BS 1920s|1921|Bollettino Salesiano Marzo 1921

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLV - N. 3   MARZO 1921

SOMMARIO

Comitati d'azione salesiana - Esempi pratici di Cooperazione: Per le Missioni. - Gli Ex-allievi dell'Argentina. - Per le vocazioni religiose. - Per la buona stampa.

Leggiamo e facciamo leggere il Vangelo. - "Il Vangelo di Gesù,,.

Manifestazioni giovanili in onore di Don Bosco: Concorso drammatico nazionale. - Concorso per lavori drammatici. - L'E.mo Card. Andrea C. Ferrari. Feste e Conferenze. - Commemorazione Dantesca.

Lettere dei Missionari Salesiani della Cina: Conflitti e tumulti - Eroica fine d'un cristiano - Scene di fervore edificante -- Dalla Missione dell'Heong-Shan.

Tra gli Italiani all'Estero: - A Lima e a Callao (Perù). - Un altro Comitato che lavora.

Il Culto di Maria SS. Ausiliatrice - Pel 24 corrente - Grazie e graziati.

Riconoscenza al Ven. Don Bosco.

A proposito della visione di Domenico Savio sull'Inghilterra.

Note e Corrispondenze: VI Congresso degli Oratori Festivi e delle Scuole di Religione - L'ingresso del Card. Cagliero a Frascati - Conferenze di propaganda -

Notizie varie: in Italia: all'Estero

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

Comitati d'azione salesiana.

È bene che lo diciamo francamente: insieme con i resoconti delle conferenze tenutesi in occasione della Festa di S. Francesco di Sales ci aspettavamo di ricevere la conferma che, dappertutto, almeno là dove son Case Salesiane, si fosse riusciti a stabilire un Comitato d'Azione salesiana tra i Cooperatori, secondo le deliberazioni dell'8° Congresso Internazionale. Grazie a Dio, in vari luoghi si son tenuti degli scambi d'idee in proposito; in altri si è fatto un passo di più, si è addivenuti alla costituzione nominale del Comitato; ma in pochi, in troppo pochi, si è scelto il programma e si è scesi nel campo dell'azione.

Cooperatori, all'opera!

Eppure non conviene indugiare di più! I bisogni religioso-sociali dell'ora nostra, gli incoraggiamenti tributati da eminenti personaggi del clero e del laicato cattolico all'orientamento inculcato all'azione dei Cooperatori Salesiani, e, più ancora, i lieti frutti raccolti dai Comitati definitivamente costituiti, ci persuadono che bisogna insistere finchè basti, perchè in nessun luogo i voti del Congresso abbiano a restar lettera morta.

A che giova il fuoco sacro, entusiasticamente acceso in una festa o conferenza salesiana, una o due volte all'anno, se dopo pochi giorni è spento, e più nessuno può giovarsi della sua luce e scaldarsi al suo calore?

O Direttori nostri, Direttori diocesani, Decurioni, Zelatori e Zelatrici, mettiamoci tutti all'opera e lavoriamo con zelo, con costanza e con amore, affinchè per la prossima festa di Maria Ausiliatrice, in Italia almeno, ovunque è un forte nucleo di Cooperatori, abbiasi a registrare un Comitato d'azione salesiana.

Una parola agli ex-allievi.

Ed ora una parola agli ex-allievi: ai singoli ex-allievi, e alle loro associazioni.

Ai singoli ex-allievi una domanda, la stessa che ad essi ha rivolta « Voci fraterne «.

Chiediamoci: Don Bosco per me è un morto o un vivo? Cioè: l'educazione cristiana che, per i rivoli dei suoi figli, arrivò a me da lui, come da una sorgente, è sempre viva e vigorosa di opere? Se sì, confortiamoci, ringraziamo Dio e soggiungiamo: voglio che ad altri arrivi questa vita e porti, Per riflesso, un bene simile a quello che Portò a me.

Gli antichi Greci avevano uno strano giuoco. Prendevano una lampada accesa e l'affidavano a corridori, posti a determinate distanze. Il primo, correndo, doveva consegnarla al secondo, e questo al terzo, ecc. Così la lampada, sempre accesa, passava di mano in mano e la luce correva trionfante...

Anche a noi Don Bosco affidò la lampada della fede, di una fede intesa come voleva lui, una fede fatta di purezza, di dolcezza, di lavoro, e di onestà. Nostro dovere è di tenerla viva e di trasmetterla ai figli, ai parenti, agli amici, ai conoscenti, specialmente ai fanciulli abbandonati.

Dalle Associazioni degli ex-allievi vorremmo sapere che cosa hanno fatto in merito alla Cooperazione Salesiana. I singoli aderenti alle associazioni furono debitamente iscritti tra i Cooperatori Salesiani? E le singole associazioni in qual modo fanno proprio il programma della Cooperazione Salesiana?

Il voto di Don Albera.

Rammentiamo le parole di. D. Albera:

« Tutti siamo persuasi che Per riprodurre nelle città e nei paesi l'apostolato religioso-sociale di Don Bosco, è necessario formare tra i Cooperatori appositi Comitati di azione salesiana, in conformità ai Deliberati dell'8° Congresso. Quanto maggiore sarà il numero dei Comitati che si riuscirà a suscitare, e più generoso e illuminato lo zelo di quelli che li comporranno, evidentemente tanto più lieti e copiosi saranno anche i frutti. E perciò un'opera della massima importanza la formazione di questi Comitati, per cui invoco lo zelo dei Cooperatori e degli Ex-Allievi, delle Cooperatrici e delle Ex-Allieve. In questo essi debbono darsi risolutamente la mano. La Pia Unione dei Cooperatori ha diritto di trovare, nella maggior parte degli Ex-Allievi e delle ExAllieve di Don Bosco, nuovi membri intraprendenti, capaci, per l'educazione avuta, di leggere a fondo nel cuore del Padre e d'assecondarne le aspirazioni. Similmente le Associazioni degli Ex-Allievi e delle Ex-Allieve, pur svolgendo il proprio programma di naturale attaccamento all'Istituto e all'Oratorio che li ha educati, non Possono proporsi, nel campo dell'apostolato, miglior programma di quello che il Ven. Don Bosco tracciava così praticamente ai Cooperatori.

Sia dunque impegno dei Direttori Salesiani l'ascrivere alla Pia Unione dei Cooperatori il maggior numero dei propri Ex-Allievi: non manchino di fare altrettanto, con le loro Ex-Allieve, le Figlie di Maria Ausiliatrice: e, in breve, con l'aiuto dei Direttori diocesani e locali dei Cooperatori vedremo sorgere molti e alacri Comitati d'azione salesiana (1).»

(1) Veda Lettera-resoconto del 1° gennaio 1921.

Come voleva Don Bosco.

Il Ven. Don Bosco, nell'estendere il programma dei Cooperatori Salesiani, scrisse queste parole: « In ogni tempo si giudicò necessaria l'unione tra i buoni, per giovarsi vicendevolmente nel fare il bene e tener lontano il male... Così facevano i Cristiani della Chiesa primitiva... Vis unita fortior... Così sogliono eziandio fare gli uomini nei loro affari temporali... ». E ne inferiva la necessità che i cristiani, in questi difficili tempi, debbano unirsi Per rimuovere, o almeno mitigare, quei mali che mettono a repentaglio il buon costume della crescente gioventù, nelle cui mani stanno i destini della civile società.

Ora, a promuovere in più vasto campo e con frutti copiosi cotest' azione provvidenziale, è necessario che Salesiani, Ex-Allievi e Cooperatori si uniscano anch'essi, localmente, in un programma di lavoro ben determinato. Dove vi son case salesiane, è naturale che i Salesiani si facciano essi i promotori di questo lavoro concorde, ispirato all'apostolato di Don Bosco e richiesto dai bisogni dei luoghi. Dove non vi son case salesiane, sarà premura degli Uffici ispettoriali della Pia Unione di sollecitare il dovuto affiatamento tra i Cooperatori e qualche zelante Ex-Allievo. Ma non fermiamoci in una sterilizzante burocrazia; chiunque doni l'impulso, lo si assecondi da tutti con prontezza.

E quanti possono darlo!

Tutti al lavoro!

In una città è un bravo ecclesiastico, ammiratore entusiasta dell'apostolato di D. Bosco, che raduna alcuni Cooperatori, dà loro un programma, e li guida e sprona al lavoro.

In un'altra città è un ex-allievo, che scambia una parola con alcuni compagni, e poi, tutti insieme, vanno dal Parroco, e combinano di suscitare un po' d'azione salesiana.

Altrove è un buon cooperatore od una fervente Cooperatrice, i quali, lieti dei frutti del sistema educativo di Don Bosco, avvicinano alcuni ex-allievi, e insieme con qualche altro Cooperatore, concertano, con tutta facilità, la formazione d'un attivissimo Comitato.

Ripetiamo: venga da qualunque parte la scintilla, l'importante è che non le manchi l'esca, affinchè il fuoco arda e divampi!

O Direttori nostri, Direttori Diocesani, Decurioni, Zelatori e Zelatrici, appigliatevi al miglior partito, ma subito; e lavorate!

Cooperatori e Cooperatrici, andate voi incontro agli ex-allievi, e invitateli a svolgere il programma della cooperazione.

Amici Ex-Allievi, scendete volenterosi nel campo della coperazione salesiana, e spiegatevi quello zelo che v'ispira l'amore a Don Bosco.

E tutti... segnalateci le nuove iniziative!

ESEMPI PRATICI di Cooperazione Salesiana

Per le Missioni Salesiane.

A Buenos Aires si è costituito un Comitato di distinte signore, che ha iniziato un'attivissima campagna per promuovere in tutta l'Argentina un movimento di appoggio e di simpatia verso le Missioni Salesiane della Patagonia e della Terra del Fuoco, che versano in gravi difficoltà e strettezze economiche. All'uopo ha diramato una circolare, in cui, dopo aver esposto il motivo della sua costituzione, rivolge un caldo appello a tutti gli uomini di buon cuore, perchè non vogliano negare il loro aiuto, il quale, « Per quanto piccolo, contribuirà all'educazione di centinaia di fanciulli e di fanciulle, che, accolti negli istituti salesiani di quelle regioni, saranno domani elementi indispensabili di civiltà ».

Ci auguriamo che l'attività delle Cooperatrici argentine trovi un'eco feconda e benevola in tutte le anime pie; e intanto ne segnaliamo l'attività all'imitazione di tutti i comitati di Cooperatori, perche essa pure risponde alle Norme direttive per la cooperazione salesiana, stabilite nell'8° Congresso Internazionale.

Gli ex-Allievi dell'Argentina.

Anche gli ex-allievi dell'Argentina si fanno molto onore. Alle varie forme d'azione religiososociale, per cui portano il vanto su tutti i loro compagni - catechismi, corsi di studii sociali, conferenze di propaganda, casse di mutuo soccorso, uffici di collocamento, segretariati popolari, ecc., ecc. hanno aggiunto un'altra importantissima iniziativa, quella di opportune scuole serali teorico-pratiche, col nome di Atenei Popolari. I corsi sono vari, come quelli che abbracciano, a seconda dei maggiori bisogni locali, lezioni di lingue, di aritmetica inferiore e superiore, di contabilità e corrispondenza commerciale, di disegno, di meccanica ed elettrotecnica, di calligrafia e dattilografia, ecc., ecc.; ma tutti hanno comuni le conferenze settimanali religioso-sociali per la cultura morale. L'iniziativa partì dagli Ex-Allievi del Collegio S. Francesco di Sales di Almagro, che inaugurò il suo Ateneo il 1° luglio 1918 con 65o alunni, cresciuti poi a 830.

L'Ispettore dell'Argentina Don Vespignani, congratulandosi con essi, esprimeva il desiderio che il loro buon esempio fosse seguito dagli altri Centri; e il suo desiderio può dirsi oggi appagato. Altri Atenei Popolari furono istituiti dai centri di Rodeo del Medio (Mendoza), 22 aprile 1919; Rosario (S. Fè), 15 maggio 1919, con 247 alunni; Bahia Bianca, 8 giugno 1919, con 602 alunni; Mendoza, luglio 1919, con 300 alunni; e La Plata, Viedma, ecc.

Gli amici del Centro di Bahia per far conoscere alle famiglie la loro istituzione si servirono anche di una vistosa réclame, attaccando in tutte le vie grandi cartelli e distribuendo a mano migliaia di foglietti.

Nella città di Rosario, dei più di duecento iscritti oltre la metà assistettero puntualmente alle lezioni, anche quando il lungo sciopero tranviario obbligò molti a recarsi a scuola a piedi dai sobborghi più lontani.

Gl'insegnanti son tutti ex-allievi, che hanno perfettamente compreso le mire altamente morali della scuola salesiana, la quale tende non solo ad istruire ma ad educare cristianamente le menti e i cuori: e la competenza loro è splendidamente dimostrata dall'esito eccellente che ottengono gli allievi che si presentano alle scuole commerciali nazionali, e dalle premiazioni che si compiono insieme con quelle degli alunni interni degli istituti.

Per le vocazioni religiose.

Ricordano gli Assistenti ecclesiastici e i Presidenti dei Circoli dei nostri Oratori, la proposta lanciata nel Bollettino di gennaio, di tenere, in tempo di quaresima, un trattenimento, o una solenne conferenza, a vantaggio delle vocazioni religiose e sacerdotali? Il Circolo XV Maggio di Torino ci annunzia che ha raccolto l'invito la domenica 13 u. s. nel Teatro privato S. Luigi, con esito felicissimo, e si è fatto premura d'inviare al sig. Don Albera le offerte raccolte. Illustrò, con efficace parola, la bellezza e la necessità di favorire nuove reclute sacerdotali, l'egregio dott. Angelo Chianale. Il bell'esempio merita di essere largamente imitato.

Per la buona stampa.

Raccomandiamo, in particolar modo a chi può beneficare, anche l'apostolato della buona stampa che fu così caro al Venerabile nostro Fondatore.

Chi può non manchi di diffondere gli abbonamenti alle nostre « Letture Cattoliche » in mezzo al popolo, ai foglietti settimanali « Per la Gioventù » negli Oratori festivi, e alla « Rivista dei Giovani » tra la gioventù delle scuole medie e superiori. Cl; abbonamenti si prendono presso le Librerie della Società Editrice Internazionale a Torino; Milano, Parma e Catania.

Riferiamo dal 2° Numero di «Rivista dei Giovani»:

Facciamo una proposta a quelle anime buone che hanno mezzi e che desiderano beneficare con sapienza.

Noi, (e altri con noi), conosciamo molti giovani a cui non arriva mai, o quasi mai, la parola salutare della fede. A questi giovani la nostra Rivista dovrebbe giungere spontaneamente.

Sorgano persone facoltose e mettano a disposizione della nostra Amministrazione un certo numero d'abbonamenti per codesti cari figlioli, che domandano il pane e non trovano chi loro lo spezzi...

Pensate, o persene benefiche!

Un'offerta data al povero per via viene subito consumata; un'offerta consistente in un abbonamento a Rivista dei Giovani dura un anno e si spezza in dodici fascicoli, che daranno dodici volte all'intelligenza e al cuore d'un giovane luce e vigore cristiano.

Il giovane, beneficato dodici volte, si ricorderà del benefattore (anche se non lo conoscerà), e pregherà per lui, quando sarà fatto migliore.

Il vescovo Ireland, degli Stati Uniti, scrisse che, se vivesse oggi, S. Paolo si farebbe giornalista: noi diciamo che è tempo d'incanalare la beneficenza anche verso le forme che rechino ai bisognosi il pane della verità: il massimo problema d'oggi neri è quello della distribuzione delle ricchezze, e neanche quello della produzione; è il problema dell'educazione.

Chi può, non manchi di raccogliere questo grido apostolico!

Leggiamo e facciamo leggere il Vangelo

È una bell'opera che i Cooperatori possono compiere in base al loro programma di azione religiose-sociale. Il 24 dicembre u. s., rispondendo agli auguri del S. Collegio, il Santo Padre proferiva queste memorande parole:

« La guerra, accesa sette anni or sono, sedata da due anni, non spenta ancora in tutte le parti del globo, se ha seminato rovine materiali che straziarono l'umanità e che anche al presente impietosiscono ogni cuore, massime alla vista della povera infanzia, molto maggiori ha seminato le rovine morali, alle quali non pensò mai l'umana sapienza, preoccupata solo del potere, dei confini e delle sostanze.

» Ma sono appunto le rovine morali che si parano dinanzi alla Nostra morale missione: e cinque principalmente, quasi nuove piaghe dell'età Nostra, Noi ne dobbiamo deplorare, come esiziali al bene delle anime, non meno che al materiale benessere del popolo cristiano. Son desse: la negazione dell'autorità, l'odio ai fratelli, la smania dei godimenti, la nausea del lavoro, l'oblio, infine, di quell'uno che è in questa terra necessario, e che ogni altra cosa, come secondaria, sorpassa: porro unum necessarium.

» Nell'incalzare di questi mali le Nazioni e i loro Consigli si sforzano di avvisare ai rimedi. Ma qui torna opportuno di ricordare l'antico monito: « se non è il Signore che ricostruisce gli Stati, vano è il lavoro di chi vuol farsi ricostruttore (Ps. CXXVI) ». Non diverso è il monito che discende dalla natura stessa della Nostra Missione e dall'indole di quell'opera, che è stata affidata al Capo della Chiesa. È il monito di tornare a Cristo, di tornare alla luce dei suoi insegnamenti, di tornare, in una parola, al Vangelo.

» Oh! tornino al Vangelo gli individui e i popoli, che oggi appariscono insofferenti di disciplina, di autorità, di soggezione; sia suddita ogni anima alle potestà in alto collocate, perchè da Dio proviene ogni potere.

» Tornino gli individui e i popoli al Vangelo e, per esso, tornino all'amore fraterno. Padre nostro è un solo, il Padre dei Cieli; perciò tutti gli uomini sono fratelli. Ma se tutti sono fratelli fra loro, perchè dunque, si chiede San Giacomo, perchè le guerre e le liti?...

» A questa domanda lo stesso apostolo risponde che « le guerre e le liti provengono dalle concupiscenze che agitano le membra degli uomini... ». Ma tornino gli uomini al Vangelo, tornino i popolì alla semplicità del costume, alla castigatezza cristiana, e saranno sanate, a un tempo, due fra le cinque piaghe morali da Noi deplorate. Cesserà infatti l'ansia del godere, l'ingordigia degli averi, l'invidia dell'altrui sorte. Oh! chi non comprende che il Vangelo, sanando la piaga morale che proviene dalla smania dei godimenti, può sanare anche quella dell'odio dei fratelli? Il bene individuale, la pace famigliare, il progresso sociale sono legati alla compressione delle umane concupiscenze.

» Un'altra piaga dell'odierna società è la nausea del lavoro che produce gli scioperi, impedisce lo sviluppo delle arti e delle industrie, e fa cessare la vita del commercio. A guarire questa piaga è necessario raddrizzare nella mente degli individui il concetto del lavoro. Ma in nessuna scuola, meglio che nell'officina di Nazareth, da nessun maestro, meglio che dal Divino Operaio, il quale stette in laboribus a iuventute sua, può l'individuo attingere la vera nozione del lavoro. Ecco dunque confermata una volta di più la necessità di tornare al Vangelo, per imparare che il lavoro è fattore di benessere, scuola di santità, garanzia di pace.

» E quasi compendio dei ritorni all'autorità, alla fraternità, alla morigeratezza, al lavoro, tornino gli individui e i popoli al pensiero e al pratico rispetto del soprannaturale, di cui oggi è tanto comune l'oblio. Solo tornando al Vangelo, principio e documento della trasformazione operata un tempo da Gesù Cristo nel mondo, si potrà avere quel rinnovamento della società, che è ora ridivenuto più che mai necessario, dopo le esiziali deformazioni operate dalla guerra... ».

"Il Vangelo di Gesù".

Crediamo di far cosa grata al S. Padre - che ha tanto inculcato il ritorno al S. Vangelo - additando e raccomandando ai lettori un recentissimo lavoro d'un nostro confratello: Il Vangelo di Gesù, del Sac. Don Abbondio M. Anzini. E un libro che merita di penetrare in tutte le famiglie cattoliche.

« Avendo il S. Padre - scriveva all'Autore l'Em.mo Card. Gasparri - rilevato con vera soddisfazione che il mentovato lavoro di V. S., mentre da un lato soddisfa molto opportunamente alle necessità dei tempi ed ai bisogni in cui versa attualmente l'umanità, dall'altro corrisponde al suo vivo desiderio di vedere sempre più diffusa la lettura delle sacre pagine che contengono la vera manna dell'anima, si congratula con la S. V. che il suo studio ed il suo zelo per il bene delle anime ha rivolto e concentrato a compilare un'opera, la quale non tarderà ad arrecare copiosi frutti di cristiana perfezione in mezzo all'umana società.

» A questo fine il S. Padre imparte di cuore l'implorata Apostolica Benedizione alla S. V., ai suoi parenti e Confratelli, non chi a tutti coloro che favoriranno la conoscenza e la diffusione del suo bel libro per procurare la gloria di Dio e la santificazione delle anime ».

« La S. V. Ill.ma - scrive in un'altra stupenda lettera all'autore S. E. Rev.ma Mons. Tedeschini, sotto-segretario di Stato di Sua Santità - ha avuto il gentil pensiero di offrirne un esemplare della sua bella ed utile pubblicazione intitolata « Il Vangelo di Gesù » in cui Ella, mettendo a profitto i tesori del suo studio e dell'esperienza fatta durante, le sacre missioni, si è proposta di spezzare al popolo il pane della divina parola, coll'offrirgli la lettura delle sacre pagine, in modo chiaro ed attraente, mediante il Vangelo unificato.

» Di un lavoro consimile esistente già presso altre nazioni, come in Francia per opera sopratutto dell'Ab. Garnier e del Can. Weber, si sentiva forte il bisogno in Italia, ove il Vangelo purtroppo non è abbastanza conosciuto dal popolo, il quale, per conseguenza, non può attingere da esso quelle norme di santità, che sono il fondamento della vita cristiana.

» Non è a dubitare che le fatiche da Lei spese attorno all'anzidetto lavoro non tarderanno ad essere compensate da una larga messe di bene in mezzo alla umana società: e mentre a tal fine io auguro al suo libro la più ampia diffusicne nelle famiglie e nelle scuole cattoliche, gliene porgo le mie più sincere congratulazioni... ».

Nè mancarono all'autore, insieme con ampie recensioni di giornali e riviste ecclesiastiche, i giudizi più lusinghieri di noti personaggi del laicato.

S. E. l'On. Paolo Boselli scriveva: « Ho potuto sollevare lo spirito e confortare l'animo sulle pagine che Ella ha riunite. Nulla può esservi di più eccelso e nessuna scrittura esercitò sulla umanità e continua ad esercitare un'influenza pari al Vangelo.

» Ella fece opera di studio e di fede, e mentre comprendo il filo che la condusse in mezzo alle difficoltà, accompagno il suo volume in quella propaganda di pensieri cristiani e di opere virtuose, alla quale Ella lo ha destinato ».

Manifestazioni giovanili in onore di D. Bosco.

Concorso drammatico nazionale.

L'ultima domenica di gennaio, anche a commemorare il XXXIII Anniversario della morte di Don Bosco, nell'Oratorio Salesiano di Torino si chiuse il Concorso drammatico nazionale, indetto l'anno scorso per onorare la memoria del Venerabile e festeggiare l'inaugurazione del suo Monumento. Quattordici furono le compagnie concorrenti, e le nominiamo subito in graduatoria: Utile Dulci di Vicenza, XV Maggio di Torino, S. Cuore di Roma, Bona Ars di Treviglio, S. Tommaso di Brescia, Virtus in Arte di Torino, Card. Richelmny di Torino, Excelsior di Biella, S. Bernardino di Torino, Auxilium B. di Torino, Madonna della Pace di Torino, Auxilium A. di Torino, S. Croce di Torino, D. Bosco di Vercelli.

Un assiduo alle rappresentazioni - che si svolsero dal 24 ottobre al 23 gennaio - ci ha favorito queste sue impressioni, che possiamo far nostre:

Più mesi son passati dai giorni luminosi che videro la gloria del Ven. Don Bosco; e nel cuore ci freme ancora il ricordo caro di quelle feste grandiose. A ravvivarci nell'affetto e nella fermezza dei propositi, e quasi a confermarci sul terreno dell'azione, quale fu delinata negli ultimi Congressi, opportunamente il Circolo « Giovanni Bosco », di Torino, d'accordo con la Federazione Associazioni Teatro Educativo, bandiva un Concorso drammatico nazionale. Fu l'ultima corona venuta a cingere la fronte radiosa di Don Bosco; e fu una nuova dimostrazione alla forza e potenza del suo spirito, che seppe scegliere i mezzi più svariati per l'educazione e l'elevazione morale della gioventù.

Don Bosco, infatti, che, nel suo genio divinatore seppe intuire a fondo la psicologia e i bisogni dei giovani e volle che la sana allegria regnasse in tutte le sue case, ben comprese e seppe abilmente giovarsi dell'alto valore ed effetto educativo racchiuso nelle rappresentazioni dirette dei casi più nobili e belli della vita, che, impressionando la fantasia del giovane, scendono al suo cuore e lo invitano ad opere egregie.

Il Concorso quindi, ottimamente organizzato, fu lui omaggio doveroso e un degno e indovinato coronamento della sua apoteosi.

In pallio per i concorrenti vennero messi premi magnifici e preziosi: coppe artistiche d'argento, medaglie d'oro, d'argento, e vermeil, e somme di denaro: doni della bontà paterna del sig. D. Albera, del Comitato d'onore del Concorso, delle Dame Patronesse, e di altre benemerite persone, che seguono sempre da vicino e con interesse ogni manifestazione giovanile.

E l'appello, lanciato ai Circoli cattolici nel nome di Don Bosco, trovò un'eco benevola ovunque e fu raccolto con gioia ed entusiasmo da molti giovani, lieti di partecipare a un cordiale omaggio d'affetto e simpatia a Chi fu tanto amico dell'anima loro. Così, nonostante le forti difficoltà e la spese di viaggio, accorsero numerosi da Roma, da Treviglio, da Brescia, da Vicenza, da Vercelli e da Biella.

Le varie compagnie di Torino si alternarono con quelle venute da lontano, di modo che, per tre mesi si succedettero alla ribalta giovani, ricchi di slancio e di ideali, e artisti già maturi che del teatro formano una vera missione educativa fra il popolo.

A dir il vero, l'esito fu realmente lusinghiero non tanto pel numero delle compagnie concorrenti, quanto per la qualità e bontà di esse: e il concorso riuscì una bella affermazione nel campo del teatro nostro, che ha dimostrato ancora una volta come il pensiero cristiano sia fonte inesauribile del bello e del buono, e pura sorgente dei sentimenti più nobili e di manifestazioni artistiche concrete.

Anche i gareggianti tornarono alle loro case contenti e pieni di entusiasmo suscitato dall'onda di memorie ridestate nella benché rapida visita alla culla dell'Opera di D. Bosco, che molti conoscevano solo di fama. Anzi parecchi di loro manifestarono pubblicamente la più calda e sincera ammirazione e il forte proposito di serbar vivo lo zelo che li infiammava in quei giorni, insieme col desiderio di lavorare per il bene, per l'elevazione della società, nel nome di Don Bosco.

La premiazione ebbe luogo, come abbiam detto, la domenica 30 gennaio, nel teatrino dell'Oratorio. Esordì, con opportune parole, il Cav. Prof. Piero Gribaudi, Presidente della Federazione Internazionale Ex-Alllievi e Assessore Comunale di Torino, che rievocò nobilmente la figura di Don Bosco.

La Filodrammatica del « Circolo Giovanni Bosco », costituitasi in Comitato esecutivo del Concorso, sotto l'abilissima direzione del suo presidente, il sig. Giuseppe Bistolfi, diede una rappresentazione di gala; e da tutti gli alunni dell'Oratorio si cantò, con entusiasmo, l'Inno a Don Bosco del Pagella.

Tra un atto e l'altro il sig. Angelo Michelotti lesse una bella relazione sull'operato della Giuria, che vorremmo pubblicare per intero: tante sono le cose buone che disse e che potrebbero tornar utili ai direttori dei nostri Oratori. Ci piacque, sopratutto, la sua insistenza perche i lavori drammatici siano all'altezza dell'intelligenza del pubblico, e, trattandosi di circoli giovanili, alla totalità dei piccoli assidui degli Oratori. Per questo motivo egli ebbe una lode speciale per i ragazzi dell'Oratorio festivo di Vercelli « per aver adeguato il volo alle proprie ali, scegliendo un lavoro adatto alle loro forze e recitandolo con impegno e con amore ». E conchiuse:

Bravi e buoni filodrammatici nostri! Onore a Voi! All'ombra di Don Bosco c'è posto e c'è onore per tutti. Se voi non foste venuti, se con voi le Filodrammatiche nostre non avessero risposto all'appello del Comitato, la figura di Don Bosco non sarebbe uscita completa dalle manifestazioni fatte in suo onore nell'anno in cui veniva inaugurato il suo monumento.

Perchè Don Bosco fu antico e maestro dei Filodrammatici. Attore egli stesso, quando per sollazzo dei compagni giovinetti se li riuniva attorno nella natìa Castelnuovo, divenuto Sacerdote si improvvisava istruttore di scena ed autore, facendo del teatro, in tempi nei quali le recite erano nei collegi appena tollerate in carnevale, uno dei primi mezzi del suo sistema educativo.

Tutti noi, vecchi filodrammatici, ricordiamo ancora la sua Casa della Fortuna: l'ingeunità della trama di questa commedia che Don Bosco scrisse per diletto dei suoi giovani, senza alcuna pretesa di fare dell'arte, può farci oggi sorridere, ma la tesi che l'Autore sviluppa, cioè che le ragioni di interesse devono cedere dinanzi alle leggi del cuore e del sangue, è scolpita al vivo, come ritratte al vivo sono le figure dei due orfanelli, del loro vecchio zio e del servo fedele e... allegro anche di nome. Vi è tale una freschezza di sentimenti in questa commedia, pure così prolissa; soffusa ella è di tale e tanta poesia famigliare che d'un subito ci vien fatto di pensare che anche in questo nostro campo Don Bosco avrebbe potuto divenire maestro, poichè conosceva il segreto di far scattare la molla che fa ridere e piangere i cuori.

Certo egli conosceva i segreti delle anime e del come si debba parlare loro anche da un palcoscenico, se si vuole ch'esso diventi, nei nostri collegi specialmente, cattedra e altare!

Concorso per lavori drammatici,

La Società Editrice Internazionale di Torino - raccogliendo il voto formulato dalla Giuria del Concorso Filodrammatico Nazionale, ha deliberato d'indire un Concorso per lavori drammatici ad unisesso, maschili e femminili.

Essa invita a raccolta i giovani e vecchi Autori, perchè, richiamandosi alle migliori produzioni goldoniane e a quelle dei fratelli Reffo, B. G. Lemoyne, Raffaele Altavilla, Felicita Morandi, A. P. Berton, vogliano arricchire il teatro educativo di sane e dilettevoli produzioni.

I lavori dovranno essere di ambiente moderno, in uno o tre atti, scritti in buona lingua, e adatti a Filodrammatiche maschili e femminili.

Il termine utile per l'invio dei manoscritti (da spedirsi impersonalmente alla Società Editrice Internazionale di Torino, Corso Regina Margherita, 174, dattilografati, franchi di porto, raccomandati e contrassegnati da un motto, ripetuto su busta chiusa contenente il nome, cognome e recapito dell'Autore) scade il 30 giugno prossimo.

Una giuria, composta di nomi cari ai nostri filodrammatici, darà, entro il 31 agosto 1921, il suo giudizio, inappellabile, sui lavori presentati.

I premi saranno due per il teatro maschile e due per quello femminile: da L. 50o per il miglior lavoro in tre atti, e da L. 250 per il miglior lavoro in un atto.

Tutti i lavori premiati rimarranno di assoluta proprietà della Società Editrice Internazionale di Torino.

I lavori non premiati si potranno ritirare al termine del Concorso mediante la rifusione delle spese postali.

Ultimato il Concorso, la Società Editrice Internazionale si riserva d'avviare trattative con gli Autori dei lavori non premiati, ma ritenuti degni di pubblicazione dalla Giuria per qualche loro merito speciale.

L'E.mo Card. Ferrari,

L'E.mo Card. Andrea C. Ferrari, il grand'Arcivescovo di Milano - che nell'affetto e nella stima per Don Bosco e per l'Opera Sua emulò i più illustri Cooperatori Salesiani - si spegneva santamente, la sera del 2 febbraio u. s., non nella penombra, come muoiono molti grandi, anche pii, ma al cospetto di tutti, in mezzo ai suoi figli attoniti e commossi, con un tramonto sereno e luminoso, che ci fe' ricordar quello, benche più breve, di Leone XIII, e gli altri, per noi eternamente memorandi, del Ven. Don Bosco e di Don Rua.

« Questo pastore - come disse anche un foglio liberale che fino all'ultimo pensò al suo gregge, è morto come aveva sofferto, purissimamente, con un candore di fede, con una prontezza di obbedienza, con una soavità di rassegnazione che rimarranno memorabili. Davanti a uno spirito così alto, a una religione così austera e intemerata e virile, non ci può essere uomo, che senta la bellezza delle grandi coscienze e delle sublimi dedizioni, che non si inchini, che non raccolga l'insegnamento di questo morto, che non veneri quel suo monito supremo che bisogna credere nelle cose alte, e per esse vivere, e per esse morire » (1).

È morto « come visse, non curando se stesso, fatto tutto a tutti per tutti far salvi! Quando non potè più percorrere la diocesi, moltiplicò le udienze; quando non potè più parlare, moltiplicò gli scritti; quando non potè più scrivere, parlò con gli occhi, co' suoi grandi occhi eloquentissimi; e quando questi si offuscarono, parlò con la mano benedicente, col suo abituale sorriso... » (2).

Umile figlio del popolo, come Pio X, come Don Bosco, il grande Arcivescovo visse per il popolo, e al popolo suo consacrò le straordinarie energie. Primo tra i Vescovi d'Italia, fece dell'automobile il primo ausiliare della sua insuperabile attività per trovarsi in mezzo ai figli in ogni circostanza: e mai quel motore rombò per viaggi che non fossero di ministero e di apostolato!

Nessun altro Arcivescovo, da S. Carlo in poi, aveva potuto percorrere interamente la diocesi milanese in visita pastorale: ed egli, per tre volte, compì il giro di tutte le parrocchie, spingendosi sino alle frazioni più impervie e più lontane. Ed aveva iniziato la quarta visita.

E dovunque andasse, dappertutto profondeva la sua parola di fede. Dal catechismo, fatto all'aperto ai bambini che gli si affollavano intorno per avere una medaglia, o ai villici accorsi attorno l'automobile arrestata da una panne, alle elevate omelie pronunciate nel Duomo, gremito di persone: dalle parole semplici di conforto, sussurrate, nelle corsie degli ospedali, a feriti o ammalati contagiosi, ai discorsi di occasione, detti innanzi a Principi ed Autorità, quasi ogni giorno e spesso in luoghi diversi egli parlava in pubblico quattro, cinque volte, ed anche di più; e la sua parola, sempre un po' velata, era sempre accesa dal più vivo zelo sacerdotale.

« Da mihi animas, caetera tolle! » « LE ANIME, E NULL'ALTRO! » fu il motto del Ven. Don Bosco: - « LE ANIME, POI LE ANIME, E POI LE ANIME » furono i tre grandi amori del Card. Ferrari; e fra le anime, quelle dei giovani egli pure cercò con maggior affetto; per loro aperse circoli, promosse riunioni e congressi, favorì letture e periodici adatti, facendosi, a sua volta, scrittore di articoletti appropriati; e i giovani ben lo compresero, e diedero al Padre, al Pastore venerato, al « loro » Cardinale, più d'una prova di commossa riconoscenza.

A tanta attività contrappose di continuo un regime di temperanza eroica: e mai, neppure in pranzi solenni, accondiscese ad assaggiare più d'una portata, incitando così, coll'alto esempio, clero e popolo, a vivere sobriamente. In vero, mentre si dava tutto agli altri, il Card. Ferrari non dimenticò mai se stesso, e fu modello d'ogni virtù.

Non è dunque a meravigliarsi se la voce del popolo s'è levata solenne alla sua morte, e l'ha proclamato un santo!... Noi pure siamo convinti che, in giorno non lontano, la Chiesa prenderà in esame la sua vita straordinaria, per poterne proclamare la santità e proporlo, nuovo esemplare, a tutti i ministri del Santuario.

Intanto, prostrati innanzi la sua tomba, la quale, come quella del suo grande antecessore S. Carlo Borromeo, si apre sotto le volte del Duomo maestoso, preghiamo il suo spirito immortale a benedirci e a continuarci dal Cielo quella benevolenza onde ci fu largo in terra, promettendogli, con l'affetto più vivo, di proseguire a lavorare alacremente tra la gioventù della sua amata archidiocesi.

(1) Cfr. il Corriere della Sera del 3 febbraio.

(2) Cfr. l'Osservatore Romano dello stesso giorno.

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Nel tempio di S. Agostino - che fu consacrato il 19 giugno u. s. per mano del compianto Porporato e ricorderà ai posteri i suoi XXV anni di Episcopato nella Metropoli Lombarda - vennero e verranno ancor celebrati solenni suffragi per l'Eminentissimo.

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L'Em.mo Card. Ferrari era nato il 13 agosto 185o a Pratopiano, diocesi di Parma. Fece i primi studi sotto la direzione del suo parroco, e li compì nel Seminario Vescovile. Ordinato sacerdote, a soli 26 anni fu nominato Rettore del Seminario. Nel 189o fu eletto Vescovo di Guastalla, dopo un anno trasferito a Como, nel 1894 promosso Arcivescovo di Milano e creato Cardinale di S. Romana Chiesa col titolo di S. Anastasia.

Apparteneva alle SS. Congregazioni dei Riti, dei Seminari e delle Università degli studi.

Feste e conferenze Salesiane

È prossimo il sorgere dell'anno tre volte centenario della morte di S. Francesco di Sales, l'amabilissimo ed operosissimo santo, che il Ven. Don Bosco scelse a Titolare dell'Opera sua. Il beato transito avvenne il 28 dicembre 1622, nel monastero della Visitazione a Lione in Francia: ma il Vescovo di Ginevra non si dileguò dalla mente e dal cuore di quanti l'avevano ammirato ed amato; e per i suoi scritti e le sue virtù divenne sempre più vivo e parlante al cospetto di tutta la Chiesa.

Col pensiero alla data memoranda, lanciamo fin d'ora l'invito a tutti i Cooperatori di celebrarla degnamente. E poichè a disporre gli animi può giovare anche la vista dell'intenso fervore di culto che S. Francesco di Sales riscuote presso di noi, ci piace, quest'anno, intrattenerci più diffusamente sulle feste celebrate a suo onore.

A TORINO, il 29 gennaio, col pensiero all'avvicinarsi dell'accennato III centenario la solennità celebratasi nella Basilica di Maria Ausiliatrice si volle avesse uno splendore più grandioso dell'usato. La messa solenne venne pontificata da S. E. Mons. Giovanni Battista Pinardi, Vescovo Ausiliare; e la sera disse il panegirico del Santo, con mirabile semplicità ed efficacia, S. E. Monsignor Giovanni Andrea Masera, Vescovo Suffraganeo di Sabina, che impartì anche la benedizione eucaristica. La locale « Schola Cantorum », sotto la direzione del maestro cav. Dogliani, eseguì scelta musica liturgica.

La domenica dopo, 30 gennaio, a iniziativa del nobile Comitato Torinese «Dame Patronesse Opere Ven. Don Bosco », si svolsero solenni festeggiamenti ad onore di S. Margherita Maria Alacoque, ascritta l'anno scorso al catalogo dei santi. Era conveniente che dalla Pia Società Salesiana si rendesse questo devoto omaggio alla grande Discepola del S. Cuore, e che si associasse alla solennità di S. Francesco di Sales, essendo la nuova santa la più fulgida gloria dell'Ordine della Visitazione, istituito, com'è noto, dal gran Vescovo di Ginevra. Copiosa, come il dì innanzi, fu in tutta la mattinata la frequenza ai SS. Sacramenti. La messa della Comunione generale fu celebrata da S. E. Rev.ma Mons. Masera, Vescovo Suffraganeo di Sabina, che assistè pontificalmente anche alla messa solenne. Nel pomeriggio fu un continuo pellegrinaggio di religiose dei vari istituti della città ai piedi della Santa, la cui immagine campeggiava sull'altar maggiore in uno splendido quadro, gentilmente concesso dalle Suore della Visitazione di Pozzo Strada. La sera, alla funzione di chiusura, il santuario era gremito. Disse il panegirico il nostro D. Trione, e S. E. Mons. Masera impartì la benedizione eucaristica.

La conferenza ai Cooperatori ebbe luogo, secondo l'usato, il 2 febbraio, festa della Purificazione di Maria SS., nella chiesa di S. Giovanni Evangelista. Fu tenuta da Mons. Massa, nuovo Prefetto Apostolico del Rio Negro, che espose ai Cooperatori, in forma chiara ed attraente, le fatiche e i bisogni dei Missionari del Matto Grosso e della sua immensa Prefettura.

A BAGNOLO PIEMONTE, la domenica 30 gennaio, numerosissime furono le Comunioni, e la chiesa fu ognor affollata, specialmente alla Messa solenne. Nel pomeriggio, dopo i vespri, il Vicario Mons. Cavallotti tenne la Conferenza ai Cooperatori, parlando a loro ed a tutta la popolazione del grande Dottore della Chiesa, Maestro e difensore della Fede, ed instancabile in ogni forma di azione per la salvezza delle anime. Conchiuse raccomandando vivamente «carità di preghiere, di azione e di offerte per le :Opere Salesiane del Ven. Don Bosco, che ritraggono così al vivo lo spirito del loro dolcissimo Patrono e Protettore». Dopo le funzioni, la popolazione si riversò compatta nel Teatro « Silvio Pellico », per assistere ad una rappresentazione drammatica; preparata dalle alunne dell'Oratorio Festivo. Tra un atto e l'altro, l'egregio rag. sig. Giovanni Sartori tenne una brillante conferenza sulla buona stampa, e Mons. Cavallotti aggiunse una breve commemorazione del Ven. Don Bosco, tratteggiandone con parola commossa lo spirito e le opere, che raccomandò ancora all'aiuto dei buoni. Si raccolse infatti un'abbondante elemosina, che venne spedita al signor Don Albera. La festa, riuscitissima, fa molto onore ai Cooderatori Salesiani di Bagnolo, ed al loro Comitato d'azione, che continua egregiamente l'opera sua.

A PEROSA ARGENTINA si celebrò una divotissima festa il 29 gennaio, preceduta da un triduo di predicazione, con largo ed entusiastico intervento, oltre che dei Cooperatori, di tutta quella brava popolazione.

A VERCELLI, nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù al Belvedere, la domenica 13 febbraio, il venerando Arcivescovo celebrò la Messa della Comunione Generale, alla quale parteciparono i ragazzi dei due Oratori; e nel pomeriggio teneva la conferenza, sul programma della Cooperazione Salesiana, il facondo P. Finelli, Redentorista.

A MILANO si festeggiò il 30 genn. nella chiesa prepositurale di S. Agostino, annessa al nostro Istituto. Numeroso il concorso dei Cooperatori e dei divoti alla S. Messa della Comunione generale, celebrata da Mons. Confalonieri della Metropolitana. Seguì la Messa solenne col panegirico del Santo. Las Conferenza ebbe luogo nei pomeriggio nella cappella interna dell'Istituto e fu tenuta dal sac. prof. A. Cojazzi, che intrattenne il numeroso uditorio sul tema: Come e perchè si deve cooperare con Don Bosco; presentando in breve sintesi il vasto programma che ogni buon cooperatore, informandosi allo spirito del Ven. D. Bosco, può e deve svolgere nel campo religioso e sociale. Toccando dell'Opera Salesiana locale si congratulò, con i Cooperatori milanesi per il molto già fatto, ed espresse la ferma speranza che quanto è ancor nei voti, abbia ad essere ben presto, mercè la cooperazione di tutti i buoni, una consolante realtà.

A VERONA, il 29 gennaio, il prof. D. Ghibaudo, Direttore dell'Istituto Don Bosco, illustrò con dotta parola e con una ricca serie di vedute pittoresche della Savoia e di quadri storici, la vita del Santo che il Ven. D. Bosco diede come Patrono alla sua religiosa famiglia. S. Francesco di Sales è, invero, una delle più grandi figure che illustrano la storia della Chiesa. - Dalla patria terra della Savoia, meravigliosa di paesaggi alpestri e di rive amene, eredita il gusto delle bellezze naturali che renderanno più vivo in lui il senso della. bellezza eterna e l'amor di Dio; il suo temperamento risente della nobile fierezza paterna e della squisita delicatezza di una madre pia; giovanetto, è studente modello ad Annecy; prosegue brillantemente il corso degli studi teologici a Parigi, si laurea anche in diritto a Padova con un successo clamoroso, e il più illustre professore dell'Ateneo fa omaggio al suo ingegno e alla sua virtù; rinunzia agli onori di una splendida condizione, quali offrono il prestigio del suo casato e il suo sapere, e si fa sacerdote. E il Sacerdozio accetta come còmpito di apostolato e di sacrifizio; si offre ed opera da missionario tra popolazioni protestanti e fanatiche; affronta, in mezzo a queste, fatiche e pericoli, quasi primizia di martirio. Carità e perseveranza trionfano dell'eresia. È eletto Vescovo. Spinga una multiforme attività, come uomo di governo, direttore di anime e scrittore geniale. Espone una sua filosofia sull'amor di Dio, che è il segreto della sua santità; divulga un'Introduzione alla vita devota, che insegna a conciliare i doveri delle più profane condizioni sociali con lo spirito cristiano. Ha la tempra del forte e la dolcezza della più squisita carità, la gravità amabile dell'ecclesiastico e la compitezza del gentiluomo... Non è quindi a meravigliare che D. Bosco amasse prenderlo a modello della sua famiglia religiosa, per i giovani dei suoi Collegi e Oratorii, per la vasta famiglia dei Cooperatori suoi, per tutti coloro che in qualche modo si muovono nel vasto ambito del suo apostolato. - Tutto questo fu bellamente illustrato nella conferenza, che lasciò nei presenti impressione di sublime grandezza davanti alla figura del Santo Patrono, e, più ancora, un caldo incitamento a cooperare generosamente, sotto gli auspici di lui, alla propaganda del bene.

A TRENTO il 2 febbraio le funzioni religiose furono onorate dall'intervento di S. A. Rev.ma il Principe-Vescovo, che inculcò agli alunni dell'Istituto Salesiano costanza e amore allo studio per sfruttare l'intelligenza e il talento ricevuti da Dio e divenire, coll'aiuto dei figli di Don Bosco, uomini di carattere adamantino. La conferenza ai Cooperatori fu tenuta dal prof. Don Gonzo, che parlò dell'Opera di Bosco e dimostrò come il problema sociale non si può risolvere con la violenza, ma col lavoro e con la preghiera.

A Schio, il 29 gennaio, tenne conferenza su « Don Bosco, apostolo della gioventù », il salesiano prof. Don Luigi Ciprandi; e alla sera l'Arciprete Mons. Elia Dott. Dalla Costa parlò, in modo praticissimo ai genitori, spronandoli a cooperare, con i Salesiani, all'educazione religioso-morale dei loro figli.

A TRIESTE , la domenica 30 gennaio, la festa di S. Francesco coincise colla commemorazione del io anniversario dell'ingresso di Mons. Bartolomasi in diocesi. Quindi i giovani dei Circoli « Don Bosco » e « Savio Domenico » salirono, al mattino, il colle di S. Giusto per accostarsi alla S. Messa nella vetusta Basilica; e, nel pomeriggio, con gran folla di fedeli, si recarono al vasto tempio di S. Antonio per ascoltare la conferenza dello stesso Mons. Bartolomasi, che parlò di Don Bosco « trasportando -dice Vita Nova- l'affollato uditorio, dai Becchi di Castelnuovo d'Asti alla sua Chieri (ricordata con nostalgico desiderio) e a Torino. E la tela del quadro si svolgeva avendo sempre a sfondo la Chiesa, che fu sempre il centro degli affetti e delle cure del grande Apostolo educatore. I due grandi amori per la Chiesa e per la Casa furono le molle potenti della prodigiosa sua attività. Buoni i genitori, una madre morta in concetto di santità, una inclinazione speciale per la chiesa e per l'educazione dei giovinetti, in Lui, giovinetto, sono i primi alberi, che premettono uno splendido meriggio. Il germe di Dio lavora, sboccia e matura. E dopo mille difficoltà e dopo mille contraddizioni, superate colla mansuetudine, colla perseveranza nel bene e colla piena fiducia in Dio e nel soccorso della Vergine, Aiuto dei cristiani, il suo grande ideale della Chiesa e della Casa, dove i giovani avessero a formarsi una coscienza schiettamente e virilmente cristiana, dove i giovani potessero trovare rifugio, svago onesto, utile istruzione - sempre adatta alla propria condizione - potè finalmente attuarsi, rapidamente diffondersi, mirabilmente radicarsi, e nella Italia e nel mondo. Lo spirito di Don Bosco fu trasfuso e si mantiene nei suoi figli della Congregazione Salesiana, nei suoi Missionari, nelle Figlie di Maria Ausiliatrice. Dopo un rapido accenno all'Opera di Don Bosco nell'Italia e nel mondo, dopo d'aver accennato il segreto dell'educazione dei giovani (sintetizzato già da Don Bosco a un tal Lord che ne lo interrogava, nel motto « O religione, o bastone ») e il segreto di tutta l'Opera, che consiste nell'amore alla Chiesa e alla Casa, l'oratore si rivolse a tutti i presenti eccitandoli ad apprezzare al giusto valore e ad appoggiare efficacemente l'Opera Salesiana; si rivolse infine ai giovani dell'Oratorio eccitandoli, in questo magnifico e pieno meriggio dell'Opera di Don Bosco, ad amare la Chiesa e la Patria, la Famiglia e il Lavoro.

A GENOVA, il 3 febbraio, la bella chiesa della Maddalena, nonostante il tempo perverso, si gremì di Cooperatori, ai quali parlò il rev.mo D. Pietro Ricaldone, Direttore delle Scuole Professionali e Colonie Salesiane, « senza rettorica, senza lenocini di forma. Le sue convincenti ragioni - scrive il Cittadino - furono l'esposizione magnifica del grande ideale che mosse D. Bosco a far sorgere e sviluppare l'opera sua e la rassegna delle attività svolte in Italia, in Europa, nei due mondi, da Don Bosco e dai suoi figli, a vantaggio morale e materiale di milioni di giovani, e perciò stesso ad elevazione e salvezza della società ed a sviluppo ed ascesa della civiltà. Il miracolo della carità di D. Bosco palpitò vivo dinanzi agli occhi e al cuore degli uditori come una commovente film cinematografica, di cui furono attori Don Bosco e i milioni dei suoi giovani beneficati, e le grandi figure del Card. Cagliero, di Mons. Lasagna e Mons. Giordano, martiri, di D. Unia eroico, di Mons. Versiglia, di D. Rabagliati, di Mons. Malan e d'altri ancora, che in Argentina, in Colombia, in Brasile, in Patagonia, in ogni parte del mondo insomma, hanno svolta attivamente e mirabilmente l'opera più salita dell'apostolato ».

La domenica appresso, 6 febbraio, lo stesso Don Ricaldone tenne conferenza ai Cooperatori di SAN PiER D'ARENA. Ricordò l'avvicinarsi del Cinquantenario di fondazione dell'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli, inauguratosi a Marassi nell'ottobre del 1871, e del modo col quale i Cooperatori debbono prepararsi a celebrarlo, per dare all'Istituto - a conforto anche di Don Albera, che ne fu il 1° Direttore - quell'ampliamento che si merita per promuovere meglio la cura delle vocazioni sacerdotali e l'educazione dei giovinetti artigiani ivi raccolti.

A MODENA S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo Natale Bruni celebrò la Messa della Comunità, e prima della Comunione tenne un bel fervorino, incoraggiando i giovani ad accostarvisi sempre con frequenza: mezzo infallibile per conservare la purezza del cuore ed attingere quella forza che vince ogni passione ed ogni insidia dello spirito maligno. Alla. messa solenne, i giovani cantori dell'Istituto Salesiano, uniti ai valenti cantori del duomo, diretti dall'esimio M° Canonico Mons. Pancaldi, cantarono con precisione e finezza la Missa Pontificalis del Perosi. Nel pomeriggio il prof. Don Galfrè disse il discorso intorno alla dolcezza del Santo. Il 13 febbraio poi, nella chiesa parrocchiale di S. Benedetto, il rev.mo D. Roberto Maletti, prevosto di Mirandola, con quella facondia che lo inette tra i migliori oratori, illustrò la Missione sociale dell'apostolato di Don Bosco.

A LIVORNO (Toscana) la festa del S. Patrono fu onorata dalla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Luigi Olivares, Vescovo di Nepi e Sutri, che prese parte a tutte le funzioni religiose, dopo aver predicato anche il triduo di preparazione. La messa solenne fu cantata dal Can. Marcucci, direttore diocesano dei Cooperatori. Mons. Olivares disse anche il panegirico, ascoltato con religiosa attenzione da un popolo immenso. Lo stesso Monsignore tenne pure una Conferenza su Don Bosco e l'Opera Salesiana nel duomo della stessa città, letteralmente gremito, a benefizio del Santuario Votivo della Vittoria e della Pace al Cuore di Gesù, e delle altre Opere Salesiane, ivi in costruzione.

A PISA, il 30 gennaio, fu solennissima festa nella chiesa di S. Eufrasia, alla quale parteciparono tutti i giovani delle Associazioni Salesiane e i giovani del Fascio Studenti secondari e dei vari Circoli della città. Disse il panegirico di S. Francesco il prof. D. Adolfo Braccini; impartì la benedizione il Rev.mo Mons. Can. N. Lucchelli.

A TREvI, il 30 gennaio, le funzioni religiose furono distinte da una grande pietà. La conferenza fu tenuta nel pomeriggio, con proiezioni luminose sulla vita di Don Bosco, dal rev. Don Ruvolo nel teatrino del Collegio Lucarini.

A RIMINI, il 30 gennaio, nella chiesa di Maria Ausiliatrice, che dal principio dell'anno funziona regolarmente come parrocchia, cantò messa Monsignor Maccolini, presenti in gruppo i giovinetti che frequentano le Scuole Salesiane e l'Oratorio. Il 31 il direttore dell'Istituto tenne ai Cooperatori, nella sacristia della chiesa dei Servi, una opportuna relazione sull'opera svolta dai Salesiani nel loro primo anno di vita riminese.

A MACERATA, il 2 febbraio, tutte le sacre funzioni furono rese più solenni dalla presenza e dalla faconda parola del Vescovo diocesano Mons. Domenico Pasi, che celebrò la Messa della Comunione Generale e, nel tessere una praticissima conferenza ai Cooperatori, volle osservare come la figura del Ven. Don Bosco abbia tali tratti di somiglianza con quella del S. Vescovo di Ginevra, che vien fatto di domandarsi se si è davanti a due figure di santi, o non piuttosto davanti ad una sola: lo stesso scopo e programma in ambedue: la salvezza delle anime; gli stessi mezzi: sacrifizio, rinunzia di se stesso e dedizione completa agli altri, farsi tutto a tutti per tutti condurre a Dio; gli stessi effetti: la conversione dello Sciablese per il Salesio, la salvezza d'innumerevoli anime non solo nel campo giovanile, ma in ogni classe sociale, per il Ven. Don Bosco. Le conseguenze che ne trasse furono una esortazione serrata a cooperare col Venerabile. «Cooperare all'opera salesiana significa aiutarla con tutti i mezzi che sono a disposizione: col consiglio, con la propaganda, col lavoro, con ogni soccorso insomma materiale e morale. L'ambiente è uno dei primi coefficienti educativi dell'uomo; formare attorno ai nostri giovani un sano ambiente morale favorendo gli Oratori, gl'istituti, le scuole di D. Bosco, ecco lo scopo precipuo dei Cooperatori. Solo in questo modo si possono educare sanamente le nuove generazioni ».

A ROMA, le feste celebratesi il 29 e il 30 gennaio nel tempio del S. Cuore di Gesù furono solennissime. La chiesa, sempre gremita, specialmente le due sere. Assistettero a tutte le funzioni, edificando il pubblico col loro devoto contegno, i più che quattrocento giovani dell'annesso Ospizio del S. Cuore. Il facendo e dotto prof. Sac. Don Carmelo Scalia, direttore del Segretariato « pro schola », disse al sabato le lodi del Santo, illustrandone la vita, la dottrina e le opere, specialmente dal punto di vista della sua unione con Dio. Alla domenica sera, tenne la conferenza prescritta ai Cooperatori Salesiani, illustrando l'opera e l'attività di Don Bosco. L'oratore - scrive l'Osservatore Romano - « tenendo avvinto l'uditorio per oltre un'ora, dimostrò come Don Bosco abbia genialmente intuito e felicemente attuato il vero tipo della scuola italiana, come dovrebbe essere e come sarebbe, se il doloroso pregiudizio cosidetto liberale della laicità di essa, non avesse già condotto la scuola italiana di Stato alla sua completa rovina. Terminò ricordando come i Cooperatori siano il mezzo di cui la Provvidenza si serve per fare affluire all'Opera di Don Bosco la copiosità dei mezzi necessari allo sviluppo grandioso di essa, ed esortandoli a perseverare nell'aiuto di un'Opera che apporta immensi frutti di bene a vantaggio della gioventù, della patria e del buon nome d'Italia. Chiuse la funzione la Benedizione del SS. Sacramento, impartita dall'Em.mo Card. Giorgi ».

La domenica 30 gennaio, promossa dall'Osservatore Romano, ebbe luogo nella stessa chiesa una bella e interessante cerimonia, in onore del Patrono della stampa cattolica, con invito agli scrittori di giornali e di periodici ed ai pubblicisiti cattolici. Infatti la magnifica chiesa vide convenuti i rappresentanti dei giornali e delle riviste nostre, concordi nel miglior voto di solidarietà nell'adempimento della nobile e ardua missione. Celebrò la Messa il P. Enrico Rosa S. I. direttore della Civiltà Cattolica, il quale - dopo il Vangelo - pronunziò un discorso. Nessuno poteva palare del ministero della stampa meglio di lui; che della stampa è lustro e decoro, e se ne giova per il più decoroso apostolato. Prendendo le mosse dalla lezione stessa del Vangelo del giorno, il P. Rosa ha detto che la lode ed il premio tributato ai dottori della Chiesa per l'insegnamento duplice della dottrina e dell'esempio, può spettare ai pubblicisti che sono volgarizzatori della dottrina, ed insegnano anche essi propagando l'insegnamento ricevuto dalla Chiesa. Molto si richiede ai giornalisti cattolici e spesso una cosa che ad essi è domandata pare contradica all'altra: ma l'esempio del dolcissimo e fortissimo Francesco di Sales prova che quelle apparenti opposizioni si conciliano nell'integrità della dottrina e nella sincerità del sentimento cristiano. Compatirsi e sorreggersi a vicenda e mirar tutti all'unico fine ch'è la difesa della Religione: ecco il cemento che stringe e rafforza la famiglia dei pubblicisti cattolici. L'illustre oratore si augurò che i giornalisti cattolici si vedano spesso, si intendano, si fortifichino nella più fattiva unione di intenti e di opere. Dopo la Messa lo stesso P. Rosa impartiva la Benedizione Eucaristica.

A BARI, nell'Istituto Salesiano, che risorge a nuova vita, si adunarono numerosi i Cooperatori, ai quali tenne una pratica conferenza, sul modo di moltiplicare e far prosperare gli Oratori festivi, il Direttore prof. Don Emanuel. Tra i voti formati nel Congresso Giovanile, tenutosi a Bari nei giorni 27 e 28 del passato dicembre, uno dei più fervidi fu quello dell'educazione cristiana dei giovanetti negli Oratori Festivi. E il nostro confratello credette non inutile pubblicare un opuscoletto, per mostrare non solo la necessità dell'istituzione nei centri popolosi, ma anche come si possa raggiungere l'intento con pochi mezzi, dimostrando come l'esempio del Ven. Bosco val meglio d'un trattato.

A MESSINA, il 29 gennaio, ebbero luogo solenni funzioni religiose nella cappella dell'Istituto San Luigi, che risorge a vita fiorentissima, con intervento del rev. Can. Mons. Scarcella. L'indomani, nella cattedrale, alla presenza di Mons. Arcivescovo, del Capitolo e del Seminario, tenne pubblica conferenza ai Coperatori e a un gran numero di fedeli il R. Can. Dott. Pio Giardina.

A CATANIA, dopo un triduo di predicazione del Can. Salvatore Puglisi, in preparazione alla festa che si celebrò nella chiesa di S. Filippo Neri in via Teatro Greco il giorno 29 gennaio, il 6 febbraio tenne la conferenza ai Cooperatori nella chiesa del Monastero di S. Benedetto, affollatissimo anche di fedeli, il salesiano Dott. D. Vincenzo Bologna.

A quanti cooperarono alla buona riuscita delle accennate conferenze, e ai benevoli corrispondenti che si affrettarono a mandarcene relazione, porgiamo i più vivi ringraziamenti. Maria SS. Ausiliatrice li tenga sempre sotto il suo manto e li ricolmi delle Più elette benedizioni.

Commemorazione Dantesca.

Ad ESTE, nel Collegio Manfredini la festa di S. Francesco di Sales, celebratasi il 30 gennaio, si chiuse con un trattenimento musico-letterario per commemorare il VI Centenario Dantesco, nella forma più adatta per la cultura e l'educazione dei giovinetti studenti. Il programma abbracciò due discorsivi tenuti da due professori del Collegio: il primo, narrata brevemente la vita del sommo Poeta, si fermò alquanto a spiegare la mirabile architettura del mondo Dantesco, a rapidi tocchi; poi, accompagnando Dante nel suo viaggio attraverso il mondo delle anime, fece risaltare il fine allegorico-morale che egli si propose e più ancora il fine sociale, per cui volle rinnovare la società, liberarla da tante ingiustizie, crudeltà ed egoismi, mediante la duplice considerazione del castigo cui, con legge di contrappasso, condanna ogni peccato, e del premio riserbato alla virtù.

L'altro discorsino trattò della e Zoologia nell'Inferno Dantesco » e mise in rilievo, con raffronti e citazioni, lo spirito acutissimo d'osservazione, con cui Dante, dalle più semplici manifestazioni della vita degli animali, seppe trarre paragoni scultori efficacissimi; ed invitò gli allievi ad addestrarsi essi pure ad osservare ed amare la natura, figlia di Dio, nella quale il Creatore profuse tesori di arte, di sapienza, di grandezza.

Quindi scelte declamazioni di prosa e poesia, tutte su Dante, si alternarono a canti d'occasione, con vera soddisfazione intellettuale ed artistica.

A conclusione furor distribuite 27 medaglie e più che sessanta menzioni onorevoli per l'anno scolastico 1919-1920, premiazione tardiva, dovuta alle date troppo diverse degli esami pubblici di luglio.

LETTERE DEI MISSIONARI

CINA

N. d. R. - Dalla Cina abbiamo varie notizie: alcune letterine dei Missionari, e parte di una lunga relazione del Vicario Apostolico Monsignor Luigi Versiglia, intorno ad una visita compiuta nel 1920 a vagii punti dell'estesissimo Vicariato. Aspettiamo a pubblicare la relazione di Monsignore in attesa della continuazione e nella speranza di poterla illustrare con qualche incisione, e ai lettori, tanto avidi di notizie missionarie, offriamo senz'indugio le interessanti letterine di D. Barbeyis, D. Cucchiara e Don Bosio del Vicariato Apostolico del Kwang-Toung, e una quarta di Don Boccassino, missionario nell'Heong-Shan.

La Missione dell'Heong-Shan è il distretto affidato nel 1913 ai nostri confratelli residenti in Cina, da Mons. Vescovo di Macao.

Il territorio del Kwang Toung, cioè il nuovo Vicariato Apostolico, è ancora tormentato dalle conseguenze delle lotte tra i Nordisti e i Sudisti, di cui parlò Mons. Versiglia in una relazione da noi pubblicata in novembre 1919; e agli stessi sconvolgimenti politici si riferiscono ora le lettere di Don Barberis e di Don Cucchiara.

Vogliano quindi i benevoli lettori rammentare le necessità spirituali e temporali dei nostri zelanti Missionari e correre loro in aiuto con l'obolo d'ella carità e con quotidiane preghiere.

Conflitti e tumulti.

Le residenze di Pak-Heong e Tong-Heong sono il rifugio dei cristiani e dei pagani.

(Lettera del Missionario D. Vincenzo Barberis).

Tong-Heong, 19 dicembre 1920.

Rev.mo ed amatissimo sig. D. Albera,

Oggi il mio pensiero corre con insistenza all'Oratorio. Vorrei essere costi, nel caro Santuario di Maria Ausiliatrice, per assistere alla Messa d'oro del venerato mio zio, Don Giulio; ma ne faccio volentieri il sacrifizio, perchè Dio benedica il mio umile ministero tra queste popolazioni. E, così dolce sacrificarsi un po', per veder fiorenti le opere di apostolato!

Maria Ausiliatrice ci protegge, visibilmente, con potere sovrano e tenerezza materna, e benedice noi, i nostri cristiani, e quanti guardano, come a luogo di rifugio, alla Missione Cattolica.

Durante il conflitto tra il partito Kwangsinese e quello Cantonese, le nostre residenze di PakHeong e di Tong-Heong furono un vero asilo di rifugio non solo per i nostri cristiani, ma anche per molte famiglie pagane.

Nell'ansietà di quei giorni questa povera gente nulla seppe trovare di più pratico e di più sicuro che mettersi sotto la protezione della Chiesa Cattolica, e molti che in altro tempo, forse, neppure si ricordavano della presenza del missionario, ora venivano con tutta fiducia a depositare nelle nostre mani i loro piccoli tesori e quanto avevano di più prezioso.

Ogni stanza, ogni andito, ogni angolo delle nostre piccole residenze erano letteralmente pieni di gente colle loro casse e fardelli, e noi eravamo considerati come l'unica loro salvezza. E conce si mostravano inquieti quando, per qualsiasi nostro dovere, dovevamo uscire, anche per poco, di casa! Ci raccomandavano di non star fuori molto, di tornare presto, e taluni cercavano persino di accompagnarci.

I loro timori, purtroppo, non erano semplici apprensioni. Già fin dal principio di ottobre le forze Kwangsinesi, di presidio a Lok-Chong, si erano spinte fin verso le frontiere del Nord, affine di impedire il passo alle truppe del HuNan che minacciavano una discesa in aiuto ai Cantonesi.

La città era quasi sguarnita di forze militari.

Approfittando di questa circostanza, una squadra di volontari Cantonesi, raccoltasi nel distretto di Yeng-Tak, attraversava nottetempo il distretto di Yue-Yun ed assaliva la città di Lok-Chong alle spalle. Esasperati per una certa resistenza inaspettata, che incontrarono al principio di una via, incominciarono ad appiccare spietatamente il fuoco a parecchie case e a tutti i negozi, ed il fuoco, divampando in un momento come in mezzo ad arida foresta, ridusse in cenere e rovine almeno un terzo della fiorente città.

Incalcolabili sono le perdite, non solo per ragione delle case rovinate, ma più ancora per l'abbondanza ed il valore delle mercanzie che furono preda delle fiamme. Lok-Chong era uno dei principali depositi di mercanzie pel commercio del Kwang-toung col Hu-Nan.

Un altro rinforzo di truppe Kwangsinesi inviato da Shiu-Chow ne cacciava il corpo dei volontari Cantonesi e tornava a impadronirsi della città, ma ciò, in luogo di sollevarne le condizioni, non faceva elle esporre i pacifici abitatori ad una seconda e forse più generale rapina.

La notizia che le forze Kwangsinesi erano state rovesciate a Won-Chow, a Tong-Kun e a Sheh-Kong, mise lo scompiglio anche in quelle che si trovavano a Loh-Chong, ed il 5 novembre anche queste si davano alla fuga, lasciando di nuovo la città alla mercè degli avventurieri che si servirono della forza delle armi per estorcere quanto quella povera gente aveva ancor potuto salvare nei saccheggi antecedenti.

Racconta D. Lareno che, appena partito il mandarino ufficiale, un individuo qualsiasi, insediatosi al suo posto, si spacciò come incaricato provvisorio, e le sue prime gesta furono di mandare i suoi bravi in tutte le case e negozi rimasti ancora in piedi per esigerne forzatamente taglie e balzelli, coll'ordine, dove non potevano ottenere denari, di asportare le merci. Quando seppe che il vero mandarino stava per arrivare, se la svignò in fretta, portando con sè quanto aveva rapito.

Questi avvenimenti hanno portato la Chiesa Cattolica a contatto diretto con molta gente, che fin qui non ci conosceva che di nome, e ne aumentò oltremodo il prestigio e la stima.

Noi ci sforziamo d'istillare nel cuore di tutti qualche buon sentimento ad ogni occasione; e il Signore faccia sì che l'opera nostra metta buone radici nell'animo loro e che le loro parole di approvazione non siano solo parole e complimenti di occasione, ma si risolvano in sentimenti di persuasione e di fede!... Faxit Deus'

Ci benedica, amatissimo Padre, e si abbia gli auguri più devoti del carissimo Don Bardelli, mio compagno di residenza, e quelli del

Suo aff.mo in G. C.

Sac. VINCENZO BARBERIS.

Eroica fine di un cristiano e nuove angherie dei pirati.

(Lettera del Missionario D. Giuseppe Cucchiara).

Tung-Pi, 24 novembre 1920.

Veneratissimo sig. Don Albera,

Era giunto tranquillamente a Lion-Chow, luogo di mia residenza, quando seppi che nel territorio di Tung-pi i cristiani erano fatti segno a piraterie, e, dirò meglio, a vere persecuzioni. Non indugiai un istante. Era l'8 ottobre e partii subito in compagnia di due portatori cristiani e dei catechisti, venuti a cercarmi.

Strada facendo, feci una sosta ad A-liu-t'ong, ove avvenne un fatto, che fortemente impressionò tutti i cristiani e portò un certo scompiglio tra i numerosi catecumeni.

Il propagarsi della nostra Religione e il numero sempre crescente di adoratori del vero Dio aveva suscitato nell'animo di alcuni facinorosi il proposito diabolico, se non di sterminare, almeno d'intimorire i cristiani e spargere la paura tra i neofiti. Questo proposito, da tempo maturato, fu messo in esecuzione solo ora, che nel distretto non vi sono soldati, perchè scesi a Canton per la guerra che si combatte fra i contendenti al potere: e i paesi scelti a campo delle ignobili gesta furono: A-liu-t'ong e Si-ho.

Il 6 settembre u. s., mentre noi iniziavamo a Macao i SS. Esercizi, alle 8 di sera, dopo la recita delle orazioni in comune, un uomo, dall'aria semplice in apparenza, si presenta e chiede di parlare con Scin-sciar-jong, cioè col primario cristiano di A-liu-t'ong. Avutolo a sè, lo intrattenne un po', non saprei su qual argomento; poi, bel bello, lo condusse all'entrata del paese, ove l'attendevano dieci pirati. Qui, senz'indugio, il loro capo si avanzò e gli disse:

- Noi non vogliamo farti alcun male, rinunzia solo di adorare Dio, e vieni con noi a fare il pirata!

Si pensi che improvvisata per il poveretto, il quale, con coraggio sovrumano, rispose ad alta voce:

- Non posso! Io voglio adorare Dio sempre, e la sua legge mi vieta di fare il pirata.

Non ebbe tempo che di dir queste parole, (udite da un catecumeno, il quale era per caso sulla porta), che uno dei pirati spianò il fucile e glielo scaricò a bruciapelo. Il martire cadde e spirò sul posto, dopo una mezz'ora, invocando il nome del Signore.

Io ne ho visitata la tomba e, più che pregare , per lui, l'ho invocato, come s'invoca un santo.

Amatissimo Padre, se il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, possiamo anche noi riprometterci quanto prima un vero rigoglio di vita cristiana.

Santa fu la vita ed eroica la morte di Scinscian-jong.

Il nostro Vicario Apostolico Mons. Versiglia, nell'ultima visita ad A-liu-t'ong l'aveva invitato a fare da catechista: ed egli, stimandosene indegno, gli propose un altro, Tcin-tzu-yen, che esercita attualmente tale ufficio. Nutriva pero un gran zelo nel predicare dappertutto, in casa, per via, nelle conversazioni, la nostra Santa Religione, perchè viva e senza rispetto umano aveva la fede. Se incontrava il Missionario, si inginocchiava, anche in mezzo alla strada, facendosi il segno di S. Croce, e ne implorava la benedizione. Non assaggiava mai cibo, nè beveva alcuna cosa, senza farsi il segno della S. Croce. Ed era sempre pronto, anzi il primo, ad accompagnare il Missionario e a portargli i bagagli. Se il Signore ha voluto dargli la gloria del martirio, possiamo dire che se l'era meritata con la vita esemplare.

Mi recai a consolare la povera vedova, che, nell'offrirmi il the, diede in pianto dirotto. Nello stesso tempo cercai d'incoraggiare parecchi cristiani e catecumeni, i quali, intimoriti da quest'assassinio, e dalla minaccia dei pirati di far fare la stessa fine a chi continuerà ad adorare il vero Dio, son tentati d'apostasia.

Ma se qualcuno tentennò nella fede, molti vi si rinvigorirono.

Quattro di questi son venuti domenica scorsa a fare le loro divozioni a Tung-pi, e mi hanno protestato tutto il loro attaccamento alla Religione e ripetuto che in casa loro si pregherà, e ad alta voce. In mezzo alle fatiche e alle afflizioni, c'è dunque qualche motivo di conforto. Vorrei affittare una casetta ad A-liu-t'ong.

Ad altre angherie, cioè a soprusi di altra natura, furon fatti segno i cristiani di Si-ho. Un certo 'M-a-Kiau, un giovanotto scapestrato, senza famiglia, giocatore e possessore di una rivoltella, tentò più volte, ma sempre inutilmente, una giovane sposa cristiana. Che fece? Strinse amicizia con alcuni pirati di Ngo-Con, che stabilirono di rapire quella ed altre due spose. Infatti, eccoli, in pieno giorno, apparire a Si-ho, prendere le tre spose e trascinarle via insieme con tre bufali. Non uno fiatò. Bisogna conoscere la paura dei Cinesi per comprendere la cosa: basta un fucile per intimorirne mille.

Dopo tre settimane le spose tornarono alle loro case mercè il pagamento di 94 dollari; ma di questi giorni la più giovane è minacciata d'essere ripresa. Il pirata dice d'essere disposto a sborsar lui 2oo dollari, purchè possa averla.

Infatti i pirati mantennero la minaccia, e due giorni or sono furono di nuovo a Si-ho per ripigliare la giovane. Non trovatala, hanno minacciato di bruciare la casa e d'uccidere il marito, se, tra otto giorni, non avranno la donna in mano. I parenti, tremanti, son venuti a riferirmi ogni cosa. Ho fatto loro coraggio e abbiamo messo tutto nelle mani del Signore.

Sciang-a-tzo, una bambina di Von-Cuing, di nome Maria, che Mons. Versiglia ha battezzata nell'ultima sua venuta tra noi, e che attualmente trovasi qui a Tung-Pi presso una zia, se ne sta quasi tutto il giorno a pregare nella cappelletta con le mani giunte e con una pietà angelica. Stanane è venuta a trovarmi, e, dopo avermi detto che si vuol fare zelatrice per insegnare la dottrina alle bambine, mi disse:

- Il Signore, il Signore Iddio ascolterà le nostre preghiere!

Quanta fede in una ragazzetta di 10 anni!

Intanto ho fatto scrivere ai pirati dicendo che i cristiani sono sotto la protezione di Dio e del Missionario; che non facendo male a nessuno, hanno diritto di essere rispettati; che il loro Dio è potente e castiga chi fa loro del male; quindi cessino di molestarli.

Attendiamo fiduciosi nel Signore, tuttavia, per precauzione, tutte le donne e i bambini di Si-ho son venuti ad alloggiare a Tung-pi.

Come accennai di sopra, dopo questi avvenimenti, qualche cristiano si è raffreddato e parecchi catecumeni si sono allontanati. È la prova del fuoco per i non sinceri, ma è meglio che sia così, perchè qui a Tung-pi e nei dintorni fiorisce e si sviluppa la pietà. Ogni domenica la cappelletta è piena e zeppa, sicchè qualcuno è sempre obbligato a rimanersene fuori. Le confessioni e le comunioni domenicali si aggirano sulla cinquantina, e si comincia ad avere anche qualche comunione quotidiana.

Ho già amministrato il santo battesimo a cinque figliuolini di cristiani, a una vecchia in punto di morte, e a un vecchio di 76 anni: Vongtet-zin, nativo di Kon-ha. Ammirabili la fede di questo vecchietto ed il suo desiderio di aver rimessi i peccati per mezzo del battesimo. Lo esaminai sulla dottrina e me l'ha recitata meravigliosamente; conosce i caratteri e molto bene. Il giorno del battesimo si vestì con gran pompa, sebbene un po' all'antica, col codino ben intrecciato e lucente. Quando gli feci l'interrogazione di rito come volesse chiamarsi, mi rispose:

- Voglio il nome del Papa!

Fui a Ka-to-li, ove sono una ventina di catecumeni ed ho incaricato Tcin, catechista, ad istruirli tutte le sere. Le ku-neon (giovani cristiane, che si propongono di vivere in castità perfetta e aiutano il Missionario nel fare i catechismi) le ho mandate a Ton-t'eu-p'iang, per istruire una trentina di donne. Feci loro visita, e mi sembra che lavorino abbastanza, specialmente le più anziane. Trovano però grande difficoltà a farsi capire.

Preghi, veneratissimo Padre, per la Missione Salesiana della Cina, così cara al suo cuore, e ci raccomandi alle preghiere di tutti i Cooperatori. La preghiera è il più grande aiuto che tutti ci possono dare.

Di Lei, signor Don Albera,

Dev.mo e obbl.mo Figlio in G. C.

Sac. GIUSEPPE CUCCHIARA, Missionario Salesiano.

Scene di fervore edificante. (Lettera del Missionario Don Stefano Bosio).

Kam-Kong, 15 novembre 192o.

Rev.mo sig. Don Albera,

Ho steso una breve relazione di un viaggio compiuto attraverso il territorio affidato alla nostra residenza, e, nell'inviarla a Mons. Versiglia, penso di farle piacere trascrivendone copia per Lei.

Partito dalla residenza il 3 corrente col catechista ed il servo, giunsi dopo poche ore di cammino a Sà-lion-then (Cion-hpù-ciao) ospitato da una famiglia di ferventi cristiani, ov'era atteso fin dal giorno precedente. Colà erano già convenuti i cristiani e i catecumeni dei paesi vicini, sicchè il vasto locale, ove fui ricevuto, in un attimo si gremì di fedeli. La gioia schietta che mostravano tutti nel ricevere il missionario mi fu un primo certo indizio della loro fede e buona volontà.

Dopo i primi convenevoli, un bel numero di catecumeni si mise a studiare insieme, e ad alta voce, il catechismo, coadiuvati dai cristiani e dal catechista.

Nell'ascoltare quel bel coro di voci, vibrato e solenne, che ripeteva la dottrina cristiana, ho provato la più dolce impressione, ed ho ringraziato il Signore che mi avesse eletto a raccogliere ciò che la santità del mio predecessore aveva saputo sapientemente seminare. È la buona figura di missionario provetto e santo qual fu D. Olive che aleggia, quasi angelo tutelare in questi luoghi e fa maturare copiosi frutti di apostolato.

I catecumeni, quando furono stanchi di vociferare, vollero che li interrogassi uno alla volta, desiderosi di dar prova della serietà con cui si erano applicati allo studio nei giorni scorsi e del profitto che avevano fatto. L'interrogatorio, infatti, ebbe un esito assai consolante, quantunque mi avvedessi che non avevano ben compreso ciò che avevano studiato, unicamente per mancanza di una persona capace di dare, giorno per giorno, un po' di spiegazione proporzionata all'intelligenza di ciascuno.

Alla sera il numero dei presenti andò aumentando: accorsero anche dei pagani per ascriversi fra i catecumeni, domandando il catechismo e il libretto delle preghiere, e dicendosi pronti a rinunziare agli idoli e alle superstizioni per adorare il vero Dio.

Infatti, il mattino seguente, celebrata la S. Messa, alla quale assistettero anche i catecumeni e gli aspiranti, ed i cristiani s'accostarono tutti alla S. Comunione, trascorse nel visitare i catecumeni e nel detronizzare i proprii idoletti e distruggere tutto quanto sa di superstizione. Quali impressioni provassi in cuor mio in quegli istanti, non so dirlo: mi sembrava di veder rivivere, in tutta la sua realtà, quanto avveniva al tempo degli Apostoli.

Ciò che accadde in questo primo paese, si ripetè, più o meno, colle stesse circostanze in altri nove che visitai successivamente. Degno di nota è che vari cristiani dei più anziani vollero in tutto questo tempo, speso nel visitare le diverse località, accompagnare il missionario per tenergli compagnia, coadiuvarlo, ed avere la consolazione d'accostarsi ogni giorno alla Mensa Eucaristica.

In questo viaggio ho visitato 37 famiglie, e in esse complessivamente, solo una trentina di cristiani ed oltre 16o catecumeni ed aspiranti. E li ho lasciati tutti con la speranza di presto rivederli, e alcuni felici d'essere esaminati sul catechismo ed ammessi al santo battesimo per la solennità del Natale.

Eccole, amato Padre, le umili notizie che ho voluto comunicarle, certo, come dissi, di fare cosa gradita al suo cuore.

Con la protesta di non indietreggiare di fronte a nessun sacrificio, pur di fare un po' di bene a queste anime, le presento i più cordiali augurii, e mi professo

Suo dev.mo figlio in G. C.

Sac. STEFANO Bosio Missionario Salesiano.

Dalla Missione dell'Heong-Shan. (Lettera del Sac. Luigi Boccassino).

Siu-Lam, 21 ottobre 1920.

Rev.mo sig. Don Albera,

Sono otto mesi dacchè mi trovo nella missione dell'Heong-Shan, e mai come ora vidi apprezzata la persona del Missionario.

Al mio ritorno dagli Esercizi Spirituali, più che capire le esclamazioni dei miei cristiani, lessi sui loro volti la contentezza, per avere vicino chi li poteva proteggere nel brutto periodo di tempo che passa la provincia del Kwang-Toung.

Quanta miseria per mancanza di lavoro, essendo stato arrestato il corso dei vaporini! quanti furti da quegli stessi che dovrebbero invigilare pel buon ordine e per la pace! quante vessazioni create, proprie, credo, di questi paesi pieni di paura per la minima cosa, e quanti assassinii!

Il panico è generale. Chi può, cerca scampo altrove. Chi resta, si chiude bene in casa per non più uscire. Ad ogni svolto di viuzza sorge una porta a grosse sbarre, con tanto di catenaccio, e di fianco è una piccola barricata in pietra, uso trincea.

L'unica casa tranquilla di Siu-Lam è il T'inCiu-T'ong, cioè la missione cattolica, sulla cui torretta sventolano ora due altissime bandiere: con la croce e l'inscrizione: T'in Ciu T'ong (Missione Cattolica). Ed ogni giorno è un continuo affluire di cristiani e anche di pagani alla missione: alla domenica poi più numeroso del solito è l'intervento alle sacre funzioni.

Fin dalla prima, domenica fui invitato a fare un giro in lontane borgate, dove ancora non aveva potuto recarmi. Accettai di buon grado, e, messo in disparte ogni timore ispirato da questo o da quello, raccomandatomi al Signore perchè nulla avessi a patire pei frequenti brutti incontri, partii, accompagnato da alcuni cristiani che dovevano coadiuvarmi nel rendere fruttuosa la mia missione. Non avrei potuto restare più soddisfatto. Deo gratias! di tutto cuore. Tutti quei pochi cristiani che or qui or là visitai, e presso cui celebrai la S. Messa, fecero la S. Comunione.

In un paese protrassi una sera fino a tarda ora un'istruzione, volendo all'indomani battezzare, secondo il comune desiderio, una vecchietta, il cui marito era già cristiano da un anno. Nessuno si mostrò annoiato, ma tutti ad aiutare il povero Missionario perchè potesse farsi capire dall'interessata. E che non mi sia ingannato nel giudizio lo prova il fatto che il sabato seguente la neo-battezzata, dopo aver fatto varie ore a piedi, veniva alla chiesa di Siu-Lam per assistere alle funzioni della domenica con gli altri cristiani, accostandosi pure ai SS. Sacramenti.

Mi furono presentati alcuni ragazzi pagani per inviarli al nostro Orfanotrofio di Macao, e volli subordinata la promessa del mio appoggio alla loro frequenza alla Missione pel catecumenato. Così, mentre più tardi verrà fatto qualche po' di bene ai figli, si instradano anche i padri ad abbracciare la vera fede.

Un'altra domenica ebbi altro invito a cui dissi subito di sì, perchè mi veniva dal più difficile dei paesi di mia giurisdizione.

C'era già andato parecchie volte, ma ora il ricevimento fu proprio solenne, nella sua rozzezza: non solo spari dei petardi, ma anche di archibugi, di non so qual epoca.

Girando per le varie capanne, il Signore mi fece cadere sott'occhi quanto doveva interessarmi. Infatti ad uno potei dire: Devi battezzare quella bambina... ad un altro: Di' alla tua moglie pagana che metta buona volontà ad istruirsi, e fra non molto potrà ricevere il S. Battesimo insieme con la figliuola: il bambinetto poi non hai che da portarlo alla chiesa, chè te lo battezzo subito.

Ritornai a casa tardi, quando già le varie porte improvvisate, erano state chiuse; ma all'approssimarsi della mia veste, così curiosa per i Cinesi, una voce diceva: È il San Fu (è il missionario), e la porta si apriva facendo stridere quei grossi catenacci uso prigione. « Non abbiate paura », dissi loro, e rincasai tranquillamente.

Preghi, amato Padre, perchè possa imparar bene questa difficilissima lingua, affinchè con la buona volontà e coll'aiuto divino possa far conoscere a tutti le grandezze del vero Dio e le bellezze della nostra Santa Religione, e muovere molti a entrarvi.

Di Lei, rev.mo sig. D. Albera,

Dev.mo in C. J.

D. LUIGI BOCCASSINO,

Missionario nell'Heong-Shan.

TRA GLI ITALIANI ALL'ESTERO

A Lima e a Callao (Perù).

Ci scrivono da Lima

Ossequenti alla paterna esortazione fatta dal Venerabile Don Bosco nel 1875 ai primi missionari Salesiani diretti all'America e capitanati dal Sac. Giovarmi Cagliero, ora Cardinale di S. R. Chiesa, e poi alle ripetute raccomandazioni della Santa Sede, specialmente per organo della S. Congregazione Concistoriale, i Salesiani, fino dai primi anni che si stabilirono in Lima (1891), non lasciarono intentata alcuna delle opere che avessero potuto rendere qualche benefizio ai numerosi Italiani qui immigrati.

1) Espressamente per la loro assistenza religiosa e morale si pensò di destinare una persona apposita, e ciò avvenne nell'anno 1910, quando ne fu commesso l'incarico al salesiano Don Lorenzo Capra (di felice memoria), giunto a Lima il 16 dicembre di detto anno.

Il bravo figlio di Don Bosco si mise tosto all'opera, e, con una circolare diretta agli Italiani della Capitale, li invitò tutti ad una serie di conferenze nella chiesa parrocchiale di S. Anna, che, per essere abbastanza centrale, si prestava all'uopo.

Qualche cosa si ottenne, sebbene non quanto si desiderava, per cause indipendenti dalla nostra buona volontà. Tuttavia si continuò dal suddetto, assistito da altri salesiani, a fare quanto si poteva per aiutare i nostri connazionali, sia nel campo spirituale prestandoci pel Sacro Ministero ogni qual volta ne fossimo richiesti, tanto nella nostra casa, conte in città, e specialmente nell'ospedale italiano; sia dal lato morale, aiutandoli a sormontare le difficoltà che incontrassero; sia nel materiale, con elargizioni se bisognosi, con trovare loro un impiego se disoccupati, e trattando gratuitamente per essi molte pratiche nei Segretariati dell'Italica Gens, stabiliti in questa Casa Ispettoriale ed in tutte le case principali delle repubbliche del Perù e Bolivia.

2) Per estendere viemaggiormente la nostra sfera di azione in loro vantaggio, ad iniziativa dell'Ecc.mo Sig. Nunzio Apostolico Mons. Lorenzo Lauri, dopo varie riunioni tenute nel Palazzo della Nunziatura Apostolica, S. Ecc. l'Arcivescovo di Lima, Mons. Pietro Emanuele Garcia Naranjo, di v. m., col consenso dei Rev.mi sigg. Parroci della Capitale e di Callao, il 2o agosto 1917 venne alle seguenti determinazioni:

a) Che le chiese salesiane di Lima e Callao servissero per l'assistenza spirituale degli Italiani residenti nelle due città rispettivamente, potendo perciò gli Italiani far capo a dette chiese in tutte le loro necessità spirituali, compresi i Sacramenti del Battesimo e Matrimonio, come se fossero le loro parrocchie.

b) Che si stabilisse un'Associazione di Italiani con fine puramente religioso in una delle chiese della città, in cui gli associati e tutti gli altri italiani che lo volessero, avessero nelle domeniche e feste una Messa per loro con discorso in italiano.

In seguito a queste provvidenziali disposizioni dell'Autorità Ecclesiastica locale, si diramò una circolare in data 24 maggio 1918 a tutti gli Italiani residenti nelle due città di Lima e Callao e dintorni, comunicando loro le accennate deliberazioni ed offrendo loro i nostri servizi.

Non ostante il molto lavoro che già ci dànno e il Collegio colle sue tre sezioni (studenti, artigiani ed esterni) e l'Oratorio Festivo, e la parrocchia di Maria, Ausiliatrice, cui s'aggiunse da qualche tempo l'Opera del Nuovo Tempio e del nuovo edifizio del Collegio, ci siamo volentieri sobbarcati a questo lavoro di più, a beneficio dei nostri cari connazionali, senza punto tralasciare la loro assistenza morale e materiale.

Per attuare il secondo punto delle disposizioni dell'Autorità Ecclesiastica di Lima, si cercò una chiesa centrale. Non si potè ancora ottenere, ma finchè non se n'abbia una più adatta, tutte le feste gl'Italiani hanno nella nostra chiesa di Lima la comodità d'assistere alla Santa Messa ed udire la parola di Dio.

L'Ufficio parrocchiale poi è aperto tutti i giorni dalle ore 9 alle 11 antim. e dalle 2 alle 4 pom. Per i battesimi sono accolti anche nelle ore della sera. Per gli ammalati non v'è restrizione d'orario.

3) Per prendere più viva parte alla vita dei nostri cari connazionali ci siamo più volte associati a loro, sia in occasione di fausti avvenimenti, sia nei lutti della Patria lontana. Infatti:

a) Il 4 giugno 1916 ed il 9 luglio 1917, ad esempio, abbiamo messo la Banda del Collegio a disposizione della Croce Rossa Italiana che aveva organizzato delle regate, per commemorare la festa dello Statuto,

b) Più tardi, cioè il 29 dicembre 1918, lo stesso Ispettore Don Giuseppe Reyneri benedisse e pose la prima pietra del nuovo edifizio della Croce Rossa Italiana in San Miguel (Lima).

c) Il 17 novembre 1918 cantammo qui solennemente il Te Deum e Messa solenne per la fine della guerra, e si prese parte ad analoga funzione celebrata nella Cattedrale di Lima nello stesso giorno.

d) Per le vittime del terremoto CalabroSiculo si fecero in Lima e Callao solenni funerali con inviti a S. E. il sig. Ministro d'Italia ed alla Colonia Italiana: in Lima il 28 gennaio 19o9, ed in Callao il 15 dello stesso mese.

e) A beneficio dei colpiti dal terremoto Abruzzese si diede una rappresentazione drammatica il 7 febbraio 1915, e il 12 dello stesso mese si celebrò nella nostra Chiesa di Lima un solenne funerale di trigesima per le vittime.

f) E non abbiamo dimenticato gli orfani di guerra, per cui si raccolsero offerte, e si diede una recita di beneficenza in Lima e altra in Callao.

Il totale di ciò che si raccolse (dieci mila lire itatiane) si mandò a Torino al nostro Rettor Maggiore il 1° luglio 1918.

g) Si fecero pure due solenni funerali pei caduti nella guerra europea, uno in Lima il 27 di agosto 1916, cui prese parte S. Ecc. Rev.ma il Delegato Apostolico Mons. Giacinto A. Scapardini, con le loro Eccellenze i Ministri d'Italia e paesi alleati, e molti membri della Colonia d'Italia e delle varie Colonie Europee, residenti in Lima; e l'altro in Callao il 21 ottobre 1917, con intervento di S. Ecc. Rev.ma il Nunzio Apostolico, Mores. Lorenzo Lauri, dell'Ecc.mo Ministro d'Italia, e di altri distinti personaggi della Colonia.

4) Siccome poi la nostra principale missione è l'istruzione ed educazione dei figli del popolo, fino dai primordi dell'Opera Salesiana nel Perù, abbiamo accolto, istruito ed educato un numero ognor crescente di giovani, specialmente figli di Italiani, tanto nell'internato di Lima, quanto nell'esternato, come pure in quello di Callao, e ciò con frutti veramente consolanti.

Inoltre, in Lima ci siamo pure offerti, tra l'altro, ad insegnare la religione ai giovani del Collegio Italiano della Capitale; e ci rincresce che, per cause indipendenti dalla nostra buona volontà, per ora non fu possibile realizzare tale desiderio. In Callao invece si chiese ed ottenne di far scuola di Catechismo nel Collegio Italiano di detta città.

Per ricordare poi e facilitare ai figli d'Italiani l'apprendimento della lingua paterna, il 2 aprile 19o9 si cominciò in questo Collegio un corso speciale d'italiano, riservato ai figli d'Italiani. Quest'insegnamento in seguito si estese a tutti i giovani studenti interni indistintamente, e ai giovani artigiani ed esterni dei corsi superiori, e prosegue con regolarità, con relativi esami e premii.

Finalmente, più volte nel 1919, i giovani dell'esternato di Lima diedero, saggio del loro progresso nello studio dell'italiano. Il programma, che comprendeva una commedia, una farsa, un dialogo e varie cantate (tutto in italiano) si svolse a meraviglia con soddisfazione generale dei numerosi e cospicui membri presenti della Colonia Italiana di Lima e Callao e dintorni, e dell'Ecc.mo signor Ministro d'Italia, Comm. Ruffillo Agnoli.

Anche nel 1920 l'opera d'assistenza proseguì, con lo stesso programma, intensissima.

Un altro Comitato che lavora.

Riceviamo e pubblichiamo a comune edificazione. da VALPARAISO (Cile):

L'anno 1916, il giorno dello Statuto, sotto la Presidenza provvisoria della signora Eugenia V. in Schiavetti si riunivano nel salone del Collegio Salesiano un gruppo di signore e signorine della Colonia Italiana per gettare le basi di una Società di Beneficenza, a favore dei bambini orfani ed indigenti degli immigrati italiani.

Spiegato l'oggetto della riunione, si procedette all'elezione del primo Consiglio Direttivo, e si stabilì che la Società avesse per iscopo: I) ogni opera di beneficenza a favore dei nostri connazionali, particolarmente dei bambini poveri; II) di provvedere all'assistenza degli emigranti, per conservare alto fra loro il sentimento nazionale, favorire la lingua materna e mantener vivo l'amore alla patria.

E il lavoro, costante e di non lieve sacrificio, fu assai rilevante. Eccolo in poche parole:

1) Con opera costante e di non lieve sacrificio, il Comitato pensò subito a educare e mantenere i bambini orfani ed anche alcuni giovanetti, figli di combattenti nell'esercito e nella marina italiana.

2) A sua cura vennero raccolti nella locale Scuola Salesiana di Arti e Mestieri dieci orfanelli; e anche alle orfanelle, figlie di Italiani, estese l'azione benefica, procurando ad esse una sana educazione in un asilo della città.

3) In varie occasioni mandò un obolo per gli orfanelli raccolti in Pinerolo ad iniziativa del rev.mo sig. D. Albera.

4) Stabilì un Consultorio medico gratuito, affidato all'egregio sig. dott. Virgilio Capelli; e provvide agli ammalati, gratuitamente, anche le medicine.

5) Nel dicembre 1919 organizzò una lotteria, che dètte esito lusinghiero, di modo che a Natale si poterono distribuire ai bambini poveri, vestiti, scarpe, tele e anche dolci in abbondanza.

6) Durante l'anno 192o, organizzò un trattenimento musico - letterario per raccogliere fondi a favore delle chiese del Veneto, distrutte durante l'invasione. Tutte le socie lavorarono indefessamente, e così si poterono depositare nelle mani di S. E. il Conte Mocenigo varie migliaia di lire che s'inviarono alla degnissima Presidentessa del Comitato a favore delle chiese distrutte, Contessa Giulia Persico della Chiesa.

7) Il giorno dello Statuto distribuì alle famiglie povere vari viveri di prima necessità, come zucchero, caffè, paste, ecc.

8) Nel 1920, provvide al mantenimento di sessantatrè orfanelli ed orfanelle.

9) inoltre il Consiglio Direttivo credette bene di sopprimere la lotteria e di aprire una sottoscrizione fra le Ditte italiane, ed i nostri connazionali risposero generosamente all'appello, perciò si poterono adunare duemilaseicentodiciassette pesos, con cui si provvidero stoffe, vestiti e calzature per l'Albero di Natale.

Difatti, il 24, dicembre u. s., nel salone del Collegio Salesiano si riunirono un'ottantina di bambini poveri, ed un gran numero delle loro protettrici. Nel centro era il gran tavolo dei doni; da un lato, in una doppia fila di sedie, i piccoli protetti, molti accompagnati dalle mamme; dall'altro lato le gentili benefattrici.

E tutti, i poveri bimbi, sfilarono a uno a uno davanti alla gran tavola e tornarono giulivi alle loro case col prezioso carico fra le braccia, come in tenero amplesso.

Fin qui la relazione.

Un bravo di cuore alle zelanti Cooperatrici di Valparaiso.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Nel Santuario, il 24 del mese si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica: - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: - ed è il popolo di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con viva fede accorre alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*) Una grazia segnalata.

Lo scorso maggio la mia cara nipote Pierina, unica figlia di madre vedova, insegnante nelle scuole di questa città, veniva colpita da improvviso malore, che le toglieva l'uso delle facoltà mentali. Per consiglio dei medici fu trasportata in luogo di cura: ma i sanitari del luogo, incerti sulla forma della malattia, tentarono varie cure, senza sperarne la guarigione. Passarono due mesi, durante i quali la poverina andò peggiorando, tanto che verso la metà di agosto se ne temeva la fine. Noi si pregava e si faceva pregare, e quel che non poterono i medici lo potesti tu, Maria, che ascoltavi le nostre suppliche e vedevi lo strazio della povera madre. L'anmmalata cominciò subito a migliorare: meno avversione al cibo e il ritorno di qualche sprazzo d'intelligenza. A metà settembre fui a visitarla: discorreva con molta confusione di idee, ma il miglioramento compiuto in un mese era grandissimo. Restò ancora nel luogo di cura, fino al 6 novembre e poi ritornò fra le braccia della madre, completamente guarita. Ora ha riprese tutte le sue forze e dice di non essersi trovata mai così bene.

Ecco una bella grazia di Maria Ausiliatrice!

Sampierdarena, 1 gennaio 1921.

D. E. C.

TORINO. - 21-1-1921. - Tu, o cara Ausiliatrice, sei sempre stata la Patrona della mia famiglia, e già in molte circostanze Ti mostrasti con noi, vera Madre. Mesi sono, sopra un mio nipote, alunno di una Casa Salesiana, si posò in modo palese, la tua benevolenza materna. Povero giovane!... In terribili momenti, lo raccomandai a Te, o cara Ausiliatrice, e al tuo Servo D. Bosco, e fu salvo. Continua a proteggerlo, e, con lui, continua a proteggere la mia famiglia, di cui sei la Patrona. Con animo riconoscente sciolgo il voto, inviando una offerta per le Missioni Salesiane della Cina.

C. M. R.

LADANO (Canton Ticino). - 1-I-1921. - Alla metà di novembre fui colto da grave pleurite con complicazioni, che per otto giorni mi tenne fuori dei sensi da non conoscere più le persone che mi si avvicinavano. La famiglia era costernata e temeva di vedermi soccombere da un giorno all'altro. Non appena potei rinvenire un poco, in unione con i miei cari, feci la novena alla Vergine Ausiliatrice, consigliata dal Ven. Don Bosco, invocando nel contempo anche la sua intercessione e implorando la mia guarigione, colla promessa d'una offerta e di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Dopo alcuni giorni il male andò decrescendo, ma ero tanto debole che non potevo, da me, neppur mettermi a sedere sul letto. La famiglia continuò la novena, e, in breve tempo, grazie alla SS. Vergine e al Ven. Don Bosco, il male diminuì tanto che il medico curante mi dichiarò fuori di pericolo.

S. TUNZI, Coop. Salesiana.

TORINO. - 8-xII-192o. - A Voi, o Vergine Ausiliatrice, tutta la mia filiale riconoscenza per la grazia concessami, del ritorno del mio caro fratello Mario, incolume dalle insidie della triste e dolorosa situazione in cui si trovava. Degnatevi proteggerlo ancora, e fate che esso ritorni a Voi e a Dio, fervoroso e fiducioso nella sua infinita bontà e misericordia e nel vostro potente aiuto.

SILVIA TRUFFA.

BOBBIO. - 22-xII-192o. - Affetta da infiammazione intestinale, che da lungo tempo mi tormentava e andava lentamente consumando le forze, vedendo che non mi riusciva di ottener alcun miglioramento dai rimedii umani, implorai il soccorso di Maria ,Ausiliatrice e in poco tempo ottenni completa e perfetta guarigione, con grande sorpresa e meraviglia dei medici che avevano pronosticata la mia malattia ancor molto lunga. In riconoscenza della grazia ottenuta, compio la promessa di pubblicarla sul Bollettino.

EMILIA GALLI.

ROMA. - 30-1-1921. - Il mio silenzio, ormai, sarebbe colpa! Avevo promesso a Maria SS. Ausiliatrice di spedire tenue offerta al suo Santuario e di rendere pubblica la mia riconoscenza per la sensibile materna protezione di Lei sulla mia famiglia. Imploravo sopratutto la concordia e la pace domestica ed il ritorno a Dio di un mio carissimo figlio. Oggi l'ho constatato! Mai come oggi i miei figli si amarono, mentre le lacrime tacite del traviato mi dissero tutto: io sentii di nuovo il palpito del cuore di lui. Grazie, o Maria! Tu compi l'opera e fa' che, libero da ogni laccio, egli possa tornare interamente al cuore del Dio della madre sua!

M. Ved. P.

ROMA. - 18-1-1921. - Da vario tempo ero in apprensione per questioni d'affari, quando mi venne l'ispirazione di rivolgermi alla nostra cara Madre Celeste Maria Ausiliatrice, che buona e pietosa mi ha esaudito. Intendo renderle pubbliche grazie e pregarla in pari tempo a volermi sempre proteggere e benedire.

ADA LEONESI.

TORINO, - 5-II-1921. - Adempiamo la promessa fatta, e col cuore ricolmo di riconoscenza alla potente Ausiliatrice, rendiamo a Lei pubbliche grazie per averci miracolosamente salvato, nel disastro aviatorio di Londra (14 dicembre 1920), il nostro caro figlio e fratello. A gloria della sovrana bontà di Maria SS., vogliamo che tutto il mondo sappia quanto fu salutare l'invocazione fidente alla Vergine, ad intercessione del Ven. D. Bosco.

La famiglia BONA.

VIGNALE. - 17-1-1921. - Eravamo nel periodo acuto dell'ultima epidemia, così detta della febbre spagnuola, ed il morbo volle fare la sua comparsa anche nella nostra famigliola, costringendoci, nel volgere di pochi giorni, tutti a letto e sconcertando in modo grave i nostri interessi. La malattia, dapprima benigna, degenerò; in seguito, in modo, da presentare sintomi preoccupanti, con minaccia di complicazioni. In tale situazione, la nostra prima ispirazione fu d'invocare l'aiuto potente della SS. Vergine Maria Ausiliatrice, protettrice dei Cristiani. Colla più fervente fiducia implorammo l'intercessione della cara Madre Celeste, e l'accoglimento della nostra preghiera non tardò a manifestarsi. I sintomi della malattia migliorarono rapidamente ed in breve fummo tutti fuori di pericolo.

Adempiamo ora alla promessa fatta mandando per le Opere Salesiane una tenue offerta, e pubblichiamo il presente ringraziamento in pegno della nostra infinita gratitudine verso la Vergine Ausiliatrice, implorandone ognora la protezione.

La famiglia B.

Ottennero pure grazie da Maria S.S. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe ai ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni

Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

R) - A. C. di *"*, A. S. di Torino. Acquistapane Pietro, Aichino Genovella, Ajmo d. Lorenzo, Albero Caterina, Albonetti Pietro, Alessandro Giuseppe, Allasino Caterina, Ambrois Celestino, Ambrosioni Maria, Amistani Giuseppina, Andreetta Elisa, Angeli Maria, Aprile Celestina in Cestori, Aquilina ch. Vittorio, Arata Laura, Arculeo Letizia, Arietti Ernestina, Artisi Giovannina, Ascheri avv. Demetrio, Atzori Tarsilla, Austoni Carlo.

B) - Babini Cristina, Badalottì Cecilia, Baghino Ernesto, Bagnasco Teresa, Balbo Caterina, Baldovino Maria, Balzari Giulia, Barale Giacomo, Barale Veronica, Baratta Maria, Barbero Rosa in Clarin, Barbetti Elisabetta, Baroni Adele, Bassi Dario, Bassi Luigia, Bassino Emma' Basso Teresa, Bandino Lucia, Bedas Caterina, Bellani Maria, Beltrame Nazzarena, Bellavita Anna Maria, Benetti Gaetano, Beretta Maria, Bernardi Maria, Bernardi Mario, Bernasconi Lucia, Bertinetti Angelina, Bertolin Letizia, Bertoraglia dott. Carlo, Bettinelli Maria, Bianchi Angela, Bisio A. M. di Alessandria, Blosi Virginia, occa Angelo, Bocchiardo Guglielmo, Bocco Bernardini, Sogliano Clelia, Bollicivi d, Bortolo, Bollione Orsola, Boriassi Virginia, Borghino Giuseppina, Borione Carlo, Bortolaso Luigi, Bortolussi Ofelia, Bottero Onorina, Bottini Pacifico, Botto Amelia in Ottazzi, Botto Basilio, Bovo Giuseppe, Box Maria, Bresciani Luigi, Brecco Elena, Brigat Giovanni, Brizzolari Angelo, Brucco Bernardo, Bruno Amalia, Bruno Filomena, Bruno Giuseppe, Bruno Rosa, Buffetti Maria in Cecchini, Burza Giovannina, Bussa Maria, Buti cav. Federico, Buzzetto Fricta.

C) - C. A. di Marano Valpolicella, C. M di Ponzano, Calcagno Benedetta in Anselmo, Caligaris Marco, Cailoti Calogero, Camialo Francesca, Canedi Giuseppina, Caneva Carlo, Cantaniessa Caterina, Capparelli d, Luigi, Capra Lucia e Rosa, Capra Virginia, Caputo-Nicolosi, Carbone Virginia, Cardaci Giovanna, Careggio Giuseppe mutilato di guerra, Carelli Carolina, Carelîo Rosa In Pagliarello, Carena Teresa, Carlevero Celestina, Carli Antonio, Carnevale Ermelinda, Carrera Vittoria, Cartasso Domitilla, Cartotto Maddalena in Gallo, Casalotti Teresa, Cassinelli Maddalena, Castorini Concettina, Cattani Giuseppina in Cavina-Pratesi, Cavagliero Maria, Cavedon Gaetano, Celle Angela, Cena Luigia, Cena Rocco, Cencio Maria, Cerato Giuseppe, Cerioli Erminia, Cernotti Battista, Cerri Maria, Cerruti Luigi, Cesati Eugenia, Chiarani Emanuele, Chiari Antonio, Chiavazza M di Monasterolo, Chiodo Carolina, Chioso Carolina, Ci, chetti Francesco, Cimolai Angelo, Cini Virginia, Cirillo Maria, Coletta Alessandro, Colino Margherita, Colombani Maria, Colucci Giovannina, Coniugi Panighini, Conti Amelia, Coss Felicina in Conte, Cooperatrice Salesiana di Baunei, Coppa Firmino, Copreni Virginia, Corbellini Maria, Cornago Gesuina, Costa lna, Cozzino Maria, Court Giuseppe, Cravotto Carolina, Cietaz Cecilia, Cucchietti Lucia, Cuccolo d. Luigi, Culacciati Rosa.

D) - D. B. di Jovençan, D. E. C. di S. P. d'Arena, Dal Cin Caterina, Dalzocchío Maria, Damoli Clorinda, Da Pra Appolonia in Sonnin, Daprà Pietro, Da Ronco d. Enrico, Debenedictis d. Otello, Debernardinis Maria, Degiovanni vedova, Delpiano Angela, Delpino Giuseppina, De Marchi Adelina, Demero Maria, Demo Lucia, De Simone Angela, Dezzani Claudina, D'Abbraccio Adelina, d'Urbano Rita, Dinaro Santo, Divota di Maria Ausiliatrice di Cumiana, Dolléan Barbara, Donjon Teresa, Donini Leopoldo, Dottarelli Marianna, Durando Massimino, Dutto Massimo.

E) - Eco Angelo, un'Ax-allieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice di 'forino.

F)-Fabris Mario, Facchinetti Teresina, Faletto Maria, Famiglie Barbano, Bona, Cereda, Testori, Toscan, Fassi Angelo, Fassini Caterina, Federico Francesco, Fenati d. Sebastiano, Fenoglio Giuseppina, Fera Angela, Ferrara Sarina, Ferrari Angelo, Ferrari Ester, Ferrari Margherita in Fioretto, Ferrarì Giovanni Battista, Ferraris Maria in Donzelli, Ferrero Federico, Ferrero ved. Francesca, Ferrero Maria, Ferron Concetta, Figlia di Maria Ausiliatrice della Repubblica Argentina, Filippi Eugenio, Finardi Carolina In Belloli, Fiorito Antonio, Floris Autoriangelo, Fontana Margherita, Forlani Maria, Fosolo d. Luigi, Fracchio Clelia, Franco Vittorio, Francone Michele, Franzini Giulietta, Frassati Pietro, Fratelli Aquilino, Frigerio coniugi, Funzi S. di C. T., Fusi Santa.

Cr) - G. B. R. di Cicagna Ligure, G. C. di G. L. di Bricherasio, G. M. di Vercelli, G. S. cooperatrice salesiana dei Canton Ticino, Gabasio Cesare, Galla Teresa, Gallarati Michelina. Galleazzi Regina, Gallesio Domenico, Gamba Teodolinda, Gamerro Stefano, Gardini Rina, Garis Margherita, Gastaldi Adelina, Gatti Giovanna, Gatti Mario, Gazzaniga Luigia, Gennaro Onorina, Gerla Angiolina, Geronimo Agnese, Ghetti Anna, Ghiglione Ginseppe, Ghilardi Angelina, Ghio Pierina, Ghione-Benvenuti, Giangrisostomi ili. Costantino, Giannasso Emilia, Giannino Carmelo, Gianoli Luisa, Gianotti Pietro, Giardinello Concetta, Gibilino mons. Timoteo, Giordano d. Felice, Giordano Teresina, Giuchetti Felicita, Goretti Olimpia, Grassi Delfina, Grassi Erminia, Graziano Bianca, Guala Savina, Guggioni Francesca in Putzu, Guglialmette Anna ved. Pollani.

J) - Jacod Maria, Jans Rosalia, Jean Teresa.

1) - Invernizi Angela, Isnardi Angiolina, Interciso E.

L)-- Lagazzi Luisa, Lanzarini Maria, Lauricella Giuseppa, Lazzeri Annunziato, Lio Maria, Lombardi Attilio, Lombardi Giuseppe, Lombardi Laura, Lombardo Ernesto, Lunghi Dina.

M) -- M. M. di Villanova d'Asti, M. M. I. di Santulussurgiu, M. V. di Gravedona, Machet Giuseppina, Madini Francesco, 'lagnino Agnese, Magrini Nazzarena, Maino Lina in Bovone, Maistri Elisa, Mancardi Giovanni Battista, Mandato Angelo, Manias Anna, Mannoli Maria, Mannello Giuseppe, Manzoli Maria, Marchetti d. Antonio, Marchi Antonio, Marconcin Maria, Al;ircucci Carolina, Marini Ernesto, Marino Giovanna, Mariscotti Vincenzina, Martinelli Barbara, Marucco Anna, Matteoli Matilde, Mautero Maria, Mazza Carolina, Mazzone Petronilla, Melis-Rodriguez, Mellis Maria, Menchi d. Felice, Meneghel Matilde, Menghini Mario, Menegotto Assunta in Ragogna, Meo Melchiorre, Messina Rosa, Metti Carolina in Barbano, Micheletto Maria, Milanese Giovanni, Miani Silvio, Minchiante Giaciuto, Mino Carolina, Mocci Maddalena, Moconi Celestino, Mologni Romilda, Monastero Maria, Monferrino Beatrice, Montanari Dina, Monti Maria, Montiglio Maria, Montoli Cesare, Moretta Giacomo, Moretti Rosa, Morino Caterina. in Taricco, Mugello Angela, Mularoni Vincenzo, Musolino Domenica, Mussa Teresa, Muzio Rosina.

N) - N. B. di Torino, N. N. di ***, Asti, Casalino Novarese, Como, Galliera Veneta, Lanzo Torinese, Milano, Olba Ligure, Tassarolo, Triuggio, Tronzano Vercellese, Vanzone cori S. Carlo, Villareggia, Vogogna, Natoli cav. Biagio, Neglie Giuseppe, Negri Angela, Nizzo Virginia, Novellini Anselma, Novo Giovanni.

p) - Occelli Tina in Martelli, Occioni Adele, OdassoPietro, Oglietti Faustino, Orelli Prudenta, Orlando Elisa, Ormezzano Emma, Orsini Paolo, Oschwold Caterina, Ossola Anna, Ottoriacci Agatina, Ottini Elisa.

p) -- Paglia Giulio, Pagliano Luigia, Palombi Aristide, Pantaleone Letizia, Panza Elvira, Panzarasa Gaspare, Paolini Leonzio, Papa Angelina, Paracht Graziella, Parino Antonietta, Parrocchiani di Vigonovo e S. Odorico di Sacile, Pasero Elisabetta, Pasquali Mai la, Pavese Virgilio, Pellegrini Anna, Pentecoste Maria, Perlo Marta, Perono Paola, Perrora Regina, Persi Carolina, Peruzzini Augusto, Pesando Natalina, Pessina Emilio, Pession Giuseppe, Petitti Andrea, Pezzotti Paola, Piccoli Enrico, Pincetti Delfina, Pisoni Angiolina, Pizzinato Maria, Pizzuto Rachele, Poggetti Felicita, Poggetti Paolo, Pompignoli eh. G. B., Ponte Ada, Por metto Francesco, Porta Alfonso, Porati Gina in Callegaris, Possamai Gottardo; Pontentini Raniero, Pozzo d. Giovanni, Pozzoni Attilio, Prandi Antonietta, Prono Rita, Pucardo Giuseppe.

Q) - Quagliotti D., Quattrocchi G., Quenda dott. E.

R) - Ravero Brigida, Ravetto Carolina, Ravinali Maria, Razzoli Dodicina, Reforgiato Cristina, Refraschini Ermelinda, Reggio Giulio, Regnasco Colomba, Repetto Eugenia in Descalzi, Riba G. B., Ricci d. Giuseppe, Rinoldi Antonietta, Rita Ambrogio, Rivaro Antonio, Rivetti Adelaide, Rizzotto F. Melania, Robba Teresa, Rollandini I. Grat. Romo Luigi, Rossi Rina, Rossi Rosa, Rossi d. Angiolo, Rostagno Ernesta, Roux Adelina, Roux Liduina, Ruggieri Luigia, Rumiano Luigia.

S) - Sabin Efisio, Salimbeni G. in Bartolini, Salis Maria, Santi-Berti, Sapino Rosa, Satta Tito, Scalia Anna, Scapin Maria, Scapinelli Ines, Scarfo Rosa, Schiavetti Teresa, Serafin Agostino, Serra Vittoria, Sileri Mario, Sileri Giuseppe, Silvestrini Lena in Ceroni, Smancini Giuseppina in Cadolino, Smaniotto Marra. Sola Irene in Garelli, Soldini Stefano e Onorina. Sorelle Cuniberti, Dotto, Palazzo, Soreca Maria ed Ida, Sorzi Battista in Sartori, Spagliarli Teresa, Spiga d. Attilio, Spreahco Maria, Stecchetti Rosa, Stefanutti Alice, Stella d. Luigi, Stigmosi Cleofe in Guggi, Suor Maria Sales Lepore.

T) - Taddei Gemma, Tangieri Antonia, Tappa Margherita, Tarantola Virginia, Targhetta Maddalena, Tavella Anna, Tea Giusto, Tebaldi Giuseppina, Tentori Giovanna, Terenghi Franco, Therisod Maria, Tittarelli Raffaele, Toffanin Italia, Toffoli d. Salvatore, Tognon Achille, To,nassone Giovanni, Torre Margherita, Torrero Marco, Tortotici Marianna, Tosa Clotilde, Toscano Rosa, Tosello Giuseppe, Tosi Aida, Traverso G. B., Trinchero Alberto, Trisoglio Margherita, Trivero Antonia.

U) - Ubezio d. Pacifico.

V) - Vaccaro Vincenzo, Vallunga Lucia, Vanoli Giulio, Vassoney Silvia, Veneziani Elena, Venturi donna Maria Maddalena, Vergnano Giovanni, Vermiglio Giuseppina, Vettori Olga in D'Orlando, Vi Antonia in Lavore, Vierquéry los. Maria, Vierquéry Martina, Vigani Angelo, Virano Caterina, Vivaldi d. Pietro, Volta Maria, Vuìllerrnet Augusto

Z) - Z. E. di ***, Zanellato Michele, Zavattaro Angioletta, Zavattaro Dina, Zucchiatti Valentino, Zuccolotto Bernardo, Zuech Fiorenzo.

RICONOSCENZA AL VEN. DON BOSCO

Nel parlar di Don Bosco, compiamo il dovere di protestare solennemente che non vogliam contravvenire in niun nodo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Don Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.

Don Bosco si fa sentire... "

Nel 1917 la mia figlia Angiolina, nell'infierire della febbre spagnuola, fu colpita da polmonite. Il caso era grave, e una sera, mentre la paziente giaceva tormentata da terribile febbre, ricordai che una mia sorella m'aveva regalato un fazzoletto che aveva toccato il corpo di Don Bosco, quando fu scoperto perla ricognizione canonica. All'atto stesso che posi il panno sul polmone, ove sentiva forte dolore, cessò febbre e dolore e la figliuola fu subito fuori pericolo con stupore del Dottore e di tutta la famiglia. Promisi di far pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, ma, promessa da marinaio! guarita la fanciulla, non pensai più a nulla. Passano tre anni e mia figlia risente il dolore alla spalla: la faccio visitare dal dottore e trova... conseguenze della spagnuola in poco consolante risveglio... Una altra volta l'affido a Don Bosco, e giorni fa, il dottore curante mi disse non esservi più alcun pericolo. Adempio quindi, senza ulteriore indugio, la promessa di pubblicare la grazia e, mentre invio un'offerta e prometto di aiutare sempre le Opere Salesiane come potrò, invito tutti a non dimenticare le promesse fatte ai santi, perchè « Don Bosco si fa sentire», e lo ringrazio tanto di non aver dimenticato i miei cari, mentre imploro perenne il suo aiuto.

Moncalieri, 2 dicembre 1920.

CATERINA MAFFIOTTI-MORANO.

Da morte a vita.

Ai primi di dicembre fui colpita da gagliarda febbre infettiva, ribelle ad ogni cura che mise nella più dolorosa apprensione la mia famiglia. Riconosciuti impotenti i rimedi umani, si ricorse con fiducia ai divini, e fui consigliata da mia sorella, monaca domenicana, d'implorar la guarigione dalla B. V. Ausiliatrice, per i meriti del suo fedel Servo D. Bosco. Difatti mi fu posta sotto il capezzale la reliquia e l'immagine del Venerabile, e s'incominciò con fede, dalla mia desolata famiglia, la novena da Lui suggerita. Quando il caso pareva ormai disperato, la B. V. chinò benigna il suo sguardo sopra di me, povera madre, prossima a lasciar nel lutto il più affezionato degli sposi, e sette figliuoli bisognosi del consiglio e dell'affetto materno; sì, la B. V. mi guardò pietosamente, e la febbre sparì per incanto, nè più ricomparve.

« Questo è un fenomeno straordinario », dissero, meravigliati, i sanitari che assiduamente mi avevano curato. « Questo è un miracolo », ripeterono tutti, e le lagrime de' miei cari si convertirono in inni di riconoscenza e di amore.

A compimento della promessa fatta, mando la mia modesta offerta per le Opere Salesiane, ed invito tutti a ricorrere in ogni bisogno alla Ausiliatrice dei Cristiani e al suo fedel Servo, il Ven. Don Bosco, affrettando con la preghiera il giorno non lontano in cui sarà esaltato all'onore degli altari.

Marradi (Firenze) 27 gennaio 1921.

GIUSEPPINA CATTANI ne' CAVINA PRATESI

A proposito della visione di Domenico Savio sull'Inghilterra.

Riceviamo da Oxford, e pubblichiamo assai volentieri, in omaggio al pio discepolo di Don Bosco, di cui il 9 di questo mese ricorre il 740 anniversario.

« ... Savio Domenico ci protegge dal cielo, e ci fa pensare che abbia voluto lui questa casa.

» La sua celebre visione sull'Inghilterra evidentemente va connessa col grande movimento di conversioni al Cattolicismo, che s'iniziò con la conversione di Newman (1845), il leader del movimento anglicano verso Roma.

» Orbene il cosidetto Oxford-movement, che fu una, se non la precisa causa, del risveglio cattolico in Inghilterra (visto in visione contemporanea da Domenico Savio), ebbe origine in Oxford, e, propriamente parlando a Littlemore, sobborgo di Oxford. Quivi Newman ed i suoi discepoli, in una specie di monastero, ove vissero parecchi anni, maturarono la loro conversione al cattolicismo, fecero l'abiura, ed iniziarono poi su larga scala il movimento delle conversioni.

» Orbene i Salesiani il 29 gennaio u. s. si stabilirono ad Oxford, nella borgata di Cowley, assumendo la cura spirituale di Littlemore, che dista pochi chilometri dalla nostra chiesa, ed è nella nostra giurisdizione ecclesiastica. Sicchè ci pare di poter dire che Domenico Savio abbia condotto i Salesiani a Oxford, e propriamente in quella parte di Oxford, dove s'iniziò il grande movimento verso Roma, da lui visto nella celebre visione, narrata dal Ven. Don Bosco nella biografia dell'angelico alunno.

» E' superfluo aggiungere che tutti qui si spera di potere, in un giorno non lontano, dedicare un altare nella nostra chiesa al giovine Patrono ».

Sac. ANGELO FRANCO.

NOTE E CORRISPONDENZE

VI Congresso degli Oratori Festivi e delle Scuole di Religione.

Dal 21 al 23 prossimo aprile si terrà in Cagliari (Sardegna) il VI Congresso Catechistico e degli Oratori Festivi, su proposta del rev.mo nostro Rettor Maggiore Don Albera e per opera dello zelantissimo Arcivescovo di quella città, Monsignor Ernesto Piovella, coll'intervento del Primate Arcivescovo di Pisa, l'E.mo Card. Pietro Maffi, e di tutto l'Episcopato Sardo.

Plaudendo di cuore alla santa iniziativa ed augurandole il più ampio risultato, preghiamo tutti i Direttori Diocesani:

I) d'inviare una parola di adesione e plauso al suddetto VI Congresso, unendovi quei voti, che loro suggerisce lo zelo e l'esperienza;

II) di promuovere ed organizzare localmente Adunanze di Direttori e Direttrici, Zelatori e Zelatrici di Scuole di Religione, Opere Catechistiche e Oratori, o Ricreatori Festivi, maschili e femminili, e a giovarsi di quest'occasione per dare nuovo impulso a tali Istituzioni;

III) a comunicare al Congresso un po' di relazione di queste adunanze e relativi deliberati.

Ogni cosa sia inviata direttamente a S. E. Rev. Mons. Arcivescovo di Cagliari, o al Sac. Stefano Trione, Via Cottolengo, 32 - Torino, il quale prenderà parte al Congresso.

Il programma del VI Congresso di Cagliari si aggirerà sulle seguenti materie:

I) Opere catechistiche - Scuole di Religione - Insegnamento Religioso nei convitti ed educandati.

II) Oratori festivi, maschili e femminili - Organizzazione - Locali - Personale - Comitati di Azionisti e Patronesse - Parte religiosa - Parte ricreativa - Dopo-Scuola - Dopo-officina - Scuole serali - Associazioni e Circoli.

L'ingresso del Card. Cagliero a Frascati.

Diamo, come abbiano promesso, i particolari che ci giunsero, all'ultimo momento, e che non potemmo pubblicare lo scorso mese. Essi si riassumono in uno: nella fusione mirabile di tutti gli animi dei cittadini per far onore al figlio prediletto di Don Bosco, al primo missionario salesiano, all'uomo apostolico che ha trascorso la vita nel fare del bene.

Tutti i giornali di Roma, a cominciare dal Corriere d'Italia e dall'Osservatore Romano, al Giornale d'Italia, all'Idea Nazionale, alla Tribuna, al Messaggero, furono unanimi nel rilevare codesto maraviglioso plebiscito.

La graziosa città prese l'aspetto delle grandi occasioni. Ogni palazzo, - scrive l'Osservatore Romano - ogni casa, aveva pavesate le finestre e i balconi con drappi : qua e là, per le piazze e le vie principali erano state issate delle antenne sorreggenti le bandiere del comune di Frascati; e le piazze e le vie erano sparse di mortella.

La Cattedrale poi era stata artisticamente addobbata. All'esterno, sulla porta principale, era stato posto un ricco drappeggiamento rosso a frangie d'oro, con la seguente epigrafe:

Al Discepolo del Ven. Don Bosco - Al Civilizzatore della Patagonia - All'Apostolo fervido d'Italianità -- nelle Americhe - Al Pastore e Padre - che viene nel nome del Signore - Frascati esultante.

Dopo la solenne cerimonia religiosa, alla quale abbiamo accennato, e che ebbe termine verso le 2 pomeridiane, seguì un banchetto nel seminario. Ai brindisi parlarono il Sindaco, l'On. Martire, e altri illustri personaggi. Il Conte Capello, Ministro del Nicaragua, inneggiò «all'azione apostolica del 1° Missionario e del 1° Vescovo Salesiano, cui s'inchinarono riverenti i reggitori dei popoli americani, che si giovavano dei suoi consigli, si gloriavano di averlo ospite, mentre ambasciatori e ministri andavano a gara per essere al suo fianco. La Repubblica del Nicaragua, proseguì il conte Capello, ebbe nel Card. Cagliero un faro di luce; ed oggi la giovane e fiorente Repubblica esulta e manda il saluto ed il plauso al novello Vescovo di Frascati, figura meravigliosa ad ogni cor sicuro di lavoratore umanitario e di educatore indefesso, che sorto in mezzo al popolo, laverò sempre per il popolo, al quale fu apportatore di pace, di letizia, e di quella fiamma di amore e di fede, che trae la forza dal cuore stesso di Dio ».

Terminato il banchetto, il Cardinale, a piedi, seguito alle autorità e dagli invitati , si recò al Palazzo Municipale, ove fu accolto dal suono della marcia reale e ossequiato dal Sindaco, dagli Assessori e dal Consiglio.

L'Eminentissimo s'intrattenne affabilmente con tutti. Il Sindaco pronunciò uno splendido discorso di saluto affettuoso e di omaggio ossequente, cui rispose il festeggiato con paterne parole. Dopo uno smagliante discorso dell'On. Martire e brevi parole di un operaio, il nuovo Pastore fu fatto segno alle più affettuose dimostrazioni di venerazione e stima da tutti i presenti.

Il Card. Cagliero ha voluto iniziare il suo ministero episcopale nella diocesi di Frascati con un atto altamente caritatevole. Diede disposizioni, perchè, a suo conto, fossero riscattati i piccoli pegni dei frascatani di povera condizione, esistenti presso il Monte di Pietà. L'atto munifico tornò sommamente gradito alla popolazione.

Ch'egli possa, per lunghi anni, esserne Pastore e Padre.

Conferenze di propaganda.

Rinnoviamo i più vivi ringraziamenti a quanti cooperarono a rendere più solenni e più affollate le Conferenze di propaganda con proiezioni ed una film cinematografica, tenute dal carissimo nostro Don Fasulo, come eco dell'inaugurazione del monumento a Don Bosco.

Queste conferenze popolari s'iniziarono nel mese di maggio, il 28, 29 e 30, a Sondrio in Valtellina.

In giugno continuarono a Novara, in occasione dell'inaugurazione di un busto marmoreo di Don Bosco; - a Varazze nel Collegio Civico; - a Savona, nel politeama Chiabrera, alla presenza di Mons. Vescovo; - a Bordighera, nelle fiorenti Scuole Normali pareggiate delle Figlie di Maria Ausiliatrice; - e alla Spezia, nel teatro Ambrosio, ad iniziativa degli Ex-Allievi e del Comitato Circondariale dell'Opera Nazionale di assistenza agli orfani di guerra, con intervento del Comandante di quella Piazza Marittima, S. E. l'Ammiraglio Solari.

In luglio-agosto ebbero luogo a Cuorgnè, nel teatro civico; - a Marino presso Roma, nel teatro delle Opere Cattoliche; - e a Genzano di Roma in quella casa salesiana.

In settembre s'iniziò il giro di propaganda in Sicilia, con una conferenza a Catania, nel cortile dell'Istituto di S. Francesco di Sales; - poi a Pedara, dove il Sindaco, dopo aver assistito alla conferenza, inviò un'offerta con parole di omaggio all'Opera Salesiana, a nome del Consiglio Comunale; - e a S. Gregorio di Catania, alla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Emilio Ferrais e dei chierici del Seminario Arcivescovile.

In ottobre seguirono altre conferenze a Licata, nell'Arena Linares; - a Caltanisetta, nel Cinema Trieste, a cura delle presidenze delle Associazioni Cattoliche; - a San Cataldo, dove si è costituito un Comitato per preparare una fondazione Salesiana; - a Villarosa, nel teatro Geraci; - e a Canicattì nel teatro civico. Questa fu una vera ovazione popolare a Don Bosco e a Maria SS. Ausiliatrice. Nella graziosa cittadina è sorto un Comitato d'azione salesiana, che si propone di fondare un Oratorio festivo.

In novembre - a Valguarnera, dove si gettarono le basi di un comitato d'azione salesiana; - ad Alì Marina, con intervento di Mons. Arcivescovo di Messina; - a Barcellona di Sicilia, nel teatro Verdi; - in Catania, nel Collegio Salesiano e in quello delle Figlie di Maria Ausiliatrice; - a Malta, nello storico teatro Manoel alla Valletta, nel teatro Victoria, e nell'istituto salesiano alla Sliema.

A Barcellona e a Pozzo di Gotto, sotto la presidenza dei rispettivi RR. Arcipreti, si son costituiti due Comitati, che preparano e coltivano con zelo il nuovo campo che si vuole affidare ai figli di Don Bosco.

In dicembre si tennero tre conferenze a Palermo, una nel Cinema Excelsior, la seconda nel Convitto D. Bosco, la terza nel salone dell'Orfanotrofio del Monte di Pietà. Quest'ultima alla presenza degli Em.mi Cardinali Arcivescovi di Catania e di Palermo e di tutto l'Episcopato Siculo. -Indi a Marsala, nel cinema Olimpia; - a Trapani, nell'Eden Cinema, a cura di un attivo Comitato d'azione salesiana; - poi ad Alcamo, nel teatro Giovenco, presenti tutte le Autorità; in fine a Modica, nell'Istituto Salesiano, ove si collaudò una nuova macchina cinematografica, dono di una benemerita cooperatrice.

In gennaio, l'instancabile Don Fasulo chiuse il lungo giro di propaganda in Sicilia con due conferenze ad Acireale, dove pure si è costituito un Comitato d'azione salesiana; e con altre conferenze a Caltagirone, nel Teatro Passanisi, a cura di un elettissimo Comitato, e a Catania, nel teatro Sangiorgi, ad iniziativa del Comitato Dame Patronesse delle Opere Salesiane, fiorentissimo per l'illuminata attività della signora Maria Isaia Torrisi presidente, e della segretaria signorina Irene Papale.

Quindi, su su, sulla via del ritorno, tenne ancora conferenze sulle Opere Salesiane e proiettò la stessa film cinematografica dell'inaugurazione del Monumento di Don Bosco, a Napoli nella Pia Casa Arcivescovile dei Sordo-muti in via Avellino a Tarsia, e nell'Istituto delle Dame del S. Cuore; - a Marano, presso Napoli, nel Cinema Jolanda: una volta per il pubblico, una seconda per i giovinetti, una terza per le giovinette delle scuole; - a Frascati, nella sala Francesco di Paola Cassetta; - e, finalmente, a Pisa, nel salone Pro cultura, alla presenza dell'E.mo Card. Maffi, che prese la parola per sciogliere un inno di ammirazione e di riconoscenza all'Opera di Don Bosco.

NOTIZIE VARIE

NAPOLI. - NELLA PIA CASA ARCIVESCOVILE PER SORDOMUTI, in via Avellino a Tarsia, è veneratissima un'immagine del S. Bambino, la cui festa annuale si svolse il 16 gennaio u. s. con pompa solenne. V'intervennero numerose autorità ecclesiastiche civili e militari, tra le quali S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Michele Zezza, in rappresentanza di Sua Eminenza il Cardinale; e il Comm. Alberti per l'ill.mo Sig. Prefetto della Provincia. Celebrò, con pontificale solenne, il rev.mo Mons. Gambardella, e tenne il discorso il rev.mo Monsignor Saturno. Erano presenti alla commovente cerimonia non meno di cinquecento persone. I piccoli sordomuti resero omaggio alle Autorità e a tutti i convenuti, schierandosi in bell'ordine, con la loro bandiera, all'entrata della Pia Casa, prima e dopo la funzione.

BEITGEMAL (Palestina). -ABIURE E PRIME COMUNIONI. - Ci scrivono: - L'8 dicembre u. s., nell'Istituto Agricolo S. Giuseppe di Beitgemal, regnava un'insolita gioia. La festa di Maria SS. Immacolata, per sè già tanto cara ai Figli del Ven. Don Bosco, rivestiva quest'anno uno speciale splendore per la prima Comunione di sette giovinetti, ultimamente entrati nell'Istituto. Un triduo di esercizi spirituali, in preparazione, rese

più belle ancora quelle anime semplici, che, fin dalla loro venuta fra noi, sospiravano con ardore il sorgere del più bel giorno della vita. E, non v'è dubbio, avrà gioito con noi anche la Madre Celeste nel vedere in quei teneri cuori, così intimamamente uniti al suo Divin Figlio, quasi un riflesso della propria bellezza immacolata; avrà gioito, sopratutto, al pensare che quasi tutti quei fortunati erano recente conquista del suo amore materno. Infatti sei di quei giovinetti, la domenica antecedente, con intima gioia avevano abiurato lo scisma, passando dalla Chiesa Greca sedicente Ortodossa al Cattolicismo.

CAMPINAS (Brasile). - A CHIUSURA DEI,L'ANNO SCOLASTICO, il 15 novembre u. S. venne celebrata nel Collegio Maria Ausiliatrice di Campinas una riuscitissima festa, della quale conviene dire una parola. L'Ispettore Don Rota celebrò la messa della Comunione generale. Nel presbiterio in luogo distinto, stavano i dodici allievi, che avevano terminato il Corso Commerciale. Alla Comunione il celebrante rivolse ai trecento convittori acconce parole per esortarli a conservare nel cuore l'inestimabile dono della grazia di Dio, e volgendosi ai dodici che, terminato il corso, dovevano lasciare l'istituto, disse che quella cerimonia doveva esser per loro un sacro stimolo per conservarsi sempre in quella fede che avevano appreso e praticato durante il tirocinio collegiale. Quindi i dodici nuovi ragionieri ricevettero divotamente la SS. Eucaristia, seguìti, nel grand'atto religioso, dagli altri convittori.

Alle 12 arrivò al Collegio il nuovo Vescovo di Campinas, Mons. Francesco Campos Barreto, che veniva a prender parte alla solennità. A fianco dell'illustre Prelato si assisero tutte le autorità e il fior fiore Campinese. Il primo numero del programma era la consegna dei libretti d'esenzione dal servizio militare a più di 40 giovani, che avevano compiuto nell'istituto il corso d'istruzione premilitare prescritto dalla legge per andar esenti dal servizio obbligatorio. La consegna fu fatta dal sig. Dott. Tenente Mario Wanderley, ispettore regionale per l'istruzione militare, che disse belle parole di circostanza. Ricevuti i libretti - quattro dei giovani ebbero anche il grado di 1° caporale maggiore - proferirono tutti la formola del giuramento alla bandiera, mentre la banda eseguiva l'inno nazionale e quello della bandiera.

Dopo questa parte si svolse la seconda, per la chiusura dell'anno scolastico, presieduta dall'Eco. Vescovo diocesano, al quale venne rivolto un affettuoso saluto. Seguì la consegna del diploma di ragioniere ai 12 alunni che terminavano il corso commerciale, e il Prefetto della città, quale padrino, pronunciò un ispirato discorso sul vantaggio dell'insegnamento commerciale, encomiando il modo pratico con cui questo viene impartito dai Figli di Don Bosco. Il giovane Silvio Novaes, a nome suo e dei compagni, diede l'addio ai maestri e colleghi con commosse parole.

In ultimo si venne alla distribuzione dei premi di studio e di condotta a tutti quanti gli allievi. Nello stesso giorno fu inaugurata un'esposizione didattica in un vasto salone del Collegio, dove si ammiravano saggi di contabilità, lavori di cartografia, di disegno, ornato e geometrico, e di calligrafia. La stampa del luogo e quella della capitale ebbero lodi incondizionate per l'educazione impartita nel Collegio Salesiano di Campinas.

LAVRINHAS (Brasile). - UN NUOVO ORATORIO FESTIVO. - Ci scrivono da Lavrinhas: - Il 21 novembre p. p. fu solennemente inaugurato nella città di Queluz il nuovo Oratorio festivo che, dalla parrocchia dove fu eretto, prese il nome di S. Giovanni Battista. I numerosi Oratoriani, accompagnati. dal parroco del luogo, D. Angelo Laguna, dai Comitati di Patroni e Patronesse « pro Oratorio », e da molti cooperatori e ammiratori, si recarono incontro al rappresentante dell'Ecc.mo Vescovo di Taubaté, che giunse a Queluz, accompagnato dal Direttore del Collegio di Lavrinhas e da, altri Sacerdoti, dalla banda musicale del nostro collegio e da una squadra di giovani: e, in corteo, si diressero tutti al locale del nuovo Oratorio.

Dopo la benedizione di rito, il Dott. Alberico Guerra si rallegrò con la popolazione per l'opera sociale che s'inaugurava. Disse dell'importanza dell'Oratorio festivo come opera di rigenerazione sociale; ricordò con ammirazione Don Bosco; ringraziò i Salesiani di Lavrinhas che prendevano sotto la loro direzione il nuovo Oratorio, noncuranti delle difficoltà dei tempi e della distanza.

ASCURRA (Brasile). - SESSANTA CENTRI DI MISSIONE. - I Salesiani di Lavrinhas sono, in vero, ammirevoli per l'attività che spiegano nel tenere, a loro carico, e dirigere cinque Oratori festivi. Anche i nostri Confratelli di S. Caterina e di Ascarsa, due residenze vicine, lavorano generosamente. Il campo, affidato alla loro attività, presenta una messe abbondante. Le cappelle grandi e piccole e le case di coloni, dove i nostri Confratelli di Ascarsa si recano periodicamente a celebrare, sommano a circa 60, piuttosto più che meno. Il loro ministero è in favore d'immigrati di quattro nazionalità: portoghesi, italiani, che sono i più numerosi, tedeschi e polacchi. E son due i sacerdoti che attendono a questo lavoro! Vi sono delle circostanze in cui essi devono parlare tutte e quattro le lingue nello stesso giorno e quasi allo stesso tempo, in confessione, prediche, catechismi, ecc. A S. Caterina , ad Ascurra e a Lavrinhas s'impone un aumento di personale. Specialmente per S. Caterina bisognerebbe fare qualunque sacrifizio, anche perchè vi è molta speranza di coltivare tra i figli dei nostri bravi immigrati buone vocazioni sacerdotali.

BUENOS AIRES. - PELLEGRINAGGIO ITALIANO AL SANTUARIO DI LUJÀN. - Un'altra volta, nello scorso novembre, si è compiuto il pellegrinaggio italiano al celebre Santuario della Madonna di Lujàn. Sventuratamente il tempo fu molto sfavorevole; ciò nondimeno si può dire che il pellegrinaggio riuscì, e lo prova la cifra dei convenuti che superò i dodicimila.

Nel bel Santuario era un affollarsi intorno ai tribunali di penitenza e intorno agli altari per la Comunione. Mons. Costamagna celebrò la Messa della Comunione Generale; fu uno spettacolo consolantissimo e commovente.

Alle 9 1/2 S. E. il Nunzio Apostolico Mons. Alberto Vassallo di Torregrossa celebrò il Pontificale solenne. Infra Missam il Sac. Dott. Michele Tonelli, salesiano, disse in italiano il panegirico della Madonna, entusiasmando la folla che si pigiava addirittura nel tempio, la quale scoppiò, da quel momento, in canti ed inni di quelli italianamente sentiti e composti, che avvicinano in un'onda di fede il cuore del cristiano al trono di Dio.

Su proposta di Don Tonelli venne inviato un telegramma di reverente ossequio al S. Padre Benedetto XV, così concepito:

Numerosissimo pellegrinaggio italiano convenuto Lujàn rinvigorire fede avita ed implorare dalla Vergine pace, prosperità dei popoli, presenti Ecc.mi Nunzio e Costamagna, umiliano Santo Padre espressione devozione e filiale attaccamento Santa Sede. - REPETTO, Presidente, TONELLI, Salesiano.

BUENOS AIRES. -LA FESTA DI NATALE A BORDO DELLA R. CORAZZATA « ROMA ». - La Colonia Italiana di Buenos Aires il 22 dicembre u. s. accoglieva a festa la R. Corazzata e Roma » recante a bordo S. A. R. il Principe Aimone di Savoia, duca di Spleto; e i Collegi Salesiani inviavano ciascuno il proprio battaglione di Esploratori Don Bosco al Porto Nuovo, dove la bella nave ormeggiò, tra le più entusiastiche dimostrazioni di giubilo. E il giorno di Natale, venne celebrata, a bordo, una messa per l'equipaggio, la quale fu - scrive La Patria degli Italiani del 27 dicembre - « una vera festa dello spirito e del cuore... per i nostri marinai.

» Assistevano in prima fila S. A. il Principe Aimone, S. E. il Ministro Cobianchi, il R. Console Generale colla sua ottima signora e gentile figliola, il Comandante Capon ed il capitano Barone; dietro veniva l'ufficialità e l'equipaggio al completo.

» Durante la messa la banda suonò scelti pezzi di musica sacra, mentre gli squilli avvertivano del momento solenne della Consacrazione ed i marinai presentavano le armi.

» Verso la fine della cerimonia, il rev. D. Tonelli prese la parola rivolgendo a tutti un unico fervente saluto e rilevando il grande significato della cerimonia e della data.

» Aggiunse un bravo ai baldi marinai perchè con quell'atto religioso avevano portato, tra l'altro, un omaggio prezioso alla memoria di Cristoforo Colombo che il 27 novembre 1492, dichiarava nel suo giornale, dirigendosi ai reali suoi protettori:

« le Vostre Altezze non devono permettere ad alcun straniero di porre piede in questo paese e di negoziarvi, se non è cristiano cattolico,... ». Ed era bene, disse l'oratore, che l'esempio ed il ricordo venisse da voi, e mostrasse al paese che vi ospita e vi ammira, che i marinai d'Italia sono i pionieri di civiltà, di progresso, e di pace, che Colombo voleva per la sua nuova terra... »

BERNAL (Buenos Aires). - INAUGURAZIONE DI UNA NUOVA CHIESA. - Il 10 dicembre u. s.

S. E. Rev.ma Mons. Giacomo Costamagna benedisse la nuova chiesa, eretta presso la Casa Salesiana di Bernal, destinata ai chierici studenti di filosofia e teologia, e agli Esercizi Spirituali che si sogliono compiere annualmente. Il sacro edifizio è una riproduzione della chiesa di S. Francesco di Sales in Valsalice. I dieci altari laterali vennero consecrati nello stesso giorno in cui fu aperta la chiesa. L'altar maggiore sarà consacrato insieme con la chiesa, tra breve, quando il sacro edificio sarà pienamente ultimato. Assisteva alla cerimonia, insieme con numeroso clero, il venerando ispettore salesiano Don Giuseppe Vespignani, anima e vita della costruzione del nuovo tempio.

- COMMEMORAZIONE DI S. GEROLAMO. - Il 23 dicembre, nello stesso istituto salesiano, in omaggio all'Enciclica Pontificia Spiritus Paraclitus, e all'ossequio profondo che il Ven. Don Bosco ebbe per S. Gerolamo, di cui fe' ristampare alcune operette per assegnarle come testo di lezione settimanale nelle sue scuole di latino (1), si commemorò solennemente il XV Centenario dalla morte di S. Gerolamo. I chierici alunni rappresentarono per la circostanza il dramma latino Leo I del prof. Francesia. La perfetta dizione e il porgere accurato, nonchè le scene e i vestiti rigorosamente improntati all'epoca, fecero della rappresentazione un'opera d'arte, che l'affetto e il pensiero di far cosa gradita a Don Bosco, il quale curò ripetutamente simili rappresentazioni in lingua latina nell'Oratorio, resero agli attori carissima, come il ripetersi d'un'antica tradizione famigliare.

La serata venne offerta, quale omaggio al Clero diocesano, e numerosi furono i sacerdoti che vi presero parte dalla vicina Buenos Aires.

(1) La Società Editrice Internazionale di Torino, seguendo il pensiero di Don Bosco, ha pubblicato testè, a cura della Pia Società di S. Gerolamo per la diffusione dei Vangeli, uno splendido Florilegium Hieronymianum, con note di Angelo Ficarra e prefazione di Felice Ramorino (Prezzo: L. 10).

NECROLOGIO

L'Em.mo Card. Filippo Camassei.

Morì, improvvisamente, la mattina del 18 gennaio, in seguito a un attacco di apoplessia.

Il Card. Filippo Camassei era nato il 14 dicembre 1848, studiò nel Seminario Romano e fu per molti anni rettore del Pontificio Collegio Urbano di Propaganda Fide, ove tutti lo stimavano profondamente per la sua bontà e prudenza. Nel 1904 fu eletto arcivescovo di Maxos, e soltanto due anni dopo fu promosso patriarca di Gerusalemme. Il suo ministero episcopale sarebbe trascorso piuttosto tranquillo e senza troppo brusche vicende, perchè aveva saputo acquistare un ascendente non comune, quand'ecco scoppiò la guerra, e furono dapprima difficoltà di comunicazioni, poi, con la partecipazione della Turchia al conflitto, sopravvennero la guerra santa, la strage degli

Armeni, il blocco della fame, e l'affluire di masse affamate. Mons. Camassei si moltiplicò in opere di carità e di pacificazione, ma quando la guerra fu portata in Palestina, la situazione del Patriarca raggiunse la fase più critica, venne allontanato da Gerusalemme, e restò prigioniero fino al novembre, 1918, quando la vittoria degli Alleati gli rese la libertà di tornare nella Città Santa in mezzo al suo gregge. Ma purtroppo era affranto dalle fatiche e privazioni e, dopo qualche tempo, venne a Roma, ove il Santo Padre, accoltolo con somma benevolenza, lo invitò a soffermarsi e nel concistoro del 15 dicembre 1919 lo creò Cardinale di S. Chiesa, col titolo di S. Maria in Ara Coeli.

Al mite e pio Patriarca, che ansò tanto i Salesiani di Palestina, l'omaggio di devoti suffragi.

S. Ecc. Mons. Rodolfo Caroli.

La morte di S. E. Mons. Rodolfo Caroli, Arcivescovo titolare di Tiro e Internunzio Apostolico in Bolivia, avvenuta a La Paz il 25 gennaio, ha destato la più viva e dolorosa impressione nella Capitale e in tutta la nazione Boliviana.

L'affetto e la stima da cui era ormai circondato, dopo appena tre anni dalla sua presenza in La Paz, si resero ancor più manifesti durante i solennissimi funerali.

Il Governo decretò un lutto nazionale; tutta la popolazione della Capitale si riversò per le vie dove passò il mesto corteo, dalla residenza dell'Internunziatura alla chiesa cattedrale. Tutte le Autorità, il Corpo diplomatico, un infinito numero di rappresentanze vi parteciparono. Verrà eretto, a spese del Governo, un monumento alla sua memoria.

Mons. Rodolfo Caroli era nato in Roma il 16 dicembre 1869; eletto Vescovo di Ceneda il 28 luglio 1913, governò quella diocesi fino all'8 maggio 1917, in cui fu nominato Delegato Apostolico in Bolivia, ove poi rimase accreditato quale Internunzio.

Una prece per il distinto Prelato, che nutriva grande affetto per l'Opera Salesiana.

S. Ecc. Mons. Giovanni Carli.

Morì, pieno di opere buone, il 5 gennaio u. s.. Prevosto di Taggia, Vescovo Ausiliare di Monsignor Reggio, Arcivescovo di Genova, successore di Mons. Giacinto Rossi nelle sedi riunite di LuniSarzana e Brugnato, fu sempre l'uomo di Dio, che cerca solo il bene delle anime. A codesto zelo eminentemente apostolico, associava una grande bontà di cuore e una cultura non comune, che lo rendevano venerato a tutti. Per l'opera nostra della Spezia egli fu un padre. In occasione della consacrazione del monumentale Santuario di N. S. della Neve, che volle compiere egli stesso, scrisse una bella lettera pastorale a tutta la diocesi.

Una prece per l'anima sua, che non mancherà di assisterci anche dal Cielo!

Ernesta Sella Ambrosetti.

Sposa affettuosissima al cav. ing. Rodolfo Sella, si spense cristianamente il 30 gennaio u. s. a Torino. Donna di alti sensi, amò fortemente tutto ciò che è buono, specie Dio e la famiglia; e a tutti profuse i tesori della sua mente e del suo cuore, con generosa carità, specialmente ai poveri. Il Signore le doni condegna mercede! Noi ne lo preghiamo, anche a conforto del consorte e del figlio addolorati, e di tutti i congiunti.

Preghiamo anche per:

AMATI Antonietta, † a Torino.

BAZZANO Chiara, † a Voghera. BELLOTTI Maria † a Borgosesia. BELUSCHI Avv. Luigi, † a Brescia. BENEDETTI Adele, † a Roma. BENEDETTI Clementina, † a Soncino. BERTOCCHI Fortunato, † a Pescalia. BONAVINO Adele, † a Roma. BoNAVINO Alice, a Roma.

BRESso Virginia ved. GIuLIANO, † a Livorno Verc. CALOSSO Angela, t a Castellalfero. CAREDDA Luigi, + a Dolianova. CIANCI Cav. Antonino, + a Ogira (Catania). CoBIANCHI Giuseppina, † a Corteolona. CoMINo Avv. Antonio, t a Mondovì. COMOLI Vittore, + a Mongrando. CuLACCIATi Luigi, † a S. Albano di Bobbio. DALLA GIUSTINA G., fi a Colle Uberto. DEr,taoNTE Margherita, † a Sommariva Perno. DESTEFANIS Prof. Giuseppe, † a Legnago. DESTEFANIS Prof. Maria, † a Torino. DE Vivo Vincenzo, t a Bari. PASSI Gaetano, † a Marcallo (Milano). FINOTTI Eustacchio, + a Bottrighe. GESSI Suor Catterina, † a Marcadi. GHIRARDELLI D. G., † a Bettola. GIORGETTI Dott. Emidio, † a Villa Basilica. GNESOTTO Vedova n. BANDI, † a Padova. GOTTA Lorenzo, † a Bandito. GRANDE D. Pietro, † a Torino. GRANDI D. Domenico, † a Pontecchio. LUCARELLI Tommaso, + a Montorio Romano. MAGNAVACCA Can. D. Luigi, † a S. Agata Bolognese. MARENGO Giacinto, † a Carmagnola. MARIANINI D. Stefano, † a Fossalta di Portogr. MARINEREI Damiano, fi a S. Damiano d'Asti. MARINI Giuseppe, † a S. Albano di Bobbio. MARTINI Maddalena, † a Centallo. MIGNOLA D. Matteo, + a Gassino.

"Quanto costa l'abbonamento al Bollettino?"

È la domanda che riceviamo, spesso spesso, da nuovi Cooperatori.

Rispondiamo: « Il Bollettino non ha quota d'abbonamento, ma viene inviato dalla Direzione delle Opere di Don Bosco, indistintamente, a tutti i Cooperatori; ed ogni Cooperatore, fa, o procura, quella miglior offerta che può, tanto per il periodico quanto per le Opere e Missioni Salesiane ».