BS 1910s|1912|Bollettino Salesiano Giugno 1912

ANNO XXXVI - N. 6   Torino, Via Cottolengo, 32   GIUGNO 1912

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Giubileo d'argento della Chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma    161 Tesoro spirituale .

GIOIE DI FAMIGLIA: Un Breve del S. Padre per le Nozze d'Oro Sacerdotali di Mons. Cagliero; il 25° di varie Fondazioni Salesiane; un Breve del S Padre a Mons. Fagnano .   . . . 165

Il Sig. D. Albera in Inghilterra e nel Belgio   168

« Sinite parvulos venire ad me » (Un discorso del S. Padre)    173

DALLE MISSIONI: Cina: La nuova residenza di Ngau-Hang - Congo: La nuova fondazione di Elisabethville    176

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRicE: Le feste titolari del Santuario di Valdocco - Grazie e graziati - Pel 24 corrente   . .   . 183

NOTE E CORRISPONDENZE: Per il monumento a D. Bosco - Tra i figli del popolo - Gli Ex-allievi - Notizie varie    187

Necrologio    191

Giubileo d'argento della Chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma

ERA il 2o aprile del 1887, e Don Bosco, di sempre carissima memoria, partiva da Torino alla volta di Roma, accompagnato da Don Rua, suo Vicario, e dal segretario particolare Don Viglietti. Affranto, più che dagli anni, dalle fatiche e dalle vicissitudini travagliose di una vita, che fu tutta un olocausto per la gloria di Dio e la salvezza del prossimo, segnatamente della gioventù, voleva ancor vedere, prima di chiudere i suoi giorni, la consacrazione di quel tempio al Sacro Cuore di Gesù in Roma, che era stato l'ideale de' suoi ideali e per la cui costruzione aveva, anzichè impiegato, sacrificato fra inenarrabili stenti e dolori fisici e morali gli ultimi sei anni della sua operosissima vita. Ad Jesum per Mariam fu il motto, che era nel cuore e sulle labbra del nostro Ven. Padre ; motto che ne caratterizzò tutta quanta l'azione e doveva avere il suo suggello, il suo epilogo nella Sede augusta del Vicario di G. C., su' ruderi pagani del Castro Pretorio. La missione provvidenziale di D. Bosco, affermatasi sulle sponde del Po con la Chiesa di Maria Ausiliatrice, doveva avere il suo compimento sulle sponde del Tevere col tempio dedicato al Cuore del Divino di Lei Figlio.

Ma più che un semplice, pur lodevolissimo e santo, desiderio di poter assistere, prima di morire, alla consacrazione di quel tempio, spronava Don Bosco ad affrettarne il funzionamento l'ardore della carità, che tutta ne aveva animata la vita soffrendo, credendo, sperando, amando: caritas omnia suffert, omnia credit, omnia sperat, omnia sustinet (Ad Cor. I). Che importa che manchino ancora parecchi altari e varie decorazioni? « È necessario , esclamava Don Bosco , provvedere prontamente a' bisogni religiosi di una popolazione che in quel crescente quartiere oltrepassa già le 15,000 anime; le esigenze della carità debbono avere il sopravvento su quelle dell'arte... Desidero, contìnuava egli , offrire al Papa, a Leone XIII nel suo giubileo sacerdotale con la Chiesa al Cuor di Gesù un monumento-omaggio perenne dell' affetto e della devozione che stringe me e tutti quanti i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice ed i Cooperatori e le Cooperatrici dell'opera nostra alla Cattedra di Pietro. » Care e sante parole, rivelatrici di que' sentimenti cattolici, apostolici e romani, da cui fu costantemente avvivata l'anima squisitamente papale del nostro Ven. Padre.

Un giorno - così parlava il Card. Alimonda - Leone XIII, tenendo circolo con noi Cardinali , manifestava tutta l'amarezza dell'animo suo nel veder interrotti i lavori di scavo per le fondamenta della chiesa del Cuor di Gesù al Castro Pretorio, Chiesa ideata e iniziata, qual monumento mondiale al Divin Cuore, da Pio IX, alacremente ripresa nella sua costruzione, fin dal primo anno di Pontificato, da Leone XIII, che per mezzo del Cardinal Vicario aveva a tal effetto invocato il soccorso di tutti i Vescovi della Cristianità e i cui lavori di scavo eransi poi dovuti troncare per mancanza di danaro: « Ne va di mezzo, diceva mestamente il Pontefice, la gloria di Dio, l'onore della Santa Sede e il bene spirituale di una numerosa popolazione ».

« Santo Padre, interruppi io, le propongo un modo sicuro per l'attuazione di questo grande disegno ». « Quale, esclamò come riavutosi Leone XIII ? »

« L'affidi a D. Bosco ». « Ma D Bosco accetterà, diss'egli prontamente? » « Conosco D. Bosco, ripresi io; so la sua devozione piena ed illimitata al Papa e sono quindi certissimo che quando Vostra Santità glielo proponga, Don Bosco accetterà ». Leone XIII non pose tempo in mezzo. Saputo che D. Bosco trovavasi allora a Roma (si era nel dicembre del 1880), lo invitò a sè e gli domandò se si sentiva di assumere sopra se stesso la costruzione della detta Chiesa con l'annessa manutenzione ed amministrazione, assicurandolo che avrebbe con ciò fatto cosa santa e gratissima a lui che si trovava in gravi pensieri per questa impotenza a continuarla. « Il desiderio del Papa, rispose senz'altro D. Bosco, è per me un comando; accetto l'incarico che Vostra Santità ha la bontà di affidarmi » . « Ma io non potrò darle danari » soggiunse Leone XIII con tutta schiettezza. « Io a Vostra Santità, riprese D. Bosco, non chiedo danari ; chiedo solo la sua benedizione con tutti que' favori spirituali che crederà bene concedere a me e a quanti coopereranno con me perchè il Cuor di Gesù abbia qui un tempio nella capitale del mondo cattolico. Anzi se V. S. me lo permette, edificherò eziandio accanto alla chiesa un grande Ospizio, dove insieme con un Oratorio festivo possano essere accolti in convitto ed avviati alle scuole e ad arti e mestieri tanti poveri giovani, che abbondano specialmente in quel quartiere ». « Volontieri, rispose il Papa tutto racconsolato , benedico lei e con lei quanti concorreranno ad un'opera così santa, sulla quale invoco fin d'ora le benedizioni del Signore ». Indirizzava quindi Don Bosco al Card. Vicario per le modalità dell'esecuzione.

Tale il racconto che il pio e dotto Porporato, poi Arcivescovo di Torino, faceva nella primavera del 1886 a chi scrive quest'articolo, aggiungendo come Leone XIII riferendo poco dopo il fatto a' Cardinali conchiudesse: «D. Bosco è un uomo straordinario. » E sì che sulle spalle del povero D. Bosco pesava in que' giorni insieme con tante altre opere la costruzione della chiesa di S. Giovanni Evangelista sul Corso Vittorio Emanuele di Torino. Ma dove si trattava della gloria di Dio e della salvezza delle anime, non esistevano difficoltà pel nostro buon Padre; tanto che ampliò ancora il disegno prestabilito della chiesa ed acquistò un vasto terreno adiacente per erigervi poi l'attuale grandioso Ospizio.

D. Bosco dunque arrivato a Roma, dopo alcune fermate a Sampierdarena, Spezia, Firenze, dove fu ospite della Marchesa Uguccioni e ad Arezzo da quel Vescovo che venerava il nostro buon Padre, aveva la fortuna nella sera del 13 maggio di esser ricevuto in una particolar udienza di tre quarti d'ora da Leone XIII che s'interessò anzitutto con paterno affetto della sanità di lui, chiese notizie de' giovani, delle Case e delle Missioni salesiane ed esprimendogli tutta quanta la sua soddisfazione benedisse all'opera del nostro Padre e a' suoi Cooperatori e alle sue Cooperatrici, in particolar modo poi a quanti avevano concorso all'erezione della Chiesa del S. Cuore di Gesù. Lieto e santo preludio del domani, sabato 14, in cui l'Em.mo Card. Vicario, Parocchi, consacrava solennemente la novella Chiesa, presente D. Bosco, il parroco Don Dalmazzo, morto alcuni anni dopo martire del dovere, e molti illustri del clero e del laicato cattolico. Il giorno seguente, 15 maggio, che cadeva in domenica, veniva con grande splendore di sacre funzioni, che durarono 8 giorni, ed una moltitudine enorme di popolo, inaugurato il nuovo tempio, allietato maravigliosamente dalle soavi melodie di 70 giovani dell'Oratorio di Torino, che sotto la guida del nostro bravo Dogliani cantarono alla messa della Comunione generale, celebrata dal Cardinale Melchers, alla messa solenne pontificata dall'Arcivescovo Mons. Iacobini ed a' vespri solenni pontificati da Monsignor Grossi, vescovo titolare di Tripoli. Il 16 maggio D. Bosco celebrava all'altare di Maria Ausiliatrice nella nuova Chiesa del S. Cuore, mentre all'altare maggiore diceva la messa della Comunìone generale il Card. Schiaffino. La folla s'accalcava intorno a D. Bosco, intenerita e commossa: il Ven. nostro Padre fu frequentemente interrotto nella celebrazione del Santo Sacrificio da grandi lagrime e singhiozzi. E poichè tutto il mondo aveva cooperato alla costruzione della Chiesa del Sacro Cuore di Roma, giacchè l'opera di D. Bosco è per sua natura mondiale, con sapiente disegno furono per cinque giorni di seguito tenute conferenze da illustri personaggi nelle cinque principali lingue d'Europa, francese, spagnuolo tedesco, inglese ed italiano (1).

E dunque giusto che la ricorrenza venticinquenne della consacrazione della Chiesa del S. Cuore di Gesù sia particolarmente ricordata. E doveroso che un fatto così grande ed importante nella storia, nonchè della Società Salesiana, della Chiesa universale, giacchè universale è la divozione - al Cuor di Gesù, sia nel miglior modo rievocato e celebrato in questo suo XXV° di vita. Ma vi ha di più. La Chiesa del Cuor di Gesù, come l'Ospizio annesso, è sopratutto opera vostra, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici; sono i vostri antecessori, siete voi che avete offerto a D. Bosco i mezzi per effettuare il disegno del Vicario di G. C., il modo di condurre a compimento nello spazio di poco più di sei anni un'opera che costò oltre tre milioni. A voi dunque, nostri generosi benefattori, a voi di qualsiasi nazionalità, giacchè la carità ha per patria il mondo e per ideale il cielo, la nostra più sentita e perenne riconoscenza; alle anime benedette del conte e della contessa Colle di Tolone, grandissimi fra i grandi cooperatori all'opera del S. Cuore, il nostro pensiero riconoscente, la preghiera della gratitudine in quest'anno semigiubilare. Voi avete consolato D. Bosco con la vostra carità, l'avete sollevato le tante volte nelle sue angustie con la generosità del sacrifizio; grazie sentitissime. E poichè il supremo de' beni è l'unione serena de' cuori, e ideale, sospiro dell'anima è la pace, noi indirizzeremo in questo mese di giugno le preghiere nostre e le preghiere de' nostri giovanetti al Cuor di Gesù perchè a voi conceda quel che a' suoi divoti promise per mezzo della B. Margherita Alacoque, cioè « la pace e la concordia nelle famiglie. »

(1) V. ne' suoi interessanti particolari l'ampia relazione che ne fa il Boll. Sales. di maggio e giugno del 1887.

*

Anche il bollettino della Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma, ricordando nel mese scorso il compiersi della data giubilare, rievocava la commozione di D. Bosco, allorché vide compiuto il bel Tempio, e contemporaneamente volgeva ai parrocchiani un tenero invito, che ci piace ripetere ai nostri lettori.

« Nel giorno della consacrazione D. Bosco fu visto piangere di consolazione e gratitudine verso la Bontà Divina che l'aveva eletto a testimonio dei tratti meravigliosi della sua Provvidenza. Qualche anno prima egli aveva lanciato al mondo, in nome di Gesù e del suo Vicario in terra, l'appello della sua anima ardente, affinchè tutti concorressero nell'erezione in Roma, centro della cristianità, d'un tempio che fosse un monumento degno del Cuore misericordiosissimo di Gesù, e tutto il mondo, come scosso da un'unica scintilla, aveva risposto con slancio amoroso. Ora vedeva compiuti i suoi voti. Il Cuore di Gesù aveva eretto il trono delle sue misericordie, di dove non avrebbe cessato di splendere, iride di speranza, di perdono e di pace a tutti coloro che, non trovando riposo per le vie del dolore e dell'errore, avessero ascoltato l'affettuoso invito: Venite a me tutti, ed io vi consolerò!

» Che importava a D. Bosco l'aver dovuto lavorare, soffrire, estenuare in mille modi la già logora fibra, se ora vedeva coronata dal Signore la sua fatica? Egli piangeva ed intonava il cantico di Simeone esultante d'aver finalmente abbracciato l'Atteso delle genti: « Ora manda pur in pace, o Signore, il tuo servo, poichè i miei occhi hanno visto la salute d'Israele! » Difatti, Don Bosco, tornato a Torino si spegneva colà nelle braccia della Vergine, pochi mesi dopo la consacrazione del Tempio del S. Cuore.

» Noi fortunati, che sotto lo sguardo di questo Cuore dolcissimo, trascorriamo la nostra vita e ne possiamo risentire il benefico influsso. Non è senza divina disposizione ch'Egli ci ha chiamati più vicini a lui e ci ha eletti a veri privilegiati del suo amore.

» Meditiamo su questa verità e sappiamone trarre profitto col rispondere generosamente alle celesti ispirazioni, coll'appagare i suoi desideri a nostro riguardo, col farci apostoli delle sue tenerezze infinite.

» Chissà quante volte ci ha chiamati per farci udire le sue parole di vita e di conforto, e noi non l'abbiamo voluto ascoltare, cercando inutilmente lontani da lui il balsamo alle nostre ferite? Venite a me, venite a me! Non sentiamo dunque il suo invito? Io sono venuto per coloro che hanno il cuore oppresso. O voi che sapete d'essere lontani da Dio e che sentite nell'anima il peso della colpa; voi, cuori afflitti per la perdita di una persona cara, cuori maltrattati nelle affezioni domestiche, cuori disconosciuti nelle vostre rette intenzioni; cuori vittime dell'ingratitudine, dell'ingiustizia, della persecuzione; cuori derelitti senza la corrispondenza di un legittimo affetto, è per voi, principalmente per voi che Gesù dice: Venite ad me, omnes!»

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Somalo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza Plenaria:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;

dal 10 giugno al 10 luglio:

1) il 23 giugno, Natività di S. Giovanni Battista ;

2) il 30 giugno, Commemorazione di S. Paolo Apostolo;

3) il 2 luglio, Visitazione di Maria Vergine;

4) il 7 luglio, Festa del Preziosissimo Sangue.

Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno S Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

GIOIE DI FAMIGLIA

Un Breve del S. Padre per le Nozze d'Oro Sacerdotalì di Mons. Caglìero.

Il XXV° delle Fondazioni Salesiane nella Patagonia Meridionale, nel Chili, nell'Inghilterra e nel Belgio

UN BREVE DEL S. PADRE A MONS. FAGNANO

IL 9 corrente - 46° anniversario della Consacrazione del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice - circondati da un'eletta schiera di ammiratori, di confratelli e di amici, celebreranno la loro Messa d'oro all'altare della nostra gloriosa Madre e Regina i rev.m. D. Giovanni Battista Francesia e D. Giovanni Battista Lemoyne, e lo stesso giorno festeggerà la stessa data memoranda nelle lontane terre del Centro America Sua Ecc.za Reverendissima Mons. Giovanni Cagliero.

La gioia fraterna, anzi filiale, con cui i membri della Famiglia Salesiana si affrettarono ad inviare al I° Vescovo Salesiano i loro voti augurali, fu preceduta dalla squisita delicatezza paterna del Capo Supremo della Chiesa. Dall'America ci è giunta copia di un affettuoso Breve diretto dal S. Padre a Mons. Cagliero, e noi con gioia ci affrettiamo a comunicarlo ai lettori.

VENERABILI FRATRI

JOANNI CAGLIERO

ARCHIEP. TIT. SEBASTENO - DELEGATO APOSTOLICO AC LEGATO EXTRAORDINARIO APUD RESPUBLICAS COSTARICENSEM NICARAGUENSEM, HONDURENSEM PIUS PP. X

VENERABILIS FRATER,

SALUTEM ET APOSTOLICAM BENEDICTIONEM.

Cum didicerimus, te propediem quinquaginta sacerdotii annos completurum, laetamur vehementer dari Nobis causam confirmandae tibi palam benevolentiae Nostra e. Hanc profecto apud le Nos bene collocavisse persuasum habemus; sed recordatio ipsa sancle a te utiliterque emensi tare longi spatii efficit, ut sit in te voluntas Nostra propensior. Quae vero proxime eril tibi solacio meminisse, eadem nunc recolere est No bis perjucunduna; nimirum le e primis Venerabilis Dei Famuli Joannis Bosco discipulis, in juventute inopi praesidiisque omnibus destituta recte edocenda diu muli unique elaborasse; Patagoniae deinde populos, qua late ea regio patet, ad Christi idem humanitatemque traducere pro viribus studuisse; eumdemque, postremis hisce lemporibus, apud istas Americae mediae Civitates, magna rerum prudentia diligentiaque pari, Delegati Nosiri munere ad praesens functum esse. Quemadmodum autem faustum eventum, Venerabilis Frater, omnes tibi gratulantur de qui bus es optime meritus, ila placet No bis quoque in laetitiae tuae partem venire; Deoque favente cupimus te incolumem esse et quasi reviviscere ut Nobis Ecclesiaeque diutissime operam studiumque naves tuum.

Coelestium interea donorum conciliatrix sit Apostolica benedictio, quam tibi, Venerabilis Frater, amantissime impertimus.

Datum Romae, apud S. Petrum, die XXII mensis Februarii, anno MCMXII, Pontificatus Nostri nono.

PIUS P. P. X.

Versione:

AL VENERABILE FRATELLO GIOVANNI CAGLIERO ARCIVESCOVO TITOLARE DI SEBASTE DELEGATO APOSTOLICO ED INVIATO STRAORDINARIO PRESSO LE REPUBBLICHE DI COSTARICA NICARAGUA, HONDURAS PIO PP. X

VENERABILE FRATELLO,

SALUTE ED APOSTOLICA BENEDIZIONE.

Avendo appreso che tu compirai fra breve cinquant'anni di Sacerdozio, siamo lietissimi che Ci si offra occasione di confermarti pubblicamente la Nostra benevolenza. Non abbiamo alcun dubbio di averla sempre bene riposta in te; ma il solo ricordo di un così lungo spazio di tempo, speso da te santamente e utilmente, fa sì che il Nostro amore verso di te sia più propenso. Per questo ora è a Noi soavissimo il riandare quelle medesime cose che prossimamente sarà caro a le ricordare; cioè l'aver tu, uno dei primi discepoli del Venerabile Servo di Dio Giovanni Bosco, lungamente ed alacremente lavorato nella sana educazione della gioventù povera ed abbandonata; l'esserti poscia affaticato con tutte le forze a condurre alla Fede ed alla Civiltà i Popoli dell'intera Patagonia; ed insieme, in questi ultimi tempi, l'aver esercitato fino ad oggi, con gran prudenza e pari solerzia, l'ufficio di Nostro Delegato presso coteste Nazioni del Centro America. E come pel fausto evento si congratulano con te, o Venerabile Fratello, tutti quelli de' quali hai bene meritato, così piace anche a Noi il prender parte alla tua esultanza; e colla grazia di Dio facciamo voti che tu viva sano e salvo e che abbia quasi a ringiovanire perchè possa spendere per lunghissimo tempo l'opera tua e le tue cure a vantaggio Nostro e della Chiesa.

Pegno frattanto dei doni celesti sia l'Apostolica Benedizione, che t'impartiamo, Venerabile Fratello, con tutto l'affetto.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 22 febbraio dell'anno 1912, IX° del Nostro Pontificato.

PIO PP. X.

Alle accennate purissime gioie si associano quest'anno altre ragioni di esultanza.

L'anno 1887 - l'ultimo della vita del nostro Venerabile Fondatore - la Pia Società Salesiana si estendeva nell'Inghilterra e nel Chilì, scendeva alla punta estrema della Patagonia e, per bocca di Don Bosco medesimo, prometteva la sua prima fondazione nel Belgio.

Per questi motivi, solenni feste si celebrarono nell'Inghilterra e nel Belgio con l'intervento del nostro rev.mo Rettor Maggiore, altre ne furono indette nel Chilì, ed altre solennissime se ne stanno preparando a Punta Arenas. Di queste ultime è doveroso un cenno speciale.

Il primo drappello di Salesiani, guidato da Mons. Fagnano, si stabiliva a Puntarenas il 21 luglio 1887, e il 15 agosto, mentre in Torino si celebrava il natalizio di D. Bosco, colà si inaugurava la prima cappella di legno improvvisata: « Si cantò una messa solenne accompagnata da pianoforte - scriveva Mons. Fagnano; - prima di finire diressi alcune parole al mio uditorio sull'atto solenne che si andava compiendo, accennando alla grazia singolare che Maria Ausiliatrice accordava a questo punto della terra, quasi abbandonato rispetto al servizio religioso, alla educazione della gioventù ed alla conversione degli Indii.

» Oh come furono bene accette le mie parole, o dirò meglio le parole di Dio!

» Come risplendeva dal volto di tutti la contentezza di poter dare da qui innanzi un'istruzione religiosa ai giovanetti! Dopo la Santa Messa, alcuni padri e alcune madri di famiglia mi rigraziarono della mia buona volontà dimostrata di voler fare del bene ai loro figliuoli, e mi promisero d'inviarceli tutti ».

Fondata la residenza, il zelantissimo Prefetto Apostolico rivolse l'animo suo anche ai poveri selvaggi. « Raccomandi - scriveva a D. Bosco - la nostra missione ai Cooperatori, ai Confratelli, affinchè possiamo fare un po' di bene. Abbiamo bisogno di correre tutte le isole, e i canali dove vivono i selvaggi, per annunziare loro la buona novella del Vangelo, trasportarli in un punto solo e attendere alle loro necessità spirituali e temporali. Non si potranno ottener conversioni se non si provvede ai selvaggi vitto, vestito... Non provvedendo noi, essi saranno costretti a dividersi a piccoli gruppi e tutti i giorni cambiar dimora, cercando luoghi ove procacciarsi il vitto giornaliero....»

L'ardito disegno, così generosamente concepito, non tardò presto ad esser posto in azione: tutti i canali e tutte le isole furono eroicamente esplorate e sorsero nella Terra del Fuoco e nell'Isola Dawson interi villaggi a vantaggio di que' poveri indii, i più infelici, senza esagerazione, fra tutte le tribù umane. È quindi ben giusto il ringraziamento al Signore!

Lo stesso Santo Padre si è degnato associarsi ai solenni festeggiamenti, che pel compiersi dell'anno XXV° del principio di quelle Missioni, si celebreranno a Punta Arenas.

Pubblichiamo i preziosi documenti:

SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITÀ   Dal Vaticano, 7 maggio 1912.

N° 57205

REV.MO D. FAGNANO,

Qui unita ho il piacere di rimettere a V. R. una lettera colla quale il S. Padre, prendendo occasione del 25° anniversario della fondazione della prima casa di codesta Missione, che Ella con zelo regge da tanti anni, si congratula con V. R. degli ubertosi frutti del suo difficile Apostolato e fa i migliori voti per l'avvenire della Missione medesima.

Non dubito che il prezioso autografo sia per giungere gradito a V. R. e che le congratulazioni di S. S. riescano a Lei ed ai suoi collaboratori di opportuno conforto e di un sempre maggior stimolo a lavorare con frutto per la gloria di Dio.

Coi sensi di ben sincera stima passo al piacere di raffermarmi

Di V. R.

aff.mo nel Signore

RAFFAELE MERRY DEL VAL. REV.MO D. GIUSEPPE FAGNANO della Congregazione Salesiana di D Bosco Prefetto Apost. della Patagonia Meridionale (Con Lett. Pontif.)

Ecco la lettera del S. Padre.

DILECTO FILIO

SAC. JOSEPH FAGNANO

E PIA SOCIETATE S. FRANCISCI SALESII PRAEFECTO APOSTOLICO PATAGONIAE MERID. PIUS PP. X

DILECTE FILI,

SALUTEM ET APOSTOLICAM BENEDICTIONEM.

Quamquam te, Dilecte Fili, tot jam annos Sacras istas Expeditiones regentem, iis abundare gaudiis confidimus quae, Dei providentia, apostolicos comitantur labores, suadet tamen caritas ut paternae benevolentiae peculiarem tibi tuisque religiosis sodali bus significationem demus. Disiuncti enim sumus longiquitate locorum, al ceniunctissimi vobiscum necessitudine caritatis; rerumque vestrarum cursum ita persequimur animo, ut quaecumque vobis accidant tristia laeta iisdem Nos vel angamur vel laetemur. Ecce autem laetandi in Domino occasionemn affert qui ad exitum properat vigesimus quintus annus ex quo primam ad Punta Arenas Missionalem domum condidisti. Etenim cum praeteriti temporis mens repetit memoriam, studiis delectamur vestris, quibus, adiuvante Deo, factum est ut vel istis miserrimis populis lumen affulserit Evangelii, in spero beatae immortalitatis acque ad ipsius humanitatis fructum. Vobis igitur parantibus sollemnes, uti par est, divinae benignitati gratias agere, libentissime Nosmet jungimur ipsi, consociataque prece hoc a Christo Domino enixe poscimus ut quos in admirabile lumen suum vocare dign.atus est, eos velit benignus perpetuo sibi adiungere, eiusdemque optatissimae sortis compotes lacere quotquot isthic sunt qui in tenebris adhuc sedent et in umbra mortis. - Auspex divinorum munerum Nostraeque testis amantissimae voluntatis Apostolica sit Benedictio, quam tibi, Dilecte fili, iis item qui tecum laborant in Evangelio, ceterisque omnibus quos Christo peperistis ex animo impertimus.

Datum Romae, apud S. Petrum, die III Maji MCMXII, Pontificatus Nostri anno nono.

PIUS P.P X.

Versione:

AL DILETTO FIGLIO

Sac. GIUSEPPE FAGNANO DELLA PIA SOCIETÀ DI S. FRANCESCO DI SALES PREFETTO APOSTOLICO DELLA PATAGONIA MERID.

PIO PP. X

DILETTO FIGLIO, SALUTE ED APOSTOLICA BENEDIZIONE.

Sebbene siamo certi che tu, Diletto Figlio, il quale già reggi da tanti anni coteste Sacre Missioni, abbia a sovrabbondare di quella letizia, che, per Divina Provvidenza, accompagna le apostoliche imprese, nondimeno l'affetto ci consiglia a dare a te e ai tuoi confratelli un segno speciale di paterna benevolenza. Siamo infatti disgiunti per lontananza di luogo, ma congiuntissimi con voi per vincolo di carità; e seguiamo con tanto cuore le vostre vicende, che ci sentiamo Noi pure afflitti o rallegrati a seconda dei casi vostri, tristi o lieti. Or ecco un'occasione di rallegrarci nel Signore è l'anno vigesimo quinto, che omai volge al termine, da che tu fondasti a Punta Arenas la prima casa di Missione. Poichè se la nostra mente si volge a ricordare il tempo passato, ci sentiamo rallegrati pel vostro zelo, mercè il quale, coll'aiuto di Dio, venne a risplendere la luce del Vangelo anche a coteste infelicissime tribù, a speranza della beata immortalità e a vantaggio della stessa società civile.

A voi quindi che v'apparecchiate a rendere alla divina Bontà - come è giusto - solenni azioni di grazie, ci uniamo con grande animo anche Noi in Persona e, congiunti nella preghiera, questo chiediamo istantemente a N. S. Gesù Cristo, che voglia benigno conservare sempre avvinti a sè quelli che si è degnato chiamare all'ammirabile sua luce, e rendere partecipi della stessa desideratissima sorte quanti costì sono ancora seduti nelle tenebre e nell'ombra di morte.

Auspice dei divini favori e pegno della Nostra affettuosissima benevolenza sia la Benedizione, che dall'intimo del cuore impartiamo a te, diletto Figlio, ed a quelli anche che teco lavorano nel predicare il Vangelo, e a tutti gli altri che avete rigenerati in Cristo.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 3 maggio dell'anno 1912, IX° del Nostro Pontificato.

PIO PP. X.

Anche Don Bosco ebbe la consolazione di vedere coi propri occhi i primi frutti dell'opera redentrice dei suoi figli nell'estrema Patagonia.

Il 9 dicembre 1887 Mons. Cagliero, tornato in Europa per assistere D. Bosco nell'ultima sua infermità, presentava al buon Padre, insieme con due figlie di Maria Ausiliatrice reduci pur esse dalle Terre Americane, una ragazza dodicenne che Mons. Fagnano aveva salvata con altri selvaggi nella sua prima escursione nella Terra del Fuoco. Nel presentargliela Mons. Cagliero diceva:

- Ecco, carissimo D. Bosco, una primizia che le offrono i suoi figli ex ultimis finibus terme!

E la fanciulla, inginocchiata innanzi al Venerabile, con accento semibarbaro ancora:

- Vi ringrazio, proseguiva, carissimo Padre, di aver mandato i vostri missionarii a salvar me ed i miei fratelli! Essi, ci hanno fatti cristiani e ci hanno aperte le porte del cielo!

Oh! D. Bosco, come allora col volto bagnato di lagrime sorrise a quel primo fiore raccolto in quelle terre che formarono sempre l'oggetto dei suoi più cari desiderii, sorrida ora dal cielo, con tutte le anime di quei poveri indi già volate al possesso del premio eterno, sorrida all'infaticabile Mons. Fagnano e a tutti i carissimi Missionari che lo coadiuvarono nelle apostoliche fatiche.

Il sig. D. Albera nell'Inghilterra e nel Belgio

IL 9 aprile, accompagnato dai voti dei Salesiani e degli alunni dell'Oratorio ed atteso con ansia da tanti altri giovanetti e Figli di Don Bosco, il nostro venerato Rettor Maggiore Don Albera partiva alla volta delle Case Salesiane dell'Inghilterra e del Belgio, per la linea Torino-Modane; ed era di ritorno fra noi la mattina del 23 maggio, vigilia della solennità di Maria SS. Ausiliatrice.

Certi di far cosa gradita a tutti i nostri lettori e nel desiderio di esprimere noi pure il grazie più sentito e riconoscente a quanti illustri e benemeriti Cooperatori gli furono larghi di cortesie, diamo un breve ragguaglio di questo suo viaggio.

A PARIGI.

A Chambéry aspettavano il venerato Superiore alcuni carissimi amici per salutarlo al suo passaggio, ed a Parigi una famiglia di Cooperatori pose a sua disposizione un'automobile per dargli agio di compiere più facilmente le sue visite. L'automobile l'attendeva alla stazione e lo condusse direttamente dalle Dame Benedettine di Rue Monsieur, ove celebrò la S. Messa ed ebbe la più caritatevole ospitalità.

Senz'indugio cominciò a fare alcune visite a benefattori, ed amici e cooperatori, tra cui ricorderemo il sig. Avv. Fliche Presidente del Consiglio di Parigi della Società di S. Vincenzo de' Paoli, e i sigg. Guénée, Presidente attuale, e Dutey-Harispe, exPresidente dei Patronati della Società di S. Vincenzo de' Paoli. Sua Eminenza il Card. Amette era fuori di città, e il sig. D. Albera fu dolente di non potergli presentare i suoi omaggi.

La sera la consacrò ai nostri Ex-allievi, i quali si raccolsero attorno il Successore di Don Bosco e gli testimoniarono la loro stima affettuosa con tutto lo slancio e con quella delicatezza che i figli del popolo di Parigi sanno mettere a servizio del loro cuore. L'adunanza, improntrata alla più schietta cordialità, si protrasse lungamente con gioia di tutti, ma con non lieve fatica pel sig. D. Albera, che aveva passato in treno la notte precedente senza chiuder occhio.

La mattina dell'11 compì altre visite e alle ore 16 tenne conferenza ai Cooperatori nella Cappella delle Dante Benedettine. L'amato Superiore fu stupito nel veder accorrere tanti ammiratori di D. Bosco che la Cappella non potè contenerli, e ciò benchè fosse la settimana di Pasqua, in cui è costume dei Parigini di prendersi alcuni giorni di campagna. Insieme con altre ragguardevolissime persone, eran presenti S. A. la Contessa d'Eu, il sig. Conte de Mun, e i sigg. Piou, Fliche, Guénée, Dutey-Harispe, ecc.

Il sig. D. Albera espresse a tutti la gioia di poter rivedere tanti amici di Don Bosco e delle Opere Salesiane, e passò a dire dell'importanza della loro missione; come D. Bosco abbia fondato la loro associazione perché fosse il sostegno più efficace alle Opere sue; quale dev'essere un vero Cooperatore, e quali ricompense lo attendano in questa e nell'altra vita. In fine li esortò a rimanere strettamente uniti sotto la bandiera di D. Bosco e a continuare a sostenere le sue Opere molteplici, che abbisognano quotidianamente dell'appoggio morale e materiale dei Cooperatori.

La cerimonia fu coronata dalla benedizione col SS. Sacramento, alla quale le Dame Benedettine eseguirono, con l'usata delicatezza, soavissime melodie gregoriane. Quindi molti amici vollero intrattenersi in particolare colloquio col nostro Superiore ed averne la benedizione, cosicchè le udienze si protrassero per tutta la sera.

All'indomani mattina Don Albera lasciava Parigi, commosso nell'intimo dell'animo per le accoglienze ricevute. « Che danno, egli ripeteva, che i Figli di D. Bosco più non possano esercitare liberamente il loro apostolato in questa città, ove tante anime generose altro non domandano che di secondare il loro zelo pel maggior bene della gioventù e della società! »

Faccia Iddio che i voti del Successore di D. Bosco abbiano a divenir presto una consolante realtà.

A causa dello sciopero dei minatori, essendo interrotto il servizio regolare tra le coste della Manica e le isole, il sig. D. Albera viaggiò ancora un giorno ed una notte per recarsi a Guernesey, ove giunse il sabato, 13 aprile, dall'Inghilterra, dopo aver salutato di passaggio i Salesiani di Londra.

A GUERNESEY.

Guernesey, una delle ridenti isole normanne, vicine alla Bretagna ma appartenenti all'Inghilterra, ha una casa salesiana, e descrivere la gioia che brillò nell'Istituto Salesiano « La Chauinière » a Catel per l'arrivo del sig. D. Albera, non è possibile.

Tutti gli alunni dell'Istituto, grandi e piccoli, erano andati a gara nel prestarsi pei preparativi, e ghirlande e bandiere volteggiavano in copia in ogni parte. L'accoglienza non poteva essere più festosa: l'eco delle acclamazioni di gioia si ripercotevano giulive in tutta l'isola.

Nella sala delle feste vi fu una splendida tornata accademica. La Schola Cantorum eseguì la celebre cantata bretone di Thielemans « les deux Bretagnes »

Vous qui venez si loin pour embrasser des frères

Parlez-nous du pays où naquirent nos pères.

« O voi che venite così di lontano per abbracciare dei fratelli, parlateci del paese ove nacquero i nostri padri! »

E fra i voti affettuosi innalzati al buon Dio per l'amato Superiore, ve ne fu uno accolto da frenetici applausi: « Che il Cielo conservi D. Albera alla direzione delle Opere Salesiane, finchè egli abbia la ventura di vedere sugli altari il Ven. Don Bosco e D. Rua, di s. c. memoria! »

I Salesiani hanno a Guernesey un Collegio per aspiranti al Sacerdozio, 5 Cappellanie e la cura di tre Parrocchie, la prima dedicata a S. Francesco di Sales a La Chaumière, la seconda a S. Ivone a La Forest, la terza a S. Maglorio a l'Islet; e ciascuna con l'Oratorio Festivo.

E il 14 aprile, Domenica in Albis, il sig. D. Albera celebrò nella Parrocchia di S. Francesco ed al Vangelo rivolse la sua parola a quei buoni fedeli. Commentando il saluto di Gesù Risorto agli Apostoli « Pax vobis! » tenne estatico tutto l'uditorio, che lo ascoltò con religiosa avidità ed attenzione. Similmente la chiesa di La Forest e poi quella di l'Islet non poterono contenere, nel pomeriggio, la folla avida di udirlo e di ricevere la sua benedizione.

A mensa sedettero attorno a lui il rev.mo Can. Foran, Vicario Generale del Vescovo di Portsmouth nell'isola, il Parroco de la Rogerie, e tutti i più cari amici delle Opere Salesiane desiderosi di testimoniargli il loro affettuoso interesse, per cui ebbe i più affettuosi ringraziamenti.

Anche la scuola drammatica dell'Istituto seppe farsi onore con una bella rappresentazione: « Les deux Honneurs! »

« Noi siamo in terra di esiglio, dicevano quei buoni confratelli, ma lungi dall'imitare gli ebrei esuli a Babilonia che sospendevano le loro cetre ai salici del fiume, noi amianto di farle risuonare. Così il nostro buon Padre può vedere, che a La Chaumière si conservano tutte le belle tradizioni delle Case Salesiane. Come un tempo a Dinan, sul suolo della Patria, qui si prega, si lavora e si gode delle gioie dell'allegrezza cristiana ».

La giornata si chiuse con una splendida illuminazione: la casa brillava di una moltitudine di fiammelle e fuochi di bengala splendevano tra gli elci e le camelie in fiore, mentre gli echi della fanfara si ripercotevano intorno festosi. Fu una dolcissima festa di famiglia, alla quale prese parte come a festa propria, tutta quella buona popolazione.

A LONDRA.

Il signor D. Albera arrivava a Southampton la sera di mercoledì 17 aprile, accompagnato dall'ispettore D. Scaloni e dal rev. D. Macey, e la sera stessa proseguiva per Londra e si recava alla Casa Salesiana di Battersea, dove da parecchio tempo si stavano facendo i preparativi. L'edificio ed i cortili erano sfarzosamente imbandierati, ed il vessillo inglese sventolava sopra la torre per indicare che tutti i Cooperatori e i Salesiani d'Inghilterra mandavano il loro saluto all'ospite desiderato.

L'accoglienza ufficiale era stata fissata per la mattina seguente. Alle 7.3o Don Albera celebrò la Messa, accompagnata da scelta musica; ed al vedere quelle schiere di giovani così devoti accostarsi alla S. Comunione, non potè far a meno di pensare come le parole di D. Bosco, che diceva di aver veduto nei suoi sogni giovani di ogni classe e di ogni nazione raccolti sotto la sua bandiera, si fossero mirabilmente realizzate!

Alle 9 superiori ed alunni si radunavano per dargli il ben venuto.

Al suo apparire nella sala a ciò preparata scoppiarono unanimi applausi, quindi si svolse un breve trattenimento. D. Albera sorse a ringraziare ed esprimendo il suo giubilo pel dolce spettacolo di pietà che aveva ammirato, dava a tutti gli alunni, artigiani e studenti in quell'istituto pareggiato, un giorno di vacanza che fu ricevuta con reiterati applausi.

Quindi incominciarono le udienze, e prima fra tutte quella di Mons. Carton di Wiart, Cancelliere dell'Archidiocesi di Westminster, il quale veniva a salutare il Successore di D. Bosco in nome dell'Em.mo Card. Bourne.

D. Albera, a sua volta, si affrettò di quella mattina a far visita a S. E. Mons. Arrigo, Vescovo di Southwark, il quale lo trattenne lungamente e in giornata ebbe la bontà di restituirgli la visita.

Al suo ritorno, tutti i Direttori delle Case Salesiane di Inghilterra gli fecero corona durante il pranzo ed egli, rispondendo agli augurii, espresse il piacere d'esser tornato in Inghilterra e di trovarsi circondato da una così eletta rappresentanza della Pia Società, i cui progressi in quella nazione seguiva con profondo interesse. « Quale differenza fra il presente e i9 anni or sono, quando vi fui per l'inaugurazione della Chiesa del S. Cuore! Dopo d'allora non solo presero maggior sviluppo le scuole di Battersea, ma altre opere s'iniziarono e prosperarono! »

Terminò esprimendo il piacere di veder coincidere la sua visita con la ricorrenza del Venticinquesimo della 1a Casa Salesiana in Londra, e si augurò che esso possa segnare il principio di un nuovo periodo di prosperità ancor maggiore.

Nel pomeriggio del medesimo giorno visitò le scuole parocchiali, nelle varie sezioni, le quali eseguirono maestrevolmente vari pezzi musicali in suo onore. Ringraziò tutti, fece alcune domande sopra il Catechismo, espresse la sua viva soddisfazione nel sapere che anche i più piccoli erano stati ammessi alla prima Comunione in omaggio ai desiderii del S. Padre, e infine provvide che il parroco D. Kelly distribuisse loro in suo nome dolci e confetti.

Alla sera ebbe luogo un trattenimento nel quale, fra l'altro, si rappresentarono sei artistici quadri riproducenti i principali avvenimenti della vita di S. Paolo, patrono del nostro Rettor Maggiore: - 1) La lapidazione di S. Stefano-2) « Perchè mi perseguiti? » - 3) Paolo davanti a Felice - 4) Risurrezione di un fanciullo morto. - 5) Addio ai Cristiani di Efeso. - 6) La vigilia del combattimento.

Seguirono suoni d'orchestra, canti corali, e indirizzi in nome della Casa, degli amici, dei Cooperatori.

Dopo il primo quadro fu eletto un componimento in italiano:

« Vengo a portarle, diceva un giovanetto, il saluto più rispettoso e l'augurio più sincero da parte degli Italiani di questo Collegio.

» La venuta a Battersea del venerando Successore di D. Bosco e di D. Rua, ha riempiti gli animi nostri di gioia infinita... e ci dà occasione di ringraziare Lei, Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana, dell'aiuto quotidiano e costante che abbiamo qui, dove viviamo una vita di lavoro e di studio intenso, e le pratiche religiose vengono a rinsaldare e a rendere sempre migliore il nostro carattere.

» Il ringraziamento le viene vivo e sincero; formulandolo io sono commosso!... »

Si lessero pure composizioni in francese, in spagnuolo, in tedesco ed in latino, e l'adunanza si sciolse al canto dell'inno nazionale.

All'uscire, gl'intervenuti godettero di una gradita sorpresa; i cortili, il prato e gli edificii erano gaiamente illuminati alla veneziana.

All'indomani (19 aprile) il sig. D. Albera si recò a far visita a S. Em. il Card. Bourne, il quale, essendosi sempre interessato dello sviluppo delle

Opere Salesiane in Inghilterra, avendo visitato parecchie nostre case in Italia e all'Estero ed avendo conosciuto personalmente D. Bosco, ebbe particolar piacere nel ricevere il nostro Superiore.

In altre Case.

Di ritorno il sig. D. Albera fu a S. Maria Maddalena al sud di Londra, ad un'ora di tram da Battersea, ove i Salesiani hanno scuole con alunni interni ed esterni ed una Parrocchia. Ammirò le decorazioni della chiesa eseguite da un sacerdote Salesiano; ed ebbe dagli allievi un festoso ricevimento con una breve accademia musico-letteraria, nella quale i più gentili indirizzi si alternarono a scelte esecuzioni musicali.

Il 2o aprile, fu la volta della Parrocchia e Casa Salesiana di S. Casimiro, al nord di quell'immensa metropoli, dove si addensano molti emigrati polacchi e i Salesiani ufficiano per loro un'apposita chiesa predicando nella loro lingua, ed hanno un Oratorio pei loro figliuoli e una scuola serale di polacco e inglese per gli adulti.

L'inaugurazione della nuova Cappella.

La sera del 2o aprile a Battersea inauguravasi una nuova cappella interna, il che fu uno dei principali avvenimenti della visita del sig. D. Albera. I lavori, iniziatisi appena alcuni mesi or sono, furono condotti con meravigliosa celerità. E un bell'edificio, di stile Tudor, con gran semplicità di linee, ma un vero gioiello, sia per la disposizione interna, come per le decorazioni delle pareti e del soffitto. La cerimonia della benedizione venne eseguita dal sig. D. Albera, assistito da D. Scaloni e D. Macey, e la cappella venne dedicata a Maria Ausiliatrice, a ricordo dell'anno XXV° dall'entrata dei Salesiani in Inghilterra.

La domenica seguente, 21 aprile, fu gran festa nella nuova cappella, ove D. Albera celebrò la Messa della Comunione Generale e si svolsero nel mattino solenni funzioni.

Dopo mezzodì vi fu una grande partita di football fra gl'interni e gli antichi allievi, i quali si erano raccolti espressamente per ossequiare il Successore di D. Bosco e di D. Rua.

All'ora del the il sig. Fasulo, quale rappresentante dell'Associazione ex-Allievi, lesse il seguente indirizzo:

« I vecchi Allievi hanno avuto oggi il piacere di riunirsi ancora una volta e l'onore di riverire il venerando Rettor Maggiore della Società Salesiana.

» È sempre molto volentieri che noi ci rivediamo, per poter ricordare con soddisfacimento, e talvolta con commozione, i fatti più salienti delle nostre vite di collegiali.

» Le vecchie mura di Surrey House e la vista dell'esistenza calma e serena che vi si conduce infondono sempre nuova pace nei nostri animi travagliati dalla dura vita quotidiana di lavoro e di operosità. È qui che abbiamo ricevuto le norme di educazione, di disciplina, e di religione che ora tanto ci servono colla loro applicazione pratica di tutti i giorni.

» Oggi poi l'avvenimento ha un'importanza speciale, perchè ci è dato di vedere e di conoscere Lei, reverendo D. Albera, l'esponente maggiore di una delle associazioni più fiorenti del Cattolicismo.

» Possiamo assicurarla che il ricordo delle fatiche spese per noi dai Salesiani e la riconoscenza ad essi dovuta, non si spegneranno in noi giammai.

» Accolga, veneratissimo Padre, gli augurii sinceri di lunga vita per Lei, e di felice prosperità per la Società Salesiana da parte degli « Old Borp » della scuola di Battersea. »

Dopo alcune parole di risposta, il sig. D. Albera incaricò il direttore D. Macey di ringraziarli più a lungo e si sciolse la simpatica adunanza.

Seguirono, solennissime, le funzioni religiose nella Chiesa del Sacro Cuore con intervento del nostro Superiore, il quale diede la benedizione col SS. Sacramento ai numerosi fedeli.

A BURWASH.

Il lunedì, 22 aprile, Don Albera recavasi a Burwash, al mezzodi d'Inghilterra, verso Hastings, celebre per l'approdo di Guglielmo il Conquistatose. A Burwash i Salesiani hanno una Parrocchia ed una casa di formazione pel nuovo personale, e la piccola comunità gli aveva preparato un cordiale ricevimento con archi trionfali all'entrata della casa e graziosi addobbi all'interno. Qui pure vi fu accademia affettuosissima. D. Albera manifestò la sua piena compiacenza per il cordiale omaggio e passò colà il di seguente, festa di S. Giorgio, che fu solennizzata con funzioni religiose; e la sera tornò a Battersea, ove si rinnovò in segno di giubilo l'illuminazione con fuochi artificiali.

A FARNBOROUGH.

Al mattino del mercoledì, 24 aprile, si portò a Farnborough, al sud d'Inghilterra, vicino all'Aldershott, il gran Campo Militare, dove i Salesiani hanno un fiorente Collegio pareggiato, con Scuole Elementari e Ginnasiali. Le accoglienze furono festosissime.

Dopo aver ammirato i miglioramenti fatti all'edificio, il venerato Superiore presenziò lo svolgersi d'uno scelto programma di giuochi, svolti nel vasto cortile, addobbato per la circostanza. Quaranta alunni eseguirono un gran saggio ginnastico, vestiti in costume atletico, accompagnati dalla banda.

Seguì la benedizione col SS. Sacramento, presente un pubblico numeroso: indi, nella sala di studio, trattenimento musico-drammatico.

La mattina seguente D. Albera celebrò la messa della Comunità, amministrando la S. Comunione a tutti gli allievi e a molti parrocchiani.

Più tardi visitò pure le scuole parrocchiali, dove gli allievi gli avevano preparato una festosa accoglienza.

Commovente l'addio alla stazione, fra gli applausi di tutti gli alunni.

Simili feste ebbero luogo anche alle scuole tenute dalle Figlie di Maria Ausiliatrice a Chertsey. *

Tornato a Londra il venerdì D. Albera ne partiva definitivamente la mattina del sabato, 27 aprile, ossequiato affettuosamente dai confratelli e dagli allievi e portando con sè ricordi incancellabili di questa visita. Nè poteva essere altrimenti, poichè ovunque, con la dolce influenza che la sua dignità e le sue doti gli conferiscono, diede incoraggiamenti e consigli, e a tutti inspirò la più soave confidenza, spronando Salesiani e Cooperatori a seguire con zelo costante le orme gloriose di D. Bosco.   (Continua).

"Sinite parvulos venire ad me „

LA cara scena evangelica di Gesù benecente i fanciulli si ripete assai spesso in Vaticano durante il Pontificato di Papa Pio X. Sono drappelli di vispi ed innocenti fanciulli delle diverse Parrocchie e istituti di Roma, i quali si recano dopo la loro prima Comunione ad ossequiare il Vicario di G. Cristo e ne sono benedetti; ma commoventissimo, oltre l'usato, fu lo spettacolo che si vide la domenica 14 aprile u. s. nella Cappella Sistina, quando circa quattrocento fanciulli francesi d'ambi i sessi, condotti dai loro genitori e congiunti e da parecchi Vescovi, avevano la sorte d'essere ammessi alla augusta presenza di Sua Santità, a fine d'esprimergli, coi loro omaggi riverenti di figli, i sensi di viva gratitudine per l'immenso beneficio ricevutone con la loro prima Comunione in età ancor tenera.

« Di tanti pellegrinaggi che Roma è avvezza ad accogliere nelle sue mura - scriveva la Civiltà Cattolica - non sapremmo dire quale possa a questo rassomigliare e per la qualità dei teneri romei, e per l'alto significato del viaggio che li ha condotti ai piedi del Padre comune dei credenti. Qui non è semplicemente la cerimonia consueta dei piccoli comunicanti, che, raccolti attorno al Vicario di Gesù Cristo, così al vivo riproducono la scena commovente dei pargoli condotti già dalle madri loro al Redentore, perchè li benedicesse e li graziasse delle sue carezze divine. I piccoli pellegrini di Francia, coi loro Vescovi, con le famiglie loro, e coi benemeriti membri dell'Associazione di Notre Dame du Salut, promotori del pellegrinaggio, mentre hanno dato una prova novella della generosità dei cattolici di quella illustre Nazione, sempre insigni e geniali nelle sante imprese, hanno insieme reso una volta ancora testimonianza innanzi al mondo della riverenza in cui dai fedeli è tenuta la parola augusta del Romano Pontefice, e dell'amore con cui se ne adempiono i voleri, anche quando il farlo costa dei sacrifizii.

» Tutto ciò doveva riuscire di immenso conforto e consolazione al Vicario di Gesù Cristo, il quale nella sua santa Opera Eucaristica, e specialmente nel far pubblicare il provvidenziale Decreto Quam singolari sull'età della prima Comunione, non si nascondeva punto le difficoltà gravi cui sarebbe andata incontro la sua esecuzione, in modo particolare in quei paesi ove le secolari e radicate abitudini parevano dissuadere da qualsiasi tentativo di riforma. Di tale consolazione è un'eco fedele il bel discorso semplice e solenne a un tempo, sgorgato in questa circostanza dal cuore paterno di Pio X, che ha saputo così bene adattarsi alla capacità dell'età tenera dei suoi fortunati uditori. Esso è importante anche perchè nella sua brevità riassume con efficacia e con amore gli insegnamenti eucaristici dei suoi precedenti documenti, e riuscirà sommamente salutare non solo pei centocinquantamila fanciulli Francesi, rappresentati dai piccoli pellegrini a cui fu rivolto, ma per tutti i giovanetti della Chiesa, pei loro genitori, per gli istitutori, per tutto il popolo fedele in generale e per il Clero in particolare, a cui resta ancora non poco a lavorare per vedere attuati gl'ideali del Capo della grande famiglia cristiana, a bene e salute delle anime, e a onore del Dio dell'Eucaristia ».

A meglio apprezzare la soave bellezza di questo discorso del Santo Padre, non dispiaccia ai lettori di leggere in antecedenza un'altra pagina illustrante l'accennata scena evangelica dei pargoli che si affollano attorno Gesù Cristo.

« Era l'ultimo inverno della vita mortale di Gesù: ed Egli, il divin Nazareno, sen va in Galilea; vuol dar l'ultimo addio a questa terra prediletta. Quivi era Narareth, la patria di sua Madre, dove Egli avea passata la fanciullezza e l'adolescenza; Cafarnao, dove avea iniziata la sua divina missione; Cana, dove avea operato il primo prodigio; Tiberiade, dove avea moltiplicato il pane a saziare un popolo intero, e promulgato il codice della Beatitudine; Naim, dove avea risuscitato a una povera Madre vedova l'unico figliuolo, mortole lasciandola doppiamente sola; Tabor, il monte della Trasfigurazione... Ed ora Egli viene a dar l'ultimo addio alla Galilea; sì, l'ultimo; perchè il tempo del supremo Sacrifizio incombe; ed Egli lo sa; e lo accelerano i suoi nemici che stanno alle vedette con accanimento feroce.

» Per un momento dimentica l'opera che l'iniquità sta tramando a' suoi danni... ed effonde ancora il suo cuore in soavi ammaestramenti e in nuovi prodigi... Ma ecco gli dicono: Partiti e va via di qua perchè Erode ti vuole uccidere; ed Ei parte!

- è ancora l'odio che vince. - E se ne torna in Giudea, a Gerusalemme; entra nel Tempio, chè era grande solennità; ma anche qui vi trova odio e minacce; vogliono lapidarlo; e lo accerchiano, come i mastini la preda.., e già lo tengono. Ma Egli esce lor di mano; e va... passa il Giordano, ove Giovanni avea predicato e battezzato; ed ecco far glisi incontro una moltitudine che lo acclama, ricordando quel che Giovanni Battista aveva predetto di Lui. Questa affettuosa spontanea accoglienza di popolo lo commuove e riapre il suo cuore, che gli s'era stretto alla minaccia di Erode che lo costrinse a fuggire di Galilea e alla vista delle pietre onde volean lapidarlo in Giudea. Gli si riapre il cuore all'amore per gli uomini, e rinnova con rinnovellata energia e con ravvivata pietà i prodigi della Giudea e della Galilea. E ci mette tanta forza di amore, in questa profusione di grazie, da sembrar che incominci ora la sua missione di bontà, e che abbia dimenticata l'ingratitudine del suo popolo, e che ignori l'opera di morte che gli sta maturando l'odio de' suoi nemici... dei nemici dell'amore. E ci mette tanta gentilezza, tanta sollecitudine amorosa, che la folla lo circonda, lo segue, lo stringe; ed Egli si indugia in mezzo a loro... e siede lungo la via... L'aria è tiepida, il clima è mite là presso le rive del Giordano; il fruscìo lene lene delle acque blandisce; un rilievo di terra erbosa è il suo trono; un gruppo di palmizi, che su di Lui ripiegan le verdi rame come in omaggio di gloria, Gli fa padiglione sul capo; e intorno è silenzio, il vento tace, tutti tacciono riverenti, tutti ascoltano le sue parole divine, i suoi moniti amorosi, le sue parabole facili e profonde... e Lo guardano negli occhi... e sono assorti in Lui amorosamente.

» E, Gesù, parla, e comunica l'anima sua a quelle anime ansiose, il suo cuore a quei cuori affettuosi. - Ah! l'odio de' suoi nemici non arriva ora a pungere di amarezza il suo cuore, perché è circondato di cuori che sentono la gratitudine e l'amore. Sono poveri cui nessuno suol badare, ed Egli li ha confortati; sono peccatori che sentivano il peso della iniquità, ed Egli li ha sollevati col perdono divino; sono infermi, pei quali nessuno aveva un farmaco salutare, ed Egli li ha ridonati alla salute, al sorriso e all'amore della vita...

» Ma oh il nuovo spettacolo! Ecco! sono altre frotte che accorrono, s'è risaputo nei villaggi che è venuto il biondo giovane Nazareno. - Corrono innanzi i giovincelli più franchi, scappati di mano alla mamma; si affrettano, appresso, le giovani madri con in braccio o per mano i figliuoli meno esperti al corso; e arrivano trafelati, e fanno ressa, e urtano la folla che circondano Gesù, la fendono da tutte le parti: voglion vedere, voglion sentire, voglion toccare Lui, Gesù, il Messia, il Giovine buono, il Profeta grande che Dio ha mandato. E le madri vogliono ch'Egli li tocchi i loro bambini, ch'eglino accarezzino Lui così buono e così mesto, ed Egli accarezzi i loro bambini così belli e così cari, e li benedica onde sian buoni e li baci sulla fronte.

« Ne vien uno scompiglio; gli Apostoli tengono a bada, respingono indietro, riprendono aspraniente i fanciulli più vivaci e le madri più ardite... e la voce di Gesù, dolce, amorosa, si fa sentire: - Non impedite i parvoli dal venire a me. - Mirabile spettacolo degno degli Angeli! I parvoli accorrono a Lui festanti e impetuosi, e gli son pórti dalle Madri ansiose; Egli si reca in braccio i più piccini (fortunatissimi fra tutti!), impone le mani ai più grandetti, benedice tutti; e la folla ammira e tace commossa; e le madri piangono dolcissime lagrime di tenerezza e di gratitudine, e mormorano: Benedetto sii tu che vieni nel nome del Signore, e benedetta la Madre tua che a noi ti ha dato!... Oh il soave spettacolo! questa è festa di amore! questa è festa di Paradiso!

» E intanto che Egli accarezza quegli angioletti, collo sguardo divino passa il Giordano, la valle, e ripensa ai cento e cento bambini uccisi da Erode in Betlemme, prime vittime tenerelle immolate dall'odio degli uomini al trionfo dell'amore di Dio. E poi torna un poco indietro col suo sguardo divino, e si porta sulla grande Città, ove regna l'astustuta politica di Cesare, e dove l'odio gli tende l'estremo agguato; e vede le frotte dei giovanetti che lo accoglieranno tra breve, coi verdi rami e colle grida schiette di gloria e di osanna. E poi pensa al prossimo scatenarsi dell'invidia dei farisei, dell'odio dei sadducei, della rabbia degli scribi... e vede delinearsi sul cielo mite e sereno... la Croce! Gli corre un brivido per le vene; e con istinto irrefrenabile mette le mani divine nei riccioli di quelle testine bionde, e stringe al cuore i più vicini, e si curva a baciare i più grandetti e ripete con voce commossa: Non impedite i parvoli dal venire a me! e la folla ammira silenziosa, e le madri piangono di gioia.

» Molti dei piccini hanno i vestitini a brandelli; molti sono scalzi, e sudici il viso e le mani; tutti forse son poveri, qualcuno anche malaticcio; pur che importa? hanno la fronte serena; negli occhi brilla l'anima innocente; nei gesti incomposti vibra la sincerità del cuore amoroso... Udite, udite: Lasciateli venir a me, chè di siffatti è il Regno di Dio! (1)».

Questo invito possente e amoroso « che nessun altro uomo ha mai pronunciato e così dolcemente e così efficacemente » fu ripetuto con immenso frutto dall'attuale Pontefice Pio X: - Lasciate che i Pargoli vadano a Cristo! « La conoscenza della religione richiesta nei fanciulli perché siano convenientemente preparati alla Prima Comunione è che capiscano, secondo la loro capacità, i misteri della Fede neccessari di necessità di mezzo, e che sappiano distinguere il Pane Eucaristico dal pane comune e corporale, affine di avvicinarsi alla Santa Eucaristia colla divozione che comporta la loro età. »

Ed ora, ecco il memorando discorso:

NELL'UDIENZA AI FANCIULLI FRANCESI che hanno fatta la Prima Comunione.

« Vi ringrazio, cari Fanciulli, della consolazione che lui procurate di trovarmi in mezzo a voi, perchè mi sento di rappresentare Gesù Cristo medesimo, che si deliziava coi bambini e ripeteva agli Apostoli: Sinite parvulos venire ad me, talium est enim regnum coelorum. Vi ringrazio poi in modo particolare, perchè questa solenne dimostrazione di amore al Papa costa a voi la fatica di un lungo viaggio e offre a tue l'occasione di rallegrarmi con voi, che docili all'invito che per mia bocca vi ha fatto Gesù Cristo, avete fatto la Prima Comunione, quantunque ancora bambini.

Narra il santo Vangelo, che il divin Redentore, chiamato a sè un fanciullo, lo pose in mezzo agli Apostoli, e disse loro: - Guardatevi dal disprezzare alcuno di questi piccoli, perchè i loro angioli vedono perpetuamente il volto del Padre mio, che è nei cieli (Matt. 18. 10). -- Gli angeli custodi devono pur troppo inorridire alcuna volta nel vedere in certi uomini l'ingiustizia, la depravazione, il peccato; gli Angeli dei bambini al contrario, anche in questa loro funzione esteriore, non sono mai distratti dalla essenziale di vedere sempre Dio, perchè lo vedono a faccia a faccia nel suo lume, lo trovano sempre nell'anima di questi piccoli, dove Dio si riflette come in uno specchio nella loro innocenza, nel candore, nella purezza. Ma se questo si avvera in tutti i bambini, come in quello che Gesù ha messo fra gli Apostoli: che cosa avrebbe detto il Divin Redentore di voi, che avendo fatta la Santa Comunione avete ricevuto Gesù Cristo colla sua divinità e colla sua umanità sacrosanta in guisa che le sue carni si unirono alle vostre, col vostro si è mescolato il suo Sangue, e il vostro cuore ha corrisposto ai palpiti del Cuor di Gesù? Che cosa avrebbe detto degli Angeli vostri, se per la Santa Comunione siete diventati a loro superiori, perchè a voi è concessa la grazia, che loro non possono avere di nutrirsi di Gesù, di immedesimarsi con lui?

Per la S. Comunione infatti ci uniamo a Gesù Cristo in guisa da partecipare in qualche modo alla divina natura, che ci rende insieme personali le perfezioni divine. Essa dona la verità alla nostra intelligenza, la giustizia alla nostra volontà, la bontà al nostro cuore, e quindi il fedele che si comunica ben può ripetere con S. Paolo: la mia vita è Cristo: mihi vivere Christus est. Vivo io, ma non già io, egli è Cristo che vive in me: Vivo ego, jam non ego, vidit vero in me Christus. Se quindi Iddio è purità immacolata, chi si unisce a Gesù nella Eucarestia, levandosi innocente colomba dalle acque limacciose di questa misera terra vola a nascondersi in seno a Lui, che è più candido della neve dei gioghi. Se Iddio è bellezza infinita, chi si unisce a Gesù nella Eucarestia, attrae a sè per l'ammirazione lo sguardo innamorato degli Angeli, che se in loro vi potesse essere passione, invidierebbero alla di lui sorte. Se Iddio è carità per essenza, il fedele unito a G. Cristo, in un'estasi beatrice rapito, non è che amore, d'amore ha dipinto il sembiante, d'amore risuonano i gemiti ed i sospiri, sono d'amore le parole che al par di mele distillano dalle sue labbra, tutto amore risuona, tutto amor gli ricorda. Se finalmente Iddio è bontà per essenza, e bontà nel linguaggio delle divine Scritture suona lo stesso che perfezione, il fedele unito a Gesù nella Eucaristia è santo e perfetto, perchè divenuto maggior di sè stesso, mentre ogni cosa disprezza, che non sia eterna. come incapace di appagare i suoi voti; la divina Eucaristia, come il carro ardente di Elia, in alto il solleva e mentre vive ancora nel mondo quasi in cittadino del Cielo il tramuta, dove gode una pace, una felicità, che non si può rivelare con lingua terrena, perchè oculus non vidit nec auris audivit, nec in cor hominis ascendit quae praeparavit Deus iis qui diligunt illum. E così si avvera la promessa di Gesù Cristo, che chi si ciba di quel pane, ha in mano la vita eterna: Qui manducat meam carnem et bibit meum sanguinern habet vitam aeternam. Non dice che l'avrà in appresso habebit, ma che l'ha di presente habet, avendone sicurissimo il pegno.

Mentre pertanto di nuovo mi congratulo con voi, cari fanciulli, per la grazia speciale che vi ha fatto il Signore, e mi inchino alla vostra presenza non solo perchè siete come angeli, ma anche più di loro felici, perchè fatti partecipi della divina natura siete in possesso delle divine perfezioni, vi prego di non dimenticare mai le raccomandazioni che vi faccio. E prima di tutto: Voi tutte queste grazie, che vi ha donate il Signore, le avete appena assaggiate senza comprenderle, perchè lo sviluppo del cuore precede quello della intelligenza e frutto pertanto di questa vostra visita dev'esser la promessa solenne di frequentare per molto tempo ancora il Catechismo e attendere con vero amore allo studio della Dottrina Cristiana per conoscere, con tutte le altre verità della nostra santa Religione, che l'Eucarestia è il centro della Fede, lo scopo finale d'ogni altra divozione, la sorgente d'ogni bene, la consumazione di tutti gli altri Sacramenti, il compendio dei divini misteri, il fiume di tutte le grazie, il balsamo per tutti i dolori, il pane della vita, il viatico per andare alla patria, il pegno e il possesso anticipato della gloria.

» La seconda cosa: come abbiamo bisogno del cibo quotidiano per la vita del corpo, cosi è necessario questo cibo celeste per mantenere vivo lo spirito; e quindi, se non possiamo tutti i dì, almeno con molta frequenza ci accostiamo alla mensa eucaristica, e lo visitiamo spesso mentre sta nella solitudine e nel silenzio del Tabernacolo per rispondere al suo invito amoroso: Venite voi tutti, che siete famelici, stanchi ed oppressi, ed io vi farò sazii, lieti e consolati.

» E finalmente, che animati sempre dal vero amore verso Gesù Cristo esercitiate un santo apostolato per moltiplicargli gli adoratori nella famiglia dove sarete un vero tesoro, nella scuola dove colla vostra pietà ecciterete all'emulazione i vostri compagni, nella Parrocchia dove tutti vi ringuarderanno come angeli tutelari, e nella società dove chiamerete alla vera fede gli increduli e gli indifferenti e moltiplicherete i figli a Gesù Cristo.

» E con queste raccomandazioni e con questi voti impartisco di cuore a voi, ai vostri compagni della Francia, ai vostri genitori, e a tutti gli altri parenti l'Apostolica Benedizione ».

Noi vorremmo - e ci sembra ottima cosa - che questo caro discorso del S. Padre fosse fatto udire a tutti i fanciulli nel giorno della loro Prima Comunione!

(1) Dalla Pastorale per la quaresima 1912 di S. E. R. Mons. Giuseppe Angelucci, Vescovo di Città della Pieve.

DALLE MISSIONI

CINA La nuova residenza di Ngan-Hang.

L'origine della piccola cristianità. CONVERSIONI EDIFICANTI.

(Lettera del Sac. L. Versiglia al sig. D. Albera)

REV.MO ED AM. MO PADRE,

ECcoMI a far seguito alla mia ultima del 13 dicembre u.s.

Dopo esserci convenientemente fissati in Heung-Shan, lasciai a Don Olive la cura di quei dintorni e di una cristianità già esistente nel Wong Leong To', e mi recai a prender possesso di un'altra residenza in Ngan-hang, nell'isola di Lapa.

Partii solo, con una guida. Il tempo era splendido, ma fatte poche leghe di cammino si scatenò un così furioso uragano con tale rovescio di pioggia che non si può immaginare. Gli ombrelli non servivano a nulla ed era prudente tenerli chiusi, se volevamo conservarli intieri. Ritirarci in qualche casa? Neppure a pensarvi; non ve n'è una in tutto il percorso, nè vi sono alberi, perchè tutto è deserto; quindi avanti in nomine Domini!

Si viaggiava di fianco al monte, donde ad ogni tratto precipitavano torrenti d'acqua ad attraversare il sentiero, mentre dal lato opposto le onde infuriate del mare, battendo ed infrangendosi contro le rocce, venivano a rovesciarsi fino ai nostri piedi. Un tale esordio per una nuova impresa non era umanamente molto promettente, ma proseguimmo fidati nel Signore e nell'Angelo tutelare della nostra Missione.

Contrariamente al nostro calcolo, invece di arrivare verso il mezzogiorno, fu grazia che si giungesse alla sera e che trovassimo ancora una barca, la quale si arrischiasse a farci passare lo stretto, non senza qualche pericolo di venir travolti dai flutti. Ma, come Dio volle, toccammo la mèta. Quei buoni cristiani non potevano credere al nostro ardire, e ci diedero tosto qualche cosa per cambiarci; si cenò alla meglio e, rese grazie al Signore, ravvolti in una coperta sopra due tavole si cercò di prender sonno.

Come vede, amatissimo Padre, anche la nostra Missione non manca di poesia: ma, costi quel che si vuole, siamo in possesso di un altro punto strategico.

Qui il terreno non è al tutto pagano, chè vi esistono, come accennai, alcuni cristiani. L'origine della piccola cristianità non è priva di interesse. Essa è dovuta alla fede ed al coraggio di una giovane cristiana, chiamata Lucia Zuan.

La poveretta, mentre le arridevano le più liete speranze, sorpresa da una squadra di pirati nel suo paese nativo, dopo aver visto, si pensi con qual dolore, uccidere i suoi parenti che avevano tentato di difendersi, veniva condotta come schiava in paese lontano. Tentata in mille guise perchè rinunciasse alla Fede, non solo seppe resistere, ma col suo coraggio e colla sua franchezza seppe cattivarsi il rispetto dei capi che, pur tenendola schiava, le lasciavano una certa libertà.

Non è a dire quanto soffrisse in tali condizioni, ma rassegnata alla volontà di Dio aspettava con coraggio l'ora della liberazione.

Una sera, in cui i predoni si preparavano ad una nuova spedizione, ella chiese di poterli seguire travestita da uomo, il che facilmente le fu concesso, essendo noto il suo coraggio e la sua presenza di spirito. Andò difatti, ma divisasi la squadra in varii gruppi, mentre tutti erano intenti a prendere le convenienti disposizioni per l'assalto, essa, colta l'opportunità della poca vigilanza e protetta dalle tenebre, fuggì.

Non aveva percorso che poche leghe, quando s'incontra in un'altra squadra di pirati, vaganti a caccia di eguali imprese. Fuggire?l Non era nemmeno da pensarvi, sarebbe stata raggiunta e chissà con quali conseguenze! Nascondersi?! Impossibile, perchè ove si trovava non era cosa facile. La poveretta comprende la gravità del pericolo, e n'è spaventata. Tuttavia, ripresa ben tosto la sua presenza di spirito, le balena un'idea che afferra immediatamente, e sicura del fatto suo andò incontro a quei signori, rivolgendo loro la parola nel gergo che conosceva; e seppe comportarsi tanto bene che essi la credettero uno di essi, accorso ad au mentare le loro file; e, come se nulla fosse, si avviò con loro.

Il colpo più pericoloso era stato parato; ora si trattava il modo di scappare dalle unghie di questi nuovi predoni, e le riuscì abbastanza facile ancora. Senonchè, allontanatasi alquanto, sentissi quasi venir meno per la spossatezza, causata dalla fatica del lungo cammino e dall'emozione avuta, e credette miglior partito fermarsi e nascondersi nel folto di un bosco. E fu prudente consiglio, perchè la pattuglia, avendo trovato forte resistenza, delusa nella sua aspettazione e di più accortasi di essere stata burlata dal nuovo soppraggiunto, infuriata rifece la via in cerca del fuggitivo, cui imprecavano, persuasi che fosse stata la causa della loro disdetta.

Dal suo nascondiglio, Lucia spiava e sentiva tutto, non senza allibire dallo spavento. Trattenne perfino il respiro allorché li udì passar oltre, e quando furori lontani, ringraziò il Signore che l'avesse scampata da morte sicura, ma non ebbe il coraggio, nè la forza di abbandonar il suo nascondiglio, ed aspettò che si facesse giorno. Così passò il resto della notte, non senza sussulti e brividi ad ogni stormir di fronde.

Appena spuntata l'alba, raccolse le vesti non sue, ed uscì con i suoi abiti ordinarii dal bosco prendendo l'opposta direzione, evitando i luoghi più frequentati e quelli più deserti, chiedendo ospitalità ove supponeva d'averla facilmente. Ma il viaggio fu lungo.

Una sera si presentò alla porta di una casa, che era stata derubata in quei giorni. I predoni temettero un nuovo tranello ed uscirono armati contro l'infelice fuggitiva, ma vedendo che essa non opponeva alcuna resistenza, nè cercava di fuggire si calmarono immantinente e si fecero ad interrogarla.

Rispose di voler parlare al vecchio di casa, al quale dichiarò la sua condizione. Il vecchio, che era un uomo dabbene, fece ritirar tutti, le diede da rifocillarsi, la mandò a prender riposo in un angolo remoto, e il mattino seguente la fece accompagnare per un buon tratto di via finchè non la credette al sicuro.

Passando di avventura in avventura, la povera Lucia arrivò finalmente a Ngan-hang, ove fu amorevolmente accolta da un suo parente e quivi fissò la sua dimora. In breve seppe guadagnarsi la stima e l'affezione di tutti ed ebbe anche la fortuna di guadagnare alla religione alcuni di quella famiglia, ancor tutta pagana, ed altri ancora del vicinato, tra cui un buon giovanotto, che fu poi suo sposo.

Ma non durarono molto le sue nozze; il Signore l'aveva destinata al sacrifizio ed ella, rimasta vedova, smise ogni pensiero di mondo restando sola nella casa del suocero, intenta ai lavori domestici ed all'educazione della bambina, unico frutto del suo matrimonio, non dimenticando mai la piccola cristianità di cui era stata la fondatrice, anzi tanto disse e tanto fece che il Vescovo si decise a mandare colà un missionario stabile, con quanta consolazione della buona Lucia è più facile immaginare che descrivere.

La cristianità infatti, mercè la presenza del Missionario, prosperò felicemente salendo il numero dei fedeli quasi d'un tratto fino ad una sessantina; ma dopo alcuni anni la deficienza di personale fece sì che il Padre dovesse partire per altro luogo ove necessitava maggiormente l'opera sua, e così quel nucleo di cristiani, che era cresciuto sotto la protezione di lui, ve-' dendosi di nuovo quasi in balia del capriccio dei pagani e delle autorità locali, ricadde in gran parte nelle rinnegate superstizioni passando in pari tempo chi a Hong-Kong, chi a Macao e taluni perfino a Singapore. Quando vi giunsi io, ve n'erano rimasti appena una ventina fra grandi e piccoli, e debbo anche soggiungere che questi pochi, non cattivi, ma privi dell'assistenza efficace del missionario, erano abbastanza vacillanti. Tuttavia non ci volle molto a rimetterli sulla buona via. In breve si ristabilì la pratica della preghiera in comune, al mattino ed alla sera, come qua è in uso generalmente; rifiorì la divozione al SS. Sacramento e già non mancano quelli che fanno la loro Comunione tutte le volte che hanno il Missionario.

Nella festa di Maria SS. Immacolata ebbi la consolazione di battezzare sei adulti, alcuni dei quali furono conquista delle preghiere dei cristiani.

Si era ripresa da qualche giorno la pratica dell'orazione in comune ed una giovane donna pagana attratta dall'armonia della preghiera cinese, che in realtà è quasi un cantico, venne ad origliare prima sotto le finestre della cappella, poi alla porta.

Essendo io uscito fuori a osservare, essa fuggì temendo che la rimproverassi. Ma la sera seguente, fattosi coraggio, si presentò di nuovo prima ancora che si cominciasse la preghiera e, vistomi entrare:

- Padre, mi disse, posso assistere anch'io alle orazioni dei cristiani?

- Non solo ti è permesso, ma ci farai un piacere. Entra, se vuoi.

Entrò e da quella sera divenne più assidua delle stesse cristiane; non era ancora suonata la campanella, che essa era già al suo posto.

Passati alcuni giorni venne ad avere una bambina, di sì gracile complessione che fu tosto in fin di vita. Per quel po' di confidenza che aveva acquistata, mi mandò a chiedere se avessi qualche medicina per la sua neonata. Accorsi e le amministrai il S. Battesimo e fui a tempo appena, perchè poco dopo la sofferente creaturina volava al cielo ad accelerare la conversione dei suoi parenti.

La povera madre rimase così addolorata per questa perdita che sembrava dovesse impazzire; e il suo dolore, misto alle superstizioni del paganesimo, le faceva vedere, specie la notte, la casa ripiena di spiriti infernali, che si dicevano i compagni della sua bambina. Il marito, che era impiegato alle dogane imperiali, ben sovente doveva uscir di casa per far la ronda, ed essa rimanendo sola ne soffriva maggiormente.

Una sera, verso le 11, era io già addormentato quando sento battere alla porta: era costei, che spaventata da strani rumori, come diceva, era scappata fuori di casa.

- Che cosa hai sentito? le chiesi. Che cosa hai visto?

- Oh padre, rumori infernali ! Mi pareva che tutti i mobili, tutte le porte e le finestre fossero in movimento e battessero qua e là come mossi da una forza potente.

Vi sarà stato qualche cosa davvero?

Per contentarla andai colla mia guida sul luogo. Non vidi e non sentii nulla. Contuttociò essa non ebbe più il coraggio di rientrare in casa, e la mandai a passare la notte colla vecchia Lucia.

Al mattino venne tutta tremante a ringraziarmi, e, piangendo, mi diceva:

- Oh Padre, indicami un mezzo per far fuggire i quai (i demoni) che infestano la mia casa...

- Il modo è facile, le risposi; fatti cristiana ed i quai non avranno più potere sopra di te.

Avrebbe voluto dir di sì, ma doveva fare i conti col marito, idolatra fanatico e di più fumatore di oppio; quindi abbassò la testa e si accontentò di rispondermi: - Ci penserò! - e se ne andò.

Non era ancor mezzogiorno, che mi si presenta il marito.

- Ti ringrazio, padre, della bontà che usasti con mia moglie stanotte; ora essa vuol farsi cristiana, ed io acconsento, ma ad un patto

- Quale?... gli chiesi.

- Che faccia cristiano anche me...

- Dici davvero?

- Sì padre, vieni a vedere, ho gettato sul fuoco tutti gli idoli ed ogni segno del nostro culto

Il patto era accettabilissimo:

- Ma e l'oppio?!

- Lo correggerò!

- Davvero?

- Davvero, parola d'onore! domani comincerò la cura.

E mantenne la promessa. E lì su due piedi si combinò che la moglie si sarebbe recata per qualche tempo nell'Istituto delle buone Canossiane di Macao per esservi istruita; mentre lui sarebbe venuto da me ogni volta che il suo impiego glie lo avrebbe permesso.

Grazie all'impegno caritatevole delle buone religiose, la donna ritornò ben presto completamente istruita ed anche il marito, che d'altronde è buon letterato, non fu meno diligente; sicchè si stabilì il giorno dell'Immacolata Concezione per compiere il sacro rito.

Fu edificante il vedere come andavano preparandosi a tanta grazia coll'essere sempre i primi nell'intervenire alla Chiesa e coll'assiduità ai proprii doveri. Un giorno, incontrai la donna mentre usciva dalle orazioni:

- Ebbene, le chiesi, non hai più paura dei demoni?

- No, padre, mi rispose: ora so come devo fare il segno di croce che mi difende: temo solo una cosa, che il Signore non mi trovi ben preparata al Battesimo.

- Non temere, le dissi; il Battesimo stesso ti renderà più degna delle grazie del Signore.

-- Sì, padre, mi rispose, ma prega per me, e si ritirò.

Nè mancarono le prove. Il marito ebbe la perdita dell'impiego. Scoperto come fumatore di oppio, proprio quando stava facendo la cura contraria, venne immediatamente ed inesorabilmente licenziato. Fu questo un colpo ben duro per le loro finanze, essendo l'unica fonte di entrata. Tuttavia lo sopportò in pace ed allogossi come bracciante, cercando così di guadagnare con un lavoro più faticoso il pane per sè e per la moglie. Come seppi la cosa, gli chiesi:

- Ebbene, come fai senza impiego?

Ed egli mestamente sorridendo e mostrandomi le braccia:

-- Finchè il Signore, mi disse, mi mantiene queste e la salute, un tozzo di pane non mi mancherà...

Nè qui è il tutto. Mancavano pochi giorni alla solennità aspettata, ed io ritornava dalla chiesa dopo il ringraziamento della Messa, quando vedo un andare e venire di gente. Domando che cosa è e mi dicono che i ladri erano entrati nella casa dei due catecumeni e ne avevano portato via tutto. Vi accorro e trovo la povera donna che piangeva dirottamente. Le chiedo qualche spiegazione ed essa tra i singhiozzi mi risponde:

- Vedi, padre, mio marito si è alzato presto per andare al lavoro, e mentre io stavo alla messa ci hanno scassinato la porta e ci hanno spogliati di tutto. Avessero portato via solo ciò che era mio, pazienza; ma mi rubarono anche due vestiti nuovi che io stava cucendo per commissione. Tu sai, padre, in quale condizione ci troviamo!

- Quanto costavano questi vestiti?

- Più dollari.

- Ebbene, prendi. Va', compera il panno e rimettiti al lavoro.

Accettò l'offerta con riconoscenza e si consolò; e più tardi mi diceva:

- Siamo omai alla vigilia della grande grazia, e si vede che il demonio vuole vendicarsi. E siccome non può più molto per sè, manda i suoi satelliti a tribolarci un poco.

Spuntò il mattino fortunato ed ambedue vennero da me e gittatisi in ginocchio chiesero formalmente di essere ricevuti nel grembo di S. Romana Chiesa, promettendo che si sarebbero sforzati per non mai disonorare il nome cristiano. Furono soddisfatti con visibile consolazione del loro cuore e grande edificazione dei cristiani. Erano presenti al sacro rito la madre e due sorelle della moglie, le quali intenerite dalla cerimonia chiesero anch'esse di poter studiare la Dottrina di Nostro Signor Gesù Cristo, e stanno preparandosi per ricevere la stessa grazia.

I neobattezzati occupano già una carica importante nella loro cristianità; lei è maestra di scuola per le bambine, e lui, cambiato il telonio coll'apostolato, va secondo l'ordine del Missionario ora in questo ed ora in quel villaggio per istruire i nuovi catecumeni, felice di cooperare a mettere altri al possesso di quelle grazie che egli stesso da poco ha ricevuto.

Ho detto che il giorno 8 dicembre fu solennizzato da sei battesimi. Di questi un altro fu ben degno di nota: quello di un mandarino sull'età di 5o anni circa. Come avvenne la sua conversione? La bontà di Dio dispose in modo singolare gli avvenimenti.

Venuto dall'Honan e buon conoscitore della lingua mandarina, potè facilmente ottenere la carica di mandarino militare in una prefettura. Però troppo onesto per stare in quei posti, non solo non fece fortuna, ma perdette molto del suo, sicchè pensò ritirarsi e darsi al commercio. Impiegò tutti i suoi capitali in un negozio abbastanza lucroso, ma, tradito dai compagni di affari, perdette tutto. Tentò una lite, e non ostante le evidenti ragioni in suo favore, rimase dalla parte del torto; sembrava che una forza misteriosa gl'impedisse il conseguimento di qualunque fortuna ed arrivò a tal punto di miseria, che dovette impegnar persino le vesti.

Un giorno, me lo vedo comparire dinanzi, torbido in volto, quasi ruminasse qualche oscuro progetto, e...

- Padre, mi dice, ho inteso dire che i Missionari sono generosi e pronti a soccorrere qualsiasi miseria. Se fosse davvero così, io potrei avere ancora un po' di fiducia in te.

E cominciò a contarmi le sue sventure, mostrandomi i documenti di quanto asseriva, e terminò dicendo:

- Io non ho più fiducia in nessun amico; le persone da me beneficate e i parenti stessi, tutti mi hanno tradito o per lo meno abbandonato: ho una moglie che io amo più di me stesso, che sta per aver prole; e questo pensiero mi trattiene dal non fare uno sproposito, ma nello stesso tempo mi angustia terribilmente. Non mi manca che di andare a medincare un tozzo di pane di porta in porta, e lo farei se non fosse il pensiero di dare un motivo di più di esultanza ai miei nemici... Forse sarai tu che, avendo ancora il cuor generoso, proverai pietà delle mie sventure, ma sappi che non ne ho troppa fiducia; tante sono le disdette sofferte fin qui.

Le franche parole del pover'uomo mi fecero impressione:

- Vedi, gli risposi: se tu fossi cristiano, ben sapresti dove trovar forza sufficiente pei tuoi mali; ma poichè tu non puoi ancora comprendere il linguaggio della sventura, e senza dubbio comprendi meglio quello della carità, prendi questo piccolo soccorso; con esso potrai vivere con la tua famiglia per qualche tempo, e intanto procura di trovarti qualche lavoro, chè per parte mia vedrò se potrò aiutarti.

Accettò con riconoscenza e partì.

Non era passato un mese ed eccolo di nuovo, con aria più serena. Mi disse senz'altro:

- Padre, battezzami, voglio entrare nella tua religione...

- Oh! così su due piedi?.... Prima bisogna studiare la Dottrina....

- Interrogami, Padre, su ciò che vuoi.

Più stupito ancora lo interrogai e vidi che sapeva alla lettera tutto il Catechismo....

Gli mossi ancora varie difficoltà ed egli le sciolse tutte trionfalmente; e siccome non finivo di capacitarmi:

- Ecco! disse; le parole che tu mi dicesti l'altra volta quando mi hai soccorso così generosamente, io non le ho potute intendere, però compresi che esse dovevano contenere un gran mistero, che se io veniva a conoscere, forse non sarei stato più tanto infelice; poiché il disinteresse con cui mi soccorresti, mi tolse ogni dubbio che non mi avresti ingannato. Mi decisi quindi di studiare la tua religione. Per essere più libero nelle mie ricerche, non volli venire da te, ma cercai un mio amico che sapevo essere cristiano, ed egli mi aiutò. Ora io credo nel tuo Dio e mi pare che, adorandolo ed abbracciando di cuore la sua religione, come intendo di fare, Egli avrà cura di me e mi renderà più facile il sopportare le mie sventure. Battezzami adunque!

Che cosa rispondere a queste dichiarazioni? Potevo io negare? Tuttavia per non parer precipitato gli dissi che ritornasse fra qualche giorno e frattanto cercai di avere varie informazioni e le ebbi soddisfacenti.

Mandai segretamente alla sua casa e potei constatare che aveva già spontaneamente lanciato fuori ogni idolo ed ogni superstizione, cosicchè tornando qualche giorno dopo gli potei dare l'appuntamento per la festa dell'Immacolata Concezione. Ora anch'egli è cristiano fervoroso, e, istruito com'egli era, non potei negargli la S. Comunione che ricevette con molto trasporto di amore nella notte del S. Natale.

Pratico come è delle questioni del mandarinato, lo occupai subito mandandolo alla capitale in una scuola fiorente, ove, mentre si occupa delle cose della Missione, s'industria altresì per tirare altri alla Religione cristiana. Non passerà molto tempo e io spero di battezzare anche la sua moglie e la sua creaturina; come spero di battezzare un altro mandarino che seguendone l'esempio già studia alacremente la religione.

Anche gli altri tre battezzati sono di una certa coltura, e quindi ci servono per mandarli nei piccoli villaggi ad istruire la gente semplice, e non mancano di ottenere buoni risultati.

Amatissimo Padre, nell'ultima mia, le faceva notare l'assoluta mancanza di Maestri e maestre, e catechisti, ed ecco come il Signore ci ha in parte provveduto. I posti principali ne sono già forniti e i nostri catecumeni sommano . già a una sessantina. Voglia il Signore che possano perseverare. Preghi anche Lei, amatissimo Padre, e faccia pregare per questo.

Alla Festa dell'Immacolata seguiva immediatamente un'altra festicciuola, che nella sua semplicità riuscì molto cara. Spigolo dal Bollettino della Diocesi di Macao:

« Il 10 dicembre Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo recavasi a Ribeira Grande per cresimare i nuovi cristiani che erano stati battezzati due giorni prima, nella festa dell'Immacolata. Il Prelato fu ricevuto con grande entusiasmo da tutti i cristiani, con edificazione dei gentili. La cappellina era stata adornata con molta semplicità e buon gusto. Amministrata la cresima, seguì la benedizione col SS. Sacramento e quindi la benedizione delle elemosine, che erano state disposte in un lungo tavolo nel giardino. L'ecc.m° Prelato vi si recò processionalmente con i Missionari, i cristiani e i catecumeni presenti.

» Dopo la benedizione furono distribuite le elemosine in cesti maggiori o minori, secondo il numero dei membri delle famiglie dei poveri del luogo: e poichè la carità di N. S. Gesù Cristo abbraccia tutti, non si sovvennero solamente i cristiani, ma anche i catecumeni e gli stessi gentili, e tutti ne rimasero soddisfatti... ».

Che il Signore ci conceda la grazia di cogliere presto nuovi frutti in questa promettente Missione. Ella pure Lo preghi a tal fine, amatissimo Padre, e ci benedica. Il

Suo dev.mo Figlio in G. e M.

Sac. LUIGI VERSIGLIA.

CONGO BELGA

La nuova fondazione di Elisabethville (*). (Lettera del Sac. Giuseppe Sak.)

Elisabethville, 2o maggio 1912.

VENERAT.MO SIG. D. ALBERA,

ERA da qualche tempo che voleva scriverle lungamente, e sempre mi parve meglio attendere per poterle dare qualche notizia consolante della prima Missione nel Congo Belga, perchè so, e la ringrazio di tutto cuore, che Ella, malgrado le sue numerose occupazioni, nutre il più vivo interesse per questa nuova opera intrapresa dai figli della Pia Società di S. Francesco di Sales; e oggi finalmente posso, con immenso piacere, darle alcune notizie. La domenica 10 marzo amministrai il Santo Battesimo a 18 neri, 10 uomini e 8 donne, e mi permetto d'inviarle la fotografia di questi nuovi cristiani. Le Suore della Carità di Gand, che prestano servizio nell'Ospedale dei bianchi di Elisabethville, ove faccio per ora da cappellano, mi aiutarono nel prepararli convenientemente il meglio possibile. Il sacro rito lasciò in tutti la più cara e più profonda impressione, specie per la pietà e la santa letizia di cui si videro colmi questi bravi neri in tutto il tempo della cerimonia. Le nostre scuole professionali sono già avviate, alla meglio s'intende. Immagini, amato Padre, un grande hangar, coperto di zinco ed aperto sul davanti in tutta la lunghezza, chè il caldo è assai forte. Qui abbiamo collocato cinque banchi da falegname e cinque robusti neri sudano a maneggiare la pialla, che preferiscono alla sega come meno faticosa, e il nostro bravo confratello Verboven è ben felice e fiero, quando alle sette del mattino vede arrivare i suoi allievi, che rimangono sul lavoro fino alle 11 e poi fanno riposo per due ore, e a causa del gran caldo terminano la giornata alle 5 1/2 pom.

Per la scuola sarti ci siamo contentati di meno ancora; l'abbiamo istallata in un angolo esterno della nostra casetta, che è tutt'intorno munita di una piccola tettoia a meglio difendere gli ambienti dai raggi del sole, dividendola dal resto con alcune tende, e la macchina del bravo Ferraris già lavora febbrilmente, collocata, in mancanza di un tavolo, su di un asse qualsiasi, posto sopra una vasca da bagno. Di allievi sarti finora non ne abbiamo che uno, ma ne avremo presto altri cinque, desiderosi, come essi dicono, « kasi na uguu », cioè di lavorare il panno.

Abbiamo aperto anche la scuola meccanici, approfittando di metà della tettoia dei falegnami, ma ecco un inconveniente; noi dobbiamo aprir subito anche una scuola elementare pei neri, e quindi o l'una o l'altra sarà fatta all'aria libera necessariamente.

Abbiano pure un po' di scuola pei bianchi, frequentata per ora da quattro allievi, che aumenteranno sensibilmente non appena si sarà diffusa la notizia della sua apertura; ed abbiamo insieme iniziato un po' di scuola serale per gli adulti, ove i Coloni vengono ad apprendere il francese, l'aritmetica, il disegno professionale, ecc. con nostro sacrifizio ma insieme con nostro sollievo, stanchi come siamo la sera di esercitarci tutto il giorno nella lingua del paese, il famoso Swahili, tanto difficile.

Il caro confratello Maus ha anch'egli un aiutante in cucina, cosicchè può meglio occuparsi insieme con Don Mariage dell'orto, da cui noi abbiamo già raccolto fagiuoli, radici, insalata, pomodori, patate, ecc. ed altra verdura, che qui è d'un prezzo assai elevato.

Non vediamo l'ora, amatissimo Padre, di entrare nello stabilimento definitivo per poter sviluppare rapidamente l'opera nostra. Sono omai sei mesi che ci troviamo qua e son fuggiti in un baleno, ma abbiam cercato di spenderli nel miglior modo possibile, per allenarci tutti al nuovo genere di vita.

Il sottoscritto ha fatto, tempo fa, un'escursione nella macchia, dormendo più notti sotto la tenda e facendo delle marcie forzate sul suo cavallo di ferro, e questo viaggio gli ha lasciato una grande impressione. La solitudine della foresta, l'aspetto dei villaggi dei neri, il piccolo sentiero battuto da cui nessuno può ailontanarsi se non vuol vedersi smarrito, le orme di animali feroci che si incontrano per la prima volta, e sopratutto il ruggito del leone, che io intesi l'ultima notte passata sotto la tenda, tutto questo mi ha aperto orizzonti fino a ieri sconosciuti.

Fui a far visita al Capo nero Katanga, che è assai influente. Tre robusti giovani del suo villaggio sono alla nostra scuola falegnami. Mi chiese che i suoi figli (mtoto) - tutti i dipendenti da un Capo sono figli per lui - gli facessero una portantina (kiti), e mi spiegò con segni che la desiderava assai commoda, ed io naturalmente gli promisi che l'avrei soddisfatto. Quando ci condusse i suoi giovanotti, tornò più volte a vederli lavorare nella scuola...

Eccole, amatissimo Padre, le poche notizie dei Salesiani del Congo Belga, che, mentre fanno quel che possono, fanno pure grande assegnamento sulle preghiere dei loro confratelli d'Europa e specialmente sulle sue. Voglia benedirli, amatissimo Padre, affinchè i loro sudori sieno ognor più fecondi, e benedica in special modo chi le promette d'inviare, appena possa, altre notizie consolanti, e si ripete con devoto affetto

Suo aff.mo Figlio in G. C. Sac. GIUSEPPE SAK

Missionario Salesiano.

(*) I nostri Missionari del Congo, d'accordo col Governo Belga, hanno stabilito di soprassedere alla fondazione della residenza di Bunkeja fino all'assetto completo di una Scuola Professionale pei neri ad Elisabethville (N. d. R.).

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

LE FESTE TITOLARI NEL SANTUARIO DI VALDOCCO

ANCOR una volta la divozione più tenera, più solenne e più commovente verso Maria SS. Ausiliatrice si è affermata in tutto il suo splendore nei Santuario di Valdocco.

Il mese di preparazione trascorse rapidissimo in un continuato tripudio di anime divote, felici di prostrarsi ai piedi del soglio benedetto dell'Immacolata Regina, avide di accostarsi alla Mensa Eucaristica sotto il suo sguardo materno, e sitibonde della divina parola. Erano le famiglie operaie del quartiere sorto attorno il Santuario ed altre numerosissime accorrenti dai punti più lontani della città; comunità religiose ed istituti di educazione che si succedevano di giorno in giorno -, quasi per turno - sotto le volte dell'augusta Basilica; e pellegrini in gran numero, convenuti da ogni parte d'Italia ed anche dell'Estero, i quali, dopo aver pregato nel Santuario, attraversavano con un senso di religiosa pietà i cortili dell'Oratorio per salire alle umili camerette, dove il Venerabile D. Bosco e D. Rua di sempre c. m. vissero la loro vita operosa e santa ed esalarono - tra la commozione dei popoli - l'estremo respiro!... Ci edificarono specialmente le schiere dei pellegrini veneti, lombardi e sardi.

Col popolo gareggiarono in fervore e nella frequenza ai santi Sacramenti i nostri alunni artigiani e studenti, i quali si fecero un dovere - ammoniti dal frequente ricordo dei Superiori - di pregare ogni giorno per tutti i Benefattori delle Opere Salesiane, per tutti i benemeriti Cooperatori e le zelanti Cooperatrici, e per quanti altri, o dal letto delle loro infermità o col cuore ferito da qualche sventura, chiedevano preghiere e si affollavano in ispirito nel Santuario implorando l'aiuto materno della nostra celeste Protettrice.

E col popolo e con i figli del popolo accorsero quotidianamente anche famiglie illustri per dignità o per censo, e pii ecclesiastici e venerandi prelati, tra cui ricordiamo le LL. Ecc. Reverendissime, il Vescovo di Marsiglia Mons. Antonio Fabre, il Vescovo di Digne Mons. Domenico Castellan, il Vescovo di Padova Mons. Pellizzo, e il Vicario Apostolico dell'Honan Settentrionale Mons. Giovanni Menicatti.

I giorni festivi poi furono tutti un trionfò: affollatissimi fino a tarda ora erano i tribunali di penitenza, quasi incessante le distribuzione del Pane Eucaristico, imponenti le sacre funzioni. Alla maestà dei sacri riti, svoltisi solennemente ogni giorno festivo e nel dì anniversario della Pontificia Incoronazione della Sacra Effigie, aggiunsero lustro e decoro varie scholae cantorum che si alternarono con quella dell'Oratorio, eseguendo con correttezza e con grazia sacre melodie.

Prima nell'affettuosissima gara fu la scuola dell'Oratorio di Valdocco che il 28 aprile eseguì la Missa solennis del Mitterer, ed ad essa la domenica 5 maggio seguiva la schola cantorum delle Scuole Apostoliche del Martinetto, e la domenica seguente si associavano tutti gli alunni dell'Oratorio nell'esecuzione della Missa de Angelis in canto gregoriano; e quindi si succedevano il 16 maggio, solennità dell'Ascensione di N. S. G. C., la schola cantorum del Collegio Giusto Morgando di Cuorgnè, che pellegrinò in massa al Santuario; il giorno seguente, IX° Anniversario della Pontificia Incoronazione della S. Immagine, la schola cantorum, della Casa Sa lesiana di Foglizzo; e la domenica 19 maggio l'egregia Schola del Seminario delle Missioni Estere in Valsalice con la Missa Davidica del Perosi e il Credo del Cimatti a versetti alternati in gregoriano.

L'affluenza dei fedeli, che fin dal principio del mese fu grande, andò ancora di giorno in giorno crescendo, evidentemente soddisfatta dalla parola chiara e convincente del nostro confratello Don Giuseppe Brancati, che mattino e sera, con zelo instancabile, trattò parallelamente della vita della B. Vergine con opportune riflessioni morali, e della verità della Fede e dei doveri principali del Cristiano.

Di un'imponenza eccezionale furono le sacre funzioni della Novena.

Il Santuario, splendente di cento ceri e di mille lampade, ornato con eleganti volute spioventi dagli archi, interamente vestito di richissimi drappi e rigurgitante di fedeli, presentava un aspetto di paradiso. Ogni sera si succedettero all'altare distinti ecclesiastici della città per impartire la Benedizione Eucaristica, e come ogni sera gli alunni studenti eseguirono in musica il Tantum Ergo e le Litanie, altrettanto fecero al mattino i giovani artigiani.

Sorse finalmente la Vigilia della sospirata solennità.

Al mattino celebrò la messa della Comunione Generale Sua Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza e Vicario Generale dell'Archidiocesi, e la sera, prima dei vespri solenni, tenne la conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici salesiane il rev.mo dott. Don Giovanni Battista Francesia, il quale con frase alata e commovente entusiasmo disse delle glorie di Maria SS. Ausiliatrice come ispiratrice e Patrona delle Opere di D. Bosco e della parte che in esse spetta ai Cooperatori Salesiani.

I primi vespri furono pontificati da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Gamberoni, Vescovo di di Chiavari, che fu già allievo dell'Oratorio.

La musica, bella e ben eseguita, fu tutta a carico della nostra Schola Cantorum (1).

Prima che terminasse la sacra funzione, anche la piazza e le vie adiacenti al Santuario si andarono affollando di popolo, desideroso di godersi L'incantevole spettacolo dell'illuminazione della facciata e della cupola: e fino a tarda ora durò la gioconda animazione, resa più lieta dal concerto dato sulla piazza dal Corpo Musicale dell'Oratorio Festivo.

Nel Santuario intanto dalle prime ore della vigilia fino alle ultime ore del giorno benedetto non cessarono un istante le preci di una moltitudine di devoti.

Nella notte, alle 11.15 cominciò - in forma solenne - la visita ai sette altari, e a mezzanotte il sorgere della sacra solennità venne salutato con il canto del Magnificat, sposato al suono armonioso dell'organo, e la recita della supplica a Maria Ausiliatrice: « Santissima ed Immacolata Vergine Maria, Madre nostra tenerissima » cui tenne dietro la preghiera dell'intero Rosario.

Finalmente, alla prima aurora, incominciò a tutti gli altari la celebrazione delle S. Messe, che si protrassero senza interruzione fino ad un'ora dopo il mezzodì, salendo all'altare di Maria SS. Ausiliatrice alle ore 6 il rev.mo nostro Rettor Maggiore D. Paolo Albera, alle ore 7,15 Sua Eminenza Rev.ma il Card. Agostino Richelmy, che rivolse ai giovanetti del Piccolo Clero un'amabile esortazione, ed alle ore 10, pel Pontificale, Sua Ecc. Rev.ma il Vescovo di Chiavari.

Al Vangelo della messa solenne salì il pergamo l'oratore del mese, il salesiano D. Giuseppe Brancati, il quale tessè con lirico slancio le lodi della Vergine. Svolgendo l'assunto « Venit adiutrix pia Virgo », disse come Gesù Cristo abbia fondato il regno della verità, della santità e della libertà; e come Maria Santissima sia venuta in aiuto della Chiesa Cattolica nei più gravi bisogni, difendendone la verità col debellare tutte le eresie, la santità contro gli attentati d'invasioni turche, la libertà di fronte all'oppressione napoleonica. E rievocando l'Apostolo della divozione a Maria SS. Ausiliatrice, il Ven. Giovanni Bosco, concluse giustamente come la festa solenne del 24 maggio che richiama nel tempio massimo dell'Ausiliatrice il pensiero e gli affetti dei Salesiani e dei loro Cooperatori, intenti in tanti punti del mondo alla ristorazione in Cristo delle nuove generazioni, sia pegno sicuro di nuove grazie.

Dire della frequenza ai SS. Sacramenti e della maestà della solennissime cerimonie, rese più belle dalle armonie della nostra Schola Cantorum non è facile. Circa settemila Comunioni si distribuirono nella sola mattinata del giorno della festa, in cui - scrive il Momento - « la Missa Beati Caroli del Maestro G. Bentivoglio, poderoso e geniale lavoro contrappuntistico di grande effetto, la dolcissima e ispirata Ave Ma ria del Pagella e il grandioso Sacerdos et Pontifex del maestro F. Caudana, alternati colle soavi parti variabili in gregoriano, ebbero davvero un'esecuzione meravigliosa ».

Il Santuario per tutto il giorno rimase affollato ed eccheggiò di sacri cantici e di preghiere.

Alle ore 16 s'impartì una prima volta la Benedizione col SS. Sacramento per soddisfare la pietà dei pellegrini che dovevano far ritorno ai loro paesi, e circa le 19, dopo i Vespri solenni, pontificati da S. Ecc. Rev.ma Mons. Gamberoni, al suono giulivo dei sacri bronzi e nella pia aspettazione di un popolo immenso prese a sfilare il maestoso corteo recante in trionfo il benedetto Simulacro di Maria Ausiliatrice.

Precedevano le fanciulle dell'Oratorio S. Angela e le lunghe file dei giovanetti degli Oratori S. Agostino, S. Luigi, S. Giuseppe e S. Francesco di Sales, colle loro compagnie precedute da ricchi stendardi; quindi venivano gli alunni interni dell'Istituto delle Scuole Apostoliche del Martinetto, una rappresentanza dell'Istituto Paterno di Castelnuovo d'Asti, il Collegio di S. Giovanni Evangelista di Torino, gli alunni artigiani e studenti dell'Oratorio Salesiano, poi le figlie della Compagnia della Consolata nel Cotonificio Poma, le figlie dell'Addolorata di S. Giovanni Evang., le figlie di Maria della Parrocchia di S. Gioachino, le figlie di Maria della Parrocchia in candidi veli, le Antiche Allieve dell'Oratorio S. Angela e le Dame di Maria SS. Ausiliatrice; e seguivano in doppia ala i giovanetti del Piccolo Clero e un gran numero di chierici e di sacerdoti con a capo il rev.mo D. Albera, quindi molti pivialisti e tra i ministri parati Sua Ecc. Rev.ma Mons. Gamberoni in abiti pontificali, e finalmente il Simulacro della Vergine, al quale facevano ala i soci del Circolo Giovanni Bosco e corteo d'onore le bandiere e le rappresentanze del Consiglio Centrale dell'Unione Cattolica di Torino e delle Sezioni di S. Agostino, S. Alfonso, S. Barbara, S. Gioachino, SS. Angeli Custodi, Madonna degli Angeli e S. Bernardino, dell'Unione del Coraggio Cattolico, degli Antichi Allievi dell'Oratorio di Valdocco, e dei Circoli Valdocco, Auxilium, XV Maggio e Michele Rua.

L'imponente corteo, frammezzato dalla fanfara del Circolo Valdocco e dalle bande musicali del Collegio degli Artigianelli, dell'Oratorio Festivo e dell'Oratorio Salesiano di Valdocco, percorse devotamente Via Biella, Corso Regina Margherita, Piazza Emm. Filiberto e Via Cottolengo, e fe' ritorno al Santuario. E l'entusiasmo ebbe la sua manifestazione rumorosa, spontanea, quando il benedetto simulacro della Vergine rientrando fu salutato dalla folla, con una lunga ovazione, a cui fece seguito, intonato all'unisono da migliaia di petti, l'inno Noi vogliam Dio.

« La piazza - rileveremo col Momento - illuminata nella penombra vespertina dalla riuscitissima illuminazione elettrica del Santuario, presentava un aspetto imponente, completamente stipata dalla moltitudine dei pellegrini, per cui fu necessario che l'Em.mo Cardinale Richelmy movesse dall'altare alla soglia del tempio, donde con gesto solenne, evidenteniente commosso, rinnovò la benedizione del Santissimo. Molti piangevano, la letizia invadeva i cuori suscitandovi palpiti paradisiaci, ed i melodici concerti delle musiche furono ad un tratto soffocati dal grido « Viva Maria » irrompente con entusiasmo generale dalla folla, che rompendo con dolce violenza i cordoni della forza pubblica si riversò finalmente nel tempio a pregare, a contemplare, a piangere dinanzi alla Madonna Ausiliatrice, nella chiesa di Don Bosco ».

E nel tempio la folla continuò a riversarsi a pregare fino ad ora tarda, mentre sulla piazza, pur essa gremita, dava concerto la Musica interna dell'Oratorio.

La grande affluenza di devoti non scemò affatto fino alla sera della domenica di Pentecoste, in cui si resero a Dio solenni azioni di grazie a corona dei festeggiamenti, celebrando il rev.mo sig. D. Albera alla funzione finale.

(1) Ecco il programma musicale della vigilia e della Solennità, svolto dalla Schola Cantorum dell'Oratorio, sotto la direzione del Cav. Dogliani:
23 MAGGIO. - SERA: Sacerdos et Pontifex del M.° Federico Caudana - Domine, ad adjuvandum del M.° G. Pagella - Dixit Dominus del M.o G. Mattioli - Gli altri salmi del M.° G. Dogliani - Inno del M.° G. Pagella - Magnificat del M.° O. Ravanello - Litanie del M.° R. Casimiri - Tantum Ergo del M.° O. Ravanello.
24 MAGGIO - MATTINO: Sacerdos et Pontifex del M.° Caulana - Missa Solemnis B. Caroli del M.° Bentivoglio - Offertorio, Ave, Maria del M.° G. Pagella - Parti variabili in canto gregoriano.
SERA: Sacerdos et Pontifex del M.° F. Caudana - Domine ad adjuvandum del M.° Pagella - Salmi del M.° Dogliani - Inno del M.° G. Pagella - Magnificat del M.° O. Ravanello - Ave, Maria lei M.° G. Pagella - Tantum Ergo del M.° G. Pagella.
26 MAGGIO - Ripetizione della Messa del giorno 24.

GRAZIE E FAVORI

Una novena a Maria Ausiliatrice (*).

La Madonna di Don Bosco mi ha sempre aiutato, ogniqualvolta io ho confidato in Lei.

Cresciuto tra le sante mura dell'Oratorio, alla scuola dei più nobili e fecondi esempi di cristiana pietà, ho appreso, dalla bontà dei miei Superiori, ad amare lo studio e Maria Ausiliatrice. E questi due amori furono la mia salvezza, e la prima causa di quella gioia che ora m'innonda l'anima.

Da parecchio tempo viveva in continue angustie per la mancanza d'un impiego, e, quasi una fatalità mi perseguitasse, vedeva completamente vani tutti i miei non pochi tentativi per assicurarmi il pane nella vita. Era un vero martirio per me il vedermi costretto a vivere alle spalle dei miei poveri e vecchi genitori! Fu in una di queste prostrazioni morali, a cui il mio spirito spesso soggiaceva, che risolsi di mettere tutta la mia fiducia in Colei che è l'Ausiliatrice del popolo cristiano, e implorare da Lei il sospirato aiuto. E pregai, e scongiurai Maria; Le feci con tutta l'effusione del cuore una novena, e Le promisi di pubblicare la grazia nel Bollettino, qualora i miei voti venissero appagati. E la

Madonna di D. Bosco - non appena terminata la novena - consolava la mia famigliuola coll'annunzio della mia riuscita in un concorso, nel quale era quasi follia sperare.

Bellinzago Novarese, 2 maggio 1912.

FRANCESCO FRASCISCO.

Napoli. - La SS. Vergine Ausiliatrice ci ha grandemente beneficati. L'anno scorso in febbraio, un giovane, amico intimo di famiglia, da alcuni giorni a letto con influenza, fu colpito da grave polmonite infettiva fulminante all'apice del polmone sinistro, e da pleurite e difterite, che lo ridussero in brevissimo tempo agli estremi. Spedito dai medici, gli furono amministrati gli ultimi Sacramenti, e costernati si aspettava l'imminente catastrofe. Una speranza però grandissima ci rimaneva nel cuore, poichè avevamo fatto una novena a Maria Ausiliatrice e promesso di pubblicare la grazia sul Bollettino. Non fu vana la nostra speranza, poichè appunto nelle ore più angosciose Maria Santissima ci esaudì, il caro giovane cominciò a migliorare, e, superato il pericolo, progredì sempre nella guarigione fino a perfetta salute.

Riconoscentissimo a Maria Ausiliatrice, egli si unisce a noi per ringraziarla e invia un'offerta.

2o aprile 1912.

Famiglia BARATTA.

Pollone (Novara). - In novembre tenevo un insistente male ad un ginocchio ed a questo aggiungevansi altri dolori che m'impensierivano assai.

Vedendo il male aggravarsi, un giorno con viva fiducia mi rivolsi alla SS. Vergine Ausiliatrice promettendo di far pubblicare la grazia se l'avessi ottenuta, e subito mi sentii migliorata e guarii in breve tempo. Ora son lieta di soddisfare la mia promessa.

7 aprile 1912.

MARIA DE AGOSTINI.

Prignano sul Secchia. - Vorrei trovar parole sufficienti per poter degnamente ringraziare Maria Ausiliatrice, ma come potrò farlo io povera contadina ignorante?... Da due anni soffriva dolori nervosi, e la mia persona non aveva più pace. Ricorsi allora fidente a Maria Ausiliatrice, promettendole una novena e la pubblicazione della grazia sul Bollettino Salesiano. Ed ecco che adempio la mia promessa; son tre mesi che non sento più alcun dolore! Sia benedetta Maria SS. Aiuto dei Cristiani.

2 maggio 1912.

ALBINELLI EMILIA.

Nizza Monferrato. - Qualche anno fa, essendosi ammalata gravemente una persona a me carissima, io ricorsi a Maria Ausiliatrice per ottenere la guarigione, promettendo di mandare un'offerta per le Opere di Don Bosco e pubblicare la grazia. Fui esaudita e mandai al Santuario di Valdocco l'offerta promessa, con preghiera di pubblicare la grazia, ma tacendo il nome e il paese: e quindi la grazia non fu che accennata. Allora promisi alla Madonna che se mi otteneva un'altra grazia maggiore avrei pubblicato l'uno e l'altro favore, e non più anonima. Fui esaudita e riconoscentissima adempio la mia promessa.

Aprile 1912.

Suor ENRICHETTA MONTI.

Dal Friuli. - Una mia bambina di 5 anni si ammalò improvvisamente di gastro-enterite infettiva. Si aggravò tanto che una notte, vedendo riuscire inutile ogni cura, temetti proprio dovesse morire. Ricorsi allora con tutto l'animo a Maria Ausiliatrice supplicandola di concedermi la guarigione della mia creatura : e quando più che mai temevo la bambina dovesse cedere, ecco che il male cessò quasi per incanto ed in pochi giorni potei vedere la mia piccina perfettamente guarita. Sia lode a Maria Ausiliatrice, alla quale mai ricorsi invano.

Aprile 1912.

F. F. C.

Oggiono Brianza. - Allo stuolo fortunato di coloro che vengono graziati dalla Madonna Ausiliatrice si aggiunga il nome del signor Francesco Spreafico, nato e domiciliato in questa Propositura e già allievo Salesiano. Una maligna polmonite minacciò nei passati giorni la sua esistenza, ed ora sano e salvo per atto di riconoscenza e gratitudine invia l'offerta di L. 50, ed il sottoscritto nell'adempiere all'incarico prega di pubblicare il favore sul Bollettino.

Aprile 1912.

Sac. LUIGI COLOMBO, Proposto Parroco.

NB. L'elenco - numerosissimo - dei graziati da Maria SS. Ausiliatrice al prossimo luglio.

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni cale si celebreranno nel Santuario avremo questa intenzione generale:

Implorare da Maria SS.ma Ausiliatrice il trionfo della Comunione frequente e quotidiana in mezzo al Popolo cristiano!

Dal 10 giugno al 10 luglio

23 giugno - Solennità di S. Giovanni Battista. -Alle ore 5,30 e 7,15 messa della comunione generale; alle io messa solenne; 16,30 vespri solenni, discorso, e benedizione col SS. Sacramento.

24 giugno. - Commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice.

29 giugno - Solennità dei SS. Pietro e Paolo; come il giorno 23.

30 giugno - Solennità di S. Luigi Gonzaga, Compatrono dell'Oratorio. Indulgenza plenaria. - Alle 5,30 e 7,15 messa della comunione generale ; alle 10 messa solenne; alle ore 16 vespri solenni, discorso, processione nell'interno dell'Oratorio e benedizione col SS. Sacramento.

5 luglio - Primo venerdì del mese, ad onore del SS. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno (dalle ore 5,30 del mattino alle ore 8 di sera).

7 luglio - Solennità del S. Cuore di Gesù. - Ore 5,30 e 7,30 messa della comunione generale; alle 10 messa solenne; alle 16,30 vespro, discorso e benedizione.

NOTE E CORRISPONDENZE

Per il Monumento a Don Bosco.

Il Comitato Torinese esecutivo del Monumento a Don Bosco ha diramato il Programma di Concorso, del quale noi pure comunichiamo ai lettori gli articoli più importanti.

« Art. I. - È aperto un Concorso internazionale per l'erezione del Monumento a Don Giovanni Bosco che dovrà sorgere a Torino, sulla Piazza Maria Ausiliatrice, dinanzi al Santuario omonimo, nel primo Centenario della nascita del grande Educatore ed Apostolo, il 16 Agosto 1915.

» Art. II. - Il Monumento dovrà consistere in un gruppo in bronzo - o di carattere simbolico, oppure realistico - in cui abbia posto principale la figura intiera di Don Bosco.

» Art. III. - L'artista può introdurvi altre figure secondarie (bassorilievi, medaglioni, ecc.), allo scopo d'illustrare l'origine e lo sviluppo della feconda e multiforme opera religiosa, civile, pedagogica e umanitaria di Don Bosco.

» Art. VIII. - A giudicare i progetti verrà nominata dal Comitato esecutivo una Giuria composta di personalità italiane ed estere.

» Art. IX. - La Giuria visiterà i progetti ed escluderà quelli che non rispondessero alle condizioni del presente Programma e quelli che, per mancanza di merito artistico e di rispetto alla verità e alla morale, non fossero degni di figurare in pubblica mostra.

» Art. X. - I progetti ammessi dalla Giuria al Concorso saranno esposti al pubblico, in apposito locale in Torino, per io giorni prima e io giorni dopo la presentazione della relazione della Giuria. Il Comitato esecutivo si riserva il diritto di fissare la data e il luogo per l'apertura e la chiusura di quest'esposizione.

» Art. XI. - Ai tre progetti riconosciuti migliori dalla Giuria saranno rispettivamente assegnati, secondo la graduatoria, un primo premio di L. 5000, un secondo di L. 3000 ed un terzo di L. 2000. Tali progetti premiati resteranno di proprietà del Comitato esecutivo.

» Art. XIV. - I progetti devono essere presentati o inviati al Comitato Monumento Don Bosco, Via Cottolengo, 32, Torino, entro il 31 Gennaio 1913. Il Comitato esecutivo rilascerà ricevuta dell'avvenuta consegna del progetto. I progetti che giungessero dopo il 31 Gennaio 1913 non saranno ammessi al Concorso, se la polizza di spedizione non dimostri che la spedizione venne fatta non più tardi della data sopraindicata. »

Il programma ha le firme: - Per il Comitato esecutivo: Il Presidente Barone Antonio Manno, Senatore del Regno - Il Segretario generale, Prof. Cav. Piero Gribaudi.

Se anche tra i nostri lettori vi fosse chi desiderasse in proposito qualche schiarimento si rivolga al Comitato Monumento Don Bosco - Torino, Via Cottolengo, 32.

Tra i figli del popolo.

TORINO. - Nell'Oratorio San Giuseppe si è costituito un comitato di amici ed ammiratori per erigere un ricordo marmoreo al compianto Secondo Brillada, il zelante catechista che ivi lavorò nell'umiltà e nel silenzio a favore di tanti giovanetti, e l'idea ha incontrato le più vive simpatie.

Mons. Luigi Spandre, vescovo d'Asti, mandava la sua offerta con queste espressioni: « Mando il mio obolo quale contributo di riconoscente affetto alla venerata memoria del compianto Secondo Brillada, vero apostolo della gioventù e valido e costante aiuto specialmente pel caro Oratorio di San Giuseppe; dolente che la scarsità dei mezzi ed i molteplici bisogni diocesani non mi permettano maggiore generosità onde attestare pubblicamente la imperitura riconoscenza; sia pace all'anima sua ».

All'offerta di Mons. Luigi Spandre tenne dietro quella dell'ottimo curato dei SS. Pietro e Paolo cav. don Giuseppe Tosco «coll'augurio che la manifestazione possa riuscire degna dei meriti e delle virtù del caro estinto ».

Il Comitato rende le più sentite grazie ai generosi oblatori e confida che tutti coloro che ammirarono l'operosità e la nobile missione a cui si dedicò per tutta la vita il signor Secondo Brillada, vorranno concorrere all'erigendo ricordo.

ALESSANDRIA. - All'Istituto Salesiano. - Nei tre ultimi giorni della Settimana Santa, ebbe luogo pei giovanetti dell'Oratorio Festivo un Corso di Esercizi Spirituali, dettati dal molto rev. D. Mensi, Vice-parroco della Cattedrale, il quale con l'efficace parola produsse copiosi frutti di bene. La domenica di Pasqua tutti i giovani Oratoriani gremivano la Cappella e si accostavano alla S. Comunione, compiendo così con le migliori disposizioni il Santo Precetto.

L'indomani i Superiori li condussero in gita di piacere fino alla Madonna del Pozzo e a S. Salvatore, donde, ristorati con una eccellente merenda imbandita nei locali dell'Asilo, scesero a Castelletto, e di là in tramvia fecero, tra la gioia più schietta, ritorno in città.

FOGLIZZO CANAVESE. -Gara catechistica. -Fu un trionfo pei giovani dell'Oratorio, che destò vivissima simpatia tra i presenti. Dopo un discorso del direttore, baldi e sicuri entrarono nell'arringo i gareggianti. Con interesse sempre crescente si fece passare più volte il « Catechismo piccolo »; e gentile e gloriosa fu la ritirata dei meno fortunati! Scrosci di applausi eruppero da ogni parte ai vincitori che non capivan più in sè dalla gioia nel vedersi fregiato il petto da splendidi orologi!

Canti e suoni e dialoghi d'occasione resero più bella la ben riuscita festicciuola. I canti furono eseguiti dalla Sezione giovani « Michele Rua ». Chiuse il rev.mo sig. Prevosto, commosso pel sacrificio fatto dai ragazzi nello studio del catechismo ; studio che non potrà non attirare sull'intera popolazione le più elette benedizioni.

TRINO VERCELLESE. - All'Oratorio-Ricreatorio « S. Cuore ». - Togliamo dall'Unione di Vercelli. - Mentre fervono in Italia le discussioni e le agitazioni per l'insegnamento religioso, dànno di sè confortante spettacolo i numerosi Oratorii festivi che, in aiuto ai Parroci, esplicano un'opera vasta e proficua contro gli enormi tentativi di scristianizzazione.

» Fra questi Oratorii è giustamente da segnalare quello del Sacro Cuore a Trino, dove tra catechismo festivo e quaresimale ed una frequentata sala di lettura pei giovani adulti si forma una vera scuola di religione con intenti precisi e pratici risultati.

» Di ciò fu prova la premiazione fatta il 31 marzo p. p., consistente in 13o bellissimi libri educativi assegnati a quelli che fra i 300 frequentanti conseguirono il merito richiesto dalle norme del regolamento.

» E giustamente lodata fu la splendida accademia data la domenica avanti, 24 marzo, pei genitori degli alunni, in cui una minuta relazione dell'anno catechistico esposta da uno dei maestri ed un brillante e concettoso discorso d'occasione del direttore confermarono l'utilità degli Oratorii festivi e la necessità che i genitori cooperino a procurare ai figli l'istruzione religiosa ».

TREVIGLIO. - La benedizione della Bandiera dell'Oratorio San Carlo. - Si svolse l'8 aprile u. s. Uno stuolo numeroso di baldi giovani s'accostò alla S. Comunione e in numero di 5oo e più assistevano alla Messa solenne cantata dalla Schola Cantorum dell'Oratorio, che per la prima volta dava saggio di sè, eseguendo con grazia la Missa S. Ambrosii del M.° Tebaldini.

L'arrivo delle rappresentanze dei varii Oratori e Società dei paesi vicini radunava verso il pomeriggio una vera turba di giovani che s'accrebbe sempre più fino all'ora del corteo. Particolarmente festeggiata la Società Ginnastica «Argentiae » di Gorgonzola, che in corpo, seguita dalla brava banda cittadina e dai giovani dell'Oratorio e dell'Unione « Exurge », volle accrescere decoro alla cerimonia.

L'Assistente dell'Oratorio San Carlo alle 13,30 porse un saluto alle rappresentanze intervenute, e ringraziò tutti del pegno d'affetto e di concordia dimostrato, augurando che sani di mente e di corpo, in santa allegria, nel lavoro che nobilita l'uomo e nel timor di Dio crescano uniti, onore della Religione, della Patria e della Famiglia.

Alle 14, nel Santuario della Madonna delle Lacrime, gremito di gente, S. Ecc. Rev.ma Mons. Pompeo Ghezzi, Vescovo di Borgo S. Sepolcro, benediceva solennemente il Vessillo, pronunziando un commovente discorso e impartendo la Benedizione.

Quindi le Associazioni e gli Oratorii, attraversando le principali vie della città, mossero in corteo verso l'Oratorio.

Precedevano le due Società Ginnastiche Trivilium ed Argentiae, seguite dalla banda di Gorgonzola, dall'Oratorio e dall'Unione Exurge di Gorgonzola, dalle rappresentanze di Bergamo, Cassano, Casirate, Cavenago Brianza, Calvenzano, Inzago, Vaprio, Romano di Lombardia. Dodici vessilli precedevano la nuova splendida bandiera dell'Oratorio.

La festa si chiuse con un'accademia, presieduta da Sua Ecc. Mons. Pompeo Ghezzi, assistito dall'ill.mo Sig. Dott. Luigi Vertova e dal Direttore dell'Istituto Salesiano. Il direttore dell'Oratorio comunicò le Benedizioni del S. Padre, dell'Em.mo Card. Ferrari, e di Mons. Pasquale Morganti, accolte da prolungati applausi del numeroso pubblico; ed annunciò varii telegrammi, tra cui uno al sig. D. Albera.

Applauditissimo il sig. Dott. Luigi Vertova, Padrino della bandiera, che con fine eloquenza e sodezza di dottrina invitò i giovani ad amare il Catechismo, prima fonte d'ogni benessere.

Seguirono alcune declamazioni, pezzi di musica ed esercizi ginnici, applauditi a più riprese. Chiuse l'adunanza, con brevi ma efficaci parole, Mons. Ghezzi.

BORGO S. DONNINO. - I giovanetti dell'Oratorio Festivo davano il 28 aprile un gentile trattenimento in onore di S. E. Rev.ma Mons. Alberto Costa, consacrato nel mattino Vescovo di Menfi e di Rapolla, in quella Cattedrale.

Un uragano di applausi accolse al suo ingresso il festeggiato, cui facevano corona Mons.. Mapellí, Vescovo di Borgo S. Donnino, e i Vescovi di Carpi e di Pontremoli, mentre intonate ed armoniose squillavano le note della piccola fanfara, da poco tempo sorta e che andrà quanto prima arricchendosi di buoni elementi. I piccoli e bravi musici furono festeggiatissimi. Con vari componimenti in poesia e in prosa i disinvolti alunni riaffermarono, come sempre, la loro diligenza e il loro studio; e coll'Oratorio « La Figlia di Giairo anche la schola cantorum si fe' ammirare e vivamente applaudire dal pubblico còlto e numeroso. Così pure un Bozzetto in un atto e un saluto poliglotta entusiasmarono i presenti.

Sul significato della giovanile dimostrazione parlò con efficacia il Direttore del Collegio San Benedetto di Parma.

Sua Ecc.za Mons. Costa gradì assai il trattenimento ed in fine encomiò quei giovanetti, li incoraggiò a proseguire nella via del bene, e si augurò che l'Oratorio prosperi sempre più a vantaggio della gioventù fidentina.

La splendida serata si chiuse fra applausi vivissimi che alla partenza degli Ecc.mi Monsignori si convertirono in un'interminabile ovazione.

ALASSIO. - All'Oratorio Festivo di S. Luigi Gonzaga. - La figliale accoglienza, con cui gli Alassini festeggiarono la prima visita dell'amatissimo loro Vescovo Monsignor Giosuè Cattarossi, ebbe degno coronamento la sera del 2 maggio nel teatrino dell'Oratorio festivo con una ben riuscita Gara Catechistica, presieduta dallo stesso esimio Pastore.

Aprì il trattenimento il Prevosto Don B. Podestà, illustrando il bisogno ed i vantaggi dell'educazione catechistica. Seguirono quindi alcune declamazioni in versi belli e ben detti, e graziose esecuzioni musicali per orchestra e canto, sotto la direzione del Maestro della banda Municipale Signor Fagiolari.

Ma la parte del programma, alla quale più vivamente si interessò il pubblico e che fu più gradita anche a Sua Eccellenza, fu la Gara nella quale i bravi giovani fecero veramente onore a sè e all'Oratorio. Dopo una lotta serrata e vivace fu proclamato Principe il giovane Luigi Delbò; consoli Carlo Romersi e Luigi Vairo; alfieri G. B. Lombardo, R. Secondo e G. Ferreri.

I premi distribuiti consistevano in un bell'orologio d'argento, dono del signor Prevosto di Alassio; diversi tagli per abiti, dono della Signora Clara Wild; vari libri e molte medaglie.

Chiuse la bella serata la parola pia e soavissima del Vescovo mite, che con dolcezza di padre raccomandò ai fanciulli e ai genitori il catechismo, e quel libriccino d'oro che vale quanto la nostra eterna salute, e che solo può formare il cristiano e il vero cittadino ».

Tra gli Emigrati.

LORENA (Stato di S. Paolo, Brasile). - Dal nostro Segretariato di Lorena, aperto in apposito locale nel 1910, ci giunge il seguente resoconto

Questo Segretariato favorì varii Italiani, aiutandoli a procacciarsi il vitto con onesto mestiere raccomandandone alcuni a buoni padroni e impiegandone altri nel nostro Collegio - ne rimpatriò due malaticci, che avevano bisogno di respirare le arie native; - ad altri diè il danaro per il viaggio fino a S. Paolo ed a Cachoeira do Campo (Minas Geraes) - impartì istruzione e mantenimento gratuito a 6 giovani italiani, dei quali tre completarono gli studi ricevendo nel Collegio stesso il grado di Baccellieri in scienze e lettere.

Le Scuole d'Italiano funzionano nella Scuola agricola, casa succursale del Ginnasio, fin dal 19o7. In principio esisteva una scuola unica per tutti. Attualmente i giovani che frequentano le Scuole d'italiano sono 34; rs appartengono alla Superiore e 23 all'inferiore. I giovani di queste scuole sono tutti gratuiti; di questi 8 sono italiani e 15 fig'i d'italiani.

Questo Segretariato si occupò in modo speciale delle visite alle diverse colonie. Lo stesso Direttore visitò, prima dell'erezione regolare di questi segretariati, le colonie di Caxias, Rio das Antas e Antonio Prado nello Stato di Rio Grande do Sul, descrivendone lo stato morale e materiale nel Bollettino Salesiano; stette due giorni coi coloni di Piaguy, municipio di Guaratinguetà (S. Paolo); due giorni in Cannas, presso Lorena; e più giorni nella Colonia di Porto Reale nello Stato di Rio.

RIO DE JANEIRO - Questo attivo Segretariato, che venne aperto nel 1910, nel primo anno di esistenza cercò lavoro per 45 italiani, raccomandati specialmente dai nostri Segretariati di Buenos Ayres e di New-York, impiegandone 17; collocò a sue spese nel Collegio Salesiano di Santa Rosa in Nictheroy tre figli di poveri Italiani, un quarto in Cachoeira do Campo (Minas Geraes) e collocò due bambine italiane nel Collegio delle Suore di Maria Ausiliatrice in Guaratinguetà ; distribuì 8ooo esemplari del Bollettino Salesiano, in lingua italiana ; e per elemosine, corrispondenze e pensioni di 6 alunni spese L. 2795.

Nel 1911 ottenne l'indulto di 18 mesi di prigione ad un nostro connazionale accusato d'omicidio, intercedendo in suo favore presso il Presidente della Repubblica, e i Ministri dell'Interno Dottor Esmeraldino Bandeira e Dottor Rivadavia Corréa, interponendo i buoni uffici dell'Em.mo Cardinale Cavalcanti de Albuquerque, impiegando in questa pratica sei mesi di diligente lavoro;

su 68 raccomandati, trovò impiego a 21 e ad altri distribuì sussidi, facilitando più rimpatrii in Italia;

collocò a sue spese due figli d'Italiani nel Collegio D. Bosco di Cachoeira do Campo, uno nel Collegio Salesiano di Nichteroy, due nel Liceo Salesiano del Sacro Cuore in S. Paolo, ed una fanciulla nel Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Guaratinguetà;

sostenne una scuola pratica gratuita, tre volte alla settimana, a studenti delle Accademie di Rio de Janeiro;

sussidiò 8500 esemplari del Bollettino Salesiano, in lingua italiana;

e per elemosine, corrispondenze , e pensioni spese L. 2965.

Durante il biennio questo Segretariato prestò pure il suo concorso gratuito a quanti si rivolsero alle sue sedi per raccomandazioni, corrispondenze, ed informazioni di vario genere.

BARBACENA (Minas Geraes). - Il Segretariato Salesiano, fondato nel 1911, per scarsità di personale finora limitò il suo lavoro a visitare le famiglie dei coloni Italiani.

Infatti il suo Direttore visitò più volte, anche prima della fondazione ufficiale del Segretariato, le varie fazendas che prosperano attorno alla città di Barbacena, predicando in lingua italiana, distribuendo fogli e periodici, e mantenendo vivo in quegli emigrati l'amore alla patria lontana.

NEL BRASILE anche le Figlie di Maria Ausiliatrice esercitano un vero apostolato a prò degli italiani.

In S. Paolo hanno un esternato frequentato da un buon numero di ragazze italiane e figlie d'italiani, nel gran centro del « Buon Ritiro » abitato quasi esclusivamente da italiani. Alla domenica e nei giorni di festa raccolgono più di 40o ragazze italiane, cui insegnano, divise in classi distinte, religione, morale, principi di buona educazione, e distribuiscono foglietti ed opuscoli di sana lettura; e per le maggiori hanno corsi speciali di disegno, canto, musica, teatro e sport femminile.

Nella città di Lorena (Stato di San Paolo) nel loro Collegio hanno 16 figlie d'italiani che vi attendono gratuitamente allo studio.

A Guaratinguetà educano gratuitamente nel loro Collegio 10 alunne italiane.

A Ribeirao Preto fin dal 1906 fondarono un Oratorio, dove nei giorni di festa si raccolgono più di 300 figlie d'italiani collo stesso programma di quelle di San Paolo, e fra breve condurranno a termine un grande esternato per ragazze, con scuole diurne e serali. Hanno un Ospedale con 70 letti, frequentato quasi esclusivamente da italiani, provenienti dalle vicine numerosissime fazendas di quella ricca regione dello Stato, dove dagli italiani si coltiva il caffè.

Anche in Cachoeira do Campo (Minas Geraes), in Ouro Preto (Minas Geraes), in Ponte Nova (Minas), in Batataes (San Paulo) prestano rilevanti servizi ai nostri emigrati cogli Oratori festivi, dove v'è sempre una percentuale, sebbene minore di quella delle altre città, di ragazze italiane o figlie di Italiani.

Gli Ex-Allievi.

Per strettezza di spazio - anzichè compendiarle in poche linee - rinviamo al prossimo numero le relazioni degli importanti convegni di Spezia, Firenze, Bologna, Caluso, ecc. anche perchè accompagnate da illustrazioni, e contemporaneamente daremo un riassunto del movimento delle Associazioni ExAllievi di altre nazioni.

Notizie varie.

CUORGNÈ - Premiazione di scuola serale - Nel Collegio Giusto Morgando ebbe luogo lo scorso maggio la solenne premiazione della scuola serale tecnico-professionale che con tanto buon esito fu aperta in quest'anno scolastico, gratuitamente, nel collegio stesso. All'accademia d'occasione prese parte la schola cantorum del Collegio, e intervennero numerosi signori del paese, che resero più solenne la festa.

Agli assidui della scuola si distribuirono 38 attestati di regolare frequenza e lodevole profitto, 27 libretti della Cassa di Risparmio con almeno L. 5 per ogni libretto; nonchè diplomi d'onore e premi speciali ai più distinti. Alle spese dei premi provvidero generosamente il geom. Vallino, il sindaco dott. Gay e la Camera di Commercio e Arti.

Colla regolarità dell'insegnamento impartito assiduamente tutte le sere, tranne i giorni festivi, per cinque mesi interi, e coll'intervento diligente dei bravi e numerosi allievi, la scuola ha dato fin da quest'anno frutti molto consolanti.

L'anno prossimo la scuola avrà due corsi e nel corso superiore, fra le varie materie d'insegnamento, s'introdurranno le prime nozioni di lingua tedesca. Saranno anche provveduti nuovi, copiosi e ricchi modelli per l'insegnamento del disegno, e una conveniente biblioteca scolastica rispondente ai bisogni degli allievi.

MILANO - I giovani dell'Istituto di S. Ambrogio solennizzarono con pompa speciale la festa di San Giuseppe, che quest'anno cadeva il 28 aprile.

Non mancò la magnificenza degli apparati esterni a testimoniare l'ardore e l'entusiasmo da cui la preparazione era stata animata. Nel vasto cortile, tutto parato a festa, alla vigilia si ebbe una felice illuminazione a lampadine elettriche e palloncini colorati, tra cui, su in alto la statua del Santo sfolgorava tra mille luci svariate. La Messa della Comunione generale fu celebrata da mons. Confalonieri, che rivolse ai presenti calde parole di circostanza. Alla messa in canto celebrata dal prevosto D. Norbeni, fu eseguita dalla scuola locale scelta musica. Tessè l'elogio del santo il sac. Don Paolo Dubini che, con l'arte fina e squisita che gli è propria, disse doversi riconoscere in S. Giuseppe il primo ministro di cui la Provvidenza si servì per nobilitare il lavoro. Dopo i vespri si svolse sotto i porticati dell'Istituto una solenne processione, quindi un brillantissimo concerto della banda locale pose fine alla festa, la cui grata memoria resterà impressa nel cuore di tutti.

GRANADA (Nicaragua). - Una nuova Casa Salesiana. - Il 23 marzo u. s. giungevano a Granada e vi erano accolti trionfalmente tre nostri confratelli per aprirvi un istituto salesiano. Il locale provvisorio è assai ristretto; quindi ci siamo limitati ad assumere le vicine scuole pubbliche, mentre si è già posto mano alla costruzione del futuro Collegio. Questo accoglierà un corso regolare di Scuole Professionali, per espresso desiderio delle Autorità e di illustri Cooperatori.

NECROLOGIO

Mons. Giacomo Carpanelli.

Mons. Giacomo Carpanelli, l'attivissimo e diligente Segretario Generale del 1 ° Congresso dei Cooperatori Salesiani a Bologna, moriva improvvisamente il 16 maggio u. s.

Non vi fu occasione - scrisse l'Avvenire d'Italia - nella quale Bologna dimostrasse pubblicamente e solennemente la sua fede e la sua pietà, non vi fu avvenimento lieto o mesto nei fasti della sua storia, che in Mons. Carpanelli non avesse il più valido e prezioso cooperatore, anzi talvolta l'anima e la vita. Ricordiamo ancora il Congresso Salesiano che segnò una pagina così gloriosa negli annali di Bologna e in quella pagina, insieme coi nomi del venerato e compianto Card. Svampa e di D. Rua, brilla il nome di Mons. Carpanelli. Chi l'ha conosciuto da vicino può far fede della pietà tenerissima della sua bell'anima, della coscienza delicatissima, della rettitudine costante ch'ei recava in tutte le sue opere, talchè quando la prima volta fu colto dal malore, che poi lo trasse al sepolcro, egli parlava della morte con quella ilare serenità che è propria del giusto sempre pronto alla grande chiamata.

Viveva da 32 anni nella sua parrocchia della SS. Trinità, dove aveva sempre zelato la gloria di Dio, e si era logorato per la salvezza de' suoi figli che lo ricambiavano con tutta la tenerezza dell'affetto riconoscente.

Era nato a S. Agata Bolognese nel 1849. L'ultimo suo scritto - come meglio diremo altra volta - fu un affettuoso saluto all'Opera di D. Bosco e al suo II° Successore.

Iddio pietoso che gli risparmiò gli spasimi dell'agonia, ne accolga lo spirito nel regno dell'eterna luce, e alla sorella straziata dal dolore e a quanti piangono la perdita del suo degno ministro conceda il balsamo della cristiana rassegnazione.

D. Pietro Bocchio.

Volò al paradiso il 15 aprile u. s.

Arciprete di Mosso S. Maria, zelò costantemente la gloria di Dio e la salute delle anime. La sua memoria rimarrà in benedizione. Era pure dei più affezionati Cooperatori. Iddio, mercè i nostri suffragi, gli acceleri la gloria dei santi.

Bernardo Travaglia.

Cessava di vivere in S. Joào (Brasile Stato Spirito Santo) il 25 febbraio u. s.

Attivo e zelante Cooperatore, egli merita di essere raccomandato a speciali preghiere. Gli affrettino esse il premio, che il Signore largisce a chi benefica gli orfanelli.

D. Lorenzo Drocco.

Spirò nel bacio del Signore a soli 43 anni, ma li visse santamente edificando coll'esempio, collo zelo e colla carità. La Divina Bontà doni il premio condegno all'anima di questo caro Cooperatore di Rodello d'Alba.

Giulia Nuzzo.

A Sliema (Malta) il 19 febbraio, dopo lunga e dolorosa infermità, volava al cielo la signorina Giulia Nuzzo, insigne benefattrice di quell'Oratorio e fervente divota di Maria SS. Ausiliatrice.

Malgrado fosse per lungo tempo tanto sofferente, volle dedicare all'Oratorio la sua rara abilità nel ricamo, lavorando disinteressatamente, con arte e delicatezza ammirabili, molti sacri paramenti e le varie bandiere delle Associazioni giovanili.

Morì serenamente, stringendo fra le mani l'immagine di Maria SS. Ausiliatrice, dopo aver fatto a Dio il sacrifizio della sua giovane vita.

Siamo larghi di suffragi verso questa pia e virtuosa Cooperatrice, che tanto merita la nostra riconoscenza pel bene fatto ai giovanetti ed alle Opere Salesiane di Malta.

Rosa Casati ved. Guenzati.

Aveva compiuto da pochi giorni 9o anni, quando si addormentò placidamente nel Signore.

« Ebbe la fortuna - scriveva il Don Bosco- di conoscere il nostro Venerabile Padre fin da quando questi veniva la prima volta a Milano, dove egli prendeva volentieri ospitalità in casa Guenzati. Nutriva grande riconoscenza per il buon Servo di Dio, e ne parlava con riverente affetto, come di grazia e di benedizione speciale toccata alla sua famiglia.... ».

E quando i primi Salesiani si stanziarono a Milano, da buona e zelante Cooperatrice corse tosto in loro aiuto; si ascrisse tra i membri dell'apposito Comitato per meglio giovare all'opera nostra, ed anche nonagenaria interveniva alle conferenze mensili, per sentirsi sempre più mossa a far quel bene, a cui da più di cinquanta anni l'aveva confortata soavemente il Venerabile D. Bosco.