BS 1910s|1912|Bollettino Salesiano Novembre 1912

ANNO XXXVI - N. 11   Torino, Via Cottolengo, 32   NOVEMBRE 1912

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Il Culto dei trapassati . . .   321 La Memoria di D, Bosco: Al 2° Congresso per i Minorenni - Alla Settimana Sociale di Venezia - Al Congresso Eucaristico di Vienna   . . . 324 t giardini della Fede o gli Oratori di D. Bosco . 327

Tesoro spirituale    331 1 nuovi Missionari . . . 331 DALLE MISSIONI : Cina: La prima visita alla capitale del distretto di Heung-.Shan - Rep. Argentina: Una Missione di dieci mesi in Patagonia; ecc. 332 IL CULTO Di MARIA SS. AusiLIATRICE: Pel 24 corrente - Feste e date memorande - Grazie e graziati    339 Il Congresso di Vienna ,

NOTE E CORRISPONDENZE: Carità squisita - Dolorosa notizia - A Valdocco - Gli Ex-allievi - Tra i figli del popolo - Notizie varie .   . . 346

Necrologio e Cooperatori defunti    350

IL CULTO DEI TRAPASSATI

QUEST'anno, in tutto il mondo cattolico, nella Commemorazione dei Fedeli Defunti si recitava per la prima volta il nuovo ufficio assegnato nella recente riforma del Breviario Romano al 2 novembre. La devota salmodìa si distingue da tutte le altre per la preghiera insistente di pace e luce sempiterna a tutti i morti nella pace di Cristo. Dal Vespro, che segue immediatamente quello della solennità di Tutti i Santi, venendo alla Compieta del medesimo giorno, e poi al Mattutino, alle Lodi e alle singole Ore Minori, il pensiero è sempre rivolto ai trapassati, col linguaggio più commovente. « Oggi - si legge alla recita corale di Prima - è la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, quando la Chiesa, amorevole Madre comune, dopo d'essersi studiata di celebrare con acconci encomii tutti i suoi figli già esultanti in Paradiso, subito con efficaci suffragi presso Gesù Cristo, suo Signore e suo Sposo, vuole recar sollievo a tutti quelli che soffrono ancora in Purgatorio perchè possano al più presto arrivare fra la compagnia dei beati ».

Ma non data da quest'anno la pia e affettuosa memoria della Chiesa pei fedeli defunti.

Fin dai tempi apostolici fu stabilito che nella celebrazione del Sacrificio della Messa si facesse commemorazione dei trapassati. Tertulliano fa già menzione di una annuale commemorazione dei defunti « della quale disciplina, al pari di altre, non troverai nulla - egli dice - nelle S. Scritture; tuttavia esse sono giustificate dalla Tradizione, confermate dalla consuetudine e fedelmente osservate ».

Chi visita le Catacombe e legge le iscrizioni scolpite dai primi fedeli sulle tombe dei loro cari (varie delle quali rimontano al primo secolo dell'éra volgare) ne ha un'altra prova eloquentissima: - Te in pace Christus; Cristo ti riceva in pace! - Deus refrigeret spiritum tuum; Iddio doni refrigerio all'anima tua! - Illuminet te Christus, refrigeret te Christus; Gesù Cristo tì doni la luce! Gesù Cristo ti dia il refrigerio ! - Questi commiati, questi saluti, questi auguri cristiani, dimostrano la fede e la pietà pei defunti, allora profonde nei cuori.

Oggi pure vige il culto dei trapassati; ma i più, mentre ne onorano i corpi, ne dimenticano affatto le anime e con tanta trascuratezza che, spento ornai nel dilagare dell'irreligione anche il benefico influsso degli insegnamenti della fede, quasi senza accorgersi fan ritorno agli errori del paganesimo. Ma i gentili erano immersi in cieca ignoranza intorno la sorte delle anime dei loro cari, e quindi vedendo innanzi a se il freddo cadavere di una persona amata, a quello unicamente rivolgevano le loro cure; mentre nella diffusione del Vangelo anche il culto dei morti fu saggiamente ordinato.

Non si creda però che la Chiesa Cattolica voglia trascurate le salme dei defunti; anzi nessuna religione le ha circondate di un culto più riverente. Con vocabolo tutto cristiano essa chiama dormizione, la morte - deposizione, la sepoltura - deposito, il sepolcro - camposanto o cimitero (cioè dormitorio) il luogo ove depone i cadaveri dei battezzati. Sacra è per lei la salma di un cristiano, perchè già tempio vivo dello Spirito Santo, innestata a Gesù Cristo come membro al capo, e pasciuta delle carni benedette di Lui. Per questo, essa benedice la terra che la deve coprire, l'asperge coll'acqua benedetta, la profuma coll'incenso, l'accompagna alla sepoltura con inni e salmi, e la protegge colla croce. E non sì arrestano qui le sue attenzioni materne.

Le disposizioni per i funerali, scrive S. Agostino nel libro della cura che si deve usare verso i risorti - che si legge nelle Lezioni del Secondo Notturno dell'accennata Ufficiatura - le disposizioni per i funerali, la qualità della sepoltura, lo sfarzo delle esequie sono piuttosto una soddisfazione per i vivi che un sollievo per i defunti. Non per questo si hanno a disprezzare e abbandonare le salme dei morti, specie dei giusti e dei fedeli, delle quali lo spirito si è santamente servito come di mezzi e di strumenti per ogni opera buona. Poichè se il vestito, o l'anello, o qualche altra cosa appartenuta ai genitori, è tanto più cara ai superstiti quanto è maggiore il loro affetto per quelli; non sono in nessun modo da trascurarsi i corpi che appartengono all'uomo molto più intimamente e strettamente che qualunque parte del vestito... Per questo con doverosa pietà si celebrarono i funerali e le esequie degli antichi giusti, e si die' ad essi sepoltura; anzi, essi medesimi, vivendo, diedèro ordine ai figli di seppellire od anche di trasportare altrove i loro cadaveri. Ed è certo che l'affettuoso tributo di memoria e di preghiere, reso dai fedeli ad alcuni estinti carissimi, giova a quelli che in vita si meritarono di godere di questo benefizìo dopo morte.

» Ma quand'anche non si potesse per qualche causa superiore sepellire le salme dei defunti, o sepellirle in luogo sacro, non sono da lasciarsi le preghiere per le loro anime, come per quelli che son morti in tutta quanta la società cristiana, pur tacendone i nomi, fa già la Chiesa con una generale commemorazione; affinchè quanti non hanno parenti, figli, congiunti o amicì, che loro rendano questo tributo, l'abbiano per cura della stessa Madre comune.

» Se invece mancassero queste preghiere, che con retta fede e pietà si fanno per i defunti, io credo che le loro anime non avrebbero alcun sollievo, ancorché i loro corpi fossero deposti in luoghi sacri. Non lusinghiamoci quindi di poter giungere alle anime dei defunti che vogliamo sollevare, se non colle note suppliche o dei sacrifici dell'Altare o di quelli delle orazioni e delle elemosine: sebbene non giovino a tutti quelli pei quali si fanno, ma solo a quelli che si comprano in vita questo vantaggio futuro. Noi però, non potendo sapere chi siano questi, dobbiamo pregare per tutti i fedeli, affinchè nessuno di quelli, ai quali siffatti benefizii possono e debbono giungere, sia dimenticato. È meglio invero, che questi sovrabbondino a quelli cui non possono nè nuocere nè gìovare, piuttostochè manchino a quelli cui sono di giovamento.

» Ed è naturale che con più diligenza ognuno renda questo tributo ai suoi parenti, perchè un giorno, a sua volta, gli sia reso dai suoi...».

Questa dottrina che getta una viva luce sul culto che dobbiamo ai defunti, ha il suo fondamento su quel consolantissimo dogma che è la Comunione dei Santi, il quale c'insegna che la morte non rompe ogni relazione tra noi e i trapassati. Noi, con i nostri suffragi, possiamo visitare e consolare le anime loro; ed essi, colle loro preghiere, possono intercedere per noi. Come le nostre buone opere applicate in loro suffragio - soprattutto le elemosine, le preghiere, e le Messe celebrate o ascoltate - vanno ad alleviare o a por termine alle loro pene, così le loro orazioni per noi salgono accettevoli e meritorie al trono di Dio. Per le anime del Purgatorio è venuta la notte, in cui - per sè - non possono più meritare: ed ecco che possiamo - noi -- soddisfare per loro.

Ammiriamo e approfondiamo questo tratto della misericordia Divina! Fragili al pari di ogni figlio di Adamo, forse in vita esse contrassero gravi debiti colla Divina Giustizia: ma, per grazia di Dio, piansero le loro colpe e vennero generosamente affrancate dalla pena eterna. Avevano tuttavia da scontare la pena temporale; e Dio, finchè vissero, mise a loro disposizione gl'inesauribili tesori delle SS. Indulgenze. Rimanendo in morte a Lui ancora debitrici, aperse loro il Purgatorio, che è un pegno non tanto della giustizia quanto della bontà del Signore. Nel Purgatorio poi -- con un nuovo tratto d'ineffabile misericordia -- volle che potessero avere aiuto e sollievo dai nostri suffragi

Oh! siamone ad esse santamente prodighi soprattutto in questo mese, in particolar modo verso le anime dei nostri parenti, dei nostri benefattori e dei nostri amici. Non elogi, non fiori, non lapidi, non monumenti essi ci domandano, ma suffragi. Se ascoltiamo la loro voce, noi beati! Ci otterranno, in cambio, molte benedizioni in questa vita; e il Signore, dopochè saremo morti, inspirerà ad altri di pregare per noi.

Fra i cari defunti, che vivono perenni nella nostra mente e, quasi vivi e parlanti, ci si schierano di fronte in questa dolce e mesta ricorrenza uno ve n'ha, già Principe della Chiesa, la cui Salma benedetta, tornando tra le mura della città amata come sposa dilettissima, di sè rinfiammava ne' figli benedicenti l'accorato desiderio imperituro! Parliamo dell'Em.mo Card. DOMENICO SVAMPA , l'insigne Arcivescovo di Bologna, le cui spoglie mortali il 16 ottobre u. s. con funebre pompa - che assurse all'imponenza del più solenne dei trionfi -- furono trasportate al Tempio Monumentale ideato dal suo cuore magnanimo ad onore del Cuore Divino.

Noi abbiamo esultato nell'ora attesa con tanto desiderio, perchè nell'avvicinarsi delle spoglie mortali di Lui al nostro Istituto bolognese - altro monumento del suo zelo pastorale - ci siam sentiti come ricoprire nuovamente dell'egida della sua protezione.

Vorremmo ricordare quanto abbia fatto per Don Bosco e per l'Opera Salesiana l'immortale Porporato; ma al par di noi, l'hanno e lo porteranno sempre scolpito in cuore tutti i Cooperatori. « Mite e sapiente Principe della Chiesa - noi ripetiamo col Prof. Francesco Acri della R. Università di Bologna - mite e sapiente Principe della Chiesa, o Domenico Svampa, non ti piangeremo noi mai quanto ci amasti! »

La Memoria di D. Bosco.

Al 2° Congresso per i Minorenni - Alla Settimana Sociale di Venezia Al Congresso Eucaristico di Vienna

IL giusto fiorirà come la palma e crescerà come il cedro del Libano... Felice è l'uomo che terne il Signore... La sua memoria durerà eterna... sarà potente sopra la terra la sua discendenza, chè la generazione dei giusti è benedetta. - Così cantino quelli che sono stati riscattati dal Signore, quelli ch'Egli... ha raccolti di mezzo alle nazioni, dall'oriente e dall'occidente, dal settentrione e dal mare!

Solo con queste frasì dei Salmi noi possiamo esprimere tutta l'ammirazìone per una vìta interamente consacrata alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime - quale fu quella di Don Bosco - e insieme benedire, dall'ìntimo del cuore, alla bontà ineffabile del Sìgnore il quale, col volger degli anni, circonda di luce sempre più viva la memoria di Lui, persuasì che non possiamo mostrar meglio la nostra riconoscenza a tanto favore che col proclamarla a tutto il mondo, protestando in pari tempo di voler calcare fedelmente, tutti e sempre, le orme di un tanto Padre.

Il nome di Don Bosco, com'era ripetuto con riverenza nei Congressi Cattolici e negli stessi Parlamenti quando il buon Padre ancor viveva, continua ad essere acclamato e benedetto non solo in ogni assemblea cattolica, ma in tutte le adunanze ispirate dal proposito di voler giovare efficacemente alla gioventù.

Così, in questi ultimi giorni, esso venne ripetuto a ricordare l'Educatore-modello, nel Secondo Congresso Nazionale delle Società di Patronato per i minorenni e per i carcerati tenutosi in Torino dal 10 al 12 ottobre il precursore dell'educazione razionale dei giovani operai, nella Settimana Sociale di Venezia - l'apostolo della Comunione frequente e quotidiana nel XXIII Congresso Eucaristico internazionale di Vienna.

I.

Al SECONDO CONGRESSO NAZIONALE PER I MINORENNI E PER I CARCERATI, presieduto

da quel benemerito giurista e magistrato torinese che è il cav. Gìuseppe Pietro Pola, l'esimio avv. CAV. PIERO PESCE-MAINERI, nella sua relazione sul 1° Tema « Concorso della Istituzione privata con l'azione della Magistratura per la prevenzione della delinquenza e correzione dei minorenni» compilata per incarico del Comm. Augusto Letti, Proc. Gen. del Re presso la Corte d'Appello di Genova, ebbe queste parole (1)

«La delinquenza giovanile è accompagnata o preceduta sempre dalla demoralizzazione giovanile » - fu ben scritto - ed è troppo vero....

Come spiegheranno, al riguardo, la loro previdente azione i nostri comitati di difesa, o i singoli volenterosi?

« È alla emozione virtuosa - scriveva Teofilo Gauthier - che noi dovremo tornare presto o tardi, se vorremo far versare delle lagrime giuste: tocchiamola arditamente questa corda della onestà, e noi la riconosceremo eterna e superiore ad ogni altra per le sue vibrazioni possenti e feconde ».

Ma.... e come « far vibrare questa corda? » Ah, io certamente so d'incontrare il comune consenso affermando che, quando non fosse doveroso, sarebbe saggio il non prescindere dall'idea di Dio, sopra la quale ogni virtù si fonda. (Paradiso, XXIV).

Io provo meraviglia e turbamento osservando come nelle esercitazioni delle menti più elette per la risoluzione dei problemi sociali, che pure impingono, essenzialmente, nella questione educativa, l'elemento religioso tanto sia trascurato che pare dimenticato!

Si pensa assai alla pubblica istruzione, troppo poco si pensa alla pubblica educazione - si provvede ad allargare la cerchia dei diritti politici - si è solleciti verso ogni forma di elevazione che si dice morale... - nulla si fa per assicurare quel divino elemento che ragione ed esperienza ci rappresentano quale il maggior presidio e la maggior forza del magistero educativo.

h ciò che a me fa dire ch'oggi non si sa essere educatori.

Dovrà dunque l' « emozione virtuosa » essere eccitata, sì, col ricorso a quei mezzi individuali e d'ambiente, che meglio s'adattino al soggetto, ma dovrà essere, essa stessa, una « vibrazione possente e feconda » di quella bella, immortal, benefica

Fede, ai trionfi avvezza

sopra la quale ogni virtù si fonda.

« Eccellenza » - rispondeva Don Bosco al ministro Rattazzi che se gli mostrava colpito poi meravigliosi risultati del suo metodo educativo e pel trionfo sulla protervia dei trecento corrigendi della Generala, in una clamorosa circostanza rimasta celebre negli annali penitenziari e ricordata anche dal Bollettino delle Carceri (annata 1888) - « Eccellenza, la forza che noi abbiamo è una forza morale; mentre lo Stato non sa che comandare e punire, noi al cuore della gioventù ci rivolgiamo anzitutto, e la nostra è la parola di Dio ».

Orbene, il metodo educativo che si segue, ancor oggi, in trecento cinquanta istituti di Don Bosco, in confronto di circa trecentomila ragazzi, con risultati di incredibile superiorità su ogni diverso sistema, è un metodo preventivo, poggiato essenzialmente sul principio religioso.

E recata quella pagina dell'On. Ellero, tolta dal fascìcolo Studi penitenziari (pubblicato dall' Associazione Milanese Cesare Beccaria) da noi riportata nel numero di luglio 191o, e quel passo del Fórster, dall'opera Scuola e Carattere, egualmente da noì riferito nel numero di ottobre 1909, esprimenti l'uno e l'altro la più alta ammirazione pei risultati e per l'intrinseco valore del metodo educatìvo di D. Bosco, conchiude:

Il nome di D. Giovanni Bosco io ho amato ricordare in questa Città - che è l'incunabolo delle sue opere insigni - augusta non soltanto per i suoi storici ardimenti, per la gloria delle sue regali tradizioni, per i fastigi delle sue armi e delle sue toghe, ma augusta ancora nei fulgidi nomi dei suoi figli, per le opere loro di carità universale conclamati cittadini del mondo!

II.

Al VII° CONGRESSO CATTOLICO NAZIONALI DI STUDi E ATTIVITÀ SOCIALI, tenutosi in Venezia dal 22 al 28 settembre u: s., nella seconda Lezione del 27 settembre il SAC. DOTT. BENEDETTO GALBIATI svolse l'importantissimo tema: « Le scuole serali, festive, professionali, agrarie, domestiche ecc. Condizioni attuali, mezzi di sviluppo » e l'Italia di Milano ne dava il seguente resoconto che è bene sia conosciuto integralmente.

Le aspirazioni e i problemi della cultura popolare non si esauriscono nei provvedimenti per la scuola elementare inferiore e superiore e nelle opere integrative di questi corsi, ma si estendono ancora a speciali insegnamenti che devono essere impartiti in modo sistematico per rispondere a particolari esigenze delle masse e dei tempi nostri. In un'età di così intensa vita industriale non deve la società contentarsi di fornire ai suoi membri le semplici nozioni di cultura generale, ma deve anche convenientemente prepararli a disimpegnare con attitudine e abilità le rispettive mansioni nei diversi rami della produzione. Mai come oggi - e per le esigenze delle industrie e per il benessere dei lavoratori - è stato vivo e sentito il bisogno di una preparazione tecnica degli operai in modo che questi, senza bisogno di un lungo e problematico apprendisaggio, divengano e siano « skilled » o qualificati nella loro professione. Di qui la necessità - da lungo tempo impostasi all'attenzione degli uomini più intelligenti - di « scuole professionali » apposite per la preparazione di abili lavoratori. In sostanza tocca ora alla scuola adempiere quella funzione che un tempo compivano splendidamente le corporazioni artigiane per i loro associati. Sotto questo rispetto non hanno soverchia importanza i lavori pratici manuali annessi come complementi educativi ai corsi elementari, complementari, normali: qui non ci interessa il lato pedagogico, ma quello tecnico di uno specifico insegnamento professionale. Ormai, più che per magistero di legge, per intelligenza di privati e munificenza di enti particolari, abbiamo anche in Italia una confortevole fioritura di scuole professionali per le varie branche della attività industriale. Urge che il loro numero sia accresciuto, il loro ordinamento migliorato. Per fortuna in questa parte vige tuttora un regime di libertà: giova profittarne largamente a beneficio della gioventù lavoratrice, come hanno fatto e fanno ancora parecchi istituti religiosi, massime i Salesiani, tanto benemeriti della cultura professionale in Italia e fuori.

Tra le scuole professionali è doveroso ricordare con speciale amore quelle agricole, dove i cattolici hanno già raccolto copiosa messe di frutti. Naturalmente, perchè la scuola sia profittevole, oltre i corsi teorici, occorrono presidi tecnici, officine e campi sperimentali; contrariamente tutto si ridurrà a una sterile accademia.

Un altro campo aperto all'iniziative intelligenti degli amici del popolo sono le scuole di economia domestica o casalinga, o ménagères, per la preparazione di buone massaie capaci di rendere attraente il nido domestico e mantenere sana e lieta la famiglia. Ce ne sono al presente parecchie ed eccellenti anche nel paese nostro; ma i cattolici non dovrebbero darsi pace, finché non ce ne fosse una almeno in ogni discreto comune. Non è difficile nè dispendioso organizzarle, quando non manchi un'anima volenterosa. Gli esempi buoni non mancano.

Abbiamo spaventevole in Italia il fenomeno dell'emigrazione, con tutto lo strascico delle note dolorose conseguenze religiose, civili, morali. Una delle cause più gravi di questi mali è indubbiamente la impreparazione dei nostri emigranti ad accostare paesi e costumi nuovi. Bisogna assolutamente provvedere ad organizzare scuole apposite per gli emigranti con programmi ben definiti e pratici che si intuiscono pensando ai loro particolari bisogni.

In questo campo abbiamo alcune iniziative nobilissime, ma troppo ristrette e sporadiche: dobbiamo allargarle ad ogni centro migratorio, profittandone per armare di una solida cultura religiosa i confratelli che espatriano. Se non provvederanno i cattolici a questa necessità urgente, provvederanno altri con intenti opposti alle nostre convinzioni.

Finalmente non si dimentichi che abbiamo ancora nella nostra nazione una media elevatissima di adulti analfabeti. A questi provvede in parte la legge sulle scuole reggimentali - che ci auguriamo seriamente organizzate - e sulle scuole serali e festive . Quante sono queste ultime in Italia? Non sapremmo dire per mancanza di stastitiche; però conosciamo di certa scienza le splendide iniziative attuate da cari amici di fede, da giovani, da sacerdoti, nelle loro case, negli oratori, nei ricreatori, nei circoli: Continui l'opera benefica e si intensifichi, procurando anche d'ottenere dal Comune, dalla Provincia e dallo Stato qualche utile sussidio.

Queste, con le altre, sono ancora le scuole che si possono chiamare veramente libere. Affermiamo in esse tutte le nostre forze, non perdendo mai di vista la tendenza non celata di parecchi di venire man mano incorporandole nell'organismo elastico e insidioso del nuovo patronato scolastico. Lavoro, sacrifizio, vigilanza! - inspirati a noi dall'amore per le classi umili, dalle quali dobbiamo ad ogni costo stornare la minaccia che il benefizio della cultura si tramuti in un diabolico incitamento all'apostasia da Cristo.

Il giornale conchiude

La relazione del dott. Galbiati è riuscita veramente pratica; una grande ovazione ha salutato le sue parole, specialmente quando ha ricordato l'opera meravigliosa dei Salesiani a favore dei figli dei popolo. Tutta l'assemblea si è trovata unita, in questa manifestazione di viva simpatia e di sincero incoraggiamento, all'azione paziente e fortunata dei figli di don Bosco.

...Don Pasteris si intrattiene sulle scuole per gli emigranti; ricorda la circolare pontificia che riguarda la istituzione di segretariati pro emigranti; loda la grande opera dei Salesiani all'estero nel campo professionale e nella diffusione della lingua. L'oratore conclude con un inno alla memoria di Don Bosco. L'assemblea applaude calorosamente.

III.

Al XXIII CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONAI,E, tenutosi a Vienna dall'11 al 16 settembre, vari furono gli oratori che ripeterono con grata venerazione il nome di Don Bosco.

Il rev.mo Mons. Dott. ENRICO SWOBODA, prof. alla I. R. Università di Vienna, il P. MICHELE

HOFMANN S. J., prof. all'Università di Innsbruk, e il rev.mo P. Generale dei Calasanziani ricordarono qual parte dia D. Bosco nel suo sistema educativo alla frequenza della S. Comunione e il suo desiderio di veder ammessi per tempo i fanciulli alla Mensa Eucaristica

« La frequente Confessione, la frequente Comunione, la Messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edificio educativo, da cui si vuole tener lontana la minaccia e la sferza....

»Si tenga lontano come la peste l'opinione di taluno che vorrebbe differire la prima Comunione ad un'età troppo innoltrata, quando per lo più il demonio ha preso possesso del cuore di un giovanetto a danno incalcolabile della sua innocenza.... Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione non si badi più all'età e venga il Sovrano Celeste a regnare in quell'anima benedetta.... »

Anche in varie sezioni, come nell'italiana e nella polacca, il suo nome riscosse unanimi applausi. In quest'ultima ne parlò a lungo il pio e dotto Vescovo di Przemysl, Mons. Pelczar.

I giardini della fede o gli Oratori dì D. Bosco. (1)

L'IDEA del fondatore risponde essenzialmente ad una santa e poetica visione, confortata dalla ineffabile speranza del bene. Idea semplice nella sua generosa concezione, ma ad un tempo complessa; facile nella sua intuizione, difficile nella sua pratica attuazione; meravigliosa per la sua finalità; malagevole sovente per i mezzi. Avviene spesso per disposizione della Divina Provvidenza, che di fronte alla impellente necessità di provvedere alla educazione religiosa della gioventù, e di sottrarla alle gravi jatture che, senza di essa, la minacciano, i fondatori si gettino a capo fitto nella loro impresa, poco curanti delle difficoltà e fiduciosi (non si deve mai dire soverchiamente) nell'aiuto del Cielo. E più grande deve dirsi certamente la gloria della magnanima impresa, che non il timore della sua attuazione. Affratellare tanti cuori, piegarli al bene, avviarli ai fecondi sentieri della virtù, della preghiera, del sacrificio, esercitare l'arte pietosa del giardiniere per far germinare i gigli dell'innocenza; crescere i giovani virgulti al bene della religione e della patria, prepararli ai mille cimenti della vita, organizzare i migliori elementi per la famiglia, per la società; cristianizzare insomma le generazioni, ecco il grande e nobile ideale degli Oratori e di tutti coloro che vi dedicano il loro mirabile apostolato; apostolato tanto più glorioso, quanto più difficoltato; dappoichè pon si tratta già di educare isolatamente un'anima giovinetta con sapiente e provvida cura, ma di attrarre le masse adolescenti; disciplinarne gli elementi più disparati; conciliarle in armoniche vitalità ed energie; dirigerle, temperandone i confidenti ardimenti, smussando le angolosità, frenando il inalo esempio, rimorchiando le attitudini più disparate, e, peggio, le malsane.

A questi modesti, umili e perseveranti pionieri del bene e della civiltà, devesi adunque tutta l'ammirazione non meno che la gratitudine. Essi non fanno elle perfezionare l'opera da Dio affidata ai genitori; intendono così ad una tal quale paternità, alternando il rigore alla benevolenza, 1a pietà al divertimento, la disciplina all'emulazione, la serietà al diletto. Intendimenti veramente eroici, che non solo Iddio, giusto estimatore dei propositi, ma gli uomini stessi sanno generalmente apprezzare, poichè nessuno può dimenticare, che null'altro, fuorchè il sentimento del bene, può far amare quelle creature che ad altri appartengono, ma coi quali si può cooperare per il trionfo di una grande missione.

....Sono infatti centinaia di fanciulli che attratti con dolcezza ed allietati dal desiderio di mescere il vantaggio al diletto, l'utile al dolce, convengono là dove una Cappella li attende per le esercitazioni religiose; dove una gioconda palestra offre loro un incentivo per lo sviluppo delle forze fisiche e muscolari; dove il sorriso e la vivacità giovanile acuiscono i desideri dell'emulazione e dei lieti dilettamenti settimanali.

Vorrebbero essere indisciplinati, e sono invece reggimentati; vorrebbero sfuggire all'occhio vigile del sorvegliante, e ne sono invece colpiti come l'augellino nella pania; sottrarsi agli eccitamenti della pietà e della preghiera, e vengono invece introdotti mercè la provvida virtù dell'esempio, consociata ad una paterna autorità, nei dolci recessi di un altare, nei campi fervidi della fede.

È raro che un giovinetto non sentasi attratto alla frequenza domenicale, perchè il naturale desiderio di rivedere i compagni, il giusto orgoglio di soddisfare ai propri doveri, la promessa di un premio, l'ambizione di una rivincita, e mille coserelle ed amminicoli, gli dànno animo a profittare di quel convegno, come cosa gradita, anzi desiderata. Ond'è che senza avvedersene tutto quello sciame di lieta e cara biricchineria viene adattandosi alle piccole esigenze dell'Oratorio più in modo piacevole che comandato; ottima preparazione perchè si faccia strada in lui il sentimento del dovere, l'amore alla pietà, e tutto quel complesso che raddrizza l'anima al al bene, all'onestà, all'obbedienza e ad ogni migliore idealità. Senza dubbio questa metamorfosi od evoluzione non è cosa facile; ma chi conosce gli Oratori sa quanta virtù di adattamento vi sia in questi caratteri ancor primogeniti facilmente duttili e pieghevoli. Chi ne avvantaggia? Tutti, l'individuo, la famiglia, la società, la religione e la patria.

Questi Oratori sono le oasi nel maremagno della nostra società corrotta e corruttrice; sono orti di salute ove respirasi un'atmosfera balsamica e vivificatrice; sono i felici vivai dove i virgulti si raddrizzano e teneramente frondeggiano; sono luoghi di palestra fisica e morale e di virtù, ove armonizzano l'altare e la ginnastica, la pietà e l'allegria, la divozione e la fibra muscolare.

Chi non vorrebbe essere l'angelo di simili istituzioni? Chi non porterebbe una pietruzza a simili monumenti? Chi non porgerebbe una mano soccorritrice? Voi, signori, ne dovete essere le anime volenterose, gli apostoli, se volete che le crescenti generazioni sieno lustro alla religione ed alla pietà, e che la patria stessa trovi, dopo l'adolescente, il cittadino ed il soldato nei difficili frangenti.

(1) Dal discorso dell'Avo. Cav. Carlo Bianchetti nel 1° decennio dell'Oratorio festivo di Lugano. Ved. Bollettino di settembre u. s. flag. 284.

* *

Dopo ciò noi chiediamo: E come mai ad esempio l'opera di D. Bosco, il grande creatore degli Oratori, ha potuto penetrare anche in questa bella Lugano e fondarvi l'Oratorio festivo? La risposta non è difficile: la buona pianta ha prodotto i buoni frutti. E l'Opera Salesiana che distende sempre le grandi braccia nel nome di Maria Ausiliatrice e della Divina Provvidenza; essa è che spande le sue feconde ramificazioni dal monte al deserto, dall'oriente all'occidente.

Che una tale Opera potesse svilupparsi così meravigliosamente ai tempi di egoismo, d'indifferenza, di volterianismo, di ateismo, e sovratutto in un secolo così vano e banchiere quale il presente, come diceva il poeta di Monsummano, dove l'amor dell'oro e il desiderio r'i grandigia trovansi in così permanente contrasto coll'evangelica umiltà e. carità, ciò non si spiega di leggeri, o, meglio, si spiega riflettendo, che un uomo di cielo ha saputo conoscere i suoi tempi e li ha vinti proclamando il principio, che un raggio di immortalità ed un posto nel gran regno valgono più di tutti i milioni della terra. La valanga del male trovava per naturale controstimolo la valanga del bene; l'opposizione di uomini nefasti aveva destato l'energia delle anime apostoliche; l'anarchia nei principi aveva prodotto tale cancrena nel bel corpo dell'educazione della gioventù, che si dovette avvisare ad un riparo; ma il male era generale, e pur generale e pronto doveva essere il rimedio, persino i confini dell'Europa più non bastarono allo slancio dei generosi, e così avvenne che il mio cliente D. Giovanni Bosco divenisse un leggendario apostolo dei due emisferi, e forse e senza forse l'uomo più provvidenziale del secolo XIX, degno al tutto di sedere accanto a Filippo Neri e a G. B. Lassalle. La carità è il fiore celeste di tutti i secoli, e sorge e grandeggia anche fra le spine, fecondato dalle aure pure della fede e della speranza e della carità. Ed allora sentite, sentite. Sono mille e mille voci conclamanti; sono migliaia e migliaia di fanciulli benedicenti al Signore; sono templi che fanno splendere le dorate cupole al sole; campane che di giorno e di notte squillano concenti; sono orchestre poderose rintronanti nei porticati e nei saloni; sono studi profondi, industrie rumorose, arti perfezionate; sono stuoli di partenti; migliaia di vergini e volenti ardimentosi; sono figli e campioni della Chiesa votati al sacrificio; è tutto insomma un popolo nuovo, di donne, fanciulli, uomini ed apostoli, popolo che si muove e si agita, che percorre terre e mari, che sacrifica il sangue, la vita, le ore, il pensiero, e passa di trionfo in trionfo al grido di Viva Gesù Cristo!

E tutto ciò donde viene? Dai figli del popolo, i più miseri, i più nascosti; dai servi della gleba. Oscuro esso stesso, D. Bosco, l'apostolo grande della gioventù, si è egli trasfuso, rinnovato, moltiplicato nell'opera sua miracolosa; e fu egli che gittò nelle masse dei giovanetti una corrente di elettricità cristiana che, lo speriamo, non sarà l'ultima fattrice del rinnovamento o risorgimento sociale e della restaurazione del regno di Dio sulla terra.

* *

Ora la corrente elettrica è giunta anche in questa nostra libera terra, dove il buon seme ha grandemente fruttificato nell'Oratorio festivo. Anche in queste regioni, come dappertutto, l'empietà inneggiava allo spirito: noi dobbiamo atrofizzare, si diceva, nell'anima del fanciullo l'idea della divinità, idea vecchia, anzi stravecchia e putrida, non più compatibile colle instaurazioni moderne; bisogna democratizzare lo spirito ; sbandire ogni pregiudizio ; elevare la ragione e abbassare il dogma; rilegare il sacerdote fuor dalla scuola, e sostituirgli il romanzo di Dumas e la novella di Victor Ugo; alla Chiesa surrogare la loggia e l'archipendolo; all'altare il libero ancore; alla bibbia ed al catechismo la letteratura di Giosuè Carducci e di Gabriele D'Annunzio ; una vera rivoluzione nello spirito e nella educazione, conducente all'abbiezione morale, al disguido fatale della ragione e del buon senso, al traviamento, al delitto, e spesso alle macabre tragedie finali. Ma venne l'Oratorio ; ed ecco sorgere un'altra aurora, un nuovo sole, ecco svilupparsi un ossigeno vivificatore all'ombra della Croce nell'elevazione della preghiera, e nell'esercizio refrigerante della virtù. Era un fatto quasi nuovo anche nella storia ticinese, ma degno di questo popolo pieno di vita e di senno, e degno di pietra miliare nella celebrazione del suo decennio.

E dopo di ciò ascoltatemi, voi, o cari giovinetti dell'Oratorio. E dicendo Oratorio, io non intendo soltanto il luogo della preghiera, come sembra suonare la letterale significazione, ma anche il ricreatorio, poichè si tratta veramente della ricreazione dello spirito e del corpo insieme, ossia dell'elevazione dello spirito mediante lo svago e l'onesto divertimento. O vorrebbesi adunque che l'Oratorio suonasse severità e musoneria? Mainò.

Voi sapete, o buoni giovinetti, quanto sia conveniente mescere l'utile al dolce. Voi sapete che col miele si prendono... (non so quì quali pesci si pigliano) ma insomma già voi sapete che cosa col miele si piglia. D'altronde anche voi lo comprendete, che vale più uno zuccherino, che non una pillola amara. Miele e fiele, verbigrazia, sono due parole che rimano fra di loro, ma che pulito non si conciliano; tutt'altro; si respingono, come noia e gioia. Del resto l'Oratorio ben s'assomiglia ad un alveare. Trecento e più! Mio Dio! che brulichìo, che ronzìo, che andirivieni!

Voi dunque, o adolescenti, che avete l'elettricità innata, cui è dilettoso lo sbattersi, il correre, l'inseguirsi, l'urtarsi, lo spingersi, consacrarsi alla palestra, allo desideratissimo sport; che desiderate esilarare l'animo per volgerlo poi a cose più severe; che dalle terrestri evoluzioni sapete assurgere ai campi sereni dello spirito; che alternate agli strilli delle rondini le voci del canto della preghiera, venite pure all'Oratorio. Qui il sangue ed il moto, quì la vita. Come vi entrerete contenti, così contenti ne uscirete. Libellule volanti, dai bei colori giovanili, non dimenticherete che anche voi siete natia formar un giorno l'angelica farfalla. La corsa nella palestra sia preludio alla corsa verso il cielo. La canzonetta festiva meglio vi prepari alla lode del Signore. E le rose che imporporeranno le vostre guancie, sian preludio di quelle immarcescibili che formeranno le ghirlande eterne. Epperò vi dico : Venite, entrate ! Intrecciate ludi, corone, fiori, speranze, primavere, energie: avanti, avanti, o milizie dell'avvenire! ma fate sempre che alle parole cd alle cose corrisponda una doppia significazione : l'una materiale, ma più di tutto, l'altra spirituale. Quella materiale sia come una falsariga; quella spirituale la linea vera, la calligrafia viva e rivelante; la prima costituisca il binario, la seconda la locomotiva; la giovinezza della vita vi richiami alla perenne gioventù del cielo.

Adunque l'Oratorio sia il ricreatorio. Il servite Domino in laelitia sta scritto a parole d'oro negli annali della teologia cristiana; dove è vera letizia, ivi è l'armonia, la poesia, il bello; il sole, il cielo.

Del resto ogni cuore facilmente si esalta quando ha in vista la giovinezza. Noi stessi, mentre ricordiamo col Parini, che « giunta sul pendio, precipita l'età », fummo giovani un dì, e ben sappiamo quanto nell'età delle rose possa l'ardore e la vivacità. Bello veramente e magnifico il temperamento giovanile! La verginità, di cui nulla più inestimabile; la destrezza, la resistenza, la vigoria, la forza; virtù tutte che ben coordinate fra di loro, fanno del giovinetto quasi un essere supremo. La gioventù è come il sole all'alba, la pianta in primavera, il fiore nella sua pompa mista di profumo e di colore, il bacio dell'aura mattutina, la polla freschissima sgorgante dalla tacita sorgiva. È in questo influsso promettente che sorridono la terra e il cielo.

Ma come tutte le cose hanno la loro spina., così la giovinezza, o fanciulli e adolescenti, è senza dubbio. E spina l'obbedienza, è spina la preghiera; spina il rispetto umano. Guai a lasciare libero il campo al nemico invasore!

Ora a temperare la virtù, a reprimere i vizi, a ritogliere le spine, ecco sorgere i provvidi Oratori, che noi chiameremmo più propriamente i giardini della fede.

O fanciulli, pensate che la fede è il massimo dei tesori; credetelo a chi ne ha fatto l'esperienza. Voi non potete forse comprenderlo in tutte le sue pratiche manifestazioni; ma la fede è necessaria alla vita dell'animo, come elemento sostanziale ed indispensabile. E senza la fede è impossibile piacere al Signore. Sine fide impossibile est (oh! notate la forza di quell'impossibile) placere Deo. E per essere vera, dev'essere accompagnata dalle opere, poichè la fede senza le opere è morta. Fides sine operibus mortua est. Ed è ancora necessario che sia profonda. Che cosa è infatti la pianta, se non è ben radicata? Che le foglie, se recise dal ramo? Ah, la pianta sbarbicata si getta al fuoco; e la foglia staccata infracidisce a terra. Colla fede, tutto: senza la fede, nulla.

La fede deve avere due qualità: dev'essere come la rupe e come il ruscello. Come la rupe, ferma; ferma come « torre che mai non crolla per soffiar di venti ». E come il ruscello, poi, che silenzioso ed inosservato scorre in basso, attraverso l'erbe ed i fiori; nessun lo vede, nessuno lo sente; ma la sua azione è benefica e perenne; ei lavora di giorno, lavora di notte; eppoi? eppoi le erbe opime, il verde magnifico e fiorito, ed i mille olezzi.

E la nostra fede sia ancora candida come la neve, bianca siccome il giglio Il giglio di San Luigi sia quello che vi accompagni nei sentieri della vostra vita.

Inutile il dirvi che i tempi corrono gravi; che l'eterno nemico insidia i teneri virgulti cercando di atrofizzarli nella perdita della fede. Egli tenta ogni mezzo: o stroncar la pianta o col tizzone abbrucciarne i germi; o presentandovi i fiori avvelenati, o facendo rilucere alla vostra fantasia bagliori affascinanti, meteore ingannatrici, ed ogni seduzione alla mente ed al cuore. Ma voi starete fermi. In fede salus!

Voi avete quest'Oratorio, giardino e presidio contro i pericoli presenti e futuri. State uniti ai vostri Direttori, essi i maestri, e voi i discepoli; stringetevi a loro coll'affetto e colla sommissione; non ne avrete male; tutt'altro; ne sentirete grande giovamento. La vostra giovinezza ne uscirà ingagliardita, vivificata, e ben plasmata per le future vicende; chè la vita è una milizia, e per ben combattere bisogna essere bene armati e bene corazzati. Ora la fede è arnia e corazza insieme.

Ma perchè quest'Opera provvidenziale e superba possa corrispondere all'alto suo ideale, non basta il voto platonico, od il facile plauso; occorrono i mezzi e la cooperazione dei volonterosi. Sì, sì, o signori. Mezzi morali, e mezzi materiali. Mezzi morali che è quanto dire la vostra cooperazione, o genitori, o voi tutti da cui possa dipendere l'avvenire dei figli, o del giovinetto, onde non avvenga che dobbiate un giorno piangere a lacrime di sangue i disordini di menti e di cuori ottenebrati dal dubbio, dal Volterianismo, dall'ateismo, mentre non vi sarà difficile avviarli « sui floridi sentieri della speranza » al raggio della « bella immortal benefica fede ai trionfi avvezza »; materiali poi, perchè senza di essi è assai difficile, per non dire impossibile, ottenere quei risultamenti che sono la conseguenza prima della istituzione degli Oratori festivi...

Le cose a questo mondo sono così fatte che si abbisogna della cooperazione di tutti per averle perfette, od almeno rispondenti ai generosi ideali.

Amiamo la gioventù ; salviamo la gioventù ! ecco il grande ideale programma, per il quale, nel trionfo della fede e nella preparazione di ottimi cittadini, si matureranno giorni migliori alla patria nostra.

TESORO SPIRITUALE

Ind. plenaria dal 10 novembre al 10 dicembre:

1) il 21 novembre, Presentazione della B. Vergine al Tempio;

2) il 22 novembre, festa di S. Cecilia Vergine e Martire ;

3) l'8 dicembre, Solennità dell'Immacolata Concezione.

I nuovi Missionari.

Si accomiatarono, come abbiamo detto nello scorso numero, la sera dell'8 ottobre, insieme con vari veterani, i quali, dopo aver passato sul campo del loro apostolato quindici, venti, ed anche più, di venticinque anni di fatiche, eran tornati per qualche mese in Italia a rivedere i loro cari e ritemprarsi ìn salute.

Il Sacerdote Giovanni Gasparoli, reduce dalle Missioni del Matto Grosso, intrattenne il largo stuolo di cooperatori e cooperatrici accorso alla commovente cerimonia sull'azione molteplice dei Missionari Salesiani a pro' di molti nostri connazionali emigrati, di varie tribù selvagge chiamate alla luce della Fede e della Civiltà, e di tanti figli del popolo. La sua parola convincente scese soave al cuore dei presenti, a cui rese le più vive grazie pel concorso della loro carità, e chiese e promise le più ferventi preghiere.

L'Em.mo Card. Richelmy, dopo avere impartito la Benedizione Eucaristica, recitò le preghiere dei pellegrinanti, ai quali distribuì il Santo Crocifisso; e quindi, togliendo argomento dal ricordo della recente Solennità del S. Rosario, rivolse ai nuovi missionari la più affettuosa e commovente allocuzione, dicendo che invece di raccomandare ad essi, figli di Don Bosco, la divozione del S. Rosario nella quale sono stati educati fin da giovanetti, egli voleva che riflettessero agl'insegnamenti che sgorgano spontanei dai misteri che si meditano in questa preghiera, assicurandoli che nella loro missione avrebbero incontrato gioie e dolori; ma solo godendo e soffrendo con Gesù e con Maria avrebbero potuto sperare di raggiungere altresì la gloria, non già quella del mondo, che è passeggera e caduca, ma quella eterna, a noi riservata con Gesù e Maria in cielo.

Il rev.mo sig. D. Albera, insieme con gli altri Superiori Maggiori, diè in fine a ciascuno dei partenti l'abbraccio paterno, accompagnato da un ultimo ricordo. La cara scena intenerì, come sempre, i presenti.

Fuori della balaustrata, in posti speciali, prese parte alla cerimonia uno stuolo di generose Figlie di Maria Ausiliatrice, anch'esse in procinto di partire per le Missioni.

A tutti il nostro saluto fraterno e i più santi auguri.

DALLE MISSIONI

CINA

La prima visita alla capitale del distretto di Heung-Shan. (Lettera del Missionario D. Luigi Versiglia).

Macao, 24 giugno 1912. REVERENDISSIMO PADRE,

GiÀ da tempo desiderava recarmì alla città di Eong-Shan (od Heung-Shan) capitale del distretto omonimo, volgarmente chiamata Seak-Kei, la quale conta ben 15o.ooo abitanti ed ha un piccol gruppo di cristiani con una piccola residenza. Una seria questione nel villaggio di Seong-Chau, presso Tau-Mun, me ne porse l'occasione. Si trattava di proteggere la cristianità di quel paese contro i soprusi dei gentili. Un cristiano me ne fece avvertito ed io partii immediatamente.

Le peripezie del viaggio - L'accoglienza dei cristiani e dei gentili - Alla volta di Seak=Kei - Curiosità cinese.

Salii sopra una barca che doveva condurmi ad un dato punto, ove sperava la coincidenza di un'altra per giungere sul posto; ma dopo circa mezza giornata di viaggio, tutt'altro che commodo, la coincidenza era già partita.

Che fare?

Noleggiai una barchetta, grossa come un guscio di noce, ove ci accocolammo il servo, il catechista ed io, e il barcaiuolo colla moglie. Questa guidava il rozzo timone, e quegli manovrava la vela che non era, altro che uno straccio sospeso a un bambù.

Dopo breve corso il fiume comincia ad allargarsi a vista d'occhio ed il vento favorevole spingeva la barchetta ad una velocità straordinaria; se non che di quando in quando forti ondate ci mettevano in grande apprensione. Ci fu un momento in cui ci credemmo perduti: per due o tre volte la barca fu violentemente sollevata più metri dal livello ordinario e precipitata colla stessa furia in una voragine aperta nell'onda che sembrava volesse inghiottirci.

« Mio Dio! salvateci » fu il motto istintivo che ci sfuggì dal cuore. Il barcaiuolo invece, che nulla comprendeva di questo linguaggio, d'un colpo lasciata cader la vela: « Fermi! gridò, nessun si muova! » e noi quasi istintivamente afferratici l'un l'altro con una mano, coll'altra ci aggrappammo alla sponda della barca per evitare di esserne lanciati fuori da quei colpi così violenti, e chiudendo gli occhi per non mirare di fronte l'abisso che ad ogni momento minacciava d'inghiottirci, ci raccomandammo tacitamente al Signore.

Fortunatamente era una burrasca locale, prodotta da contrasto di venti in quel punto, che non si estendeva oltre una zona ristrettissima, traversata la quale ritornò la calma.

Demmo grazie a Dio per lo scampato pericolo, e non fu il solo, chè ben tre volte fummo in quel giorno al punto di essere travolti dalle onde, ma n'andammo sempre salvi, grazie a Dio ed all'imperturbabilità del nostro Caronte, il quale, impassibile, accovacciato sulla prua della piccola barca colle corde della vela in mano, distribuiva gli ordini colla fermezza di un ammiraglio, esigendo perentoriamente il concorso or dell'uno or dell'altro dei passeggeri.

A un tratto cessa il vento, e la barca resta immobile sotto un sole che abbrustoliva.

- Stanotte andiamo a rischio di rimaner nel fiume - dice il pilota.

Questa prospettiva non era delle più ridenti,.. Una notte immobili sul fiume! Oltre gli inconvenienti facili a supporsi, v'era il grave pericolo dei pirati, agli occhi dei quali non sarebbe certo sfuggita la nostra posizione.

Dunque?

Dunque dopo un poco di consulta si decide di cambiar itinerario. A forza di remi si spinge la barca in un canale di traverso assai ristretto, e la scena volge un po' al grottesco.

Arrivati nel canale i due barcaioli saltano giù nell'acqua ed allacciate due corde alla barca montano sulle sponde e trascinando la corda fan marciare la comitiva colla velocità del bue che trascina il carro... E pazienza ! Ben otto ore passammo su quel triste veicolo esperimentando tutte le risorse della navigazione Cinese!

Al discendere le nostre gambe non potevano più reggerci, tanto erano indolenzite. Contuttociò dovemmo far ancora quattro ore a piedi e verso le dieci di notte si arrivò alla cristianità.

Nonostante l'ora tarda e l'oscurità della sera subito si diffuse la nuova dell'arrivo del missionario, e mentre i cristiani venivano contenti a darci il ben venuto, i gentili radunaronsi in furia nel tempio dei loro antenati e si diedero a battere il tam tam e a sparare bombe e fucilate, come si suol fare quando si tratta di spaventare i pirati.

Evidentemente avevano intenzione di spaventarmi e farmi fuggire, i cristiani infatti ne rimasero sgomenti; ma quando mi videro tranquillo ed imperturbabile, anch'essi si rassicurarono, si rise della semplicità, e rifocillati si andò a riposo.

Al mattino, dopo avere esaminato alquanto le cose, decisi di risalire il fiume per portare le debite querele dinanzi al mandarino del Capoluogo, e fu così che mi decisi di andare a SeakKei (Eong-Shan).

Il viaggio, è inutile dirlo, se non è a piedi, dev'essere in barca.

Questa volta però non si trattava più di vela nè di remi, nè di corde; qui la civiltà cangi- inava già colle ruote e la barca veniva spinta da una ruota a palette che, a sua volta, era messa in moto da otto uomini che vi calcavano sopra! V'eran pure tutte le comodità secondo l'ultimo progresso; letti per dormire, sala a manager, /umoir, latrine inodore, ecc. ecc.

- Davvero?!

Certamente! La barca, alta al massimo tre metri, era divisa in tre ripiani; quello della chiglia per la zavorra e le merci; e gli altri due, alti non più di un metro ciascuno, riservati l'uno agli uomini, l'altro alle donne; i porci, le galline, le oche (e ve n'era una grande quantità) come esseri privilegiati stavano sopra coperta.

Qui dunque, ciascuno nel relativo riparto si sceglie il posto che più gli aggrada, vi colloca una stuoia e vi si siede o vi si sdraia a talento; e ivi stesso, se ne ha volontà, mangia, fuma, giuoca, si toglie le scarpe, la giacca, ecc. ecc. senza dire scusi! o pardon! o please! Ognuno è libero e nessuno si meraviglia di nulla. Non è questa la massima delle comodità? Quanti legami nelle nostre etichette! Anch'io cercai il mio cantuccio, mi ci adattai come potei e via. Erano le sette del mattino. Appena entrato, divento l'oggetto degli sguardi e delle ammirazioni di tutti. Pian piano qualcuno un po' più civile mi si avvicina ed incomincia il discorso.

Ciò che più colpisce la loro fantasia, è il mio naso lungo e la mia folta barba.

- Perchè voi, diavoli di europei, avete il naso così lungo?

- E perchè voi, diavoli di Cinesi, l'avete così corto?

La mia risposta li fa riflettere un po' più sui termini della civiltà, ed in seguito si accontentano di chiamarmi « Signor straniero ».

Tuttavia mi accorgo che la mia risposta o meglio la mia domanda li ha imbarazzati abbastanza sì da far crescere il loro piccolo naso quasi di un palmo. Li lascio alquanto nell'imbarazzo, poi con sussiego comincio:

- Ecco! quando noi siamo piccoli, la mamma ci porta in braccio e di quando in quando in segno di affetto ci tira il naso; e questo cresce! Voi invece, da bambini, siete legati al dorso della mamma, sicchè camminando o movendosi siete obbligati a battere il naso sulla sua schiena; ed esso rimane corto.

Se la prima risposta li stupì, questa spiegazione fe' loro sbarrare gli occhi e spalancar la bocca

- Ecco uno straniero, dice uno, che è più sapiente di noi!

- E straordinario !

La curiosità cresce e dal naso si passa alla barba:

- E tu perchè hai la barba così lunga e folta, mentre noi Cinesi non ne abbiamo quasi nulla?

Attendo un poco a rispondere, poi con aria socratica domando:

-- Quale è la pietanza che tu mangi di solito e più volentieri?

- La carne di porco.

- Va bene, rispondo; e sai tu quale è la pietanza che noi europei mangiamo di solito e più volentieri?

- Quale?

- La carne di vacca....

- Ebbene?

- Ebbene, non capisci ancora? La vacca ha molto pelo e fa crescere la barba; il porco ne ha poco e quindi vi lascia la barba corta e rara!....

Teh!... non mi pensavo che la tua sapienza fosse così profonda.... tu devi aver studiato certamente molti libri

- Sì, tanti da caricare una vacca, senza contar quelli che la stessa mi ha mangiato.

- E sai leggere i libri cinesi?

Certamente! e prima che essi me ne porgano un altro, tiro fuori il catechismo in cinese, l'unico libro che posso leggere, e mi pongo a declamarlo con tutto sussiego.

A questo punto la loro meraviglia arriva al colmo.

- Possibile che uno straniero conosca i nostri caratteri? ma questo è un portento!.... Ecco una piccola sintesi delle idee Cinesi. Nessuno straniero può superare i Cinesi in scienza, e la suprema delle loro scienze sta nel saper leggere i caratteri.

- E di' un poco, continua il mio interlocutore : li sai anche spiegare questi caratteri?

Non faccia meraviglia questa domanda. Un Cinese apprende pappagallescamente per tre, quattro o cinque anni un certo numero di caratteri senza preoccuparsi del loro significato. In seguito poi, se vuol continuare nella scuola ed ha danaro per pagare il maestro, passa ad apprenderne la spiegazione. L'interlocutore intanto mi presta buon giuoco per parlare un po' di religione e me ne servo per spiegare un po' di catechismo. Essi mi ascoltano a bocca aperta, stupiti della novità.... e con qual frutto? Neque qui Plantat, neque qui rigat... Il frutto forse verrà in seguito; il Cinese non va a sbalzi. Forse fra quattro o cinque anni è capace di ritornar sopra le cose udite e cercare il Missionario per conoscere ed abbracciare ciò che ora ascolta solo per curiosità. È l'esperienza dei missionari provetti che ce l'assicura.

Arrivo a Seak=Kei - Visita al Mandarino - Voci d'allarme - L'arrivo dei rivoluzionari - Gli effetti della rivoluzione.

Tra queste conversazioni, un po' di riposo e il prendere qualche appunto, passa meno noioso il tempo ed arrivo a Seak-Kei alle 9 di sera.

Mi dirigo subito alla casetta della missione ed il catechista stupito di vedermi:

- Oh Padre! mi dice dopo il primo saluto, come hai osato venir qua?

- Perchè ?

- Non sai che tutto il paese è infestato dai pirati ed i rivoluzionari repubblicani stanno per venire a conquistare la città?

- Va bene, risposi, anch'io vengo per lo stesso scopo, benchè la mia impresa sarà ben più difficile della loro, nè spero di arrivarvi tantosto.

- E vero, rispose facendo una risatina; e corse a preparare qualche cosa per ristorarci, dopo di che, rese le grazie al Signore, si andò a dormire.

Il mattino dopo, seduto in portantina e seguito da tre altri egualmente in portantina, andai a far visita al mandarino, il quale fu molto gentile e mi fece molte promesse, che forse prevedeva non avrebbe potuto mantenere, poichè giungevano da ogni parte notizie molto confuse circa la rivoluzione.

- Han già sottomesso il Son-tak.

- Già stanno per passare i confini dell'Eong Shan.

- Stanno per attaccare il Sin Lam. - L'han già preso....

Altri invece:

- No! non sono i rivoluzionari, sono i pirati travestiti;.... il Sin Lam fu attaccato da 400 pirati, e derubarono le principali botteghe, portarono via molte donne e molti bambini Ora discendono su Seak-Kei...

- Arriveranno certamente stanotte...

- Arriveran domani!

Queste notizie esagerate, ricamate, e circostanziate minutamente finiscono col mettere in tutti un orgasmo che diventa spavento. Al più piccolo rumore fuori dell'ordinario si chiudono le porte delle vie, si sbarrano le case ed ognuno si mette sulle difese come meglio può.

Particolari allarmanti fomentano il panico: la scarsa truppa della città tutta consegnata ; il veder correre a quando a quando pattuglie di soldati come se andassero all'assalto di qualche nemico; e il porto spopolato, chè dei vaporini che si vedevano arrivare quasi ad ogni ora da Hong-Kong, Macao, Kanton, Kong-Mun più non se ne vede neppur uno. Quindi mille supposizioni stranissime: e il fatto è che i vaporini erano stati noleggiati a forza dai rivoluzionari pel trasporto delle truppe.

Molti dei cristiani, costernati dalle notizie, non dei rivoluzionari che erano desiderati, ma dei pirati le cui gesta poco gloriose andavano purtroppo moltiplicandosi nei dintorni, costernati, dico, si radunavano nella casa della missione per star vicini al Padre.

Io per rassicurarli, approfittando delle buone promesse del mandarino, mandai a chiedere un picchetto che fu gentilmente accordato. Dieci soldati vennero e si misero di scolta intorno alla casa, il che servì a sollevare assai il morale.

Molte volte lungo la giornata si diedero dei falsi allarmi, ed ogni più piccolo incidente bastava a darne motivo accrescendo l'orgasmo e la paura, e in mezzo a tali trambusti passò tutto quel giorno, e nella notte seguente pochi andarono a riposo.

Al mattino le notizie si fanno più confuse.

- Arrivano i pirati!.... Vogliono bruciare la città!

- No, sono i rivoluzionari!

- Stan già per passare il fiume!.... Son quattrocento!....

- Sono seicento!....

- Son più di mille...

Infatti non passa molto tempo e si odono alcune fucilate. La truppa rivoluzionaria era effettivamente arrivata.

Concentratasi primo nel Son-tak al sud di Kanton, ove ebbe seri incontri colle truppe imperialiste, discese poi nell'Eong Shan; attaccarono prima la città di Sin Lam al nord, discesero quindi a Nam-long e giù giù fino a SeakKei ed ora stavano per entrare nella capitale, impadronendosi per primo della porta di Ovest.

I soldati che ne erano a custodia tentarono di opporre qualche resistenza, ma una scarica di fucileria dalla parte opposta ne stese a terra alcuni, mentre gli altri fuggivano. Fortunatamente furori queste le uniche vittime di quella giornata.

Il mandarino militare tentò di radunar la sua truppa per marciare contro la rivoluzione, ma la truppa vi si rifiutò, minacciò, imprecò, e come un sol uomo fuggì per unirsi ai rivoluzionari, sichè il pover'uomo dovette correre a nascondersi per aver salva la vita.

Impadronitisi della porta dell'Ovest, i rivoluzionari entrarono di corsa nella città, infilando proprio la contrada ove sta la residenza della missione.

Le notizie incerte e vaghe, sparse anteriormente, l'incertezza che ancor regnava sulla provenienza di quegli uomini e sulle loro intenzioni, avevano aumentato il panico a tal punto che dopo i primi colpi di fucileria, la città parve divenuta un sepolcro. Non v'era più uno per le vie.

Molti cristiani che, udita la S. Messa, non avevano più osato tornare alle loro case, a questo punto mi si strinsero d'intorno e gettandosi alcuni in ginocchio

- Ah! Padre, esclamavano, ci siamo! salvaci! Se qualche colpa è in noi, castigaci tu, ma difendici in questi momenti.

Il loro spavento crebbe vieppiù, quando videro il picchetto di soldati, che stava di guardia, andarsene!

Li confortai inviandoli alla cappella per pregare; mi ubbidirono e un di essi intonò le Litanie dei Santi, cui tutti rispondevano con profonda divozione.

Intanto, postomi alla porta di vedetta, io stetti ad attendere gli eventi che, a mio giudizio, non dovevano essere tanto temibili.

Non andò molto infatti, ed ecco spuntare uno strillone, mandato avanti dai rivoluzionari, che diceva:

- Non abbiate timore alcuno, siamo vostri fratelli che veniamo per liberarvi dalla lunga schiavitù che vi pesava sul collo! State di buon animo! Domani il riso e la legna saranno a buon mercato, la giustizia sarà amministrata lealmente ed i malvagi saranno puniti con severità; state allegri e fuoco agli spari.

Queste grida produssero un effetto magico. Di mano in mano che l'araldo passava, vedevansi aprir le porte e tutti gettarsi sulla via, quali a comprar fuochi, quali ad improvvisar bandiere, quali ad applaudire con entusiasmo indescrivibile la truppa variopinta che passava. Si figuri! c'era chi aveva già tagliato il codino, chi no; chi aveva il cappello, o un berretto o una cappellina di paglia, e chi nulla ; non potei trattener le risa al vederne uno con una berretta da prete. Forse aveva visto qualche europeo (sacerdote s'intende) portare una tal foggia di berretto e credette d'essere in diritto di portarlo anche lui, colla convinzione di essere salito un po' più nella civiltà; e dire che da noi la berretta da prete è segno di oscurantismo !....

Nè mancavano quelli che sopra un paio di calzoni alla cinese, larghi e rimboccati fino alle ginocchia, avevan una marsina a coda di rondine od una redingote. In quei momenti tutto ciò che sapeva di europeo, indicava civiltà. Le armi poi erano di tutte le fogge, sì che sembrava che n'avessero spogliato un ricco museo.

Però era marziale davvero il contegno degli ufficiali, giovani la maggior parte, che avevano passato qualche tempo in paese straniero. Vestiti quasi tutti di leggera tela d'Africa, filettata con fettuccia gialla, e un berretto a visiera, cavalcavano chi un asino, chi un cavallo, tirato da due soldati, in qualità di palafrenieri. Ma la loro posa era di chi teme un'imboscata ad ogni piè sospito; si avanzavano tenendo le mani incrocicchiate davanti, stringendo ciascuno due revolver pronti a sparare al primo movimento. E dietro la truppa rivoluzionaria veniva di corsa la truppa del mandarino, legandosi per via la benda bianca che era il segno della rivoluzione.

I cristiani, rassicuratisi, anch'essi uscirono per vedere le loro case e volevano che mandassi anch'io a comprare i fuochi per gli spari.

- No! risposi: questo non mi appartiene.... - Ma bisogna farlo, pena la testa o la confisca

- No ! risposi; e non volli.

I rivoluzionari intanto fecero un giro per la città acclamati ovunque e ricevuti con spari dal popolo pazzo di gioia.

Di lì a un'ora ecco arrivare alla missione un picchetto di venti soldati che circondano la casa. Alcuni cristiani corrono ad avvisarmi:

- Oh! Padre, te lo abbiamo detto noi!... Non hai voluto bruciare i fuochi, e i soldati vengono a far vendetta.

- Vediamo un po', risposi; ed andai verso il caporale, il quale, salutatomi rispettosamente, mi presentò un ordine del comandante in cui diceva, come a prevenire che in questa circostanza di cambiamento del governo un qualsiasi malandrino osasse far qualche sopruso alla casa della Missione Cattolica disponeva che venti soldati stessero in continua ronda intorno ad essa, finchè la città non fosse completamente tranquilla.

Si fece una risatina sulla paura dei cristiani; ma, poveretti, erano compatibili ; in siffatti momenti uno in Cina può aspettarsi di tutto. Io intanto mandai subito a ringraziare il comandante militare.

Anche il mandarino militare se la passò abbastanza liscia, perchè inseguito e ritrovato fu condotto tremante davanti al conquistatore, dal quale ebbe salva la vita purché gridasse: Viva la rivoluzione! e ne mettesse la divisa.

E quali furono gli effetti del cambiamento di governo? L'unico forse, fin qui, fu il taglio del codino. Nello stesso giorno uscì un editto che ordinava a tutti di tagliarselo: sicchè ogni bottega si cambiò in barbieria, e forbici, rasoi, coltelli, tutto veniva a taglio. Le toelette che ne risultarono erano qualcosa di classico : chi aveva la testa del tutto rasa; chi rasato tutto all'intorno aveva voluto un ciuffo sul coccuzzolo, chi un semplice ciuffetto davanti o da un lato. Non parliamo del taglio artistico: le scale erano dovunque a buon mercato.

Il Governo poi, per assicurarsi una completa obbedienza al primo suo ordine (i principi sono sempre importanti!...) mandò una truppa di soldati agli imbarcatoi ed alle differenti porte della città con grosse forbici in mano, affinchè a tutti quelli, che entravano od uscivano senza avere ancor compiuta la sacra ceremonia della tonsione, venisse fatta sommariamente su due piedi. Nè valevano le proteste del mal capitato; tutt'al più gli restituivano la misera appendice recisa: « Ecco questo è tuo! » dicendogli cori bel garbo « vattene in pace! » ed il poveretto per non aversi il danno e le beffe era costretto a tacere e andarsene.

Ma la tranquillità non durò molto tempo, poichè venne turbata da un nuovo incidente. Sottomessa la città e ristabilitovi alquanto l'ordine, il Governatore della Provincia residente in Kanton mandò un suo rappresentante a prendere il governo effettivo della città e del distretto, ma il comandante delle truppe vi si rifiutò, allegando dei diritti quale conquistatore. Anche le truppe si divisero, parteggiando chi per l'uno e chi per l'altro, e passando dalle minaccie si venne sul serio ad una vera battaglia. I ribelli corsero a trincerarsi in diversi punti della città e gli altri si preparavano a snidarli; e fu un'impresa assai ardua e pericolosa, essendo le vie della città molto ristrette e le case molto deboli per oppor resistenza, sicchè le palle fischiando da tutte le parti arrivavano anche nelle case dei privati facendo non poche vittime, e vi furono molte vittime anche dalle due parti belligeranti. Dalla casa della missione udivamo con terrore i colpi di fucile, gli urli dei combattenti e le grida lamentevoli dei feriti. Il combattimento durò dalle sei del mattino fin quasi le cinque di sera e finì colla completa vittoria della parte legittima. Gli altri, parte si arresero o si diedero alla fuga, e parte furono presi prima prigionieri ed ammazzati a colpi di fucili. Il Comandante i ribelli fuggì pei campi, ma inseguito e raggiunto fu condotto in città, dove la truppa vincitrice gli si scagliò addosso furibonda squartandolo vivo per strappargli il cuore, che portarono in giro per la città sopra una picca. Poco gli giovò la vittoria riportata pochi giorni avanti colla presa della città!

Le consolazioni del Missionario - Due bambine battezzate - Un caso compassionevole - Un altro battesimo.

Essendo le cose così sossopra, lo scopo della mia venuta era quasi frustrato per allora. Parlare di evangelizzazione in quei momenti nemanco a pensarci! Gli animi erano troppo sollevati. Tuttavia la mia presenza tra quei cristiani fece molto del bene, sia per sostenerne il coraggio, sia per l'onore della bandiera.

- Ecco che il nostro padre è venuto in mezzo al pericolo ad esporre la propria vita con noi - dicono i cristiani ai seguaci di varie sètte; - i vostri ministri invece che cosa han fatto? neppur uno si è fatto vedere.

E questo lasciò molto buona impressione anche presso i pagani.

Nè mancarono altri vantaggi; potei radunare i catechisti di quella missione, ai quali comunicai i miei progetti per estendere vieppiù l'opera di evangelizzazione in quei dintorni e mi parve di trovarli tutti animati dalle migliori disposizioni.

Ebbi anche la consolazione di guadagnarvi qualche anima.

La prima consolazione fu di poter mettere a posto una povera famiglia, ove il solo marito era cristiano e per la miseria non aveva acconsentito a battezzare due bambine che si riserbava di vendere a qualche ricco che gli prestava il danaro. Spaventato dal pericolo di quei giorni, attirato dalle buone parole e da qualche offerta del missionario finì col disdire i patti già fatti a danno delle povere creaturine e consentì a farle battezzare, essendo l'uno di quattro, l'altra di otto anni. Anche la moglie si è determinata a farsi cattolica ed ora va studiando il Catechismo.

Il vendere le proprie figlie non è raro in Cina e purtroppo lo fanno alle volte anche padri cristiani, nei quali non essendo la fede ancor molto radicata, manca il coraggio di resistere di fronte alla necessità. Non è molto che mi si presentava un caso molto pietoso e al tutto identico. Due povere figlie, anch'esse sorelle, l'una di 12, l'altra di 15 anni, sapevano la dottrina cristiana ma non erano battezzate perchè i genitori cristiani le avevano vendute prima ancora che potessero essere battezzate. Le poverette, conoscendo la loro triste condizione, vennero da me piangendo e scongiurandomi a riscattarle: - Ci farai battezzare, Padre, e saremo buone cristiane, ci collocherai dove vorrai tu, ma deh! toglici da questa casa infernale ove siamo...

Il loro riscatto costa 20o dollari (ossia 500 franchi ciascuna) ed il missionario pur troppo non è sempre in condizione di far tali spese. Le confortai a sperare promettendo loro che me ne sarei interessato; ed esse piangendo, ma con un raggio di speranza nel cuore, ritornarono alla triste dimora.

Il Signore ispiri a qualche anima pia di venire in aiuto al missionario per strappare dalle fauci del demonio queste ed altre povere anime!..

Mi capitò anche un caso curioso che mi consolò non poco. In quei trambusti, di quando in quando, pur troppo avveniva che alcuni male intenzionati se ne approfittassero per le loro ruberie e grassazioni.

Una notte una compagnia di sei o sette malandrini diedero l'assalto ad una bottega, vicina alla casa della missione, credendola facile preda.

Ma si ingannarono; tutti gli agenti del negozio erano ben armati e saltati su di un colpo respinsero gli aggressori uccidendone uno e ferendone diversi. Un giovanotto ferito gravemente si trascinò in un campo vicino e non potendo più camminare vi rimase tutta la notte. Saputolo, al mattino andai là per tempo col catechista, gli prestai qualche cura e gli feci capire che la sua disgrazia era stata permessa da Dio in castigo della sua mala azione, ma che ciò non era tutto, un castigo ben peggiore lo attendeva dopo morte, se non ne avesse di cuore domandato perdono a Dio... un castigo che avrebbe durato per sempre, senza speranza di perdono.

Il disgraziato restò cogli occhi sbarrati, poi scoppiò in un pianto dirotto, e:

- Lo conosco, soggiunse tra i singhiozzi, lo conosco che ho fatto male, ma che debbo fare?

La grazia del Signore lo aveva toccato; forse aveva permesso che arrivasse fino a questo punto per salvarlo. Quindi, istruito quanto fu possibile e quanto il caso permetteva, ricevette coli molto sentimento il S. Battesimo, poi mentre veniva trasportato ad una specie di ospedale, per strada stessa finì di vivere, ladro in vita e ladro in morte, rubando in vita la roba altrui, in morte il paradiso!....

Ecco, o amatissimo Padre, le avventure che accompagnarono la mia prima andata alla Capitale del Distretto.

Già vi ritornai parecchie altre volte e vi ho potuto fare anche diversi battesimi di adulti; e vi abbiamo anche diversi catecumeni, tra cui il maestro delle principali famiglie della città.

Mercè la grazia del Signore ci si prepara adunque una messe molto copiosa. Se avessimo mezzi per fondar qui qualche istituto, quanto bene si potrebbe fare! Quanto bene potrebbe farvi anche un Istituto di religiose per la S. Infanzia e per l'educazione delle ragazze in tutti i generi di cultura femminile!.... I protestanti vi sono da molto tempo e fanno proseliti perchè non mancano di mezzi.

Faccia noti la condizione nostra e i bisogni di queste terre ai benemeriti Cooperatori, e coll'aiuto materiale implori per noi anche il soccorso di continue preghiere.

Di Lei, amatissimo sig. D. Albera,

Ad.mo Umilissimo Figlio in C. J.

Sac. LUIGI VERSIGLIA,

Missionario Salesiano.

REP. ARGENTINA Una missione di dieci mesi attraverso la Patagonia. (Lellera del Sac. Andrea Pestarino.)

Pringles, 25 luglio 1912. REV.MO SIG. D. ALBERA, avendo un po' di tempo disponibile , me ne approfitto per inviarle un breve resoconto dell'ultima Missione, incominciata sulla fin di agosto 1811 e terminata felicemente alla metà di giugno di quest'anno 1912. Così quanti cooperarono al buon esito di quest'escursione apostolica, sia con la preghiera, sia con le elemosine, sia anche coll'ospitarci amorevolmente nelle loro case, potranno vedere il gran bene che si è potuto fare mercè la grazia di Dio e la loro generosa e caritatevole cooperazione.

Luoghi visitati. - Nel Territorio del Rio Negro visitammo: San Javier, Cubanea, i Distretti di Coronel Pringles, di Generai Villegas, di Generar Conesa, Alvaro Barros, di Valcheta, di Sierra Grande, e di San Antonio.

Nel Territorio del Chubut visitammo il Dipartimento di Arroyo Verde, buona parte del dipartimento di Telsen e i paesi di Trelew, Rawson e Madryn.

Il percorso fu di 840 leghe,

Frutti raccolti. - Battesimi 562 (254 di bianchi e 308 d'indi, dei quali 250 di bambini e 58 di adulti) - Cresime 190 - Prime Comunioni 2o e Comunioni 350 - Matrimoni 30 (20 di bianchi e 10 di indi) - Famiglie visitate 629, nelle quali si amministrarono i SS. Sacramenti a vari infermi - Fedeli adunati per la celebrazione della Messa 1988.

Distribuimmo 270 catechismi - 1200 medaglie - 400 quadretti religiosi - 40 immagini grandi - 130 Crocifissi - 130 corone del Santo Rosario - e migliaia di foglietti, periodici e libretti di divozione, scolastici e religiosi.

L'infaticabile e zelante catechista Giuseppe Quaranta fu richiesto da un gran numero di persone inferme, alle quali prestò le cure più pazienti e caritatevoli. Ad ogni viaggio aumenta il numero delle persone che lo consultano, il che dimostra che tutti ne restano soddisfatti.

Il Signore benedica quelli che cooperarono al buon esito di questa missione, colmandoli dei suoi favorì in questa e nell'altra vita.

Di Lei, amatissimo Padre,

Figlio e Servo Um.mo in G. C.

Don ANDREA PESTARINO, Missionario Salesiano.

Un'altra escursione apostolica.

Il 6 luglio era di ritorno a Generai Roca, sulle sponde del Rio Negro in Patagonia, il Missionario D. Pietro Martinengo, dopo un'apostolica escursione di sei mesi, nella quale visitò le popolazioni di Tricaco, Punta Sierra, Maiveo, Cui, Guadaniyú, S. Francisco, La Esperanza, Loma Bianca, Corrilouquen, S. forge, Lesu-Niyú, Lagunita, Coletoro, Custostoderos, Marquinchizo Quetrequíle, Guanañives, Lepatran, Carupotori, Caytapul, Canadón Caliente, Carri lauquen, Tromeniyeo, Caín, Bariniyeu, Pinquiniyeu Michiguao, Ruculuan, Quetrelen Chíco, Llamaniyeo, Neulan, Tuaniyen, Menuco, Sierra Colorada, Tafaguato, Tra paleo, Sierra Bianca, Pehalco, Cuyú Leufú, Rio Negro.

I frutti furono 6o8 battesimi, 433 cresime e la celebrazione di 1o matrimoni. Certi punti, come quello del Caín, non avevano mai visto il Missionario. La Patagonia è immensa! e qua e là si vanno formando ogni giorno nuovi centri d'immigrati e d'indigeni, che reclamano un'assistenza più frequente dei Missionari. Mandi il Signore nuovi operai per l'estesissimo campo I

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno questo mese nel Santuario avremo questa intenzione generale:

Raccomanderemo affettuosamente le anime dei Salesiani e dei Cooperatori defunti e quelle degli Ascritti all'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice.

Feste e date memorande.

RODEO DEL MEDIO (Repubblica Argentina). - Nel Santuario dl Maria Ausiliatrice il 15 maggio u. s. si compì una cerimonia solenne. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Orzali, Vescovo di Cuyo, benedisse il nuovo altar maggiore, che è una splendida opera d'arte, dovuta alla pietà di quella buona popolazione. La schola cantorum della Scuola D. Bosco prestò servizio anche nella novena seguente, e nel giorno della festa, alla quale accorse una immensa moltitudine.

GRAZIE E FAVORI Da morte a vita

Il 29 giugno dello scorso anno venni assalita da dolore acutissimo allo stomaco, tal da farmi rimaner per più ore come tramortita; trascorsi altri cinque giorni, il dolore ritornò con maggior violenza, sì da mettere in serio pericolo la mia vita; ed i miei parenti, ciò temendo, mi fecero tosto amministrare i Sacramenti. Chiamati frattanto due valenti medici da Catania, inutile riusciva ogni loro cura ed il male si faceva ognor più grave.

Il pensiero di abbandonare tre teneri figliuoletti straziavami il cuore, sicchè rivolsi il pensiero a Te, o Ausilio dei Cristiani, a Te con tutta fiducia si rivolse pure lo sposo mio diletto, a Te le mie affettuose sorelle; ed alcune pie persone, impietosite alle lagrime di una mia figliuoletta, telegrafavano a Torino per implorare dalla Vergine la mia guarigione. E Tu, o Madre, non fosti sorda alle nostre suppliche, chè appena giunta la risposta, cominciai a migliorare sensibilmente, sino alla completa guarigione.

Siano dunque rese grazie a Te, o Maria, che strappasti miracolosamente una povera madre al sepolcro per ridonarla ai suoi cari !

Trecastagni, settembre 1912.

GIUSEPPINA COSTANZO TORRESI

La medaglia di Maria Ausiliatrice.

Nel passato mese di marzo la signora Carmen Martinez ved. Lucero, dopo lunghi penosissimi dolori, si vide in procinto di perdere un piede, poichè il medico assistente aveva determinato salvarla da morte imminente per mezzo dell'amputazione.

Alla vigilia la povera ammalata si raccomandò a Maria SS. Ausiliatrice, Le promise di pubblicare la grazia, e far celebrare una messa nella Cappella delle Suore di questa Missione: ed avuta la, medaglia, la pose sopra il piede in pericolo. Cosa singolare! dopo tanti mesi di dolori e di notti tutte di lagrime e sospiri, al tocco della medaglia di Maria Ausiliatrice le cessò il dolore, incominciò a dormire e dormì tutta la notte senza più svegliarsi fino al mattino, quando erano per arrivare i medici per l'amputazione i quali, fatto consulto, risolsero con stupore di non dover procedere al taglio.

Il miglioramento da quel giorno proseguì a proceder tanto, che l'ammalata è già uscita di casa, è stata a messa, e si è presentata a me per pregarmi di pubblicare la grazia nel Bollettino.

In fede,

Viedma (Patagonia), 4 luglio 1912,

D. GIOVANNI BERALDI, Parroco.

Cuneo. - Siano eterne grazie alla Vergine Ausiliatrice. Mentre io dettava i SS. Spirituali Esercizi ad una comunità assai numerosa, fui all'improvviso preso da tale afonia, che non poteva più parlare. Desolato, ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice, promettendole che avrei pubblicata la grazia se l'avessi ottenuta. Mirabil cosa! Dopo la mia preghiera alla Gran Vergine, potei ripigliare le prediche d'ogni giorno e durare fino alla fine.

Animato da tal successo, avendo bisogno di altra grazia spirituale che assai mi premeva, mi rivolsi alla SS.ma Vergine del Ven. D. Bosco e affatto l'ottenni.

Grazie e gloria alla pietosa Ausiliatrice! Settembre 1912.

P. BONIFACIO DEREGE-DONATO, S. ,j.

Ferrara. - Il 29 aprile u. s. avemmo la dolorosa sorpresa di sei casi di morbillo, e il 3o altri sei, tanto che già era decisa la chiusura dell'istituto. Ma il primo maggio si doveva incominciare il mese dedicato a- Maria SS. e da tutti si pregò di cuore la Vergine di scongiurare il pericolo. La Vergine buona si ricordò dei suoi figli e il morbo cessò per incanto: non si ebbe più neppure un caso, tanto che il medico stesso ne rimase meravigliato.

Insieme con questa s'era promesso di pubblicare anche un'altra grazia che da tanto si sospirava. Il rendere pubblica la nostra riconoscenza per il primo favore, valga a commuovere il cuore della buona Madre, Aiuto dei Cristiani, a venirci nuovamente in soccorso.

Collegio S. Carlo, 2 ottobre 1912.

D. FRANCESCO DE AGOSTINI, Direttore.

S. Giorgio Canavese. - Mia madre godeva buona salute e non accusava nessun malessere, quando l'8 giugno u. s. ad un tratto sente rompersi una vena nella gamba sinistra e da essa sgorgare molto sangue. Trovandosi sola ed essendo già avanzata negli anni, fu presa da grande spavento; ma, per fortuna, le venne in mente il ricordo delle molte grazie che dispensa Maria Ausiliatrice, e in uno slancio di fede promise un'offerta al Santuario di Valdocco e la Madonna si degnò esaudirla. Piena di riconoscenza si associa a me nel ringraziamento e scioglie la promessa.

23 settembre 1912.

MARTINA PEYLA.

Torino. - Oh come è buona la SS. Vergine Ausiliatrice! La pregai e scongiurai di farmi guarire il mio Pierino di soli 7 mesi, che nel gennaio 1910 venne colpito da enterite con meningite che lo travagliò per due mesi di atroci sofferenze, e mi esaudì. Ala il mio spavento, era che il mio caro bimbo dopo sì terribile malattia rimanesse privo dell'intelligenza. Pregai ancora tanto tanto la SS. Vergine che volesse aiutarmi, e con grande mia consolazione il mio Pierino (ora di tre anni) parla bene e capisce egregiamente.

Ringrazio la SS. Vergine con tutto il cuore, ed adempio il voto fatto di pubblicare nel Bollettino Salesiano questo prodigio ottenuto per intercessione della SS. Vergine Ausiliatrice.

22 settembre 1912.

ANGELA CHIANTORE BERARDO.

Torino. - Da oltre un anno affetta da dolorosa malattia d'orecchi che m'impediva l'adempimento dei miei doveri, consultai valenti dottori specialisti, feci l'assidua cura da loro indicata, ma i dolori non cessavano. Mi si dichiarò in seguito la convenienza d'una operazione chirurgica. Tra il dubbio ed il timore di dovervi o no accondiscendere, mi sentii ispirata di ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice nell'occasione della sua solennità. Le incominciai una novena e la continuai con tutta la possibile divozione e confidenza. Ed ecco che nell'ultimo suo giorno mi cessarono affatto i dolori e ora mi trovo completamente guarita. Lieta e riconoscente, desidero che, colla pubblicazione della grazia, si celebri una santa Messa di ringraziamento alla cara Mamma celeste ed unisco una piccola offerta.

Agosto 1912.

Suor MARGHERITA VITTONE.

Gioia de' Marsi. - Nel mese di giugno una mia prozia e madrina che vive a Ferrara, colpita da catarro bronchiale, era in fin di vita. Pensai che l'unica speranza era Maria Ausiliatrice, che mai ricusò di soccorrermi in altre gravissime circostanze. Inviai alla malata una medaglina benedetta dal compianto Don Rua, e mi rivolsi a molte anime buone perchè volessero unirsi alle mie povere preghiere. Incominciai pure una novena nella Chiesa del S. Cuore al Castro Pretorio davanti all'altare dell'Ausiliatrice, pregando la Vergine e D. Bosco a volermi aiutare. Verso la fine della novella seppi che la prozia migliorava. Continuai a pregare, ed ho ricevuto una cartolina scritta dalla stessa malata che mi ringrazia della medaglia e si dice guarita. Ne sieno rese infinite grazie a Maria Ausiliatrice.

3 settembre 1912.

INGA BADIA.

Alessandria. - Nel marzo u. S. avendo bisogno di un vero favore, da cui dipendeva gran parte del benessere della mia famiglia, ricorsi con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice. Incominciai una fervorosa novena, feci accendere una lampada per quindici giorni avanti una sua immagine, e promisi, se ricevevo la grazia, di pubblicarla nel Bollettino Salesiano. Con me pregarono le buone Suore, Figlie di Maria Ausiliatrice, pregarono le mie antiche compagne dell'Oratorio, ed i bambini dell'Asilo. - E la grazia non si fece aspettare. Al termine della novena la ricevevo completa, il 9 marzo, anniversario della morte del giovanetto Domenico Savio.

Riconoscentissima a questa buona madre celeste, rendo oggi pubbliche grazie anche per tanti altri favori ottenuti, e mando una tenue offerta.

2o agosto 1912.

ANNETTA FoRCHERIO MAGNONE.

Bologna. - Si era nel giugno dello scorso anno, e un mio fratello da tre mesi trovavasi obbligato al letto per una bronchite alveolite diffusa. Il medico, esaurita ogni risorsa dell'arte, ci consigliò come ultimo tentativo, di trasportarlo in campagna, ma il giovinetto, anzichè migliorare, improvvisamente s'aggravò, in guisa che il medico, venuto di nuovo a visitarlo, non ci lasciò più luogo a sperare. Angosciata supplicai allora intensamente Maria Ausiliatrice per la guarigione del nostro caro malato, promettendo un'offerta ai fanciulli di Don Bosco e la relazione della grazia sul Bollettino Salesiano non appena l'avessi ottenuta. E la Vergine, nella sua immensa bontà mi esaudì, poichè il giovinetto superata la crisi cominciò a migliorare. Ora è completamente guarito ed ha ripreso gli studi. Salga dunque a Maria Ausiliatrice l'inno della mia affettuosa riconoscenza.

11 agosto 1912.

MARIANNINA BATTAGLIA.

Conegliano Veneto. - Verso il marzo di questo anno caddi ammalata gravemente di bronchite assai diffusa con catarro. Stante l'età avanzata e il mal di cuore, che già prima soffrivo, giunsi a tale stato che il dottore disperava di salvarmi. Mi rivolsi allora fiduciosa a Maria Aiuto dei Cristiani, facendo fare una novena di preghiere. Oh bontà di Maria! Ella volle ancor una volta mostrare la materna sua protezione sopra chi l'invoca con fiducia. Dopo parecchi giorni, passati tra la vita e la morte, incominciai sensibilmente a migliorare con meraviglia grande del medico e di quanti conoscevano la gravità del male. Dopo poco tempo fui completamente ristabilita ed ora, riconoscente alla celeste mia Benefattrice, sciolgo la promessa ed invio un'offerta al suo santuario.

Settembre 1912.

GIULIA SCARPIS.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Acireale: Rosa Campanella - Acqui Maria Bogliolo, 5 - Adro : Sabina Bellometti in Della Torre - Agliano d'Asti: Maria Margherita Penna in Grasso Agili: T. F., 10 - Airasca: Anna Faggiano, i - Alessandria: R. A., io - Alice Castello : Teresa Lepora, 2 - Alpignano Albina Mussino - Arenzano : T. D., 5 - Asiago Maria Pesavento, 5 - Avigliana : Paola Allais - Avola: Luigi Piccione, 3.

B) - Bagni di Lucca : Aspasia Frediani, io - Bagnone : Francesco Romiti, 5 - Bellano : Maria Anghileri, 2o - id.: Laura Dellassano - Bellinzago A. Brasati, 5 - Bertassi : Coniugi Maritano, 50 - Biella : T. Barbero, io-id.: Maria Roi - Bisceglie Anna Carabelli di Leo, 2 - Bologna : Giovannina Cerchi-Ferretti, 5 - id.: M. G. - Borgomanero Teresa Vecchi - Borgotaro : Annunciata Gasparini, 5 - Bra : Catterina Capriolo, 5 - id.: Teresa Cravero, 5 - id.: Teresa Molazzano, 3 - Buttigliera d'Asti: Famiglia Marzano - id.: Bernardo Marzano.

C) - Cagliari : Efisio Arbus, i,5o - Caldogno Anteriore Bonan, 2,50 - Caltagirone : Angela Fanales V. Coniglio,- 5,50 - Camandona : Camilla Gielpa V. Prette, 5 - Cammarata : Coniugi D. Alessi - Camogli : Rosa Razeto-Dapelo, io - Campomolini : Antonio e Maria Santuz, 85 - Cantavenna : Gabriella Franco, 20 - Caramagna Francesca Compairi, 2,50 - Carignano : Lucia Chiattone - Carmagnola : N. Bori, 8 - Carnale Inferiore : Michele e Clementina Perego, 8 - Casale Monferrato : Marta Barberis - id.: Pierina Lachelli - Cascinagrossa : Amalia Fasciola-Bruna, 3 - Casola Valsenio : D. G. B. Lasi, 15 - Cassano Spinola : Adele Angeletti, 5 - Castagnole Monferrato: M. Giuseppe Venturini, 2 - Castagnole Piemonte : Antonia Albera, 8 - Castelletto d'Orba N. N., 2 - Castelluccio di Cassolona : Elena Rondinini, io - Castellinaldo d'Alba: Giuseppe Costa - Castelrosso : Bartolomeo Blatto, 5 - Catania Dorotea Merletta per due grazie - Cavaglià : Caterina Emiliano, 2 - id.: N. C., io - Cavallermaggiore : Bartolomeo Bertinotti, 5 - id.: Beatrice Fangazzo, i o - Cavour : N. N., 3 - Ce pilato Sofia Masi-Bigazzi, i o - Chivasso : Arina Mardosso, 2 - Cimaglio d'Asti: Maria Sarda, 5 - Cittadella Caterina Volpato, 5 - Civitanova : Antonio Mantovani - Colonia Felesia (Rep. Arg.): Pierina Galiasso, 7 - Con/lenza: N. N., i,5o - id.: N. N., 2,50 - Cornegliano d'Alba: Domenica Donato, 5 - Crevola d'Ossola : A. R. - Cnorgnè : C. M., 5.

D) - Desenzano al Serio : Maria Noris - Desulo : Giovanni Chessa-Leni, 5.

E) - Envie : Domenica Rolando, 5 - Ernesto Alves : (Brasile): Luigi Franco, 12,50 - id. Giuseppina Maronese, 7,50 - id. : Andrea Chi, 7,50 -- id.: Giovanni Colpo, 7.50 - id. : Rosa Maronese, 7.50 - Esine : Lena Guadagnini, 5 - Este M. Gattolni e Mario Sciavo, 4.

F) - Favria Canavese : Martino Vaira - Franchini d'Altavilla : Margherita Calzone.

G) - Genova : Carmela Gullino, 3 - Gand (Belgio): Un figlio di Maria, 4 - Giarre : Giuseppina

Castorina, 3 - Govone : Giovanna Sacco, 5 - Gradisca : Rosa Ferrini, io - Grugliasco : Caterina Albrito fu Giuseppe - Guidomandri : Teresa Basile in Avig.ione.

I) - Isili : O. M. C., 5 - Isogne : Francesco Bonin fu Battista.

L) - Lamslebru : Dott. Ernesto Guenda, 5 - Lanusei : Beniamino Cuboni, 2 - Licata : Carmelina Di Bartolo, 5 - Livorno Vercellese : Margherita Ferrero -- Locarno : Gioconda Beffa, 2o - id. N. N. - Lodi : Rosa Fezzini, 14 - Lodivecchio P. Acquistapace, 3 - id.: Pietro Acquistapace, 5 - Lombriasco: Chiara Veritier - Lu Monferrato : Maddalena Scamussi, 22 - Lucento : Delfina Pautasso.

M) Marano di Valpolicella : Luigi Lonardi, 8 - Marola : N. N., 5 - Marsiglia : N. N. per specialissima grazia spirituale - Mergoscia (C. T.): Rosa Buletti fu Luigi, 5 - Milano : Carolina Zanetti, 3 - id.: L. B., 2, con animo pieno di riconoscenza a M. Aus. che volle consolarla restituendole in piena salute la sua piccola Rina - Modena : F. B. - Mombello : C. M., io - id.: Francesco Berutto, 5 - Mongardino : Giuseppe Rovero, 25 - Monteu Roero : Margherita Giacone, 3 - Monza : N. N., 5 - Morello : Lucia Barbero, io - Morisengo : Ercolina Quilico, 15.

N) - Napoli : Gennaro Cangiano, 7 - Narni N. N., 5 - Nicastro: Margherita Giuliani, io - Nizza Monferrato : Nina Torelli Deantonio, 5 - id.: Adele Sburlati Deantonio, 5 - id.: N. N., 30 - Novi Ligure : Francesca Pampirio, 2 - Nulvi Francesca Ara-Bini, 3.

O) - Omegna : Maria Facchini, 2 - Oriolo Baldassare Moroni, 4 - Orsara Bormida : Giuseppe Marengo Ciaciarone, 5.

P) - Padova : Dott. Adelchi Bonatelli, 5 - Palazzolo Vercellese : Antonietta Franco, 2o - Palmanova : Maria Deasti Tomat, 2 - Pavia Teresa Paghini, 5 - Pedara : Brazietta LeonardiTorresi, 20 - Piacenza : Giuseppino Perosi di Luigi, 5 - Pietra Ligure : Isabella Morice V. Casteliini, 2 - Poirino : N. N., 3 - id. : Famiglia Marocco - id.: Coniugi Barberis - Pommeranos (Brasile): Sperandio Bendotti, 30 - id.: N. N., 3 - Ponzone Biellese : Angiolina Barberis, 5o - Portomaurizio : Angelica Conte.

R) - Randazzo : Giuffrè Luigina, 15 - Ranzi di Pietra Ligure : Giacomo Rembado fu Luigi, 2 - Restegassi : N. N., 3 - Riva di Chieri : N. N., 50 - Riva S. Vitale : (C. T.): Plinio Vassali, 5 - Rivoli : Stefano Ghersi - id.: Giacinta Monticone - Roana : Maria Zovi-Azzolini, io - id.: Maria Frigo, 5 - Roppolo : N. N.

S) - Sandrigo : Coniugi Basso, 2,50 - San Giorgio Canavese : Margherita Dorala, i - id. Martina Peyla, io - San Giorgio Monferrato: Paolo Sacchi, 5 - San Michele Extra : Amalia Milani, 5 - S. Pier d'Arena : Coniugi Borneto - id.: Filippina Onieto - id.: Giovanna Lanfranchi, 2 - S. Pietro in Cerro : N. N., io - S. Pier Nicelo : Giuseppa Vermiglia, io - S. Remo : Conte Seissel d'Aix - S. Albano: Maria De Mattei - S. Omobono Mazzoleni : Sorelle Gardinetti - S. Lucia Extra : Virginia Maresian, 8 - Sarnano Maria Propezzi, 3 - Savona : Carolina Viglierchio - Scaldasole : Maddalena Poltroneri, 2 - Scano Monti ferro : Speranza Atzeni V. Cocco, io - Sedrina : Vincenzo Gotti, io - Soave : Candido Tanin, io - id.: Primilo Zampieri e figlio - Spezia Spina Hecle, 5 - Stabio (C. T.): Rosalia Pellegrini, 3,70 - Sudden (California): Lucia Adamoli - Susa : Clementina Rivetti, io.

T) - Talanzona: Margherita Tedolti, io - Terranova Sicula : Annetta Abela, 2 - id.: R. L., io - Terrenzano : R. I. - Thiene : Catterina Ziche, 15 - Tirano : Luigia Rizzi, io - Torino Maddalena Galleano, 2 - id.: Maria Garione, io - id.: L. C., 2 - id.: M. A. - id.: Teresina Biano - id.: C. M., 3 - id.: Maria Cerrato, 5 - id.: Luigia Marchisio, io - id.: D. Pietro Corradini, 5 - id.: Giuseppina Omodei, 3 - id.: Maria Garrone - id.: Teresa Morello - id.: Francesca Emmanuel - id.: F. M., io - id.: Caterina Serafino - id.: Rosa Bazzano - id.: T. T. R. -Trapani: Nunzia De Filippi, io - id.: Tommasa Gianquinto V. Barraco, 5.

V) - Vacallo (Svizzera): A. Z. - Valfenera d'Asti: Famiglia Jabert, 5 - Valganna : Tecla De Pari, 1,50 - Varazze : Caterina Caviglia - Veruno : N. N., i - Vezza d'Alba: N. N., 50 - id. G. B. di M., 5 - Vicenza : Vittoria Francescato, 6 - Villa Marore : Achille Riccardi, io - id.: Angiolina Riccardi, 5 - Villanova d'Asti: N. N. - Villanova Solaro : Teresa Tuninetti, 50,- Vinchio d'Asti : C. B. - id.: S. P. L. - Vobia : Luigia Torigino - Voghera : Caterina Piccoli - Volvera Michele Porporato fu Giulio, 5.

X) - Agostino Colli - Adele Gasperi, io - Clara Isotta-Comba, 5 - M. M. O., io - M. G. V. - N. N. - Caterina Negro, 15 - Elvira T., 5.

Santuario di Maria Ausiliatrice

TORINO-VALDOCCO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per celebrazione di S. Messe e per novene o trillai di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore dei Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7.15 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 novembre al 10 dicembre

24 novembre - Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice.

29 novembre - Comincia la novena dell'Immacolata.

6 dicembre - Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento dalle 6 alle 17 - Benedizione alle 6.30 e alle 17.

8 dicembre - Solennità di Maria SS. Immacolata - Messe delle due comunità alle 6.30 e 7.30 - Ore io, messa cantata - Ore 16,30 Vespro, panegirico Benedizione.

Il Congresso Eucaristico di Vienna

IL XXIII Congresso Eucaristico Internazionale raggiunse tale splendore che resterà memorando nei fasti della Chiesa c soprattutto del Culto di Gesù Sacramentato. Per questo, sebbene non sia compito nostro il darne ampio ragguaglio, non sappiamo astenerci dall'offrirne ai lettori alcuni cenni, spigolandoli dalla splendida relazione che ne fece il P. Pavissich S. I. (1).

Le accoglienze al Legato del Papa.

Il Sommo Pontefice Pio X vi mandava qual suo Legato l'Em.mo Card. Van Rossum, che fu accolto alla pari dei Sovrani Regnanti.

Ricevuto al confine austriaco della Pontebba da una deputazione, a capo della quale era il Presidente del Comitato di ricevimento conte Jaroslavo Thun; salutato al confine diocesano di Rekawinkel da un'altra deputazione, il cui capo era il Vescovo ausiliare Mons. Pfluger, Sua Eminenza il Legato Pontificio giungeva a Vienna col treno di corte, posto per ordine dell'Imperatore a sua disposizione.

La stazione dell'ovest era riccamente addobbata come all'arrivo dei Sovrani; nel vestibolo interno lo aspettavano il Nunzio Pontificio coll'Uditore e il Segretario, l'Ambasciatore Austriaco presso la S. Sede Principe Schónburg, e parecchi altri ragguardevoli personaggi; all'esterno stavano schierati in lunghe due file fanciulle bianco vestite con mazzolini di fiori in mano; di fronte all'ingresso principale i ricreatorii cattolici col loro concerto musicale. Tre cocchi di gran gala, dalle ruote, dalle maniglie e dalle orlature sfarzosamente fregiate in oro, guidati da cocchieri in parrucca e nella splendida divisa dell'antica Corte Spagnuola, accompagnati da lacchè e scudieri vestiti alla stessa foggia, stavano pronti a formare il corteo.

Appena il Cardinale apparve sulla soglia esterna, tutti gli astanti proruppero in applausi e grida di evviva, mentre il concerto intonava l'inno imperiale del giubileo e, quando il Cardinale fu salito in vettura, la marcia generale.

I tre cocchi giganteschi e sfarzosi, nel terzo dei quali è il Legato col Consigliere Intimo Conte Czernin in grande divisa, che gli siede di fronte, si muovono lentamente, seguiti da parecchie altre vetture di corte, percorrono la Mariahilferstrasse tra due muraglie di persone di ogni condizione, fattesi improvvisamente silenziose e immobili come statue. La via trionfale sembra un deserto tra due argini, perchè non la attraversa alcun vivente ed è sospeso il movimento dei rotabili; e il Cardinale si volge continuamente a destra e a sinistra colla mano sempre alzata a benedire. Ed ecco scoppiare in quel silenzio solenne un grido di applauso, che si ripete da mille e mille bocche, si diffonde, si propaga, si moltiplica senza posa! Sventolano le bandiere, si agitano i fazzoletti e i cappelli, si veggono molti occhi inumiditi e si odono i commenti più affettuosi che vengono dalla folla.

All'ingresso della Karntnerstrasse sorge un sontuoso padiglione, tutto adorno di piante di grande fogliame, di drappi, di tappeti e di bandiere; 200 fanciulle bianco vestite e 300 fanciulli dei ricreatori vi fanno spalliera; tutto all'intorno si accalca una immensa moltitudine di popolo.

Dinanzi al padiglione ha preso posto la Rappresentanza Municipale, la Giunta Provinciale, alcuni Deputati, l'Aristocrazia e le Presidenze delle Associazioni Cattoliche; nell'interno la Presidenza della Sezione Femminile del Congresso, alcune Dame dell'alta Aristocrazia, il Nunzio col suo seguito, il Card. Nagl Arcivescovo di Vienna, che vi è giunto in processione dalla Metropolitana di Santo Stefano col Clero secolare e regolare, col Capitolo Metropolitano e con molti Vescovi e Prelati, schierati lungo la via.

Ad un segno, tutti si pongono in ordine, le file si distendono in posizione militare, dalle finestre gremite di spettatori risuonano grida ed applausi, si agitano i fazzoletti; il popolo fa altrettanto; il Coro di Santo Stefano, rinforzato di altri cantori, intuona l'antifona Fidelis namque. Arriva il corteo, il concerto batte la generale; passa il primo, passa il secondo cocchio, ecco il terzo dinanzi al padiglione. Scoppia un grido partito da un giovane sacerdote italiano: « Evviva il Cardinale! » a cui fanno eco nella stessa lingua centinaia e centinaia di voci: « Evviva il Cardinale! » Le acclamazioni si ripetono e s'intrecciano collo squillo festivo delle campane, mentre il Legato, sceso dal cocchio, ringrazia la folla della solenne accoglienza.

Primo a dargli il benvenuto è il Card. Arcivescovo Nagl; secondo, il sindaco Neumayer, che gli offre l'omaggio della città, nel cui scudo campeggia la Croce, e ricorda come appunto nel luogo dove Vienna accoglie festante il rappresentante del Papa, 400 anni fa fu decisa la vittoria della Croce sulla Mezzaluna.

Risponde ad entrambi il Legato con grandi elogi della fede viennese, di cui è prova mirabile l'accoglienza fattagli, esclamando: « Sebbene io sia qui affatto sconosciuto, venni tuttavia ricevuto con grande entusiasmo, perchè in me si riconosce il Legato del Papa, del Vicario di N. S. Gesù Cristo, in terra ».

Splendido esempio di fede.

Le adunanze dell'imponente convegno si tennero nella Rotonda alla presenza di 10 Cardinali, 15o Vescovi e non meno di quindicimila, ventimila e anche venticinquemila congressisti di ogni parte dell'Impero e di ogni nazione.

Acclamazioni e applausi interminabili accolsero l'apparire del Card. Legato e dell'Arciduca Pietro

Ferdinando, rappresentante dell'Imperatore. Dopo il discorso inaugurale di Mons. Heylen, Vescovo di Namur, Presidente del Comitato permanente dei Congressi Eucaristici internazionali, parlarono il Card. Arcivescovo Nagl, il Ministro Hussarek, il principe Lichtenstein, e il Sindaco di Vienna.

Il Card. Arcivescovo ringraziò il S. Padre Pio X e il venerando Imperatore, che con la sua famiglia e corte imperiale volle dinanzi a tutto il mondo dare un sì ammirando esempio di fede e di devozione alla SS. Eucaristia.

Profonda impressione produsse il discorso del Ministro del culto Hussarek, il quale, dopo aver accennato con molto sentimento al grande spettacolo di « devozione verso il divin Redentore dimorante tra noi, sotto le specie eucaristiche », di cui Vienna era teatro, ricordò le glorie cristiane dell'impero.

Il Sindaco Neumayer diede a tutti gli ospiti il benvenuto, e disse che, come un tempo, sbaragliate le orde mussulmane che avevano scritto sui propri vessilli la distruzione di Vienna e del Cristianesimo, tutto il popolo, salvatori e salvati, si riversarono nel tempio di S. Stefano, per prostrarsi dinanzi a Gesù Sacramentato, così ora tutti i con-, venuti al Congresso gli rendevano solenne omaggio per rinfrancarsi nella fede e armarsi a combattere valorosamente contro i nemici del cristianesimo. Egli pure ricordò il grande esempio offerto in questi giorni ai suoi popoli dall'Imperatore, il il quale nella sua vita, piena di tanti dolori, ebbe spesso a dire d'aver trovato conforto e consolazione nella confidenza in Dio.

Chi illustrò direttamente questo splendido esempio di fede fu il P. Andlau, svolgendo nella seconda adunanza plenaria il tema: « La SS. Eucaristia e la Casa d'Absburgo ». Il suo discorso elettrizzò l'imponente assemblea. Già all'apparire dell'Arciduca Francesco Ferdinando, erede del trono e rappresentante dell'Imperatore, colla consorte la Duchessa di Hohenberg, mentre parlava il deputato Bugatto, l'entusiasmo dinastico era spontaneamente scoppiato in una solenne, ardente, prolungata ovazione, accompagnata da grida di hoch, eljen, evviva, zivio, slava, heil, in tutte le lingue dell'impero. Ma quando il P. Andlau prese a celebrare in forma elevata, poetica, compendiosa e con sentimento profondo, caldissimo di persuasione, le glorie eucaristiche della Dinastia Absburgica, ad ogni proposizione, ad ogni accenno prorompevano irrefrenabili le acclamazioni e gli applausi. Vi fu un pulito, in cui l'entusiasmo non ebbe più confini. Ricordati gl'innumerevoli sacrifizi della Casa d'Austria in quest'anno Eucaristico per la glorificazione di Gesù Sacramentato, sacrifizi scritti nel libro della vita, l'oratore esclama: « Ora io voglio qui ringraziarti in norie di tutte le nazioni cattoliche, o Casa d'Absburgo ». A queste parole, accolte da fragorosissimi applausi, i cardinali, i vescovi, e tutto l'immenso uditorio sorgono in piedi come un sol uomo e si volgono giubilanti verso i membri della famiglia imperiale che, rimanendo seduti, s'inchinano per ringraziare. L'oratore aggiunge: « E sopratutto a te, o amato Imperatore! » Qui si alzano in piedi anche gli arciduchi e le arciduchesse, e l'entusiasmo, il giubilo, gli applausi, le acclamazioni formano un coro indescrivibile. L'oratore ripiglia: « ... a Te, o amato Imperatore, per ciascun atto eucaristico di tutto il tuo lungo governo; per ogni buon esempio che ci hai dato attraverso la lunga serie delle processioni teoforiche, che hai seguito di anno in anno insieme colla tua serenissima Casa, fino ad illustrare in questi giorni del Corpus Domini mondiale col più bello dei tuoi atti le tradizioni absburgiche (ovazione). Oggi, mentre tu con tutta la tua Casa, coi figli e coi figli dei figli, ti accostavi alla mensa del Signore (ovazione) eravamo anche noi genuflessi al banchetto Eucaristico e ci sentivamo uniti a te (ovazione). Nessun tramonto saluterà così dolcemente la sera della tua vita, o amato Imperatore, come i raggi sereni del Sole Eucaristico, quando nel giorno del grande omaggio al Divin Sacramento, esso si piegherà, in atto di benedire, dinanzi alla soglia della tua Reggia, sul tuo capo paterno e su noi tuoi figli, i cui cuori non saranno allora animati che da un solo desiderio: Eucharistia Austriae vita! (ovazione prolungata). Rimane, o Casa d'Absburgo, quella fulgida stella, che brillò fausta sulla tua culla, il tuo asilo, il tuo talismano, il Corpo del Signore! Esso ti conduce anche oggi, attraverso la notte, alla luce e alla vittoria! »

Qui la penna non vale a descrivere quel che avvenne. Basti dire che, dopo una lunga ovazione, fu intonato l'inno imperiale, cantato da tutta quella immensa moltitudine con un fervore indicibile. Forse in tutto il tempo del suo lunghissimo governo, Francesco Giuseppe non ebbe mai un simile trionfo.

L'Omaggio a Gesù Sacramentato.

Degna corona dell'imponente congresso fu la processione teoforica, cioè il sacro corteo in cui si recò in trionfo per le vie di Vienna Gesù Sacramentato.

Vi prendono parte soli uomini, divisi, con tattica militare, in tre grandi corpi di linee a sedici per linea (Treffen), ciascuno dei quali è suddiviso in parecchie colonne, capitanate dai proprii comandanti. Il primo corpo, secondo il programma, ha 41.129 persone, il secondo 26.729, il terzo 16.8oo, in tutto 84.658 persone; alle quali, aggiungendo il Clero (6.000), i gruppi di donne che fanno spalliera al Ring, alla Piazza M. Teresa e alla piazza degli eroi (39.800), gli ufficiali (2.800), gl'impiegati (3.500) e il pubblico delle tribune (14.000); si ha il numero totale di 150.758 persone, che prendono parte attiva alla processione e i cui nomi sono tutti registrati negli uffici. Degli altri, che vi assistono come semplici spettatori, è impossibile sapere il numero, ma se si riflette che Vienna ha una popolazione di 2 milioni, aumentata in quei giorni da centinaia di migliaia di forestieri, si avrà facilmente un'idea della immensa moltitudine di popolo schierato al passaggio di Gesù Sacramentato.

La processione s'avanza dallo sbocco della Vollzeile sul Ring verso la porta esterna della Reg gia (Burgtor) fino alla piazza degli eroi (Heldenplatz). Al punto di partenza si vede un movimento straordinario; quattro colonne si agitano da una parte, quattro da un'altra; un concerto militare entra nello spazio libero riservato alla processione; parecchi ciclisti s'incrociano e volano qua e là: i telefoni da campo fanno sentire il loro tintinnio; gli alfieri dei primi gruppi fanno sventolare le loro bandiere; il comandante della prima colonna corre ad ordinare le sue file; l'alfiere dell'Arciconfraternita di S. Michele, sfarzosamente vestito in seta rossa, con una sciarpa bianco-gialla, accompagnato da uno scudiero dagli stessi colori, si pone alla testa del corteo, cavalcando un superbo destriero bianco e agitando lo stendardo ricchissimo della confraternita.

Si sente un grido di comando: è il principe Lichtenstein che chiama gli studenti a mettersi in testa al corteo. La musica suona una marcia; i comandanti a cavallo gridano: vorwarts (avanti!) Si muovono prima gli, studenti di Kalksburg, poi l'Unione Cattolica Popolare Austriaca (der katholische Volksbund). Seguono i rappresentanti delle varie nazionalità austriache e straniere coi loro distintivi nazionali e coi loro vestiti pittoreschi: Belgi, Francesi, Tedeschi, Italiani, Inglesi, Spagnuoli, Albanesi, Svizzeri, Ungheresi, Croati, Sloveni, Boemi, Polacchi, ecc. ecc.

Quello che attira in modo particolare l'attenzione e l'ammirazione di tutti è e il gruppo della Croce » (Kreuzgruppe) composto di Tirolesi. Dodici robusti contadini portano un Crocifisso gigantesco del peso di 20o Kg. lavoro assai pregiato di plastica in legno dello scultore Bachlechnen di Bruneck. Lo seguono alpigiani e valligiani tirolesi in gran numero, con le loro vetuste bandiere, lacere e foracchiate dalle palle nemiche nelle tante battaglie, sostenute già contro gl'invasori.

Il secondo corpo è tutto formato di società austriache, è il terzo tutto di associazioni viennesi.

Spettacolo veramente grandioso ed edificante è quello del clero, 6ooo, o meglio, contati quelli che si aggiunsero al corteo, 8ooo sacerdoti secolari e regolari, che procedono cantando, salmeggiando, recitando il rosario, senza punto curarsi del fango, del vento e della pioggia. Lasciamo dì descrivere le altre parti del corteo, i varii gruppi composti di cavalieri, di camerieri pontificii, di consiglieri intimi, di comitati direttivi del movimento e dell'organizzazione cattolica, di membri delle diete provinciali, della Camera dei deputati e della Camera dei signori; i cento rappresentanti del Municipio, tutti con le loro collane di onore, i professori delle facoltà teologiche coi loro distintivi; le società di studenti universitarii coi loro variopinti berretti goliardici, ecc.

Lasciamo pure di ritrarre l'impressione grandiosa, indimenticabile che produceva in tutti gli spettatori, il treno della corte imperiale, svolgentesi in tutta la magnificenza sfarzosa delle grandi occasioni, per rendere omaggio al Re dei re e al Sovrano di tutti i Sovrani: squadroni di cavalieri della guardia imperiale, commissarii di corte, trombettieri, paggi; una settantina di ciambellani e di consiglieri in cocchi di gala della corte imperiale.

E dietro a tanta pompa, il gran cocchio tutto scintillante di fregi in oro, a grandi vetrate, costruito a Madrid al tempo di Carlo VI, tirato da otto focosi destrieri bianchi, puro sangue spagnuolo, accompagnati da scudieri imperiali; dove, visibile da tutte le parti, troneggia il Santissimo, col Card. Van Rossum a destra e col Card. Nagl a sinistra, inginocchiati dinanzi alla tremenda maestà di un Dio annientato; mentre a piedi lo circondano sacerdoti con ceri accesi e con gli incensieri in mano.

Dietro al Santissimo l'Imperatore coll'Arciduca ereditario, in una berlina tirata da otto superbi morelli; poi 12 arciduchi in 5 cocchi tirati ciascuno da sei cavalli; finalmente una selva di guardie nobili e di arcieri a cavallo. Al passaggio del Santissimo, si fa dappertutto un silenzio profondo e tutti per adorarlo si prostrano nel fango, senza dare alcun segno di ossequio all'Imperatore, che immediatamente lo segue. Ma quando il Re della Gloria è passato, allora scoppiano applausi e acclamazioni infiniti, con cui si vuole evidentemente celebrare il grande atto di omaggio, reso dall'Imperatore a Gesù Sacramentato.

Sfilato tutto il corteo fino alla piazza degli eroi, il SS. Sacramento fu recato alla parrocchia di corte, dove il Card. Van Rossum celebrò alla presenza dell'Imperatore, della corte e dei vescovi, una Messa bassa, non permettendogli il mal tempo di celebrarla all'altare in forma di tribuna, preparato sotto il portone esterno della reggia, com'era fissato nel programma.

Con questa grandiosa processione teoforica, di cui durerà incancellabile la ricordanza in quanti vi hanno assistito, si chiuse degnamente il XXIII Congresso Eucaristico internazionale che, per confessione di coloro i quali ebbero assistito agli altri precedenti, li ha tutti superati e forse non sarà superato da alcun altro in avvenire.

*

La Banda Musicale dell'Oratorio Salesiano di via dell'Istria in Trieste, invitata dall'Eminentissimo Card. Nagl, munifico mecenate di quell'Oratorio, fu a Vienna, prese parte alla solenne processione compiutasi a chiusura del Congresso Eucaristico, ed ebbe l'onore di dare un concerto nel cortile dell'Arcivescovo, dall'una e mezzo alle quattro pomeridiane del 12 settembre, alla presenza di quell'Em.mo Card. Arcivescovo, dell'Em.mo Card. Legato, di S. E. Rev.ma il Nunzio Apostolico e di numerosi altri dignitari ecclesiastici e signori e signore dei diversi pellegrinaggi convenuti in quei giorni alla capitale. Finito il concerto i due Eminentissimi Principi, insieme col Nunzio Apostolico e varie benemerite persone, si degnarono di posar con i giovani dinanzi all'obbiettivo fotografico, quasi a ricordo di gratitudine e di simpatia.

Anche la banda dell'Oratorio di S. Vincenzo de' Paoli (diretto da qualche tempo dai Salesiani) fu a Vienna per la stessa circostanza.

I due corpi musicali furono festeggiatissimi tanto a Vienna, quanto al loro ritorno a Trieste.

(1) Cfr. il quaderno 1495 della Civiltà Cattolica.

NOTE e CORRISPONDENZE

Carità squisita.

La notizia dell'atto paterno compiuto dal sig. D. Albera coll'accogliere generosamente negli Istituti Salesianì i piccoli profughi dalla Turchia ha destato una gara gentile di carità fra gli alunni del Collegio Salesiano di Bernal nella Repubblica Argentina.

Bernal 27 settembre 1912.

Amatissimo Padre,

Appena fu tra noi conosciuto lo slancio di carità col quale Ella apriva le nostre Case d'Italia ai figli degli Italiani espulsi dalla Turchia, un senso di pietà ci scosse l'anima ed il pensiero di aiutarla in qualche modo ci balenò subito in mente. Si fece una colletta fra gli alunni, ed eccomi ben lieto di presentarle il loro obolo di L. 197,35.

Si degni, amato Padre, benedire i giovani ed i confratelli di questa Casa insieme col suo affezionatissimo figlio

Sac. NICOLA ESANDI.

Anche il Municipio di Novara inviava all'Istituto Salesiano locale un sussidio di lire 1ooo per i 30 piccoli profughi ivi ricoverati.

Che questi esempi trovino larga imitazione!

Dolorosa notizia.

Il Collegio Salesiano di Piura nel Perù è stato distrutto, insieme con la città, da un forte terremoto avvenuto il 24 luglio u. s. Per fortuna, nè fra i Salesiani nè fra gli alunni, non si ebbe a lamentare alcuna vittima. La città presenta un aspetto desolante. Quel Direttore, nell'inviare al sig. Don Albera con lettera dello scorso agosto queste poche notizie, attribuisce l'incolumità personale dei nostri ad una grazia singolare di Maria SS. Ausiliatrice.

A Valdocco.

S. E. R. Mons. Giovanni Vincenzo Tasso, Vescovo di Aosta, la mattina del 17 ottobre si recava a celebrare la S. Messa all'altare di Maria SS. Ausiliatrice, per festeggiare il compiersi dell'Anno Cinquantesimo del suo ingresso come studente di ginnasio all'Oratorio di Valdocco.

Il pio e gentile pensiero dell'esimio Prelato commosse il cuore dei nostri giovanetti che assistettero alla sua messa, i quali nell'accostarsi alla Sacra Mensa per inaugurare in quel giorno santamente il nuovo anno scolastico, ebbero per l'affezionato Ex-allievo di D. Bosco una fervente preghiera.

Maria Ausiliatrice, anche pei meriti del Venerabile, impetri al venerando Pastore le grazie più elette, compresa quella di tornare ai piedi del suo altare al compiersi dell'Anno Cinquantesimo della Sua Ordinazione Sacerdotale!

Il 2° Congresso Nazionale della Società di Patronato per i Minorenni la sera dell'ii ottobre compiva una visita all'Oratorio nostro di Valdocco, elogiando altamente l'opera di carità che esso compie e il sistema educativo che vi è seguito. Riconoscenti per l'atto gentile e cortese, rinnoviamo ai singoli visitatori i più cordiali ringraziamenti.

Tra gli Emigrati.

LIEGI. - Per gli Italiani. - Il Corriere d'Italia del 16 ottobre u. s., in una corrispondenza da Bruxelles, dopo aver detto dell'abbandono in cui si trovano molti giovani napoletani emigrati nel Belgio, specialmente a Bruxelles e a Liegi, continua:

« Vi è però per fortuna quassù un italiano, un modesto italiano, un santo prete, un salesiano di Don Bosco che vive da moltissimo tempo qui dove ben volentieri i suoi Superiori lo lasciano, sapendo il bene immenso che egli da 3o anni va compiendo a pro' di questi nostri poveri connazionali.

» Essi lo conoscono tutti lu prevete, come essi dicono nel loro gergo meridionale, perchè Don Luigi Vincenti, il modesto figlio di D. Bosco, piccolo, magro, coi capelli tutti candidi, un po' curvo, gira ogni giorno il Belgio in tutti i sensi in cerca di questi disgraziati per aiutarli, per incoraggiarli, per indirizzarli. Quanti ne ha salvati, quanti ne ha redenti! Provate a fermare per le strade uno di questi giovinetti e domandate loro se conoscono Don Vincenti. Lu prevete? Altro se lo conosce; perchè ogni volta che l'incontra, li ferma, li interroga, vuol sapere i loro bisogni e a tutti, a tutto provvede sempre instancabile. »

E segue il più bell'elogio di questo nostro confratello, coll'augurio di vederne pubblicamente

premiato lo zelo, con cui si adopera per gli emigranti. Ma egli, com'è encomiabile pel suo apostolato iniziato da 3o anni per vivo sentimento di carità e proseguito fino ad oggi con tacita alacrità e ingenuo candore, così non cerca le lodi o la mercede degli uomini, ma è pago delle intime consolazioni che prova nel compiere in tutto il Belgio, alle stazioni d'arrivo e ai porti di partenza per l'America, coadiuvato dall'elemosina dei buoni una così santa missione!

Gli Ex-allievi.

LEGNAGO. - All'istituto San Davide, la domenica 6 ottobre ebbe luogo la seconda festa sociale degli Ex-allievi, che, udita la santa Messa nella Cappella dell'Istituto, si riunirono in assemblea.

Fu approvato il resoconto morale e finanziario dell'anno 1911-1912 e furono discusse diverse proposte intese ad accrescere il numero dei soci ed a cementare sempre più lo spirito di solidarietà fra loro e di fedeltà all'educazione ricevuta.

Fu eletto presidente Augusto Broianigo; a segretario-cassiere Guido Giusti; a consigliere Pietro Caberletti.

A mezzogiorno seguì il banchetto fra la più schietta allegria. Il Direttore dell'Istituto, Don Angelo Bologna, si disse felice di rivedere gli antichi alunni ed ebbe parole di elogio e di incoraggiamento per l'Associazione, alla quale il Santo Padre inviava coli venerato autografo una speciale Benedizione Apostolica.

NOVARA - Nell'istituto Salesiano il 29 settembre ebbe luogo il III° Convegno generale degli ex-allievi.

Il presidente Pietro Baroli nella relazione sull'annata mandò un mesto e commovente saluto alla memoria del socio Arturo Morteo ed a quella del Sac. Michele Allioni, missionario salesiano morto a Guavaquil. In seguito fu votato un contributo per il monumento a D. Bosco, e su proposta del teologo Don Lino Cassani, parroco di S. Eufemia, venne stabilito di tenere i convegni durante l'anno scolastico. Il direttore Don Ferrando, come l'aveva aperta, chiuse la simpatica riunione con parole di saluto e ringraziamento ai presenti. Al Banchetto sociale, furono pronunziati vari brindisi e inviato un affettuoso telegramma al sig. D. Albera.

Trii I figli del popolo.

NAPOLI. - Durante l'ottava della festa di San Gennaro, numerosi pellegrinaggi accorsero dalla città e dall'archidiocesi a venerarne le Sacre Reliquie. Foria e le strade adiacenti al Duomo erano percorse da continui gruppi di gente devota che, preceduta dalla croce e dal vessillo sociale, si recavano a baciare il Sangue del Santo Patrono. Nel pomeriggio della domenica 22 settembre, anche le rappresentanze di molti ricreatori, con fanfare e in divisa, vollero compiere in forma ufficiale questo pio tributo. Fra esse vi fu un drappello dei giovani dell'Oratorio nostro del Vomero, di cui riproduciamo un'istantanea, presa nell'atto che s'incamminavano per recarsi al corteo, che sfilò applaudito per le vie principali della città, al comando del Capitano Cav. Salerno.

TRIESTE. - All'Oratorio Salesiano. - La domenica 25 agosto, preannunziata poche ore prima, giungeva al fiorente Oratorio Don Bosco l'Arciduchessa Maria Giuseppina. A riceverla alla porta si trovavano due insigni benefattori dell'opera salesiana: la Baronessa de Seppi ed il Cav. Jasbitz.

Quantunque fossero soltanto le 3 pom., si trovavano già schierati in bell'ordine, sul davanti dello spazioso cortile, ottocento giovani, i quali gridando evviva davano il benvenuto all'Augusta Visitatrice, mentre la brava banda faceva risuonare l'aria dei suoi concerti. Davanti la porta della chiesa inferiore, fra due palme, era stata collocata una poltrona, sulla quale l'Arciduchessa si soffermò. Un bambino lesse con molta grazia e disinvoltura un indirizzo d'occasione, offrendo un mazzo di fiori.

La banda eseguì l'Adagio Cantabile di Beethoven e altre suonate, mentre la sezione ginnastica degli allievi e della e Salus » eseguivano evoluzioni ed esercizi alle parallele. Era gradito spettacolo il vedere quelle centinaia di giovanetti improvvisare, quasi, una dimostrazione così geniale. Era pure una cosa che appagava l'occhio anche d'un esteta il vedere la festeggiata fra due ale dei giovani cantori, vestiti della loro divisa di marinai, sempre nella posizione d'attenti, dei ginnasti nelle loro divise, e di tre lunghe file di giovani per due.

Terminato il trattenimento, l'Arciduchessa volle vedere i giovani spargersi per il cortile; ella stessa si recò in mezzo a loro, e fu subito circondata da molti, che le facevano gran festa e le davano così un attestato della loro soddisfazione per la visita graditissima.. Si recò quindi nelle sale del Circolo Michele Rua, dove i soci diedero un saggio della loro valentia musicale: e alle quattro e mezzo ripartiva fra le acclamazioni dei giovani, dicendosi ammirata dell'accoglienza cordiale ricevuta da quei figli del popolo.

Un'ora dopo ebbe principio una festa campestre. Intercalati da pezzi musicali si svolsero vari giuochi, che destarono l'ilarità e l'interesse del pubblico: e a sera si ebbero belle proiezioni cinematografiche e fuochi artificiali. Il ricavo, superiore alle previsioni, venne diviso fra i giovani bandisti, che si recarono a Vienna pel solenne Congresso Eucaristico.

notizie varie.

LORENA (Brasile). -Nel Collegio S. Gioachino il 18 agosto u. S. si svolse una geniale festa dello studio. Dopo le funzioni religiose, gli alunni e tutti i professori di quell'istituto pareggiato e parecchi illustri personaggi, tra cui ii Vescovo di Campinas Mons. Nery, si radunavano in tornata accademica, nella quale il nostro confratello Don Consolini disse una concettosa conferenza su « l'Archeologia Egiziana e gli Antichi Abitatori del Nilo ». Il discorso, sobrio e interessante, illustrato da numerose proiezioni luminose, fu veramente applaudito. L'adunanza si chiuse con alcune scene cinematografiche, altamente morali e istruttive.

ASUNCION (Paraguay). - Il giorno dell'Assunta si svolse una cara festa nel Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Centocinquanta fanciulle, la maggior parte appartenenti alle migliori famiglie della Capitale, dopo esservisi preparate con un corso di santi esercizi, si accostavano per la prima volta alla S. Comunione. Un gran numero di Figlie di Maria le accompagnarono devotamente al celeste banchetto, al quale vennero ammesse dall'ispettore salesiano Don Giuseppe Gamba. Nel pomeriggio seguì la rinnovazione delle promesse battesimali, con breve discorso e la benedizione di Gesù Sacramentato.

BUENOS AIRES. - In onore di Mons. Fagnano. - Il XXV° delle Missioni Salesiane dell'estrema Patagonia e nella Terra del Fuoco ebbe un'eco festiva nel Collegio Pio IX di Buenos Aires, ove attorno a Mons. Fagnano si raccolsero tutte le rappresentanze dei Collegi Salesiani della Capitale, per una solenne dimostrazione all'ardito Missionario. Anche il Collegio di S. Nicolas de los Arroyos, che fu il primo campo allo zelo spiegato da Mons. Fagnano nell'Argentina vi mandò un eletto stuolo di ex-allievi, che oggi occupano alti posti fra i Magistrati della Provincia di Buenos Aires.

- Egual tributo di riverente ammirazione ebbe Mons. Fagnano nel Collegio del S. Cuore di La Plata, ove quell'Ecc.mo Vescovo si fece interprete della simpatia che tutte le Autorità Ecclesiastiche e Civili nutrono per il degno figlio di D. Bosco.

BAHIA BLANCA (Argentina). - Merita un cenno spesale il bene che compie il Collegio Don Bosco in quella città, levato a cielo da tutti con voce concorde. Quest'anno esso conta 158 convittori, 42 semiconvittori e 465 studenti esterni suddivisi nelle sei elementari e nei corsi speciali di Italiano, Francese, Inglese, Disegno e Canto. Gli alunni sono preparati al Ginnasio Nazionale ed hanno un Corso completo di commercio e ragioneria, con lezioni di telegrafia, dattilografia e ginnastica. Il battaglione scolastico del Collegio Don Bosco fu la miglior attrattiva e segnò il punto culminante delle ultime Feste Civiche; quei bravi giovanetti tiratori ottennero il primo premio nel concorso indetto fra tutti i Collegi cittadini.

Fra i settecento giovani del Collegio compiono un vero apostolato le varie Compagnie che Don Bosco volle sorgessero in tutte le sue Case di educazione; prima fra tutte la Compagnia di S. Luigi. A vantaggio loro e di molti altri giovani, quei nostri Confratelli pubblicano il grazioso periodico El Amigo de la Niñez, che esce ogni settimana in 5000 esemplari.

L'8 agosto si pose la prima pietra di una nuova cappella per l'istituto. L'attuale non solo non contiene tutti gli alunni contemporaneamente, ma non può più riceverli nemmeno in due funzioni distinte. La nuova chiesa sarà dedicata al S. Cuore di Gesù. Benedisse la pietra angolare S. E. R. Mons. Giacomo Costamagna.

MESSICO. - L'Ex=Presidente De la Barra il 18 agosto u. s. inaugurava la Mostra professionale didattica delle Scuole di Arti e Mestieri del nostro Collegio Santa Giulia. Assistevano numerosi e distinti signori e i trecento alunni dell'Istituto con il loro Corpo musicale. Dopo il discorso di circostanza ed una bella poesia di omaggio, declamata da un giovanetto artigiano, prese la parola il sig. De la Barra per ringraziare i Salesiani, i quali, avendolo invitato a quella festa, gli avevano dato occasione di ammirare il progresso costante di quelle Scuole professionali. « Messico - egli aggiunse - è orgogliosa di ospitare così illustri educatori della gioventù, che trasfondono nel cuore dei nostri figli i germi della vera virtù, dell'arte e della scienza, in somma i germi di quelle nobili virtù sociali, che i Figli del Ven. Don Bosco appresero alla scuola del loro immortale Fondatore e succhiarono col latte sotto il poetico cielo d'Italia ». Seguì la visita all'esposizione, ammiratissima, durante la quale la banda eseguì uno scelto repertorio.

BETLEMME (Palestina). - Una festa all'Orfanotrofio di Gesù Bambino. - Quasi tutti i giornali cattolici italiani hanno riportato questa corrispondenza da Gerusalemme:

«Viste le condizioni speciali che lo stato di guerra impone, la Scuola Italiana Maschile diretta dai salesiani in Gerusalemme ha rimandato a tempo più opportuno il pubblico trattenimento letterario musicale che soleva dare alla fine dell'anno scolastico in occasione della solenne distribuzione dei premi. Non già che questa misura sia stata imposta dalle autorità; ma il prudente consiglio del direttore volle evitare ogni occasione di attrito...

» Difatti, a Betlemme, ove niun pericolo di ostile manifestazione l'impedisce, nel teatro interno dell'Orfanotrofio Antonio Belloni, diretto anch'esso dai salesiani, giovedì 1° agosto si svolse come al solito dinanzi a numerosi invitati uno splendido programma letterario in varie lingue con intermezzi musicali.

» I premi consistevano in magnifici volumi rilegati, trattanti la materia in cui l'alunno era premiato, in completi corredi di cancelleria e d'utensili e in graziosi orologi tascabili. I libri erano quasi tutti in lingua italiana. Tranne gli orologi, ch'erano dono dell'ispettore dei salesiani, D. Luigi Sutera, i premi erano offerti dell'Associazione Nazionale per soccorrere all'estero i missionari cattolici italiani. E la benemerita Associazione nazionale e l'ispettore dei salesiani possono andar lieti che le loro generose elargizioni sono state sì ben collocate, che meglio non potevasi: tanto il saggio di profitto e buona condotta dato dagli orfanelli fu degno d'elogio. Il loro progresso si manifesta specialmente nella prontezza ad apprendere le varie lingue loro insegnate, ed in particolare la lingua italiana ch'essi trovano facilissima. E quanto dolce suona la lingua del sì sulle labbra degli orfanelli di Palestina ! A Betlemme, come a Gerusalemme, si prova spesso l'illusione di trovarsi in un cantuccio d'Italia.

» Tra una rappresentazione e l'altra si proclamavano i premiati delle diverse sezioni. Gli artigianelli, oltre al premio di lavoro, ricevevano comunicazione dell'ammontare del loro peculio in deposito presso la direzione. Poichè è a sapersi che il 10 per cento del prodotto dei loro lavori vien loro riservato in proprietà, messo in risparmio al 5 per cento e consegnato loro all'uscita dall'istituto. Le singole distribuzioni dei premi per sezione erano seguite dagli intermezzi musicali, eseguiti a perfezione dal concerto istrumentale...

Così i figli di Don Bosco continuano in Palestina a beneficare, istruire nelle arti e nelle scienze e nel civile consorzio i figli del deserto, la razza infelice d'Ismael, e tutti quelli che in questo disgraziato paese non troverebbero altrove un padre od un maestro. Continuano, dico, colla stessa costanza, con crescente generosità, non ostanti le difficoltà che l'odierno stato di cose frappone....»

NECROLOGIO

NB. - Raccomandiamo ai Cooperatori l'Opera pia: La visita ai proprii cari morti, il primo lunedì del mese; improntata al massimo disinteresse, non richiedendo verun concorso di oblazioni, ed essendo di massimo vantaggio pei vivi e pei defunti.

Il Santo Padre Pio X l'ha benedetta e lodata. e benedice altresì quanti la promuovono e quelli che in tal guisa recano e recheranno ai defunti più abbondanti suffragi.

Per schiarimenti, ognuno può rivolgersi al nostro Cooperatore il Rev.mo Mons. Fortunato Giordano -NAPOLI, Largo S. Giuseppe de' Nude 75 - che dalla S. Sede n'è riconosciuto come l'istitutore, al quale sarebbe caro aver notizia di quelle Comunità e Chiese e cappelle, in cui la pia Opera viene introdotta.

Conte Filippo Bentivoglio.

Spirò serenamente, con tutti i conforti religiosi, sul principio di settembre in Modena. Alla nobiltà dei natali accoppiava le più elette virtù, prima fra tutte l'umiltà, con la quale cercava di nascondere il gran bene che faceva. Ammiratore di D. Bosco e di D. Rua, ebbe con loro frequente relazione epistolare, e nel giugno u. s., già infermo, fit felice di ricevere la benedizione del signor D. Albera. Era dei più zelanti cooperatori di quella città e più di tutti si adoperò col Comitato locale per la fondazione dell'Istituto Salesiano di Modena. Che Iddio, ricco in carità, lo accolga nella pace dei santi!

Alla nobilissima Famiglia dei Conti Bentivoglio vive condoglianze.

Sac. Cav. Giov. Battista Montersino.

Arciprete di S. Martino in Cherasco, consacrò se stesso al bene della sua parrocchia e della città. Curò il decoro della chiesa e con zelo indefesso promosse lo spirito di pietà in mezzo al suo gregge. Nutrito di forti studi, fu oratore facile ed efficace. Amato da tutti, trovava nei poveri la sua delizia.

Al pio e virtuoso Cooperatore, l'addio cristiano con la promessa di ricordo nei nostri suffragi.

Canonico Nazareno Berna.

Giovane sacerdote, pio e zelante, cancelliere e segretario di Mons. Vescovo di Città della Pieve, passò all'eternità il 10 giugno u. s.

Il giorno dell'Ascensione di N. S., 16 maggio, potè celebrare ancora una volta la S. Messa (da alcuni giorni era privo di tal conforto divino) e l'applicò per sè; - poi su breve foglio tracciava il versetto del Salmo 101: Dies mei sicut umbra declinaverunt; et ego sicut foenum arui. - Quella fu l'ultima sua Messa, e queste parole furono il sigillo de' suoi giorni mortali. - Presentiva la morte, ed egli era pronto. Quando essa venne, l'accolse col sorriso, di chi giunge alla mèta e al riposo dopo faticoso cammino... Morì recitando il Te Deum... Pace all'anima sua!

Filippo Verdinelli.

Questo buon cooperatore si è spento nel bacio del Signore, dopo brevissima malattia, a San Vittore di Cingoli. Si commoveva al sentire i gravi pericoli che corre la gioventù povera ed abbandonata, e fu generoso a favore di tutte le opere cattoliche giovanili e dei poveri e del divin culto. Egli mise in pratica il detto evangelico: « Non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra ». Ì morto a 7o anni, compianto da tutti. Una prece pel caro estinto!

Vincenza Amatori Ved. Armanni.

Morì in Jesi il 3 agosto u. s. Modello di giovane, sposa, madre e vedova profondamente e francamente cristiana, seminò a piene mani in ogni stato della sua vita i fiori delle più elette virtù. Fu anche una nostra zelante Cooperatrice, e, nell'esercizio della carità, non dimenticò mai quel nostro Istituto. Dal cielo, al cui possesso l'affretteranno le nostre preghiere, ottenga alla nostra' Pia Unione molte anime simili alla sua!

Silva Giaume.

Nata il 3 dicembre 1841, morì a Torino il 15 agosto u. s. La sua mente eletta, i suoi forti studi, la sua rara coltura, la sua volontà tenace la resero capace di gran bene. Era sorella del Can. Giaume, Parroco di N. S. della Salute. Il pensiero della pietà sincera e dei meriti raccolti dallo zelo dell'estinta lo conforti nel suo dolore.

Antonio Odino Lubatti.

Morì santamente a Carrù il 4 luglio u. S., in età di 75 anni. Era uno dei più vecchi Cooperatori ed amici delle Opere di D. Bosco. Le sue virtù e i meriti acquistati nel lungo mortale pellegrinaggio ci affidano della sua sorte beata; nondimeno lo raccomandiamo affettuosamente.

Galli Giovanni Battista.

Uomo semplice e retto, visse unicamente pel Signore, in cui pose sempre tutta la sua fiducia. Amantissimo di Don Bosco, fu lieto di dare a Maria Ausiliatrice due figlie, e negli ultimi anni di spendere l'opera sua a vantaggio dell'Istituto Salesiano di Sondrio, dal quale rese l'anima a Dio. Non neghiamogli un fraterno suffragio.

Angelo Bogo.

Volò al cielo da Rodeio, Stato di S. Caterina nel Brasile, in età di 79 anni. Nella nuova patria, non dimenticò la fede avita: e la sua morte fu quella dei giusti, allietata di tutti i conforti religiosi ed accolta con santa rassegnazione.

Zelante Cooperatore da più di vent'anni, amava di tenero affetto Maria Ausiliatrice e le Opere Salesiane. Affettuose condoglianze alla cristiana famiglia.

FACCIAMO particolari suffragi per i seguenti, defunti dal 1° aprile al 1° ottobre 1912.

Accastello Antonia - Casalgrosso.

Airo Lucia ved. Nicolao - Crotte (Strambino). Alagna M. Andrea - Marsala. Allieri Elisabetta - Baguatica. Amato Caterina - Misserio. Ambrosini Angelo - Canove. Angeli Sabina - Cloz (Trentino). Arado Bartolomeo - Palermo. Arnaldi conte Francesco - Torino. Aschieri D. Michele - Grosso. Auteri Rosalia - Sciara. Ballola canonico Carlo - Comacchio. Balbiano Anna ved. Albano - Volvera. Barbero Gioachino - Monticello d'Alba. Barbierato Domenico - Padova. Basile Antonio - Benevento. Bazzi Marianna - Cassano d'Adda. Bellotti Federico - Sulzano. Beltrame Ida Pomé - S. Pietro Incariano. Beltrami Luigia Martinoja - Solduno (Svizzera). Benepredo Ludovico - Malgrate. Bertagua Giaciuta - Castelnuovo d'Asti. Bertamé N. - Garda.

Blanchet suor Genoveffa - Torino. Blandivo Carmelo - Modica.

Boari Domenico - S. Pietro Incariano.

Boiatti Francesco - Torreano di Martignacco. Bonato Litigi - Poiana Maggiore. Bonora Benedetta - Monticello (Finalborgo). Borrini D. Pietro - Canteri. Rotta Felicita - Cuneo. Rozzi cav. not. Enrico - Torino. Brezza Eugenia - Diano d'Alba. Buzio Marcella - S. Salvatore Monf. Caldaia Antonio - S. Joào (Brasile). Calí sac. Barbaro - Cesaró. Callierotti Luigia - Arco (Trentino).

Calligaro Benvenuta ved. Del Favero - Lozzo di Cadore. Calogero Agata - Busca.

Campione dott. Alfonso - Regalbuto. Camposarcone Nicola - Petrella Tiferina. Canovi D. Giovanni - Prignano sulla Secchia. Capano Ernestina - Corato. Capitano Giuseppe - Lovere. Cappa Santina -- Cameriano. Capra cav. Giuseppe - Mantova. Carità D. Giovanni - Castel Guglielmo. Casoni D. Pietro - Fratta Polesine. Celauro dott. Biagio - Castronovo di Sicilia. Chieffo Rosaria di 5. Polito- Ascoli Satriano. Coggiola Luigia ved. Forni - Lu. Cojazzi Giacomo -- Roveredo in Piano. Colletti Sante - Palermo. Colombatto Giacinto - Casalgrasso. Colombatto Teresa - Casalgrasso. Conti Lucia - Asti.

Crosara D. Bortolo - Vicenza.

Dalla Chiara prof. D. Ambrogio - Torino. Deangeli Valentino - S. Joào (Brasile). De Blasi Antonio - Alcamo. De Giorgi Margherita - Desana.

De Giorgio doti. Vincenzo - Castellamare del Golfo. Del Moro Angela ved. Checchi - Monterotondo. Del Negro Anna - Torino. De Mucci Secondino - Troja.

Fabre Repetto Paolina n. Garibaldi - Porto Maurizio. Falchi Enrico - Torino.

Fassio Lucia - S. Martino Alfieri. Febraro D. Luigi - Borgo Cornalense. Ferrari Da Grado nob. Luigi - Voghera. Ferrari Domenica ti. Chiesa - Lecco. Ferrero Luigi - Villa S. Secondo d'Asti. Ferruta Giuseppe - Bistagno. Feyles Adelaide ved. - Torino.

Figuera Giorgianni D. Litterio - Acireale. Fini Vincenzo - Monterubiaglio. Fiorini ing. cav. Pietro - Torino. Fontana Francesca n. Sola - Racconigi. Frapporti Natalina - Patone (Trentino). Fumagalli Domenico - Spezia. Gabrielli Matteo - Vermiglio.

Gabriotto Sara ved. Santi - Città di Castello. Gabutti Giuseppe - Cissone d'Alba. Gaggino Giovanni - Torino.