BS 1920s|1921|Bollettino Salesiano Febbraio 1921

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

SOMMARIO

Il Sac. Paolo Albera ai piedi del S. Padre,

Dopo l'8° Congresso Internazionale: -- Dell'aiuto che i Cooperatori devono prestare ai Parroci.

Norme direttive per l'organizzazione e l'azione dei Cooperatori

Esempi pratici di cooperazione salesiana. Feste e conferenze.

Una parola in confidenza: -- I Salesiani di Polonia -Dal paese di Gesù.

Giudizi su Don Bosco e l'Opera sua.

Un omaggio dell'"Arbeiterzeitung" al sistema educativo di Don Bosco: -- Il Rifugio per fanciulli pericolanti in Vienna, XIII.

Altra prova della bontà del Sistema educativo di D.Bosco. Terre Magellaniche: Contributo alla storia delle Missioni Salesiane tra i Fueghini

Matto Grosso (Brasile): Attraverso il grande altipiano e con i cercatori di diamanti (Lettera del Missionario D. C. Albisetti).

Una lettera del S. Padre al nostro Procuratore Generale. Il Culto di Maria SS. Ausiliatrice -- pe! 24 corrente -Grazie e graziati.

Note e Corrispondenze: L'Em.mo Card. Cagliero a Frascati -- Alberi di Natale- Consacrazione Episcopale di Mons. Comin - Per !'introduzione della "Causa" di Don Beltrami - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Tra i figli del popolo -- Notizie varie: in Italia: all'Estero - Necrologio: Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE ~ VIA COTToLENGO, 32 -ToRINO

IL SAC. PAOLO ALBERA ai piedi del S. Padre

Il 18 dicembre u. s. l'amatissimo nostro Superiore Don Albera ebbe la consolazione d'essere ricevuto in privata udienza dal Santo Padre Benedetto XV.

Il Vicario di Gesù Cristo l'accolse festevolmente e l'intrattenne a lungo con bontà paterna. Gli manifestò la sua soddisfazione per l'andamento della nostra Pia Società, e si disse contento del bene che i Salesiani sì studiano di compiere, seguendo le orme del Venerabile Don Bosco.

Con molta deferenza ricordò l'Em.mo Card. Cagliero, il quale, nonostante i suoi 83 anni, gode ottima salute, ed è sempre animato da un ardente desiderio di lavorare e di fare del bene.

Ebbe parole di gran lode per l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e si rallegrò assai che si vadano moltiplicando le maestre e i maestri cristiani, ben preparatì a compiere l'alta missione in mezzo alle nuove generazioni.

Gradì l'omaggio della nuova edizione de la Vita del Ven. Don Bosco del Sac. Giovanni Battista Lemoyne, e si compiacque dì sfogliarne alcune pagine alla presenza stessa di Don Albera.

Soggiunse che da molte parti si fanno vive istanze al S. Padre, perchè interponga la sua autorità presso il Superiore dei Salesiani per indurlo ad accettare nuove fondazìoni, mentre Egli sa come i Figli di Don Bosco fanno già tutto ciò che possono per allargare il campo delle loro fatiche in proporzione delle braccia di cui possono disporre.

In fine, pregato da Don Albera, Sua Santità benedisse, con grande effusìone di cuore, ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, agli Allievi, alle Allieve, e a tutti i Cooperatori, i quali, dopo Dio, sono il sostegno delle Opere Salesiane.

L'amatissimo nostro Superiore uscì dalla presenza di Sua Santità profondamente commosso per la paterna accoglienza e i preziosi incoraggiamenti ricevuti.

Per la "Festa del Papa".

Il rev.mo sig. D. Albera, in pegno della sua profonda devozione e dell'altissima riconoscenza che tutta la Famiglia Salesiana nutre per il Vicario di Gesù Cristo, rammenta e raccomanda caldamente ai Cooperatori di farsi zelatori della « Festa del Papa », secondo il voto espresso ed approvato nell'8° Congresso Internazionale.

Il fatto stesso del Cinquantenario della definizione dommatica dell'Infallibilità Pontificia, compiutosi testè, sembra un buon argomento per celebrare con maggior solennità, ed anche per iniziare, ove non si fosse mai celebrata, l'opportunissima « Festa », che giova mirabilmente ad educare i cristiani alla dignità del loro carattere.

Dopo l'8° Congresso Internazionale

Dell'aiuto che i Cooperatori devono prestare ai Parroci.

Il Venerabile nostro Fondatore Don Bosco con grande insistenza ha manifestato il suo disegno che il Cooperatore, oltre il prediligere e soccorrere le Opere Salesiane con particolare interesse..., riuscisse inoltre, anzi principalmente, l'aiuto, il braccio destro del proprio Parroco.

Questo concetto grandioso, che mira ad utilizzare tante forze latenti, era vive, in ogni Parrocchia, è poco conosciuto ancora e meno compreso da molti Cooperatori, che generalmente sembrano restringere la Cooperazione Salesiana a limosine fatte per qualcuna delle Opere di Don Bosco.

Questi invece intendeva che, a guisa dei Terziarii di altre Congregazioni, i suoi Cooperatori si studiassero di santificare se medesimi ed anche gli altri, nei modi e nelle misure permesse dalle condizioni di ciascuno, e vagheggiava il giocondo spettacolo, che avrebbe presentato, a Dio e agli uomini, questo manipolo di ottimi cristiani e ottime cristiane, stretti ed uniti al proprio Parroco, come le braccia al corpo, e, di concerto con lui e da lui diretti, lavorare anch'essi al bene di tutta la Parrocchia, che da questa santa cospirazione trarrebbe immensi vantaggi. A scuoterci su questo importantissimo compito, gioverà la considerazione di due punti:

1° il bisogno che hanno i Parroci d'un tale aiuto;

2° la capacità dei Cooperatori a prestarlo.

I. IL BISOGNO DEI PARROCI. Anche Gesù, pur onnipotente, e che poteva bastare in tutto da solo, certo per simboleggiare quel che poi avrebbesi dovuto fare in tutta la Chiesa, ed anche nelle singole Parrocchie, volle tanti e diversi coadiutori nei 12 Apostoli, nei 72 Discepoli e nel drappello delle pie Donne, ai quali affidava diverse mansioni secondo l'occorrenza. Ora, ognun vede come il Parroco, per essere il padre di tutti, sottostà a un cumulo di sollecitudini, varie per la loro stessa natura, per la diversità dei sessi e delle condizioni, e per mille altre circostanze, talune delle quali, moderne, nuove, inesplorate, per cui, come per altre, non esistono ancora tradizionali e congrui provvedimenti. In parole più chiare: pesano sulla responsabilità del Parroco, che deve istruirli, correggerli, aiutarli, preservarli, ricchi e poveri, giovani e vecchi, uomini e donne, buoni e tristi: egli deve scoprire e sopprimere pericoli e scandali, contrapporre alla perversa la buona stampa, associazioni cattoliche alla sovversive, buone a ree scuole, divertimenti onesti ai cattivi. Gli occorrono pertanto giornali, libri, asili, scuole, teatrini, regali; dovrà promuovere l'impianto di circoli, Comitati, Pellegrinaggi, Conferenze, e anche d'istituzioni economiche, come la Cassa Rurale, la Latteria Sociale, la coltura intensiva dei campi, le Cooperative di Consumo, gli affitti collettivi, ecc. E tutto ciò egli dovrà necessariamente, per l'indole dei tempi attuali, compiere, senza trascurare d'altra parte nessuno degli altri doveri più strettamente sacerdotali; con forse in più fiere ostilità, da parte di accaniti avversarii della fede e della virtù, che, cogli stessi mezzi, gli contendono il terreno per trascinare il popolo dalla parte loro. Or chi non vede che, se al povero Parroco non mancheranno abilità e buon volere, dovranno certo mancargli le forze e il tempo? Come potrà reggere da solo a sì grave, urgente e multiforme lavoro? Quante volte ottimi Parroci, di fervente zelo, si sentono giustamente lagnarsi di noi: poter effettuare utilissimi progetti, perché lasciati soli, senza alcuno che, colla parola, col denaro, coll'insegnamento venga. loro in aiuto, é ripetono col paralitico: Hominem non habeo!

Quante volte anche nel devoto femmineo sesso non trova il povero Parroco quell'aiuto, che sì facilmente la donna può prestargli in mille. cose senza danneggiare sè stessa in nulla! La donna può molto, anzi certe cose non le può che lei; non è un gingillo per l'uomo, ma una vera ausiliatrice come Eva per Adamo: Adiutorium simile sibi (Gen. 2. 18). Ecco come s'impone la necessità che, quanti sono buoni suoi figli, si esibiscano per aiutare il povero Padre oppresso.

II. LA CAPACITÀ DEL COOPERATORE. - Pur ammettendo che nelle nostre Parrocchie non sono mai mancate le eccellenti persone, che prestarono sempre servizi preziosissimi ai Parroci, tuttavia noi nel Cooperatore Salesiano, quale lo ha concepito e plasmato Don Bosco, troviamo il coadiutore più adatto per quelli.

Il Cooperatore infatti è persona di fede e di pietà, la quale sente perciò amore per le cose di religione, per il buon andamento delle funzioni e per tutti gl'interessi spirituali e temporali della diletta Parrocchia, ch'egli considera come sua famiglia; ha inoltre, quasi sempre, una speciale coltura ascetica e religiosa, o per le conferenze che ascolta, pel Bollettino Salesiano od altri libri o giornali, che legge; sicché è facilmente in grado di aiutare il Parroco nelle seguenti cose:

1° Nello spiegare alla festa in qualche classe la Dottrina Cristiana;

2° nel dirigere, se cooperatrice, le Figlie di Maria, l'Oratorio femminile, sorvegliare negli stabilimenti;

3° nel promuovere lotterie, fiere di beneficenza ed altre industrie, con cui procurare i mezzi per arredare la Chiesa, erigere Ricreatori festivi, Asili d'Infanzia, Scuole: per celebrare più degnamente le Feste, ordinarie e straordinarie, ecc.;

4° nel promuovere una buona lista nelle elezioni comunali per procurare una retta amministrazione in paese, buoni maestri, buoni medici, amministratori coscienziosi nella Congregazione di Carità;

5° nell'impianto delle varie istituzioni sociali ed economiche surriferite, senza dire di tante altre eccellenti imprese.

Si capisce che non è sempre possibile, prudente, decoroso, che la persona del Parroco entri apertamente in campo, mentre lo può, senza il mimino inconveniente, sostituire il Cooperatore o la Cooperatrice; ai quali nulla vieta accostare questa o quella persona, entrar in questa o quella casa, e sin nei pubblici esercizi, prender parte a certe feste, a certe rappresentazioni, a certe società e compagnie, ove disdirebbe la presenza del Sacerdote; mentre il buon laico può, col suo intervento, impedir tanto male e promuover tanto bene. Il popolo stesso certi inviti li gradisce di più dalla bocca dei suoi pari e proverebbe un imbarazzo, anche giusto e scusabile, se in certe sue oneste espansioni e ricreazioni si avesse sotto gli occhi la veneranda e severa figura del suo Parroco, che gli impaccerebbe in certo modo la libertà dei suoi movimenti. Di più l'invito al bene in bocca del Parroco non fa, per l'abitudine, impressione sì viva, come quando viene da secolari, eguali ed amici, nel qual caso ha una forza tutta speciale, perchè non s'è tentati a dire che questi parlino quasi per mestiere, ma per profonda convinzione e purissimo zelo.

Orsù dunque, ottimi Cooperatori, a tanti altri buoni propositi aggiungete Pur questo, che vi domanda Don Bosco, cioè di mettervi volentieri agli ordini dei vostro Parroco con una filiale e cieca obbedienza e con un'invincibile cordialità, lieti di contribuire così, colle vostre preziosa attitudini, al bene della vostra Parrocchia. Anche del gran capitano Giuda Maccabeo leggiamo che, valorosissimo bench'egli fosse, abbisognava di numerosi soldati, che l'aiutassero a sostenere le grandi lotte, contro i nemici della patria e del tempio, cui da solo certo non avrebbe potuto resistere, e che ad un suo appello accorsero prontamente sotto il suo vessillo tutti i suoi fratelli e tanti altri, i quali già avevano aiutato il padre suo (1).

Tutti i parrocchiani aiutino il loro pastore, ma i Cooperatori siano come suoi fratelli; ossia, per la loro speciale condizione, si distinguano sopra gli altri per zelo più intelligente e vivo, ricordando quanto disse il Ven. Don Bosco: Noi possiamo dire che i nostri Parroci ci uniscono coi Vescovi, i Vescovi col Papa e il Papa con Dio; siamo dunque docili alla loro voce, come le Pecore debbono essere docili alla voce del loro Pastore.

MONS. P. MorGANTI (2)

NORME DIRETTIVE per l'organizzazione e l'azione dei Cooperatori (3). I. Organizzazione dei Cooperatori.

1) Il Direttore Generale dei Cooperatori è il Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana, che ne presiede e dirige l'azione:

a) per mezzo del Bollettino Salesiano, che è l'organo ufficiale della Pia Unione;

b) per mezzo dei Direttori diocesani, dei Decurioni, e delle Zelatrici,

c) per mezzo di un Ufficio Centrale.

2) L' Ufficio Centrale, costituito presso il Superiore Generale, ha il còmpito:

a) di promuovere l'attività e l'incremento della Pia Unione per mezzo degli Uffici Succursali stabiliti presso ogni Ispettoria e ogni Casa Salesiana, dei Direttori, dei Decurioni e delle Zelatrici, dando norme, consigli, e aiuti;

b) d'indire Congressi Nazionali e Internazionali, a tempo e luogo opportuno.

3) Gli Uffici Succursali Ispettoriali curano, d'intesa coll'Ufficio Centrale e coll'approvazione dei Rev.mi Ordinari, le nomine dei Direttori diocesani; zelano le Conferenze prescritte dal Regolamento nelle feste di San Francesco di Sales e di Maria Ausiliatrice; favoriscono corsi di Conferenze di propaganda; tracciano le linee d'azione in conformità dei bisogni locali e secondo lo spirito di Don Bosco; promuovono Congressi regionali o diocesani, previa intelligenza coll'Ufficio Centrale.

4) Gli Uffici Succursali locali svolgono il lavoro tracciato dall'Ufficio Centrale e dagli Uffici Ispettoriali, a seconda dei bisogni locali.

5) I Direttori delle Case Salesiane, i Direttori diocesani e i Decurioni hanno principalmente il cómpito di stabilire nelle città e nei paesi Comitati d'azione Salesiana, e determinarne e dirigerne il lavoro. I Direttori diocesani possono indire adunanze diocesane, o interparocchiali, previa intelligenza coll'Ufficio Ispettoriale.

6) I Comitati d'azione, formati di Cooperatori e Cooperatrici, si assumono collettivamente lo svolgimento del programma della Cooperazione Salesiana, in modo che, tanto nelle città, quanto nei paesi, vi siano possibilmente una o più persone rispettivamente incaricate: 1) Per l'aiuto diretto alle Opere e alle Missioni Salesiane; 2) Per l'azione locale del Cooperatori, e in particolare: a) per l'azione religioso-sociale; b) per le vocazioni allo stato ecclesiastico; c) per la buona stampa; d) per l'assistenza della gioventù. I Comitati femminili possono essere presieduti da una Cooperatrice col titolo di Zelatrice e le attribuzioni del Decurione.

7) I Cooperatori, individualmente, ossequenti al concetto fondamentale che ebbe Don Bosco nell'istituirli, inviano al Superiore Generale le proprie libere offerte a sostegno delle Opere e Missioni Salesiane, per il Bollettino Salesiano, e sopratutto per la diffusione dell'Opera in nuove terre di Missione e in quei paesi che ne hanno più urgente bisogno, ed appoggiano l'azione che si propongono i Comitati di azione salesiana.

8) Il Bollettino Salesiano, che si stampa sotto la vigilanza del Superiore Generale della Pia Unione, nelle varie lingue, è inviato con riconoscenza anche a quelle persone che, pur non iscritte all'Unione dei Cooperatori, favoriscono in qualunque modo l'azione e lo sviluppo dell'Opera di Don Bosco. Al Bollettino vanno indirizzate, dagli Uffici Succursali, dai Direttori, dai Decurioni, e dagli stessi Cooperatori, quelle notizie che possono tornare a maggior gloria di Dio e a comune edificazione.

9) Nelle Nazioni, dove non esistono Case Salesiane, d'intesa coll'Ufficio Succursale più vicino, l'Ufficio Centrale propone al Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana la nomina dì un Direttore Nazionale.

10) Gli Uffici Ispettoriali e i Direttori Nazionali invieranno ogni anno al Rettor Maggiore, o all'Ufficio Centrale, una relazione del movimento della Pia Unione nella rispettiva regione o nazione.

(1) Adjuvabant eum omnes fratres ejus, ei universi, qui se conjuxerant patri ejus (1. Mach. 3. 2).

(2) Dal Manuale dei Cooperatori Salesiani, nuova edizione, 10° migliaio, Torino, 192o, Società Editrice Internazionale. - È un libro prezioso, che vorremmo veder in mano a tutti i Cooperatori.

(3) Queste Norme direttive per l'organizzazione e l'azione dei Cooperatori, presentate all'8° Congresso internazionale, tenutosi a Torino nel maggio 192o, furono definitivamente approvate dal rev.mo D. Paolo Albera il 1° ottobre 1920.

II. Cooperazione Salesiana.

NORME GENERALI.

1) Per essere Cooperatore, secondo le esplicite dichiarazioni del Ven. Don Bosco, basta che in qualsiasi modo, o con preghiere, o con offerte, o con opere personali, si contribuisca allo sviluppo dell'azione salesiana. L'azione locale è affidata e raccomandata ai Comitati d'azione salesiana, formati di Cooperatori.

2) Nei centri, ove sorge una nuova opera salesiana, seguendo la pratica osservata fin dai primi tempi dell'Unione, prima di assumere ogni altra azione locale, si curi, con tutti i mezzi, il consolidamento dell'opera iniziata.

I. Per le Opere e Missioni Salesiane.

Per assicurare all'Opera di Don Bosco le benedizioni del Signore e i mezzi materiali e morali necessari a svolgere la sua missione, a tenore del Capo IV, paragrafo V, del Regolamento:

I) I Cooperatori Salesiani preghino il Signore a benedirla; ne diffondano la conoscenza, mediante la lettura del Bollettino Salesiano; la sostengano colle proprie elemosine e col procacciarle nuovi Cooperatori e Benefattori.

2) I Direttori e i Decurioni procurino che si tengano le due Conferenze prescritte dal Regolamento nella festa di S. Francesco di Sales e in quella di Maria Ausiliatrice, e inviino le offerte raccolte al Superiore Generale.

3) Gli Uffici Succursali Ispettoriali e locali, d'intelligenza con i Direttori e i Decurioni, promuovano, di quando in quando, Conferenze di propaganda al duplice scopo: - diffondere la Pia Unione e raccogliere sussidi per i bisogni generali dell'Opera.

4) Nelle città e nei grossi centri si fondino Comitati femminili d'azione salesiana e di Patronesse dell'Opera di Don Bosco, i quali promuovano Conferenze, o trattenimenti di beneficenza, e la preparazione di oggetti sacri per le Missioni Salesiane.

5) Nei piccoli centri si può stabilire dal Decurione una zelatrice, notoriamente incaricata di raccogliere offerte per le Missioni Salesiane.

II. Per l'azione sociale.

A) PER L'AZIONE RELIGIOSO-SOCIALE.

A tenore del Capo IV, paragrafo I, del Regolamento, i Cooperatori Salesiani:

1) Assecondino, individualmente e collettivamente, l'incremento della vita cristiana, con tutti quei mezzi che suggerisce une zelo attivo ed illuminato, e sopratutto col buon esempio;

2) appoggino il movimento religioso-sociale, richiesto dai bisogni speciali del luogo - zelino l'istituzione di corsi popolari di religione per giovani ed adulti, e favoriscano con ogni miglior mezzo l'istruzione religiosa della gioventù e del popolo, sopratutto nei luoghi dove regna indifferenza o astio verso la Religione, o è penuria di mezzi materiali per iniziare un programma di risanamento delle masse - curino l'osservanza del riposo festivo - combattano, senza tregua, il dilagare della bestemmia e del turpiloquio - promuovano la formazione di leghe di padri di famiglia e madri cristiane, per ottenere l'educazione cristiana della figliuolanza, ecc, - in fine si volgano con prontezza, sull'esempio di Don Bosco, a ogni forma di cristiana previdenza e provvidenza, richiesta dai bisogni particolari;

3) diffondano l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, e la Commemorazione mensile al 24 d'ogni mese, unendovi, ove pare conveniente, il pio Esercizio della Buona Morte;

4) siano zelatori della « Festa del Papa ».

B) PER LE VOCAZIONI ECCLESIASTICHE.

Memori della parola di Gesù « Pregate il Padrone della messe, perchè mandi dei lavoratori nel suo campo», e delle vive raccomandazioni di Don Bosco, i Cooperatori Salesiani, a tenore del Capo IV, paragrafo II, del Regolamento:

1) Facciano e inculchino preghiere, affinchè il Signore si degni suscitare, maturare e santificare le vocazioni allo stato ecclesiastico;

2) veglino sui giovinetti che dimostrano vocazione, perchè non abbiano a perderla - li allontanino dalle cattive letture e dai compagni pericolosi - li stimolino alla frequente confessione e comunione, per conservare in loro la regina delle virtù, la purezza dei costumi;

3) li indirizzino alle Case Salesiane più vicine, ai Parroci, o a Sacerdoti che sono in grado di favorirli;

4) si prestino con generosità e con fede, e cerchino loro dei benefattori, per avviarli agli studi, memori delle sante parole di Don Bosco: «Ricordiamoci che regaliamo un gran tesoro alla Chiesa, quando noi procuriamo una vocazione; che questa vocazione o questo prete vada in diocesi, nelle Missioni, o in una Casa religiosa, non importa. E sempre un gran tesoro che si regala alla Chiesa di Gesù Cristo ».

5) Diffondano l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico (1).

C) PER LA BUONA STAMPA.

Essendo la buona stampa una delle opere che il Venerabile Don Bosco caldamente promosse e raccomandò a tutti i cristiani, i Cooperatori, a tenore del Capo IV, paragrafo III, del Regolamento:

1) Aderiscano compatti alle iniziativa promosse dal Santo Padre e dai Vescovi per la diffusione della buona stampa;

2) si astengano dal comperare o dal leggere giornali o periodici e libri non buoni: e veglino attentamente sulle letture in famiglia;

3) si abbonino al giornale e al periodico buono locale, e ne promuovano la lettura, facendoli circolare tra i conoscenti;

Gli associati od iscritti all'Opera di Maria Ausiliatrice si dividono in tre categorie: Oblatori, corrispondenti e benefattori.

1° Oblatori: Si obbligano per due soldi al mese, oppure per un franco all'anno. Pei sacerdoti basta che celebrino una santa Messa, cedendone la elemosina a beneficio dell'Opera.

2° Corrispondenti.: In onore dei dodici Apostoli si fanno capi di una o più dozzina di Oblatori, ne raccolgono le offerte e le indirizzano al Superiore dell'Opera.

I Corrispondenti raccolgono volentieri qualunque piccola offerta, fosse anche di un soldo all'anno.

3° Benefattori: A piacimento fanno qualche offerta in danaro od in natura, p. e. in commestibili, in biancheria, in libri e simili. Quelli che dichiarano di assumerne le spese, possono a loro scelta inviare un allievo all'Istituto, purchè sia nelle condizioni volute dal programma.

Per altre informazioni e programmi rivolgersi alla « Direzione dell'Opera di Maria Ausiliatrice », via Cottolengo, 32 - Torino.

4) curino la diffusione gratuita di opuscoli e foglietti religioso-morali, quali le Letture Cattoliche di Don Bosco, e la fondazione e il funzionamento di buone Biblioteche circolanti;

5) in forma attiva e prudente facciano continua opera di propaganda, tanto per diffondere la buona stampa, quanto per arginare l'irreligiosa.

D) PER L'ASSISTENZA DELLA GIOVENTU'.

Poichè la cura della gioventù, specie l'assistenza dei fanciulli abbandonati e la loro formazione cristiana, è il lavoro che il Ven. Don Bosco maggiormente raccomandò per l'avvenire della Chiesa e della civile società, i Cooperatori, a tenore del Capo IV, paragrafo IV, del Regolamento:

1) Favoriscano dappertutto la frequenza dei catechismi parrocchiali, e il funzionamento e l'impianto di Oratori festivi e di Scuole di Religione;

2) zelino ed assecondino la fondazione di ogni opera per l'educazione cristiana della gioventù, come:

a) collegi, educandati e convitti, di spirito schiettamente cattolico, preferibilmente diretti da religiosi, per la gioventù studiosa;

b) scuole e istituti professionali ed agricoli, educandati e convitti operai, preferibilmente diretti come sopra: e scuole serali professionali e di buona massaia, per la gioventù operaia;

c) la pubblicazione e la diffusione di libri di testo e di lettura, e di periodici scolastici ed educativi, improntati a criteri pedagogici cristiani;

3) si facciano promotori, a seconda dei bisogni dei luoghi, di altre opere per giovani studenti e operai, come: Circoli di sana coltura ed azione - Biblioteche e Circoli di lettura - Serate religiososociali - Serate famigliari - Corsi d'istruzione sulla legislatura del lavoro - Conferenze d'igiene professionale - Segretariati del lavoro e Uffici di collocamento - Uffici d'iscrizione alle casse di previdenza - Assicurazioni operaie popolari, ecc.

4) Individualmente i Cooperatori avvicinino i giovani più bisognosi ed abbandonati, se li facciano amici, procurino loro l'istruzione religiosa: e, quand'è necessario, si adoperino per ritirarli in qualche buon istituto.

(1) Quest'Opera ha già dato frutti consolantissimi, imperocchè le vocazioni che si manifestano in età maggiore sono le più sincere e robuste. Infatti dalle Scuole dell'Opera, uscirono parecchie migliaia di sacerdoti, tra cui molti valorosi Missionari.

ESEMPI PRATICI di Cooperazione Salesiana.

Un Comitato locale.

Il zelantissimo Parroco di Bagnolo Piemonte, Mons. Giov. Batt. Cavallotti, ci scrive: - « Ho costituito il Comitato locale dei Cooperatori, di cui ho assunto la Presidenza. Ne sono membri i sigg. Zaccone Ambrogio, Vice-Presidente; Zaccone Carlo, segretario e cassiere; Sartori rag. Giovanni, Villa Pietro e Ugramin Enrico.

» Ci raduniamo regolarmente ogni primo lunedì del mese e tutte le altre volte che lo riteniamo necessario. Nostro campo d'azione sono il Circolo giovanile « Silvio Pellico », la banda musicale, i catechismi parrocchiali e di perseveranza, la Biblioteca Circolante, e la diffusione della Buona Stampa.

» Il Comitato delle Ex-Allieve, sotto il vigile sguardo delle nostre ottime Suore, pensa all'azione femminile, e specialmente alla Biblioteca, ed ora provvederà a dar vita ad un Circolo di cultura tra le insegnanti.

» Come appare, la buona volontà non manca: ci raccomandiamo a Maria SS,. Ausiliatrice ed al Ven. Don Bosco, perchè ci ottengano la costanza nell'operare e la grazia di poter far tutto quel che possiamo per la gloria di Dio e la salute delle anime ».

Un Comitato d'azione.

Ci piace pur, ricordare l'iniziativa di un gruppo di Cooperatori Torinesi per un'intensa campagna contro la bestemmia e il turpiloquio. Ad essi va attribuita, come dicemmo altra volta, l'erezione della Lega Nazionale allo stesso scopo, e la fondazione della Società del S. Nome nella parrocchia di Maria Ausiliatrice, dove quest'anno si celebrò la festa del Nome di Gesù il 2 gennaio con intervento di S. E. Mons. Giacinto Scapardini, Arcivescovo tit. di Damasco; e, recentemente, l'idea d'istituire la Società del S. Nome in tutte le parrocchie della Archidiocesi. Il Santo Padre inviava, a questo proposito, il seguente telegramma a S. E. Rev.ma Mons. Giov. Battista Pinardi, Vescovo Ausiliare di Torino: - Roma, 15-XII-1920: Augusto Pontefice benedice di gran cuore S. V. e Comitato Azione Pro Costituzione Società Santo Nome nelle singole parrocchie Archidiocesi, e alla intensificantesi santa campagna di riparazione e di amore invoca pieno successo, onde la voce della terra armonizzi con voce angelica nelle laudi perenni a Gesù Cristo. - Card. GASPARRI.

Una casa-famiglia.

Due zelanti Cooperatrici, la Maestra C. Castelli e la sig. M. Simona fu Luigi, scrivono da Locarno:

« Le sottoscritte, da diversi anni dirigendo la Società Cattolica Femminile, ebbero a constatare enormi e dolorse lacune nell'educazione delle ragazze delle stesse famiglie cristiane. L'ideale dell'apostolato, umile e costante, della donna cattolica, non è più compreso; l'attività operosa e feconda per la famiglia è totalmente sprezzata; e il sacrosanto ideale della vocazione famigliare, della vocazione materna, è ormai dimenticato, quando non è tradito.

» Che fare in tante necessità urgentissime? Come iniziare un'opera di apostolato femminile fra le figlie di famiglia ancora oneste? Come iniziare un po' di lavoro sociale che resista al feroce egoismo e al materialismo che tutto corrode e avvelena?

» La Vergine Ausiliatrice e il Ven. Don Bosco ci inspirarono di aprire una piccolissima « Casa Famiglia », in cui, formandosi la ragazza a tutti i doveri e i lavori femminili, venisse nello stesso tempo in ogni ora e occasione guidata, istruita, elevata al grande ideale dell'apostolato famigliare e dell'azione, intima e pubblica, sociale-cattolica.

» Fu una spinta quasi forzata, quest'ispirazione che ebbero le sottoscritte, quasi continuamente afflitte dallo sfacelo di anime giovinette - anche di buone famiglie -- che non valevano a salvarsi dal comune e generale scetticismo e dal senso così materiale della vita. La moda sempre più immodesta che prende ormai l'impero doloroso anche nel sacro recinto della chiesa - la smania irrefrenabile dei divertimenti la leggerezza delle letture frivole, quando non apertamente immoralil'ignoranza completa della religione e dell'ideale cristiano della famiglia - e tante altre miserie - ci parvero cose guaribili soltanto in uno speciale ambiente di azione cristiana famigliare...»

Feste e Conferenze Salesiane.

Preghiamo i sigg. Direttori degli Istituti Salesiani e i revv. Direttori Diocesani e Locali dei Cooperatori ad inviarci un breve ragguaglio della ConFERENZE tenutesi in occasione della Festa di San Francesco di Sales, a tenore del Regolamento. In questo numero noi non possiamo far menzione nemmeno della solennità celebratasi ad onore del nostro Patrono nel Santuario di Maria Ausiliatrice, perchè, già da qualche mese, atteso l'aumentato numero da copie (oltre centomila) il Bollettino Salesiano dev'essere impaginato e consegnato alla stereotipia prima del 20 del mese di cui porta la data, richiedendo non meno di dieci giorni solo per la stampa. Tanto per norma dei benevoli corrispondenti.

RINGRAZIAMENTI. - Fin dal mese di agosto il nostro confratello prof. Don Antonio Fasulo andò tenendo ripetute conferenze, con proiezioni luminose, sul MONUMENTO A DON Bosco IN TORINO e sull'Opera Salesiana, in città e paesi dell'Italia Centrale e Meridionale e di Sicilia, e fui anche a Malta. A Palermo ebbero la degnazione di intervenire a queste Conferenze di propaganda salesiana Sua Eminenza Rev.ma il Card. Francica Nava, Arcivescovo di Catania, Sua Eminenza Rev.ma il Card. Lualdi, Arcivescovo di Palermo, e quasi tutti i Vescovi di Sicilia.

Agli Em.mi Porporati, all'Episcopato, e a tutte le Autorità Ecclesiastiche e Civili, che ovunque diedero questa prova di benevolenza alla memoria di Don Bosco e all'Opera Salesiana, rendiamo pubblicamente, anche a nome del nostro Superiore Don. Albera, i più devoti e cordiali ringraziamenti.

Per i vostri figli, Cooperatori!

È uscito il primo fascicolo della Rivista del Giovani, diventata mensile, più agile, più facile, più adatta alla generalità dei giovani sufficientemente colti. Vi troviamo dentro cose molto sensate e ben dette, cioè esposte con quel calore e quel sapore di novità che piace ai giovani.

Noi siamo persuasi che questa Rivista è sorta provvidenzialmente e che porterà a tante anime la luce della verità e la fiamma del cristiano entusiasmo.

Abbonamento annuo L. 12, presso la Libreria Editrice Internazionale, Corso Regina Margherita, 174 - Torino.

Una parola in confidenza...

Avete ricevuto, o cari Cooperatori, il commovente APPELLO, rivolto dal nostro Superiore Don Albera alla, vostra carità e al buon cuore di tutti i Benefattori delle Opere Salesiane? Credete, i nostri bisogni sono veramente eccezionali. Da tutte le parti è una voce sola: « Abbiamo bisogno d'aiuto! » Leggete, di grazia, le brevi notizie che diamo qui appresso, giunteci dalla Polonia e dalla Palestina... e procurate, come vi è possibile, di venire in soccorso al nostro amato superiore.

I Salesiani di Polonia.

Uno dei bisogni più gravi, cui deve provvedere il Successore di Don Bosco, è quello di accorrere in soccorso dei Salesiani di Polonia, che versano nella miseria. Le lettere, che giungono da quella eroica nazione, fanno piangere. Così scriveva, sul finir dell'anno, l'ispettore Don Tirone:

« Delle nostre case due ebbero già la poco invidiata sorte di ricevere la visita dei bolscevichi: Rozanystok e Daszawa. Da Daszawa eran partiti, il giorno prima che arrivassero i bolscevichi, il Direttore e D. Ciechorski con i pochi giovani, che erano rimasti in collegio durante le vacanze, ed alcuni operai presi a pagamento, per salvare tre o quattro carri, carichi di quanto si potè trasportare. A Przemysl, dopo due giorni di sosta e di brighe, essi ottennero dal capostazione tre vagoni-merci, sui quali caricarono uomini, carri e roba e vennero a Klecza Dolna, vicino ad Oswiecim, dove è una casa di formazione pel nuovo personale.

» Intanto i bolscevichi, dopo due giorni di saccheggio, si ritirarono da se stessi da Stryi e da Daszawa, ed il nostro Rupala potè venire ad Oswiecim a portar notizie.

» Erano rimasti in casa il parroco D. Bujar, detto confratello e il giovine Mrozik. Per grazia di Dio alle persone non fecero alcun danno,; temevamo molto per D. Bujar, ma non gli fecero nulla. Visitarono tutta la casa con lui. Quel che era chiuso, veniva sfondato, porte, armadi. Quel che trovarono di buono, lo portarono via; tutta la biancheria e le stesse vesti personali vennero rubate.

» La Cassa rurale, che era chiusa, a colpi di scure e di fucilate venne rotta ed aperta, ma non v'era nemanco un soldo.

» Dal granaio tutto il frumento e la segala che vi trovarono, venne portato via. L'avena, che appena era stata raccolta e portata in casa, senz'essere trebbiata venne data ai cavalli (erano 8ooo).

» Volevano trebbiare il grano, ma uno dei nostri riuscì a nascondere le trasmissioni della trebbiatrice, e ce lo lasciarono.

» Si calcolano i danni fattici a più migliaia di marchi polacchi. Tuttavia è da ringraziare il Signore che tutto sia finito così, mentre si conta che, proprio là vicino, trascinarono via e ammazzarono i preti. Si vede che Maria Ausiliatrice e Don Bosco vegliano sopra di noi!

» L'anno scolastico, testè finito, per noi fu un anno terribile. Oswiecim dovette mandare a casa i giovani per un mese e mezzo, Daszawa per sei mesi, e, con mille stenti, si riuscì a tener aperte le due case di formazione.

» Quest'anno sarà assai peggio. Quasi tutto il raccolto della segala in Galizia, per causa degli ultimi geli di marzo, andò perduto; noi stessi a Klecza Dolna ne perdemmo molte giornate, sicchè dovemmo ararle e seminarvi altra roba. I bolscevichi distrussero, secondo una comunicazione del ministro degli approvigionamenti, tutto il raccolto della parte invasa, vale a dire di metà della Polonia.

» Stando così le cose, si prevede che sarà difficile trovare i mezzi di vivere, e quel po' che si vorrà comprare si dovrà pagare a prezzi enormi. I prezzi massimi fissati dal Governo, secondo i quali paga il grano ai producenti, è di 8oo marchi polacchi al quintale: e questo grano verrà venduto ai consumatori almeno a 1000 marchi. Ma se si vorrà comprare qualche cosa dai privati, il che è assolutamente necessario per non morir di fame, secondo l'esperienza degli anni passati durante e .dopo la guerra, si dovrà pagarlo da 2000 a 3000 marchi al quintale... Chi verrà in nostro soccorso?!... ».

Il Signore ... susciterà molte anime buone, che possano raccogliere con generosità questo grido di dolore, e mettere in grado il Successore di Don Bosco di soccorrere quei nostri fratelli.

Dal paese di Gesù.

Ai primi dell'anno, da Betlemme, in una lunga ed intima lettera, ci giungeva un grido d'angoscia del Direttore dell'Orfanotrofio Cattolico di Gesù Bambino. Il nostro caro Don Rosin, inviandoci copia dell'appello da lui rivolto ai benefattori dell'Orfanotrofio, ci svelava le urgenti necessità dell'istituto, in modo più chiaro che nell'appello stesso.

«... Scarsamente purtroppo, egli dice, si rispose al nostro appello a soccorrerci l'anno scorso, e tanto scarsamente, che se non fosse intervenuta provvidenzialmente la sovrana munificenza del Comun Padre, il Sommo Pontefice, a cui siamo e saremo eternamente riconoscenti, avremmo dovuto soc-

combere alle difficoltà finanziarie che sorgevano dal còmpito addossatoci di mantenere di tutto punto quaranta orfanelli, di tenere aperte scuole gratuite per alunni esterni e di sostenere un Oratorio Festivo, anzi quotidiano, che esige spese continuate.

» Non volendo però perderci d'animo, abbiamo fatto un passo innanzi nella via della completa ristorazione, alla quale sospiriamo, e abbiam portati al numero di 6o i nostri ricoverati, inaugurando la sezione artigianelli, e, per necessaria conseguenza, anche la scuola serale.

» Malgrado ciò, non tutti i nostri laboratori d'un tempo sono riaperti; non ci fu ancora possibile: ma contiamo di riattivare, nel corso dell'anno nuovo, quello dei fabbri meccanici, essendo vivamente desiderato.

» Questo laboratorio ci costerà assai, dovendosi rifare ex integro, giacchè le replicate requisizioni dell'armata turca durante la guerra furono con esso inesorabilmente complete; ma, ridonato che sia a vita, certamente fiorirà per la preferenza che gli daranno i nostri allievi nella scelta della professione, e per l'affluire del lavoro da parte dei clienti, che non trovano in città chi li possa soddisfare. La spesa però dell'impianto, specie per ragione del macchinario, non è indifferente; tutt'altro; confidiamo tuttavia che i benefattori ci aiuteranno in modo da poterla coprire.

» Con tutto il buon volere, siamo ancor indietro nel ripristinamento dell'Orfanotrofio, e ci duole immensamente di veder quest'opera nostra ancor tanto lontana del suo florido stato, e noi nella dura necessità di non poter ascoltare, le molte dimande di ricovero di poveri fanciulli, che ci pervengono da varie parti di questo paese, parecchie anche di famiglie italiane (son già nove gli orfanelli italiani ricoverati nell'Orfanotrofio); mentre vediamo, intorno intorno, come osservai altra volta, Istituti acattolici, forniti d'ogni ben di Dio, noverare quale 2oo, quale 300, quale 40o e più allievi, largamente sussidiati da Società e Governi. Gli Stati Uniti e l'Inghilterra non lesinano davvero i capitali per le loro istituzioni!

» Nel trovarci, per questo lato, in così grande inferiorità, quasi sopraffatti ed incerti dell'avvenire di un'opera che pur fu già feconda di gran bene, ci assale un senso di sgomento, contro cui dobbiamo energicamente reagire. E quel che più ci amareggia è il pericolo, in cui versano tanti fanciulli di famiglie cattoliche, di passare ai numerosi istituti d'educazione non nostri, dov'è certo ed evidente che la loro fede farà miseramente naufragio.

» Ci pensino i cattolici d'Italia e d'Europa e di tutto il mondo cristiano, ai quali deve interessare assai, trattandosi delle sorti religiose della Palestina, che è, e deve essere considerata, come la patria d'ogni credente.

» Prima di terminare questa mia, debbo aggiungere con rincrescimento che non pochi dei nostri Benefattori s'astengono dal dare il loro obolo all'Orfanotrofio, per timore che, dal cambio, esso venga ridotto a poco o nulla. Ciò è in nostro danno. A vero che i cambi oggigiorno sono gravi assai, ma non devono trattenere alcuno dal farci la carità. D'altronde essi possono cssere evitati inviando il denaro al nostro Superiore D. Albera, o ai nostri corrispondenti d'Italia, dai quali, a suo tempo, li ritrarremo per fare in Italia stessa, a prezzo per noi certamente vantaggioso, provviste di stoffe, biancherie, maglie, coperte, ecc., ecc., di cui grandemente scarseggiamo... ».

*

Il ricordato APPELLO del signor Don Albera, in data 6 gennaio u. s., venne spedito a tutti i Cooperatori l'11 dello stesso mese. Se qualcuno non l'avesse ricevuto, o ne desiderasse altre copie per diffonderlo, non ha che da farcene richiesta.

Giudizi su Don Bosco e l'Opera sua.

Al Congresso Cattolico tenutosi l'anno scorso a Monaco di Baviera, l'Arcivescovo di quella, città, Mons. Faulhaber, pronunciava queste parole:

« ... La Religione sola può svellere dalle radici gli abusi dei quali soffriamo; la carità sola può spirare un'anima nella folla, un'anima di calore vitale. L'organismo di governo rimane una macchina d'acciaio, fredda, bruta, insensibile come l'acciaio, se l'amore del prossimo non gli infonde un'anima, e non gli comunica la vita.

» San Bonifacio ha fatto, per la nazione tedesca, assai più che Ottone di Bismarck: la macchina di ferro di Bismarck è in pezzi, mentre lo spirito di San Bonifacio ci è rimasto, e ci soccorrerà nell'opera di ricostruzione dalle nostre rovine.

» Largo, dunque, a ogni forma di carità! Per la via della carità irradieranno i loro benefici influssi nella vita pubblica la Religione e la Chiesa. Libera figlia del cielo, la carità sdegna i vincoli della coazione; nè essa può compiere l'opera sua, se lo Stato non lascia liberi i suoi passi.

» Si è osato qui, a 'Monaco, di gridare pubblicamente che, dopo le cattedrali del Medio Evo, la Chiesa Cattolica non ha più prodotto nulla di grande. Chi disse queste parole non aveva letto, di certo, le Encicliche di Leone XIII, nè sfogliato il nuovo Codice di Diritto Canonico. E non sapeva che le case di Don Bosco versano, ogni anno, nella vita sociale molte migliaia di giovani, sottratti al delitto e istruiti ed educati. Questa meraviglia della carità non è essa una basilica che lancia fieramente verso il cielo le sue guglie? Nel Medio Evo, i Papi coronavano gli Imperatori: ai dì nostri, con gesto ben altrimenti fecondo, essi ci dànno, nelle loro encicliche, gli indirizzi sociali; e il Codice del Diritto Canonico si leva dinanzi a noi, splendida cattedrale dello spirito, degna di sorgere accanto alle cattedrali dei secoli trascorsi ».

« È bello per cristiani - commenta il Cittadino di Brescia - sentire, dalla terra dei vinti, una così nobile parola di sincerità coraggiose, un così sereno proposito di benefiche operosità. Ed è bello, per Italiani, avvertire come, da paese tedesco, sia resa una così autorevole e fervida testimonianza alla grandezza di uomini e di opere, nei quali l'onore della Chiesa si, confonde con l'onore del nome italiano».

Un omaggio dell'" Arbeiterzeitung " al Sistema educativo di Don Bosco.

Il giornale di Vienna, l'« Arbeiterzeitung » - cioè il foglio più autorevole dei socialisti dell'Austria Tedesca - si è interessato, con simpatia, del Rifugio -per fanciulli pericolanti, aperto nel XIII Distretto di quella capitale, e diretto dai Salesiani.

Abbiamo già accennato a quanto scrisse l'« Arbeiterzeitung » nel Bollettino di dicembre (1); ed ora, crediamo bene di riferire l'articolo integralmente (2).

Il Rifugio pur fanciulli pericolanti in Vienna, XIII.

« Un monello che ruba e non fa nulla di buono, che fugge dall'officina dove deve imparare, che si riempie la testa di mille fantasie, merita d'esser gettato nel Danubio, nel punto ov'esso è più profondo e con due mattoni al collo ».

È questa la caritatevole sentenza, con la quale il popolino scioglie, a modo suo, il problema della gioventù abbandonata. Un ragazzo è fuggito? ha rubato? va a zonzo con gente di mala vita?... è cacciato dalla società dei galantuomini, in attesa che diventi maturo per l'ergastolo o per la forca; e , di solito, non occorre attendere a lungo, perchè la corruzione è sempre precoce.

Ma i genitori di codesti disgraziati pensano altrimenti, e la scienza stessa non può adattarsi al parere riportato, e crede piuttosto che i giovani delinquenti siano da considerarsi, nella maggior parte, non come un rifiuto, ma come malati :di spirito o moralmente, che, con apposita cura, possono essere guariti. Del medesimo parere è pure la Società di protezione per la gioventù maschile (3).

Gli effetti della guerra.

La Società di Protezione sorse durante la guerra, mercè lo studio e il lavoro di persone bramose di giovare alla gioventù, ed è da riguardarsi come una necessità importata dalla guerra stessa. Certo, anche prima di quella data memoranda, vi erano degli oziosi, dei fannulloni, dei vagabondi, ma essi si sono spaventosamente moltiplicati per la mancata vigilanza, dopo la demoralizzazione generale. Il piccolo Asilo provvisorio della Società in Währing, per 35 ragazzi, è sempre al completo, fin dalla sua fondazione (4).

Si calcola che annualmente vengano deferiti alla Società da cinquecento a settecento delinquenti minorenni, dei quali circa duecento vengono ricoverati. L'aumento quotidiano di questi disgraziati, vere vittime dell'abbandono, proviene unicamente dalla mancanza di vigilanza. La vita, vissuta durante la guerra, porta i suoi frutti. Questi ragazzi, cresciuti ;senza, sorveglianza paterna, hanno imparato a pensare, e ad osservare in un tempo di scostumatezze, e quindi han fatto getto degli ultimi ritegni della morale. Sono, stati tremendamente logici nel tirare le conseguenze dalla vita degli adulti, che oggi vedono l'abisso, e non sanno come impedirlo.

Fiducia genera confidenza.

Fra i ricoverati nell'Istituto vi sono dei fuggitivi, dei ladri, dei giuocatori, degli speculatori, degli scassinatori e dei piazzaiuoli. Naturalmente non è facile ottenere dei buoni risultati con tal gente; e, sul principio, com'era naturale, si rinnovavano le scene di evasioni tentate e di fughe compiute. Non serviva a nulla che le porte fossero chiuse per bene, e che anche le finestre fossero assicurate con catene. Ma tutto cambiò, quando il nuovo Direttore prese il governo dell'Asilo e sostituì il sistema persuasivo al penale. Fin dal primo giorno egli fece togliere le catene a tutte le finestre, tranne ad una per mostrarla ai visitatori come una curiosità; ed ora occupa i ricoverati come commessi, e se nei dormitorii non c'è più posto, ad alcuni permette che passino la notte in casa propria e che tornino all'Asilo al mattino.

Ma ora che la porta d'uscita è aperta, nessuno tenta la rivolta, l'evasione, la fuga. Il Direttore Kehrein tiene i suoi vigilati con legami ben più forti delle più robuste catene; egli ispira ad essi fiducia, ridona ad essi la speranza, ancorchè conosca il registro delle loro volpe. Noi, a sprone dei mariuoli, vogliamo accennai di proposito, come in tutta la schiera dei giovani abbandonati e depravati non ve n'ha uno che non creda d'esser degno d'una sorte migliore. Costoro, ora che non sono più rinchiusi, non pensano più neppure a procurarsi la libertà.

" Non ho pazienza... „

Chi li vede a lavorare, a prima vista, ha l'impressione di avere innanzi dei giovani quieti, intenti a ricrearsi. Tutti codesti vagabondi e ladruncoli giornalieri attendono al lavoro con tanto buon volere e con tanto amore e gioia, quale inutilmente si cerca fra i meglio educati. Nella gran sala non si sente che lo stridere delle seghe, il raschiare delle lime, e, di quando in quando, una o due parole del maestro. I ragazzi non badano nemmeno se alcuno entra a visitarli, ma rimangono intenti al lavoro, soddisfatti della gioia che ricevono da ciò che riescono a compiere.

Un biondino, dagli occhi scuri e vivaci, raschia, col suo ferro, la porticina di una gabbia. Viene da Leoben, ed è fuggito da sette officine. Non sa bene neppur lui ciò che ha tentato: l'orefice, l'orologiaio, il parrucchiere e varii altri mestieri, ma non restò in alcun luogo. « Non ho pazienza », dice il bel giovinotto, e sorride di gusto, mentre sta ammirando la gabbia che viene ultimando. Ma, per fare quel lavoruccio, l'incorreggibile ha finalmente trovato la pazienza, anzi dimostra una certa abilità. Certo che non può gareggiare col vicino, un giovinetto piuttosto gracile, che vi disegna sorprendentemente e v'intaglia anche una casa, la testa d'un Cristo, un mulino. Questi è di natali illegittimi, e nei suoi 15 anni, vissuti nelle miserie e nelle amarezze della vita, ne sa Più d'ogni altro che abbia vissuto la più lunga età.

Un giovane pallido, che sta di fronte al primo accennato, gli è compagno di sventura; ma egli lasciò il mestiere per ben altro motivo che la maggior parte degli altri ; voleva studiare. La passione sua è di imparare, di passare i giorni sui libri, di conoscer tutto. E molto attivo al lavoro, e siede al banco dei balocchi. Ma, nonostante la sua intelligenza e la sua buona volontà, Pare un cretino in fatto di tecnica, come dicono quelli del mestiere. Aspettate dunque che termini il tempo destinato per l'esame e per la correzione dei suo carattere con un sistema scientifico, e poi si avrà riguardo alle sue facoltà spirituali, piuttosto unilaterali.

Uno scassinatore di professione e un abbandonato.

Un giovinotto grande, robusto, dai capelli rossi ed irti, vi mostra con compiacenza il suo ultimo lavoruccio: un paio di mobili per bambole, finitissimi, con i quali avrebbe voglia di giuocare anche uno maggiore di lui. In vero, ogni dettaglio è eseguito con finezza: delicati gli ornamenti intagliati, le serramenta ben studiate, l'intonaziene del colore del legno ben scelta. E, prima, era abituato ad altri lavori. Sullo scrittoio del Direttore si vedono tuttora i più raffinati grimaldelli ed altri arnesi che egli adoperò... fino al giorno in cui fu colto dalla questura. E un terribile scassinatore, la cui scaltrezza era superata appena dell'ardire.

Il suo... collega di mestiere, che è un paio di posti avanti a lui, intaglia un cavallino di legno. Se oggi uno facesse ad essi la proposta di prender parte a un'impresa, non l'ascolterebbero neppure. E una prerogativa della prima gioventù il dimenticar totalmente il passato, come se non fosse mai esistito.

Questo giovinetto paffutello era un vero mariuolo, un borsaiuolo, un abbonato ai furti, un ladro di professione. Settimane intere gironzolava per le stazioni ferroviarie; da tempo bazzicava con gente di mala vita (ed ha appena 16 anni); ed era la tribolazione della mamma, contro la quale menò anche dei colpi di scure. Ebbe però la fortuna di non esser subito deportato in una così detta casa di correzione, sibbene nell'Asilo, dove la correzione incomincia collo studio del ragazzo, e col guadagnarne la volontà.

Influsso del cinematografo.

Nell'Asilo si trova anche un esempio dell'influsso nefasto del Cinematografo. I ragazzi più grandicelli, dice l'« anamnesi », (questi irreducibili sono considerati ammalati), son quasi sempre appassionati e assidui frequentatori del cinematografo. Uno di essi sognava di diventare artista di fiims ad ogni costo, e, solo per questo, disertò scuole e officine. È un corollario assai più logico di quello di certi genitori, i quali, se i ragazzi non trovano stimolo sufficiente in una scuola superiore, credono sempre che saranno affascinati dalle attrattive... dell'arte del calzolaio!

Nel drappello v'è pure un artista incipiente: un ragazzo di buona famiglia, che, preso dalla passione del teatro, e, non abituato a reprimere le sue voglie, fuggì dalla scuola, (viene da una città dell'Austria inferiore), si attruppò con una compagnia teatrale e, per vari mesi, visse vita randagia con essa, facendo da pagliaccio in produzioni di varietà.

Un giuocatore.

Ma il quadro non sarebbe ancor completo, se, allo stuolo dei ricordati, mancasse il giuocatore. Quel giovinetto, di capigliatura piuttosto bruna, che mena assiduo il pennello della colla, incontrò fortuna al giuoco d'azzardo. E così. Noi però non l'abbiam saputo dal Direttore (che per principio non racconta nulla delle marachelle dei suoi protetti), ma dalle relazioni ufficiali. Come il piccino potè entrare in quell'ambiente ed in qual modo abbia ottenuto il capitale iniziale, non è chiaro. E vero però che gli si trovarono in tasca 9o.ooo corone, ed egli stesso confessò di aver sciupato, in una settimana, 40.000 corone. Che abbia avuto contatto con gente di mala vita, non è d'uopo dirlo. Questa compare nelle vicende dei fanciulli abbandonati e fuorviati, anche in età molto precoce: s'incontrano dei fanciulli di dodici anni imbrattati di turpi mali acquisiti.

Ultimamente si parlava assai della corruzione delle ragazze; ma non è così facile il dar un'idea della corruzione sessuale e della precocità dello sviluppo e della degenerazione, anche nella gioventù maschile. Eppure, per principio, nessuno vuol veder chiaro.

La benedizione del lavoro.

Per quelli che sono normalmente forniti di una capacità più che normale (e il loro numero, anche tra quelli difficilmente educabili, non è esiguo) si è scelta la fabbricazione di giocattoli, come l'occupazione più acconcia, perchè offre miglior campo per conoscere le abilità e il carattere dei lavoratori. ,

Tutti gli oggetti che vengono fabbricati sono, in vero, meritevoli di ammirazione. Qui si vedono graziosi mobili per bambole, là animali egregiamente eseguiti, e gabbie, e casupole, ed ogni sorta di giocattoli, che possono essere l'incanto di ogni bambino.

Ma se questi successi esteriori meritano considerazione, gl'interni la meritano mille volte di più: perchè è così che anche i ragazzi imparano ad intendere la benedizione del lavoro creatore. Bisogna vedere con qual amore codesti bricconcelli attendono ai loro intagli; bisogna vedere come le pallide guance si accendono per il fervore destato dall'amor proprio; bisogna vedere la gioia e la compiacenza per il lavoro compiuto; bisogna aver sentito come qualcuno si mostri stizzito, quando la campana li chiama al pranzo: « Eh! di nuovo a mangiare! » « Ho incominciato proprio ora a segare! », per intendere quali prodigi ha già compiuto tra loro la pedagogia.

Anche su questo risvegliato amore al lavoro si basa il gran piano d'azione del direttore Kehrein e l'Istituto ha proprio bisogno di essere ampliato con scuole di arti e mestieri.

In vero un'impresa ben difficile per il capo dell'Istituto è questa di collocare a lavoro gli allievi dopo il periodo di osservazione. Sono così rari i posti che si trovano. Poi le case di educazione non son molte, e la maggior parte curano solo il lavoro materiale. L'impianto di scuole d'arti e mestieri aprirebbe nuove vie per occupar codesti ragazzi traviati, mentre darebbe all'Istituto di preservazione e correzione un ampliamento, che eserciterebbe una vera influenza nella soluzione del problema della delinquenza minorile.

Non si possono addossare tutti i pesi allo Stato ed alla Società; ma deve interessare a tutti che gli sviati vengano ricondotti sulla retta via, poichè l'avvenire di coloro, che son qui curati, è il nostro avvenire; è perciò obbligo di tutti migliorarlo.

Un ultimo rilievo.

In ogni altro stabilimento vi son subito mostrate le cabine per i bagni. Se fate presente al Direttore la vostra soddisfazione perchè non ve le abbia mostrate, egli vi addita il lavabo con una vasca ed un paio di catinelle di smalto. Il tutto non è davvero sbalorditivo: ma ciò è anche troppo per lui. « I miei ragazzi, egli dice, non devono avere più di quello che possano procurarsi dappertutto. Avranno sempre vasche di marmo? No, ma una scodella di latta per lavarsi ed un secchiello per un pediluvio, lo possono aver sempre ».

In queste semplici parole vi è un programma che dice « di tender sempre a ciò che è raggiungibile », ed è un programma migliore d'ogni altro, anche se pubblicato con parole reboanti ».

(1) Ved. L'Opera di Don Bosco in Austria, in Germania e in Ungheria,.

(2) Ved. l'« Arbeiterzeitung » del 14 maggio 1920.

(3) È la Società che ci affidò l'Istituto, di cui è parola. (4) Il numero dei ricoverati si è potuto portare a 6o.

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L'Arbeiterzeitung loda l'andamento dell'Istituto, ne constata i frutti benefici, ne encomia la direzione, ma non dice che presiedono ad essa dei sacerdoti e dei salesiani. Tacendo questo particolare, il foglio socialista non può accennare alle vive fonti dei successi che formano la sua meraviglia; e colmeremo noi la lacuna.

Nel Rifugio per fanciulli pericolanti di Vienna non è più necessario tener chiuse le porte, nè assicurate le finestre con catene, perchè al sistema penale o repressivo si è sostituito il sistema persuasivo o preventivo, cioè il sistema educativo di Don Bosco.

« Questo sistema - scrive il Venerabile stesso - si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l'amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tener lontano gli stessi leggeri castighi ».

Questo sistema, illuminato e caritatevole, che fu mille volte comprovato efficace, anche per la redenzione dei discoli, oggi riscuote un nuovo pegno della sua bontà e del suo valore nel Rifugio per fanciulli pericolanti a Vienna. Non per nulla il Ven. Don Bosco lo raccomandò ai suoi con insistenza tenace, ed una volta ebbe a dichiarare che avrebbe voluto lasciarlo ad essi « quasi in testamento ». Confessava egli stesso che la gran norma gli era venuta dall'alto in età di 9 in 10 anni, nella misteriosa visione che gli tracciò il futuro apostolato in mezzo alla gioventù. Per questo ripeteva a tutti, in pubblico e in privato: « Procurate, con ogni studio e fatica, di farvi amare e non temere! ». E il 31 gennaio 1885, ripetendo la stessa raccomandazione, aggiungeva: « Con questo sistema ho superato ogni difficoltà, e vorrei lasciarlo quasi in testamento ai miei figli, alla mia morte ».

Altra prova della bontà del sistema educativo di Don Bosco.

Da più anni nei Collegi delle Missioni Salesiane della Patagonia vengon educati, in mezzo agli altri giovinetti, vari piccoli delinquenti con ottima riuscita. Ciò avviene particolarmente nelle Scuole Professionali e nella Colonia Agricola di Viedma.

L'anno scorso l'ispettore Don Luigi Pedemonte raccolse un nuovo drappello di questi infelici a Buenos Aires: otto, tutti orfani, scelti fra i molti che vanno in giro, abbandonati, per le vie della città; ed ecco ciò che scriveva il giornale « L'Atlantico » di Bahia Bianca, il 20 marzo u. s.

« Giunse ieri alla nostra redazione il Rev. Ispettore dei Salesiani della Patagonia. Era accompagnato da un altro dei benemeriti figli di Don Bosco che lavorano fra noi, e lo circondavano otto fanciulli, dai 9 ai 14 anni, facendo contrasto con un vigoroso ed autentico patagone, che completava il quadro.

» Ben vestiti e calzati i piccoli, lindi, un po' stanchi, ma cogli occhi vivaci e curiosi, entrarono molto timidi, col berretto in mano ed il saluto cordiale sulle labbra. Don Pedemonte rispose premuroso alla nostra domanda:

» - È un regalo che mi ha fatto in Buenos Aires S. E. il Ministro di Giustizia. Le autorità competenti non si sono prese cura di loro, perchè non sapevano a qual titolo del bilancio assegnare la spesa ».

» ... Ed ora i piccini si trovano nel Collegio D. Bosco, contenti della nuova vita, mangiando a due palmenti e dormendo sul materasso, che molti non vedevano da anni, se pure l'hanno conosciuto. Hanno già scelto il loro mestiere: tre chiedono di essere falegnami, due tipografi gli altri calzolai.

» Uno è francese, due sono spagnuoli, gli altri creoli puri. Gli spagnuoli provengono uno dalle Asturie, l'altro da Burgos. Questi è l'unico che abbia la mamma, sebbene da anni non riceva più notizie di lei. - Girando pel mondo, dice, cessai di scriverle. - E racconta che, da tre anni, la madre lo mandò in America, perchè si facesse uomo e apprendesse un mestiere, in compagnia di un compaesano, al quale affidò per le spese 2000 pesetas. Il compaesano, appena giunti a Buenos Ayres, lo piantò in asso e scomparve col danaro. Senza aiuto, senza guida, il poveretto andò girando di casa in casa, come commissioniere, come servo, come sguattero. Ma un brutto giorno il lavoro cessò ed egli, tremante, dopo aver passato due giorni a digiuno e senza tetto, spontaneamente si presentò alla questura, che si prese cura di lui.

» Un altro, un piccolo creolo di Zarate, ci racconta che lo zio lo condusse un giorno a Buenos Ayres e ve lo lasciò, abbandonandolo. - Il poveretto non poteva mantenermi: -mormora con dolore il piccino, in discolpa del disumano parente.

» Così un altro, che viene dalla Pampa, fu condotto a Buenos Ayres dal Dott. B..., in qualità di garzone. - Mi hanno ceduto - egli piange: e difatti, quando la famiglia si fu stabilita a Buenos Ayres, l'abbandonarono su due piedi in mezzo alla strada, tra la miseria e il vizio, come, in un trasloco, s'abbandona un cane o un gatto.

» Questa, a un dipresso, è la storia degli altri, triste, infinitamente triste.

» Noi, che sorridemmo al vedere entrare il nostro buon amico circondato dalla sua nidiata, ci facciamo seri in viso. Se ne accorge Don Pedemonte, che, col suo ineffabile sorriso, ci chiede:

» - Che ne dice ora?

» - Che lei è un grand'uomo: è innegabile.

» - Bah, ci replica. Grande sarà colui che ci aiuterà a far fronte al problema che questi piccini imporranno al cuoco di Viedma. Questi sa condire le vivande con molta maestria, ma non ha ancora appreso a moltiplicare i pani e i pesci

» Noi siamo sicuri che l'infaticabile missionario, tra breve avrà trovato il suo « uomo ». Gli basterà rivolgersi ad alcuni favoriti dalla fortuna, e, mostrando i fanciulli, dir loro: « Signori, chi desidera contribuire a che vi siano otto anarchici di meno nel mondo?... ».

***

Don Pedemonte stesso ci narrava questo nuovo... acquisto, fatto poco prima di venire in Europa, e, nel far ritorno a quelle terre lontane, ci ripeteva:

- Abbiamo bisogno di aiuti, di ogni sorta. Abbiamo bisogno di Personale: il Piccolo rinforzo che mi hanno assegnato i Superiori è impari ai nostri bisogni, e se non si Provvede a tempo, si corre rischio di compromettere il lavoro di tanti anni, con infinito dolore dei Missionari cadenti... Abbiamo bisogno anche di aiuti materiali per moltiplicare il numero dei Poveri giovinetti ricoverati, per molti dei quali i nostri Collegi sono l'unico Porto di salvezza... Bisogna ricordare ai Cooperatori queste cose, e chissà che qualche anima buona non si levi, generosamente, in aiuto!

L'Ispettore delle Missioni Salesiane della Patagonia raccomanda ai Cooperatori anche i bisogni materiali e spirituali delle chiese e residenze alle sue cure affidate. Prima ancora d'innalzare il nuovo Santuario di Maria Ausiliatrice a Fortin Mercedes, sul Rio Colorado, che è già meta di grandiosi pellegrinaggi, egli vorrebbe veder ampliato il Tempio Parrocchiale di Patagones, troppo ristretto per i bisogni dell'accresciuta popolazione. Dalla fotografia che pubblichiamo (ved. pag. 50), ognun vede come realmente esso sfiguri a fianco del bel palazzo comunale, innalzato già da molti anni, e precisamente fin da quando il nostro Mons. Fagnano era sindaco di Patagones. ,

Anime generose, non dimenticate i nostri Missionari!

NB. - Ogni offerta sia indirizzata al rev.mo sig. D. Albera, Via Cottolengo, 32 - Torino.

LETTERE DEI MISSIONARI

TERRE MAGELLANICHE Contributo alla storia delle Missioni Salesiane tra i Fueghini.

S. E. Rev.ma Mons. Abramo Aguilera, Salesiano, Vescovo tit. di Isso e Vicario Apostolico di Magellano e delle Isole Malvine (Sud-America), ci ha gentilmente inviato copia di una relazione di un'Expediciòn a la Tierra del Fuego, di una spedizione alla Terra del Fuoco, compiuta dal sig. Martin Gusinde, Giudice Governativo a Santiago, d'incarico del dott. Aureliano Oyarzùn, Direttore del Museo d'Etnologia e Antropologia, allo scopo di studiare l'etnografia degli Indii Fueghini Alakaluf e Onas.

La relazione ha dei dati preziosissimi per la storia di quelle Missioni Salesiane, e noi ne spigoliamo i punti più interessanti.

(1) La relazione è pubblicata nel Num. I del Tomo II di Publicaciones del Museo de Etnologia e Antropologia de Chile (Santiago, Imprenta Cervante, 1920).

Nel Museo Territoriale Salesiano di Puntarenas.

« Colla amabilità che caratterizza la nobiltà Cilena, fili ricevuto dall'Ill.mo Mons. Vescovo Dott. Abramo Aguilera, Vicario Apostolico di Magellano, il quale, dandosi conto dell'importanza dei miei impegni scientifici e colle sue cognizioni riguardo il trattamento e i costumi degli Indii attuali, mi favorì di tal modo che non posso a meno di dichiarare, che una buona parte del risultato soddisfacente della missione che mi portò colà, lo debbo a questo insigne dignitario ecclesiastico... nonchè al Governatore del Territorio... e a tutti i Salesiani.

Lo sciopero generale, che ebbe luogo in Punta Arenas, quasi subito dopo il mio arrivo in quella città, mi contrariò non poco... Fortunatamente mi trovava ospitato nel Collegio Salesiano San José, dove mi si prodigarono tutte le attenzioni e piena libertà per studiare la ricchissima e numerosissima collezione di oggetti etnografici, zoologici , botanici e paleontologici, che oggi formano il già celebre Museo Territoriale Salesiano. La sezione etnografica dei Fueghini aveva per me la maggiore attrattiva, poichè contiene antichi oggetti autentici, con le indicazioni necessarie e sicure sulla loro provenienza: e sono in tanta quantità che non mancano, io credo, molti oggetti dell'uso fueghino. Cosicchè, mentre la furia popolare minacciava la sicurezza pubblica e un numeroso gruppo di scioperanti esaltati riempiva le strade colle loro grida smodate e minacciose, io dedicava il mio tempo di ritiro involontario, ma consiglìato dalla prudenza, allo studio prolungato e profittevole di quei materiali...

Nell'Isola Dawson.

Mi diressi poi a Dawson, non colla speranza di vedermi tra indigeni Fueghini, poichè questi si erano ritirati da quell'isola già da tempo, ma allo scopo di raccogliere oggetti antropologici, dopochè i Salesiani ebbero la bontà di darmi spiegazioni sicure sopra il luogo e la procedenza degli scheletri colà sepolti.

Sul principio del 1888, cioè mezz'anno dopo del suo arrivo a Punta Arenas, Mons. Giuseppe Fagnano aprì colà la prima residenza degli Indii Alakaluf, che solevano passare, sulle loro canoe, per quelle partii Il Governo Cileno, al tempo del Presidente sig. José Manuel Balmaceda, aveva concesso quell'isola ai Missionari Salesiani per lo spazio di 2o anni. Terminato il tempo di questa concessione l'isola fu restituita al Governo, il quale la passò alla Società Ganadera. Questa Società acquistò tutti gli edifizi eretti dai Missionari trasformandoli e aumentandoli di modo che oggigiorno la popolazione della Baia Harris passa le 500 persone, in maggior parte cilene. Gli uomini e i giovani son quasi tutti occupati esclusivamente nella segheria a vapore.

Ridotto era il numero degli indigeni che esistevano nel 1912, l'anno in cui si ritirarono gli attivi Sacerdoti Salesiani da questo campo della loro benefica e caritatevole attività, e tutti, dal primo all' ultimo, abbandonarono l'isola insieme coi loro benefattori; una parte di essi passò all'Isola Grande della Terra del Fuoco, e l'altra ritornò nei canali del Nord dello Stretto di Magellano

Nel porto di Rio Grande.

Il 19 di gennaio del 1919 giunsi, poco prima della mezzanotte, alla Missione Salesiana, chiamata Rio Grande, la quale dista circa 1o km. dal Porto. Nel novembre del 1893 Mons. Fa gnano fondò sulla sponda del Rio Grande, quella missione che l'anno seguente fu trasferita un po' più al nord, e, dopo aver sofferto le conseguenze dell'incendio, fu trasportata nuovamente fino alla vicinanza del Rio Chico, dove ora si trova da oltre 2o anni.

Non è qui il luogo di narrare gli enormi sforzi che i Salesiani, sotto gli auspizi del saggio e operoso Mons. bagnano, hanno intrapreso in prò della civilizzazione dei Fueghini e in prò del miglioramento della misera condizione della loro vita selvaggia; nemmeno di ponderare le grandi ricchezze che i vasti campi di quella lontana regione cominciarono a produrre per le due Repubbliche, Cilena e Argentina, dopo la fondazione della Missione a cui mi riferisco. Poichè, dopo quella data, la Terra del Fuoco lasciò di essere il terrore dell'uomo civilizzato, che, soggiogato dalla erronea credenza radicata che i Fueghini fossero sinonimi di antropofagi, non ardiva mettervi piede, per non esporsi ad essere pasto di quegli indigeni.

Con la comparsa del valoroso Missionario cambiò questa situazione; egli aprì la breccia, il commerciante seguì i suoi passi, e oggigiorno la Terra del Fuoco non è più la patria dei Fueghini così temuti per tanto tempo, ma bensì il paese delle pecore mansuete. Non meno di 700 selvaggi si son colà rifugiati nello spazio di 2o anni, sotto l'egida protettrice della Missione Salesiana di Rio Grande... E a me incombe l'obbligo di ricordare le molte attenzioni che mi usò il rev. Don Luigi Zanchetta, Superiore della Missione di Rio Grande, durante la mia permanenza nella sua casa...

... Il 20 gennaio del 1919, attraversato il Rio Grande, dopo tre ore di cavalcata lungo la costa dell'Atlantico,... arrivai al grande accampamento degli Indi Onas del Rio Fuego. Il Rev. Don Giovanni Zenone, zelante missionario salesiano e fedele amico degli indigeni da molti anni, mi offerse amabilmente l'alloggio in casa sua. Non so come lodarmi degli inapprezzabili servizi che mi prestò questo intelligente sacerdote, durante la permanenza di 15 giorni che fui colà. Perfetto conoscitore dell'idioma dei Sélkenam, mi aiutò nella determinazione dei suoni fonetici, come anche nella redazione di un vocabolario e delle regole grammaticali; mi assistè nello studio dei costumi e credenze di quella tribù; nella comparazione della vita degli antichi con quella degli indi attuali; e unicamente al suo efficace intervento debbo l'aver potuto prendere misure antropologiche a quella gente sommamente scrupolosa e inaccessibile...

Secondo una statistica assolutamente esatta erano colà, durante la mia permanenza, 27 famiglie, e in esse 66 uomini, 58 donne maggiori di 17 anni, 49 giovani da 8 a 16 anni e 43 bambini inferiori a 8 anni: in tutto 216 persone....

E penso che di grande valore e di alto pregio deve essere il buon assortimento linguistico che ebbi la sorte di riunire, grazie alla efficace cooperazione dell'esperto Don Giovanni Zenone, ho potuto anche determinare i suoni gutturali tanto caratteristici degli Onas e quasi eguali a quelli dell'idioma Quichua e Aymarà; nonchè la sua costruzione grammaticale e la sua sintassi. A vero che possediamo già una pregevole opera di questo genere nel dizionario dell'infaticabile salesiano Sacerdote Giuseppe Beauvoir, intitolato : Los Shelknam (Buenos Ayres, 1915); ma l'autore non adopera, disgraziatamente, i segni fonetici convenzionali nel suo dizionario; circostanza questa che torna di grande difficoltà per lo studio del libro in questione...

Mi portai poscia... al Lago Fagnano..., dove fui ricevuto con grande bontà dal sig. Dalmaso, concessionario di quell'estancia, il quale mi ospitò in casa sua e mi aiutò con tutto entusiasmo nei miei lavori fra gl'indi Onas, che son colà..., in numero di 5 uomini, 8 donne e 19 fanciulle: in tutto 32 persone.

Come sono scomparsi gli indii Onas.

Nel 1896, secondo che scriveva Germàn Wieghardt nel libro: El Territorio de Magellano, si stimava che non fossero meno di 4.000 glì indii Onas ed oggi... complessivamente... non sono più di 279.

Come sono scomparsi in si breve tempo?... Alcuni scrittori antichi e viaggiatori moderni affermano... che i fuochi delle loro capanne e dei loro accampamenti notturni si vedevano in tutte le valli di quella regione dallo stretto di Magellano fino al Canale di Beagle; le orme del cacciatore si vedevano impresse in ogni parte, segno evidente che esisteva molta gente. Ed ora dove sono quei baldi guerrieri così belli e forti, dove quelle donne robuste e di grata presenza, dove quella allegra gioventù? Sono tutti annientati!... e quest'opera di devastazione così desolante non la effettuò la peste, nè la guerra, ma bensì il bazzicare coi bianchi e l'ingordigia dei civilizzati.

È falsa l'opinione, pur troppo radicata in molti circoli, che suppone l'estinzione della bella tribù Onas all'introduzione della sifilis; nessun medico ha mai dichiarato che questa malattia fosse generale fra questi indigeni; ed io che li esaminai con interesse a questo proposito..., non potei trovare neppur un indizio, nè sicuro, nè dubbioso di questo male...

Quasi lo stesso si deve dire riguardo alla tisi polmonare; perchè nessun medico ha mai esaminato estesamente un gran numero di indi vivi, nè, molto meno, ha mai fatto l'autopsia dei loro cadaveri. Personalmente ho visto solo tre individui con questa infermità, fra i tanti che ho esaminati.

Dubito che vi sia chi possa credere che solamente la tubercolosi polmonare abbia fatto scomparire tutta una razza, i cui rappresentanti si erano acclimatati da centinaia d'anni alla rigida temperatura dell'Isola Grande, che continuamente attraversavano da un capo all'altro nella loro vita randagia, specialmente tenendo in conto che non usavano altro vestito all'infuori d'una miserabile pelle di guanaco....

Secondo la mia opinione... quella specie di anemia che si vedeva in molti, era la mancanza quasi completa di una alimentazione appropriata ai loro costumi. L'accaparramento forzato ed il rubarizio di quel terreno, invaso e occupato dai civilizzati, tolse agl'indii ogni mezzo di sussistenza. Ecco qual fu la causa principale che decimava gli accampamenti degl'indi e che rodeva la fibra vitale della robustissima razza Ona.

L'indio, senza difesa e timido, fu scacciato dalla sua terra natale, sulla quale aveva titoli legittimi da molto tempo, pel fatto dell'occupazione giammai contrastata da nessuno. E se il poveretto che veniva scacciato si rifuggiva in altro luogo, colà l'aspettava la morte, immancabilmente procurata dalle palle dei bianchi. A così basso livello giunse l'ingordigia e la inumanità dell'uomo civilizzato! La testa degl'indi costituiva sovente per lui un articolo di commercio; poichè il perfido commerciante pagava all'assassino una sterlina, ed egli poi vendeva il cranio al museo di Londra per quattro sterline!... L'estanciero avaro che voleva ripulire il suo campo, pagava la stessa somma per un paio di orecchie umane; così pure adoperava egualmente la stricnina per avvelenare la carne a gruppi interi d'innocenti indigeni!...

Non voglio qui declinare i nomi di quei cacciatori di indii, perchè sono troppo conosciuti e condannati dalla pubblica opinione: ma, con molta soddisfazione, devo constatare che di quei spudorati assassini nessuno portava un cognome cileno.

Ma questa persecuzione degli Indigeni, fatta secondo un piano premeditato, posto in pratica con raffinatezza e condotto avanti senza alcuna considerazione, fu la vera causa principale della loro estinzione, pure ammettendo che vi possano essere altre cause, che abbiano contribuito, in parte, a limare la fibra vitale della loro esistenza (1).

(1) Op. cit. pag. 12 e segg.

MATTO GROSSO (Brasile) Attraverso il grande altipiano. Con i cercatori di diamanti. (Lettera del Sac. C. Albisetti, Miss. Salesiano),

Colonia dell'Immacolata (Matto Grosso Brasile) 24 ottobre 1920.

Rev.mo sig. D. Albera,

È da un po' di tempo che il caro Bollettino non ha più notizie dalle Missioni del Matto Grosso: e la colpa è... del lavoro che ci opprime. Il Signore non mancherà di notar lui, nel suo libro, tutto quel po' di bene che procuriamo di fare; ma è certo - come ci scrive il venerato nostro Vescovo, Mons. Malan - che i Cooperatori hanno diritto di conoscere ciò che facciamo con l'aiuto delle loro elemosine, e perciò bisogna scrivere, a quando a quando, qualche cosa. Ed eccomi, amatissimo Padre, ad ubbidire, col proposito di darle, per questa volta, un'idea del luogo dove abitiamo.

Dal Rio Garças al Rio das Mortes e poi al Rio Aracy.

Ella sa, amatissimo Padre, come la Colonia dell'Immacolata, fondata nel 1905 sul Rio das Garças, nell'agosto del 1918 veniva trasportata al Rio das Mortes, a un centinaio di chilometri più addentro nel « cerrado », per avvicinare i Caiamos, e dare ai nostri neofiti una migliore formazione cristiana, allontanandoli da ogni esempio pernicioso, o perversa influenza dei civilizzati. Senonchè, nel dicembre di quello stesso anno,. sopratutto a causa delle grandi inondazioni e delle conseguenti febbri palustri, fu necessario ritornare alla zona abbandonata. Però non ci stabilimmo nella sede primitiva, sibbene a una diecina di chilometri di là, e precisamente in riva all'Aracy, che è un affluente del Rio das Garças, detto dagli indii « Boerigajao », cioè « acqua del Pesce che fa rumore », perchè nelle sue acque vive un pesce chiamato « botto », che, come il delfino, fa di quando in quando un salto in aria, sbuffando rumorosamente, mentre lancia un buffo d'acqua.

Io visitai questa nuova residenza proprio sul principio della sua fondazione, attraversando tutto solo il « cerrado », dalla Colonia del S. Cuore, dove allora mi trovava.

Che cos'è il « cerrado ».

Non creda, amatissimo Padre, che abbia dovuto attraversare dense foreste. In questo altipiano centrale del Brasile le foreste vergini, più o meno vaste, si trovano presso i grandi fiumi, dove le condizioni del suolo sono favorevoli alla forte e lussureggiante vegetazione forestale: il restante è « cerrado », cioè vegetazione arborea, più o meno fitta, di ridotte dimensioni, rachitica, arsa dal sole e, annualmente, dal fuoco. Alle volte non vi è nemmeno questo; e allora è prateria ben adatta per l'allevamento del bestiame in vasta scala.

Qualcuno potrà dedurne: - Allora il terreno non è fertile?

- Predomina la sabbia... tanto che se per qualche anno mancassero le piogge periodiche, avremmo un gran deserto, io credo, che rivaleggerebbe col Sahara.

- E nella sabbia v'è tanta vegetazione?

- Vi è una vera ricchezza, fra l'altro, di medicinali. Posso accennare all'albero comune della china, la cui corteccia fornisce il noto importante rimedio; - a quello della genziana; - ad un terzo della famiglia delle lagannacee da cui estraggono quel terribile veleno chiamato stricnina; - posso anche ricordare l'arrampicante salpariglia, - l'arnica, - ed anche, presso i ruscelli, l'aromatico mate. Ma l'enumerazione si fa lunga... e torno alla natura del suolo, di cui diceva.

Una buona parte di esso, in quest'altipiano, è costituita da una pietra arenaria, ordinariamente rossa, nella quale osservai una cosa, per me, curiosa; vidi, cioè, nel mezzo di essa dei vuoti abbastanza regolari, che hanno figura di marmitte di varia grandezza, le cui pareti sono della stessa arenaria, ma molto più dura e consistente della zona circostante, dalla quale alle volte si possono nettamente estrarre. Altre volte il suolo è un amalgama durissimo, quasi di calcestruzzo di color giallo, oscuro, disseminato di ciottoli, che dà indizio di provenire da qualche gran fenomeno vulcanico. Il vero caos, che presenta questo suolo in certi luoghi, fa pensare a ciò, certo in tempi ben remoti, perchè i Bororo non hanno neppur l'idea di simili fenomeni e non ve n'è nessuna traccia nelle loro leggende.

Quest'altipiano è d'una monotonia tremenda, assai più accasciante di quella del mare, dove è cielo ed acqua, mentre qui è cielo e l'opprimente « cerrado ».

In queste osservazioni e perlustrazioni, intercalate da continue decine del Santo Rosario, arrivai alla fine d'un lungo e noiosissimo tratto di bosco, arso da poco dal fuoco; e fra, i neri e abbruciacchiati rami, intravvidi il corso del fiume, sulle cui rive sorgevano le capanne della nuova residenza.

Prima d'entrarvi, ancora una domanda: - Perchè mai la vegetazione vien distrutta dal fuoco?

Ecco: nei mesi di secca gli indii dànno fuoco al bosco per loro comodità, cioè per poter camminare con più speditezza; e i civilizzati fanno - altrettanto per riunire il bestiame sparso. Nei mesi di luglio, agosto e settembre, il foraggio del « cerrado », o delle praterie, è duro, senza sostanza; e perciò il bestiame va in cerca di miglior alimento, e lo trova là dove è passato il fuoco, perchè, nel volger di pochi giorni, ecco che, in quei tratti, una tenera erbetta ammanta tutto quanto il suolo, come da noi in primavera. Per questo chi ha delle migliaia di capi di bestiame, sparsi su di una immensa superficie, appicca il fuoco in punti determinati, e, dopo una quindicina di giorni, è sicuro trovarvi buona parte del bestiame che, uomini ben esperti, correndo a cavallo, radunano in appositi recinti, sia per la somministrazione medicinale del sale, sia per bollarlo del proprio marchio con ferro rovente, sia per la scelta dei capi, ecc.

Al nuovo villaggio.

Ma eccoci di fronte all'incipiente villaggio salesiano dell'Immacolata... Non case, non palazzi, non chiesa, non campanile... ma poverissime e piccole capanne, sopra le quali sta sospesa una nube di fumo azzurrognolo. Alcune di esse, fatte .... un po' più artisticamente, mi fanno supporre esser quelle la residenza dei Missionari. Difatti, al rumor dei passi del cavallo, ecco tutto umile e quasi a capo chino sbucare dalla capanna di foglie di palma il carissimo D. Colbacchini, e, da altre, gli altri confratelli che festevolmente mi vengono incontro.

Disceso da cavallo, vengo introdotto nella direttoria. Un palo impertinente mi levò di testa il cappello, ed un altro, non avendo fatto l'inchino abbastanza profondo, quasi mi strappò un pezzetto di cuoio cappelluto! Ma è nulla; ci sediamo tranquilli e nessuno può venire a disturbarci, perchè la... sala, con un arnese che pare una branda, un tavolino e le nostre persone, a piena al completo.

Anche gli altri confratelli mi conducono a visitare le loro cellette, tutte dello stesso stile, voglio dire dello stile con cui i nostri contadini fanno le capanne nei campi per riparar d'estate i pulcini dalle piogge. In seguito visitai anche le costruzioni.

- Vede? questa sarà la nostra cappella. Fin qui il presbitero!...

E al campanile ci avete pensato?

- Eccolo là... e mi indicavano un grande albero, sul cui biforcamento penzolava una campanella.

- Queste stecche segnano la nostra casa,... queste altre quella dei ragazzi interni e la loro scuola. Gli indi, per ora, sono accampati là alla buona; poi anch'essi costrurranno le loro casette, obbedendo ad un piano generale. Vede la cucina?... è tutta all'aperto, ma tra poco anche essa avrà la sua casettina a parte.

- Ed è tutto questo il materiale di costruzione?

- Sicuro. Queste foglie di palma sono le nostre tegole; le aste delle stesse foglie servono per le finestre e le porte; queste canne di bambù formano i listelli per il tetto; questi pali scelti i nostri pilastri, le traverse, i travicelli... questa corteccia fu procurata di proposito per fare le pareti della cappella.

- Davvero, la foresta fornisce tutto... non manca nulla

- Solo, alle volte, manca ai nostri indii la volontà di lavorare... Ma si prende ciò che dànno, e noi mettiamo il resto, che non è poco.

Un suono di campanello ci avvertì che la cena era pronta. Ci avviammo al refettorio, ed ognuno prese posto attorno ad una tavola... di canne di bambù. Terminata la solita preghiera, uno dei nostri mi disse: « Diamine, curvi sulla mensa così, non è vero che sembriamo tanti punti interrogativi? » E non sbagliava: ma conviene pur adattare le persone all'altezza della casa!

- Abbiano pazienza, rispose un altro: ed avremo anche noi le nostre belle casette.

La cena fu poverissima, ma condita dalla più schietta letizia, che, in mezzo alle privazioni e ai sacrifici della vita missionaria, è il primo dono, dopo quello della grazia di Dio.

All'indomani, domenica, vi fu Messa campale, alla quale assistettero tutti, i Bororo. Terminata la funzione, in mezzo a un lieto vociare, tutti ebbero la loro razione di cibo, e poi ciascuno si ritirò nella sua capanna, dove, mutati gli abiti della festa, ricomparvero subito con tanto di arco e freccia, e, le donne con il gran cesto penzoloni dietro la schiena. In un attimo l'accampamento restò quasi deserto; ognuno era partito pel compimento del suo dovere, come dicono essi stessi, seri seri, volendo indicare l'andar a caccia, a pesca, o in cerca di frutta. E con che impegno lo compiono!

Con i cercatori di diamanti.

Avendo veduto gli indii andarsene tanto allegri e contenti, venne anche a noi il desiderio di fare una gita. Scendiamo l'altra sponda del fiumicello, e scorgiamo, a poca distanza, una canoa, con due civilizzati di nostra conoscenza. Ci salutammo a vicenda.

- Dove vanno?

- Qui vicino, in cerca di diamanti.

- Fossero arrivati un po' prima, potevano udire la S. Messa, oggi che è domenica.

- Ci dispiace: non ci avevamo proprio pensato!... Ma vengano, vengano un'oretta con noi...

Annuimmo volentieri. Entrammo nella nostra povera barca, che è un gran tronco d'albero scavato, e via con i cercatori di diamanti. In una mezz'oretta fummo ad una piccola cateratta: il luogo prefisso. Ancorammo le imbarcazioni, poggiando la poppa su di una pietra a fior d'acqua; e noi discendemmo su di un piccolo scoglio per meglio osservare.

Senz'indugio i nostri uomini tiran fuori dalla canoa il loro strumento. Immaginatevi un recipiente di legno, di forma circolare, del diametro di circa un metro, incavato in modo da formare un cono dell'altezza d'un 25 centimetri, Al primo vederlo, vi sembrerebbe un enorme... cappello cinese! È un arnese che si chìama « batea », ed è l'unico che questi cercatori ambulanti usino per la pesca del prezioso minerale.

Osservarono dapprima le pietre che emergevano dalle acque, ne estrassero altre dal fondo del Rio e, nella loro omerica tranquillità, ne tirarono buon pronostico.

Quindi presero la « batea, » ed andarono presso una grossa pietra, ove l'acqua giungeva fino alla cintola. Là, assicurando con una mano il gran cappellone galleggiante sull'acqua, con l'altra presero ancora un po' di sabbia e di pietruzze dal fondo del fiume, l'osservarono con visibile soddisfazione; e, di buona lena, si posero al lavoro, estraendo dal fiume tutto ciò che incontravano, servendosi di un piatto e gettando il tutto nella « batea. ».

Raccolta così una certa quantità di fanghiglia, si misero a scuotere la « batea », pur lasciandola galleggiare sull'acqua, come quando si vaglia qualche cosa. Infatti la facevano, di tanto in tanto, girare su se stessa da sinistra a destra, e viceversa, rimescolando sempre il contenuto con una mano e facendovi di tanto in tanto entrar dell'acqua, affine di asportarne la sabbia. Noi stavamo silenziosi a contemplarli, ed essi, tutti assorti nel loro lavoro, di tanto in tanto andavano ripetendo con gran calma: « Che belle forme!... che bei fagiuoli!... Quanta ferruggine... e come brilla!... Quante, quante forme!... quanti fagiuoli!... ».

« Forme?!... fagiuoli?!... » andava ripetendo fra me.

Terminata l'eliminazione delle pietruzze maggiori, e lavato con cura tutto il restante, in modo da pulirlo ben bene dalla sabbia, incominciano l'ultima operazione, la più delicata. Appoggiata la « batea » ad una pietra, con una mano vi gettano dell'acqua in modo da risciacquar bene, a poco a poco, tutta quella minutissima ghiaia, rimasta nel fondo della medesima. Gli occhi attenti seguono la lenta operazione con somma curiosità: con movimento quasi ritmico la mano continua a gettar delicatamente dell'acqua... ed ecco, a un tratto, un lucicchìo... un punto luminoso che brilla... è il sospirato diamante! Lo prendono, l'osservano, lo pongono da parte, e continuano intenti l'operazione. ,

Mentre un d'essi preparava del materiale per una seconda « batea », volli chiedere spiegazione di quei benedetti « fagiuoli », e di quelle « forme ».

- Eh! signor Padre! mi rispose, anche noi abbiamo i nostri termini speciali! « I nostri fagiuoli » sono queste pietruzze rossastre oscure, di forma più o meno come i fagiuoli. Le « forme » sono queste altre più piccole, minute e di color nero; la « ferruggine » sono queste altre rilucenti, e tutto questo è sicuro indizio di diamante.

- E perchè chiamate « forme » queste pietruzze nere?

- Perchè sono diamanti in via di formazione, e, col tempo, forse con secoli, senza dubbio diverranno diamanti.

- Siete proprio certi che sia così? In tal caso potreste raccoglierle e nasconderle... in attesa del compimento della metamorfosi!

L'uomo sorrise, ed anch'io sorrisi, ben comprendendo ambedue che bisognava lasciare, indisturbato, alla natura, il lento lavoro, di cui noi non potevano sognare di veder la fine.

Assistemmo a tre « bateadas », sempre fortunate; poi, rientrati nella canoa, risalimmo il fiume fino alle nostre capanne. Ma i due cercatori rimasero là, dentro l'acqua, fino a sera, pescando una ventina di diamanti più piccoli di un grano di riso, che potevano dar loro un guadagno di poco più di cento lire.

Poveri indii! - La voce del « dovere ».

Verso il tramonto arrivarono anche gli indii; e i nostri pescatori avevano fatto poca fortuna. Altri erano andati a bere il vino di palma ed erano allegri da non si dire. Parlavano, cantavano, ed anche dondolavano che era una bellezza. Uno dei più esaltati si diresse a Don Colbacchini e reggendosi, come poteva, sulle gambe:

- Guarda, diceva, guarda come son pieno! Sto bene sai, molto bene. Non credere che io sia arrabbiato; no, son molto allegro e ti voglio molto bene. Una volta... ah! una volta!... noi non pensavamo bene di voi, e quasi quasi...

Il poveretto, alle volte, coi gesti, credeva supplire alle parole che non gli venivano.... finchè, ricevuto un po' di tabacco, se ne andò contento, ripetendo sempre: « Ti voglio bene, non son arrabbiato... son allegro... ».

Un altro, ben colmo anche lui, recava in mano un recipiente pieno, e cantando, in tutti i toni i pregi del suo liquore, voleva che tutti ne assaggiassero. Una catastrofe pose fine alla commedia, perchè il poveretto cadde fra le risate generali, frantumando il suo recipiente di terra cotta... Sson veramente da compiangere!...

- Ma dove, e come ottengono questo vino? ...

Tra le molte specie di palme che fioriscono in queste foreste, ve n'ha una, chiamata Acury dai civilizzati e Apido dagli indii, alla quale, dopo aver debitamente tagliate ed incurvate a terra le foglie, questi svolgono il germoglio, praticando nel midollo un'incavatura, che poi ricoprono. Tornano ad essa il giorno seguente e con un palo, che mercè apposite intaccature, serve loro di scala, salgono sulla palma e là con un cannello raccolgono il bianco liquido che si è depositato nell'incavatura, e così fanno ogni giorno, per una quindicina di giorni.

Questo liquido, fresco e gustoso prima della fermentazione, divien acido e sgradevole quando è fermentato, ed è una specie di vino, che gli indii bevono egualmente con gli effetti descritti.

All'indomani i fumi del vino erano spariti, e una buona parte degli uomini e delle donne, si presentava al lavoro. Mentre si distribuiva la colazione, giunse un fischio dal fiume. In un baleno volarono tutti alle loro capanne; presero frecce, arco, lenza, e via a pescare. Che farci? Il tempo della pioggia è vicino, e bisogna fare in fretta la cappella, le case... ma niente ti turbi... e ben pochi furor quelli che restarono al lavoro. Gli altri, al fischio che loro diceva esservi il passaggio dei pesci, furono obbedienti alla voce del dovere; ed il Signore die' loro abbondante pesca. Così l'indio fece allora, così fa adesso, così farà quando sarà tempo di piantare e di raccogliere, cose tutte per lui secondarie; e farà sempre così per molti anni, perchè per quanto sarà progredito, sempre sarà un po' indio, ed i suoi istinti dovranno divenir assopiti prima di poter essere distrutti.

Poco dopo riattraversavo il noiosissimo « cerrado », ma quasi senza avvedermene. La mia fantasia era troppo occupata a porre accanto alle umili capanne, da poco lasciate, le nostre Case d'Italia e d'Europa: accanto alla presente mancanza del necessario, le comodità e le feste di altri tempi: e i parenti, gli amici e tante altre care persone, accanto a questi selvaggi, eterni fanciulli di cent'anni!... Pane di tutti i dì del missionario è la materialità, l'instabilità degli indii, e ogni sorta di difficoltà, senza un diversivo che lo trasporti, almeno per un po', in una atmosfera più spirabile. Qui, mi sia lecito aggiungere, non si avvera nemmeno il proverbio: « ab assuetis non fit passio ».

Solo una forza di volontà non comune, aiutata dalla Grazia, può accettare questa vita con rassegnazione, e in certe circostanze anche con entusiasmo; ma non di rado il fisico è stanco e anche il morale è abbattuto. Ah! sì, pregare per il missionario è carità fiorita.

Chiudo questa mia, dimandando preghiere. Da qualche mese sono stato traslocato a questa. Colonia. Raccomando me, i confratelli, e tutti questi cari indii, neofiti e non neofiti, alle sue preghiere, amato Padre, ed alle preghiere di tutti i buoni Cooperatori... Ah! sì, pregare per i missionari è carità fiorita!

Con la promessa di riprendere presto la penna per darle altre notizie,

Di Lei, venerato Padre,

Umile Servo in G. C. Sac. CESARE ALBISETTI,

Missionario Salesiano.

UNA LETTERA DEL S. PADRE al nostro Procuratore Generale in Roma.

Siamo lieti di annunziare che avendo il rev.mo nostro Procuratore Generale presso la S. Sede, Dott. D. Dante Munerati, in segno di devoto omaggio, offerto al Santo Padre copia di due sue opere: « Promptuarium pro ordinandis et Confessariis examinandis » e « Iuris ecclesiastici publici ac privati elementa », ne ebbe in risposta, insieme con una cordiale lettera di congratulazione e di auguri dell'Em.mo Card. Segretario di Stato, un prezioso Autografo Pontificio. Dice il Santo Padre che tutto quello che viene insegnato ai ehierici intorno alle Sacre Dottrine è seme che si moltiplica nelle mani stesse dell'agricoltore e rende frutti centuplicati, e perciò si congratula con lui dell'opportuno lavoro, e in pegno di paterna benevolenza gli imparte l'Apostolica Benedizione, qual caparra di celesti favori. Ecco il prezioso documento:

DILECTO FILIO SAC. DANTI MUNERATI PIAE SOCIETATIS S. FRANCISCI SALESII

BENEDICTUS PP. XV.

Dilette Fili, Salutem et Apostolicam Benedictionem. - Bina a te accepimus volumina, alterum inscriptum « Promptuarium pro ordinandis et confessariis examinandis », alterum « Juris ecclesiastici pubblici ac privati elementa », et amavimus pietatis in Nobis testimonium et studium a te in cleri institutionem collatum. Vix ullum fortasse est opus, in quo possit quis versari utilius Quidquid enim impertitur clericis doctrinae sanctae semen est, quod, multiplicatum in ipsis agricolarum manibus, reddit fructum centuplum. Idque est caussae cur tibi, Dilecte Fili, dum de oblato rnunere gratias agimus, de locato in re optima labore gratulemur. Testem benevolentiae Nostrae accipe Apostolicam Benedictionem, quam, caelestium conciliatricem munerum, tibi ex animo impertimus.

Datum Romae apud S. Petrum, die XVII Decembris MDCCCCXX, Pontificatus Nostri anno septimo.

BENEDICTUS PP. XV.

La pontificia approvazione è, senza dubbio, la più dolce ricompensa al dotto cultore di scienze sacre, e noi gliene facciamo i più vivi rallegramenti.

"Deo et Caesari „

Con questo titolo « Deo et Caesari », due valenti teologi, il Can. De Alexandris e il Can. Capitani, Professori di Diritto Canonico e Civile nella Facoltà Legale Pontificia di Torino, hanno pubblicato testè un pratico manuale in lingua italiana, che dà un'esposizione sommaria e ben ordinata di tutti i diritti e doveri del Clero, secondo il Codice di Diritto Canonico, nonchè delle disposizioni delle vigenti leggi italiane in materia ecclesiastica e dell'applicazione che ne hanno fatto le autorità amministrative e giudiziarie. È un lavoro utilissimo, non solo ai sacerdoti, ai Parroci e ai loro coadiutori, cui è particolarmente destinato, ma anche a molti laici, come avvocati, impiegati di pubbliche amministrazioni ecc., ecc. Il bel volume di 784 pagine, con un copioso indice alfabetico delle materie, si può acquistare al prezzo di L. r2 anche dalle Librerie della Società Editrice Internazionale di Torino (Corso Regina Margherita, 174), Milano, Parma, Catania.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Nel Santuario, il 24 del mese si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica: - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: - ed è il popolo di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con viva fede accorre alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

Una vocazione assecondata.

Da dieci anni vagheggiava di entrare nelle Figlie della Carità, e ogni volta che manifestava al babbo questo desiderio, erano bestemmie orrende contro la Madonna, Iddio e i Santi, che duravano più giorni. Giunta all'età di ventun anno, entrai nell'Istituto da tanto tempo sospirato; ma il babbo cacciò di casa la mamma e la sorella, bestemmiando e gridando: - O tutte e tre in casa, o nessuna! - La mamma corse a prendermi, ed io, piangendo, tornai in famiglia. In quel tempo, per mia ventura, cominciai a frequentare la chiesetta dell'Oratorio Salesiano di Borgo San Paolo, e mi raccomandai a Maria Ausiliatrice. Dopo dieci giorni la Superiora mi scrive che avrei potuto cominciare il mio postulandato, se avessi avuto il permesso di papà. Corsi all'Oratorio, intensificai le preghiere, e tentai subito l'ultima prova.

A mezzogiorno, quando il babbo tornò dal lavoro, così gli parlai: - Babbo, guarda, mi ha scritto la superiora... Che cosa devo rispondere?... mi lasci andare? - Oh miracolo di Maria! Quel cuore, che prima pareva inaccessibile ad ogni preghiera, si mutò per incanto, e, con commozione visibile, mi disse: - Sì, rispondi, che è probabile che vada.

Come rimanessimo la mamma, la sorella ed io, nessuno può immaginarlo! la voglia di piangere e insieme di ridere ci serrò la gola. Quel giorno in casa non sì pranzò più. Nel pomeriggio volai subito all'Oratorio di San Paolo a ringraziar la Madonna, e dai parenti ad annunciar la lieta novella. In pochi giorni feci i preparativi della partenza, ed ora sono felice, e contenta d'aver potuto, per intercessione speciale di Maria Ausiliatrice, seguire la mia vocazione.

Ma la grazia fu doppia;, poichè: mio padre, che prima bestemmiava ad ogni parola e si ubbriacava sovente, ora ha cambiato completamente vita, ed è diventato la gioia in famiglia e un buon cristiano. O Aiuto dei Cristiani, sii mille volte benedetta! Torino, 1 gennaio 1911.

R. L. postulante nelle Figlie della Carità.

DARFO. - 23-XII-192o. - Tempo fa mio marito venne colpito da polmonite influenzale, che mise il medico curante in timore della sua esistenza. Si esperirono i rimedi dell'arte, ricorrendo però io in pari tempo a quelli spirituali. E come era memore della potenza di Maria SS. Ausiliatrice, così non dubitai di ricorrere a Lei, promettendo un'offerta per le Opere di Don Bosco, se ridonava a mio marito la salute. La grazia non tardò ad essermi concessa, perchè dopo alquanti giorni, l'infermo cominciò a migliorare e, in tempo relativamente breve, passò dalla convalescenza alla guarigione.

Adempio ora alla promessa fatta, e mando la mia offerta per l'Istituto Salesiano, ben riconoscente alla Madonna del favore concessomi, e ben fiduciosa che pur in avvenire vorrà proteggere la nostra famiglia, come Le è piaciuto sin qui, anche col salvarci l'unico figlio, per quattro anni combattente fra i gravissimi pericoli materiali e morali della guerra.

CESARINA BONTEMPI ZANARDINI.

SAVONA. - 23-XII-192o. - Il mio bambino Lello, di 4 anni, venne colpito da pleurite. Tutti ì medici chiamati mi dissero essere la malattia molto seria, specialmente per la forma della malattia che avrebbe avuto un decorso lunghissimo di più mesi. Io, addoloratissima, ma fiduciosa in Maria SS., ricorsi a Lei e promisi che avrei fatto pubblica sul Bollettino Salesiano la mia riconoscenza, se avessi ottenuta la guarigione del mio bambino entro un mese. Appena fatta la promessa, il mio bello incominciò a migliorare, il liquido della pleura si riassorbì in pochi giorni, senza bisogno di nessuna operazione (cosa assai difficile al dir dei medici), in quindici giorni il mio bambino si sfebbrò completamente, e al ventitreesimo giorno potei portarlo in campagna a cambiare aria. Gli stessi dottori rimasero meravigliati della rapidità della guarigione, e non seppero darsene ragione. Ma sapevo io benissimo chi faceva guarire così bene e così presto la mia creatura. Vergine Santa, vi ringrazio!

BicE GASPARINI SANGUINETTI.

CAPRINO VERONESE. - 3-XII-1920. - Mentre una forte malattia minacciava di togliermi all'affetto dei miei cari figli e di mio marito, mentre al male ingagliardito non si poteva più porre rimedio, io mi rivolsi fiduciosa al mio altar di rifugio, ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice, e con tutto lo slancio della mia anima angosciata per l'inevitabile pericolo, chiesi a Lei la grazia della salute, con la promessa di pubblicare il favore e di mandare un'offerta. La potente Ausiliatrice accolse i miei voti e mi esaudì; ed ora che ho riacquistata per suo mezzo la salute, col sentimento della più profonda gratitudine rendo a Lei il mio tributo, con la preghiera di preservarmi da ogni male e di assistermi sempre.

FIORETTA MARGHERITA FERRARI.

COTIGNOLA. - 21-VII-192o. - Nel febbraio caddi ammalata con minaccia di bronco-polmonite. Mi raccomandai caldamente a Maria Ausiliatrice, e in pochi giorni fu scongiurato il pericolo e potei ritornare alle mie occupazioni. Dopo un mese, ammalai nuovamente; e questa volta il medico temeva una pleurite. Mi raccomandai con più fervore a Maria, e con gioia potei constatare che il male si limitò ad uno sfioramento pleurico guaribile in poco tempo. Ora, sono completamente ristabilita e rendo pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice, che per due volte mi ha sì prodigiosamente protetta.

SANTINA MELANDRI.

VARENGO MONFERRATO. - 2-1-1921. - Era caduta ammalata di un male che faceva morir molta gente, ed anche in me si aggravò al punto che avevo la febbre a 40°, e mi durò 5 giorni. S'immagini la preoccupazione mia e de' miei cari parenti!

In buon punto, dietro tante letture che avevo fatto delle grazie pubblicate nel Bollettino, mi sovvenni della cara Madonna di D. Bosco. Mi raccomandai a Lei, promisi un'offerta, feci la novena, e fui libera.

Lo sono sempre stata, e lo sarò finchè vivo, divota a Maria Ausiliatrice! Il Cielo mi dia tanti imitatori!

CANE RODOLFA.

PALESTRO. - 3-1-1921. - Una vertenza spinosa mi teneva, da un anno, in dolorosa condizione fisica e morale. Mi rivolsi alfine a Maria Ausiliatrice con una fervorosa novena, abbandonandomi tutta con fiducia alla bontà e alla potenza della Madonna di Don Bosco. Al termine della novena l'annosa vertenza era composta con esito sodisfacente. Ne ringrazio profondamente, la Vergine, invocando la sua benedizione sul mio avvenire.

R. B.

LEVATE. - 27-XI-1920. - Mio figlio Pietro, giovane di 26 anni, sulla fine di marzo p. p. cadde gravissimamente ammalato con improvvisa totale paralisi della spina dorsale a tutta la parte inferiore del corpo. I medici curanti diagnosticarono il male per una meningo-mielite acuta ed avvertirono il pericolo di morte o di infermità per tutta la vita. Angosciati, famiglia ed ammalato, ricorremmo fiduciosi a Maria SS. Ausiliatrice con una novena; e Maria SS. Ausiliatrice ci esaudì.

GIOVANNI CAIRONI.

PEVERAGNO., - 2-1-I92I. - C'è un'esperienza interiore che ha un altissimo grado di certezza per l'anima: perchè non comunicarla altrui, anche se in termini espliciti è incomunicabile? Nelle lunghe mie sofferenze, riflesso di una terribile disgrazia imminente a un mio carissimo fratello, dalla quale tutta la mia famiglia sarebbe stata gettata in un dolore non facilmente sopportabile, tutto quello che è inesprimibile e si chiarita con approssimazione fiducia cristiana, sentimento certo della protezione di Dio, io l'ho provato, dopo che a Maria Ausiliatrice, cui da mio padre, ardente cooperatore salesiano, fin da fanciulla imparai ad invocare, ebbi commesse le sorti mie e dei miei. Ora alla Madonna, che lentamente fece scomparire la minaccia del male tanto deprecato, e che prima che scomparisse somministrò la forza di sopportarlo, sciolgo il mio debito che coincide con l'esigenza che provano tutte le anime visitate da Dio di comunicare altrui le sue misericordie.

CIVALLERI CATTERINA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. A. di Torino, A. G. di Milano. A. S. di Figline Val d'Arno, Acastello Margherita, Aceto Speranza, Alessio Onorina, Almerici Almerico, Altoè d. Antonio, Anialberti Rosa, Ambrosiani Maria, Anganoa Giuseppe, Anselmi Rosa, Armanni Giuseppe, Arnoldo Flavio, Aroldi Ines, Arrigoni Giuseppina, Arrigoni Maria, Arrigoni Pierina in Barcelloni, Arnas Giuseppe, Assalini Maria in Danesi, Avignone Antonio, Alvarado Stefana de Bonilla.

B) - Badini d. Francesco, Badini Maddalena, Baldo Francesco, Balestra Margherita, Bartoli Alessandro, Barasso Maria, Barberi Maddalena, Baronessa di Polizzello, Bassò Paolino, Battezzato Andrea, Baudino d. Giovanni, Bedetti Angiolina, Bellinzoni Siro, Belzano Maria, Bendìni Anna, Berra Tommaso, Bertaso Rosa, Bertolini Ida, Bianchi Luigia, Biandrate Silva, Bisio Caterina, Bombardini Emelia, Bonatelli Adelchi, Bonifarieso Remigio, Bonini Ambrosina, Borda Giovanna in Barolo, Borgomaschino Teresa, Borreani Maria in Grappiolo, Bortolossi Clotilde, Bosetti Chiara, Botti D. Pietro, Bottinelli Clotilde, Bottinelli Regina, Bottino Regina, Botussi Maria, Breganze Pierina ved. Anzi, Brignolo Giuseppe, Brunelli Amalia, Bubani Maria, Bulfon Caterina, Burchi Nazzareno.

C) - C. A. di Torino, Cagnotti Teresa, Caironi Giovanni, Calleri Maria, Calvetti Giuseppe, Campo Giacinta, Cancelliere Giovanni, Cantamessa Maria, Cantone Paolina, Capoferri Maria, Cappellaro Antonietta, Carosso Sebastiano, Carozzi Pietro, Carrapi Antonio e fratelli, Caselli Caterina, Castelli Maddalena, Cavallari d. Cesare, Cerretti Angiolina, Ceschelli Giovanna, Cherchi Annarita, Chesi Vigilio, Chiappero Maria, Chiesa suor M. Adelaide, Chiusano Angiolina, Ciaceri teol., Cis Erminia, Cocco Consolina, Cocco Lucia in Lepori, Cochis Maria, Cogliati Giuseppina, Concato Giuditta, Corradini Francesco, Cortelazzi Adelaide, Cortini Lina, Cossu D. Emanuele, Costa Maddalena, Cotto Angelo, Craviotto Maddalena, Crippa Andreina.

D) - D. V. S. di Resina (Napoli), De Castro Giuseppina, Dedi Enrichetta, De Francisci Annita, Demarchi Angiolina, De Matteis Giuseppina, Del Piccolo Luigi, Destefanis Giovanna, Di Massimo Leopoldo, Divota di Altavilla, Dolazza Ingegnere, Dossetto Giuseppe, Donzelli Gianni.

R) - Famiglia Sassi Giov., Fanari Rosa, Fasoglio P. Adele, Favalà Carmela, Fedele Maria, Federici Maria, Fele Francesco, Fenati Domenica, Feraldi Maria, Ferrero Luigi, Ferri Assunta, Ferrini Antonietta, Figlia di Maria in Torino, Filippi Rosa, Filippini Offelia in Amati, Fioretta Margherita in Ferrari, Fiori Elisa, Fiscon Gemma, Foriani Maria In Dedi, Fornero Caterina, Fornigoni Bernabele, Fracassi Antonietta, Framba Giovanni, Franchelli Roggero, Frassato Maria, Frigerio Francesca, Frisoni Matilde in Craini, Fusina Nilla.

G) - Gabetti, Gaiti Santina, Gallenca Ottavio, Gallizzoli d. Francesco, Gallo Celestina, Gambaro Livia, Ganazzoli Giuseppina, Garrone Domenico, Garrone Giuditta, Gasparini Bice in Sanguinetti, Gazzera Antonia, Gelmini Francesca, Gerenzani Giovannina, Ghiotto Lina, Gi Fiorina, Giacobbe Caterina, Giacobbe Olimpia, Giaccone sorelle, Giani Giuseppe, Giardino Maria, Gironi Pia, Golina Giovanna, Grassi Maria, Gruaglio coniugi, Gruna Lida in Filippini.

H) - Hurtado Teodosia.

I) - I. D. R. di Castelnuovo d'Asti.

L) - L. T. di F***, Lidi Carlo, Leo Riccardina, Lotta Maria, Limonzi Donato, Locatelli Elvira, Locatelli Isabella, Locci Carlotta, Longhi Luigia, Lusso Giovanna, Lazzi Angelina.

M) - M. B. R. di Castelnuovo d'Asti, M. G. C. di Viterbo, Magario Giacomo, Maggini Teresa, Maistri Italia, Malta Rosaria in Buccola, Mangili Cesare, Marchese Francesco, Marchetti Anna in Mistè, Marengo Margherita, Martuciello Maria, Massidda nob. Raffaella, Maura Angiolina e Raffaele, Mautero Maria, Mazza Angelina, Meda Maria, Meschi Carolina, Miglio Carolina, Migliorino Cesira, Mignotti Giuseppa, Milanesio Antonio, Milani Cecilia, Miosio Francesco, Molara Maria, Molteni Francesca, Monari Adefe, Monetti Eugenia, Monica Nicola, Mongini Eufrosina in Ricci, Monzeglio, Clotilde, Morandini Edvige, Moscio Laurina, Mottalini Madda, Mularoni Vincenzo, Mura Carmela, Murdolo Aurelia-De Marco.

N) - N. N. di Alassio, Alessandria, Bardonecchia, Barlassina, Brivio, Campertogno Sesia, Carmagnola, Castelnuovo d'Asti, Chiari, Ornavasso, Regalbuto, Rivarolo Canavese, Torino, Nannini Farmacista, Negri Maddalena in Bevilacqua, Negrotto Marchesa Francesca in Cambiaso, Neri Anna, Nespoli Celestina in Orsi, Nizzi Maria in Tampelini.

O) - O. C. di Meina, Oddo Can. d. Giuseppe, Oderda chierico Giorgio, Oggero Teresa in Audisio, Olearo Giovanna.

P) - P. I. di Torino, Panni Teresa, Papi Amelia. Pallotti Virginia, Pacchioni Giovanni, Paumier Giuseppina, Pascut Giuseppe, Patalano Don Domenico, Palmesino Lucia, Pasquini fratelli e sorelle, Pancheri Lucia, Pedretti Attilio, Pedretti Giuseppe e Nina, Pegorari Adelaide, Pelluttreri Ottavia, Penna sorelle, Perin dottor Pietro, Peris Maria, Peroni Ida, Pezzo Carolina, Pezzoli Alessandro, Pianavia Comenica in Vallerga, Piantoni Antonio, Piazza Paolina, Pilloni Silvio, Piludu Rita, Piras Teresa, Pitzaglio Antonia, Pizzi Ldvige, Polese Maria, Prando Rosa in Santoro, Prando Teresa in Tagliabue. Pretoriani e famiglia, Priarone Andreina, Prosdocimo Luigia e Francesco, Prospero Teresa, Putzu Fedele.

Q) - Quaglia Faustina. Quagliotto Ida.

R) - Radaelli Rosalia, Rainelli Teresa in Lana, Ravano Anna, Ragno Giovanni. Recca Raffaele, Reforgiato Cristina, Retondini d. Gregorio, Rinchetto Ernesto, Rolfi Maria, Rossi Giovanni, Rossi Maria in Cantone, Rosso Angiolina, Rovetta Elisa, Rossi Brigida, Rossic Anna. Ruggeri Luigia, Ruggia Enrico, R. M.

S) - S. P. di Agliano d'Asti, Saccuti Alessandro. Sailer Giacomo, Salassi Enrichetta, Salvatori Iginia, Sampò Teresa, Sartor Antonio, Savio Metilde, Savoia Caterina, Scalvini Giovanni, Scodellari Emma, Scognamiglio Giuseppe, Scotton Pietro, Sella Giovanni, Semperboni Catty, Sideli Rosina, Simonetti Gina, Sipione Franca Giardina, Soldi Abigaille, Sottini Anna in Buonamici, Spagnol Marina, Spagnolo Beatrice in Caraccio, Spanu Giovanna in Boi, Stalla Tommasina, Stancheri Maria, Strobbia Matteo, Suini Emilia in Bianchetti.

T) - T. C P. di Piani Borghetto, Tanghetti Teresa, Tantardini Claudia, Tarolli Maddalena in Fontana, Tartaglia Virginia, Todde Assunta, Todescan Giuiio, Torna, lini Angiolina, Tommasini Angelo, Tomasini don Tommaso, Tonelli Margherita, Tonini Lucia, Torchio Luigia, Torre Laura e Giuseppina, Torta Luigia, Traverso Bar. barina, Trinchieri Chiora, Trinchieri Maria.

U) -- Urbani Bettina.

V) - Vaghi Irma, Vallenzasca M. e Guglielmina, Valli Elisa in Anghileri, Vanni dott. Angelo, Vianello Maria, Viarengo Eugenia, Viglietti Giovanni, Villanis Domenica, Vincio Maria, Viola Caterina, Vitali Famiglia, Voarino Romano, Vogliano Teresa in Riconda, Veneroni Maddalena, Venturini Elisa in Delpero, Vuillermm Matilde.

Z) - Zaccaria Carolina, Zanetti Edoardo,

NOTE E CORRISPONDENZE

L'Emmo. Card. Cagliero a Frascati.

Domenica 16 gennaio, l'Eminentissimo Card. Giovanni Cagliero, accompagnato dal sig. Don Albera, nostro Superiore Generale, e dal Dott. D. Conelli, Economo della nostra Pia Società, fece il suo ingresso episcopale nella Sede suburbicaria di Frascati, alla quale aveva optato nel Concistoro del 16 dicembre.

Le accoglienze furono le più cordiali ed imponenti.

Insieme con tutto il Clero secolare e regolare, anche le Autorità locali e del mandamento, e Senatori e Deputati, accorsi da Roma, mossero incontro, tra due fitte ale di popolo, al venerando Porporato. Agii alunni del Collegio nostro di Villa Sora si unirono quelli del Collegio di Mondragone, diretto dai PP. Gesuiti, e il lungo corteo giovanile attirò particolarmente lo sguardo paterno del Cardinale.

Sua Eminenza, infatti, nell'allocuzione che tenne, ringraziava tutti dell'entusiastica accoglienza, le Autorità, il rev.mo Capitolo e il Clero Secolare, i Superiori degli Ordini Religiosi, le Confraternite e i Sodalizi Cattolici, ma specialmente i giovani. «Mi è piaciuto - egli disse -vedermi circondato da questa balda e ardita gioventù. Noi, in questo momento così grave, abbiam bisogno di arditi, i quali sentano l'amore di Cristo, sentano la nostra fede, sentano la nostra religione. Noi abbiamo bisogno di arditi del pensiero e dell'azione per fare del bene, degli arditi senza pugnale, abbiamo bisogno di arditi colla medaglia di Maria, degli arditi di Gesù. Nei miei trent'anni di apostolato ho governato molti popoli civili e selvaggi. Li ho amati, ma credetelo, miei cari Frascatani, vi è posto anche per voi. Nelle mie missioni nelle lontane terre d'America ho avuto grandi soddisfazioni, ma non temete, miei cari figli, voi oggi avete preso tutto il mio cuore ».

E da degno figlio di Don Bosco, l'Eminentissimo una cosa domandò e raccomandò a tutti: la salvezza dell'anima!

Più che l'imponente suggestività della cerimonia, noi siamo certi che, a lungo, rimarrà impressa, in quanti assistéttero alla presa di possesso del nuovo Vescovo di Frascati, l'apostolica efficacia della sua parola.

Daremo, nel prossimo numero, altri particolari edificanti.

Alberi di Natale.

In occasione delle Feste del S. Natale in molti Istituti ed Oratorii Salesiani, grazie alla carità di benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, si potè svolgere, con intima gioia degli alunni, la festa del l'Albero di Natale.

A Torino, nell'Oratorio di Valdocco, per l'attività delle Dame Patronesse locali, cento fanciulli esterni ebbero, in dono, tagli e capi di vestiario. Anche gli alunni interni e quelli dell'Oratorio festivo di Borgo Monterosa, per lo zelo del nobile Comitato Torinese « Dame Patronesse Opere Venerabile Don Bosco » e di altre generose persone, ebbero, tutti un dono gradito.

A Roma, al Testaccio, la lieta adunata si svolse nella sala Clemson, presieduta dall'Em.mo Card. Cagliero e del sig. D. Albera, tra gli evviva di ben 7oo giovinetti, che ebbero capi di vestiario, cappottini, maglie, camicette, berretti, ninnoli e balocchi d'ogni genere, provvisti dalla generosità dell'impareggiabile Nobildonna, S. E. la Principessa Giovanna di Viggiano, a cui eransi gentilmente associate la Principessa di Piombino, Donna Maria Cingolani Spinola e Donna Beatrice Elia. L'On. Cingolani ebbe parole di sincera ammirazione per l'Opera di Don Bosco, che dovunque e in tutti i campi dell'attività umana sa rendere così fecondo il sacro apostolato di bene, chiamandovi a cooperare generosamente in forme geniali e gentili, i cuori più eletti della più alta aristocrazia moderna. Quindi associando il suo magnifico concetto ai ricordi delle donne romane del quarto secolo che dall'Aventino, guidate da S. Gerolamo, scendevano a beneficare le plebi del Testaccio e Porta Portuense e ne formavano un popolo degno della grandezza di Roma, chiudeva auspicando ad un sempre maggiore e più sereno amplesso tra le diverse classi sociali, il solo che possa assicurare la vera pace del mondo.

A Venezia, al Patronato Leone XIII, circa trecento fanciulli ebbero anch'essi vestiti, scarpe e capi di biancheria, od utili oggetti, giocattoli, dolci e frutta.

Ad Iseo, la festa dell' „Albero" segnò, provvidenzialmente, il sorgere di una più intensa vita dell'Oratorio.

A Trieste, il giorno dell'Epifania, con intervento di S. E. Mons. Bartolomasi e i rappresentanti del Comm. Mosconi e del Gen. Caviglia, si distribuirono a ben 28o ragazzi un vestito e un paio di scarpe. Il zelantissimo Vescovo prese la parola per dire che aveva un regalo anche per il Direttore Cav. Uff. D. Michelangelo Rubino, cioè che S. M. il Re, di motu proprio, lo aveva promosso Commendatore della Corona d'Italia. L'entusiasmo dei giovani coperse la lieta notizia con frenetici applausi.

A Zurigo, i numerosissimi fanciulli e le fanciulle che frequentano la Missione Italiana, il giorno stesso di Natale, nella grande Turnhalle di Feldstrasse, gentilmente concessa dal Municipio di Zurigo, ebbero anch'essi opportunissimi doni, offerti dai numerosi simpatizzanti verso quella istituzione.

Anche a Fiume, circa trecento poveri fanciulli, per la generosa corrispondenza d'insigni benefattori, gentilmente pregati da quel Direttore, poterono avere qualche capo di vestiario. L'Em.mo Card. La Fontaine, Patriarca di Venezia, fece pubblicare l'appello del Direttore nel giornale Venezia, incaricando della raccolta degli indumenti e di ogni altra offerta gli Esploratori Cattolici.

Il Signore benedica largamente i generosi benefattori di tanti fanciulli. Chi li avesse visti, i più piccini, come li abbiamo visti noi a Torino, non appena fuori dell'Oratorio, correre verso le mamme che li aspettavano, e mostrare ad esse e baciare con lacrime di gioia il taglio di vestito e la maglietta di lana avuti in doni, oh! non dubiterebbe della loro riconoscenza, e delle loro preghiere al trono celeste, per chi procura loro un dono gradito, e specialmente per chi li sovviene nelle eccezionali strettezze presenti.

Consacrazione Episcopale di Monsignor Domenico Comin.

Mons. Domenico Comin, recentemente nominato Vicario Apostolico di Mendez y Gualaquiza e Vescovo titolare di Obba, ricevette la consacrazione episcopale il 17 ottobre u. s, nella chiesa cattedrale di Cuenca. Consacrante fu S. E. Rev.ma Mons. Daniele Hermida, Vescovo diocesano, assistito dal Decano e dall'Arcidiacono del rev.mo Capitolo della Cattedrale. La cerimonia, alla quale assistettero elette rappresentanze, accorse da varie parti della Repubblica, si svolse in modo inappuntabile. Primo padrino fu l'ecc.mo Ministro Plenipotenziario del Cile.

Al nuovo Vescovo giunsero doni e numerose congratulazioni, anche dall'Estero. Gli tornino graditi anche i nostri voti fraterni di ogni più cara consolazione!

Per l'Introduzione della Causa di Don Beltrami.

S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe Gamba, Vescovo di Novara, con apposita Lettera (Ved. Rivista Diocesana Novarese, anno VIII, n. 11), comunicava alla Diocesi il Decreto dell'Introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del nostro Don Beltrami:

« Il 27 luglio u. s. la S. Congregazione dei Riti in sua seduta ordinaria, con voto favorevole, approvato il giorno seguente dal Santo Padre, accoglieva l'istanza per l'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Don Andrea Beltrami della Pia Società Salesiana.

» Questo fatto che onora e consola grandemente la tanto benemerita Famiglia Salesiana, onora pure e deve non meno consolare la nostra diocesi, che al Servo di Dio diede i natali e ne possiede le spoglie.

» Si svolse presso la nostra Curia sia il processo canonico informativo circa le virtù e la fama di santità del Servo di Dio, sia quello de non praestito culto. Dai processi risultò l'eminente virtù del santo sacerdote, del quale deve proprio dirsi: consummatus in brevi, explevit tempora multa, giacchè a soli 27 anni di vita aveva raggiunto la più alta perfezione cristiana ed era degno del paradiso.

» Leggete, carissimi parroci, e narratelo ai vostri parrocchiani il brevissimo compendio di sue virtù, quale è contenuto nel Decreto di introduzione della Causa... Tutti hanno molto da imparare dagli esempi del Servo di Dio, e sopratutto la gioventù, tanto secolare, quanto ecclesiastica, avrà in lui un modello ammirabile

» ... Oh se i giovani dei nostri Circoli giovanili si specchiassero in Don Andrea Beltrami, ne studiassero il carattere buono, pieghevole alle virtù, e seguissero colla fermezza di proposito, che egli aveva, la pratica del bene, quanto ne avvantaggerebbero le nostre famiglie e la società medesima, oggi più che mai minacciata dalla scorrettezza e dalla licenza dei costumi in cui cresce la nuova generazione!

» Ma chi può e deve molto imparare dal Servo di Dio sono i giovani chierici e i sacerdoti. Il Beltrami appena conobbe di essere chiamato da Dio al sacerdozio, anzi allo stato religioso nella veneranda Società Salesiana, non esitò un istante a corrispondere alla divina chiamata e si pose all'opera con tale ardore di animo e fermezza di proposito, da mostrarsi esemplare ai compagni nell'osservanza della Regola, fino ad essere chiamato da loro la regola personificata. Docile alla grazia di Dio e alle divine ispirazioni, divenne presto un modello perfetto di tutte le virtù chiericati e religiose, tanto da far presagire ch'egli sarebbe diventato un santo sacerdote, vero apostolo, come egli vivamente desiderava e domandava a Dio. E sarebbe certamente diventato tale, se non gli fosse venuta meno la salute, come Dio volle nei suoi imperscrutabili disegni ».

Tuttavia, osserva Mons. Vescovo, il caro Don Beltrami lavorò sino alla morte, scrivendo e pubblicando una ventina di operette ascetiche e morali, e lasciandone altre inedite.

« Dinanzi a questi esempi impariamo a lavorare e soffrire anche noi. Non ce ne mancano le occasioni. A risaputo che il lavoro è in ragione della nostra volontà. Chi ha volontà di lavorare trova molto da fare anche nelle piccole parrocchie...

» Ma oggi abbiamo pure molto a soffrire. Benchè Dio risparmi a noi i dolori di gravi malattie, non ci mancano occasioni di molte e anche gravi sofferenze. Anche la fatica del ministero costa. Poi vi sono note le innumerevoli contrarietà, privazioni, persecuzioni, amarezze d'ogni genere, che oggi specialmente deve soffrire il Clero...

» Sursum corda... Come il Servo di Dio Don Andrea Beltrami teniamo gli occhi fissi in Dio, nel Crocifisso, nel Tabernacolo, unde veniet auxilium nobis...

» Preghiamo con l'umiltà e la confidenza del Don Beltrami, e saremo certamente esauditi.

» Qui però devo pure raccomandarvi d'innalzare e far innalzare dai vostri fedeli fervorose preghiere a Dio, perchè presto conceda al grande suo Servo gli onori della Canonizzazione ed a noi sia dato quanto prima di venerarlo sugli altari qual nostro speciale Protettore... ».

* *

Quando Mons. Vescovo di Novara scriveva queste parole, il suo cuore era già straziato dalla sacrilega minaccia di togliere il S. Crocifisso dalle scuole dell'amata diocesi... Pur troppo l'attentato fu compiuto, ma non riuscì... Anzi ne nacque tale unanime reazione, che diè luogo ai più commoventi episodi che servirono a rinsaldare la fede anche nel cuore di quelli in cui era vacillante. Si videro andar per le vie uomini, donne e bambini col S. Crocifisso appeso al collo: in alcune scuole, dove per due o tre giorni si fece lezione senza il Crocifisso, gli alunni e le insegnanti lo portavano essi, e le insegnanti si toglievano il proprio per appenderlo sopra la cattedra o alla lavagna. Altrove, in segno di protesta, fu vista tutta la scolaresca disertare la scuola, e con la popolazione intera raccogliersi nel tempio in funzioni propiziatorie.

E subito si ottenne la riparazione

Ebbene ci è dolce il pensare che nella fiera minaccia, insieme con gli Angeli tutelari della Diocesi Novarese - ciò diciamo con tutto l'ossequio ai Decreti di Urbano VIII - anche il nostro Don Beltrami si sia prostrato ai piedi di Gesù per supplicarlo a non permettere, alla gioventù della sua amata diocesi, tanta sventura!...

NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

TORINO. - S. M. LA REGINA D'ITALIA E S. A. R. LA PRINCIPESSA JOLANDA A SASSI, ALL'ISTITUTO « ORFANI DI GUERRA ». -- Il 7 gennaio, alle ore 15, i bimbi orfani di guerra della Casa di Sassi ed una quarantina di orfanelle in rappresentanza dell'Istituto Maria Ausiliatrice di Valdocco, ben allineate nell'ampio salone di ricevimento, attendevano irrequieti e pieni di entusiasmo, S. M. la Regina d'Italia, che poche ore prima aveva annunziato una sua visita. L'Augusta Sovrana, accompagnata da S. A. R. la Principessa Jolanda, venne accolta dal Conte di Collegno, Presidente del Comitato « pro Orfani di Guerra », dalle signore Patronesse, dalle Direttrici delle due Case e da altre Suore. Le orfanelle di Grugliasco non poterono essere invitate a tempo.

La vispa e numerosa schiera, prima piena di irrefrenabile gioia, al sopraggiungere della Augusta Visitatrice e della sua Augusta Figliuola, che s'avanzavano fra loro sorridenti, impulsivamente e con aria di gran sorpresa: « Oh!» quasi ad una voce esclamò: « È mica questa la Regina!... È mica quella del ritratto!... ». E dissero, nella loro semplicità infantile, una gran verità. La Regina non era quella del ritratto, ma la madre buona, che, s'intrattenne alla famigliare con le suore e con i cari orfani di guerra.

Dopo il suono della marcia reale, un bimbo rivolse all'Augusta Signora parole di circostanza che furono assai gradite; ed anche una bimbetta orfana della Casa di Torino inneggiò in versi all'amata Sovrana e all'Italia. Ricordando i loro gloriosi genitori caduti in guerra, ringraziò Sua Maestà che si degnava di posare su loro il suo sguardo buono e materno:

su noi,

su noi che alla Patria - il babbo donammo e soli e deserti - nel mondo restammo;

e lo fece con tale espressione di profondo sentimento da eccitare visibile commozione in tutti i presenti, attirandosi in fine caldi baci dalla Sovrana.

Un'altra bimba aveva pronta una prosa d'occasione, ma Sua Maestà, con pena, non potè ascoltarla, volendo, come disse, trovarsi a tempo a Palazzo per ricevere S. Em. il Card. Richelmy. Abbracciò quindi affettuosamente la bimba, ed accolse con amabilità il foglio, che questa semplicemente Le porse, e lo passò, con l'album degli orfani alla sua Augusta Figliuola, che accolse ogni cosa con grazioso sorriso.

All'eco festosa di tutte quelle voci infantili:

Evviva la nostra Sovrana! Evviva la Principessa! Evviva l'Italia! seguiva lo scambio dei più affettuosi saluti... quindi l'automobile reale si mosse verso Torino, lasciando la più cara impressione della visita in quanti ebbero il piacere d'esservi presenti.

Il giorno dopo, un'altra automobile, ricca di doni, soffermavasi presso l'Istituto di Sassi, lasciando per ciascuno dei piccoli orfani una bellissima borsetta di confetti, inviati dalla Regina.

- LE ORFANE DI GUERRA, ricoverate nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice all'ombra del Santuario di Valdocco, in occasione delle Feste Natalizie e del Capo d'anno, con graziosa letterina autografa, assicuravano le loro amate benefattrici che se sempre, se ogni giorno, la loro preghiera sale fino a Dio e alla Vergine Ausiliatrice ed impetra benedizioni e grazie per i loro benefattori, in quei giorni essa sarebbe salita più frequente, più bella e con maggior fervore; e ben sapendo come Gesù buono accolga ed esaudisca la preghiera dei piccoli, ed in particolare dei piccoli già provati dal dolore, avrebbero saputo ottenere dal più tenero dei Padri le grazie più belle, i conforti più soavi, le benedizioni più ampie per ciascuna delle loro benefattrici, per le loro famiglie e per tutti i loro cari.

Le semplici, ma affettuose espressioni trovarono la via del cuore. Una brava signora rispose: « Ringrazio voi, piccole Orfane, della commovente e squisita letterina. Queste vostre preghiere al buon Gesù, sono per me la cosa più bella e più preziosa, ch'io potessi avere in dono per questo Natale. Grazie ancoca, o care piccole; gradite il semplice dono che vi mandano i miei bimbi, baciandovi tutte ». E inviava una cotoletta per ogni bambina ricoverata.

Altra signora mandò le arancie per rallegrare la mensa delle piccole orfane. Altre, altri doni. Un caro benefattore lasciò in porteria la sua offerta e, richiesto del nome, disse che non era necessario di farlo sapere, ma che gli bastava lo sapesse Quegli che è lassù; e si raccomandò che pregassero perchè potesse ritornare un altr'anno. Il Signore lo benedica.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

TORINO. - BORGO MONTE ROSA. - L'ORATORIO DIRETTO DAI SALESIANI nel popoloso Borgo Monterosa, nel compiere il second'anno di vita, vedeva assicurata la sua esistenza con la decisa erezione di un apposito locale. Aperto ancor durante la guerra ad iniziativa del generoso e provvido Comm. Luigi Grassi, Consigliere Comunale, col nome di « Ricreatorio Margherita Bosco », sarà trasferito, quanto prima, nella nuova sede, la quale, per deliberazione del Comitato promotore, verrà intitolata « Ricreatorio Michele Rua ».

Grande è il bene che compie quest'Oratorio anche nell'angusta sede attuale, e non solo nelle feste, ma ogni giovedì, ed ogni giorno della settimana, nel pomeriggio e alla sera.

Ogni pomeriggio, appena finita la scuola, vi si riversa almeno un centinaio di ragazzi delle scuole elementari, che vi s'intrattengono in breve svago; poi si raccolgono in cappella a recitare in comune le preghiere della sera, ascoltando, in fine, una breve esortazione.

Il giovedì è giorno di Oratorio pomeridiano, e l'industre carità di chi vi attende prepara sempre gradite sorprese per i giovinetti, che più solleciti e frequenti vi accorrono tutta la settimana.

Ogni sera poi, dalle 8 alle 9.30, vi si recano, da via Cottolengo, due salesiani che, dopo aver fatto recitare le preghiere della sera ad un'ottantina di grandicelli, e rivolta ad essi una buona parola, li intrattengono con onesti divertimenti, con letture proficue, con la scuola di musica istrumentale, e con le prove per le recite domenicali.

Non è dunque un'opera solamente domenicale o festiva, ma si può dir piuttosto che ogni festa si raccoglie il frutto di tutto il lavoro settimanale.

La frequenza festiva dei giovani è consolante, copie si constatò alla premiazione annuale, in cui ben 1oo e più giovanetti premiati nel dicembre 1919, meritarono nuovamente il premio nel 1920, sopra un totale di 200 premii, distribuiti fra i 300 giovani presenti alla solennissima festa.

Anche la condotta di questi giovani è veramente buona, e lascia sperare ottimi frutti per l'avvenire. E non parliamo solo dei ragazzetti delle scuole elementari inferiori : ma specialmente di quelli delle scuole elementari superiori e degli operai. La sincerità della loro buona volontà e le lotte che serenamente sostengono per non ripiegare la loro bandiera, fanno pensare, con entusiasmo, al loro avvenire.

Le opere che si poterono iniziare nei dare anni decorsi, particolarmente in quest'ultimo, se costarono enormi fatiche ai salesiani che vi si debbono trasferire più volte al giorno da via Cottolengo, sono un motivo di grande conforto per i frutti che dànno e che daranno più copiosi in avvenire.

Non appena si venne a constatare l'insufficienza degli attuali locali e l'impossibilità di allargarvisi, si costituì un Comitato pro Ricreatorio alla Barriera di Milano che, sotto la presidenza del benemerito sig. marchese Amedeo di Rovasenda, iniziò subito delle trattative, le quali condussero alla cessione, da parte di una nobile Dama Torinese che non vuol essere nominata, del terreno adatto per costruirvi il nuovo Oratorio.

La nuova aerea è di ben 9832 metri quadrati lordi. Anche la raccolta dei fondi, necessari alla costruzione, è iniziata, ma, purtroppo, è ancor molto lontana dalla cifra necessaria; e fervono i preparativi per varie iniziative, che serviranno ad attirare l'attenzione dei buoni sulla necessità di non ritardare di un giorno la costruzione del nuovo asilo per i figli del popolo di Borgo Monterosa.

Accanto al ricordato Comitato merita particolar menzione anche un Sotto-Comitato di Patronesse dell'attuale Ricreatorio. È incredibile l'abnegazione di queste poche, ma volenterose signore! Basti il dire che, in otto giorni, seppero radunare in tempi così difficili ben 6o tagli di stoffa e di tela per l'ultima premiazione annuale. Esse vivono tutta la vita dell'Oratorio: pensano a tutto, arrivano a tutto: e sono solamente quattro!

La vita dell'Oratorio, benchè fin dal prim'anno si sia manifestata rigogliosa assai, parve prendere novello impulso dopo il 25 aprile u. s., in cui si procedette alla benedizione di una bella statua di Maria SS. Ausiliatrice, dono del Circolo Giovanni Bosco della città. La semplice, ma cara cerimonia, fu compiuta dal Teol. D. Giulio Barberis.

L'anno scorso si potè anche tenere una Gara Catechistica. Pareva impossibile l'allettare quei giovinetti alla fatica cui deve assoggettarsi chi, ignaro fino allora del catechismo, avrebbe dovuto impararne tutti i primi elementi. Eppure ben 22 si presentarono alla gara e per un'ora si batterono strenuamente. Rimase vincitore un caro giovinetto, commesso libraio presso una delle migliori Ditte della città, e si ebbe in premio un taglio di panno per un vestito, mentre gli altri cinque, proclamati vincitori, si divisero 1oo lire, offerte dall'Em.mo Card. Richelmy, Arcivescovo di Torino, che segue con paterno affetto le fatiche a prò dei ragazzi di Borgo Monterosa.

A premiare i gareggianti, i cantori, gli allievi della banda strumentale, e i membri della sezione filodrammatica, il 14 agosto u. s., ben 48 giovanetti partivano alla volta di Forno Rivara, per celebrare la festa dell'Assunta nel Santuarietto dei Milani, a un'ora dal paese. Colà, infatti, restarono per due giorni, allietando i buoni villeggianti e i terrazzani con recite, concerti e canti popolari, ma specialmente con le funzioni di chiesa. Molti piansero di gioia nel vederli accostarsi divotamente, ambedue i giorni, alla Santa Comunione.

Intanto nove giovinetti dell'Oratorio di Borgo Monterosa si son avviati agli studi di latino nell'Istituto S. Pio V di Penango Monferrato, desiderando abbracciare lo stato ecclesiastico; e una trentina di loro compagni domandarono e ottennero di essere ammessi come studenti od artigiani nell'Oratorio di Valdocco e in altri nostri Istituti.

Come si vede, il terreno è buono, e cari episodi ci assicurano che, quando possa essere maggiormente coltivato, i frutti saranno ancor più consolatiti.

Per questi cari figliuoli sono già in azione una piccola Biblioteca circolante, un Ufficio di collocamento, una Squadra di foot-ball, e una Cassadepositi, oltre il Cinema domenicale. Ma quando la carità dei veri amici del popolo avrà fatto sorgere il nuovo Oratorio, la cui cinta misura già due metri fuor di terra, e presto verrà benedetta la pietra fondamentale dell'edificio, allora con nuove opere, come un Dopo-Scuola e un Dopo-Officina, e nuovi Circoli giovanili e una Società di mutuo soccorso, e squadre ginnastiche e di Esploratori Cattolici, ecc., ecc. si potrà duplicare il numero attuale degli assidui, attirandovi specialmente i grandicelli, i quali, a lor volta, porteranno in seno alle famiglie il buon odore di Cristo, e saranno in esse un sano fermento rinnovatore.

MACERATA. - PREMIAZIONE ALL'ORATORIO FESTIVO. - Il 12 dicembre, si svolse la premiazione dei giovani più assidui, alla presenza di S. E. Monsignor Pasi, del Sindaco prof. Ricci e d'un'eletta di ecclesiastici, signori e signore. Il Comm. Avvocato Tito Tacci rivolse un invito ai giovani a voler, con perseveranza, trar profitto da un'opera, clic si svolge tutta a loro vantaggio; e fece un'esortazione ai padri, alle madri di famiglia ed a quanti hanno a cuore l'educazione della gioventù, a prestare il loro aiuto morale e materiale ai Figli di D. Bosco in questa santa missione. In fine prese la parola Mons. Pasi per assicurare i giovani del suo interessamento per il maggior sviluppo dell'Oratorio, e per ripetere un inno di lode e di benedizione a quest'opera di Don Bosco, la più importante fra le Opere Salesiane.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

CUORGNÈ. - AL COLLEGIO GIUSTO MoRGANDO. - È vivo desiderio del sig. D. Albera che in tutti i Collegi Salesiani, fedeli alle tradizioni e agli insegnamenti di Don Bosco, si limitino più che è possibile i giorni delle vacanze in famiglia, perchè gli alunni possano, con una continuata e sapiente sorveglianza, non interrotta da svaghi inopportuni, attendere con frutto alla loro istruzione e formazione morale e religiosa.

In ossequio al desiderio del Superiore, la direzione dei Collegio Giusto Morgando di Cuorgnè soppresse le vacanze di Natale in famiglia, che particolari esigenze avevano introdotto in questi ultimi anni: e a rendere men gravoso il provvedimento, a comodità dei parenti desiderosi di passare uno dei giorni delle Feste (25 e 26 dicembre) insieme coi figli e averli con loro a mensa, trasformò per la circostanza il salone del teatro in sala da pranzo, dove i parenti sedettero a tavola con i loro figliuoli; e al levar delle mense alcuni di questi svolsero un piccolo programma di canti e suoni. La gioia, piena e vivace, di queste unioni famigliari non poteva essere migliore.

PALERMO.- UN ISTITUTO CHE MERITA DI ESSERE EFFICACEMENTE SOSTENUTO. - E entrato in piena attività l'Istituto Salesiano per gli Orfani di guerra, sotto gli auspici dell'Opera Nazionale e del Patronato locale. Si son restaurati, con gravi sacrifici, i locali dell'ex-Monastero di Santa Chiara, che ora si presentano luminosi, sani e capaci di ricoverare oltre cento poveri giovinetti.

Presentemente sono già 6o i ricoverati, che attendono alle Scuole Elementari e Professionali. Si è pur aperto un Corso di scuole serali per operai, frequentate da oltre cento giovani ed adulti, e presto si aprirà anche l'Oratorio Festivo.

Le Scuole Professionali, iniziate lo scorso anno, son quelle di sartoria e calzoleria. Ora si sta allestendo una tipografia con macchinario moderno, nella quale i giovani avranno modo di apprendere l'arte del libro con tecnica professionale. È ricca di due Linotype e tre macchine da stampa.

Si ha pure in animo di dare sviluppo all'arte del legno.

Raccomandiamo caldamente queste opere, che costano tanti sacrifici, a tutti i Benefattori e Cooperatori Salesiani di Sicilia, e specialmente della città di Palermo, che vede sorgere la tanto desiderata Scuola Professionale Salesiana per la gioventù abbandonata.

All'Estero.

SLIEMA (Malta).-UNA NUOVA SCUOLA per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico. -- A Malta, di questi giorni, si è aperto un nuovo Istituto per le vocazioni allo stato ecclesiastico, nei locali della Iuventutis Domus, con scuole per esterni, circolo per adulti, e un Oratorio che è frequentato quotidianamente da oltre 200 giovani e alle feste da ben 400. Vi è pur fiorente una Scuola di Religione per adulti.

La necessità di vocazioni ecclesiastiche, così generalmente sentita, fa degna di ogni aiuto, quest'opera sorta accanto all'Istituto S. Patrizio, tenuto dai Salesiani alla Sliema con gran vantaggio dei giovani operai ivi raccolti ed educati. Le signore Patronesse, le Dame di Maria Ausiliatrice e i Cooperatori Salesiani di Malta non neghino il loro appoggio materiale e morale alla nuova istituzione, che venne intitolata a S. Alfonso.

ENSDORF (Baviera). - LA CASA DI FORMAZIONE di nuovo personale per l'Ispettoria Salesiana Tedesco-Ungarica trovò, sul finir di settembre u. s., una ben adatta dimora in Ensdorf (Baviera-Oberpfalz) nel convento, che i Figli di S. Benedetto per vicende politiche furono costretti ad abbandonare nel 1803. Questa storica Casa, costrutta nel 1121, è ora proprietà del Vescovo di Ratisbona, il quale, dietro iniziativa del rev.mo Geistlicher Rat, parroco di Ensdorf, caldo ammiratore e amico delle Opere Salesiane, ebbe la bontà di metterla a disposizione dei Figli del Ven. Don Bosco. Adiacente al Convento si erge maestosamente la chiesa, ora parrocchiale, magnifica per ampiezza, stuccature e pitture. In essa i futuri Salesiani, col più grande splendore di cerimonie e con scelti pezzi musicali tennero la novena di preparazione alla festa di Maria Immacolata, e la popolazione che prese parte sempre più numerosa ai pii esercizi, ascoltò non solo con crescente trasporto, ma anche con frutto, la parola di Dio, predicata ogni giorno da un nostro confratello, e si accostò devotamente alla S. Comunione. E il giorno della festa, prima della messa solenne, presente un gran popolo che gremiva la vasta chiesa, ventidue giovinetti bavaresi vestirono l'abito chiericale, desiderando consacrarsi al Signore sotto la bandiera di Don Bosco.

BUENOS AIRES. - GARA CATECHISTICA INTERCOLLEGIALE. - Nel mese di novembre u. s., a Buenos Aires, così si svolse una riuscitissima gara catechistica intercollegiale. Vi furono ammessi gli alunni, di 12 nostri istituti, dichiarati i primi in gare particolari. L'11 novembre, essi diedero in Bernal la prova scritta, il 13 la prova orale, in Buenos Aires, nel collegio di Almagro.

Per testo si seguì il catechismo grande, pubblicato dal S. Padre Pio X. I vincitori furono 7, quattro del Collegio di Bernal, tra cui il principe della gara, tre del Collegio Pio IX in Almagro. Questa gara intercollegiale desta, ogni anno, il più .vivo entusiasmo e serve mirabilmente a dare vita alle gare collegiali. I Collegi, cui appartengono i vincitori, vengono premiati con una lunga passeggiata, a cura dell'Ispettore.

Per parte nostra notammo con piacere come si sia tenuto conto, nelle gare orali, non solo della « memoria », ma anche dell'« intelligenza ».

NECROLOGIO

Can. Agostino Becchi

Arciprete-Parroco della Cattedrale-Basilica di Savona e Direttore diocesano dei Cooperatori, si spense serenamente il 6 dicembre u. s. Amava le Opere Salesiane di grande affetto. La prima volta che Don Bosco fu a Varazze per aprirvi un collegio, essendo ospite della signora Nicoletta Mombello, tuttora vivente nella bella età di 96 anni, questa pregò il Venerabile a voler benedire i suoi nipotini, tra i quali era pure Agostino. Divenuto sacerdote e canonico, tenne sempre presente quella prima benedizione di Don Bosco e si sentiva legato all'Opera Salesiana con tutto il suo cuore di apostolo e di santo. Egli fu l'anima della posa della prima pietra dell'Oratorio Salesiano in Savona, egli accettò di essere il Direttore diocesano dei Cooperatori, egli fu il primo apostolo in Savona della divozione a Maria Ausiliatrice inaugurandone una bella statua il i9 aprile 1896 che volle incoronata, per mano di Mons. Scatti, il 28 dicembre 1902. Anche i nipoti li volle educati nell'Oratorio Salesiano. Il Can. Agostino Becchi fu per la famiglia salesiana di Savona, più che un benefattore, un padre. Il Signore ci mandi molti Cooperatori che l'assomiglino.

Preghiamo anche per:

ADDONINO Andrea, chierico, † Girgenti.

ARETI Antonio, † Mornico al Serio (Bergamo). BAISTRACCHI Marietta, i Cortemaggiore (Piacenza). BELGRANO DI FAMOLASCO Conte Saverio, † Torino. BELTRAME POMI Teresa, † Borgo Padova. BoRGOMANERI Virginia, † Varese (Como). BuoNSANGUE MUNDA Maria, † Canicatti. CANCEDDA Giulietta, † Gonnosnò (Cagliari). CASAREGOLA Rosa, 'i Genova. COLOMBO Caterina, maestra, j None (Torino). ConlIzzoLI Don Giuseppe, † S. Bernardino (Novara). CONVERSO Maddalena, † Pederobba (Treviso). CRISTILLE Severina, † Nus S. Barthelenny. CUBINO Angela Ved. GAGGINO, † Torino. FASULO Suor Gesuela, t Favara (Girgenti). FERRARI Severino R. Notaio, † Casalborgone. FERRUZZi Arcangelo, † Lugo (Ravenna). FRATTINI Agostino, † Gravellona Lomellina. GABUTTI Amalia, † Ivrea. GIRA Bernardo, † Oltre il Colle (Bergamo). GRAnMPP Emma d. PENNY, - Genova. GRIMALDI Nicola, † Port Chester (S. U. A.). LOBBE Ved. Antonietta, † Crescentino. MARSURA Stefano, † Sernaglia (Treviso). MARTELLO Giacoma, 1 Port Chester (S. U. A.). MEZZANZANICA Carlo, † Parabiago. MION Giuseppe, † Isola della Scala. MoccicHÈ Stefano, j Favara (Girgenti).

MoRZENTI Nicola, † Teveno, (Bergamo).

MURA Carmela Ved. ANGIUS, † Cagliari. NARDI Gustavo, † Montelupo (Firenze).

NICOLA Francesca, + Torino.

OBERTI Lucia Ved. ZANCHI, † S. Pellegrino. PASCALI Enrico, † Comunanza (Ascoli Piceno). PATTA D. Sebastiano, † Ardauli (Cagliari). PIRIA Antonio, † Iglesias (Cagliari). RODDA Giovanni, † Guarene. ROTA Angela, j Brembate Superiore. SALTERI Achille, † Milano.

SARDELLA Ch.co Giovanni, † Favara (Girgenti).