BS 1910s|1912|Bollettino Salesiano Agosto 1912

ANNO XXXVI - N. 8   Torino, Via Cottolengo, 32   AGOSTO 1912

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Un saggio di educazione cristiana dei fanciulli - 1) Il metodo   .   .

Tesoro spirituale    230

II Sig. D. Albera in Emilia e Toscana: a Ferrara, Modena, Parma, Borgo S. Donnino, Firenze, Pisa, Collesalvetti, Livorno, Spezia . .   . 231

DALLE MISSIONI : India: Il quarto Congresso Eucaristico a S. Thomé de Meliapor - Terre Magellaniche: « Folklore »: gli Indi Alacaluf   . 237 IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pel 24 corrente - Echi della festa titolare: in Italia - Grazie e graziati.   .   242

NOTE E CORRISPONDENZE: Traslazione delle Reliquie di S. Francesco di Sales - Tra i figli del popolo - Tra gli Emigrati - Notizie varie . . 249

Necrologio .

Un saggio di educazìone cristiana deì fanciulli.

NEL Bollettino di febbraio u. s. riportavamo un passo del « Rómische Mosaik » di Giovanni Jorgensen contenente una citazione della « Biografie du Jeune Louis Fleury Antoine Colle par Jean Bosco prétre », relativa al sistema educativo dell'Autore.

Allo scopo di giovare a molti dei nostri lettori e a diffondere sempre meglio le idee pedagogiche del nostro venerabile Fondatore, noi ora veniamo a tradurre, colla massima fedeltà, alcune pagine della citata biografia, edita in pochi esemplari, divenuti rarissimi.

In primo luogo riferiremo alcune pagine illustranti il metodo da seguirsi e gli errori comuni nell'educazione della fanciullezza; pagine di cui raccomandiamo la lettura e lo studio ai genitori ed agli educatori cristiani, potendone ricavare non lievi vantaggi.

In secondo luogo accenneremo i frutti copiosi e consolanti del metodo esposto.

Don Bosco termina il suo libriccino così

« Felici i fancìulli ed ii giovanì, cuì un'educazione cristiana, vigilante e ben intesa, salva dal contagio di ogni malvagia influenza dopo questa vita, guida al possesso delle eccelse e pure delizie della beata eternità ! »

Che il numero di questi fanciulli e di questi giovani abbia a crescere ovunque!

I. IL METODO.

L' AMBIENTE.

Luigi Fleury nacque il 22 settembre 1864, nella villa dei suoi genitori a La Farlède, piccolo villaggio del Dipartimento del Varo.

Iddio, nella sua misericordiosa bontà , aveva stabilito di donarci in questo fanciullo un incantevole modello delle più umili, ma insieme delle più belle virtù domestiche, religiose e sociali, esercitate senza alcun difetto e nella loro perfezione più delicata, tra i dolci affetti e le pure e care gioie del focolare domestico. Egli volle in questi torbidi tempi, nei quali l'amor del piacere e la passione dell'indipendenza van rompendo ognì vincolo domestico e religioso, offrire al mondo il nobile spettacolo della famiglia cristiana in tutto l'incanto della felice e gìoconda armonia della sua mirabile unità.

Quest'esempio doveva discendere dalle classi alte della società, più esposte a cedere al pericoloso allettamento delle gioie egoistiche dell'orgoglio e della voluttà; era necessario un compenso a tanti scandali che dall'alto delle classi benestanti non cessano dì cadere sul popolo per destarvi la fiamma di ogni cupidigia, il vizio turpe dell'invidia, e il fuoco di tutti gli odi.

A questo fine, Iddio, la cui amorosa Provvidenza prepara di lontano tutte le sue opere, e, con mezzi pieni di dolcezza, dispone tutte le cose per la salute dei suoì eletti, aveva riservato a Luigi Colle una grande fortuna, un nome rispettato, una situazione nobile e indipendente, ma sopra tutto, un'eredità di amore e di virtù

Grazie alle pie cure d'una madre veramente cristiana, le prime parole che risuonarono sulle labbra del fanciulletto... furono i santi nomi di Gesù e di Maria e la sua prima preghiera fu la Salutazione Angelica.

E Gesù e Maria si compiacquero di benedire questo giovane cuore, di cui avevano ricevuto le primizie, e premiarono in lui la delicatezza della fede dei suoì parenti, che avevano saputo sacrificare a Dio la soddisfazìone di udire i dolci nomi di babbo e mamma risuonar per i primi sul labbro del loro fanciullo (1).

LA PREPARAZIONE.

Gelosi di conservare nel caro figlio il prezioso tesoro di una semplicità immacolata... si fecero un dovere di vegliare essi stessi su tutto ciò che lo riguardava : e non l'abbandonarono mai in mano dei servi, anche i più affezionati.

Sapevano che il fiore delicato del candore infantìle può soffrire al contatto di persone, anche ben intenzìonate e di onestà a tutta prova, alle quali il difetto di una piena educazione non permette di misurar sempre con bastante prudenza la portata di una parola o di un'azione per sè indifferente o facilmente perdonabile, ma che può far male ad uno spirito, ancor troppo debole per dìfendersi dalle sorprese di Satana, e falsare in un cuore giovanile il senso squisito del bene e del bello, che vi ha deposto Dio stesso.

Mercè questa saggia e continua vigilanza, nulla potè diminuire la freschezza del giglio che apriva soavemente la sua bianca corolla e gìà incominciava a imbalsamare il fortunato giardino, così accuratamente preparato per lui dall'amore del Padre che abbiamo nei Cieli.

Il Giardiniere celeste nel seno fecondo della sua Chiesa - questa terra benedetta conquistata dalla morte del suo Unigenito, e quotìdianamente bagnata e vivìficata dal sangue di un Dio, che non cessa d'irrorarla - si compiace di coltivare un'infinita varietà di fiori, i più rari e i più belli.

Alcuni di questi fiori, scelti fra le specie più preziose, formano in modo particolar l'oggetto delle sue sollecitudini. Geloso della loro perfezione, ha cura di scegliere con arte infinita il luogo più atto al loro sviluppo; prepara a bella posta il terriccio, le cui proprietà meglio rispondano alla natura della varietà elle vuol produrre e ne svilupperà pienamente le pìù squisite qualità; nella sua sapienza ìnfinita scopre tutte le malvage influenze che potrebbero impedire lo sviluppo dei suoi prediletti, e con le risorse inesauste dell'arte sua divina sceglìe e dispone in tempo opportuno gli asili viventi che dovranno difenderli e favorirne il pieno sbocciare. Cosa mirabile, questi asili son anch'essi dei fiori non meno belli, ma d'una natura più forte. Così la Chiesa presenta lo spettacolo della più armonica varietà.

Tale, nell'amabile recinto della pia famiglia, cresceva il giovane Luigi sotto gli occhi estatici del padre e della madre. Questi, ammaestrati dalla religione sull'estensione della loro responsabilità, si consacrarono alla coltura di questa pianticella, di cui sapevano che Iddio avrebbe loro un giorno domandato conto.

Non ignoravano che la natura viva e delicata rende il fanciullo suscettibile a ricevere qualunque direttìva; e, grazie ai loro religiosi parenti, sapevano per esperienza che le buone abitudini, così facilmente acquistate nella felice età dell'infanzia, fortificate in seguito da un esercizio continuo e quasi non avvertito, divengono come una seconda natura e sono per l'adolescente una salvaguardia potente, l'aiuto più fermo per l'età matura.

Così, simili al giardiniere che si affretta ad approfittarsi della flessibilità dei teneri rami per imprimer loro la direzione più rispondente allo scopo che si propone, i genitori di Luigi si affrettarono a secondare l'opera dello Spirito Santo indirizzando a Dio tutte le facoltà di colui che volevano divenisse, prima di tutto, un cattolico esemplare, e fors'anche, se così era il disegno della Divina Sapienza, un Ministro dei sacri altari.

La loro compagnia, pazientemente adattata alla portata della sua età, aiutava la giovane anima di lui a liberarsi a poco a poco dalla nebbìa delle impressioni dei sensi; mentre la loro saggia direzìone, saggio ìmpasto di dolcezza e di fermezza, spìngevala a dìventar padrone di sè, nello stesso tempo che imparava a conoscersi ed acquistava la capacità di agire liberamente.

COME OGGI SI EDUCA DAI PIù.

Uno sviluppo precoce dell'intelligenza è il fortunato privilegio di tutti i fanciulli, dei quali le persone colte non disdegnano di occuparsi col mettersi a livello loro per formarli all'esercizio delle funzioni della nostra natura spirituale. Ma troppo spesso manca la prudenza a questi educatori. Essi ignorano la natura e la reciproca dipendenza delle nostre facoltà, o le perdono troppo facilmente di vista. Ogni loro sforzo tende a sviluppare la facoltà di conoscere o quella di sentire, che per un errore deplorevole, ma dolorosamente troppo comune, scambiano con la facoltà di amare.

Viceversa trascurano completamente la facoltà sovrana, l'unica sorgente del vero e puro amore, di cui la sensibìlità non è che un'immagine fallace, la volontà.

Se talora si occupano di questa povera volontà, non è per regolarla e rafforzarla col ripetuto esercizio di piccoli atti di virtù, chiesti all'affezione del fanciullo e facilmente ottenuti dalle buone disposìzioni del suo cuore. No ; col pretesto di domare una natura ribelle, sì applìcano invece a ridurre la volontà coll'impiego di mezzi violenti, e non riescono che a distruggerla in cambio di raddrizzarla.

Con questo errore fatale turbano l'armonia che deve presiedere allo sviluppo parallelo delle potenze dell'anima nostra e guastano i troppo delicati congegni affidati alle loro mani inesperte.

L'intelligenza e la sensibilità, sovreccitate da questa cultura intensiva, attirano a sè tutte le forze dell'anìma, ne assorbiscono tutta la vita, e ben presto giungono ad acquistare un'estrema vivacità, congiunta alla più squisita delìcatezza.

Il fanciullo concepisce prontamente, la sua immaginazione è ardente e mobìle, la sua memoria fedele ritrae senza sforzo e con esattezza scrupolosa i più piccoli dettagli, la sua sensibilità incanta quanti l'avvicinano.

Ma tutte queste brillanti qualità nascondono a stento la più vergognosa insufficienza, la più inconcepìbile debolezza.

Il fanciullo (e più tardi, purtroppo ! il giovane) trascinato dall'impetuosità delle sue concezioni, non sa nè pensare, ne agire con ordine ; manca interamente di buon senso, di tatto, di misura, in breve, di spirito pratico.

Non cercate in lui nè ordine, nè metodo. Imbroglia tutto, confonde tutto, tanto nel discorrere, come nell'operare. Vi sconcerta con bruschi ed impetuosi salti, con strane incoerenze. Ieri vi affermava con entusiasmo una pretesa verità; domani, con la medesima irriducibile convinzione, vi sosterrà precisamente il contrario. La sua ragione, oscurata della debolezza, non gli permette di pen sare seriamente da se stesso. Egli riceve dagli altri tutti i suoi giudizi, e li fa suoi sol perchè seducono la sua immaginazione o lusingano la sua sensibilità ; la stessa leggerezza in seguito glieli fa abbandonare, essi non gli piacciono più, o altre teorie pìù brillanti hanno affascinato questo spirito mobile.

Troppo agitato per poter leggere chiaramente nel fondo dell'anima sua, non ne conosce che la superficie, cioè le emozioni passeggere.

Pronto a cogliere i più piccoli movimenti di questa superficie, crede di aver risolto tutto ciò che gli sembra di volere ; e incapace di resistere a se stesso, si affretta ad eseguirlo.

Triste e ridicolo zimbello di Satana, che non cessa d'ingannarlo, destandogli nell'anima delle impressioni, che il povero cieco reputa quali propositi ben fermi e lungamente ponderati ! Non pensa egli con la rapidità del lampo?! Ed egli obbedisce di mal animo, perchè nel suo cuore è rimasto, dopo tutto, un resto di equità ; ma infine obbedisce.

Fare diversamente gli sembrerebbe mancare di franchezza, ed egli vuol mostrarsi di fuori tal quale è di dentro ; se frenasse le sue passìoni, gli sembrerebbe di fare un atto d'ipocrisia.

Mentre crede di volere ciò che non vuole, crede di non volere ciò che vuole.

La virtù lo seduce ; ma, siccome essa pesa alla dappocaggine della natura, prende questa interna ripugnanza per una volontà conti aria.

Vittima del suo inganno, il dìsgraziato si dispera di non poter credere o volere quello che in fondo egli crede e vuole.

Le grazie più preziose cadono invano su quest'anima; essa non può raccoglierle. La sua coscienza è un mare in burrasca, alternatamente sconvolto da correnti le più contrarie.

Schiavo del suo umore, l'infelice vede ogni cosa a traverso della passione che per un istante lo domina. Si tratta di decidere se deve o non deve fare un'azione importante ; in luogo di considerare quest'azione quale essa è in sè, di esaminarne i motivi, le circostanze, il fine, egli si appella all'oracolo, cioè alla sua sciocca sensibilità.

Tutto vólto alle sue impressioni, si domanda : « Che cosa me ne pare? » e secondo l'inclinazione o la ripugnanza che crede di ravvisare nel suo cuore, opera o se ne astiene ! Se si è sbagliato, guardatevi dal rimproverarglielo, tanto non saprebbe esserne colpevole ; ha fatto quel che doveva fare. « Ho dovuto seguire la mia coscienza » vi risponde: « era in buona fede ! »

Più tardi, se in difficili circostanze è mestieri dar saggio di un carattere ben temprato, non attendetevi nulla da lui. Capace degli slanci più generosi, è pur soggetto alle più inconcepibili debolezze. La violenza e l'ostinazione saranno le uniche manifestazioni di una volontà debole, e in pratica troverete sempre che le esercita a rovescio.

Ma almeno le qualità del cuore compenseranno tutti questi difetti : e la sensibilità, così coltivata nei primi anni, avrà reso questo giovane cuore il più tenero e il più amorevole dì tutti i cuori ?

Ahimè ! troviamo qui lo stesso vuoto che in tutte le altre potenze. Il giovane si affeziona facilmente, ma è pure pronto a dimenticare. Il suo amore non ha niente di stabile.

Senz'essere positivamente cattivo, non ha altra legge che il suo capriccio. Non ha mai potuto conservarsì degli amici, perchè non ha mai saputo astenersi dalle più imperdonabili licenze a loro riguardo : un'allusione crudele, una libertà sprezzante, una punta offensiva, un sospetto ingiurioso e temerario, un'uscita insolente !

E poi si meraviglia che l'amicizia, non apprezzata, offesa in quello che ha di più delicato, si ritiri da lui!.... Povero essere incompleto ! si lagna di essere sempre incompreso.

Impetuosità ed incostanza, ecco le linee più marcate di questo carattere. Se ne voleva fare un uomo, e non si è riusciti che a formarne un essere intelligente ed amante, ma debole e sragionevole ; un animale perfezionato.

Che nessuno dica esagerato questo ritratto! Deh! giriamo lo sguardo attorno a noi: oh quante ne vediamo, quante ne abbiamo incontrate di queste nature brillanti, ma incomplete, cui risponde fedelmente!

Andiamo al fondo delle cose, e conosceremo che questo vuoto lacrimevole è frutto della prima educazione.

Dappertutto si ripete con spavento che si affievoliscono i caratteri! Ma la causa di questa decadenza non sarebbe mai, in gran parte, l'oblìo, anzi il disprezzo, dei principii più elementari di educazione cristiana?

Perchè poi questo disprezzo? donde questa educazione falsa e mancante? È senza dubbio frutto d'ignoranza, ma è anche, e soprattutto, egoismo e tenerezza male intesa.

Si cerca di godere il fanciullo, invece di sacrificarsi per lui. Quello che un'affezione, se si vuole, sincera, ma limitata e imprevidente nel suo incosciente egoismo, domanda a questo figlio così teneramente ma così ciecamente amato, è anzi tutto un trionfo dell'amor proprio, un regalo per la propria sensibilità.

Si gode dì far mostra dappertutto dei talenti precoci del piccolo prodigìo. Si bevono avidamente gli elogi che glì son fatti, lo si loda anche in presenza, senza punto accorgersi dei rapidì progressi della sua vanìtà nascente, che presto diverrà una presunzione. un'albagia, un orgoglio, insopportabili.

Si prova piacere e si sta paghi alle dimostrazioni affettuose del naturale del fanciullo. Si è tutt'occhi a contemplarne le grazie native. Si ricevono e si provocano le sue carezze, come si farebbe di quelle di un cagnolino, e lo si tratta come questo animale, lo si castiga per malumore o con ira, allorchè egli si annoia o rifiuta di obbedire o di star tranquillo. Si vuole che sia ben piacente, ben portante, ben istruito; ecco tutto.

COME SI DEVE EDUCARE.

Grazie allo Spirito Santo ed alla pratica della sua divina morale, i genitori di Luìgi, lungi dal dargli quest'educazione esclusivamente animale, lo volsero fin da principio e lo addestrarono a fare i primi passi nella via della santità, che ha per basi fondamentalì l'abnegazione e la generosità.

Per comunicarglì questo spirito di sacrifizio, si diedero a coltivarne principalmente la ragìone e la volontà, senza punto trascurare d'altra parte nessuna delle sue facoltà,, nessuna delle risorse della sua ricca natura e della sua arrendevole e fiorente disposizione per gli esercizi dello spirito.

Fortificarne la volontà, col renderla arrendevole e col regolarla mediante una saggia disciplina. Formarne la coscienza con lezioni semplici ed esercizi attraenti. Sviluppare in lui la passione del bene, l'odìo al male, ed insegnargli la definizione dell'uno e dell'altro nella corrispondenza o nella mancanza dì conformità alla Volontà Divina; di modo che il bene è l'obbedire a Dio, il male il disubbidire a Lui. E in questo modo riassumere tutta la pratica della direzione morale nell'unìco principio di un Dio da amarsi sopra tutte le cose e in tutte le cose ; e tutte le cose, secondo Lui, in Lui e per Lui.

Tale fu il compito al quale questi genitori cristiani diedero tutti i loro istanti, consacrarono tutta la loro saggezza e tutta la loro virtù. La pia madre soprattutto non trascurò nulla per nutrire ed avvivare in questo cuore generoso la fiamma ardente dell'amor di Dio.

Troppo spesso l'educazione cristiana-non risponde al suo scopo, ispirando ai fanciulli un timore esagerato della presenza di Dio. Questo Dio di bontà si dipinge loro come una specie di spauracchio, buono a tenerli ìn soggezione. Ma il cuore dei fanciulli si dìstacca facilmente da ciò che li impaccia, e così l'amor di Dio diminuisce e, a suo riguardo, la soggezione e la diffidenza prendono il posto dell'espansione fiduciosa e del filiale e giocondo abbandono.

Ben diversa era l'idea che la pia genitrice sforzavasi di dare al suo fanciullo sui rapporti nostri con, Dio.

«Iddio - diceva a lui in poche parole - è per noi il migliore, il più generoso dei padrì; il suo amore ci ha donato tutto : la nostra esistenza, i nostri genitori, tutto ciò che noi amiamo. Egli solo ci conserva tutti questi beni e la bontà sua lo spinge incessantemente a darcene ancor più. Egli poi non ci chiede altro che di amarlo e di testimoniargli la nostra riconoscenza.

» Per questo motivo noi dobbiamo obbedire a quelli che, egli ci ha posti d'accanto per comandarci a suo nome ; dobbiamo ringraziarlo di gran cuore ; parlargli con confidenza di tutto quello che ci preoccupa; domandargli tutto quello che desideriamo. Nè dobbiamo temere ripulse. Egli può tutto ciò che vuole ; a lui basta volere, ed ha promesso di esaudirci. E se noi gli domandiamo qualche cosa che possa farci del male, egli ha cura di darci qualche altra cosa dì vantaggioso.

» Questo gran Dio non aveva alcun bisogno dì noi, era perfettamente felice senza di noi, e tuttavia ci ha voluto creare per avere il piacere di amarcì ed essere amato da noi.

» Non detesta che una cosa, la disubbidìenza! la quale gli impedìrebbe di amarci e l'obbligherebbe a punirci per correggerci. Di più è così buono, che se ci avviene di mancare qualche volta, si affretta a perdonarci, non appena confessiamo la nostra colpa, dìmostrandogli sincero dolore di averlo disgustato.

» E nessuna delle nostre azioni può sfuggìrgli. Egli è dappertutto, vede tutto, fin anche i pensieri nostri più segreti ; ha sempre gli occhi fissi sopra di noi, non già per sorprenderci in fallo e punìrci, il che fa sempre a malincuore, ma per amarci, per incoraggiarci colla sua presenza a fare del nostro meglìo affine di essergli graditi, e per soccorrerci al bisogno. Eglì vuole aiutarci anche interiormente a far tutto quello che abbiamo da fare, tenendoci, per dir così, per mano.

» Per questo è venuto a fissare la sua dimora nel centro stesso dell'anima nostra, per rallegrarla e consolarla, per darle forza e luce a ben comportarsi e calore per amare tutto quello che deve amare.

» E affine di poter dimorare con noi che l'abbiamo offeso, questo Dio d'amore volle farsi uomo, come noi, e morire per noi fra i più crudeli tormenti.

» Così Egli ha soddisfatto per noi, e ci ha meritato di andare un giorno accanto a Lui in Paradiso. Là lo vedremo e lo conosceremo perfettamente, senza timore di perderlo giammai ; ci intratterremo famigliarmente con Lui ; e tutta la nostra felicità starà nell'amarlo e nel vedere quanto Egli sia amabile e quanto ci ami. »

Questi insegnamenti, semplici e famiglìari, erano presentati un dopo l'altro a Luigì, man mano cioè che si sviluppava la sua intelligenza nascente. L'ottima genitrice glieli esponeva con quel linguaggio del cuore che sanno parlare le madri, e che i figli comprendono. Con questì frequentì trattenimenti la pia donna lo sollevava dolcemente all'ordine sopranaturale, alla conoscenza dei misteri di Nostra Santa Religìone.

In seguito gli insegnò a venerare la nostra Madre Celeste, la SS. Vergine Maria, e a ricorrere a Lei con tutta confidenza e semplicità.

Non dimenticò nemmeno di fargli conoscere la presenza e le sollecitudìni del Santo Angelo, incarìcato da Dio a guidarcì e a vegliare alla. nostra custodia. Il cuore di Luigi comprese facilmente con qual rispetto e con quale riconoscenza noi dobbiamo trattare questo amico celeste, ringraziarlo, obbedire alle sue ispirazioni, non perdere mai di vista la sua presenza, e pregarlo di ottenerci da Dio, a cui egli tien fisso continuamente lo sguardo, una docìlità perfetta.

(Continua).

TESORO SPIRITUALE

Indulgenza plenaria - dal 10 agosto al 10 settembre: 1) il 15 agosto Assunzione di Maria SS.ma; 2) il 16 agosto, festa di S. Rocco; 3) il 25 agosto , festa del Purissimo Cuore di Maria;

4) l'8 settembre, Natività di Maria SS.ma.

Il sig. D. Albera in Emilia e in Toscana (1)

A FERRARA.

Il sig. Don Albera, giungeva a Ferrara da Ravenna, la sera del mercoledì 5 giugno, ossequiato dalla Direzione del Collegio S. Carlo e da una rappresentanza delle varie Sezioni del Circolo «Ars et labor » e dei Cooperatori.

Appena giunto al Collegio aveva la gratissima quanto inaspettata visita dell'Eminentissimo Arcivescovo, il sig. Card. Giulio Boschi, che con ammirabile tratto di paterna bontà volle essere il primo a dargli il benvenuto.

Alle ore 21, seguiva una riuscitissima accademia di ricevimento. Gli porsero il saluto e l'ossequio del Collegio il direttore De Agostini, dei Cooperatori il rev.mo Mons. L. Ferretti, del Circolo « Ars et labor » l'avv. G. Muratori, dell'Oratorio festivo il rag. R. Casanova. Furono pure recitate poesie da alunni del Collegio e dell'Oratorio, ed eseguiti vani pezzi di musica dalla Schola cantorum e dal Corpo musicale.

Assistevano un'eletta rappresentanza del Clero e molti signori e signore, che furon larghi di simpatia e di omaggio al nostro Rettore.

Il 6, giovedì, si tennero solenni funzioni religiose in onore di Maria Ausiliatrice. L'Em.mo Card. Arcivescovo celebrò la Messa pei convittori, e il sig. Don Albera pei giovinetti dell'Oratorio. Parecchi alunni furono ammessi alla prima Comunione e ricevettero la S. Cresima per mano dell'Em.mo Porporato. Alla messa in canto tenne il panegirico di Maria Ausiliatrice il rev. Don Pranzini, Arciprete di Mirabello.

Nel pomeriggio D. Albera tenne conferenza ai Cooperatori nel palazzo arcivescovile, onorata dalla presenza dell'Era. Cardinale e di venerandi ecclesiastici. Il magnifico salone era letteralmente gremito del fior fiore della cittadinanza. Presentato da Mons. Ferretti, egli disse dell'estensione che ha preso l'Opera di D. Bosco e del concorso che vi hanno portato i Cooperatori di tutto il mondo.

« Il conferenziere - notava la Gazzetta Ferrarese - trattò a lungo dell'Opera Salesiana, del pio suo fondatore, il rev.do D. Bosco, dalla viva voce del quale apprese in lunghi anni di convivenza, gli -api santi, seguendone il rapido e fortunato progresso, al quale ha sempre portato e col Venerabile Fondatore e col successore Don Rua, tutta la sua cooperazione. »

Mons. Ferretti aggiunse brevi parole per la costituzione di un Comitato di Cooperatrici, al quale molte signore presenti diedero subito il nome.

Dopo la conferenza, Don Albera tornò al collegio, dove si erano radunati i giovanetti del ricreatorio festivo e molti genitori. Nell'ampia corte sfilò la processione con la statua di Maria SS. Ausiliatrice, accompagnata devotamente da oltre cinquecento giovinetti e dalla banda dell'Oratorio, ed egli, impartita la benedizione con l'Augustissimo Sacramento, tornava in mezzo ai fanciulli accolto da entusiastici evviva.

Alla sera vi furono fuochi artificiali, illuminazione e rappresentazione cinematografica, cui assistette oltre un migliaio di persone, che si pigiavano addirittura negli ampi cortili.

Partiva da Ferrara il 7, venerdì, lasciando il più caro ricordo e il più vivo desiderio di sè. Nell'accomiatarsi diede incarico al Direttore del Collegio di rendere pubbliche grazie all'Eminentissimo Arcivescovo, all'illustre famiglia del dott. Francesco Bertoni, che ebbe il gentile pensiero di mettere a sua disposizione la splendida automobile per tutto il tempo della sua permanenza, alla famiglia del signor conte Buosi, a Mons. Baldi, a Mons. Ferretti e a tutti gli altri che gli furono prodighi di gentilezze.

A MODENA.

Vi giunse nel pomeriggio del 7 giugno alle 16.32, ricevuto ed ossequiato dal direttore dell'Istituto locale, da Mons. Adani, e dal cerimoniere arcivescovile D. Bertoni.

Salito sull'automobile gentilmente favorita dal prof. Severi, direttore del Banco di San Geminano, si recò subito a far visita a S. E. R. Mons. Arcivescovo, col quale s'intrattenne lungamente a parlare delle opere salesiane esistenti nell'archidiocesi, e di altre in progetto. Quindi volle recarsi a far visita ad un illustre infermo, il conte Filippo Bentivoglio. La visita del nostro Rettor Maggiore fu ben gradita alla famiglia tutta e specialmente al caro infermo, zelantissimo coperatore salesiano e dei più fervidi propugnatori per l'andata dei salesiani a Modena. Dall'espressione degli occhi e del volto si potè facilmente capire quanto egli fosse contento di avere vicino a sè il Successore di D. Bosco e di riceverne la benedizione di Maria Ausiliatrice!

All'Istituto il sig. Don Albera ebbe festosa ed entusiastica accoglienza dai superiori ed alùnni, e da molte signore e sacerdoti appositamente accorsi ad ossequiarlo. Terminati dopo lungo scroscio i battimani e gli evviva, un giovanetto gli rivolse affettuose parole a nome di tutti i compagni, quindi il Direttore espresse a nome di tutti i presenti, insieme con la gioia vivissima per vedere in mezzo a loro il successore di D. Bosco, l'ossequio della filiale obbedienza e l'espressione dell'affetto caldo e sincero, che tutti li legava e stringeva al Padre comune.

Il signor D. Albera, vivamente commosso, ringraziò della cordiale accoglienza, raccomandando ai giovani di corrispondere sempre ed in tutto alle cure dei loro educatori.

Quindi, dopo aver ricevuto molte visite, tenne conferenza alle nobili signore del Sottocomitato Salesiano, presieduto con zelo dall'illustrissima signora Marchesa Albertina Montecuccoli Sanvital:.

I giovani dell'Istituto diedero, al mattino del sabato, 8 giugno, un ultimo attestato di affetto all'amatissimo Padre, facendo, nella messa della comunità da lui celebrata, una comunione generale.

Alle 10.42 il signor D. Albera lasciava Modena diretto a Torino, per prender parte alle Feste Giubilari di D. Francesia e D. Lemoyne; e la mattina di lunedì, 10 giugno, si riponeva in viaggio alla volta di Parma.

A PARMA.

Erano ad attenderlo alla stazione, oltre i superiori dell'istituto, il rev.mo P. Ferretti, Abate dei Benedettini di Torrechiara e il can. Luigi Beni, direttore dei cooperatori.

Al collegio fu accolto con grande entusiasmo al suono della banda che per la prima volta si produceva al completo nella sua nuova forma sinfonica. Alla sera nel teatrino dell'Istituto ebbe luogo un'accademia intima in suo onore, alla presenza degli alunni del Collegio, dei giovani dell'Oratorio festivo, di alcuni antichi allievi e di pochi altri.

Il martedì piattina (11 giugno) D. Albera celebrò messa nella parrocchia di S. Benedetto, alla presenza di una folla immensa. Le sante parole, dette dal venerando superiore, furono religiosamente ascoltate.

Nel pomeriggio, alle ore 15, tenne conferenza alle Dame Patronesse, parlando dell'Opera di Don Bosco, ed ebbe parole di ringraziamento per la loro cooperazione.

Terminata la Conferenza, con un'automobile offerta dall'on. Micheli, si recava a Borgo S. Donnino a visitare quell'Oratorio festivo.

Mercoledì (12 giugno) si festeggiò solennemente Maria Ausiliatrice. D. Albera celebrò nella cappella interna del Collegio S. Benedetto per la comunione generale. Alle 10 e 1/2, messa in musica, cantata dal rev.mo canonico Boni, e panegirico detto dal rev. Priore di S. Benedetto, D. Talice. A mezzogiorno all'agape di famiglia, sotto i porticati del collegio, furono invitati alcuni benefattori e cooperatori, gli amici più intimi, insieme colla numerosa schiera di tutti gli alunni del Collegio S. Benedetto.

Fra l'incessante entusiasmo e la migliore allegria, prese pel primo la parola l'avv. De Giorgi che brindò alla prosperità di D. Albera, presentandolo ai giovani come degno e zelante successore di D. Bosco e D. Rua, dei quali ricordò con entusiasmo l'opera salutare e benefica.

Seguirono, ascoltatissimi, l'avv. Bocchialini, il capitano Cravosio, l'avv. Negretti, il direttore del Collegio.

L'avv. De Giorgi si alza nuovamente per un doveroso ricordo alla memoria del compianto D. Baratta, sempre viva nell'anima di quanti ne seppero apprezzare le grandi doti di mente e di cuore. La rievocazione, opportuna ed attesa, commove tutti i convenuti.

Per ultimo si alza il signor D. Albera, applauditissimo, per incoraggiare i giovani a nutrire gratitudine ai benefattori della Pia Società Salesiana. Termina col dire a questi di ricordarli sempre e di pregare per loro perchè il Cielo voglia benedirli con le loro famiglie e siano conservati a lungo alla gratitudine dei beneficati.

Alla sera, alle 2o e mezzo, uno stuolo di signore, di signori, studenti, militari, sacerdoti, si riversò nelle sale dell'Episcopio, gentilmente concesse da Mores. Conforti. Si notavano pure numerosi gli antichi allievi. Il canonico Luigi Boni rivolse un nobile ed elevato saluto a D. Albera a nome dei cooperatori e di Parma cattolica ; e quindi D. Albera per più di tre quarti d'ora tenne avvinto l'uditorio sul tema: - D. Bosco e le sue opere.

Ebbero belle e affettuose parole il giovane Rosati per l'oratorio festivo, lo studente universitario Dal Poggetto nella sua qualità di segretario della Federazione giovanile diocesana, il giovane Valenti per gli antichi allievi, la Marchesa Camattini per l'oratorio festivo femminile.

Da ultimo sorse a parlare Mons. Vicario, il quale disse la sua gratitudine pel bene che fanno i salesiani , fece auguri per la beatificazione di D. Bosco, e lesse un telegramma dell'Arcivescovo benedicente dall'alto dei monti l'Opera che tanto ama e il Successore di D. Bosco e di D. Rua.

A BORGO S. DONNINO.

Degna di ricordo è pur la breve visita fatta a Borgo S. Donnino.

Spigoliamo dal Risveglio locale.

Una delle adunanze più geniali e indimenticabili che si sono svolte finora al Salone « San Donnino » fu senza dubbio quella dell'11 giugno.

Il salone era per la circostanza decorato di fiori e di festoni: e, intorno intorno, nel folgorio della luce, spiccavano vani cartellini recanti espressioni fervide e gentili all'indirizzo dell'ospite caro.

Quando Don Albera vi fece il suo ingresso in compagnia di quell'Ecc.mo Vescovo Mons. Leonida Mapelli e di Sua Ecc.za Mons. Costa, i giovanetti dell'Oratorio - che qualche ora prima eransi recati ad ossequiarlo al suo arrivo in Vescovado - furono i primi a prorompere in una squillante ovazione, alla quale il pubblico unì i suoi replicati applausi, mentre la fanfara dell'Oratorio lanciava note festose, provocanti all'entusiasmo.

Dopo il canto di un riuscitissimo « Inno d'occasione » disse affettuose parole l'Ecc.mo Vescovo Mapelli. Rilevò lo scopo della Società Salesiana che si adopera a prò della Religione e della Patria e si protestò, a nome proprio e dei Fidentini, compreso della più sincera e profonda gratitudine per il bene che essa compie a Borgo S. Donnino.

Seguì la gara catechistica, intrecciata con l'ese cuzione di un attraente programma di musica. I bravi giovanetti dell'Oratorio si fecero onore alla prontezza intelligente, con cui risposero nel catechismo, fecero armonioso riscontro l'intonazione nei canti e nei suoni e la spigliatezza nella recita di varie parabole del Vangelo.

Sedeva al piano il M.° Amadei.

Visibilmente commosso, il rev.mo Don Albera, a saggio finito, disse parole di ringraziamento a S. Ecc.za Rev.ma, ai giovanetti e a tutti i convenuti, rilevando quanto sia importante l'opera degli Oratorii per l'educazione delle giovani generazioni. Il suo breve discorso venne ascoltato fra il più religioso silenzio.

« Fissando quella fisonomia di vecchio sacerdote, dai lineamenti così calmi e simpatici, dagli occhi in cui traluce una bontà che attrae, suggestiona ed affascina - così il Risveglio - ci sorgeva spontanea nel pensiero la immagine di Don Bosco e di Don Rua e nel cuore fioriva la legittima speranza che sotto gli auspicií di così santi personaggi la gioventù italica non potrà che risentire i migliori vantaggi ».

A FIRENZE.

Il sig. D. Albera giunse all'Istituto Salesiano di Firenze la sera del 13 giugno e vi si trattenne fino al giorno 15. Fu accolto affettuosamente, al suono di una marcia trionfale, dai Superiori, dai numerosi collegiali e da una larga rappresentanza di Cooperatori e Cooperatrici, dei giovanetti dell'Oratorio festivo, del Circolo «l'Immacolata », degli ex-allievi. Al cordiale ricevimento disse brevi parole il direttore Don Tassi, dandogli il benevenuto e presentandogli insieme gli ossequi ed il riverente omaggio dei salesiani e degli amici intervenuti. Seguirono le rappresentanze degli alunni e dei giovani dell'Oratorio e le rappresentanze degli ex-allievi. A tutti rispose il sig. D. Albera, esprimendo un particolare ringraziamento alle gentili cooperatrici che erano intervenute non curando la pioggia ed il cattivo tempo.

La mattina seguente celebrò la messa della Comunione generale nella cappella interna dell'Istituto, alla quale assistettero molte pie persone.

La sera, nel teatrino dell'Oratorio Festivo gremito di oltre 50o persone, si svolse una riuscitissima accademia musico-letteraria. Fra i presenti notavansi il Comm. Hermite, Procuratore Generale del Re, il Comm. Arturo Casini, il Conte De-Fazi du Bayet, la nobile famiglia Mazzei, le Marchese Beatrice e Maria Teresa Rosselli Del Turco, la famiglia Valdambrini, una rappresentanza del Clero e numerosi antichi allievi. Durante l'accademia parlarono la signorina Prof.ssa Ida Valdambrini a nome delle cooperatrici, il Prof. Giuseppe Rosselli per gli antichi allievi, la signorina Margherita Jacobacci per l' « Opera della Sacra Famiglia », il prof. Manzoni sulla carità di D. Bosco nella storia nazionale, il prof. Carmelo Meli sul tema « Dio e Popolo nell'opera salesiana », tutti applauditissimi. Lessero pure componimenti di circostanza gli alunni dell'Istituto e dell'Oratorio festivo.

Al terminare dell'accademia, il sig. D. Albera altamente commosso ringraziò i presenti per il segno di stima e di affetto che si volle dare alla sua persona. Disse di essere stato molto contento nel sentire intrecciati dai vari oratori i nomi di D. Bosco e di D. Rua e le opere generose di carità da loro compiute; coree pure si augurava che la visita da lui fatta all'Istituto fosse una felice occasione per stringere gl'intervenuti ne' santi ed incancellabili vincoli dell'amore cristiano.

Alla sera la banda dei giovanetti artigiani diede concerto, svolgendo uno scelto programma nel cortile fantasticamente illuminato.

Il 15 il sig. D. Albera celebrò la S. Messa nella cappella della S. Famiglia per i giovanetti delle scuole esterne. Alla comunione tenne un fervorino sull'amore che Gesù porta ai fanciulli, e molti si accostarono alla Mensa Eucaristica. Dopo la Messa anch'essi, radunati nel teatrino, vollero esprimere al Successore di D. Bosco e di D. Rua i loro sentimenti d'affetto riverente, leggendo varie composizioni che gli furono graditissime.

La sera, dopo essere stato ossequiato da numerosi cooperatori e cooperatrici, dai superiori e dagli alunni, cui benedisse con affetto, lasciava Firenze per recarsi a Pisa.

Vi giunse la sera del 15 giugno, accompagnato dal rev.mo Mons. Calandra, dal Direttore della Casa Salesiana di Firenze e dal prof. Rosselli.

Ossequiato dal chino sig. Prof. Toniolo, dal Direttore dell'Oratorio S. Eufrasia con altri Salesiani, e dal Consiglio del Circolo Ven. D. Bosco, saliva nella pariglia inviata da S. Em.za il Card. Maffi e scortato dai ciclisti della Turris giungeva all'Oratorio, ricevuto da scroscianti applausi e da vivissimi segni di venerazione e di esultanza, da un'eletta schiera di signori e signore, da numerosi giovani e folla di popolo. Nell'elegante teatrino gli porsero primi il saluto il Direttore dell'Oratorio e i presidenti dei Circoli D. Bosco e S. Luigi. Anche il prof. Toniolo ebbe care parole di saluto, di ammirazione e di venerazione. Belle parole pronunziò pure il Can.co Professor Del Pino a nome del Clero. Ringraziò tutti il sig. D. Albera e ripetutosi dai giovani il canto dell'Inno Salesiano tutta la moltitudine si riversò nella Chiesa di S. Eufrasia dove, dopo un bellissimo discorso del Canonico prof. Attuoni, predicatore del triduo in preparazione alla festa di Maria Ausiliatrice, impartì la Benedizione col SS. Sacramento.

Per la circostanza S. Em. il Card. Maffi aveva benedetto una nuova splendida statua della Vergine Ausiliatrice.

La serata si chiuse con una conferenza di D. Albera al Circolo Ven. D. Bosco.

L'alba di domenica, 16 giugno, recò ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice una vera moltitudine di giovani e di popolo. Prima della S. Comunione, numerosissima, l'amatissimo nostro Rettor Maggiore volle rivolgere parole di circostanza a tutti i presenti, specialmente ai giovanetti.

Nella mattinata fece visita a S. Em.za e si recava a Marina di Pisa; e dopo pranzo visitava il Seminario-Collegio, accoltovi festosamente dai Collegiali e dai Chierici, ai quali veniva presentato con belle parole da Mons. Modena.

La festa di Maria Ausiliatrice in S. Eufrasia fu coronata da uno splendido panegirico del Can. Attuoni, seguito dalla Benedizione solenne, impartita da D. Albera.

Ben riuscito anche il trattenimento dato dal Circolo.

All'indomani il saluto e l'omaggio al Successore di D. Bosco fu pòrto dai giovani dell'Oratorio di S. Marco, pei quali celebrò la S. Messa.

Alle 12 Sua Eminenza lo volle benevolmente con. sé, insieme con alcuni confratelli.

Alle 16 Don Albera teneva una Conferenza ai cooperatori ed alle cooperatrici.

Parlò lungamente delle meraviglie dell'Opera di Don Bosco e della piena maturazione di quegli ideali che, fin dai primi tempi del suo apostolato, brillavano come realtà alla mente del Venerabile.

Concluse con parole di encomio e di incoraggiamento pei Cooperatori, per le Cooperatrici e pei giovani del Circolo e dell'Oratorio, e con una paterna benedizione per tutti.

« Ripartiva - scrive il Giornale di Pisa - diretto a Collesalvetti..., lasciando tra noi il più soave ricordo, non meno caro di quello di D. Bosco e di D. Rua, di cui è degno successore ».

A COLLESALVETTI.

Fu ricevuto alla stazione dal rev.mo Pievano Don Gambini, da alcuni Superiori del Collegio e da una squadra di giovani convittori, e dal Consiglio direttivo del Circolo di Cultura che volle avere l'onore di scortare, in bicicletta, la carrozza fino all'Istituto. Anche molti del paese ne attesero l'arrivo, salutandolo rispettosamente al suo passaggio, mentre le campane della Parrocchiale, interpreti dei buoni Colligiani, gli davano il benvenuto.

Giunto nel primo cortile del Collegio, pavesato a festa con archi di trionfo e trofei di fiori e di bandiere, con il suolo smaltato a disegni ed iscrizioni con fiori campestri, fu salutato da un caloroso battimani dei giovani interni ed esterni, che l'attendevano schierati in doppia fila, e dalla numerosa folla che si era riversata nell'istituto per conoscere ed applaudire il successore di D. Bosco e di D. Rua, mentre un'orchestrina lo salutava con una briosa marcia. Giunto sulla scalinata d'ingresso, trasformata per l'occasione in grazioso giardinetto, dopo un inno eseguito dai giovani collegiali, ricevette il saluto dei confratelli, dei giovani convittori dell'Oratorio Festivo, del Circolo di Cultura e del paese intiero, di cui si rese interprete, con nobili ed elevate parole, il rev.mo sig. Pievano; ai quali rispose affettuosamente il tenero Padre, ringraziando tutti, e congratulandosi specialmente coi paesani che vide sì entusiasti nella partecipazione al suo ricevimento. « Credevo, sì, disse fra le altre cose, che i miei confratelli ed i giovani alle loro cure affidati mi ri cevessero con entusiasmo, perchè vengo a loro in nome di D. Bosco e di D. Rua; ma non mi aspettavo una così entusiastica acclamazione da parte del buon popolo di Collesalvetti.... »

A notte, nel cortile interno, si svolse una fantastica illuminazione alla veneziana con fuochi artificiali e slancio di palloni ; mentre prestava lodevole servizio la banda del paese, la cui popolazione concorse con dignitoso contegno a questa festa, come a festa propria.

In tutta la serata fu una continua gara fra i presenti per avvicinare il Successore di Don Bosco e di D. Rua, baciargli la mano ed avere da lui una buona parola, un consiglio, una benedizione.

Il sig. D. Albera si trattenne a Colle tutto il giorno 18, visitato dalle notabilità del paese, e partì la sera per Livorno, ove lo aspettavano con non minore entusiasmo quei confratelli, giovani e cooperatori.

A LIVORNO.

Qui ebbe un'accoglienza solenne, affettuosa, imponente.

Erano ad attenderlo, alla Stazione Centrale, vari Confratelli con i rappresentanti del Circolo Domenico Savio, dell'Oratorio Salesiano di Torretta, dell'Oratorio del Sacro Cuore e della Scuola di Religione di Via Mentana, il Presidente del Circolo Don Rua, il sig. G. Pratesi Presidente della Direzione Diocesana, il cav. M.° L. Pratesi presidente dell'Unione Elettorale Cattolica, il sig. Giuseppe Zollesi incaricato dell'Unione Popolare, il sig. Francesco Stefanini Presidente della Società Cattolica Operaia di M. S. e promotrice di Buone Opere, i sigg. Oreste Franceschi, Angelo Pipeschi e Ing. T. Macchia per le Cucine Economiche, il sig. Arturo Mazzoni vice-presidente del Comitato Livornese per gli Interessi Cattolici e il P. Teobaldo Senesi per il Comitato Parrocchiale di S. Andrea, il sig. A. Palomba per il Circolo S. Francesco d'Assisi della G. C. I., il rev.mo Mons. Carlo Catani per la Palestra Festiva di Religione e le altre Opere dell'Istituto « L'Immacolata », i sigg. Gaetano Lami presidente e Giovanni Toncelli segretario del Circolo Religione e Patria di Ardenza, il cav. E. D'Achiardi, l'avv. E. Galeotti ed altri molti, Sacerdoti e laici.

D. Albera, seguito da molte carozze, si avviò all'Oratorio Salesiano, nel cui cortile lo attendevano i giovani bellamente schierati. La banda eseguì, festosa, varie marcie mentre in una sala dell'Istituto gli venivano presentati vari signori, tra cui il Direttore del Fides, Don G. Casini, e i corrispondenti di molti giornali.

Il Fides aveva, per la circostanza, pubblicato un numero speciale.

Il soggiorno di D. Albera in quella ospitale città fu solo di due giorni; ma gli bastarono per rendersi conto delle vive simpatie in cui è tenuta l'Opera di D. Bosco, sviluppata dai Salesiani a pro' della gioventù maschile e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice a vantaggio della gioventù femminile.

L'Asilo S. Spirito diede in onore del Successore di D. Bosco un riuscitissimo trattenimento.

Nel vasto ed elegante salone adibito a teatro, convennero un'infinità di signore, ascritte alle varie Opere che fioriscono rigogliose nell'Asilo, molte Suore di vari Ordini, esimi Sacerdoti del Clero secolare e regolare e non pochi laici, fra i quali Don Giuseppe Musante Arciprete del Soccorso, P. Rampinelli, P. Dal Pozzo, P. Saglietto, D. Ciappei, D. Mecatti, l'ing. Macchia, il prof. Pizzuto, ecc.

In mezzo a tutti sedeva D. Albera con a fianco Mons. Morteo Vicario Generale e la benemerita presidente del Comitato Unione Donne Cattoliche, signora Augusta Pate, col suo illustre consorte.

Le alunne del Corso di Religione diedero uno splendidissimo saggio di Storia Sacra, Catechismo e Cultura Religiosa, al quale si unirono squisiti canti e perfette declamazioni all'indirizzo del Padre amato.

Anche D. Albera in fine parlò, e le sue parole furono plauso alle Figlie di Maria Ausiliatrice, alle Donne Cattoliche e all'opera loro, a tutte le alunne. Altra riunione si tenne la sera del mercoledì, 19 giugno, all'Oratorio Salesiano, e riuscì imponentis sima. Il teatro era letteralmente gremito. Non è possibile far i nomi di tutti gli intervenuti; diciamo soltanto che non vi è associazione cattolica in Livorno, la quale non fosse rappresentata da più ascritti. Anche molti sacerdoti, secolari e regolari, unitamente agli illustri Benefattori dell'Istituto, erano presenti a questo atto di omaggio.

Le note della brava Banda dell'Oratorio Sacro Cuore, unite a quelle della fanfara dell'Oratorio di Torretta, si confusero coi battimani del pubblico, non appena D. Albera apparve nella sala. I giovani, accompagnati dalla Banda, eseguirono l'inno salesiano cui tenne dietro un saluto affettuoso del sig. C. B. Locatelli, zelante presidente del Circolo D. Rua, ed altri splendidi discorsi e squisiti pezzi di opera e vari canti e un bozzetto drammatico musicale: « La Missione di D. Bosco ».

Commosso a tanta manifestazione di affetto, il sig. D. Albera ringraziò riepilogando quanto si era detto e confermando, con brevi episodi, tutta la verità della Missione di D. Bosco e le virtù che fregiarono questo Padre incomparabile. « Io ho veduto tutto questo, diceva, e siccome l'ho veduto, non posso più dubitare della santità di D. Bosco ».

Don Albera lasciava Livorno il 20, alle ore 14, per recarsi a Spezia. Come al suo arrivo aveva fatto una visita di omaggio agli illustri Coniugi Pate, insigni Benefattori delle Opere Salesiane, trattenendosi lungamente con essi, tracciando il lavoro che si compie in ogni parte del mondo dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, così, prima di partire, volle dar loro una testimonianza di gratitudine e di riverente affezione, celebrando la S. Messa nella loro Cappella alla Misericordia e facendo un commovente fervorino prima di distribuire ai presenti la S. Comunione.

ALLA SPEZIA.

Fu l'ultima visita.

Il Direttore dell'Istituto S. Paolo, il rev.mo can, d'Isengard, Abbate di S. Maria, l'Arciprete di Corniglia D. Giovanni Trofello, il Can.co Ravani e parecchi antichi allievi e amici dell'Opera salesiana gli diedero per i primi il benvenuto.

Quando scese di carrozza nel cortile dell'Istituto di via Roma, fu accolto dai calorosi applausi e dagli evviva dei collegiali che accerchiandolo andavano a gara a baciargli la mano, mentre la banda musicale spandeva le sue note giulive e festose. Dal cortile degli interni passò a quello degli esterni ove ricevette il tributo di plausi dai giovani dell'Oratorio e il saluto di molti cooperatori.

Poco dopo, nel teatrino dell'Istituto, alla presenza di sceltissimo pubblico, si svolse un'accademia musico-letteraria nella quale oltre gli alunni per la parte letteraria e musicale, furono assai applauditi il Parroco di N. S. della Neve, e l'egregio avv. Paolo Borachia, che parlò ascoltatissimo a nome degli antichi allievi.

« La perenne fecondità dell'Opera Salesiana - diceva l'egregio avvocato - mi sembra che trovi una sua nota speciale in questa affettuosa e riconoscente attestazione degli antichi allievi. I vincoli che ci legavano giovanetti ai superiori e all'Opera Salesiana tutta non si sono spezzati ; ma sono diventati più stretti e più radicati.

La Federazione Internazionale degli antichi allievi, che raccoglie migliaia e migliaia di aderenti in tutto il mondo, sta a dimostrare che l'efficacia vostra, o Salesiani, non si arresta alle porte dell'Istituto o dell'Oratorio, ma si prolunga al di là di essa, per tutta la vita degl'individui che, sia pure per poco, hanno sentito l'influenza di D. Bosco e dei suoi figli.

E non potrebbe essere diversamente. Quando ci sentiamo ripetere che la Fede inaridisce le sorgenti della libera attività umana, che cristallizza l'uomo in una vita gretta e antiquata, noi ricordiamo quali mirabili energie di moderna attività attingano dalla. Fede i figli di D. Bosco, che di tutti i nuovi, portati della pedagogia e dell'educazione s'impadroniscono per avviarli all'eterno spirito cristiano. Le scuole professionali come la stampa, il teatro come lo sport, i circoli giovanili come le colonie agricole; è tutta una fioritura di istituzioni che sorgono man mano che il bisogno si presenta, e che con rapidità e modernità si pongono in grado di corrispondere alle umane esigenze.

E quando ci sentiamo ripetere che il Clero è in tutta la sua azione nemico di qualsiasi elevazione delle classi umili, noi pensiamo ai Salesiani che ai figli del popolo, a preferenza che ai figli dei signori, aprono le loro case e ad essi impartiscono non solo quella luce di Fede che li guiderà nella vita, ma ancora quella istruzione professionale che farà ad essi acquistare la coscienza dell'importanza e della dignità del loro mestiere.

E quando si cerca da alcuni di porre in contraddizioni irriducibili, le idealità religiose e le idealità patrie, noi pensiamo ancora una volta con orgoglio e con soddisfazione ai nostri antichi maestri, che questa contraddizione non hanno mai vista, e che sempre hanno fuso nella loro attività il carattere di Italiani e di Sacerdoti....

Anche il sig. Francesco Bianchi lesse un bell'indirizzo a nome del Circolo Ven. Giovanni Bosco. Poneva fine al trattenimento la parola paterna del nostro Superiore, che ringraziava tutti i presenti dell'accoglienza cordiale.

Venerdì mattina, 21 giugno, il rev.mo Don Albera celebrava la S. Messa nel Santuario di N. S. della Neve, assistita dai giovani dell'Istituto e da molti ammiratori ed amici, ed allietata dal canto di sacri mottetti. Nella giornata diè quindi udienza ai confratelli e a molti Cooperatori. Ripartiva per Torino « accompagnato - scrive il Popolo - dai voti di quanti lo poterono avvicinare, e dal desiderio di tutti di riaverlo ancora e presto fra noi ».

Il sig. D. Albera sostava alcune ore a S. Pier d'Arena per celebrare la S. Messa e giungeva a Torino nel pomeriggio del 22 giugno, vigilia della Festa di S. Giovanni Battista, in cui i Confratelli e gli alunni dell'Oratorio, andando tutti a gara per ripetergli il loro figliale attaccamento e la più cordiale affezione, innalzarono al cielo i voti più fervidi per la sua conservazione e per tutte le sue intenzioni.

DALLE MISSIONI

INDIE.

Il quarto Congresso Eucaristico a S. Thomé de Meliapor.

QUANTUNQUE l'India sia immersa ancora nel Paganesimo e centinaia di idoli siano adorati in migliaia di pagode e di moschee, tuttavia lo zelo dei Missionarii cerca tutti i mezzi per diffondere la vera religione di Cristo ed il culto dell'augusto Sacramento dell'altare.

Come in Europa anche qua si tengono di tanto in tanto Congressi Eucaristici, ed il quarto ebbe luogo lo scorso gennaio, qui in Meliapor, presso la tomba del grande Apostolo S. Tommaso.

Considerando che siamo in India, si può dire senza esagerazione che il successo fu grandioso. Vi presero parte tredici Arcivescovi e Vescovi, 14o preti venuti da 26 differenti diocesi, ed un gran numero di popolo. L'Italia v'era rappresentata da S. E. Rev.ma Mons. Gentili, Cappuccino, Arcivescovo di Agra, al Nord dell'India ; da Monsignor Vismara delle Missioni di San Calogero di Milano, Vescovo di Hyderabad; e dal nuovo Vescovo di Mangalore, Mons. Perini S. J.

Le sedute ebbero luogo nel dormitorio dei nostri ragazzi, convertito per la circostanza in salone ornato di ghirlande e drappi e bandiere di vari colori. Sopra una larga predella presero posto gli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi e, giù giù nell'aula, i congressisti.

Il Congresso si aperse con una processione solenne dalla Chiesa delle Francescane di Maria alla vicina Cattedrale, alla quale parteciparono tutti i Vescovi ed Arcivescovi in abiti pontificali, preceduti dai Sacerdoti, al suono delle melodiose note della miglior musica di Madras. Fu un'apertura davvero imponente.

Giunti alla Cattedrale, il zelantissimo nostro Vescovo di Meliapor, Monsignor Theotonio de Castro, Presidente, salì il pergamo e con voce commossa diè il ben venuto ai Congressisti, spiegò il significato del Congresso, fece voti pel suo felice proseguimento; e lesse una lettera del Santo Padre, benedicente i lavori.

Per tre giorni la nostra casa fu onorata dalla presenza di tutti i Congressisti, i quali nelle interessanti sedute e nelle pacifiche discussioni si mostrarono animati del più vivo amore a Gesù Sacramentato e di gran zelo per diffondere dappertutto il suo Culto e la Comunione frequente secondo i desiderii di Pio X.

Noi abbiamo colto l'occasione per manifestare la dottrina del nostro Venerabile D. Bosco sulla Comunione frequente e come Egli la credesse il mezzo più efficace per formare il carattere dei giovani alla virtù.

Le adunanze si chiusero con una solenne processione. Meliapor era tutta in festa. Tutte le case, imbiancate di fresco, davano l'aspetto di una città nuova. Si erano eretti numerosi archi di trionfo lungo le vie del percorso ed innalzate numerose antenne con bandiere e ricche ghirlande, disposte con gusto e a profusione. La facciata del Convento delle Suore Francescane Missionarie di Maria, che lavorarono tanto per addobbare la Cattedrale e le vie della città, era coperta di iscrizioni, di drappi e di bandiere, con gusto squisito.

Il corteo fu imponentissimo. Precedeva una banda militare empiendo l'aria di note solenni. Seguivano le allieve delle Suore Francescane, vestite di bianco, le Religiose, le delegazioni delle varie parrocchie, il Clero, i Vescovi e gli Arcivescovi ed infine il Santissimo Sacramento, portato dal Vescovo Presidente. Tutto fu così solenne e grandioso, che, quasi trasportati in un regno ideale, ci dimenticammo per alcune ore di essere in paese pagano. Gesù Sacramentato passò attraverso la città, adorato da migliaia di cuori fedeli, fra le note della musica, il canto dei Sacerdoti e il silenzio rispettoso dei pagani, ammirati di tanta festa pel Dio nascosto dei Cristiani. La folla era immensa, e non una parola di disprezzo, non il minimo disordine; ma gli stessi infedeli, tanto numerosi, mostrarono un contegno decoroso, degno di elogio.

Quando la processione rientrò in chiesa, riccamente addobbata ed illuminata da luce elettrica, si cantarono ancora inni e mottetti al SS. Sacramento, poi s'impartì la trina benedizione.

Compiuta la cerimonia, una dolce sorpresa attendeva i Prelati: le vie e le case erano tutte splendidamente illuminate ! Dappertutto lanterne e lumi e lampade di ogni forma e colore, e fu solamente a notte tarda che ognuno si ritirò, chiudendo nel cuore il più santo e dolce ricordo del Congresso Eucaristico di Meliapor che durerà per molto tempo e produrrà, speriamo, abbondanti frutti di santificazione e di conversioni.

S. Thomè di Meliapor, Solennità del Corpus Domini, 1912.

Sac. GIORGIO TOMATIS,

Missionario Salesiano.

TERRE MAGELLANICHE

„Folk-lore" fueghino. Gli Indi Alacaluf.

LOCALITÀ. -Questi indi abitano le isole tutte del canale di Barbara e vengono chiamati indi in canoa per il genere di vita che conducono. All'evangelizzazione di essi fu destinata la missione dell'isola Dawson, della quale giova ripetere qualche cenno utile alla conoscenza dei costumi.

Questa missione fu iniziata nel febbraio del del 1889, e siccome gli Alacaluf sono nomadi e privi affatto del necessario alla vita, fin dal principio mirò a stabilire un centro dove poterli raccogliere e fornirli di vitto e alloggio. Fu scelta quest'isola come quella che era più centrale, e nello stesso tempo più vicina a Punta Arenas, luogo fornito di quanto era necessario per l'impianto e l'aiuto. In seguito a lunghe e difficili pratiche, il governo del Chile concesse quell'isola in uso dei Missionari per 2o anni, coll'obbligo di erigere una cappella, una scuola ed un piccolo ospedale a vantaggio degli Alacaluf.

L'isola Dawson ha un'estensione di 133.000 ettari, in massima parte coperta da boschi costituiti di alberi ad alto e basso fusto con cespugli e pantani. Al nord-est, verso la punta San Valentin, ha una piccola prateria, ed un'altra vicino a Baia Harris. Vi sono molti laghi tutti di acqua dolce ed alcuni fiumicelli di poca importanza.

La missione si fissò a Baia Harris, che i Salesiani trasformarono in porto con due moli, capace di ricevere qualsiasi nave.... Quando vi si recarono i missionari, l'isola era affatto deserta, visitata solamente da alcuni selvaggi, i quali però non vi tenevano dimora fissa. La spedizione, capitanata. da Monsignor Fagnano, partì da Punta Arenas il 3 febbraio e constava di un sacerdote, un confratello laico e di sette altre persone per i servizi, i lavori d'impianto e la pastorizia, alla quale avrebbero dato incremento una cinquantina di animali che facevano parte del carico. La goletta fueghina approdò il 3 febbraio e per prima cosa depose il carico di tavole alla baia Willis con i viveri, poi passò alla baia Harris, dove depose gli animali che subito vi trovarono pascolo. Per una settimana i missionari si occuparono nell'innalzare alcune casette per se stessi e per i venturi selvaggi, che non si fecero molto aspettare. Infatti otto giorni dopo arrivarono 17 selvaggi Alacaluf sopra tre canoe e furono ricevuti cortesemente dai missionari i quali assegnarono loro quattro casette di legno, fatte appositamente, simili alle nostre cabine da bagno. Essi però non le vollero accettare e preferirono costrurre vicino alla spiaggia la loro piccola capanna consistente in sei o sette verghe piantate per terra in forma circolare, legate insieme alla punta e coperte con pelli di foca. Solo dopo alcuni mesi di dimora e in forza delle reiterate istanze dei missionari si decisero ad abbandonare quei miseri tuguri per vivere nelle casette di legno. Però pretesero che fosse levata la porta e finestra, indicando le quali dicevano: ceislaber, ceislaber! (cattivo, cattivo). In mezzo alla casetta collocarono il fuoco, ed all'intorno vi stesero paglia e pelli di foca. Benchè non costretti a nessun lavoro e nutriti giornalmente con abbondante razione di carne e trattati con ogni affabilità, si mostravano sempre timorosi e sospettosi verso i missionari....

Dopo sette mesi di dimora quei 17 selvaggi sembravano già alquanto civilizzati ed istruiti nelle due lezioni giornaliere di catechismo ed anche legati di una certa affezione verso i missionari, quando macchinarono un tradimento...

Ricorrendo il 18 settembre 1889 le feste patrie, tutto il personale della missione il giorno 7 si recò a Punta Arenas rimanendovi solamente il confratello laico Giovanni Battista Silvestro con Don Bartolomeo Pistone venuto da qualche mese. Il giorno 8, seguente alla partenza della goletta fueghina, i 17 Alacaluf montarono sulle tre piroghe e, senza dire nulla, scomparvero dalla missione. Ciò produsse una non grande meraviglia a don Pistone, perchè erano soliti fare altrettanto e poi ritornare dopo qualche giorno. E difatti il giorno 9 ritornarono, però senza donne e bambini, in numero di sei uomini.

Sbarcati si avvicinarono alla cucina, dove si trovava il coadiutore Silvestro, il quale chiese loro con modi cortesi se volevano mangiare. Essi risposero in lingua spagnuola: non voler mangiare, noi voler carne tua. Ciò non fece impressione al buon Silvestro, il quale giudicò quell'espres sione come un errore dovuto alla poca conoscenza che essi avevano della lingua insegnata; li fornì del necessario, e con Don Pistone, arrivato in quel momento, li congedò. I sei, apparentemente tranquilli, si ritirarono nelle casette assicurando che più tardi sarebbero arrivati anche le donne ed i fanciulli. Verso le quattro di sera, divisi in due gruppi ritornarono alla casa dei missionari, dove trovarono i due distanti alquanto l'uno dall'altro: don Pistone occupato al banco di falegname nel costrurre un tabernacolo di altare, e il coadiutore Silvestro intento a spaccar legna.

Le due comitive si avviarono una al sacerdote e l'altra al laico così disposte: l'indio di mezzo teneva in mano una pelle di lontra e i due a fianco lo accompagnavano guardinghi.

I due missionari, che per la prima volta vedevano una pelle di lontra conciata dagli indi, considerando quella come un regalo, si fermarono ad ammirarla e lodarla, quando ad un cenno del capo i due indi che stavano al fianco dell'offerente afferrarono loro le mani, quel di mezzo toglie di sotto alla pelle un coltellaccio e vibra un colpo al collo del Missionario. L'assalto, evidentemente concertato prima, procedette simultaneamente. Don Pistone, accortosi del pericolo, si sforza per svincolarsi ed insieme piega il capo, di modo che il ferro gli colpisce la faccia invece del collo e gli apre una lunga ferita dal labbro inferiore al mento; gli assalitori, spaventati dell'insuccesso e intimoriti dal grido mandato dal povero missionario, abbandonano tutto e si dànno alla fuga. Analogo fine ebbe l'assalto mosso al Silvestro: la piccola scure adoperata contro di lui e diretta al collo passò scalfiggendo la fronte e ferendogli gravemente il braccio destro. I tre, a lor volta sbigottiti, si diedero pure alla fuga e si ricoverarono nel vicino bosco. I poveri missionari, feriti e scampati a una certa morte per un visibile aiuto divino, passarono ore di indiscrivibile spavento: soli, col timore di un nuovo assalto. Per buona sorte i sei indi non si fecero più vedere, ed i poveretti poterono pensare alla medicazione.

Forse il vile attentato non avrebbe lasciato effetti luttuosi, essendo guaribili le ferite, se il coadiutore Silvestro non si fosse imbarcato in un cutter (nave piccola a una sola vela), che guidata da alcuni inglesi diretti a Punta Arenas era stata spinta dal vento in quella baia Harris. Partiti il giorno 18 settembre con un mare agitato, dopo tre giorni passati in balia delle onde approdarono ad un porto naturale, dal quale ripartirono per mancanza di viveri. Nel passare dalla spiaggia al cutter sopra di una piccola barca, un cavallone gettò a mare Silvestro con un marinaio inglese. Dei due, solo il marinaio si salvò perchè sano e forte; Silvestro invece, stanco e col braccio fasciato, fu vinto dalle onde e scomparve per sempre. Gli inglesi, ai quali rimase sfracellato il cutter contro la spiaggia, a piedi, percorrendo la spiaggia da San Pietro e Paolo, portarono la tristissima notizia a Don Pistone ed agli altri colà giunti qualche giorno prima. Sul luogo del naufragio, alcuni mesi dopo, fu piantata una croce con un'iscrizione che ricorda il luttuoso avvenimento. Due mesi dopo ritornarono pure i sei assassini cari aria indifferente. Nessuno li rimproverò o castigò, benchè il capo, capitano Antonio, seguitasse in un atteggiamento e condotta ostile...

Solo dopo due anni cessò ogni minaccia di attentati, quando il capitano Antonio vinto in una lotta contro gli Ona fu barbaramente sgozzato, insieme col figlio primogenito Francesco. La scomparsa di questo feroce indio tolse gravi motivi di discordia e chiamò molti selvaggi alla missione. Per lungo tempo i missionari dovettero provvedere al sostentamento di oltre 400 indii, dei quali gli adulti vivevano divisi per famiglie nelle casette di legno, i ragazzi nel collegio dei missionari e le ragazze in quello delle suore.

Fra i giovani furono scelti 3o dei più intelligenti, che formarono una banda musicale abbastanza buona. Per invito ed a spese del Governo cileno essa suonò nelle feste patriottiche di Punta Arenas durante i giorni 17, 18, 19 settembre 1898. A tutti recava meraviglia udirli suonare e mostrare di aver così rapidamente e intensamente approfittato delle cure loro prodigate dalla Missione. L'andamento di quella colonia arricchita di macchine a vapore per la segheria, di scuole e altre comodità moderne, fu sommamente lodato dallo stesso Federico Errazuris, Presidente della Repubblica cilena, colà recatosi nel febbraio del 1899. Anche il celebre esploratore Otto Nordenskiöld, capo della spedizione norvegese, e che visitò minutamente quella missione nel 1894, dice espressamente che il metodo usato di lasciare piena libertà agli indi è il migliore per far sì che la civilizzazione troppo repentina non vada a danno della salute, che purtroppo, è spesso minacciata dalle malattie polmonari. Difatti egli, deplorando la lotta barbara impegnata da certi coloni contro gli Alacaluf, dice testualmente: « Il meglio sarebbe dare agli indigeni una parte di terreno abbastanza grande e buono. Però, essendo ciò impossibile, credo che la miglior cosa sarà confidare nello sviluppo degli stabilimenti salesiani, specialmente nell'isola Dawson (1) ». Benchè l'isola Dawson fosse località abitata dai soli Alacaluf, i Salesiani diedero pure ricovero a un abbondante numero di indi Ona, che da inumani civilizzati erano stati violentemente tolti dall'Isola Grande e trasportati a Puntarenas e poi alla missione, perchè in città, in servizio delle famiglie, presso cui erano quasi schiavi, non potevano assolutamente adattarsi...

Nell'isola Dawson si apersero due centri di missione: uno intitolato a S. Rafaele, posto in un dolce declivio, nella parte centrale del semicerchio della bellissima Baia Harris, che è un piccolo seno, protetto ai lati da due promontori rivestiti di giganteschi e sempre verdi Fagus betuloides , e davanti dall'isoletta Hoffing, pure sempre verdeggiante per folta vegetazione, la quale rompe l'impeto delle onde. È un recesso così nascosto che assai difficilmente il mare vi si agita, anche durante il soffiare dei forti venti. L'altro centro venne intitolato al Buon Pastore a qualche chilometro dalla punta S. Valentino, alle sponde di un incantevole laghetto di acqua dolce, ombreggiato da una rada vegetazione arborea, la quale forma la caratteristica della parte nord dell'isola. La parte sud è invece ricoperta da rigogliosa e fitta vegetazione, costituita da tutte le essenze proprie della Terra del Fuoco: i Fagus antartica e betuloides, i cipressi (Lybocedrus tetragona), leña dura (Maytenus magellanica) il canelo (Drymis Winteri), ecc. I boschi più fitti sono rappresentati dal Fagus betuloides, e benché a 53 gradi di latitudine sud, riproducono le foreste vergini dei tropici, colla sola differenza che laggiù gli alberi sono spogli delle gliane, tanto abbondanti nelle foreste equatoriali, che per esse divengono impenetrabili. Da ciò risulta che solamente la parte nord, in cui la vegetazione arborea meno abbondante permette ubertosi pascoli, è atta alla pastorizia. Riguardo alle coste la parte est, che guarda l'Isola Grande, è più frastagliata da insenature, golfi più o meno insinuantisi entro terra; la parte ovest invece è più omogenea e presenta un'unica insenatura detta Bahía Loma, sulle cui sponde, come pure alla punta San Valentin, s'incontra un numero grande di antiche residenze di indi Alacaluf, riconoscibili a un largo cerchio rilevato sul resto del terreno e contenente moltissime conchiglie, ossa bruciate e spezzate di mammiferi e di pesci, unitamente a schegge litiche, evidenti rifiuti del lavoro delle cuspidi di freccia, o di primitivi coltelli od ascie.

LE CANOE. - Gli Alcaluf per costrurre le canoe aspettano la primavera, cioè, dicono essi: quando gli uccelli fanno le uova, perchè in altri tempi gli alberi non vogliono. Si comprende che la ragione della preferenza sta nella facilità con cui si può togliere la corteccia dagli alberi quando incominciano a germogliare. Gli uomini vanno nella foresta ed ivi cercano l'albero più grosso (per lo più è faggio) e senza nodi, poi con un osso affilato sulle pietre, oppure con pezzi di cerchi di botte, avanzi di qualche naufragio gettati nella spiaggia, tagliano la corteccia tutto all'intorno in modo che abbia tre o quattro metri di lunghezza per uno e mezzo o due di larghezza. Qui finisce il lavoro degli uomini ed incomincia quello delle donne, le quali prendono sulle spalle le corteccie e le portano al luogo dove esse (e non gli uomini) devono costrurre la canoa. Essa risulta generalmente fatta con tre pezzi tenuti in forma di barca mediante verghe di legno curvate al fuoco, e cuciti insieme colla seconda corteccia degli alberi (libro) che è filamentosa. I fori per la cucitura vengono praticati con spine di pesce, oppure con ossa ridotte a punta come lesine.

Oltre a questo modo di costruzione, che è il più ordinario, gli Alacaluf si servono anche di un tronco d'albero scavato col fuoco, oppure con strumenti di falegname da quelli che sono alla missione.

Una canoa di corteccia viene costrutta in pochi giorni e subito usata senza prendere troppe precauzioni di sicurezza. L'acqua passa per mille piccole aperture, tanto che una donna deve incessantemente gettarla fuori con qualche recipiente. La canoa degli Alacaluf è divisa in cinque o sei scompartimenti e porta nel mezzo un po' di sabbia, su cui mantengono sempre vivo il fuoco, verso di cui nutrono una specie di venerazione e che non lasciano mai spegnere. La canoa porta fino a sei od otto persone, varii cani, che sono compagni inseparabili, ed un piccolo equipaggio consistente nelle armi e strumenti da pesca. Generalmente sono le donne che remano, servendosi di palette dal manico corto, e senza appoggiarle alla sponda; gli uomini invece sono sempre in vedetta coll'arpone per la pesca. Su queste fragili canoe gli Alacaluf si azzardano ad attraversare lo stretto di Magellano, nella parte più stretta ed a correre attorno a tutte le isole. I pericoli son frequenti per causa delle onde mosse ed anche delle balene che abbondano in quei luoghi. Le donne sono nuotatrici a differenza degli uomini. Don Zenone ricorda di aver veduto una donna gettarsi in mare, raggiungere una canoa lontana un centinaio di metri e ricondurla con somma facilità. Un' altra volta una donna fu veduta nuotare verso una canoa carica di bimbi i quali divertendosi l'avevano slegata dalla spiaggia, e da una considerevole distanza ricondurla a terra spingendola con una mano e nuotando con l'altra (1).

PESCA. - Gli strumenti per la pesca sono l'arpone ed il giavelotto; l'uno e l'altro assai simili a quelli usati dai Yagan. Però improvvisano sovente il giavelotto per la pesca col primo bastone che loro capita fra mano. Ne aguzzano un'estremità e poi, palleggiandolo più volte all'al~ tezza degli occhi, e mirando il pesce sott'acqua, lo scagliano, e quasi sempre colpiscono. L'arpone ha una punta di osso di balena, lungo da 2o a 40 cm. con un solo dente o con due opposti, oppure con molti da un solo lato, a forma di sega. La punta dell'arpone alle volte è fatta con legno anzichè con osso. Con questo strumento pescano balene, foche, lontre, delfini ecc.

ARMI. - Oltre all'arpone ed al giavelotto, che possono servire da armi, gli Alacaluf usano: arco con frecce, fionda e boleadoras. Benché meno abilmente che gli Ona, sanno costrurre l'arco e le frecce e forse impararono nei frequenti contatti che ebbero con quelli. Ed intendiamo parlare non solamente del contatto avuto nella missione, ma anche in tempi molto anteriori all'epoca dell'uso del vetro, perchè nelle antiche loro dimore, sulle spiaggie dell'isola oltre che coltelli, raschiatoi e ascie, si trovò pure una cuspide di selce, evidentemente lavorata allo scopo di ottenerne una punta di freccia (1).

Le fionde sono come quelle dei Yagan e degli Ona. La boleadora è un'arma da loro molto usata e consiste in una pietra legata ad una funicella, lunga poco più di mezzo metro, che roteando, la lanciano e scolpiscono molto lontano. Le pietre che gli Spagnuoli chiamano bolas possono essere o naturalmente forate (e di tali se ne incontrano molte alla spiaggia), oppure vengono scanalate quelle che trovano in forma di boccia (là sono comuni dei ciottoli di anfibolo di forma perfettamente sferica). Nel primo caso la corda è annodata al foro, nel secondo è fissata lungo il solco praticato. La boleadora infine può essere a un solo ciottolo, oppure a più, fino a tre.

RELIGIONE IN GENERALE. -Credono in un essere invisibile chiamato Taquàtu, e che essi figurano come un gigante che naviga giorno e notte con una grande canoa per mare, per fiumi ed anche per aria scivolando sopra gli alberi, senza piegarne le frondi. Se nel suo cammino trova qualche uomo o donna disoccupati o distratti, se li prende senza più nella sua immensa piroga e li porta lontano lontano a casa sua. Sopratutto durante la notte gli Alacaluf temono assai d'incontrarsi con questo essere terribile.

(1) Actas de la Sociedad Cientifica de Chile. Tomo VII (1897) 2a entrega, p. 165.

(1) Mons. Fagnano in « Boll. Sales. , settembre 1859 p. 120, completato con note di D. Zenone.

(1) Questa punta figura nella collezione di circa mille manufatti litici della Patagonia e Terra del Fuoco, esistente nel nostro Museo etnografico di Valsalice.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo questa intenzione generale:

Chiedere alla Vergine Ausiliatrice una speciale benedizione sugli alunni degli Istituti Salesiani durante il periodo delle vacanze.

Echi della festa titolare.

In Italia.

A Torino, nell'artistica chiesa dell'Oratorio femminile di S. Angela Merici in Valdocco, dedicata a Maria SS. Ausiliatrice, la domenica 26 maggio, celebrandosi la festa patronale, fu un'imponentissima scena di pietà e di divozione, offerta dalle alunne Oratoriane e dalle stesse Ex-allieve, mercè lo zelo del Comitato Centrale e segnatamente delle signore prof. Maria Vittoria Chiora, Emma Caviglione Coppa,. Felicina Gastini, Maria Canavesio Brignone e delle signorine Eugenia Passamonte ed Onorina Marchisio. Circa 50o furono le sante comunioni distribuite alla Messa celebrata dal rev.mo sig. D. Filippo Rinaldi; e straordinaria fu pure l'affluenza alle funzioni vespertine, coronate da splendida accademia.

A Biella, preceduta da solenne novenario, gran festa la domenica 2 giugno, nella Chiesa dell'Istituto S. Cassiano, riccamente addobbata a cura delle Patronesse del Comitato Salesiano. Consolantissima la frequenza ai Sacramenti. Alla messa solenne, cantata dal Can. Basilio Buscaglia, eseguirono scelta musica del Ravanello le convittrici del Maglieificio Calliano, dirette dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Alla sera, dopo la recita del Rosario, S. E. Rev.ma Mons. Andrea Giovanni Masera, Vescovo diocesano, tessè con facondia e mirabile semplicità le lodi di Maria Ausiliatrice, che ringraziò per aver concesso tre Case Salesiane alla sua Diocesi. Le festa si coronò con una rappresentazione drammatica.

Ad Ivrea, nella chiesa della Colonia Agricola in Borgo S. Antonio, celebrò la messa della Comunione l'Ispettore Don Emmanuele Manassero e la solenne fu cantata dal Prof. Can. Michele Gnavi, della Cattedrale. Dopo i vespri in falso bordone, lo stesso Canonico tenne un discorso sul tema l'Ausiliatrice e il Ven. D. Bosco » esponendo con acuta analisi i motivi che spinsero il Venerabile a promuovere la divozione a Maria SS. sotto il titolo di Auxilium Christianorum.

Nell'Oratorio del S. Cuore al Valentino in Casal Monferrato si ebbero tre giorni di festa, dal 24 al 26 maggio, con gran concorso di devoti di ogni classe di cittadini. Tornò particolarmente caro e pieno di poesia dolcissima il giorno 24. Alla sera disse il panegirico il piissimo Monsignor Filippo Ciarpella, che commosse i cuori fino alle lagrime. La sera del 26 per la 2a funzione Sua Ecc. Rev.ma Mons. Ludovico dei Marchesi Gavotti, Vescovo Diocesano, parlò della Vergine con cuore di Apostolo devotissimo della Protettrice della Famiglia Salesiana, ed impartì la Benedizione solenne.

In occasione della festa di Maria SS. Ausiliatrice, il nostro confratello D. Stefano Trione tenne conferenze salesiane a Mondovì, Cuneo e Vigevano. A Mondovì i cooperatori si raccolsero con numerosi fedeli nella Chiesa monumentale dei PP. Filippini, sempre benemeriti delle Opere di D. Bosco, il 22 maggio. Il 23 fu la volta dei cooperatori di Cuneo, e il 27 di quelli di Vigevano, che si adunarono nell'Istituto Negrone.

A Novara, nella Chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice - che per quotidiana affluenza ai SS. Sacramenti, per continuo concorso di fedeli all'altare della gloriosa Madre di Dio, e per le copiose benedizioni e consolazioni che la Beata Vergine largisce a quelli che la invocano o ne promuovono il culto, va assumendo il carattere di venerando Santuario - la mattina del 24 maggio Sua Ecc. il Vescovo Mons. Giuseppe Gamba distribuiva a centinaia di persone la S. Comunione e rivolgendo ad esse la sua dolce parola si augurava che quella chiesa abbia a diventare uno dei templi più venerati. Il pio desiderio va già effettuandosi. Con delicato pensiero, la mattina stessa di Maria Ausiliatrice le maestre degli Asili infantili della città conducevano ai piedi della Vergine i bimbi affidati alle loro cure, che a Lei facevano omaggio di fiori e infantili preghiere; e la domenica dopo anche le convittrici dell'Istituto dell'Immacolata vi si portavano in divoto pellegrinaggio. Nel giorno della festa una vera turba di popolo attorniò per tutta la giornata il benedetto Simulacro esposto sopra ricco trono, tutto ornato di fiori e di ceri che non mancarono mai in tutto il mese; e a tarda sera, dopo la benedizione impartita da Mons. Vescovo, si dovette usare quasi una dolce violenza per chiudere la chiesa.

A Milano, la festa di Maria SS. Ausiliatrice venne celebrata solennissimamente in S. Agostino e in S. Babila. Nel primo Tempio, la domenica 2 giugno, celebrò la messa della comunione generale S. Em. Rev.ma il sig. Card. Carlo Andrea Ferrari, che rivolse opportune parole ai fedeli e per lunghissima ora dispensò il Pane Eucaristico, amministrando infine il Sacramento della cresima a una dozzina di fortunati giovanetti. Celebrò pontificalmente alla messa solenne e ai vespri il reverendissimo Mons. Merisi.

Alcuni giorni dopo con gran divozione e concorso di gente ripetevasi la stessa festa per i cooperatori salesiani nella chiesa di S. Babila. Alle 10 fu celebrata messa pontificale da mons. Besesti, che impartì pure la benedizione col SS. Sacramento. Fu oratore felicissimo Mons. Balconi, arciprete della Metropolitana.

« Fu per ispirazione divina, egli disse, che Don Bosco scelse a patrona delle sue opere Maria Ausiliatrice. A questo titolo glorioso si connettono tutti i trionfi che nel corso dei secoli la Chiesa ha riportato sui suoi nemici; sotto questo titolo Maria SS. fu depositaria e dispensatrice di vittorie memorabili nell'ora dei cimenti. Anche ai nostri giorni la Chiesa è insidiata. Le sétte le hanno dichiarato una guerra accanita, tentando di toglierle ogni influenza sulla società moderna, cercando di strappare la fede dai suoi figli, infondendo nei loro cuori, in nome della libertà, la più sfrenata licenza. Però Iddio in questi tempi suscitò provvidenzialmente l'opera di Don Bosco, che prendendosi cura della gioventù, fosse un argine alla scristianizzazione della società e preparasse una generazione futura, valevole a condurre la società a sani principi religiosi e morali ».

Ambedue le feste furono rese più solenni dall'esecuzione di scelta musica liturgica dalla Schola Cantorum dell'Istituto S. Ambrogio.

A Verona la gloriosa nostra Patrona venne festeggiata, per speciali circostanze, il 6 giugno, solennità del Corpus Domini, con una straordinaria espansione di pietà. Tutti i convittori dell'Istituto D. Bosco si accostarono divotamente alla Comunione, che ricevettero dalle mani dell'Ispettore don Farina. La Messa solenne fu celebrata dal prof. cav. Don Scapini, con scelta musica del Porosi e del Ravanello, eseguita lodevolmente dalla Schola Cantorum sotto la direzione del prof. Don G. B. Urbano. Gli amici dell'Opera Salesiana vi. accorsero in maggior numero che nelle precedenti riunioni, e il vice-Direttore diocesano Mons. Grancelli tenne loro una splendida conferenza ascoltatissima sulla Vergine di D. Bosco e su D. Bosco e l'Eucaristia.

A Schio, il 24 festa solenne nell'Oratorio S. Luigi. La chiesa fu gremita a tutte le messe e quasi tutti. quelli che vi accorsero fecero la S. Comunione. Alla, funzione della sera fu tale la calca che in chiesa non era più possibile muoversi. Parlò con zelo Mons. Arciprete, raccomandando all'affollato uditorio la divozione alla Madonna e l'opera dell'Oratorio festivo, che dimostrò vera arca di salvezza. per la gioventù.

A Genova, il 25 maggio, nella insigne basilica di San Siro convennero numerosi cooperatori e cooperatrici della città. Al Vangelo della Messa cantata ascese il pulpito il Sac. Don G. B. Zerollo,. e: « Ci piace, scriveva l'ottimo giornale il Cittadino, notare le seguenti deduzioni. La padrona, la ispiratrice dell'opera salesiana, è Maria Ausiliatrice. Il Ven. Don Bosco e i moltissimi suoi figli sparsi per tutte le parti del mondo, partiti dalla casa madre di Torino con la benedizione di Maria che troneggia dalla cupola del suo massimo Santuario, non sono che coscienti e docili strumenti nelle mani di Lei. L'Opera Salesiana soddisfa pienamente con successo a tutte le buone tendenze moderne spogliandole da tutto ciò che si chiama scoria. Soddisfa alla tendenza verso la luce della scienza soda, basata sui principi incrollabili della moralità che veramente eleva - verso un lavoro razionale che redime, che santifica che non abbrutisce -verso una, democrazia, che non conosce la ribellione. Spiegabilissima adunque la giusta popolarità che gode l'istituzione salesiana »,

Il rev.mo Mons. G. B. Balestrino, zelantissimo direttore diocesano, impartì la solenne benedizione con Gesù Sacramentato.

A Firenze, nell'Oratorio della S. Famiglia, la domenica 26 maggio sotto lo sguardo materno dell'Ausiliatrice si accostavano per la prima volta alla S. Comunione 5o fanciulli esterni delle nostre scuole. Fu una cerimonia tenerissima. Anche il resto della festa si svolse con alta soddisfazione religiosa. Pose termine al giorno festivo un scelto trattenimento di proiezioni fisse, e la distribuzione d'un centinaio di regali ai giovanetti più assidui.

A Roma, nel Santuario del S. Cuore di Gesù, lo splendore delle sacre funzioni indette ad onorare la nostra Regina non poteva esser maggiore. Già il 24 maggio, in cui ebbe principio la solenne novena, la messa delle 7.30 fu celebrata dal rev.mo Mons. Faberi, Assessore del Vicariato, e la sera, dopo un affascinante discorso del nostro confratello D. Arturo Gianferrari, impartiva la bene dizione eucaristica l'Em.mo Card. Cagiano de Azevedo. La Conferenza ai cooperatori si tenne la sera del 26, in cui pontificò alla benedizione S. E. R. Mons. Sabatucci, Arcivesc. tit. di Antinoe. La sera del 1° giugno pontificava ai primi vespri S. E. Rev.ma Mons. Virili, Vescovo di Troade, ed impartiva la benedizione l'Em.mo Card. Billot. Il giorno della solennità, trasportata al 2 giugno, alle 7.30 celebrò la messa della Comunione generale l'Em.mo Card. Vincenzo Vannutelli; pontificò alla messa solenne S. E. Rev.ma Mons. Gallucci, Arciv. di Costanza; e dopo i secondi Vespri pontificali e l'orazione panegirica, impartiva la benedizione col SS. Sacramento l'Em.mo Card. Billot. L'affluenza dei devoti alla S. Mensa fu straordinaria. La Schola Cantorum dell'annesso Ospizio eseguì la Messa Lauda Sion del Palestrina.

Il 24 maggio nella Chiesa di S. Antonio annessa all'Oratorio Salesiano di Soverato in Calabria, si chiuse la pia pratica del mese mariano. Diede edificante spettacolo di pietà un numeroso stuolo di fanciulli, che divotamente si accostarono per la prima volta alla S. Comunione. La Messa solenne fu rallegrata da scelta musica eseguita dalla Schola Cantorum dell'Oratorio. Recitò il panegirico il Direttore D. Angelo Lovisolo, il quale tenne pure la Conferenza.

Nella vicina Borgia, al mezzodì del 1° giugno la banda cittadina, percorrendo le vie del paese, annunziava l'aprirsi della festa, ed alle 4 p. m. sopra un palco, pittorescamente decorato con festoni e palloncini veneziani, dava concerto. La serata si chiuse colla funzione dei primi vespri, seguita da graziosa illuminazione ed altro concerto musicale. All'alba del giorno 2 gran numero di persone si affollava alla Chiesa per la S. Messa e per accostarsi ai SS. Sacramenti. Verso le 8, ricevuto dai Salesiani, dal Circolo D. Michele Rua, da un nugolo di giovanetti e dal popolo plaudente, giungeva da Catanzaro S. E. Rev.ma Mons. Giorgio De Lucchi, Rettore del Grande Seminario Pontificio Calabrese, che celebrò la Messa della Comunione generale, ed assistè pontificalmente alla Messa solenne, nella quale fu eseguita la Missa B. M. V. Auxiliatricis del M.° Tessa, con accompagnamento di piccola orchestra.

Il culto di Maria Ausiliatrice divenuto popolarissimo in quella ridente spiaggia del Mar Jonio che è Marina di Gioiosa, grazie lo zelo del Decurione Parr. D. Alberto Guarna e del solerte Comitato locale delle Patronesse e delle zelatrici, ebbe una solenne espansione la domenica 26 maggio. La Chiesa parrocchiale di S. Nicola, nella quale da 9 giorni si tributavano affettuosi omaggi alla Vergine, fu troppo angusta al bisogno. Alle 10.30 giungevano tutti gli alunni del Seminario di Bova, accolti al suono dell'inno pontificio e dagli applausi di una folla numerosa che li accompagnò in trionfo alla Chiesa, dove si diè principio alla Messa solenne. La Schola cantorum del Seminario eseguì scelta musica. Dopo il Vangelo disse il Panegirico il Rettore Don Luigi Vasta. La sera per la prima volta processione solenne. Fu un vero trionfo di fede e di devozione.

A Catania, i festeggiamenti promossi dal Circolo Ven. D. Giovanni Bosco, col concorso di Cooperatori e di fedeli, si svolsero nell'Oratorio S. Filippo Neri. Precedette un triduo solenne. La vigilia, 25 maggio, alle ore 20, nel cortile attiguo alla Casa Salesiana, trasformato in salone e gremito di Cooperatori, l'Oratore del triduo tenne la Conferenza prescritta, presieduta da S. Ecc. Rev.ma Mons. Emilio Ferrais. Straordinario il concorso alle sacre funzioni del giorno 26. Cantò messa solenne il rev.mo Mons. Sebastiano Nicotra. Alla sera il bel simulacro di M. A., fra due fitte ali di popolo riverente, preceduto dalle figlie di Maria con un largo stuolo di bambine bianco vestite, che al mattino si erano accostate per la prima volta alla Mensa degli Angeli, dal Circolo Savio Domenico, dalle Compagnie di S. Giuseppe e di S. Luigi Gonzaga, dal piccolo clero e numerosi giovani dei due Oratori Salesiani S. Filippo e Madonna della Salute, fu portato in trionfo per le vie della città fra il canto d'inni devoti, il suono giulivo della Banda e dei sacri bronzi, lo sparo di mortaretti, ed una pioggia di fiori.

A S. Gregorio di Catania, gran festa la prima domenica di giugno nella Chiesa Madre, dove, dinanzi all'altare dell'Ausiliatrice, si era compita la pia pratica del mese mariano. Generale fu la partecipazione dei fedeli alle varie funzioni. Nel pomeriggio poi la processione, rallegrata dalla musica dell'Istituto S. Francesco di Catania, ebbe termine nel grande atrio della Casa Salesiana, dove si svolse un'affettuosa accademia musicoletteraria.

Ad Acireale, nella Chiesa delle Verginelle continua e numerosa fu la partecipazione dei fedeli alla S. Mensa ed alle S. Messe, che furono celebrate dalle prime ore del mattino fino al mezzogiorno, specialmente a quella letta da S. E. Rev.ma Mons. G. B. Arista, ed alla solenne in cui fu recitato il panegirico. La sera i Cooperatori e le Cooperatrici, rispondendo all'invito del Direttore diocesano Mons. Pasquale Permisi dei Baroni di Floristella e del Condirettore Sac. Giuseppe De Maria, si radunarono nella stessa Chiesa per la conferenza detta prima dei vespri solenni, dal Sac. Prof. D. Antonino Tosto.

A Caltagirone, i festeggiamenti in onore di Maria Ausiliatrice, col concorso dell'Istituto Savio Domenico, dell'annesso Oratorio festivo, dei benemeriti Cooperatori e delle zelanti Cooperatrici, furono celebrati dalla 1a alla 2a domenica di giugno e riuscirono solennissimi. Si inaugurarono la mattina del 2 giugno nella Chiesa di S. Nicola, attigua all'Istituto, colla benedizione di un nuovo altare e di una bella statua della Vergine Santa. Compì la cerimonia il rev. D. Sturzo, Prosindaco della città. Nel pomeriggio, il rev. D. Edoardo Scavone, teneva la conferenza ai Cooperatori. La festa del giorno 9, preceduta da un devoto triduo, fu onorata dall'intervento di S. E. Rev.ma Mons. Damaso Pio De Bono, Vescovo Diocesano, il quale celebrò la messa della Comunione generale ed assistè pontificalmente alla messa cantata, durante la quale, al Vangelo, il nostro confra tello D. Ercolini disse il panegirico. Nel pomeriggio, coll'intervento del Seminario, degli orfanelli dell'Istituto Gerbino, e dei giovanetti dell'Oratorio festivo, organizzata dal Circolo Ven. D. Bosco, si svolse una devota processione.

A Randazzo, nella Chiesa di S. Basilio per tutto il mese mariano, incominciato il 24 aprile, si celebrò ogni mattina all'altare di Maria Ausiliatrice una funzione speciale con messa, discorso e benedizione. Il 17 maggio incominciò un solenne novenario e il giorno della festa, 26 dello stesso mese, la vasta Chiesa, fin dalle prime ore del mattino, fu assiepata da devoti, che, senza interruzione, si succedettero per assistere alle SS. Messe e soddisfare alla loro divozione. Più di 12oo S. Comunioni furono distribuite in quel giorno. La sera ebbe luogo la conferenza per i Cooperatori che vi accorsero in gran numero.

Il culto di Maria SS. Ausiliatrice quest'anno ha avuto una bellissima manifestazione anche a Grammichele, Catania. Le principali Signore della città, costituitesi in Comitato, vollero dare alla comune Madre e Regina una sede propria, ed a questo scopo col favore del popolo e l'incoraggiamento del Clero, riuscirono a ristaurare in breve tempo una grande Cappella della vasta Matrice. Da quel giorno il nuovo trono di Maria è divenuto il centro di una devozione sempre più larga e sentita. La solennità del 24 maggio assunse un particolare splendore. Cantò messa e tenne il discorso di occasione il decurione D. Michele Grosso.

A Cesarò (Messina), il 24 maggio insieme coi Cooperatori e colle Cooperatrici, moltissimi fedeli si affollarono nella Chiesa Madre ad ascoltare la conferenza detta dal rev. D. Calogero Gusmano, Segretario del Consiglio Superiore della Società Salesiana. La sua parola, ispirata da un delicato senso di affetto filiale, fu ai presenti di forte incoraggiamento a praticare il bel culto, ivi con tanto zelo promosso dal nostro Decurione e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

A Caltanissetta, nella Chiesa parrocchiale della Saccara, Cooperatori e fedeli accorsero numerosi ad onorare la Vergine Ausiliatrice nella sua Cappella parata a festa. Nella Messa solenne, che fu applicata pei Cooperatori vivi e defunti ed allietata da scelta musica, il rev. Sac. D. Magri disse bellamente di Maria Ausiliatrice e del bene che l'Opera di Don Bosco fa in tutto il mondo, sotto la protezione di sì eccelsa Patrona.

A Sciacca (Girgenti), si volle ricordare con speciale solennità il 300 anno, da che per opera di un figlio di D. Bosco vi era stato importato il Culto dell'Ausiliatrice, ora divenuto popolarissimo. La bella Chiesa di S. Francesco di Paola dal 23 maggio alla domenica successiva fu la mèta preferita dei fedeli, da ogni parte della città. Il giorno della festa assistè alla Messa solenne il Capitolo della Collegiata. Dopo il Vangelo, l'oratore del mese mariano D. Pietro Scravaglieri rievocò bellamente le glorie di Maria Ausiliatrice e la storia del culto locale nei sei lustri di espansione sempre più consolante. Alla sera, processione col Santissimo resa più bella da una lunga fila di bambine bianco vestite, che per la prima volta si erano accostate alla S. Comunione.

A Cammarata, nella Chiesa di S. Domenica, predicò la novella di preparazione e il giorno 24 celebrò la messa della Comunione Generale ed alla messa cantata dai RR. Padri Francescani disse il panegirico il nostro Ispettore D. Fascie. Edificante fu lo spettacolo dei fedeli, che in tutte le ore pellegrinarono ai piedi di Maria Ausiliatrice, recitando devote preghiere anche per le vie. La domenica i9 lo stesso D. Fascie tenne nella Chiesa Madre della vicina S. Giovanni Gemini la Conferenza Salesiana ai Cooperatori ed ai fedeli, accorsi in gran numero dalle due città.

A Marsala, Maria SS. Ausiliatrice venne festeggiata con particolare devozione nella sua Chiesa. Il 24 maggio celebrò la Messa della Comunione generale con fervorino il predicatore del mese mariano della Cattedrale, Can. Romano D. Simone; e alla messa solenne celebrata dal Vicario Can. D. Giovanni Vinci, fu eseguita scelta musica con accompagnamento di orchestra. Il prelodato Oratore disse il panegirico. Il 26 fu la volta dei giovanetti dell'Oratorio S. Luigi, delle Figlie di Maria, e dei numerosi devoti ascritti alla sua Associazione. Cinquantacinque fanciulli e fanciulle si accostarono per la prima volta alla Mensa Eucaristica.

* *

Tributarono pure solenni e devoti omaggi alla nostra Augustissima Madre e Protettrice le città e i paesi seguenti

Acquappesa (Cosenza), per iniziativa del zelante Decurione Parr. D. Giuseppe De Pasquale, che al mattino cantò messa e nel pomeriggio tenne la conferenza. - Alvito, nella chiesa di S. Nicola, con intervento di S. E. R. Mons. Antonio M. Iannotta, Vescovo diocesano, che ammise alla il comunione parecchi giovanetti dell'Oratorio Festivo; del Can. Don Olimpio Grossi, Abate di S. Simone, che cantò la messa solenne; e del celebre oratore P. Gioacchino da Napoli, che disse il panegirico. - Avola, dove il predicatore mariano D. Emanuele Lo Giudice, Decurione, prima della messa tenne il discorso.

Borgomasino, il 24 maggio, per lo zelo delle exallieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che si accostarono tutte alla S. Comunione colla loro divisa; e il dì seguente per le giovani oratoriane, che tennero una bell'accademia. - Bronte, presso le Figlie di Maria Ausiliatrice, e nel Real Collegio Capizzi con conferenza.

Castellamare del Golfo, dove nel triduo di preparazione si alternarono per dire le glorie di Maria Ausiliatrice, i revv. D. Andrea Colomba, Cascio Don Giuseppe e Don Gaetano Picciurro., che il giorno della festa tenne, prima dei vespri solenni, anche la conferenza. - Castrogiovanni (Caltanisetta), nella chiesa delle Moniali di S. Marco, per invito dei decurioni, i revv. Parroci Carreri e Fontanazza. - Castronovo di Sicilia, per lo zelo del Condirettore Diocesano Can. Troina e del nuovo decurione D. Buttacavoli.

Intra, nel Collegio S. Luigi, con esecuzione della classica messa del Wilberger e infra missam discorso del rev. D. Pietro Del Torchio, Parroco di Miazzina, e a sera illuminazione e concerto.

Mistretta (Messina), nella Matrice e nella Chiesa di S. Giuseppe dove fu cantata una Messa solenne con l'intervento del Clero. - Modica, dove il Barone D. Francesco Marino, Decurione, promosse speciali onoranze nella Chiesa Madre di S. Giorgio, ed alla messa solenne prese parte quel rev.mo Capitolo. - Montedoro (Caltanisetta), nella Chiesa Madre, con panegirico del rev. Vic. D. Giovanni Talumello, e conferenza del decurione Don Vito Alfano.

Napoli, nella chiesa del S. Cuore di Gesù al Vomero, con numerose prime comunioni dei giovani dell'Oratorio festivo. - Noto, dove la domenica 12 viaggio erasi divotamente inaugurato un bel quadro di M. Ausiliatrice e il Rettore Can. D. Vincenzo Caruso, Zelatore, pronunziava un discorso di circostanza. - Novara, nella cappella dell'Istituto dell'Immacolata, con intervento del rev.mo D. Filippo Rinaldi, prefetto generale della nostra Pia Società, e splendido trattenimento musico-letterario. - Nunziata, nella Chiesa del Collegio, dove dopo la messa solenne l'Arciprete Don Angelo Barbagallo, Decurione, fatta l'accettazione di nuove Figlie di Maria, pronunciò belle parole di circostanza, e la sera ebbe luogo un'accademia.

Palagonia, nella Chiesa di S. Antonio, in cui l'oratore D. Vincenzo Adieri predicò il triduo di preparazione e il giorno della solennità cantò messa e pronunziò un fervorino prima della Comunione generale, e a sera vi fu un riuscitissimo saggio accademico promosso dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Palermo, per invito del Direttore Diocesano Mons. Gaetano Catalanotto con discorso e Conferenza dell'Ispettore Don Fascie. - Pallagorio (Catanzaro), grazie lo zelo del Decurione Arciprete D. Andrea Lingua. - Palma-Montechiaro, nella Chiesa del Monastero di S. Benedetto, preceduta da un devoto novenario predicato dal decurione D. Angelo Lombardo, e dai vespri solenni, a cui intervenne il Clero della città, con panegirico detto dal Sac. Angelo Di Benedetto e conferenza del prelodato decurione. -Pedara, nell'Istituto S. Giuseppe, con concorso di Cooperatori e Cooperatrici .e saggio accademico.

Raccalmuto (Girgenti), nella Chiesa di S. Maria del Monte, per lo zelo del Decurione D. Giovanni Casuccio con discorso dell' Oratore D. Giuseppe Pagano. - Re, in Val Vigezzo, all'Ospizio dei Pellegrini, con largo intervento di gente dalla parrocchia e dai paesi vicini e numerose comunioni ; cantò messa il rev. D. Maurilio Fossati. - Roccapalumba (Palermo), per iniziativa dell'Arciprete D. Vincenzo Serra, Decurione, con numerose comunioni applicate con gentile pensiero per il nostro Superiore D. Albera.

S. Giovanni La Punta, dove la 1a domenica di marzo erasi inaugurato solennemente nella Chiesa Madre un quadro ed un altare in onore di Maria Ausiliatrice con intervento dei nostri Chierici di S. Gregorio, per lo zelo del sac. Don Giovanni Scalia e di altra pia persona. - S. Marco Argentano (Cosenza) nella Chiesa di S. Giovanni, grazie lo zelo del Decurione Parr. D. Raffaele Rocco; e conferenza Salesiana nella Cattedrale detta dal Can. Teol. D. Luigi Ferralis, Delegato Vescovile, Direttore diocesano. - S. Marzano Oliveto, nell'Asilo delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - S. Agata li Battiati, ove il 13 maggio in occasione della Sacra Visita compiuta da S. Ecc. Rev.ma Mons. Ferrais, erasi inaugurato nella Chiesa Madre, il Culto di Maria Ausiliatrice. - Sciava, per lo zelo dell'Arciprete D. Giorgio Giammartino, decurione, con panegirico del rev. D. Nicolò Oddo. - Trevi nella monumentale chiesa di San Francesco, dove la conferenza ai Cooperatori fu tenuta dal rev.mo Priore D. Agostini, e la splendida festa fu degna corona del mese di maggio, predicato ogni sera con parola sempre chiara e cordiale dal prof. sac. Giov. Albera, direttore del Convitto Lucarini. - Trino Vercellese, ove, coll'eletto stuolo dei Cooperatori, anche numeroso popolo assistette alla conferenza, detta con singolare facondia dall'eloquente oratore D. Moretti, parroco eletto di Strevi.

Villadossola, il 26 maggio, con comunione generale, vespri solenni, panegirico, processione col SS. Sacramento, e brillante accademia alla quale presero parte molti signori, signore e gran popolo. - Villalba (Caltanisetta), per impulso del decurione D. Giuseppe Lo Re, con parole di circostanza del rev. Arciprete D. Angelo Scarlata. - Vizzini, ove per opera della signora Francesca Failla Guarino il culto di Maria Ausiliatrice fiorisce da oltre 2o anni e la pia pratica del 24 del mese è preceduta mensilmente da triduo devoto.

GRAZIE E FAVORI

Guarita miracolosamente (1).

Il 21 maggio mia moglie fu presa da un acuto mal d'orecchio, che al domani si manifestò in otite con infezione all'osso. Il dottore, che la visitò, non si volle pronunziare, ma in breve il male fece tali progressi, che il 23 mi consigliò a portarla all'ospedale per l'operazione. Ma come sottoporvela, se la poveretta soffriva fortemente anche per mal di cuore?

Ex-allievo di D. Bosco, mi rivolsi con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice promettendo di farmi iscrivere fra i Cooperatori se mi avesse fatto contento; e feci accendere una candela nella parrocchia di N Danze, che sta di fronte alla nostra casa. Alla sera tornò il dottore e mi disse che non c'era più nessuna speranza all'infuori della trapanazione dell'osso, che si poteva tentare il dì seguente. Passai gran parte della notte in preghiere e finalmente spuntò il 24 maggio, giorno della festa di Maria SS. Ausiliatrice... ed ecco, alle 5 1/2, che la malata si addormenta. Esultante, me ne approfitto per andare a messa, lasciando la sorella in custodia della cara consorte: e giunto in chiesa mi porto in ispirito al Santuario di Valdocco, pregando con tutto il cuore la Vergine a concedermi la grazia. Alle 6 esce la prima messa ed io l'ascolto, e poi torno frettolosamente a casa. Oh! prodigio: la sorella e l'inferma stessa mi dicono che questa, alle 6 precise, si destava dicendo: « Sto meglio, non mi sento più nessun dolore ! » Venne infatti il dottore e, dopo una minuziosa visita, la dichiarava fuori d'ogni pericolo, non sapendosi spiegare la cosa. Ma lo sapeva ben io e ne serberò eterna riconoscenza alla Vergine Ausiliatrice !

Ginevra, 1° giugno 1912.

GIOVANNI VARETTI.

Castellana. - Il fanciullo Tonetto Daverio fu colpito da così seria malattia che i medici stessi, sin dalle prime ore del male, cominciarono a dubitare. Non è facile il descrivere l'angoscia di tutta la famiglia, specie della mamma!. A casi estremi, estremi rimedi! e subito si ricorse con tutta fiducia a Maria Ausiliatrice, incominciando una fervorosa novena. Oh! potenza dell'Aiuto dei Cristiani! dopo pochi giorni della novena, il fanciullo migliora, alla fine lascia il letto; ed oggi è gaio e vispo, e riprenderà i suoi studi. Siano rese grazie infinite alla Vergine Ausiliatrice, che volle consolare una desolata famiglia ritornando la salute all'unico figlio.

17 maggio 1912.

La Direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

S. Gio. Sarmassa. - Da tre anni era ammalata di una terribile anemia. Aveva consultato tanti medici e fatte tante cure senza risultato, anzi con maggiore ricrudimento del male. Perduta ogni fiducia nei mezzi umani, mi recai al Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, feci una novena in suo onore e promisi di farle un'offerta e di pubblicare sul Bollettino la grazia, se otteneva la guarigione. Da quel momento presi a migliorare ed ora in due mesi fui perfettamente risanata. Adempio al voto colla presente.

13 maggio 1912.

CATERINA MARENGO.

Palermo. - Una persona cara della mia famiglia trovavasi da diverso tempo sofferente per disturbi nervosi, per i quali temevo altra complicazione di mali. Ma il soccorso di Maria Ausiliatrice non tardò ad arrivare; Essa esaudì le mie preghiere ed ora questa cara persona è perfettamente guarita.

Grazie, o SS. Vergine! in adempimento al voto, mando l'offerta promessa e dirò sempre: « Evviva Maria Ausiliatrice, aiuto dei tribolati ! »

22 maggio 1912.

TERESA MANGANO RIZZOTTI.

Venezia. - Colpito il mio bambino, di circa due anni, da polmonite doppia, lottava disperatamente contro la forza del male. Il caso era gravissimo, anche perchè di recente uscito da altra malattia. Promossi un consulto, e si riconfermò la diagnosi del dottore curante affermando la gravità del caso. In questo frangente mi fu suggerito di ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice. Accettai senz'altro il consiglio, mandai una offerta ed attesi fidente, pregando, l'opera di risanamento. Dopo giorni d'attesa, d'ansie e d'angoscie , finalmente pel figlio mio spuntò il giorno, che segnò il suo completo trionfo sul male. Ringraziando sentitamente la Vergine Ausiliatrice per questa grazia singolare, invio una piccola offerta.

9 marzo 1912.

NICOLò SCARPA.

Ubiale (Bergamo). - Nel momento in cui la mia povera famiglia giaceva nella più desolante e triste costernazione per lo stato disperato di salute in cui si trovava una mia sorella, invocai l'aiuto potente di Maria Ausiliatrice, e promisi l'elemosina di io lire a beneficio del suo Santuario e delle Opere Salesiane. Fui tosto esaudito; la sorella che da tre lunghi mesi era costretta al letto da febbre violenta e da dolori nevrastenici di capo con vomito che l'avevano ridotta quasi agli estremi, incominciò subito a star meglio con grande meraviglia di tutta la mia famiglia; ed ora è quasi completamente ristabilita nella primiera florida salute, e però riconoscente adempio la promessa.

14 aprile 1912.

GAMBA CARLO.

Mazzarino (Caltanisetta). - Nei primi giorni del dicembre 1911, la mia piccola Fidina fu colpita da mortale bronchite, che in breve la ridusse in fin di vita. Vedendola in uno stato lacrimevole, non potendo più sperare nei mezzi umani, mi rivolsi con fiducia a Maria Ausiliatrice, dicendo : « Ella sola può guarire la mia figliuola!...» E promisi che, ottenuta la desiderata grazia, l'avrei fatta pubblicare nel Bollettino Salesiano ed avrei mandato un'offerta per la celebrazione di una Messa all'altare di Lei in Torino. La bambina in pochi giorni guarì ed in breve tornò vispa e cara come una volta, con indicibile gioia della famiglia poco prima immersa nel dolore. Siano rese grazie alla Madonna Auxilium Christianorum, la quale ha voluto provare una volta ancora che non si ricorre invano alla bontà del materno suo cuore.

28 febbraio 1912.

SALVATORE ALESSI BATù fu VINCENZO.

Ottennero pure grazie da Maria S.S. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Acqui : Giulia Galliani, io - Albenga: Arturo Tambusso, 5 - Ancona : Campolucci Caterina, 5 - Aragona : Digna Gandolfo, i - Asti Sorelle Ballario.

B) - Baldissero : V. A. - Barbania : Maria Seita, 5 - Beinasco : Caterina Colombo - id. M. T., 2 - Bianoè: Antonio Guala, 5 - Bibiana Renoz Mosselli - Bisceglie : N. N., io - Bivona

Due divote di M. Aus. - Bologna : Augusto Pal mieri, io - Bordighera Torrione : Maria Varazzini, io - Borgomanero (S. Cristina): Teresa Giromini, 8 - Borgo S. Donnino : Vittoria Saglia, 5 - Boves : Caterina Gasturelli, io - id.: N. GC., io - Bra : Vittoria Capra - Brescia : Giovanni Milari, 3 - Brosso Can. (Arera): coniugi G. B. M.

C) - Canelli : Maria Bosca, 5 - Careggine : N. N. 2 - Carmagnola: Antonio Cravero, i6 - Casale Mon f .: Giacinta Tosè - Caserta : Edoardo Tosti - Casole d'Elsa (Menano): Sac. Aristodemo Senesi, 2 - Castagnole P.: Caterina Melano, 2 - Castelluccio Montese : Ermenegilda Monari ed Evarista Passini, io - Castel di Casio : Maria Moruzzi, 7 - Castelrosso : Antonio Lusso, 20 - Castelrotto : Maria Dalla Monta, 5 - Catania : D. Francesco Simone - Cavagnolo : Pasqualina Crova, io -- id.: B. M. - Cavour : Elisabetta Beltramo - Cerami : Giuseppe Ferlanto, 5 - Ceres : Pietro Tepotti, 5 - Chieri : Giorgio Chiosco, 5 - Città di Castello : Sac. Ernesto Piani, 5 - Cividale del Friuli : Luigia Carli - id.: Ida Venturini - Colcavagno : Giuseppe Pescarinona, 5 - Coniolo : Giovanni Martinotti, 25 - Contemplazione : A. Rabe Ottaviani, io - Cuorgnè: G. M., 5 - Cureggio C. C. M., i.

F) - Faenza : Rosina Baccarini, 5 - id.: N. N., 5 - Fenegrò : Maria Galli, 2 - id.: Agnese Pessina - id.: Teresa Rossi - Finalmarina Rosina Peralto, i - Fiume Veneto : Giacomo Santarosa, io - Fossano : Clara Negro, 5 - Frassineto Po : Angela Balocco - Front Can.: T. D., 20 - Fusignano : N. N., 50.

G) - Garessio : C. P. - Genova : Ines Dario, 25 - Giampereto di Sarnano : Carlo Calcagnoli - Gorgonzola : Coniugi Fioretti, 3 - Gorno : Luigia Quistini - Granarolo : Zaccaria D. Sante.

H) - Hawthorne (S. U. A.): Sac. T. D.

I) - Isolabella : Maria Del Mastro, 3.

L) - La Loggia : Lucia Garella, i - La Magdeleine : Sac. Gio. Batt. Dalle, 20 - Lanusei G. P., 5 - Lanzo Torinese : Domenica Ferrando - id.: Giuseppe Isaia - Lenta Vercellese : Sac. Alberto Antoniazzo, io - Lillianes : Veronica Fans, 5 - Livigno : Domenico Perdana e Caterina Peri coniugi, 2.50 - Lu Monferrato: Rosetta Co; gioia - Lugagnano: Anna Andreoli, io - Lujan de Cuyo (Rep. Arg,): Maria Scagliotti, 22.50 - Lusernetta : Angelo Oddino, io.

M) - Magliano Sabino : Ch. F. M. - Malagnino (Cascinette) : Famiglia Ceretti, 7 - Maserada : Emma Casana in Vendrame, 2 - Marmirolo : D- Vittorio Gambussi - Mercore di Besenzone : Tomaso Zanetti, 2 - Milano : Chiara Ballanti, io - Moggio : Margherita Invernizzi, 5 - Mombello Torinese : S. M. e S. L., 4 - Moncrivello T. P., 5 - Montabone: Carlo Cazzola, io - Montevarchi : Pietro Nepi, 5 - Monte Magrè : Vittoria Perin, 5 - Mortara : Clementina Regolini, 2 - id.: Carolina Signorelli - M. G. F., 99.20.

N) - Negrar : Lucia Berzacola, 2 - Nizza Monferrato : Giovanni Cagni - Novara : F. Baroli, 6 - id.: N. I. - Novaretto : Coniugi Cinato, 1o - Novi Ligure : Fam. Canevari, 20 - Nurallao : F. Medda, io.

O) - Olmeneta : S. M., 15 - Omegna : Maddalena Trisconì, 5 - Omeria : Paolino Niggi, 5 - Orbassano : A. N., 5.

P) - Passatore : Gio. Battista Riba, 6 - Pavia : Attilio Fornacheva, 15 - Pellestrina Veneto Coniugi Vincenzina e Giovanni Fennaro - Phila Angelantonia Fannotta, 5 - Pianezza : Maria Serafino, 2 - Pianfei : Luigi Barano, 25 - Piani di Vallecrosia : Catterina Burotti, io - Piedimonte Etneo : Marietta Patanè di Sebastiano, 6 - Pieve del Cairo : Elisa Campanino, 2 - Pisa : Alfredo Gay - Ponte casale : Bettino Turri, io - Ponte di Legno : D. G. Batt. Signorini, 5 - Pontinvrea Catterina Rabellino - Pralormo : Battista Casale, 2 - id.: Margherita Tassano, 3.

Q) - Quart : R. A., 20.

R) - Raldon : Sac. Massimino Girardi, io - Rimini : Ersilia Astolfi, 7 - Rio Grande (Brasile): Rosa Calcagno - Riva di Chieri : Antonio Navone - id.: Olimpia Pasquina - Roana : F. M. F., 15 - Roma : Renato Mariano, 5 - id.: F. C., 25 - Rosignano Monferrato : Angiolina Rosso, 2.

S) - Sabbio Chiese : P. E., 5 - S. Benigno Canavese : Antonio Francone, i - San Carlo (Montemagno): Francesca Bertone - id.: Ottavio Capitolo - San Martino Rivolto : N. N., 2 - Santa Maria Maggiore : F. A., 5 - Santhià : Remo Massara, 3 - Savona: Enrica Vescovo Bartoli, 5 - id.: Carlo Brignone - Sestri Levante : B. A., 15 - Settimo Torinese : Domenico Arduino, 5 - Solduno : N. N., 5.75 - Stabio : N. N. - Strambino Marietta Alteno, 2 - id.: Domenica Resta, 30.

T) - Torino : A. R., 2 - id.: D. G. - id.: G. R., 5 - id.: M. G., 5 - id.: N. N., 2 - id.: N. N. 5 - id.: N. N., 3 - id.: N. N., 5 - id.: R. A., 5o - id.: T. L., io - id.: U. N., io - id. Pietro Barale, 3 - id.: Teresa Baroni, 5 - id.: Luigia Calderoni - id.: Maria Campo, 4 - 1d.: Luigia Cavallo - id.: Maria Margherita C.ssa di Collobiano Dalla Valle, 50 - id.: Ercolina Diverio, 20 - id.: Carlotta Gaya, 5 - id.: Domenico Gauna - id.: Lancia M. A., 7 - id. : Luigia Paoletti e figlia, 15 - id.: Maria Peroglio - id.: Domenica Ressia e consorte Storero, 3 - id.: Eugenio Rivolo - id.: Lucia Leoni - id.: Famiglia Vayra - Trino Vercellese : Faconda e Giuseppina Castelli, 5.

U) - Udine : Maria Caliari Agosti, 5.

V) - Valfenera: A. O., io - Valgrana: B. L., 5 - Vallo (Caluso): Lucia Bertone, 5 - Varazze Maria Giusto, 5 - id.: Rosa Artisi V. Crayon, 6 - Venezia : Ida Voltolina, 5 - Ventimiglia Elena Bianchi, i r - Vercelli : Simone Merlo, 5 - Verolengo : Agostino Torrione, 5 - Verona : N. N., 20 - Villadossola : N. N., 5 - Villasimius Coniugi Pitzalis, 2 - Vilmaggiore : Gioconda Merli, i - Villanovaforru: Ciccita Spanu, 5 - Villanova Solaro: Maria Demichelis, io - Villarosa: Cristina V. Fiorentino Velia, 5.

Z) - Zimone : Bernard, 1.5o - Zinasco : N. N., 3.

X) - Elisabetta L. - Rosalia Gerbino - Remigio Gola, 2 - Elisa Gorini - Maria pinoli - Ercolina Morongini - Maria Rossi.

NOTE e CORRISPONDENZE ,

TRASLAZIONE delle reliquie di San Francesco di Sales e di Santa Giovanna di Chantal.

Il 14 giugno ebbe luogo ad Annecy la traslazione delle reliquie di S. Francesco di Sales e di S. Giovanna Francesca Frémiot di Chantal, dall'interno del monastero della Visitazione alla cripta della nuova Chiesa che si sta costruendo.

La cerimonia fu degna delle feste memorande ch'ebbero principio il 2 agosto 1911. Immensa folla di pellegrini s'era riversata in Annecy. La presenza di S. Em. il Cardinale Dubillard; di Mons. Jodéré, vescovo di Saint Jean-de-Maurienne; di Mons. Biolley, vescovo di Moutiers, di Mons. Bovet, vescovo di Friburgo, Losanna e Ginevra, aggiunse splendore alla festa.

Più di 2000 persone presero parte al corteo che accompagnava le urne deì due Santi, portate dai più distinti cattolici d'Annecy. L'urna di S. Francesco, del peso di 5oo Kg., era trasportata da 10 uomini per turno. Seguivano i rappresentanti delle famiglie parenti del Santo: sig. de Roussy de Sales, d'Anières de Sales, de Villette, de Menthon, Bérard.

Il Card. Dubillard celebrò la messa pontificale, alla quale assistettero più di 2000 persone. La sera ai vespri Mons. Bovet con vibrato discorso tratteggiò la fermezza d'animo di S. Francesco di Sales. Quindi dall'alto della piattaforma che sormonta il vestibolo della cripta i Vescovi impartirono tutti insieme la pastorale benedizione.

Nella cripta i Santi riposano da una parte e dall'altra dell'altar maggiore, in attesa di una traslazione novella nella chiesa superiore.

Tra i figli del popolo.

S. PIER D'ARENA. - Solenne benedizione della bandiera del Circolo D. Bosco. - Preparata con amorevole zelo, riuscì imponentissima.

La festa s'inaugurò con una funzione religiosa nella Parrocchia di S. Gaetano: messa con Comunione Generale celebrata dall'Ispettore D. Laureri, e benedizione col SS.mo impartita dal Prevosto D. Bussi. Erano presenti tutti i soci del Circolo con numerosi parenti ed amici, i soci del Circolo S. Pietro e un centinaio di fanciulli del Ricreatorio S. Famiglia.

Alle 9, nel teatrino, si adunava il Convegno Giovanile Cattolico, indetto per la circostanza. Apre la seduta il Comm. Masucco della. direzione Diocesana e due relatori, il Can. Ravano e il dott. Dondona, parlano delle « Biblioteche Circolanti » e della « necessità dell'Organizzazione » presentando i voti relativi. Vengono inviati telegrammi al S. Padre, a S. E. R. Mons. Caron, Arcivescovo eletto di Genova, e al nostro Rettor Maggiore D. Albera.

Alle 15 sfila il corteo verso la chiesa per la benedizione del nuovo vessillo. Padrino della cerimonia è il sig. Umberto Bassano, ex-presidente del Circolo S. Pietro; madrina la signora Emula Bruno in Rebora.

Il tempio letteralmente gremito risuona del canto solenne : « Noi vogliam Dio », mentre S. E. Rev.ma Mons. Idelfonso Pisani indossa i sacri paramenti. Fra un entusiasmo indescrivibile si compie la cerimonia della benedizione, e il Vescovo celebrante rivolge ai presenti e ai giovani del Circolo D. Bosco vibrate parole. La «Schola Cantorum » dell'Ospizio S. Vincenzo porta la sua nota gradita col canto di sacri mottetti.

Compiuto il sacro rito, il nuovo vessillo è portato in trionfo per le vie della città, accompagnato da tre musiche e dalle rappresentanze di più di trenta circoli ed associazioni con bandiera, molte altre senza bandiera, e varie con tamburini.

Ritornato il corteo al teatro del Circolo D. Bosco, presentato dal presidente sig. Rossi prende la parola l'avv. Saverio Fino di Torino, il quale con frase smagliante e con enfasi lirica incoraggia i presenti all'unione dei più santi ideali nell'amore alla Religione ed alla Patria.

L'imponente manifestazione ha lasciato nella cittadinanza la più cara impressione, e in quanti vi presero parte diretta un ricordo salutare, incancellabile.

SPEZIA. -- La benedizione della bandiera del Circolo Ven. Giov. Bosco. - Si compì in occasione del Io Convegno degli Ex-allievi delle Scuole S. Paolo. Intervennero con numerosi soci a salutare il nuovo vessillo molte società, tutte con bandiera: la Società Operaia Cattolica, il Circolo Silvio Pellico, Sezione Giovanile e Adulti, il Circolo Excelsior di Spezia, il Circolo Fede e Lavoro di Gaggiola, la Società Cattolica di Monterosso, il Circolo Democratico Cristiano di Pitelli, il Circolo S. Luigi della Scorza, la Società Fortitudo e la Società Cattolica di San Venerio, la Società Cattolica di Fabiano.

Compì la ceremonia il rev.mo Abate Canonico G. B. D'Insengard, e fungevano da padrino e da madrina l'avv. Paolo e la signorina Giorgina Borachia.

Il nuovo vessillo fu salutato dall'avv. Saverio Fino con alate parole: egli ricordò gli ideali di religione e di patria, dalla bandiera simboleggiati, che devono rimanere indissolubilmente uniti, e che i giovani devono avere a guida di tutta la loro attività sia individuale che sociale. Quindi in mezzo a un programma di canto e di musica, svolto con precisione e abilità, presero la parola, applauditissimi: Don Giannini, F. Bianchi, presidente del Circolo Ven. Giov. Bosco, Chiapponi, l'avv. G. B. Borachia.

NAPOLI. - La domenica 2 giugno, alle ore 18, circa 70o persone attendevano il saggio ginnastico della Squadra Partenope dell'Oratorio Salesiano al Vomero. Sul palco d'onore sedeva il Cav. Donnorso, Consigliere delegato del Vomero, con la nobile sua consorte D.ssa Giuseppina; il Presidente della Federazione dei Ricreatori cattolici Cav. Avv. Nicoletti Altimasi, il Presidente della Tommaseo Cav. prof. Raffaele Ciavarella, il Direttore dell'Istituto Salesiano, i Direttori dei ricreatori federati ed altri personaggi.

Puntualmente si diè principio al saggio con evoluzioni militari di plotone; poche ma bene appropriate parole di saluto e ringraziamento ai presenti furono dette dal giovanetto Gennaro Reitano; bene eseguiti gli esercizi a corpo libero, prescritti nel VII concorso ginnastico nazionale tenuto in Venezia, come gli esercizi coi bastoni e con gli appoggi composizione del Direttore stesso dell'Oratorio; applauditissimo il passo snodante accoppiato agli esercizi di aspirazione, non che le combinazioni di Viva Maria! Viva D. Bosco! Viva l'Oratorio!

La piccola banda si fece onore. Il gaio trattenimento di un'ora e mezzo circa lasciò in tutti un senso di viva compiacenza ed un intimo convincimento che dove è vera pietà, ivi è vera letizia.

LORETO - Dall'Oratorio Salesiano di Loreto ci giungono care notizie.

Il 12 maggio ottanta e più giovanetti per la prima volta si accostavano, alla SS.ma Comunione. La cerimonia riuscì oltremodo commovente. I comunicandi, in ordinato corteo, ammirati pel loro devoto e composto contegno, si recarono al Santuario della Vergine Lauretana. Quivi, all'altare della S. Casa, circondati dai parenti e dagli amici commossi, ricevettero la SS. Comunione dalle mani del rev.mo Can. prof. Tommaso Nediani, predicatore del mese mariano, il quale, dalla solennità della circostanza e dal luogo ripieno dei più commoventi eccelsi ricordi, seppe trarre parole sublimi, sante, riboccanti di sentito e tenero affetto che, al cuore dei comunicandi, impressero l'ultimo trepido slancio per stringersi a Dio.

Il resto della giornata - giornata di gioia, di quiete, di raccoglimento - fu trascorso nei locali dell'Oratorio, in agape fraterna e in onesti divertimenti; e a sera, dopo la funzione di chiusura e ricevuti i ricordi di circostanza, i bravi giovanetti ritornavano gioiosi in seno alle famiglie.

La domenica 19, il vasto salone teatro si gremiva di scelto pubblico per assistere alla Gara Catechistica fra un gruppo di quaranta alunni.

Il rev.mo Can. Zaccagnini, rappresentante del Delegato Vescovile, del rev.mo Capitolo e del Collegio de' Parroci, premise al trattenimento un forbito discorso.

La gara, in sul principio lenta e incerta, si fece a poco a poco più accentuata e resistente, man mano che le file dei gareggianti, per la caduta di qualcuno, venivano diradandosi; e tra gli ultimi campioni rimasti in lizza, tenaci, sempre freschi e fidenti nella propria invulnerabilità, fu una resistenza a corpo a corpo, con cadute applaudite e vittorie contrastate. Venne proclamato Principe il giovanetto Serenelli Nicola; e Girotti Alberto e Paolo Boccanera, Consoli;

Il pubblico, che seguì con attenzione e interesse lo svolgersi della gara non risparmiando applausi nè ai deboli caduti nè ai forti vincitori, se ne partì pieno di entusiasmo.

Il 9 giugno si compì la solenne distribuzione dei premi. Il trattenimento si aperse con l'inno del Pagella: Cantiam di Don Bosco, fratelli, le glorie!

L'egregio prof. Giuseppe Mazzoni, disse belle parole di circostanza, che furono - scrive il corrispondente dell'Amico del Popolo di Ancona - « un inno alato entusiastico alla più pratica fra le opere salesiane, l'Oratorio Festivo, lumeggiandone coli testimonianze anche avversarie i mirabili e salutari effetti educativi sulle masse giovanili popolari, e indicandolo con ragione, quale unico asilo ove si è dovuto rifugiare, profugo, il Catechismo, che la scristianizzata famiglia più non accoglie, e le leggi statali hanno messo fuori dalla sua vera sede, la scuola. »

Calorosi applausi accolsero la chiusa del discorso.

Seguì la distribuzione dei premi: - quaranta borsette da lire 2, 3, 5, 10 - e centoquaranta tagli di stoffa per abito completo, dovuti alla generosità dei benefattori dell'Oratorio, primo fra tutti l'ill.mo e rev.mo Mons. Giovanni Conte De Marce, il mecenate dell'Opera Salesiana in Loreto.

Come la Gara Catechistica, anche la distribuzione dei premi, fu rallegrata da scelti brani di musica, accompagnati al piano dall'esimio M.° Cav. R. Amadei.

SANSEVERO. - All'Oratorio Salesiano. - I giovani operai della Compagnia di S. Giuseppe solennizzarono con gran pompa la loro festa sociale. Il giorno precedente rappresentarono un dramma dinanzi un'eletta schiera di cooperatrici e cooperatori riscuotendo unanimi applausi. In fine lotteria di beneficenza con doni offerti dalla benemerita contessa Fraccacreta e premiazione dei giovani della Compagnia con orologi, cravatte di seta e tagli di stoffa per abiti estivi.

La mattina della festa, comunione nella cappella dell'Oratorio con canti di circostanza. Nelle ore pomeridiane funzione religiosa all'aperto, nel cortile sfarzosamente addobbato. Accanto la numerosa schiera dei giovanetti, spiccava un gruppo di benefattrici dell'Opera salesiana, e poi una vera fiumana di popolo santamente commosso.

Alla processione prese parte il Circolo giovanile e G. Bosco » con bandiera.

CATANIA. - All'Oratorio S. Filippo Neri. - Con grande entusiasmo i baldi giovani della Società sportiva « Ardor » dell'Oratorio S. Filippo Neri scesero nello stadio del Collegio S. Francesco di Sales, a dare un bel saggio ginnastico e pro aeroplano Catania ». Una folla di spettatori e di gentili spettattrici si assiepava attorno e sulle belle terazze del collegio.

I ginnasti si presentarono al suono marziale della fanfara, salutati dagli applausi del pubblico, bene inquadrati nelle file, brillanti nelle loro uniformi, avendo a capo il magnifico e ricco medaglie: e e la gloriosa bandiera sociale. Subito dopo si svolse l'attraente programma.

Fra le autorità si notavano: S. E. il Cardinale Giuseppe Nava, S. E. Mons. Emilio Ferraris, il sig. Questore comm. Rosiello, il R. Provveditore agli Studi prof. Campani, due membri del Comitato prov. « pro-aeroplano Catania », il prof. Federico Ficcaglione della R. Università, il prof. Moscato, segretario generale alla Provincia, il giudice Chiurazzi quale rappresentante il Presidente del Tribunale, il tenente Massenti dei RR. CC. Il Consiglio dell' « Ardor » era al completo, col suo benemerito Presidente onorario, Barone Torresi di Sangiorgio.

- Scuola di Religione. - Oltre le lezioni domenicali alla Scuola di Religione, impartite ad un gran numero di studenti delle scuole superiori, ogni sabato, prima nel teatrino ed ora nell'atrio dell'Oratorio, si tengono da chiarissimi professori conferenze intese a diffondere la coltura artistica letteraria, storica, cristiana fra i giovani liceisti e universitari. Queste conferenze son sempre accoltate da un numerosissimo uditorio e onorate dalla presenza di illustri professori di quel Regio Ateneo.

Il 15 giugno poi si compì la solenne cerimonia di chiusura del corso di Religione. L'atrio dell'Oratorio era parato a festa.

La conferenza di chiusura fu tenuta dal prof. Dott. Pietro Galvagno della R. Università e Presidente del Comitato provinciale e Pro Schola » sulla libertà d'insegnamento.

La trattazione, veramente elevata, per più di un'ora tenne attento l'uditorio, riscosse calorosi applausi e meritò le vive felicitazioni dell'Em.mo Card. Nava, che tanto affabilmente eressi degnato di accorrere a quella nuova festa giovanile.

Seguì la relazione dell'attività esplicata dalla Scuola, e si accennò alle lezioni impartite, ai temi svolti esaurientemente e alle discussioni relative, alle varie conferenze di scienza ed arte, fatte allo scopo di diffondere la coltura cristiana in mezzo ai giovani universitarii e liceali. Il relatore chiuse promettendo che per l'anno venturo molto meglio si farà, forti dell'esperienza e incoraggiati dal concorso dei giovani e dalla simpatia delle Autorità.

L'ispettore Don Fascie con eleganza di parola e slancio di pensiero porse un reverente omaggio all'Eminentissimo, che aveva voluto render più solenne l'adunanza e sanzionare benevolmente con la sua presenza un'opera tutta diretta all'istruzione e all'educazione della gioventù studiosa, così distratta dalla vita cristiana.

LIVORNO. - Anche nell'Oratorio del Sacro Cuore di presa ordinata e solennissima si svolse la festa della premiazione agli studenti cattolici della Scuola Superiore di Religione. Erano presenti S. Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo della città e molti illustri personaggi. Splendido il programma. Tenne il discorso di circostanza il facondo Oratore P. Gesualdo della S. Famiglia, che dimostrò a perfezione quanto sia oggi necessario lo studio scientifico della religione.

Dopo la distribuzione dei premi il giovane studente Mario Lazzereschi lesse una sua tesi sul duello - ragioni della sua illecità - e confutazione dei suoi fautori - suscitando nell'uditorio alta ammirazione e ripetuti applausi.

Chiuse l'adunanza S. E. Mons. Vescovo con parole piene di entusiasmo e di sprone a mète sempre più sublimi!

LANUSEI. - Il primo saggio dell'Oratorio Salesiano. -Il giorno di Pasqua circa 15o ragazzi, fra i sei e i quindici anni, appartenenti ad ogni classe di cittadini, ma specialmente popolani, preceduti dalla gaia fanfara attraversavano in fila la piccola città, dirigendosi, in perfetto ordine, alla chiesa parrocchiale.

Qui il direttore, davanti una folla di popolo pronunciò un discorso, rilevando i frutti che la Religione sa trarre da tanti poveri fanciulli, abbandonati spesso a sè stessi ed al vizio, convertendoli alla virtù, elevandoli alla civiltà, all'amore di Dio e della Patria. Poscia distribuì la prima Comunione a 76 dei più piccoli. Tutti i presenti ne rimasero edificati e commossi. Terminata la funzione, i ragazzi furono ricondotti alla sede dell'Oratorio dove ebbero una colazione.

MALTA. - Altri Oratori festivi. - Ogni Oratorio che si apre è tale un avvenimento giocondo, che non si può passar sotto silenzio, vedendo in esso una nuova benedizione del cielo.

Perciò annunziano con piacere che in Malta oltre i due Oratori di Sliema e di Birchircara, che sono sotto la direzione dei Salesiani, si sono aperti altri tre Oratori quotidiani, con lieti auspici e lieti frutti, da tre Reverendi Sacerdoti Maltesi, che avendo a cuore la gioventù del proprio paese, nulla hanno trascurato per far sì che ai felici inizi corrisponda un sempre maggiore sviluppo.

I tre Oratori sono a Senglea, a Zeitun e a Tarxien, e si devono rispettivamente allo zelo dei rev.mi Don Giuseppe Darmanin, Don Spiridione Grixti e Don Giovanni Mamo, che ne sono i fondatori e direttori.

Attualmente gli Oratori sono in locali di affitto, mia si spera che avranno fra non molto sede propria, anzi a Tarxien si è acquistato il terreno e si sono cominciati i lavori di fondazione.

Additiamo ai Cooperatori Sacerdoti il bell'esempio, augurandoci di vederlo largamente imitato da un capo all'altro d'Italia.

TRIESTE. - S. Altezza I. R. la Serenissima signora Arciduchessa Maria Gioseffa, accompagnata dalla sua dama di Corte marchesa Crescenzia Pallavicini, il 3 giugno u. s. si recò in vettura all'Oratorio Salesiano.

Ricevuta ed ossequiata dal Direttore, dalla signora baronessa Emma de Seppi e dal cavaliere Enrico Angelo Jasbitz, la serenissima Arciduchessa visitò la chiesa nella parte inferiore e nella superiore, le sedi dei circoli Michele Rua e Domenico Savio, e s'interessò minutamente degli scopi filantropici dell'Istituto.

Nel prendere commiato Sua Altezza I. e R. si compiacque di esprimere al Direttore ed alla Baronessa de Seppi la sua piena soddisfazione per l'opera altamente umanitaria dell'Oratorio.

Tra gli Emigrati.

PATERSON N. Y. -- Nella Parrocchia di S. Antonio, recentemente affidata ai Salesiani, si trovano non meno di 5ooo Italiani; e la Religione va già riacquistando l'affetto e l'amore, che un tempo godeva in quelle anime.

I nostri vi apersero testè un Asilo infantile, affidandolo alle Figlie di Maria Ausiliatrice, nel quale si accolgono bimbi e bimbe per dar agio anche a tante madri di andar alle fabbriche a guadagnarsi un pezzo di pane, che in questi tempi a causa di scioperi è faticoso procurarsi anche nell'industre repubblica degli Stati Uniti. Bisognerebbe che il locale fosse più ampio per poter giovare ad un maggior numero di famiglie!

Alla domenica l'asilo si converte in Oratorio festivo e son molte le ragazze che vi accorrono. È questa un'opera che incontrò le simpatie di tutti e speriamo che sarà un mezzo efficace per richiamare molti Italiani alla pratica della religione.

Il 26 maggio u. s., festeggiandosi Maria SS.ma Ausiliatrice, vi furono 74 prime Comunioni. Celebrò il parroco D. Giovanni Focacci; la messa solenne fu cantata dal rev. D. Shubert con scelta musica, e fece il discorso d'occasione il sac. Pietro Cattori, direttore del Columbus Institute di Hawthorne.

Il 15 giugno S. E. R. il Vescovo diocesano Mons. J. O'Connor, si recò alla nuova parrocchia per amministrare la S. Cresima, e novantadue furon quelli che ricevettero questo sacramento, fra cui parecchi adulti, compresi quattro vecchi Americani sopra i 72 anni, da poco convertiti alla religione cattolica, con vera gioia del zelante Pastore, che ebbe per tutti paterne esortazioni e parole di confortò.

Notizie varie.

INTRA. - Al Collegio S. Luigi la domenica 2 giugno si tenne una solenne Commemorazione del Centenario Costantiniano.

Erano presenti il Sindaco della città, avv. cav. uff. De Lorenzi, i consiglieri comunali cav. uff. P. Forni, ed Ireneo Ceretti, i signori nob. cav. Casana e Carlo Miiller, i rev.mi Prevosti di Intra e di Pallanza, i Canonici della Collegiata, il dott. Lavatelli, il prof. cav. Velati di Pallanza, il rev.mo D. Pietro Cerutti Rettore dei Rosminiani di Stresa, e molti altri signori e distinte signore, che presero posto nell'ampio salone del Teatrino ornato di drappi e fiori.

Presentato dal direttore del Collegio, l'oratore Dott. Francesco Cerruti, Direttore delle Scuole Salesiane, tra il più profondo silenzio e la più religiosa e costante attenzione, tenne una dotta Conferenza, commemorando il XVI Centenario della grande vittoria di Costantino al Ponte Milvio nel 312, che segnò il principio della libertà concessa alla religione cristiana.

Uno scroscio di applausi coronò fin dal principio le belle parole dell'oratore che, sempre ascoltatissimo, rapidamente accennò alle tragiche peripezie della giovinezza di Costantino, prima di succedere al padre nel 306, seguendolo passo, passo, tra le fiere lotte ed aspre vicende politiche sino alla memoranda vittoria al Ponte Milvio, che segnava l'alba d'una civiltà libera, grande e redentrice.

Costantino entrava trionfante in Roma nella Basilica Ulpia, e da quei rostri proclamava a Roma e al mondo intero l'inaugurazione solenne del nuovo mondo cristiano: e la giustizia e la libertà facevano la prima comparsa in una società corrotta e corrompitrice. Con serena imparzialità, non tacque l'oratore che Costantino non fu immune da colpe, talune gravissime; ma egli non era ancora cristiano e le colpe espiò con penitenze e lagrime: e morendo nel 337, unico imperatore dell'Oriente e dell'oc cidente, vedeva allietati gli ultimi suoi giorni coi conforti di quella Fede di cui aveva potentemente propugnata la grandezza e la libertà.

Gli applausi vivissimi che coronarono la conferenza, dimostrarono quanto il pubblico l'avesse compresa e gustata, nè meglio certamente potevasi commemorare il grande avvenimento pel quale il Magnanimo Costantino scioglieva le catene a milioni di eroi della fede e della civiltà.

Seguirono brillanti declamazioni di poesie intramezzate da uno sceltissimo programma musicale della Schola Cantorum del Collegio e della Corale della città, sotto la direzione del Maestro Teodoro Ceretti.

Chiudeva la riuscitissima festa commemorativa il Cons. Comunale sig. Ireneo Ceretti, volgendo ai giovinetti collegiali una calda esortazione, perchè ispirandosi ai grandi principi della civiltà e morale cristiana, si studino di crescere sempre più degni della Fede e della Patria.

ROMA. - Le Feste giubilari pel 25° della Consacrazione della Chiesa del S. Cuore s'iniziarono lo scorso maggio.

La seconda domenica del mese, in ossequio ai desideri di Sua Santità e più ancora alle ardentissime brame del Cuor di Gesù vi fu la comunione generale di tutti i bambini, accompagnati dai loro genitori. Fu un caro serto di gigli, più di cinquecento piccoli cuori, che quasi condotti per mano da Maria si unirono per la prima volta a Gesù Cristo.

Il 14 maggio cadeva l'anniversario solenne. Era giorno feriale, ma nulla tolse all'imponente esteriorità. Il tempio fu mèta continua di un vero pellegrinaggio, dal mattino di primissima ora alla sera. Alla messa delle 7,30 celebrata dall'Em.mo Card. Van Roussum le comunioni furono numerosissime, nè la folla diminuì alla messa solenne delle 10, nè alle funzioni tutte del pomeriggio. Commovente il discorso del predicatore mariano, D. Arturo Gianferrari, che rilevò la storia dell'edificazione della Chiesa, le fatiche improbe, e gli enormi sacrifizi sostenuti da D. Bosco, e la sua presenza nei giorni della consacrazione, quando fu visto lacrimare copiosamente.

Invero nella messa che il Venerabile celebrò in quella chiesa - e precisamente all'altare di Maria Ausiliatrice - dinanzi a Lui tornò viva e quasi parlane la scena del racconto del suo primo sogno misterioso, avuto nella casetta paterna in età di nove anni, e sentiva così chiare e distinte le voci della nonna, della mamma e dei fratelli, che diversamente commentavano il suo racconto, da non poter proseguire il S. Sacrifizio!

Solennissime poi furon tutte le sacre funzioni dell'intero mese di giugno. Il 9 si svolse la Processione del Corpus Domini, col concorso di tutta la parrocchia, specie delle istituzioni giovanili che vi fioriscono in gran numero. Vi presero parte non meno di 10 mila persone in due lunghissime file distendentisi per le vie Vicenza, Castro Pretorio. Marghera e Marsala. Portava processionalmente il SS. Sacramento S. E. Mons. Lazzareschi, vescovo di Iconio.

Per la festa del S. Cuore, pontificò ai primi Vespri Mons. Stanley, Vescovo di Emaus; S. Eminenza il Cardinale Rinaldini celebrò la Messa della Comunione; Mons. Boccanera, Arcivescovo di Nicosia, pontificò alla Messa solenne ed ai secondi Vespri, e impartì la solenne benedizione l'Ecc.mo Mons. Scano, Vescovo di S. Marco e Bisignano.

In tutto il giorno il Santuario fu affollatissimo da un continuo pellegrinaggio di fedeli per l'acquisto dell'indulgenza plenaria toties quoties.

Col 30 giugno, ultimo giorno del mese del S. Cuore, ebbe termine il primo ciclo dei festeggiamenti indetti per l'anno giubilare. Essi si chiuderanno con maggior sfarzo l'anno venturo.

- Il quartiere del Testaccio il 9 giugno festeggiò solennemente Maria Liberatrice.

Alle ore 7.30 Mons. Faberi assessore del Vicariato celebrò la santa messa; e prima della Comunione disse brevi ma commoventissime parole congratulandosi vivamente coi presenti per la grandiosa manifestazione di fede, di cui davano spettacolo. Si distribuirono quindi un migliaio di comunioni: numerosissimi gli uomini e i giovani che si accostarono alla Mensa Eucaristica.

Seguì la benedizione della bandiera del fiorente circolo femminile S. Maria Liberatrice, impartita dal medesimo mons. Faberi, essendone madrina la marchesina Maria Spinola, grandemente benemerita del quartiere : quindi sfilò il corteo alla sala Clemson a cui parteciparono tutte le associazioni parrocchiali. Le precedeva il Circolo Femminile; seguivano il Circolo Maschile S. Maria Liberatrice, il Comitato Parrocchiale dei padri di famiglia, la Congregazione del S. Cuore, le Figlie di Maria, la Squadra ginnastica Excelsior, l'Oratorio maschile al completo.

Parlò, destando il più alto entusiasmo, il dott. Mario Cingolani svolgendo il concetto cristiano del lavoro che tanto interessa anche le classi femminili e prendendo occasione dal motto ricamato nella nuova bandiera terminò rilevando la magnifica operosa concordia dei cristiani: uni nell'amore e nella fede, per combattere, da forti le sante battaglie dell'ideale cristiano.

Seguì mons. Faberi, il quale volle insistere principalmente sulla necessità che la donna si istruisca per essere bene agguerrita da resistere alle insidie nemiche, rispondendo apertamente alle accuse che ci muovono gli avversari, di voler speculare sulla ignoranza femminile.

Rispose, a nome di tutte le socie, la gentile signorina Anna Brizziarelli esprimendo propositi di fecondo lavoro e ringraziando gli oratori.

Nel pomeriggio, dopo il panegirico, la statua della Vergine fu solennemente trasportata in processione. Vi intervennero tutte le associazioni della parrocchia, maschili e femminili, e molto Clero. Prima di rientrare in chiesa la statua fu rivolta verso l'abitato; e tutto il popolo festante, tra l'agitar dei cappelli e dei fazzoletti acclamò la Madonna, Regina del Testaccio. Fu una scena commoventissima! All'uscita dei fedeli dalla chiesa il concerto intonò ancora varie marcie; e a notte le case del quartiere si illuminarono con una simpaticissima luminaria alla veneziana. Ci gode il dirlo : il Testaccio si avvia ad una completa e profondamente sentita rigenerazione spirituale!

- L'inaugurazione del salone Pio X. - La domenica 9 giugno ebbe luogo la solenne inaugurazione del salone Pio X, sorto per il generoso concorso di Sua Santità, nei locali dell'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice alla Lungara.

Nella mattina, alle ore 7,30, fu celebrata da Sua Eminenza il Card. Vicario la messa della Comunione generale. Nel pomeriggio, alle ore 17, le giovanette operaie e oratoriane diedero un geniale trattenimento in onore della Vergine Ausiliatrice ed in omaggio del S. Padre.

Prese per primo la parola mons. Francesco Marmaggi, commissario diocesano per il Catechismo, il quale ricordò efficacemente la storia di quell'opera santa sorta in Trastevere e, rievocando gloriose meniorie di quel cattolico e simpatico rione, espresse l'augurio che il nuovo atto di munificenza pontificia divenga il principio di una più copiosa fioritura di bene a favore delle figlie del popolo.

Seguirono altri bene indovinati componimenti letterari, sino all'ultimo - il dialogo trasteverino « Omaggio ai benefattori » - che improntato alla più schietta ed esilarante vivacità del dialetto, fu coronato da una vera ovazione.

Felicissima riuscì pure la parte musicale.

Nel bel mezzo della lieta festa giunse un telegramma della Superiora Generale esprimente vivi ringraziamenti ai benefattori. e venne letto questo prezioso autografo del S. Padre:

Alle dilette figlie, le giovani operaie del Patronato diretto dalle Suore del Ven. Don Bosco in Trastevere, col voto che facciano tesoro delle salutari istruzioni e dei santi ammonimenti, che ricevono dalle zelanti Religiose per conservarsi sempre buone anche a grande conforto delle loro famiglie, impartiamo di cuore l'Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, li 2 giugno 1912.

PIUS P. P. X.

Le auguste espressioni del Vicario di Gesù Cristo furono accolte con frenetici applausi.

Si levò in ultimo a parlare l'ill.mo e rev.mo mons. Faberi, assessore del Vicariato. Con felice e vibrata parola espose le benemerenze della Chiesa verso le figlie del popolo ed esortò le giovanette a corrispondere con fiducioso amore alle cure materne della Chiesa.

Tra le centinaia di persone invitate e di oratoriane vedevansi le Ecc.me Sorelle di Sua Santità, e Mons. Rosa, Mons. Pascucci, il rev. parroco di S. Dorotea, l'insigne artista P. Maestro Zanchi, il P. Bonanni, infaticabile e festeggiatissimo benefattore dell'Oratorio, ed altri nobilissimi signori e signore.

VENEZIA. - Nell'Istituto-Patronato a Castello il 16 giugno ebbe luogo una splendida festa.

« Ormai è noto a tutti - scriveva la Difesa - come i benemeriti figli di D. Bosco, da tanti anni desiderati nella nostra città, abbiano finalmente ceduto alle reiterate istanze di un largo stuolo di concittadini, venendo a stabilirsi fra noi, e assumendo, per ora, la direzione dell'Istituto-Patronato a Castello. Quello che in soli sei mesi la nota attività dei Salesiani abbia operato in quell'Istituto, è manifesto a chiunque si rechi a visitare il pio luogo, e ben lo addimostrò il coro unanime di lodi che spontaneo usciva dal labbro di quanti, domenica, poterono assistere alle solennità colà celebrate ».

L'Eminentissimo Cardinal Patriarca volle di sua presenza onorare la festa. Alle 7 del mattino giungeva in gondola al ponte di S. Anna, dove lo attendevano tutti gli alunni col loro direttore, varii sacerdoti della Parrocchia di S. Pietro, molti cooperatori salesiani e una gran folla di devoti. Il corteo si avviò subito alla chiesa dell' Istituto, dove, la Schola cantorum intonò un mottetto di circostanza. Sua Eminenza, assunti i sacri paramenti, cominciò la S. Messa; al Vangelo disse inspirate parole che commossero l'uditorio, che stipava letteralmente la chiesa; e prima della Comunione improvvisò uno di quei discorsi che lasciano nell'anima orme incancellabili. Egli ricordò agli alunni i loro doveri e li entusiasmò alla pietà, al lavoro ed all'amore di Gesù in Sacramento. Sugli occhi di tutti i circostanti si videro spuntare calde lagrime quando Sua Eminenza rivolgendosi a Gesù lo pregò di proteggere la gioventù colà raccolta.

Seguì la prima Comunione di tredici alunni dell'Istituto e la comunione generale degli altri, ai quali si unì buon numero di cooperatori e di fedeli.

Finita la Messa, Sua Eminenza sconferì il Sacramento della Cresima, e chiuse la cerimonia colla benedizione del SS. Sacramento.

Nel salone del teatro, addobbato con bandiere, fiori e trofei, l'Istituto volle dare al venerato Pastore una simpatica dimostrazione di affetto. Il direttore gli rivolse pel primo nobili parole di ringraziamento; seguirono varii alunni, declamando con garbo ed entusiasmo alcune belle poesie di circostanza, fra gli applausi degli intervenuti; infine uno dei neo-comunicati, in nome di tutti i suoi compagni, gli offriva con belle parole un elegantissimo mazzo di fiori.

Alla simpatica dimostrazione si trovavano presenti, oltre molti parenti dei giovani, il conte ing. De Mori, presidente della Commissione amministrativa, il conte ing. Bullo, il comm. Centanini, il dr. Cervellini, la baronessa Walter, la contessa Matilde De Mori, il sig. Giov. Tessari, una larga rappresentanza di cooperatori salesiani e molte altre signore e signori. S. Eminenza si intrattenne affabilmente cogli intervenuti e cogli alunni regalando loro oggetti di devozione, ed alle 10 1/4 lasciava l'Istituto, fra le continue ed entusiastiche ovazioni dei giovani e dei presenti che lo vollero accompagnare fino all'imbarco.

Seguì poi la messa solenne, cantata da Mons. Giuseppe Previtali, Direttore Diocesano dei Cooperatori, che alla sera tessè con eloquenza le lodi di Maria Ausiliatrice ed impartì la benedizione.

A notte nel teatro, con numerosissimo concorso di anici ed ammiratori delle Opere di Don Bosco, fra i quali si distinguevano numerose signore ed una larga rappresentanza del Clero, si svolse un attraente programma drammatico-musicale.

NECROLOGIO

Dott. Eugenio Polledri.

Dopo una lunga alternativa di timori e di speranze, non ostante le cure più sapienti ed affettuose, rendeva con edificante rassegnazione la sua bell'anima a Dio in Padova, sua città natale. Contava 63 anni ed era dei più affezionati allievi di D. Bosco nell'Oratorio di Valdocco. Visse sempre in intimità con i primi Superiori della Pia Società Salesiana, e il suo affetto lo rese Cooperatore efficace. Quando parlava del Venerabile Don Bosco, lo si vedeva commosso fino alle lagrime.

Alla desolata consorte e ai figli sia di conforto l'invito che facciamo ai lettori di sciogliere con noi una prece pel caro estinto.

Carmela Olcese.

Con un transito sereno passò alla vita migliore dei giusti la domenica di Pentecoste, 26 maggio, in età di 5o anni. Di carattere franco ed aperto, di spirito forte e coraggioso, sapeva simulare la debolezza del suo fisico, minato fin dai primi anni della sua esistenza. Amante del ritiro e del lavoro, rigida nel candore dei suoi costumi, si mostrò piena di fede tra le pene della malferma salute. Cooperatrice zelante, amantissima delle Opere del Venerabile D. Bosco, e teneramente devota della Vergine Ausiliatrice, volle ricevere con piena conoscenza i conforti religiosi con esemplare pietà ad esempio di tutti.

Sebbene abbiamo fiducia che l'estinta goda già il premio dei Santi tuttavia la raccomandiamo affettuosamente ai Cooperatori; mentre ai fratelli D. Angelo e Mons. Francesco Olcese, Arciprete di S. Pier d'Arena, alle sorelle e ai parenti tutti, porgiamo l'espressione delle nostre più vive condoglianze.

Teol. D. Francesco Paglia.

Nato a Rivarolo Canavese il 26 giugno 1846, entrò nella Pia Società Salesiana, dopo di aver percorso gli studi ginnasiali all'Oratorio. Laureatosi in S. Teologia, insegnò prima nel Seminario di Magliano Sabino e poi nell'Oratorio di Valdocco, dando contemporaneamente alla luce un ampio corso di apologetica: La ragione guida alla Fede, di cui pubblicò un prezioso compendio ad uso delle Scuole di Religione, ed un Corso di Teologia Dommatica, assai diffuso.

Modello di bontà, di carità, e di candore verginale, passò gli ultimi anni tra le sofferenze dell'esaurimento che lo trasse al sepolcro, dolente, nei giorni estremi, di non aver più forze per patire!

Morì della morte del giusto il 30 giugno u. s., compianto da tutti. Pace all'anima sua!

D. Stefano Fantini, Salesiano.

Volò al cielo la notte del 16 al 17 luglio dal Santuario di N. S. della Neve alla Spezia, di cui aveva zelato per più di trent'anni l'onore e la divozione. Aveva un cuore paterno, l'ardore di un apostolo, sentiva in sè il fuoco sacro di Don Bosco; la semplicità, l'operosità, la bontà, furono le caratteristiche del suo apostolato e il segreto che gli conquistò la stima e l'affetto universale. Tutto a tutti, all'amore immenso per la gioventù accoppiava una pietà ed una fede ardentissima. I suoi funerali furono un trionfo. Egli - scrissero più giornali - « è passato, morto, nella città che era ormai la sua patria, accolto come forse mai ci è stato dato di vedere, dalla commossa e riverente riconoscenza di un popolo! » La sua salma verrà chiusa in apposito monumento, che sorgerà pel concorso dei suoi ammiratori.

Era nato a Baldissero d'Alba il 17 gennaio 185o. Una prece fervente per l'anima sua!

Eva Pagano.

Anima candidissima, innamorata di Gesù Sacramentato e di Maria SS. Ausiliatrice si spense a 21 anno in Siracusa, ove ha lasciato vivo desiderio di sè e un grande esempio di virtù consumata. La Vergine Benedetta, a cui furono rivolti gli ultimi sguardi della morente, consoli la madre afflitta e faccia sì che la memoria di un esempio così raro di virtù verginali, viva a lungo feconda di bene!

Ing. Carlo Besostri.

Mente eletta e cuor generoso, pieno di profonda pietà, alla brillante carriera sociale unì sempre l'esercizio nobilissimo della carità cristiana. Fu dei più antichi e benemeriti sostenitori dell'opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Mede Lomellina, ove, munito di tutti i conforti religiosi, chiuse serenamente i suoi giorni.

Mandi il Signore alla società moderna molte anime della tempra dell'estinto, che noi raccomandiamo alle comuni preghiere.