BS 1910s|1916|Bollettino Salesiano Marzo 1916

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XL - N. 3   1 MARZO 1916

SOMMARIO I Cooperatori Salesiani e i Catechismi quaresimali.

La Prefettura Apostolica del Rio Negro (Stato delle Amazzoni, Brasile), affidata alla Pia Società Salesiana.

Il 1° viaggio di esplorazione: Appunti del Missionario Don Giovanni Balzola.

Echi delle Feste Centenarie: Dal Brasile e dalla Repubblica Argentina.

Il Culto di Maria Ausiliatrice: il 24 del mese Grazie e graziati. Riconoscenza al Ven. Don Bosco.

Pel tempio votivo in onore di Maria Ausiliatrice ai Becchi di Castelnuovo d'Asti.

Un'opera buona che va assecondata.

Note e Corrispondenze: In onore di S. Francesco di Sales - I nostri Direttori Diocesani --- Feste ad un apostolo della gioventù - Notizie varie - Necrologio.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

I COOPERATORI SALESIANI

L'8 corrente incomincia la Quaresima e noi vogliamo dire una parola a tutti i Cooperatori

- Coadiuvate i Parroci e i Direttori degli Oratori festivi, facendo in modo che sieno frequentati e ben assistiti e ben fatti i catechismi quaresimali.

In ogni Parrocchia, durante la quaresima, ogni giorno si fa il catechismo, il quale è principalmente diretto a preparare i vostri figliuoli alla S. Cresima, alla 1a Comunione o alla Comunione Pasquale. Ebbene tocca a voi, bravi Cooperatori e zelanti Cooperatrici, il fare due cose

1° l'adoperarvi perchè i vostri figliuoli e quanti altri fanciulli voi conoscete vadano al catechismo;

2° l'offrirvi di buon animo - ai RR. Parroci e direttori di Oratori - a coadiuvarli come assistenti o catechisti.

Non vi chiediamo cosa estranea al vostro programma. Leggete ciò che Don Bosco pubblicava in uno dei primissimi numeri del Bollettino Salesiano, nell'agosto 1877

« Ecco un piccolo saggio del bene che hanno già operato alcuni Cooperatori Salesiani.

» Il parroco d'un paese non molto distante da Torino, si rammaricava di non poter avere al Catechismo più d'una ventina di giovanetti, mentre avrebbero dovuto essere oltre a quattrocento. Inviti dal pulpito, chiarezza di esposizione, dolcezze di modi, promesse di premi non valsero ad accrescerne il numero. Il buon Parroco non sapeva piú quali mezzi tentare per indurre i suoi giovani parrocchiani a frequentare la Dottrina Cristiana; quando si ricordò che in paese vi erano già alcuni Cooperatori Salesiani e che era Cooperatore egli stesso. Raduna nella casa parrocchiale la dozzina di Cooperatori che già aveva, narra loro la cosa, spiega le tristi conseguenze dell'indifferenza religiosa dei giovanetti, e con acconce parole caldamente li prega d'aiutarlo a raccogliere i ragazzi e inviarli al Catechismo. I buoni Cooperatori, secondando l'invito del Parroco, si spargono nelle case dei conoscenti, e sotto colore di far loro una visita o di trattare qualche negozio, vengono con bei modi all'argomento e li persuadono facilmente. Altri, piú coraggiosi, entrano nelle case e nelle officine di quelli che non conoscono o che incontrano per le vie o per le piazze, offrendosi di andare essi medesimi a prenderli in casa ed a compagnarli alla Chiesa. Fu allora che si videro gli stessi genitori condurre i loro figli alla Chiesa. Alcuni li mandarono per far piacere al Parroco, altri per cortesia verso i Cooperatori. Intanto, allettati dall'amorevolezza e dalla voce del dovere, aumentano i catechizzandi fino a quattrocento, da venti che erano poche domeniche prima!

» Il buon Parroco, se era contento di vedersi attorniato da tanti suoi fanciulli, si trovò in non leggero imbarazzo per fare tante classi di Catechismo. Ma coloro stessi che raccolsero gli allievi, si prestarono assai di buon grado per coadiuvare il loro pastore, sia per ottenere ordine e disciplina, sia per fare il Catechismo per tutto il tempo della Quaresima. Cosí Dio bebenedisse, con gran vantaggio delle anime, lo zelo di quel pugno di Cooperatori, i quali con un poco di buona volontà e con un leggero incomodo ottennero un frutto tanto abbondante che, come scrive quel Parroco, si va ogni giorno vieppiù consolidando.

» È un bell'esempio - terminava Don Bosco, e ripetiamo anche noi - è un bell'esempio da imitarsi da tutti i Cooperatori Salesiani. »

E noi speriamo fermamente di poterne presto segnalare dei nuovi.

ALCUNE AVVERTENZE (1).

Soro alcune avvertenze che togliamo dal Catechismo pubblicato per ordine di Papa Pio X, e che attentamente dovete Ponderare voi, genitori ed educatori cristiani.

1° Fare il catechismo è istruire nella fede e nella morale di Gesù Cristo; è dare ai figli di Dio la coscienza della propria origine, dignità e destino, e dei propri doveri; è deporre e svolgere nei loro intelletti i principi e i motivi della religione, della virtù e della santità in terra, e perciò della felicità in cielo.

2° L'insegnamento del catechismo è quindi il piú necessario e benefico per gl'individui, per la Chiesa e per la società civile; è l'insegnamento fondamentale che sta alla base della vita cristiana, la quale, ov'esso manchi o sia stato male impartito, è debole, vacillante e facilmente vien meno.

3° I genitori cristiani, come sono i primi e principali educatori dei loro figli, cosí debbono esserne i primi e principali catechisti: i primi perché debbono loro istallare quasi col latte la dottrina ricevuta dalla Chiesa; i principali, perché spetta ad essi far imparare a memoria in famiglia le cose principali della Fede, cominciando dalle Prime preghiere, e farle ripetere ogni giorno in nodo che a poco a poco penetrino profondamente nell'animo dei figliuoli. Che se essi, come più volte avviene, sono costretti a farsi supplire da altri nell'educazione, ricordino l'obbligo sacrosanto di scegliere tali istituti e tali persone che sappiano e vogliano coscienziosamente compiere per loro un cosí grave dovere. L'indifferenza in questa materia è stata la perdita irreparabile di tanti figli. Qual conto se ne dovrà rendere a Dio!

4° per insegnar con frutto bisogna ben sapere la dottrina cristiana, bisogna esporla e spiegarla in maniera adatta alla capacità degli alunni e, sopratutto, trattandosi di dottrina pratica, bisogna viverla.

5° Ben sapere la dottrina cristiana; perché come si può istruire, non essendo istruiti? Onde il dovere dei genitori e degli educatori di ripassare il catechismo e di penetrarne a fondo le verità, frequentando le spiegazioni piú ampie dei parrochi agli adulti, interrogando persone competenti e leggendo, se possono, libri opportuni.

6° Esporre in, maniera adatta la dottrina cristiana, cioè con intelligenza e amore, in modo che i fanciulli non siano disgustati e annoiati del maestro e della dottrina. Perciò conviene mettersi alla loro portata, usar le parole piú note e piú semplici, svegliare l'intelligenza con opportune similitudini ed esempi e muovere i sentimenti del cuore; aver somma discrezione e misura per non stancare; progredire a poco a poco, noti tediandosi di ripetere, e con pazienza ed affetto compatendo l'irrequietezza, le distrazioni, le impertinenze e gli altri difetti dell'età. Si schivi sopratutto quella maniera meccanica d'insegnare, che opprime e lascia ottusi, mettendo in giuoco la sola memoria, senza impegnare l'intelligenza e il cuore.

7° Finalmente vivere la fede e la morale che s'insegna; altrimenti come si avrà il coraggio d'insegnare ai figli la religione che non si pratica, i comandamenti e i precetti che si trascurano sotto i loro occhi medesimi? E qual frutto, nel caso, se ne può sperare? Al contrario, i genitori facilmente esautoreranno se stessi e avvezzeranno i figli all'indifferenza ,e al disprezza dei principii più necessari e dei doveri piú sacrosanti della vita.

8° E poiché oggi si è creata un'atmosfera d'incredulità funestissima alla vita spirituale, colla guerra ad ogni idea di autorità superiore, di Dio, di rivelazione, di vita futura, di mortificazione, inculchino i genitori e gli educatori, con la maggior cura, le verità fondamentali delle prime nozioni del catechismo; ispirino il concetto cristiano della vita, il senso della responsabilità di ogni atto presso il Giudice supremo, che è da per tutto, tutto sa e tutto vede, e infondano, col santo timore di Dio, l'amor di Cristo e della Chiesa, il gusto della carità, della soda pietà, e la stima delle virtú e pratiche cristiane. Solo cosí l'educazione dei figli sarà fondata non sull'arena di mutevoli idee e di rispetti umani, ma stilla roccia di convinzioni soprannaturali, che non saranno scosse nella vita intera, malgrado ogni tempesta.

9° A tutto ciò occorre viva fede, profonda stima del valore delle anime e dei beni spirituali, e quell'amore saggio, che si studia di assicurare anzitutto la felicità eterna alle anime dei propri cari. Occorre anche una grazia speciale per capire l'indole dei figliuoli e trovare le vie delle mente e del cuore. I genitori cristiani, in virtú del sacramento del Matrimonio ben ricevuto, hanno diritto alle grazie del proprio stato e quindi a quelle necessarie per educare cristianamente la prole. Inoltre essi possono con l'umile preghiera ottener piú abbondante grazia a questo medesimo scopo, essendo opera particolarmente grata a Dio che gli si educhino adoratori e figli ubbidienti e devoti. Lo facciano dunque, a costo di ogni sacrifizio: si tratta della salute eterna delle anime dei figli e della propria. Dio benedirà la loro fede e il loro amore in quest'opera di capitale importanza, e li ricompenserà col premio piú desiderabile, di una figliuolanza santa, eternamente beata con loro in cielo.

La Prefettura Apostolica del Rio Negro affidata ai Salesiani

UNA delle mille prove di sovrana benevolenza dateci dal Santo Padre Pio X, fu l'avere, con decreto della S. Congregazione di Propaganda in data 18 giugno 1914, affidato alla Pia Società Salesiana la Prefettura Apostolica del Rio Negro nel Brasile, distaccata nel 1910 dalla diocesi di Mamaos, che si trova nell'immenso Stato delle Amazzoni. Cinque giorni dopo la morte di Papa Pio X, la stessa S. Congregazione inviava al Salesiano Don Giovannì Balzola, della Missione del Matto Grosso, le lettere credenziali per andare, in nome della nostra Pia Società, a prender possesso della nuova Prefettura.

Questo nostro confratello compì l'anno scorso il mandato affidatogli e, reduce dal suo vìaggio di esplorazione, venne a Torino per riferirne al nostro rev.mo Rettor Maggiore, che lo destinò alla Prefettura Apostolica del Rio Negro. A Superiore pro tempore della Missione venne eletto il rev.mo Don Lorenzo Giordano, già ispettore delle Case Salesiane del Nord del Brasile; e a Direttore della prima residenza salesiana - che verrà stabilita a San Gabriel - il carissimo Don Balzola.

Egli infatti l'ultima domenica di febbraio si accomiatò dai Confratelli e dai Cooperatori Salesiani di Torino con una commoventissima conferenza, tenuta nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Sotto il potente patrocinio di così tenera e dolcissima Madre, come vedranno i lettori, venne iniziata questa dìfficilissima impresa, e sotto il suo manto benedetto c'è tutto a sperare che essa possa, col volger degli anni, essere felicemente condotta a compimento.

Leggano i benemeriti Cooperatori questi semplici ma eloquentissimi appunti del viaggio compiuto dal zelante Don Balzola, e vedranno quale ricordo essi debbano avere nelle loro quotidiane preghiere di questo nuovo laborìosissimo campo affidato ai figli di Don Bosco.

Il viaggio di esplorazione alla Prefettura Apostolica del Rio Negro.

(Appunti del Sac. Giovanni Balzola).

I.

I preparativi.

PRIMA di parlare del mio arrivo alle sponde del Rio Negro, che, bagnate e divise le terre della Colombia e del Venezuela, scende maestoso nel Brasile e si scarica nelle Amazzoni dopo un percorso di ancor mille chilometri, mi è caro tornar col pensiero alla Colonia indigena di S. Giuseppe al Sangradouro nel Matto Grosso, donde partii, affinché si veda come la Divina Provvidenza s'è degnata di assisterci nell'inizio di quest'opera.

Doloroso distacco - Le ricchezze del Missionario - La partenza.

Tutti sanno quanto fossi affezionato alle nostre Missioni indigene del Matto Grosso, dove passai vent'anni lavorando in quel campo selvaggio, in compagnia dello zelantissimo ed instancabile nostro Mons. Antonio Malan, ultimamente elevato dal S. Padre alla dignità vescovile, e credevo di dover passare il resto della mia vita in mezzo a quei cari Bororós, che in compenso di tanti sacrifici, avevano già incominciato a farci godere lietissimi frutti. Ma non doveva essere cosí. Un telegramma di Mons. Malan mi chiamò a Cuyabà, senza dirmi altro, ed io provai un po' di pena a separarmi da quei bravi confratelli ed amati neofiti, presentendo il distacco.

Era il 26 novembre 1914. Accompagnato da due indii partii per Cuyabà, facendo quei 300 chilometri a cavallo, e giunsi al Collegio di S. Gonzalo il 3 dicembre. Là nessuno sapeva il perché della mia andata. Ma il 7 dicembre, vigilia dell'Immacolata, ecco che arriva il nostro Bollettino italiano, con la notizia dell'incarico a me destinato di fare un viaggio di ricognizione alla Prefettura Apostolica del Rio Negro, affidata dal compianto Pontefice Pio X alla Pia Società Salesiana. Contemporaneamente giunse una lettera di Mons. Malan che mi diceva la stessa cosa.

Mi fermai a Cuyabà per attendere l'arrivo del nuovo Vescovo, per cui si stava preparando un ricevimento solenne. Giunse infatti il 2o dicembre e fu accolto in trionfo.

Il 1° gennaio 1915 assistetti alla Consacrazione Episcopale del nostro carissimo confratello Mons. Francisco d'Aquino Correa, che fu pure imponente.

Si era stabilito che io partissi il 7 gennaio, accompagnando sino a Corumbà il Vescovo di quella Diocesi Mons. Cirillo De Paula Freitas, amicissimo dei Salesiani, ma c'era una grande difficoltà... Mancavano i mezzi pel viaggio. L'epoca era critica per tutti, e Mons. Malan, con tutto il suo buon volere, a stento potè mettere insieme una piccola somma bastante appena per una parte delle spese di andata. Mi trovavo pure scarsissimo di vestiario, ed in quei giorni, essendo i nostri bravi artigianelli occupatissimi per gl'indumenti di Monsignor d'Aquino, poco potevano fare per me, tanto è vero che m'incominciarono una veste e dovetti portarla via non finita e farla finire a Corumbà.

Supplì però la gara caritatevole dei buoni confratelli. Ebbi da Mons. Malan la sua veste da prete; da Mons. d'Aquino due paia di scarpe, dal prefetto il pastrano e dal direttore un po' di biancheria... Mi piace ricordare queste cose, perché si veda come partii dal Matto Grosso dove avevo lavorato per 2o anni, per dar principio alla Missione del Rio Negro: e mi par bene che i nostri Cooperatori sappiano le strettezze in cui si trovano i Missionari; strettezze che invece di disanimarmi, a me furono causa di maggior coraggio, perché la nuova Missione, avendo principio in assoluta povertà, aveva un pegno ed una promessa che sarebbe benedetta da Dio.

Un'altra cosa mi animava ancor piú nell'intraprendere quel lunghissimo viaggio, ed era il sapere, che in tutte le parti del mondo si pregava dai nostri Confratelli e Cooperatori, come era stato raccomandato dal Bollettino, e difatti il buon Dio accettò le preghiere ed avrà pure ricompensato largamente coloro che le fecero.

Ma basti il preambolo. Con una benedizione speciale dell'Arcivescovo di Cuyabà Mons. d'Amour, e di Mons. Malan e Mons. d'Aquino, il 7 gennaio 1915 partiva adunque, non senza lagrime, accompagnato al porto dai nostri due Vescovi, dai giovani del Collegio, dai giovani Bororós della Scuola Agricola di Coxipò, dalla banda musicale e da molta popolazione.

Da Corumbà a Rio de Janeiro per ferrovia - Un abbraccio al binario - Un giorno di digiuno - Trattenimenti a Campinas e a S. Paolo, a favore della nuova Missione.

In quattro giorni, percorsi 6oo chilometri, giunsi a Corumbà.

Passai alcuni giorni in compagnia di quei carissimi confratelli ed il 17 gennaio m'imbarcai, arrivando al Porto Esperanza, dopo un percorso di altri 1oo chilometri.

Avrei dovuto discendere anche il Rio Paraguay, il Paranà e il Plata sino a Buenos Ayres e di là proseguire per Montevideo e Rio Janeiro, come si faceva in passato, ma per fortuna erari inaugurata da due mesi la ferrovia, che partendo da Porto Esperanza, sulle sponde del Rio Paraguay, attraversa lo Stato di Matto Grosso, quello di San Paolo ed in sei giorni vi conduce a Rio Janeiro con un tragitto di 2800 chilometri. E fu provvidenza.

Tuttavia neppure questo tratto di ferrovia doveva essere senza pericoli. Per alcuni inconvenienti avvenuti in una stazione, arrivai col ritardo di 4 ore a Ponta-Porão, verso le undici.

Quivi, non essendoci piú posto nell'albergo, ottenni di dormire sopra due banchi nel vagone. Or avvenne che passando all'oscuro da un vagone all'altro, con una pesante valigia in mano, inciampai in un binario e caddi lungo e disteso, battendo il petto sopra un altro binario. Grazie a Dio, non sentendomi niente di grave, m'alzai, cercai la valigia che era balzata lontano, e andai a coricarmi sopra un duro banco. Il giorno seguente una forte puntura mi stava incommodando, e solamente al mio Collegio di Campinas potei liberarmene con qualche frizione di jodo.

La ferrovia mi trasportò attraverso terre ancor abitate dagli indii Quatos, Terrenas ecc., semicivilizzati.

Dopo tre giorni valicammo il maestoso Rio Paranà, dopo cui incomincia una foresta vergine di 400 e più chilometri, popolata dai feroci Coroados dello Stato di San Paolo.

Anche durante questo tragitto ebbi a soffrire un poco, perché all'albergo dove si doveva pranzare non c'era il necessario per tutti ed io fui di quelli che rimasero digiuni. Pensavo di trovare qualche cosa alle stazioni seguenti, ma, essendo tutte in piena foresta, non si trovò nulla.

Grazie a Dio arrivai alla sera a una nuova popolazione, quasi tutta di Veneti, ove mi fu possibile ristorarmi alquanto, fatto segno a molte attenzioni da quei cari Italiani, quasi tutti dediti all'agricoltura. Non hanno ancora il sacerdote, e stanno già preparando la chiesa.

All'indomani giunsi alla nuova ma promettente città di Baurù, e là pure fui ospite di un italiano.

Il giorno dopo ebbi la consolazione di ospitare nel nostro Collegio di Campinas, accolto a festa e trattato con ogni riguardo da quei confratelli.

La maggior consolazione però mi stava riservata pel nostro Liceo del Sacro Cuore di Gesti in San Paolo. Qui mi parve proprio d'essere arrivato al paradiso. Come è grandioso quel Santuario, e quanto bene vi si fa. Basti il dire che nel 1914 si amministrarono 212 mila Comunioni. E frequentato da più di 12oo giovani dell'Oratorio e da piú di 400 interni. Quei cari confratellì lavorano molto ma con soddisfazione.

A Campinas e a San Paolo si diedero due trattenimenti a beneficio della nuova Missione, che mi fornirono il sufficiente per continuar il viaggio. Iddio benedica quelle anime che vi accorsero, e le ricolmi di favori celesti.

In Lorena, dove i nostri confratelli erano adunati per gli esercizi spirituali, trovai il nostro ispettore Don Rota, il quale, oltre qualche aiuto pecuniario, mi diede anche un confratello per accompagnarmi, cioè il buon Giovanni Battista Zanella. Peccato che per la sua poca salute egli dovette poi abbandonarmi a Pernambuco.

Alla Capitale Federale - Su per l'Amazzoni - Le Benedizioni e le preghiere giovano sempre!

A Rio Janeiro mi fermai alcuni giorni per ottenere dal Governo il viaggio gratuito fino a Manaos; e, grazie all'attività del carissimo Don Pietro Massa, rappresentante nostro in quella capitale, vidi appagato il mio desiderio. Visitai pure l'Em.mo Cardinale Arcoverde, il Vescovo Ausiliare e il Vescovo di Nictheroy, come avevo ossequiati quelli di Campinas e di San Paolo. Fui anche ad ossequiare il Nunzio Apostolico, Mons. Giuseppe Aversa, molto amico e protettore dei Salesiani, che mi volle a pranzo con sè.

Partiti da Rio il 30 marzo, col vapore Brasile, il 1° aprile eravamo a Bahia. Visitai confratelli di Sergipe dove vidi il carissimo Don Giordano, col quale m'intrattenni a lungo della Missione del Rio Negro, ben lungi dal pensare che ne sarebbe stato eletto primo Superiore. Con lui e con quel buon Vescovo, che è proprio un Salesiano, trascorsi la domenica.

Tornato a Bahia, di là sul vapore Cearà partii per Pernambuco, dove rimasi 10 giorni, godendo della carità di quei confratelli.

Da Pernambuco, in compagnia di D. Giuseppe Solari e del confratello Giuseppe Canuto, cominciai a salire all'Amazzoni col vapore Parà.

Era con noi l'Arcivescovo di Parahiba, col quale fummo a visitare il Vescovo di Rio Grande del Nord, molto ammalato, presso cui rimase l'Arcivescovo Mons. De Miranda Henriques, mentre noi proseguendo il viaggio visitammo ancora i Vescovi del Cearà, del Maragnon e l'Arcivescovo di Belén do Parà, Mons. Santino Maria da Silva Coentinho.

Ricevute da Mons. Santino, Amministratore Apostolico di Manaos, le necessarie facoltà, arrivava a Manaos il 28 aprile con la benedizione di 12 Vescovi, 6 Arcivescovi, un Cardinale e del Nunzio Apostolico. Era partito nella maggior penuria di mezzi materiali, e, strada facendo, non mi mancò l'abbondanza delle benedizioni di Dio, pegno di assistenza e protezione in ogni bisogno.

E qui vorrei ricordare i nomi di coloro che mi aiutarono in questo viaggio, ma per non offendere la loro modestia, torno a pregare la Vergine Ausiliatrice che li ricompensi copiosamente.

II.

Nella nuova Prefettura.

Arrivo a Manaos - Visite alle autorità ed appoggio cordiale - S. Gabriel, centro della Prefettura - Il Centenario di Maria Ausiliatrice.

Giunti a Manaos, alloggiammo nel Palazzo Vescovile, che regolarmente è sempre chiuso, ma cosí volle l'Arcivescovo amministratore.

Nei giorni seguenti ci affrettammo a visitare le Autorità Civili, il Vicario della Diocesi vacante, Mons. Antero, e il Segretario che è un zelantissimo sacerdote portoghese, i quali ci usarono tutte le delicatezze possibili; e il parroco della Cattedrale e gl'infaticabili Cappuccini, che fanno del gran bene, specialmente nella Prefettura Apostolica dell'Alto Solimóes (Alto Amazzoni).

All'Ecc.mo Governatore dello Stato presentai la lettera di raccomandazione ricevuta dal Ministro di Agricoltura, ed egli mi diede a sua volta lettere di raccomandazione per le

Autorità del Rio Negro. Anche dall'ottimo Ispettore Governativo degli indii delle Amazzoni, Dott. Amoura, ebbi le piú cordiali accoglienze ed una lettera di presentazione a tutti i Delegati governativi, ai quali raccomandò di aiutarmi nella mia missione. Avrò eterna riconoscenza anche pel sig. Comm. Gioachino Gonzalves de Araujo, ricchissimo commerciante portoghese, cattolico praticante, sempre pronto a far del bene, che non solo mi diede lettere di raccomandazione pei suoi principali clienti del Rio Negro, ma ci pagò il viaggio fino a S. Isabel. Anche dal Presidente del Tribunale, Dott. Paolino, ebbi lettere di raccomandazione pei suoi dipendenti.

Come si vede, le benedizioni di tanti sacri Pastori e le preghiere di tanti amici non furono vane: e noi, a bordo del vapore Inca, partimmo fidenti alla volta di S. Gabriel, che è il centro della nostra Prefettura Apostolica.

San Gabriel è il paese più importante di quelle terre remote: ed è sede di Municipio e, quindi, di tutte le autorità principali. Noi vi giungemmo felicemente il 21 maggio, alla vigilia della festa di Maria SS. Ausiliatrice, mentre tutta la popolazione dei dintorni stava là raccogliendosi per le Feste dello Spirito Santo, solite a celebrarsi con tutta la solennità possibile.

Buona gente! Tolti i pochi Portoghesi e Brasiliani, commercianti ed estrattori di gomma, tutti gli altri sono indii civilizzati o semicivilizzati; eppure non so descrivere l'allegria che vidi scolpita su tutti i loro volti al nostro arrivo.

Con slancio noi pure prendemmo parte alla loro letizia, e per noi quella coincidenza fu proprio provvidenziale, perché cosí abbiamo potuto celebrare la Festa Centenaria di Maria Ausiliatrice con quella solennità che il luogo permetteva.

Tant'è che abbiam fatto anche il triduo, con semplice apparato, ma con gran fede : alcuni canti sacri a voce di popolo, il Santo Rosario e breve predica per far conoscere anche in quelle terre lontane la Madonna di Don Bosco!

Il giorno della festa si cantò solennemente la S. Messa... in due, io dall'altare e Don Solari dal coro. Don Solari disse pure il panegirico di Maria Ausiliatrice.

In fine abbiamo recitato l'atto di consacrazione della nuova Prefettura Apostolica a Maria SS. Ausiliatrice, e a tutti distribuii immagini e medaglie di questa nostra dolcissima Madre. Cosí la data del Centenario di Maria Ausiliatrice, umilmente ma indissolubilmente, sarà unita alla storia della nuova Missione.

La chiesa ove si svolse la festa non poteva essere né piú povera né piú umile; fatta di pali e fango, non misura piú di 8 metri di lunghezza per 4 di larghezza. Con un pavimento naturale, nemmeno spianato, senza porte, senza finestre, di notte essa è bene spesso ricetto di qualche animale; proprio, io pensava, come la grotta di Betlemme. Il nostro ven. D. Bosco dal cielo ci avrà certo osservato in quei giorni e chissà che cosa avrà detto con la Madonna, vedendola festeggiata in un luogo tanto meschino.

A me pensieri soavi s'affollavano alla mente, perché l'umiltà è il fondamento di tutte le opere grandi, e perchè quel luogo mi parve destinato a residenza centrale della Missione.

Celebrata la festa di Maria Ausiliatrice, il caro Don Solari, approfittando del vaporino, tornò indietro perché la sua salute non gli permetteva di continuare: e io fin dall'indomani mi riponeva in viaggio, deciso di giungere all'estremo limite del Brasile, che è pure il confine della nostra Prefettura.

Verso l'estremo confine del Brasile e della Prefettura - Cucuhy - La messa del 31 maggio - Un giorno ancor lontano!

Partii adunque il 25 maggio, coi migliori auspici. Il Municipio pensò a tutto. Mi diede un vaporino con motore a petrolio, che rimorchiava una canoa, ove deposi i miei bagagli, compreso quello dell'altare. Il sig. Colonnello Gioachino de Aguiar e tutte le altre Autorità del luogo mi accompagnarono a bordo, ed alle 5 di sera lasciai S. Gabriel, accompagnato per colmo di bontà dal sig. Amaro de Goes, Delegato di Polizia, dai bravi giovani Gracigliano Gionas Lopes e Ernesto, e, come motorista, dal giovane Cicero Pereira con alcuni indii.

Dopo pochi minuti arrivammo all'abitazione del sig. Quintino, grande lavoratore e buon cristiano. Ammirai le sue diverse piantagioni, tra le quali con mia sorpresa vidi alcune viti, mal tenute, ma che ci serviranno per avere dei polloni.

Passati alla casa della vedova Cecilia, trovai un'abitazione grandissima, essendo la famiglia tanto numerosa che nessuno aveva avuto ancora il pensiero di contarla; infatti vidi che erano non meno di 40 persone.

Essendo stati prevenuti del nostro passaggio, là passammo la notte, e dopo cena, raccoltisi tutti attorno a me, recitarono il Rosario ed ascoltarono una breve esortazione.

Al mattino seguente, com'ebbi celebrata la Santa Messa, partimmo. Si viaggiò tutto il giorno. Verso sera eravamo alla foce del maggior affluente del Rio Negro, il Rio Uaupés. La notte si trascorse in casa del sig. Giovanni Villagelin, uno dei cristiani piú ferventi di quei luoghi.

La mattina del 27 assistettero alla Santa Messa molti indii: e noi, scesi di nuovo in canoa, alle 3 pomeridiane eravamo a S. Filippo, una grande proprietà del commerciante Germano Garrido Ottero, Spagnuolo di nascita, che da più di 4o anni abita nel Rio Negro. È uno dei coloni più ricchi, ed ha una splendida famiglia composta di undici figli e tre figlie coli diversi nipoti. È una famiglia provvidenziale pel Missionario, che vi sarà sempre ospite gradito e ben trattato. Colà incontrai 48 indii del vicìno affluente Issana, tutti uomini forti e robusti. Diedi una medaglia a ciascuno e promisi che l'anno venturo saremmo andati a visitare le loro famiglie.

La mattina del 28 celebrai per tempissimo; e partimmo prima che spuntasse il giorno, toccando diversi luoghi abitati da varie famiglie alla Guia, a S. Marcellino ecc., per arrivare alla sera alla popolazione di Marabitana, dove vi è una discreta cappella, che in occasione di qualche festa è, mi si dice, assai frequentata. La popolazione vive in povere capanne, sparse sulle rive del fiume.

Finalmente il giorno 3o, alle 2 pomeridiane, arrivammo alla fortezza di Cuculav, estremo punto del Brasile e della Prefettura, ov'è un distaccamento militare per vegliare la frontiera confinante colla Venezuela e colla Colombia. È un luogo incantevole.

Gentilmente accolti dal Sergente Tobia de Souza Revoredo, comandante provvisorio della fortezza in luogo del Tenente Aprizio, dopo breve riposo nella sala del Comando, fummo accompagnati a far un piccolo giro col nostro vaporino intorno all'isola di San Giuseppe, entrando cosí nel territorio della Venezuela ed in quello della Colombia. Il bravo Sergente e la ottima sua signora ci trattarono colla piú alta cortesia e cordialità e cosí fecero anche quei buoni soldati. Basti il dire che tutti vollero consegnarmi un'elemosina per la nuova Missione.

Era mio desiderio di avanzare ancora tiri giorno pel Rio Negro (che di là in su corre sempre tra la Venezuela e la Colombia) per arrivare sino al Casiquiara, il gran canale naturale che lo mette in comunicazione coll'Orenoco ; ma la mancanza di petrolio pel motore del vaporino ce lo impedí. Piú tardi, a Dio piacendo, avremo occasione di esplorare un po' anche questo fiume, e lo faremo volentieri, perché al Missionario che arrivi ai confini della Prefettura sarà facile, d'accordo colle autorità ecclesiastiche della Colombia e della Venezuela, visitar talvolta quelle popolazioni, pur esse senza sacerdoti. Son luoghi certo dei piú isolati dal mondo civilizzato.

Il 31 maggio, a cui il nostro Calendario assegnava quest'anno la festa traslata di Maria Ausiliatrice, celebrai la S. Messa alla frontiera. Il Sergente fece ritirare le armi dalla sala, ed io, collocata al loro posto una bella immagine di Maria Ausiliatrice, preparai sopra un piccolo tavolino l'altare, e dissi messa alla quale assistettero i soldati con le loro famiglie ed alcune famiglie vicine. In fine pronunziai alcune parole di occasione.

Era l'ultimo giorno del mese di Maria e stava per incominciare il mese del Sacro Cuore di Gesù. Parlai quindi della nuova Missione, consacrata a Maria Ausiliatrice e raccomandata alla bontà del Cuore di Gesú. Dall'altare, dove mi trovavo, avevo sotto gli occhi il maestoso Rio Negro, largo in quel punto ancora 200 metri, ed aveva in faccia le foreste della Venezuela e della Colombia. Mandai un saluto ai Salesiani ed alle Suore di Maria Ausiliatrice di quelle due Repubbliche, pensando e ripensando al giorno ancor lontano, in cui abbia a realizzarsi il sospiro di Mons. Lasagna, che l'aveva appreso dal labbro di Don Bosco, di vedere i Salesiani del Matto Grosso, della Colombia e dell'Equatore, incontrarsi nelle loro ardite escursioni apostoliche nel cuore dell'America e, sciogliendo un inno di ringraziamento a Maria Ausiliatrice, darsi fraternamente la mano.

Già questa volta, se non a salesiani, io ebbi il piacere di dar la mano a ex-allievi dei Salesiani di Bogotà, che mi ricordarono con gioia i nomi di D. Rabagliati e D. Unia.

Finita la funzione, distribuii a tutti i presenti immagini e medaglie di Maria Ausiliatrice e del Sacro Cuore di Gesù; e alle 2 pom., dato l'addio a quell'incantevolissimo luogo e a quella brava gente, con la promessa di tornai presto a visitarla, ci rimettemmo in canoa pel ritorno.

Da Cucuhy alla foce del Rio Uaupés - Il caso pietoso di un colombiano - A San Gioachino,

Il ritorno è sempre più facile perché si è assecondati dalla corrente. Difatti alle 5 pom. eravamo a Marabitana, dove molta gente stava adunata aspettandomi.

E là pure, il giorno seguente, 1° giugno, celebrata la S. Messa parlai del passaggio del mese di Maria al mese del Sacro Cuore, amministrai una quindicina di battesimi e cresime, raccomandai a tutti che aggiustassero bene la cappella e innalzassero tura piccola capanna pel Missionario, poiché per l'avvenire potevano contare sulla presenza del Missionario a tutte le loro feste piú solenni.

Povera gente, fa compassione! La maggior parte son indii Barés e Banivas, mezzo civilizzati, ma senza nessuna istruzione. Come hanno bisogno di zelanti missionari!

Dopo mezzogiorno eravamo di nuovo cullati e trasportati dalle acque del fiume. La notte si passò nell'abitazione di Madiuvà, dove feci 4 battesimi e proseguimmo per S. Marcellino. Qui pure un tempo c'era una piccola cappella con diverse famiglie, ed ora è tutto deserto, se si eccettua la bella casa della famiglia Bustos, dove celebrai la S. Messa. S. Marcellino sta alla foce del fiume Xié.

Invitato dopo messa a visitare un ammalato, un giovane di 24 anni, colombiano, lo trovai coll'aspetto di chi molto ha sofferto e sta ancor soffrendo, ma con un'aria incantevole. Gli chiesi di che malattia soffrisse e mi rispose, in spagnuolo, che era stato ferito dagli indii Banivas del Rio Xié, e che fu salvo per miracolo.

Il 13 aprile egli si trovava all'altezza di quel fiume con un altro colombiano, occupati come atri nell'estrazione della gomma elastica. Avendo dovuto allontanarsi di là per alcune ore, mentre tornava sulla sua canoa al luogo dond'era partito, fu ricevuto dai selvaggi con scariche di fucili. I barbari avevano ammazzato il compagno e tentavano il colpo anche su lui. Infatti una palla gli trapassò il braccio vicino al polso; cinque altre lo ferirono gravemente al basso ventre e alle coscie, ed una settima andò a fermarglisi alla spina dorsale, mentre molti pallini gli crivellarono la faccia; di modo che cadde nella canoa, intriso del proprio sangue. Dopo questo tiro scellerato, ecco che quei barbari si avvicinavano per vedere se l'avevan finito, ed egli fortunatamente riuscì a mettersi in piedi e sparare la sua arma mettendoli in fuga. Il suo caso era però quasi disperato. Mezzo morto com'era, non poteva guidare la canoa nel discendere il fiume, e s'abbandonò alla Divina Provvidenza, lasciando il piccolo guscio in balia della corrente. Erano le 4 pomeridiane ed alle undici egli passava in direzione di una capanna, dalla quale riuscí a farsi udire. Corsero a vedere e lo trovarono sfinito. Non avendo miglior rimedio, i sopraggiunti diedero mano ai remi e in fretta lo guidarono a S. Marcellino dove giunsero verso mezzogiorno. Coricato e adagiato sopra di un lettuccio, venne trattato come meglio fu possibile in quei luoghi, dove anche i sani non se la passano bene.

Erano già trascorsi quasi due mesi, e il poveretto stava ancora coricato nella sua prima posizione. Mi disse che, appena si fosse sentito un po' in forze, si sarebbe portato a Manaos per far estrarre la palla che tanto l'incommodava; ed io gli raccomandai di mettersi nelle mani di Maria Ausiliatrice, gli diedi una medaglia e qualche nutritivo che avevamo con noi, e lo lasciai con pena.

Un mese dopo egli giungeva a Manaos in mia compagnia, però sempre giacente sul letto del dolore.

Di quegli assassini ne furon presi tre e condotti a S. Gabriel per esser giustiziati. Dicesi che causa del delitto sia stata la vendetta.

Non è da meravigliarsi che gli indii posseggano armi da fuoco. Tutti gli indii del Rio Negro le hanno, essendo considerati come civilizzati e lavoratori nell'estrazione di gomma elastica, che è la maggior ricchezza di quei luoghi. Non è cosí dei selvaggi Macus, Tucanos, Tucanos Tapuios, ecc. che abitano piú nell'interno, verso le sorgenti dei più grandi affluenti come sono l'Issana, l'Uaupés, il Tiquié, il Cabory, il Padauiry, il Teia, il Curycujary, il Marié, l' Univeri, l' Urubaxy, ecc. e tanti altri indii che vivono in istato completamente selvaggio. La popolazione del Rio Negro è una popolazione sui generis, essendovi tutte le gradazioni, dai tipi piú selvaggi al tipo europeo.

Partimmo da S. Marcellino alle 11, e passando per diverse abitazioni arrivammo verso sera a Nostra Senora da Guia, piccola popolazione indigena, dove visitai l'umile cappella che è abbastanza decente.

Il 4 giugno, celebrata la S. Messa, feci alcuni matrimoni e battesimi, e partimmo per S. Filippo, che è ad un'ora di distanza, ed è proprietà del buon vecchio Germano dove fummo ricevuti e trattati come vecchi amici. Nei due giorni che passammo in quella buona e amabile compagnia ebbi il conforto di amministrare una quindicina di battesimi a figli di indigeni.

Il giorno 6 ci accomiatammo da quella gente per visitare la vicina cappella di S. Anna, dove, incontrando diversi indii radunati, feci qualche battesimo, quindi si prosegui verso la popolazione di S. Gioachino, alla foce dell'Uaupès. Qui trovai il buon e zelante portoghese D. Giovanni Villagelim, che va là a far da cappellano, quando vi è qualche festa con radunanza degli indi.

S Gioachino fu già una grande popolazione con molte case, chiesa, cimitero, ecc. e adesso è un luogo quasi abbandonato. Tuttavia vi trovai ancora la chiesetta ben tenuta, con una specie di campanile, e un gran cimitero pieno di vecchie croci, e diverse case, ove erano radunati una settantina di indii, che apparvero, molto contenti e soddisfatti del mio arrivo.

Vennero subito a raccontarmi le loro miserie nei rapporti coi civilizzati, ed io feci loro coraggio assicurandoli che, andando poi noi a stabilirci in quella Missione, li aiuteremo come meglio potremo.

Io penso infatti, che una volta stabilita la Missione, tutte quelle antiche popolazioni, attualmente disperse, si raduneranno di nuovo intorno alle loro chiesette, come li incoraggiai a fare ed essi mi promisero.

Alcuni dei piú civilizzati mi manifestarono anche il desiderio d'essere istruiti, per finirla una volta con quella vita stanto umiliante e quasi schiava.

Si lagnavano delle febbri palustri a cui van soggetti dovendo, tutti gli anni, condotti dai loro padroni, discendere al basso Rio Negro per l'estrazione della gomma.

Naturalmente nel basso Rio Negro si va molto piú soggetti alle febbri che nell'alto, ma si potranno suggerire rimedi e precauzioni ; e fin d'allora distribuii a tutti un po' di chinino che aveva ottenuto dal Governo a Rio Janeiro.

Quel giorno fini con la preghiera in comune. Era già notte, e tutti insieme recitammo il Santo Rosario, seguito dal canto delle litanie della Beata Vergine. Sia Ella la Madre di quelle povere popolazioni!

Il dí seguente assistettero tutti divotamente alla S. Messa, ed io amministrai diversi battesimi.

Il Rio Uaupés - Antichi Missionari - Le prodezze degli indii - Un pranzo internazionale - Le grandi « maloche » - La « maloca » d'Ipanoré.

Il 7 giugno, accompagnati anche dal sig. Villagelim, cambiammo direzione, entrando pel maestoso Rio Uaupés, chiamato volgarmente Caiary, che è il maggior affluente dell'alto Rio Regro.

Questo fiume è il piú importante degli affluenti, che trovansi nella circoscrizione della Prefettura Apostolica del Rio Negro. Fu esplorato da antichi missionarii Carmelitani, dei quali non rimasero notizie. Nel 1784 il Colonnello Emanuele da Gama Lobo d'Almador lo percorse sino al Rio Tiquiè e scopri la sua comunicazione col Rio Japurà. Piú tardi lo visitarono altri esploratori, l'ultimo fu il dott. Teodoro Koch (negli anni 1903-1905) che abitò in S. Filippo, e fece diverse escursioni pel Rio Caiary e sul Rio Issana.

Estinte le missioni dei Carmelitani, non si hanno notizie di altri Sacerdoti che abbiano visitato quei luoghi fino al 1832, in cui si trova il nome del Missionario Brasiliano Padre Giuseppe dei Santi Innocenti.

Dal 1851 al 1854 vi andò ancora un Missionario Cappuccino, chiamato Padre Gregorio M. da Benevagienna, Italiano. Questo zelante Missionario riuscí a ristabilire dei nuclei catechizzati, ma poi dovette ritirarsi e quelli rimasero abbandonati fino al 188o, quando vi tornarono i Francescani, con a capo Padre Gesualdo Marchetti, conosciutissimo in Manaos. I suoi compagni furono Parde Samuele Mancini, Padre Venanzio Zilocchi, Padre Matteo Camioni, e Frate Illuminato e Frate Stanislao, quasi tutti Italiani. Dopo otto anni dovettero ritirarsi anch'essi e quelle Missioni rimasero di nuovo abbandonate. Ecco perché in molti luoghi si trovano delle chiesette cadenti e popolazioni abbandonate, mentre si conserva ancora tra quei poveri indii un po' di spirito religioso.

Partiti, come dissi, il mattino del 7 giugno, sul far della notte arrivammo alla bella abitazione dei fratelli Albuquerque, principale famiglia dell' Uaupés, nel punto chiamato Boa Vista o Belvedere, ricevuti a festa, essendo già corsa la notizia del nostro arrivo. Il capo è Emanuele Antonio de Albuquerque che è anche direttore di quegli indii. Gli altri due, Igino e Francesco, formano famiglia a parte e vivono da veri, fratelli. L'ultimo fratello, chiamato Callistrato, giovane di 3o anni, fu ammazzato dagli indii del Tiquiè il 27 gennaio di questo anno.

Stava nel suo capannone in fronte alla foce del fiume Ira-paranà, quando si avvicinarono due indii sparandogli un colpo di rivoltella alla testa, che lo fece cadere morto, immerso nel proprio sangue. Una sua nipote che era poco distante, sentendo il colpo, corse al capannone, e, orribile a dirsi, vide che altri indii insieme con gli uccisori, con le scuri in mano, barbaramente facevano a pezzi lo zio.

Spaventata a quella vista, dà un grido di terrore e impreca ai malvagi, e questi, invece di desistere si volgono a quella infelice, che vedendosi assalita cerca di fuggire in una canoa, ma una palla la fa cader tramortita ed i barbari le si avvicinano, le tagliano le gambe e le braccia e la gettano nel fiume. Terminato questo massacro corrono al capannone, rubano le cose che vi erano e dànno fuoco alla casa.

Nel medesimo tempo uccisero un giovane di 16 anni e lo gettarono nel fiume.

Ecco la gente con cui dovrà trattare il Missionario! Eppure, fidati nella protezione di Maria Ausiliatrice, noi non indietreggeremo dinanzi a difficoltà di sorta, pur di riuscire a conquistare alla fede e alla civiltà quei nostri fratelli.

Ma torniamo al racconto.

La sera del nostro arrivo recitammo il Rosario, si cantarono le Litanie e in un po' di predica spiegai il fine della nostra missione.

Il giorno seguente, 8 giugno, celebrai la S. messa alla presenza di molta gente radunata per la rarissima circostanza, quindi benedissi due matrimonii e amministrai 14 battesimi.

Là mi fermai il 9 giugno, anniversario della consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice a Torino, e fu un giorno di allegria per tutti.

Fu bello e singolare il pranzo, per le diverse nazionalità a caso radunate. Vi erano infatti brasiliani di diversi stati o provincie, come Parà, Bahia, Cearà, Maragnon, ecc. e portoghesi, italiani, colombiani, venezuelani, peruani e un arabo. Dopo pranzo cominciò, con rincrescimento, la separazione. I gentili signori, che mi avevano condotto fin là, ritornarono a San Gabriel lasciandomi con la famiglia Albuquerque; e gli altri invitati se ne ritornarono alle loro case.

Verso sera anch'io, fatti i necessari preparativi, m'imbarcai e seguii il viaggio pel maestoso Uaupés per far visita agli indii dell'Ipanorè e di Urubucuara. Viaggiai sino alle 11 1/2 e in un barraccone passai la notte.

Il giorno io partii alle 5 1/2 ed alle 10 feci sosta per visitare il vecchio Tuixauà (o cacico) Enrico. Trovai distesa nella sua rete una vecchia india, che al sapere che vi era il Pahì (il Padre) rimase oltremodo contenta.

Appena partiti, incontrammo tre canoe con indii del Tiquié, in assetto completamente adamitico.

Il giorno 11, alle 5 pom. era già alla foce del famoso Tiquié, dove sta un tal Geronimo del Parà, cognato degli Albuquerque. Visitai quella famiglia e proseguii il viaggio promettendo di fermarmi al ritorno.

Alle due dopo mezzanotte, arrivammo ad Ipanoré. Non entrammo però nell'aldea, perché gli indii si sarebbero spaventati e fuggiti.

Appena giorno ci avvicinammo agli indii, che rimasero ben contenti del nostro arrivo. Visitai la capanna in costruzione, e la trovai interessantissima, essendo ben lontano dall'immaginare che vi potessero essere case così grandi e cosí ben fatte in mezzo agli indii.

Infatti, a differenza dei Bororós del Matto Grosso, che hanno un capannone in mezzo all'aldea chiamato Bayto, e che serve per le loro feste e per le riunioni degli uomini, questi hanno le loro maloche, che sono addirittura superbe. La maloca è una casa di venti, trenta, e anche quaranta metri di larghezza, per trenta, quaranta, cinquanta ed anche sessanta metri di lunghezza. Cosí mi assicurarono di averne vista una nell'alto Uaupés.

Di fianco queste case non hanno né porte né finestre, ma appena un'entrata alle due estremità. Lungo i lati stanno divise le diverse famiglie, che alle volte arrivano ad essere fin quaranta e cinquanta in una sola maloca. Nel mezzo vi resta un grande spazio che serve per i loro balli e le loro feste e per lavorare la farina di mandioca ed il famoso cachiry, che è la loro bevanda prediletta.

Quivi trovai pure due belle campane, lasciate dagli antichi Missionari che ebbero là una fiorente colonia.

Ad Urubucuara - I preparativi di un battesimo - Sul Rio Tiquié - Ignoranza - Un nuovo compagno di viaggio.

Durante il giorno volli far visita alla maloca di Urubucuara, distante un'ora a piedi. E qui che incominciano le grandi e pericolose cateratte dell' Uaupés, dove bisogna fare dei tratti per terra, conducendo le canoe con lunghe e grosse funi. Noi lasciammo le nostre barche, perché era l'ultimo limite che mi era prefisso, e proseguimmo a piedi.

Là vidi con piacere incominciare ad apparire monti e colline che poi cessano e ricompaiono, ed è questo il motivo per cui anche la navigazione torna difficile.

Arrivati al luogo ov'è la maloca di Urubucuara, i bambini che ci videro, scapparono nei boschi. I piú vecchi si fermarono, e col ricevere qualche regaluccio, perdettero la paura e ci circondarono. Un cacico, appena mi vide, corse a vestirsi, e mi offri qualche frutto da mangiare, poi mi condusse a visitare le diverse capanne e la grande maloca. Visitai pure la vecchia chiesa abbandonata e trascurata, e raccomandai di aggiustarla e conservarla meglio che possono, perché noi saremmo tornati

Nella maggior parte la gente è battezzata e alcuni furono anche religiosamente uniti in matrimonio dallo zelante Vescovo di Manaos, l'Ecc.mo Mons. Federico Costa, che nel 1908 accompagnato da un Cappuccino visitò tutto il Rio Negro e gran parte dell'Uaupés arrivando a fare 350 matrimoni e 15oo battesimi, di modo che è ricordato con amore.

Questo venerando Prelato, oppresso dalle difficoltà della Diocesi, rinunziava alla medesima per farsì Camaldolese. Noi confidiamo molto nelle sue preghiere per aver la forza necessaria all'adempimento del grave incarico al quale - ubbidienti al desiderio del compianto Pio X - i figli di Don Bosco si sono confidentemente sobbarcati!

Tutta quella gente, anche quella che ha ricevuto i Sacramenti, non possiede istruzione religiosa. Quando discendono al basso Rio Negro pei lavori della gomma, vanno regolarmente vestiti, ma nelle loro maloche gli uomini non lo sono e le donne son mezzovestite, e si vestono tutti all'adamitica quando si tratta delle loro baldorie.

Il cacico mi disse che voleva battezzare il figlio, ed io risposi che lo portasse a Ipanorè, dove il giorno seguente avrei celebrato la S. Messa, e perciò v'invitasse anche altri.

Tornati alle nostre barche, alla sera arrivarono anch'essi e n'ebbi in dono alcuni loro lavorucci, che ho destinato al Museo di Valsalice.

All'indomani celebrai la S. Messa in una povera capanna, e vi assistettero religiosamente gli indii delle due località.

Dopo messa si presenta il cacico col bambino da battezzare. Domando del padrino, ed egli si guarda intorno, prende uno pel braccio e me lo presenta non vestito.

- Vergogna! gli dissi, un padrino cosí non lo accetto.

Allora corsero tutti e due insieme in una vicina capanna e di là ritornò il padrino in calzoni e camicia.

- Cosí va bene, dissi. - Ma ecco si avanza la moglie del padrino, anch'essa mal vestita.

- Non occorre che venga, osservai, e cosi non posso permetterlo.

La mamma del battezzando prese la madrina in disparte, si tolse il suo abito e lo mise addosso alla madrina; e, fatto il battesimo, si affrettarono a compiere la restituzione. Ho voluto accennare anche questo episodio per far vedere le condizioni di quella gente. Poveretti ! fanno veramente compassione !

Alle 8, salutatili, partimmo. A mezzogiorno eravamo in casa del sig. Girolamo, ed avendo egli invitato gli indii pel nostro arrivo, stabilii di rimaner là sino al giorno seguente. Alla sera col nostro vaporino ci recammo ad esplorare il fiume Tiquié, che è pur esso maestoso. Per arrivare fin dove abitano gli indii ci volevano tre giorni di navigazione e rimandammo quell'incontro ad altra occasione. Mi hanno assicurato che solo nel Tiquié vi son circa mille indii e che molti altri si trovano ne' suoi affluenti.

Il 13 giugno, dopo la S. Messa, amministrati alcuni battesimi, partimmo. Arrivati alla maloca del Cururù trovai gli indii che mi aspettatavano per battezzare 6 bambini. Fatti i battesimi, mi portarono in dono pesci fritti, banane, farina di mandioca, ecc.

Ne fui commosso fino alle lagrime, vedendo tanto buon cuore

Alla sera eravamo di nuovo a Boa Vista dove ci stavano aspettando per la festa di Sant'Antonio. Si recitò il Rosario, si cantarono le litanie e feci una predica di circostanza.

Il 14, festa di S. Bonaventura, celebrai, amministrai il S. Battesimo e la Cresima a diversi, quando mi si presenta una giovane di circa 15 anni, dicendo che voleva essere cresimata. L'invito a confessarsi. Ciò fatto, se ne presenta un'altra di 18 anni, che aveva fatto illecitamente da madrina dicendo che non era ancora cresimata. Confesso anche questa e se ne presenta una terza della stessa età, che era già sposata religiosamente e non era stata ancor cresimata. Preparo anche questa, e in fine tutte e due mi dicono che non erano ancor battezzate. Che fare? Bisognò aver pazienza; istruirle sufficientemente e contentarle. Battezzai infatti le due di 18 anni e poi le cresimai tutte, lasciandole contente. Oh! che Missione è questa!... Questo miscuglio di ignoranza e di fede non l'aveva mai incontrato; e chi sa quante fatiche dovremo sostenere per portarvi rimedio! Ecco l'effetto dell'abbandono in cui vennero a cadere queste cristianità.

Chiesi al signor Albuquerque se avesse un ragazzetto indio che conoscesse la lingua indigena ed il portoghese, per esercitarmi già nella loro lingua durante il viaggio. E mi presentò il piccolo Siro, figlio di un'india Barés, abbastanza. intelligente, che sapeva già leggere e scrivere: e il buon ragazzo divenne tosto mio compagno. Il sig. Albuquerque mi regalò pure vari oggetti indigeni, completando cosí la collezione, ricevuta a S. Filippo dal sig. Germano.

Di nuovo a S. Gabriel - Trattative per la futura residenza - Sulla via del ritorno -- Un matrimonio e... speranze deluse - A S. Isabel.

Il 15 giugno, insieme col piccolo Siro, salutai quella buona gente e, scesi nella nostra canoa, partimmo, arrivando la sera del 16 a S. Gabriel.

Non so descrivere la cordialità colla quale fui accolto e la gioia che mi dimostrarono avendo fatto loro sperare che la prima casa della nostra Missione verrà aperta a San Gabriel: tanto è vero che durante il mese che passai nell'alto Rio Negro, avevano già incominciato a costruire per questo nuove case.

Chiesi al Municipio un terreno, lungo cinquecento metri per mille di larghezza, come sede della Missione, per poter incominciare con solidi principii. Nel terreno è compresa la povera cappella d'otto metri per cinque che ho già accennato; ed ebbi promessa della buona popolazione che l'avrebbero ristorata e ultimata prima del nostro arrivo. Ai lati della povera chiesuola son due povere case coperte di paglia e foglie di palma.

Visitai il monte S. Gabriel che rimarrebbe in fondo al terreno della Missione, e mi parve assai acconcio per innalzarvi una croce che domini quelle regioni cosí abbandonate.

Il terreno richiesto è fertilissimo e coltivabile, ma, come tutto il Rio Negro, è perseguitato dalle formiche, distruggitrici di ogni piantagione; eppure è dal terreno che i Missionari dovranno ricavare la maggior parte del loro sostentamento, come succede nelle Colonie indigene del Matto Grosso.

Quel giorno passarono da S. Gabriel una quindicina di soldati che andavano a sostituire quelli della frontiera di Cucuhy. Arrivò pure il signor Amaro, che per sua bontà doveva darmi modo di proseguire il viaggio.

Pertanto, dopo aver passato tre giorni in trattative per la residenza centrale della Missione e nell'amministrazione dei Sacramenti, mi congedai da tutte le autorità locali, ringraziandole della squisita cordialità con cui mi avevano trattato, ed augurandoci scambievolmente un prospero avvenire. Dopo un affettuoso abbraccio, salutati da tutta la popolazione, partimmo sventolando i fazzoletti fino a grande distanza, cioè finché non ci perdemmo di vista.

In men di due ore, insieme col buon Siro, arrivaì a Camanaos, antica popolazione indigena. Presi alloggio nella casa del sig. Emanuele Antonio, e siccome aveva stabilito di passar la festa di S. Giovanni presso il sig. Emanuele Ferreira, il sig. Amaro prosegui il viaggio.

Il giorno seguente, celebrata la S. Messa e amministrati alcuni battesimi, arrivò il sig. Ferreira con la sua barca a vapore e ci condusse alla sua bella abitazione, chiamata Jucaby. I tre giorni passati in quella famiglia furono per me di vera soddisfazione ; potei predicare, confessare, benedire matrimonii, amministrare la Cresima e fare diversi battesimi.

Naturalmente, in mezzo alla soddisfazione pel bene che si fa, vi son sempre gl'incommodi e le pene per quel che non si può fare. Infatti in quel luogo, come in tutti gli altri, vi erano molti indii radunati e ben disposti, ma avevano bisogno di molta istruzione religiosa ed io, sapendo poco la loro lingua, non potei farmi intendere. Speriamo che più tardi, con l'aiuto di Dio, potremo fare anche quel bene che fummo nell'impossibilità di fare.

Ho detto che c'è molto bisogno d'istruzione religiosa. Vennero due per accasarsi ed io li invitai ad accostarsi al tribunale di Penitenza. Aderirono volentieri. Mi seggo e chiamo lo sposo. Questi si avvicina ; gli faccio segno d'inginocchiarsi, ed egli si siede sulle calcagna. Glielo ripeto e lo prendo pel braccio, volendolo aiutare a inginocchiarsi, ed egli si siede per terra... Allora mi alzo e n'inginocchio anch'io, facendolo inginocchiare vicino a me, perché aveva veduto che non sapeva farlo; ma quando mi alzo per sedermi, egli pure si alza e siede accanto a me.

Pazienza!... Gli dico di fare il segno di croce, ma non sa nulla. Mi aggiustai come potei, accontentandomi di poco. Viene la sposa, e piú o meno accade lo stesso... Le faccio delle domande, ed essa risponde non so che cosa in un gergo che non comprendo, ma ben alto, in modo da essere udita dallo sposo che se ne stava alla porta della chiesetta. Questi infatti da lontano la corregge, dicendole non so che cosa... Dovetti farla finita, contentandomi della buona volontà da parte loro, e li unii in matrimonio religioso. Non mi sentii di scontentarli. Sono già cristiani ed è meglio, anche nella loro ignoranza, che abbiano benedetta la loro unione. Oh ! quanto lavoro ci aspetta !

Tuttavia, come dissi, partii da quel luogo ben contento e soddisfatto, non solo pel bene compiuto ma anche pel trattamento cordiale della famiglia di Emanuele Ferreira Guimaraes Freitas.

Il 25 giugno, congedatici da quella buona gente, eravamo all'abitazione di S. Antonio, casa del sig. Gioachino Pimenta, dove fummo ricevuti cordialmente. Il giorno seguente celebrai la S. Messa, amministrai battesimi, e accompagnati dal sig. Pimenta fummo alla Casa Bonfim, proprietà dell'ottimo sig. Giulio Macedo.

Dopo mezzodí partimmo e proseguimmo fino alla popolazione di S. Pietro, una volta assai fiorente e con bella chiesetta, ora alquanto decaduta ma capace di restauro.

Di là passammo ad Umarituba, una delle migliori abitazioni del Rio Negro, di proprietà del sig. Fontes, portoghese. Distribuite alcune medaglie a quei poveri indii, visitai il sig. Fontes, e ci recammo a S. Giuseppe (o Vista Alegre.), bellissima proprietà dell'ottimo sig. Raimondo Lopez Gonzalves, dove, quantunque fosse già notte inoltrata, fummo gentilmente ricevuti e ospitati con tutti i conforti che si possono desiderare.

E qui ci fermammo tre giorni con grande soddisfazione, occupatissimi nel santo ministero, e trattati con squisita bontà dal sig. Raimondo Lopez e dalla sua eccellentissima sposa, signora Rosa Lopez Gonzalves, sorella del Senatore Dott. Augusto Lopez Gonzalves.

Qui pure ne succedette una carina, che voglio ricordare. E costume di approfittare del passaggio del Missionario anche per improvvisare dei matrimonii. Un giovanotto, volendo approfittarne, chiese in matrimonio la giovine cuciniera di casa, ed ebbe una negativa... Imperturbato ne domanda un'altra, ma neppure questa lo vuole; chiede allora una ragazza di undici anni, che avevo battezzata in quel momento, e questa accetta. Si presenta al padrone sig. Lopez, perché ne parli al Missionario... ma il padrone gli risponde che il Missionario non fa un matrimonio con una bambina di 11 anni. Il poveretto supplica e scongiura il padrone, perché gli combini il matrimonio, promettendo di trattare per piú anni la ragazza come sorella, chè ambedue son di ciò soddisfatti... Il poveretto venne anche da me, e finalmente si quietò quando gli promisi, che sarei tornato a tempo opportuno per benedire il suo matrimonio.

Il giorno di S. Pietro ci congedammo e visitate diverse abitazioni, rimanemmo ospiti in Uananacà, casa del sig. Giuseppe Lopez dos Santos, dove si radunarono diverse famiglie. All'indomani, dopo i battesimi e accompagnati da varie buone persone, fummo alla casa del sig. Amaro, dove passai la notte. Trovai quel luogo uno dei meglio coltivati, grazie l'operosità del padrone.

Il 1° luglio, dopo la S. Messa e l'amministrazione dei Sacramenti, partimmo e fummo a Boa Vista, grande proprietà della religiosa famiglia di Giovanni Amazzonas de Sà. Qui vidi una cappella, la migliore e la meglio tenuta di quante ne vidi, segno della religiosità della famiglia, dove passai tre giorni con comune soddisfazione, avendo potuto amministrare vari Sacramenti.

Il 4 luglio lasciai quella brava gente e discesi a S. Isabel. A S. Isabel una volta al mese si raduna molta gente da varie parti, in attesa del vapore fluviale che giunge sin là. Questa volta noi fummo ospiti dell'attivissimo commerciante Annibale Peirotto, che ci ricevette con molta cortesia. Dopo due giorni passati in quell'ottima compagnia giunse il vapore Inca, colle notizie d'un mese ; tutti erano ansiosi di conoscere le novità della guerra europea. Io invece pensava se dovessi discendere con quel vapore o fermarmi ancor un mese in visita d'altre località che mi stavano aspettando.

Proseguii a Villa Pecil, a due ore di viaggio, ottimamente accolto dal sig. Pecil; un turco cattolico, grande industriale, che ha la migliore proprietà del Rio Negro, nella quale si scorge un vero movimento agricolo.

Mi sarei fermato ben volentieri un paio di giorni in quel luogo, ma nuove circostanze mi fecero risolvere di approfittare del vapore Inca e discendere fino a Manaos.

M'imbarcai. Dappertutto dove ripassava, mi stavano aspettando e volevano che scendessi, e dovetti dire a tutti che avessero pazienza, che al nostro ritorno, stabilitici definitivamente nella Missione, avremmo dato loro tutta la comodità di avere almeno ogni anno una visita dal Missionario. Tutti accolsero con piacere e viva soddisfazione la promessa.

Per questo motivo ben poco ho da dire del basso Rio Negro, non essendomi fermato in nessun luogo, ed essendo passato in molte popolazioni di notte, come mi accadde, e nell'andata e nel ritorno, al passaggio della foce del Rio Branco e a Moara, che segnano i confini della Missione.

Mi rincrebbe assai di non poter fare nel basso Rio Negro la ricognizione fatta nell'alto, ma grazie a Dio ho potuto farmi egualmente un'idea di tutto, e sono ansioso che venga presto il momento di tornare a quelle terre.

Il ritorno.

A Manaos I frutti del viaggio di esplorazione - A Belén do Parà - Visita al General Pinto.

Il 10 luglio giungemmo felicemente a Manaos, accolti a festa dal Clero locale e dagli amici che vi aveva lasciati.

Durante la mia rapida escursione, grazie a Dio, ho potuto amministrare 204 battesimi, e 5o Cresime, benedire 13 matrimonì, ascoltare alcune confessioni e distribuire parecchie Comunioni...

Non è molto, ma non è poco se si pensa che poco conosceva la lingua. Nel 19o8 quando vi andò il Vescovo di Manaos si ebbero, come dissi, 1500 battesimi, 350 matrimonii e moltissime cresime. Nel 1914 vi fu uno zelante Cappuccino di Manaos e anch'egli fece più di 70o battesimi e benedisse 5o matrimoni, il che è una bella prova che il nostro campo è vasto e importante.

Mi fermai a Manaos dieci giornì, per trattare della Missione. Trovai ancora il Commendatore Gioachino S. de Araujo, che presto doveva partire pel Portogallo; ed egli, nella sua proverbiale bontà, mi promise il viaggio gratuito da Manaos a S. Isabel, come di là a S. Gabriel me lo promise il suo e nostro amico, Colonnello Gioachino de Aguiar, per quanti andranno per la stabile fondazione della Missione. Fui dal Governatore dello Stato dott. Jonitas Pedroso, che mi diede lettere di raccomandazione pei Deputati della Federazione, dott. Efigenio Salles, dott. Agapito Pereira e dott. Monteiro de Souza, affinché mi appoggiassero presso il Governo.

In quei giorni ebbi anche la visita di un ufficiale dell'esercito, a nome del Generale Agricola Pinto. Lo ringraziai di tanta delicatezza, e gli promisi che al mio passaggio al Parà avrei fatto visita al sig. Generale.

Finalmente il 21 luglio c'imbarcammo sul vapore Parà. In tre giorni arrivammo a Belén, Capitale dello stato del Parà, ospiti di quell'Arcivescovo, Mons. Santino Da Silva. Provvidenzialmente, oltre i due Padri Gesuiti distintissimi professori del Seminario, vi trovai pure il loro Superiore che doveva far ritorno a Bahia e mi fu caro compagno di viaggio.

Visitai il Sig. Gen. Pinto. Appena mi vide, si alzò e mi abbracciò come un fratello, alla presenza del Maggiore, di un Capitano e di vari ufficiali. Dimandò notizie della mia missione, specialmente dei suoi soldati, mi presentò agli ufficiali come un vecchio Missionario dei selvaggi del Matto Grosso ed ora del Rio Negro; e ripetè la necessità di buone relazioni fra l'esercito e il clero, specialmente in mezzo ai selvaggi.

Grave rischio nel porto di S. Luigi - A Rio de Janeiro - Battesimo di Siro a S. Paolo il giorno del Centenario di Don Bosco - Il voto del missionario.

La sera del 24 lasciammo Parà e al mattino del 26 arrivammo a S. Luigi, Capitale dello Stato di Maragnon. Insieme col padre Gesuita voleva visitare il Vescovo, ma non era in città; e in sua vece ci volle ospiti suoi Mons. Vincenzo Galvan, Vicario Generale.

Alle due tornammo al porto, ove ci attendeva una barca (che si chiamava Figlio di Dio), per recarci a bordo. Essendosi ritirata la marea, il Padre Gesuita fu recato alla barca a braccia ed io mi aggiustai. Ma un oscuro temporale stava per scatenarsi, soffiava un vento terribile e la nostra barchetta, allontanatasi non piú d'una cinquantina di metri dal porto, incominciava a pencolare ; il Padre grida ai barcaiuoli, questi ci dicono di non temere, ma l'acqua incomincia ad entrare e la barca si capovolge. Il mio venerando compagno riesce ad assicurarsi sopra il fondo della barca capovolta, ma io cado sott'acqua. Tutti gli occhi di quelli che si trovavano in porto, sono rivolti a noi. Con la bocca piena d'acqua salata, io riesco a metter fuori la testa e sputar l'acqua, dibattendomi in tutti i modi, cercando qualcosa a cui appigliarmi e finalmente mi è dato di aggrapparmi alla gamba del Gesuita. Intanto si gridava aiuto... e subito vaporini e barche ci circondarono e ci misero in salvo. Perdemmo solamente l'ombrello ed il cappello, che poi riebbi. Fu un bagno assolutamente involontario : ma senza peggiori conseguenze : mille volte Deo gratias!

Arrivati a bordo, ci felicitammo a vicenda della morte scampata, perché l'esser divorati dai pesci cani, che colà abbondano in tempo di marea crescente, sarebbe stato un momento !

Il 28 luglio, giungendo a Fortaleza, Capitale del Cearà, non appena fermatosi il vapore, compaiono realmente quattro pesci cani. Tutti i passeggieri li osservano. I marinai incominciano a gettar l'amo, ed in breve tempo uno l'abbocca e i marinai riescono a viva forza a trarlo in coperta sul vaporino. E lungo due metri, poca cosa perché giovane, poiché questi mostri arrivano anche a 5 metri. Contuttociò aveva un collo largo due palmi : dunque era uno di quelli che potevano mangiarci.

Il capo macchinista gli fece tagliare la testa e ne fece pulire le mandibole per conservarle. Io le chiesi per recarle al museo di Valsalice come ricordo, e gentilmente me le concesse.

Al povero Missionario non mancano mai i pericoli, ma non manca neppure l'aiuto continuo della Divina Provvidenza!

Visitati di nuovo i confratelli di Pernambuco e di Bahia, il 5 agosto, sano e salvo, arrivava a Rio de Janeiro. Fui di nuovo dall'Em.mo Cardinale Arcoverde, che si mostrò molto contento e interessato della nuova Missione. Visitai pure l'Ecc.mo Nunzio Apostolico Mons. Giuseppe Aversa, che mi volle di nuovo a mensa con sé; e gli eccellentissimi sigg. Silveiro Nery e dott. Augusto Lopes Gonzalves, Senatori delle Amazzoni, e, alla Camera, i Deputati di questo immenso e prospero Stato. Tutti si mostrarono interessatissimi e promisero il loro appoggio.

Feci pur visita al Ministero d'Agricoltura Dott. Giuseppe Berzerra, ed egli pure ci diede le piú liete speranze...

Ciò che mi stava molto a cuore durante il viaggio di ritorno, si era di poter giungere a San Paolo per le Feste Centenarie del nostro Ven.

Padre Don Bosco e battezzare nel Santuario del Sacro Cuore il primo indio condotto dal. Rio Negro, proprio il giorno del Centenario.

Grazie a Dio, arrivai a tempo e l'ecc.mo sig. Dott. Francesco Rodrigues, degnissimo Presidente dello Stato e già Presidente Federale, accettò di fare da Padrino, e la sua figlia volle essere Madrina.

Pertanto alle 10 antimeridiane del 16 agosto 1915, il rev.mo Vicario generale dell'Archidiocesi Mons. Benedetto Alves de Souza amministrò solennemente il Battesimo al nostro caro indio della tribú Barés, dandogli i nomi di Giovanni Siro Bosco Alves de Albuquerque.

Ne sia benedetto e ringraziato Dio! e benedetta e ringraziata in eterno sia pure la nostra dolcissima Madre, Maria Ausiliatrice, che nell'Anno Centenario della sua festa e della nascita di Don Bosco, apriva ai figli di Don Bosco il nuovo campo di missione del Rio Negro.

La grazia di Dio ci assista e la carità dei Cooperatori ci sorregga pietosamente, in modo da poterlo rendere coi sudori - che verseremo volentieri - un ameno giardino, ricco dei piú bei fiori di religìone e di civiltà.

Sac. Giovanni Balzola Missionario Salesiano.

ECHI DELLE FESTE CENTENARIE

BRASILE

Un nuovo Istituto Salesiano a ricordo del VII Congresso.

A ricordo del VII Congresso internazionale dei Cooperatori Salesiani tenutosi in San Paolo (Brasile) dal 27 al 31 ottobre 1915, la domenica 14 novembre u. s. venne posta la prima pietra di un nuovo Istituto Salesiano nel quartiere del Bom Ritiro della stessa città. Il terreno, presso il piazzale Visconde de Congonhas, fu generosamente offerto dal Municipio. Un lungo corteo di associazioni cattoliche e tutti gli alunni interni del Lyceu Salesiano, con a capo la banda musicale, vi accompagnò processionalmente dal Santuario del S. Cuore di Gesù l'immagine di Maria SS. Ausiliatrice, patrona della nuova Parrocchia del Bom Retiro. Compi la cerimonia della benedizione della prima pietra S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Duarte Leopoldo e Silva, dopo aver celebrato, sull'area destinata al nuovo edifizio e presente una compatta moltitudine di fedeli, messa campale.

Consacrazione di un nuovo Santuario e Incoronazione di Maria Ausiliatrice.

Il 5 dicembre S. E. Rev.ma Mons. Brito, Arcivescovo di Olinda, consacrò solennemente il Santuario di Maria Ausiliatrice in Jaboatào. Il nuovo tempio è finito nella parte principale: manca cioè della torre campanaria e della decorazione, rinviate a tempi migliori. L'altar maggiore è un bel lavoro di marmo, eseguito nelle Scuole Professionali Salesiane di San Paolo. Tutto è disegno dell'architetto Domenico Delpiano, Salesiano. Per l'occasione convennero in quel nostro istituto il Governatore' di Pernambuco, Gen. Dantas Barreto, e il suo successore, dott. Manoel Borba che tra breve prenderà le redini del governo, ed altre autorità, tra cui i Prefetti di Recife e di Jaboatào.

L'8 dicembre vi fu l'inaugurazione di un busto del Ven. Don Bosco, presenti i Consoli d'Italia e dell'Uruguay, e l'incoronazione dell'immagine di Maria Ausiliatrice. Compi la cerimonia, con pompa solennissima, l'Arcivescovo predetto. Le corone, offerte da pie signore, sono stupende e rappresentano un valore di 12 contos di reis, cioè circa 17.000 lire al cambio attuale.

Dal 5 all'8 dicembre fu un'affluenza straordinaria al nuovo Santuario. Che il culto di Maria SS. Ausiliatrice si diffonda ogni anno piú in tutta la terra

REP. ARGENTINA

La 1a pietra di due nuove Chiese.

A ricordo del io Centenario della Nascita di Don Bosco e della Festa di Maria Ausiliatrice a Buenos Aires, nell'immensa parrocchia di S. Giovanni Evangelista alla Boca, affidata ai Salesiani, venne collocata a quasi due chilometri dalla chiesa parrocchiale la 1o pietra di una nuova chiesa, che verrà intitolata a San Pietro. Il nuovo tempio sorge in terreno già preparato dal compianto Don Bourlot, e per generosità della signora Domenica Pancari, che vuole cosí suffragata l'anima del suo indimenticabile sposo, sig. Pietro Frumento.

Il sacro edifizio avrà 11 metri di larghezza e 4o di lunghezza, su disegno dell'architetto prof. D. Ernesto Vespignani, salesiano, che ha eretto in Buenos Aires le piú belle chiese, cioè quella di S. Carlo e quella piú recente del SS. Sacramento.

La cerimonia della benedizione della 1° pietra riuscí imponente. Pontificò S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Espinosa. L'Ecc.mo Ministro degli Esteri, Dott. Giuseppe Luigi Murature, con la sua sposa Maria Rosa Murature de Murature, il Presidente della Banca Nazionale dott. Manuel de Iriondo con la sua signora, generosa benefattrice degli Orfanelli di Don Bosco, la signora Enrichetta Alais de Vivot, solerte Presidente del Comitato delle Cooperatrici Salesiane, e la stessa signora Domenica ved. Frumento insieme col fratello sig. Pietro Pancari, fecero da padrini alla cerimonia.

L'8 dicembre s'inaugurarono gli artistici lavori di decorazione dell'accennata Chiesa Parrocchiale. Tra essi primeggiano alcuni grandi quadri di quell'esimio e venerando pittore, che è il sig. prof. Enrico Reffo di Torino. Il bel tempio fu affollattissimo a tutte le sacre funzioni. La piú solenne fu quella di 500 prime comunioni. E da ricordare che la parrocchia conta quasi centomila abitanti, quasi tutti immigrati italiani.

L'altra chiesa, di cui s'è posta la prima pietra, è quella iniziatasi a Cordoba, accanto il Collegio Salesiano Pio X. A tre navate e in stile nuovo, anch'essa è disegno del prof. D. Ernesto Vespignani. La cerimonia inaugurale ebbe luogo il 24 novembre u. S. Il 24 del mese è omai un giorno di profonda pietà e di santi propositi in tutte le nostre case.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

NEL SANTUARIO. Il 24 di ogni mese,

si ripetono, mattino e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, alle 6,30, ha luogo la messa della Comunione Generale, seguita dalla Benedizione col SS. Sacramento, Alla sera, alle ore 19,30, si compie in forma solenne l'adorazione pubblica innanzi al SS. Sacramento.

Vogliano i benemeriti Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi in ispirito a queste sacre funzioni mensili, le quali hanno ora due fini principali: pregare secondo le intenzioni del Santo Padre e implorare il ristabilimento della pace fra le nazioni.

Ogni sera

alla benedizione col SS. Sacramento si continua sempre a far pubbliche preghiere per la pace. Il Signore nella sua infinita clemenza, per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, le esaudìsca a sollievo di tutti i popoli della terra.

GRAZIE E FAVORI (*)

« La mia confidenza è tutta là. »

Nello scorso ottobre mio marito, già scosso nella sua forte fibra dal dolore per la perdita dell'unico figlio, vittima della guerra, fu colpito da crudelissimo tifo, che ci faceva temere per la sua esistenza. Ed era già in un'eccessiva debolezza prodotta dalle febbri tìfoidee, quando a causa di parecchi accessi cardiaci, nei giorni 15 e 17 novembre pareva imminente la dolorosa catastrofe. I dottori, chiamati a consulto, dichiararono il caso gravissimo, tanto che al caro infermo furono amministrati gli estremi conforti di nostra S. Religione.

In sí dolorosa angoscia, riposi le mie speranze in Maria Ausiliatrice, a cui ricorsi con fervore, unitamente alle mie figlie. Anche il caro infermo, nel delirio della febbre, accennando ad un quadro di Maria Ausiliatrice andava dicendo: e La mia confidenza è tutta là! » E la Vergine Santa non fu sorda alle nostre preghiere, perché subito si notò un miglioramento che andò accentuandosi, ed ora egli è fuori d'ogni pericolo, anzi in piena convalescenza. Riconoscente mantengo la mia promessa, rendo grazie alla cara Madonna di Don Bosco, ed invito tutti i sofferenti a ricorrere sempre con fiducia a sí tenera Madre.

Fontanile, 18 gennaio 1916.

MADDALENA Ricci.

X...-Anch'io innalzo alla Vergine Ausiliatrice l'inno del ringraziamento, per avermi guarita da una malattia assai dolorosa, cioè artrite reumatica infettiva. In mezzo ai dolori, promisi alla Vergine che avrei fatto una piccola offerta, e pubblicata la grazia, se fossi guarita. Ed ora adempio con gioia la promessa, nella fiducia che la Vergine Ausiliatrice, tanto misericordiosa mi circonderà sempre piú del suo amorevole patrocinio.

Febbraio 1916.

ELENA MACDONALD.

Gazzane di Preseglie (Brescia). - Devo render grazie a Maria, Aiuto de' cristiani! Una mia nipote era ammalata di tifo ed avvelenamento di sangue. Il medico l'avea già dichiarata perduta, e le erano stati amministrati i SS. Sacramenti. Addoloratissimo, incominciai una novena a Maria SS. e le promisi che avrei resa pubblica la grazia, se le otteneva la guarigione. A poco a poco il male scemò, ed ora la fanciulla è sana e può adempiere a' suoi lavori.

31 gennaio 1916.

MELZANI GIORGIO fu GIUSEPPE.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A) - A. C. Parroco di Campobernardo, 5a - Abbene D. Giuseppe Arciprete, 5 - Acquistapace fratelli e sorella, 1,50 - Adorno Cesarina in Giuliano, 5 - Agosta Felice, io - Aimone Andreina, 4 - Airenti Erminia, 2 - Alario Concetta, i -- Aldisio Alessandro e consorte, ioo - Aldisio Tommaso, 50 - Alessio Giovanni, 4,80 - Alunno di Bologna, i - Ameri Elena, 2 - Amigani Rosina, 3 - Angeli Agnese, 1,75 - Angeloni Assunta, 5 - Arbasino Maria in Nicoli, 5 - Arcostanzo Luigia, 2 - Arena Agatina, 5 Arezzo Virginia in Salumina, r5 - Arrigone Giovarmi, 5 - Asilo d'Infanzia, 5 -- Astolfi Antonia, r o io - Audisio Teresa, 2,50 - Augusto Prof. Michele, 3 - Aureggi Avv. Alessandro, r5 - Austa Carlo, 5.

B) - B. C. v. P. di Torino, 25 - B. C. di Torino, 5 - B. C. di Soave Veronese, 5 - B. F. R. di Como, 5 - B. N. d'Ivrea, 5 - Badini Mario - Baldini Rosa, 5 - Balestra Maria, 5 - Balocco Emilia, 3 - Barbarossa Maria, 2 - Barbera Francesca in Figulia, 5 - Barili Carolina, 3 - Baroncelli Maria da una pia signora, 4 - Bartocetti Vittorio, 3 - Bartolini, 2 - Battezzati Natale, 2 - Beccari Maria, i - Beccherle Elena, io - Beltrame Ester, io - Bedeschi Augusta, io - Benati Anna, 5 - Bensi Genesio, 2 = Beorchia Maria in Nigris, 5 - Berardo V. - Beretta Maria Ved. Pandini, 5 - Bernardi Giovanna, io - Bernardinelli Igino, i - Bertetto Marta fu Giacomo, 5 - Bertola Antonio, 25 - Bertola Francesca, 12 - Bessolo Angela - Bianchetto Teresa, io - Bianchi Antonietta in Carbone, 5 - Bianchi Teresa di Chiavari, 8 - Bianchi Teresa di Pasturano, 2 - Bianco Maria, 3 - Bigogna D. Lorenzo, 5 - Bissaro C., 1o-Blando Luisa -Biengetti Maddalena, 4 - Bo Metilde, 2 - Bocchiardo Ettore, riconoscente a Maria Ausiliatrice per la protezione in 7 mesi di guerra nei quali fu sempre in prima linea, 5 - Bongiovanni Gaetana - Borghetti Liberina e Giacomo fratello e sorella, 5 - Bosio Teresa, i - Bormolini Metilde, 5 - Bortolotti Laura, io - Botta Rosa, 2,50 - Bottazzi Luigia 2 - Botti Maria, i - Bottini Luiso, 2 - Bottino Teresa, 5 - Boux Massimo, ioo - Bozzalia G. - Bozzelli Clementina, 5 - Brambilla Gaudenzina, io - Brendolan Antonio e Giulietta fratello e sorella, 2 - Brentarelli Teresa, io - Bricarello Giovanna, Brigatti Erminia, 5 - Bruni Marta Ved. Antognini, 50 - Buffa Caterina, io -Burdese Cesira, 30 Burio O., 15 - Buscaglia Luigina, 5 - Busello Carolina in Bettili, 6 - Bussi Filomena, 2,50.

C) - C. G. di Torino, 3 - C. L. di Torino - C. N. di Torino, 5 - Caglieris Virginia - Calciati Rosa, 1o - Campari Maria, io - Campo Giuseppa, 2 - Camusso Emma, io - Canarella Virginia, 4 - Candelo Margherita, Canegallo Nina, 3 - Canegallo Siro, 5 - Campo Rosa, 5 - Canepa Gerolamo, 6 - Cantinovi Sac., 12 - Cantoressi Emilio, 5 - Carbone Celeste, 6 - Carena Amalia, 3 - Carena Ernesta, 5 - Carlotti Carlo, 3 - Casale Chiaffredo 5 - Casarotto Valentino, 6o - Casella Angelina ed altre oblatrici, 2 Castelli Marianna, 5 - Castelloni D. Generoso, 2 - Gattino Cav. Giuseppe Colonnello, io - Cavallero Adelaide - Cavallero Michele, 9 - Cavallo Carlo, - Cavigroglio Francesco, i - Ceccato Antonio, i - Ceccon Rosina, 5 - Celli Giuseppina, 4 - Cerutti Virginia, 5 - Cesa Felicita, 2 - Cetta Annita e Pia, io - Chasseur Emilia, 2 - Chianti Albino, 15 - Chiodi Maria, io - Chiroli Ida, 2 - Ciaburri Antonietta, Cibella Filomena, Ciuffardi Annunziata, io - Clunnici Cataldo, 5 - Colombo Siro, portalettere - Coneguzzo Italia, 2 - Coniugi Cavaglia, 20 - Conoletto D. Carlo, 15 - Conte Giovanna Cooperatrice Salesiana e famiglia - Conterno D. Augusto, io - Contessa Castiglione, 50 - Conti D. Angelo, 5 - Conti Carlo e Luigia - Convitto Cantoni, 5 - Convitto Operaie - Cooperatrice salesiana ed un'amica, 5 - Cooperatrice Salesiana di Torino - Cooperatrice Salesiana di Palazzo Valgorrera - Alcuni Cooperatori salesiani di Genova, 9 - Corazzi Emilia, 5 - Corongiu Giovanni, 6,50 - Corsaro Teresina, 2 - Cortese Elisa, 3,50 - Costa Canonico, 3 - Cottarella Amelia, 5 - Cottarella Vincenzo, i,5o - Cotza Luigi, 1,50 - Crocco Zeffirina, 5 - Crosa Angelo, 7 - Crosa Luigi, 2 - Cucchi Ebe in Martinelli - Cultrera Concetta, r 5.

D) - D'Alessio Salvatore, 5 - D'Amico Carolina in Giampì,, i - Da Lisca Contessa Noemi, 15 - D. Dallago, 25 - Dall'Olmo coniugi, 5.50 - Dalla Libera Giuseppina, 7 - Dalla Vecchia Maria, 5 - David Cini, 5 - De Carlo Ved. Petyx Baronessa Marianna, 20 - Deidda D. Gabriele, io - Del Bue Giulia, io - Della Valle Giovanni, io - De Maria Vittoria, i - De Mattei Maria, 9 - Didero Clementina, 5 - Di Lüttcictau Ida in Serra, 5 - Doghero Teresa - Donati Attilio, 3 - Dondero Adele, 2 - Durando Luigia, i.

E) - E. O. V. di Mignanego, 5 - Egle Spina, - Emanueli Bernardino, io.

F) - F. R. di Pessinetto, 5 - Famiglia Agagliati - Famiglie Agosto e Baroero - Famiglia Andrina per grazia ricevuta e invocando la protezione di Maria Ausiliatrice, 5 - Famiglia Arduino - Famiglia Bertelli io - Famiglia Bonelli, io - Famiglia Calandri - Famiglia Canfari, 50 - Famiglia Carione, 5. - Famiglia Corsi, 20 - Famiglia Fausone - Famiglia Mella, 8 - Famiglia Occhiena - Famiglia Peira - Famiglia Penasso - Famiglia Rosso - Fabricio Francesca in Ceriani, io - Falis Virginia, 8,2o - Farinone Angelina, 5 - Farioli Emilia, 5 - Federico Francesco, 20 - Fenati D. Sebastiano Arciprete, 5 - Fenati Angelina, 5 - Ferrari Giuseppina, 5 - Ferraro Delfina, 5 - Ferrero A. Ferrini Santina, 9 - Figli e figlie del fu Prof. Malipiero Leopoldo, 30 - Finocchiaro Anna, io - Fioretti Giuseppina, 2 - Flora Maria, 5 - Fontana Palmira in Serafini, 5 - Fontana Giulia, 2 - Forti Menotti e Teresa Bondanelli moglie, 3 - - Fossati Teresa, io - Freydoz Ireneo, io - Frizzi Penelope, 8 - Furlan Carolina, 3.

G) - G. A. di Piano d'Isola d'Asti, 2 - G. C. di Borgomanero, 2 - G. P. di Ascoli Piceno, 13 - Galimberti. Antonio, i - Gallo Giuseppe, io - Gamerro Marta-Gardin Zaira, 3 - Gareschi Carolina, 15 - Garganno-Griffi Isabella, 15 - Garrone Catterina Maestra - Gatti Maria, io - Gazzola Conte Giulio, 50 - Gazzotti Edvige, 5 - Ghiani-Boi Salvatore, 5 - D. Giacomuzzi, io - Giambirasi Santino, 5 - Giannini Feliciano, 1,50 - Giordanengo Margherita, 20 - Giordano Mons. Fortunato, 6 - Giovara Assunta - Guiffre Filomena, 5 - Goglio Marcellino - Gorgasin Livia, 3 - Gozzano-Gnavi Romualdo, 15 - Grisi Daria, io - Guadagnini Lena, 5 - Guaita Margherita, 5 - Gualdi Elisio, 5 - Guazzotti Camilla, i - Guisilini Lina, e Giovanni, 2 - Guzza Beniamino, 7.

I) - Isaia Rosa in Messina, io - Isnardi Margherita, 5 - Isola Giuseppina, io - Isola Luigi, io.

L) - Lago Nenna, 50 - La Nasa Domenica del Cav. Giuseppe, 5 - Larese D. Fortunato, 8 - Lasagna Assuntina, 2 - La Scala Giovanni Battista, 5 Latanzio D. Angelo, io - Lazzeretti Margherita, 2 - Licciardi V. Arciprete, 2,50 - Linguanotto D. Luigi, 5 - Locatelli Attilio e consorte, 3 - Lonardi Cinna, 2 - Longhilano Pasquale, 3.

M) - M. C. di Borgomanero - M. R. PZ. di Torino - M. S. di Tassara, 2 - M. T. di Piani di Vallecrosia, 50 - Maccarone D. Rosario, 3 - Macdonald Elena - Maddonini Luigi, 5 - Maffina Rosa in Milesi, 2 - Maggi Giuseppina, 3 - Maiorana Angelica n. Toia e le figlie Peppina, Barbarina, Elisa e Marietta per la pace in famiglia offrono, i5 - Mainas Annetta, 5 - Malaspina Giusto, io - Marangoni Angela, i - Maranzi Giovanni, 5 - Marassi Maria, 5 Margara Costanza, 5 - Maroni Giovannina, 2 - Martignone Eleonora, 2 - Marza Marcellina, 5 - Masi Sofia in Bigazzi, 2 - Masini avv. Giuseppe, io - Mastelli Giuseppe, 5 - Mazzetti Giuseppina, 6 - Mazzuno Angelo ex-allievo, io - Melzani Giorgio fu Giuseppe - Meneghello Giuseppe e famiglia, 5 - Menotti Cesarina, 5 - Merlo Michele, i - Milani Luigia, 3 - Milesi Elisa, 5 - Milia Fanny, 2 -- Minola Angela, 3 - Minotti Maria in Lucchi, 5 - Mogetti Elisabetta in Gobbi, 8 - Molinari Marcellina - Monai Lucia Anna, 5 - Montaldi Maria, 2 - Montanaro D. Pietro, 25 - Montemaggiore Cesare, 3 - Mori Giacomo, 5 - Mosico D. Cornelio, 4 - Musso Metilde in Bertagna, 3 - Mussoni Luigi, 5 - Muti Carolina, 2.

N) - N. N. di Alessandria - N. N. di Bettona, 5 --- N. N. di Biella, io - N. N. di Borgomanero, 1,05 - N. N. di Cona, 5 - N. N. di Ierago, 5 - N. N. di Modena - N. N. di Morozzo, i,5o - N. N. di Orsara Bormida, 5 - N. N. di Pianiga, 6 - N. N. di Silvano Pietra, 3 - N. N. di Sommariva Perno, 5 - N. N. di Spezia, 5 - N. N. di Torino, 2 - N. N. id., 5 - N. N. di Udine, 5 - N. N. di Vergiate, 5 - N. N. di Vernone - N. N. di Verona, 40 - Narile Italia, 2 - Nasi Ved. Teresa, 50 - Navone Pierino, 2 - Negro Rosa, 2 - Nigra Maria, 4 - Ninatti Giacomino, ioo - Nordera Antonietta, 5 - Novi Linda in Verga, 5 - Nuvolone Antonietta.

O) - Occhiena Giovanni - Occhiena Teresa in Peira - Olivieri Anna, 7 - Oliveri Lina - Olmo Giuseppina in Barbero, 30 - Le Oratoriane del Sobborgo Cristo, io - Organo Maria, 9 - Ortolano Maria Ved. Peira.

P) - P. C. di Caluso, io - P. G. Cooperatore Salesiano di Agliano d'Asti, 5 - Padovani Flora, r - Panaiva Chiaffredo, 5o - Pannier Giuseppina, 3 - Pansarella M. Teresa, 5 - Pastorino Simone, 5 - Pattaroni D. Luigi, 25 - Pavan Cecilia, 3 - Pavesio Giuseppina n. Rogliatti, io - Pedone Tommaso, io - Pellitteri Anna, 5 - Pellitteri Francesca, i - Penasso Marcellino - Permisotti avv. Giuseppe, io - Persi Consolata, 7 - Pinatoni Massimino, 3 - Piazza Giuseppina, 5 - Piocco Luigi, 20 - Picotto Salvatore, 5 - Pidello Teresa, 5 - Pinna Erminia in Perella, 5 - Pinna-Ganau Giuseppina Maria e Antonietta, i,5o - Poletti Rosa, 5 - Pollara D. Giovanni, 5 - Porporato Michele fu Giulio, 5 - Portaluppi Maria, 7 - Priasca Maria, 2 - Prelli Giuseppe - Pluatti Mario, 5 - Pulazzini Savina - Puppati Amalia, 15 - Puppen Maria Elisabetta e Battistino - Puzzo dott. Giuseppe, io.

Q) - Qualco Angela, io.

R) R. B. di Torino implorando da Maria Ausiliatrice la benedizione e protezione per sé e per i suoi cari, i - R. Z. di Chioggia, io - Raba B. Giovannina Maria, io - Raffaglio Marianna_ col suo nipotino, 3 - Raffi Laura, 2,50 - Ragni D. Giovanni, 3 - Rata Battista, 5 - Ratti Rita in Vallenzasca, io - Renz Antonio, 25 - Restani G. Battista - Rho Maria, 2 - Ricci Maddalena - Righetti Adolfo, 2 - Rizzo Pasqualina, 5, - Rizzo Rosa, 2 - Rizzotto Melania, 3 - Roba Teresa, 5 - Rocca Agnese di Possano, 50 - Rocca Agnese di Torino, io - Rofinello Vittorio - Rollandin Augusto, io - Romano Carletto, 2 - Romano Maria Cooperatrice Salesiana, 2 - Rosset _Amato, 5 - Roscadello Caterina, i - Rossi Ida, 3 - Rossi Maria di S. Anna di Pelago, 5 - Rossi Maria Maestra di Buttigliera d'Asti - Rossini Angela, 3 - Rosso Stefano - Rovena Margherita in Gallo, io - Rucchinati Antonio, 5 - Rusca A., io - Ruzzeddu coniugi, 8.

S) - S. F. di Torino, 5 - Sabbio Concettina, 5 - Salvetti Adamo, 2 - Santamaria Ottavia in Rente, io - Santuz Maria, 3 - Savoini Gaudenzio, io - Scamussi Maddalena - Scarella D. Pietro, 5 - Scotta Nicolò, 5 - Sernagiotto D. Giovanni Cappellano, 50 - Sventi Sigismondo, 25 - Sfondrini Maria, io - Silvestri Carlo, 5 - Silvestri Ottavio, 5 - Solaro Maria Giuseppa, 25. - Solimani Maria, 7 - Sorice Carolina, 3 - Sorzanna Giuseppina, z - Spampinato Alfonsa, 5 - Stoppino Costantina, 5 - Suddici P. Giovanni Maria, 5 - Suor Luisa Maria Levi, 5 - Suor Maria Macchiavelli, 5 - Suor Mistica Federle, 5 - Suor Sabina Olivazzo, 5 - Suor Maria Serafica Ferrero.

T) - Taglietta Giuseppina, 3 - Tartaglino T. 2,50 - Tentori Adele, 25,5o - Tessa Teresina, io - Testa Angelo, 5 - Toffoli D. Salvatore, 5 - Toschi Avv. Orazio e consorte Emilia Pollini, 38 - Toso Celeste, io - Trapizi Giovanni, 5 - Trucchi Maria, 50.

V) - Vallenzasca Giuseppina in Zerboni, io - Valperta Pietro, io - Vanza Giovanni, 5 - Vanzina Maddalena, 15 -Vena Modestina, 6,50 - Vendemmia Francesco, 2 - Ventorino Chiara, 5 - Vercellone Antonio, 12 - Verona D. Giuseppe - Veronesi Beniamino, 5 - Vezzoli Bianca in Mazotti, 4 - Vialardi Petronilla, 5 - Viale Ida in Branda, 5 - Vianello Angelina, 5 - Vigano Luigina, io - Vigevano Angelina, io5 - Vigliani Lucia, 5 - Viglietti Maria, io - Vigna Margherita fu Secondo - Vignale Benedetto, 3 - Vigo Eleonora - Volta Maria, 5 - Volta Teresa in Zorzoni, 4 - Vuillermin Maurizio, 5 - Vulzonio Antonio.

W) - Waserman, 18.

Z) - Z. F. Maestra di Visone - Zaccarella Giuditta, 2 - Zaffiro Nella, 5 - Zambellino - Allovisaro Bellino, 5 - Zanin Francesco, 2 - Zannoner Giuseppina - Zanone D. Serafino Prevosto, 50 - Zavattaro-Romanelli, i, - Zelioli Carlo, 25 - Ziliani Prof. D. Luigi, 5 - Zoccola Maria in Frassinetto, ii.

Tutte queste persone rendono pubbliche grazie alla Vergine Ausiliatrice per soddisfare alle loro promesse e nella fiducia di meglio impetrare dalla Benedetta Madre di Dio nuove grazie e nuovi favori. Esse appartengono ai paesi seguenti:

PIEMONTE: Agliano, d'Asti, Alessandria, Aosta, Arona, Arquata Scrivia, Asti, Baligio Fossanese, Bandita Cassinelle, Bardonecchia, Bellinzago Novarese, Bessolo, Bianzé Vercellese, Biella, Borgomanero, Boves, Bra, Brusson, Busca, Buttigliera d'Asti, Caluso, Campo Canavese, Cannobbio, Cantavenna di Gabbiano, Ceva, Chieri, Chivasso, Capriata d'Orba, Capriglio d'Asti, Caramagna di Piemonte, Casale Monferrato, Castagnito d'Alba, Castelnuovo d'Asti, Castelrosso, Colle di Netro, Conio Canavese, Cortemiglia, Costa Vescovado, Costigliole d'Asti, Crescentino, Cumiana, Cuneo, Donato Novarese, Fobello Sesia, Fontanagrassa, Fontanile, Fossano, Franchini, Galliate, Novarese, Giarole d'Alessandria, Gravellona Toce, Ivrea, Lu Monferrato, Macugnaga, Mandello Vitta, Masio d'Alessandria, Masserano, Mezzo Menico, Millaures, Mombarcaro, Mombercelli, Montafia, Morozzo, Morsasco, Nizza Monferrato, Novara, Novi Ligure, Nus, Oleggio, Orsara Bormida, Ovada, Palazzo Valgorrera, Pasturana, Penango Monferrato, Pessinetto, Pianfei, Piano d'Isola d'Asti, Piedimulera, Pocapaglia, Poggio S. Siro di Ceva, Pombia, Pozzengo, Pralormo, Rivalta Torinese, Rivarolo Canavese, Rivarossa, Rivoli, Rocca de' Baldi, Rocchetta Palafea, Rocchetta Tanaro, Rodello d'Alba, Romentino, Rondissone, Salto Canavese, S. Benigno Canavese, S. Francesco al Campo, Sanfront, S. Marco Novarese, Serravalle Scrivia, Sezzé, Sommaniva, Perno, Strevi, Torino, Tortona, Trecate, Valgrana, Varallo Pombia, Vercelli, Vernone, Vernés, Vesime, Vestigné, Viale, Villarfocchiardo, Villalvernia, Villa S. Secondo, Vische Torinese, Visone, Volvera.

LOMBARDIA: Abbiategrasso, Alfianello, Arena Po, Barzanò, Bastida Pancarana, Belgioioso, Sellano, Bergamo, Bovisio, Breno, Brescia, Brivio, Brughiera, Casalbuttano, Casei Gerola, Castelfranco d'Oglio, Chiari, Como, Cremona, Derzo, Doiono, Fortunago, Gazzane di Preseglio, Gorla Minore, Gravedona, Ierago, Isola di Rovegno, Levate, Livigno, Lumezzane, Milano, Monza, Mura, Oltre il Colle, Orzivecchi, Pescarso di Cemmo, Pezzaze, Quinzano d'Oglio, Ranica, Robbio Lomellina, Rovegno, Sacco, S. Albano di Bobbio, Scaldasole, Scandolara, Sesto S. Giovanni, Silvano Pietra, Sommo, Sondrio, Valtorta, Verzate Valventino, Vigevano, Villa di Tirano, Voghera, Zavattarello.

VENETO: Agugliaro, Ampezzo Carnico, Avesa Ballò di Mirano, Bassano Veneto, Belluno, Belvedere di Tezze, Bovolenta, Campobernardo, Caprino Veronese, Casarola, Castellavanzo, Cavagione, Cavallino, Cerea, Chioggia, Cividale del Friuli, Clauzetto, Cologna Veneta, Cona, Conegliano Veneto, Cordovado, Fiesso Umbertiano, Fossalta di Piave, Fossalunga di Vedelago, Gaiarine, Grancona, Isola della Scala, Latisana, Lobia di Lercara, Murano Valpolicella, Marsura di Povoletto, Miane, Montebelluna, Murano, Olcenago, Orgiano, Padova, Palmanova, Parona all'Adige, Pianiga, Pozzoleno, Prata di Pordenone, Remanzacco, Ressica, Rettorgole di Caldogno, Salce, S. Michele al Tagliamento, S. Polo di Piave, S. Maria di Zevio, Sarone, Schio, Soave Veronese, Spilimbergo, Treviso, Udine, Venezia, Verona, Vicenza, Villaverla, Zoppola.

LIGURIA : Campoligure, Campomorone, Carpasio, Chiavavi, Cornigliano Ligure, Degna, Ellera, Genova, Levanto, Mignanego, Moconesi, Piani di Vallecrosia, Ponzò, Rossiglione Ligure, Sampierdarena, Santa Giulia, Savona, Soldano, Spezia, Stella S. Martino, Taggia.

EMILIA: Bagnacavallo, Bologna, Capanne, Casinalbo, Cesena, Comacchio, Ferrara, Forli, Granarolo di Faenza, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, S. Anna di Pelago, Tassava, Traghetto, Traversetolo, Verucchio.

TOSCANA: Casciana, Crespina, Firenze, Pisa, S. Leonino Bucine di Val d'Ambra, Val d'Arno, Villa Valle.

MARCHE: Agugliano, Ascoli Piceno, Fano, Pievebovigliana.

UMBRIA: Belmonte Sabino, Bettona, Casa Castalda, Città di Castello, Panicale, Perugia, Trevi.

LAZIO: Roma.

ABRUZZI: Aquila, Teramo.

CAMPANIA: Arienzo, Caserta, Napoli, Sette frati.

CALABRIE: Borgia, Maida, S. Eufemia d'Aspromonte, Sinibario.

PUGLIE: Martina Franca, Palo del Colle, San Severo.

SICILIA: Acicatena, Bivona, Bronte, Campofelice, Caltanisetta, Caltavuturo, Canicattini Bagni, Castronovo di Sicilia, Catania, Cerda, Fiume freddo, Floridia, Mazzarino, Milici, Monreale, Nicosia, Nizza di Sicilia, Palermo. Petralia Sottana, Piazza Armerina, Ragusa Inferiore, S. Cataldo, Scieli, Siracusa, Termini Imerese, Terranova Sicula, Valguarnera Caropepe.

SARDEGNA: Barumini, Cagliari, Iglesias, Isili, Quartuccio, Villanovaforru.

ESTERO:

AMERICA: S. Francisco California, Vineland, New Jork-City.

INGHILTERRA: Londra.

MALTA: Gozo.

PRINCIPATO DI MONACO: Monaco.

SVIZZERA: Bellinzona, Carasso di Bellinzona, Manno, Piano di Campo di Valle Maggia.

ZONA DI GUERRA : Anche dalla zona di guerra ci giungono frequenti commoventissime relazioni : ne daremo un saggio nel prossimo numero.

In questi e in tutti gli altri paesi, fiorisca e si diffonda sempre piú, in aiuto del popolo cristiano la divozione alla nostra dolcissima Madre Celestel

RICONOSCENZA AL VEN. DON BOSCO.

Nello svolgere questa rubrica, torniamo a protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni Pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana , né prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.

Nata da genitori ammiratori di Don Bosco e devotissimi di Maria Ausiliatrice, fin da fanciulla appresi io pure questa soavissima divozione, mercé la quale ottenni tanti favori. Ultimamente ne ne ebbi tre segnalatissimi, che per debito di riconoscenza debbo pubblicare.

Trovandomi molto infelice per le stranezze e prepotenze di mio marito, mi rivolsi alla Vergine Ausiliatrice e dopo molte lagrime e preghiere ebbi la consolazione di vederlo totalmente cambiato.

Avendo un figliuolo che soffriva di « pavor nocturnus » per cui ogni notte si svegliava in preda a terrori indescrivibili, senza che niuna cosa riuscisse a calmarlo, ebbi pure dalla Vergine Ausiliatrice la grazia della sua completa guarigione.

Per ultimo, essendo mia madre ammalata gravemente al petto, per cui pareva indispensabile l'intervento chirurgico (mentre per la molta febbre e per le non buone condizioni del suo organismo riusciva assai pericoloso) mediante una novena fatta nel Santuario e la promessa di pubblicare la grazia, in breve venne guarita senza operazione alcuna.

Mentre soddisfo a questi voti, asserisco pure che tali grazie le ho chieste e mi sono sempre state concesse mediante la validissima intercessione del Ven. Don Bosco.

Dalla Romagna, 1 febbraio 1916.

Una Cooperatrice.

Afflittissima e piena di timori per la grave malattia della diletta mamma, angiolo caro della nostra famiglia, mi rivolsi con fiducia a queste Figlie di Maria Ausiliatrice perché con le loro suppliche alla Celeste Regina ottenessero alla nostra cara inferma la bramata salute.

Con l'assicurazione delle preghiere alla Vergine Ausiliatrice, ebbi dalla loro bontà una preziosa bustina contenente una particella della pezzuola con la quale il Ven. Don Bosco si asciugò le copiose lacrime che gli strappava dagli occhi la seconda partenza dei suoi Figli per le Missioni d'America: bustina che, giuntami proprio nel giorno in cui la cara inferma s'era maggiormente aggravata, posi con fiducia illimitata sotto al suo guanciale prima, e poi sull'ammalata stessa recitando 3 Ave a Maria SS. Ausiliatrice e 3 Gloria Patri a Don Bosco, perché intercedesse per noi. Ed, oh bontà di Dio e potenza della fede e della preghiera! la notte fu tranquilla e alla mattina la mamma diletta non aveva piú febbre ed era fuor d'ogni pericolo. Con gioia mando l'espressione della piú profonda gratitudine!

Conegliano Veneto, 14 dicembre 1916.

NERINA NOBILE GERA.

Grazie, mio Ven. Protettore Don Bosco! Nei mesi scorsi vivevo sotto il peso d'una incertezza che m'opprimeva. Avendo sempre avuto fiducia nel Ven. Don Bosco, non seppi fare di meglio che di raccomandarmi a Lui, affinché mi ottenesse da Maria Ausiliatrice la grazia tanto bramata da me e dalla mia famiglia. Promisi a questo scopo di fare un'offerta e di far stampare nel Bollettino Salesiano il favore, come l'avessi ottenuto. Io poi avrei celebrato una Santa Messa di ringraziamento. Con questi propositi, incominciai una novena a Don Bosco.

E la grazia venne, a tempo e completa! Quasi meravigliato di tanta bontà di Don Bosco verso di me, pieno di riconoscenza m'affretto a soddisfare alla promessa fatta, inviando un'offerta per le Opere Salesiane.

Oh sí! Don Bosco può tutto presso Maria SS. Ausiliatrice. Io vorrei che tutti, ma specialmente i giovani, ricorressero sempre a Lui, che dal Cielo guarda a loro con una ineffabile tenerezza.

Fossalta di Piave, 11 dicembre 1916.

Don GIOVANNI SERMAGIOTTO

Ex-allievo.

Non potevamo sistemare i nostri affari e per lungo tempo abbiamo sofferto e veduto sovrastarci il pericolo di perder tutto. Ma la speranza in Maria non ci ha mai abbandonato. Oh! quanto l'abbiamo invocata! Ed Ella, Madre di Misericordia, per intercessione del Venerabile Don Bosco, ha esaudite le nostre preghiere concedendoci la grazia da tanto tempo desiderata. Grazie!... Grazie, o Maria! Grazie, o Venerabile Don Bosco! Mai potremo ringraziarvi come il nostro cuore vorrebbe!

S. Leolino di Val d'Ambra Bucine (Arezzo),

6 gennaio 1916.

La Famiglia CORSI.

Grazie, o Venerabile Don Bosco! Profondamente grati sciogliamo l'inno della riconoscenza al Venerabile Don Bosco, che con Maria Ausiliatrice ci ottenne dalla divina bontà grazie segnalatissime. In ogni nostro bisogno ci rivolgemmo sempre a Lui con fiducia e sempre fummo esauditi; adempiamo quindi la nostra promessa rendendo noto sul Bollettino quanto sia valida la sua intercessione presso il trono di Dio, ed inviamo una tenue offerta per la Causa di Beatificazione, supplicandolo a proteggerci sempre.

Gennaio 1916.

GIOVANNA CONTE.

PEL TEMPIO VOTIVO IN ONORE DI MARIA AUSILIATRICE AI BECCHI DI CASTELNUOVO D'ASTI

Scrive un'egregia cooperatrice di Schio

« Ho letto nel Bollettino di febbraio (a pag. 44) la proposta di un zelante Cooperatore di Venezia, per affrettare il ritorno della pace, che cotesta Redazione commentò con le seguenti parole: - Noi rammentiamo che il divoto Santuario che si sta erigendo in onore di Maria Ausiliatrice nella borgata ove nacque D. Bosco, ai Becchi di Castelnuovo d'Asti, è precisamente un voto per la pace delle Nazioni. - Questa lettura mi riuscí di conforto ed esclamai: - Ma perché non si dà maggior diffusione a quest'idea e non se ne fa propaganda, chiedendo offerte a tutti, ricchi e poveri, perché il Tempio Votivo sorga presto e si ottenga dal buon Dio per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice la sospirata pace? Mi perdoni se ho osato esporre con tutta confidenza il mio pensiero. I Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane sono assai numerosi: ebbene, tutti tutti, dovremmo unirci nella preghiera e nel fare la nostra offerta, implorando la grazia tanto sospirata... ».

Rose e Gigli.

I Bimbi dell'Asilo di Fubine (Alessandria) desiderosi di ottenere dalla Vergine Ausiliatrice grazie e protezione su di sé e i loro cari, inviano L. 10.

I bimbi dell'Asilo delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Milano, supplicando la Madonna di D. Bosco a salvare da ogni disgrazia la loro città e tutti i milanesi, offrono L. 13 per il tempio dei Becchi.

I bimbi dell'Asilo Regina Margherita e le alunne della seconda e terza femminile del Piano d'Isola d'Asti inviano L. 10 pel nuovo Santuario, invocando sui loro cari combattenti divino benedizioni.

I bimbi dell'Asilo e le Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Diano d'Alba offrono L. 10,40 per il Santuario dei Becchi, invocando l'assistenza della Madre Celeste perché li faccia crescere buoni.

Ecco, in L. 3, il tenue obolo dei pochi nostri bambini, figli dei richiamati, per il Santuario di Maria Ausiliatrice, col voto che la Vergine Augusta benedica i loro padri e li ritorni incolumi a queste anime innocenti. - La Direttrice dell'Asilo di Retorbido.

Invio L. 1o; è un mattone che i nostri bimbi dell'Asilo di Mede desiderano aggiungere a quelli di tante anime generose per la costruzione del Santuarietto dei Becchi, implorando per sé e pei loro cari le benedizioni celesti.

Gli innocenti dell'Asilo di Ottobiano porgono alla dolce Ausiliatrice una seconda offerta in io lire per il ritorno dei loro cari dal fronte : - e le benemerite signore Pecchio, fondatrici dell'Asilo, con l'offerta di altre 10 lire si associano nella pia intenzione ai bimbi da esse beneficati.

I bambini di Cervignasco con una prima offerta in L. 5, e quelli di Serralunga d'Alba in L. 2, pregano la Madonna a consolare le mamme, supplicanti l'incolumità dei loro cari che si trovano in guerra.

L'Asilo di S. Giuseppe in S. Salvatore Monferrato manda il suo obolo di L. 6 per l'erezione della Chiesa dei Becchi. Voglia Maria Ausiliatrice conservare sempre buoni i piccoli alunni!

Accetti Maria Ausiliatrice in L. 6 anche il povero obolo di un nucleo di bimbi di operai, assistiti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice nel Convitto Stehli Presso Oberarth (Svizzera). - R. L. Caretto.

I bambini dell'Istituto di M. A. di Messina Giostra mandano in lire 10 un cestello di mattoni per la Chiesa votiva dei Becchi, supplicando la Madre Celeste perché protegga i loro babbi lontani!

Anche noi, piccini dell'Asilo di Godega di S. Urbano, inviamo di cuore L. 10,20 pel tempio votivo dei Becchi e imploriamo la grazia di crescere buoni.

L'Asilo di Lugagnano offre il tenue obolo di L. 5 quale omaggio alla Vergine Ausiliatrice per l'erezione del nuovo tempio dei Becchi, invocando speciali benedizioni sui piccoli alunni e famiglie.

L'Asilo di S. Polo di Piave offre alla Vergine Ausiliatrice L. 17 per la nuova Chiesa dei Becchi pregando sui bimbi e sulle giovanette con loro raccolte le piú elette benedizioni.

I bimbi e alunne Oratoriane di Fontaneto mandano in L. 8,50 alcuni mattoni per l'erigenda Chiesa di Maria Ausiliatrice, pregando e sperando.

A nome dei cari bimbi dell' « Albergo dei Fanciulli » in Genova, invio la tenue offerta di L. 10 per l'erigendo Santuario dei Becchi, ed invoco la protezione della Celeste Regina sopra questa infanzia derelitta. - La Direttrice.

I bimbi dell'Asilo Anna Romboli di Colle Salvetti (Pisa) mandano per mezzo delle Figlie di M. A. L. 10, fiduciosi di ottenere dalla Madre Celeste ogni benedizione.

I bimbi dell'Asilo De Angeli di Omegna attendevano per inviare la loro offerta pel Santuario di Maria Ausiliatrice ai Becchi, di essere in maggior numero, ma vedendo che i compagni tardano ancora, offrono in L. 6 i soldini risparmiati a detto fine.

L'Asilo infantile di Tromello (Pavia) manda L. 5 per ottenere la celeste protezione della Vergine Ausiliatrice sui suoi bimbi e sulle loro famiglie, specie sui genitori partiti per la guerra.

Sono L. 10 dei bambini dell'Asilo e L. 10 delle Oratoriane del Sobborgo Cristo (Alessandria) che con tutto lo slancio del cuore mandano quali umili fori a Maria Ausiliatrice ed al Ven. D. Bosco, nella certezza di ottenere dalla Madre Celeste e dal Ven. Padre speciali benedizioni anche per le loro famiglie, specie per i loro soldati.

Piccoli amici di D. Bosco e Maria Ausiliatrice.

Eraldo e Federico Beniamino, Teresina Giannetto e il bimbo Carlo Grillone inviano il loro obolo in L. 1,20, perché l'Ausiliatrice li faccia crescere buoni.

Giuseppina Giannari di Rio Marino offre L. 5 perché Maria Ausiliatrice le ritorni salvo il fratello.

La signorina G. B. manda L. 5 perché la Vergine Ausiliatrice ed il Ven. Don Bosco le affrettino il compimento di una grazia desideratissima.

La bimba Bice Polliti di Lomello (Pavia) invia L. 5 pregando per il babbo che è sotto le armi. O Maria Ausiliatrice, salvateci da ogni male!

Il piccolo Ermete di Gattinara invocando dall'Ausiliatrice protezione per il papà in guerra, L. 5.

Il piccolo Sergio riconoscente a Maria Ausiliatrice per grazia insigne, invia per il Santuario dei Becchi L. 5, invocando nuovi materni favori.

I bimbi Balbi offrono lire 1, frutto di piccoli risparmi, pel Santuario dei Becchi.

Le bambine che frequentano il Catechismo offrono L. 8,40 perché la Vergine le conservi sempre buone e diligenti. - La Direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Sampierdarena.

Leopoldina Molinari dà il piccolo contributo di L. 1 supplicando la protezione della Ausiliatrice.

Luciana Brunetti, di quattro mesi, di Torino, per ottenere dalla Vergine Ausiliatrice bontà e salute per sé e per la famiglia, lire 5.

I miei quattro piccoli angioletti Giovanni Domenico, Filippo Michele, Margherita, Paolino, desiderosi di propiziarsi fin dai più teneri anni la protezione di Maria SS. Ausiliatrice, vogliono che io mandi il modesto frutto dei loro piccoli risparmi per concorrere alla costruzione del Tempio votivo di Maria Ausiliatrice ai Becchi. Mi permetto quindi d'inviare al ven. sig. D. Albera la somma di L. 40, pari a una offerta di lire dieci per ciascuno dei teneri devoti. - Bologna, 24 gennaio 1916 - Avv. Cav. Francesco Brazioli.

Pii giovanetti e giovanette.

Io, Maria Viola di Magenta, offro L. 5 per il nuovo Santuario dei Becchi, perché la cara Ausiliatrice mi faccia tornare il babbo e lo zio, sani e salvi, e mi guarisca la mamma ammalata.

N. N. di Buscate, per grazia ottenuta ad intercessione del Ven. D. Bosco, offre L. 5 pel Santuario di Castelnuovo.

Le bimbe Maria e Giulia Landoni di Samarate, L. 5 per ottenere dall'Ausiliatrice il ritorno del loro genitore che da mesi si trova al fronte.

La piccola Eleonora Cattorini di Samarate nella speranza di presto riabbracciar il babbo che si trova sotto le armi, L. 3.

Un bimbo di Genova manda in L. 5 una pietruzza per la chiesetta dei Becchi, perché l'Ausiliatrice dei Cristiani gli protegga il babbo lontano.

Le giovanette del Laboratorio di cucito e ricamo, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in Sampierdarena, offrono con gioia L. 14.30 e quelle del Laboratorio di Cervignasco L. 10 perché la Vergine Santa le benedica « insieme con le loro famiglie, nel tempo e nell'eternità ».

Le Figlie di Maria della parrocchia di S. Gaetano in Sampierdarena, con fervide preci affinché la Vergine Ausiliatrice protegga sempre la Pia Unione, mandano L. 15,8o pel Santuario dei Becchi.

Preci e ringraziamenti.

Margherita Boero di S. Ambrogio di Torino, riconoscente alla Vergine Ausiliatrice ed implorando nuovi aiuti, offre L. 5 per la chiesa dei Becchi.

Ferreri Pietro fu Domenico, di Garresio, dà L. 5 per il tempio votivo, quale strenna alla Madonna di Don Bosco.

Grazie, o Vergine Ausiliatrice! Ti pregai con fiducia e tu mi esaudisti! In tenue pegno della mia riconoscenza invio L. 5, pregandoti a proteggere sempre il mio Zeffìrino e la mia Angelica che si è consacrata a Te tra le tue Figlie. - Traversa Francesca di Borgomasino.

Pie persone di Gattinara, invocando la protezione di Maria Ausiliatrice mandano L. 14 pel suo tempio votivo.

Alcuni mattoni « pel caro Santuarietto » di Castelnuovo P. A., L. 1 - Follis Margherita Bellardi di Borgomasino, L. 2 -- Maria Follis e altre pie persone, L. 4,50 - Sorelle Accornero, L. 3 .

Sono L. 5 che una pia persona offre a Maria Ausiliatrice, in suffragio de' suoi cari defunti.

Un umile fiore, che si piega scolorito sullo stelo, invocando dalla Vergine Ausiliatrice un po' di celeste rugiada per attivare nuove energie ; L. 5.

Ernesta Coruzzi di Lugagnano manda L. 5 per il nuovo tempio ad ottenere dalla Madonna del Ven. D. Bosco grazie per sé e per l'amata famiglia.

La famiglia Aschieri manda L. 1o implorando protezione ed aiuto da Maria SS. Ausiliatrice e dal Ven. D. Bosco.

Alessandro Fontaneto, L. 2, implorando su di sé e la numerosa famiglia la benedizione di Maria.

Tornavanti Maddalena L. 5, per grazia ricevuta,, colla preghiera che la Vergine Ausiliatrice le continui la materna protezione sulla famiglia.

Giovanni Morcone invia dal fronte L. 5, chiedendo alla Vergine Ausiliatrice la grazia di tornare un giorno, sano e salvo, in famiglia.

La famiglia Bagnati, per ottenere la protezione di Maria Ausiliatrice, L. 1.

Il rev. D. Rossi, L. 1,5o, perché Maria Ausiliatrice protegga la sua famiglia.

Le signore Innocenza Cucco, Rosetta Morcone, Clementina Giudice, Giacomina Preti, lire 2,55 invocando benedizioni speciali.

Lottero Giuseppina di Oberart (Svizzera) L. 2,50 in ringraziamento d'una grazia, ottenuta per intercessione del Ven. D. Bosco.

Virginia Cucchi di Lomello (Pavia) L. 10, perché la Vergine Ausiliatrice ci ottenga dal Divin Figlio la sospirata pace.

La signora Angela Cervi L. 1, con una fervida prece alla Madre di Gesù, perché le salvi il figlio in guerra.

Il cav. Don Salvetti, Parroco e Presidente dell'Asilo di Bicocca (Novara) offre L. 10 per ottenere, ad intercessione di D. Bosco una grazia speciale.

La Famiglia Sanguinetti invia, supplice e devota, L,. 7 pel nuovo Santuario dell'Ausiliatrice.

Il soldato Giuseppe Stella di Piano d'Isola d'Asti, L. 5 affinché Maria Ausiliatrice lo difenda e salvi da ogni pericolo.

Il padre del suddetto, Giovanni Stella, invia per grazia ricevuta L. 1, a favore del tempietto votivo dei Becchi.

L'Arciprete D. Pietro Cerotti di Borgomasino L. 5, per alcune intenzioni particolari e perché la Vergine Santa assista tutti i suoi parrocchiani che si trovano al fronte.

La famiglia Casazza Angelo, Maria, Rosetta e Pierino di Sampierdarena, L. 4, invocando dalla Vergine Santa una benedizione.

Migliore Celestina, Alberto, Ermenegilda, L. 3 pel tempio votivo alla Madonna del Ven. Don Bosco, ponendosi la sua materna protezione.

Mamme e insegnanti devote.

O. B. di Villadora pone sé e la famiglia sua sotto la protezione di Maria Ausiliatrice ed offre L. 10 per la chiesa dei Becchi.

A. C. di Diano d'Alba L. 2, in nome di due care nipotine, acciocché crescano fiorellini degni della Madonna e abbiano a godere del ritorno del babbo.

Una mamma con le sue piccine, fiduciose di ottenere una grazia invocata da tanto tempo, e perché la Madre di Gesú sempre le esaudisca, L. 3.

Coll'offerta di L. 24 vogliamo anche noi portare due carri di sabbia alla fabbrica del tempio votivo di Maria Ausiliatrice, affinché Ella, in compenso, vegli su di noi e sui nostri cari, ci benedica, e ci accolga un giorno tutti in Paradiso. - Le Madri del Ritiro Chantal di Mathi.

C. I, di Mathi, desiderosa di una grazia che le sta molto a cuore, offre L. 10 per l'erezione del tempio votivo a Maria SS. Ausiliatrice, con promessa di nuove offerte, se verrà esaudita.

Pie persone, per ottenere da Maria Ausiliatrice particolari favori per sé famiglie, inviano L. 6.

Con l'offerta di L. 5 mando anch'io due mattoni per l'erigendo Santuario in onore di Maria Ausiliatrice. Ella mi benedica, mi salvi il marito e cresca buoni Armando, Alessandro, Francesco e Maria!

Angela Parodi e figlia offrono L. 5 per la erigenda Chiesa dei Becchi.

Dagli Oratori.

Le Oratoriane di Villardora implorano protezione ed aiuto dalla Vergine Ausiliatrice, ed offrono L. 18 per l'erigenda Chiesa ai Becchi.

Sono L. 22 delle pie Oratoriane di Samarate pel nuovo Santuario, perché Maria Ausiliatrice abbia a proteggerle sempre.

L. 10 delle Oratoriane di Modica Alta (Siracusa) che implorano una benedizione della Celeste Regina per sé e i loro parenti.

Le Oratoriane di Cervignasco pel nuovo tempio votivo alla Vergine di D. Bosco, L. 10.

Le giovanette dell'Oratorio di Lugagnano raccolsero L. 5 per l'erigendo Santuario dei Becchi, affinché la potente Ausiliatrice difenda i loro cari che si trovano al fronte.

Le giovanette dell'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Sampierdarena offrono L. 12,30 per implorare grazie speciali dalla gran Vergine del Ven. Don Bosco.

Collegi e Convitti.

I 110 alunni interni del Collegio Salesiano di Lanusei (Cagliari) chieggono l'onore di contribuire anch'essi alla, erezione del Santuario di Maria Ausiliatrice nel luogo natio del Venerabile Don Bosco. A tal fine si propongono di inviare ogni 24 del mese in L. 11 un cesto di mattoni, traendo ciascuno dal suo borsellino privato un soldo sardo (10 cent.). Voglia Maria Ausiliatrice benedire gli oblatori e le loro famiglie.

24 gennaio 1916. --Nel giorno della Commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice, per onorare la loro buona Madre, gli Alunni dell'Istituto Don Bosco di Verona, riconoscenti per essere stati finora visibilmente protetti e invocando il suo celeste patrocinio contro i pericoli di altre incursioni aeree, per sé, pei loro cari e per tutti i devoti dell'Ausiliatrice residenti nella zona di guerra, inviano una somma, frutto d'una colletta tra loro, per il tempio votivo da erigersi all'Ausiliatrice presso la Casa natia del Ven. Don Bosco.

A Te, o buona Ausiliatrice, che ci dài si larghe prove della, tua materna protezione, favorendo i nostri impieghi e benedicendo i nostri studii, offriamo la somma di L. 75 per l'erezione del tempio votivo ai Becchi. Gradiscila, o Benigna, poiché te l'offriamo col proposito piú fermo del nostro cuore « ogni speranza in Te e fede in Dio ». - Milano: Le Pensionanti dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in via Copernico I8.

Le Convittrici del Iutificio Ossolano di Villadossola mandano con gioia L. 5o per l'erezione del grazioso tempio votivo, perché Maria Ausiliatrice abbia presto un nuovo trono di gloria nella patria dell'Apostolo della Gioventú, il Ven. Don Bosco.

Anche dall'America.

Anche dall'America giungono alcuni mattoncini per l'erigendo Santuario di Maria Ausiliatrice. Sono L. 5o che un nucleo di figli e di figlie d'italiani emigrati a Paterson mandano giulivi alla loro buona Madre Maria Ausiliatrice implorando una particolare benedizione per sé e le famiglie e la sospirata pace alla Patria lontana, ma sempre diletta.

La Vergine Ausiliatrice ha i suoi piccoli devoti anche presso le celebri cascate del Niagara! Oh si con vero slancio infantile anche i nostri cari alunni ed alunne inviano L. 25 per l'erigendo Santuario a Maria SS. Ausiliatrice nella patria. di Don Bosco, certi che la Madre Celeste farà discendere su loro e sui loro cari le grazie piú elette. - La Direttrice dell'Istituto delle Figlie di M. Aus. a Niagara-Falls.

Anche alla pittoresca città di Atlantic City giunse l'eco del grazioso Santuario votivo che si sta erigendo nella patria del Ven. Don Bosco ad onore della Vergine Ausiliatrice, e i nostri alunni ed alunne, figli d'italiani, hanno risposto con gioia all'appello del « Bollettino Salesiano. » Sono L. 25 che essi inviano, col voto che la Celeste Madre voglia benedirli insieme coi loro cari, perché sian tutti buoni italiani, anche lontani dalla Patria diletta. - La Direttrice dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Atlantic City (Stati Uniti).

UN'OPERA BUONA CHE VA ASSECONDATA

L'opera buona l'ha compiuta la Libreria editrice « S.A.I.D. Buona Stampa» di Torino, ed è opera tale che basterebbe da sola a richiamare la benedizioni di Dio e la stima dei buoni su di una Ditta libraria. Tocca ora ai nostri Cooperatori, specie ai RR. Parroci e Sacerdoti, ai Maestri ed alle Maestre, l'assecondarla. Si tratta della pubblicazione, già avvenuta, ed ora della diffusione della « Vita di Gesú » del Fouard, la quale ha un unico scopo : « far meglio conoscere ed amare il Salvatore ».

É un'opera - domanderete voi - davvero esauriente, cioè ben condotta e finita?

Senza dubbio si continua anche ora e si continuerà sino alla fine del mondo a studiare la figura di N. S. Gesú Cristo e perciò vedranno la luce nuovi studi che piú profondamente ne illustreranno le opere, la parola, lo spirito; ma noi crediamo che oggi non vi sia altro libro che abbia fatto tesoro di tutto ciò che di nuovo e di buono si è detto e scoperto fin qui, intorno a questo argomento sublime.

I due volumi, editi dalla citata Libreria, elegantissimi per la parte tipografica, adorni di numerose fotoincisioni riproducenti i luoghi piú interessanti del paese di Gesù e i capolavori dei migliori artisti che consacrarono il loro pennello alla illustrazione della vita del Divino Maestro, si leggono con alta istruzione e col piú vivo interesse dalla prima all'ultima pagina.

Ogni famiglia religiosa, ogni seminario, ogni istituto educativo ed anche ogni famiglia cristiana, ommesse le copiose note sempre opportune e dense di erudizione, può leggerli con diletto e con frutto.

Una delle piú belle attrattive vien trasfusa ad ogni pagina dalla piena conoscenza che omai si ha delle antichità ebraiche, della quale si è mirabilmente giovato l'autore. Di piú « in compagnia di amici che gli prestarono il loro intelligente ed amoroso concorso » egli ha visitato la Terra Santa « da Dan a Bersabea » e « da Gaza a Tiro ed al Libano, seguendo passo passo il Messia, sulle colline testimoni della sua nascita, nel paese di morte ove fu tentato, e sulle rive del lago che egli amò ». E in ogni luogo egli ha ritrovato il mondo visto da Gesú, ad es.:

(1) G. FOUARD: Vita di N. S. Gesù Cristo; prima versione italiana sulla 18a francese. Vol. 1, Torino 1913. VOI. II, Torino 1915. Libreria Editrice Internazionale della S.A.I.D. « Buona Stampa », Corso Regina Margherita, 176. Prezzo L. 1o. - I due volumi non si vendono separatamente.

« le città, le porte che si chiudono appena viene accesa l'unica lampada che rischiara la casa; la moltitudine dei cani che percorrono le strade deserte e lambiscono le piaghe del mendico disteso sulla soglia del ricco; le nozze colle loro pompe e la sala del banchetto, i convitati sdraiati sulla porpora e il fine lino ; i funerali rumorosi condotti al suono dei flauti e delle lamentazioni; ciechi che all'entrata delle città fanno sentire un lamento monotono; lebbrosi che mostrano le loro piaghe con grida compassionevoli; il sentiero che nel deserto di Gerico corre sopra colline selvagge, e il Beduino dagli occhi infossati per la fame, che sta spiando, anche oggidì come una volta, il viaggiatore che cadrà sotto i suoi colpi. Tutte queste scene che sono indicate nel Vangelo con una sola parola, o un solo tratto, viste alla luce dell'Oriente, ricuperano il loro primo splendore ». Quanto dice il Fouard è pienamente dimostrato dai suoi due volumi, dei quali, quasi a conferma, ci piacerebbe riportare alcune splendide pagine.

Piaccia al Signore di donare a quest'opera la piú larga diffusione. Ora piú che mai è necessaria la conoscenza di Gesti, mentre piú minacciosa si fa la bufera sulla terra. « Un secreto scuotimento -- scrive l'autore - spaventa gli animi piú fermi, la licenza spadroneggia nelle menti, e la divisione scinde la società; i poveri rifiutano le consolazioni di Cristo; gli altri gemono sotto il suo giogo e tentano di scuoterlo. Si sente il bisogno di un salvatore, e questo invocano i ricchi ed i poveri. Ma non vi è salvatore all'infuori di Gesú: in lui solo riposa quanto nutre ancora di speranza il mondo e la nostra patria ». Il Fouard parla della Francia e noi possiamo applicarlo tutta la società: « Indebolita, divisa, sospinta da ogni parte, essa si rialzerà il giorno, in cui i suoi figli uniti a Cristo non avranno piú che un cuore ed un'anima». Ebbene, a tanto può efficacemente cooperare la diffusione dell'opera insigne.

*

Chiudiamo questa raccomandazione col pregare caldamente la Tipografia editrice a curare un compendio di questa incantevole Vita di Gesú. Se esso avrà tutta la freschezza, tutto l'incanto, tutta l'unzione, tutta la commozione divina che spirano i due volumi, sarà un libro che potrà pretendere d'entrare in ogni famiglia cristiana e di posarsi a fianco dei Santi Vangeli, dei quali sarà sempre il commento migliore.

NOTE E CORRISPONDENZE

IN ONORE DI S. FRANCESCO DI SALES.

Delle feste celebratesi in ogni parte ad onore di S. Francesco di Sales continuano a giungerci copiose relazioni. Non potendo farne un ordinato riassunto in questo numero, lo rimandiamo al prossimo mese, limitandoci a dire, questa volta, della solennità celebratasi a Torino.

A Maria Ausiliatrice.

La festa di S. Francesco di Sales venne solennizzata nella Basilica di Maria Ausiliatrice con affluenza straordinaria di fedeli e con fervore mirabile di spirito religioso. « Nonostante la giornata feriale - scriveva il Momento - ournerosissimi cooperatori e fedeli assecondarono con figliale slancio l'invito del venerando rettor maggiore Don Albera alla celebrazione di questa ricorrenza annuale, a cui ieri i figli di Don Bosco avevano voluto dare carattere di funzione propiziatoria.

» Copiose in modo veramente edificante furono le comunioni distribuite durante la messa celebrata da D. Albera e la messa solenne pontificate dall'Ecc.mo Mons. Natale Serafino, Vescovo di Biella, ex-allievo salesiano.

» E l'affluenza crebbe nel pomeriggio, specie nell'ora del panegirico recitato con eloquenza fiorita di nobili pensieri dall'ex-allievo Teol. Eugenio Capra, prevosto di Frassineto Po. Con facondia persuasiva l'egregio oratore tessé le lodi di San Francesco di Sales, presentandolo specialniente sotto l'aspetto di missionario, d'apostolo e di dottore, che nell'attuare la sua missione prese, come criterio informativo, la parola del Signore: - Imparate da me che sono umile e mansueto di cuore. - Di qui il motivo per cui Don Bosco scelse Francesco di Sales come patrono della sua Opera. Ed il teol. Capra dimostrò anche i molteplici punti di contatto che corrono, non solo nello spirito, ma anche nelle opere evangeliche dei due servi di Dio ».

A S. Giovanni Evangelista.

A S. Giovanni Evangelista ebbe luogo la riunione salesiana la domenica 30 gennaio.

« La bella giornata festiva - così lo stesso egregio foglio torinese - attirò un grande numero di cooperatori salesiani all'artistico tempio di S. Giovanni Evangelista sul Corso Vittorio Emanuele per l'annuale convegno dei sostenitori delle opere benefiche di Don Bosco e di quanti vogliono conoscere lo spirito del grande apostolo della gioventú. Il vasto tempio era gremito. Il venerando superiore dei salesiani, rev.mo Don Paolo Albera, assisteva alla conferenza, circondato dai baldi giovanetti delle scuole pareggiate S. Giovanni e dal Sac. Dott. Emanuele Manassero, ispettore degli istituti salesiani piemontesi. Dopo l'esecuzione di alcuni pezzi musicali del M.° Pagella, il prof. Don Pietro Ricaldone, Direttore generale delle Scuole professionali di Don Bosco, fra vivissima attenzione e con interesse sempre crescente, disse la sua efficace conferenza.

» Esposta a brevi tratti la presente gravissima situazione sociale e i nuovi bisogni che la guerra mondiale va creando, dimostra quanto sia urgente che i cooperatori salesiani si preparino ad affrontarli con animo sereno ed a portare, nella generale restaurazione, un'attività pronta, multiforme ed efficace, quale lo stesso Don Bosco portò nell'inizio e nello sviluppo della sua opera religiosa e sociale. E noto che Don Bosco volle riassumere il suo programma nel motto: « Preghiera e lavoro ». In queste due parole è tutto Don Bosco e l'opera sua corre in causa ed effetto: senza Don Bosco uomo di preghiera non è possibile comprendere e spiegare Don Bosco uomo di prodigioso lavoro. Chi oggi voglia prepararsi alla restaurazione delle immani rovine della guerra conviene faccia suo il programma di Don Bosco. Il chiaro oratore conforta il suo dire con opportuni richiami storici concludendo che il vero cooperatore salesiano dev'essere un altro Don Bosco che tende alla propria santificazione con i sussidi della fede, e che generosamente sì consacra alla salute delle anime, specialmente della gioventú, con tutti i mezzi di mente, di cuore e di risorse finanziarie di cui Dio lo forni. Con fervida perorazione esorta tutti gli amici e ammiratori di Don Bosco a prepararsi quasi ad una leva in massa, per coadiuvare i Salesiani nelle nuove provvidenze riparatrici delle rovine della guerra fra la gioventú.

» La devota adunanza terminò colla benedizione solenne impartita dal rev.mo Don Albera ».

I nostri Direttori Diocesani.

Ci sentiamo in obbligo di esprimere la più viva riconoscenza, agli egregi Direttori Diocesani, che promossero adunanze e conferenze salesiane in occasione della festa di S. Francesco di Sales.

Ne daremo un acconcio ragguaglio, ma intanto, a comune edificazione, cominciamo a segnalare lo zelo del nuovo direttore diocesano di Perugia.

L'Opera di D. Bosco e i Cooperatori di Perugia.

L'Umbria, settimanale cattolico di Perugia, nel numero del 12 febbraio dopo aver dato in prima pagina un breve cenno dell'Opera di Don Bosco, additava nei Cooperatori il segreto dello sviluppo che il Venerabile riuscì a dare alle sue sante iniziative.

« Il mezzo semplice in se stesso, ma pur tanto meraviglioso nei suoi effetti, consiste nell'aver fatto appello alla carità cristiana di tutti, istituendo la Pia Associazione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, i quali col loro appoggio morale e principalmente finanziario dànno vita a tutte le opere di D. Bosco.

» Bene a ragione pertanto il venerabile fondatore ascriveva tutto il merito del tanto bene fatto in mezzo alla società, dopo che alla grazia ed all'aiuto di Dio, alla collaborazione dei suoi Cooperatori.

» Questa pia Associazione, che si propone un fine cosí altamente cristiano ed umanitario, diffusa in tutta Italia ed ora in Perugia ha una sezione abbastanza numerosa.

» S. E. Mons. Arcivescovo in questi giorni ha voluto affidare la Direzione dei Cooperatori Salesiani di Perugia all'alacre zelo ed alla intelligente attività del rev.mo Mons. Mignini, il quale ha subito diramato e diffuso una nobilissima circolare per invitare tutti i suoi Colleghi del Clero e tutti i cattolici perugini a dare in gran numero il loro nome per il maggiore incremento dell'Opera Salesiana.

» Noi facciamo eco alla parola del novello Direttore dei Cooperatori Salesiani di Perugia ed invitiamo caldamente tutti i lettori a provvedersi del relativo regolamento, per conoscere i favori spirituali, i privilegi, le Indulgenze, di cui i Sommi Pontefici hanno arricchito coloro che dànno il nome alla pia Associazione.

» Sappiamo che finora i Cooperatori Salesiani di Perugia sono circa un centinaio, numero come si vede abbastanza rilevante. Ma se, come tutto ci fa sperare, questo numero aumenterà di molto sarà tutt'altro che difficile che sorga al piú presto un qualche Istituto Salesiano a Perugia, che bisogna pur confessarlo con dolore, per la gioventù maschile, all'infuori del Circolo giovanile, non ha proprio nulla.

» In tutta l'Umbria, sono due soltanto le città che hanno un Istituto Salesiano maschile, e sono le graziose ma piccolissime cittadine di Trevi e Gualdo Tadino.

» Né a Terni, né a Spoleto, né a Gubbio, né a Foligno, né a Todi, né altrove, abbiamo simili Istituti. Perugia stessa, coree si disse, ne è priva. E pure quanto bisogno noi abbiamo di provvedere a tanta gioventú, che cresce senza educazione morale, senza nessuna istruzione religiosa!

» Per la gioventú femminile si è pensato e provveduto abbastanza bene; per la parte maschile la quale è quella che un giorno avrà in mano i destini delle famiglie, della città, della nazione intera, si è fatto nulla o quasi nulla.

» Riservandoci di tornare sopra al gravissimo argomento, formoliamo il più ardente voto, per la diffusione nell'archidiocesi dei Cooperatori Salesiani, mettendo fin d'ora a disposizione le colonne del nostro giornale a favore d'un'opera essenzialmente cristiana ed eminentemente filantropica ».

Lo stesso periodico, fin dal numero seguente, recava queste notizie:

L'Opera Salesiana. - Il nostro articolo del numero passato sull'opera salesiana a Perugia ha incontrato il favore di tutti i nostri amici. L'opera è destinata a fare un bene immenso fra noi. Se non si coltivano con amore le piccole pianticelle, non si potranno mai avere alberi forti e robusti.

Si faccia un giro, specialmente nei giorni festivi, per le vie secondarie della nostra città, e si vedrà quanti poveri figliuoli stanno per le strade abbandonati a se stessi, esposti a mille pericoli. Questi figliuoli dovranno un giorno formare il nerbo della società. Povera Società! Uniamo dunque i nostri sforzi per educarli cristianamente e ne faremo tanti buoni ed onesti cittadini.

Siamo lieti intanto di annunciare che un bravo salesiano terrà fra noi rei primi di marzo una conferenza dal titolo « La fanciullezza abbandonata e Don Bosco ».

Feste ad un apostolo della gioventù.

L'Osservatore Romano del 12 febbraio, rendendo omaggio a uno dei più venerandi e autorevoli discepoli di Don Bosco, cosí scriveva

La grande e gloriosa famiglia di Don Bosco ha festeggiato in questi giorni uno dei primi e più illustri dei suoi figli, il sacerdote prof. Francesco Cerruti, nel triplice giubileo di professione religiosa, di laurea in lettere, e di sacerdozio.

La città di Alassio, dove il venerando salesiano fondò un fiorente collegio, ha voluto per la prima ricordare la fausta ricorrenza.

La festa ad Alassio è riuscita magnifica, indimenticabile. Promossa dal Comitato degli ex-allievi, la dimostrazione ha preso proporzioni straordinarie per lo slancio con cui alcuni figli di Don Bosco e tutti gli ammiratori, autorevoli ed innumerevoli, risposero al giusto sentimento vivissimo e sincero di onorare Colui che tutta la vita, tutto il suo sapere profuse per il bene della gioventú nostra.

Quanto affetto, quanto senso di gratitudine e di venerazione attorno a questi mirabili sacerdoti!

Don Albera ha scritto per l'occasione:

« Nell'armonioso concerto di migliaia di voci che oggi cantano inni di lode e di ringraziamento al benemerito Don Francesco Cerruti, primo direttore del municipale collegio di Alassio e direttore generale delle scuole e degli studi della Pia Società Salesiana, non può, non deve mancare una mia parola per quanto povera e disadorna essa sia. Piú di ogni altro sento il dovere di porgere sentite grazie alla Divina Provvidenza per avere conservato fino a matura età, nonostante una delicatissima sanità, una vita cosí preziosa, e per aver concesso al nostro armatissimo Don Cerruti di celebrare le sue nozze d'oro di laurea e di sacerdozio.

» Testimonio oculare per circa 6o anni della instancabile operosità, del vero spirito di sacrificio e della ampiezza di vedute, con cui Don Cerruti compi la nobile missione di educatore della gioventú e della saggezza e prudenza con cui sostenne per tanti anni le piú alte d delicate cariche della Famiglia salesiana, colui che, sebbene indegno, ne è il Capo, crede doveroso in questa faustissima ricorrenza di tributargli a nome dei confratelli sparsi su tutta la faccia della terra, solenne e pubblico attestato della piú viva e profonda riconoscenza. Tutti sappiamo che non si aspetta dagli uomini il premio delle fatiche, nondimeno vogliamo che sappia che i suoi amati confratelli serberanno in cuore il piú grato ed affettuoso ricordo del bene che loro fece e dei preziosi insegnamenti che loro diede ».

L'Em.mo Cardinal Cagliero fece giungere i suoi piú sinceri e vivi voti.

E l'on. Paolo Boschi

« Io mi unisco fervidamente agli onori che si tributano ad un uomo del quale da lunghi anni seguo l'opera e l'ammiro, opera di educazione e di civiltà. Egli informò validamente le scuole salesiane agli ordinamenti che reggono la istruzione pubblica del nostro paese e riuscí ai migliori risultamenti, procedendo con sapiente pensiero e con sollecitudine sagace.

» Egli strinse i legami tra le Scuole Salesiane e le nostre Università e i nostri Istituti superiori di magistero femminile, diffondendo nelle Scuole salesiane la luce del sapere che sempre progredisce, il sentimento nazionale che deve animare tutto ciò che vuole aver vita alta e feconda nella missione educatrice. Egli recò in terre lontane, insieme con le benedizioni di Don Bosco ispiratrici di virtú religiose, il senso della italianità nel culto costante della nostra lingua e la parola della nostra civiltà. Cosí nel Sodalizio Salesiano, alle scuole del lavoro segnalate per i loro ordinamenti, si unirono le scuole della cultura e le scuole per le Missioni, intese a redimere quelle genti remote, oppresse e tormentate da ogni specie di schiavitù. lo, ligure, che ebbi un giorno dalle urne politiche di Alassio, indimenticabili prove di popolare fiducia, io, che rammento gli anni nei quali Don Cerruti fondò e diresse il Liceo di Alassio, torno a quegli anni per partecipare al plauso ed agli auguri che a Lui vengono tanto cordialmente rivolti ».

Avvenimenti questi che non arrivano al giornalismo distratto ed ignorante, ma che hanno il significato dell'intima pace dell'ideale cristiano e elle in mezzo alle tenebre di questa notte oscurissima che attraversiamo, appaiono come sprazzi di luce, di amore, di speranza. Col cuore i cattolici che amano l'opera meravigliosa di bene, che vanno compiendo largamente e continuamente i protetti di Maria Ausiliatrice, partecipano vivamente a queste feste, aventi il carattere di una famigliarità che esce da una città e da, una congregazione, per divenire festa di tutti noi.

Al venerando apostolo gli omaggi nostri i piú devoti. - Fin qui l'« Osservatore Romano ».

Anche « il Momento » ed altri giornali si occuparono largamente di questo riverente tributo di grata e affettuosa esultanza attorno un figlio di Don Bosco; e noi, nel renderne ai promotori e ai relatori i più cordiali ringraziamenti, teniamo ad infornare i numerosi amici e discepoli del venerando prof. Don Francesco Cerruti, che la commemorazione ufficiale delle sue nozze d'oro sacerdotali avrà luogo - nel modo che si ravviserà piú decoroso e conveniente - sul finir di quest'anno, all'Oratorio Salesiano di Torino, avendo egli celebrato il 1° Augusto Sacrificio nel dicembre del 1866.

NOTIZIE VARIE

MONDOVÌ - II Direttore delle Scuole Aposto.

liche di Mondoví-Santuario il 27 gennaio u. s. scriveva al nostro Superiore: «Ogni anno si suol dagli alunni di questo Istituto preparare un po' di strenna a Gesù Bambino, la quale viene poi destinata a qualche Missione. In quest'anno si è radunata la somma di L. 10o, delle quali L. 5o ho già inviato alle Missioni della Consolata, dove trovansi pure alcuni nostri alunni. Accludo nella presente le altre L. 50 per le Missioni di Don Bosco, ed intendo che siano anche un piccolo omaggio al primo Missionario Salesiano, l'Em.mo Carri. Cagliero. Abbia la bontà di presentare a Lui i nostri umili ossequi, e, se lo può, ci ottenga una particolare benedizione ».

Al zelante Direttore e ai singoli allievi grazie cordiali e la benedizione del Card. Cagliero con ogni santo augurio

MACAO (Cina). - Consolanti notizie. - Il salesiano D. Giovanni Guarona in data 5 gennaio u. s. mandava al sig. Don Albera queste notizie: « Non mi mancano le occasioni di andare talvolta in missione, e sono giorni di felicità.

« Ho visitato quasi tutta la nostra missione, che abbraccia un territorio pari in estensione alla provincia di Torino, ed in ogni luogo ho constatato le meraviglie dei nostri missionarii.

» È poco tempo da che noi siamo entrati in questa missione, che è nuova e fu aperta quasi completamente da noi; ma il lavoro che si è fatto è meraviglioso e, direi, strabiliante. Il Vescovo lo ebbe a constatare in una visita fatta circa due anni fa, ed oggi ancora ne è stupito.

» Egli non fa che parlare della sua andata alla missione di Don Olive e a quando a quando esprime il desiderio di ritornarci con tutti i nostri ragazzi e colla banda.

» Il Vicario Generale nelle scorse vacanze fu insieme coi Seminaristi a far visita a D. Olive: ed è tale il suo entusiasmo per l'accoglienza avuta dai cristiani e dalle autorità, che al ritorno ci procurò nulle franchi per costrurre una nuova cappella. Basti il dire che una grande località, dove due anni or sono D. Canazei entrava per la prima volta, conta già una quarantina di cristiani.

» Nel 1915 pare che Don Bosco abbia voluto benedirci in modo speciale, essendo il suo Centenario, e lasciarci un caro ricordo. Infatti si inaugurarono nella missione tre nuove capelle, si vinse una causa in tribunale per terreni di cristiani (poi valore di Lire 5000) e qui, a Macao, stiamo per ultimare un nuovo fabbricato che importerà una spesa di L. 2.000.

» Tutto questo colla grazia del Signore e coll'aiuto dei Cooperatori si poté fare nel 1915 che fu un anno cosí critico ».

CAPE TOWN (Sud Africa). - Il Centenario di Don Bosco. - L'abiura di otto giovani protestanti. - Il Direttore dell'Istituto Salesiano ci scrive

« Stante la guerra, i cui effetti risentiamo anche qui, non potemmo celebrare con la pompa dovuta la grande ricorrenza.

» Tutti i nostri antichi allievi, fatte ben poche eccezioni, furon chiamati sotto le armi; e anche ora piú di centocinquanta sono soldati, sebbene alcuni reggimenti sono già stati sciolti. Finora non vi fu tra loro nessun morto, sebbene piú di quaranta sono a combattere in Europa già da buon tempo.

» Cosí la nostra incipiente Società di Ex-allievi, che aveva organizzato alcune feste commemorative, andò dispersa.

» I nostri stessi benefattori, colle gravi notizie che giornalmente venivano dal nord dell'Unione, non avevano animo di fare alcuna cosa: e sarebbe stata ironia il pensare a feste, mentre la ribellione pigliava proporzioni gigantesche; quando il Generale dell'Esercito territoriale De Beyer ed il Generale De Wer erano passati alla parte dei ribelli. Noi stessi in città non sapevamo bene chi fosse amico o nemico.

» Tuttavia il 14 e 15 di agosto ricordammo privatamente il grande anniversario, con una comunione generale e funzioni solenni per quanto le circostanze ci permettevano. Raccogliemmo pure a conferenza generale i Cooperatori nella nostra Cappella, ove l'Ecc.mo Mons. Giovanni Rooney impartì la benedizione solenne. Dopo l'adunanza la nostra banda intrattenne e rallegrò alquanto i benefattori che visitarono la casa ed i laboratori.

» A commemorare lo zelo del nostro caro Padre Don Bosco per la divozione della SS. Eucaristia, abbiamo inaugurato fra i nostri giovanetti l'Apostolato della Comunione frequente, che ha già prodotto frutti consolanti e serve assai bene a promuovere la frequenza della Santa Somunione anche fra gli amici e conoscenti, per mezzo di piccoli stampata e inviti.

» A coronare questa umile forma di celebrazione

il 5 dicembre u. S. otto dei nostri allievi protestanti fecero la loro abiura, ed il giorno seguente, festa dell'Immacolata, giorno tanto caro al nostro Venerabile fecero la loro Prima Comunione.

» Il Centenario del nostro Ven. Padre ha portato in tutti un vero risveglio di pietà ».

NECROLOGIO

Mons. Raniero Sarnari.

Vescovo di Ripatransone e poi di Macerata e Tolentino, era nato in Macerata il 4 giugno 1845, e quivi mori santamente il 25 gennaio u. s.

La mite figura di Lui, dalla parola dolce, conciliativa, dal tratto semplice, improntato alla carità del Divino Maestro, che formava sue delizie il conversare cogli umili, sarà sempre associata al ricordo delle sue virtú non comuni, delle sue grandi benemerenze, acquistate con opera assidua e costante di consigliò, di attività e di soccorso per tutte le buone iniziative, per tutte le sofferenze de' suoi cari Diocesani.

La sua cura principale fu la formazione dei sacerdoti, che voleva suoi alacri collaboratori nella sublime missione affidatagli da Dio. Il seminario era perciò in cima dei suoi pensieri e ad esso rivolse le sue sollecitudini, perché ne attendeva quella rifioritura spirituale, che avrebbe trasformato il popolo. E i sacerdoti egli cercò sempre di spronare all'azione ed alla preghiera. Primo fra essi, egli li precedeva coll'esempio nella sublime missione.

Tale fu Mons. Sarnari, questa bella figura di padre e pastore, il cui dolce ricordo rimarrà eterno negli annali della nostra Pia Società, perché dell'Istituto nostro, che doveva festeggiare quest'anno il XXV di fondazione, egli fu in ogni tempo promotore e sostenitore generoso, padre affettuosissimo e vero patrono.

Mons. Da Silva Brito.

L'Arcivescovo di Olinda, Mons. Luigi Raimondo da Silva Brito, che incoronò l'8 dicembre u. s. l'immagine di Maria SS. Ausiliatrice a Jaboatào, moriva improvvisamente il giorno dopo. Scrive l'ispettore Don Rota

« Un altro colpo terribile! In questo momento ricevo la notizia della morte del nostro carissimo Arcivescovo Mons. Brito, che ieri coronò la Madonna! Ieri sera stessa volle ritornare in città: stamattina celebrò pressa, diede alcune cresime, prese una piccola refezione e poco dopo si senti male: poche ore dopo era cadavere, vittima di un attacco cerebrale. La Madonna l'avrà coronato oggi in Cielo. I suoi ultimi discorsi furore per Don Bosco e per Maria Ausiliatrice, ieri nel pomeriggio: parlò veramente ispirato; al termine della sua allocuzione sulla Madonna le diresse una supplica particolare affinché lo ricevesse in cielo a cantar le sue lodi... e la Madonna l'ha esaudito.

E morto colui che pel primo ricevette a Nictherov, nel 1883, i Salesiani, essendo allora Parroco di quella città! »

Noi ci prostriamo costernati e commossi sulla sua tomba; e invitiamo tutti i lettori ad innalzare una prece per l'incomparabile Cooperatore.

Maria Sciaccaluga.

Si spense serenamente l'11 settembre u. s. in Campomorone, in età di 8o anni. Era zia al compianto Mons. Parodi, il « Semper nauta » di santa memoria. Confortata negli ultimi giorni dalla apostolica benedizione del Santo Padre, coronò con una morte santa una vita fervente. Da trent'anni avea preso come ideale il provvedere di arredi sacri le Missioni Salesiane.

Umile nella sua vita, aveva solo l'orgoglio di aumentare sempre più la quantità degli oggetti ed arredi sacri, dei quali essa, all'avvicinarsi della Pasqua di ogni anno, faceva un'esposizione nel suo appartamento in Genova, prima di farne la spedizione alle varie Missioni Salesiane. Ed ogni anno l'esposizione aumentava d'importanza, ogni anno aumentavano le casse che da Genova partivano per le Missioni. Di lei scrisse bene il Cittadino: <n Come modesta e piena di patriottismo e di carità cristiana, è l'opera di molte donne italiane che nell'ora presente lavorano per preparare calze e maglie per i nostri soldati; cosí modesta e caritatevole ed eminentemente cristiana fu l'opera che in questo ultimo trentennio svolse la signora Maria Sciaccaluga, coadiuvata da tante altre signore, nel facilitare l'opera civilizzatrice e cristiana delle Missioni Salesiane.

Iddio abbia nella sua gloria quest'anima elettissima e susciti chi ne raccolga lo zelo e il santo proposito di provvedere di arredi sacri le nostre Missioni. Come sarebbe opportuno che in ogni città sorgessero zelanti imitatrici della signora Maria Sciaccaluga !

D. Francesco Zaverio Giordano.

A Mondovì chi non conosceva e non amava il pio e zelante Don Giordano? Per molti anni con amore e zelo indefesso egli sostenne il faticoso ministero di curato della Cattedrale, e poi ebbe altre non meno importanti mansioni a vantaggio delle anime. Il suo confessionale era sempre assiepato da cuori bisognosi di aiuto e di conforto, e tutti gli istituti andavano a gara per averlo alla loro direzione spirituale. Egli quindi si poteva considerare (e lo era realmente) il padre, il maestro, il consigliere universale, ché tutti ricorrevano a lui per lumi, consigli ed anche aiuti negli stessi bisogni materiali. Il buon Sacerdote, infatti, nulla avea che fosse suo. -Vivendo modestissimaniente, quanto gli sopravvanzava, l'impiegava in soccorrere i poverelli ed in altre opere buone. Lo zelo santo, ond'era animato, trovava ancor ristretto il campo della sua azione benefica e lo estendeva più lontano. Cooperatore nostro infaticabile e primo direttore diocesano dei Cooperatori, promosse in più guise lo sviluppo della Pia Unione e l'incremento delle Opere Salesiane. Era anche promotore instancabile della Propagazione della Fede e della S. Infanzia, e membro di quasi tutte le pie associazioni ; sembrava che si moltiplicasse per fare del bene a tutti ed in tutti i luoghi. Non deve quindi far meraviglia se la sua morte - avvenuta il 7 febbraio u. s. -- ha destato largo rimpianto, al quale ci associano anche noi con profonda gratitudine.

Altri cooperatori defunti dal 1o dicembre 1o febbraio.

Albertini Giulio - Roma.

Amoretti Giuseppina - Oneglia.

Angelini Settimo - Ciola (Mercato Sarac.). Anselmo Giuseppe - Arenzano. Astrua Casimiro fu Agostino - Torino. Barbero D. Giuseppe, prev. - Cortanze. Bassetti Luisa Antognini - Torino. Bermani Cesare -- Scaldasole.

Bertorello Maria Rainero - Livorno Vercellese. Bonaudo Agostino fu Francesco - Condove. Bordoni Angelo - Torino. Basato Borgo Maddalena - Arsiero. Cane Leopoldo - Vigevano. Carli cav. Vincenzo - Varazze. Casassa Cit Giovanni - Pessinetto. Casati Maria - Arosio.

Ceccarelli D. Gasparo, pievano - Ferruccia (Tizzana). Cavaglià contessa Clotilde - Torino. Colombo illuminato - Como.

Cresco Giovanni fu Domenico - Mezzenile (Pessinetto). Cucci Angelo fu Angelo - "troia. Corto Giuseppa - Canicatti. D'Alfonso Annina - S. Severo. D'Anela D. Paolo - Castellaneta. Da Re 'Mons. Alessandro - S. Martino de' Lupari. De Francisco Maurizio - Vestignè. Della Valle Giustina - Thiene. Demicheli Rachele Ved. Rimoldi - Lattuada (Milano). De Santi Carlo - Lucca.

Dompè D. Pietro - Benevagienna. Dosio prof. cav. Angelo - Roma. Dossola Rosina - Villa Romagnano. Facchinelli Arigela - Brescia.

Ferraguti Maria Ved, fu Felice - Ailocche (Crevacuore), Ferrante cav. avv. Pietro - Torino. Franco Margherita - S. Damiano d'Asti. Gaggero Giuseppina Ved. Ghigliotti - Pegli. Gataffo Giovanni - Riposto.

Gasperini Pascasi - S. Vito al Tagliamento. Ghigliotto Andrea fu Stefano - Varazze. Ghigliotto Stefanv di Andrea - Varazze. Giro can. cav D. Luigi - Sangano. Guastavino Francesco - Varazze. borio can. D. Pietro - Torino. Laura Rosa Ved. Gazzolo - Savona. Lodolo D. Gregorio - Corno di Rosazzo. Magri rag. Carlo - Milano. Maio Angelo - Mercurago (Arona). Manzone Francesca Ved. Saglietti - Alba. Marchetti Lucia in Visconti - Castelletto d'Orba. Marengo Antonio - Castagnole Piemonte. Martinolo Bianca -Turino. Massoglia Giovanni - Torino. Mazzi Giuseppe - Musella. Metelli Catterina - Castrezzato. Mezzolani Anna - Cagli. Micheazzi Lucrezia - Pisa. Monaco can. D. Vincenzo - Spaccaforno. Monco Vittoria - Bra.

Monticone Carlo fu Antonio - S. Damiano d'Asti. Morrone Palermo Felicietta - S. Severo. Omodei D. Giovanni - Fobello. Ottonello Pietro - Masone. Penso Augusto ch. Pietro - Chioggia. Fertile Luigi - Lonigo.

Piccione Mons. Gerolamo - Carcare. Pierotta Leocadia - Gussola. Piumatti Tommaso - Sanfrè.