e protestanti, chè dappertutto, per la grande ammirazione che riscuote, ha libero ingresso.

E tanto lavoro - chi lo crederebbe? - non gli basta. Presidente della U. A. C. S. (Unio Actionis Catholicae Sinensis), cioè dell'« Azione Cattolica della Cina», ogni domenica, di buon mattino, va in automobile nei quartieri dei poveri o in qualche paese vicino, che non ha alcun missionario, e predica a quella povera gente, e battezza vecchi e moribondi. Pochi missionari, forse, amministrano annualmente tanti battesimi in « articulo mortis », quanti il cav. Lo Pa Hong, fatto, meritamente, cavaliere dell'ordine di San Gregorio Magno, da Benedetto XV.

Simpaticissimo ed assai influente, si è procurato due intelligenti e generosi cooperatori: il sig. Tsu, proprietario di un dock e di una grande fabbrica, e il sig. Lin, proprietario di una miniera di carbone. Similmente ha ottenuto che il Governo Cinese chiamasse le Suore di San Vincenzo de' Paoli alla direzione del grande Ospedale di Pechino e del Brefotrofio civico di Wenchou.

In casa, poi, è il padre più affettuoso (ha nove cari figliuoli), e il gentiluomo più squisito. Ospita volentieri Vescovi e Missionari di passaggio a Shanghai. Nella sala di ricevimento tiene una grande statua del Sacro Cuore, cui volle consacrata la famiglia: un'altra gran sala l'ha dedicata a Maria SS., quella da pranzo a San Giuseppe, ad ogni stanza ha dato il nome di qualche Santo; nè manca una bella cappella privata!

Se la Cina avesse parecchi uomini dì tal tempra, la sua conversione al cattolicismo sarebbe presto compiuta!

Ancora. Dal 192o, tre altre grandi opere vennero suscitate dal cav. Lo Pa Hong a Shanghai:

I) Un grande Ospedale per malattie infettive, presso l'Ospizio di San Giuseppe, dove sono accolti gratuitamente tutti i colpiti di colera, di peste, di cancro, ecc., ricchi o poveri, cristiani o pagani. I ricchi, se vogliono, fanno un'elemosina; ma ciò che sta più a cuore al fondatore sono le anime degli ammalati; ed egli li avvicina tutti senza paura, li consola, li istruisce, e, ben preparati, li battezza.

II) Un altro Ospedale, intitolato al Sacro Cuore, eretto nel 1923 a Yang Tsz Po, un po' fuori di città, affidato alle cure delle Religiose del Sacro Cuore, e diretto con lo stesso spirito di carità cristiana.

III) Un grande Orfanotrofio per i poveri fanciulli abbandonati. Da dieci anni il cav. Lo Pa Hong pregava i Salesiani di recarsi a Shanghai per occuparsi della gioventù povera, e solo l'anno scorso il nostro Rettor Maggiore Don Rinaldi potè accogliere le insistenti domande e promettere che entro il 1924 saremmo andati a Shanghai.

E la promessa, con grande sacrificio, venne mantenuta! Don Garelli ha già telegrafato che i 17 Missìonari Salesiani partiti per Shanghai son felicemente arrivati, e già al lavoro.

Il nuovo Orfanotrofio, quando sia ultimato, sarà capace di accogliere 5oo poveri fanciulli! E il cav. Lo Pa Hong, da bravo Cooperatore e ammiratore entusiasta di Don Bosco, desidera che i Salesiani entrino in altre grandi città della Cina per salvar la gioventù...

Voglia esaudirlo il Signore, e in modo... che possa ancor coi suoi occhi veder sorgere nuovi Istituti Salesiani in altri grandi centri, e, se è possibile, nella stessa Pechino. I Cooperatori d'Italia e di tutto il mondo, pieni di ammirazione, non mancheranno d'innalzare a questo fine fervidi voti!

Il Tempio di Gesù Adolescente.

Come è noto ai lettori, è vivissimo desiderio del signor Don Rinaldi d'inaugurare solennemente, entro l'anno 1925, il nuovo Tempio che si sia erigendo a Torino, in Borgo San Paolo, ad onore di Gesù Adolescente e della Sacra Famiglia. Sarà l'omaggio ufficiale della Società Salesiana e dei suoi Cooperatori al Divin Salvatore in quest'Anno Santo.

I lavori sono a buon punto; ma col ritorno della buona stagione urge spingerli alacremente, senza indugio e senza ulteriori interruzioni; e per ciò è indispensabile, o cari Cooperatori e Cooperatrici, la vostra ampia cooperazione.

Il Signore largheggerà di benedizioni con chi ci verrà in aiuto!

Le visite di una Santa a Torino.

Verrà, ben presto, annoverata tra i Santi la Beata Maddalena Sofia Barat, nata il 13 dicembre 1779 a Joignv, piccola città della Borgogna sulle sponde della Yonne, a circa 90 miglia da Parigi sulla strada di Lione; e tra le città che hanno speciali ragioni di rallegrarsi della sacra apoteosi è Torino, perchè la grande Fondatrice delle Religiose del Sacro Cuore, dopo aver aperto in questa città un suo istituto nel 1823, vi si recava dieci anni dopo e vi restava più mesi, memorandi nella sua vita.

La nuova fondazione si compì per volere di Re Carlo Felice e della Regina Maria Cristina, sua consorte: e il Conte di Ferrère, primo scudiere, la Marchesa di Barolo, il sig. De Maistre, figlio del celebre scrittore, e il Marchese de Villa Hermosa, capitano delle guardie nobili, furono incaricati di compierla: e l'istituto venne aperto nell'antico convento, denominato « il Crocifisso », precisamente dove ora è il R. Politecnico.

Giova anche ricordare come i rapporti della Corte con le nuove religiose si fecero frequentissimi e ogni giorno più intimi. La Regina Maria Teresa vi si recava senza farsi annunziare, e talora sorprendeva le alunne allo studio, al refettorio, alla ricreazione, amando osservare il loro contegno in mille piccole cose, che pur tanto rivelano del carattere, dell'indole e delle tendenze, segnatamente nei giovani. E ammirandone la riservatezza gentile e l'affabilità e genialità del carattere, non tardò a scegliere tra le ex-allieve le sue dame di Corte, felice di rilevare: « Da quando ho a Corte le allieve del S. Cuore nessuna dama oserebbe più presentarsi in abbigliamento men che decente ».

La Barat venne a Torino nel 1832, in pietose condizioni: non poteva camminare senza far uso delle stampelle. E disastroso assai era a quei tempi il passaggio del Colle di Tenda. La via usciva improvvisamente dinanzi ad una montagna, conica, ripidissima, quasi a picco, sulla quale era necessario trascinarsi per ore ed ore. Coperta da un manto di nevi perpetue, in quell'anno nessuno l'aveva ancor valicata. E la Barat con alcune compagne la salì al lento passo dei cavalli; ma, giunta alla cima, vide che non avrebbe potuto tentar la discesa altrimenti che in treggia. Ventidue uomini, allora, accorsero in suo aiuto, tolsero le ruote alla vettura, si attaccarono a questa e la trascinarono giù con rapidità spaventosa. Nella carrozza era rimasta solo la Madre, impotente a muovere un passo, mentre le compagne si studiavano di scendere a piedi, armate, come alpinisti, di lunghi bastoni ferrati, affondando nella neve sino al ginocchio e affrettandosi anche, perchè il capo delle guide additava all'orizzonte il celere approssimarsi di una bufera, la quale scoppiò con violenza al loro entrar nella valle.

« Dio e i suoi Angeli ci hanno protette in questo viaggio pericoloso! » - scrisse la Madre arrivata a Torino! E la casa ove era giunta, era tale da procurare al suo cuore particolari dolcezze; qui, liberandola dall'infermità, il Signore faceva rifluire in lei una nuova vita.

Da tre anni, per una caduta, si era così malamente slogato un piede, che, dopo altre cadute, era rimasta incapace di muoversi senza stampelle. E la fervente comunità, poco dopo il suo arrivo, ai primi giorni di giugno, cominciò una novena alla Vergine Addolorata, con fede di vederla guarita. Ricorse anche all'arte medica; e questa, aiutata da tante preghiere, riuscì inaspettatamente ad ottenere il prodigio, e il 17 giugno, la Beata potè scrivere: « Ringraziate nostro Signore e la Vergine, che fanno tanti miracoli in questo paese, ove la fede regna in tutta la sua purezza; e, posso aggiungere, in questa casa, ove la SS. Vergine è amata particolarmente ».

Guarita, si recò alla villa della Marchesa di Barolo, detta il « Casino », poco fuori di città, che era stata ceduta alle sue Religiose; e, là, appese un ex-voto all'altare della Madonna.

Quella dimora piacque molto alla Santa: « un luogo solitario, scriveva, questa stupenda campagna, ove le nostre religiose si stabiliscono l'estate con le loro bambine. E un terreno poco esteso, ma ove tutto è magnifico. I viali d'alberi superano in estensione quelli della nostra casa di Parigi: e gli alberi verdi vi sono in gran quantità e così elevati, che non rammento aver mai visto delle cime sì alte. È una solitudine deliziosa, dove non si sente altro che il canto degli usignuoli ». E vi passò alcuni giorni in ritiro spirituale, che, dicono i biografi, gettò nuovi fasci di luce sull'anima sua.

Ma grande era la stima e la venerazione che già riscuoteva per le sue virtù: e, nei mesi che si fermò a Torino, insieme con la Regina Maria Teresa, si recavano per edificarsi presso di lei, la Duchessa di Lucca, sposata a Carlo Ludovico, più tardi duca di Parma, e la giovane Cristina di Savoia, che doveva portar sul trono di Napoli la virtù di una santa. La Marchesa di Barolo, poi, non sapeva distaccarsene.

La venerata Fondatrice lasciò Torino alla volta di Roma, dopo averne dato l'annunzio alle case dell'Istituto; fece una piccola sosta a Senigallia, presso la contessa Cherubini; volle anche visitare la S. Casa di Loreto, dove si accostò alla S. Comunione con infinita tenerezza; e il 25 ottobre giungeva a Roma, ove restò sino ai primi di giugno del 1833, visitata e ricevuta più volte in udienza da Papa Gregorio XVI, e poi riprese la via di Francia.

Fece ancora una visita a Torino nel 1835; e la scuola delle povere, aperta da vari anni per deliberazione sua, presso l'istituto delle figlie dei nobili, la commosse. Non vi si ammettevano che le fanciulle di nove anni, e: «D'ora innanzi - disse la Madre - si ricevano di ogni età: le più piccole sono quelle che Nostro Signore ama di più! »

Qualche altra breve visita fece ancora la Santa al Monastero del Crocifisso prima del 1847, nel qual anno le religiose dovettero abbandonare la città.

Ma, dopo quasi quarant'anni, queste vi tornarono, e, sulle orme della santa Fondatrice, silenziosamente ed intensamente vi ripresero a lavorare « nel ministero sublime della cristiana educazione e formazione,... nelle sfere più alte della società », « dove - così diceva il S. Padre Pio XI il 28 dicembre u. s., dopo la lettura del Decreto, approvante i miracoli proposti per la solenne Canonizzazione della Barat - più grave è bene spesso la necessità... Non è, infatti, un doloroso privilegio riserbato alle classi più povere

LA POVERTÀ DI TUTTE PIÙ VERA E PROFONDA, CIOÈ LA POVERTÀ DI FEDE, DI SPIRITO RELIGIOSO, DI IMPOSTAZIONE RELIGIOSA DI TUTTA LA VITA.

Troppo spesso, invece, sono le classi elevate e ricche quelle che più mancano di questi tesori, SENZA DEI QUALI NON V'È RICCHEZZA CHE MERITI QUESTO NOME ... ».

Ed e è ancora oggi veramente Provvidenziale l'opera della Beata Maddalena Sofia Barat, e... grandi frutti possiamo e dobbiamo ancor attenderne per la gloria di Dio ed il bene delle anime. Alcuni di questi frutti, nè i meno preziosi, si posson facilmente constatare. Se in circoli alieni dallo spirito cristiano un elevato e cristiano senso di femminile dignità si è conservato e si conserva, se in ambienti molto, troppo mondani, sono sempre anime che sentono e mostrano e non si vergognano di mostrare, pur senza ostentazione, tutta la dignità della vita cristiana nel contegno, nella conversazione, nell'abbigliamento; che hanno la forza di non lasciarsi travolgere anche quando più forte è la fascinazione della fugacità; e, come purtroppo tante altre supinamente, non si sottomettono all'impero di una moda che troppo spesso impazzisce e... imbruttisce deonestando, ciò si deve in gran parte a quella scuola di squisita e solida educazione cristiana che la Serva di Dio ha saputo così bene stabilire e largamente propagare ».

Il forte rilievo del S. Padre confermi le nostre Cooperatrici - dalle nobili signore alle virtuose popolane - nel proposito di combattere con la parola e con l'esempio il dilagare di una moda invereconda, che osa sfacciatamente penetrare nella Casa stessa di Dio ed appressarsi anche alla Mensa Eucaristica!

Al rev.mo Clero.

Indulto Apostolico a favore delle Missioni Salesiane.

Il S. Padre Pio XI, accogliendo una supplica del rev.mo nostro Rettor Maggiore, inoltrata a Sua Santità dall'Em.mo Card. Laurenti, Prefetto della S. Congregazione dei Religiosi, ha benevolmente concesso che si possano percepire dai Superiori Salesiani, per destinarle a vantaggio delle case di formazione dei Missionari, le elemosine delle Messe binate, applicate secondo la loro intenzione. Torniamo a ripetere, per comodità dei revv. Sacerdoti che binano, il documento:

Beatissimo Padre,

Il Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana, prostrato al bacio del S. Piede, espone alla Santità Vostra quanto segue:

Ogni giorno più si rende urgente il bisogno di accrescere il numero di zelanti Missionari per estendere il Regno di Gesù Cristo tra gl'infedeli. A questo fine la Pia Società Salesiana ha sempre cooperato con le sue migliori energie. Quest'anno, per dare nuovo impulso a quest'opera, che stava molto a cuore al Ven. D. Bosco, ha iniziato una novella istituzione destinata unicamente alla retta e completa formazione di coloro che nella Pia Società intendono dedicarsi al ministero delle Missioni.

Gli aiuti della Divina Provvidenza vengono già in soccorso alla detta istituzione. Ma essendo innumerevoli i bisogni a cui si deve sopperire, e desiderando favorire più largamente la coltura di buone vocazioni missionarie anche in mezzo ai giovani poveri e privi di ogni mezzo di fortuna, e perciò incapaci di prestare qualsiasi retribuzione negli anni della loro formazione, il Rettor Maggiore dei Salesiani implora umilissimamente di poter percepire l'elemosina delle Messe binate, applicate secondo le intenzioni dei Superiori Salesiani, destinando le medesime a vantaggio delle Case di formazione di Missionari.

Che della grazia, ecc.

EX AUDIENTIA SS.mi diei 17 Octobris 1923.

SS.mus D. N. Pius PP. XI, referente infrascripto Card. Praefecto S. Congregationis Negotiis Religiosorum Sodaliurn praepositae, benigne annuii pro gratia, iuxta preces, AD TRIENNIUM, facta mentione huius Rescripti in libris Missarum. Contrariis quibuscumque non obstantibus.

Datum Romae, die, mense et anno, ut supra.

C. Card. LAURENTI, Praefectus. Maurus M. Serafini Ab. M. Secretarius.

Nei 68° anniversario di Domenico Savio.

Una delle più care figure degli amici e discepoli di Don Bosco, che insieme con lui vivranno nella storia, è quella di Domenico Savio, alunno dei primi tempi dell'Oratorio.

Nato a Riva di Chieri il 2 aprile 1842, dopo una vita adorna di ogni virtù, volò al premio celeste da Mondonio d'Asti il 9 marzo 1857, a quindici anni!

Il 9 corrente, quindi, ricorre il 68° anniversario della sua morte, e numerosi fedeli e istituti - son molti che lo fanno ogni giorno - si prostreranno innanzi alla sua tomba nel Santuario di Maria Ausiliatrice. Ma più numerosi ancora saranno quelli che nell'intimo delle loro anime lo ricorderanno e lo invocheranno cori fede in ogni parte della terra.

Il Servo di Dio Domenico Savio conta amici e grandi ammiratori tra i giovani e tra gli adulti. Basta ricordare ciò che scrissero di Lui uomini venerandi per ingegno e per dignità e per età, tra cui Vescovi, Arcivescovi e Principi dì Santa Chiesa. Basta ricordare le parole del Cardinale Agliardi: « Noi vecchi, ed io mi avvio agli ottant' anni, ci .sentiamo umiliati dinanzi ad una virtù gigante in un giovane quindicenne!...» Ma, è naturale, come diceva lo stesso Principe di Santa Chiesa., « che chi è ancora nel fiore dell'adolescenza » venga stimolato dal profumo delle sue virtù « a fare i primi passi della vita sul sentiero della pietà cristiana ».

Nelle case salesiane di Spagna si va diffondendo un'Associazione giovanile che zela lo sudo e l'imitazione del giovane Servo di Dio, chiamata: « I Legionari di Domenico Savio ». La prima di queste nuove associazioni - nuove quanto al nome e all'apparato esterno del programma, identiche, nelle finalità, alle Compagnie religiose fondate dal Ven. Don Bosco nei suoi istituti, specie alla Compagnia dell'Immacolata, promossa dallo zelo del giovane Servo di Dio - sorse nella casa di Siviglia.

Noi preferiamo chiamarle « GLi AMici DI DoMENIco SAVio »; ed eccone, quali potrebbero essere accolte dappertutto, le linee statutarie.

Gli " amici" di Domenico Savio.

I. - Gli «Amici » di Domenico Savio son buoni, allegri, studiosi, entusiasti giovinetti, che si uniscono in società per meglio imitarlo.

II. - L'iscrizione è volontaria; e nessuno dev'essere espulso dall'associazione. Se uno non ne fosse più degno, gli altri eserciteranno su lui un intenso apostolato di carità, fino a renderlo migliore.

III. - Gli «Amici » son di tre classi: aspiranti, elettivi e consiglieri.

x) Gli aspiranti si impegnano a leggere e ad ascoltare volentieri la vita di Domenico Savio e a parlar molto di lui fra i compagni. Si studieranno, anche, di diffondere il motto del Servo di Dio: « La morte ma non peccati », e lo ripeteranno ogni giorno.

2) Gli effettivi si obbligano agli stessi doveri degli aspiranti, di più ad imitare Domenico Savio in queste virtù:

a) la pietà, con la confessione settimanale, la Comunione frequente e la visita quotidiana al Santissimo Sacramento;

b) la purezza, evitando esemplarmente le conversazioni men che oneste, le parole basse e triviali e qualsiasi pericolo contro l'angelica virtù, come certi libri e periodici cattivi, e cinematografi e teatri;

c) la carità, amando i genitori e rispettando i superiori, aiutando i compagni, non burlando mai i difettosi, non mormorando mai.

3) I Consiglieri s'impegnano agli stessi doveri degli aspiranti e degli effettivi, ed inoltre attendono all'organizzazione dei gruppi ed alla propaganda, ed hanno la cura di assistere i nuovi allievi, sull'esempio di Domenico Savio.

IV. -Tutti porteranno un distintivo con l'effigie del Titolare; e fedeli al motto « LA MORTE, MA NON PECCATI », combatteranno anche il rispetto umano e la negligenza nei propri doveri.

V. - Faranno propri tutti gli ideali di Domenico Savio, cioè l'amore a Gesù in Sacramento, alla Vergine, alla Chiesa, al Papa, a Don Bosco, ai genitori, ai compagni.

VI. - Zeleranno, concordi, la buona riuscita delle feste religiose e la vita espansiva delle ricreazioni e delle passeggiate, con canti religiosi, scolastici, patriottici e salesiani.

VII. - Sarà anche loro ideale la glorificazione di Domenico Savio, e perciò:

a) reciteranno tutti i giorni un Pater per la sua Causa di Beatificazione e Canonizzazione, e faranno ogni anno una piccola offerta allo stesso scopo;

b) il 9 d'ogni mese si accosteranno con fervore alla S. Comunione, applicandola per il buon esito della Causa del Servo di Dio;

d) commemoreranno solennemente il 9 marzo, anniversario della morte del Servo di Dio, possibilmente con un omaggio collettivo di tutto l'istituto, rileggendo pubblicamente gli Statuti dell'Associazione.

VIII. - Durante le vacanze, procureranno di essere altrettanti piccoli apostoli, secondo la loro capacità, sugli esempi del Servo di Dio.

IX. - Ogni giorno, ogni ora, ogni istante, cercheranno di compiere esemplarmente il loro dovere.

Ricordando il Venerabile Don Bosco.

Nel 1887, a S. Siro in Genova.

Conobbi Don Bosco personalmente a Torino, ma dove ho constatato la grande fama di santità in cui era tenuto, fu a Genova, nel 1887, dove mi era recato per prendere il diploma da maestro.

Di quei giorni veniva annunziata una conferenza sulle Opere Salesiane nella chiesa di San Siro. Mi recai anch'io a quella volta, e fermatomi al di fuori per veder arrivare Don Bosco, molti, credendomi forse del suo seguito, mi domandavano con insistenza da qual parte sarebbe arrivato, e mi pregavano che ottenessi loro una benedizione speciale.

Non appena lo videro giungere, sorretto da Don Rua e da un altro sacerdote, tutti gli s'inginocchiarono dinnanzi, e con lacrime, piene di santa speranza, gli domandavano una benedizione, chi per sè, chi per qualche caro ammalato, chi per altre intenzioni. M'inginocchiai anch'io, e gli baciai la venerata mano.

Ricordo, come fosse oggi, che in San Siro tenne la conferenza Mons. Omodei-Zorini, e che Don Bosco, a fianco di Mons. Magnasco, Arcivescovo di Genova, stava seduto di fronte al pulpito. E fin d'allora mi persuasi vieppiù della grande venerazione in cui era tenuto il Servo di Dio da quella folla di genovesi che gremivan San Siro, perchè, non ostante la parola forte ed eloquente dell'oratore, tutti tenevano continuamente gli occhi sul volto del Venerabile.

Da quel giorno mi recai a grande fortuna d'avergli potuto baciare la mano e, dopo la sua morte, non ho lasciato passare un giorno senza rivolgere anche a Lui le mie povere preghiere!

Somano (Alba), 30 gennaio 1925.

SaC. BORELLo AMABILE, Arciprete.

Il pilonetto di Maria Ausiliatrice sulla strada di Valsalice.

Il Venerabile Don Bosco incontrò un giorno una religiosa del Sacro Cuore, che era venuta da Chambéry per accompagnare a casa alcune allieve torinesi, e le disse:

- È passata or ora davanti alla loro casa. - La nostra casa? - interrogò la suora perplessa.

- Sì, non l'antica casa di una volta, ma quella che avranno tra poco.

In quel tempo - narrano le Religiose del S. Cuore nulla faceva prevedere che si sarebbe ritornate a Torino. La cosa però non passò inosservata, e una delle Assistenti Generali, nel 1883, si occupò di una seconda fondazione a Torino dicendo:

- Ho fiducia nelle parole di Don Bosco; Maria Ausiliatrice ci otterrà una casa a Torino!

E la prima villa presa in affitto fu trovata il giorno 24 maggio: e la seconda, che fu poi ampliata, a Valsalice, fu messa per riconoscenza sotto la protezione di Maria Ausiliatrice.

A ricordo fu costrutto il pilonetto con l'immagine di Maria Ausiliatrice, che si vede sulla strada di Valsalice, dove, verso il giardino, si dipinse Maria SS.ma, sotto il titolo di S. Maria del Fiore.

Torino, 9 gennaio 1925.

La Superiora delle Religiose del S. Cuore.

Per la Beatificazione del Venerabile Giovanili Bosco.

Nell'Elenco, o Nota delle Congregazioni dei Sacri Riti da tenersi nell'anno 1925 (Cfr. ACTA APOSTOLICAE SEDIs, n.° di gennaio u. s.) si legge: « 30 GIUGNO - CONGREGAZIONE ANTIPREPARATORIA SOPRA LE VIRTÙ DEL VEN. SERVO DI Dio GIOVANNI Bosco ».

Quest'anno adunque, Anno Santo, e Cinquantenario delle Missioni Salesiane, e per altro motivo a noi particolarmente caro, l'ultimo giorno del mese del Sacro Cuore di Gesù s'inizierà l'esame delle virtù del nostro Venerabile Fondatore.

La notizia giungerà carissima ai suoi figli e cooperatori in ogni parte della terra, e sarà comune il proposito d'innalzare in quel giorno - anzi ogni giorno, non appena ricevuto l'annunzio - le più affettuose e fidenti preghiere perchè Iddio affretti la glorificazione dell'umile suo Servo.

Avremmo particolarmente caro che nei centri di Missione, i nostri confratelli, sacerdoti e laici, procurassero di far comprendere l'importanza dell'atto che si compirà, ai nuovi cristiani, specialmente ai piccoli alunni delle scuole e degli orfanotrofi. Potrà non esaudire il Signore le preghiere di quella anime innocenti, le quali Lo hanno conosciuto ed hanno imparato ad amarLo per lo zelo del Venerabile?

Torneranno assai accette al Signore anche molte Sante Comunioni e devote Visite al SS. Sacramento al medesimo scopo. Vogliano accrescerne il numero anche i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici.

LE MISSIONI SALESIANE

Esposizione Missionaria Vaticana.

Il Santo Padre ha concesso un'udienza particolare a quanti, con la direzione e con la preziosa collaborazione, contribuirono alla buona riuscita della Mostra Missionaria, che è una nota caratteristica del presente Giubileo, come quella che dimostra, con l'eloquenza dei fatti, l'estensione del regno di Gesù Cristo e l'unione dei popoli più svariati nello stesso ovile e sotto lo stesso Pastore.

L'udienza ebbe luogo nell'Aula Concistoriale il 5 gennaio u. s., e vi parteciparono, col Comitato dell'Esposizione e i Sottocomitati e i tecnici e la direzione della rivista ufficiale, tutti i membri degli Istituti Religiosi, che hanno esposto e collaborato alla Mostra.

Non appena giunto nell'aula, accompagnato dall'E.mo Card. Van Rossum, il S. Padre diede a baciare la mano ai presenti e donò a ciascuno una medaglia commemorativa. Quindi, rispondendo all'indirizzo di omaggio pronunciato dal Card. Van Rossum, disse di avere vivamente desiderato il momento di poter esprimere ai presenti la sua soddisfazione e la sua paterna riconoscenza per quanto avevano « così bellamente » compiuto per il buon successo della Mostra Missionaria. Che se essi si sentivano ricompensati alla certezza di aver consolato il cuore del Padre Comune, maggiormente dovevano allietarsi pensando che hanno consolato il cuore di Gesù stesso, perchè l'onore di Gesù, congiunto all'onore della Chiesa, fu l'unico intento del Santo Padre che ideò la Mostra e di quelli che vi si adoperarono; come per l'amore e per l'onore di Gesù tanti nostri confratelli « faticano e combattono sulle frontiere della verità, in faccia alle tenebre, proprio nei punti più avanzati, nelle trincee prime di questa magnifica divina lotta, che da secoli arde via via in tutto il mondo per il trionfo della verità e del bene ».

Il cuore del Papa si commosse al richiamo dei Missionari « molto lontani di luogo, ma tutti così vicini a noi », e si disse lieto di vedere che « anche in questo mondo le loro fatiche, i loro sudori, le loro pene, la loro passione hanno fruttificato e fruttificheranno ancora per tutto questo Anno Santo, a quello stesso intento e verso la stessa mèta, alla quale li sacrava la loro nobile e santa vocazione ».

Un buon frutto intanto, si è già raccolto - osservava il Santo Padre, - ed è la stima e l'attenzione alla grande opera delle Missioni, come ne fanno fede « le impressioni esternate anche da alti luoghi e da intelligenze elette, colte di ogni coltura, ricche di ogni esperienza, impressioni come di bella sorpresa davanti a questa magni fit a rivelazione. Evidentemente l'opera vostra ha fatto questo, che molti, i quali delle Missioni Cattoliche non avevano altra idea che quella di un'opera molto pia, molto devota, di anime buone di sacerdoti, di religiosi, di monache, hanno veduto trattarsi invece di un'opera di un'importanza mondiale, di tanto valore universale, non soltanto religioso, ma anche civile... ».

Un appello degli orfanelli di Shillong.

« Nell'Orfanotrofio Sant'Antonio di Shillong è in fiore la Compagnia di Maria Ausiliatrice e giorni sono, con una certa qual aria di mistero e di solennità, una commissione invitò l'amato direttore a presenziare un'adunata straordinaria e:

» - Padre, - gli dissero, - quando tu eri gravemente ammalato e stavi per andare in Paradiso, noi abbiamo pregato tanto. Promettemmo poi alla Madonna, se tu rimanevi ancora con noi, di costrurre nella cappella un bell'altare con angeli e con santi. Perche, tu lo sai, Gesù non ha ancora un bel posto. Noi siamo poveri! Abbiano solo i soldi della cassa della Compagnia. Prèndili tu; èccoli: sono per l'altare...

» Chi vorrà aiutare gli Orfanelli di Sant'Antonio?... Chi donerà ad essi un altare « con santi e con angeli?... »

Chi scrive è lo stesso Missionario, che ci inviò l'altro appello per la bandiera del Papa: e « sentiti ringraziamenti - egli aggiunge - per la pubblicazione dell'appello per ottenere la bandiera del Papa. Ho impegnato vari ragazzi di pregare ogni giorno per i Benefattori che ci procureranno la bandiera o il necessario per provvederla... ».

Una pia persona ha già inviato al Sig. Don Rinaldi una somma al pio scopo, ma non è sufficiente... Attendiamo il concorso di altre anime buone.

Attraverso i Territori della Patagonia Sett.

(Lettera del sac. Luigi Cencio al sig. Don Rinaldi).

Bahia Bianca, 21 novembre 1924. Rev.mo Sig. Don Rinaldi,

Si è iniziata in questa Repubblica, colle solennissime feste e Congressi di Buenos Aires, la celebrazione del Cinquantenario delle Missioni della Patagonia, ed io credo che debba tornare particolarmente caro a Lei e ai nostri Cooperatori un ragguaglio di una Missione di due mesi, che nonostante le altre mie occupazioni, potei compiere tra gli Indii del Territorio del Neuquén, che vivono sparsi nelle valli delle Ande, non lungi dalla nostra residenza di Junín de los Andes.

Nella Tribù di Painefilu, sulle sponde del Malleu. - Un'esortazione del cacico.

La prima visita, in compagnia del nostro Don Bonacina, fu alla tribù del cacico Mariano Painefilu, sulle sponde del fiume Malleu.

Questa tribù conta 29 famiglie indigene, con circa 215 persone, sparse qua e là, in una zona di 18o Kmq. Potei far sapere a quella povera gente, solo due giorni prima, che mi sarei recato a visitarla; e tuttavia, quando giunsi, trovai un'ottantina di persone appositamente riunite. Era il tempo della tosatura delle pecore, e gli indii non son soliti interrompere un tal lavoro con tanta facilità!

Le gentilezze, dico vere gentilezze, che quella buona gente volle usare col missionario, cominciarono prima di giungere all'abitazione del cacico. Un buon numero di indii ci venne incontro, e man mano ci avanzavamo, se ne aggiunsero altri, formando una vera scorta di onore.

Arrivati al luogo della riunione, feci loro una breve istruzione, celebrai la Santa Messa, e distribuii a ciascuno una medaglia di Maria Ausiliatrice e ad ogni famiglia una bella immagine della Celeste Patrona, perchè la collocassero nel posto di onore nella propria abitazione. Posto d'onore per modo di dire, chè in quelle abitazioni, senza porte e senza finestre, posto d'onore vuol dire un punto un po' alto, ove non possono giungere le mani dei bambini.

Avvicinandosi la sera, quando noi avevamo già avuto la consolazione di aver amministrato il Santo Battesimo a 34 bambini, e tutti si disponevano a ritornare alle loro capanne, il cacico montò su di un bianco cavallo e, stando in mezzo ai suoi due figli, parlò alla gente raccolta:

« Non affrettiamoci a ritornare alle nostre case; ma accompagniamo, finchè ci è possibile, i Missionari. Essi sono i Ministri di Dio, essi pregano perchè Dio benedica noi ed i figli nostri, perchè ci dia una messe copiosa, perchè allontani da noi le infermità, perchè ci mandi a suo tempo la pioggia... I Missionari ci vogliono molto bene e ci aiutano sempre. Noi siamo ignoranti, e sono essi che ci difendono. Fu questo Missionario che nel maggio u. s. mi accompagnò dal Ministro di Agricoltura per difendere i nostri diritti, contro coloro che volevano toglierci 3000 ettari di terreno. Fu questo Missionario che parlò al Presidente della Repubblica per noi e disse al Ministro che nessuno si deve intromettere nella tribù, e il Ministro diede ordine telegrafico al Governatore perchè facesse uscire l'intruso che tutti conoscete. Come questo, così lavorano molto per noi tutti i Missionari di Junin, ed io ho l'incarico di dirvi: -Mandate là i vostri figli, saranno ricevuti nel Collegio Salesiano; e le vostre figlie, che verranno raccolte nel collegio delle Suore di Maria Ausiliatrice. Là saranno vestiti bene, là si darà loro da mangiare, là si educheranno bene; ed una volta istruiti, essi stessi sapranno difendere i nostri interessi. Nessuno parta, senza salutare i Missionari e senza ringraziarli di quanto hanno fatto per noi ».

Finito il discorso, tutti gli indii vennero a ringraziarci devotamente, come aveva detto il cacico; e solo dopo cominciarono a separarsi e dirigersi alle proprie capanne. Allora anche Don Bonacina ed io montammo a cavallo e ci dirigemmo all'Alto Malleu.

Nella regione superiore di questo fiume trovammo una ventina di famiglie, in tutto circa 115 persone, che sollecitarono anch'esse, con vive istanze, la protezione del Missionario.

Verso il Lago Huechú Lafquén. - A Pedra Mala,

Ritornati alla nostra residenza di Missione di Junin de los Andes, mi rimisi in viaggio da solo il di seguente verso il Lago Huechú Lafquén. Accompagnato dall'indigeno Yaituqueo (Giovanni, Antonio, Noè) che, conoscendo bene il castigliano poteva farmi da interprete per l'araucano, per aspri e tortuosi sentieri mi diressi al grandioso lago, lungo più di 5o Km., largo più di 10 Km., profondo più di 200 metri; e sulla sponda destra di questo lago romantico, dai sempre nuovi e splendidi panorami, ebbi il piacere d'incontrare e catechizzare un'altra ventina di famiglie, la maggior parte indigene.

Il primo giorno dell'anno celebrai la Santa Messa in casa di un nostro caro amico, cooperatore salesiano, sig. Pietro Novaa, e distribuii cinque Comunioni. Era dinanzi ad un vulcano spento, chiamato « Lanin », di quasi 3000 metri di altezza, in mezzo a boschi secolari, ricchi di legnami preziosissimi, di molti ruscelli di acque cristalline, e di sorgenti di acque minerali e termali: un incanto di bellezze naturali!

Il giorno dopo celebrai la .Santa Messa in casa del mio compagno di viaggio, dove si radunarono una trentina di persone, che assistettero con gran devozione alla S. Messa. Yaituqueo fece la S. Comunione; la moglie, invece, non potè, essendo svenuta pel digiuno. Erano le 11,30 quando arrivai alla loro capanna. Distribuii là pure una medaglia a ciascuno, e una bell'immagine di Maria SS. Ausiliatrice ad ogni famiglia.

Anche nella parte superiore del lago, chiamato « Pedra Mala », incontrai 23 famiglie, con 240 persone, e mi assicurarono che in quel punto non era mai stato il Missionario. Infatti trovai varie famiglie con molti bambini, che aspettavano il Santo Battesimo!

A S. Martin de los Andes. - La tribù di Curruhinca.

Tornato nuovamente a Junin de los Andes, non tardai a rimettermi in viaggio col mio caro amico Yaituqueo. Costeggiando il fiume Chimehuín, passammo a cavallo due dei suoi affluenti, il Corrué ed il Quilquihue, e inoltrandoci sempre più nelle Ande arrivammo dopo nove ore di ameno cammino al romantico paesello di San Martin de Los Andes, sulle sponde del Lago Lacar, tra superbe montagne, coperte di selve secolari, bagnate da numerosi ruscelletti, serpeggianti per ogni dove e formanti altissime cascate di acque cristalline. Un posto incantevole, che non ha nulla da invidiare agli splendidi panorami della Svizzera e della Savoia!

È questa la residenza prediletta del nostro intrepido Don Zaccaria Genghini, tanto stimato e amato da tutti, che, a forza di stenti e sacrifici, è riuscito ad edificarvi una devota chiesetta parrocchiale ed una umile casetta per i Missionari: ed ha ottenuto dal Governo anche uno spazioso terreno per le Suore di Maria Ausilia trice. Il caro Don Genghini mi ricevette con la più grande allegrezza, mi presentò alle autorità e alla popolazione: e il giorno seguente, sopra di un vaporino, mi accompagnò a visitare il Lago Lacar, che ha più di 35 Km. di lunghezza e una profondità spaventosa.

Sulla sponda destra di questo lago vive la tribù di Curruhinco, che numera 35 famiglie con 280 persone. Abbiamo visitato questa povera gente, e tutti ascoltarono con divozione la S. Messa, la prima che si celebrava in quella foresta: ed abbiamo anche amministrato 18 battesimi e 25 cresime. Qui pure ci trattarono con molto rispetto e ci ringraziarono con commozione, rendendo infinite grazie al Signore di tanto favore.

Sapendo il bravo cacico che era mia intenzione di spingermi fino al Lago Nahuel-Huapí per visitare tutte le capanne sparse nel cammino, mi accompagnò nel ritorno a San Martin, e mi si offerse per guida.

Nelle Cordigliere non è tracciato alcun cammino, e bisogna essere quanto mai pratici dei guadi dei fiumi che si debbono attraversare; quindi, senza una guida, non si può intraprendere un viaggio. Al nostro arrivo a San MarUn eran giunti da Buenos Aires alcuni universitari recentemente laureati, chi in legge, chi in medicina, i quali, sapendo che il più pratico dei luoghi era precisamente Curruhinca, si diressero a lui, perchè facesse loro da guida. Il cacico rifiutò recisamente dicendo che aveva promesso di accompagnare il Missionario e voleva esser di parola. Vennero allora da me, ed io ben volentieri li avrei accontentati, dato che essi pure volevano recarsi al lago Nahuel-Huapí, e così saremmo stati compagni di viaggio. Ma a me non era possibile rimandare, com'essi volevano, la partenza. Non contenti, tornarono dal cacico, e gli offersero una buona somma di denaro... Inutilmente! Curruhinca voleva troppo bene al Missionario e non mi abbandonò.

Al Lago di Nahuel Huapì. - S. Carlos de Bariloche.

Salutato il caro Don Genghini e gli amici di San Martin, mi rimisi in viaggio sotto la protezione dei Santi Angeli Custodi, col buono e cristiano cacico. Fu un viaggio assai lungo, di oltre 20o Km., e assai difficile, per sentieri impraticabili, tra le selve delle Ande superbe.. , in un continuo saliscendi, faticosissimo. Passammo a guado vari fiumi pericolosi, come il Meliquina, il Caleufu, ed il Traful, sempre a cavallo e, grazie a Dio, senza alcun male.

Così potei visitare tanti poveri indii, sparsi qua e là, animarli alla vita cristiana, e benedire le loro famiglie, le loro terre e il loro bestiame.

Il buon Curruhinca mi fu generoso dei più delicati riguardi: pensò a tutto. Mi procurava il vitto dagli indii suoi amici; alla notte mi preparava il letto con due grosse coperte di quelle tessute dagli indii stessi, piegandole nel mezzo; ed io vi aggiungeva, per cuscino, la sella del cavallo.

Dopo quattro giorni di viaggio faticoso, finalmente giungemmo al maggior lago della Patagonia, Nahuel Huapì. È un piccolo mare, assai profondo. Si estende tra le Ande, ricoperte di selve interminabili, in uno dei tratti più romantici dell'Argentina, con un clima relativamente temperato, ed una vegetazione esuberante: è un punto delizioso e poetico, di grande avvenire.

Ed è in questo luogo che duecento anni or sono gli indii massacrarono i primi Missionari della Compagnia di Gesù, saliti dal Chili per civilizzare la Patagonia. Sulla terra bagnata dal sangue di quei martiri sorge ora il paesello di San Carlos di Bariloche, con 2000 abitanti; ed in mezzo al paese è la fiorente Missione di San Carlo Borromeo, con la parrocchia dell'Immacolata e l'Ospedaletto San Luigi.

Il buon direttore e gli altri confratelli mi ricevettero esultanti di gioia per la visita inaspettata, trattandomi con squisita carità. Anche il buon cacico Curruhinca si fermò due giorni e fece ogni mattina la Santa Comunione. Sapendo leggere un po', mi chiese una storia sacra e per tre ore di seguito restò assorto in tale lettura, e prima di partire mi pregò di fargliene avere altre copie, perchè vuole che i suoi figli e tutta la sua tribù la leggano ed imparino.

In fine mi licenziai anch'io dagli amati confratelli e, attraversando i territori del Neuquén e del Rio Negro, giunsi felicemente a Bahia Bianca, ringraziando di cuore Maria SS. Ausiliatrice per le consolazioni accordatemi.

Ella pure, rev.mo Don Rinaldi, si degni benedire le nostre Missioni della Patagonia, che abbisognano di forti e zelanti Missionari, i quali possan compiere di continuo queste escursioni evangeliche per visitare le singole tribù e le famiglie che vivon solitarie; e benedica anche i fiorenti collegi di questa città di Bahia Bianca, e il suo

aff.mo Figlio in Corde Jesu Sac. Luici CENCIO.

Quaranta giorni di escursioni nella regione di Indanza (Equatore).

(Relazione del Missionario Salesiano Don Carlo Crespi al Sig. Don Rinaldi).

Amatissimo Padre,

Lo aveva promesso alla nostra cara Madonna che mentre a Torino riceveva l'apoteosi solenne e grandiosa di centinaia di migliaia di fedeli devoti, a Lei avrei fatto pur giungere l'umile, l'umilissimo omaggio dei miei carissimi Kibaros così superbi, così materialisti, così refrattari a qualsiasi forma di culto esterno.

Appena, quindi, ritornato dall'esplorazione alle origini del Santiago e spedito il materiale per l'esposizione di Roma, accompagnato da due « Indios » della Sierra m'internai nell'epoca più impropizia e più pericolosa tra le foreste che fanno capo alla sede missionaria d'Indanza.

Sensazionale assalto di un toro infuriato.

Il viaggio di andata questa volta fu uno dei più disastrosi. Appena uscito da Gualaceo pacifico, tranquillo, nelle mani di Dio, come il magnifico sole che trionfante s'elevava nel vasto orizzonte, un boato spaventoso mi toglie dalla serena meditazione della prodiga natura. Non feci tempo a voltarmi indietro che un toro infuriato, dimenando spaventosamente le corna, per lo strettissimo cammino fu sopra la mia bestia paziente. Da una parte la roccia si elevava a picco, dall'altra l'abisso si sprofondava verso il fiume San Francisco. La morte era certa, inevitabile. Scendere a terra voleva dire o slanciarsi a capofitto nel burrone o gettarsi in balia alla furia del mostro; rimanere in sella voleva dire condividere le sorti della sanguinosa battaglia...

La mia povera bestia impari alla lotta versava sangue da ogni parte. Innalzai il pensiero all'Ausiliatrice, offrii la mia vita in olocausto per la conversione del Kibaros, ed all'istante il mostro infuriato, data una terribile cornata alla pancia della mula salvatrice, sfiorando per un millimetro la mia gamba destra, alzandosi ferocemente sulle gambe posteriori ed emettendo boati spaventosissimi si voltò precipitosamente indietro, mentre robusti Indios che già avevano tesi robusti lacci riuscirono a farlo cadere ed a renderlo impotente.

Levai gli occhi al Cielo, pensai alla grande parola di Don Bosco: « Abbiate fede e vedrete che cosa sono i miracoli », e continuai tranquillamente il cammino ripieno di una tenerezza, di una soavità, che credo solamente ai Missionari Iddio suole concedere.

La vergine foresta.

Lo spavento, però, prodotto nei miei poveri Indios che mi credevano schiacciato dalla orribile furia e «fatto polvere » secondo una loro frase, non mi permise di arrivare alla miserabile capanna, ove solevo risposare la notte.

Una nebbia fittissima ed un nevischio ci accompagnò fino all'ultima cima della Cordigliera, e quando ci apprestavamo a discendere alla zona orientale, gli ultimi bagliori di un divino tramonto, fantasticamente colorato, ci annunciavano vicinissime le tenebre.

Fu giocoforza innalzare la tenda militare in una spianata umidissima, freddissima, senza legna per accendere il fuoco, nella regione infestata dagli orsi.

Che fare? Per evitare la funesta umidità mi gettai colla corona in mano, con una diecina di camicie e panciotti che avrei dovuto regalare ai selvaggi, su due latte di petrolio e passai la notte. Verso le due un orribile temporale sembrava volerci annientare. Passò però presto, ed alla prima, bellissima aurora, celebrata la Santa Messa coll'altare rivolto al lontanissimo Oriente, potemmo riprendere la ripida discesa.

Amatissimo Padre, non sto a descriverle la prodigiosa forza vegetativa di questa regione. Ci sono boschi preziosissimi dell'albero della China, ci sono legnami pregiati; e sopratutto qui impera la forza delle acque. Oh! se vedesse amatissimo Padre, che cascate magnifiche, e per abbondanza d'acque e per spontaneità di disegni e per altezze favolose! Quanti milioni di cavalli di forza elettrica si potrebbero sviluppare! E pensare che siamo appena a 20o chilometri dal Pacifico!

Qui sopratutto si ammirano le più svariate forme di muschi, di licheni, di felci nane ed arborescenti! Può, quindi, immaginarsi con che avidità ho potuto lungo il cammino saziare la fame scientifica, al punto da fare tutto il viaggio a piedi per permettere il trasporto di tante meraviglie sulla mia mula salvatrice. Ho visto poi per la prima volta altre specie di orchidee, superbe, magnifiche, di un vivissimo color giallo, slancianti, dagli altissimi alberi, sul l'orlo di precipizi, la preziosissima inflorescenza. Ma come fare a raccoglierle?

Anche questa volta per puro peccato scientifico fummo sorpresi dalla notte nella foresta, ma non soffrimmo tanto come nella precedente ed il giorno appresso, con qualche incidente di cadute, arrivammo alla sede della Missione, attesi dai confratelli Don Falco e Don Plà, ma sopratutto dai Kibaros e dai coloni.

Magnifica visione di fede.

Riposai un poco alla domenica, visitatissimo dai selvaggi, curiosi di sapere se avevo portato molte cose, e combinai con lo zelante Don Plà il piano di azione per il lavoro apostolico.

Il primo giorno ci slanciammo al nord, a marcie forzate, a piedi, e verso sera arrivammo alla imboccatura della bella. valle incisa dal fiume Juinganza, ove si va sviluppando una colonia di Indios Quichua.

Appena ci videro i primi coloni, s'innalzò una voce concorde di giubilo, di festa, come all'apparizione di una visione celeste: giovani, adulti, vecchi venerandi ci si gettarono ai piedi, baciandoci religiosamente le mani, visibilmente commossi. Quando, poi, seppero che ci saremmo fermati tre giorni, che Don Plà avrebbe celebrato un triduo di predicazione per prepararli al Precetto Pasquale e che avrebbero avute due Messe al giorno, fu una festa di paradiso.

Subito baldi giovanotti si sparsero nella foresta ad avvisare gli altri coloni e nella notte oscura e piovigginosa, come anime doloranti e fantasmi di morte, per sentieri pericolosi ed impossibili, ci vedemmo giungere tutti i cristiani alla capanna di ritrovo, fatta di bambù.

Causa la stagione piovosa, si dovette subito pensare al luogo più decente da convertirsi in cappella.

Un pollaio... convertito in cattedrale.

Non rimaneva che un porticato ricoperto di paglia e disputato da porci, buoi e galline. Ma un pollaio ci parve più imponente. Sloggiammo subito, quindi, i superbi volatili, pulimmo magnificamente il terreno, con quattro pali improvvisammo l'altare, adornandolo con sempreverdi forestali e con fiori olezzanti, e sul pavimento gettammo le tende militari come pomposo tappeto.

Alla Celeste Ausiliatrice, sorridente dall'altare, due miserabili candele legate ad un palo facevano luce, ma ai suoi piedi ardevano d'amore circa 30 cuori di poveri Indios, spinti dalla miseria nella foresta, ed esuli, erranti, l'invocavano come stella consolatrice. Terminato il Santo Rosario e la predica, spenti i lumi, ci addormentammo nel Signore e all'indomani, al primo sorgere dell'aurora, celebrammo le Sante Messe.

Che musica! che concerti! Ogni tanto le vacche muggivano, i porci grugnivano all'insolita novità, qualche gallina voleva ritornare al regno perduto.

Profanazione dei sacri misteri, parrebbe a prima vista! Eppure, credo sieno state poche le Sante Messe celebrate ed ascoltate con tanta divozione, con tanto fervore, con tanto strazio di cuore; e Gesù benedetto discese sull'umile altare, come discendeva tanti secoli or sono nell'umile capanna di Betlemme.

In cerca dei selvaggi.

Terminata la Santa Messa, Don Plà rimase ad instruire i coloni ed io mi slanciai nel profondo della foresta in cerca dei lontani Kibaros per far loro un po' di catechismo, ma sopratutto per fare spargere in tutta la valle la voce che dopo pochi giorni un Missionario sarebbe andato a visitarli nelle loro case per celebrare per la prima volta la Santa Messa e per portare le sante benedizioni di Dio. Potei infatti, dopo sei ore di marcia forzata, sotto una pioggia infernale, trovare una famiglia Kibara dispostissima verso i Missionari. La permanenza non si potè prolungare di molto, e subito dovetti, a rotta di collo, rifare la via del ritorno.

Verso notte, più morto che vivo, arrivai alla cattedrale pollaio. I coloni mi aspettavano ansiosamente e preoccupati del lungo ritardo. Recitato il Santo Rosario e fatta un'efficace esortazione, si poterono udire tutte le confessioni.

Il mattino seguente commovente fu la cerimonia della Comunione Pasquale e della distribuzione di un'immagine di Maria Ausiliatrice.

In pochi minuti si potè scegliere definitivamente il luogo ove fabbricare una bella cappelletta, e con la più profonda commozione ci separammo da tanti amici, intraprendendo il faticosissimo calvario del ritorno alla sede missionaria.

Il lunedì seguente ci preparammo a visitare i coloni e Kibari del Tzarambiza, Partidero, e Peña Bianca. Sono queste le incantevoli posizioni che, come gemme preziose, brillano nella bellissima valle d'Indanza.

I coloni sono pochi, una ventina in tutto, divisi in quattro aziende, nel modo più barbaro ed irrazionale, mancando tra di loro qualsiasi stimolo di emulazione.

(Continua)

Sac. prof. CARLO CRESPI Missionario Salesiano.

Il Vicariato di Shiu Chow nel 1924.

Abbiam ricevuto da S. E. Mons. Luigi Versiglia, Vicario Apostolico di Shiu Chow in Cina, copia del resoconto ufficiale sul lavoro missionario svolto dal 1° gennaio al 15 agosto 1924 nel suo Vicariato; e non appena ne prendevamo conoscenza, ci sgorgava dal cuore un inno di ringraziamento al Signore.

Eccone un sommario fedelissimo.

Guerra... e lavoro.

I disordini della guerra e della pirateria, non solo continuarono con le conseguenti preoccupazioni per i Missionari, ma crebbero spaventosamente. Certe regioni son divenute affatto impenetrabili, e in altre se vi si può arrischiare il sacerdote europeo, non vi si può recare il catechista indigeno, perchè correrebbe pericolo di essere preso e fatto prigione. Una delle Kuneon, o vergini cinesi, fu fatta prigioniera il gennaio scorso, e, solo con molti stenti, si riuscì a liberarla dopo sei mesi di prigionia.

Il lavoro, quindi, si è aggravato sulle spalle dei nostri confratelli, che, oltre l'assistenza laboriosa delle loro residenze, dovettero e devono sobbarcarsi alla fatica delle singole catechizzazioni randagie, opera ardua, nella quale non potranno durare a lungo se non arrivano solleciti aiuti; « ma la necessità porta così - dice Monsignor Versiglia - e ciascheduno senza esitazione, sprezzando se stesso, vi si sottopose di tutto buon grado, verificando col fatto quanto diceva già l'Apostolo di se stesso: Nec facio animam meam pretiosorem quam me. Con vero orgoglio prendo l'occasione per dare questo pubblico attestato ai miei confratelli ».

Opere nuove.

A Shiu Chow si è aperta una Casa di formazione per nuovo personale salesiano, per assicurar una preparazione più consona ai bisogni del luogo; e - aggiungiamo noi - in essa eran già raccolti alla fine del 1924 diciotto aspiranti missionari, Italiani e Cinesi.

L'Istituto delle Kuneong, o Vergini Cinesi, è entrato in un periodo di completa formazione; cresciute di numero le componenti, alcune prestan già servizio nei distretti; e si sta preparando un apposito regolamento per metterle sulla via di un vero istituto religioso indigeno.

Anche le Scuole Professionali Don Bosco sono un fatto compiuto. Benchè in modo modesto, funzionano già le scuole di tipografia, di sartoria e calzoleria, nelle quali si cura la formazione professionale degli alunni e, insieme, la loro educazione religiosa e morale: sono quindi, un vero catecumenato pei fanciulli della Missione.

Così pure la Scuola Femminile, che esisteva da qualche anno, passata nelle mani delle Figlie di Maria Ausiliatrice, è divenuta un vero collegio con internato ed esternato. Peccato che la ristrettezza del locale e la deficienza dei mezzi non abbiano ancor permesso di darle il dovuto sviluppo, essendo un'opera, da cui la Missione attende preziosi aiuti.

Nuove chiese e residenze.

Varie cristianità, e di una certa importanza, non avevano ancora nè una cappella, nè un luogo decente per le radunanze, e vennero provviste dì cappelle e di residenze.

Così a Ly Heu Kiao, distretto di Nam Yung, col concorso generoso degli stessi cristiani, si è costruita una graziosa cappella, capace di 500 persone, e, presso la cappella, la piccola residenza per il Missionario.

La cristianità di Ho Si, presso Shiu Chow, era costretta a radunarsi in una sala dell'Orfanotrofio di San Giuseppe; e per la generosità di uno dei nostri confratelli, che volle destinar a ciò il patrimonio lasciatogli dai defunti genitori, anch'essa ha visto sorgete una bella chiesa, capace di 5oo persone.

La cristianità di Ki Tan, una delle più antiche del distretto di Yeong Shan, si trovava fino a ieri nelle stesse condizioni; ed anch'essa, grazie alla generosità di un nostro benefattore di Hong Kong, oggi ha la sua chiesa e la sua residenza.

Così avvenne anche nella cristianità di Yi Teu Sui, appartenente allo stesso distretto.

In altri luoghi si sono fatte importanti migliorie alle residenze, alle chiese e alle scuole. La residenza di Lin Kong How, ad esempio, d'ora innanzi potrà egregiamente servire al suo scopo, ed offrire ai confratelli che salgono da Canton o discendono da Shiu Chow, specie a quelli che vanno o vengono da Lin Chow, una stanza ove saranno ospitati con cordialità fraterna.

Altri frutti consolanti.

Nei distretti di Lok Chong, Ying Tak e Yan Fa, si è compiuto un intenso lavoro per l'istruzione dei singoli cristiani, col visitarli nelle loro case, nelle ore più propizie, e si ebbe per risultato che molti, i quali da lungo tempo non frequentavano più i Sacramenti, ora son quasi tutti tornati a questa pratica. salutare.

I distretti di Nam Yung e Chi Hing furono i più tribolati dalle invasioni militari e dalle scorrerie dei pirati, e dolorosissime, quindi, le condizioni a cui furor ridotte quelle povere popolazioni. Lo spirito di sacrificio dei nostri Missionari attirò l'ammirazione di vari centri pagani, i quali, avvicinati dal Ministri del Signore, acconsentirono a distruggere le superstizioni e ad avviarsi al vero culto.

Meraviglioso incremento delle scuole.

Nella città di LIN Chow, dove già da qualche anno era aperta una buona scuola femminile, si è aperta anche la maschile, con i due corsi completi d'istruzione primaria. E fu tale il concorso degli alunni, da rendere insufficienti i non piccoli locali: ed è tanto l'entusiasmo sorto per la disciplina e l'ordine che regnano in quella scuola, che altre scuole della città, sostenute da pagani, vogliono mettersi sotto l'assistenza del missionario, il quale, nonostante le gravi occupazioni, ha già dovuto promettere di recarvisi a quando a quando a tenervi qualche conferenza.

Anche a Tung Pi, nello stesso distretto di LIN CHow, dov'è una cristianità fiorente, s'erano costruiti, a fianco della Chiesa, due locali assai ampi per una scuola maschile e femminile, che fino all'anno scorso furon più che sufficienti al bisogno: e il metodo educativo di Don Bosco, praticato a dovere, creò loro tanta simpatia che molti ragazzi, non solo pagani, ma protestanti, abbandonarono le loro scuole per recarsi alle nostre; cosicchè al principio dell'anno scolastico 1923-24 i locali non furono più capaci neppur per la sola scuola maschile. Premurosamente ci vennero in aiuto i cristiani, e con una sottoscrizione si raccolse tanto da comprar una casa attigua, dove si mise la scuola femminile.

Ora a Lin Chow e a Tung Pi urge metter mano a nuove costruzioni per non arrestare lo sviluppo che prendono le varie opere missionarie.

Nella stessa regione diedero buon risultato le passeggiate scolastiche. Gli alunni, con i maestri e, a capo, il Missionario, recandosi ora all'uno or all'altro dei villaggi principali, destarono ammirazione per la loro disciplina e la schietta allegria. Così pure, s'iniziarono con buona riuscita le riunioni scolastiche degli alunni di varie scuole, nelle feste principali delle varie cristianità.

Anche nel distretto di Yeong Shan si è aperta una nuova scuola che non si era potuto aprire in passato, e in altri distretti le scuole aumentarono di numero, e dove non si potè aumentare le scuole, aumentarono gli allievi.

1217 alunni... verso la Fede!

In breve, nell'agosto del 1924 le scuole maschili eran salite da 13 a 23 e gli alunni da 381 a 698; e le scuole femminili da 12 a 19 e le alunne da 196 a 519.

In quasi tutte le scuole i maestri son cristiani e quindi l'insegnamento del catechismo ha il posto d'onore; e nelle poche in cui non si potè mettere il catechismo quale materia di programma, il Missionario, servendosi delle disposizioni governative che prescrivono per ogni classe tre lezioni settimanali di morale, si vale di queste ore per fare o far fare da maestri competenti la scuola di religione.

Così questa massa di gioventù - 1217 anime, tra ragazzi e ragazze, - non solo va legandosi alla Chiesa Cattolica con sentimenti di simpatia e di rispetto, ma ne beve a poco a poco la dottrina... Il resto, lo speriamo fermamente, in tempo non lontano lo farà il Signore!...

Il programma del nuovo anno.

Nel nuovo anno missionario (1924-25) Mons. Versiglia si propose:

1) di dare tutto l'impulso possibile all'Opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice a favore delle fanciulle, per cui è necessario costrurre un collegio di sana pianta, non essendo più capace la dimora attuale;

2) di dar sempre maggior impulso alle scuole maschili e femminili;

3) d'istituire vari catecumenati in vari punti della Missione, ove raccogliere in tempi convenienti i catecumeni adulti troppo rozzi o troppo dispersi da poter essere facilmente istruiti nelle loro case.

Ma per questi e per altri bisogni occorrono mezzi, e la Missione di Shiu Chow, come le altre Missioni Salesiane, non ha proprio nulla, oltre la carità dei benefattori!...

Ogni parola di più sarebbe superflua!... Il nostro Rettor Maggiore Don Rinaldi sarà ben lieto di trasmettere a Mons. Versiglia e ai vari Capi di Missione le offerte che gli verranno inviate.

Nuovi centri d'evangelizzazione nel Congo.

(Lettera del Missionario Salesiano don Enrico Bufkens al sig. don Rinaldi). Elisabethville (Katanga), 26 ottobre 1924.

Rev.mo Padre,

Durante le sei settimane di vacanza dei nostri alunni europei, ho potuto vivere la vera vita del missionario. Mi permetta di riferirgliene alcuni particolari e sopratutto alcuni risultati consolanti, coi quali la misericordia di Dio, per intercessione della nostra buona Madre Celeste, ha voluto benedire i nostri deboli sforzi.

Come le dicevo nell'ultima mia relazione sulla missione di Shindaika, in data del luglio passato, era mio desiderio di visitare alcuni villaggi delle vicinanze, che avevano, con insistenti preghiere, ottenuto il permesso di costrurre delle cappelle scuole per pregar insieme e imparar il catechismo e a leggere e scrivere, ecc. ecc. Ormai posso dire che questo mio sogno s'è completamente realizzato. In tre centri diversi: Lumata, Kiombo e Kilobelobe ho potuto inaugurare dei posti di missione, già iniziati da poche anime rozze, ma piene di fervore, che gareggiano di zelo e di buona volontà.

Sarebbe troppo lungo raccontarle per esteso le vicende di queste fondazioni, ma voglia permettermi, amato Padre, di descriverle almeno l'inaugurazione di una di queste succursali, e precisamente quella di Lumata, la quale basterà a darle un'idea delle altre due, nonostante che ognuna abbia un carattere speciale.

Inaugurazione del centro di Lumata.

La prima succursale che potei dunque inaugurare solennemente fu quella di Lumata, villaggio situato a circa 35 Km. a sud-est di Shindaika. Ira mattina della partenza lui trovavo alla Kafubu, dove ero andato per confessare e celebrare in sostituzione di don Shillinger, allora assente perchè in missione verso Dilanda, a sud-est.

La distanza da Kafubu a Lumata è di circa 4o Km. A detta di tutti, partendo alle 8 antimeridiane avrei dovuto arrivare laggiù verso le 10 o le 11; avrei potuto fare un'istruzione, un po' di scuola, prendere i nomi dei miei nuovi catecumeni, installare il mio catechista, ecc. ecc., e quindi ritornare verso sera; sicchè era inutile ch'io mi sovraccaricassi di vettovaglie... una fetta di pane spalmata di burro poteva bastarmi... Ahimè! la realtà fu tutt'altra! Dopo' molte peripezie, arrivai al villaggio alle due dopo mezzogiorno in compagnia di tre cani che m'avevano seguito contro mia voglia. Appena i primi abitanti m'ebbero visto, dettero l'allarme:

- Baba Waisa, iseni bonse! « È arrivato il Padre; venite tutti! ».

E poiche vi sono là cinque villaggi, a breve distanza l'un dall'altro, in un attimo mi vidi attorno tutto un popolo che esprimeva la sua contentezza con interminabili saluti e con grida di gioia. Il capo fece cenno alla folla di sedermi d'attorno e di tacere, dicendo che io stavo per parlare del buon Dio e che avremmo pregato tutti insieme...

Mi sedetti, e tutta quella folla mi guardava curiosamente; la mia barba in special modo era oggetto di svariati commenti... Appena accennai a parlare, tutti vociarono, intimandosi reciprocamente di tacere per sentire il Padre che stava per parlare!... tutti dovevano far silenzio!... Voleva allora in bel modo far comprendere... che avrei parlato più tardi, quando avessi preso un po' di riposo... ma il Capo, rizzando l'alta persona già un po' curvata dagli anni, impose silenzio e incominciò il mio panegirico, di cui ripeto la perorazione:

« Voi vedete qui il Padre, che è venuto per insegnarci le leggi del buon Dio. Ebbene! Egli è il nostro « Bulamatari mkubwa », il nostro grande capo! E tutti devono fare quanto egli dice: tutti i capi devono condurgli i loro fanciulli e non v'è altro maestro fuorche lui, (alludeva ai protestanti che infestano la regione, invisi agli abitanti). È lui il Padre del nostro capo Shindaika, ed è anche il padre di noi tutti! ».

Finita la perorazione, detta con voce forte e sonora, guardò tutti gli uomini e tutti i capi minori che lo circondavano, e chiese loro se avesse detto bene. E tutti in coro, battendo le mani, risposero: « Heim! »... Sì!

Allora riprese il discorso, dicendo che ognuno avrebbe dovuto fare quanto io avessi detto e lasciare quanto io avessi vietato;... che ciascuno avrebbe dovuto venire ogni giorno a pregare nella cappella-scuola che ero venuto ad inaugurare; che tutti i fanciulli avrebbero dovuto studiare molto e tutti gli adulti avrebbero dovuto vigilare perchè i piccoli frequentassero regolarmente la scuola;... infine, che se fossero sorte delle liti, il Padre soltanto avrebbe dovuto definirle; ecc. ecc.

Alla fine d'ogni comunicazione il vecchio chiedeva: « Ho detto bene? » e la folla rispondeva con un grido d'approvazione.

Il discorso si prolungò così per circa un'ora; ed essendomi io, nel frattempo, riposato alquanto, dissi che avrei parlato nella cappella per insegnare che cosa avrebbero dovuto fare per divenire dei buoni catecumeni. In un attimo la cappella si riempì e fu insufficiente al bisogno, perche non potè contenere che metà della folla; il resto dovette restar fuori. La cerimonia incominciò con una fervida preghiera e il canto di una lode a Maria SS.ma, che il mio catechista aveva loro insegnato.

E parlai.

Parlai del vero Dio, Creatore del cielo e della terra, padrone di tutti gli uomini, che ricompensa il bene e il male. Dissi quanto Egli ha fatto per noi, e indicai il mezzo per divenire suoi figli. Aggiunsi qualche parola sulla SS. Vergine, Madre di questo buon Dio, ch'essi avevano allora allora onorata col loro canto e con la bella preghiera: « Moapoleni, we na mfumu »... «Salve, Regina ». E finii con una preghiera e con un altro cantico, ch'essi conoscevano quasi tutti: « Lodate Maria!... ».

Quindi la cappella - dove era già un cartellone con alcune lettere dell'alfabeto - si trasformò momentaneamente in scuola. Li faccio leggere tutti insieme, a cominciare dalla prima lettera fino all'ultima e viceversa; poi li interrogo ad uno ad uno (incominciando da quelli che mi paiono più sicuri) non escluse le donne e le fanciulle che, caso strano, mi rispondono bene quanto gli uomini e i ragazzi. Dopo un'ora circa di lezione (forse non completamente conforme ai moderni principi di pedagogia, ma pure assai interessante), finisco, rallegrandomi della buona volontà dimostrata e incoraggiandoli a perseverare, e raccomandando sopratutto di pregar bene e di seguire regolarmente le istruzioni religiose che verrebbero loro impartite dal mio sostituto, Chimbi, che è anche il piccolo capo del suo villaggio.

Era tempo di lasciarli uscire un po' e di farli correre, perche potessero sgranchirsi le gambe. Aveva portato nella borsa un vecchio pallone, conoscendo la loro passione per quel gioco. In un batter d'occhio vennero strappati qua e colà degli arbusti e piantati dei pioletti che dovevano servire di goals, ed eccoli tutti impegnati nella partita più animata. I vecchi e le vecchie si accontentano di guardare e di ridere, specie quando l'uno o l'altro, per sbaglio, riceve il pallone sulla testa, e più ancora quando qualcuno ruzzola per terra; allora l'ilarità raggiunge il colmo! Ma ecco scender le prime ombre della notte; e bisogna por termine al gioco così interessante, nonostante che non si siano osservate tutte le regole dell'arte...; e la bella giornata si chiude con una preghiera e con un canto sacro, e poi, come si usa nelle nostre case salesiane, diedi loro, con cordiali parole, la buona notte.

Le dico il vero che mi accorsi solo allora di aver lo stomaco vuoto. La tartine che m'ero portata di scorta l'avevo distribuita ad alcuni fanciulletti incontrati per istrada. Come fare? Il peggio è che questa brava gente ha la convinzione che i bianchi abbiano sempre con sè tutto il necessario, e difatti la buona moglie del mio catechista aveva pensato a prepararmi una camera (in un angolo della scuola) con un letto, una tavola ecc., in istile del paese, ma non s'era neppur sognata che potessi aver bisogno di mangiare. Bisognava pur uscire da quella situazione imbarazzante, senza mancare alla mia dignità e con tutte le regole dell'etichetta...

Un pranzo coi... fiocchi!

Mi venne un'ispirazione... pensai di chiedere del cibo per i miei tre cani, e chiesi a quella nuova « Mamma Margherita » un bel piatto di patate per i miei fedeli... compagni, pregandola di non portarmi del « bukari » (pasta di farina infetta e insipida che forma l'abituale nutrimento degli abitanti), perché i miei cani non la mangiavano; « ed io meno di loro » aggiunsi fra me e me... ».

Il piatto di patate fu presto preparato e mi fu portato in camera, insieme con un vaso di birra indigena, che si suol offrire ai bianchi di passaggio. Ringraziai la buona mamma, le augurai buona sera, e mi chiusi dentro, solo coi miei convitati. Recitai il « Benedicite », e cominciai il desinare: una patata a me ed una a ciascuno dei... commensali..., che erano più svelti di me a trangugiarla. E con un sorso di birra ad ogni boccone, tirai innanzi anch'io...

Finito il pranzo..., non mi rimase che dire le preghiere e coricarmi sul letto improvvisato, dove, nonostante i disagi, sognai tutta la notte la bella giornata passata.

A motivo del freddo ed anche di alcuni dolori alle reni e in tutta la persona, mi svegliai prima delle cinque, e non ebbi che ad attendere l'aurora. per rimettermi in viaggio.

629 catecumeni.

Ed eccole il risultato della mia visita: tutti gli allievi dei protestanti della regione sono adesso con noi; il mio catechista mi porta una lista di 144 catecumeni inscritti, uomini, donne e fanciulli senza tener conto dei più piccini. Tutta la popolazione si raccoglie a pregare e a recitare il catechismo tutte le sere. I ragazzi vanno ogni giorno a imparare a leggere e a scrivere, e la domenica i più forti camminatori vengono ad ascoltare l'istruzione a Shindaika.

Il buon Dio - per mezzo del catechismo - è conosciuto sempre più; la SS. Vergine è onorata e amata assai; e, a poco a poco, il regno di Satana cede il luogo al regno di Dio; una nuova messe di Cristiani va spuntando, ed io son certo che, con l'aiuto della nostra buona Madre Maria Ausiliatrice, questa missione darà anch'essa i suoi santi.

Come le dicevo in principio ho stabilito tre nuovi posti: il primo è quello di Lumata - di cui le ho parlato - il secondo quello di Kilobelobe a 15 Km. dal confine e a più di 20 Km. da Shindaika, dove sono già 96 inscritti. Il terzo posto è a Kiombe, sulla via di Kasenga, a circa 25 Km. da Shindaika, con 68 inscritti. Fra le tre cappelle-scuole abbiamo un totale di 314 nuovi catecumeni, che, sommati a quelli di Shindaika, raggiungono il numero di 629.

Sarebbe un abusare della sua pazienza il narrarle la fondazione degli altri due posti e perciò mi limito a darle le cifre riassuntive, che sono abbastanza eloquenti e dimostrano chiaramente che Maria Ausiliatrice ci benedice!

Finisco questa mia narrazione raccomandando l'opera alle sue preghiere e a quelle di quanti vogliono cooperare all'estensione del regno di Dio in mezzo alle popolazioni nere del Congo. Ed Ella benedica anche chi prega sempre per Lei, e voglia ricordarlo specialmente nel Santo Sacrificio della Messa, il suo dev.mo figlio in C. G. Sac. ENRICO BuFKENs Missionario Salesiano.

Al rev. do Clero Atti della Santa Sede,,.

1) SUA SANTITÀ IL SOMMO PONTEFICE Pio XI e lo Stato Bavarese, « animati dal desiderio di regolare nuovamente, in modo stabile e corrispondente alle mutate condizioni dei tempi, la situazione della Chiesa Cattolica in Baviera », hanno stipulato una solenne Convenzione o Concordato, in data 9 marzo 1924.

II) S. CONGREGAZIONE DEI RITI. - Attivissimo è il lavoro della Sacra Congregazione dei Riti, per portare a termine le pratiche necessarie per procedere a varie Beatificazioni e Canonizzazioni in quest'Anno Santo.

a) Dinanzi all'augusta presenza del S. Padre si tennero varie Congregazioni Generali: - l'11 novembre per il voto sulle virtù in grado eroico delle Ven. Serva di Dio LUCIA FILIPPINI, Fondatrice e Superiora dell'Istituto delle Maestre Pie, dette Filippine, e in data 13 novembre ne venne pubblicato il decreto relativo: - il 2 dicembre per il voto sopra il dubbio, detto del Tuto, per la solenne Canonizzazione del Beato GIOVANNI BATTISTA MARIA VIANNEY, Parroco d'Ars, e ne veniva pubblicato il decreto relativo, in data 27 dicembre: - il 20 gennaio 1925 per il medesimo voto, detto del Tuto, per la solenne Canonizzazione della Beata MADDALENA SOFIA BARAT, Fondatrice delle Religiose del Sacro Cuore di Gesù - e per due miracoli che si asseriscono operati da Dio ad intercessione del Beato GIOVANNI EUDES, proposti per la sua Canonizzazione.

b) Si tennero varie Congregazioni Preparatorie.- il 9 dicembre sopra due miracoli ascritti all'intercessione del Ven. VINCENZO MARIA STRAMBI, già Vescovo di Macerata e Tolentino, proposti per la sua Beatificazione; - il 23 dicembre per discutere il dubbio se consti del martirio e dei segni e prodigi di varie Serve di Dio, uccise in Oranges nel luglio 1794; - il 13 gennaio 1925 sopra due miracoli che si asseriscono operati ad intercessione della Ven. MARIA MiCHELA DEL SS. SACRAMENTO, proposti per la sua beatificazione: - il 27 gennaio u. s. sopra due miracoli ascritti all'intercessione della Beata TERESA DEL BAMBINO GESù, proposti per la sua Canonizzazione.

c) Il 18 novembre si tenne la Congregazione Antipreparatoria per discutere del martirio e dei segni e prodigi dei Servi di Dio Giovanni di Breveuf, Gabriele Lalemant, Antonio Daniel, Carlo Garnier, Natale Chabanel, Isacco Jogues, sacerdoti, e Renato Goupil e Giovanni de la Lande, coadiutori, della Compagnia di Gesù, che si asseriscono uccisi in odio alla Fede.

d) Si tenne, in fine, il 25 novembre, la Congregazione Ordinaria per l'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione della Serva di Dio MARIA DELLA SOLITUDINE TORRES ACOSTA, Fondatrice delle Suore Serve di Maria, Ministre degli infermi - e intorno alla revisione degli scritti della Serva di Dio EMILIA DE VIALAR, Fondatrice dell'Istituto delle Suore di San Giuseppe dell'Apparizione.

e) La stessa Sacra Congregazione dei Riti ha approvato tre particolari benedizioni - per il sismografo (Decr. 13 febbraio 1924), per la biblioteca e per l'archivio (Decr. 23 luglio u. S.), - da aggiungersi al Rituale Romano. Crediamo di far cosa gradita ai sacerdoti riportandone il testo:

BENEDICTIO SEISMOGRAPHI.

V. Adiutorium nostrum in nomine Domini.

R. Qui fecit caelum et terram. V. Dominus vobiscum. R. Et cum spirito tuo.

OREMUS.

Omnipotens sempiterne Deus, qui respicis terram et facis eam tremere, hoc seismographon tua bene+dictione perfunde: et praesta; ut signa terrae trementis in ipso congruenter adnotentur et ad utilitatem plebis tuae atque ad majorem tui nominis gloriam promovendam recte intelligantur. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

Virgo Maria dolorosissima, esto nobis propitia et intercede pro nobis.

Sancte Emigdi, ora pro nobis, et in nomine Iesu Christi Nazareni defende nos, et hoc seismographon ab impeto terrae motus.

Et aspergat seismographon aqua benedicta. BENEDICTIO BIBLIOTHECAE.

V. Adiutorium nostrum in nomine Domini. R. Qui fecit caelum et terram.

Dominus vobiscum. R. Et cum spirito tuo.

OREMUS.

Deus, scientiarum Dominus, bene+dictionem tuam super hanc bibliothecam benignus infunde; ut ipsa ab incendiis aliisque periculis tuta consistat et in dies congruenter augeatur, et omnes qui vel officii vel studiorum ratione huc conveniunt, in divinarum humanarumque rerum scientia tuique pariter dilectione proficiant. Per Christum Dominuni nostrum. Amen.

Et aspergatur aqua benedicta.

BENEDICTIO ARCHIVI.

V. Adiutorium nostrum in nomine Domini. R. Qui fecit caelum et terram.

V. Dominus vobiscum. R. Et cum spirito tuo.

OREMUS.

Deus, veritatis et iustitiae amator, super hoc archivum, rerum gestarum documentis a temporun hominumque iniuria servandis constructum, bene+dictionem tuam bemgnus infunde; ut ab incendiis aliisque periculis tutum consistat, et omnes, qui huc studiorum ratione conveniunt, veritati et iustitiae hauriendae fideliter incumbant, in tuique dilectione proficiant. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

Et aspergatur aqua benedicta.

(Cfr. ACTA APOSTOLICAE SEDIS, N. 12 e 13 del 1924 e N. 1, 2 e 3 del 1925).

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Nuovi centri di culto.

Favara (Sicilia).

Ci scrivono:

Da diversi anni la divozione a Maria Ausiliatrice raccoglie in Favara l'adesione generale. La sua cara immagine è venerata nulla chiesa dell'Oratorio festivo, dove sorse presto anche la Pia Unione dei Divoti di Maria Ausiliatrice, aggregata alla Arciconfaternita di Torino, e nei pomeriggi è un'eletta schiera di giovani e di signore che quotidianamente vi si riunisce per la recita del S. Rosario.

Il 24 di ogni mese è una vera festa. Mancava ancora una bella statua di Maria Ausiliatrice; il popolo la volle, e il 16 novembre u. s. con grande concorso di devoti venne benedetta. Alla Messa solenne disse bellissime parole Mons. Giudice, venerato Arciprete. Nel pomeriggio Maria Ausiliatrice passò a benedire per la prima volta la città tra due ale di popolo. La bella giornata si chiuse all'Oratorio con un trattenimento musico-letterario. Il popolo ha già ricoperte di oro le mani di Maria SS. e del Celeste Bambino.

E come solenne fu la festa del 16 novembre, fu spettacolo mai visto quello del 6 gennaio, in cui si benedisse una nuova campana, per una grazia di Maria Ausiliatrice. L'atrio dell'Oratorio mutato in un vero giardino, la via maestra, i balconi, i tetti, tutto fu invaso; non si vedeva che un mare di teste! Clero, Frati Minori, Circolo Giovanile Cattolico, Giovani Esploratori, Oratorio al completo. Officiò Mons. Lo Giudice in abiti prelatizi.

Oh! la cara Madonna di Don Bosco continui a benedire i nostri figli e la città intera!

GRAZIE E FAVORI (*)

Oltre le cure mediche!...

Una signora, mia cliente, di elevata condizione sociale e di sentimenti molto pii e veramente nobili, fu presa, nello scorso mese di luglio, da fortissima inappetenza, anzi, per meglio dire, da vivissima nausea e ripugnanza per ogni cibo, in modo da cadere presto in uno stato adinamico e quasi marastico da suscitare in tutti le maggiori preoccupazioni. Per tutto il mese di luglio e per lungo tempo ancora, a quasi nulla valsero le cure mediche, prescritte da me e da altri medici consultati, nonche le diligenti ed affettuose premure della famiglia, perchè la nausea e la ripugnanza di cui sopra si rendevano sempre più vive, fino al punto che le ore dei pasti eran temute e considerate come ore di supplizio. La signora aveva sofferto pel passato, in seguito sempre a vive emozioni morali, di periodi di inappetenza, cominciati come quello in corso; ma la durata era stata breve, e presto ella aveva risentito i benefici effetti delle cure. Perciò era scoraggiatissima e convinta di dover soccombere e di doversi immaturamente distaccare dalla famiglia.

In tale stato di animo, oltre alle cure mediche, le consigliai di rivolgersi con fede e fervore alla nostra caritatevolissima Mamma Ausiliatrice, promettendo qualche cosa per l'incremento delle Opere Salesiane. Ed ella, raccolgliendo l'invito, promise di mandare alla Madonna L. 1oo, non a guarigione completa, ma anche a miglioramento cominciato, ritenendo che il solo avviamento alla guarigione rappresentasse da per sè solo un vero miracolo.

Ora la signora sta molto migliorata, dopo tanti giorni di ansie e di sofferenze penosissime, tanto da potersi dire quasi completamente guarita, e, memore della promessa fatta, manda a mio mezzo l'offerta con preghiera di continuare ad impetrare dalla Celeste Madre la sua completa guarigione.

Viva Maria SS. Ausiliatrice!

Siculiana (Girgenti), 6-12-1924.

Dott. CARMELO MOSCATO, Medico-Chirurgo Condotto.

GRATI A MARIA AUSILIATRICE E AL VENERABILE! - Nel settembre scorso, una mia carissima nipotina, versava in gravi condizioni, per un'appendicite acuta. La serietà del male, attestata da parecchi dottori, ci allarmò. Con fede viva mi rivolsi alla Vergine Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco, pregandoli a salvare la piccina e a far sì che per il 24 del mese ella potesse abbandonare l'ospedale, promettendo un'offerta per le opere salesiane e la pubblicazione della grazia.

E il 24 la bambina era a casa, convalescente sì, ma fuori d'ogni pericolo. Ora sta benissimo, per cui adempio la promessa fatta, affinche quanti leggeranno queste righe, rendano con me grazie alla potente Ausiliatrice e al caro Venerabile.

Isera-Trento, novembre 1924.

CESARINA DORIGOTTI.

La donna di servizio, che da 47 anni è con noi, Angela Reta, affetta prima da risipola e poi da dolori allo stomaco, si fece visitare coi raggi e le fu notato uno spostamento di stomaco per cui aveva patito fin da giovane, di cui si riscontrò relativa cicatrice. Era tanto sofferente la poveretta, che aspettava la morte, ma piena anche di fiducia in Maria SS. Ausiliatrice e nel Ven. Don Giovanni Bosco. Facemmo, insieme, la novena consigliata dal Venerabile, e non solo si è alzata, ma accudisce già a molti lavori giornalieri. Ond'è che gratissima alla B. V. Ausiliatrice e al Ven. Don Giovarmi Bosco - di cui io conservo religiosamente alcune lettere - mi prega di far nota la grazia che ascrive all'intercessione del Ven. Servo di Dio, mentre prega che si affretti il giorno fortunato in cui Egli dal Sommo Pontefice, a gloria di Dio, di Maria SS. Ausiliatrice e dell'intera Famiglia Salesiana, sarà elevato agli onori degli altari.

Faenza, 24 dicembre 1924.

Mons. GIUSEPPE CAVINA.

DoPo VENTIQUATTRO ANNI! - Trascorse alcune settimane dalla mia nascita, il dottore si avvide che ero venuto al mondo con fistole nei condotti lagrimali di ambedue gli occhi. Si tenne consulto medico e si dichiarò possibile un'operazione chirurgica, quando avessi raggiunto l'età di tre anni, ma assai difficile e con grave pericolo di rimaner cieco.

Non si può immaginare il dolore dei miei parenti, ma pieni di fiducia in Maria Ausiliatrice e nel suo Servo Don Bosco, chiesero a Dio la guarigione, con promessa di pubblicarne la grazia e di donarmi generosamente a Lui, qualora mi avesse chiamato al sacerdozio. Spesse volte la mamma metteva insieme le mie manine e pregava in nome mio: « Don Bosco, guariscimi, e fammi tuo figlio ».

Iddio premiò la costanza dei miei, e dopo otto mesi di preghiere la guarigione fu completa. Cause estranee alla volontà loro fecero in modo che non fosse prima d'oggi pubblicata la grazia; ma dopo ventiquattro anni, vicino già al sacerdozio e da otto anni figlio di Don Bosco, pieno di gioia, compio io la promessa.

Faccia Iddio, che dopo aver spesa tutta la mia vita in amare e far amare Maria, possa salire un giorno, con molte altre anime al Cielo, a contemplare con questi stessi occhi la purezza di Maria Immacolata!

Torino, Istituto Internazionale Don Bosco, 24 dicembre 1924.

GIOVANNI B. QUEIRoz CANDIA.

GUARì RICEVENDO LA S. COMUNIONE! - Nello scorso ottobre, mio figlio Cenzo, di anni 23, per grave incidente motociclistico fu portato all'ospedale di Voghera. Dopo qualche giorno, sopraggiunta un'emorragia interna, il mio caro era in fin di vita. Pensai all'aiuto divino, e consigliai il poveretto a ricevere i SS. Sacramenti. Aderì, ben volentieri, e noi pregammo con fede Maria Ausiliatrice ad ottenerci la grazia, dal S. Cuore di Gesù. Appena che ebbe ricevuto il S. Viatico, riposò; Gesù lo guariva! Cessò per incanto l'emorragia e, dopo 40 giorni di ospedale, tornò a casa, guarito.

Prima che uscisse dall'ospedale, ho detto a tutti che era Gesù che l'aveva guarito nella S. Comunione; ho ripetuto il segnalato favore ai parenti, conoscenti ed amici; ed ora compio intero il mio dovere, facendolo pubblico sul Bollettino Salesiano.

Tortona-Capitania, 6-1-1925.

ELVIRA GOGGI MAGGI.

RINGRAZIATE CON ME MARIA AUSILIATRICE. - Nell'estate scorso avevo perduto completamente il sonno; e passava la notte seduto sopra un seggiolone, e durante la giornata, sempre sonnolente, privo dell'appetito, ero impotente agli atti del mio ministero. Ciò mi dava indicibile pena, perchè ricorrendo, il 10 agosto, la solennità delle mie Nozze d'Oro, i sacerdoti ordinati durante il mio ministero e il popolo volevano, con intervento di Monsignor Vescovo, celebrarle solennemente. Cominciai una novena a Maria SS. Ausiliatrice, mandai una tenue offerta, domandando «almeno una tregua per il giorno della festa », e con grande consolazione fui esaudito.

Passato il 10 agosto, tornò l'insonnia e mi durò altri due mesi. Continuai nelle preghiere, ed ora son guarito perfettamente e, allegro e sano, son tornato all'esercizio del mio ministero. Quale gratitudine potrò io mostrare a Maria SS.? Mi rivolgo ai divoti di Maria perchè vogliano aiutarmi a porgere a Lei il tributo di gratitudine, che desidero duri quanto la vita!

Granarolo di Faenza, 3 dicembre 1924.

Don SEBASTIANO FENATI, Arciprete.

QUALE ANTICO ALLIEVO DI DoN Bosco non ho mai dimenticato i paterni consigli appresi dalle labbra del Venerabile e dei suoi collaboratori. In questi ultimi giorni, dovetti subire un'operazione chirurgica, non indifferente, e mi rivolsi a Maria Ausiliatrice ed al suo Servo il Ven. Don Bosco, ed ebbi uri esito felicissimo. Riconoscente per tanta grazia, mando una tenue offerta, col voto che si moltiplichi sempre più il numero dei Cooperatori Salesiani.

Nizza Monf., 8 febbraio 1925.

CARLO BROVIA.

AFFLITTA ED ACCASCIATA DAL LUNGO PATIRE e trovandomi sempre in tristi e gravi circostanze, non perdetti la fede, ma come ad àncora sicura ricorsi all'intercessione di Maria Ausiliatrice. Ed Ella, pietosa, mi esaudì. Grazie, o cara Madre! Invio una modesta offerta in tributo della mia riconoscenza.

Brescia, 22 dicembre 1924.

P. G.

MI RIVOLSI ALLA VERGINE AUSILIATRICE! - Un grave indebolimento di vista ad un occhio, causato da cataratta assai pronunziata, rese necessaria l'operazione. Mi rivolsi fiduciosa alla Vergine SS. Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco promettendo un'offerta se l'operazione avesse un esito felice; fui esaudita. Riconoscente della grazia ottenuta sciolgo la promessa.

Biella, 21 maggio 1924.

ROBAZZA DELFINA.

Ottennero pure grazie da Maria S.S. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - Accinelli ved. A., Addamo G. in Ferrara, Albertini M., Allemandi di G., Alliod S., Allione C., Andreoni F., Anicini C., Anselmini B., Antonino G. Antoniotti M., Arcari A., Amando C , Arpaceli L., Arpini A., in De Franceschi, Artavelli M. in Manzoni, Aschieri avv. D., Atzeri M., Avanzini G., Avesani S., Avori E., Asini B.

B) - B. C., B. R., Baldi M., Barbagelata A., Barè A., in Rossi, Barili R. in Balbiani, Barisone A., Bassi M., Basso L., Bastentraz E., Bellocchio B. in Brambilla, Beltrame G., Benedetto G., Beni G. B., Berra M., Bertalmia A., Bertolo G., Bertuzzi G., Bianchi M., Bianco M., B cchieri P., Bizzanello L., Blandi T., Bocchiardo G., Bocchieri F., Bollo M. in Braccio, Bonadei A., Bonetti L., Bontempi F., Bonvini E., Borio L., Bosio M., Bosso J., Ilozzano G., Bozzo capit. F., Brambilla C., lirantamini M., Bresciani L., Bresson M., Bruneili A., Brunelii E., Bruneili M., Eruno C., Bruschini L., Buccheri L., Buffa AI., Bussalino A., Buzzi F.

C) - C. C., Callani G., Callegari G., Camos G., Campione J., Canchiuiui d. M., Candelo C., Canepa E., Canteri R., Capodivacca T., Capucci E., Carboni d. A., Carli A., Carrera M., Casalone E., Casetta A in Pavesio, Cassamagnago E., Castoldi P., Catanzaro G., Cavadini M., Cavallotto M., Cazzola D., Cedroni M., Cera A., Cervetto A., Chiabrando T., Chiapello M., Chibbaro A. G., Cicardini T., Cian O., Cis E., Colombo di L., Colombi B., Colombo M., Colombo R., Colucci A., Co' M., Condina P., Conjuzi, N. N., Rolando, Rossi-Omodei, Consigliere G. in Maresco; Cooperatori e Cooperatrici Salesiane di Casabianca-Verolengo, Grava, Ivrea, Montirone, Novara, Colonia Sarmiento (R. A,), S. Stefano Roero; Coradi B., Corsanego I. in Nanni, Cortesi G., Corti C., Corvaja E. in Tita, Cremona G. in Di Blasi, Cuccotto T., Cugini E. in Sidoli, Culasso R., Cumella C., Curina A.

D) - D. C., D. O., Dallago M,, Damiani C., Danielli suor M. S., De Fornasero C. A., Del Bosco L., Del B, sco NI,, Del Passo M., Del Piano A., Del Piat~L., Del Pino M., Del Pio V., Del Rizzo O., Della Porta C. e P., Dematteis M. in Erbetta, De Torna dott. G., Di Gianlorenzo L., Di Leonardo M., Di Marzo S., Divoto (uno di M. A., Donadoni d. A., Donati S.i Dorigotti C., Dorin don E.

E) - E. C., Ex Allieva delle Figlie di M, Aus. di Riva di Chieri.

F) - Falchi N., Falco N., Famiglie Massidda, Uderzo Fangareggi R., Fenati d. S., Ferba G., Ferrarotti M., Ferrero G., Ferrero L., Ferrini, F., Fesi G., Fichera M. in Marietta, Fiesta G-, Figuccio C., Fissore G., Flora A., Foresto L., Formica ci. F., Franciosi S., Franco A., Frigerio C.

G) - G. P. M., G. R., Gagliano P., Gaia T., Gai.dano G., Gaino G., Galliani G., Galliano M. in Dotta, Gallina d. G., Gallini A. in Crevani, Gandolfo T., Garbarino T., Garetto M., Ganglio A., Gasparini A., Gavazza A., Gelli G., Gentile A. in Giuliano, Gerardini E., Ghiddi E., Ghirardelli B., Ghirardotti G., Ghioggia F., Ghirlanda R. in Nuti, Giacone S., Giorgio L., Gios E., Giron A., Giudice T., Giul ani M., Gubetti C., Goggi E. in Maggi, Gonelia P., Gonzino O., Gozzano M- in Mogario, Grippa P., Griva G. C., Guasta E. ved. Gatti, Guernieri C. in Bacchi.

I) - Ibba F. in Borore.

J) - Jacchini don S., Janelli C -

L) - Lagorio avv. E., Lampugnani E., Lana F., Langarotta L., Lanzarotta S., Latini R. e C., Lecca B in Piccian, Legé G:, Legnazzi A., L'Homme A., Lofaro dott. R., Lolli M. in Prati, Lombardi G., Lonanoni L., Lupi A., Luraghi C , Lusano L.

M) - M. A., M. N., Maccagnon R., Maccario I., Maffei M. in Torre, Magnetti G. in Fina, Malatto R , Manacorda E., Mangeri S., Margini A., Marinai C., Marcasini S., Avv. Marcellini, Maron-Pot P., Martini D. D., Masprone R., Masala A. in Ibba, Massaro A., Medici E. in Ghiacchery, Medri d. G., Merlotti V., Micicché L., Migliorini B., Milani M., Minacore I., Moerile V., Moglia R., Monmbelli R., Mongini E., Montafa L., Montanelli A., Montresor A., Morandi Coniugi, Morese T. M,, Moresi M., Moreschitti C. in Laffagni, Moretti Nr., Morini D. in Balzi, Morsiani C., Motta C , Moscato dott. C., Mosco d. D., Mossano O., Mura cav. R.

N) - Nave A., Navarna A., Negri S., Negri M., Nicoli F., Nigretti A., Necco L., Nottari E.

O) -- Osella T.

P) - P. P., Pagotto A. e M., Paisan A., Pancheri M., Pani M., Papadia A., Paronelli A., Panini A., Pastorollí A., Patrucco R., Perdomo F., Personè nob. C., Pert;le G., Pighetti G., Pintus R., Pisu A. in Olla, Poggi R. in e Santinoli, Poggio M., Poletti A., Pontoni E., Porello M. in Vico, Porro T., Porta A. in Zavattaro, Porzio V. in Marchisio, Pratti M. in' Zorzi, Previdi Coniugi, Pronzato S., Puddu A.

R) - Rabbi O. in Raggi, Raimondi F., Ras'ni S., Raspa avv. C., Ratti C., Ravera G., Ravina G., Ravetti A., Renzi B., Re Cajoli O., Redaelli R., Reineri A., Renoldi D., Renzi B., Riccardi C., Riccio I., Rinaldi G., Riva G. B., Riva M., Rizzi B., Rizzo A., Ronchetti G., Rocchina F., Rodriguez O., Romanin E., Romanin P., Romollo E., Ronchi M., Rosati C., Roscioli C., Rossiano L. S., Rossi G., Rovetta C., Rudilosso S. in Favati, Ruffino L.

S) - Sabetta C. in Cassella, Sacchi A., Sanguinetti L., Sauna G., Santacruz A., Santolini B.,, Scanavini M , Scaramusso C., Scarpat 1. , Scolari L., Scudo coniugi, Sella G., Semirn. G., Sennacheribbo C., Scura M., Serra P., Sgarbi A., Siccardi C., Simonetta M., Solari P., Solerighi G , Sora G, Sorelle Bottinelli, Calzivero, Cantfi, Carloni, Marchini, Mìchielli, Mizzi, Richiardelli, Spina E., Spreafico S., Stradella A.

T) - T. S., Tamburino M., Tanni L.. Tarena coniugi, Tasca M., Tavella C., Tebaldi G., Tibone T., Tolusso C., Torazza G., Tosetti A., Travaglini R., Trecosti T., Trione P., Troja C., Trussi C., Trucci M., Turco C.

V) - V. F., Vacca R., Vacchino M , Vacchino P. in Comotto, Valenti C., Vallory M., Vanni G., Vanotti C., Vasallo E., Venesi M., Vercelli D., Vercelli V., Vercellino A., Verzi F., Verzeletti A., Vianello M. in Varagnolo, Vietto., G., Viglino C., Vigna R. ved, Casetti, Volpato C., Volpi L., Vuillermet A.

Z) - Zaccheo E., Zafferoni T., Zanelli A., Zanoli R. in Maglione, Zanot o R., Zecchetto A., Zilli F., Zin M. L. in Ferron, Zaaoi rag. Cav. Uff. A., Zuaretti A., Zucca M., Zucchi A. in Brez.

A GLORIA DEL S. CUORE!

Ogni giorno fate vostra l'intenzione assegnata agli ascritti all'Apostolato della Preghiera e il 1° venerdì del mese, sacro al Cuore di Gesù, e il 24, sacro a Maria SS. Ausiliatrice, raccomandate anche l'intenzione speciale da noi proposta.

INTENZIONI PER IL MESE DI MARZO. Intenzione quotidiana:

«LA PUREZZA E LA DIGNITÀ DEI COSTUMI ».

Comprendi, o cristiano, la tua dignità: e deificato come fosti od elevato all'altezza della natura divina, non tornare, con una vita indegna, all'antica abbiezione. Questo il dovere; in pratica qual è la vita della maggior parte dei cristiani? quali le loro preoccupazioni, pensieri, gli affetti, i costumi? Preghiamo il Sacro Cuore di Gesù, per la purificazione di tanti individui e di tutta la società cristiana, che e il suo Corpo mistico. È indecoroso che, sotto un capo coronato di spine, vi sieno delle membra, assetate di piaceri turpi!...

Per il 1° venerdì e il 24 del mese.

« IL VICARIATo APOSTOLICO DI MAGELLANO ».

A un piccol numero sono ridotti i superstiti delle antiche tribù nelle Terre Magellaniche, ma il loro tramonto è allietato dalla parola evangelica e dei conforti della religione. « Propagate la divozione a Maria Ausiliatrice nella Terra del Fuoco », disse Don Bosco morente; e Maria Ausiliatrice e il Sacro Cuore di Gestì hanno compiuto, tra le poverissime genti, innumerevoli meraviglie. Si narrano, e avvengono ancora, alla morte di quegli indii, le scene più edificanti. Preghiamo per loro e per i numerosi. immigrati d'ogni paese, e d'ogni religione e senz'alcuna religione, che vanno popolando ora quelle terre...

INTENZIONI PER IL MESE DI APRILE.

Intenzione quotidiana.

« L'APOSTOLATO DELLA DONNA NELLE OPERE CATTOLICHE ».

La guerra ha aumentato il cumulo di rovine che travolgono ogni ordinamento sociale, civile ed economico: e soltanto la Chiesa potrà salvare la società.

È necessario restaurare ogni cosa in Cristo. Per giusta restaurazione tutti debbono compiere un intenso apostolato, alla dipendenza dei sacri Pastori, nell'azione cattolica. Se le donne comprendessero questo dovere e si accingessero a compierlo, nel nome di Dio, con l'influenza loro propria, presto vedremmo fiorire l'azione cattolica, e delinearsi finalmente sull'orizzonte l'invocata restaurazione d'ogni cosa in Cristo.

Per il 1° venerdì e il 24 del mese.

« LA POVERA MISSIONE DEI KIVARI ».

Il Vicariato Apostolico di Mendez e Gualaquiza, affidato ai Salesiani fin dal 1894, è un campo di missione refrattario, sterile, difficilissimo. Se mettiamo a confronto il grande lavoro e i sacrifizi compiuti in tanti anni ed i miseri frutti raccolti, ci sarebbe da scoraggiarsi... Ma non la pensano così quei cari Missionari, che invocano il nostro aiuto e, in primo luogo, le nostre preghiere. Essi dicono che per svolgere tra quei fieri selvaggi un'azione efficace, c'è bisogno, sopratutto, della grazia di Dio; e noi, concordi e fidenti. « aiutiamo la povera Missione dei Kivari » con insistenti preghiere.

AZIONE SALESIANA

La festa di S. Francesco di Sales.

Nella Basilica di Maria SS. Ausiliatrice riuscì particolarmente solenne. Il triduo venne predicato dal venerando Vescovo di Belluno e

Feltre, Mons. GIosUÈ CATTAROSSI, la cui parola, semplice, fervorosa e schiettamente evangelica, piacque tanto al popolo, che accorse assai numeroso ad udirlo anche il giorno della festa, in cui tenne un'infocata allocuzione sull'amor di Dio, dopo il Vangelo, alla Messa Pontificale. Alla sera, Sua Eccellenza pontificò anche ai vespri; quindi, la complessa figura del Santo Patrono venne magistralmente delineata, con ampia trattazione, dal chiarissimo Mons. MICHELANGELo GRANCELLI di Verona.

Così, come si augurava il sig. Don Rinaldi nella lettera d'invito, « la dolce figura di San Francesco di Sales tornò a posare innanzi alle nostre anime »; e « poichè l'amabilissimo Santo ci fu dato dal Venerabile Don Bosco, non solo a titolare, ma anche a modello e patrono, docili agli insegnamenti del Padre », anche i buoni Cooperatori Torinesi procurarono di « sempre meglio conoscerne la mente e il cuore ».

Frequentatissima fu pure la Conferenza, detta da S. E. R.ma Mons. ANGELO BARTOLoMASI, Vescovo di Pinerolo, il 2 febbraio nella chiesa di S. Giovanni Evangelista sul Corso Vittorio Emanuele. V'intervenne anche il sig. Don Rinaldi.

La conferenza di Mons. Bartolomasi - rilevava giustamente il Corriere - « fu una prova eloquentissima della grande opera di fede e di civiltà che compiono i Cooperatori Salesiani ».

Bisogna conoscerlo il Ven. Don Bosco, - disse il zelantissimo Vescovo, - bisogna conoscerlo bene, per ammirarlo come si merita e per saperlo imitare. Don Bosco cominciò a gettare le radici delle sue eminenti virtù personali sulle rocce granitiche della Chiesa; sulle stesse basi fondò, sviluppò l'opera sua, e cinquant'anni fa con la parola e con l'esempio insegnava ai suoi missionari, ora diffusi in ogni parte della terra, a moltiplicare il nuovo apostolato. Così, oggi, vediamo più di mille Case Salesiane, fiorenti in Italia e all'Estero, perchè ognuna ha a lato la Chiesa da cui s'irradiano, nel metodo educativo e nelle molteplici attività, così adatte ai bisogni dei tempi, le indefettibili energie, proprie delle opere del Signore. Per questo « cooperare con Don Bosco, conchiudeva Mons. Bartolomasi, è cooperare con Dio ».

* *

Delle feste celebratesi in tutte le altre case salesiane non ci è possibile farne un cenno conveniente: dovremmo consacrare ad esse un numero intero del Bollettino.

Sentiamo però sempre il dovere di esprimere i sensi della più viva riconoscenza agli Em.mi Cardinali e agli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, che, dappertutto, benevolmente annuendo all'invito dei nostri, si degnarono illustrarle con la loro presenza, pontificando ed anche tessendo le lodi del nostro Santo Patrono, o tenendo la conferenza ai Cooperatori. Sull'esempio del Ven. Don Bosco, i Salesiani avranno sempre per Loro la devozione più profonda e gratitudine filiale.

Rallegramenti.

L'avv. cav. Felice Masera, Presidente della Federazione Nazionale degli Ex-Allievi di Don Bosco, è stato insignito della Commenda di S. Gregorio Magno. L'alta onorificenza è pegno dell'augusta compiacenza del Santo Padre per l'intenso suo lavoro, cordialmente e genialmente compiuto a favore della causa cattolica, in genere, e dell'Opera di Don Bosco in specie. All'egregio Commendatore vive congratulazioni.

Conferenze e giornate missionarie.

Vediamo, con viva soddisfazione, che qua e là si promuovono conferenze e giornate missionarie in commemorazione del Cinquantenario delle nostre Missioni. Così si fece a Volterra, in omaggio a quell'Ecc.mo Vescovo Mons. Dante Munerati, per opera di apposito Comitato, che volle a conferenziere il salesiano Don Luigi Ricaldone; così si va facendo in molti luoghi del Piemonte e dei Napoletano per opera dei nostri propagandisti Don Spriano e Don Fasulo.

Per parte nostra ci è caro ripetere a tutti quelli, che in qualunque modo si adoperano per il buon esito di coteste conferenze e giornate « pro Missioni Salesiane », l'espressione della più viva riconoscenza del sig. Don Rinaldi, ed assicurarli che lo stesso nostro Ven. Fondatore non mancherà d'implorare su loro elette benedizioni da Maria SS. Ausiliatrice.

Pro Missioni Salesiane.

Nel San Giovanni Evangelista, in Torino, il 23 gennaio u. s. il nobile Comitato delle Dame Patronesse Opere Venerabile Don Bosco inaugurava il nuovo anno di lavoro e di propaganda a favore delle Opere Salesiane. Numerosissime le intervenute: la presidenza al completo: Contessa Maria di Gropello de Bray, Contessa Emilia Gromis di Sambuy, Baronessa Eleonora Manno di Vonzo, Contessa Elena d'Agliano di Mensa, signora Maria Musso-Croce.

La segretaria Contessina Maria Teresa Camerana lesse un interessante ragguaglio del lavoro compiuto nell'anno passato e illustrò quello, assai importante, che il Comitato si propone di compiere quest'anno - come noi annunziammo il mese scorso - coll'allestire a favore delle Missioni Salesiane un nuovo tipo di Cassette-Altari portatili, o di Cassette-Cappelle, le quali, oltre l'occorrente per la celebrazione della Santa Messa, contengano pure quanto occorre per conservare il SS. Sacramento e dare la Benedizione Eucaristica.

Quindi prese la parola il rev.mo Don Rinaldi. Con la cordialità, che era tra le più belle caratteristiche del Venerabile Don Bosco, il suo Successore ringraziò il nobile Comitato dell'azione svolta con tanto affetto, particolarmente a vantaggio delle Missioni. Ricordò come quest'anno ricorra il cinquantenario della partenza. del primo drappello di Missionari Salesiani per l'America, e come, cent'anni fa, precisamente nel 1825, Giovanni Bosco, non ancora decenne, aveva dall'alto la prima illustrazione meravigliosa sul divenire dell'Opera sua. - Ottima quindi - concludeva Don Rinaldi - l'iniziativa presa dalle Dame Patronesse Torinesi in quest'anno, di preparare molte Cassette-Cappelle per nuovi centri delle Missioni Salesiane.

Alle Cassette-Cappelle si è stabilito di apporre, in una targa, il nome della persona o delle persone offerenti; e alla prima, in omaggio alla Presidente Onoraria del Comitato, S. A. I. e R. la Principessa Maria Laetitia, si è deciso di apporre il nome del suo augusto Figlio, caduto perla Patria, S. A. R. il Principe Umberto Ferdinando Maria, Conte di Salemi.

« Plaudiamo alla santa iniziativa - scriveva il Corriere di Torino - augurando alle egregie signore, che il loro zelo trovi appoggio presso ogni ceto di persone, a vantaggio di un'opera, che è una delle più autentiche glorie di Torino e d'Italia ».

NOTIZIE VARIE

ITALIA.

A ROMA I GIORNALISTI E PUBBLICISTI CATTOLICI convennero anche quest'anno a festeggiar il Patrono della stampa cattolica, nella Basilica del S. Cuore al Castro Pretorio. Celebrò Mons. Carlo Salotti. Parecchi si accostarono anche alla S. Mensa. Terminata la S. Messa il celebrante disse un efficace discorso.

« Questa riunione ha un significato che va oltre la consuetudine. I giornalisti e pubblicisti cattolici non solo rendono l'omaggio al Santo, all'Apostolo, al Dottore, al Protettore della stampa cattolica, ma vogliono dare il battesimo alla nascente associazione degli scrittori cattolici. Nulla di più opportuno nella festa del Santo, che è caratterizzato dalla verità e dalla carità in lui fuse mirabilmente insieme. Da esse balzano chiari i doveri degli scrittori cattolici, la cui opera vuol essere un sacerdozio e una vocazione, che si manifesta nell'adesione intera alla verità cattolica e nella devozione incondizionata alla Cattedra di San Pietro, si alimenta del presidio soprannaturale, e si suggella colla meditazione e colla preghiera. La professione giornalistica è insieme un apostolato, che può far giungere i suoi benefici anche là dove non arriva l'opera sacerdotale ».

L'oratore terminava con un caldo augurio all'associazione degli scrittori cattolici. La bella funzione si chiuse colla Benedizione Eucaristica, impartita dallo stesso Mons. Salotti.

L'ORATORIO SALESIANO APERTO A S. CATALDo

IN SICILIA, l'8 dicembre u. s., (i Salesiani vi erano giunti due giorni prima), fin dal primo giorno accolse 25o ragazzi, splendida prova dell'attesa e dell'entusiasmo con cui era sospirata e fu salutata quella nuova fondazione. Fra, quindi, conveniente che se ne celebrasse con special cerimonia _ l'inaugurazione ufficiale. Ciò avvenne nel pomeriggio del 18 gennaio, con intervento del R. Prefetto della Città di Caltanisetta, del Questore, del Vice Prefetto, del Regio Commissario e dei Notabili del Municipio, del Vicario Foraneo Can. Camarata, del Can. Pagano, Presidente della Cassa Operaia, e di tutta l'Amministrazione, del rev.mo Clero coi Parroci e un popolo immenso. Fu una cerimonia davvero imponente: e quel giorno i ragazzi salirono a più di 500. Al mattino celebrò per loro S. E. R. Mons. Jacono, Vescovo diocesano, e più di 25o si accostarono alla S. Comunione. Benedica Iddio con preziosi frutti di elevazione religiosa e amorale il nuovo centro di formazione giovanile.

EGITTO.

A PORTO SAID (Egitto) il giorno dell'Epifania, il rev.mo Padre Presidente e Parroco dei Francescani benedisse la cappella, aperta presso la Regia Scuola Italiana, nei locali dei laboratori della Dante Alighieri, per benevola disposizione del sig. Console Cav. Uff. Fiandaca Michelangelo, vero ammiratore dell'Opera Salesiana. Presenziavano la cerimonia, insieme col sig. Console, tutti i maggiorenti della Colonia, il corpo insegnante della R. Scuola Italiana femminile, e parecchie famiglie degli alunni. Il Direttore Don Rubino, quindi, celebrò la S. Messa e, in fine, ricordò come la prima chiesa di Don Bosco nei prati di Valdocco fosse assai più piccola e più povera, e come coll'aiuto di Maria Ausiliatrice e dei benefattori, si fosse convertita pochi anni dopo in una basilica... Le parole cordiali caddero su buon terreno, poichè il costruttore sig. Petroja, che aveva fatti tutti i lavori di adattamento, si accontentò di un «grazie » pel saldo, e poco dopo si presentavano al direttore vari signori, tra cui il sig. Barbera, ex-allievo di Messina, e il sig. Martinelli, per dirgli: «Ad arredare di tutto punto la cappella della scuola pensereno noi ed i nostri amici s; e, mettendogli in mano una prima somma raccolta in mezz'ora, aggiungevano: « Ella non ha che a dirci: - ci occorre questo e questo - e sarà servita! e fin da domani verrà uno scultore a prendere le misure per l'altare ed i candelieri!... ». E così fu!... Un grazie, di cuore, a quei buoni e bravi cooperatori!

ARGENTINA.

+ EcHI DEL IX CONGRESSO GENERALE DEI COOPERATORI SALESIANI. - Il prof. Don Stefano Trione, che si recò in America per prender parte ai lavori del IX Congresso, ci scrive:

« La Società Radio-Cultura di Buenos-Aires si mise gratuitamente col proprio macchinario e apparecchio di Radiotelefonia a servizio di tutto il Congresso e delle sacre funzioni imponentissime della Cattedrale e di S. Carlos.

» Il 2° e il 3° giorno io diressi una parola a tutti gli uditori del radiotelefono a nome del Congresso, e dopo il funerale celebratosi a San Carlos pei cooperatori defunti Don Pagliere tradusse in castigliano un mio saluto a nome della Commissione Esecutiva. L'apparecchio trasmettitore è meraviglioso, non perde una sillaba; e può regolarsi facilmente in modo da rinforzare la voce di chi parla piano e da diminuire quella di chi parla forte. Idem per la musica. Oltre a 65o mila sono gli apparecchi ricevitori in tutta l'Argentina, Chile, Uruguay e Brasile; e chi vi aggiunge un altro apparecchio detto « Altoparlante », può fare udire assai bene in tutta una sala, per quanto ampia, ciò che l'apparecchio riceve... ».

* AL CONGRESSO GENERALE DEGLI EX-ALLIEVI. - L'Ispettore Don Valentino Bonetti ci dà questa cara notizia: «Nel Congresso Generale degli ExAllievi si è stabilito di compiere un pellegrinaggio alla tomba di Don Bosco in Valsalice, per collocarvi una targa commemorativa di questo Cinquantenario. Così la prima Ispettoria Americana sarà pure la prima in quest'iniziativa che lascierà alle generazioni future un umile pegno della più alta gratitudine al nostro veneratissimo Padre. La targa sarà offerta come unanime tributo dell'Assemblea ».

* LA MORTE DI DON ERNESTO VESPIGNANI. -

Avvenne il 4 febbraio u. s. a Buenos Aires e ne trasmise la notizia anche la Stefani, dicendolo un «insigne architetto italiano». Don Ernesto era nato col gusto dell'arte, e molti monumenti, specialmente sacri, ricorderanno il suo nome.

Quando, l'anno scorso, S. A. R. il Principe del Piemonte fu a Buenos Aires, "Plus ultra„ stampava un numero unico che voleva essere l'omagggio di quanto di meglio i figli d'Italia avevano fatto in quelle colonie lontane: ed in quel numero una pagina intera è dedicata a Don Vespignani ed ai suoi capolavori di architettura, e tra le altre si leggono queste parole: « Crediamo un dovere di patriottismo dare a conoscenza le ricchezze che l'architettura e l'arte hanno accumulato nelle chiese e nelle istituzioni religiose argentine per opera del Sac. Ernesto Vespignani, italiano, della Società Salesiana, durante i ventiquattro anni della sua residenza a Buenos Aires, lavorando efficacemente nella società centrale degli architetti e meritando alte distinzioni nei congressi panamericani di architettura di Montevideo e di Santiago del Cile ». E venivano riprodotte, a titolo di omaggio della fraternità italo-argentina, alcune delle principali opere di Don Ernesto Vespignani, quelle chiese cioè che, in differenti stili e forme, meglio testimoniano il progresso edilizio della metropoli bonaerense, ispirato all'idea cattolica e latina:

Il Tempio di San Carlo, opera grandiosa, notevole sopratutto per l'originalità dell'assieme ispirato al romanico-lombardo, festoso di molta luce e di movimento all'interno, con la sua gran cripta raccolta e satura di misticismo;

Il Tempio del Santissimo Sacramento, costruito con sontuosità e selezione di materiali, ad imitazione delle opere del periodo bizantino-romanico;

Il Tempio di Nostra Signora di Buenos Aires, non ancora terminato, che prometteva di essere opera molto più grandiosa e geniale delle precedenti per la sua ampiezza, come per la purissima linea, svelta ed elegante, del gotico-italiano;

La chiesa del Sacro Cuore di La Plata coi suoi agili ed artistici campanili - il Collegio e la Chiesa dell'Istituto Salesiano a Rosario - il Collegio Salesiano di Tucumàn, e - opera recente - il nuovo Tempio-Santuario di Itatí, nella provincia di Corrientes, nel quale, adottando alcune forme architettoniche coloniali, l'architetto volle evocare l'epoca gloriosa della civiltà guaranitica.

Nè venne tralasciato un cenno speciale all'opera grandiosa del progettato Tempio votivo del Sacro Cuore a Montevideo, come ricordo dell'indipendenza uruguayana, in stile neo-bizantino, a forma di croce greca, di un assieme maestoso e imponente.

Dice il citato numero unico che solo per la concezione architettonica di don Vespignani esistono nell'Argentina ottimi esempi degli stili storici che tanto abbondano nelle vecchie città europee, quegli stili così maestosi, così fedeli interpreti della pietà cattolica. Prima del Vespignani quegli edifici eran visibili solo negli album o nelle cartoline illustrate! - Il rilievo è del Corriere d'Italia.

Noi diremo ancora di questo degno salesiano. Per ora ci affrettiamo ad inviare al fratello Don Giuseppe, Direttore Generale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane, presentemente in visita straordinaria all'Argentina, le più vive condoglianze, e raccomandiamo l'anima dell'estinto alle preghiere dei Cooperatori!

URUGUAY.

* LA SCUOLA SALESIANA D'AGRICOLTURA « G. JACKSON », a dodici Km. da Montevideo, nel dicembre u. S. riscuoteva il più ampio consenso di

lodi dalla stampa della Capitale, in occasione degli esami teorici-pratici degli allievi, svoltisi alla presenza di molti e colti personaggi. Eran presenti il sig. Ministro d'Industria e d'Agricoltura, il Direttore dell'Istituto Nazionale di Agronomia, i Delegati della Federazibne Rurale e della Società Commerciali, un gruppo di Ingegneri Agronomi, i rappresentanti dei maggiori giornali, ecc., ecc. La prova si protrasse dal mattino fino a sera, in una splendida successione teorico-pratica, attraverso le varie forme di lavoro elle integrano il programma della Scuola.

Ciò che maggiormente colpì gli esaminatori fu lo schietto spirito di famiglia, proprio degli istituti di Don Bosco, che avvince alla Scuola quella settantina di giovinotti appartenenti alle varie provincie della Repubblica, ai cui fertili campi recheranno il frutto dei loro studi e l'esempio di una vita onesta e laboriosa.

Nelle giovani Repubbliche, in cui l'affluenza ognor crescente dell'immigrazione stimola il trionfo dell'industria agricola accanto a quella del bestiame, una scuola agricola come quella «G. Jackson », ha un'importanza ed una opportunità del tutto particolari. Ciò spiega la grande simpatia e l'interesse che desta, e che quest'anno si concretavano anche in una splendida medaglia d'oro, offerta dalla massima Associazione dell'Uruguay al migliore degli allievi.

- Un altro rilievo: il prof. De Vuyst, Direttore del Ministero d'Agricoltura nel Belgio, recatosi recentemente all'Uruguay, vi ha tenuto una serie di conferenze sul problema dell'equilibrio delle professioni. Disse che solo educando seriamente la gioventù anche all'agricoltura, si potrà stabilire l'equilibrio sociale; e per risolvere pienamente questo problema, proponeva anche una Scuola

Internazionale di Agricoltura. E il dotto professore volle visitare nell'Uruguay due istituzioni, prima la Scuola Agricola Salesiana, poi la Facoltà di Agronomia.

NECROLOGIO

Comm. Avv. GiusEPPE MICHELE ANGELINI. - Uomo d'ingegno e di bella coltura, lavorò dapprima nell'insegnamento e nell'azione cattolica, quindi si dedicò al giornalismo e, per lunghi anni, fu apprezzato direttore dell'Osservatore Romano, nel quale ufficio mostrò sempre una grande benevolenza per l'Opera nostra. Il Signore glie ne dia, come Lo preghiamo di cuore, ampia ricompensa.

Dott. MICHELE MEDA. - Chirurgo vice-primario dell'Ospedale Maggiore di Milano, fu rapito in pochi giorni da una fiera pleuro-polmonite. Bella figura di professionista cristiano, era pure ammiratore dell'Opera di Don Bosco. Alla sposa, ai figli, ai fratelli On. Filippo e Don Giuseppe, vive condoglianze.

CARLO Ricci DES FERRES. - Figlio del Barone Feliciano, che fu unito in cordiale amicizia col Ven. Don Bosco, egli pure fu uomo di fede profonda. caritatevole, esemplare, zelante del trionfo della buona causa, per cui lavorò con tutte le sue forze. Morì a Torino il 7 febbraio u. s., e, per sua volontà, venne tumulato a Borgo Conalense, presso Villastellone, accanto alla consorte, la Baronessa Azelia Fassati-Roero di San Severino, figlia di una De Maistre e devotissima anch'essa del Ven. D. Bosco.

Mons. GIUSEPPE ELLERO. -- Professore nel Seminario di Udine, autore di apprezzate poesie e novelle e composizioni drammatiche per l'uno e per l'altro sesso, ebbe il gusto del vero e del bello, e ne fu propagandista sapiente. Molti ex-allievi nostri, ricordando le belle ore trascorse nell'assistere alle rappresentazioni dei suoi drammi, non mancheranno d'inalzare per il suo eterno riposo una prece affettuosa. Mons. Ellero si spense a 59 anni, il 31 gennaio u. s.

Dottor ANTONIO ALLOATTI, † a Villastellone (Torino) il 6 gennaio u. s. - Decano dei medici della provincia, caro a tutti per la semplicità del carattere, la viva fede. che informò ogni suo atto, e la generosità del cuore, si vantava di aver letto per cinque volte la vita di Don Bosco, felice di aver appoggiato l'Opera Salesiana secondo le sue forze. Prima di morire volle raccomandare ai giovani d'esser puri e santi come la loro immacolata bandiera, praticando il motto scrittovi a caratteri d'oro: Lavoro e preghiera.

Dott. Prof. CARLO VIGNOLo-LUTATI. - Uno dei tre medici che assisterono il Ven. Don Bosco nell'ultima malattia, si spense egli pure serenamente nel dicembre u. s. Pieno di venerazione per il nostro carissimo Padre, amava ricordarne lo splendore delle virtù, e reputava una fortuna speciale quella di avergli potuto dedicare negli ultimi giorni le sue cure con affetto di figlio.

GIUSEPPE ZUCCA SCALAS da Genoni (Cagliari). - Moriva santamente in tarda età. Cristiano esemplare, perseverò nella pratica della S. Comunione quotidiana per circa 6o anni!

GIUSEPPE PILLA di Altivole. - Zelò fervorosamente il culto di Maria Ausiliatrice, alla quale aveva consacrato i suoi teneri figliuoli. Spirava due settimane dopo che era volato al cielo suo padre, GIOVANNI PILLA, egli pure buon cooperatore.

CESARE MAMBRETTI di Sulzano sul Lago d'Iseo. - Fu un benemerito delle Opere Salesiane, alle quali ogni mese inviava la sua offerta di cento lire. Non lo dimenticheremo mai nei nostri suffragi. Rinnoviamo pubblicamente le più vive condoglianze alla consorte, alle figlie, ai parenti tutti.

Preghiamo anche per

ALBENGA D. Giuseppe, † Ricaldone (Alessandria). AREzzI Adele, † Pontecurone (Alessandria). AUGELLA Cav. Domenico, † Pontremoli (Massa. C.). BAGNASCO Maria, † Bagnaria (Pavia). BASSANI Teresa, † Tivoli (Roma). BERNARDI Maria, † Casteldelfino. BERSANO Antonietta, † Chivasso (Torino). BERTA Rosa ved., † Lanzo Torinese (Torino). Bisio Marina BODRATO, † Cremolino (Alessandria). BoERIO Rosa ved. BONARIA, † Molare (Alessandria) BONAVERI Secondina, + Torino.

BONTEMPELLI Pietro, † (Pesino) Caprino Veronese. BoRGHERO Ignazio, † Novi Ligure. BRUSSINO Teol. D. Carlo, + S. Ponzo Canavese.

BURDISSO Maria, † Carrù (Cuneo).

BusCAGLIoNE Enrico, † Castellamonte (Torino). CAPPELLARO Giacomo, † (Costazza) Longare. CARDELLIN Luigi, † Torino. COMBA Giustina, † Torino. CONFORTOLA Giuseppe, † Bormio (Sondrio). CoRsio Cav. Leopoldo, † Torino. COTTINO Bernardo, † Buttigliera d'Asti. CRIVELLI Cari. D. Paolo, † Crema (Cremona). CUNEO Avv. Felice, † Novara. DE Bosco Secondo, † Cuneo. DELL'OCA Elisabetta, † Morbegno (Sondrio). DEL PuP Maria, † Udine. DORO D. Giovanni, † Rovarè (Treviso). FALCO Luisa, † Torino. BAVA Francesco, † Bologna. FEDERICI Ersilia, + Roma. FERRARI Annunciata: † Prolboino (Brescia). FERRERO Michele, † Mursecco (Cuneo).

FRASSATO Vincenzo, † Tonengo Canav. (Torino). GALASSO VALENTI Serafina, † Bivona (Girgenti). GAMERRO Angela, † Caluso (Torino). GARIGLIO Federico, † Torino. GHILARDELLI D. Emilio. Castelleone (Cremona). GRIMALDI Archimede, † Bastiglia (Modena). ICARDI Cav. Giov. Batt., † Torino. LAGO Ester, + Novara.

LUNARO Antonio, † Finalmarina (Genova). MARENGHI Rosalia, † Soresine (Cremona). MARINELLI D. Carlo, † Sotto il Monte (Bergamo). MASCHERPA D. Giuseppe, † Magenta (Milano). MATERA Maria, † S. Marco in Lamis (Foggia). MEDA Dott. Michele, † Milano. MERLO Angela, † (Voragno) Ceres (Torino). MOLINARI Cav. Felice, , Alessandria. MORANDOTTI Giuseppina, † Cossato (Novara). NICoLETTI Girolamo, † Rovereto (Trento). OMODEO Ernesta, † Castelsangiovanni (Piacenza)., OMODEO Ernestina, † Bassignana (Alessandria). PEDERSOLI Paolina, † Preseglie (Brescia). POLLINI Anna Maria, t Malesco (Novara). PRANDI Celestina, † Torino. PRONO Maria, + Torino. PROSPERI Giuseppe, † Torino. QUADRELLI Giuseppina, † Gallarate (Milano;. ROCANTINI Gioachino, † Savogno (Sondrio). Rossi Nina. GARBIN, † Vicenza. SACCENTI Alessandro, † Ardenza (Livorno). SALA ZANOCCO Caterina, † Cegni (Pavia). SALENGO Albina, † Moncalieri (Torino). SALINO Orsola ACTIS, † Ivrea (Torino). SESIA Giovanni † Torino. SIGNETTO Luigia, † Tonengo (Torino). TEMPINI Dott. Girolamo, † Bienno (Brescia). TERZANO Luigia, † Guarene (Cuneo). TESTA Giuseppe, † Albino (Bergamo). ToFFANELLO Angelo, † Bottrighe (Rovigo). TURINETTI Adele, + Milano. VACCARONE Rosa, † Ticineto (Alessandria). VACCHINO Giacomo, † Settimo Rottaro (Torino). VoENA Agnesina, + Saluzzo (Cuneo).

ZAVATTARO Maria ved. FERRARINO, + Borgo S. M.