189003


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ANNO XIV - N. 3 .
Esce una volta al mese. M
ARZO 1890
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N . 32, TORINO
Sommario . - S . Francesco di Sales e Don Bosco . -
Don Bosco nel II anniversario dalla sua morte . --
Guarigione ottenuta per intercessione di Don Bosco .
- La luce nelle tenebre, ossia l'Enciclica Sapientiae
Christianae di Papa Leone XIII. - Conferenze in o-
nore di S. Francesco di Sales : Genova e Torino . -
Notizie dei nostri Missionari : dall'Uruguay e dal-
l'Equatore . - Mons . Pietro Rota . - Una bella festa .
- Bibliografia . - Cooperatori defunti . - Avviso
importante .
S . FRANCESC O DI SALES E D . BOSCO
Il giorno 29 gennaio le campane del-
l'Oratorio suonavano a festa e la chiesa
di Maria Ausiliatrice imparadisava i di-
voti con lieti cantici . Si celebrava la festa
di S . Francesco di Sales . - Due giorni
dopo l'aria in Valdocco era scossa da
funebri rintocchi e nella chiesa si udi-
vano risuonare sulle labbra dei giovani
cantori le classiche e meste armonie del
Cherubini . Si commemorava il secondo
anniversario della morte di D . Bosco .
Nell'una e nell'altra solennità il tempio
era addobbato colla maggior pompa pos-
sibile . Mons. Leto tenne pontificale in
tutti e due i giorni : numerosissimo fu il
concorso alle sacre funzioni .
Nel primo giorno la faconda parola del
Teologo D . Tosini porgeva uno splendido
elogio del santo Vescovo di Ginevra ; nel
secondo la muta eloquenza del maestoso
catafalco, quello stesso nel quale fu ri-
posta la salma di Don Bosco, parlava al
cuore della morte del giusto, stato sulla
terra l'angelo della Provvidenza, il padre
di tanti orfanelli, l'apostolo di molte re-
gioni, il patriarca di sodalizi religiosi, il
figlio amantissimo del Romano Pontefice,
il lavoratore instancabile nella vigna del
Signore, il predicatore delle glorie di
Maria Ausiliatrice, nel cui nome aveva
operate tante meraviglie .
L'una e l'altra solennità furono e sono
per noi piene dei più grandi ricordi . San
Francesco di Sales fu il modello di Don
Bosco : la dolcezza di cuore, l'amore a
Dio ed alle anime, la padronanza di se
stesso in ogni occasione, la compostezza
mirabile della persona ., la vita socievole,
benigna, paziente, tutto a tutti, senz'om-
bra di austerità che agli altri fosse di
peso, sì da rendere amabile la virtù a
chiunque lo avvicinasse, tutto egli aveva
ricopiato dal Sales .
La bandiera del suo primo Oratorio
portava l'immagine del Vescovo di Gi-
nevra, la prima chiesa da lui innalzata a
S. Francesco fu dedicata, e da S . Fran-

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cesco intitolò la Pia Società Salesiana, e
colle massime e cogli esempi di questo
caro Santo infiorava sempre le esorta-
zioni ai suoi figli . E la festa di S. Fran-
cesco di Sales fu l'ultima che D . Bosco
celebrò sopra la terra . Il 29 gennaio del
1888 non pochi ancora s'illudevano fermi
nella speranza che avesse a guarire . Ma
i sacri riti in onor di S . Francesco pro-
fetavano la sua morte. Quando alla Messa
pontificale di Mons . Cagliero il Suddia-
cono con voce chiara e sonora prese a
cantare l'epistola di S . Paolo a Timoteo,
sembrò che la voce del Signore dicesse :
- Il peregrinaggio di D . Bosco è finito !
- « Il tempo del mio scioglimento è im-
minente, cantava il Suddiacono ; ho com-
battuto nel buon arringo, ho terminata
la corsa, ho conservata la fede . Del resto
è riserbata a me la corona della giustizia,
la quale a me renderà il Signore giusto
giudice in quella giornata . Nè solo a me,
ma anche a coloro che desiderano la sua
venuta » (1). E a questo canto molte
fronti si abbassarono, le lagrime rigarono
le guancie, ed abbiamo udito più d'uno
esclamare : - D. Bosco non vivrà più
sulla terra ! - Ed egli, come se facesse
eco alle parole di S . Paolo, aveva escla-
mato : - Dite ai miei figli che io li
aspetto in Paradiso . -
Oh! caro D . Bosco ; la memoria di te,
delle tue virtù, dei tuoi benefizi, del tuo
amore non si scancellerà mai dalle anime
nostre. Il dolore che provammo nel venir
divisi da te sarà un potente stimolo per
seguire sempre i tuoi consigli, i tuoi pre-
cetti, il tuo ultimo saluto e così essere
un giorno con te ricongiunti nell'eternità.
più caro dei padri . Quindi il Teologo
D. Giulio Barberis, direttore di quel Se-
minario per le missioni, diresse loro al-
cune parole, esortandoli a cogliere nel
passare dalla tomba di D . Bosco un pen-
siero, quel pensiero che D . Bosco stesso .
lasciò ad una distinta persona di Marsi-
glia. Trovandosi egli un anno in quella
città, erasi recato in casa di una persona
nostra benefattrice . Conversando con essa
nel giardino, ad un tratto fermossi presso
di un'aiuola, curvossi e colse una sem-
previva ., cui presentò al suo ospite, di-
cendo
- Eccole un pensiero !
- Qual pensiero?
- Il pensiero dell'eternità . Si ricordi
che questo solo non dobbiamo mai per-
dere di vista in questa vita. Tutto ciò
che faremo e diremo sia sempre inspirato
dall'eternità. Tutto passa in questo mondo,
ricchezze, onori, piaceri . Solo l'eternità
non ha termine , e col far del bene ai
nostri fratelli procuriamo che questa sia
per noi felice e piena di ogni conten-
tezza . - Supponete ora, cari giovani,.
diceva poi D . Barberis, che a voi pure
D. Bosco dalla tomba dia questo pensiero
dell'eternità. Prendetelo ed abbiatelo sem-
pre innanzi agli occhi, in ogni momento
della vita, in ogni vostra azione e spe-
cialmente quando il nemico delle anime
cercherà di tendervi insidie .
La domenica seguente si recavano pure
presso la tomba di D . Bosco i giovani
artigiani dell'Oratorio, per suffragarne
l'anima e rinnovare le proteste di fedeltà
ai suoi insegnamenti .
Il pensiero di quest'eternità, che Don
Bosco ognor ci ricordava e dalla quale
prendeva norma in tutte le sue azioni ,
fu come la conclusione in quest'anno
delle sue funebri onoranze . Dopo aver
sciolto il dovere de' figli verso del loro
amato padre all'altare di. Maria Ausilia-
trice, sul pomeriggio del 31 gennaio i
giovanetti studenti dell'Oratorio si reca-
vano a Valsalice per pregare innanzi alla
tomba di lui. Fu una scena commoven-
tissima . Dopo un po' di preghiera, il sa-
cerdote Stefano Trione, catechista, lesse
un prezioso indirizzo a D . Bosco, che poi
chiuso in busta fu deposto sull'avello del
(1) Tim. II, 4° 6.
DON BOSCO
nel II anniversario dalla sua morte .
Il 31 gennaio u . s. la strenua Unità Catto-
lica consacrava due lunghe colonne del suo
numero alla memoria del nostro amato Padre .
Noi siamo ben lieti di poterne riportare l' in-
tiero articolo.
« Spuntava l' alba del 31 gennaio 1888, ed
una grave notizia diffondevasi rapidamente
per Torino. Era morto Don Bosco! A quel-
l'annunzio parve commuoversi la città tutta
quanta come percossa da pubblica sventura.
Ci pare ancor di vedere quel pellegrinare a
torme a torme per due giorni all' Oratorio
del suo cuore per contemplarne la venerata
salma, baciare quella mano che tante volta
eressi alzata a benedirci . Abbiamo ancor in-
nanzi quello , anzichè funerale , splendide

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trionfo, con cui fu accompagnata all'estrema
dimora la salma dell'uomo di Dio . Nè questo
divoto entusiasmo scema punto, dopo pure
due anni dacché, la sua bell' anima volò al
cielo . L'orma, che stampò di sè Don Bosco,
fu troppo vasta e profonda ; la memoria dei
santi è in benedizione . Ed oggi che Sale-
siani , alunni, Cooperatori e Cooperatrici,
nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, in quel-
l' Oratorio, che fu la casa del suo cuore,
alla solenne festa, che celebrarono ier l' al-
tro pel loro santo patrono San Francesco
di Sales, fanno seguire il solenne funerale
pel II anniversario del loro fondatore e
padre, noi vogliamo pure offrire il nostro
tributo di affetto e di venerazione . E lo fa-
remo ricordando semplicemente i tre punti
principali, intorno ai quali si svolse la mis-
sione provvidenziale di Don Bosco nel se-
colo xix, quale fu di nobilitare il lavoro,
santificare la scuola e allietare Chiesa e so-
cietà d'una nuova famiglia .
» È un fatto innegabile che gli studi . pro-
fessionali, di cui la civiltà moderna si vanta
come di cosa sua, sono invece uno dei più
preziosi frutti del Cristianesimo, che primo
rialzò le arti e le industrie , servili sotto il
Paganesimo di nome e di fatto, dall' abbie-
zione in cui giacevano : santificò il lavoro e
sublimò la condizione del povero artigiano,
sulla cui fronte fe' riverberare un raggio del-
l'aureola immortale di Gesù di Nazareth . Il
che tanto è vero che da Costantino, o me-
glio dalla conversione di Costantino, data
appunto il primo sviluppo degli studi pro-
fessionali, coltivati per parecchi secoli quasi
esclusivamente dal Clero , specie regolare,
smessi non mai . La religione ebbe sempre
in alta stima il lavoro e proseguì con ma-
terno . amore e con affettuosa sollecitudine
l'operaio . Gli operai, diceva giorni sono al
Cardinale Langénieux l' augusta voce di
Leone XIII, sono i miei figli dilettissimi, forza
viva e perenne della Chiesa, la grande santifi-
catrice del lavoro . Or quest' amore, questa
sollecitudine per l'operaio fu potentissima in
Don Bosco ; diremmo anzi che nacque con
lui . Bastano , a persuadercene , le centinaia
di Case che egli ha istituito per loro, i molti
e grandiosi saggi che ne diedero e danno
ripetutamente ; ce lo dice quell'affetto vera-
mente straordinario , con cui i figli del suo
cuore, interni come esterni, piccoli e grandi,
giovani e adulti lo amarono in vita e lo a-
mano , lo invocano incessantemente anche
ora dopo morte . Chè l'operaio di Don Bosco
non è l'operaio cupo e fremente delle sètte ;
il principio del lavoro, divenuto il carattere
e la divisa dell' Oratorio, s' immedesima in
lui con quello dell'allegria, sicchè egli canta
e canterà sempre la cara strofa del suo fon-
datore e padre
Chi più suda e più lavora,
Vive ancor più allegramente .
» Ma non meno di quella, che chiamano que-
stione operaia, si è fatta tremenda ai giorni
nostrì la questione della scuola . La società
attuale è minata nella sua base, come nella
sua essenza, dal razionalismo e dal natura-
lismo, i due più potenti nemici dei giorni
nostri . Essi cospirano entrambi ad un solo e
medesimo fine, vale a dire alla negazione del
soprannaturale, benchè diverso ne sia il pro-
cesso , diretto e aperto nel primo , indiretto
e mascherato nel secondo . Or questi due ne-
mici han fatto e fanno tuttodì della peda-
gogia quello strazio, a cui pur troppo assi-
stiamo . Udimmo, non è molto, levarvisi contro
la voce del Vicario di G . C. nell' Enciclica
Immortale Dei, e udimmo pure, noi Torinesi
soprattutto, il venerando nostro Pastore, eco
fedele del sapiente Pontefice, additare in essi
il verme roditore dell'età nostra (1) .
» Don Bosco intravvide per tempo i malori
del secolo, e per tempo pure si affrettò ad
apprestarvi ìl rimedio in quel modo che l'in-
dole sua naturale e i bisogni dell'età richie-
devano . Uomo essenzialmente pratico, Don
Bosco contrappone scuole a scuole, Collegi
a Collegi, libri a libri, stampa a stampa . I
Collegi e le società segrete, lasciò scritto il
famoso Orsini , sono i due focolari della Ri-
voluzione . Ed ecco Don Bosco concentrar
sulla scuola, sul Collegio, sulla stampa
un'attività, un'energia che ha del prodigioso,
e quest' attività, quest' energia lasciarla in
retaggio doveroso .
» Ma la scuola di Don Bosco è nel concetto
di lui essenzialmente cristiana ; il Collegio
deve aver per base il timor di Dio, per istru-
mento educativo la carità vigile e preveniente,
per anima la pietà nelle sue pratiche più vitali,
per divisa la divozione a Maria ; sì di Maria,
poichè nel cielo di Don Bosco splende prima
e la più luminosa attorno al sole di Gesù C .
la vaga stella dell' Ausiliatrice ; il libro ha
da riverberare la soave bellezza della fede
e della morale cattolica , mentre la stampa
piglia a patrono l' apostolo della soavità e
della fortezza armonicamente contemperate,
S . Francesco di Sales . Non è quindi a ma-
ravigliare se l' opera sua pedagogica si al-
larga e si estende, anche già lui vivente,
maravigliosamente così da rinnovellare i pro-
digi della Scuola Italica di Pitagora e quelli
anche migliori della Giocosa di Vittorino da
Feltre . Chè dalla scuola di Don Bosco sor-
gono uomini, egregi cittadini per tutte le
gradazioni della carriera sociale ; sorgono
soprattutto numerosi leviti del santuario a
ristorare le desolate diocesi d' Italia, d'Eu-
ropa, del mondo intero . Labor et amor .
» Ma l' opera del servo di Dio non ha da
morire con lui ; Don Bosco ne sente così il
bisogno, come il dovere . D'altronde il secolo
(1) ALIMONDA, La Pentecoste e due suoi nemici,
il Razionalismo e il Naturalismo . - Tipografia
Salesiana,Torino, 1886 .

1.4 Page 4

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XIX ha un trasporto particolare, direi quasi
febbrile, per lo spirito d' associazione.Mentr
fa guerra alle Congregazioni religiose, mette
su associazioni d' ogni fatta e dappertutto .
Si è perchè la sociabilità è nella natura del-
l'uomo, e
Naturam expellas furca, tamen usque recurret.
» D . Bosco l'intende questa prepotente ten-
denza del suo secolo, l' attrae a sé, la divi-
nizza per così dire, la fa strumento alla per-
petuità de' suoi vasti disegni . E dico vasti,
poichè Don Bosco non restringe il suo apo--
stolato al Po e - alla Dora ; nella dilatazione
della sua mente vede il mondo intero e tutto
quanto il mondo si propone con la grazia
di Dio di rinnovare ; la carità di Cristo non
conosce confini. Ed ecco quindi uscirne la
Società Salesiana, l'Associazione delle Figlie
di Maria Ausiliatrice , l' Unione dei Coope-
ratori, e spandersi rapidamente per ogni parte .
Non pur l' Italia, ma Francia, Spagna, In
ghilterra, Svizzera si allietano delle istitu-
zioni dell'umile prete di Valdocco . Non basta ;
dal continente antico si travalica nel nuovo,
e l'America del Sud si va popolando di tanti
e sì svariati Istituti Salesiani, quanti in sì
poco tempo parrebbero umanamente impos-
sibili, se non fossero storicamente veri . Cha-
r i tas numquam excidit .
» E la carità è il segreto, come il movente,
delle imprese di Don Bosco ; carità vera, che
non conosce accettazione di persone, nè varia-
bilità di umore, nè soddisfazioni di amor pro-
prio ; carità che si estende a tutti e a tutto,
buoni e cattivi, nazionali e stranieri, siano
Italiani o Tedeschi, Francesi o Inglesi, Ame-
ricani o Spagnuoli ecc ., perchè in tutti rav-
visa l' immagine di Dio e un' anima da
salvare ; carità insomma cattolica, radicata
nella fedé e confortata dalla speranza : omnia
credit, omnia sperat . Dio diede a Don Bosco
un gran cuore ; amò potentemente, e ne fu
riamato con tale intensità e costanza, quanta
parrà incredibile a chi non ha provato . Sono
i miracoli dell'amore di Gesù Cristo .
» Oh! faccia il Cuor di Gesù, per cui il buon
servo di Dio ha lavorato, ha sofferto cotanto,
faccia che se ne mantenga sempre viva la me-
moria e se ne perpetui lo spirito . Faccia che,
adempiuti i voti di tanti cuori, possiam pre-
sto, qui nel Santuario delle grazie di Maria
Ausiliatrice, colà nel tempio mondiale a Lui
dedicato inneggiare all' umil prete di Val-
docco con le grandezze ineffabili del culto
cattolico . Fiat, fiat . »
sulla tomba di Don Bosco, di venerata me-
moria, una santa Messa , onde ottenere la
guarigione di un'inferma, madre di tre bimbi,
ammalata da sette mesi, con poca speranza
di guarigione coi soli mezzi che offre la
scienza . -
Quell'inferma era io, ed ora compio con
gaudio il sacro dovere di annunziarle che
Don Bosco non lasc iò inesaudite le nostre pre-
ghiere . _Appunto in quell'epoca cominciò il
mio miglioramento e lentamente progredii
fino ad oggi, in cui sono quasi totalmente
ristabilita . La mia riconoscenza verso il buon
Dio e la dolce Madre sua , non che verso
l'indimenticabile Don Bosco è immensa e
sarà eterna ; e non sapendo come meglio di-
mostrarla, La prego. Molto Reverendo signor
Don Rua, a volermi, inscrivere nel bel nu-
mero delle sue Cooperatrici, se me ne trova
degna, sperando così far cosa grata al cuor
del Padre e Fondatore di questo benefico
Istituto . Le unisco L . 20, mio tenue obolo, e
secondo le mie forze cercherò sempre di di-
mostrare la mia riconoscenza per la segna-
lata grazìa ricevuta .
Aggradisca, Molto Reverendo signor Don
Rua, i sensi della mia più alta stima e con-
siderazione , e pregandola di benedirmi, mi
professo di Lei umilissima
GIULIA GIANELLA ANDREO LI .
È uscita coi tipi della nostra Tipo-
grafia la riduzione a due voci con ac-
compagnamento d'organo del mottetto
L'ULTIMA PREGHIERA Dl D . BOSCO del
maestro Gerolamo Suttil . Fu cantato
l'anno scorso per la prima volta presso
la tomba a Valsalice il 22 giugno .
È una musica che scende al cuore
inspirata da una felice idea . Il prezzo
netto è di centesimi 80.
LA LUCE NELLE TENEBRE
OSSIA
LA PAROLA Di PAPA LEONE XIII
NELLA SUA ENCICLICA
SAPIENTIAE CHRISTIANAE
in data del 10 Gennaro 1890
GUARIGIONE, OTTENUTA
PER INTERCESSIONE DI DON BOSCO .
Bellinzona, 25 gennaio 1890 .
Nel mese di novembre p . p . mia nipote
Candida Baggi, Cooperatrice Salesiana, si
indirizzò a Lei, pregandola di far celebrare
Il giorno 15 gennaio compariva alla luce
la nuova Enciclica Pontificia intitolata : Dei
principali doveri dei cittadini Cristiani . La
sua parola fu in un momento ripetuta dai
giornali a tutte le nazioni della terra, e gli
stessi nemici della Chiesa rimasero ammirati
a tanta verità e sapienza di dottrine . I cat-
tolici esultarono, perchè ebbero una novella

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prova di fatto, aggiunta alle mille e mille
altre, della divina vitalità del Pontificato Ro-
mano . Quale splendida figuraèqueladi
Leone XIII allorchè si asside in cattedra per
farsi maestro al mondo intero ! Di lui si deve
dire ciò che afferma il Vangelo di Nostro Si-
gnor Gesù Cristo : Stupebant super dottrina eros .
Erat enim docens eos quasi potestatem habeas
- Restavano stupefatti della sua dottrina;
imperoc hè insegnava loro come uno cheabi
autorità(1) . E il Papa sente in sè questa podestà
non tanto come diritto, quanto come dovere ;
sente la sicurezza in se appoggiato all'assi-
stenza infallibile dello Spirito Santo ; ricorda
le parole dette a Lui nella persona di Pietro
« E tu all' occorrenza rivolto conferma i
tuoi fratelli . » E il Papa ha parlato anche
questa volta, e la sua parola fu simile ad
un raggio di vivida luce disceso dal Cielo a
rischiarare le menti ottenebrate . In questi
tempi nei quali sono invalsi tanti errori, e tanta
confusione di idee sull' autorità e sui diritti
dei Governi, sulle relazioni tra la . Chiesa e
lo Stato, sui doveri dei cittadini verso l'una
e verso l'altro, era necessario che fosse messa
in chiara luce la dottrina di Gesù Cristo su
questi importantissimì punti ; poichè altri-
menti nulla più rimane di stabile nella società
civile , tutto si sfascia , tutto va in rovina .
Si cercherà nelle migliaia e nei milioni di
baionette un appoggio alle autorità costi-
tuite ed al mantenimento dell' ordine mate-
riale, m a la forza è ben debole senza il pre-
sidio della religione . Il secolo scorso e il
secolo nostro già produssero vicende, delle
quali è ben trista la ricordanza . Perciò il
Papa richiama ora tutti all' osservanza dei
precetti della religione in quanto sono citta-
dini cristiani .
Egli desidera che sia data alla sua pa-
rola la maggior diffusione possibile, e noi
in varii numeri del Bollettino presenteremo
ai nostri Cooperatori l'Enciclica Papale, ac
ciocchè sia letta attentamente e con quello
spirito di venerazione e di obbedienza che
animò sempre il nostro caro D . Bosco verso
il Vicario di Gesù Cristo .
DE' PRINCIPALI DOVERI
DEI CITTADINI CRISTIANI .
Ai venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcive-
scovi, Vescovi e altri Ordinarii aventi pace e co-
munione con la Sede Apostolica.
LEONE PP . XIII .
VENERaBILI FRATELLI,
SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE .
Necessità di ritornare alla vita cristiana
sia per gli individui, sia per la società .
Ritornare ai principii schiettamente cristiani,
conformando in tutto ad essi la vita, i costumi e
le istituzioni de' popoli, è cosa di che ogni giorno
(1) MARC . I, 22.
apparisce più chiaro il bisogno . Dappoichè dal-
l'averli messi in non cale tanta peste derivò di
mali, che niun saggio può senza sollecitudine e
pena sopportare il presente, nè spingere senza
tema lo sguardo nell'avvenire . - Si è fatto in vero
non mediocre progresso quanto ai beni che riguar-
dano il corpo ; ma tutta la natura sensibile e il
possesso delle agiatezze, della forza e delle do-
vizie, se può moltiplicare le comodità e le dolcezze
della vita, non basta ad appagare chi nacque a
più alti e gloriosi destini . L'aver di mira Iddio e
indirizzarsi a Lui è la legge suprema della vita
dell'uomo ; il quale, creato a immagine e somi-
glianza del suo Fattore, vien dalla stessa natura
gagliardamente incitato a possederlo . Se non che
a Dio non si va con i passi del corpo, ma con la
conoscenza e con l'amore, che sono atti dell'anima .
Imperocchè Dio è il primo e sommo Vero, e del vero
non si pasce che l'intelletto ; Egli è la santità per-
fetta e il Sommo Bene, a cui la sola volontà può
aspirare e con la scorta della virtù pervenire .
Quello che si dice degli individui, intendasi
detto ancora della società, vuoi domestica, vuoi
civile . Non generolla punto la natura acciocché
l'uomo la seguisse come ultimo fine, ma perchè in
essa e per essa si procacciasse aiuti acconci al
perfezionamento di sè stesso . Se avvi adunque so-
cietà, che a nient'altro miri se non agli agi e alla
raffinata eleganza del vivere, ed abbia in costume
di negligere nel suo governo Iddio e trascurare
le leggi morali, essa bruttamente devia dal suo
scopo e dalla prescrizione della natura ; nè è tanto
civil consorzio e comunanza d'uomini, quanto in-
gannevole simulacro e parodia di società .
Ora ogni dì vegliamo per dimenticanza o per
uggia ecclissarsi negli animi umani que' beni
spirituali, che accennammo, e che mai non si tro-
vano se non nella pratica della vera religione e
nella costante osservanza de' cristiani precetti ;
cotalchè sembra in certa guisa che quanto più
monta il progresso delle cose spettanti al corpo,
tanto più verso l'occaso dechini tutto ciò che allo
spirito appartiene . Della menomata e assai svigo-
rita fede grande indizio sono gli stessi affronti,
che in piena luce e sugli occhi di tutti bene spesso
si fanno alla cattolica religione, affronti che un
secolo religioso a niun patto avrebbe mai tolle-
rato . - Per le quali cose non è a dire il gran
numero d'uomini che corrono rischio di perdere
la loro eterna salute! Senonchè gli stessi Stati e
gl' imperii non possono lunga pezza conservarsi
incolumi, dacchè decadendo le istituzioni e i co-
stumi cristiani, forz'è che ruini il più solido fon-
damento dell'umana società . Alla tutela della pub-
blica tranquillità e dell'ordine non rimane che la
forza ; la quale è ben debole senza il presidio della
religione ; e porta in sè stessa racchiusi i germi di
grandissimi sconvolgimenti, come quella che è più
adatta a imporre il giogo della servitù che quello
dell'ubbidienza . Il secol nostro già produsse vi-
cende ben tristi a ricordare ; e non sappiamo ab-
bastanza se non sieno per accaderne delle eguali
nell'avvenire . Pertanto la stessa condizione dei
tempi ci avvisa ad attingere, donde si conviene,
il rimedio : a ristabilire, cioè, il modo di sentire
e di operare cristiano, sia nella vita privata, sia
in ogni parte del corpo sociale, il che è l'unico
mezzo tutto in acconcio a cessare i mali che ci
opprimono, e ad allontanare i pericoli che ci so-
vrastano . A questo, Venerabili Fratelli, è d'uopo
attendere, in questo con ogni sforzo e industria
possibile affaticarsi ; e per questa ragione, avve-
gnachè siasi da Noi di siffatte cose in altri luoghi

1.6 Page 6

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trattato , come ce ne veniva il destro, sembraci
tuttavolta utile l'esporre più chiaramente in queste
lettere i doveri de' cristiani : doveri che, ben os-
servati, giovano mirabilmente alla salvezza e al
ben essere sociale . Noi incorremmo in tempi di
violentissima e presso che giornaliera lotta di
sommi interessi, nella quale malagevol cosa torna
a molti non essere abbindolati, nè dare in fallo,
nè cadere di cuore . È nostro ufficio pertanto, Ve-
nerabili Fratelli, ammonire a tempo e luogo, am-
maestrare ed esortare ut viam veritatis nem o deserat
a che niuno abbandoni il sentiero della verità . »
L'importanza dei doveri dei cristiani .
Non è a dubitarsi che sieno nell'uso della vita
maggiori in numero e in gravità i doveri de' cri-
stiani che non di coloro, i quali malamente cre-
dono, o non credono punto . - Quando, già redenta
l'umanità, Gesù Cristo comandò agli Apostoli che
predicassero il Vangelo a ogni creatura, impose
in pari tempo a tutti gli uomini il dovere di ap-
parare e di credere le cose insegnate ; col quale
dovere va strettamente unito l'acquisto della sal-
vezza eterna . Qui crediderit et baptizatus fuerit,
salvus erit; qui vero non crediderit, condemnabitur(.1)
« Chi crederà e verrà battezzato, sarà salvo ; chi
poi non crederà, sarà condannato . » Ma abbrac-
ciata che l'uomo abbia, com'è suo debito, la cri-
stiana fede, per questo medesimo è soggetto come
figlio alla Chiesa, e divien membro di quell'amplis-
sima e santissima società, che sotto l' invisibile
Capo Cristo Gesù deve essere dal Romano Pon-
tefice per debito di ufficio e con suprema potestà
governata .
Doveri verso la Chiesa e verso la patria .
Ora se la legge di natura ci comanda di amare
e difendere specialmente la società, nel cui seno
vedemmo la luce, e di amarla tanto, che ogni buon
cittadino non dubiti di dare per la patria il sangue
e la vita : è di gran lunga maggiore l'obbligo che
incombe ai cristiani di amare con pari affetto la
Chiesa . Imperocchè la Chiesa è la città santa di
Dio vivente, opera immediata dello stesso Dio e
da lini medesimo organizzata ; la quale benché
pellegrina in terra, chiama tuttavia e addestra e
guida gli uomini alla sempiterna felicità del cielo .
Cara adunque ci deve essere la patria in cui na-
scemmo ; ma più cara ancora la Chiesa, a cui
dobbiamo la vita immortale dell'anima ; essendo
cosa giusta preferire ai beni del corpo quelli dello
spirito e ai doveri verso il prossimo quelli, a gran
pezza più santi, che ci vincolano a Dio .
Del resto, se giudicar vogliamo rettamente delle
cose, l'autore soprannaturale della Chiesa e la na-
tural carità della patria sono due amori che sca-
turiscono da un istesso sempiterno principio, es-
sendo dell'uno e dell'altro autore e causa l'istesso
Dio ; donde Villi e che l'un dovere non può mai
cozzare con l'altro . Sì, noi possiamo e dobbiamo
fare l'una e l'altra cosa, amare cioè ordinatamente
noi stessi , voler bene al prossimo ; aver cara la
patria e il potere che la governa, e all' istesso
tempo venerare la Chiesa come madre, e con tutto
l' ardore, di che è il nostro cuore capace, amare
Iddio .
Poveri nella lotta tra la Chiesa e lo Stato .
Malgrado ciò, quest'ordine di doveri è tal fiata
per la malvagità dei tempi, o per la volontà ancor
più malvagia degli uomini, sconvolto . Accade in-
fatti che una cosa richiegga lo Stato, e un'altra
ne esiga la religione cristiana ; e ciò per la sola
ragione che i reggitori dello Stato o dispettano,
o vogliono a sè soggetta la sacra autorità della
Chiesa . Di qui la lotta, e in quella l'occasione di far
prova di valore . Poiché due diversi poteri incal-
zano, ai quali è impossibile allo stesso tempo ubbi-
dire, quando comandano cose contrarie : nemo poteri
duobus dominis servire (1), « niun può servire a due
padroni » ; poichè se fa a senno dell'uno, forz'è
che dell'altro non gli caglia . Qual poi de' due sia
da anteporsi, non dee cader dubbio a veruno . -
È empietà, per piacere agli uomini, declinare dal-
l'ossequio dovuto a Dio ; è delitto infrangere le
leggi di Gesù Cristo per ubbidire ai magistrati,
ovvero sotto colore di conservare i diritti civili
violare quelli della Chiesa . Obedire oportet Deo
magis quam hominibus (2), « bisogna ubbidire piut-
tosto a Dio che agli uomini . » Quello che un tempo
Pietro e gli altri Apostoli solevano rispondere ai
magistrati, quando comandavano cose illecite, si
ha sempre da rispondere senza esitanza in simile
occasione . Niun cittadino in pace o in guerra è
migliore di un cristiano memore del suo dovere
ma egli deve voler tutto patire, anche la morte,
piuttostochè abbandonare la causa di Dio e della
Chiesa .
Per la qual cosa non ben conoscono la forza e la
natura delle leggi coloro, i quali riprovano cotesta
costanza nella scelta del dovere, e chiamanla se-
dizione . Diciam cose a tutti note e da noi mede-
simi altre volte spiegate . La legge non è altro che
il dettame della retta ragione dalla legittima au-
torità, pel ben comune, promulgato . Ma non avvi
vera e legittima autorità se non deriva da Dio
sommo Re e Signore di tutte le cose, che solo può
dare a un uomo sugli altri l'impero ; nè retta ha,
da riputarsi la ragione, che dalla verità e dalla
ragion divina dissenta ; nè vero bene, che al
sommo ed immutabil bene ripugni, e torca e di-
lunghi la volontà degli uomini dall'amore di Dio .
- Sacro adunque ai cristiani è il nome dell' au-
torità, in cui, anche allora che da uom indegno è
portato, essi riconoscono una certa immagine e
somiglianza della maestà divina, e stimano esser
giusto e doveroso il rispetto alle leggi, non dalla
forza e dalle minacce, ma dalla coscienza del do-
vere imposto : non enim dedit nobis Deus spiritum
timoris ; « dacchè Dio non ci diè uno spirito di
timidità . » (3) Però se le leggi dello Stato aperta-
mente dissuonino dal dritto divino, se impongano
offese alla Chiesa, o contrarino i doveri religiosi ,
o manomettano l'autorità di Gesù Cristo nel suo
Vicario, allora è dovere il resistere, è colpa l'ub-
bidire ; colpa che va unita all' offesa della stessa
società ; perchè peccare contro la religione è de-
linquere contro lo Stato .
Di qui novellamente si chiarisce quanto ingiusta
sia l'accusa di ribellione ; dacché cotesto non è
uno scuotere da sè l' ubbidienza dovuta al Prin-
cipe e ai legislatori, ma un allontanarsi dalla loro
volontà soltanto in que' precetti, ch' essi non
hanno potere d' imporre ; perché le leggi fatte in
onta di Dio sono ingiuste, e però tutt'altro che
leggi . - Voi sapete, Venerabili Fratelli, esser
questa la stessissima dottrina del beato Apostolo
Paolo ; il quale, avendo scritto a Tito doversi am-
monire i cristiani principibus et potestatibus sub-
(1) Matth . vi, 24.
(2) Act. v, 29.
(3) II Timoth . I, 7.

1.7 Page 7

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ditos esse, dicto obedire (1) , « che siano soggetti
ai Principi e alle potestà, e ubbidienti ai loro
comandi, » soggiunse tosto, ad omne opus bonum
paratos esse, « e pronti a ogni opera buona, » ac
ciocchè si facesse chiaro e palese non esser giusto
ubbidire alle leggi umane, ove alcuna cosa decre-
tino contraria all'eterna legge di Dio . All' istesso
modo il Principe degli Apostoli con forte ed ec-
celso animo rispondeva a coloro che volevangli
rapire la libertà di predicare il Vangelo, si iustum
est in conspectu Dei, vos potius audire, quam Deum,
iudicate : non enim possumus quae vidimus et audi--
vimus, non loqui (2);se«iagutodnzaDi
l'ubbidire piuttosto a voi che a Dio, giudicatelo
voi . Imperocchè non possiamo non parlare di quelle
cose che vedemmo e, udimmo . »
Egli è adunque precipuo dovere d'ogni cristiano,
e, direm quasi, fonte da cui tutti gli altri doveri
scaturiscono, amare amendue le patrie, quella di
natura e l'altra della città celeste, per forma però
che l'amor di questa più che di quella ci stia a
cuore, né mai vengano ai diritti divini anteposti
gli umani . E in vero il Salvatore dell' umanità
disse di sè stesso : Ego in hoc natus sum et ad hoc
veni in mundum, ut testimonium perhibeam veritati (3)
« a questo fine io nacqui, a questo fine venni al
mondo per rendere testimonianza alla verità »
e similmente : ignem veni mittere in terram, et quid
volo nisi ut accendatur ? (4) « venni a portar fuoco
in terra, e che vogl' io se non che si accenda ? »
Nel conoscimento di questa verità, che è somma
perfezione dell'intelletto, e nella carità divina,
che perfeziona in egual modo la volontà, è riposta
tutta la vita e la libertà cristiana . Delle quali
cose, della verità, cioè, e della carità, la Chiesa
coi perenne zelo e vigilanza conserva e difende
il nobilissimo patrimonio affidatole da Gesù Cristo .
Della guerra ora mossa alla Chiesa e de' doveri
che impone ai cristiani.
Se non che qual fiera e qual multiforme guerra
contro la Chiesa siasi accesa, appena è qui luogo
di menzionare . Imperocchè, come venne fatto alla
ragione di scoprire, mercè scientifiche investiga-
zioni, più cose occulte e nel mistero della natura
involte, e di applicarle acconciamente agli usi della
vita, gli uomini inorgoglirono siffattamnente, che
già avvisano di poter bandire dalla vita sociale
l'autorità e l' impero di Dio . - Dal qual errore
ingannati trasferiscono all' umana natura il prin-
cipato a Dio rapito : dalla natura, gridano, doversi
ripetere la sorgente e la norma d'ogni vero ; esser
q.uelaiprncoel'bitdognreli
Quindi negazione di ogni verità rivelata : nega-
zione della morale cristiana, e della Chiesa ; non
aver questa il potere di legislare nè dritto alcuno ;
anzi non convenir neppure dare luogo alla Chiesa
nelle istituzioni civili . Per poter poi a norma di
coteste dottrine modellare a tutt'agio le leggi ed
educare i popoli . argomentansi con ogni sforzo pos-
sibile d' impadronirsi della cosa pubblica e di
sedere al timone degli Stati . E così la religione
cattolica comunemente viene a visiera calata ag-
gredita, o di soppiatto impegnata ; concessa a ogni
fatta di erronee e perverse dottrine piena balìa,
e la pubblica professione della fede cristiana da
molte pastoie sovente inceppata .
(1) Tit. III . I .
(2) Act. iv, 19, 20.
(3) Io . xviii, 37.
(4) Luc . xii, 49,
Della fede .
In questa rea condizione di cose ognun deve anzi
tratto rientrare in sè stesso, e aver sommamente a
cuore di serbare con ogni studio altamente radi-
cata nell' animo la fede ; cansando i pericoli, e
stando specialmente in armi contro le varie in-
sidie de' sofismi . A tutela di questa virtù ripu-
tiamo eziandio util cosa, e sommamente consen-
tanea ai tempi nostri, l' applicarsi con diligenza,
e secondo il potere e l' ingegno di ciascuno, allo
stadio della religione cristiana ; e imbevere il più
possibile la mente della scienza di quanto la reli-
gione abbraccia, ma che conoscere si può con la
ragione . E perché fa di mestieri che la fede non
solo vigorisca negli animi incorrotta, ma con as-
sidui incrementi cresca, si ha da reiterare di fre-
quente a Dio la supplichevole ed umile domanda
degli Apostoli : Adauge nobis fidem , (1) .
Dell'insegnamento della Chiesa .
Senonchè in quest'ordine di cose, che riguardano
la cristiana fede, avvi pur altri doveri, la cui
attenta e scrupolosa osservanza, se mai per l' in-
nanzi f'u duopo ognora alla salute, lo è soprattutto
ai tempi nostri . - È officio della Chiesa prendere,
in mezzo a tanto e così universal farneticare di
opinioni, le difese della verità e sradicare dagli
animi gli errori ; il che devesi in ogni tempo e
religiosamente da lei osservare ; poichè alla sua
tutela è affidato l'onore di Dio e la salvezza
umana . Però, quando stringe il bisogno, non pure
ai prelati incombe il dovere di tutelare l'incolu-
mità della fede, ma quilibet tenetur fidem suam
aliis propalare, vel ad instructionenn aliorum fide-
lium sive confirmationem, vel ad reprimendum infi-
delium insultationem (2) : « ciascuno è tenuto a pro-
pagare negli altri la sua fede, sia per istruire o
raffermare i fedeli, sia per reprimere la baldanza
degli infedeli » . Cedere al nemico, o non fiatare,
mentre da ogni banda levasi cotanto schiamazzo
per opprimere la verità, egli è proprio d'uom in-
fingardo e dappoco, ovvero che dubita della verità
de' principii che professa . L' una cosa e l' altra è
turpe, ingiuriosa a Dio, ripugnante alla salvezza,
vuoi dell'individuo, vuoi della società, e sol pro-
fittevole ai nemici della fede ; perchè la snervata
opera degli onesti rafforza l'audacia de' malvagi .
- E tanto più biasimevole torna la dappocaggine
de' cristiani, in quantochè sfolgorar via le calun-
niose imputazioni e gli errori puossi il più delle
volte con lieve sforzo ; con qualche maggior fatica,
sempre . Da ultimo niuno, assolutamente niuno, è
dispensato dall'avere e mostrare quella fortezza
cristiana, contro la quale non di rado fiaccansi
gli animi e i divisamenti degli avversarii . Oltrec-
chè il cristiano nacque per la lotta ; di cui quant'è
mag iore l' asprez a, tant' è più certa con l'aiuto
divino la vittoria : confid(:i3t)e,govcmund
« confidate, io ho vinto il mondo » dice Cristo . Ne'
qui ha luogo l'obbiezione di taluni che il tutore
e vindice della Chiesa, Gesù Cristo, non ha me-
stieri dell'umana cooperazione . Imperocchè non già
per manco di potenza, ma per grandezza di bontà
egli vuole che anche noi prestiamo la debole opera
nostra a fine d'impetrare e conseguire i frutti della
salute, ch'egli stesso ci ebbe partorita .
Di questo dovere il capo principale si è pro-
fessare a viso aperto e costantemente il Vangelo-
(r) Luc . xviii, 5 .
(2) S. Thom . 2-2 qu . III, art. II ad 2.
(3) Io . xvi, 33 .

1.8 Page 8

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e per quanto il permettono le forze di ciascuno,
propagarlo . Poichè, come più fiate e con tutta
verità fu detto, nulla nuoce tanto alla dottrina di
Cristo, quanto il non essere conosciuta . In fatti
ben compresa che sia, basta per sè stessa a dissi-
pare gli errori ; essendochè la stessa ragione dètta
il dovere di aderirle, se con animo semplice e
spregiudicato s'abbraccia . Ora la fede, in quanto
virtù, è dono grande della bontà e grazia divina
ma in quanto è determinazione delle cose da cre-
dere, essa ordinariamente non si conosce, che me-
diante la predicazione . Quomodo credent ei quem
non audierunt ? Quomodo autem audient sine prae-
dicante? . . . -Ergo fides ex auditu, auditus autem per
verbum Christi (1) : « Come crederanno in uno,
di cui non hanno sentito parlare? come poi ne
sentiraople,snzachiprd?Lafe
adunque dall'udito, l'udito poi per la parola di
Cristo » . E perchè la fede è necessaria alla sa-
lute, ne conseguita doversi assolutamente predi-
care la parola di Cristo . Ma il ministero di. pre-
dicare, ossia d'insegnare spetta per dritto divino
ai Maestri, che Spiritus Sanctus posuit Episcopos
regere .Ecclesiam Dei (2) « che lo Spirito Santo ha
costituito Vescovi per governar la Chiesa di Dio » ;
specialmente appartiene al Pontefice Romano,
Vicario di Gesù Cristo, preposto con suprema po-
testà alla Chiesa universale, e Maestro di quanto
si ha da credere e da predicare . - Nulladimeno
niun si avvisi che l'adoperarsi con qualche dili-
genza in questo ministero sia vietato ai privati,
specialmente se trattasi di coloro che furono da
Dio forniti d'ingegno, congiunto con vivo desiderio
di ben meritare dell' umanità ; i quali, sempre
che lo porti il bisogno, ben possono, non già dot-
toreggiare, ma porgere altrui le cose da essi ap-
prese, ripercotendo quale eco la voce dei Maestri ..
Che anzi l'opera de' privati parve ai Padri del
Concilio vaticano così opportuna e fruttuosa, che
stimarono ben fatto il richiederla . « Noi scongiu-
riamo, per le viscere di Gesù Cristo, tutti i fedeli,
massime i reggitori e maestri, e ordiniam loro,
in nome di Dio e del nostro divin Salvatore,
che mettano ogni opera e cura in cessare dalla
Santa Chiesa e tòrre di mezzo gli errori e nel
diffondere la luce della purissima fede (3) » . Del
resto ognuno si ricordi ch'egli può e deve disse-
minare con l' autorità dell' esempio la cattolica
fede, e con la costante professione predicarla . -
Tra i doveri pertanto che a Dio ci legano e alla
Chiesa, questo va principalmente annoverato, che
ognuno secondo sua possa, si studii ed argomentisi
di propugnare le verità cristiane, e di ribattere
gli errori .
Dell'unione dei Cattolici .
I quali doveri non così bene ed efficacemente,
quanto richiede la bisogna, verranno da essi for-
niti, se gli uni dagli altri divisi scenderanno nel-
l'arena . - Gesù Cristo già predisse dover l'opera
da sè instituita incorrere nella stessa avversione
ed odio degli uomini, che egli ebbe pel primo a
sostenere ; cotalchè a molti sarebbe di fatto tolto
il conseguire la salute, che egli aveva arrecata al
mondo . Però non volle solamente allevar seguaci
della sua dottrina, ma riunirli eziandio con so-
cievol vincolo e acconciamente organizzarli in un
sol corpo, quod est Ecclesia (4), di cui egli stesso
fosse il capo . Penetra pertanto la vita di Gesù
(1) Rom. X, 14, 17.
2) Act. xx, 23.
(3) Const. Dei Filius sub fin.
(4 Colos . 1, 24.
Cristo in tutta la compagine di cotesto corpo,
nutre e sostenta i singoli membri, e tienli conglu-
tinati insieme e all'istesso fine cospiranti, avve-
gnachè non sia uno stesso l'operare degli indi-
vidui (1) . Per la qual cosa non solo la Chiesa è
società perfetta e di gran lunga più nobile d'ogni
altra, ma venne anche naturata così dal suo Au-
tore, che debba per la salute del genere umano
combattere, ut castrorum acies ordinata (2), « a
guisa d'oste schierata in campo . » Cotesto orga-
namento e cotesta forma della società cristiana
non può essere di modo alcuno mutata ; nè è le-
cito a veruno di operare a sua voglia o di seguire
nel combattere quella tattica che meglio gli garba :
peroechè dissipa e non raccoglie, chi non raccoglie
con Gesù e con la Chiesa ; e veramente pugnano
contro Dio quei che con lui e con la Chiesa non
guerreggiano (3) .
Ora per questa unione di animi e conformità di
azione, ai nemici del cattolicisnlo non senza ra-
gion formidabile, anzitutto fa mestieri l' unifor-
mità de' sentimenti, a cui veggiamo Paolo Apo-
stolo con grande ardore e singolar gravità di parole
esortare i Corinti Obsecro autem vos, fratres, per
nomen Domini nostri leso Cliristi, ut idipsum di-
catis omnes et non sint in vobis schismata : sitis
autori perfeeti in eodem sensu et in cade ai sen-
tentia (4) : « vi scongiuro, o fratelli, pel nome del
Signor nostro Gesù Cristo, che diciate tutti lo
stesso e non siano scisme tra voi ; ma siate per-
fetti in uno stesso sentire e in un medesimo
pensare . » - Del quale precetto vedesi ben
chiara la sapienza . Dappoichè il pensiero è il
principio dell'azione ; cotalchè né le volontà esser
possono concordi, nè simili le operazioni, se di-
versi saranno i pareri . Di quo' che seguitano la
scorta della sola ragione mal sarà, se pur sarà,
uniforme la dottrina ; dacchè assai malagevole è
il sentiero della scienza, essendo la mente di sua
natura inferma, dalla varietà delle opinioni di-
stratta e dalla fantasia non di rado illusa ; oltre
alle passioni, clio troppo di frequente attutiscono
o scemano al certo la facoltà di scorgere il vero .
Per questa cagione nel governo degli Stati si fa
spesso opera di cercar nella forza quell' unione, che
non si ha nelle menti . - Ben altrimenti i cri-
stiani : essi apprendono dalla Chiesa quanto è
d' uopo credere ; e sanno con certezza di attin-
gere, mercè la sua autorità e la sua guida, il vero .
Laonde, siccome una è la Chiesa, perchè uno è
Gesù Cristo, così una è, ed esser deve in tutto
il mondo la dottrina de' cristiani . Unus Dominus,
una fides (5) ; « un Signore e una fede . » Habcntes
autem eumdem spirituln fidei (6) ; « tutti avendo
lo stesso spirito di fede . . . » posseggono un salu-
tare principio, donde spontaneamente deriva in
tutti un medesimo volere e un istesso modo di
agire .
Obbedienza alla Chiesa .
Ma conviene, come Paolo Apostolo comanda,
che questa unanimità sia perfetta . - E poichè la
fede cristiana non si appoggia all'autorità dell'u-
(1o Siete enim in uno corpore multa membra habemus ; omnia aotem
membra non eumdem actum habent ; ita multi unum corpus sumus in
Christo, singoli autem alter alterino membra (Rout . xii, 4, 5). Lupe-
rocchò siccome in un sol corpo abbinino molto membra, e non tinto
le membra hanno I'istessa azione : così siamo molti un sol corpo in
Cristo, e a uno a uno membra gli uni degli altri.
(2) Cantic . vi, 9.
(3o Qui non est mecum, contra me est ; et qui non colligit meeum
dispergit (Luca xi, 23o . Chi non è rocco, è contro di me. Chi meca
non raccoglie, disperde.
(4) Corinth . 1, 10.
(5o E ihes . iv, 5 .
(6) 11. Cor. tv, 13.

1.9 Page 9

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mano, ma della divina ragione ; essendochè quanto
Dio rivelò « riputiam vero, non per l' intrinseca
verità delle cose col lume naturale della ragione
conosciuta, ma per l'autorità dell'istesso Dio rive-
lante, il quale non può ingannarsi nè ingannare » (1),
ne conseguita essere necessario un pieno ed eguale
assenso a tutte le singole verità, che sappiamo
essere da Dio rivelate ; chè il negarlo ad una,
varrebbe quasi altrettanto che ripudiarle tutte .
Onde divelgono l' istesso fondamento della fede
que' che negano avere Iddio parlato agli uomini,
o mettono in forse l' infinita veracità e sapienza
sua. - Lo stabilire poi quali sieno le dottrine
rivelate è ufficio proprio della Chiesa insegnante,
a cui Dio commise la custodia e l'interpretazione
della sua parola ; e il sommo maestro nella Chiesa
è il Pontefice romano . Quindi, siccome l'unione
degli animi esige una perfetta concordia in una
stessa fede, così pure domanda che le volontà
sieno soggette e ubbidienti alla Chiesa e al ro-
mano Pontefice, non altrimenti che a Dio . La
quale ubbidienza ha da essere perfetta ; perchè è
di fede ed ha con là fede di comune l'essere indi-
visibile : anzi se non sarà perfetta ed assoluta, sarà
più veramente ubbidienza di nome che di fatto .
A cotesta perfezione di ubbidienza viene dalla
cristiana consuetudine attribuito tanto valore, che
essa fu sempre avuta ed bassi tuttora per tessera
da riconoscere i cattolici . Il che fu mirabilmente
spiegato da s . Tommaso d'Aquino con le seguenti
parole : « Formale . . . obiectum fidei est veritas
prima secundum quod manifestatur in Scripturis
sacris, et dottrina Ecclesiae, quae procedit ex
veritate prima . Unde quícumque non inhaeret,
sicut infallibili et divinati regulae, doctrinae
Ecclesiae, quae procedit ex ventate prima in
Scripturis sacris manifestata, ille non habet ha-
bitum fidei : sed ea, quae sunt fidei, allo modo
tenet quam per fidem . . . Manifestum est autem,
quod illo, qui inhaeret doctrinis Ecclesiae tam-
quam infallibili regulae, omnibus assentit, quae
» Ecclesia docet : alioquin si de his, quae Ecclesia
docet, quae volt tenet, et quae non vult non
tenet, non iam inhaeret Ecclesiae doctrinae sicut
. (2) infalbregu,sdporiaevlunt
» Una fides debet esse totius Ecclesiae, secundum
illud (I. Corinth . 2) : Idipsum dicatis omnes et
non sint in vobis schismata ; quod servari non
posset nisi quaestio fidei esorta determinetur
per eum, qui toti Ecclesiae praeest, ut sic eius
sententia a tota Ecclesia firmiter teneatur . Et
ideo ad solam auctoritatem Summi Pontificis
pertinet nova editio Symboli, sicut et omnia
ali,queprtinadtomEclesiam» (.3)
- « Il formale oggetto della fede è la prima ve-
rità, in quanto nelle sacre Scritture ci si rivela e
nella dottrina della Chiesa, che dalla prima verità
procede . Ondechè, chiunque non aderisce, come a
divina e infallibil regola, alla dottrina della Chiesa,
che procede dalla verità prima nelle sacre carte
rivelata, egli non ha l'abito della fede, ma pos-
siede le verità della fede d'altro modo che non è
per fede . . . t poi manifesto che chi aderisce alla
dottrina della Chiesa, come a regola infallibile,
consente a tutto ciò che la Chiesa insegna ; d'altra
guisa, se degli insegnamenti di lei egli ritenesse
sol quanto gli garba, e rigettasse quanto gli di-
sgrada, ei non seguirebbe, corree norma infallibile,
la dottrina della Chiesa, sì bene la propria volontà .
Una dev'essere la fede di tutta la Chiesa, secondo
(1) Conc . Vat . Const . Dei Filius, cap . III .
(2 Sum . Theol . 2. 2. qu . V, art. III .
(3) ib . qu. I, art . X.
il detto dell'Apostolo ai Corinti (I Corinth . I, 10)
Vi scongiuro, o fratelli, che tutti diciate lo stesso e-
non siero scisme tra voi : la quale unità non po-
trebbesi conservare, ove ogni questione sorta in-
torno alla fede non venisse decisa da chi presiede
alla Chiesa universale ; acciocchè questa con fer-
mezza ne ritenga la definitiva sentenza . Quindi
alla sola autorità del Sommo Pontefice appartiene
l'approvare una nuova edizione del simbolo, tomo
ogni altra cosa che riguardi tutta la Chiesa . »
Sottomissione ai Vescovi ed al Papa .
Nel determinare i limiti dell'ubbidienza niun
si dia a credere doversi ubbidire all'autorità dei
sacri Pastori ; massime del romano Pontefice, sol-
tanto in ciò che spetta al domma, il cui pertinace
ripudio non può sceverarsi dal peccato di eresia .
Che anzi, neppur basta l'accettare con sincero e
fermo assenso quelle dottrine, le quali, avvegnachè
non definite da un solenne giudizio della Chiesa,
tuttavolta vengono dall'ordinario e universal ma-
gistero della medesima proposte alla credenza dei
fedeli come divinamente rivelate ; ed hannosi a
credere, secondo il decreto del Concilio Vaticano,
con fede cattolica e divina . Ma questo ancora
dev'esranovtider'cstian,
che si lascino reggere e governare dalla potestà
e direzione dei Vescovi- e sopratutto dall'Aposto-
lica Sede . Il che quanto sia ragionevole, si fa ad
ognun chiaro ed aperto . Poiché parte delle cose
contenute nella rivelazione si riferiscono a Dio,
e parte all'istesso uomo e alle cose necessarie alla
sua felicità sempiterna . Or questo doppio ordine
di cose, cioè quanto si ha da credere e quanto si
ha da operare, viene, come dicemmo, dalla Chiesa
e in essa dal Sommo Pontefice, per dritto divino
decretato . Il perchè il Pontefice in virtù della
sua autorità deve poter giudicare quali sieno le
cose contenute nella parola di Dio, quali dottrine
con essa consuonino, e quali no : e all'istesso modo
additare ciò che è onesto o turpe, e quello che si
ha a fare o fuggire per ottenere la salute eterna :
altrimenti egli non sarebbe per l' uomo nè certo
interprete della divina parola, nè duce al vivere
sicuro .
La Chiesa è una società autonoma, indipendente
dalla società civile.
Oltrechè addentrandoci più profondamente nella
natura della Chiesa, veggiamo che questa non è
una fortuita unione e comunanza di cristiani, ma
una società con eccellente organamento da Dio
costituita, il cui fine diretto e prossimo si è la
pace e la santificazione delle anime : e perchè
essa sola tiene da Dio i mezzi a tal uopo neces-
sarii, ha sue leggi o suoi doveri ben determinati
e certi, e segue nel governo dei popoli cristiani
un metodo e una via consentanea alla sua natura .
- Però l'andamento di questo governo lotta con
molte difficoltà e frequenti contraddizioni . Poichè
la Chiesa regge popoli disseminati per tutta la
terra, di schiatta differenti e di costumi ; ciascun
de' quali vivendo nel suo paese secondo le patrio
leggi, ha il dovere di sottostare a un tempo alla
civile e alla ecclesiastica potestà . Or questi due
doveri sono, come dicemmo, nelle stesse persone
congiunti, ma non pugnanti tra di loro, nè con-
fusi ; perchè l' uno riguarda la prosperità dello -
Stato, l'altro il ben comune della Chiesa, ed en-
trambi sono di lor natura ordinati al perfeziona-
mento di tutto l'uomo .

1.10 Page 10

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Posta cotesta limitazione di dritti e di doveri,
si fa manifesto essere i reggitrici degli Stati nel-
l'amministrare la cosa pubblica liberi e indipen-
denti ; nel che la Chiesa lungi dall'essere loro
avversa, è ottima coadiutrice, come quella che,
inculcando soprattutto l' osservanza della pietà
religiosa, che è giustizia verso Dio, per questo
medesimo promuove la giustizia verso il Principe .
Ma con ordinamento di gran lunga più nobile il
governo della Chiesa mira a reggere gli animi
umani, tutelando regnum Dei et iustitiam eius (1),
al quale officio ell'è tutta intesa . Dubitar poi non
si può, salva la fede, che sia alla sola Chiesa as-
segnato cotesto governo delle anime, di guisa che
niun luogo rimanga in esso al politico potere
essendochè non a Cesare, ma a Pietro Gesù Cristo
affidò le chiavi del regno dei cieli . - Con siffatta
dottrina politico-religiosa connettonsi alcune cose
di non lieve momento, che non vogliamo qui pas-
sare in silenzio.
(Continua)
CONFERENZE
in onore di San Francesco di Sales
GENOVA .
I buoni Genovesi, tanto affezionati a Don
Bosco e all' Opera Salesiana, l' antivigilia
della festa del nostro Patrono s . Francesco
di Sales numerosi si radunavano nel lor
magnifico tempio di S . Siro per la solenne
funzione annuale . S' era annunziato che a-
vrebbe tenuta la conferenza il sig . D . Rua,
successore dell'incomparabil nostro D . Bosco .
Di quei giorni Don Rua trovavasi a Roma
in attesa di un'udienza privata dal S . Padre
Leone XIII, per parlargli delle cose riguar-
danti la nostra Pia Società e le Missioni Sa-
lesiane e chiedergli una benedizione per sè,
per i suoi figli Salesiani, per i nostri bene-
meriti Cooperatori e Cooperatrici e per i gio-
vanetti alle nostre cure affidati . Là sappiamo
che ha tenuta conferenza ai Cooperatori ro-
mani . Prevedendo allora di potersi recare
ritornando nel nostro Ospizio di San Pier
d'Arena per il 27 gennaio scorso, mostrò de-
siderio di tener anche quivi la conferenza
ai Cooperatori di Genova, i quali in folla
accorsero per udirne la soave parola .
« Pronunziò, come s'esprime l'egregio Eco
d'Italia, un bellissimo e commovente di-
scorso, nel quale con amor di padre e con
carità di fratello raccomandò la benemerita
Opera Salesiana, vera provvidenza del no-
stro secolo, per la gioventù abbandonata .
» Assisteva S . E . R .ma Monsignor Vescovo
d'Ascoli, che predicava in quella chiesa
per la novena solenne di san Francesco di
Sales .
» Si distinsero , come sempre, i giovani e
la Direzione dell'Ospizio Salesiano di San
Pier d'Arena nel bellissimo mottetto e Tan-
tum ergo in musica .
(1) Math. vi, 33.
» La questua, fattasi in favore dell'Ospizio
medesimo di San Vincenzo de' Paoli, che
trovasi in gravi strettezze, fruttò la bella
somma di L . 1342,40 . »
TORINO .
Continuando l'uso introdotto dal venerato
Don Bosco, dopo la fondazione della chiesa
di S . Giovanni Evangelista, di tenere quivi
la conferenza prescritta in quest' epoca ai
zelanti Cooperatori di Torino , e interrotto
l' anno scorso per la congiuntura della par-
tenza di Mons . Cagliero, Don Rua ci aveva
colà invitati per il sabbato 1° febbraio .
» Verso le 3 pomer . la navata di mezzo di
quella maestosa chiesa era già ripiena . In
seguito alla lettura di un tratto della vita
di s . Francesco di Sales ed il canto di un
mottetto, eseguito dai giovani dell' Oratorio,
compariva sul pulpito la scarna e veneranda
figura di D . Rua .
» Dopo aver protestato di voler imitare Don
Bosco nella semplicità del dire, come l'avea
imitato nell' invitarci in detta chiesa per la
conferenza in onor di s . Francesco di Sales,
ci diede una lieta notizia . Che egli era stato
a Roma e che il S . Padre Leone XIII l' a-
veva incaricato d'impartire a tutti i Coope-
ratori Salesiani l'Apostolica Benedizione, cui
allora di tutto cuore implorò su di noi e sulle
nostre famiglie . Passò quindi a parlare delle
Opere dei Salesiani .
» Accennò anzitutto all'aumento degli Ora-
tori festivi ed al bene che in essi si fa alla
povera gioventù . Tanti e tanti giovanetti del
popolo che nel mondo, nelle officine , nelle
scuole, nelle famiglie non vedono, non sentono
che scandali, bestemmie, maldicenze contro
la nostra santa Religione, contro la morale
cristiana, negli Oratori festivi trovano un'àn-
cora di salute . Mentre s'intrattengono in
onesti divertimenti, quivi respirano un' aria
tutta pura, tutta santa : imparano a pregare,
a lodare, a ringraziare il Signore, odono la
soave parola di Dio, apprendono quali sono
i doveri del cristiano, del cìttadino, s'adde-
strano, in una parola, a menare vita onesta
in società . E quanto grandi siano i vantaggi
che ne ritraggono ben lo conoscono quei
molti che li frequentano , i quali sospirano
la domenica per accorrervi ìn frotte a pas-
sare bene almeno una giornata la settimana,
come ebbero ad affermare non pochi di essi .
» Non di minor importanza sono gli Ospizi,
i Collegi salesiani . In essi si raccolgono per
lo più giovani poveri, abbandonati, giovani
che lasciati liberi diverrebbero il flagello
della società e finirebbero per popolare le
carceri. Per l' opposto raccolti negli ospizi
di Don Bosco , sotto le amorevoli cure dei
Salesiani, mentre s'educano col santo timor
di Dio, apprendono un' arte, un mestiere, o
se atti agli studi , a questi si applicano in
modo da rendersi utili a sè , alla famiglia,

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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alla società . E Don Rua aveva il piacere di
significarci come, dopo un po' di sosta, que-
st'anno scorso si è incominciato di nuovo ad
ingrandire i già esistenti, per le tante do-
mandechglisfano,edctarnei
nuovi in parecchie località, come a Terra-
cina in Italia, a Mendrisio in Isvizzera, a
RosignlFrac,senzplardgi
altri aperti dalle Suore di Maria Ausiliatrice
per il sesso femminile .
» Venendo poi a dire dei progressi che hanno
fatolemisn,paòrsegnluov
Case o Residenze di Pringles, di Roca e di
Chos-Malal o Malbarco, stabìlitesi in que-
sti anno sul Rio Negro - le due di Montevi-
deo e Canelones nell' Uruguay ; le grandi
proporzioni che presero quelle del Chilì e di
Quito . A questo proposito manifestò come gli
Equatoriani entusiasmati per quanto fanno
i Salesiani a Quito, hanno già fatte pratiche
presso la Santa Sede per affidare loro un
Vicariato Apostolico con Vescovo nella loro
Repubblica, e che sta ai Salesiani l' accet-
tarlo . Sarebbe questo il secondo Vescovo Sa-
lesiano!
» È pure un incremento per le missioni l'ul-
tima spedizione fattasi per volontà del Santo
Padre Leone XIII nella Colombia . Di questa
sacra spedizione già si lamenta una vittima .
Un bravo missionario partiva da S . Nazaire
coi compagni, benchè si sentisse un princi-
pio d' infl uenza . Era robusto e coraggioso e
non temeva . Ma per telegramma si è rice-
vuto la dolorosa notizia, che al primo porto
americano, nella, Venezuela, egli ha dovuto
scendere dal bastimento ed è spirato nel ba-
cio del Signore, tra le braccia di colui che
guidava la missione.
» Assai difficoltà per altro incontra il mis-
sionario nella Terra del Fuoco . Là ha da
trattare colla indigenza non solo, ma colla
barbarie ancora : gente rozza, bestiale . di
cuor duro, insensibile a' sacrifizi del povero
missionario, anzi ingrata ai benefizî che ne
riceve . L'impresa è di cangiare i cuori colla
pazienza : cosa facile nei giovanetti, ma ar-
dua e quasi impossibile negli adulti . E però
ivi si è sempre soggetti a mille pericoli . Non
ha guari i selvaggi dell'isola Dawson, pe'
quali già tanto avevano faticato i Missionarii,
hanno fatta una insurrezione, ed a stento il
sacerdote ed il catechista che vi risiedevano,
hanno potuto sottrarsi vivi alle loro furie,
ricevendone gravi ferite e spargendo molto
sangue : sangue, sperasi, fecondo di grandi
frutti .
» Il signor D . Rua prendeva occasione per
ringraziare di tutto cuore i Cooperatori e le
Cooperatrici della loro cooperazione data
anche in quest'anno scorso ; e li pregava a
volergli continuare il loro valido aiuto, per-
ché le opere che rimangono a compiersi sono
ancora molteplici e grandiose . Oltre quelle
già da lui accennate nel Bollettino di gen-
naio, altre molte ve ne sarebbero . Immagi-
natevi : in un sol giorno gli si fecero cinque
domande di aprire nuove case . Egli non
diede ancor parola, ma ne vede la necessità
e vorrebbe quanto prima porvi mano . Tanto
più che parecchi de' richiedenti si rivolgono
al Sommo Pontefice, e quando il Vicario di
Cristo parla, bisogna che i Salesiani rispon-
dano coll'opera .
» Donde proviene la necessità di personale
e di mezzi materiali. E D . Rua faceva un
caldo appello alla carità de' Cooperatori, per-
chè volessero pregare il Padron della messe
che mandi operai nella messe sua, e perchè
volesse ciascuno porgere il suo contributo
per la salute di molti poveri giovanetti e per
l'estensione del regno di Gesù Cristo sopra
la terra .
» Nè alcuno qui dica che i Salesiani si ac-
cingono a troppe e troppo grandi imprese ;
non si obbietti che le campagne sono andate
male e che non si è potuto trarne quegli
abbondanti raccolti degli altri anni ; che le
banche hanno chiusi gli sportelli ed i cap i-
tali rimangono morti senza fruttar alcuni red-
dito ; che a tutto ciò s'aggiungono le ma-
lattie, l'influenza, per cui bisogna spendere
quei pochi quattrini che si hanno . Chi ha
sentito parlare D . Rua dirà : Più le annate
vanno male e più si fa sentire il bisogno di
aprire nuovi ospizi, onde soccorrere alla mi-
seria ; risparmiamo adunque e facciamo tutto
il possibile per diminuire tanta indigenza .
» Sentite. Un giorno, nel breve spazio di due
ore circa, D . Rua ebbe ad assistere a quattro
scene dolorosissime . Eran le 9 del mattino .
Non appena ebbe finito di celebrare la santa
Messa, gli si presenta nella sagrestia di Maria
Ausiliatrice una povera donna, all'aspetto
molto afflitta, con a lato quattro ragazzini
smunti e cenciosi, de' quali il maggiore avrà
avuto dieci anni . Inginocchiatasi a' suoi piedi,
coll'angoscia nel cuore, gli manifesta come
il fatal morbo dell'influenza l'ha resa vedova
e misera, e quei putti orfani di padre, e che
ella è nell'impossibilità di mantenerli . Quindi
colle lagrime agli occhi lo supplica a voler-
gliene ricoverare almeno qualcuno ne' suoi
ospizi . - Poco stante, ritiratosi nella sua
camera, ecco venirgli un uomo in sui tren-
tacinque anni a pregarlo della stessa cosa .
Gli è morto il fratello ed ha lasciata nella
miseria la moglie con due figli . Benché, egli ab-
bia numerosa figliuolauza, a costo di qualunque
sacrifizio, è pronto a raccogliere in sua fa-
miglia la vedova cognata con un bambino ;
ma ei non si sente forze bastevoli per pren-
dersi anche il nipotino maggiore . Prega per-
tanto D . Rua a volerlo egli accettare nelle
Case Salesiane . - Non ha per anco costui di-
scese le scale, che ne arrìva un terzo . È un
giovanotto in sui ventidue anni, rimasto or-
fano con un fratello di quattordici. Viene a
raccomandarsi a D . Rua, perchè voglia col-
locare in un suo laboratorio il povero fra-
tello che ancor non sa alcun mestiere . -

2.2 Page 12

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Partito costui, ne giunge un quarto . È un
giovane di diciott'anni, sparuto della per-
sona e sofferente per mancanza di cibo . Ei
si rivolge a D . Rua per aver pane e lavoro .
- E D . Rua che farà? Li rimanderà tutti
senza consolarli? Il suo cuore non può reg-
gere a tante sventure . Sa che la divina
Provvidenza, benchè qualche volta si sia
fatta sospirare, pure nelle estreme necessità
non gli è mai venuta meno . E però ingran-
disco gli ospizi esistenti, altri ne innalza, e
stende la mano ai Cooperatori ed allo Coo-
peratrici Salesiane e chiede pietà . Chiede
pietà poi poverelli e dice : - Miei buoni
Cooperatori, parecchie migliaia di poveri gio-
vani chiedono a voi l'elemosina per mezzo
nostro. Essi son orfani, son miseri, deh ! soc-
correteli . L'elemosina vi otterrà il perdono
de' peccati, prospererà i vostri affari tempo-
rali e vi assicurerà un posto glorioso nella
beata eternità . »
U. C.
NB . Avremmo voluto porre qui di seguito le rela-
zioni pervenuteci da varie città e paesi di conferenze
fattesi in onor del santo nostro Patrono : ma la neces-
sità di lasciar posto ad altra materia non meno impor-
tante non ce l'ha permesso . Assicuriamo però quei
zelanti Decurioni, che ce ne hanno data contezza, che
non li dimenticheremo nei numeri seguenti ; la ri-
conoscenza verso di loro ce ne fa un dovere .
NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARII .
Dall' Uruguay .
La Paz, 16 Agosto 1889 .
AMATISSIMO SIG . D . RUA,
Le scrivo per renderla consapevole del bene
grande che Iddio opera in questo paese per
mezzo de' suoi figli .
Anzitutto premetterò come doppiamente
a torto si sia dato il nome di La Paz a questo
paese e di Las Piedras all'altro poco distante,
ove risiedono i nostri Confratelli . Las Piedras
vuol dire paese delle pietre ; ma la cava di
pietre, più rinomata di questa Repubblìca
si trova a La Paz, dove presentemente lavo-
rano più di 500 scalpellini, quasi tutti ita-
liani . S'immagini : vi sono mucchi di pietre
in ogni parte, per le vie, nelle piazze, e per-
sino ne' cortili delle case . Più di una volta
avvenne che, forastieri diretti a Las Piedras,
giunti a questa stazione, ingannati all'aspetto
di tante pietre, discesero credendosi alla lor
destinazione . Questo accadde, non molti anni
prima che i Salesiani si stabilissero a La Paz,
a due Padri Cappuccini di Montevideo, nostri
carissimi amici . Andavano essi a trovare i
nostri confratelli di Las Piedras ; giunti alla
stazione di La Paz, vedendo tante pietre,
chiesero se fossero a Las Piedras, e o per
malizia o per ignoranza, ebbero in risposta
un sì . Discesero e cercarono del Collegio Sa-
lesiano, ma questo a La Paz non c'era ancora,
sibbene era a Las Piedras . Conobbero l'er-
rore o l'inganno, come si vuole ; e tuttochè
fossero sessagenarii ambidue e battesse più
che mai il sol d'estate, essendo il treno già
partito, dovettero appigliarsi ai cavalli del
loro beato San Francesco e tirare avanti an-
cora due miglia per giungere alla lor meta .
Quali risate si fecero allora, e ancora adesso
quando i due buoni Padri s'incontrano con
un Salesiano, cui ricordano con piacere la
strana avventura
La Paz poi vorrebbe dire paese della pace .
Ma contraddizione! Mentre il paese più tran-
quillo, più cristiano di questa Repubblica è
sempre stato ed è tuttora Las Piedras, il ri-
cettacolo di tutte le malvagità, di tutti i vizi
era La Paz . Qui più che altrove aveva da
fare la polizia : ogni momento risse, feriti,
morti ; e fortunata essa se sapeva far valere
la propria autorità nelle contese! Le dome-
niche ed i giorni festivi non erano per niente
osservati ; il Sacerdote, che per obbligo, stava
alla cura di quella Chiesa, dipendente dalla
Parrocchia di Las Piedras, era mal veduto
ed oltraggiato : ebbe a soffrire estrema mi-
seria, villanie d'ogni sorta e persino batti-
ture : una mano sacrilega ebbe l'ardire d'al-
zarsi e dargli uno schiaffo! La porzione pre-
diletta al Cuore di Gesù, le speranze della
società, i fanciulli stessi insultavano al santo
ministro di Dio, nè c'era verso di poterne
indurre alcuno pur con denaro a fargli da
serviente nella celebrazione della santa Messa .
Non è a meravigliare di ciò ove si consideri
quale fosse l'elemento componente la popo-
lazione di questo paese, tutta gente data al
bel tempo, che quanto guadagnava, altret-
tanto sprecava in gozzoviglie ne' giorni sacri
al Signore, gente addetta la maggior parte
alle società segrete, che qui però di segreto
non portavano che il nóme, poichè il campo
era quasi tutto loro . I protestanti vi tene-
vano pure il loro posto d: 'onore vi erano
due scuole, una comunale libera e quindi in
mano ai primi, l'altra era esclusivamente di
questi ultimi . Di buono non vi era che qualche
rara famiglia cattolica . Il buon prete, vedendo
dall'una parte di non poter far niente di bene
e dall' altra forzato, dovette abbandonare
questo paese, che meglio si sarebbe potuto
chiamare della guerra .
Intorno a quel tempo il Vescovo affidava
alla cura dei Salesiani la Parrocchia di Las
Piedras, e per conseguenza anche la Chiesa
della Pace, come dipendente da quella . Da
principio veniva qua alla domenica un prete
Salesiano per celebrarvi la santa Messa e
fare un po' di dottrina . Ma oh! quanta dif-
ficoltà per attirare questa gente alla Chiesa .
Si suonava la campana, ed essi scappavano
come il diavolo dall'acqua santa . Al tempo
della Messa la Chiesa era quasi sempre vuota,
alla dottrina peggio che peggio . Pareva non
ci fosse più alcun mezzo per sollevare questo

2.3 Page 13

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popolo dall'abbrutimento in cui giaceva e
dal 'indif erentismo, anzi dai pregiudizi contro
la nostra santa Religione. Nondimeno Iddio
la pensava e disponeva diversamente : gli
furono graditi, io credo, i sacrifizî di colui,
omeglidcroheivnagori
di festa e provvedeva al bene di questa po-
polazione .
Essendoci scarsezza di preti, il destinato
per questa missione non poteva essere sem-
pre il medesimo : ora se ne mandava uno da
Las Piedras, ed ora un altro da Villa Colon .
Però venisse dall'una o dall'altra residenza,
era sempre uno stato occupatissimo lungo
la settimana e nell'assistenza e nella scuola
en.iCodmuvqrlsacmintero
già affaticato, la domenica di buon mattino
trovavasi disposto ad insellare un cavallo e
partire, facesse bel tempo o piovesse a ca-
tinelle . Qui giunto, ponevasi a dìsposizione
di qualche buona persona che voleva con-
fessarsi, poi celebrava una Messa, e più tardi
una seconda e predicava in tutte e due . In-
tanto si faceva mezzogiorno, ed il povero
missionario doveva pensare a prepararsi il
desinare . Il più delle volte prendeva qualche
cosa così asciutta, e poi di nuovo all'opera .
Chiamava per la dottrina : quantunque per
le prime domeniche i fanciulli fossero ritrosi,
ebnpochiares,pucolazien
giobetica e con la dolcezza del nostro Pa-
trono S. Francesco di Sales, diminuì quella
ripugnanza che si aveva nell'accostarsi al
prete, ed il numero poco per volta andava
aumentando . Il Catechismo lo faceva ai fan-
ciulli ed alle fanciulle in sezioni separate ;
poscia insegnava loro a cantare alcune lodi
sacre e specialmente quelle richieste per la
Benedizione col Santissimo ; e così li intrat-
teneva più che poteva, ritraendoli dalle strade
edalpiz,ovenmparocheil
male . Quindi era finita la sua giornata
montava di nuovo a cavallo, e via se ne ri-
tornava al Collegio .
In questo modo si andò avanti per cinque
anni circa. Chi più sovente aveva la fortuna
di sostenere questa fatica. era Don Boido,
come quegli che era di grande animo e di
una salute robustissima . Il paese in questo
frattempo cominciava a cambiare di aspetto .
Ma la morale influenza, di un sol sacerdote
una volta per settimana era ben poca cosa :
ciò che insegnava nei giorni festivi ai ragazzi
era perduto durante la settimana, specialmente
nelle scuole, dove non s'insegnava niente di
bene, quando non s'insegnava il male .
Allora il nostro Rev .m° Ispettore D . La-
sagna pensò di lasciare stabile a La Paz
Don Boido, il quale in breve tempo aprì una
scuola, fece abbellire la Chiesa e la fornì di
tutto il necessario . Il recinto annesso a questa,
che prima era tutto ingombro di ruderi e co-
perto di male erbe, ora è divenuto un bel
cortile piano e senza un fil d'erba per la
moelntiaudgovnichefrqu
scuole e l'Oratorio festivo . Il paese cangiò
veramente d'aspetto . Mentre prima pareva
chiamarsi La Paz per ironia, ora parmi che
tal nome gli convenga più che ad ogni altro .
Non più risse, non più sangue come prima .
Tutti gli scalpellini che lavorano alla cava
vivono in santa armonia : alla festa nume-
rosi vengono ad assistere la santa Messa, e
la Chiesa è quasi sempre piena anche per
la Benedizione che si dà alla sera . V'è an-
cora qualcuno che lavora in giorno di festa,
ma speriamo che anch'egli cesserà vinto dal
buon esempio di tutti gli
Non è a credere però come taluno si pen-
serebbe, che in questo paese, dominato ora
dalla nostra santa Religione, non vi regni
l'allegria. Tutt'altro! Alla sera delle feste,
per non istare oziosi, questi bravi Italiani
formano delle brigate e si mettono a can-
tare allegramente canzoni popolari . Che belle
voci robuste ed intonate! Talvolta si fanno
accompagnare da qualche strumento, ed in
mancanza del tamburo bene spesso si sente
il sordo e rauco suono di un cassone o l'a-
cuto e stridente della latta . Ed in queste
radunanze neppur un inconveniente : quando
sono stanchi si danno la buona notte e si
ritirano alle proprio case . Pare proprio di
trovarci in uno di quei paesi d'Italia, ove
si vive ancora alla patriarcale .
Un certo numero di questi nostri conna-
zionali alla sera, dopo il lavoro, vengono da
noi per imparare a leggere, scrivere e far di
conto ; e noi approfittiamo dell'occasione per
ricordar doro le verità della fede che già ap-
presero in Italia e che qui dimenticherebbero,
come pur troppo avviene a tanti altri meno
fortunati di loro .
Le maestre protestanti, per lo scarso nu-
mero di giovanette che da loro ancora an-
davano, dovettero partirsi dal paese ; ed al
loro posto, proprio nella stessa casa, ven-
nero a stanziarsi le Suore di Maria Ausi-
liatrice in sul principio di questo anno . Inau-
gurarono il loro Collegio con una commo-
ventissima funzione : prepararono un bel nu-
mero di fanciulle per la prima Comunione .
Al vedere questi angeli bianco-vestiti, coro-
nati di fiori, con una candela accesa in mano,
accostarsi alla Sacra Mensa, ed altre intanto
far risuonare l'aria delle loro argentee voci,
questi abitanti ne rimasero sommamente com-
mossi, e si ebbero subito grande stima per
queste figlie di Maria . Simile funzione si ri-
petè in quest'anno più altre volte, e sempre
produce buon effetto : anche gli adulti in
queste circostanze si accostano numerosi ai
SS . Sacramenti .
Tutto questo bene a chi si dovrà attribuire?
Ah ! senza dubbio alla bontà di Dio ed alle
fervide orazioni degli innocenti fanciulli e
fanciulle di questi due Collegi ; le preghiere
incessanti poi loro genitori hanno fatto vio-
lenza al Cuore di Gesù, ed Egli ha bene--
detta l'opera dei Missionarii Salesiani .

2.4 Page 14

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Armatissimo Padre, scusi alla mia lun-
gaggine . Queste notizie, credo, la console-
ranno . Intanto benedica i Salesiani e le Suore
della Paz, e preghi per il suo .
Af.mo figlio in G. e M.
Sac . PAOLO MAZZONI .
Dall'Equatore.
I nostri confratelli dell'illustre Repubblica
dell'Equatore, pieni di gratitudine per la
squisita benevolenza che incontrano nella
nazione privilegiata del Sacro Cuore di Gesù,
ci hanno trasmesso un numero del Dardo ,
diario quitese, contenente la relazione di una
straordinaria manifestazione di pubblico e
solenne omaggio, celebrata a Quito in onore
di D . Bosco, il 4 agosto scorso . Eccone la
relazione del giornale
« Il 4 agosto ebbe luogo l'accademia let-
terario-musicale che i Salesiani celebrarono
in onor del santo ed illustre lor Fondatore
D . Bosco . Si doveva cominciare alle ore
12 antim ., ma alle 11 numerosissima ed eletta
adunanza riempiva già il vasto salone ed
esaminava piena di meraviglia i lavori ese-
guiti dagli alunni . . .
» Diede principio all'accademia il Reve-
rendo D . Calcagno, direttore della Casa, con
un discorso semplice al pari che eloquente
e tenero : fu la parola dell'Evangelio, l'ac-
cento sublime della carità, il sospiro che la
riconoscenza e l'amore strappano dal cuore
di un buon figlio, al richiamar alla mente la
cara memoria del venerando suo padre .
» I pezzi di musica maestrevolmente ese-
guiti dalla banda del Collegio, i cori e le
parti a solo con gusto e grazia cantate, re-
sero sì ameno l'omaggio, che tutti i conve-
nuti ne rimasero sommamente soddisfatti .
Alle composizioni letterarie presero parte
il celebre poeta e letterato Colombiano, Be-
lisario Peña ed il ragguardevole nostro com-
patriota Quintiliano Sanchez . Questi lesse,
colla solita sua abilità, una bellissima poesia in-
titolata : Ultime parole di D . Bosco, che per i
suoi bei pensieri e per l'armonioso verso fu
calorosamente applaudita ; quegli, colla sua
ode : A Don Bosco , ripiena di elevati con-
cetti, adorna di brillantissime immagini, cor-
retta nella sua forma e sublime, commosse
siffattamente gli uditori, che entusiasmati
fecero ampii applausi al poeta cattolico, che
sì bene seppe dipingere l'amore sublime di
Dio e la grandezza del cuore acceso dal
sacro fuoco della carità
» Finita l'accademia si fece la distribuzione
dei premi agli alunni de' varii laboratorii,
che riuscì una cosa veramente tenera e com-
movente . I premi, che consistevano in libri,
lavori in ferro ed altri attrezzi utili secondo
i varii mestierì che vi sono nello stabili-
mento, non poterono essere più proprii nè
di maggior importanza per i giovani che li
meritarono .
» Poscia tutti gli spettatori, tra cui trova-
vansi S . E . il Vice-Presidente della Repub-
blica, l'Ill.°meVdsEcoviIbar,
l'On . Sig . Ministro dell'Azienda, il Sig . Go-
vernatore della Provincia, il Capo politico
del Cantone, parecchi Consiglieri municipali,
ragguardevoli signori e signore, passarono
a visitare la Casa, ammirando in ogni parte
l'ordine, la pulizia delle sale e dei labora-
tori, ed anche i notevoli ed importantissimi
miglioramenti fatti nell'edifizio stesso, nel
breve tempo dacchè fu affidato ai Salesiani .
» Certamente così bella festa attirerà l'at-
tenzione di tutti gli Equatoriani, amanti della
patria, a questo sacro recinto destinato per dare
soda e cristiana educazione alla parte ne-
cessitosa del popolo, ai fanciulli dell'operaio
ed a quegli infelici che, abbandonati da padri
snaturati , hanno trovato madri affettuose
nelle zelantissime figlie di S . Vincenzo de'
Paoli e solleciti ed amanti padri nei gene-
rosi figli di D . Bosco , che infiammati dal
fuoco di ardente carità, vennero nella nostra
patria per contribuire alla grand'opera del
progresso cattolico e dell'unica vera cìviltà .
» Nutriam fiducia che il Governo conti-
nuerà, come fece finora, a prestare generoso
e valido appoggio a questi eroi del bene,,
finché raggiunga il suo completo svolgimento
la grandiosa opera di Garcia il Grande,
portata a buon punto dal benefico regime
del Dr . Caamaño, il quale ancorchè non a-
vesse altri fatti gloriosi, basterebbe pure questo
solo, perchè la storia scrivesse il suo nome
tra i benefattori della Chiesa e della Patria .
» Gradiscano i Salesiani il voto della nostra
riconoscenza, ed i cordiali applausi che loro tri-
butiamo come Equatoriani e come cattolici . »
Mons . PIETRO ROTA .
Il 3 febbraio moriva in Roma S . E . Rev.ma
Mons . Pietro Rota pieno di anni e di meriti .
Fino all' ultimo respiro faticò per la gloria di
Dio, e fu uno dei più magnanimi difensori della
verità cattolica e dei dirìtti della Chiesa .
Nato in Correggio , diocesi di Reggio, il
30 gennaio 1805, fu parroco della stessa dio-
cesi ; quindi dalla Santità di Pio IX fu pro-
mosso Vescovo di Guastalla nel Concistoro
del 30 marzo 1855 . Pel suo zelo apostolico e
per la fermezza dei suoi principii essendo
incorso nell'odio dei tristi, fu condotto a do-
micilio coatto in Torino, dove venne ospitato
per circa quattro mesi da D . Bosco, edifi-
cando colle sue virtù il nostro Oratorio .
Trasferito nel 1871 alla sede di Mantova, si
ritirò dal governo di questa diocesi nel 1879
e fu dal Santo Padre Leone XIII nominato
Canonico vaticano e promosso Arcivescovo
titolare prima di Cartagine e poi di Tebe .
Zelante Cooperatore Salesiano, nutrì sempre
tenero ed operoso affetto per D . Bosco e per
le opere sue .

2.5 Page 15

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UNA BELLA FESTA
nella chiesa di S . Giovanni Evangelista in Torino .
Domenica (2 febbraio) con grande solennità
nella stupenda chiesa di S . Giovanni Evan-
gelista, si è festeggiato il nome di S . Francesco
di Sales . E poichè la stampa cattolica ha scelto
a suo protettore questo Santo, vi convennero
i rappresentanti di quei giornali torinesi che
ogni giorno combattono per la Chiesa e per
la verità, invitativi dalla squisita cortesia
del rettore della chiesa, Don Francesco Dal-
mazzo . Alle ore 10 del mattino fu celebrata
la santa Messa , durante la quale i giovani
dell'Oratorio Salesiano, diretti dal non meno
valente che modesto maestro Dogliani, ese-
guirono in modo veramente superiore ad ogni
elogio le armonie del Cherubini .
Nel pomeriggio poi, mentre la folla riem-
piva la chiesa, il Molto Rev . canonico Grossi
salì sul pergamo . Il valente oratore, dopo
essersi rallegrato del numeroso pubblico che
lo circondava, fece del Santo il più splen-
dido elogio . Ricordò come Francesco di Sales,
dopo essere stato nella prima gioventù il
modello dello studente cristiano, spinto dalla
vocazione celeste, avesse intrapreso la car-
riera ecclesiastica . Dipinse i tempi nei quali
egli visse, accennando ai decreti della Prov-
videnza, pei quali, tre anni appena dopo
morto Calvino, nasceva Francesco, l'apostolo
del Chiablese . Il cuore del Santo, pieno di
zelo grandissimo, non poteva vedere senza
immenso dolore il danno che l'eresia calvi-
niana aveva recato a quella disgraziata pro-
vincia . Egli chiese di recarvisi per portarvi
la vera luce, e l'ottenne .
In mezzo a pericoli e difficoltà senza fine,
il santo suo entusiasmo non gli venne meno
un solo istante ; e pochi anni dopo, là dove
prima non vi erano che eretici, si contavano
a molto migliaia i ferventi cattolici . L'ora-
tore descrisse con molta eloquenza le virtù
del Santo, fermandosi specialmente a quelle
che, per così dire, lo hanno fatto in singolar
modo popolare ; cioè la sua angelica bontà,
che gli faceva prediligere i suoi nemici, e lo
zelo per la salvezza delle anime, che quasi
fuoco ardente lo animava . Con molta oppor--
tunità parlò quindi di Francesco come scrit-
tore grandissimo, e come colui che forse più
d'ogni altro ha saputo adattarsi allo spirito
ed alle esigenze dei tempi moderni .
Corichiudendo si rallegrò che nel nome di
Lui la stampa cattolica avesse anche una
volta affermati i legami di fraterna tenerezza
che la stringono, e si augurò che altri molti
possano sorgere a glorificare e difendere la
Chiesa in questi giorni non certo migliori di
quelli in cui S . Francesco di Sales ha fatto un
bene così grande . La bellissima festa si chiuse
colla SS . Benedizione, impartita da S . E . Rma
Mons . Bertagna , Vescovo di Cafarnao, e
Lasciò in tutti una grata e soave impressione .
(Dall' Unità Cattolica)
BIBLIOGRAFIA .
Ioannis Bosco Sacerdotis Epitome Histo
riae Ecelesiasticae in latinum sermonem
convertit G . B . FRANCESIA . - Au-
gustae Taurinorum , ex officina Salesiana
an . MDCCCXC .
Niuno tra i moderni meglio del venerando
DoN Bosco sentì il bisogno della chiarezza
per farsi capire dal popolo . La perspicuitas,
tanto raccomandata da Quintiliano, è la dote
propria di tutti i suoi libri ; ma rifulge spe-
cialmente nella Storia d'Italia, e nella Ec-
clesiastica , della quale ora ci porge la ver-
sione in latino il sacerdote Gio . Batt . Fran-
cesia, dottore in lettere ; conosceva il desiderio
grande dell'autore di vedere quando che sia
convertita in facile latino questa sua storia ;
e con amore si accinse a compiere la volontà
del santo uomo . Come esso sia riuscito nel-
l'intento non è a dire . Nudrito di studi clas
sici, e pratico sopratutto della lingua casa-
lina dei Romani, la quale si rispecchia nei
due sommi commediografi e nelle epistole
famigliari di Cicerone, il Francesia ci pre-
senta la Storia Ecclesiastica di Don Bosco
latinata, per così dire, con lo stile che ado-
perato avrebbe Don Bosco istesso quando
accinto si fosse lui a scriverla latinamente .
Leggano gli studiosi questa bella Epitome
con la scorta di savi maestri ; e la mandino
ezia ndio a memoria .
Avranno sott'occhi esempi d'ogni virtù
imitabili ; avranno inoltre un testo di quella-
schietta latinità, che, per la nuova barbarie
dei tempi, strapazzata nelle scuole minori ,
ed espulsa affatto dalle aule universitarie,
torna per ultimo scampo a rifugiarsi in grembo
della Chiesa .
Il nitido volume del Francesia costa L .1,50_
Rivolgersi alla Libreria Salesiana.
(Estratto dall'Unità Cattolica di gennaio,
23, giovedì) .
PR. LUIGI BoTTARO . Conversazioni e let-
ture . - Sampierdarena, Tipografia Sale-
siana, 1889 . - Serie prima : Prezzo cent. 70 .
- Serie seconda : Prezzo cent . 80 . - Serie
terza : Prezzo cent . 70 .
Le tre serie insieme lire 2 . Vendibili a
tutte le nostre Librerie .
È questa che annunziamo una bella rac-
colta di ottime letture, opportunissime a con-
trapporsi a tante letture irreligiose che cor-
rono le vie . Il nome del Bottaro, uno dei
bravi nostri Cooperatori, è già noto ed ap-
prezzato da gran numero dei lettori nostri .
In queste sue conversazioni egli tratta di
argomenti svariatissimi, ma tutti destinati a
combattere i principali errori moderni, a con--
fermare nella fede cattolica, a dare i più
savi consigli di vita pratica . Noi le racco
mandiamo dunque caldamente , certi che
grande e salutare Sarà il profitto che ne ri-
caveranno i lettori .

2.6 Page 16

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Elenco dei Cooperatori defunti nel Gennaio e Febbraio
1 Pandolfi D . Michele parr .- Belforto
del Chienti (Macerata) .
2 Piras D . Angelo vice parroco - -U-
ras (Cagliari) .
3 Pomba suor Vincenzina dell'Ospedale
di Carità - Vigevano (Pavia) .
4 Primatesta D . Antonio cav . arcipr.
- Stresa (Novara) .
5 Racca Teresa - Volvera (Torino) .
6 Risso D . Felice arciprete - Sale
(Pavia) .
7 Rivarolo D . Gaudenzio - Borgo La:
vezzaro (Novara).
8 Rizzo Antonio - Stanghella (Pa-
dova) .
9 Rizzo Giovanni - Torino.
10 Rocchietti Gian Domenico cassiere
ferrovia Ciriè-Lanzo - Torino.
11 Rondani D . Gio . Battista - Mezzano
de' Rondani (Parma) .
12 Sacco D . Giovanni parroco - Ccsino
(Genova) .
13 Sartori Luigia - Bassano Veneto
(Vicenza) .
14 Serra D . Antioco provicario - Siris
(Cagliari).
15 Stasa contessa Domitilla nata Corto
- Torino .
16 Stefanelli padre Stanislao provinciale
- Camerino (Macerata) .
17 Tenevella Cunegonda - Torino .
18 Tomasini Tomaso - Pelugo (Au-
stria) .
19 Varalli Giovanni fu Stefano - Con.
fienza. (Pavia) .
20 Vignali Angela - Borgotaro (Parma).
21 Volponi conte Cesare - Montefano
(Macerata) .
22 Anfossi Margherita-Molare. (Ales-
sandria) .
23 Angelini D. Angelo - Riva (Au-
stria) .
24 Aprosio Brigida - Torrione (Porto
Maurizio) .
25 Badellino Margherita nata Magliano
- S. Vittoria d'Alba (Cuneo) .
26 Ballarini D . Vincenzo Tullio arcipr.
- Mornbazano (Mantova) .
27 Ballocca D . Francesco - Brusnengo
(Novara) .
28 Ballocco D . Gaspare canonico - A-
lessandria.
29 Barbaroux conte Federico - Torino .
30 Bartoli D . Bernardo part . - Tenno
(.
31 Basso-Petrino Giuseppa ved . Raineri
- Torino .
32 Bazzi D . Gian Domenico parroco -
Fontanella (Bergamo) .
33 Belletto . D . Bortolo parroco Ca-
stagnero (Vicenza) .
34 .Bermond D . Pietro Gerolamo canon .
- Susa (Torino) .
35 Besozzi D. Pietro - Milano .
36 Bignami D . Aurelio parroco -- No-
vara .
37 Bivi D . Francesco parroco - Carlino
(Udine) .
38 Bouansea D . Michele parroco -
Viltar l'erosa (Torino) . .
39 Bonaria Catterina - Molare (Ales-
sandria) .
40 Borgogno D. Giuseppe cappellano -
La Morra (Cuneo) .
41 Dorsi Luigia Saper. Collegio S . Or-
sola - Parma.
42(U-uno D . Giacomo - S . Francesco
e" Campo (Torino) .
43 Bruschi D . Tmuuraso priore S ._( Giu-
seppe - Firenze .
44 Butto di Perrero nobile damigella
Emilia -- Torino .
45 . Calfese D . Gio . Battista prevosto -
Zoagli (Genova) .
46 Cmnesso Elisa vedova 'Vigliardi -
l'orino .
47 Canigiani D Giuseppe parroco -
Carnpiglio (Pistoia) .
48 Caraffa D . Carlo prev . - Masone
(Reggio Emilia),
49 Garaglio D . Gio . Battista priore -
Rocca Sparvera (Cuneo) .
50 Carbone Francesco - Novara .
51 Carponi D . Pietro - Bosisio (Como) .
52 Casarotti D . Giacomo arciprete -
Casale di Seodosia (Padova) .
53 Cassini D . Antonio canon . cav . teol-
- Ventimiglia (Porto Maurizio) .
54; .Cavallini Pietro,-- ['ronzano (Ver-
c. elli)
55 Cavallo Giuseppe - Rocchetti; Pala-
fea (Alessandria) .
56 Cavriani Monsig. .Corradino mareh .
Arcivesc . di Adana - Chiesi (To-
rino) .
57 Ceresini D . Luigi arciprete - No-
ceto (Parma) .
58 Clementi D. Domenico - Vicenza .
59 Dal Mas D . Giovanni Batt. - Vit-
torio (Treviso) .
60 Dalla Massara D . Giorgio parroco -
Villaganzerla ) Vicenza) .
.61 Da Via D . Carlo parroco -Perarole
(Belluno) .
62 Della Croce Luigia Giosoppa abba-
dessa monastero S . Chiara - Ra
- palle (Genova ) .
63 Della Santa D . Nicola parroco -
Lacca.
64 Donati D . Gio . `Battista parroco -
Cerveno (Brescia) .
65 Elti . D . Filippo - Udine.
(W Filetti nobile Giulio cav. -Torino .
67 Faverzani D . Francesco parroco -
Gussola (Cremona) .
68 Ferlari - Iiiocoueo (Vicenza).
69 Frate Elia di Narallao sac . cappuc-
cino - Cagliari, .
70 Piattini D. Francesco rett. - Val.
liano (Rimini:) .
71 Fichera Marietta - Acireale (Ca-
tania) .
72 Fontanieri D . Angelo priore - Or-
vieto (Perugia) .
73 Gatesio Nicola - Torino .
74 Galimbonti D . Francesco - Alzate
(Como) .
75 Galli Mano . Vitale Vescovo - Forni
(Perugia) .
76 Gallino Felice - Genova .
77 Galluppi Rosa maritata Flangini -
Legnago (Verona) .
78 Gaifasl'ornenica-Rovereto (Austria) .
79 Garaccioni Camilla - Aprile (Porto
Maurizio) .
80 Garbarini Cocilia nata Perando -
Sassello (Genova) .
81 Gaspardis D . Urbano - Sonsmar.
deuchia di Pozzuoli (Udine) .
82 Ghivarello Pietro - Venasca (Cuneo)
83 Giacomazzi D . Alfonso - Manerba
(. Brescia)
84 Gianella Rosa Lina vedova Crosa -
Torino .
85 Gianni D . I?r©diano canon . - beaci .
86 Giardini D . Pietro parroco - Villa
Raverio (Milano) .
87 Giliborti D . Donato canon. - Solo--
fra (Avellino) .
88 Gioanetto Gio. Datt . - Tavagnasco
(Torino) . -
89 Goggia D . Francesco can . - Biélla
(Novara) .
90 Gorgeri D . Luca parroco - Agliana
(Firenze) .
AVVISO IMPORTANTE .
Coloro che manderanno la somma di Lire QUA
RANTA per l'acquisto di libri annunziati sulla co .
perlina, riceveranno in dono MILLE Silografie re-
ligiose (a scelta della Libreria) da distribuirsi ai più
diligenti nello studio del Catechismo . Mandando Lire
VENTICINQUE ne riceveranno CINQUECENTO : Man-
dando Lire DODICI ne riceveranno DUECENTO .
Il tutto franco di porto per tutta l'Italia .
N. B. Chi già gode qualche sconto sulle nostre edizioni non ha più diritto
ai doni. - Si pregano i Signori committenti, nel far domanda dei libri,
di ricordar pure il dono che spetta loro .