BS 1920s|1921|Bollettino Salesiano Aprile 1921

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLV - N. 4   APRILE 1921

SOMMARIO

Grazie, cari Cooperatori!...

In onore di San Giuseppe.

L'eroismo delle virtù del Ven. Don Giuseppe Cafasso. Nell'anniversario di Don Rua - Suffragi e Commemorazione sulla tomba di Don Rua a Valsalice. Generosa attività in Polonia.

Il lavoro dei Missionari Salesiani nel Rio Negro, in Brasile, e i bisogni della Missione (Lettera del Sac. Giov. Balzola) - La Missione Salesiana del Congo Belga - Nuovi Missionari - La consacrazione episcopale di Mons. Versiglia.

"Rivista dei giovani".

Una visita in Francia.

Il Culto di Maria SS. Ausiliatrice - Pel 24 corrente - Grazie e graziati.

Cooperazione salesiana: - Così va bene!... - "La nostra festa d'ogni mese,, - Conferenze pratiche - Un altro bell'esempio.

La Basilica del S. Cuore di Gesù in Roma.

Note e Corrispondenze: VI° Congresso degli Oratori Festivi e delle Scuole di Religione - Per le piccole vittime della guerra - Conferenze Dantesche - Notizie varie.

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

Grazie, o cari Cooperatori

Sentiamo il dovere di ripetere a quanti risposero all'APPELLO del sig. Don Albera il grazie più cordiale, sia per le offerte che inviarono a favore delle Opere e Missioni di Don Bosco, sia per le delicate espressioni con cui ne vollero accompagnato l'invio. Grazie, o cari Cooperatori e gentili Cooperatrici, grazie! Noi abbiam pregato e pregheremo sempre il Signore che ad intercessione di Maria Ausiliatrice, del Ven. Don Bosco e dell'indimenticabile suo Successore Don Rua, e di tutte le anime da loro salvate, ve ne renda il centuplo in questa vita e il premio nell'altra.

Il venerato nostro Superiore nel ricevere le vostre lettere restò tanto commosso, che gli parve edificante far note le cordiali espressioni della vostra corrispondenza; ed eccoci a soddisfare il desiderio del Padre.

Quasi tutti i benevoli che risposero al suo APPELLO l'hanno fatto con un senso di gioia fraterna. Rev.mo signor Don Albera, - erano queste le frasi più frequenti - rispondiamo con gioia al suo invito, spiacenti di non poter fare di più, molto di più, per le provvidenziali Opere di Don Bosco!... - È poca cosa..., dicevano altri, ma son piccole anche le nostre risorse; sappiamo d'altronde che i Figli di Don Bosco accolgono con viva riconoscenza anche il poco... - L'APPELLO che Ci è rivolto, notavano molti, è STRAORDINARIO, e noi pure, rispondendo ad esso, ci ripromettiamo grazie e benedizioni STRAoRDINARiE, da Maria Ausiliatrice e dal Venerabile Don Bosco, invocati con fede dai suoi figliuoli -... Così sia davvero, a conforto di tante anime addolorate!

In secondo luogo l'invio dell'APPELLo parve a tutti la cosa più naturale nelle presenti strettezze e diè luogo a commoventi affermazioni di solidarietà e pietà cristiana. - « Ricevetti il Supplemento al « Bollettino Salesiano » - così una Cooperatrice di Venezia. - Mille grazie! Vorrei, di cuore, venire generosamente in loro aiuto, ma ho cinque figli, e non posso fare quello che vorrei. Prego tuttavia d'accettare la mia piccola offerta, e di far pregare per i miei figli e per me, dolente di non poter dare di più ».

« Purtroppo vi sono certe circostanze - così un'altra Cooperatrice di Brescia - che si prova avvilimento a non esser ricchi, come nel caso cui accenna il Supplemento al « Bollettino Salesiano », tanto commovente che mi augurerei d'avere una borsa ben fornita. In dicembre spedii L 20 ora invio L. 50, che ottenni dai miei figli, esaltando la benefica Opera Salesiana. Sono spiacente di non poter fare di più, e donando la carità di una preghiera per questi figliuoli, bravi ragazzi, ma disgraziatamente senza Fede!... »

«Non posso non rispondere all'APPELLo - diceva una Cooperatrice di Sardegna - e mai affretto a spedirle la mia piccola offerta, che, non potendo essere più grande, è data con tutto il cuore. Rimanere indifferenti sarebbe codardia, perchè Opere così grandiose, così umanitarie, così sante, dovrebbero essere appoggiate da tutti. Tutti, anche gli umili, dovrebbero aiutare con amore devoto cotesta grande affermazione di carità e di fede. »

Dal Veneto stesso, che fu così provato dalla guerra, non mancarono le offerte generose: « Ho ricevuto il vostro APPELLO, - dice un Cooperatore di Ponte di Brenta - e sebbene sia un povero impiegato, con famiglia, e straziato dalla guerra, sento tutta la riconoscenza che si merita la santa figura di Don Bosco e l'Opera Sua. Il mio meschinissimo obolo è limitato alle mie presenti finanze, ma è accompagnato dalle preci più fervorose per la benedizione di Dio su coteste Case Salesiane. In avvenire, se potrò, sarò felice di fare di più. »

Un altro pensiero frequente è quello dei gravi bisogni delle nostre Missioni. «La voce dei suoi Missionari, - esclama una Coopera trite di Rancio Valcuvia (Como) mi tocca il cuore; epperò mando a Lei un'altra mia offerta perchè la destini alle Missioni più bisognose. In cambio, non desidero altro che sapermi raccomandata nelle preci, che quotidianamente s'innalzano nella Basilica dell'Ausiliatrice, unitamente a tutte le anime che anelano al Paradiso!

« Ho ricevuto il caldo e commovente APPELLO della S. V. Rev.ma - così un Cooperatore di Venezia, inviando una generosa offerta - e duolmi, nel fondo dell'anima, di non potervi corrispondere (fatta ragione della necessità, estensione e urgenza dell'Opera) che in una misura limitatissima e, dirò anzi, persino irrisoria. Comunque sia, voglia gradire, se non altro come segno della mia buona volontà, il qui entro accluso mio obolo, che Vostra Paternità erogherà liberamente, come le parrà meglio, parte a favore delle Missioni, parte per le nuove opere iniziate in Italia. ».

« Mando cinquanta lire per tutte le grandi necessità delle loro Missioni, - protesta una Cooperatrice di Padova - e vorrei con tutto il cuore spedire un milione per fare davvero qualche cosa per la Pia Società Salesiana di Don Bosco, per la quale mi dichiaro sempre pronta a qualunque sacrifizio ».

La memoria di Don Bosco, e quella di Don Rua, e la fiducia di ottenere a loro intercessione ampie benedizioni beneficando le Opere Salesiane, sono altri pensieri che s'incontrano di frequente nell'edificante corrispondenza.

« Rispondo al suo nobile APPELLO per le Opere del Ven. Giovanni Bosco - scrive un sacerdote vicentino. - Offro questo povero obolo, pegno di un grande alletto. Non posso rifiutare ciò che mi si domanda in nome del Venerabile, di cui sono devotissimo. Confido nelle preghiere di Lei e della sua grande Famiglia, alla quale di spirito appartengo. »

« Lessi la sua lettera ai Cooperatori - ripete una nobile Marchesa di Torino - e sarei ben lieta se potessi aiutare efficacemente le Opere di Don Bosco, ma faccio volentieri quel poco che posso. La prego di accettare la mia piccola offerta, alla quale unisco le mie preghiere perchè si moltiplichino le vocazioni religiose e le Opere Salesiane prosperino e si moltiplichino sempre di più. Ammiro le Opere di Don Bosco, e venero la memoria di Don Rua, che ebbi l'onore e la consolazione di ricevere a casa mia... »

In verità Don Bosco continua tuttodì a far propaganda per l'Opera sua. Dalle Marche, di quegli stessi giorni, un Tenente-Colonnello scriveva al sig. Don Albera: - «Ho finito di leggere la bellissima Vita, scritta dal Sacerdote Salesiano D. Lemoyne, del GRANDISSIMO SANTO (poichè tutti lo chiamano così) il Ven. Don Giovanni Bosco... Ne sono rimasto entusiasta, incantato, e sento il bisogno di scriverne a Lei perchè voglio subito ascrivermi alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani. Se fossi in buona età... mi farei salesiano, poichè lo sono già di mente e di cuore. Non potendo entrare nella, Pia Società Salesiana come membro effettivo, voglio entrarvi almeno come Cooperatore, ed io, in onore del gran Servo di Dio, il Venerabile Giovanni Bosco, farò tutto quello che potrò per onorarlo sempre di più. Voglia, Reverendissimo Rettor Maggiore, dirmi quello che devo fare; farò tutto col massimo entusiasmo ».

La santa figura di Don Bosco giganteggia, sempre più, anche in mezzo al Clero. - « Tengo sott'occhio la sua Circolare in data 6-1-1921 -dice un Preposto Parroco della Diocesi di Milano - e la tengo come segnacolo nella vita del Ven.. Giovanni Bosco, scritta dal Sac. G. B. Lemoyne, che sto leggendo; e non posso fare a meno di decidermi ad inviarle qualche cosa secondo che comportano le mie deboli forze finanziarie. Le invio quindi lire cento, ma a un patto, che Lei, mio buon Padre, faccia pregare secondo la mia intenzione, affinchè la Divina Provvidenza - quella Divina Provvidenza, che fu tutto per il Venerabile - venga in aiuto anche a me, onde possa pagare i debiti incontrati per i lavori di riparazione della mia povera chiesa. Quest'autunno un ciclone me l'ha rovinata e con essa l'Oratorio maschile, e parte della casa parrocchiale. Ecco perchè le dico di pregare e far pregare per me; se il buon Dio mi esaudirà, non sarò del certo avaro con i cari figli di Don Bosco... ».

C'è, in vero, da restar commossi nello scorrere le lettere inviate dai sacerdoti, i quali, oggi, versano anch'essi in penose condizioni. «Rispondo subito all'APPELLO, - dichiara un prete genovese - inviando l'offerta di L. 10. L'offerta è piccola, ma è noto a tutti quanto sieno ora tristi e ristrette le condizioni finanziarie del Clero. L'umile invio è anche un seguo di gratitudine alla SS.ma Vergine Ausiliatrice per avermi guarito da tifo e bronco Polmonite, per cui fui costretto a restar a letto per due mesi».

Merita un cenno speciale un pietosissimo caso. Un sacerdote della Diocesi di Arezzo, in data 11 gennaio, mandava una cospicua offerta scrivendo: - « Accludo in questa mia due vaglia cambiarii... affinchè, con la somma, si possa mantenere un catechista indigeno in una delle Missioni Salesiane della Cina, perchè, non potendo andare io personalmente in quelle Missioni, esso catechista abbia a far le mie veci!» Poco dopo ci veniva comunicato che il prelodato sacerdote, colpito da improvviso malore, verso le ore 22 del medesimo giorno in cui a veva fatto il generoso invio, serenamente se n'era volato al paradiso a cogliere il premio della sua carità!

Ma non finiremmo così presto, o cari Cooperatori, questo schietto ragguaglio sulla conino verte vostra solidarietà, se c'indugiassimo a registrare, a uno a uno, tanti altri casi edificanti, essendo pressochè innumerevoli. Ci vediamo quindi costretti ad accennarne ancora, sommariamente, appena qualcuno.

Prima di tutto ci è caro rallegrarci cordialmente con quelle zelanti Cooperatrici Salesiane, che si fecero premura di raccogliere offerte tra le persone di loro conoscenza. Si abbiano ogni benedizione da Dio.

Diciamo pure un grazie di cuore ai rev.mi Parroci che lessero e raccomandarono dal pulpito la lettera del sig. D. Albera, pubblicata nel Bollettino del mese di gennaio, nonchè a quei sacerdoti e cooperatori zelanti che si adoperarono per rispondere all'APPELLo in modo duraturo, indirizzandoci e raccomandandoci buoni giovani, inclinati al sacerdozio e decisi d'aggregarsi ai Salesiani di Don Bosco.

Ci rallegriamo anche vivamente con molti cari chierici, che, attendendo agli studi ecclesiastici nei Seminari, si gloriano d'aver dato il nome alla Pia Unione dei Cooperatori ed anelano il giorno di poter ricopiare lo zelo sacerdotale di Don Bosco a favore della gioventù. - « Mi affretto - scrive un chierico del Pontificio Seminario Maggiore Lateranese, - a mandare il mio Piccolo obolo in corrispondenza alla circolare 6 u. s. Dio sa con quanto desiderio vorrei, da solo, inviare un'offerta tale che bastar Potesse ad un sì nobile scopo, quale è quello di aiutare il mantenimento e la propagazione della prodigiosa Opera di Don Bosco. Alla meschinità dell'obolo supplirò da Parte mia con la preghiera a Dio, perchè per i meriti del suo gran Servo non lasci mancare, neppure in questi tempi tanto critici, quella Provvidenza che è l'anima informatrice e sostenitrice di tutta l'Opera Salesiana. »

Infine diciamo un grazie speciale a quei cari amici che ebbero la bontà di lodarsi del bene che i Figli di Don Bosco, con la grazia di Dio, vanno facendo in mezzo alla gioventù delle loro città e paesi: - ai carissimi nostri Ex-Allievi, sempre entusiasti ammiratori del sistema educativo salesiano e pieni d'affetto per gli antichi loro Superiori: - nonchè a molti figli di nostri Ex-Allievi, che appresero dai genitori ad amare e sostenere l'Opera Salesiana. « Nel nome sacro e venerato del nostro povero papà, affezionatissimo ex-allievo di Don Bosco - scrivevano due bravi fratelli di Torino, - noi non saremo mai sordi alla voce buona e tanto gradita del degno Successore del Ven. Don Bosco. Così ci doni la Divina Provvidenza forza e salute da superare tutte le lotte della vita e far valere sempre e ovunque i principii cristiani impartitici dai nostri genitori, e che noi trasmetteremo gelosamente ai nostri figli. »

* *

Varii Cooperatori ci fecero richiesta di un certo numero di copie dell'APPELLO del sig. Don Albera ai Benefattori delle Opere di Don Bosco, per diffonderle in mezzo ai parenti, conoscenti ed amici. Facciamo noto che ne ab bianco ancor altre a disposizione di quanti volessero usarci la stessa carità, della quale porgiamo anticipatamente ai singoli, che raccoglieranno l'invito, umili ringraziamenti.

In onore di S. Giuseppe.

Con apposito Motu Proprio che pubblicammo nello scorso ottobre, il S. Padre Benedetto XV ha prescritto a tutto l'Episcopato Cattolico d'indire solenni feste giubilari in onore di S. Giuseppe, ricorrendo il 50° anniversario da che l'angelico Pio IX lo dichiarava Patrono della Chiesa Universale.

In omaggio a questo desiderio del Santo Padre, il sig. don Albera, non contento che i suoi figli assecondino in ogni luogo quanto han disposto o disporranno i Revv. Ordinari, ha manifestato il desiderio che in tutte le case salesiane la solennità di S. Giuseppe che la Chiesa celebra quest'anno il 15 corrente e che suol trasferirsi, quanto alla pompa esterna, alla

III domenica dopo Pasqua (il 17), « sia celebrata col Più grande splendore Possibile, facendovi precedere, se si può, un triduo solenne con predicazione ».

« Il Santo Padre - scrive don Albera - indicendo queste solenni onoranze giubilari a S. Giuseppe, ha inteso particolarmente di incitare la classe operaia a mettersi sotto la protezione di Lui, che fu insieme umile operaio e Padre putativo del Divin Redentore, e a seguirne le orme, sicchè abbia ad essere scongiurato il pericolo dei fatali rivolgimenti, che di quando in quando minacciano di abbattere ogni ordine stabilito. Noi che siamo educatori di operai, seguendo gli esempi di don Bosco e conformandoci ai desideri del Santo Padre, facciano del nostro meglio per infondere in essi lo spirito di questo perfetto modello di Santo e di operaio insieme: faremo così opera meritoria di fronte alla Chiesa e alla Società civile ».

L'eroismo delle virtù. del Ven. Cafasso.

Il 27 febbraio, III. domenica di quaresima, in Vaticano, all'augusta presenza del S. Padre Benedetto XV ebbe luogo la lettura del DECRETO sulle « Virtù esercitate in grado eroico» dal Ven. Servo di Dio GIusEPPE CAFASSO, Rettore del Convitto Ecclesiastico di Torino.

Questo santo sacerdote, nato a Castelnuovo d'Asti nel 1811, fu conterraneo e quasi coetaneo di Don Bosco, che gli fu sempre carissimo; come Don Bosco, sebbene avesse appena 4 anni meno di lui, gli nutrì costantemente la devozione più filiale congiunta alla più alta venerazione.

Il primo incontro dei due grandi amici risale al 1827, quando Giovanni Bosco contava dodici anni. Dall'umilissima casetta dov'era nato e dove ancor si trovava, egli si era portato alla vicina chiesa di Murialdo il dì che vi si celebrava la festa patronale della Maternità di Maria SS.ma; e fu presso la porta della chiesa che il pastorello dei Becchi, - il quale da tre anni aveva fissa in mente la misteriosa visione che gli aveva additato un grandioso apostolato, - s'incontrò col futuro padre dell'anima sua.

Giuseppe Cafasso era allora chierico. Il pastorello dei Becchi aveva già udito parlare di lui « come di uno specchio di virtù », e subito restò « rapito dal suo sembiante » e dalle parole e dal contegno che, fin d'allora, « cotanto manifestavano lo spirito del Signore ».

L'umile pastorello, divenuto chierico a sua volta, prese ad avvicinare frequentemente don Cafasso elevato al sacerdozio, e ne riceveva generosi aiuti materiali e preziosi consigli per la sua vocazione. Del che a lui riconoscente e devoto, quand'anch'egli fu assunto al sacerdozio, sebbene avesse compiuti gli studi filosofici e teologici nel Seminario di Chieri, volle celebrar la prima messa nella chiesa di S. Francesco d'Assisi in Torino, unicamente per essere assistito dal suo « insigne benefattore. »

Nello stesso anno, il 1841, don Bosco entrò nel Convitto Ecclesiastico (dove Don Cafasso era già da vari anni Prefetto delle Conferenze) per compiere lo studio pratico della Teologia Morale; e non tardò un istante ad affidare tutta l'anima sua nelle mani del santo conterraneo, il quale continuò a largheggiare con lui di confidenza e di aiuto in tutto il periodo in cui attese a gettare le basi dell'opera che il Signore gli aveva mostrato.

Tornerebbe troppo lungo accennare le molteplici relazioni che corsero tra il nostro buon Padre e il Ven. Cafasso, e le prove di stima che si scambiarono queste due anime, così ardenti della gloria di Dio e della salute del prossimo.

Basti osservare, da una parte, che il Ven. Cafasso fu per Don Bosco il più intimo amico, che lo sostenne sempre e lo difese anche presso quelli che non capivano la modernità del suo apostolato; e, dall'altra, che il Ven. Don Bosco aveva posto tanta fiducia nel Ven. Don Cafasso che insieme col Teol. Borel e col venerando Teol. Leonardo Murialdo, il fondatore della Pia Società di S. Giuseppe, di cui pure è in corso la causa di beatificazione, lo voleva comproprietario del primo stabile acquistato con le offerte dei primi Cooperatori, come sede dell'Oratorio.

Don Cafasso, occupatissimo com'era in udienze al Convitto e al confessionale nell'attigua Chiesa di S. Francesco d'Assisi, e nell'assistenza dei carcerati e in altre opere di carità e di zelo, non discese che poche volte a Valdocco; ma Don Bosco era pressochè ogni giorno da lui, anche perchè nel Convitto Ecclesiastico gli era concesso un cantuccio dove poteva lavorare tranquillamente.

Quando il Ven. Don Cafasso morì, il nostro buon Padre lo pianse a calde lagrime, ma ebbe tosto il conforto della certezza che era volato al cielo; e, senz'indugio, con la voce e con gli scritti divenne il primo banditore dell'eroismo delle virtù del santo sacerdote, fino a paragonarlo a S. Luigi « per innocenza e purità di costumi», a S. Francesco di Sales « per mansuetudine, pazienza e carità », a S. Vincenzo de' Paoli « per la grande carità che egli usò con ogni sorta d'infelici », a S. Carlo Borromeo « per le rigidezze della vita e per le austerità usate con sè medesimo », a S. Alfonso Maria de' Liguori « per dolcezza, accondiscendenza e bontà » e per divozione alla Madonna.

«Se uso espressioni convenienti ai Santi dalla Chiesa riconosciuti, io non intendo prevenire i giudizi di essa » protestava Don Bosco fin dal 186o a più di 300 sacerdoti accorsi da tutta. la diocesi e ad un popolo devoto che stipava la Chiesa di S. Francesco d'Assisi ai funerali di Don Cafasso; e non esitava a descriverne il trionfale ingresso in paradiso. « Adoriamo i Decreti di Dia - esclamava don Bosco - che ci privò di un tanto padre delle anime nostre, ma in mezzo alle lacrime ed ai sospiri, ringraziamo la divina bontà che abbia sublimato un nostro fratello a tanta gloria in cielo!...

Queste ed altre affermazioni che gli sgorgavano dal cuore, materiate della più intima convinzione di una profonda santità, ammirata per oltre trent'anni, parvero esagerate ad alcuni quando Don Bosco le proferì e più ancora quando le pubblicò nei due opuscoli che formano l'elogio più autorevole, proferito dai contemporanei, intorno alla vita e alla santità di Don Cafasso.

Ma ecco che passati 6o anni dalla morte di questo Servo di Dio, dopo maturo esame, la Chiesa stessa col pronunciare il giudizio che ne dichiara eroiche le virtù, dà la più autorevole conferma al giudizio proferito allora dal nostro Fondatore.

« ... La cristiana carità - così ha detto il Papa nel bell'elogio che egli fece il 27 febbraio u. s. - riempie il mondo di meraviglie, così quando innalza a Dio le sue fiamme, come quando feconda del suo calore l'affetto verso il prossimo ». Ed illustrando sotto il duplice aspetto, fornita dei caratteri di universalità e di ordine, l'eroica carità di don Cafasso, il S. Padre non esitava a dire che « per l'amor di Dio» don Cafasso fu emulo dei Serafini, « per quello del prossimo » emulo degli apostoli ».

« ...Che in Giuseppe Cafasso - proseguiva il Papa - la fiamma della carità verso Dio siasi mostrata accesa di santo ardore, ce lo dicono anzitutto le testimonianze dei contemporanei, i quali parlano della facilità, che ebbe sin da fanciullo, di sollevarsi dalle cose del tempo a quelle dell'eternità, ce lo dicono i desiderii in lui maturati nell'adolescenza, di rompere per quanto gli fosse possibile i lacci che per mezzo della famiglia lo attaccavano alla terra; ce lo dicono finalmente le conversazioni continue che, in tutti i periodi della non lunga sua vita e malgrado la moltiplicità delle occupazioni, egli seppe tenere sempre col Cielo... »

Grande, come la carità che ebbe verso Dio, e ordinata a questa, fu pur la carità che don Cafasso ebbe per il prossimo. « Il Venerabile Cafasso - osservava il S. Padre - appunto perchè vero amante di Dio, amava anche il prossimo... Lo amava nei fanciulli ai quali, anche prima di uscire dalla natia Castelnuovo d'Asti, era solito, al dire dei testi interrogati per gli alti della beatificazione, « di insegnare quel catechismo che essi erano stati meno solleciti di lui ad imparare nella chiesa. Lo amava nei giovani che poi, fatti maturi anzi attempati, non si saziavano di ricordare con somma lode gli efficaci eccitamenti al bene, avuti dal Cafasso... Lo amava negli ecclesiastici e nei laici che si erano affidati alla sua direzione spirituale, e che egli guidava colla parola e coll'esempio sui campi fioriti della cristiana perfezione. Lo amava... che più? Il Venerabile Cafasso amò il prossimo nei peccatori che egli ridusse a penitenza, negli ammalati ai quali fu medico così dell'anima come del corpo, nei carcerati ai quali prodigò cure materne fino ad essere pronto a farsi prigioniero con essi, nei condannati a morte, ai quali... dedicò cure speciali e le dedicò così costanti e amorose, e rinvendicava a sè con tanta insistenza il privilegio di assistere i giustiziandi, che giunse ad essere chiamato dal volgo « il prete della forca! »... Il Cafasso non solo erasi FATTO A TUTTI «OMNIBUS FACTUS », ma appariva ancora « fatto TUTTO a tutti » « omnibus OMNIA factus »...

Donde tanto fervore di carità?

« Racconta il VENERABILE DON Bosco - aggiungeva il Papa - che questo suo conterraneo nel giorno della sua ordinazione sacerdotale si gettò ai piedi del Crocifisso, e disse: « Voglio farmi santo e presto santo... » Un tale proposito indicava bene l'altezza a cui tendeva la fiamma di amore accesa nel petto del giovane prete, e ognuno intende che alla medesima altezza mirava il regolamento di vita a sè proposto e costantemente osservato dal nostro Venerabile, mercè quelle pratiche di pietà che sono l'ornamento più bello della vita sacerdotale... ». Similmente « ... l'ordinata carità del Cafasso non apparve mai meglio che quando si mostrò sollecito del bene del prossimo; imperrocchè il sollievo temporale recato agl'infermi era ordinato al loro bene spirituale, e già abbiamo detto che l'affannosa cura da lui prestata ai condannati all'estremo supplizio era giustificata solo dalla considerazione del breve tempo che rimaneva a quegli infelici per assicurare la loro eterna salvezza. Con ogni ragione avrebbe dunque potuto applicare a sè tutta la frase dell'apostolo: « omnibus omnia factus ut omnes facerem salvos; » perchè anche egli non si era fatto tutto a tutti per alcun motivo o interesse umano, ma solo per condurli tutti a salvezza: « ut omnes salvos facerem ».

Abbiam voluto dar ampiamente la cara notizia per dire al Ven. Don Cafasso tutta la nostra esultanza e per invitare i lettori ad insistere, insieme con noi, presso il Signore, perchè conduca a felice compimento la « Causa » sino alla glorificazione di questo suo santo Ministro.

È naturale che il pensiero vada alla « Causa» di Don Bosco. Diremo, prossimamente, della lunga procedura delle « Cause» dei Servi di Dio », affinchè i nostri Cooperatori possano comprendere meglio quanto tempo reclamino e quante preghiere. Intanto queste diamole subito, e sieno quotidiane e ferventi, massime nel mese di Maria Ausiliatrice.

Nell'Anniversario di Don Rua.

Quando morì Don Bosco, Cesare Cantù potè scrivere queste parole: «Il Venerabile D. Bosco ha già cominciato dal paradiso le sue grazie col mettere al suo posto un personaggio, non dico capace di eguagliarlo, ma degno di succedergli, e di farne la perdita men dannosa alla religione e alla civile Società (1) ». Se il celebre storico fosse vissuto sino alla morte di Don Rua, forse non avrebbe dubitato di dichiarare che il sant'uomo, «degno di succedere a Don Bosco e capace di farne men dannosa la Perdita », era riuscito anche ad eguagliarlo. Cesare Cantù vide Don Rua a Milano presso la Chiesa delle Grazie, nel 1886; e bastò quell'incontro perchè se ne facesse un giudizio così lunsinghiero, comune a quanti avvicinavano il futuro Successore di Don Bosco. Così avvenne pure a Leone XIII.

Don Rua - lo diciamo pensatamente - fu un altro Don Bosco. Noi che l'abbiamo conosciuto da vicino, lo vediamo ad undici anni dalla morte, sempre vivo e parlante, con la fronte cinta di luce immortale salire ancora, su su, fin presso Don Bosco. Il posto di Don Rua è accanto al Fondatore.

Nella vita di Don Bosco s'incontra a ogni passo il sopranaturale. Si tratta di creare una nuova forma d'apostolato adatta ai nuovi bisogni dei tempi, ed è bello il vedere come la Divina Provvidenza non si arresti a suscitarne l'iniziatore, ma lo segua, passo passo, con tenerezza materna. Ora uno dei segni più visibili della divina assistenza a Don Bosco e all'Opera sua, fu l'avergli dato Don Rua.

Il merito di Don Rua è singolare, straordinario, perchè consacrò a Don Bosco - con la perfezione che fu la sua caratteristica - tutta la vita. Conobbe il Venerabile a sette anni: a dodici prese a frequentare assiduamente l'Oratorio di Valdocco, a quindici vestì l'abito chiericale; da quel giorno si pose a fianco di D. Bosco, e non se ne staccò più, consacrandogli tutte le energie di un'intelligenza superiore e le risorse di un cuore nobilissimo.

Non v'ha dubbio, Don Bosco ha la gloria di aver formato Don Rua. Mons. Bertagna, il profondo Teologo torinese, tanto apprezzato per il fine discernimento degli spiriti, tessè il più bell'elogio del Maestro e del Discepolo in brevi parole: « Se a prova della santità di Don Bosco non ci fosse altra testimonianza, altro argomento, che il fatto di aver plasmato Don Rua, per me basterebbe questo per canonizzarlo ».

Non è dunque fuor di proposito rilevare il merito singolare di Don Rua. È vero, egli ebbe la ventura d'incontrarsi con Don Bosco nella prima giovinezza e quindi di aver le cure paterne di un santo; ma quanti, prima e dopo di lui, godettero della stessa sorte e non ne trassero egual profitto! Alcuni corrisposero al Venerabile generosamente, in una misura superiore all'aspettativa più lusinghiera, ma nessuno si avvicinò al grado di Don Rua.

Quest'anima eletta intuì subito a fondo chi era Don Bosco; e guidato dalla convinzione di aver trovato un santo, non lasciò cadere neppur uno degli alti insegnamenti, onde nella schietta semplicità era quotidianamente intessuta la famigliarità di vita col Venerabile. Cosicchè, quando Don Bosco morì, Don Rua aveva compiuto uno studio che gli concesse di ricopiarlo mirabilmente.

La vita di Don Rua si divide in due parti: una di studio, l'altra d'imitazione di Don Bosco. Il periodo di studio si apre con la prima adolescenza; e sebbene fin d'allora fiorisse naturalmente anche l'imitazione - tant'è vero che Michele Rua non tarda ad essere il più esperto catechista dell'Oratorio, e diviene gradatamente il piccolo segretario, l'intimo, il fido, il primo aiutante, l'alter ego, il Vicario di Don Bosco -tuttavia gli anni che passa al suo fianco, sono principalmente anni d'osservazione e di studio; e furono quei quarant'anni di studio che gli valsero la possibilità e la gloria di ricopiarlo.

Neppur morto Don Bosco, egli tralascia lo studio del Maestro. Portandone profondamente scolpiti nell'anima il ricordo e gli esempi, e sul labbro le parole, si attarda nella meditazione dei ricordi paterni, e ne trae, ad ogni istante e nelle più piccole cose, sprone e amore ad imitarlo. Dal giorno che lo piange morto, la sua vita non è più per Don Bosco, ma di Don Bosco. Non appena il gran Padre ha dato l'ultimo respiro: « Consoliamoci, dice ai fratelli presenti, abbiamo perduto un padre sulla terra, abbiamo acquistato un protettore in cielo: e noi mostriamoci degni di lui, seguendo i suoi santi esempi »; e da quell'istante, senz'ambagi, senz'incertezze, prende ad imitare Don Bosco.

Certo, da natura, Don Rua non aveva sortito l'indole del Venerabile. Gli mancava quel sorriso che sul labbro di Don Bosco brillava perennemente, e quella mirabile adattabilità, per cui Don Bosco, mosso di continuo da fine sopranaturale, scherzava paternamente con i giovinetti, s'intratteneva umilmente con gli umili, parlava dottamente con i dotti, ed era nobilmente dignitoso con uomini d'autorità e di governo. Don Rua, per natura, era piuttosto riservato e grave, diligentissimo in tutto, e di una minutezza così impressionante nell'adempimento d'ogni dovere che spaventava. Finchè visse Don Bosco, egli personificò la pietà, il lavoro, l'umiltà, la precisione, la regola. Era notoriamente il primo nella stima di tutti, e se ne valeva solo per sostenere ed esaltare il Padre. Quanto a sè, preferiva il silenzio e il nascondimento. Mai, finche visse il Maestro, che facesse cosa, o prendesse deliberazione di sua autorità. In tutto, e ogni volta, voleva il consiglio, il parere, l'approvazione di Don Bosco. Anche a cinquant'anni e già suo Vicario, gli continuava, con sincerità commovente, quella deferenza, quella dipendenza, quell'illimitata sudditanza filiale, che aveva preso ad usargli da fanciullo.

Era, perciò, straordinario il mutamento che doveva fare Don Rua nel raccogliere l'eredità di Don Bosco; ma straordinaria era stata anche la preparazione ed eroica la fede del suo proponimento. Disse a se stesso: «Debbo imitare Don Bosco », e vi riuscì. Con semplice dignità si presentò subito ai fratelli qual Padre, e fu visto realmente con un'aureola così viva, cosi bella ed attraente di paternità, che parve in lui risuscitato Don Bosco. Egli stesso dovette confessarlo: « Se disgraziatamente prendete abbaglio su quanto può riguardare la mia persona -- diceva ai suoi (1) - vi ha però un punto su cui non sbagliate, ed è che ora vi amo come tenerissimo padre. La grande carità che infervorava il cuore del nostro diletto Don Bosco, di santa e venerata memoria, avvivò con l'esempio e con le parole la scintilla d'amore che Iddio benedetto aveva posto nel mio, ed io crebbi elettrizzato dall'amor suo, per cui, se, succedendogli, . non potei ereditare le grandi virtù del nostro Santo Fondatore, l'AMOR suo pe' suoi figli spirituali, oh, quello si, sento che il Signore me lo concesse! Tutti i giorni, tutti gli istanti del giorno io li consacro a voi!... »

Ma insieme con la paternità, virtù somma, tutte le altre virtù di Don Bosco si videro d'un tratto brillare in Don Rua. La stessa bontà nel trattenersi in ricreazione tra i figli, che amava salutare col dolce nome di amici: le stesse quotidiane sollecitudini per il bene degli allievi: la stessa carità con quanti ricorrevano a lui, ai quali consacrava, come se non avesse altro da fare, le ore della mattinata, un tempo spesa così assiduamente in altre occupazioni: lo stesso ricorso confidente e la stessa riconoscenza ai Benefattori: la stessa eroica fiducia nella Divina Provvidenza: lo stesso zelo ardente per la gloria di Dio e la salvezza delle anime: la stesso trasporto per lo splendore del divina culto: la stessa devozione filiale al Sommo Pontefice e a tutti i Pastori della Chiesa: lo stesso deferente ossequio a tutte le Autorità costituite: la stessa attività per lo sviluppo dell'Opera voluta da Dio e da Maria Ausiliatrice: e in mezzo al quotidiano, continuo ed opprimente lavoro, la stessa serenità di spirito e giovialità di modi, la stessa unione con Dio.

Il segreto dei successi di Don Rua era nella sua pietà e nella sua umiltà. Aveva una fede capace di trasportar le montagne, una speranza senza confini, una carità di serafino. Bisognava vederlo in preghiera, all'altare, sul pulpito! Le parole gli sgorgavano dal cuore semplici e piene di unzione e di efficacia. Ed era d'una umiltà eroica. Non cercò mai se stesso, mai la sua gloria: solo e sempre quella di Dio e di Don Bosco.

Ecco perchè Iddio benedisse il suo servo fedele, suscitando attorno la sua persona lo stesso entusiasmo che accompagnò il Maestro e moltiplicandone anche i prodigi.

Ecco perchè ne benedice la memoria suscitando in molte anime la fiducia nella sua intercessione, e le rimanda consolate... In memoria aeterna erit iustus!

Tanto ci piace rilevare in questo XI suo Anniversario, per insistere - come diceva l'Em.mo Card. Richelmy ai funerali di trigesima - « nel dovere di seguire le orme dell'amato Padre e ricopiare i preclarissimi esempi ».

(1) Da una lettera inviata al medesimo Don Rua, data Milano 16 febbraio 1888.

(1) Da una Lettera ai Salesiani dell'Argentina, aprile 1888.

SUFFRAGI E COMMEMORAZIONE sulla tomba di Don Rua in Valsalice.

Nel Santuario di Maria Ausiliatrice, il 6 aprile, alle ore 10, si celebrerà solennemente la Messa Anniversaria.

Il 10 aprile poi, alle ore 9, il rev.mo sig. Don Albera celebrerà altra Messa all'altare della Cappella funeraria in Valsalice, dove riposa la salma di Don Rua.

L'umile cappella, artisticamente decorata a cura degli ammiratori del grande Successore di Don Bosco, verrà collaudata con breve COMMEMORAZIONE, subito dopo la cerimonia religiosa.

Quei Cooperatori che amassero intervenirvi, si rivolgano, all'ora suddetta, al portiere del Collegio Valsalice - Strada Valsalice, 49 - e saranno accompagnati alla Tomba.

GENEROSA ATTIVITÀ IN POLONIA.

Prima della guerra l'Opera Salesiana in Polonia, quantunque fiorente nella Galizia Austriaca, si sentiva impacciata nella sua ardente giovinezza dai troppi angusti confini, anche perchè le altre terre polacche l'invocavano, a braccia aperte, come un'opera di rendenzione. Era quindi naturale che gli occhi di quei nostri confratelli stessero rivolti con vivo desiderio verso gli altri loro connazionali che tanta luce di bene s'aspettavano dell'apostolato di Don Bosco. E venne il giorno lungamente desiderato. È edificante il vedere come si propagò l'Opera Salesiana in Polonia dal principio della guerra fino ai nostri giorni, e il lavoro che si è compiuto e si compie in mezzo a difficoltà incredibili.

L'istituto Don Bosco di Oswiecim.

Lo scoppio della guerra europea, nell'estate del 1914, interruppe violentemente il lavoro delle Case Salesiane della Galizia. L'Istituto Don Bosco d'Oswiecim, che nell'anno scolastico 1913-14, sia per la quantità degli alunni, sia per l'attività del personale, aveva toccato, Si può dire, l'apogeo, si trascinò avanti nell'anno scolastico seguente sotto il continuo incubo d'una possibile occupazione per parte dell'armata russa, finchè avendovi gli Austriaci aperto provvisoriamente un ospedale militare, il piccolo numero di allievi che v'erano rimasti fu traslocato nel Collegio Salesiano di Unter Waltersdorf, nei dintorni di Vienna, mentre in Oswiecim rimase il Direttore con alcuni confratelli. Ma non istettero in ozio: apersero subito i cortili e le sale, libere dai soldati, alla gioventù cittadina, che v'accorse a scopo di studio e onesto ritrovo.

I Russi, attesi con tanto timore, non entrarono, grazie a Dio, nè a Cracovia, nè ad Oswiecim; e perciò nell'anno scolastico 1915-16, pur superando difficoltà molto gravi, si decise di riattivare il Collegio.

Si riaccettarono infatti, divisi in quattro classi ginnasiali e in quattro laboratori, circa 16o ragazzi, quasi tutti orfani di guerra, e, sebbene si fosse a novembre inoltrato, ossia in considerevole ritardo, si cominciò con la miglior buona volontà l'anno , scolastico.

Ed ecco, sorgere contemporaneamente, come per incanto, uno studentato teologico, che quantunque sprovvisto di non pochi requisiti indispensabili a un istituto di studi superiori, tuttavia nel corso dei suoi quattro anni d'esistenza si fece onore per il numero e il lavoro ardente degli alunni e degli insegnanti. Sorsero infatti, in mezzo a loro, i generosi che si sobbarcarono all'assistenza nell'Oratorio festivo, che fu improvvisato in vista dell'aumento spaventevole della gioventù vagabonda, e nel quale oltre il cibo dell'anima, cioè la cultura religiosa e civile, si riuscì non di rado a dare agli ignudi un vestito e un pezzo di pane agli affamati.

Nello stesso Istituto tornavano pur a nuova vita alcuni salesiani d'Italia, che i buoni confratelli riuscirono a strappare da quegli antri di fame e di disperazione che erano i famosi concentramenti austro-ungarici dei prigionieri di guerra.

Intanto il timore di un'occupazione nemica crasi, è vero, dileguato; ma per svolgere meglio e più intensamente l'opera educativa, vennero a mancare molte validissime braccia, essendo stati chiamati sotto le armi i numerosi salesiani sudditi germanici. Eppure, per compiere la missione sospirata da tutti in quei giorni, l'Istituto di Oswiecim continuava a riempirsi ogni giorno, d'un numero sempre maggiore di giovinetti bisognosi d'educazione... E furono, quelli, tempi veramente eroici, in cui tutto lo spirito di sacrificio dei pochi confratelli sudditi austriaci e russi, fu messo a duro cimento. Gloria agli umili eroi, che, in vista dello squagliarsi delle forze educative, non si perdettero d'animo, ma benchè il corpo mal nutrito cadesse talvolta sotto il peso del dovere, rimasero saldi sul campo sino alla fine!

Questo stato di cose durò sino al termine del 1918, cioè sino alla sconfitta delle armi germaniche. In questo periodo l'Istituto Don Bosco di Oswiecim giunse ad albergare da 35o a 400 alunni. Come sfamare tanti meschini? Ecco, d'allora in poi, il pensiero più grave dei superiori.

La penuria s'aggravò talmente nel 1919 che verso Natale, per assoluta mancanza di viveri, si dovettero mandare a casa gli alunni. Poi, grazie all'efficace appoggio del governo polacco si tornò a riaprire il collegio a numerosissimi giovinetti; ma intanto quanto bene perduto, quante cure dissipate, e anche quanti danni materiali!

Nè mancarono altre opere. Dal principio delle guerra era stata affidata ai nostri la cura spirituale degli internati nelle vicine baracche, e là si fondò un Asilo Oftalmico, per bimbi malati agli occhi, che, in numero di 250, parte nelle scuole, parte in appositi laboratori, diedero mirabili frutti di educazione.

Nello stesso tempo il salesiano Don Gostylla, d'incarico del Sotto-Prefetto del luogo, fondava e dirigeva una Commissione d'approvvigionamenti per provvedere di viveri l'intero dìstretto.

Presentemente, cioè durante quest'anno scolastico 1920-21, l'Istituto ricovera 40o alunni: ma la questione degli approvvigionamenti è ancor più grave degli anni anteriori, anzi è addirittura schiacciante, causa lo spaventevole rincaro della vita. Con tutto ciò questa Casa-madre dei Salesiani in Polonia ha sofferto meno di tutte le altre durante l'imperversare della guerra mondiale!...

A Cracovia.

In Cracovia, nella storica ed artistica sede degli antichi Re Jagelloni, alcuni anni prima della guerra, i Salesiani avevano assunto la direzione di un Orfanotrofio, fondato dal principe Alessandro Lubomirski; ma fin dal primo anno di guerra, minacciando i Russi di cingere d'assedio la città, gli orfani dovettero uscire in tutta fretta dal loro asilo e disperdersi in ogni direzione. Il piccolo gruppo rimastovi venne trasferite, dapprima, nella Villa Wola Justowska, di proprietà del Principe Vescovo, offerta dal Municipio in cambio del Collegio, che, per essere vicino alla stazione, entrava nella zona delle operazioni militari; e di lì a non molto nell'Istituto nostro di Radna (Carniola) nell'odierna Jugoslavia. Nel frattempo, l'Orfanotrofio venne trasformato dagli Austriaci in ospedale militare.

Ma neppure in questo tempo i pochi Salesiani rimasti a Cracovia stettero inerti. Scoppiata la guerra coll'Italia e moltiplicatisi oltre misura i feriti italiani, anche quell'ospedale venne affidato alle loro, cure: e il giovane direttore, tocco da viva compassione per quegli infelici, facendosi proprio loro fratello, li sollevò non solo con la più caritatevole opera sacerdotale, ma in mille altre guise, ad esempio sia coll'organizzare tra loro un Circolo, che alla presenza dell'ufficialità austriaca diede parecchie rappresentazioni, sia coll'occupare i convalescenti in graditi lavorucci di giardinaggio, per donare ad essi, in ogni modo, un po' di luce e di sorriso tra la tetra nostalgia e lo scoraggiante pessimismo d'una convalescenza in terra nemica.

Spuntata l'aurora della pace, al posto dei prigionieri italiani rimpatrianti, sottentrarono, nello stesso locale, soldati ammalati polacchi, che vi restarono fino a questi ultimi giorni, in cui, in seguito a replicate istanze, le autorità militari decisero di sgombrar l'Istituto.

Non ostante questo lavoro, nel 1919, e precisamente nel sobborgo Debniki, i nostri accettavano la cura di una nuova parrocchia. Non vi trovarono nè chiesa, nè casa parrocchiale, essendo il sobborgo appartenuto fin allora ad un'altra parrocchia. Quindi, per cominciare un po' di bene in un sobborgo di 10 mila anime, le più abbandonate della città, non trovarono, anche in tempi così difficili, miglior partito che costrurre provvisoriamente una chiesa di legno. Lanciato il progetto, lo videro accolto con entusiasmo, perchè riconosciuto come l'unica soluzione. Il Municipio mise a disposizione un terreno per dieci anni; e il 5 dicembre u. s. la nuova chiesa fu solennemente benedetta da S. E. il Principe Vescovo Mons. Adamo Sapieka. Ed è riuscita un bell'edificio, che misura 33 metri e mezzo di lunghezza per 11 di larghezza e 8 circa d'altezza: mentre il campanile si slancia all'altezza di 25 metri... Ma anche le spese oltrepassarono il mezzo milione, di cui circa 200.000 lire aspettano il saldo!...

A Przemysl.

Tra tutte le Case Salesiane di Polonia, quelle che ebbero a soffrire maggiormente a causa della guerra, furon quelle di Przemysl e di Daszawa.

In PRzEMZYSL fioriva, prima della guerra, un Oratorio festivo e giornaliero, con vari circoli di giovani operai. Scoppiata la guerra, il collegio fu requisito come ospedale militare, l'Oratorio venne chiuso, e la fabbrica della chiesa, che era giunta al tetto, interrotta.

E purtroppo, Przemysl, fortezza di primo ordine, divenuta centro di operazioni militari, cadde, ad onta della difesa più eroica, in mano dei Russi, il cui dominio durò appena tre mesi, ma lasciò una pagina ben triste nella nostra cronaca. Si sfogarono, infatti, in quel povero collegio con una gioia che si direbbe selvaggia, distruggendo i mobili e rompendo tutti gli apparati elettrici. Nella ritirata trassero prigioniero anche il Direttore, Don Valentino Kozak, e lo rinchiusero in prigione a Leopoli. Il povero sacerdote, minacciato di fucilazione, si preparava già alla morte raccomandandosi a Maria Ausiliatrice, quando la bilancia dei destini ebbe un urto potente. I Russi, percossi dalla violente raffica germanica, dovettero abbandonare la città, e nel trambusto della ritirata dimenticarono, con un'infinità di cose, anche il nostro Don Kozak, che ricomparve, qual nuovo Lazzaro risuscitato, tra i confratelli esultanti.

Entrati gli eserciti austriaci in Przemysl nel giugno 1915, le autorità ecclesiastiche e civili insistettero perchè i nostri ricoverassero i bambini più derelitti; ed eccoli i carissimi Confratelli ad iniziare, tra mille stenti, alcune Scuole Professionali. Il loro sacrificio fu fecondo di bene. Le piccole scuole, l'una per sarti, l'altra per calzolai, aperte fin dall'anno 1915-16, incontrarono tanta stima e favore generale, che progrediscono tuttora floridamente con ottanta alunni.

Nello stesso istituto, per soddisfare i vivi desiderii dell'Episcopato Galiziano, si diè principio a un'altra opera, cioè, ad una Scuola d'organisti sotto la direzione del bravo maestro Don Antonio Klond, Salesiano, allievo dell'Accademia di Ratisbona. I 5o alunni della nuova Scuola, oltre che alla musica ed al canto, attendono, a scelta, alla contabilità, o all'orticoltura, o all'apicoltura, o al mestiere di sarto o di calzolaio, per aver altre sorgenti di sussistenza, accanto a quella dell'ufficio d'organisti. Così viene allontanato il pericolo d'aumentare il numero degli spostati. Questo nuovo tipo di scuola gode già tanta fama che non è più possibile soddisfare, se non in piccola parte, le domande di accettazione.

Da quanto abbiam detto, si vede come l'Istituto di Przemysl, sebben non ancora ultimato, viva già vita rigogliosa e veramente salesiana.

Quei cari fratelli, sorretti da un Comitato locale, si son anche dedicati ad un'altr'opera, vibrante degli echi dei primi tempi di Don Bosco. Nel novembre del 1917, il Direttore D. Wiertellak incontrò per via un ragazzetto sudicio e cencioso, che vendeva cartoline e giornali, e ne fece la pietra fondamentale di un Ospizio. L'accolse in casa, lo ripulì, lo rivestì, lo sfamò: in breve al primo aggiunse altri birichini, piccoli vagabondi senza padre e senza madre, o abbandonati dai genitori; sicchè il loro numero salì sino ad una ventina nel primo anno. I tempi correvano tristi, assai tristi per la beneficenza, perchè anche i ricchi non sapevano come fare a vivere. Tuttavia la pubblica carità, che ha il cuore largo come quello di Dio, si commosse alla vista di quei poveri figliuoli strappati all'abbandono delle piazze e cresciuti nell'allegria e nel timor di Dio, secondo il metodo di Don Bosco. E i sussidi vennero! Persino i Polacchi emigrati nella lontana America inviarono i loro dollari ai mercanti di viveri e di stoffe; e si poterono nutrire e vestire dapprima 30, poi 40, 5o ed ora 6o monelli, di cui una parte frequentano le scuole elementari, e una parte, lavorando in città presso vari padroni di bottega, si avviano a divenir coscienti cristiani e buoni cittadini.

A Daszawa.

Più ancora del Collegio di Przemysl fu dolorosamente visitato dalla guerra l'Istituto Salesiano di Daszawa, ai confini della Polonia e dell'Ucraina, nei dintorni di Stryi. Prima della guerra, albergava i così detti Figli di Maria, cioè i giovani adulti aspiranti allo stato ecclesiastico. Durante il periodo dell'occupazione russa, il parroco don Bujar, Salesiano, spiegò generosamente la sua azione sollevando materialmente e moralmente la sua popolazione. Cacciati i Russi, i Tedeschi vi organizzarono un ospedale militare; e nel 1916, essendo riusciti ad evacuare il collegio dai militari, vi si raccolsero orfani di guerra ed altri provenienti dall'Orfanotrofio Lubomirski. Nel bel mezzo di questa evangelica operosità, scoppiò la guerra tra gli Ucraini e i Polacchi; un reparto dell'esercito in ritirata irruppe nel collegio, saccheggiò il deposito vettovaglie della Società rurale posto sotto la nostra direzione, e ne asportò il bestiame. Quantunque si gridasse loro, con le lagrime agli occhi, che rubando le provvigioni condannavano a morir di fame dei miseri bimbi, un soldato ucraino puntò il revolver al petto del direttore Don Antonio Kotarski, e con una palla, che finì nel muro, lo trapassò nella regione del ventre. La ferita fu grave, ma, fortunatamente, non mortale. Però il salesiano Paolo Przybylak, che ne prese intrepidamente le difese, ebbe fracassato con una palla dum-dum il gomito sinistro: e in seguito all'infezione e alla perdita del sangue, il buon figlio di Don Bosco, dopo alcune ore di terribile agonia, spirò vittima della sua carità. Non bastò neppure cotesto olocausto a far spuntare l'olivo della pace su quella casa disgraziata! Dopo un anno dal terribile assalto, ecco avanzarsi il nuovo uragano bolscevico. Due giorni appena i bolscevichi si fermarono nell'Istituto; ma bastarono per infliggerci un danno di oltre 400.000 marchi.

Si era titubanti se, quest'anno, si dovesse riaprire il collegio; alla fine si tentò, ed ora, grazie all'abnegazione di quei confratelli, è in piena rinascita.

Lo studentato di Radna.

Anche la casa di formazione e di studentato di Radna nella Carniola fu terribilmente scossa dalle raffiche impetuose delle vicende guerresche. Le gravi difficoltà di comunicazione, fin dal 1916, avevano costretto i nostri a dare un addio a quella gentile ed ospitale città, ed erano riusciti, dopo lunghe trattative, ad affittare una casa in Pleszów, nei pressi di Cracovia.

Quando, dopo due anni, poterono trovare un'abitazione più adatta in Cracovia, vi trasportarono i chierici studenti, mentre gli aspiranti furono avviati a Klecza Dolna, essendo questi felicemente cresciuti di numero.

Nell'antica Polonia Russa.

In mezzo a queste vicende, eroiche e laboriose, furono ai nostri di gran conforto, perchè pegno delle benedizioni di Dio, le fondazioni di nuove case nell'antica Polonia Russa.

Verso la metà del 1918, essi entravano nel primo avamposto dell'antico regno di Polonia, sgombrato dai Russi, aprendo una Scuola d'arti e mestieri ed accettando la cura di una Parrocchia in KIELCE, cioè a metà via sulla linea Cracovia-Varsavia. L'Istituto ha le scuole professionali di falegnami, sarti e calzolai, con una quarantina di allievi, che potrebbero crescere del triplo se, da una parte, la mancanza di locale non rendesse impossibile accogliere le numerose domande, e, dall'altra, il continuo rincarare di materiale e di mano d'opera non sconsigliasse, per ora, dal metter mano a nuove costruzioni.

Anche la capitale dell'antica Polonia sotto il dominio degli Czar Russi aveva tentato ogni mezzo per indurre i Salesiani a prendersi cura d'una parte della sua gioventù. Il più caldo sostenitore di quest'iniziativa era Mons. Giovanni Siemiec, defunto nella primavera del 1919. Il zelante prelato innalzò a bella posta un edifizio per scuole professionali ed internato e, accanto, una bella chiesa a comodità degli abitanti del sobborgo Powisle. Da lungo tempo il sant'uomo desiderava affidare ai Figli di Don Bosco quest'opera benefica, ma le leggi non consentivano ad essi l'ingresso nella Polonia Russa. Cadute finalmente le barriere che dividevano la nazione polacca, le pratiche per aver i figli di Don Bosco a VARSAVIA ebbero subito felice compimento, e il nuovo Istituto Salesiano ha già, in pieno sviluppo, un corso di scuole elementari e quattro scuole professionali con 150 allievi interni e 350 esterni.

Nel medesimo anno, e precisamente il 12 agosto 1919, s'inaugurò un terzo collegio in ALEXANDRów nei pressi di Torùn, con un ginnasio di sei classi. La piena riorganizzazione dell'istituto e l'entusiasmo dei giovani che lo frequentano, sono già tali commendatizie, che assicurano a quell'opera salesiana l'avvenire più promettente nella graziosa città. Infatti venne offerta ai nostri una scuola d'arti e mestieri, cui per mancanza di personale dovettero rispondere con una negativa temporanea, tanto più che l'irruzione dei bolscevichi, minacciante di dilagare tutta la Polonia, ben presto cambiò il collegio in un ospedale. Nel frattempo le scuole si tennero in altri edifizi della città, purtroppo in ore incommode, ma si riuscì a terminar l'anno scolastico. Grazie a Dio, ora si è potuto riprendere, nell'Istituto stesso, l'opera febbrile di educazione ed istruzione, con lieti risultati.

Una quarta fondazione si ebbe a RózANYSTOK, nel distretto di Grodno, l'anno 1919, Il vasto istituto è annesso a un rinomato Santuario. Nel gennaio 192o vi s'iniziò una classe preparatoria con 5o ragazzi; ma subito dopo ecco affacciarvisi le bande bolsceviche, che speravano di trovarvi chissà quali ricchezze. Non riuscirono a raccogliere che il misero bottino... di qualche orologio, alcuni temperini, e 4000 marchi, depositati dalla povera gente presso il direttore. La visita non eccedette in altre barbarie, perchè la popolazione stessa spontaneamente, giorno e notte, fece la guardia all'istituto « perchè non si torcesse un capello ai Figli di Don Bosco ». Rappacificatasi ora ogni cosa, anche là si attende a un lavoro estremamente faticoso e gigante.

In conclusione, l'Opera Salesiana in Polonia, svolgendo un'azione essenzialmente culturale e civilizzatrice, con scuole professionali, colonie agricole e scuole medie, potè raccogliere anche nell'ultimo laborioso e doloroso settennio frutti consolantissimi. Con la grazia di Dio spera quindi di coglierne ancor più in avvenire. Infatti, ogni giorno giungono da alti dignitari ecclesiastici concrete e seducenti proposte a quel zelantissimo Ispettore Don Pietro Tirone.... Che rispondere?

In primo luogo, mancano le braccia. Che il buon Dio, ad intercessione di Maria Ausiliatrice, susciti molte nuove vocazioni e doni alle fiorenti il più devoto attaccamento allo spirito di Don Bosco, perchè, in questi momenti storici per la Polonia, possano compiere degnamente tutto il loro dovere.

In secondo luogo, mancano i mezzi!... Si lavora con abnegazione, ma difettano estremamente i viveri, tanto per gli orfani e i giovani raccolti, quanto per i Salesiani. Non esageriamo punto: i Salesiani di Polonia e i loro alunni provano la fame!

Cari Cooperatori, ricordateli nelle vostre preghiere e nelle vostre elemosine!

IMPORTANTISSIMO. - Per cambio d'indirizzo preghiamo i sigg. Cooperatori a rinviare il listino applicato alla copertina o almeno a citarne la lettera e i numeri.

LETTERE DEI MISSIONARI

RIO NEGRO (Brasile).

Il lavoro dei nostri e i gravi bisogni della Missione. Lettera del Sac. Giov. Balzola al sig. D. Albera.

S. Gabriel (Rio Negro), 6 gennaio 1921.

Vener.mo e Amatissimo Sig. D. Albera,

Grazie a Dio oggi posso scriverle con animo tranquillo, giacchè le febbri che ci hanno tormentato durante l'anno e contro le quali io pure ho dovuto lottare per quattro mesi continui, sono finalmente scomparse dalla casa.

Di gran sollievo mi furono anche le sue due lettere dell'ottobre passato, giuntemi soltanto ora. Se sapesse quanto rallegra il cuore del missionario il ricevere notizie dalla Patria e specialmente dall'amatissimo Superiore!

L'ampliamento della cappella.

L'anno 1920 fu anno di prove per questa povera nostra missione, ma anche di vittorie, giacchè - grazie a Gesù, a Maria Ausiliatrice e al nostro Ven. D. Bosco - gli ostacoli furono tutti superati e ora ci è concesso di veder la missione progredire materialmente e moralmente. Infatti, abbiamo ultimato la casa destinata alle Figlie di Maria Ausiliatrice, la cui opera si rende sempre più necessaria e il cui arrivo è atteso con vivo desiderio, ed ora stiamo lavorando all'ingrandimento della piccola cappella, divenuta insufficiente ai bisogni della popolazione, e nella quale troneggerà, dalla sua nicchia, la bella statua di Maria SS. Ausiliatrice.

A maggio, quando avrà luogo l'inaugurazione, le potrò dare maggiori ragguagli sullo stile della cappella e sul sistema tenuto nella costruzione, cui hanno messo mano operai che per la prima volta fecero uso di grossi mattoni seccati al sole, e dove, in mancanza di colonne di granito, abbiamo adoperato grossi pali portati dalla foresta.

È fuor di dubbio che una nuova chiesa è di grande consolazione pel missionario, specialmente quando essa si rende necessaria per accogliere il crescente numero di devoti.

L'anniversario di Mons. Giordano e la festa dell'Immacolata.

Tale consolazione noi esperimentiamo qui, specie per merito dei nostri ragazzi, che vanno sempre più aumentando di numero e facendo progressi nella pietà e nella frequenza ai SS. Sacramenti. Con loro festeggiammo solennemente la festa dell'Immacolata. Durante la novena ricorreva anche l'anniversario della morte del compianto nostro Mons. Giordano, e venne commemorato il più degnamente possibile. La nostra piccola Schola Cantorum, ben diretta dal carissimo nostro don De Britto, cantò la Messa di Requiem con le esequie, in modo tale da soddisfare e commuovere non poco la popolazione del luogo, che mai prima d'ora aveva assistito a funzione di questa specie. Il giorno dell'Immacolata si cantò pure la S. Messa con gran concorso di popolo e, nel pomeriggio, si compì la solenne distribuzione dei premi, per la quale venne preparata un'aula con bandiere, quadri, palme ecc.; e non si mancò di provvedere dei posti speciali per le autorità e pei genitori dei piccoli premiandi. Ci fu pure la nota comica, data da un povero indiano incivilito (uno di coloro che vengono qui chiamati « cabocli »), il quale, introdotto nella sala, dove già avevano preso posto il Sindaco, i genitori degli allievi. e i ragazzi stessi, sperduto fra la gente vestita a festa, imbarazzato dalla sua teletta molto sommaria (in camicia e calzoni, e null'altro) opponeva una fiera resistenza ad occupare il posto che gli era offerto, tanto più che l'uso di una sedia era assolutamente nuovo per lui ! Finalmente tutti furono a posto e don De Britto die' principio alla festa con un discorsetto d'occasione, seguito dal canto dell'Inno Nazionale per parte dei ragazzi (una quarantina circa), purtroppo con accompagnamento di un semplice gramofono: la nostra orchestra non possiede altri istrumenti! Oh, se a qualche buon Cooperatore musicofilo venisse la buona ispirazione dì inviarcene!...

La festa si svolse come sempre nei nostri Collegi: canto, recite di prose e poesie, lettura dei voti e distribuzione dei premi, i quali consistevano in tagli di stoffa per calzoni e giacche, ed altri oggetti di pratica utilità.

La missione della nostra Scuola di San Gabriel.

Mai in Rio Negro s'era vista festa più bella e mai la popolazione dimostrò più entusiasmo e contentezza, contentezza, del resto, pienamente condivisa da noi, che sentiamo tutta l'importanza della favorevole impressione prodotta sull'animo degli indigeni, e sappiamo quale vasto campo si apra qui all'attività dei missionari, qui, dove la maggioranza della popolazione è ancora analfabeta, risultando dall'ultimo censimento fatto dal Governo Federale, che su più di cinquemila abitanti del Rio Uaupès ed affuenti (Tikiè e Paporis), visitati da Mons. Giordano, forse appena una ventina di persone sono in grado di far la propria firma! Fra i pochi che sanno leggere e scrivere v'è un ragazzo, e precisamente Siro Giov. Bosco d'Albuquerque, che m'accompagnò in Italia nel 1915, e che allora rimase. per sei mesi nel nostro collegio di Alassio. Il padre suo è un indigeno dell'Uaupès, intelligente e di buona volontà, tanto ché disimpegna lodevolmente incarichi governativi, come quello del censimento nella zona del Rio Uaupès e affluenti.

Lo stesso grado di ignoranza, che si verifica nell'Uaupès, si riscontra in tutta la zona del Rio Negro ed affluenti, dove, tolte poche famiglie provenienti dal Brasile e altre che mandano i loro figliuoli a studiare in Portogallo, il resto della popolazione è analfabeta. Il governo dal canto suo non ha mezzi sufficienti per provvedere all'istruzione pubblica, dato che la popolazione è sparsa su vastissimo territorio, o raggruppata in nuclei lontanissimi gli uni dagli altri. Non v'è perciò chi non veda di quanta importanza sia la nostra scuola di San Gabriel da cui potrebbero uscire i futuri maestri, capaci di spargere il buon seme nelle famiglie loro e nei villaggi. L'esito felice dell'anno scolastico 1920 ci dà liete speranze per l'anno nuovo. E se buon frutto può portare l'istruzione impartita nella scuola di San Gabriel, quanto più potrà fruttificare l'idea religiosa che dalla, scuola e dalla chiesa di San Gabriel s'infiltrerà tra quelle ventimila anime che ci sono affidate, e alle quali di poco o niun giovamento può riuscire la semplice missione, mercè la quale si amministrano sì i Sacramenti, si predica, ecc. ma non con solido fondamento, restando come un'acqua corrente che passa troppo celeramente e non lascia traccia; mentre qui l'istruzione religiosa rimane impressa nella mente e nel cuore del giovane che si sente portato alla frequenza dei SS. Sacramenti e prende l'abito della divozione.

La prova si ebbe nell'anno passato 1920, durante il quale si registrò un totale di più di 2100 confessioni e 2500 Comunioni, compresa naturalmente la nostra Comunità, mentre nei quattro anni precedenti si ebbero in complesso 1577 confessioni e 5006 Comunioni.

Tale progresso sensibilissimo lascia sperare un crescendo pel futuro e chissà che qualche cuore giovanile, preso d'amor divino, non ci dia anche il grande conforto di una vocazione allo spirito missionario.

« Messis quidem multa!... » mancano però gli operai!

Non ci devono spaventare i pericoli, nè i sacrifici devono farci indietreggiare, quando si pensi al gran numero di anime che aspettano la salvezza da noi, e alla gloriosa espansione della nostra Madre, la Chiesa Cattolica, in così vasta zona di terre, sepolte ancora nelle tenebre dell'errore.

È possibile che la magnifica lettera del Santo Padre del novembre 1919 a proposito delle Missioni, e l'altra sua importantissima del 24 agosto 192o, non debbano risvegliare in tanta balda e generosa gioventù un'ardente fiamma di carità e di zelo che la spinga in soccorso delle Missioni? No, la nostra SS. Vergine non può rimanere indifferente a tante suppliche, ed io son certo che, a migliaia, Essa farà accorrere i Missionari in nostro aiuto.

La miseria si fa strada in tutte le famiglie.

Venendo ora ad accennare le condizioni economiche del paese, è doloroso dover constatare che esse sono tutt'altro che floride: basti il dire che oggi, su 5200 e più persone, non ve ne hanno forse neppur dieci che posseggano una piccola somma, salvo quei tre o quattro che raggranellarono qualche coserella, negoziando lungo questi fiumi.

E quel che è peggio, non solo non posseggono danaro, ma neppure materie prime da poter scambiare con stoffa o sale (di cui son avidi), giacchè persino la gomma elastica che prima serviva assai per tali scambi, ora è priva di valore. Sicchè, se è vero che non muoiono di fame (cosa quasi impossibile tra queste popolazioni, grazie ai naturali prodotti del suolo) è però vero che essi van sopprimendo quasi totalmente gli oggetti di vestiario e si ridurranno, forse presto, a ritornare allo stato primitivo.

Un commosso appello.

E sono tutti cristiani, per lo meno per aver tutti ricevuto il Santo Battesimo, e richiedono spesso la visita del missionario per celebrare i loro matrimoni e far battezzare i loro figliuoli. Ed ecco un'altra difficoltà non lieve per la nostra Missione giacchè, per andar in missione, bisogna far delle spese e bisognerebbe anche poter distribuire vesti e soccorsi ai bisognosi, come vuole la legge di N. S. Gesù Cristo.

Come vede, amato Padre, le condizioni di questo centro sono tristi assai e non meno tristi son quelle di tutte le altre zone che compongono questa Prefettura. È per questo che noi rivolgiamo un caldo e commosso appello a quanti di buon cuore e di buona volontà abbiano avuto in dono dalla Provvidenza Divina una certa dose di ricchezza, di cui sono dalla legge evangelica strettamente tenuti a distribuire una parte - il soverchio, almeno - ai poveri. E chi più povero di questo popolo e di questa Missione? Di che può mai disporre il missionario, che ha già dato tutto e perfino la sua persona e la sua vita intera? che può dare se non le ricchezze che la Bontà Divina farà pervenire nelle sue mani, se tutti i Cristiani vorranno compiere il loro dovere, che è poi in fondo anche il loro vantaggio, poichè quanto daranno qui in terra verrà loro reso al centuplo nel Regno dei Cieli?

Mi si perdoni questo sfogo, voluto, dei resto, dalle tristi condizioni presenti.

Liete speranze.

E ritornando nel campo spirituale, mi è di conforto il dirle, come già le accennai prima, che qualche buon frutto s'incomincia oramai a raccogliere, specie per quanto riguarda i matrimoni regolari, che a poco a poco vanno sostituendo le unioni irregolari. Chiamati a celerare matrimoni, noi ci atteniamo in tutto alle disposizioni ecclesiastiche; ma bene spesso s'incontra grave difficoltà nell'amministrare la S. Comunione, sia per la grande ignoranza della popolazione circa questo grande Sacramento, sia perche qui vige il deplorevole costume di festeggiare il matrimonio con lauti banchetti, o meglio con baldorie addirittura, che han principio 14 vigilia e continuano la notte intera, fino a tutto il giorno delle nozze.

Il primo matrimonio che si celebrò in modo veramente cristiano fu quello celebrato nel settembre scorso tra il giovane Raymondo Fontes, figlio del nostro amico e benefattore Antonio Costanheira Fontes, uno dei primi commercianti del Rio Negro, e la signorina Almeida de Sà. Lo sposo, educato in Portogallo presentandosi a me per condurre seco don De Britto, che doveva celebrare il matrimonio, - in quel tempo io ero ammalato - volle sapere come doveva aver luogo la cerimonia, fin nei più piccoli dettagli, manifestando la volontà di seguire scrupolosamente le usanze europee e cristiane. E ai miei suggerimenti si attenne poi esattamente, come ebbe a riferirmi don De Britto: e fu un matrimonio esemplare.

Non mi resta altro a dirle, amato Padre, che celebrammo solennemente anche la festa del S. Natale. Nulla mancò a renderla bella e dolce, come in tutte le nostre Case. Durante la novena si cantarono le Profezie. La notte di Natale si celebrarono le tre Messe, delle quali la prima cantata ottimamente dai nostri ragazzi e da alcuni giovani. Tanta era la folla che vi assistette, che gran parte dovette rimanersene fuori della cappella. Vi furono 45 Comunioni e abbiamo fede che ogni anno diverranno più numerose, per le benedizioni che il Divin Pargoletto avrà copiosamente riversate e sempre riverserà sulla nostra povera Cappella, dove s'è degnato di scendere nella Notte Santa.

Ci dia Ella pure, amato Padre, la sua benedizione.

Di V. S. Rev.ma,

Obb.mo figlio in G. C. Sac. G. BALZOLA, Miss. Salesiano.

P. S. - Partirò tra breve, se Dio vorrà, per l'Alto Rio Negro, dove si reclama la visita dei Missionari.

CONGO BELGA Il lavoro dei nostri missionari.

La Missione Salesiana del Congo Belga, accettata dal compianto don Rua sul letto di morte e inaugurata nel 1911, si svolge specialmente nella provincia di Katanga.

Il primo centro venne stabilito a Elisabethville, capoluogo importante, dove passa la linea ferroviaria inglese, che un giorno attraverserà l'Africa da nord a sud. Vi sono molti emigrati europei, e la missione svolge la sua azione benefica a prò degli indigeni e degli immigrati.

Per gli indigeni ha aperta una scuola professionale con laboratori di falegnami, meccanici, sarti, tipografi, legatori, la quale è frequentata assiduamente, cosicchè molti hanno appreso a guadagnarsi onestamente il pane in città.

Venne pure costituita una scuola di musica indigena ed una fanfara di puri congolesi, che. dà pubblici concerti con gradimento dei coloni europei.

Per i figli degli immigrati si è aperta una scuola primaria e anche un internato per i figli dei coloni, i quali, a ragion del lavoro, devono spingersi nell'interno del paese. Anche queste scuole sono molte frequentate e contano da 30o a 40o alunni.

Ai bisogni spirituali della popolazione si è provveduto coll'erezione di una chiesa pubblica, assai frequentata anche. dagli europei, attirati dal sentimento religioso e dallo splendore delle sacre funzioni.

Recentemente venne fondato un nuovo centro di missione a Kinama, a 115 Km. da Elisabethville. E un posto avanzato d'evangelizzione, in un ambiente assai difficile, anche per le condizioni esterne e climateriche. Vi si è aperta una cappella, alla quale accorrono con consolante frequenza gli indigeni, che, una volta battezzati, non vogliono più abbandonar la missione.

Le visite del missionario sono molto desiderate, e quindi le sue escursioni molto fruttuose. Ovunque è circondato da venerazione ed affetto, e la sua parola è molto apprezzata.

Speriamo di ricevere presto da quei zelanti Confratelli, un completo ragguaglio del primo decennio del loro apostolato, e intanto auguriamo loro nuova messe di bene e di sante consolazioni.

Nuovi Missionari.

Sono già partiti alcuni nuovi Missionari, ed altri si metteranno in viaggio in questo mese.

Sette sono diretti al nuovo Vicariato Apostolico di SHIU-CHow e cinque alla Prefettura Apostolica del Rio NEGRO (Brasile). Questi sono accompagnati dal nuovo Prefetto Apostolico, Mons. Pietro Massa.

Il Signore conceda a tutti un viaggio felice.

La consacrazione episcopale di Mons. Versiglia.

Il 9 gennaio u. S. Mons. Luigi Versiglia, nominato Vicario Apostolico di Shiu-Chow e Vescovo titolare di Caristo, ricevette la consacrazione episcopale per mano di S. E. Rev.ma Mons. De-Guébriant, Vescovo di Canton, e Visitatore Apostolico delle Missione Cattoliche in Cina.

Il sacro rito si svolse solennemente nella Cattedrale di Macao. Conconsacranti furono le LL. EE: RR.me Mons. Pozzoli Vescovo di Hong-Kong e Mons. Raissac, Vescovo di Swatow.

Il giovedì seguente, 13 gennaio, Mons. Versiglia celebrò, con solenni pontificali e nell'esultanza più viva degli alunni dell'Orfanotrofio di Macao, il suo Venticinquesimo Sacerdozio.

Al nuovo Pastore della Chiesa tornino graditi i cordiali auguri di abbondanti manipoli di nuovi cristiani nel suo popolosissimo e visto Vicariato.

"RIVISTA DEI GIOVANI".

Nel numero del 15 marzo u. s. la simpaticissima RIVISTA mensile, edita con alto senso d'apostolato dalla Società Editrice Internazionale di Torino per la cultura e la vita cristiana dei giovani, dà la lieta notizia che, mercè le offerte di persone benefiche, l'Amministrazione può mettere a disposizione dei Collegi d'Italia un abbonamento annuo gratuito per il miglior alunno di ciascuna delle classi quarta e quinta ginnasiale, dell'Istituto Tecnico, del Liceo e delle Scuole Normali. Come non rallegrarcene? Vorremmo che le offerte affluissero tanto da moltiplicare il numero degli abbonamenti gratuiti. O bravi Cooperatori, i giovani hanno oggi estremo bisogno di nutrimento spirituale.

E « RIVISTA DEI GIOVANI » è diretta all'anima degli studenti delle scuole medie superiori e delle stesse scuole superiori, i quali - purtroppo - non hanno in Italia altro periodico che li nutra: dunque diffondiamola!

C'è la questione dell'abbonamento. Oggi che costano tanto i libri di scuola, pensar anche ad una Rivista può sembrare una pretesa esagerata.

Ma noi non diciamo ai giovani, che non sanno già come fare per pagare l'alta pensione nelle grandi città: «Abbonatevi! »; ma diciamo a chi può: «Abbonatevi voi, e poi passate i singoli numeri a qualche giovinotto che vi sta a cuore »; o, meglio ancora: « Abbonatelo voi alla «Rivista », e avrete fatto un'opera santa! »

Un vecchio missionario ci scrive da Buenos Aires in data 2o-II u. s.: «Ho ricevuto la « Rivista dei Giovani», Anno I. N.° 1, ne lessi una parte, e faccio conto di arrivare al fine e poi tornare da capo, tanto mi piace! È bella, deliziosa, attraente e sarà utilissima ai giovani e non giovani, che hanno testa e cuore per la Religione e per la Patria.

» Ci trovo, al vivo, il nostro amabile ed amato Padre, col suo zelo ardente, instancabile, soavissimo; con i suoi espedienti divini, per far del bene ai giovani e a tutti; ci trovo particolarmente l'omnia omnibus factus dell'indimenticabile nostro Maestro. Dio benedica la « Rivista » e la Federazione; e le benedirà senza dubbio. E questa benedizione del buon Dio per tutti gli ex-allievi nostri di buona volontà, io l'ho domandata molte volte nella Santa Messa e fo proposito di domandarla ogni giorno. La mia età, coi suoi acciacchi, non mi permette altro. Non vorrei deplorare la mia vecchiaia; essa mi dice che il guado più furioso del torrente della mia vita è passato senza che perissi e m'addita vicino il porto desiderato; ma la deploro in certo modo, perchè vorrei rifare la via cominciando proprio da principio nell'ora presente,... che offre stimoli, lumi, visioni che un tempo non avevamo.

«RIVISTA DEI GIOVANI » - lo ripetiamo a scanso di equivoci - è per giovani còlti, per studenti di scuole medie superiori, cioè per quei giovani cui l'abbandono nelle grandi città e il genere di vita che conducono oggi e le responsabilità che avranno domani, reclamano altamente, se non li vogliamo veder increduli e materialisti per sempre, che qualcuno si curi un po' dell'anima loro.

Una visita in Francia.

L'Opera di Don Bosco penetrò in Francia nel 1875, l'anno stesso che si spinse, con la prima spedizione di Missionari, in America.

La prima casa fu il « Patronage du St. Pierre » a Nizza Marittima, e ad essa, vivente ancor Don Bosco, tennero dietro altre fondazioni alla Navarra, a Marsiglia, a St. Cyr, a S. Margherita presso Marsiglia, a Lilla, a Parigi, e a Gevigney.

L'accoglienza entusiastica fatta all'Opera Salesiana continuò anche durante il rettorato di Don Rua, di modo che nel 19o2 le Fondazioni Salesiane in Francia erano prossime alla trentina.

Ma proprio nel 19o2 scoppiò la nota persecuzione Centro i religiosi, ed anche i Salesiani, nonostante le più brillanti difese alla Camera dei Deputati, dovettero esulare, aprendo nuove case ai confini, in attesa della piena concordia sociale.

L'ora non è ancor suonata, ma alcune di quelle piante schiantate dalla bufera gettarono subito nuovi virgulti, i quali crebbero e distesero in giro nuovi ratei, ed ecco alla loro ombra benefica nuove schiere di figli del popolo crescere nel santo timor di Dio, apprendere un'arte o un mestiere, e avviarsi anche agli studi classici per incamminarsi al Sacerdozio.

Come è avvenuto il prodigio? Per opera di antichi allievi, affezionati come noi a Don Bosco e al suo apostolato, che presero il posto degli antichi superiori nei loro ginnasi, nelle scuole professionali, nelle colonie agricole, negli oratori festivi, dove migliaia di giovinetti vengono così allevati secondo il metodo di Don Bosco. Nulla è cambiato, tranne i maestri. L'immagine del nostro Venerabile Fondatore è profondamente scolpita nel cuore di questi suoi figli, e regna nelle aule dei loro istituti: come il suo nome è famigliare sul labbro dei ricoverati, e la sua memoria vive luminosa nelle famiglie di molti Cooperatori.

Il passaggio dell'uomo di Dio, il passaggio di Don Rua, evidentemente hanno lasciato nel cuore della Francia un'orma indelebile.

Una prova commovente si ebbe testè nei premurosi inviti che da vari degli accennati Istituti risorti - purtroppo non tutti gli antichi istituti nostri ebbero la fortuna di questa risurrezione - pervennero al nostro Superiore Don Albera, perche volesse con una sua visita e con la sua benedizione incoraggiare i loro propositi generosi.

Don Albera, non ostante le incommodità di un viaggio nel cuore dell'inverno, non seppe dire di no. E c'era, a dir vero, un'attrattiva particolare per lui, un motivo forte che lo spingeva ad andare: gli inviti venivano da istituti a lui cari e da persone che egli ben conosceva, e che aveva amato tanto quando, ispettore delle Case Salesiane di Francia, aveva prodigato le energie degli anni suoi più vigorosi là, proprio là, per il fiorire e lo sviluppo dell'Opera di Don Bosco sul suolo francese.

E partì, verso la fine di gennaio, recandosi a Nizza Marittima, alla Navarra, a Marsiglia, a

Montpellier, a Roman, a Lione e a Chateau d'Aix. Era aspettato anche a Parigi, ma con suo immenso rincrescimento non potè accogliere l'invito, i giorni destinati al viaggio erano trascorsi.

E tornò con l'animo profondamente commosso per le cordiali entusiastiche accoglienze ricevute negli istituti visitati, dalle Associazioni degli ExAllievi, dai Comitati dei Cooperatori, e dagli Ecc.mi Vescovi e Cardinali, ai quali si fece un dovere di protestare la sua devozione.

A Nizza Marittima fu contento di veder prosperare l'antico Patronage, culla dell'Opera di Don Bosco in Francia; e restò commosso alle feste che gli fecero i nuovi Cooperatori, i quali ricordavano, con viva soddisfazione, la benevolenza dimostrata dai loro padri all'Opera di Don Bosco.

Alla Navarra trovò la stessa bontà e lo stesso candore degli alunni d'un tempo, nei cento orfanelli presentemente raccolti nella Colonia.

Marsiglia ricevette il suo « Petit Don Bosco », il suo piccolo Don Bosco (così Don Albera era chiamato in Francia, quand'era ispettore di quelle Case Salesiane) come un tempo riceveva Don Bosco, cioè con entusiasmo trionfale. Tutti i Cooperatori più insigni vollero ossequiarlo e andarono a gara nel presentargli i figliuoli, perchè li benedicesse, com'essi un tempo dalla fede dei loro genitori erano stati presentati a Don Bosco e a Don Rua. Nell'Oratorio S. Leone ebbe luogo un'adunanza imponente di Cooperatori ed Ex-Allievi. L'Abbè Mendre parlò di Don Bosco e della sua missione in mezzo alla Società, con tanto affetto e tanta convinzione che non avrebbe potuto dir meglio un Salesiano; e finì col dichiarare che Don Albera gli aveva rubato il cuore, come Don Bosco.

A Montpellier il nostro venerato Superiore restò confuso dalle squisite gentilezze e dall'accoglienza regale che gli fece l'Eminentissimo Card. De Cabrières. Questo venerando Porporato, che nonostante i suoi 9o anni compiuti gode la più florida salute, volle che Don Albera sedesse a mensa al suo fianco, insieme col Vescovo Ausiliare, i suoi Vicari generali e tutti i professori e alunni dei Seminario; e sul levar delle mense brindò egli stesso alla salute del nostro Superiore.

A Roman (Valence) Don Albera potè ammirare il gran bene che può fare un Comitato di Cooperatori mediante un Oratorio festivo, e se ne congratulo vivamente con i due Curati della città, che son l'anima di tante fatiche.

Anche a Lione e a Chateau d'Aix, dove fiorisce un Istituto per orfani di guerra, raccolse le più belle prove di simpatia per l'Opera Salesiana.

E tornò soddisfatto, contentissimo, entusiasta di tutto il bene veduto, con la piena, convinzione che non appena il fuoco sacro, che è ancor sotto la cenere, possa lanciar libere all'aria le sue scintille, di. nuovo avvamperà in Francia l'entusiasmo per l'Opera di Don Bosco, ed i suoi figli potranno riprendere l'antico posto tra gli educatori della gioventù

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Il 23 aprile comincia il Mese in onore di Maria SS. Ausiliatrice nel suo Santuario. I Torinesi, specialmente gli abitanti di Valdocco, andranno a gara nel partecipare alle sacre funzioni, che, secondo l'usato, si ripeteranno tre volte al giorno: - al mattino dopo la messa della Sezione degli alunni artigianelli; - alle ore 17 per la Sezione studenti; - alle ore 20, per tutti i Divoti di Maria Ausiliatrice. I buoni Cooperatori, che, di giorno in giorno, sentono più vivo il bisogno degli aiuti di Dio e della benedetta sua Madre, per la Chiesa, per la Patria e per tutta l'umanità, non manchino d'associarsi in spirito alle ferventi preghiere.

Nel Santuario, il 24 del mese si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica: - alla sera, alle 2o, un'ora di adorazione predicata: - ed è il popolo di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con viva fede accorre alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*) Un gruppo di Cooperatrici.

Eravamo in gravi angustie!... Avevamo bisogno urgente di una grazia speciale, e pensammo di rivolgerci a Maria Ausiliatrice. Per motivi di prudenza facili a comprendersi quando avremo accennato di volo al nostro desiderio, non possiamo specificare le ragioni che c'inducevano a pregare... Volevamo un parroco pio e zelante, che si prendesse cura dei nostri figliuoli e rialzasse in paese la pietà e il fervore. Tutti, senza dirlo, erano con noi: o meglio lo dicevano tutti, ma non pensavano a pregare. Fu allora che noi risolvemmo di rivolgerci a Maria Ausiliatrice, ad intercessione del Ven. don Bosco, che amò tanto le anime, tutte le anime, in modo speciale quelle dei fanciulli.

Ci adunammo e si stabilì di fare la novena raccomandata dal Venerabile, fino a grazia ottenuta. E la grazia non tardò! Il buon Pastore è già da un po' in mezzo a noi, e la pietà fiorisce, in tutta la parrocchia si sente un alito cristiano che fa concepire le più liete speranze. Se non temessimo di offendere la modestia del degno ministro di Dio, vorremmo - a prova della insigne grazia ricevuta - scrivere qui il suo nome; costrette a tacere, ringraziamo pubblicamente Maria SS. Ausiliatrice, che si è mostrata vero Aiuto dei cristiani, e il suo venerabile servo don Bosco, al quale affrettiamo, con preghiere e con voti, l'onore degli altari.

*** (Prov. di Pavia), 24 gennaio 1921.

Un gruppo di Cooperatrici Salesiane. Grazie oggi e sempre!

Nel maggio del 192o la mia buona mamma era gravemente ammalata con pleurite doppia, ed io andata a casa la trovai in uno stato desolante tanto da non potermi più rivolgere la parola. Data la sua età si era nell'ansia angosciosa di perderla; trà un'alternativa e l'altra si giunse al io venerdì di giugno quando con illimitata fiducia ci rivolgemmo a Maria Ausiliatrice e con mio fratello, mia cognata e la carissima inferma. incominciammo la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, con la promessa di un'offerta per le Opere Salesiane.

Maria ci mostrò ancora una volta il suo cuore di Madre! Nella notte stessa cominciò a riposare e otto giorni dopo con stupore dei dottori il liquido tant'avanzato cominciò a rasciugare da sè;

Grazie, o aiuto di chi confida in Te! Grazie oggi e sempre!

Una figlia di Maria Ausiliatrice.

RETORBIDO. - 24 - I - 1921. - La mia riconoscenza a Maria SS. Ausiliatrice durerà nel cuore quanto la vita; a Lei debbo la grazia della professione religiosa. Colta da grave e lunga malattia, io vedeva con tristezza dileguarsi per sempre il giorno tanto desiderato. Con fede ricorsi a Maria Ausiliatrice, facendo per tre volte la novena suggerita dal Ven. Don Bosco ed applicandomi in pari tempo un pannolino che toccò la salma del Venerabile. Immediatamente presi a migliorare, in fine guarii perfettamente.

Oh se tutti quei che soffrono e abbisognano dell'aiuto celeste ricorressero alla Vergine Ausiliatrice, quante lagrime sarebbero asciugate, quanti dolori leniti!

Suoi CELESTINA RICALDONE.

CANNERO. - 2 - II - 1921. - Una terribile malattia mi aveva ridotta agli estremi. Tutto era perduto per me. Ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice, e la buona Madre mi ha guarita. Desidero che si pubblichi il favore segnalato, per eccitare quanti soffrono a ricorrere con fiducia a Maria Ausiliatrice.

MARIA BOTACCHI.

VIGEVANO. - I - II - 1921. - Nel gennaio 1920 la triste influenza che infieriva ovunque, entrò anche in casa mia, colpendo me e le due figlie maggiori, risparmiando appena i due figliuoli minori, incapaci di prestarci l'assistenza necessaria. Non potendo far spese, ci rivolgemmo a Maria SS. Ausiliatrice, e la Madre celeste venne in nostro aiuto, ridonandoci in brevissimo tempo la sanità primiera. Sia per sempre benedetta!

Una Cooperatrice Salesiana.

CONEGLIANO VENETO. - 26 - I - 1921.- Proprio il giorno 24 di questo stesso mese lui venne comunicato che la causa di un mio lungo e intimo soffrire era stata finalmente guardata con occhio pietoso dalla Vergine Ausiliatrice alla quale mi ero affidata, e che dal cielo altri speciali conforti mi si promettevano. Solo chi ha conosciuto il mio stato d'animo di questi lunghi anni può capire la gioia presente. che viene a me e alla mia diletta famiglia dalla Madre di ogni consolazione; e solo in cielo potrò far conoscere a tutti quanto mi sia stata benigna la potentissima Ausiliatrice dei cristiani. Ella gradisca la modesta offerta che invio come tributo della mia riconoscenza filiale, accetti il voto che io faccio di vederla onorata e amata in tutto il mondo, e mi continui la sua materna protezione.

NERINA Nob. GERA.

S. AGATA-MILITELLO (Messina) - 31 - x - I92o. - Il 24 gennaio u. s. mi trovai nel bisogno d'una grazia speciale per l'Istituto nostro. Invocai con fede la protezione della cara Ausiliatrice nel momento stesso che tutto faceva presagire l'effetto contrario delle nostre sante aspirazioni. Promisi di pubblicare la grazia e di mandare un'offerta. Nell'attesa la nostra preghiera fu costante, fiduciosa. E l'aiuto potente di Maria non si fece attendere. I nostri pii desideri sono stati pienamente soddisfatti. Lieta e riconoscente adempio la promessa verso Colei che « non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate... al domandar precorre. »

Suor VILLANI MARIA GRAZIA.

MIRABELLO MONFERRATO. - 29 - I - 1921. Da tre anni pativo forti dolori ad un ginocchio. In seguito ad accurate visite mi dichiarono affetta da sinovite, e, a giudizio del dottore curante, dovevano amputarmi la gamba.

Sommamente oppressa da tale annunzio, mi rivolsi con piena fiducia alla Vergine Ausiliatrice colla novena consigliata dal Ven. Don Bosco, promettendole che, se impediva tale dolorosa operazione, avrei fatto un'offerta al suo Santuario, e pubblicata la segnalata grazia sul Bollettino Salesiano. Potenza di Maria! La grazia fu completa; ed oggi, guarita, con filiale riconoscenza invio il mio piccolo obolo ringraziando pubblicamente la cara Madonna di D. Bosco.

GASCO CARMELINA.

PISA. - 13 - II - 1921. - Attribuisco alla protezione di Maria Ausiliatrice, la cui medaglia porto sempre al collo, l'essere stato preservato da un grave sinistro. Tenevo una conferenza ai soldati, dal proscenio di un teatro, a sipario alzato. D'un tratto il rullo, su cui il sipario era arrotolato, del peso non inferiore ad un quintale, cadde rasentandomi la schiena, e senza toccarmi. Aveva proprio allora fatto un passo avanti! Se fosse caduto un istante prima, mi avrebbe rovinato la testa! Ne ringrazio il Signore nella sua SS. Madre.

Don F. T.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe ai ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. B. di Torino, A. G. di Genova, A. G. di Torino, A. Q. di ***, Agazzone Marianna, Agnelli Martina, Agnesi Geronima, Albanese Maria in Ferro, Alberio Giuseppe, Alborghetti Giacomo, Albri Giacomina, Alliod Augusto, Alliod Celestina, Amatteis Margherita, Anedda Erminia, Antonione Giovanni, Arnaudo Giov., Ascheri Serafina in Ricco, Assaretto Giovanni Battista, Astegiani Teresa.

B) - B. B. di Costa d'Oneglia, B. M. T. di Milano, Bacilieri Giale in Balli, Balma Erminia, Balocco Angela, Barbera Maddalena, Bardella Andrea, Barmasse Adelaide, Barolat Romana, Bassa Domenico, Basso Paolina, Battaglino Orsolina, Battistini Delfino, Bauso Mario, Bazzoni Pasqua, Bearzi Maria in Cussetti, Bellante Virginia, Beltramo Antonia, Benozzo Francesca, Berardi Giuseppe, Bernotti Battista, Berrone Marla, Bertella Cicilia, Bertero Giuseppina, Bertoli Bartolo, Bettiaz Maurizio, Biacchiarolo Marta, Biroli Luigia, Bistolfi Elena in Casati, Boccardo Maria, Bonassini Maria in Filippa, Bonetti Pietro, Bonini Maddalena, Bonzo d. Maggiorino, Borello Giuseppina, Bormida Vittoria, Bottaro R., Bottero Dina, Brena Giuseppe, Brosio Angelo, Brunod Tersilla, Bucossi Romolo, Buscaglino Luigia, Busi Teresa, Buttici Gaetana.

C) - C. D. di Torino, C. P. di Serravalle Scrivia, Caironi Enrico, Caligaris Angela, Calliano Adele, Camilla Salvatore, Capomasi Maria, Cappa Clara, Carraro Teresa, Carrera Rosina, Cassineta Luigi, Cassini Barbara, Caslini Elisabetta, Cella Teresa, Cena Desiderio, Cerrano Celestino, Chiesa Giannina, Chiesa Maria, Chironi Mena, Ciochini Rosa, Ciotti Maria, Cirillo Maria, Ciuchini Ugo Coco Battista, Cogo Teresa, Collareta Carmela, Coniugi Agostini, Dario e Saracco, Conterio Maria, Conti Maria Cooperatrici di Cigliano Vercellese e Montagnana, Corbucci Pietro e Giuseppina, Corda Maria, Corioni Giovanni, Corradi Dionisia, Cortasso Caterina, Cortinavis Lucia, Costa Pietro, Cottone Giovanna, Csicsàky d. Enrico, Cucco Cecilia, Curato Luigia, Curti Mariannina.

D) - D. E. della Valle d'Aosta, Dagna Vilma, Dainese Clotilde, Damonte Lidia, Dapino d. Andrea, Dapiran Anna, Dasso Domenico, De Battisti suor Teresa, Decaroli Cesare, Denari Giuseppe, Defilippi Ida, De Lorenzi Giulia, Delponte Elisa, De Ruggero Gaetanina, De Vincenzi Desdemona, D'Orsola Davide, Di Blasi Maria, Di Marco Filippo, Direttrice dell'Oratorio Don Rua di Mirabello Monferrato, Donà Giovanna, Donalisio Teresa, Durando Anna, D. N. can. di Aosta.

E) - E. C. di Borgonovo, E. C. L. di Torino, E. F. di Dogliani, Ercolani Luciano.

R) - F. L. di Genova, Fabris Albina, Facchetti Caterina, Fagone Marianna, Famiglie Bianzeno, Campanella, Comolli, Di Cesco, Nicolello, Zibetti, Fattori Carolina, Faussone Maria Domenica, Ferrero Anna, Ferraris Maria, Ferrara Innocenza, Festi Santina, Fignoni Maria, Filippa Vittoria, Filippi Letizia, Fioretto Lucia in Da Rin, Fogliassi Emilio, Fogli Giuseppina, Fontana Maria, Forestiero Caterina, Forlani Maria in Dedè, Forlì Luigia, Formagnano Quinto.

C) Gerbetti Maria, Gagliardino cav. d. Giovanni, Gallarati Michelina, Gallina Giuseppe, Gallini Adele, Galluzzo suor Maria, Gamba Maria, Garbarino Colorinda, Gari ,aldi Maria, Gasco Carmelina, Gatti Maria, Gatto Giovanni, Genesini Olga in Maccolini, Gerbino Michele, Ghersi Teresa in Benzi, Giacomelli Virginia, Giana Maria, Gianella Elisa, Giannini Santina, Giargia A., Giazzi Serafina, Gilli Giuseppe, Giraudi Teresa, Giuetiniani Elisabetta in Recanati, Gorra Maurizio, Grassi Orsolina, Grigolini Erminia, Grioni Anna, Guaitani avv. Giovanni, Guglielmi Pasquina, Guscetti Clotilde.

« Quanto costa l'abbonamento al Bollettino? » È la domanda che riceviamo, spesso spesso, da nuovi Cooperatori.

Rispondiamo: «Il Bollettino non ha quota d'abbonamento, ma viene inviato dalla Direzione delle Opere di Don Bosco, indistintamente, a tutti i Cooperatori; ed ogni Cooperatore la, o procura, quella miglior offerta che può, tanto per il periodico quanto per le Opere e Missione Salesiane ».

H) - A. F. di Gignod (Valle d'Aosta).

I) - Insegnante di Alessandria, Isnardi Teresa. J) - Janotti Domenica.

L) L. A di Mozzio (Novara), L. B. M. di Mazzarino, L. C. di Castronovo di Sicilia, L. G. di ***, L. R. di Cicago (Nord America), Lagomarsino Luigia, Lancellotti Giulia, Lecca Marietta, Leccis Antonio, Leonardi Grazietta in Torresi, Leone Emilia, Leoni Giuseppe, Leoni Leone, Lotta Stella, Longo Carmela, Luparia Albina.

M) - M. G. di Asti, M. M. di Torino, Maffescioni Antonio, Magazzari Ester, Magazzo Maria, Magnano Teresa, Morano Natale, Mamissa ved. Silvia, Malatesta dina, Malipiero Maria, Mancanzoni Argenide, Manderola Angela, Manolino Placida, Manzari Chiara in Volpe, Marcuzzi Antonio, Mariani Cristina, Martelli Maddalena in Vizia, Martinetto Pasqualina e Paolo, Martinoni Adele, Maschio Giacomo, Masso Giovanni, Mattei Alfredo, Mattiuzzi Vittoria, Medici Antonietta in Giachery, Melus Rita, Merle (famiglia), Micheletto Maria, Migliavacca Giuseppina, Miragoli Guido, Moavero Francesca, Mocco Margherita, Moglia Bice, Montabone Irene, Montagnoli Adolfo, Montiglio Maria, Morelli Francesco, Morello Maria, Mosca Angela, Mussio Agostino, Muzi Giuseppe.

N) - N. N. di *** Alessandria, Borgo San Martino, Buenos Ayres, Castelnuovo d'Asti, Chiaverano, Chieri, Cigliano Vercellese, Coazzolo, Corbetta, Corniglio, Lanzo Torinese, Magenta, Novara, Sant'Ambrogio di Valpolicella, Savona; Negranti Corinna, Nevey Melania, Nichel Antonio, Nicolello Carola, Nizzi Maria, Nizzo Norina in dicci.

O) - Olivero Angela, Olivero Beatrice, Olivero Clotide, Orizio Carina.

P) - P. G. di Bellinzago Novarese, P. G. di Ravenna, Palascino Giovannina, Palazzolo dott. Secondo, Pancheri ved. Teresa, Panepinto Salvatore, Parachino Cristina, Parodi Maria, Pasini Francesco, Pasotti Attilio, Passanti Leone, Pellicano Clelia, Periti Angelo, Pettigiani Giuseppe, Pianca Teresa, Piccinetti Marianna, Pignocco vedova, Pina V., Pirello Armida, Pisani in Angela ved. Corbetta, Pistoni Luisa in Fusari, Pocciola Silvia, Polastri Clara, Psaila J., Puligheddu Luigia.

R) - R. E. A. di ***, ", R. C. di Cuneo, R. M. di Choex (Svizzera), Rabino Maddalena, Ramilio Giuseppe, Rampini Carlo, Raviglia Maria, Reforgiato Cristina, Regna Angela, Rembado Argentina, Renzi Giuseppina, Rigotti Natalia, Robatto Maria, Rocca Clotilde, Roccella Salvatrice, in Velardita, Rolfo Giovanni, Ronco Tomasina, Roner Teresa, Rosano Biagio, Rosset Attilia, Rossi Maria in Raffelin, Rosso Margherita, Roveda Ida, Rumiano Luigia, Raschi Ulderico, Russo Giuseppe.

S) - S. M. N. di Gardone Riviera, Sacchi Giovanni, Sala Regina, Sanguinetto Cristina in Maccario, Santorenzo Rosa, Santagati Rosario, Santoro Teresa. Sartoria Maria, Sassella Maria in Ronconi, Sassu Mariangela in Mura, Savio Ida, Scagliotti Giovanna, Scarpa Virginia, Scialpi Grazia, Servetti (famiglia), Sgroi Giuseppina, Sguerzi Angelica, Signetto Caterina_ Simonetti Luigi, Solaroli Elena, Sollina Mariannina, Sorelle Barone, Ca. muta, Fagnani, Licata, Martinez, Piovano, Tono, Spagnoli Iva, Spagnolo Beatrice in Caraccio, Spannicchia Anna, Stefana d. Bortolo, Suor Serafina, Suor M F. 'B. Figlia di Maria Ausiliatrice, riconoscente per ottenuto collocamento a persona affidata alle sue cure.

T) - T F. di Rovigno, T. G. A di Andorno, Tagnaschi Teresa, Tamburino d Giuseppe, Tamburino Marco, Tappa Luigia, Tarchetti Maria, Tardito Sebastiano, Tassera -Angela, Terigi Teo, Tirola Maddalena, Tognarelli Marina, Tomasi Benedetto, Tomasini suor Leonarda, Tomatis Lodovico, Tomatis Mario, Toni Benedetto, Topranin Marianna, Tosca Adolfo, Toso Secondo, Tricarico Vincenzo, Tropea Agatina.

W) - Weber d. Agapito.

V) V. A. di Dogliani, Vaiata Angelina in Fereni, Valdettero Giuseppe, Valente Maria, Vassaflo Maria in Bongioanni, Vassu Mariantonia, Veccio Filippo, Veglia Margherita, Veglia Teresa, Velona Catuzza in Damiani, Veriturino Chiara, Verderi Alberto, Vero Maria, Vezzoli Bianca in Mazotti, Viale Costanza, Vicini Giovannina, Virga Gaetano e Rosa, Volonterio Maria in Ubaldi.

Z) - Zaffarana Cecina, Zaio Maria, Zambelli Maria, Zambetti E., Zamora Adelaide, Zanni Dina, Zannini Anna, Zanotto Primitivo, Zappelli Giuseppina, Zedda Pasquale, Zorcola Francesco, Zorgnotti Antonia, Zucco Angela.

Basilica di Maria Ausiliatrice

Torino=Valdocco. Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o Novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, scrivere all'indirizzo del Sac. Paolo Albera, Via Cottolengo, 32, Torino.

Il 23 aprile, come abbiamo annunziato, comincia il mese in preparazione alla festa di Maria Ausiliatrice. L'orario è il seguente:

Giorni festivi: Messe dalle 4,30 alle 11,30. - Ore 9,30 Messa solenne - Ore 15 e 16,30, Vespri, predica, litanie e benedizione solenne.

Giorni feriali: Messe dalle 4,30 alle 10,30 - Ore 5,30 Messa, predica del rev. Don Luigi Colombo, Salesiano, benedizione - Alle ore 17: lode, predica del rev.mo Can. De-Alexandris, benedizione - Alle ore 2o: Rosario, predica del rev.mo D. Giov. Battista Zerollo, Benedizione.

COOPERAZIONE SALESIANA

Così va bene !...

La 1° domenica di marzo, ad INTRA, nell'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si tenne un'adunanza di amici, Cooperatori e Cooperatrici delle Opere Salesiane.

Il segretario-propagandista dell'Unione locale dei Cooperatori Salesiani, sig. Piero Carganico, con brevi ed acconce parole dimostrò l'assoluta necessità della erezione di un salone adatto a teatrino, a luogo di ricreazione e di conferenze, per per le numerose giovanette che frequentano l'Oratorio festivo diretto dalle ottime Suore di Maria Ausiliatrice. « La sala che ci accoglie - egli disse -non è una sala, ma una Cappella: non è Cappella, ma teatrino, laboratorio, refettorio per i bimbi dell'Asilo, ecc. ecc. Conviene ed è urgente provvedere. Lo sviluppo dell'Opera Salesiana già esistente necessita di locali; a quale scopo più degno far convergere l'aiuto dei Cooperatori e delle Cooperatrici nostre? L'opera che si propone imporrà, specialmente in questi momenti, una spesa non lieve; ma la ben nota generosità Intrese ha anche recentemente dimostrato di saper superare difficoltà più ardue... ».

La proposta fu accolta con visibile, generale simpatia, e in un attimo venne costituito un Comitato esecutivo, tra l'entusiasmo delle Oratoriane, che intonarono con slancio un inno di ringraziamento a Maria Ausiliatrice.

"La nostra festa d'ogni mese".

Riceviamo da un'insegnante, ex-allieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice:

« Ho visto una cosa che mi piace; e che vorrei poter dire con l'impressione che ho provata, e che mi ha commossa. Di passaggio a Torino, attraverso, ieri mattina - primo giovedì di marzo - la piazza di Maria Ausiliatrice per recarmi al Santuario; ma, incuriosita da frotte di bimbe e di bambini che, allegri e in quel caro disordine proprio dell'età, entrano nel portone delle Figlie di Maria Ausiliatrice, li seguo, infilo anch'io la porta, ed entro con loro in cappella. - Come doveva essere contento Gesù, di vedersi circondato in quel modo dai pargoli! Tutti i posti erano presi: una Suora guidava le orazioni; e bimbette e fanciulli pregavano, seguivano la S. Messa che si celebrava all'altare, o si confessavano e tornavano, agili e raccolti, al loro posto, per poi andare tutti alla S. Comunione.

» Chi erano? Le alunne e gli alunni delle scuole elementari più prossime: e le Signore e Signorine che li assistevano, erano le loro stesse Maestre, che con loro pregavano, con loro ricevevano il Pane degli Angeli... Oh, perchè non imiteremo, anche noi, questo splendido esempio? Noi Insegnanti, con le nostre allieve?... Ho voluto informazioni particolari; e, per averle complete, l'ho chieste ad alcune bimbe. - « È la funzione del primo giovedì - mi hanno risposto. - È vacanza, e, invece di andare a scuola, veniamo dalle nostre Suore. Domenica, all'Oratorio, il Sacerdote ce lo raccomandò nella predica; ieri la Maestra ce ne fece memoria nella scuola di religione; e noi siamo corse. Dopo Messa, c'è la Benedizione; e poi... la colazione, regalata da qualche buona signora. Tutto qui, dalle Figlie di Maria Ausiliatrice; e con le nostre Maestre. E la nostra festa di ogni mese. - Da quanto tempo fate così? - Dal principio dell'anno scolastico: e ogni volta ve ne sono delle nuove. Vede? vengono anche i ragazzi ». Vedevo. Oh, se vedevo! E sentivo altresì che se, almeno le maestre ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, volessero introdurre questa geniale festa tra le loro scolarette e in un giorno di vacanza facessero la S. Comunione con loro, la scuola darebbe frutti migliori, sarebbero più teneramente amate esse stesse; e Gesù benedirebbe la loro missione d'amore, rendendola efficace per la formazione delle anime al bene. Così, certo, intendeva il Venerabile Don Bosco l'avvicinamento ai fanciulli; così l'abbiamo visto in pratica dalle nostre Educatrici. E noi? Animo, compagne!... »

La bella iniziativa - a onor del vero - si deve a un piccolo gruppo di Figlie di Maria dell'Oratorio femminile di Valdocco.

Conferenze pratiche.

Meritano un particolar rilievo le adunanze tenutesi ad Asti, Parma e Bologna, con intervento del rev.mo sig. D. Pietro Ricaldone. Direttore delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane, perchè diedero impulso alla costituzione di attivi Comitati, ad incremento delle opere locali.

An ASTI, dove i Salesiani hanno un fiorente Oratorio Festivo, era troppo sentita la mancanza d'un Pensionato maschile per studenti delle scuole secondarie. Si raccolse il lamento di molti, e, incoraggiati dall'Ecc.mo Vescovo diocesano Mons. Luigi Spandre, dal Vicario Generale Mons. Vergano, dalla Presidente delle Donne Cattoliche, e da vari zelanti ex-allievi, tra cui il cav. prof. Gay, il cav. prof. Mignone, il sig. Graneri, ecc. si pensò di organizzare un Comitato che si assumesse il pensiero di colmare l'accennata lacuna. Don Ricaldone toccò nella conferenza anche questo argomento, e la sua parola fu scintilla che destò un incendio di entusiasmo e di buon volere. All'indomani il Comitato, composto dei più bei nomi della cittadinanza, era sorto e subito si è messo al lavoro.

«Mentre plaudiamo ai Salesiani per la deliberazione veramente ardita, noi, scrive il Cittadino, rivolgiamo caldo appello alla cittadinanza di concorrere generosamente al compimento di quest'opera. I figli di D. Bosco sono, per la loro capacità, una garanzia di sicura riuscita, ed aiutarli in questo vuol dire concorrere all'incremento dello studio, della disciplina, della più sana educazione. Essi si mettono al lavoro confidando nel generoso concorso della città di Asti, e noi siamo certi che Asti, che tanto apprezza l'opera loro, saprà far vedere che non è da meno di tante altre città che vantano fiorenti Istituti salesiani ».

Anche la Gazzetta d'Asti riconosce che il Pensionato che si vuol fondare «oltre al vantaggio morale e materiale che apporterà alla città, sarà di gran vantaggio a centinaia di famiglie, che trovarono sempre arduo problema il collocamento dei figli in pensione per i loro studi. S'imponeva alla nostra città una tale istituzione, ed i Salesiani colmano ora una lacuna Troveranno, così, tanti giovani assistenza paterna e cristiana educazione, informata allo spirito di D. Bosco, che è gloria nostra. » E si augura che « i figli di Don Bosco, così ricchi di attività, così pronti alle più ardite iniziative, possano trovare in Asti cuori generosi, al pari dei loro santi ideali, per realizzare al più presto un'opera tanto desiderata ».

A PARMA l'adunanza ebbe luogo nel Salone del Vescovado. Presiedeva lo stesso Arcivescovo Vescovo Mons. Conforti, che presentò con buone e care parole il conferenziere. Don Ricaldone illustrò il bisogno di appoggiare l'azione che svolge in Parma l'Oratorio già esistente e la necessità di fondarne uno nuovo nel rione più eccentrico della città, rigurgitante di figli del popolo. Espose, in secondo luogo, le condizioni in cui versa la Scuola Pratica di Agricoltura di Montechiarugolo, che va considerata come una vera succursale del Collegio S. Benedetto di Parma: ed eccitò i presenti a formare un Comitato d'azione. E il Comitato è già sorto al duplice scopo: I°) di promuovere l'incremento dell'Oratorio festivo e di zelare la fondazione dell'Oratorio erigendo; II) di assistere moralmente e materialmente, cioè con la buona propaganda e l'acquisto graduatorio degli attrezzi rurali moderni, la Colonia agricola di Montechiarugolo. All'uopo il Comitato ha deciso di aprire una sottoscrizione cittadina, e comunicò la notizia della sua costituzione anche al Ministro dell'Agricoltura, S. E. l'On. Micheli, il quale rispose plaudendo all'appoggio che finalmente si dava alle Scuole Agricole Salesiane.

A BOLOGNA, il 12 febbraio, i Cooperatori Salesiani si raccolsero nella Chiesa del Corpus Domini. Il direttore diocesano Mons. Pedrelli aprì il convegno con una sintetica relazione delle iniziative svolte, o in via di svolgimento, che in quest'anno furono prese dal Comitato. Riferito sul consolante risultato ottenuto con l'apertura della scuola di meccanica annessa alle altre scuole professionali non ostante le difficoltà dei tempi, il Relatore disse come il Comitato d'azione, prevenendo, quasi, le norme date dall'ultimo Congresso internazionale, abbia curato di dar nuovo impluso alla sua attività. « Il Comitato Femminile d'azione salesiana - scrive l'Avvenire d'Italia - ha infatti compiuto un'inchiesta presso i Parroci della Diocesi, per essere illuminato sulla necessità di aprire Oratori festivi nei singoli centri rurali; e le risposte avute dal Clero costituiscono una statistica di base per un lavoro di propaganda che si spera di poter presto iniziare e compiere, se si troveranno sufficienti operai per così larga messe. Mons. Pedrellì accennò pure ad un corso di conferenze per l'incremento dell'Opera Salesiana, di cui il Comitato si farà presto iniziatore. Accennò quindi alla necessità di far sorgere fin Comitato maschile per condur a compimento il lavoro così promettente »; e questa fu la tesi pratica che illustrò Don Ricaldone nella conferenza che, in seguito, egli tenne ai Cooperatori. Premesso uno sguardo sintetico alle fatali conseguenze dell'educazione moderna che rinnega Iddio, e illustrate le benemerenze di Don Bosco nel campo religioso, pedagogico, morale e sociale, passò ad accennare il prossimo venticinquesimo anniversario della fondazione dell'Istituto Salesiano di Bologna, per stimolare lo zelo dei Cooperatori perchè l'edificio del Collamarini sia presto compiuto e cento e cento altri figli del popolo possano essere accolti fra le sue mura, per ricevervi un'educazione cristiana. S. E. Rev.ma Mons. Menzani, Vescovo di Piacenza, che presiedeva l'adunanza anche a nome dell'Em.mo Card. Gusmini, chiuse con elevate parole d'incitamento perchè in Bologna l'affetto alle opere del Ven. Don Bosco non venga mai meno.

Un altro bell'esempio.

A CASERTA, dove, preceduta da un triduo di predicazione, la festa di S. Francesco di Sales ebbe luogo la domenica 30 gennaio con conferenza pubblica ed intervento di S. E. Rev.ma Mons. Mario Palladino, che è pure direttore diocesano dei Cooperatori, il giorno 2 febbraio, si ripetè la conferenza in forma privata, cioè esclusivamente per i Cooperatori. Il direttore dell'Istituto Salesiano locale, prof. D. Nicola Castellano, espose ciò che si era fatto dai Salesiani nell'anno passato e ciò che s'intendeva fare nel nuovo. Le proposte, dopo breve scambio d'idee tra gli intervenuti, vennero concretate così: 1) in un aiuto più valido da prestarsi all'incremento dell'Oratorio festivo; 2) nell'istituzione di un Corso elementare di istruzione religiosa ai giovinotti, specialmente operai, dai 18 anni in su, che non frequenterebbero il Catechismo parrocchiale, dove pure vi fosse; 3) una Scuola per adulti analfabeti, di cui prese l'iniziativa l'Unione degli Ex-Allievi.

Preghiamo i revv. nostri Direttori e i Presidenti dei Circoli ed Unioni ex-allievi d'Italia e dell'Estero ad inviare alla Redazione del Bollettino Salesiano Via Cottolengo, 32 Torino, almeno una copia (possibilmente due) di ogni periodico salesiano locale, edito in qualunque lingua, sia dai nostri Istituti, sia dalle Associazioni di Ex-Allievi.

La Basilica del Sacro Cuore di Gesù in Roma

Una bella notizia! La chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma, eretta dal Ven. don Bosco per incarico di Papa Leone XIII e che fu l'ultima grand'opera che egli compì nella sua vita mortale, è stata dichiarata dal S. Padre Benedetto XV Basilica Pontificia, con un preziosissimo documento, il quale ricorda lo zelo del Ven. don Bosco, la pietà degli Italiani che eressero la facciata del Tempio come Voto Nazionale al S. Cuore di Gesù, il prezioso contributo dei cattolici di tutto il mondo, e anche il bene che si compie nel tempio e nell'annesso ospizio a favore di un gran numero di giovinetti. Ma ecco, senz'altro, il prezioso documento, anche in italiano, affinchè tutti possano leggerlo e gustarlo, e comprenderne l'importanza.

BENEDICTUS P.P. XV

AD PERPETUAM REI MEMORIAM.

Pia Societas Sancti Francisci Salesii, a Venerabili Servo Dei Joanne Bosco jam Augustae Taurinorum condita, atque hodie per dissitas orbis regiones. diffusa, omnibus piane cognitum est quanta sibi merita comparaverit, actuose sollerterque incumbendo non modo in puerorum, orbitate laborantium, religiosam honestamque institutionem, verum etiam in rei catholicae profectum tura apud christianum populum turo apud infideles in longinquis et asperrimis missionibus. Eiusdem Societatis Sodalibus est quoque in hac Alma Urbe Nostra ecclesia paroecialis, Sacratissimo Cordi Jesu dicata, in qua, etsi non abhinc multos annos condita eximii praesertim praedecessoris Nostri Leonis P.P. XIII jussu atque auspiciis, Christifideles urbani, eorumdern sodalium opera adeo ad Dei cultura et virtutum laudem exercentur, ut ea vel cum antiquioribus paroeciis in honoris ac meritorum contentionem veniat.

Ipsemet Salesianorum Sodalium fundator, venerabilis joannes Bosco, in nova Urbis regione, aere saluberrima, populoque confertissima, quae ad Castrum Praetoriuni extat, exaedificationem inchoavit istius templi, et, quasi illud erigeret ex gentís italicae voto et pietatis testimonio erga Sacratissimum Cor Jesu, stipem praecipue ex Italiae Christifidelibus studiose conlegit; verum tamen pii homines ex ceteris nationibus non defuerunt, qui, in extruenduur perficiendumque templum istud, erga Sacratissimum Cor Jesu amore incensi, largam pecuniae vien contulerint. Anno autem MDCCCLXXXVII sacra ipsa Aedes, secundum speciosam formam a Virginio Vespignani architecto delineatam, tandem perfecta ac solemniter consacrata dedicataque est. Eandem vero postea, magna cuna sollertia, Sodales Salesianos non modo variis altaribus, imaginibus affabre depictis et statuis, omnique sacro cultui necessaria supeilectili exornasse, verum etiam continentibus aedificiis, juventuti, ut tempora Nostra postulant, rite istituendae ditasse, jure ac merito Praedecessores Nostri sunt laetati, et Nos haud minore animi voluptate probamus.

Quapropter cum dilectus filius Paulus Albera, hodiernus Piae Societatis Sancti Francisci Salesii rector major, nomine proprio ac religiosorum virorum, quibus praeest, quo memorati templi SS.mo Cordi Jesu dicati maxime augeatur decus, ejusdem urbanae paroeciae fidelium fides et pietas foveatur, Nos supplex rogaverit, ut eidem tempio dignitatem, tituluru et privilegia Basilicae Minoris, pro Nostra benignitate impertiri dignemur, Nos, ut magis magisque stimulos fidelibus ipsius paroeciae atque urbis totius Nostrae ad Sacratissimum Cor J esu impensius colenduin atque adamandum addamus, nec noti benevolentiam, qua Sodales Salesianos ob merita sua prosequimur, pubblice significenius, votis hisce piis annuendum ultro libenterque censemus.

Quani ob reni, conlatis consiliis cum VV. FF. NN. S. R. E. Cardinalibus Congregationi Sacrorum Ritium praepositis, motu proprio ac de certa scientia et matura deliberatione Nostris, deque apostolicae potestatis plenitudine, praesentium Litterarum tenore perpetuumque in modum enunciatum templum Sacratissimo Cordi Jesu dicatum in hac Alma Urbe Nostra atque ad Castrum Praetorium situm, dignitate ac titolo BASILICAE MINORIS honestamus, cum omnibus et singulis honoribus, praerogativis, privilegiis, indultis, quae aliis minoribus Almae huius Urbis Basilicis de jure competunt.

Decernentes praesentes Litteras firmas, validas atque efficaces, semper extare ac permanere, suosque integros effectus sortiri jugiter et obtinere, illisque ad quos pertinent nune et in posterum plenissime suffragari; sicque rite judicandum esse ac definiendum, irritumque ex nune et inane fieri, si quidquam secus super his a quovis auctoritate qualibet scienter vel ignoranter attentari contigerit. Non obstantibus quibuslibet.

Datum Romae apud Sactum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XI mensis Februarii, anno MCMXXI, Pontificatus Nostri septimo.

(L. + S.)   P. Card. GASPARRI a Secretis Status.

A PERENNE RICORDANZA DEL FATTO.

universalmente noto quanti meriti sìasi acquistata la Pia Società di S. Francesco di Sales, già fondata in Torino dal Ven. Don Bosco e oggi diffusa nelle varie parti del mondo, coll'attendere con attiva solerzia, non solo all'educazione religiosa e morale dei fanciulli orfani, ma anche al progresso del cattolicismo, tanto in mezzo al mondo cristiano, quanto in mezzo agli infedeli in lontane e difficilissime missioni. I membri di cotesto Istituto posseggono anche in quest'alma Nostra città una Chiesa parrocchiale dedicata al Sacratissimo Cuore di Gesù, nella quale, benchè eretta da non molti anni, per cura sopratutto e sotto gli auspici dell'esimio Nostro Predecessore Leone XIII, tuttavia mercè lo zelo dei Soci predetti i fedeli di Roma vengono in tal modo coltivati al culto di Dio e all'amore delle virtù, che la loro Parrocchia gareggia onorevolmente per meriti con le più antiche.

Lo stesso Fondatore dei Salesiani, il Ven. Giovanni Bosco, iniziò l'erezione di cotesto tempio in quella nuova, saluberrima e popolosissima regione di Roma, che è il Castro Pretorio; e quasi lo edificasse per voto del popolo italiano e in prova della divozione dello stesso popolo verso il Sacratissimo Cuore di Gesù, studiatamente ne collettò i mezzi sopratutto tra i fedeli d'Italia, sebbene non gli siano mancati pii oblatori di altre nazioni, che, accesi d'amore verso il Sacratissiino Cuore di Gesù, recarono largo concorso di danaro per la costruzione e il compimento del tempio. E precisamente l'anno 1887, il sacro edificio, secondo lo splendido disegno tracciato dall'architetto Virginio Vespignani, venne infine compiuto e solennemente consacrato e dedicato. In seguito poi i Nostri Predecessori ebbero meritamente a compiacersi -- come facciamo Noi stessi con egual piacere - che i Salesiani non solo l'abbiano ornato di altari, di quadri maestrevolmente dipinti, di statue e di tutta la suppellettile necessaria al divin culto, ma lo abbiano anche arricchito di attigui edilizi per educare convenientemente la gioventù, come vogliono i Nostri tempi.

Per queste ragioni, poiche il diletto figlio Paolo Albera, attuale Rettor Maggiore della Pia Società di S. Francesco di Sales, a nome suo e dei religiosi cui presiede ci ha umilmente pregati che allo scopo d'aumentare ancora il decoro del predetto Tempio dedicato al Sacratissimo Cuore di Gesù, e di accrescere la fede e la pietà nei fedeli della stessa parrocchia urbana, ci degnassimo di concedere benevolmente a tal Chiesa la dignità, il titolo e i privilegi di Basilica Minore, Noi, per stimolare ognor più i fedeli di detta parrocchia e di tutta la Nostra città a maggiormente onorare ed amare il Sacratissimo Cuore di Gesù, ed anche per attestare pubblicamente la benevolenza che nutriamo verso i Salesiani per i loro meriti, abbiamo stabilito di annuire con sommo piacere al piissimo voto.

Udito, quindi, il parere dei Nostri Venerabili Fratelli, i Cardinali di Santa Romana Chiesa preposti alla Congregazione dei Sacri Riti, di Nostro Motu Proprio, con piena conoscenza e matura deliberazione, per la pienezza dell'apostolica potestà, a tenore delle presenti Lettere e in modo perpetuo, conferiamo al predetto Tempio, dedicato al Sacratissimo Cuore di Gesù in quest'alma Nostra Città, al Castro Pretorio, la dignità e il titolo di BASILICA MINORE, con tutti e singoli gli onori, le prerogative, i privilegi, e gli indulti che competono di diritto alle altre Basiliche minori di Roma.

Decretiamo in pari tempo, che le presenti Lettere siano e rimangano sempre stabili, valide ed efficaci, e ottengano e godano integri i loro effetti, e favoriscano nel modo più pieno quelli a cui, riguardano, ora ed in seguito: e che così debbasi legalmente giudicare e definire: e che senz'altro sia irrito e nullo quanto, da chiunque e con qualsiasi autorità, scientemente o per ignoranza, si osasse casualmente attentare contro il presente decreto. Nonostante qualsivoglia altra disposizione.

Dato a Roma, presso S. Pietro, sotto l'anello del Pescatore, l'11 febbraio dell'anno 1921, settimo del Nostro Pontificato.

(L. + S.)

P. Card. GASPARRI Segretario di Stato.

Ricordiamo che nella nuova Basilica, ad iniziativa dell'indimenticabile don Rua, è eretta la PIA OPERA DEL S. CUORE Di GESù Per la celebrazione di sei messe quotidiane a favore di tutti gli ascritti vivi e defunti. In conformità dello statuto si possono ascrivere alla medesima anche i fedeli defunti, i quali vengono così a partecipare del frutto inestimabile di SEI MESSE QUOTIDIANE che si celebrano nella Basilica. Ogni ascrizione importa l'offerta di UNA LIRA. Le ascrizioni si ricevono presso i sig. don Paolo Albera, Via Cottolengo 32, ToRINO, e presso la Direzione dell'Opera del Sacro Cuore, Via Marsala 42, ROMA.

I protestanti, gli increduli, i settari di ogni fatta nulla lasciano d'intentato a danno della incauta gioventù, e come lupi affamati si aggirano a far scempio degli agnelli di Cristo...

A spettacolo così straziante ce ne staremo noi indifferenti e freddi? Non sia mai, o anime cortesi... Ciascuno di noi si faccia guida, maestro, salvatore dei fanciulli.

Ven. Giov. Bosco.

NOTE E CORRISPONDENZE

VI° Congresso degli Oratori Festivi e delle Scuole di Religione.

Dal 2o al 23 corrente - come abbiamo annunziato - si terrà a Cagliari il VI Congresso degli Oratori Festivi e delle scuole di Religione.

In preparazione si tennero già importanti convegni locali - a Roma ad es. e a Torino - ed altri hanno luogo in questi giorni; e c'è tutto a sperare, che il prossimo ConGREsso, mercè il prezioso contributo di esperienza e di voti che riceverà dalle persone più attive e più competenti nell'importantissimo campo dell'insegnamento religioso, del funzionamento degli Oratori e delle Scuole di Religione, riuscirà un'affermazione e un'esposizione esauriente di quanto di meglio possano suggerire in proposito l'esperienza, la pedagogia e lo zelo.

Auguri di fecondo lavoro all'Ecc.mo Presidente Mons. Arcivescovo di Cagliari, all'Episcopato Sardo, e a tutti Congressisti.

Per le piccole vittime della guerra.

L'appello del S. Padre al mondo cattolico a favore dei bambini bisognosi vittime della guerra venne cordialmente accolto anche dagli alunni degli Oratori e Istituti Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. E già bello per sè il beneficare, ma è più bello il vedere dei fanciulli e delle fanciulle commuoversi alle misere condizioni dei più infelici tra i loro fratelli. Il Santo Padre ha particolarmente gradito l'atto gentile, e l'ha mostrato coll'inviare ai giovani oblatori i suoi augusti rallegramenti.

« È stata presentata all'Augusto Pontefice - leggiamo in una lettera dell'Em.mo Card. Gasparri al prof. D. Ceria, Direttore del Collegio Salesiano di Lanusei - la somma di L. 285,40 che gli alunni di codesto Collegio Salesiano, rispondendo con slancio di generosa carità al rinnovato appello del Papa, hanno piamente offerto per i loro fratellini senza pane e senza vesti, vittime innocenti della guerra. Sua Santità si è vivamente compiaciuta di questo allo di fiorita carità e prega a tutti gli oblatori centuplicate ricompense celesti impartendo di cuore alla S. V., agli altri Superiori ed agli alunni tutti del Collegio l'implorata Apostolica Benedizione».

« Sono giunte all'Augusto Pontefice - dice altra lettera dell'Em.mo Card. Gasparri al nostro Procuratore Generale Dott. D. Dante Munerati - le due somme di lire duemila e di lire novecento quarantacinque che, a favore dei bambini poveri vittime della guerra, sono state offerte la prima dagli alunni ed ex-alunni del Collegio Salesiano di Santa Fe, l'altra dalle alunne delle Scuole Serali tenute dalle Figlie di Maria Ausiliatrice nella stessa città argentina. L'obolo pio, che tutta dice la carità squisita della gioventù che in Santa Fé viene educata cristianamente dai Figli e dalle Figlie del Ven. Don Bosco, è stato accolto con gradimento dal Santo Padre ed ha recato soave conforto al Suo cuore. Perciò l'Augusto Pontefice invoca le più elette grazie agli alunni ed alle alunne sopra accennate, e in segno di paterna benevolenza volentieri imparte a loro, non meno che ai loro Superiori e alle loro famiglie, l'implorata Apostolica Benedizione ».

Conferenze dantesche.

«LA DONNA NEGLI SCRITTI DI DANTE ». -- La domenica 20 febbraio, per iniziativa del Circolo Maria Mazzarello, nel salone-teatro delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Torino, si commemorò solennemente il VI° Centenario della morte di Dante.

Dopo una breve introduzione musicale, la signorina Giselda Capetti, segretaria del Comitato per la commemorazione, con opportune parole spiegò le ragioni del trattenimento. « Il nostro Circolo - disse - ha bensì, come tanti altri, un fine di coltura, ma non quello solo, nè per questo soltanto è sorto. Non s'intitola a Vittoria Colonna o Gaetana Agnesi o Elena Piscopia, illustri figure femininili che brillarono per profondità di studio od elevatezza d'ingegno, ma porta un nome, appena noto a chi conosce ed ammira la grand'opera salesiana: s'intitola a Maria Mazzarello, la prima suora di Maria Ausiliatrice! Nome modesto, ma che racchiude in sè un esempio e un programma: un esempio di quanto può la donna, anche più umile per natali e per coltura, nel campo dell'educazione, un programma di lavoro sociale a beneficio della gioventù povera e pericolante. E il nostro circolo vuole che la coltura non sia uno sterile ornamento delle giovani, non una vuota accademia, tua sia un nobile mezzo di elevazione cristiana, e raccogliendo la gioventù famminile dei ceti più colti mostri ad essa un campo di feconda attività fra le coetanee, costrette, dal bisogno, ad una vita di privazioni e di pericoli. Quell'apostolato, di cui Maria Mazzarello è fulgido esempio, è negli scopi nostri, nei nostri ideali: istruirsi per educare, ascendere per sollevare! Per queste finalità la commemorazione dantesca assume, oggi, in questa nostra modesta riunione, un significato speciale: in Dante vediamo il Poeta del pensiero cristiano, il poeta dei nostri ideali, che la donna sollevò all'altezza del simbolo, affidandole la missione di celeste salvatrice d'un'anima caduta! »

La conferenza fu tenuta dal Salesiano Prof. Don Matteo Ottonello, il quale - dottamente - mise in rilievo i vari tipi di donna che s'incontrano nel sacro poema, e dimostrò quanta importanza desse l'Alighieri al valore della donna rispetto ai pubblici costumi, che da lei ricevono forte influenza all'elevatezza o alla decadenza. Il conferenziere è oggettivo, non fa supposizioni o invenzioni, ma si fonda sui passi del poema e delle altre opere dantesche, traendone. sobrie conseguenze a fil di logica. Ad occasione non manca di toccare questioni annesse all'argomento: come quelle della cultura femminile. Dante non si mostra affatto contrario, benchè esalti la vita quieta e quasi nascosta; e Beatrice, mentre è l'ideale della donna virtusa, è insieme il simbolo della Sapienza. Il Poeta però flagella l'immodestia delle mode e fustiga il lusso delle donne, additandole come la rovina dei patrimoni e dei costumi. Il dotto dantista illustrò in modo speciale il posto della Vergine nella Divina Commedia, dimostrando come Dante abbia voluto scolpire la sentenza di S. Bernardo, che all'uomo, nell'ordine dell'eterna salute, tutto viene da Maria. Difatti l'azione del Poema riceve la prima mossa sotto il suo patrocinio, e si continua e si termina con la grazia suprema che la Vergine ottiene al Poeta, la grazia della visione beatifica, nella quale il mistico viaggio ha il suo compimento.

La dotta conferenza fu ascoltata con vero godimento d'arte dalle persone colte presenti, e preceduta e seguita da varie declamazioni di canti di Dante e da scelti pezzi musicali, tra cui il « Padre nostro che nei cieli stai » (Purg. XI) e « Era già l'ora che volge il desio » (Purg. VIII), apprositamente preparati per l'occasione dal M.o Magri. Chiuse l'adunanza il rev.mo sig. D. Rinaldi.

« LE SCUOLE DI RELIGIONE E IL CENTENARIO DI DANTE ». - Alla Scuola Superiore di Religione di PARMA, fondata dall'indimenticabile nostro Don Baratta, nello scorso febbraio il numero degli studenti salì a cento, e per gentil pensiero del zelantissimo Vescovo diocesano Mons. Guido M. Conforti si volle solennizzare, con una bicchierata a tutti gli alunni, la cifra felicemente raggiunta, che è un esponente della fiducia che gode la Scuola presso le famiglie e gli stessi alunni.

A tutti fu distribuito un opuscolo del Lingueglia: Le Scuole di Religione e il Centenario di Dante:

« Non sarà inutile - dice Don Lingueglia - questa sei volte secolare ricorrenza, se avrà ricordato all'Italia attuale che troppo incompleta è la concezione della vita e del mondo se non si integra della sublime sapienza del sopranaturale; che non son sinonimi, come han voluto far credere, religione e superstizione, teologia e mitologia; che un popolo non è mai grande davvero se non assorge dai bisogni del corpo, che oggi tutto pretende, tutto vuol arraffare, a quelli dello spirito che solo è il costitutivo specifico della nostra umana natura. Queste cose sono nell'insegnamento del Cattolicismo e sono nella Divina Commedia: unione significativa. Nel frattempo, mentre si aspetta che trionfi nella costituzione interna dello Stato e nella organizzazione della scuola una corrente più reale e leale di libertà, noi, lavorando privatamente attorno l'insegnamento religioso nella scarsa misura che ci vien consentita, abbiamo anche la confortante certezza di esser nella linea retta di Dante».

Mons. Arcivescovo-Vescovo chiuse l'adunanza con ispirate parole, esortando i cento presenti a formarsi un carattere cristiano, come quello che sorge dallo studio della Divina Commedia.

« IL CONCETTO DELLA FAMIGLIA E DELLA PATRIA NEL PENSIERO DI DANTE. - La domenica 6 marzo venne commemorato il Centenario Dantesco nell'Istituto nostro di TRENTO, con intervento di S. A. il Principe Vescovo, di una eletta schiera di professori dei vari Istituti, delle autorità militari e civili e di buon numero di cittadini.

L'accademia si aprì con un succoso discorso del prof. D. Melchiorri, che illustrò in una rapida sintesi « il concetto di famiglia e di Patria nel pensiero di Dante », corroborando la sua esposizione con opportuni richiami al bisogno di riordinare l'odierna famiglia, nucleo e arra della grandezza della patria, secondo gli ideali morali e religiosi del Sommo Poeta.

Seguì la declamazione di alcuni saggi poetici inneggianti all'opera e al patriottismo di Dante.

Coronò la serata la riproduzione scenica dei tre episodi che si svolgono «nel cerchio dei golosi»; « alle porte di Dite »; «tra le tombe infuocate degli eresiarchi», col preludio del I canto dell'inferno.

Certo il tentativo di trarre dal gran dramma del poema dantesco scene episodiche per adattarle alla riproduzione, pur rispettando scrupolosamente l'integrità del verso e del concetto del poeta, potrebbe parere un'impresa rischiosa e ardita, eppure nel suo complesso ebbe buon esito. I tre episodi si svolsero armoniosamente collegati e offrirono all'attento uditorio un saggio di quella forza drammatica, che sfolgora dal Sacro Poema.

NOTIZIE VARIE

FRASCATI. - ALL'ORATORIO PIO X il 27 febbraio u. s. si svolse una gentile festa di promettente giovinezza cristiana, la solenne premiazione dei giovani che frequentano l'Oratorio.

Il lieto convegno ebbe luogo nella sala Francesco di Paola Cassetta», presieduto da Sua Eminenza il Cardinale Cagliero, Vescovo di Frascati, e da tutte le autorità ecclesiastiche e civili, nonchè dai benefattori e dalle benefattrici, che ben dimostrarono con quanta simpatia la cittadinanza segua l'opera dei Figli di Don Bosco a vantaggio della gioventù Frascatana, e quanto le stia a cuore l'educazione morale e religiosa dei figli del popolo

L'avv. Coromaldi, assessore alla pubblica istruzione, tenne un forbitissimo discorso di circostanza

La distribuzione dei numerosissimi premi, con sistenti in tagli di vestiti, maglie, camicie, sciarpe di seta, cravatte, e libretti postali, procurati con offerte di insigni benefattori e ammiratori, tra cui S. E. il Card. Cagliero e il Municipio di Frascati, mise il colmo all'allegrezza dei giovani, che ne trassero eccitamento ad una frequenza sempre più assidua.

TRAPANI. - INAUGURAZIONE DELL'ORATORIO. - La mattina della domenica 19 dicembre il gran portone dell'ex-stabilimento D'Alì e Bordenaro in via G. B. Fardella si apriva al pubblico, mentre l'allegro scampanio ne dava l'atteso annunzio a tutto il rione. Si erano ultimati i lavori di adattamento della Cappella provvisoria, e si poteva finalmente iniziare parte del programma d'azione salesiana, cioè l'assistenza morale e l'istruzione religiosa dei giovanetti e la cura spirituale di quella parte della città. Sua Eccellenza Mons. Vescovo benedisse la Cappella, e si celebrò la prima messa. Vi fu pure Messa solenne, con musica del Perosi. Infine Mons. Criscuoli., con smagliante eloquenza, salutò la trasformazione dello stabilimento industriale in Istituto educativo, inneggiando alla generosità cittadina.

MILANO. - L'ISTITUTO SALESIANO ha commemorato solennemente il compianto Cardinal Ferrari la 1° domenica di marzo. La sera precedente si raccolse, con numerosi invitati, per ascoltare dalla bocca di Don Benedetto Galbiati l'elogio dell'estinto. La mattina della domenica, Comunione Generale di suffragio. Notato il gruppo compatto dei baldi giovanotti del Circolo di Cultura Sant'Agostino e Unione giovani D. Savio. Alle 10, la Messa solenne. Attorno al grandioso catafalco presero posto le rappresentanze, e nella navata centrale, al completo, gli Istituti Maria Ausiliatrice, Maria Consolatrice, Sordomuti, Deficienti. I bravi Avanguardisti vollero intervenire numerosi e, col loro gagliardetto, si collocarono in posto d'onore.

Nel pomeriggio il gran tempio si affollò nuovamente per l'Ora di Adorazione, in suffragio, predicata dal Rev. D. Griffini.

Prima però - in omaggio al Cardinale della Dottrina Cristiana - con delicato pensiero si volle tenere una gara catechistica.

La giornata commemorativa si chiuse con la Benedizione del S. Sacramento lasciando in tutti, col più vivo ricordo, forti propositi di bene.

VARAZZE. - LA FESTA DEL PAPA, celebratasi a Varazze il 27 febbraio, si svolse con una pompa ed un entusiasmo che farà epoca nella città.

I giovani del Circolo «Virtù e Lavoro », che l'anno scorso ebbero il vanto di iniziarla nel loro Oratorio Festivo, vollero che in quest'anno essa assumesse il carattere di festa parrocchiale e fosse resa più imponente dal concorso di tutta la popolazione varazzese. D'accordo con lo zelante Prevosto teologo Don Luigi Astengo e con le altre autorità ecclesiastiche, si convenne di celebrarla nella chiesa parrocchiale di S. Ambrogio.

Nei tre giorni precedenti il salesiano prof. Don Felice Odone parlò ogni sera del Papa, a un popolo straordinario, illustrando la missione sua di Duce; Maestro e Padre.

Il giorno della festa si ebbero numerosissime Comunioni, e grande, a tutte le funzioni, fu l'affluenza del popolo. Alla Messa solenne il Quaresimalista parlò della missione del Pontificato Romano: e la sera, prima del Te Deum, disse un discorso sul Papa l'oratore del Triduo.

La festa si chiuse con un trattenimento, ad onore del S. Padre, nel Teatrino dell'Oratorio.

NECROLOGIO

Comm. Luigi Filippo Acquarone.

Fondatore e anima delle Colonie Alpine Genovesi e dell'Albergo dei fanciulli, a queste due benemerite istituzioni dedicò gran parte della sua energia e della sua attività. Si deve pure a lui la creazione delle due Sezioni « Figli di richiamati» e « Orfani di guerra» a prò dell'infanzia genovese.

Ammiratore dello spirito e delle Opere di Don Bosco, volle le Figlie di Maria Ausiliatrice alle direzione delle Opere suddette; e benchè fosse vero cooperatore salesiano nell'anima per l'alto apostolato che da: lungo andava compiendo, fu lieto d'ascriversi ufficialmente tra i Cooperatori, e se ne vantava con devota riconoscenza.

La morte lo colpì a soli 58 anni, e fu edificante per la rassegnazione al volere di Dio, quando gli arrideva ancor tanto lavoro a vantaggio dei miseri. Morì, riunito dei SS. Sacramenti, con lo sguardo fisso sull'immagine della Madonna delle Vigne, che era solito visitar giornalmente nel suo bel Tempio, prima di recarsi all'ufficio. I suoi funerali furono un trionfo, non tanto per la partecipazione di autorità e popolo, quanto per l'eloquente sfilata delle numerose schiere dei fanciulli beneficati, che lo ricorderanno ogni giorno nelle loro innocenti preghiere.

S. E. Mons. Sabatino Giani Vescovo di Livorno.

È morto, inaspettatamente, colto da fiera polmonite nel febbraio u. s. L'Opera nostra di Livorno ha perduto in Mons. Giani un ammiratore e sostenitore entusiasta. Il zelante Pastore sarà sempre ricordato nel Tempio in costruzione ad onore del S. Cuore e nei vari Istituti ed Oratori Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice in quella città: e si merita un devoto suffragio da tutti i Cooperatori. Che il buon Dio gli doni ampia mercede per le fatiche spese, con tanto zelo, a pro' del gregge affidato alle sue cure!

Preghiamo anche per:

ABBADINI Angela Ved. GUERINONI, † Corno. ACCARINI Adele, † Parma. AGOSTANI Bernardina, † Capo di Ponte.

AGUCCHI BOSDARI Contessa Eleonora, † Bologna. ANDERLINI Elisabetta, † Formazza. ANDERLINI Vincenzo, Formazza. ANZINI Pietro, † Menzonio. ARNOLFO Isabella Ved. BOBBA, † Torino. BARILI Carolina, t Scandolara Ravara. BARTOLI Don Domenico, † Fossombrone. BATTAGLIA Angelo, † Vilmaggiore. BATTIOLI Elisio, † Castano Primo. BELLINI Don Enrico, † Arona. BELTRAMI Giovanni, † Alessandria. BERGOGLIO Giovanni, † Costa Vescovato. BEPNENGO Michele, † Cessole. BEVILACQUA Bartolomeo, † Varazze. BIANCHI Teresa in LESTRETO, † Chiavari.

BONINSEGNA Maria, † Minusio. Bosi Alfonso, † Alvino.

BOTTURA Giovanni, † Pieve di Coriano. BROGIATO Antonietta, † Sossano. BRUSCO Ferdinando, † Bardolino. CAIMI Marianna, t Cinisello.

CALANDRA Maria Ved. ANDREIS, t Saluzzo. CAROLI S. E. Mores. Valentino, † Capriglia. CASATEr,Li Don Marco, † Ausonia. CASTIGLIANO Annibale, † Torino. CAVALLERO Vittoria, † Torino. CHIALVA Agostino fu Ant., † Pancalieri. CHIAI,VA (Sorelle), † Pancalieri. CHIAUDANO Luigia, † Torino. CLAIRE Alba, † Padova.

CLARI Guglielmina, † Sampeyre.

CoccioLA Luigi, † Lu Monf. COLOMBATTO Sebastiano, † Casalgrasso. COLONNA Don Giuseppe, Parroco, † Cannero. COPPI Don Domenico, Rettore, † Rubbiano. CORSINI Giacinto, + Mura. CRISTINO Elisabetta, † Torino. CRUGNOLA Carolina, † Ponte Tresa. CUMINATTI Vittoria, † Torino. DAPRAI Ved. Maria † Bresimo. DARI Orsola, † Faenza.

DEBERNARDI Mansueta COPPO, t Frassinello M. DEL BOCCA Don G., Arcipr., † Cavaglio d'Agogna. DELLA TORRE Gaetano, † Casorate Sempione. DEMATTIO Luigia, † Cavalese. DEOLi Consolata, † Caspoggio. DEREGIBUS DANEO Gioconda, † Alfiano Natta. DIOLI Luigi, † Caspoggio. DIVAN Teresa, † Cavalese. DOGLIO CELOTTO Angela, † S. Martino. DONZELLI Giuseppe, † Cinisello. FACCHINETTI Costanza, † Rimini. FALSINA Angelica, † Padova. FAVA Giuseppe, † Argelato. FERINI-STRAMBI Maddalena, † Unchio. FERRAMI Teresa, † Paterson. FONDI Agnese, † Rocca di Papa. FONTINA Cav. Mons. Felice, + Novara. FUCCi Luigia Ved. POLLINI, † Lugo. FUMIATO Caterina, † Alvisopoli. GALARDI Flavia, † Firenze.

GALLIA Elisabetta, † Viù.

GALLO Antonio, † Vinzaglio. GARDENER Maria, † Cavalese. GENERO Margherita, † Faule. GENOVESE Filippo, † Barcellona. GIUDICI BICONi Antonia, t Clusone. GOBBI Santina, † Gragnano Trebbiense.

GONZO Luigi fu Sebastiano † S. Vito di Leguzzano. GRANDI Maria Ved. ANzINI, † Menzonio. GUERRA Don Vincenzo, Parroco, † Pramaggiore. GUIDA Don Domenico, + Reggio Calabria. ISOLA Giovanni fu Stefano, † Lu Monf. LEPORI Clementina, † Casorate Sempione. LUCCARELLI Dott. Tommaso, † Montorio Rom. MARCH Rosa, † Cavalese. . MARCHIORI Angelo, † Canove. MARCONI Battista di Frane., † Rigosa. MARINO Cav. Don Giuseppe, † Sampeyre. MAZZA GALANTI Domenico, † S. Sebast. Curone. MAZZOLA Don Giuseppe, † Novara. MAZZUCCHI Carlo, † Caspoggio. MELONE Don Giuseppe, Parr., † Oggiono.

MERONI Antonia n. CORRETTA, † Caslino d'Erba. MILANESio Don Giacomo, † Chivasso. MILANI Marianna, † Cassano d'Adda. MocCHI Maria Ved. CHIODI, † Villa d'Almè. MONASTEROLO Maria † Cavallermaggiore. MONFRINI Angela, † Cinisello. NAPOLETANO Don Pasquale, † Baiano. NARDUZZO Arcangelo, † Farra di Soligo. NEGRINI Ferdinando, t Caspoggio. NICOLiS Francesco Alvise, † Stallavena. PALLAVICINO MOSSI March. Margherita, † Torino. PANCRAZZI Francesco, † Cavalese. PATTARONI Mons. D. Luigi, † Bellinzago. PERRON Maria Clara, + Vàltournanche. PESTARINO Don Domenico, † Mornese. PEVERENGO Giuseppe, † Cavour. FOLLETTI Fortunato, † Paderno Dugnano. FOLLETTI Sante, maestro, † Campo. PONzo Giuseppina, † Castelnovo Calcea. POZZAN Caterina, † Timonchio. PozzETTI Can. D. Giacomo, † Lugano. PRESAZZI Giulio, † Caspoggio. PUNTA Ida, † Pianceri.

QUADRI Rosa, † Torino. QUIRICI Carlo, maestro, † Colle. REINA Carlo, † Cinisello. RIGAMONTi Gina, Torino.

SALMINI Assunta, † Casorate Sempione. SANTACHÈ Gioachino, + Ascoli Piceno. SANTHIà Catterina fu Pietro, † Saluggia. SARTOR Giovanni di Abramo, † Istrana. SCARZELLA Don Domenico, † Roascio. SIMEONI Can. D. Gioachino, † Rocca di Cave. STRAVICINO Domenico, † Pancalieri. TENCHINI Don Pietro, † Manerbio. TIRANNINI Don Simone, † Capo di Ponte. ToDESCAN Can. Don Giuseppe, † Vicenza. UBERTI Ahgostina, † Erbusco. VACCANEO Don Luigi, † Calosso d'Asti.