BS 1920s|1921|Bollettino Salesiano Gennaio 1921

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLV - N. 1   GENNAIO 1921

SOMMARIO

Il Sac. Paolo Albera ai Cooperatori e alle Cooperatrici di Don Bosco.

XXXI Gennaio.

Dopo l'8° Congresso Salesiano: - Per l'azione locale dei Cooperatori.

Salviamo la gioventù : - Per le vocazioni ecclesiastiche -- Un giubileo ben celebrato.

Negli Istituti Salesiani di Buenos Aires: - La visita dell'On. Orlando - Saggio ginnastico nel Collegio D. Bosco - Per le vittime dei terremoto di Toscana. Per le Missioni Estere.

Fatti e detti di Don Bosco: - XX) "Non ti piacerebbe studiare ?"

Un Congresso giovanile.

Nozze d'Oro Sacerdotali.

Dalla Cina: Ultime ore della Pagoda di Leng-Kong (Relazione del Missionario Don G. Pedrazzini)- Squadra cinese "Domenico Savio".

Un monumento a Don Rabagliati.

Nuovo Prefetto Apostolico.

Il Culto di Maria SS. Ausiliatrice - Pel 24 corrente - Grazie e graziati.

Note e Corrispondenze: L'Em.mo Card. Cagliero - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice. -- Tra i figli del popolo - Notizie varie: in Italia: all'Estero.

Necrologio.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

IL SAC. PAOLO ALBERA AI COOPERATORI E ALLE COOPERATRICI DI DON BOSCO

Torino, 1° gennaio 1921.

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

QUANDO penso al giorno in cui, fanciullo di tredici anni, venni caritatevolmente accolto da Don Bosco nell'Oratorio, m'invade un fremito di commozione, e a una a una mi si fanno alla niente le grazie pressochè innumerevoli, che il Signore mi riserbava alla scuola di questo dolcìssimo Padre! Ma, con me, quanti debbono rìpetere: - Di tutto siamo debitori al Venerabile Don Bosco! La nostra educazione, la nostra istruzione, e, non pochi, la stessa vocazìone al Sacerdozio, la dobbiamo alle paterne sollecitudini di quell'Uomo di Dio, che nutriva per i suoi figli spirituali santo e insuperabile affetto. - È per questo che al di sopra d'ogni altra cara persona sta in noi il ricordo di lui, congiunto alla più alta ammìrazìone per la sua straordinaria santità e per la grandezza della missione, alla quale, come non riconoscerlo? egli venne chiamato da Dio. Ogni anno che passa, la sua immagine paterna, in luogo di perdere alcunchè della luce incantevole, che ce la rendeva così venerata, ci appare più luminosa, e si fa più vivo in noì il ricordo delle sue eroiche virtù, mentre l'Opera sua, consolìdandosi e ampliandosi con l'appoggio di tutti gli onesti, ci fa ripetere dal profondo del cuore: - Digitus Dei est hic! L'Opera di Don Bosco fu veramente voluta da Dio, ed Egli continua ad assisterla con benedizione perenne.

Questi pensieri mi si affacciavano più forti che mai al tramonto dell'anno passato, ricordando le solennissime feste che si celebrarono per l'inaugurazione del Monumento a Don Bosco. Chi fu presente ai Congressi Internazionali che la precedettero, non dimenticherà mai il fervore operoso dei Cooperatori e delle Cooperatrici, nè l'entusiastica riconoscenza degli Ex-Allievi degli Istituti Salesiani, nè la schietta adesione gentile delle Ex-Allìeve delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Nell'inaugurazione del Monumento a Don Bosco.

I nostri benemeriti Cooperatori, pieni di ammirazione per l'apostolato religioso-sociale di Don Bosco, che precorse, oserei dire, tutta quanta l'azione che vien oggi raccomandata ai Cattolici di buona volontà, si fecero a studiare amorosamente la sua mente divinatrice, ed afferratone felicemente il pratico ideale di restaurazione cristiana, si proposero di farlo proprio col lavorare soprattutto a bene della gioventù. A questo scopo vollero ben delineati e rafforzati i vincoli della propria organizzazione, ed assegnate alla loro azione alcune Norme direttive, capaci di suscitare altrettanti focolari d'azione salesiana, ovunque è un nucleo di Cooperatori.

Non meno proficuo e importante fu il lavoro compiuto dagli Ex-Allievi e dalle ExAllieve. L'una e l'altra Associazione, cui rispettìvamente aderiscono, in compatta Federazione internazionale, le singole società fondate presso gli Istituti Salesiani e presso le Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice, con tanto unanime slancìo che non avrei osato neppur immaginare, non solo protestarono imperitura riconoscenza agli educatori e alle educatrici loro, ma istìntivamente rìsalendo alla fonte, dalla quale provenne ad essi tanta copia di benefizi, giurarono che un altro monumento, ben più significativo di quello che stavano per inaugurare, essi avrebbero eretto a Don Bosco, col rifondere in seno alle famiglie e alla società quegli stessì benefici frutti di vita cristiana, che il Venerabile aveva maturato nelle loro anime con il suo sistema educativo.

" Vogliamo imitare Don Bosco ".

In vero, tra i Cooperatori e gli Ex-Allievi, e tra le Cooperatrici e le Ex-Allieve, sorse quasi una gara per studiare la mente e il cuore di Don Bosco, col proposito di afferrarne gli ideali e ricopiarne i mezzi usati per raccogliere tanta messe di bene. E tutti ne andarono convinti, che non si può far cosa a Don Bosco più gradita, che ricopiare il suo amore per il prossìmo e in particolare per la gioventù, che gli insegnò a cogliere ogni occasione e a valersi dei mezzi anche minimi per fare agli altri del bene.

In questa fusione di generosi propositi ben potevano le imponenti schiere di Cooperatori e di Cooperatrici, di Ex-Allievi e di Ex-Allieve, applaudire con tutta l'anima al calar del velario, che copriva l'artistico Monumento. In quell'istante io fui commosso fino alle lacrime, e la causa della mia commozione non fu tanto la grandiosità dello spettacolo che presentava Piazza Maria Ausiliatrice, dove la presenza di tutte le Autorità Cittadine, con a capo gli augusti Rappresentanti del Papa, delle Loro Maestà il Re e la Regina, di S. E. il Presidente del Consìglio dei Ministri, e di altri Governi, si accoppiava e fondeva mirabilmente con la giovanile gaiezza di cinquemila cuori giovanili inneggianti al Benefattore e al Padre: bensì l'intima gioia, che mi traboccava dal cuore nel veder così largamente ammirata la missione sua educatrice: e, più ancora, il pensiero che, da quel dì memorando, tutti i suoi Allievi e Cooperatori si sarebbero adoperati per divulgarla con la voce e con le opere.

Non posso quindi trattenermi dal ripetere il grazie più cordiale a quanti cooperarono alla duplice apoteosi di Don Bosco: e prego Iddio, a intercessione della Celeste Patrona delle Opere Salesiane, che il santo proposito di ricopiare l'ardente carità del Venerabile duri nel cuore dei figli e degli ammiratori, più ancora del Monumento in granito e in bronzo, erettogli davanti al Santuario di Maria Ausiliatrice.

Ma perchè questo voto si compia e maturi largamente frutti di bene a gloria di Dio e a salvezza delle anime, voglio aggiungere una raccomandazione.

Per i Comitati d'azione salesiana.

Tutti siamo persuasi che per riprodurre nelle città e nei paesi l'apostolato religiososociale di Don Bosco, è necessario formare tra i Cooperatori appositi Comitati di azione Salesiana, in conformità ai deliberati dell'8° Congresso. Quanto maggiore sarà il numero dei Comitati che si riuscirà a suscitare, e più generoso e illuminato lo zelo di quelli che li comporranno, evidentemente tanto più lieti e copiosi saranno anche i frutti. È perciò un'opera della massima importanza la formazione di questi Comitati, per cui invoco lo zelo dei Cooperatori e degli Ex-Allievi, delle Cooperatrici e delle Ex-Allieve. In questo essi debbono darsi risolutamente la piano. La Pia Unione dei Cooperatori ha diritto di trovare, nella maggior parte degli Ex-Allievi e delle Ex-Allieve di Don Bosco, nuovi membri intraprendenti, capaci; per l'educazione avuta, di leggere a fondo nel cuore del Padre e d'assecondarne le aspirazioni. Similmente le Associazioni degli Ex-Allìevi e delle Ex-Allieve, pur svolgendo il proprio programma di naturale attaccamento all'Istituto e all'Oratorio che li ha educati, non possono proporsi, nel campo dell'apostolato, miglior programma di quello che il Venerabile Don Bosco tracciava così praticamente ai Cooperatori.

Sia dunque impegno dei Direttori Salesiani l'ascrivere alla Pia Unione dei Cooperatori il maggior numero dei propri Ex-Allievi: non manchino di fare altrettanto, con le loro Ex-Allieve, le Figlie di Maria Ausiliatrice: e, in breve, con l'aiuto dei Direttori diocesani e locali dei Cooperatori vedremo sorgere molti e alacri Comitati d'azione salesiana. Oh! come avrei caro che a lato delle opere compiute dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice si potesse accennare, in questa medesima circostanza, anche alle opere iniziate e condotte a compimento esclusivamente dallo zelo dai Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane.

Resoconto del 1920.

Ed eccomi, in conformità del Regolamento, o cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici, a darvi conto di quel po' di bene che, con la grazia di Dio e l'aiuto della vostra carità, l'Opera di Don Bosco ha potuto compìere nell'anno decorso.

Prima di tutto, debbo dichiarare a vostro conforto, che abbiamo potuto continuare a svolgere tutte quante le opere antecedentemente iniziate. Chi, rivolgendo il pensiero allo sviluppo, che il Signore ha concesso all'Opera Salesiana, e soffermandosi ad enumerare le Case di beneficenza, gli Ospizi, i Collegi, gli Oratori e i Centri di Missione, dove s'attende all'educazione cristiana della gioventù, all'assistenza degli emigrati e all'evangelizzazione di tribù e popoli idolatri, riflette alle somme ingenti che esigono tutte queste opere e che, quotidianamente, esse vengono sostenute dalla Divina Provvidenza a mezzo dei Cooperatori, non può non andarne stupito, e insieme non esser lieto del frutto delle sue elemosine, se egli pure è tra gl'inviati della Divina Provvidenza a sollievo della povertà dei Figli di Don Bosco. In vero, chi può misurare il cumolo di meriti che il Signore dividerà tra le anime così generose, in vista dei numerosissimi fanciulli strappati all'irreligione e al vizio e messi per il sentiero dell'onestà e della fede: di tante vocazioni, date allo stato religioso e sacerdotale: e di tanti neofiti, conquistati alla Chiesa e alla Civiltà? Omai l'esperienza quotidiana ci dimostra che Maria SS. Ausiliatrice con sovrana munificenza accumola ogni sorta di grazie sui Benefattori delle Opere di Don Bosco, anche in questa vita, mentre, non v'ha dubbio, tiene ad essi riserbato un premio assai più grande nell'altra.

Opere compiute dai Salesiani.

Ma ecco le nuove opere alle quali hanno potuto metter mano i Salesiani nel 1920.

In ITALIA due meritano d'essere segnalate, cioè la parrocchia, intitolata a Maria SS.ma Ausiliatrice, eretta nella città di Rimini a vantaggio di una grande popolazione stabilitasi, in questi ultimi anni, presso la via litoranea: - e il pensionato per alunni di scuole medie, aperto nella città di Trapani, già fiorente di circa cento alunni.

Fuori d'Italia mi è caro segnalarvi, insieme con l'apertura di una Scuola Italiana a Kaifa nella PALESTINA, varie importanti fondazioni.

Cominciando dalle più vicine vi accenno, in primo luogo, quella da noi compiuta in UNGHERIA e precisamente nella capitale, a Budapest, dove abbiamo assunta la direzione di un Convitto intitolato a San Luigi, capace per ora d'una cinquantina di alunni, col fermo proposito d'intraprendere, no appena ci sarà possibile, l'erezione di vari Oratori festivi nel centro e alla periferia della città, con opere di cultura e di assistenza per la gioventù particolarmente operaia.

In GERMANIA si ebbero due nuove fondazioni. A Burghausen si è iniziato un Convitto per giovinetti desiderosi di avviarsi allo stato ecclesiastico: e ad Ensdorf, nel Palatinato Superiore, si è aperta una Casa di formazione per tedeschi e ungheresi aspiranti alla nostra Società, nella speranza di trarne glì aiuti necessari per sviluppare l'Opera di Don Bosco in Germania, in Austria, e in Ungheria, e anche d'iniziare e sostenere nuove Missioni tra popoli lontani.

Un'altra fondazione pur importante, perchè destinata anch'essa alla formazione di nuovo personale, è quella di Oxford nell'INGHILTERRA. Abbiamo dovuto sobbarcarci a non lievi sacrifizi per compierla ; tua era conveniente che le nuove reclute salesiane in quei paesi potessero aver agio di frequentare quella celebre università ; ed ho fiducia che il Signore non mancherà di benedire il nuovo istituto.

Di non minor interesse è la nuova fondazione avvenuta nella città di Salto nell'URUGUAY, dove, accanto una vasta parrocchia e un popoloso Oratorio festivo, sorgerà, quanto prima, un grande edificio per Scuole Professionali.

Anche molti centri di Missione ebbero maggior impulso con l'invio di nuovi Missionari. Più di cinquanta Salesiani e Figlie di Maria partirono l'anno scorso per vari punti della Patagonia, della Prelatura di Registro do Araguaya nel Brasile, del Nord-America e della Cina. Il drappello più numeroso ebbe la ventura di essere benedetto il 24 ottobre u. s., dal primo Missionario Salesiano, l'Eminentissimo Card. Cagliero, oggi Vescovo di Frascati, che il Signore conservi in multos annos, a decoro della Pia Società.

Anche il già vasto campo delle Missioni Salesiane, nonostante la grave perdita di alcuni valorosi Missionari, tra cui il Prefetto Apostolico del Rio Negro, Mons. Lorenzo Giordano, ebbe considerevoli ampliamenti e nuove fondazionì.

Nel Vicariato Apostolico di Mendez e Gualaquiza nell'EQUATORE, recentemente affidato dal Santo Padre al carissimo nostro Mons. Comin, per la rinunzia del venerando Mons. Costamagna, si aperse una nuova residenza a El Pan, con parrocchia ed Oratorio Festivo.

La cara Missìone del Cuantung in Cina venne eretta in Vicariato Apostolico, al quale fu preposto il pio e laborioso Mons. Versiglia, preconizzato Vescovo tit. di Caristo, che riceverà la consacrazione episcopale probabilmente in questo mese.

Due altri vastissimi campi di mìssione vennero affidati, nel 1920, ai Salesiani. Cedendo alle istanze del zelantissìmo Mons. Vescovo di Asunción e della S. Congregazione di Propaganda, essi hanno accettato l'evangelizzazione del Gran Ciaco Paraguayo, una immensa regione, dove i primi Missionari Salesiani, partiti da Asunción, si sono stabiliti a Fuerte Olimpo, a 700 chilometri sopra la capitale.

Similmente, cedendo alle ripetute istanze della S. Congregazione di Propaganda, abbiamo accettato un'altra difficilissima Missione, e precisamente all'Angola, nell'Africa Occidentale.

Come vedete, cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici, nonostante i tempi critici e le molte vocazioni mietute o ritardate dalla guerra, l'Opera di Don Bosco, per bontà di Maria Ausiliatrice e l'assistenza del Venerabile Fondatore, ha continuato il suo cammino ascendente, desiderata e invocata ìl, molti altri luoghi, dove, purtroppo, non ha potuto espandersi per assoluta mancanza di personale.

Opere compiute dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Nemmeno le Figlie di Maria Ausiliatrice poterono accogliere, per mancanza di personale, tutte le domande di nuove fondazioni; contuttociò il loro Istituto, in ITALIA specialmente, prese tale sviluppo che è un segno visibile dell'assistenza del Signore.

In Piemonte, con la benedizione di Maria Ausìliatrice, esse hanno accettato la direzione di tre nuovi Convitti per giovinette operaie: - a Chiesi, presso la Ditta « Succ. Fratelli Fasano », - a Oulx presso la Ditta Robbiati, - a Strambino presso la Ditta Cotonificio Strambino.

A Novara, nel già Convitto Operaie « Rotondi », mercè la generosità dell'ottimo sig. Conte Comm. Ernesto Lombardo, hanno ospitato cento orfanelle, rimaste sul lastrico e senza protezione nell'ultimo terremoto che flagellò la Toscana.

Un'altra genialissima opera di carità è quella che hanno iniziata a Voltri, in regione Serrara, a prò dei figli, specialmente orfani, dei marinai, con l'« Asilo Orfanelli di Bordo ».

Vanno pure segnalati i nuovi Asili d'infanzia, tutti con Oratorio festivo, e alcuni con Scuole di lavoro, altri con Classi diurne elementari, aperti a Livorno in Toscana, presso il Collegio Salesiano, a Porta le Collìne - a Passalacqua, presso Tortona - a Zoagli in provìncia di Genova, - a Ravenna, nella parrocchia di S. Rocco, - e a Roma, presso l'Orfanotrofio Gesù Nazareno.

A Roma apersero anche una nuova Scuola professionale e un Oratorio festivo, presso l'Asilo Savoia.

È poi da rilevarsi l'assetto e lo sviluppo dato ai loro tre Istituti per „ Orfani di guerra " in Torìno. Quello di Torino-Piazza Maria Ausiliatrice è per bimbe frequentanti le classi elementari superiori; quello di Torino-Grugliasco per bimbe dell'asilo e delle classi elementari inferiori; quello di Torino-Sassi per bimbi dell'asilo e delle elementari. Tutti e tre gli Istituti sono al completo e contano complessivamente circa 300 ricoverati.

All'Estero, nella SPAGNA, hanno aperto una Scuola diurna, serale e domenicale, ad Alicante, a vantaggio di ragazze operaie, con Oratorio festivo e Casa di ospitalità provvisoria per le giovani di passaggio, o senza asilo o senza lavoro : ed altra casa, simile a questa, nel sobborgo Bellas Vistas di Madrid, ad ìniziativa della nobile contessa Floridablanca.

Anche nel BELGIO compirono una fondazione importante con assumere a Liegi St.-Gilles la direzione delle Scuole Parrocchiali, che vanno dal giardino d'infanzia alle Scuole Superiori, con Oratorio festivo e catechismi parrocchiali.

Così pure, in IRLANDA, hanno iniziato una fiorente scuola professionale e domestica a Limerik, che sente gìà il bisogno di nuovo personale. In fine, hanno inaugurato una casa di formazione ad Ypiranga nel BRASILE.

Ma quante case di più, esse pure avrebbero aperto, se avessero avuto personale.

Proposte per il 1921.

Aggiungo poche parole per accennare al lavoro cui dobbiam rivolgere, di comun accordo, le migliori sollecitudini nel nuovo anno: perchè ciò che urge, dopo quello che ho avuto il piacere di comunicarvi, si delinea e si raccomanda da sè.

In primo luogo, o cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici, aiutateci a preparare nuove vocazioni religiose e sacerdotali.

Come vi ho detto poc'anzi, se la Pia Società Salesiana e l'Istituto delle Figlie di Maria Ausilìatrice non si trovassero in tanta penuria di personale, ben più numerose sarebbero state le nuove opere alle quali avrebbero potuto dedicarsi. Sono pressoché quotidiane le domande di nuove fondazioni, e una delle mie pene più gravi è appunto quella di dover rispondere negativamente alle commoventi istanze che ci pervengono, o da centri estremamente bisognosi di aiuto immediato per salvare tanta povera gioventù, o da eminenti ed angusti Personaggi, cui non vorremmo e non dovremmo dir mai di no. Eppure, con tutta la buona volontà di non indietreggiar mai di fronte al lavoro, vi confesso apertamente che non ci è possibile fare di più.

Come provvedere a cotesto grave bisogno? Col moltiplicare le vocazioni. Quanti bravi ragazzi e quante pie fanciulle, se venissero debitamente incoraggiati e sorretti, sarebbero felici di consacrarsi ad opere di carità e di zelo nello stato religioso e sacerdotale! Questa cultura « divina » spetta principalmente ai genitori e a tutte le anime che sentono amore per la gloria di Dio e per la salute delle anime. « Ricordiamoci diceva Don Bosco, che noi regaliamo un gran tesoro alla Chiesa, quando le Procuriamo una vocazione. Serva essa per le diocesi, o per le Missioni, o per un Istituto Religioso, è sempre un gran tesoro che si regala alla Chiesa di Gesù Cristo ». Voi quindi, o cari Cooperatori e pie Cooperatrici, farete un'opera santa e della più alta importanza, se nel nuovo anno, e in tutti gli anni avvenire, col consiglio ed ogni miglior appoggio morale e materiale vi adoprerete per inviare alla Società Salesiana, e all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, qualche nuova vocazione. Io vi protesto innanzi a Dio che sarà per noi la migliore e più cara elemosina!

In secondo luogo, aiutateci a condurre a termine le opere incominciate.

Parlare di costruzioni in questi tempi, in cui la mano d'opera e ogni sorta di materiale costano tanto, potrà sembrare un'assurdità, o un'impresa ben temeraria, a chi non conosce come vanno le cose nostre; ma certo non a voi. Voi sapete che non siamo noi che ci mettiamo in queste imprese, per le quali non potremmo far assegnamento su di un centesimo, ma che è la Divina Provvidenza che le ispira e le vuole e pensa a condurle a compimento.

Mi par dunque doveroso che si cerchi seriamente di dar una buona mano alle molte Chiese che attendono di essere ultimate, com'anche agli ampliamenti in corso presso parecchie Case Salesiane.

L'anno scorso ebbi la consolazione di assistere alla consacrazione solenne del Tempio di S. Agostino a Milano, compiuta per mano dell'Em.mo Card. Ferrari, a cui la Pia Socìetà Salesiana serberà riconoscenza imperitura. Similmente vennero condotte a compimento altre chiese, tra le quali mi è caro ricordare ìl nuovo Tempio di S. Gonzalo a Cuyabà, e quel vero gioiello d'archittettura, che è la Chiesa di Maria Ausiliatrice annessa alla Casa di formazione di Bernal, presso Buenos Aires, sorta su disegno del nostro carissìmo architetto prof. D. Ernesto Vespignani. Ma ben altre chiese, tutte monumentali, reclamano il soccorso della vostra carità, per essere ultimate. Vi ricordo, tra esse, il Santuario della S. Famiglia a Firenze, il Tempio del S. Cuore di Gesù a Livorno in Toscana, il Tempio del S. Cuore di Gesù al Valentino in Casalmonferrato, il Santuario di Gesù Adolescente a Nazareth, il Tempio del S. Cuore di Gesù sul Tibi Dabo a Barcellona, il Santuario di Maria Ausiliatrice a Nictheroy, il Santuario di Maria Ausiliatrice a Montevideo, il Tempio parrocchiale di Patagones, sulle sponde del Rio Negro in Patagonia, il Santuario di Maria Ausiliatrice a Lima nel Perù, il Santuario di Maria Ausiliatrice a Guayaquil nell'Equatore, il Tempio Parrocchiale di S. Rocco a Barranquilla in Colombia, il Santuario di Maria Ausiliatrice a Messico ecc.; chè altri ancora ne dovrei ricordare, e lascio che ve ne parli di proposito il Bollettino. Tutte queste opere, colossali, quindi assai dispendiose, specialmente in questi tempi, reclamano l'appoggio più generoso degli amici dell'Opera Salesiana.

E come ho detto dianzi, anche altre opere abbisognano della vostra carità. In ogni parte si stanno facendo, o si vorrebbero iniziare, degli ampliamenti indispensabili per poter raccogliere un maggìor numero di giovinetti ed educarli nel santo timor di Dio. Qui a Torino ad es. abbiamo un corpo di fabbrica in costruzione nella Casa Madre; ed altra fabbrica in corso all'Oratorio S. Paolo, ed altra ancora nell'Oratorio di Monterosa, che darà a quest'ultimo una sede propria e definitiva. Son già, spese enormi ; eppure, per far fronte ai bisogni della popolazìone circostante ed assecondare il desiderio del Card. Arcivescovo, l'Em.mo Card. Rìchelmy, sempre pieno di paterna benevolenza per l'Opera Salesiana, dovremmo presto iniziare anche i lavori del nuovo Tempio di Gesù Adolescente e della Sacra Famiglia presso l'Oratorio S. Paolo; ma non so ancora decidermi a fissare il giorno per la posa della prima pietra, per non lasciarla poi scoperta a lungo, per insufficienza di mezzi.

Vedete, o cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici, se non abbiamo bisogno che avvampi nel vostro cuore quel santo affetto che già nutrite per l'Opera di Don Bosco, alla quale così cordialmente e generosamente vi siete dedicati!

Ecco, quindi, la mia ultima raccomandazione: - Raddoppiate tutti il vostro zelo e la vostra carità.

Raddoppiate la vostra carità, direttamente e indirettamente, cioè nel miglior modo che voi stessi potete, e procurando di far conoscere i bìsogni dell'Opera di Don Bosco ai vostri parenti ed amici, ai quali, dietro proposta, ben volentieri invieremo con grata sollecitudine il Diploma di Cooperatori Salesiani.

Raddoppiate insieme il vostro zelo, cioè la vostra attività nel campo della Cooperazione Salesiana, procurando di far fronte voi stessi, nelle vostre città e nei vostri paesi, al bisogno che si sente, massime in questo « dopoguerra », di ricopiare l'apostolato di Don Bosco. per ridonar alle popolazioni delle città e delle campagne la fede in Dio, il sentire cristìano, e la pratica dello religione. Senza questa restaurazione. l'umanità non potrà andar libera dalla fatale irrequietezza, in cui si dibatte; e possiamo tutti portare un efficace contributo all'invocata rinnovazione sociale, educando cristianamente le nuove generazioni.

Conclusione.

Con questo pensiero, che è il voto più ardente dei Figli di Don Bosco, pongo termine a questa mia, augurandovi dal Signore la ricompensa che noi non potremo darvi giammai. Vi assicuro però che ogni giorno, insieme con la gioventù alle loro cure affidata, i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice pregano affettuosamente il buon Dio a colmare delle più elette benedizioni Voi e le vostre famiglie, nel tempo e nell'eternità. Per parte mia faccio sempre un Memento speciale nella S. Messa secondo le vostre intenzioni.

In fine, raccomandando noì e le nostre Opere alle fervorose vostre preghiere, mi è caro ripetermi,

Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,

Umilissimo Servitore

XXXI GENNAIO

Trentatrè anni dalla sua morte, serena e preziosa al cospetto di Dio e degli uomini! Al ricordo, oggi, ardiamo stupiti di quel po' di timore che ci invase l'anima, quando vedemmo chiudersi quegli occhi, che ci avevano sorriso con infinita dolcezza paterna, irrigidirsi quelle labbra, che ci avevano insegnato il valore della vita, e cader inerti quelle mani, che si erano levate con tanta frequenza a benedirci e che mille volte avevamo coperto di baci. Non ricordammo, in quel giorno, benchè Egli ce l'avesse predetto, che per noi avrebbe fatto dal Paradiso assai più di quello che faceva in terra!

Ma tutti, dal momento che terminarono le esequie, sentimmo tornarci in cuore la certezza più serena che Don Bosco non ci aveva abbandonato. Infatti Egli dal Cielo, e i suoi Successori in terra, continuarono a guidarci, a sorreggerci, a benedirci; e l'Opera Salesiana prese quello sviluppo cui appena aveva accennato durante la vita del Fondatore.

Lo vediamo bene dopo 33 anni! Quante opere nuove nell'allargato campo di lavoro, offerto ai suoi figli, i quali, sebbene cresciuti di numero, non hanno un giorno di riposo! Ma, con la grazia di Dio, del bene se ne compie: molta gioventù è richiamata e confermata nella via del dovere, e molte anime son guadagnate al Cielo.

Cari Cooperatori, proseguiamo fidenti! L'Opera di Don Bosco è voluta da Dio... e benedetti, in questa vita e nell'altra, sono quelli che le offrono le migliori energie. È grande la soddisfazione che si prova nel fare, del bene, ma non può paragonarsi al premio che, nella sua bontà infinita, il Signore ci darà, a carriera compiuta.

Oggi, curviamoci in preghiera sulla tomba del Padre: e su essa, col voto che abbia presto a camgiarsi in altare, rinnoviamo il proposito di ricopiare l'illuminata, operosa, e instancabile carità del Maestro.

Rinnoviamo la più umile e fiduciosa preghiera al buon cuore di tutti i Cooperatori, perché nel caritatevole invio delle loro offerte per le Opere di Don Bosco, vogliano aver presente il fortissimo aumento di spesa, cui dobbiamo sottostare per la pubblicazione del Bollettino.

Dopo l'8° Congresso Internazionale

Per l'azione locale dei Cooperatori.

Il Presidente dell'Ufficio Centrale della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, il rev.mo Don Filippo Rinaldi, ha diramato ai Direttori Salesiani, Decurioni e Zelatori, e alle Zelatrici e Patronesse Salesiane la seguente circolare, che ribadisce pensieri e norme già espresse a tutti i Cooperatori.

Abbiamo il piacere di comunicarvi, d'incarico del rev. nostro Rettor Maggiore D. Paolo Albera, le Norme Direttive dell'Organizzazione e Azione dei Cooperatori Salesiani, che formarono il precipuo studio dell'VIII nostro Congresso Generale tenutosi nel maggio u. s. in Torino, e che ora, rivedute e definitivamente approvate dallo stesso Rettor Maggiore, vennero unite al Regolamento della Pia Unione.

Queste Norme, oltre a riassumere quanto evasi già trattato in proposito nei precedenti nostri Congressi, specialmente in apposite Adunanze di Direttori Diocesani, Decurioni, Zelatori, Zelatrici e Patronesse, tracciano ora definitivamente nuove linee che parvero meglio rispondere ai bisogni dell'ora presente e all'incremento della Pia Unione.

Quindi, a nome del rev.mo Sig. D. Albera, noi vi preghiamo, o benemeriti Direttori, Decurioni, e benemerite Zelatrici e Patronesse, di accogliere benevolmente la presente comunicazione e di adoperarvi, nel vostro zelo illuminato, ad attuare quanto è indicato nelle Norme stesse. Senza dubbio la vostra preziosa cooperazione sarà uno dei mezzi Più efficaci per guidare i Cooperatori a svolgere tutto il benefico programma, che è loro proposto.

Così voi corrisponderete pienamente a quanto vagheggiava il ven. D. Bosco, allorchè istituiva i Cooperatori Salesiani. È noto infatti, com'egli solesse ripetere che i Cooperatori Salesiani, quasi Terziari della Pia Società di S. Francesco di Sales, sarebbero stati non solo i benefattori e i sostenitori delle Opere e Missioni nostre, ma che, quasi altrettanti Salesiani nel secolo, si sarebbero posti, da soli e insieme riuniti, a lavorare a servizio della religione e della civile società secondo lo spirito del loro Regolamento, nelle rispettive loro Parrocchie, prestando il loro aiuto e la loro cooperazione a qualsiasi buona istituzione locale, avente in mira la salvezza gioventù e il bene religioso-sociale del popolo.

Ma come ottenere dai Cooperatori Salesiani l'attuazione di questo programma?

Dapprima conviene distinguere, in questo complesso lavoro d'azione salesiana, le opere che possono compiere i singoli Cooperatori, isolatamente e ciascuno da se, da quelle che richiedono un'organizzazione collettiva.

Per le prime non occorre una gran fatica da parte dei dirigenti; e basterà che sian promosse e ben organizzate le Conferenze Salesiane annuali e la diffusione e la lettura del Bollettino. Queste opere vengono compiute da quei Cooperatori che non inclinano a organizzarsi collettivamente in opere locali; poiché ve ne sono taluni che non sogliono neppur comparire come Cooperatori e specialmente come benefattori nostri, mentre con molto buon volere si uniformano allo spirito della Pia Unione, ne praticano privatamente il Regolamento e si tengono in relazione diretta col Successore del ven. Don Bosco, o con qualche altro Superiore Salesiano, ma nulla più. E tra questi vi son anche autorevoli personaggi, nostri insigni protettori e benefattori. È una forma di cooperazione anche questa, che ha i suoi vantaggi e che fece e va facendo del bene.

Per cotesti Cooperatori l'organizzazione, come si vede, ha un compito assai facile, che non preoccupa punto.

Non così avviene per quelle altre opere che sono da promuoversi collettivamente e per le quali è indispensabile apposita organizzazione. Per queste bene spesso il lavoro è maggiore, e qualche volta anche faticoso: ma non sarà difficile trovare dei Cooperatori e delle Cooperatrici, che abbiano tendenza e attitudine a cooperarvi, massime se si avrà cura di procurare nuovi elementi alla Pia Unione, tra quei cattolici che hanno disposizione a questo lavoro di propaganda religioso-sociale.

Se poi si avverte, che in ogni organizzazione del genere della nostra, non si richiede un gran numero di persone, la cosa apparirà ancor più facile.

Ove tuttavia non si potessero far subito grandi cose, s'incominci dal poco. Sarà un po' di cooperazione al Parroco per l'organizzazione e il buon esito dei Catechismi Domenicali; sarà l'istituzione d'un Dopo-scuola o Dopo-officina, di qualche Circolo educativo giovanile, di una Scuola Serale per giovani operai; sarà sempre gran cosa: - in seguito si verrà all'Opera della Buona Stampa, a un Oratorio Festivo, o a costituire una borsa di studio per qualche vocazione ecclesiastica, e simili: - e còll'aiuto di Dio, col tempo, si porrà mano a cose sempre maggiori.

Un appello poi al tutto particolare non tralasciamo di fare ai Comitati Salesiani già esistenti presso molte Case Salesiane e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Tali Comitati, già così benemeriti dell'azione salesiana, non devono avere difficoltà ad occuparsi di tutto quanto abbiamo sopra ricordato: allarghino, all'uopo, la loro sfera di lavoro e faranno cosa quanto mai utile, che tornerà d'efficace edificazione e alto incoraggiamento a molti che li imiteranno.

Lo stesso appello rivolgiamo ai Comitati di Patronesse e Dame d'Onore di Maria Ausiliatrice, che, con vero zelo e spirito di abnegazione, lavorano presso molte Case Salesiane.

Daremo, nel prossimo numero, le Norme direttive per l'organizzazione e l'azione dei Cooperatori, quali furono approvate dal rev.mo Sig. D. Albera.

" Salviamo la gioventù !..."

" Accostiamoci a loro, cerchiamoli, animiamoli a intervenire ai catechismi, ma facciamolo prima che il demonio vada a riempir di vizio e di malcostume il cuore di tanti giovanetti, che sono più infelici che poveri. Se avessero avuto una mano benefica, che avesse dato loro il necessario alimento morale, forse non sarebbero costretti di andare vagando ed esclamando: Filii petierunt panem et non erat qui frangeret eis. lo sono intimamente persuaso che se questo pane morale fosse a tempo somministrato alla gioventù, le pecorelle, conoscendo la voce del pastore, o non si allontanerebbero da lui, o si arrenderebbero alla chiamata di lui. Perchè ora tanta indifferenza in fatto di religione? tanto disprezzo delle cose sacre, tanti furti, tante bestemmie, tante discordie? Apriamo i libri santi ed ascoltiamo la voce di Dio: son .tutte conseguenze fatali dell'ignoranza in fatto di religione.

Ven. GIOVANNI BOSCO.

Per le vocazioni ecclesiastiche.

Ai nostri Circoli giovanili.

Il bisogno di dare alla Chiesa molti preti, e buoni preti, si fa sentire imperioso nell'ora che volge; è perciò una necessità quella di cercare nuove vocazioni ed assecondarle con tutti i mezzi, morali e materiali. Ma codesto bene diverrebbe presto maggiore, se fosse più largamente conosciuto il bisogno di nuove reclute per il sacerdozio, e più largamente illustrata la sublimità di questa missione.

Tornerebbe quindi assai utile al santissimo scopo, che in tutti gli Oratori, annualmente, si tenessero apposite conferenze con un certo apparato, cioè da qualche brillante oratore, ecclesiastico o laico, a cura dei vari circoli giovanili, con larghi inviti alla cittadinanza.

Il consiglio non è originalmente nostro, ma ci venne l'anno scorso dalla Federazione diocesana giovanile di Genova, con queste parole:

« Sospese per la quaresima le recite nei Circoli, abbiamo a tutti raccomandato di continuare i trattenimenti per il pubblico nelle domeniche, organizzando conferenze apologetiche, con o senza proiezioni; ed insistendo perchè una di esse fosse destinata ad illustrare la missione sublime del sacerdozio in questi tempi, in cui per la propaganda di odio e di anticlericalismo è così spesso oggetto di disprezzo, di odio e di persecuzione. In ognuna di dette conferenze si fa una questua, il cui ricavo, inviato dai singoli circoli alla Federazione Diocesana, è poi versato a S. Em. il Cardinale Arcivescovo per il mantenimento di uno o più seminaristi, aiutando così le vocazioni ecclesiastiche mercè l'opera e il contributo dei Circoli, in cui presto i novelli sacerdoti, così favoriti, saranno chiamati a prestar l'opera loro.

» Crediamo che analoga iniziativa si potrebbe raccomandare nei Circoli Salesiani a favore delle Opere Salesiane ».

Lanciamo la proposta ai Circoli degli Oratori e dei Collegi nostri, e a tutte le Unioni degli Ex-Allievi, fidenti che venga accolta entusiasticamente.

Le offerte sieno inviate - con breve ragguaglio delle conferenze - al Signor Don Albera,

Un Giubileo ben celebrato.

Fu quello delle Figlie di Maria, sorte venticinque anni fa, sotto la protezione dell'Ausiliatrice, all'ombra del suo Santuario. Nel corso dei venticinque anni il registro della Pia Unione si copri di 90o inscritte, e quasi altrettante furono le Figlie di Maria, che presero parte ai festeggiamenti. È vero che molte della Pia Unione celebrante il 1° Giubileo presero stato coniugale, ed altre si consacrarono al Signore, o passarono all'eternità: ma alle trecento presenti si unirono, con slancio, centinaia di consorelle accorse dalle Pie Unioni della città e, con esse, molte buone madri di famiglia e ferventi religiose, che nel tempo della giovinezza avevano vestito il candido velo delle Figlie di Maria sotto lo sguardo dell'Ausiliatrice. Non mancò nemmeno - e basterebbe questo per dire ben riuscita la commemorazione giubilare - qualche anima che, richiamata dall'invito delle feste, tornò con gioia all'ambiente sereno dal quale si era allontanata alquanto, e ne attinse, con la pace del cuore, il proposito d'una vita fermamente cristiana.

I festeggiamenti ebbero principio il giorno dell'Immacolata, preceduti da una novena con predicazione. L'8 dicembre furono allietati dalla presenza del sig. Don Albera, che celebrò la messa della Comunione Generale, alla quale seguirono solenni funzioni con scelta musica liturgica, alla messa cantata ed anche nel pomeriggio, quando ebbe luogo una numerosa accettazione di Figlie di Maria.

Alla festa dell'8 tenne dietro un triduo, predicato dal 1° Direttore della Pia Unione, il venerando Don Giov. Battista Francesia, in preparazione alla Commemorazione Giubilare, che si svolse il 12 dicembre.

Bella e commovente la cerimonia del mattino, con nuova comunione generale alla messa celebrata da S. E. R. Mons. Giacinto Scapardini, Ar civescovo tit. di Damasco. L'eloquente Prelato animò le Figlie di Maria, sorte presso il Santuario di Maria Ausiliatrice, a non contentarsi della propria formazione e perfezione, ma, sull'esempio delle loro educatrici e del Ven. Don Bosco -che voleva apostoli anche i fanciulli, - a farsi energiche diffonditrici dell'idea cristiana e del vivere cristiano tra la società.

Fedelmente improntato a questa traccia luminosa, fu il riuscito Convegno, al quale parteciparono le rappresentanze di tutte le Pie Unioni della città, in numero imponente.

L'adunanza si aperse con vibrate parole del rev.mo sig. Don Rinaldi, attuale Direttore dell'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che invitò l'assemblea a costituire l'ufficio di presidenza, al quale venne chiamata la contessina Maria Teresa Camerana, insieme con la cont.na Lorenzina Mazè de la Roche, e la sig.na Emilia Prato.

La Presidente, interpretando i sentimenti di tutte le convenute, rivolse un vivo ringraziamento al rev.mo Don Rinaldi, alla Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ed a tutte le Direttrici, che nei venticinque anni avevano sorretto la Pia Unione ed erano tutte presenti alla festa; poi diede lettura dei telegrammi inviati a S. S. Benedetto XV, a S. E. il Card. Cagliero, a S. Em. il Card. Richelmy, e al sig. Don Albera.

Ebbero quindi la parola le relatrici signorina Olimpia Peretti e Cecilia Lanzio, che illustrarono, successivamente, il tema: LA FIGLIA DI MARIA E I TEMPI PRESENTI ».

Ami - disse la signorina Peretti, - ami la Figlia di Maria la pace del tempio, l'opera oscura, nascosta, ma tanto opportuna e provvida fra le pareti della casa; ma poichè i tempi nuovi l'invitano a portare nelle officine, nelle fabbriche, nei laboratori, e nelle associazioni, il contributo del suo braccio e del suo pensiero, non rimanga in attitudine di persona sgomenta o sconcertata: ma prenda posizione franca e decisa. nelle lotte che attualmente si agitano; anch'essa deve avere il coraggio delle proprie opinioni, e sventolare alto il suo vessillo. Ricordi la Figlia di Maria che se spesse volte non riesce a trionfare, è perchè ha troppa paura e si è dichiarata vinta, prima ancora d'aver tentato di vincere, prima di aver tentato, con la forza convincente della parola e lo splendore affascinante dell'esempio, di far comprendere che è cosciente anch'essa di tutti i suoi doveri e diritti e di tutto il suo valore, al pari d'ogni donna dell'ora presente; che anzi, elevandosi al di sopra di ogni bassezza e spirito di parte, ella ama veracemente, non solo la sua fede, ma la vera elevazione morale e materiale, sua e del prossimo.

S'istruisca perciò, con conferenze e con letture acconce ed opportune, sul nuovo assetto che va prendendo la società, e sappia, opportunamente, farne conoscere i pregi o le manchevolezze, ai fratelli, ai padri alle compagne; s'adopri, coi mezzi che le sono consentiti, a portar la luce nelle anime loro, riavvicinandole alla fiamma eterna degli ideali di fede, di bontà e di amore.

La signorina Lanzio illustrò, in modo speciale, la necessità del coraggio cristiano nella Figlia di

Maria, per svolgere alla luce del giorno il suo programma di fede, di purezza, e di operosità cristiana, e renderlo caro, con le parole e con le opere, anche a quelli che non sentono cristianamente.

La Figlia di Maria, nel caos dei moderni rivolgimenti, deve portare sulla terra il riflesso puro del cielo. Levi, in faccia al mondo, la sua bandiera bianca e celeste: e, forte della fortezza divina che attinge dall'Eucarestia, lavori senza posa per ridonare la fede cristiana alle anime che avvicina.

La discussione serrata, gentile, e feconda, portò a queste conclusioni:

I) Le Figlie di Maria coltivino la pietà e frequentino i SS. Sacramenti, possibilmente facendo ogni giorno la S. Comunione, o almeno settimanalmente.

2) Si preparino, con l'istruzione religiosa, con conferenze sociali, con letture di buoni libri, a compiere la missione che loro corrisponde nelle famiglie, e, come riflesso della famiglia, nella moderna Società.

3) Come Associazione, non facciano mai della politica.

4) Professino, senza rispetto umano, l'ideale delle eroine di Cristo: « Piuttosto morire, che macchiarmi ».

5) Pur ammettendo l'eleganza del vestito, si attengano sempre alle più delicate esigenze della modestia cristiana.

Venne approvata, all'unanimità, anche la proposta della sig. Maestra Salassa, Consigliera dell'U D. C. I. per la Diocesi di Torino, che le Presidenti di tutte le Pie Unioni Figlie di Maria della città si adunino almeno una volta all'anno per conoscersi meglio, e perchè dallo scambio di idee sorga un più forte impulso di bene.

La Delegata della Superiora Generale, Suor Giuseppina Guglielminotti, rivolse un sentito ringraziamento alla Presidenza e a tutte le convenute; quindi il sig. Don Rinaldi sciolse l'adunanza fra la generale soddisfazione e il desiderio profondo di vederla rinnovata con periodica frequenza.

Nel pomeriggio la funzione religiosa fu onorata della presenza di S. E. il Card. Arcivescovo, il quale, prendendo le mosse dalla liturgia del giorno - era la IIIa domenica d'Avvento: Gaudete « gioite », - inculcò alle Figlie di Maria, per aver la gioia nel cuore, di coltivare la modestia interna e la modestia esterna; di essere degne dell'Immacolata nei pensieri, nelle parole, nelle opere; cioè pure anch'esse, come la Vergine, nell'anima, nel corpo e nel vestito. In fine, lo stesso Eminentissimo Card. Richelmy si degnò impartire la Benedizione col SS. Sacramento. La splendida giornata si chiuse con una serata d'onore musico-letteraria, riuscitissima.

A ricordo venne pubblicato, dalla tipografia della Società Editrice Internazionale, un elegantissimo « Numero Unico », artistico volumetto, nel quale, con le adesioni di eminenti personaggi, sono raggruppate, in forma gentile e interessante, le più care rimembranze dei 25 anni trascorsi.

Ci auguriamo che il buon seme gettato fruttifichi nell'anima di quante presero parte ai solenni festeggiamenti, e che sia raccolto e diffuso a piene mani in tutti gli Oratori Femminili.

Negli Istituti Salesiani di Buenos Aires

La visita dell'On. Orlando.

L'On. Orlando, nel recente suo viaggio all'America del Sud, prima di ripartire da Buenos Aires, volle visitare il Collegio Salesiano di Almagro; e tutti i più grandi giornali della Capitale - come La Nación, La Prensa, La Patria degli Italiani, Il Giornale d'Italia - ne diedero amplissimi resoconti.

Togliamo, letteralmente, dalla Patria degli Italiani di Buenos Aires (17 novembre).

Se i Salesiani debbono essere grati a S. E. Orlando dell'onore ricevuto colla visita che l'ex - presidente ha fatto ieri (17 novembre) alla loro sede centrale in Almagro, a sua volta l'illustre Ospite ha motivo e lo ha ampiamente dimostrato, di grande soddisfazione per la cordialità spontanea con cui venne accolto, e sopratutto per le prove manifeste di patriottica educazione che gli furono pòrte.

Tremila giovanetti erano schierati ierimattina nelle vie di accesso al grande Collegio Pio IX e nel cortile d'onore. Ogni manipolo ostentava la bandiera italiana con quella argentina. Gli esploratori nel loro costume da campo, i ginnasti in maglia azzurra e bianca, gli scolaretti con i loro vestiti a festa, attendevano l'arrivo dell'illustre uomo.

Questi, accompagnato da S. E. Cobianchi e dal proprio Segretario, Cav. Cortini, giungeva all'ora fissata, salutato dal concerto di tutte le bande schierate al passaggio. Subito dopo, in altra automobile seguiva la signora Orlando, accompagnata dal Console generale Comm. Anielli e dalla signora e figlia di lui.

All'entrare nel cortile centrale, si fecero incontro all'ospite l'ispettore generale, Don G. Vespignani, il direttore del Collegio, Don Stefano Pagliere, nonchè Don Michele Tonelli, i quali accompagnarono l'ora. Orlando, la signora e gli altri invitati ad una tribuna, dove furono loro presentate le dame Cooperatrici Salesiane, che in gran numero avevano voluto associarsi al gentile omaggio.

Fra esse notammo le signore: Ernestina B. in Mosquera, Maria Delia de Vedoya, Maria Luisa Perriere, Lidia De Negri in Cometti, Filomena Devoto in Devoto, Mercedes Mullrich in Casares, Anna B. in Lacroze, Celia La Palma in Emerich., Ramona C. in Arrotea, Maria Delia Bedolla, Maria Atucha Aller, Luisa Prat in Duhalde ecc.

Nel gruppo dei presenti erano pure i signori: Coram. Basilio Cittadini, Nicola Anchorena,

Dr. Bonfanti, Dr. Farsetti, Dr. Caratti, Attilio Massone, prof. Quintino Piana, ingegnere Poy Costa, prof. Martin, Adolfo Faggi, A. Boretti, Giuseppe Pino, A. Fravega, ecc.

L'inno argentino e, subito dopo, la marcia reale, sollevarono l'entusiasmo generale.

Il giovane Giuseppe Comoglio, alunno del collegio, in nome dei superiori e compagni si fece innanzi e pronunziò queste parole:

Eccellenza,

Il vostro sguardo, solito a fissare in volto la gagliarda gioventù studiosa nelle aule delle Università italiane, di cui siete vanto e orgoglio, si posi stamane con benigna compiacenza su questa fanciullezza, in gran parte argentina, che, raccolta sotto gli auspici di Don Bosco e italianamente ispirata, saluta in Voi il grande concittadino del suo Padre spirituale, l'italiano illustre che onora la Patria per sapienza e virtù.

Alla scuola di Don Bosco noi tutti, qualunque fosse la nostra origine, apprendemmo a conoscere ed amare l'Italia, madre di santi e di eroi, culla del genio e dell'arte, civilizzatrice e popolatrice di mondi.

Ed oggi siamo felici di conoscere da vicino e di amare Voi, che genialmente esprimete tutte le virtù della stirpe latina.

Ci fu detto che Voi praticate il rispetto sincero alla Fede, il culto devoto alla Patria, la lealtà profonda al Re, l'amore costante agli umili.

Ci fu detto che insegnare dalla cattedra il diritto, e nella vita la dignità e il carattere.

Ci fu detto che, operando a fianco del Sovrano nelle ore decisive per l'Italia e a fianco di altri grandi nei consessi, che decisero della pace mondiale, acquistaste a buon diritto un titolo di benemerenza incancellabile nella storia.

E noi crediamo tutto ciò, Eccellenza, con tanto maggior sicurezza e gioia, in quanto ci viene insegnato da coloro stessi, ai quali è affidata la nostra educazione morale e civile.

Questa Istituzione toglie da quarantacinque anni, all'abbandono e al vizio tanta povera gioventù italo-argentina, e la educa nelle virtù cristiane e nel lavoro, per la vera redenzione della società.

Questa Casa è la prima che sorse in questo Paese ospitale, per opera d'Italiani. Altre cinquanta filiali sorsero di poi, sparse nella Repubblica.

Coi suoi Oratori Festivi e Convitti, coi Collegi di insegnamento elementare e di Arti e Mestieri, coi due Istituti secondari, colla Scuola Normale, con la Commerciale, con le varie Scuole di Agricoltura, coll'Istituto Industriale, coi 2o battaglioni di esploratori, coll'Ospedale, coi 30 Istituti Femminili affidati alle Suore di Maria Ausiliatrice, l'Opera di Don Bosco raggiunge una popolazione di trentamila alunni in tutto il Paese.

Sono pur qui dinanzi a Voi rappresentati i drappelli degli Ex-Alunni coi loro Centri e Circoli in cui s'addestrano allo studio e all'azione da svolgere in conferenze popolari per le vie e per le piazze della città.

E a questo omaggio partecipano le gentili e generose Cooperatrici e uno stuolo di Cooperatori ed amici, i quali dànno testimonio della internazionalità di quest'Opera che, nata in Italia, col favore di quel Governo, di cui foste per molti anni lustro decoro, attecchisce in tutto il mondo, lenisce miserie, rimedia sciagure, tempera asprezze sociali.

Eccellenza,

Consideriamo memorabile la visita che oggi ci fate, e Vi assicuriamo che dal Ciaco alla Terra del Fuoco gli alunni di Don Bosco ricorderanno da oggi in poi con speciale gratitudine il vostro nome e vi accompagneranno coi loro più fervidi voti nelle Imprese che la Patria sia per affidarvi.

Vogliate, Eccellenza, a vostra volta portare nel vostro cuore un pensiero per i trentamila piccoli argentini che qui sono rappresentati, i quali, nella lingua di Dante, vi acclamano luce di latina sapienza, artefice di vittoria e di pace.

L'on. Orlando, evidentemente commosso, si fece incontro al piccolo oratore contratulandolo effusivamente.

Sedette allora al piano Don Cazzaniga, e subito dalla folla infantile si sprigionò caldo, commovente, il vecchio, melanconico coro del Nabucco: " Va', pensiero, sull'ali dorate ".

Il discorso dell'On. Orlando.

Spentasi l'eco della nostalgica e melodica musica, l'on. Orlando accennò a parlare e tra un religioso silenzio disse:

Ragazzi miei

Nobili educatori, Signore e Signori,

Mi fu chiesto dal giovane che parlò in modo così vibrante e con accenti così puri e simpatici in lingua italiana - mi fu chiesto ch'io non dimentichi questo giorno e quest'ora.

Potrei io dimenticarli? Potrei io dimenticare quest'accoglienza? Questo giorno e questa scuola suscitano in me i sentimenti più profondi e più cari.

Certo non è incompatibile con la universalità, che è il grande carattere della fede cristiana, non è incompatibile - dicevo - il coltivare, col pio amore religioso, le memorie proprie ad ogni gente e ogni razza... Questa anzi fu la forza suprema e la grande difficoltà del cattolicesimo: conciliare con amore fattivo il sentimento religioso coll'amore alle singole Patrie.

Così, italianamente, noi siamo orgogliosi di un nome che direi il più universale di tutti: San Francesco d'Assisi.

E tra queste glorie nazionali che è lecito, doveroso celebrare, così come celebriamo le più pure memorie da Dante Alighieri a Leonardo da Vinci, campeggia il San Francesco moderno, Don Bosco, il grande ideatore dell'opera che qui ammiriamo, che dà risultati così prodigiosi nel mondo.

Io, dunque, italianamente mi inchino davanti al nome e all'opera di Lui.

Lasciate che aggiunga che se quest'opera è religiosa per la sua finalità ed argentina per il campo in cui si svolge, essa è altresì opera italiana per lo spirito che la informa.

Queste impressioni sono così profonde in me che nulla potrà sradicarle, nè le tempeste nè i venti che sradicano l'albero della foresta: incancellabile è e rimarrà il ricordo di quest'ora, di questo momento.

(Qui l'oratore si rivolge con ampio elogio ai nobili educatori, rilevando il carattere sociale e la benemerenza della pia istituzione, e prosegue:)

La guerra ha scatenato un grande odio, l'odio invase l'umanità; ragazzi; a voi corrisponde l'opera di un immenso amore. Nessuno più di voi è atto a compiere questa sacra missione.

Un uomo, che fu un santo - e scusate se io laico mi anticipo ad una canonizzazione futura - Pio X, vivente simbolo di quanto dissi innanzi, dappoichè nessuno ha sentito più italianamente di Lui e nessuno più di Lui universalmente, quando la guerra scoppiò, provò un profondo dolore che ne determinò la morte.

E quel santo intese ed amò l'istituzione salesiana.

Ero ministro di Grazia e Giustizia dal 907 al 91o, quindi in frequente, anzi direi in quotidiano contatto con le alte autorità della Santa Sede: e quest'Uomo, quand'ebbi determinato il mandato governativo, mi fece pervenire il Suo saluto ed i suoi ringraziamenti. E questo per me, in vero, il ricordo più caro di tutta la mia vita politica!

In hoc signo vinces! Con questo esempio dì duplice amore - a Dio e alla Patria vostra, - voi vincerete, ragazzi!

Risuona tuttora in quest'aria libera e pura di questo libero e grande Paese l'inno testè da voi cantato: Va', pensiero, sull'ali dorate! Invocazione dolorante un tempo... Oggi, mentre la Patria unita celebra gloriosa il suo trionfo, quest'inno si converte in canto d'amore dei fratelli lontani nel comune intento di collaborazione alle maggiori grandezze d'Italia. E così sia.

Come rendere l'entusiasmo, la commozione, la gioia che avvinse tutti alle parole dette dall'illustre uomo, con mirabile sincerità di sentimento e squisitezza d'immagini e di ricordi?

Prima che si iniziasse una rapida corsa attraverso le principali officine dello stabilimento, lo scultore Quintino Piana, a nome del personale della casa, offerse all'on. Orlando una medaglia d'oro, che reca da un lato, somigliantissima, l'immagine dell'ossequiato e dall'altro le parole: " Ricordo della visita all'Argentina ".

A questo punto, come attori in una film, in fretta maneggiata, la comitiva passò dal laboratorio degli sentori a quello dei falegnami, dalla tipografia alla legatoria, dalla sartoria alla calzoleria, a tutte insomma le principali dipendenze, finchè, attraversato il magnifico tempio agli accordi festivi dell'organo, uscì in Calle Vittoria, ricevuto dagli applausi deliranti di migliaia di fanciulle schierate al passaggio, sotto la guida delle buone Suore di Maria Ausiliatrice.

Alla fine di quella visita l'on. Orlando si trovò sulla soglia del Collegio " Maria Ausiliatrice " avendo dovuto per mancanza di tempo rinunciare, suo malgrado, alla visita che il collegio San Francesco di Sales " aveva desiderata e disposta.

La signorina Severina Vetere, figlia del Commendator Nicola, pronunciò con voce commossa un complimento pieno di affetto e di devozione, ricordando come sieno trenta i collegi dell'Istituto che, da Buenos Aires fino alle Ande ed allo Stretto Magellanico, colle loro scuole Elementari e Normali, Serali e Festive per le giovinette operaie, cogli Oratori Festivi, vere tavole di salvezza per le povere fanciulle, radunano più di tredicimila alunne che si formano alla pratica dei loro doveri religiosi e civili.

S'avvicina il mezzogiorno e l'on. Orlando, pressato da altri impegni, si congedò da Don Vespignani e dagli altri suoi colleghi manifestando loro la più sincera ammirazione per l'opera di cui aveva constatato l'efficace e grandioso sviluppo.

Ma la signora Orlando, alla quale era stato offerto un magnifico mazzo di fiori, accompagnato da un album e da alcuni saggi di ricami, volle compiacere le brave suore e visitare le varie parti dell'ampio edificio.

Saggio scolastico nel Collegio Don Bosco.

Dalla Patria degli Italiani, del 1° novembre.

Il vasto salone, fulgente di bandiere italiane e argentine fraternamente intrecciate, adorno dei ritratti del Re e della Regina, prima ancora delle 16.30 era gremito di un pubblico eletto, fra cui molte signore e signorine. Sedevano al posto d'onore il R. Console Generale d'Italia comm. Anielli colla sua degna consorte, in rappresentanza del Ministro, che si scusò di non poter intervenire col seguente telegramma: « Dolentissimo non poter quest'anno essere presente alla tanto simpatica festa, invio cordialissimi auguri, compiacendomi coi Reverendi Maestri e cogli alunni pei risultati ottenuti. Comm. Anielli mi rappresenterà presso di loro tutti. - Cobianchi ».

Dopo l'inno argentino e la marcia reale, eseguiti dalla banda del Collegio fra scroscianti applausi, il rev. direttore sac. Picabea portò alle Regie Autorità, con sentite parole, il saluto degli alunni e dell'Istituto, nel quale i Salesiani compiono benefica opera di civile coltura e d'illuminata italianità; insegnando agli scolari - di cui settanta su cento non sono italiani nè figli di italiani - il dolce nostro idioma...

Quando comparve sul palcoscenico il manipolo degli alunni di 5a e 6a classe per una lezione oggettiva, il comm. Luciani volle personalmente suggerir loro i brani di lettura. Saggio riuscitissimo del quale il signor Luciani si congratulò vivamente cogli egregi docenti, lodandone il metodo d'insegnamento e la schietta dizione e la pronuncia.

Il saggio scolastico del Collegio Don Bosco ha lasciato in quanti v'intervennero - signore e signorine della nostra collettività - l'impressione gradevolissima di una festa, altamente e genuinamente italiana. Ed anche - aggiungeremo - un senso di orgoglio, che nei torbidi momenti attuali solleva lo spirito.

Per le vittime del terremoto di Toscana.

Dalla Patria degli Italiani del 17 settembre:

«Nella Chiesa italiana «Mater Misericordiae » Moreno 1669, il Rettore Don Michele Tonelli, Salesiano, dopo il sermone di domenica sera propose l'immediato invio di L. 1o.ooo al Card. Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa, somma che sarà girata telegraficamente per essere distribuita fra le vittime del recente terremoto ».

Lo stesso giornale, dieci giorni dopo, il 24 settembre, pubblicava l'elenco, degli oblatori e la somma totale inviata all'Em.mo Card. Maffi in Lire 13.346.

Per le Missioni Estere.

Dal Seminario delle Missioni Estere di Milano, un buon chierico ci scrive:

« Pensando alle numerose S. Comunioni che settimanalmente e mensilmente si fanno nei Seminari, Monasteri, Collegi, Istituti, Educandati, da Religiosi e Religiose, ed a quelle che si fanno nella maggior parte delle parrocchie con intenzioni generali e speciali, mi son richiesto: « Perchè non potrebbero i Seminaristi, i Religiosi, le Suore e gli alunni dei nostri Collegi maschili e femminili, unitamente a tutti i fedeli, applicare settimanalmente, o almeno mensilmente, una S. Comunione, espressamente per le S. Missioni e per i Missionari?

» Ora specialmente, dopo la fervida esortazione che il S. Padre Benedetto XV ha indirizzato a tutti i fedeli dell'orbe cattolico nella sua Lettera Apostolica sulle Missioni «Maximum illud », è necessario che tutti, e laici e religiosi, si uniscano in un santo Apostolato di Preghiera; e ciò come meglio potranno fare, se non nel felice momento in cui Gesù discende nelle anime colla S. Comunione?

» Tale pratica poi, oltrechè attirare gli aiuti del Signore sui Missionari che faticano per la salute dei popoli ancora sepolti nelle tenebre e nell'ombra di morte, ed ottenere la grazia della conversione a tante anime redente dal Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo, servirà altresì a tenere vivo, in tutti noi, il fuoco della carità e dell'amore verso quei nostri disgraziati fratelli, che ancora non videro la luce inestimabile del S. Vangelo ».

Fatti e detti di Don Bosco.

- Memorie inedite. -

xx.

« Non ti piacerebbe studiare? »

Era l'anno 1868, quando ebbi la fortuna di essere accolto nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino.

Una mattina, verso le 9, Don Bosco usciva dalla Chiesa di Maria Ausiliatrice per la porta laterale, che metteva allora nel cortile degli artigiani. I giovani facevano ricreazione, e molti di essi corsero a dargli il buon giorno e a baciargli la mano. Mosso da curiosità, camminai anch'io verso Don Bosco e per la prima volta lo vidi a pochi metri di distanza, poichè tuttavia non lo conoscevo. Appena mi scorse, mi diresse queste parole:

- Tu chi sei, e donde vieni?

- Sono Bartolomeo Molinari, e vengo da un piccolo paese della Liguria.

- In che cosa ti occupi?

- Sono artigiano.

- Non ti piacerebbe studiare?

All'udire queste parole, pensai subito che Don Bosco volesse farmi studiar da prete, e ricordando le cose sciocche, che nel mio paese avevo udito ripetere contro i sacerdoti, risposi prontamente e con un certo qual dispetto:

- No, signore: io voglio imparare un mestiere, e poi ritornarmene al mio paese.

- Ebbene, sia pure così; ma se per caso ti viene un po' di volontà di studiare, vieni a dirmelo. Abito in quella stanza che vedi lassù al terzo piano; - e, ciò dicendo, alzava il braccio e me la indicava; quindi continuò ad attraversare il cortile, ed io, per qualche anno, non pensai più alle sue parole.

Però, quasi tutti i giorni, dalle ore 9 alle 12 antim., vedeva una processione di gente di ogni età e condizione, la quale saliva le scale e andava a parlare a Don Bosco: finchè un giorno, chiesto il permesso al mio assistente, senza alcun fine determinato e quasi come chi compie un dovere abituale, mi unii alla gente che saliva le scale e salii alla stanza di Don Bosco.

Non appena fui sulla soglia dell'anticamera, mi si presenta il suo segretario D. Berto, il quale, guardandomi fisso, colla persona alquanto inclinata e in tono piuttosto brusco, mi domanda: - Tu che vuoi?

- Desidero parlar con Don Bosco.

- Vedi, che vi è molta gente. Siediti ed aspetta il tuo turno.

Vicino alla porta di Don Bosco stava un quadretto rappresentante Mamma Margherita, e dissi fra me: - L'ha fatto mettere qui, per ricordarla quando esce od entra. Quanto l'amava! - Alzai gli occhi e, sopra la stessa porta, vidi un cartello con sopra le parole evangeliche, scritte con inchiostro comune, ma a grossi caratteri: - « Una sola cosa è necessaria: salvar l'anima ».

Dissi di nuovo tra me e me: - Le ha fatte scrivere, perchè non vadano a fargli perder tempo, coloro che vogliono trattar solo di cose temporali.

Intanto era venuto il mio turno e Don Berto mi fece cenno di entrare. Don Bosco, che aveva accompagnato fin sull'uscio uno che usciva, mi ricevette in piedi e lasciò cadere la sua mano sopra la mia, toccandola leggermente e senza stringerla. Sentii che era piuttosto fredda ed alquanto rugosa. E mi disse in tono paterno:

- Che vuoi, mio caro?

- Desidero che mi metta a studiare.

- Ricorderai che te lo proposi già io, un giorno, nel cortile degli artigiani, e che tu mi rispondesti che non volevi studiare, bensì imparare un mestiere. Per ora ti dico anch'io di no. ma a questo patto: ritorna al tuo lavoro, e se un tal desiderio persiste in te, dimandamelo di nuovo per lettera. Io ti risponderò.

Era la prima visita che aveva fatto, nella sua stanza, al nostro Padre Venerabile, e, soddisfatto e frettoloso, me ne ritornai al mio dovere. Don Berto mi aperse la porta dell'anticamera, mi guardò fisso, ma non mi disse nulla.

Chi lo crederebbe? Passai ancor qualche tempo come dimentico del colloquio, quando un giorno, come spinto da un comando misterioso, prendo un foglio di carta e scrivo, più o meno, quello che aveva detto a voce e lo mando a Don Bosco. Dopo pochi giorni, Don Rua mi manda a chiamare in prefettura... Vi andai e lo trovai che stava scrivendo in piedi. Senza tralasciare di scrivere, mi accenna cogli occhi una busta e mi dice: - A una lettera di Don Bosco; prendi e leggi. - Era la mia stessa lettera con in margine queste parole: « Faccia bene gli Esercizi Spirituali, e vedremo di appagarlo ».

Erano imminenti i Ss. Esercizi ed io li feci; e dopo di essi il Venerabile mi mandò di nuovo a chiamare e mi disse:

- Don Bosco ti passa alla categoria degli studenti. Va' subito a dirlo a Don Durando. Egli è nella sua stanza, in fondo a questo corridoio.

Io non conosceva Don Durando, se non per vederlo tutte le mattine passar davanti a noi nella chiesa di Maria Ausiliatrice, per recarsi al suo confessionale, situato nella cappella di S. Giuseppe; e perchè qualche volta veniva nel nostro cortile con una macchinetta elettrica, ci disponeva in forma di catena, e ci dava la scossa per divertirci. Lo trovai che stava correggendo dei grandi fogli, che, se non erro, erano gli stamponi del suo vocabolario latino-italiano. Mi guardò e mi disse: - Che vuoi?

Ripetei le parole di Don Rua ed egli soggiunse: - Bene; prendi questo viglietto e portalo al Direttore delle scuole.

Feci quanto mi disse, ed entrai nelle scuole ginnasiali dell'Oratorio.

In questi fatti e detti di Don Bosco, io ho sempre visto qualche cosa di più che naturale, e ne ho ringraziato la Divina Provvidenza. E perchè non dirlo? Nel corso di tanti anni non ho mai detto nulla a nessuno: ma dopo aveva letto sul Bollettino il racconto, riguardante il mio condiscepolo Bestente, ho sentito un gran desiderio di scrivete, queste poche memorie. E l'ho fatto per far sempre meglio conoscere il nostro Ven. Padre, ed anche per aumentare quanto posso « la gloria di colui che tutto muove ».

Buenos Ayres, ottobre del 1919.

Don BARTOLOMEO MOLINARI Salesiano.

Un Congresso giovanile.

A Montevideo, la Gioventù Cattolica Uruguaya la domenica 22 agosto u. s. coronava con un grande spettacolo di fede il suo 2° Congresso Nazionale. I giorni precedenti furono consacrati allo studio dei problemi religiosi, intellettuali e sociali della gioventù. Nel 1° giorno, «il giorno della pietà », si parlò dei doveri religiosi in generale, e in particolare delle Giornate Eucaristiche come mezzo potente di risveglio religioso. Nel 2° giorno, «il giorno dello studio », si trattò dei Circoli Giovanili di cultura e delle Biblioteche circolanti. Nel 3° giorno il « giorno dell'azione », s'illustrarono, in modo chiaro, pratico, e alla portata di tutti, i temi della diffusione della buona stampa, della Fondazione di circoli giovanili nelle campagne, della Propaganda e dell'Organizzazione. La domenica, in ordinato corteo, oltre duemiladuecento giovani congressisti si portarono alla Metropolitana per il precetto festivo, e tutti si accostarono alla S. Comunione. Quindi si recarono a Villa Colón per il pranzo sociale, e nel nostro Collegio Pio IX tennero l'Adunanza di chiusura. Un esito così lusinghiero ha raddoppiato, tra le file dei giovani, l'entusiasmo più vivo per combattere serenamente e valorosamente le sante battaglie della Religione e della Civiltà.

Nozze d'Oro Sacerdotali.

Il rev.mo sig. Don GIULIO BARBERIS, Direttore spirituale della. nostra Pia Società, la domenica 19 dicembre, celebrò le sue Nozze d'Oro Sacerdotali.

La sera innanzi, nel teatrino dell'Oratorio, confratelli ed alunni andarono a gara per esprimere all'amato Superiore, in un simpatico trattenimento, gli auguri e i voti più cordiali.

Ai nostri si unirono, di presenza, i parenti del festeggiato e numerose rappresentanze delle altre case salesiane di Torino, e numerosissimi furono quelli che mandarono, per lettera o per telegramma, l'adesione più affettuosa.

Tra i doni, dei vicini e dei lontani, merita d'esser segnalato un bel calice d'argento dorato, offerto dai Salesiani del Brasile, che porta incise, attorno alla base, queste parole: Iulio Barberis, suo pietatis magistro, quinquagesimum Natalem sacerdotii sui feliciter agenti, Sodales Salesiani omnis Brasiliae. Anno Domini 1920.

L'Em.mo Card. Arcivescovo inviò all'antico condiscepolo un lusinghiero autografo e la sua benedizione. Anche il Santo Padre si degnò far avere al festeggiato una speciale benedizione apostolica e la facoltà d'impartire la Benedizione Papale, con indulgenza plenaria, a tutti i presenti alla Messa Giubilare.

Questa ebbe luogo nella Basilica di Maria Ausiliatrice, parata a festa e gremita di fedeli. Assistevano il celebrante i rev.mi Don Piscetta e Don Ricaldone del Consiglio Superiore della Pia Società. La Schola Cantorum eseguì scelta musica. Don Trione disse un bell'elogio del sacerdozio cattolico.

Tutte le case di formazione e gli studentati salesiani, che sorgono nelle vicinanze di Torino. vollero una visita del sig. Don Barberis per manifestargli la propria, esultanza in questa ricorrenza solenne. Primo, fra tutti, fu lo studentato internazionale teologico di Foglizzo Canavese, che fin dall'8 dicembre, con solenni funzioni religiose e un trattenimento accademico in ben quattordici lingue e canti corali di varie nazionalità, disse affettuosamente all'amato Superiore tutta la riconoscenza che egli riscuote nel mondo salesiano.

Chi dei figli di Don Bosco non sente la più filiale e devota riconoscenza per il venerando sacerdote? Così accolga il Signore i loro voti, e, ad intercessione di Maria Ausiliatrice, conservi a lungo l'amatissimo sig. Don Barberis alla loro venerazione.

Il rev.mo sig. Don Barberis, con animo umile e devoto, rende grazie a Dio e a quanti parteciparono alla sua santa letizia.

LETTERE DEI MISSIONARI

CINA Ultime ore della Pagoda di Leng-Kong. (Relazione del Missionario D. Giov. Pedrazzini)

(1) Leng-Kong è nella missione dell'Heung-Shan, affidata ai nostri Missionari dal Vescovo di Macao, dove essi fecero le prime armi per vari anni prima d'entrare nel Cuantung, e dove stanno tuttora evangelizzando.

Ero ritornato dai funerali di un buon cristiano e avevo, con santa rassegnazione, ricevuto un forte acquazzone, quando, proprio nel momento in cui cambiavo i vestiti, mi viene annunziata la visita dei San-Si (anziani) di Leng-Kong, piccola borgata nei pressi di ShekKi. Veramente non era quello il tempo di ricevere visite; ma, visto che si trattava di barbe bianche, mi infilai in fretta una veste cinese, calzai un paio di pantofole, mi accomodai sul letto, e feci venire gli ambasciatori.

Erano quattro vecchi venerandi, che, al vedermi, dopo un inchino profondo, quasi in coro mi domandarono:

- Qual'è la tua illustre parentela?

- Yeong, risposi: (yeong vuol dire sole).

- E il tuo nome onorato?

- Cohn-cham (primavera fertile), aggiunsi; e poi continuai: «Ora che conoscete la mia meschina parentela ed il mio non mai sentito nome, sarò io degno di sapere l'alto e sonoro nome e cognome di voi, illustri nonni del grande villaggio di Leng-Kong? »

E la conversazione continuò lunga, seccante, con tutte le cerimonie consuete.

Perchè, quantunque avessi una gran voglia di mandarli a spasso, per educazione cinese, continuai il dialogo fino a venire al nodo della questione. Era tempo. Un vecchio, dagli occhietti vispi, parlò

- Sappiamo che la Religione Cattolica è la più buona, la più diffusa.

- Ah!

- Anzi gode della stima di ogni autorità - Ah!...

E vorremmo che i nostri nipoti entrassero in religione... e, non avendo qui un locale atto per una scuola ed una chiesa, ti offriamo la bonzeria come residenza di Missione! »

Io non sapevo se sognassi o fossi desto. Sapevo della rinomata pagoda di Leng-Kong, ma non avrei mai immaginato che avrebbe potuto passare in nostre mani. Gatta ci cova! pensai: e dissi loro:

- Io sono contentissimo di questa offerta, ma bisogna che mi consigli coi capi della Società d'Azione Cattolica. Venite domani, e vi darò risposta.

Partirono coi soliti inchini, e tutto tornò in calma. Mentre il servo raccoglieva pazientemente, nei quattro angoli della stanza, calzette, calzoni, camicia inzuppata d'acqua, io, mezzo coricato, pensavo

- Cospetto! una pagoda!... una bonzeria convertita in cappella!.... Fosse un Ci-Tong (Tempio degli antenati), sarebbe ancora comprensibile, ma un Miu (pagoda)?... Un Miu così rinomato... così antico!... Che i bonzi cerchino, sotto il velo del cattolicismo, di sottrarsi alle conseguenze di qualche marachella? Vedremo più tardi.

Ero stanco, e sentiva che la febbre mi girava nelle ossa. Tuttavia mi addormentai. Alle quattro apro gli occhi ; mi alzo e in pochi minuti sono all'ordine.

Dopo aver preso una pillola di chinino, stavo per recitar i vespri, quando ecco un'altra visita. Cospetto! si trattava nientemeno che del Generale G... Il mio servo parve odorare una mancia, perchè preparò in un attimo la sala; mise le pipe d'acqua al punto, e con tutta solennità annunziò la visita.

Feci passare il giovane generale, che dimostrava un trent'anni. Uomo compitissimo, vestito all'europea, con un paio di baffetti che lo rendevano oltremodo simpatico. Gli fui incontro e, stringendogli la piano, dopo i primi complimenti, gli domandai in che modo avrei potuto servirlo.

Rispose che traslocato di fresco nell'HeungShan, aveva avuto ottime informazioni circa l'opera nostra di pacificazione dei villaggi di Tan-Mun, nonchè del nostro lavoro per i lebbrosi, pei carcerati, come in generale per tutti i poveri ed abbandonati. Egli pure voleva cooperare a quest'opera. Mi schernii da quelle lodi cogli epiteti più umili del dizionario cinese, assicurandolo che mi sarei adoperato per far sapere in Europa la bella organizzazione dei suoi soldati e l'alto grado di educazione degli ufficiali, sotto la direzione d'un generale giovane di anni, ma vecchio di senno.

Il complimento gli andò al cuore, perchè prese con confidenza a narrarmi il suo piano per liberare la regione dai pirati, e tra l'altro mi disse: - Uno dei centri principali sarà LengKong. Nella pagoda del paese metterò una mia guarnigione! - e continuò per mezz'ora ad espormi il suo piano strategico. Io ne avevo abbastanza. Aveva compreso la generosità dei San-Si di Leng-Kong!

Che fare? Prendere la palla al balzo e giuocare arditamente la carta.

Tra una casa di missione ed una caserma per me era sempre meglio la prima, e dissi: - Approvo tutto il tuo piano, veramente magnifico, ma mi spiace la scelta della pagoda di Leng-Kong, perchè è già mia proprietà, essendomi stata ceduta, per libero atto di donazione, da quei cittadini.

Ebbe un momento, non so, se di meraviglia o di rabbia, ma fu cortesissimo.

- È mio principio, disse, rispettare la libertà dei cittadini, e mi rallegro con voi...

Bevemmo alla nostra salute, facendo voti che la nostra amicizia durasse a lungo.

Quando partì, ero felice come Napoleone dopo la più bella vittoria. Mi dimenticai della pioggia presa e feci onore alla modesta cena. Più tardi narrai la cosa al letterato, al catechista ed al presidente della Società d'Azione Cattolica, cioè ai tre uomini del mio Stato Maggiore. Tutti applaudirono e, per concretare la cosa, feci subito chiamare i San-Si; li ripresi un poco per avermi nascosto il perchè di quella donazione, ma dissi loro che oramai tutto era combinato d'accordo col Generale. E si fissò per l'indomani la visita al locale, l'atto di donazione e la distruzione degli idoli.

La visita al locale.

Giorno più bello non si poteva desiderare.

L'autunno nell'Heung-Shan è bello, come la primavera del mio dolce Lago Maggiore. Una brezza frescolina faceva fremere le piante, mentre gli uccelli cantavano l'inno dell'aurora. Spettacolo vecchio, ma sempre nuovo e pieno di soavi emozioni.

Quando discesi nella Cappella per la S. Messa, già una dozzina di cavalli, messi a nostra disposizione dal Municipio di Leng-Hong, scalpitavano nel cortile. Nella chiesetta stavano i consiglieri della Società d'Azione Cattolica in numero di dieci, e tutti presero parte alla Mensa Eucaristica col fervore dei primi cristiani. Così cominciava la nostra epica giornata, che resterà storica negli annali del nostro piccolo Heung-Shan.

Dopo la S. Messa, fatta una breve colazione, saltammo in arcioni e via tra le strade di Shek-ki. Uscimmo dalle mura della città e ci trovammo in aperta campagna. Due San-Si ci aspettavano in carozzella per accompagnarci al villaggio. In una corsetta di mezz'ora, per una strada che serpeggiava tra interminabili risaie, si giunse a Leng-Kong. Gli abitanti dell'intiero vil aggio stavano aspettandoci alle porte del paese. Scesi dal cavallo, presentai al gruppo delle guardie volontarie il mio biglietto di visita e, accompagnato dal popolo, dagli anziani e dai soldati, mi diressi alla pagoda.

Su di un grande tavolo era preparata ogni sorta di frutta e di dolci, e io tenni un discorsetto lodando la loro offerta per una causa tanto alta come quella della vera religione.

Finito il discorso, si iniziò il secondo atto della giornata.

Il contratto.

E qui cominciarono le dolenti note. Chi lo avrebbe immaginato? Dopo avermi appositamente invitato al paese, dopo di aver pagato i cavalli e quel magnifico ricevimento, quando dissi al mio letterato di passare a stendere il contratto, che tutti gli anziani dovevano firmare, offrendo quella pagoda alla Chiesa Cattolica per erigervi cappella, scuola e sala di conferenze, cominciarono a piovere le difficoltà.

Non mi spaventai... sapevo d'essere in Cina e conoscevo troppo i miei polli celesti per indispettirmi. Scoppiai in un'omerica risata, e dichiarai che me ne ritornavo a Shek-ki contento di constatare che quella casa non poteva servire che... per una caserma di soldati.

Avevo toccato sul vivo. Mentre facevo atto di partire, si alzarono tutti i vecchi e mi pregarono di attendere un istante che avrebbero combinato una forma di transazione... un imprestito... un affitto...

- No, risposi, io ho una missione vastissima, ho molte case e chiese d'accudire, non ho proprio bisogno della vostra pagoda. O donazione intiera, incondizionata e semplice, o niente. Vi dò un'ora di tempo, mentre vado sul monte vicino a fare due passi.

Uscii con due giovinotti, lasciando che gli anziani cavillassero coi capi della Società Cattolica, col mio letterato, e col catechista sulla stesura del contratto.

Uscii dal cancelletto del giardino, attiguo alla pagoda, e mi arrampicai sulla schiena del monte.

E questo tagliato a terrazzi e, tra l'altre vegetazioni, vi cresce l'ananaz, i cui grossi e maturi frutti profumavano l'aria di loro fragranza. Continuando l'ascesa, in meno di mezz'ora arrivai alla cima, dalla quale si domina la pianura intera. Circa sessanta villaggi si stendono d'intorno, e tutti murati. Al Nord

Shek-Ki, la capitale, - colla sua torre caratteristica di sette piani: al Nord-Est il monte di Ho-Tan, con miniere di ferro; più in giù, verso l'est, le colline di Cheong-Nga-Pin, ricche in wolfram, e forse in oro, mai esplorate. Quasi all'est, al di là delle risaie, il largo delta del Tigri, che s'allarga maestoso fino all'isola dei Leng-Tin, sede della dogana europea in faccia a Hong-Kong, e poi, via via, il mare a perdita d'occhio, fertile d'isolette. A sud, monti e colline: e là dietro, invisibile, Macao. Ad ovest un'infinità di villaggi, sepolti tra verdeggianti boschetti dell'albero della pagoda.

Contemplava quell'immenso spettacolo, domandando spiegazioni ai due giovinotti che mi accompagnavano, quando un frugolo, sbucato dal fogliame, mi gridò: - Vieni, padre, il contratto è finito; vieni a distruggere... - e voleva dire gli idoli, ma si corresse con una frase da uomo evoluto, soggiungendo: - Vieni a distruggere... quei fantocci di legno.

Accarezzai quel frugolo intelligente, e gli domandai se voleva farsi cristiano.

- Man! Man! (piano, piano) mi rispose, e colle mani faceva il gesto di chi dice: « Col tempo, vedremo ».

Quando discesi, erano le due. Mi fu letto il contratto: un vero mosaico: un capolavoro di cavillosità cinese. Vidi subito che la diplomazia del mio letterato aveva trionfato. Feci ancora lo schizzinoso, ma poi firmai e dopo di me firmarono tutti gli anziani. Si spararono i petardi e fu servito il pranzo.

Distruzione degli idoli.

Il banchetto volgeva al fine e pareva che l'entusiasmo aumentasse in ragione inversa del vino, che diminuiva. Cominciarono i discorsi, inneggianti alla vera Religione, che affratella in un unico ideale tutti i popoli.

Il presidente della Società d'Azione Cattolica fece una filippica contro gl'idoli e finì il discorso dicendo: « La distruzione d'ogni superstizione porta alla pace e alla tranquillità della famiglia e della nazione». Era tempo. Nel massimo fervore ci alzammo per dar mano all'opera di distruzione. Per quei magnifici idoli dorati, tranquilli nelle superbe vetrine, da trecento anni rispettati e venerati, era suonata l'ultim'ora. Era il tramonto, e gli ultimi raggi del sole morente illuminavano quella scena, che assumeva, nel rosso riflesso, un non so che di tragico e d'impressionante.

La statua « Kum-Jam » (una specie di Venere dei Cinesi) se ne stava nel bel mezzo sopra un alto altare. Nel suo fervore, il Presidente della Società s'era slanciato verso la nicchia, ma si trovò innanzi il bonzo, il quale, piangente, lo pregò che per sommo favore risparmiasse almeno quell'idolo a lui tanto caro. I cristiani ad alta voce si opposero, dicendo che doveva andare al fuoco... e che si stesse al contratto.

Il bonzo apre il lucchetto d'una porticina ed io entrai nell'invetriata, e mi trovai solo colla vergine di legno. Fu un momento di silenzio profondo. Io stesso, dico la verità, mi aspettava qualche scherzo del demonio che si vedeva scacciato dalla sua dimora, ove da sì lungo tempo aveva dominato. Staccai, adagio adagio, le grandi lastre di vetro laterali e le quattro del fronte, che consegnai ai cristiani. Presi la statuetta di destra, una specie di Mercurio e la consegnai al catechista. La servetta di sinistra la consegnai al presidente, che stava guardando un po' imbronciato. Salii un gradino dietro la grande statua, e quale non fu la mia meraviglia, lo stupore del bonzo, lo scandalo dei pagani e la gioia dei cristiani quando, al primo tocco, la grande testa ruzzolò a terra! facile immaginarlo. Che era mai? Le formiche bianche ne avevano mangiato tutta il midollo, lasciando la scorza. Tutto il legno della statua era sparito e non ne restava che il piccolo strato di gesso dorato. Non fu necessario continuare. Il bonzo si ritirò scornato nella sua cella, col tormento del dubbio sulla veracità dei suoi pupazzi, mentre cristiani e catecumeni e pagani si diedero alla distruzione di tutta una caterva di idoli inferiori.

Ultimo, il « Tuono », terribile mostro in forma umana, presentò un po' di difficoltà, essendo in una nicchia alta, dalla quale spaventava la gente col suo terribile aspetto.

Si cercò una scala di bambù e per ben tre volte l'intrepido catechista, che voleva strappargli i fulmini di mano, cascò a terra. Non si disanimò per questo; si fece il segno della Croce, e salì per la quarta volta. Entrò nella nicchia, si asciugò il sudore, sorrise al pubblico e poi con un spintone gittò il diavolo a terra. Fu un battimani generale!

Con i pezzi delle statue mutilate si fece un gran falò sulla piazza, e mentre il fuoco crepitava, io appendevo nel bel mezzo della pagoda la Croce, ricordo della mia prima Messa. Ci inginocchiammo tra lo sparo dei petardi, e recitammo un Pater noster e una Salve Regina.

Eravamo presso il crepuscolo. I cavalli ben pasciuti battevano impazienti i piedi. Benedissi quelle mura. Misi una medaglia di Maria Ausiliatrice sull'antico piedestallo della statua pagana, appesi un S. Cuore sul frontale della pagoda e, dopo aver dato ordine per la pulizia generale, saltai a cavallo e partii.

Era stata una giornata piena, e le più grandi emozioni erano nei nostri cuori. Nessuno dei miei compagni parlava, tutti meditavano.

Cadeva la notte. Rallentai la corsa al cavallo e insieme coi membri della Società Cattolica cominciai il S. Rosario. Si pregava da tutti con fervore. La strada costeggiava un largo fiume, in cui tremavano riflesse le stelle e si specchiavano confuse le ombre dei nostri cavalli, che parevano chinare la testa ai nomi adorati di Maria e Gesù. Il regno del diavolo aveva ricevuto una grave sconfitta!

24 novembre 1920.

Sac. Giov. PEDRAZZINI.

Squadra Cinese „Domenico Savio".

Ci scrivono dalla Missione del Lem-Nam-Tou:

« Abbiamo già anche la squadra ginnastica « Savio Domenico », composta di fanciulli ancora pagani, che studiano la nostra dottrina. Furono condotti a noi dall'ex-maestro principale dei protestanti (ora catecumeno e quanto prima cristiano).

Dopo alcuni abboccamenti si decise, senz'altro, a lasciare il protestantesimo, la munifica paga che godeva, l'offerta gratis (e per un cinese è tutto) della moglie, le magnifiche sale della Missione protestante : ed è venuto ad abitare con noi in una stamberga. La prima preghiera che volle imparare fu l'Ave Maria, e insieme alcune canzoncine sacre, che ora insegna ai suoi scolari ».

Un monumento a Don Rabagliati.

Nel Bollettino di ottobre u. s. riportammo i decreti di compianto che si emanarono, in Colombia, in morte di Don Evasio Rabagliati, il benefattore degli infelici lebbrosi di quella nobile Nazione. Ora ci vien comunicato che il Senato Colombiano ha decretato, per legge, un monumento al zelantissimo figlio di Don Bosco, in luogo da stabilirsi, con la scritta: « La Repubblica di Colombia a Don Evasio Rabagliati ».

La Nación di Bogotà, riferendo l'atto legislativo, scrive questa nobilissima pagina:

« Poche volte, come in questo caso, un'Assemblea legislativa ha interpretato in modo così fedele ed autentico il volere di un popolo, poche volte la giustizia e la verità ispirarono casì nitidamente, come ora, le risoluzioni di un corpo collettivo.

» Don Rabagliati non fu, per la Colombia, solamente un protettore delle classi abbandonate, o lo strumento di cui Dio si servì per liberare il Paese da uno dei flagelli più gravi; ma fu assai di più: egli fece suoi i dolori dei Colombiani, provò il nostro pianto, nutrì le nostre speranze, e si fuse talmente con l'anima nostra, che fu colombiano per gli ideali e per i dolori che, qui, torturarono il suo cuore nobilissimo e la sua anima grande.

» Discepolo di Giovanni Bosco, impiantò nel Paese le Scuole Salesiane, nel cui seno fermenta il lievito che deve trasformare l'agitazione socialista; abbracciò e protesse tutte le manifestàzioni vitali delle classi popolari ed ebbe sollecite e tenere attenzioni per ciascun stadio della vita dei figli del popolo.

» Basterebbe questo lato della feconda attività del zelante Missionario per giustificare l'atto legislativo di cui parliamo. Ma vi è un aspetto sublime nell'opera compiuta in Colombia dall'illustre Salesiano, un aspetto che pone in rilievo gli eroismi di cui è capace il cuore dell'uomo, quando è acceso dallo zelo della carità cristiana: alludiamo alle opere compiute da Don Rabagliati in prò dei lebbrosi. Egli conobbe il Paese del dolore e, in vista delle tristezze che vi regnano, in vista dell'abbandono che vi trovò, risolutamente e con santo entusiasmo si accinse all'impresa di consolare quei miseri, di sollevare quei disgraziati e di contenere le incontenibili e fatali conquiste, che il Re dei flagelli faceva tra le classi povere e facoltose.

» A questo scopo egli percorse le nostre terre predicando, supplicando, domandando. Interrogò il parere dei leprologi più eminenti, per organizzare lazzaretti con un piano scientifico; fondò società che raccogliessero fondi e distribuissero elemosine, inviò ai lazzaretti i suoi confratelli e le Figlie di Maria Ausiliatrice, e... dalle terre lontane, li seguì con sollecitudine ogni dì più amorevole, vegliando sulla loro sorte e servì ad essi, quasi a Cristo, in Cristo, e in nome di Cristo dedicò tutte le sue energie....

» Don Rabagliati morì lontano dalla Colombia: ma sulla sua tomba, illuminata, nelle notti silenti, dai pallidi chiarori della Croce del Sud, si levano, in ritmo cadenzato, le preghiere che innalzano per il suo riposo eterno le labbra assetate che egli rinfrescò, i petti oppressi da lui sollevati, e le anime che ebbero, dalle sue mani, le fiaccole della fede e della speranza nel mezzo della notte del loro infortunio ».

nuovo Prefetto Apostolico.

Con decreto della S. Congregazione di Propaganda in data 23 novembre u. s. venne nominato Prefetto Apostolico del Rio Negro il rev.mo Mons. Pietro Massa, Salesiano.

Mons. Massa succede al compianto Mons. Giordano nel governo della difficilissima Missione del Rio Negro, nel pieno vigore delle sue forze. Conta 4o anni. Nacque a Cornigliano Ligure nel 188o. Entrato nella nostra Pia Società nel 1898, ricevette il sacerdozio nel 1905, a San Paolo in Brasile, essendo partito per l'America del Sud fin dal 19oo. Ultimamente era Ispettore delle Case Salesiane del Matto Grosso.

Il Ven. Don Bosco e Maria Ausiliatrice gli ottengano vita e mezzi da veder fiorente, di opere di religione e di civiltà, il nuovo immenso campo, affidatogli dalla S. Sede

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Col sorgere del nuovo anno, nel fremito commosso delle innumerevoli schiere dei tuoi beneficati, fidente si eleva a Te, Ausiliatrice benedetta, anche il nostro saluto. Ogni anno è un immenso cumulo di benefizi che Tu elargisci con sovrana munificenza all'Opera del tuo fedel Servo Don Bosco. Deh ! o Piissima, sorreggi e conforta i suoi figli - che son anche i figli tuoi, - perchè, tutti e sempre, calchino gli esempi del Padre Venerabile, educando cristianamente la gioventù, non per alcun umano riguardo, ma solo per dar gloria a Dio e per salvare molte anime!

Nel Santuario, il 24 del mese

si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica: - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata - ed è il popolo di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con viva fede accorre alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

«... Soccorrerò i poveri! »

Nel mese di marzo u. s. mio figlio Eugenio d'anni tre, cadde improvvisamente ammalato di polmonite cruppale. Il suo stato, grave sino dal primo momento, andò sempre più aggravandosi, tanto che dopo due settimane la febbre, permanendo a 40 3/10, stava per causarne

la morte. Il medico, che lo curava, disse che solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo! E così fu. Io stesso, recatomi al Santuario, chiesi alla Beatissima Vergine di conservarcelo in vita, facendo voto di soccorrere i poveri. Dopo tre giorni il bambino cominciò a migliorare, e in fine guarì perfettamente, ed ora è sano, vegeto e vispo più di prima. Desidero che ognuno sappia della grazia ricevuta, e nel far ciò supplico la Beatissima Vergine Maria Ausiliatrice perchè voglia tener sempre me e la mia famiglia sotto la sua ègida santa e potente. Torino, 8 dicembre 192o.

GHILIONI LUIGI

Capitano R. Guardia di Finanza.

GIAVENO. - 4 - XI - 192o. - Da circa un anno pativo fortissime nevralgie cerebrali che mi facevano duramente soffrire, e nessun rimedio scientifico mi valse. Mi rivolsi con viva fede alla Madonna; invocai la grazia e promisi, se l'avessi ottenuta, che l'avrei pubblicata e inviato una piccola offerta per le Opere Salesiane.

La Vergine Ausiliatrice mi esaudì: sia sempre benedetta.

SILA CALVI.

Como. - 1 - VIII - 192o. - Ai primi del fatale novembre 1917, mentre lo scrivente trovavasi in Roma, intento ai lavori di revisione della Volgata, la Madre sua, più che ottuagenaria, dimorante nella propria villa di Valdobbiadene, rimaneva là, tutta sola, durante l'invasione Austro-Tedesca, nè per più mesi fu possibile avere alcuna notizia di lei. Nell'angoscia di quei momenti terribili, il sottoscritto, che frequentava il bel tempio Salesiano a Castro Pretorio, si rivolse con ferma fiducia alla B. Vergine Ausiliatrice, intraprese la novena suggerita dal Ven. Don Bosco, e il giorno 17 novembre fece applicare una S. Messa a quel suo devoto altare.

Ebbene, che avvenne in quel giorno stesso a Valdobbiadene? Lo seppi molti mesi dopo. Nella villa materna si era insediato il Comando di un Reggimento Austriaco, e la padrona di casa era stata pregata dal colonnello di rimanere ivi, con promessa che non avrebbe sofferto molestie.

Ma proprio il giorno 17 sul punto di assidersi a mensa, una potente granata italiana piombando nella saletta da pranzo uccide l'ufficiale aiutante maggiore, uccide due borghesi ivi casualmente presenti, ferisce gravemente il Colonnello, e lascia incolume la povera vecchierella, che è costretta a fuggire in sull'istante per intraprendere una ben dolorosa odissea. Tuttavia la protezione di Maria Ausiliatrice la salvò da ogni pericolo, tanto che, dopo un anno intero di segregazione (mercè il valido intervento di Sua Santità, che si degnò interessarsene personalmente) la poveretta potè ricongiungersi alla famiglia, ed al momento presente, sana e vigorosa, assiste il figlio malato.

Entrambi, pertanto, compresi dalla più viva riconoscenza, ringraziano pubblicamente la Celestiale Ausiliatrice.

D. GREGORIO CAMPEIS, O. S. B.

MUSSOMELI (Caltanisetta). - Mi sono trovata in fin di vita. Un'elevatissima febbre tifoidea con tifo intestinale, ribelle a ogni cura, faceva ritenere imminente la catastrofe. Un salesiano mi consigliò, fortunamente, a ricorrere con fede a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco, due nomi fino a quell'ora completamente nuovi per me, e lo feci di cuore. Cominciai la novena raccomandata dal Venerabile. Al terzo giorno la febbre prese a diminuire e in breve mi vidi perfettamente ristabilita. Non ho parole per ringraziare Maria Ausiliatrice e Don Bosco della grazia insigne, che mi hanno concessa. Mi aiutino essi a servirmene sempre a gloria del Signore, per il bene mio e della mia cara famiglia.

LAURETTA MISMECI MIGLIORE.

MOGGIO. - 24 - XI - I92o.- Il mio bambino, di

15 mesi, era ammalato da due settimane, e andava sempre peggiorando per febbre causata da polmonite e bronchite. Il suo visino era diventato di cera, e l'Angelo della morte gli si era posato accanto per rapircelo. Con un torrente di lagrime, formo nella mente e nel cuore la più forte fiducia, rivolgendomi a Maria SS. Ausiliatrice; e sull'istante il respiro del bambino si fa più calmo, riposa e mi dà subito a conoscere un miglioramento.

Era la grazia. Il giorno seguente stava meglio, e presto lo vidi pienamente guarito. Grazie a Te, o Vergine Benedetta.

ASSUNTA CoMBi.

VILLASSE. - 23 - XI - 192o. - Andava camminando tranquillo per queste campagne, che furono teatro di guerra, e passava accanto ad una trincea minata, nel momento che gli uomini, addetti allo sgombero delle mine, avevano applicato la miccia per lo scoppio, senza che mi avvedessi di ciò che avveniva, nè che essi avessero avvertito il mio passaggio. Casi che non son casi! la mina scoppiò, ed io, benchè vicinissimo allo scoppio, restai completamente illeso! Siano ringraziati Maria Ausiliatrice e Don Bosco, che amo tanto ed invoco ogni giorno con fede.

ANTONIO MARCUZZI, Maestro in Pensione.

VOLVERA. - 26 - xI - 1920. - Il 1° settembre u. s. mi recavo, in compagnia d'una cugina carissima, a visitare un parente ammalato, che abita una casetta distante tre chilometri dal paese.

Per giungere al luogo desiderato si doveva passare sopra il ponte del torrente Chisola. Appena oltrepassatolo, an carro ch'era dietro di noi, condotto da un paio di vacche impaurite, come fulmine ci fu vicino, e travolse disgraziatamente sotto di sè la mia cara cugina. Invocammo Maria Ausiliatrice! La poveretta fu salva. La graziata, riconoscente per la completa guarigione dalle ferite riportate, con l'animo giulivo adempie con me la promessa che feci alla Vergine Ausiliatrice, di pubblicare la grazia, inviando una tenue offerta per una messa di ringraziamento.

MARIA MARTINENGO.

*** - 24 - XI - 1920. - Nello scorso luglio mia madre, d'anni sessantatrè, s'ammalò gravemente con febbre altissima e forte infiammazione intestinale, in modo che il medico curante, nonostante le sollecite cure che si prestarono alla povera ammalata, giudicò il caso disperato, tanto più che al quinto giorno venne riscontrata anche la peritonite. Il pensiero mio e della famiglia volò allora a Maria SS. Ausiliatrice, madre dei poveri moribondi, e si incominciò la novena. Prima che giungesse alla fine, con sommo stupore del medico stesso, la cara madre nostra era fuori pericolo, e in brevissimo tempo tornò alla salute di prima, Oh! quanto mi è caro ringraziare dalle colonne del Bollettino Salesiano la Madonna di Don Bosco, In segno di gratitudine invio una tenue elemosina, Viva Maria Ausiliatrice.

BERTOLI NINA,

VALLE TALORIA. - 17 - XI - I92o. - Temevo per la salute di mia figlia, che da parecchi mesi andava peggiorando. Invocai con fervore Maria Ausiliatrice con la novella, promettendo di far celebrare una Messa in ringraziamento, e pubblicare sul Bollettino la grazia ottenuta. Mia figlia cominciò a migliorare, e attualmente si trova in ottima salute. Grazie, o Vergine Santissima, Aiuto dei cristiani.

CAROLINA ADRIANO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebraziòne di Sante Messe ai ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti.

A) - Adriano Carolina, Agnelli Maria, Agosto Anna, Albertani Giovanna, Alessandri Arnaldo, Allosio Irma, Alota Corrado, Angelico Maria, Angelo Ugo, Anichini Adele, Arcari Vincenzo, Arduino Domenico, Arneri Leontina, Arrigo Concetta per la guarigione del figlio da malattia mortale, Atzeni Speranza.

B) - B. A. C. di Lu Monferrato, Bacigalupo Giusep. pina, Balestro Giorgio, Barbero Alfredo, Barbero Concetta, Barbero Giovanni, Barbi Maria Rosa, Basso Gennaro, Battaglia Teresa, Bechelli Maria, Beghini Luigi, Belgrano Bianca, Bennati Maggiorina, Benedetto Rita e Gioconda, Bergoglio Antonia, Berretta Andrea, Berteri Maria, Berti Emma in Santi, Bertola Emma, Bertoletti Rachele m. Beccarelli, Bertoli Nina, Bicego Odilla in Crosara, Biffi Alberto, Binda Carlo, Bizzaro Ester in Guseo, Boccagni Leopolda, Bombelli don Angelo, Bonetti Giovanni, Bordel Giovanni, Bordet Luigi, Borzi Luigia, Bosello Giovanni, Buttero Luigia, Bottigni Lucia, Bozzano Pellegrina, Brigatto Erminia.

C) - C. G. di San Benigno Canavese, C. T. di San Mauro Torinese, Cabras Ilaria in Nossa, Caccia Ernesto, Caccia d. Gaetano, Caldarera Romeo, Callegaris Luigina, Calligaro Bortolo, Canegallo Teresina, Cantone Luigia, Cantone Paolina, Capitani Anna Maria, Cappellari Maria, Capra Giuseppe, Cara Melis Antonio, Carando Maddalena, Caslini Elisabetta, Cavalli Maria, Ceretti A. in Farinelli, Cerione Elda, Chiesa Maria, Ciancio Pietro, Collina Antonietta, Collina Giuseppina, Combi Assunta, Conti Antonio, Conza Nina, Conza Teresa, Corillo Giuseppina, Corneti Maria in Mongardi, Costa Maria, Cooperatrice salesiana di Vigevano, Crisafulli Ersilia, Cristini Maddalena in Zanotti, Crosta Luigia, Curcuruto Maria, Cuttini Angela.

D) - Dalla Porta Annita, De Filippi Ginevra, De Stefani Irene, Delodi Matilde, Della Scala Amalia, Del Vitto Maria, De Marco Attilio, Devota di Gioiosa Marina, Di Bella Giovanni, Dondero Agostino notaio, Dondero Meris.

E) - E. R. di Torino, Emiliani Paolo, Emma V., Espa Clorinda.

F) - Famiglie Barberis, Borsia, Brunelli, Cortino, Gramegna, Fanti Giulio, Faravelli Linda, Faver d. Giuseppe, Favero Caterina, Ferla Giuseppe, Ferrari Felicina, Ferrari Scipione, Ferraro Giuseppe, Ferraro Innocenza, Fiorio Teresa, Finocchiaro Maria in Giarizzo, Flora Amalia, Fornoni Gina, Forrieri Italo, Fratelli e Sorelle Mussano, Freda Mons. Achille, Fucci cav. dott. Giuseppe, Fumagalli Stella.

G) - G. B. V. di Caprezzo, G. G. di Verona, Gaione Silvia, Gallas Luigi, Galli Francesco, Gallo Ernestina, Gambaro Giovanili, Gambaruto Zita, Garbarini Maria, Garelli Caterina, Garini Caterina, Garnero Caterina, Garra suor Natalina, Gasparolo Celesta, Gastaldello Antonia, Gatti Girolamo, Gavinelli Giacomo, Gerbelle don G., Ghibello Emma, Giani Elisa, Giletta Matilde, Girelli Domenica in Turati, Goglio d. Clemente, Graglia Maria, Grandiglia Goisis in Ratti, Grassi Costantino, Graziani Giuseppe, Guaglianone Camillo, Guarneri Francesca, Guerci Margherita, Guido Giovanni, Gullino Margherita.

I) - Invernizzi Stefania, Isnardi Matilde in Martini.

L) - L. B. di Castagnole, Lai Barbara in Atzeri, Lana Antonietta, Lanfranco Vincenzo, La Rocca Maria, Lenza Maria, Levrone Francesca, Lia Gio. Battista, Lobbia Giuseppina, Loddi Francesca, Lodi Giuseppina, Lomacci Lora Angiolina, Lorenzoni Maria, Lunardi Adalgisa, Lunardini Attilio, Lupano Giuseppe.

M) - Maccone Filippo, Madoni Clelia, Malaspina Marchese, Mambretti Cesare, Maninchedda Albina, Maninchedda Maria Teresa, Marchirolo Carmela, Marcuzzi Antonio, Marini Angelo, Marras Virginia, Martelli Carmela in Pollo, Martinoli Mad. J., Masolini Anna in Ghetti, Mazzonzelli Ettore, Medda (Famiglia), Meineri Biagina, Melis Anna, Melis Giovannina, Melis Maria, Merlo Giovanni, Messenio Vincenzo, Messina Giuseppe, Michelello Clotilde, Micheletti Rita in Dossola, Minissale Maria, Mino Carolina, Miorelli Ida, Mismeci Lauretta in Migliore, Molena Maria, Mongelli Giuseppe, Monticelli Maddalena, Moratti don Aldo, Moreno C., Moro Anna, Moro Giusepdina, Motta Catterina, Muratore Gaetano, Musso Angelo.

N) - N. N. di Brusaschetto Monferrato, Casale, Cerrina Monferrato, Torino; Negri Violetta in Vaccari, Negrini Attilia in Omodei.

O) - Obinu Maria in Pinna, Occhiena Marcella, Oggioni Giuseppe, Olivari Caterina, Oselladore Lucia.

F) - Padovan Angela in Manzon, Pasquini Giuseppina in Mazzoni, Pautassi Margherita, Pellegrini Anna, Pellerino Emilia, Pennisi Maria, Pepe prof. Salvatore, Perla (Famiglia), Pespani Clementina, Pessino Rosa in Pagano, Peyrone Pietro, Pia Virginia, Piacentini Luigi, Pisotti Virginia, Pittamiglio Teresa, Pizzuti Maria, Pocches Camilla, Polese Maria, Poletti Maria, Pontilione Caterina, Ponzetti Caterina, Pozzo Saturnina, Prina Amelia, Puddu Raimondo, Puliserti Gabriella in Manca.

Q) - Quaglia Maddalena in Pellerino, Quarello Fiorino.

R) - Regazzoni Pietro, Reggio Maggiorina, Reina Carolina, Reinaudo Edvige, Renzi Restilde, Riba Gio. Battista, Rigotti Amalia, Rigotti Natalia, Roberti Caterina, Rolla Adele, Roscio avv. Francesco, Rosso Giuseppina, Rota Maria, R. C. di Torino, R. L. di Cornegliano d'Alba, R. T. S. di Torino.

S) - Sala Maria, Sala Maria in Cicardini, Salvatori Lina, Santaniello Adele, Savoldelli Giuditta, Scaglione Giuseppe, Schianini Duilio, Schiapparelli Emma, Semi. nara Nicolò, Serra Maria in Licheri, Simoncelli Giuseppina, Soldato di Campo Ligure, Sorelle Filippi, Sorelle Franco per grazie ricevute e per implorare altre grazie, Sorelle M. di Volvera e Mattis, Speziari Maria, Stefani dott. Stefano, Stella Teresa, Suor Maria Giovanna delle Adoratrici perpetue di Monza.

T) - T. M. di Buenos Ayres, Targo Domenica, Teobaldi Gerolamo, Tognetti Pierina in Luciani, Tola Vincenza, Tomassone Giovanni, Tonghini Ernesta, Torre Giuseppina, Torti Giuseppina, Toselli Rosa, Trabucchi Egle, Troyer Giuseppe.

V) - Valdata Giovannina, Veronesi Luigi, Vezzulli Angela, Viarengo Eugenio, Vidale Candida, Vidulich Margherita, Viglierchio Pietro, Visini Pietro, Vitali Maria in Moraschetti, Vitali Assunta in Sacchi.

Z) - Zardini Virginia, Zornella Maria, Zorzan ingegner Adolfo, Zorzoli Luigia, Zovi Anna.

NOTE E CORRISPONDENZE

L'Em.mo Card. Cagliero.

Nel Concistoro segreto del 16 dicembre, il SANTO PADRE BENEDETTO XV ha preposto alla Chiesa Suburbicaria di Frascati l'Em.mo e Rev.mo Sig. CARD. GIOVANNI CAGLIERO, avendo egli optato per la medesima, dimesso il Titolo di S. Bernardo alle Terme.

All'Eminentissimo, che l'11 corrente compie felicemente 83 anni di età, l'augurio più vivo di larga messe di bene nella nuova carica assunta e di lunghi anni ancora, colmi di sante consolazioni.

NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

BORDIGHERA. - LA REGINA MADRE ALL'ISTITUTO DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE. - Sua Maestà la Regina Madre il 17 novembre u. s. onorò di una sua lunga visita l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice al Torrione di Bordighera. Accolta nel salone dove si erano adunate le alunne, gradì benevolmente l'omaggio che alcune le resero con la declamazione di prose e poesie, e tutte col canto di un inno. Dal salone passò al I° piano, e visitò la direzione, l'archivio, la biblioteca, le classi normali, il museo e il dormitorio, dove i letti delle Suore assistenti chiamarono la sua attenzione ed approvò la vigilanza, dicendo: - Le fanciulle hanno bisogno di essere molto assistite.

Dal 1° salì al 2° piano; e in ciascuna delle tre normali sedette e ascoltò le alunne sulle lezioni del giorno: italiano, pedagogia, storia. Osservò uno a uno i disegni delle alunne di 3a Normale; trovò ottimo il metodo di far esercitare le fanciulle alla lavagna per supplire la mancanza di vignette relative nelle classi elementari. In 1a normale ebbe parole preziose per raccomandare la necessità del lavoro. In 3a normale disse del bisogno che ha l'Italia di buone educatrici dei figli del popolo. Di ogni classe ebbe la più cara impressione: e ripetè alle Superiore: « Ne ho visitato molti di Istituti, e mi accorgo che qui non hanno una disciplina oppressiva. Vedo tutte queste giovinette serene, sciolte, allegre. »

Nel vasto piazzale erano schierati i ragazzi delle Scuole Salesiane, con i loro maestri. Sua Maestà rispose al saluto di tutti e s'intrattenne alquanto col cav. Martini che portava sul petto tre belle medaglie. Rivolse pure la parola agli altri insegnanti sacerdoti, indi passò in Chiesa, dove si erano già radunate le educande, con le quali ricevette la Benedizione col SS. Sacramento.

Terminato il sacro rito, le alunne si schierarono in due ali, dalla chiesa all'automobile reale: ma al passaggio di Sua Maestà andavano a gara per baciarle la mano. I ciclisti fecero atto di allontanare la turba giovanile, e il Gentiluomo di corte vi si oppose dicendo: « Lasciate fare, che S. M. è felice di vedersi amata dalla gioventù ». E difatti S. M. sorrideva a tutte con la più cara amabilità materna. La visita si era protratta per quasi due ore.

Il 2o novembre, onomastico di Sua Maestà, una rappresentanza delle alunne e delle superiore recavasi con la direttrice a ringraziare Sua Maestà dell'onore ricevuto, e a porgerle i più cordiali auguri.

Nel momento in cui stavano per uscire, giunse all'Istituto un automobile reale, carico di dolci squisiti, accompagnati da questa lettera.

Bordighera, 2o novembre 192o. Molto Reverenda Superiora,

Da parte di S. M. la Regina Madre mi è grato trasmettere a V. S. gli uniti pacchi di dolci che la Maestà Sua manda alle allieve di cotesto Istituto per la lieta ricorrenza di oggi, non che l'offerta che pure le accompagno di LIRE MILLE, e che l'Augusta Signora vuole destinata all'acquisto d'uno strumento di fisica, od a quel qualsiasi altro scopo ch'Ella ravvisasse più utile.

Ed io, nel compiere il grazioso incarico, godo professarle, Rev. Superiora, la mia distinta considerazione.

D'ordine

La Dama di Palazzo

CONTESSA PES.

L'atto generoso e squisitamente sovrano venne accolto dalle Superiore e dalle alunne con viva esultanza; e poichè vennero a sapere che in quell'ora Sua Maestà si recava a Messa, fu rinviata la visita alle tre pomeridiane. L'accoglienza non poteva essere più cordiale. Le alunne offrirono fiori e declamarono una poesia d'occasione, e S. M. le baciò in fronte e disse alle Suore: « Sono stata soddisfattissima della visita fatta al loro collegio. Don Bosco ha proprio intuito i bisogni del tempo e i loro figli fanno un gran bene. Anche loro fanno molto, molto bene ». La Direttrice notificò a Sua Maestà che quel mattino tutta la Comunità, suore ed alunne, avevano offerta la S. Comunione e ascoltato la Messa per Lei. Sua Maestà rispose: « Oh grazie, grazie: questo mi fa molto piacere ».

Uscite di palazzo, Suore ed alunne si portarono alla chiesa dei rati, dove si recò poco dopo anche S. M. per il canto del Te Deum in occasione del suo onomastico.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

TRIESTE. - PER LE VOCAZIONI ECCLESIAsTICHE . - Vita nova di Trieste nel numero del 14 ottobre u. s. pubblicava il nome di quindici giovinetti dell'Oratorio Salesiano di via dell'Istria, nove dei quali sono entrati nell'Istituto di Don Bosco di Verona e sei in quello di Mogliano Veneto; e, descrivendo la bella dimostrazione che ebbe luogo alla loro partenza, porgeva loro « affettuosi saluti e auguri » e «un ringraziamento vivo e sincero » ai superiori dell'Oratorio, specie a Don Rubino, « che con affetto veramente paterno, e con sì generoso disinteresse ha ottenuto esoneri, facilitazioni e riduzione di pensione. Un grazie sentito - continua Vita nova - vada pure all'autorità governativa che con tanta squisita gentilezza si compiacque di concedere a tutti i partenti il viaggio gratuito. Un altro grazie di cuore porgiamo pure al Circolo « Don Bosco » che con atto veramente generoso e fraterno, ha voluto concorrere al mantenimento di parecchi loro compagni in collegio coll'offrire per loro l'intero fondo di cassa.

» In questi giorni saranno accolti nel piccolo Seminario che il nostro bene-amato Vescovo, Sua E. Mons. Angelo Bartolomasi, aprirà a Capodistria, altri due giovanetti del nostro Oratorio ed entrerà nel seminario teologico della Diocesi un altro giovane buono ed intelligente.

» Colla partenza dei 18 giovanetti il nostro Oratorio viene privato dei migliori ragazzi: ma è confortante che ben nove di essi intendano avviarsi agli studi ecclesiastici. Ciò sia di gradita soddisfazione a quanti lavorano nell'Oratorio per il bene dei figli del popolo, e a tutti quei buoni che apprezzano ed aiutano l'opera salesiana ».

Noi dobbiamo aggiungere due particolari. I bravi giovinotti del Circolo Dori Bosco si son tassati per una piccola somma ad ogni partita che fanno al bigliardo, e l'hanno destinata come concorso al mantenimento dei loro compagni avviati agli studi ecclesiastici. Similmente quasi tutti i piccoli dell'Oratorio, ogni domenica, sacrificano il soldino che avrebbero speso a loro piacere, e lo depongono nella borsa che raccoglie elemosine allo stesso fine. Un bravo di cuore ai buoni Triestini!

VENEZIA. - INAUGURAZIONE DELLA « FORTIOR ». - La domenica 17 ottobre nel cortile del Patronato Leone XIII in calle San Domenico a Castello ebbe luogo l'inaugurazione della palestra ginnastica « Fortior », «la quale - scrive il giornale Venezia, - ancora una volta dimostrò il sacrificio e l'amore dei buoni Salesiani per l'elevazione morale e fisica dei figli del popolo, i quali nutrono una devozione e un affetto speciale per Moro instancabili educatori ».

Alle ore 15 precise, all'approdo di calle San Domenico giunse la gondola del Capo di Stato Magiore Capitano di Vascello Balbo Bertone di Sambuy, in rappresentanza dell'amor. Pepe, con la distinta consorte Contessa Teresa e figlie. Appena sbarcati dalla gondola, i nostri bravi esploratori si misero sull'attenti ed il Rappresentante dell'ammiraglio li passò in rivista, interessandosi dell'assieme di detta sezione, elogiandone il contegno impeccabile e l'inappuntabilità della divisa. Appena il Comm. di Sambuy comparve nel cortile, uno squillo di tromba annunziò il suo ingresso e subito la banda, del Patronato eseguì la Marcia Reale. Il Direttore presentò la nuova Squadra, esponendone le finalità educative : quindi la Squadra stessa diè un saggio ginnastico, svariato e correttissimo.

Terminato il saggio, il Capo di Stato Maggiore portò ai giovani il saluto della R. Marina, li esortò, con nobili parole a perseverare e ad amare i loro insegnanti « che con pazienza e bontà strappano ai pericoli di nefaste dottrine tanta balda giovinezza, sulla quale si basa l'avvenire d'Italia ».

La cerimonia si chiuse con la distribuzione di piccole e grandi medaglie d'argento e di doni eleganti ai giovani più distinti.

TORINO - BORGO S. PAOLO. - L'ORATORIO S. PAOLO, in due anni di vita, ha veduto svilupparsi tante opere a vantaggio della gioventù, che dicono apertamente come Maria SS. Ausiliatrice abbia preso sotto la sua particolar protezione un'opera iniziata nel Cinquantenario del suo Tempio di Valdocco.

Il numero dei giovani assidui oscilla, regolarmente, tra i cinquecento e i seicento, e la cappella provvisoria, a stento, può contenerli anche pigiati.

Il «dopo scuola » ha incontrato il favore della popolazione in modo straordinario; sono più di cento i giovinetti che attendono quotidianamente al compimento dei doveri scolastici nell'Oratorio, e non se ne possono accettare di più per mancanza di locale.

L'Unione dei « Padri di famiglia » vede aumentare, di numero e di zelo, i suoi membri, che dànno efficacissimo aiuto ai pochi Salesiani addetti all'Oratorio.

Il Circolo S. Paolo, a lato delle fiorenti sezioni di ginnastica, sport, e drammatica, si è allietato di un'altra sezione, la più importante, la Sezione di cultura, come quella che è intenta all'istruzione religioso-sociale degli ascritti, allo scopo di formarne altrettanti catechisti e propagandisti valorosi e zelanti. I soci della nuova Sezione - una trentina - promuovono un'era di adorazione ogni primo giovedì e si accostano in corpo alla S. Compone ogni prima domenica del mese, e tengono, di quando in quando, brevi conferenze religiososociali agli stessi compagni del Circolo. ,

Anche l'Ufficio di Collocamento, a favore dei giovani oratoriani, merita una menzione speciale. Insieme con le lunghe passeggiate collettive, con le frequenti rappresentazioni nel teatrino, con gli ambìti trattenimenti cinematografico-educativi (l'Oratorio venne regalato di un buon cinematografo da un egregio operaio del borgo, il sig. Giuseppe Ferreri, Presidente onorario dei Padri di famiglia), anche l'Ufficio di Collocamento è una potente attrattiva all'Oratorio, come è un mezzo dei più efficaci, massime in questi tempi, per far del gran bene, materiale e morale, a tanti giovinetti.

Maria SS. Ausiliatrice, ripetiamo, protegge visibilmente quest'Opera, ed il suo culto va sempre più diffondendosi tra le famiglie del borgo, anche per la concessione di grazie segnalate. Non per nulla molte madri di famiglia pellegrinarono in corpo al Santuario di Valdocco durante le feste titolari, dando un bell'esempio di riconoscenza e di fede.

Nella prossima primavera verrà condotto a compimento il corpo di fabbrica, già iniziato, che darà all'Oratorio Festivo le aule necessarie per il Teatrino, per il « dopo scuola », per le scuole serali; ecc. ecc.

A quando la posa del gran tempio in onore di Gesù Adolescente e della S. Famiglia? La risposta alla Divina Provvidenza, per mezzo dei nostri zelanti Benefattori! Ci vogliono ancora offerte, non piccole, per metter mano ai lavori.

ROVIGNO (Istria). - DuE NUOVI Circoli giovanili. - Nell'Oratorio Salesiano si sono inaugurati, nello scorso mese, il Circolo giovanile «San Vito », che conta già 35 soci, tutti superiori ai sedici anni, e il Circolo « Savio Domenico » con più di 5o iscritti dai dodici ai sedici anni. La festa riuscì quanto mai solenne. Al mattino tutti i soci si accostarono alla s. Comunione coi ragazzi dell'Oratorio. Alle 10 la «schola cantorum » eseguì scelta musica alla messa cantata dal Direttore dell'Oratorio Salesiano di Trieste. Seguì una bicchierata con distribuzione di dolci ai soci dei due Circoli. Alle 11.30, nella sede del Circolo S. Vito, Don Rubino disse, con molta praticità, come nascono e vivono ed anche come muoiono i Circoli: e additò quindi i mezzi perchè vivano davvero d'una vita florida, costante e fruttuosa - primo fra tutti - l'obbedienza all'autorità ecclesiastica. Nè celò le cause che portano la morte ai Circoli che non poggiano su tali basi.

Alle 16.30 vi fu un ben riuscito trattenimento drammatico-musicale, a cura dei giovani dei nuovi Circoli. Erano presenti, non meno di mille persone, con le autorità ecclesiastiche e civili: il parroco Mons. Rocco, il Sindaco, il Col. Cav. Bianchi con tutti gli ufficiali, i Direttori delle scuole, il Clero, le rappresentanze di tutte le associazioni, ecc. ecc.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

TORINO - IL NOBILE COMITATO « DAME PATRONESSE OPERE VEN. DON Bosco» con Circolare a tutti i Comitati congeneri, in data 8 dicembre u. S., dà conto del lavoro compiuto nell'anno scolastico 1919-1920, e così delinea il lavoro per il nuovo anno.

«Qui a Torino, l'infaticabile Rettor Maggiore dei Salesiani ha posto mano a una provvidenzialissima opera: la erezione di una sede stabile per L'Oratorio Festivo del popolare rione di Monte

Rosa, alla periferia della città; e sarà nostra premura di non lasciare solo in questa santa impresa il degno Successore del Ven. Don Bosco (1).

» A questa si aggiungeranno altre opere minori; e tra esse una ve n'ha, alla quale vorremmo che cooperaste anche voi in quest'anno, anzi, in ogni anno avvenire, ed è la rinnovazione dell'Esposizione annuale di Arredi e Paramenti Sacri per le Missioni e Chiese povere salesiane; Esposizione che noi terreno a Torino, in giugno, per l'onomastico del sig. Don Albera, e che dalle più lontane tra Voi si potrebbe fare in altra propizia occasione, dando conto al sig. Don Albera degli oggetti esposti, perchè possa egli stesso disporne e vantaggio delle Chiese povere, rispettivamente a Voi più vicine. Diamo volentieri a Gesù nel Tabernacolo i fiori più belli del nostro cuore e del nostro lavoro, e saremo da Lui benedetti.

» Infine, qual frutto del VIZIO Congresso dei Cooperatori Salesiani, vi invitiamo caldamente, ad attuare, con tutto il vostro zelo, le seguenti linee d'Azione Salesiana, tracciateci con tanta chiarezza e praticità del Congresso stesso.

» Le Patronesse, le Zelatrici e le Cooperatrici Salesiane sono vivamente pregate di adoprarsi sia ciascuna a sè, sia, riunite in gruppi e Comitati, ad attuare le seguenti opere di zelo a pro' delle Opere e Missioni Salesiane.

» 1° Diffondere la conoscenza delle Opere e Missioni Salesiane presso ogni grado di persone, e specialmente presso l'alta società, con la viva parola nelle conversazioni, col Bollettino Salesiano, ecc.

» 2° Ottenere dalle Autorità benevolenza e appoggio verso le Opere e Missioni Salesiane:

» 3° Cooperare all'organizzazione e buona riuscita delle Conferenze e Feste salesiane.

» 4° Favorire e sostenere vocazioni ecclesiastiche e religiose; preparare borse di studio per le medesime; incaricarsi di qualcuna di tali vocazioni in particolare; sostenere l'Opera di Maria Ausiliatrice, istituita dal Ven. D. Bosco, per le vocazioni ecclesiastiche di adulti; aiutare i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice a mantenere i loro noviziati e istituti di formazione del nuovo personale.

» 5° Organizzare banchi e trattenimenti di beneficenza per le Opere e Missioni Salesiane.

» 6° Suscitare ove non esistono ancora, nuovi Comitati di Patronesse, presso le Case dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

» Questo non piccolo campo di lavoro ci affida la nostra Patrona celeste Maria Ausiliatrice. All'opera tutte, con rinnovato fervore, con fede e carità sempre più viva!...»

Richiamiamo l'attenzione delle pie Cooperatrici, zelanti del culto della Casa del Signore e interessate dei bisogni dei nostri Missionari, sull'invito a prender parte generosa all'Esposizione annuale di Arredi e paramenti sacri.

MILANO. - PREZIOSI TRATTI DI SQUISITA BONTÀ DELL'EM.MO CARD. FERRARi. - Il 22 Ottobre, consci dello stato già allarmante dell'Eminentissimo Card. Arcivescovo, gli alunni dell'Istituto Salesiano, con un devoto indirizzo, promettevano a Sua Eminenza speciali affettuose preghiere. Dopo poche ore giungeva ad essi questa risposta:

Carissimi figliuoli,

Ho ricevuto stamattina la vostra graziosa lettera, nella quale mi promettete di pregare per me nei sabati di ogni settimana, raccomandandomi a Maria Ausiliatrice ed al Ven. Don Bosco; e per avvalorare le vostre preghiere mi assicurate che sarete più buoni,

Miei cari figliuoli! Ben potete immaginarvi quanto sia riconoscente ai vostri venerati Superiori ed a voi per queste espressioni di così affettuosa benevolenza, che mi hanno profondamente commosso e consolato.

Vi ringrazio di gran cuore, e col più grande alletto imparto ai vostri bene amati superiori, alle vostre care famiglie ed a voi una speciale benedizione, nella cara speranza che sotto la guida amorevole ed illuminata dei tanto benemeriti figli del Ven. Don Bosco, voi crescerete in quest'anno nella bontà e nella scienza per portare prezioso contributo di bene alla società, e per essere di consolazione alla S. Chiesa.

Aff.mo in C. J. ANDREA C. CARD. ARCIV.

IL 26 NOVEMBRE a Vergiate (Milano), per cause tuttora non precisate, scoppiavano alcuni depositi di munizioni: parecchi furono i morti, moltissimi i feriti. Il Cardinale Arcivescovo, quantunque gravissimamente infermo, pensò tosto ad alleviare la sventura di quei suoi figliuoli, inviando tra loro Mons. Vicario Generale e il proprio Segretario Don G. Rossi, che, coadiuvati dai giovani della Federazione cattolica, recarono alla sventurata popolazione larghi conforti materiali e morali. I nostri Confratelli, seguendo le tradizioni del Venerabile nostro Padre, sempre pronto a recare l'opera sua benefica, ovunque necessità pubblica o privata lo richiedesse, « ad alleviare pur in parte minima le gravi conseguenze del disastro » si facevano premura di mettere a disposizione di Sua Eminenza un posto gratuito nell'Istituto, fino ad educazione compiuta, per quello tra i giovinetti delle famiglie danneggiate che più si trovasse in necessità. Il venerando Infermo rispondeva senza indugio alla comunicazione.

Carissimo Signor Direttore,

Vivamente La ringrazio per l'alunnato che ha posto a disposizione di un fanciullo povero di Vergiate, e di gran cuore prego a Lei dal Signore la ricompensa delle più elette grazie, mentre mi torna Pure assai gradita questa occasione per benedire ancora una volta a codesto carissimo Istituto, ai Superiori ed agli alunni.

Dev.mo servo in Cristo + ANDREA C. CARD. ARCIV.

Al rev.mo signore Don G. B. Antoniol, Direttore dell'Istituto Salesiano, Milano.

(1) Parleremo, di proposito, di quest'opera urgentissima, in un prossimo numero.

All'Estero.

S. PAOLO (BRASILE). - I COOPERATORI AL LORO DIRETTORE DIOCESANO. - UN DISCORSO DELL'EX-PRESIDENTE DELLO STATO. - Fin dal 1915 il degnissimo Arcivescovo di San Paolo,

Mons. Duarte Leopoldo Silva, assumeva l'incarico di Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani della sua vasta e importante Archidiocesi, e va disimpegnando quest'ufficio con zelo ed amore. I Cooperatori, pieni di riconoscenza, vollero dargliene un pubblico attestato il 19 ottobre u. s. Il teatrino del Liceo del Sacro Cuore presentava un aspetto solenne, tutto illuminato e adorno di fiori. Nella vasta platea e nelle gallerie si erano raccolti cospicui Cooperatori e Rappresentanti del Governo, delle Camere, e del Clero Secolare e Regolare.

Alle 20 giunse il venerato Arcivescovo, accompagnato dal Vescovo di Campinas Mons. Campos Baretto e dal suo Segretario D. Alvaro. L'imponente assemblea scattò in piedi e l'orchestra del Liceo attaccò l'inno pontificio. Quindi a nome dei Cooperatori prese la parola il Dott. Albino Arantes, ex- Presidente dello Stato. Il valente oratore si disse lieto d'essere l'interprete dei Cooperatori nell'ossequiare il distinto Metropolita Paolopolitano, proprio nel tornare al focolare domestico dopo essere stato presidente dello Stato di San Paolo per un periodo difficile e tormentoso, pieno di responsabilità e di spine. Poi, con elevata parola, tracciò nitidamente il compito cattolico-sociale del Cooperatore Salesiano ai dì nostri, delineando la questione sociale che preoccupa al presente l'umanità e additando nella Chiesa i mezzi di risolverla con i grandi principii della morale cristiana. In seguito disse dell'azione svolta da Mons. Duarte, come capo della vasta ed importante Archidiocesi di San Paolo e come direttore della pia Unione dei Cooperatori. In fine, illustrando l'azione salesiana, rievocò la figura di Don Bosco, chiamandolo « il grande Apostolo che da Torino ha guardato a tutto il mondo e ne ha intuito i futuri bisogni ».

Seguì un trattenimento musico-letterario, coronato da una scena allegorica all'Opera Salesiana.

Mons. Duarte ringraziò della bella prova di affetto. Disse di veder in quell'aula tutta l'anima cattolica della Archidiocesi, con ineffabile sua consolazione. Rilevò come lo stesso Dott. Altino Arantes, trovandosi nella più alta posizione sociale quando era capo supremo dello Stato, non lasciò mai di aver lo spirito e il cuore incessantemente rivolti alle grandezze della fede cristiana. Terminò dicendo che i Salesiani hanno veramente nel suo cuore un posto di predilezione, e pregava Dio a benedire le loro opere di civiltà e di fede.

S. PAOLO (Brasile). - I SOVRANI DEL BELGIO E GLI ALLIEVI DEL LICEO DEL SACRO CUORE. -Tra gli omaggi resi ai Sovrani del Belgio durante la loro visita a vari Stati del Brasile, i giornali registrano le dimostrazioni date dagli alunni degli Istituti Salesiani nelle città visitate dalle Loro Maestà, il Re Alberto e la Regina Elisabetta, Togliamo dal Correio Paulistano dell'8 ottobre p. p.

« Ieri, quando i nostri Reali Ospiti, accompagnati dal signor Presidente dello Stato, si recavano visitare l'Istituto Idroterapico di Butantan, furono fatti segni di un'entusiastica dimostrazione di affetto che profondamente li commosse. Gli alunni interni del Liceo Salesiano del S. Cuore, in numero di più di seicento, nella loro bella divisa militare, con a testa la brava banda musicale e la fanfara, si portavano verso le nove all'entrata del parco del palazzo, e in due lunghe schiere aspettavano il passaggio dei Sovrani. Alle 9,45 comparve l'automobile reale sul portone del parco, salutata da prolungati applausi degli alunni dei Salesiani e dalla folla che aspettava l'uscita delle L.L. Maestà. La banda intuonò la Brabançonne e gli allievi in coro eseguirono il canto in francese. Sua Maestà, il Re Alberto, fece fermare l'automobile, e alcuni dei più piccoli degli allievi lanciarono sugli Augusti Personaggi e sul Presidente dello Stato una grande quantità di fiori.

Le Loro Maestà si mostrarono grandemente sorpresi nell'udire per la 1a volta a San Paolo l'inno della loro eroica nazione cantato da un coro così potente: e chiamando a sè un membro della Direzione del Collegio, domandarono se fossero belgi i dirigenti dell'Istituto. Venne risposto di no, ma che erano amici e sinceri ammiratori della Nazione Belga e del suo eroico Re.

Sua Maestà rese loro grazie per la brillante e spontanea manifestazione, e gli stessi sentimenti espresse la stia augusta consorte, la Regina Elisabetta. Quando l'automobile reale riprese a muoversi lentamente, la banda dell'Istituto, accompagnata dalla fanfara, eseguì l'inno nazionale brasiliano, e i 6oo alunni acclamarono di nuovo entusiasticamente i Sovrani.

MALAGA (Uruguay).--COMMEMORAZIONE DELLA MORTE DI MONS. LASAGNA. - Il 25° anniversario della tragica morte di Mons. Luigi Lasagna non poteva trascorrere inosservato nell'Uruguay, il primo campo del suo zelo apostolico. E un solenne omaggio alla sua memoria fu reso dallo studendato salesiano, che egli aveva fondato in Las Piedras verso il 188o e che più tardi fu trasferito alle ridenti colline del « Manga », nei dintorni di Montevideo.

Ne presero l'iniziativa gli studenti di filosofia dell'Accademia « Mons. Lasagna». Nella Cappella del Collegio venne celebrato un solennissimo funerale: e prima delle esequie il direttore rievocò brevemente la grande figura dell'apostolo, ispirando il suo dire alla frase scritturale: « Certamen forte dedit illi ut vinceret ». Lotta trionfale contro sè stesso, nel periodo di formazione sotto la guida di Don Bosco, fino a generare in sè l'apostolo: poi lotta mirabile d'apostolato per la diffusione del regno di Dio, fino a risplendere quasi colla corona del martirio.

Più tardi, nel teatrino, si svolse un riuscitissimo trattenimento musico-letterario. Era attesa la parola del Dott. Giovanni Zorrilla di S. Martin, l'oratore incomparabile, il notissimo poeta, ma, sopratutto, in questa circostanza, l'amico sincerissimo, il fervido ammiratore del grande estinto. E questi rivisse nel suo magnifico discorso, il cui miglior pregio fu quello della sincerità e dell'esattezza, con cui la parola tracciava una figura che l'amore conserva da lunghi anni intatta nel suo spirito.

Mentre plaudiamo ai giovani confratelli dei Collegio « Jackson » per l'impegno posto nell'onorare la memoria dell'indimenticabile Vescovo Salesiano, facciamo voti perchè ne riproducano in sè gli esempi fulgidissimi con una soda preparazione prima e poi con un fecondo apostolato.

NECROLOGIO

Marchese Giov. Antonio Della Chiesa.

La sera del 10 dicembre, si spegneva placidamente in Roma il nobile Marchese Giovanni Antonio Della Chiesa, fratello di S. S. Papa Benedetto XV. Da due anni era ammalato, cioè da quando ebbe il dolore di perdere la diletta consorte; e sebbene il suo stato di salute non lasciasse campo a illusioni, tuttavia la sua perdita riuscì inaspettata a Sua Santità, che, solo due giorni prima, aveva ricevuto da lui ancor una visita.

Il marchese G. A. Della Chiesa era nato a Genova il 27 ottobre 1851. A 13 anni entrò nella Regia Marina, e vi percorse i vari gradi sino a quello di contrammiraglio, col quale passò in posizione ausiliaria nel 1908. Uomo di fede, alla nobiltà dei natali e alla squisita amabilità del tratto, univa l'esemplarità di una vita schiettamente cristiana. I suoi funerali, celebratisi nella chiesa di S. Carlo al Corso, riuscirono una bella prova dell'affetto e della venerazione che il popolo di Roma ha per Papa Benedetto XV. Non manchino anche i nostri Cooperatori di pregare per l'eterno riposo del nobile estinto.

Prof. Italo Pizzi.

Morì, quasi improvvisamente, ma con i conforti di quella Religione che aveva sempre amato e professato esemplarmente, il 4 dicembre u. s.

Era nato a Parma il 30 novembre 1849. Compì gli studi e conseguì la laurea in lettere nell'Università di Pisa: poi fu vice-bibliotecario della Laurenziana di Firenze, dove attese con animo di studioso ad un lavoro di riordinamento e nel tempo stesso di paziente ricerca, specialmente per quanto riguarda la Letteratura Orientale; finchè nel 1885 venne chiamato quale docente di letteratura e lingue orientali nella R. Università di Torino, dove insegnò arabo, sanscrito, ebraico e persiano. Il prof. Pizzi allo studio ed alla cattedra universitaria dedicò tutti i suoi anni di lavoro, di un lavoro sconosciuto ai più, ma intenso, ammirato e fecondo, sempre sorretto dalla più pura fede cristiana, fino all'ultimo della vita. Il 3 dicembre, nel pomeriggio, disse ancora la sua ultima lezione all'Università, e non ostante la fulmineità del male che lo colpì, volle e potè essere assistito dai conforti della Fede. Nel testamento lasciò il desiderio che i suoi funerali si svolgessero modestamente, desiderando che anche dopo morte lo circondasse la semplicità che lo accompagnò per tutta la vita.

Noi siamo intimamente convinti che l'anima eletta del compianto professore sia subito volata all'amplesso di Dio: tuttavia abbiamo pregato molto per il suo eterno riposo, e vivamente la racmandiamo alle preghiere dei Cooperatori, memori dell'alta benevolenza con la quale il prof. Pizzi seguiva da lunghi anni la missione e lo svolgimento dell'Opera Salesiana e nutriva il più vivo affetto per Don Rua, Don Albera, Don Cerruti, e per molti confratelli che ebbero la fortuna di essergli discepoli.

Regina Rigamonti~Vismara.

Spirò serenamente la domenica 5 dicembre, in Torino. Anima eletta di sposa e di madre, visse continuamente con lo sguardo al cielo, nella pratica di una pietà, intima, forte e soave, che fu la sorgente indeffettibile del suo vivo amore per il marito e per i figli, e della carità più compassionevole per ogni sventura. Fu una di quelle anime che lasciano un dolore, che pare inconsolabile, al quale poi sottentra, di giorno in giorno, la più consolante fiducia di raggiungerla in seno a Dio.

Al marito e ai congiunti rinnoviamo, con la promessa di affettuosi suffragi, l'espressione commossa delle più sentite condoglianze.

Maria Grancelli.

Spirò placidamente il 2 novembre u. s. Figlia e sorella affettuosissima, prodigò ai suoi nei giorni lieti e nei tristi delicate premure, che parvero un culto. Conseguita la licenza normale, si diplomò in lettere italiane e francesi nell'Università di Padova. Insegnante per molti anni nell'Istituto Seghetti e in private famiglie, ebbe la stima e l'affetto delle numerose discepole per l'acuta intelligenza, la vasta coltura e la retta coscienza della sua elevata missione. Cristianamente sopportò la malattia, che da ben quattro lustri la tolse all'insegnamento; e, arricchitasi di meriti specialmente nel duro martirio dell'ultimo anno, si riposò, come si riposano i giusti, nelle braccia di Dio.

Le nostre affettuose condoglianze ai parenti, in modo speciale al fratello Sac. prof. Mons. Michelangelo, Condirettore dei Cooperatori Salesiani a Verona.

Oreglia Margherita Ved. Manassero.

Spirò santamente il 22 ottobre u. s. a Beneva.gienna, in età di 8o anni. Umile ma fervente cooperatrice, fu lieta di dare alla nostra Pia Società un figlio, Don Emmanuele, Ispettore Salesiano negli Stati Uniti, e una figlia, Suor Maria, all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La sua morte fu quella delle anime pie. Da lungo tempo vi si era preparata con l'esercizio d'ogni virtù, sposa e madre esemplare.

Preghiamo anche per:

ARMANDO Annetta † a Torino.

BALDESSARI Olga † a Trento. BARABINO Enrichetta † a Pegli, BARBERO Michele † a Torino. BELLINo Giacomo † a Torino. BERTOL,A Angelo † a Saluzzo. BiASoLo Teodoro † a Milano. BOLLO Giuseppe † a Moneglia. BORDONARO Petronilla † a Canicatti. BosIo Onorato † a Settime d'Asti. BRizi Ing. Prof. Alfonso † a Assisi. BRONDOLO Teresa † a Acqui. BUSSOLA Giuseppe † a Negrar. CALLERI Maria † a Carrù. CAPPELLA Guglielmo † a Vinzaglio. CARDO Angela † a Cologna Veneta. CASARI Basilio † a Smarano (Trentino). CASARI Don Emanuele † a Frascarolo (Pavia). CHIESA Angelo † a Carmagnola. COVATO Anna t a Chiusa S. Michele.

DEL MASTRO Annamaria † a S. Marco in L a.mis. DE MARTINI Maria n. FIGARI † a Genova. ELIA Caterina Ved. NEGRO, † a Racconigi. FABRE Giuseppe Angelo † a Saluzzo

FALCETTI D. Giuseppe Parroco † a Martiniana Po. FINGO Giuseppina, † a Cologna Veneta. FRizzo Pietro † a Gianse B. Gonzales. GARAGNANI Giuseppina † a Bologna. GASTINI Vincenzo † a Torino. INVERNIZZI Tranquillo, t a Moggio.

LAMPUGNANI FRISETTI donna Aniceta † a Torino. LODINI Dottor Antonio † a Castellanza. MADONNA Carlo † a Intragna. MAININI Giuseppe † a Vanzaghello. MARAZZANi Don Luigi 'j a Milano. MENEGAT Pietro † a Nova Padova (Brasile). MiCHETTI Lorenzo t a Torino. MINCIOTTI Gentile t a Petrignano (Perugia.). MOLINENGO Stefano † a Busca. MONTIGLIO Luigi † a Crescentino. MORETTI Marianna † a Milano. PELIZZARI Don Ernesto † a Borzago. Pesenti Antonio maestro † a Sedrina. RIVETTI Don Giov. Batt. Prev. V. F. † a Graglia. ROGGERO Avv. Orazio † a Saluzzo. RUGGERI SUINO Lia † a Feletto Canavese. SAGGIORATO Elvira † a Orgiano. SCALA Paolina † a Torino. SERAVAGLIERI Gioachino t a Catania. SGuEzzI Maria, † a Teglio Veneto. SPINNATO Don Nicolò † a Mistretta. STASIO Giovanna † a Torino. TAGLIAVACCHE Rachele † a Pontedecimo. TELLINI Cav. Prof. Guglielmo † a Torino. TODESCAN Mons. Giuseppe †, a Vicenza. TREVISANI Elisa S † a S. Pietro Incariano. TURRISI Suor Maria, † a Castelbuono. VERGANI Don Francesco † a Milano.