BS 1910s|1912|Bollettino Salesiano Gennaio 1912

ANNO XXXVI - N. I   Torino, Via Cottolengo, 32   GENNAIO 1912

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Il nostro Rettor Maggiore   . . 1 Il Sac. Paolo Albera ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco    2 Un'altra opera proposta pel 1912 . . 9 L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1911 10 La Benedizione del S. Padre alla nostra azione per gli Emigrati    11 Tesoro spirituale . . . 12 Del Sistema educativo di D. Bosco: « Profitto e Bontà ., o del criterio seguito dal Venerabile nel premiare    13

LETTERE DI FAMIGLIA: Dal Sud Africa: Gara di carità a beneficio del nuovo Istituto Salesiano . 16 DALLE MISSIONI : L'opera di D. Bosco in Patagonia - FIORI E FRUTTI: I) Annuy-car o un'accoglienza inaspettata - In fascio - Statistica delle Missioni salesiane della Patagonia   .   . 18 IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Esortazione - Grazie e graziati - Pel 24 corrente .   . 23 NOTE E CORRISPONDENZE: Per la festa di S. Francesco di Sales - Tra i figli del popolo - Notizie varie: all'Estero - Necrologio    28

Il nostro Rettor Maggiore

il 15 dicembre u. s. spediva direttamente ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane una lettera circolare.

« La ben nota bontà vostra - egli diceva - e l'ardore della vostra carità, o Benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici, mi anima a seguire l'esempio del Venerabile Padre D. Bosco e del suo indimenticabile continuatore, il compianto D. Rua, mio immediato predecessore. Essi quando incontravano gravi difficoltà, nei momenti più critici per il sostentamento e l'ampliamento dell'Opera da loro iniziata e continuata, facevano particolare appello a tutte le forze della Pia Unione Salesiana, sicuri di essere ogni volta confortati ed aiutati con ammirabile slancio dalla generosa cooperazione di tutti.

» Per la prima volta perciò, dal dì in cui il Signore, nelle sue imperscrutabili disposizioni, volle mi sobbarcassi al gravissimo peso del governo dell'Opera del Ven. Don Bosco, mi rivolgo a Voi, o Benemeriti Cooperatori e buone Cooperatrici, con questa Particolare ed intima lettera al fine di supplicarvi instantemente a venirmi in aiuto, perchè i bisogni mi premono da ogni parte con sempre crescente urgenza »

Ed esposte le ragioni che l'avevano determinato a scrivere, soggiungeva

« Per questi ed altri motivi che potete facilmente apprendere dal Bollettino Salesiano, io vi rivolgo, o buoni Cooperatori e Cooperatrici, la mia umile ma calda preghiera: « Venitemi in aiuto ! » È con trepidazione che faccio questo appello alla vostra carità : non già che io dubiti della larghezza del vostro buon cuore, ma temo fortemente che gli stessi vostri soccorsi, qualora non siano proprio generali, abbiano ad essere insufficienti ai miei pressanti bisogni   »

Che le sue istanze sieno ascoltate da quanti sono in grado di venirgli in soccorso a loro le più elette benedizioni del Cielo !

Il Sac. Paolo Albera ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di Don Bosco

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

SIA benedetto il Signore che ci ha concesso di vedere il nuovo anno! Interprete anche dei vostri sentimenti, io ne rendo a Lui le più vive azioni di grazie. Quanti avevano cominciato insieme con noi l'anno passato, e furono nel suo corso repentinamente chiamati all'eternità! quanti speravano di vivere ancora qualche anno, e scesero nel sepolcro prima che il 1911 giungesse alla fine! È un tratto di grande misericordia quello che ci ha usato il Signore mantenendoci in vita: Misericordiae Domini quia non sumus consumpti! (Thren. III, 22). Benediciamolo di cuore e mostriamogli la nostra gratitudine col buon uso dello spazio di vita, che Egli si degna concederci.

„BENEDICIAMO IL SIGNORE."

Benediciamo il Signore per tutti i benefizi ricevuti, e sia Egli particolarmente benedetto per le prove di speciale benevolenza accordate all'Opera di D. Bosco.

I) - È già un favore continuo per la Pia Società di S. Francesco di Sales il poter proseguire la sua missione in mezzo alla Società. Son d'avviso che tanto lo spirito di sacrificio e il buon volere dei miei amati confratelli, come la carità indefettibile dei nostri zelanti Cooperatori, sono da ascriversi a grazia singolare della Divina Provvidenza.

Non vi posso nascondere che, nell'assumere la direzione della Pia Società, temeva che per la mia debolezza essa non avrebbe potuto continuare quell'ampia via, per la quale avevano saputo incamminarla il Venerabile Fondatore e felicemente inoltrarla il suo 1° Successore D. Rua; ma debbo confessare che era in inganno. Nelle visite da me fatte nell'anno testè decorso a parecchie Case Salesiane d'Italia e di Spagna ed a quelle dell'Impero Austriaco, mi son sentito più volte commosso fino alle lacrime nel vedere come tutte abbiano quella medesima assistenza provvidenziale, di cui godette l'umile nostra Società nei suoi primordii. E veramente Iddio che in ogni tempo mostrò di riconoscere come sua l'Opera del Venerabile Don Bosco, ed anche ora che per esserle mancati i suoi due più robusti sostenitori ha maggior bisogno d'aiuto, non l'abbandona; e nel tempo stesso non cessa di diffondere la fama di santità del suo Servo fedele. Quale affetto non ho in ogni parte riscontrato per D. Bosco! qual fiducia nelle sue preghiere presso il trono di Dio! qual desiderio di conoscerne nei particolari la vita meravigliosa, e di aver notizie della sua Causa di Beatificazione!

Esulto pertanto nell'annunziarvi che nella Ven. Curia Arcivescovile di Torino, grazie lo zelo instancabile dei Rev.mi Membri del Tribunale Ecclesiastico (cui siamo profondamente riconoscenti) i lavori del Processo Apostolico procedono alacremente, e si è già compiuto il Processo particolare sulla fama di santità del nostro Ven. Padre, anzi ne sono stati spediti gli atti a Roma ; e tutto ci fa sperare di poter vedere, fra pochi anni, il nostro caro D. Bosco elevato all'onore degli altari

Prova non comune delle sue virtù sono a mio credere, oltre la prodigiosa diffusione delle sue opere, anche i due Processi iniziati con Autorità Ordinaria, l'uno nella Curia Vescovile di

Novara sulla Vita, virtù e miracoli e fama di santità del nostro Confratello, il Servo di Dio D. Andrea Beltrami ; l'altro nella Curia Vescovile di Acqui sulla Vita, virtù, miracoli e fama di santità della Serva di Dio Suor Maria Domenica Mazzarello, prima Superiora Generale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, poichè l'uno e l'altra apertamente dimostrano qual sorgente di virtù e di santità emanasse dagli esempi e dagli insegnamenti di Don Bosco.

Un altro pegno della vitalità del suo spirito si ebbe nel fervore con cui si svolse il V ° Congresso degli Oratori Festivi e delle Scuole di Religione nell'Oratorio di Torino. Indetto in omaggio all'insigne nostro benefattore e padre tenerissimo, l'Em.mo Card. Agostino Richelmy, nell'anno 25° del suo Episcopato, non potei esimermi dall'accettarne la Presidenza; e fui ammirato nel vedere in quanta venerazione si abbiano da tanti esimii Ecclesiastici e zelanti secolari gli esempi, i suggerimenti e i consigli del nostro Fondatore.

II) - Educato alla scuola di Don Bosco, non posso, al pari di tutti i miei Confratelli, non sentire nell'intimo del cuore un culto filiale ed un amore ardente per Maria Ausiliatrice ; e sull'esempio di Lui, che non lasciava cadere alcuna occasione per diffondere sempre più la divozione verso questa carissima Madre, pensai anch'io a sempre meglio propiziarcene il patrocinio - di accrescerne in qualche modo la gloria. Le mie umili istanze furono bene accolte dal Vicario di Gesù Cristo e il Santuario di Valdocco nel luglio u. s., con uno splendido Breve che rimarrà per noi insigne documento della bontà del Regnante Pontefice, fu elevato alla dignità di Basilica. La gioia, con la quale venne accolto questo atto di Papa Pio X, mi fa dolcemente sperare che esso abbia destato e che sarà per destare in molte anime una più tenera divozione per la gran Madre di Dio.

III) - Altro motivo per cui sento dover benedire il Signore, io lo scorgo nell'esito del 1° Congresso Internazionale degli ex-allievi degli Istituti Salesiani. Non vi starò, o benemeriti Cooperatori, a ripetere quanto si disse e si fece in quei giorni memorandi, poichè ve ne diede ampio resoconto il Bollettino; ma non posso trattenermi dal dichiarare che fu tanto lo zelo con cui il Comitato ordinatore seppe prepararlo, tanto l'affetto dimostrato a Don Bosco ed ai Salesiani, tanta la brama onde tutti i presenti ardevano di veder trionfare lo spirito e gli ideali di D. Bosco in seno alle famiglie ed alla società, e lo slancio col quale dissero di voler essere gli indefessi sostenitori e, all'uopo, i difensori impavidi delle Opere nostre, che al solo ricordo mi sento pieni gli occhi di lacrime di tenerezza.

Queste, per sommi capi, furono le prove più insigni della Divina Bontà a nostro riguardo nel 1911. Sia Essa benedetta in eterno!

OPERE COMPIUTE NEL 1911.

Molte altre ragioni di essere profondamente riconoscenti al buon Dio ed a voi, benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici, le abbiamo nelle opere nuove, felicemente compiute merce l'aiuto della vostra carità.

In Italia, nella città di Venezia, che ebbe sempre per le Opere Salesiane la più grande deferenza, in ossequio al vivo desiderio mostrato dal S. Padre, abbiamo assunto la direzione dell'Istituto-Patronato dei ragazzi vagabondi, istituito a S. Pietro di Castello fin dal 1857.

A Cagliari, in Sardegna, abbiamo accettato un Oratorio Festivo, sorto mediante la generosità di quei Cooperatori, e sopratutto per lo zelo del rev.mo D. Mario Piu, Direttore Diocesano.

A Cracovia, in Polonia, dal 10 settembre u. s. abbiamo presa la direzione dell'Orfanotrofio Lubomirski, che da molti anni con calde istanze ci era offerto dalle locali autorità e conta già più di centosessanta giovani, avviati ad un'arte o mestiere.

A Bruxelles, nel Belgio, a la Chaussée de Boendael si sono inaugurate le

Scuole Parrocchiali di S. Filippo Neri e di S. Croce, che fin dall'anno passato ebbero trecento alunni.

Nel Brasile, a Jacarehy, diocesi di Taubaté, assecondando le istanze di quell'Ecc.mo Vescovo, abbiamo accettato la Colonia Agricola S. Michele, con annesso un Istituto per la formazione di nuovo personale.

A vantaggio degli emigrati italiani abbiamo assunto la cura di una Cappella e di una Chiesa Parrocchiale nell'industre città di Paterson (Stati Uniti Nord-America), ov'è quanto mai sentito il bisogno di una forte azione religioso-sociale.

Un'altra nuova fondazione si ebbe a Comayagüela, Repubblica di Honduras nel Centro America, dovuta allo zelo sempre ardente dell'amatissimo nostro Mons. Cagliero, Delegato Apostolico in quelle Repubbliche; al quale mi piace offrire pubblicamente, anche a vostro nome, i più lieti auguri pel compiersi dell'anno 50° della sua ordinazione sacerdotale.

Le nostre Missioni sopratutto ebbero nel 1911 uno sviluppo confortante.

Nel Territorio del Chubut (Repubblica Argentina) si aperse una nuova residenza a nord di Rawson, a Puerto Madryn, col titolo di Collegio Michele Rua.

Similmente, per lo zelo instancabile di Mons. Fagnano, si stabilirono due nuove case di Missione in quelle terre lontane: una a Cabo S. Inés nella Terra del Fuoco; la seconda a Puerto S. Julian, nel Territorio di S. Cruz in Patagonia.

I Salesiani di Macao, che si erano ritirati a Hong-Kong, annuendo al paterno invito di quell'Ecc.mo Vescovo, assunsero fin dallo scorso maggio la Missione di Heung-Shan, con vasto territorio, popolatissimo di Cinesi idolatri.

Non essendo possibile tramandare maggiormente l'adempimento di una promessa fatta a Sua Ecc. l'Arcivescovo di Manila, nelle Filippine, abbiamo rilevato una Scuola di Arti e Mestieri per giovani corrigendi in quella città.

Finalmente, compiendo. un'altra promessa fatta dallo stesso D. Rua a Sua Em. il Card. Mercier, Arcivescovo di Malines, il quale fu a visitarlo sul letto di morte recandogli insieme con la benedizione del S. Padre la raccomandazione della S. Sede di annuire ad una proposta fattaci dal Governo Belga, nell'ottobre u. s. partirono da Liegi i sei primi Missionari pel Katanga (Congo Belga), i quali spero omai siano giunti felicemente a Bunkeja, che sarà la loro prima residenza. Il Bollettino, sicuro di incontrare il vostro gradimento, vi darà notizie di queste importantissime Missioni.

A lato delle nuove fondazioni non posso tacere in niun modo alcune costruzioni assai rilevanti. Tra queste mi gode l'animo di annoverare sei Chiese quella dedicata a Maria SS. Ausiliatrice nella città di Trieste ; la cripta del Santuario del SS. Cuore di Gesù, in costruzione sul Tibi Dabo presso Barcellona ; una terza dedicata egualmente al S. Cuore di Gesù al Vomero Nuovo a Napoli; una quarta intitolata a S. Antonio di Padova, a Soverato in Calabria; la quinta dedicata a S. Michele Arcangelo a Punta Arenas ; la sesta aperta solennemente al divin culto il 24 settembre u. s. a New York in onore di Maria SS. Ausiliatrice. Quest'ultima è una vasta cripta che servirà di chiesa parrocchiale finchè non sia terminato l'edificio.

Nè debbo dimenticare altre importantissime costruzioni, come l'Istituto Salesiano di Cape Town, inauguratosi il 25 marzo; l'ampliamento del Lyceu del S. Cuore a S. Paolo nel Brasile, di cui si festeggiò con religiosa pietà e intervento di varii Ecc.mi Vescovi l'anno 25° di Fondazione; la nuova Casa Salesiana di Przemysl in Polonia; e il nuovo Oratorio di S. Gerardo Maiella a Barbacena nel Brasile.

E qui, pur tacendo altre opere di cui si potè continuare la costruzione, ho da soggiungere che, spinti da urgenti bisogni, dovemmo por mano anche ai nuovi lavori. Di questi mi limito a ricordare la chiesa del S. Cuore di Gesù a Casal Monferrato nel sobborgo del Valentino, e il Tempio dell'Immacolata, coll'annesso Istituto Giovanni Bosco, nella città di Punta Arenas.

Con tutto ciò, se al mio incompleto elenco aggiungete, o benemeriti Cooperatori, le ingenti spese necessarie pel mantenimento delle opere esistenti, ad esempio per tanti poveri orfanelli ; quelle rilevanti per la formazione di nuovo personale; le altre pur grandi cui dovemmo sobbarcarci per allestire una nuova Spedizione di oltre 5o Missionarii, voi potrete facilmente comprendere quale sia stato l'impiego delle vostre elemosine, e se io non abbia bisogno estremo di sollecitare nuovi soccorsi della vostra carità.

OPERE PROPOSTE PEL 1912.

In conformità del Regolamento, vengo ora a comunicarvi quelle opere che nel corso del nuovo anno « sembrano doversi di preferenza promuovere ».

I) - E lamento omai generale che vadano sempre diminuendo di giorno in giorno le vocazioni ecclesiastiche. La guerra che si combatte con accanimento contro la Chiesa, prendendo in mira il Clero sopratutto, purtroppo va producendo tristi effetti. Il fango, gettato a piene mani contro i Religiosi e i Ministri del Santuario, ha fatto sorgere l'incertezza, per non dire la diffidenza, in molte famiglie anche di buon conto, le quali si astengono, dall'avviare i loro figli per la carriera sacerdotale. I giovanetti poi, non potendo vivere del tutto fuori da un ambiente così irreligioso e perverso, per i dise-orsi che odono e per gli esempi che vedono comunemente, vanno da se stessi soffocando, senza accorgersene, quei germi di vocazione che Iddio ha messi ciel loro cuore.

Che fare? Poichè delle molteplici opere di carità, la maggiore di tutte si è quella di cooperare efficacemente alla formazione di nuovi Ministri di Dio ed Apostoli dell'educazione, io faccio appello alla vostra carità. Sia comune vostro impegno, o buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, di coltivare nei figli quei preziosi germi che il Signore vi avesse riposti, e insieme sia sollecitudine vostra l'aiutarci nell'avviare agli studii quei buoni figli del popolo, cui il Signore nelle sue vie ammirabili fa sentire le sue chiamate. Se rimane ancora qualche speranza di vocazione, questa si verifica in giovani appartenenti a famiglie che non possono disporre di alcun mezzo pecuniario per favorirli, e noi per non lasciarli perdere siamo obbligati ordinariamente ad assumerci le spese della loro educazione.

II) - Allo stesso fine gioverà pur il promuovere lo sviluppo e la frequenza degli Oratori festivi. L'Oratorio festivo è l'Opera Salesiana per eccellenza, e ognuno di noi dovrebbe fare ogni sacrificio per svilupparla dappertutto e conseguirne i salutari effetti. Come Presidente del V° Congresso degli Oratori, io non mancai di tradurre in pratica il voto emesso nella prima adunanza, di dare cioè maggiore pubblicità a quanto s'è fatto, si fa e si può fare con questa istituzione, facendo raccogliere in un grosso fascicolo tutto quanto riguarda questo argomento e inviandolo a tutti gli Ecc.mi Vescovi e RR. Parroci d'I talia. Ora, io raccomando anche a voi di fare quanto potete per rendere sempre più fiorenti e fruttuosi gli Oratori, sia coll'inviarvi il maggior numero di giovani, sia col venire in soccorso colla vostra opera personale o con limosine a quelli che li dirigono, sia col zelarne senza risparmio di sacrifizi la Chiesa, come ha per conseguenza la suddetta diminuzione di vocazioni, così ha come parte diretta di programma il gettare il ridicolo, lo scherno, ed ogni sorta di menzogne sull'Augusta Persona del Vicario di Gesù Cristo. Ma l'Unione dei Cooperatori Salesiani deve nel concetto di Don Bosco fornire alla erezione di nuovi. Così facendo, voi avrete parte alla speciale Benedizione, accompagnata « dalle migliori grazie del Cielo » che il S. Padre Pio X come si compiacque assicurarci con venerato Autografo - imparte « a tutti quelli che, animati dalla carità di N. S. Gesù « Cristo, si adopreranno per la erezione « e pel buon esito degli Oratori in ogni « Parrocchia e pel costante insegnamento « in essi della dottrina cristiana ».

III) - La lotta che si muove alla Chiesa i più forti sostenitori del Papa. « Verrà un tempo, egli diceva, in cui « il nome di Cooperatore vorrà dire « vero cristiano... I Cooperatori saranno « quelli che aiuteranno a promuovere lo « spirito cattolico. Sarà una mia utopia, « ma pure io la tengo. Più la S. Sede sarà « bersagliata, più dai Cooperatori sarà « esaltata ; più la miscredenza in ogni « lato va crescendo e più i Cooperatori « alzeranno luminosa la fiaccola della « loro fede operativa ».

Sia pertanto nostra regola il sostenere, sempre e innanzi a tutti, la dignità e l'autorità del Papa e l'accettarne incondizionatamente gli insegnamenti. Pur troppo, anche fra coloro che si credono buoni cristiani, oggi si va infiltrando una maniera così libera e conciliante di sentire e di giudicare, tanto diversa dal modo di pensare dei fedeli di tutti i secoli, che mi sembra potersi definire il più esizioso modernismo pratico. Fra noi invece sia sempre una gara fervorosa di pensare e di operare totalmente e intimamente col Papa, ai cui dolori cercheremo di dare un conforto col non lasciar cadere nessuna occasione di mostrare apertamente questo santo proposito.

IV) -Tra i modi con i quali possiamo provare il nostro attaccamento al Vicario di Gesù Cristo, uno ve n'ha che è parte integrante del nostro programma.

Tutti conosciamo l'impronta colla quale sorsero le Missioni Salesiane. Coll'occhio rivolto alla Patagonia Don Bosco preferiva, a tutte le proposte che gli erano fatte, quella d'inviare i suoi primi Missionari all'Argentina, perchè lo avevano fortemente commosso le pietose condizioni degli Italiani fin d'allora emigrati in gran numero a quella Repubblica. Anche il Regnante Pontefice, a mezzo dell'Em.mo Cardinale Segretario di Stato, rinnovava testè le più calde raccomandazioni a tutto l'Episcopato d'Italia in favore degli emigranti italiani.

Mossi dall'esempio di Don Bosco e dalle sollecitudini del Vicario di Gesù Cristo, anche i Cooperatori Salesiani di ogni parte del mondo si facciano un dovere di giovare nei limiti delle loro forze a quei connazionali che trovandosi all'estero sono in bisogno di aiuto, specialmente per conservarsi buoni cristiani. Persuasi di compiere un'opera santa e rispondente ad uno dei più vivi desideri del Papa e di D. Bosco, adoperatevi in ogni guisa, o cari Cooperatori e benemerite Cooperatrici, perchè questi esuli volontari di ogni nazione abbiano ad avere, ove devono vivere e lavorare, tutti quegli aiuti, di cui per i nativi del luogo è feconda la carità cristiana. Fate sopratutto che non restino privi della comodità di compiere i doveri di nostra Santa Religione. Come ne esulteranno le anime di D. Bosco e di Don Rita, che nutrivano viscere di carità per i bisognosi di ogni nazione!

V) - In ultimo, per scendere ad un'opera, la quale abbia ad attestare anche esteriormente l'ardore della vostra carità collettiva nel 1912, permettetemi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che io di nuovo vi raccomandi il Tempio della S. Famiglia, in costruzione a Firenze. Coperto nelle due navate minori, esso aspetta tuttora di veder compiuta la navata centrale, la facciata, l'abside e la torre. Le linee purissime del suo stile, opera dell'esimio architetto Tincolini, lo fanno giudicare fin d'ora un monumento d'arte, quale s'addice alla città ove sorge e a quello spirito di generosa pietà, cui, potendo, dovrebbero sempre informarsi tutte le chiese.

Nell'anno cominciato venga dunque la vostra carità a compiere un vivo desiderio di D. Bosco e di D. Rua; e la Sacra Famiglia di Nazareth, la cui divozione specialmente questa nuova chiesa è destinata a propagare, ve ne doni ampia ricompensa, allontanando da ogni sciagura e colmando di benedizioni le famiglie vostre e tutte le famiglie cristiane.

CONCLUSIONE.

Prima di deporre la penna, sento il bisogno, o benemeriti Cooperatori, di raccomandarvi pur caldamente di pregare per me, per tutti i figli di Don Bosco e per tutte le Opere a noi affidate. Le vostre elemosime possono assicurare la vita esterna della nostra Pia Società, ma le vostre preghiere ci otterranno molto di più, perchè faranno discendere sulle nostre Case le benedizioni del Cielo, senza le quali non è possibile che abbiano a produrre frutti eletti di virtù.

Pieno di profonda gratitudine, in fine io vi assicuro, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che nessuno di voi sarà dimenticato un sol giorno nelle nostre preghiere. Che il Signore, ricco in misericordia, e Maria SS. Ausiliatrice, che con materna larghezza dispensa ai suoi devoti grazie e favori, ascoltino i voti del cuore nostro riconoscente.

Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,

Torino, 1° gennaio 1912.

Obbl.mo Servitore

UN'ALTRA OPERA proposta per l'anno 1912.

Al nostro venerato Rettor Maggiore è pervenuta una lettera di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, circa la convenienza di condurre a termine il grandioso tempio dedicato a S. Agostino, presso l'Istituto Salesiano di Milano. L' amatissimo Superiore, null'avendo più caro dell'assecondare il desiderio di un tanto Prelato, fa sua la proposta, e pubblicando integralmente la lettera, caldamente la raccomanda ai benemeriti Cooperatori.

Possa la parola dell'Ecc.mo Presule accendere in molte anime tanto entusiasmo, che al ritorno della primavera si abbiano a riprendere alacremente i lavori dell'interrotta costruzione e condurla a compimento.

ARCIVESCOVO Di RAVENNA

REV.MO SIG. D. ALBERA,

Prevalendomi della sua bontà e della confidenza che mi ha sempre concesso di usare con lei, mi permetto pregarla a voler raccomandare fra le Opere da promuoversi nel prossimo 1912 dai Cooperatori, specie Milanesi, la Chiesa di S. Agostino annessa all'Istituto di Milano e già da parecchio tempo interrotta per mancanza di mezzi.

Più volte io, cogliendo propizie occasioni, ho stimolato il Comitato Milanese ed i Cooperatori a voce ed in iscritto a proseguire, quel magnifico Tempio, destinato a del bene immenso in quel rione, che va popolandosi rapidamente e larghissimamente. Dissi inoltre e ripetei, anche sul Bollettino, che i Milanesi devono zelare quest'opera, oltrecchè pel vantaggio del popolo e dei giovani dell'Istituto, anche per un troppo doveroso omaggio al gran Figlio di S. Ambrogio, al celeberrimo Convertito e Dottore. Dissi che Milano è per Agostino ciò che fu Damasco per Paolo, e che quindi la Capitale Lombarda, tanto gelosa e gloriosa della sue memorie insigni, deve con un grandioso Tempio ricordare alle generazioni il grande avvenimento dell'Aquila di Ippona che si arrende alle attrattive irresistibili del forte e dolce Vescovo Ambrogio. Dissi e ripetei non doversi oltre tollerare che, mentre nei nuovi rioni di Milano sorgono e pullulano meravigliosamente nuovi teatri, nuove scuole ed infiniti edificii per commodo dei nuovi abitanti, non si sia ancora riusciti al rione della Nuova Stazione fornire il commodo d'una chiesa sufficiente.

Ebbene, Signor D. Albera, unisca anche Lei la sua voce alla mia allo scopo di stimolare non solo i Milanesi, già tanto benemeriti dell'Opera Salesiana, ma tutti i Cooperatori, specie quelli che portassero il nome glorioso di Agostino o di Ambrogio, a fornire i mezzi per la prosecuzione e pel compimento di quel Tempio, che a detta degli intelligenti figurerà fra i più artistici e maestosi di quelli, che adornano già la grande Milano.

Con profondo ed affettuoso ossequio riverendola me le professo.

Aff.mo in G. C.

PASQUALE MORGANTI Arc. d Ravenna e Vesc. di Cervia.

Ravenna, la festa di S. Ambrogio, 1911.

L'ISTITUTO DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE nel 1911.

ERA la sera del 24 giugno 1866 « ed io - scrive lo storico di D. Bosco, il Sac. Giovanni Battista Lemovne entrai in camera sua e rimasi solo con lui per circa due ore. Dal cortile saliva il mormorio dei giovani che passeggiavano allegramente. Su tutte le finestre dell'Oratorio e le ringhiere dei poggiuoli, erano accese cento e cento fiammelle dentro bicchieri colorati. In mezzo del cortile stava la banda musicale, la quale di quando in quando eseguiva le più soavi sinfonie. D. Bosco ed io ci avvicinammo alla finestra e ci appoggiammo uno in faccia all'altro nel vano di questa. Lo spettacolo era incantevole: una gioia ineffabile riempiva il cuore. Dal cortile non potevamo essere veduti perché noi eravamo nell'ombra; io però di quando in quando agitava fuori della finestra il mio fazzoletto bianco e i giovani vedendolo prorompevano in un entusiastico grido di Viva D. Bosco!

» Don Bosco sorrideva. Restammo lungo tempo senza proferir parola assorti nei nostri pensieri, quando io esclamai:

- Ah D. Bosco, che bella sera! Ricorda i sogni antichi? Ecco i giovani, ecco i preti ed i chierici, che la Madonna le aveva promessi!

» - Quanto è buono il Signore! mi rispose D. Bosco.

» - E sono circa vent'anni e il pane non è mai mancato a nessuno! Tutto si fece e senza aver niente! Che cosa è l'uomo in quest'opere? Se l'impresa fosse umana, cinquanta volte avremmo fatto fallimento!

» - Non dici tutto; osserva come va rapidamente crescendo la nostra Pia Società in numero di individui e di opere! Tutti i giorni diciamo: basta, fermiamoci ! e una mano misteriosa ci spinge sempre avanti.

» E così dicendo egli aveva la faccia rivolta verso la cupola sorgente (il Santuario di Maria Ausiliatrice era in costruzione) e, ricordando gli antichi sogni, fissava gli sguardi su quella, che involta nei bianchi raggi della luna gli sembrava una visione celeste. Lo sguardo e l'aspetto di D. Bosco avevano in quell'istante un non so che d'ispirato. Ricademmo nel nostro silenzio in preda a mille emozioni.

» Finalmente io presi a parlare per la seconda volta.

»- Dica, D. Bosco: non le sembra che manchi ancora qualche cosa per completare l'opera sua?

» - Che vuoi dire con queste parole?

» Rimasi un momento esitante e poi ripigliai:

» -- E per le fanciulle non farà niente? Non le sembra che se avessimo anche lui istituto dì suore affigliato alla nostra Pia Società, fondato da Lei, questo sarebbe il coronamento dell'opera? Il Signore aveva anche le pie donne che lo seguivano et ministrabant ei. Quanti lavori potrebbero fare le suore a vantaggio dei nostri poveri alunni! E poi non potrebbero esse fare per le fanciulle cìò che noi facciamo per i giovanetti?

» Aveva esitato a manifestare il mio pensiero, perché temeva che D. Bosco fosse contrario. Egli pensò alquanto e con mia meraviglia rispose:

» - Sì! anche questo sarà fatto; avremo le suore, ma non subito però; un po' più tardi ».

Difatti, sei anni dopo, l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice era fondato; e con la benedizione di Dio e della Beata Vergine, di cui prese il nome, andò di anno in anno costantemente e meravigliosamente crescendo.

Anche nell'anno testé decorso si allietò di 10 nuove fondazioni; - sei in Italia: ad Agliano d'Asti, Musocco, Napoli, Padova, Tortona, Turbigo; - quattro nel Nuovo Continente: una a Colima, due a Guadalupe in Colombia, ed una in Nictheroy.

Il zelantissimo Arciprete di Agliano d'Asti, Don Francesco Franco, chiamò le Figlie di Maria Ausiliatrice in un nuovo e grandioso fabbricato da lui eretto per opere di carità e beneficenza a vantaggio del paese; e contemporaneamente venne ad esse affidata la direzione del Giardino d'infanzia, di una Scuola di lavoro e dell'Oratorio Femminile, che era già il ritrovo delle giovani più esemplari della parrocchia.

Così a Musocco, presso Milano, le Figlie di Maria Ausiliatrice furon chiamate dal rev.mo Monsignor Dottor Mario Svampa, per la direzione dell'Asilo infantile, d'una Scuola di lavoro diurna e serale, e dell'Oratorio Festivo. Vi fecero il loro ingresso il 4 ottobre, accolte a festa da un Comitato di benemerite Signore e da uno stuolo di vispe fanciulle.

A Napoli, per invito dell'illustre prof. Schiaparelli, iniziarono un'importante missione con l'Opera della protezione e dell'Assistenza degli Emigranti italiani, e le sezioni seguenti:

a) un Segretariato femminile con corrispondenze in lingua francese, spagnuola, tedesca e inglese;

b) Assistenza quotidiana al porto, all'arrivo ed alla partenza dei piroscafi;

c) Collocamento delle Emigranti abbandonate, in Istituti designati a tale scopo;

d) Ospizio destinato a ricevere quelle Emigranti -- cui vien negato l'imbarco a motivo d'indisposizioni fisiche o d'altri eventuali impedimenti - fino a che siano in grado di rimpatriare o di mettersi in viaggio; opere tutte di squisita carità e d'una abnegazione e delicatezza eccezionale.

Sotto i benevoli auspici di S. E. Rev.ma il Vescovo Mons. Pelizzo, a Padova in via S. Massimo iniziarono nello scorso ottobre un Pensionato Femminile per Signorine che desiderano frequentare il Corso Complementare e Normale e le Scuole Superiori stabilite in città. L'opera ha incontrato la simpatia generale e un buon numero di famiglie chiesero già di collocarvi le loro figliuole.

A Tortona, col pieno beneplacito di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Bandi, Vescovo diocesano, inaugurarono un istituto, destinato a fare del gran bene in quella città, con le varie sezioni: Oratorio Festivo - Orfanotrofio - Scuole professionali - Laboratorio gratuito serale per le povere fanciulle - e Laboratorio di pie Signore che si prestano gratuitamente a vantaggio dei poveri e delle Chiese.

A Turbigo (Milano), chiamate dalla spettabile Ditta del Cotonificio Valle-Ticino, apersero lo scorso settembre un Convitto per giovanette operaie; opera pur questa di singolarissima importanza ed utilità ai giorni nostri.

Inoltre nella città di Colima (Messico), capitale dello stato omonimo, furori chiamate dall'Eccellentissimo Vescovo Mons. Velasco a dirigere un Orfanotrofio, già beli avviato con circa 40 Orfanelle, ma il cui risultato non rispondeva alle aspettative del Vescovo. Nella città non esistono altri istituti religiosi che si dedichino all'insegnamento; quindi le Figlie di Maria Ausiliatrice vi hanno un vastissimo campo per far del bene, specie coll'Oratorio festivo, che fili dal giorno dell'apertura ha incontrato la più larga, autorevole ed efficace protezione.

Similmente nei pressi di Guadalupe in Colombia assumevano la direzione di un Ospizio Governativo femminile; e pei buoni uffici del rev.mo Parroco e del Sindaco fondavano un'altra casa nel centro della città, con Scuola Comunale ed adatto fabbricato per CollegioConvitto per fanciulle di civil condizione.

Finalmente, nella città di Nictheroy in Brasile, aprivano una nuova casa con laboratorio ed Oratorio festivo.

La Vergine Ausiliatrice e il Venerabile Don Bosco assistano sempre questo fiorente Istituto, chiamato anch'esso a diffondere in mezzo alla società, con azione multiforme, lo spirito di carità di N. S. Gesù Cristo.

La Benedìzìone del S. Padre ALLA NOSTRA AZIONE PER GLI EMIGRATI

IL 12 ottobre u. S. il rev.mo nostro Superiore D. Albera, prendendo argomento dalla Lettera dell'Em.mo Cardinal Segretario di Stato di Sua Santità (da noi riferita nel mese di dicembre u. S ) inviava al S. Padre il seguente memoriale:

Dopo aver letto con umile compiacenza la Lettera Circolare, che l'Em.mo Cardinale Segretario di Stato a nome di Vostra Santità dirigeva in data 8 settembre ai RR. Ordinari d'Italia, sull'importante argomento dell'emigrazione, e nell'atto in cui dal Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice parte la 45a spedizione dei nostri Missionari per le varie Missioni Salesiane, mi è dolce il poter riferire brevemente a Vostra Santità su quanto la Pia Società Salesiana si studiò di fare per gli emigranti in generale; e specialmente per quelli d'Italia, a cui in notevole parte è diretta l'azione delle suddette Missioni.

La nostra azione a prò degli emigrati italiani incominciò fin dal 1875, quando il nostro Venerabile Fondatore e Padre D. Bosco spediva all'Argentina i suoi primi dieci Missionari, i quali assunsero subito in Buenos Aires la direzione della Chiesa degl'Italiani, detta Mater Misericordiae, che i nostri Salesiani uffiziano tuttora, ed apersero un Collegio in S. Nicolás de los Arroyos in quella stessa Repubblica, ov'essi accolsero, fra gli altri, gran numero di figli d'italiani. Quell'umile inizio fu seguito da un succedersi fecondo di molte altre fondazioni consimili, perchè ogni anno, e talora ben due volte all'anno, si rinnovarono tali spedizioni e così numerose, che si possono già calcolare ad oltre duemila Salesiani che a tutt'oggi vi presero parte; senza ricordare l'altra Opera di D. Bosco, parallela a questa, quella cioè delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che seguì l'esempio nostro.

Alle suddette prime fondazioni seguirono ben presto in Buenos Aires la Parrocchia di S. Carlo col Collegio Pio IX nel popoloso quartiere di Almagro, e la Parrocchia italiana col Collegio S. Giovanni Evangelista alla Boca, le quali contano oggidì circa 15o,ooo abitanti. Quindi vennero altre fondazioni in altre parti dell'Argentina, nell'Uruguay, Paraguay, Brasile, Chilì, Perù, Bolivia, Equatore, Colombia, Venezuela, Repubbliche Centrali, Messico e Stati Uniti , col numero complessivo di 140 Case, la maggior parte delle quali con Chiesa pubblica, Collegio, Scuole e Oratorio Festivo, e parecchie col Segretariato d'Emigrazione.

Nell'America latina , per la facilità con cui gl'italiani apprendono la lingua locale, non occorrono per lo più particolari chiese per loro, nè speciali scuole pei loro figli ; quindi le fondazioni nostre furono dirette a tutti i fedeli pro miscuamente , e sono limitati i casi di predicazioni ordinarie esclusivamente in lingua italiana. Tuttavia, ovunque trovansi italiani, questi accorrono con particolar fiducia alle Case e Chiese Salesiane, perchè ben sanno di esservi meglio compresi e aiutati e mandano numerosi i loro figli ai nostri Collegi e Scuole, in gran parte delle quali fra le materie d'insegnamento vi ha pure la lingua italiana. Persino parecchie Case di Missione tra gl'infedeli, come nella Patagonia e nella Terra del Fuoco, tornano utili agli emigrati aprendo nuove provvidenziali vie all'emigrazione europea: specialmente italiana.

Nell'America del Nord invece, ove la lingua nazionale è l'inglese, che torna difficile ai nostri emigrati , le Chiese Salesiane sono quasi tutte esclusivamente per gl'italiani, quali le Parrocchie della Trasfigurazione e di S. Brigida in New-York, la Missione di S. Antonio in Paterson e le Parrocchie Corpus Christi e SS. Pietro e Paolo in S. Francisco, con annesse Scuole e Oratori Festivi, Circoli, Segretariati, ecc.

Sia poi nell'America del Nord che nell'America del Sud, a quando a quando i nostri Missionari visitano qua e là gl'italiani con speciali predicazioni nella loro lingua patria, con frutti consolanti.

E dopo le fondazioni di America, giova pur ricordare le varie Case Salesiane d'Oriente, quasi tutte pei figli d'italiani, e parecchie altre Case, sia in altri Paesi transoceanici, che in Europa, presso le quali pure vi ha qualche opera per gli emigrati italiani, come al Capo di Buona Speranza, a Zurigo , a Diedenhofen (Lorena) , a Liegi, ecc.

Inoltre, man mano che nella nostra Pia Società crebbero i Soci di altre nazionalità, non mancammo di occuparci, quando se ne presentò la possibilità, anche di altri emigrati ; quindi ad es. la Parrocchia Salesiana di S. Giuseppe pei Portoghesi in Oakland (California), quella dei Santi Giuseppe e Casimiro pei Polacchi in Londra, il Segretariato per la Colonia Tedesca di Valdivia nel Chilì, e recentemente la fondazione d'un Segretariato Internazionale d'Emigrazione presso la nostra Casa Madre in Torino.

A rendere più intenso in ogni parte questo svariato lavoro, havvi presso il Capitolo Superiore delle nostra Pia Società un'apposita Commissione Salesiana, istituita parecchi anni or sono nel penultimo nostro Capitolo Generale ; e recentemente aggregammo gran parte del suddetto nostro lavoro per gli emigrati italiani (Segretariati e insegnamento della lingua italiana) alla Federazione Italica Gens, unendo così l'opera nostra con quella di altre corporazioni religiose molto benemerite nello stesso campo d'azione.

Ecco in succinto, o Beatissimo Padre, quanto la Pia Società di S. Francesco di Sales compie a prò degli emigrati, col fermo proposito di continuare ed ampliare la sua attività anche in questo apostolato, seguendo con zelo la via tracciatale dal Venerabile D. Bosco e sì bene continuata dal primo di lui Successore, il compianto Don Rua.

Il Santo Padre degnavasi rispondere a mezzo dell'Em.mo Card. Segretario di Stato.

Segreteria di Stato di S. Santità.

Dal Valicano, 31 ottobre 1911. REV.MO D. ALBERA,

Il S. Padre ha preso con interesse conoscenza della relazione fattagli dalla R. V il 12 cadente mese sulle varie Missioni Salesiane e sull'opera che le medesime compiono a vantaggio degli emigrati.

Augurandosi che i Missionari di D. Bosco continuino alacremente in così utile lavoro, Sua Santità imparte ai medesimi l'implorata Apostolica Benedizione, pegno di celesti aiuti.

Con sensi di ben sincera stima passo volentieri a raffermarmi,

di V. R.,

Affino nel Signore

CARD. MERRY DEL VAL.

Rev.mo Sac. Paolo Albera

Rettore Generale della Congregazione Salesiana di D. Bosco

Torino.

TESORO SPIRITUALE

Indulgenza plenaria

Dal 10 gennaio ai 10 febbraio :

1) il 14 gennaio, SS. Nome di Gesù;

2) il 18 gennaio, Cattedra di S. Pietro in Roma; 3) il 21 gennaio, festa della S. Famiglia; 4) il 23 gennaio, Sposalizio di Maria Vergine; 5) il 25 gennaio, Conversione di S. Paolo apost ; 6) il 29 gennaio, festa di S. Francesco di Sales

(visitando però una Chiesa Salesiana ove esiste, altrimenti la propria Parrocchia, o se viventi in comunità, la propria Chiesa o Cappella privata). 7) il 2 febbraio,-Purificazione di Maria SS.

La Direzione del Bollettino Salesiano si tiene in dovere di ricordare che nè il sig. D. Albera, nè alcuno dei Superiori Salesiani, hanno mai usato mandar persone a raccogliere offerte o a ritirare oggetti a favore delle Missioni ed Opere di D. Bosco. Vogliano quindi i nostri lettori diffidare sempre di qualunque richiesta al riguardo, e sopratutto non prestar fede a parecchie perone che da qualche tempo vanno qua e là sorprendendo la carità dei Cooperatori, richiedendo dapprima Bollettini arretrati col pretesto di usarli per propaganda o come buona lettura in Ospedali o Istituti, e, fatta la conoscenza, finiscono col carpire offerte.

Del Sistema educativo di D. Bosco.

"PROFITTO E BONTÀ" o del criterio seguito dal Venerabile nel premiare

LA prima domenica del mese scorso (3 dicembre), nell'Oratorio Salesiano di Torino si compì solennemente la premiazione degli alunni artigiani.

« Ogni distribuzione di premi - scriveva l'Italia Reale - assume un non so qual profumo di gentilezza che ci commuove dolcemente e vi costringe all'applaudire quei giovani che per mesi e mesi sudarono affaticandosi per formarsi un carattere, per far progressi nei rami svariati del sapere. E tali solennità sono vieppiù commoventi quando aleggia su di esse lo spirito di Dio e per mille segni vi ha la certezza che quei giovanetti si affaticarono non per giungere a possedere un premio materiale che l'ala del tempo e gli avvenimenti incalzanti ricopriranno d'oblio, ma per divenire poi utili alla società, per puro spirito di dovere, perchè Dio così vuole. La solenne distribuzione dei pregni agli allievi delle Scuole di arti e mestieri Salesiane fu appunto tale e in tutti i presenti lasciò un grato ricordo, una commozione indicibile ».

« Dai palco, trasformato per la circostanza in trono d'onore --- proseguiva il Momento - presiedeva la solenne riunione il venerando Don Albera, Rettor Maggiore della Società Salesiana, circondato da una corona di autorità cittadine, tra cui notavansi specialmente l'on. conte Rebaudengo, il consigliere comunale Giovanni Maschio, rappresentante il sindaco sen. conte Teofilo Rossi, il cav. avv. Destefanis, consigliere di Prefettura, rappresentante il Prefetto sen. Vittorelli, il comm. avv. Bocca Presidente della Camera di Commercio , il Tenente Generale conte Samminiatelli, il can. Sorasio, il cav. Enrico Balbo di Vinadio, il cav. prof. Pasquale Negri, il cav. Isidoro Arneodo, il cav. prof. Rodolfo Bettazzi, i cavalieri Pacchiotti e Macciotta, Don Mosè Veronesi direttore dell'Oratorio Salesiano, Don Emanuele Manassero ispettore piemontese delle Case salesiane, e tutto il Consiglio Superiore della Società di Don Bosco.

» La solenne premiazione, svoltasi tra continue ovazioni, fu intercalata da scelte esecuzioni musicali della banda degli allievi interni, sotto la direzione del maestro cav. Dogliani e da perfetti cori cantati dalla Schola cantorum diretta con intelletto d'amore dallo stesso maestro. Con speciale entusiasmo fu applaudito il grandioso inno « A Don Bosco » musicato dal maestro D. Giovanni Pagella, su versi del prof. D. Giacomo Ruffino.

» Il Direttore generale delle Scuole Professionali Salesiane, Don Pietro Ricaldone, con un alato discorso spiegò il nobile scopo della istituzione fondata dal Venerabile Don Bosco per la rigenerazione morale dell'operaio, solo mezzo per renderlo atto alla vita civile e degno del progresso economico.

» L'on. Rebaudengo espresse infine, con faconda parola, la sua ammirazione per l'opera salesiana, ch'egli definì « miracolosa », così ben rispondente ai bisogni del tempo presente, alla necessità che la classe operaia ha oggi di apprendere a considerare anche i propri doveri... Rilevò che, se l'operaio, oggi vale quanto ha di coltura professionale, è pur vero che al suo perfezionamento occorre innanzi tutto la cultura della mente e del cuore mediante la religione, ciò che precipuamente si osserva negli istituti salesiani. E concluse inviando ai giovani operai il suo saluto di Deputato e l'augurio che con la benedizione di Dio si conservi sempre il sorriso della pace sui loro visi e la fede nei loro cuori. '

» Chiuse l'indimenticabile serata la parola paternamente carezzevole del rev. Don Albera la cui voce risuonò commossa nel rispettoso silenzio della sala, soavemente incoraggiante a sempre migliori progressi ».

Or ecco i pensieri svolti dal rev.mo D. Ricaldone. Noi li riproduciamo volentieri, perchè lumeggiano un criterio di somma importanza, seguito dal Ven. Don Bosco nel suo sistema di educazione.

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... Nell'atto, che si sta svolgendo in questi istanti di esultanza sotto i nostri occhi, io vedo un logico corollario, una conseguenza categorica del concetto fondamentale che spinse il cuore ripieno di inesauribile carità del Ven. Giovanni Bosco a fondare le sue Scuole Professionali.

Il premio è per Lui anzitutto l'esponente, l'espressione dello sforzo della volontà che ha cercato , con nobiltà di mire , il dovere , il bene, la virtù.

Questa legge nel Sistema Pedagogico Sale siano è così rigida ed inflessibile, che qualora mancasse nel giovane educando la condotta virtuosa, questi non riceverebbe premio, quand'anche si trattasse di un'intelligenza preclara, di straordinaria competenza e di solerte applicazione. La spiegazione di quest'inflessibilità, che può considerarsi come uno dei capisaldi dei suo programma, dobbiamo cercarla nell'essenza medesima dell'opera rigeneratrice, che il Venerabile si era proposto di svolgere per bene del l'umanità.

Egli infatti aveva visto spuntare nel cielo economico delle nazioni i primi albori della febbrile giornata dell'industrialismo. Era giunto insino a Lui l'eco della voce eloquente di Donoso Cortes, che dalla nobile Spagna stabiliva ed enumerava con chiarezza profetica quali sarebbero state le logiche conseguenze delle premesse del gran sillogismo sociale.

Dal cuore di D. Bosco, ripieno come quello di Francesco di Sales di carismi di amore, usciva tra effluvi di compassione il misereor super turbas del Divino Maestro. Era troppo sensibile l'animo suo, avvampava con troppo ardore il fuoco della carità in quello spirito eletto, per non sentirsi profondamente commosso allo spettacolo di tante indigenze materiali ed ancor più morali che si presentavano agli occhi suoi, e che purtroppo non erano se non all'inizio del loro progressivo sviluppo.

Ma Egli era convinto che allora solamente si sarebbe potuto procedere con passo sicuro alla nobile conquista del miglioramento sociale, quando gli amanti sinceri degli operai avessero scritto sul loro labaro il lemma vivificante di quella carità evangelica che simbolizza il bacio della giustizia e della pace.

Seguendole orme benefiche del Redentore che era venuto ad innestare la sua dottrina d'amore e di civiltà sul popolo pagano, D. Bosco voleva, da conquistatore pacifico, far penetrare nelle masse operaie la linfa vitale dell'idea cristiana mediante la formazione di legioni di giovani che sarebbero usciti ogni anno dalle sue Scuole Professionali coll'intelligenza illustrata da utili cognizioni, ma sopratutto col cuore temprato alla virtù ed alle nobili imprese.

La tanto intricata questione operaia, che sconvolse tante volte l'ordine delle nazioni ed alla cui soluzione si consacrarono, specialmente nelle ultime decadi del secolo scorso, le intelligenze più elette, era stata intuita dal nostro Venerabile in tutta la sua trascendentale importanza ed estensione: che anzi da profondo sociologo Egli concepì un programma gigantesco che servisse a sciogliere i problemi capitali dell'ardua tesi nell'ambiente dei principi cristiani.

Infatti profondamente convinto del logico ingranaggio e della dipendenza mutua che esiste tra l'industria e l'agricoltura lamentava il pernicioso esodo dei lavoratori dei campi che erasi iniziato fin dai suoi tempi, e che giustamente il Card. Bourret considera non solo come un male nazionale e sociale, ma sopratutto come un male morale. Condividendo inoltre l'opinione di Gerdolle, che cioè non è possibile che una nazione sia tributaria agli stranieri delle cose necessarie, si doleva che volesse togliersi all'industria la base razionale e solida dell'agricoltura.

Non è quindi a stupire se il Ven. Giovanni Bosco, mentre gettava le fondamenta delle sue Scuole professionali destinate alla formazione di onesti ed abili operai, Egli si volgesse pure ad organizzare razionalmente le Colonie agricole. Era mestieri nobilitare il lavoro della gleba, collocare sul suo seggio regale la magna parens frugum, porre un argine alla corrente emigratoria verso i grandi centri, chiamati dallo stesso Gian Giacomo Rousseau le voragini ove va a perire la specie umana ; moltiplicare i prodotti con metodi razionali ; fornire all'industria le prime materie in condizioni tali da sostenere la spietata ma logica concorrenza del mercato unico; armonizzare insomma nell'ambiente di un metodico progresso gl'interessi dell'intera società.

Ma all'accingersi alla soluzione di questi ardui problemi, oltre ad avere gli occhi fissi nelle salvatrici massime del Vangelo, Egli non dimenticò giammai che l'uomo è composto di anima e di corpo, che è una pianta, come affermava un filosofo greco, di cui le foglie s'innaffiano alle acque del mondo e il frutto matura per l'eternità.

I principi deleterii del positivismo, nel loro malefico e fatale svolgimento, avevano condotto i così detti intellettuali a sopprimere ogni idea di spiritualismo... e si pretendeva in conseguenza soffocare nel cuore degli operai, a cui colle porte delle chiese si eran volute pur chiudere le porte del cielo, ogni idea ed aspirazione che potesse elevarli al disopra della materia.

Le grida sataniche dei congressisti di Liegi, che nell'ebbrezza d'inconcepibile accecamento proclamarono con spudorata ma troppo chiara audacia che il loro mortifero programma poggiava sui capisaldi della negazione di Dio, patria, governo e padrone, avevano commosso profondamente l'Europa.

Il nostro Venerabile colla lucidità propria di un'anima pura, non turbata dai marosi delle passioni nè dai pregiudizi di malsani interessi, capiva che sarebbe stata forse impresa di dubbioso successo raddrizzare efficacemente ed in poco tempo con azione diretta ed immediata i criteri delle trasse, la cui scristianizzazione e pervertimento d'altronde era procurata, senza badare all'essenza dei mezzi e con malvagi intenti, da taluni demagoghi che pretendevano servirsi di quello sfacelo morale come di un'arma poderosa o di uno sgabello per salire a seggi da lungo tempo agognati.

Egli certamente voleva che con una rigogliosa fioritura di ben intese e variate istituzioni di indole sociale si procurasse il risanamento delle nasse; ma anelando curare il male fin dalla sua radice, pensava con Windthorst che l'avvenire è della gioventù, ed a questa perciò volle consacrate tutte le energie della stia poderosa ed instancabile attività. Era talmente compenetrato di quelle idee salutari, che avrebbe potuto ripetere con Leibnitz: « Datemi in mano le scuole ed io vi darò cambiato e migliorato il mondo. » Avendo però assistito ai primi fallimenti dell'istruzione mal diretta e divorziata dai principii religiosi, Egli era pienamente d'accordo col Tommaseo che la scuola , se non è tempio, è tana.

Nello stabilire pertanto le sue Scuole Professionali, volle che nello svolgimento del programma si tenesse conto delle singole facoltà del composto umano, onde procurare ad ognuna il suo corrispondente e progressivo sviluppo.

Patrocinatore convinto del mens sana in corpore sano, egli favoriva senza blaterate esagerazioni tutto ciò che potesse contribuire alle pratiche dell'educazione fisica e ciò con tanta efficacia e così solerti cure, che non mancò chi asserisse che qualora un giorno si pensasse di assegnare un protettore allo Sport l'elezione dovrebbe cadere sul Ven. Giovanni Bosco.

Non sarà mestieri ripetere, perchè a tutti noto, quanto Egli ed i suoi figli (e tra questi merita una lode speciale il non mai abbastanza compianto D. Giuseppe Bertello, alla cui memoria io mi faccio un dovere d'indirizzare un riverente saluto) lavorassero allo scopo di organizzare l'istruzione professionale. La storia del magistero didattico-professionale non potrà certamente dimenticare nelle sue pagine l'umile sacerdote di Castelnuovo, che forse prima e più di ogni altro seppe prevederne la necessità, organizzarne i programmi ed i metodi, e svolgerne con ampiezza di vedute e praticità di esecuzione le distinte modalità. Non è quindi a stupire se nelle Gare del lavoro e nelle Esposizioni nazionali ed estere, furono sanzionate le benemerenze delle sue Scuole colle lodi e coi premi più lusinghieri.

Ma Don Bosco, che condivideva pienamente l'opinione d'un illustre Sociologo piemontese, il quale affermava essere la religione la chiave dell'edificio sociale, che riteneva esser dessa, giusta la bella frase del Ferrucci, che dà il buon odore all'istruzione, era convinto col Carcano che coloro i quali credono potersi educare l'uomo senza additare una via al pensiero infinito, al cuore incontentabile una virtù che sia più alta del naturale egoismo , della miseria che ne circonda, delle malinconie che ci accompagnano, pensano l'impossibile, l'assurdo.

Profondo e sagace conoscitore del cuore umano e intimamente compenetrato dei bisogni della società de'suoi tempi avea la ferma convinzione che se erano necessari alle nazioni per correre a passi di gigante alle gloriose conquiste del progresso operai intelligenti ed abili, di gran lunga più necessari Egli giudicava, per la sussistenza stessa della Società e per evitarne lo sfacelo, operai onesti, virtuosi, cristiani. Era troppo persuaso, che i fautori del progresso intellettuale divorziato dai principii religiosi fossero stati il maggior nemico di quello stesso operaio che pretendevano, con fallaci lusinghe, di aggiogare al carro del loro trionfo.

Dupanloup si domandava : Che cosa ci vuole per rigenerare una nazione? Anzitutto uomini di carattere. Infatti il genio si ammira, ma il carattere si rispetta: il primo è l'indice del potere del cervello, il secondo è l'esponente della forza del cuore e, o tardi o tosto, è sempre il cuore che governa la vita. Il carattere che , giusta la bella definizione di Lacordaire, non è che l'energia sorda e costante della volontà, esige impero su se stesso, e quest'impero è la radice di tutte le virtù. D. Bosco amante della Chiesa e della Patria, aspirando a rafforzare le gloriose legioni dell'esercito di quella ed a proporzionare a questa preziosi elementi di sana rigenerazione, concepì il sublime ideale di formare non solo degli operai intelligenti, ma degli uomini di carattere, e con ciò era persuaso di prestare il più efficace contributo alla Società.

Guizot aveva scritto che l'intelligenza non si forma e progredisce se non sotto l'impero di Dio, che l'istruzione non ha nessun valore senza l'educazione, nè l'educazione senza la religione. D'altronde era lo stesso Gioberti che aveva proclamato che la Religione cattolica è la religione dei forti. E Don Bosco che anelava appunto formare una legione di forti, volle che i suoi giovani non solo praticassero le massime della religione, ma che vivessero, s'inebriassero nel celeste ambiente di quella pietà che, al dire del Joubert, è una sapienza sublime che supera tutte le altre, una specie di genio che dà le ali allo spirito. Egli voleva, come Balmes, l'intelletto assoggettato alla volontà, tutte le facoltà illuminate, dirette dalla religione. Ecco l'uomo compiuto, l'uomo per eccellenza in cui la ragione dirige e rischiara colla sua face la realtà della vita, l'immaginazione tiene il pennello e fornisce i colori, il sentimento vivifica, la religione divinizza.

Non è quindi a stupire se il Ven. Giovanni Bosco, quando si propone stimolare nella palestra di una santa emulazione i suoi giovani, eccitandoli alla conquista delle ricompense e degli allori, stabilisca con inflessibile norma che sia coronato colui che all'attività del lavoro ed all'applicazione nello studio abbia accoppiato una condotta esemplare, aurora splendente di quella vita che, al dire di Stuart Mill sarà dolce e proficua, ance se vissuta per breve tempo e svoltasi in una cerchia umile e ristretta, perchè sarà sorgente di benessere e morali vantaggi...

Perchè niuno si meravigli nel leggere in copertina annunzi che non ci riguardano, ci affrettiamo a dichiarare: -- 1) che editrice del Bollettino è la « S. A. I. D. Buona Stampa », la quale ha creduto suo interesse di cedere in parte al sig. Eugenio Pozzi di Torino i suoi diritti di pubblicità; - II) che noi, sebbene non assumiamo alcuna responsabilità di quanto é dopo la firma del Gerente, tuttavia, attesa la serietà delle due Ditte, siamo certi che non si daranno mai annunzi men che convenienti.

Lettere di famiglia.

DAL SUD AFRICA

Gara di carità a beneficio del nuovo Istituto Salesiano.

La visita della R. N. "Piemonte."

(Lettera del Sac. Enea Tozzi).

Cape Town, 25 novembre 1911. REV.MO ED AMATISSIMO PADRE,

SIAMo nel nuovo nido da otto mesi, e di tanto in tanto, sopratutto nei cambiamenti di clima (come al principio delle pioggie e poi in estate) non ci par vero di essere in una casa che ha tanti vantaggi sull'ultima nostra abitazione e che non lascia nulla a desiderare dal lato igienico.

Quanti vengono a visitarla non finiscono di mostrarsene soddisfatti. In vero l'aria e la luce che regnano negli ambienti e lo stesso impianto di luce elettrica per le ore notturne, sono stati regolati con norme didattiche, al pari della ventilazione, dell'acqua, dei bagni e delle docce.

Inoltre ogni piano è provvisto di un doppio apparato per spegnere gli incendi; e i giovani verrano istruiti a dar mano agli utensili ed a maneggiare i getti d'acqua ad alta tensione in caso di bisogno. Ad evitare poi i pericoli che potrebbero occorrere in caso di panico, tutte le porte che mettono nelle sale dei giovani hanno i battenti che apronsi in doppio senso; nè si è mancato di pensare a tanti altri riguardi che sarebbe troppo lungo enumerare.

La nuova casa ci offre davvero segnalati vantaggi e noi ne benediciamo il Signore, il quale ci aiuterà, a soddisfare i debiti che abbiamo ancora non lievi per la costruzione di essa.

A questo fine fervevano da mezz'anno i lavori di preparazione per un grande bazar di beneficenza che fu detto «il Carnevale di Venezia ». Moltissime famiglie lavorarono caritatevolmente per molti giorni fino a tarda ora per preparare gli oggetti, e molte persone andarono lungamente collettando fra amici e conoscenti, con un'attività degna della più viva ammirazione. Il Comitato organizzatore componevasi di 183 persone: signori e signore, cattolici, protestanti ed ebrei. Una splendida gara di carità, coronata dal successo più lieto

Il bazar si tenne nella « Sala dei Volontari » la più vasta della città, convertita all'uopo in un canto di Venezia. Vi si entrava passando vicino ad un fac-simile del ponte di Rialto, riprodotto fedelmente, con a destra e sinistra casette e botteghe di architettura veneziana. Sullo sfondo vedevasi il Canal Grande con il... risorto campanile di San Marco! e v'erano gondole... in azione. Una di queste accoglieva i visitatori, che per un momento avevano l'illusione di essere a Venezia; specie di sera, quando la luce elettrica aggiungeva molta suggestione a tutto lo scenico apparato. Di carnevale non c'era che il nome, ma c'era Venezia. I venditori erano in costume italiano di contadini e contadinelle.

Il 31 agosto pertanto, l'ecc.mo Governatore Generale, il sig. Visconte Gladstone Williams, presiedette all'inaugurazione del bazar, ricco di mille oggetti, e il Sindaco Sir Frederick Smith Kt. fece il discorso inaugurale pieno di simpatia per l'Opera Salesiana.

« Che cosa sarebbe Cape Town egli disse -senza l'Istituto Salesiano? Che sarebbe dei cento e più giovani che vi sono ricoverati? Forse i loro stessi educatori non possono farsi un adeguato concetto del bene immenso ed efficace che sempre più di anno in anno l'opera loro va facendo nella nostra città. Oh! quanti sono i giovani i quali, così aiutati, continueranno a benedire l'opera di quel santo che fu Don Bosco, il fondatore dei Salesiani...».

Un vero entusiasmo per l'Opera nostra invase la città in quei giorni. A schiere a schiere affluivano i visitatori nella grandiosa sala. Se ne contarono due mila in un solo pomeriggio.

Il secondo giorno inaugurava la festa della carità il generale Sir Henry Scobell, e presiedeva alla vendita l'Avvocato Beauclerk Upington.

Il terzo giorno ne fece l'apertura Sua Eccellenza Rev.ma Monsignor Rooney, che nel suo discorso accennò in termini di viva riconoscenza alle gentili ed affettuose parole che gli oratori dei giorni precedenti, il Governatore, il Sindaco ed il sig. Generale, avevano avuto per l'opera nostra.

Anche l'esito non poteva essere più consolante. Ne siamo riconoscenti ai vari comitati, in cui erasi suddiviso il Comitato Promotore, i quali lavorarono indefessamente e meritano le più sentite congratulazioni. Il Comitato della stampa preparò un elegante volume, adorno di molte fototipie, con i cenni storici dell'Istituto e le biografie e i ritratti di Don Bosco e dei suoi Successori, il quale, edito dai nostri giovanetti tipografi con arte finissima, ebbe un vero successo ed un introito di 119 lire sterline.

Detratte le spese, il bazar ci ha dato un incasso netto di 14.50 sterline; una somma provvidenziale, la quale però ci lascia ancora con un debito di oltre 8ooo sterline. Speriamo nella Provvidenza!

Ora un'altra bella notizia. Da molto tempo non aveva toccato questo porto nessuna nave della R. Marina Italiana; quando la visita dell'incrociatore Piemonte, sulla fine del mese di luglio, risvegliava un nuovo entusiasmo fra i nostri connazionali, che andarono a gara nel fare onore al benemerito Comandante signor Osvaldo Paladini e ai suoi ufficiali e marinai.

Noi, nelle due domeniche che la R. Nave rimase in porto, previo intendimento col sig. Comandante, demmo all'equipaggio comodità di una messa con predica in italiano nella cappella dell'Istituto; e fu bello il vedere la frequenza di tanti bravi marinai e ufficiali, ai quali s'unirono parecchi nostri coloni. Potemmo anche, coll'aiuto di alcuni connazionali, combinare una corsa in tram attorno il monte per una sessantina di marinai, e al loro ritorno la nostra banda suonò l'inno italiano e diè un breve concerto. Gli stessi musici suonarono pure a bordo della nave, pel ricevimento che il sig. Comandante diede alla Colonia Italiana, ove parve a tutti i presenti di essere per qualche ora in un lembo del nostro bel suolo italico; tanta fu la mutua cordialità ed il sincero affetto. La visita del Piemonte lasciò la più cara memoria.

Tornando ai nostri bisogni e alle prove di generosa simpatia ricevute testè, pongo fine a questa lettera. Abbia, signor D. Albera, la bontà d'implorare sugli ottimi benefattori e sulle loro, famiglie una benedizione tutta speciale, che essi accoglieranno come il dono più gradito. Benedica pure i confratelli e i giovani, affinché tutti, di giorno in giorno, corrispondiamo sempre meglio alle grazie del Signore e possiamo esser sempre meno indegni figli di Don Bosco.

Di Lei, Amatissimo Padre, -

Figlio e Servo Umil.mo Sac. ENEA Tozzi.

Colla vostra carità abbiamo fondato numerosi Collegi ed Ospizi, dove furono e sono mantenuti migliaia di orfanelli tolti dall'abbandono, strappati dal pericolo della irreligione e della immoralità, e mediante una buona educazione, collo studio e coll' apprendimento di un'arte, fatti buoni cristiani e savii cittadini.

Sac. GIOVANNI Bosco.

DALLE MISSIONI

L'Opera di D. Bosco in Patagonia

(Lettera del Sac. Domenico Milanesio).

Buenos Aires, Collegio Pio IX, 20 settembre 1911. REV.MO E CAR. SIG. D. ALBERA,

ASSECONDANDO i giusti suoi desideri mi accingo a scriverle qualche cosa che possa soddisfare la santa curiosità dei nostri confratelli e cooperatori intorno la prima delle nostre Missioni, voglio dire la Patagonia; poichè v'è a temere che per mancanza di notizie abbia ad affievolirsi in tanta gioventù la brama di venirci in aiuto.

Quanti avemmo la fortuna di star vicini per tanti anni al Ven. Don Bosco, quante volte l'abbiamo udito conversare piacevolmente della Patagonia ! La Patagonia era per così dire il suo sogno, ce ne parlava spesso e volontieri, e ce la descriveva in un modo assai diverso da quello che ce la presentava il protestante naturalista Carlo Darwin, il quale dichiarava questo paese sterilissimo e pressochè inabitabile. Sì , il Ven. D. Bosco ce la dipingeva come una vastissima regione di grande speranza. E a dire il vero, egli non si sbagliò, giacché perfino una spedizione scientifica, venuta pochi anni or sono dalla Germania, dopo di averla studiata bene, ebbe a dire che la Patagonia è il paese dell'avvenire. E ne abbiamo una prova in quanto i suoi territori ci offrono in bestiami e cereali, nel fatto che tanti v'immigrano pagando i terreni del Rio Negro nelle vicinanze del Fortin Roca a prezzi favolosi, nelle due ferrovie che ha e nelle tre altre in via di costruzione.

Ma queste notizie, per quanto in sè buone ed utili, mi hanno sviato dal mio argomento. I Salesiani presero possesso della Patagonia come Missionari l'anno 1879; e non lo fecero per conquistare il dominio di terre sconosciute, ma per guadagnare anime a Dio. Vi scese pel primo Mons. Fagnano che vi aperse la prima casa in Patagones e più tardi un'altra a Viedma, due paesi situati sulle sponde del Rio Negro l'uno di rimpetto all'altro: quello sulla sponda sinistra, questo sulla riva destra del fiume. E per quante vicende e per quante prove non passarono i Figli di D. Bosco! Nè poteva essere altrimenti, perchè il demonio disputava loro il terreno palmo a palmo, non volendo cedere a Dio il dominio di un paese nel quale aveva esercitato fino allora la sua tirannia. Più tardi, sotto la direzione e l'impulso di Mons. Cagliero, sorsero successivamente altre case, sulle rive del Rio Negro, del Rio Colorado, del Chubut ed alle falde delle stesse Cordigliere; mentre Mons. Fagnano scortato da zelanti missionari e confratelli inalberava il vessillo della croce nella Terra del Fuoco; dove fondò vari stabilimenti allo scopo di civilizzarne gli abitanti. Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, che avevano attinto lo stesso spirito di sacrificio e di amore dal comun Padre D. Bosco, seguirono passo passo i Salesiani e così sorsero come per incanto nello spazio di 30 anni, 3o case Salesiane e 19 di Suore: in tutto 49 focolari di fede, di carità, di civiltà e d'istruzione, presso i quali hanno cultura ì letteraria o professionale ed agricola più migliaia di giovani, cristiana vigilanza un nucleo di corrigendi, ed un letto ospitale con medici e medicine non pochi infermi; mentre l'opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice, educando migliaia di ragazze nelle lettere, nei lavori donneschi e nella pietà cristiana, contribuisce efficacemente a diffondere nelle famiglie, insieme con i buoni costumi, una luce di dottrina vivificante.

Nè il bene è ristretto all'ambito delle varie residenze.

V'ha un'altr'opera, di gran merito, che c' fama l'aiuto di ferventi missionari, quella delle Missioni attraverso le immense campagne; dove è necessario che il Missionario conosca anche la lingua araucana per farsi intendere meglio dai naturali del paese ed in particolare dalle donne e dai ragazzi, che non intendono quasi nulla di lingua spagnuola.

Oh! il bene elle si fa nelle Missioni al campo, dove è più facile attirare le anime alla pratica dei Santi Sacramenti, che nei paesi! Nel campo i buoni e i semplici vi accorrono con facilità ; e perfino i più rilassati e indifferenti, che in un paese, per rispetto umano, non sarebbero disposti a confessarsi, là sotto l'umile tetto di una capanna, dove si prega di cuore e si pratica la legge di Dio con tutta semplicità e libertà evangelica, fanno essi pure una sincera confessione e si accostano volentieri a ricevere il Pane degli Angeli. Centinaia di volte ho avuto occasione di presenziare queste scene commoventi; e posso aggiungere che per un Missionario non vi è cosa che più lo conforti in questo mondo, come il vedere un gruppo di uomini dalla fronte rugosa e dai bianchi capelli, confondersi col popolo credente e dividere con esso quella felicità elle si prova bevendo alle fonti della fede e della pietà cristiana!...

Veneratissimo Padre, vastissimo è il campo, ove lavorano tanti suoi figli in queste terre lontane! La sua benedizione li sorregga tutti a moltiplicare ogni opera di carità e di zelo per la salvezza delle anime.

Si degni anche inviare una benedizione speciale a chi si professa,

Della S. V. Rev.ma,

Servo Um.mo e aff.mo

Sac. DOMENICO MILANESIO.

FIORI E FRUTTI .

(Dalle memorie dei nostri Missionari)

Iniziamo la pubblicazione di una serie di episodi vari, spesso ameni, spesso commoventi, sempre edificanti, coll'animo di far meglio conoscere ai Cooperatori le Missioni Salesiane della Patagonia, dell'Equatore, del Matto Grosso, ed anche del Congo, dell'India e della Cina.

Ai nostri Confratelli, che si trovano sul campo dell'apostolato, o vi hanno passato qualche anno di generose fatiche, rivolgiamo la preghiera di assecondarci in questa iniziativa, anticipando loro, insieme col nostro, anche il grazie di tutti i lettori.

I.

ANNUY=CAR, o un'accoglienza inaspettata. AVVICINANDOMI ad uno stuolo d'indigeni nel territorio del Chubut, sulle rive del Rio Mayo, ai piedi delle Ande, fui sorpreso da un'accoglienza inaspettata.

La tribù era divisa in due ali; gli uomini da una parte, le donne dall'altra; e tutti coperti decentemente.

Le donne, ben pettinate, avevano la faccia pulita, senza ostentare nessuna di quelle strane pitture, che le deturpano invece di abbellirle.

Gli uomini stavan ritti in piedi, col capo scoperto, in attitudine di grande rispetto.

Le donne poi, schierate anch'esse in bell'ordine, cantavano non so quale canzone festiva, in un ritmo nuovo, originale. Credetti che celebrassero qualche loro solennità; quindi mi fermai a una certa distanza e feci fermare i due giovani che mi accompagnavano, per non interrompere quelle cerimonie di cui ignorava l'oggetto.

Finito il canto, fui invitato ad avanzarmi e seppi per bocca del Cacico stesso, che la festa era stata ordinata da lui « per ben accogliere l'uomo di Dio » come essi dicevano, cioè il Missionario.

Come mai una tale accoglienza?

Insieme con i miei catechisti io aveva passati alcuni mesi poco lungi di là, insegnando le verità del Vangelo a più centinaia d'infedeli, ai quali aveva predicato le verità della fede e in fine amministrato i Sacramenti del Battesimo, della Cresima, e anche della Santissima Eucaristia ai più preparati; e tutto con lavoro continuo, senza interesse alcuno, senza domandar loro nemmeno un sorso d'acqua, anzi donando io ad essi vari oggetti di divozione.

Questo spirito di sacrificio, proprio del Missionario Cattolico, li colpì, e intorno intorno in ogni gruppo di famiglie indigene fu un continuo conversare di un « Padre con la barba, un uomo buono, uomo di Dio, che parlava di cose molto belle, mai udite in lingua araucana ». In questa lingua infatti io aveva fatto intendere a tutti le principali maraviglie del Buono Spirito, ossia di Dio, poi di Gesù Cristo, della Vergine, della vita eterna, ecc. ecc.

Ma chi veramente fu l'anima della festosa accoglienza fu una brava cristiana, per nome Annuy-car (nome che vuol dire: Vado per lana).

Costei aveva assistito ad una Missione data in Valcheta 10 anni prima, ove era stata battezzata con altri 15o indigeni appartenenti alla tribù del Cacico Sacomatra; ed allora si era recata al Rio Mayo per trovare alcuni parenti. Fu essa che suggerì al Cacico l'idea di preparare quella accoglienza che ho accennato.

Intanto, smontato da cavallo, chiesi al Cacico se mi permetteva di fermarmi presso di lui alcuni giorni. Mi rispose che era contentissimo, e che n'era contenta anche tutta la sua gente, avendo tutti un vivo desiderio di farsi cristiani. E diede ordine alle donne di costrurmi una capanna in vicinanza della loro tolderia, dove io potei celebrare la Santa Messa e radunarli pei catechismi.

Mirabile fu la prestezza con cui mi prepararono il toldo. Alcune corsero a prendere grossi fasci di pelle di guanaco, altre si misero a piantar verghe al suolo, altre a piegarle a maniera di archi e a fermarle con grossi fili di lana, mentre altre vi stendevano le pelli assicurandole con cordicelle pure di lana. Così in men d'un'ora la mia capanna fu bell'e fatta; ed era una discreta capanna che misurava 6 metri di lunghezza per 5 di larghezza.

Prima di prenderne possesso e mentre il Cacico mi allestiva il pranzo facendo arrostire uno struzzo intero sulla brace, io mi avvicinai alla buona cristiana di Valcheta, e:

- Come ti chiami, le dissi.

- Mi chiamo Annuy-car; non mi riconosci?

Hai ragione, il tuo sembiante non mi è nuovo; dove ci siamo conosciuti?

- In Valcheta, dieci anni or sono, quando ebbi da te il Santo Battesimo.

- Ne godo, buona sorella; e tu ricordi ancora quelle cose, che vi insegnai?

- Oh se le ricordo! come potrei dimenticare le belle cose che ci hai insegnato?

- Bene! rispondimi un poco: Vi è Dio? - Dios mley (vi è Dio).

- E quante persone vi sono in Dio? - Cla che mley (ve ne sono tre).

Bene! sai come si chiamano?

-- Chao, Fothúm, Espirutu Santo, cay (si chiamano: Padre, Figliuolo e Spirito Santo). - E queste tre persone sono tre Dei?

- Mu Padre, quiñe muthen (no, Padre, un solo Dio).

Mostrandole allora un Crocifisso le chiesi: - Che immagine è questa?

-- Dios tañi Fothúm! (rappresenta il figlio di Dio).

Gesù Cristo è Dio? May, padre (sì, Padre). Dove morì?

- Lay huente cruz meu! (morì in croce).

- Per chi morì?

- Inchiñ meu tain monstuam cúthal massa meu, tain puam huena meu (morì per salvarci, per liberarci dall'inferno e farci acquistare il cielo).

Tu hai un'anima?

- May, miepin (sì, Padre, ho un'anima).

- L'anima tua morrà?

Muea Padre, lalay inche ñi púllú (no, Padre, l'anima mia non morrà giammai).

-- E dove andrà l'anima tua dopo morte, se è buona?

Alzando gli occhi con una profonda espressione di fede:

-- Amitay hueny mu! (se ne andrà al cielo).

- E se è cattiva?

Corrugò la fronte e, quasi tremando, rispose con spavento:

- Amuay cúthal mapu ma! (se ne andrà all'inferno).

- Tu dove vuoi andare dopo morte?

Ed ella con uno slancio pieno di affetto:

- Inche cupa amuan hueane mu (io voglio andarmene al cielo).

- Il tuo corpo risusciterà alla fine del mondo?

- Calùl uñomogetuarv.... (sì, Padre, il mio corpo uscirà dal sepolcro per tornare a vivere con l'anima).

- E per quanto tempo staranno i buoni in Paradiso e i cattivi nell'Inferno?

Annuy-car, quasi senza darmi tempo di finire la domanda, mi rispose:

- Afnoché chipautu meu (per sempre!)

- E chi manda la morte agli uomini?

- Dios múthen! (solamente Dio e nessun altro).

- Bene, bene, terminai; che il Signore ti benedica e ti conceda una morte santa ed il Paradiso.

E facile immaginare come rimasi nell'udire dalla bocca di una povera indigena queste sagge risposte, con tanta speditezza e precisione. Ringraziai il Signore e Maria SS. Ausiliatrice per avermi fatto trovare un'anima così piena di Fede, e pregai la buona cristiana ad aiutarmi coi suoi consigli per indurre quei selvaggi ad approfittarsi il meglio che potevano della mia visita.

Annuy-car si mostrò zelantissima, come un Apostolo, per tutto il tempo della Missione. Era la prima ad accorrere al segno del campanello alla spiegazione della dottrina di Gesù C., che si teneva quattro volte il giorno. Nè mancò mai di assistere alla S. Messa servita dal catechista Gregorio Mendes, alla quale accorrevano anche gli indigeni, che ripetevano brevi orazioni guidati dal suddetto catechista. Fu un trionfo della grazia! poichè in fine tutta la tribù si battezzò e fece divotamente la S. Comunione.

Alle volte vi sono così grandi consolazioni che il cuore conosce e la lingua non può esprimere; tale fu quella che provai quel giorno!

Il Cacico, a rendere più solenne la festa, fece uccidere due buoi ben grassi e distribuirne la carne a tutta la tribù. Dopo il modesto banchetto, io distribuii a mia volta a tutti qualche oggetto di divozione; immagini, crocifissi, medaglie e qualche altro piccolo oggetto.

E commoventissima fu la partenza. Ricordo che, montato a cavallo, quei poveri figli del deserto mi si aggrupparono intorno per farmi insieme i loro ringraziamenti. Io pure dissi loro un grazie di cuore, quindi m'incamminai lentamente, ed essi con inchini di capo e battendo con gioia le palme mi auguravano tutti buon viaggio, gridando ad una voce:

- Amuquellechi may, padiru, y em! (Che Dio ti accompagni, caro padre, vieni presto a trovarci un'altra volta).

Sac. DOMENICO MILANESIO

Missionario Salesiano.

In fascio.

PUNTA ARENAS. - Una nuova chiesa. -- Da una lettera di D. Ortega al sig. D. Albera in data 27 ottobre u. s., spigoliamo: - Uno degli ultimi numeri del Bollettino nel dar la notizia della prossima erezione di due chiese in questa città, si augurava di poter quanto prima annunziarne l'avvenuta inaugurazione.

Ed oggi appunto ho il piacere di annunziarle la benedizione d'uno di questi due templi, cioè di quello di S. Michele. La prima pietra, come Ella sa, fu collocata il 12 marzo u. s. ed i lavori proseguirono durante l'inverno senza interruzione, cosicchè alla fine di settembre l'edificio era già sgombro e pronto per essere aperto al divin culto. Difatti l'amatissimo Mons. Fagnano stabilì per la funzione il giorno i' del corrente, festa della Madonna del Rosario, e in tal giorno, verso le 3 pom., alla presenza dell'Ecc.mo Sig. Governatore del Territorio, di altri padrini, e di numerosissimo popolo, procedette al compimento della religiosa cerimonia a norma del Rituale Romano.

Finita la benedizione, un Sacerdote Salesiano disse belle parole di congratulazione ai fedeli del nuovo rione, felicitandosi con loro che avevano finalmente un bell'edificio per il culto del Signore. Prima e dopo la religiosa cerimonia prestò servizio la banda del Colegio S. José da un cortile attiguo alla novella chiesa.

Quivi il 6 ottobre, primo Venerdì del mese, si celebrò la prima Messa: e una prova dell'opportunità, dirò meglio, della necessità di tale edificio si ebbe nel concorso stragrande di quel giorno, che ora si ripete sempre alla Santa Messa, al Rosario e agli altri atti di culto. Poveretti! La parrocchia era per loro troppo distante; e per questo accorrono con gioia alla nuova chiesa ad implorare le divine misericordie sopra le loro famiglie e sulla patria intera!

La costruzione del tempio dell'Immacolata e dell'annesso Istituto Giovanni Bosco richiederà un tempo più lungo e una spesa assai più rilevante. La Divina Provvidenza venga abbondantemente in aiuto all'amatissimo nostro Monsignore.

MISSIONI SALESIANE al sud della Repubblica Argentina e de Chilì nel 1911 ,.

Nota. - In una superficie di 1.121.000 chilometri quadrati, con 273 045 abitatiti, vi sono: 30 Case di Salesiani con 77 Sacerdoti e 94 Coadiutori, in tutto 171 Salesiani ; i9 Case di Figlie di Maria Ausiliatrice con 152 Suore ;

36 Chiese e cappelle,

2o Scuole maschili, con 2.200 alunni ;

17 Scuole femminili con 2.500 alunne.

Dall'anno 1879 fino al 1811 si sono amministrati -a bianchi e indigeni complessivamente - 129.000 battesimi. Nel 1910 si battezzarono 1077 indigeni e 7000 bianchi).

NOI dobbiamo seguire l'esempio dei nostri maggiori e ricorrere a Colei che è l'aiuto dei Cristiani, il conforto dei deboli, il sollievo degli afflitti, il conforto dei tribolati, la Madre di Dio, la gran Vergine, MARIA .

Ricorriamo noi pure a Lei, ma ricorriamo con fiducia filiale ed Ella, qual madre pietosa, rinnoverà in noi le meraviglie dei tempi passati. Ella ci aiuterà nei bisogni temporali ed assai più nei bisogni ,spirituali. Ella ci aiuterà nei pericoli della vita presente, ci assisterà nel maggiore di tutti i pericoli in punto di morte. Ricorriamo con perseveranza e con fede, e Maria sarà per noi quella misteriosa scala di Giacobbe, per cui dall'esilio di questo mondo potremo con sicurezza salire al cielo!

VEN. GIOVANNI Bosco(1).

(1) Vita del Sommo Pontefice S. Callisto I, pag. 62.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

GRAZIE E FAVORI

Non cesserò di ringraziarti! (*)

La mia sorellina, il caro frugolo della casa, da parecchi giorni era ammalata; quando d'improvviso s'aggravò, ed il medico dovette pronunziare la triste sentenza: « Si dispera salvarla ! » Chi può descrivere quei dolorosi momenti? Si aspettava da un momento all'altro la catastrofe. Io sola , davanti al caso ormai disperato , speravo ancora. Speravo in Te, o Maria Ausiliatrice!

In collegio ho imparato ad invocarti, sapevo che mai nessuno ricorre a Te senza esserne consolato; ed io, col più infocato ardore scongiurai la Tua materna pietà e non restai delusa! La nostra piccola Maria guarì, ed in poco tempo tornò la vispa e cara piccina d'una volta. Siano grazie a Te, che provasti una volta ancora che non invano si ricorre alla potente bontà del Tuo cuore.

Casale Monf., dicembre 1911.

ELVIRA BACCHELLA.

Una novena a Maria Ausiliatrice.

È col cuore ripieno di profonda riconoscenza che sciolgo alla Benedetta fra tutte le donne l'inno del ringraziamento !

Una sciagura fatale stava per piombare sopra di me e la raia santa famiglia. Il pensiero del disonore che l'avrebbe direttamente colpita era uno strazio indicibile al mio cuore di figlio sventurato, ma affettuoso. Che feci ? Mi rivolsi con fede a Maria Ausiliatrice; insieme con varie pie persone cominciai in onor suo una Novena, promettendo d'impiegare tutta la vita alla maggior gloria di Dio ed al bene delle anime, e il quinto giorno, in modo quasi prodigioso, la grazia era ottenuta

Sia ringraziata da tutti una così tenera Madre, che non abbandona mai quanti ripongono in lei la loro fiducia.

Torino, 9 dicembre 1911.

N. N. Cooperatore Salesiano. Due grazie segnalate.

Circa venticinque anni or sono avevo la figlia ammalata e mandai a Torino un'offerta per le Opere Salesiane pregando il servo di Dio Don Giovanni Bosco, di venerabile memoria, a voler intercedere per la guarigione della mia figliola. Ebbi per risposta il consiglio di fare una novena a Maria SS. e di accostartisi al sacramento della Confessione, il che feci subito, appena ricevuta la lettera. Orbene il medesimo giorno che ritornai dalla chiesa dopo aver compito questo atto della nostra Santa Religione, trovai la figlia guarita, la quale vive tuttora mantenendosi pia e virtuosa e nutrendo affetto di riconoscenza verso Maria SS. Ausiliatrice. Io non feci mai pubblica questa grazia, ma ora è la figlia stessa che desidera che questa sua guarigione venga a conoscenza dei Superiori della Pia Società Salesiana, a maggior gloria della Beata Vergine.

Nello stesso tempo mi affretto ad annunziare, che il 18 maggio u. s. raccomandavo alle preghiere dei Salesiani un poveretto, che da trenta anni non si accostava più ai SS. Sacramenti e trovavasi in punto di morte. Ieri ricevetti la consolante notizia, che questi ha fatto la sua confessione. Nemico implacabile della Chiesa (tanto che al solo sentir nominare la Confessione, una volta diede in tale furore che fattasi dare una rivoltella se la pose presso il letto, risoluto di freddare quel prete che avesse osato avvicinarlo) egli è in vero un bel trofeo di Maria Ausiliatrice, poichè la sua conversione pare a tutti un miracolo.

Królestwo Polskie (Polonia Russa), 27 settembre 1911.

H. KULESZYNA.

La fede di un emigrato.

Il 29 dicembre la mia famiglia veniva rallegrata dalla nascita di un bambino, ma subito dopo il Signore volle visitarci con una dolorosa prova; mia moglie fu colpita da sì grave malore da non lasciare più alcuna speranza di guarigione non solo, ma da essere dichiarata in fin di vita da tre valenti dottori che la curavano. Le furono amministrati i SS. Sacramenti e con trepidazione e dolore si aspettava da un momento all'altro la catastrofe. In sì dolorosa circostanza mi rivolsi con viva fiducia a Maria SS. Ausiliatrice e promisi l'offerta di L. 1oo a favore delle Missioni Salesiane, se la Vergine mi avesse salvata la buona consorte. Maria SS. si degnò esaudire la mia preghiera. Quel mattino che i dottori erano sicuri di trovarla morta, furono molto sorpresi di trovarla ancora viva ed anzi di vederla leggermente migliorata, finchè, poco dopo, la dichiararono fuor di pericolo con meraviglia di tutti quelli che sapevano il suo stato.

Riconoscente sciolgo la mia promessa. Che la Vergine Ausiliatrice protegga sempre me e la mia famiglia !

New York, settembre 1911.

SALVATORE GUSMANO farmacista.

Casarza della Delizia. - Il 31 maggio mia figlia fu colpita da polmonite doppia; e una tosse ostinata la ridusse in pochi giorni in fin di vita. Nella notte del 3 al 4 giugno vedendola in uno stato lagrimevole e non avendo più speranza nei mezzi umani, pensai a Maria Ausiliatrice e dissi: « Ella sola la può guarire ». Le promisi quindi che se Ella mi avesse fatto la grazia tanto desiderata, avrei spedito un'offerta affinchè si celebrasse in suo onore una novena ed una stessa al suo altare ; posta quindi una medaglia sotto il guanciale dell'inferma incominciammo noi stessi, suoi genitori, una novena ad onore di Maria Ausiliatrice. Il mattino dopo con grandissima nostra consolazione la nostra figliuola fu trovata quasi risuscitata da morte a vita. Senonchè pochi giorni dopo fu colpita da una pleurite, che andavala distruggendo a poco a poco. Dovette subire una terribile operazione, ma la Madonna di D. Bosco ce l'ha perfettamente guarita, e sia benedetta in eterno.

Settembre 1911.

Coniugi ANTONIO e Rosa ZUERIN.

Pergola. - Siano rese vive grazie a Te, o Potente Ausiliatrice, che nel momento difficile della dolorosa operazione che dovetti subire, ascoltasti le preghiere che a Te rivolsero tanti bimbi innocenti e tante anime a Te consecrate !

Era la terza volta che dovevo sottoporre la mia povera testa sotto i ferri del chirurgo per una iperostasi alla base frontale e temporale destra, che mi procurava dolori indicibili e non mi permetteva di celebrare. L'operazione era delle più difficili, ma Tu, o Potente Ausiliatrice, guidasti la mano che doveva oberarmi e non solo ebbi salva la vita, ma fui liberato in gran parte dal terribile male di capo, ed in modo meraviglioso contro le speranze di tutti in pochissimi giorni guarì la cicatrice ed io potei tornare presso l'amata famiglia, mentre nelle altre due operazioni dovetti trattenermi a lungo all'ospedale.

25 settembre 1911.

Sac. AGOSTINO TITTONI.

Napoli. - Tornavamo dall'America e appena sbarcati a Genova il mio piccolo Antonio fu assalito da una polmonite doppia che in breve lo ridusse agli estremi. Il babbo gli prodigò tutte le cure che la sua professione di medico gli suggeriva, ma io mi rivolsi con fede alla dolcissima Madonna di D. Bosco, supplicandola a ridonare la sanità al mio diletto figliolo. Promisi che se avessi ottenuto la guarigione avrei fatto pubblicare la grazia nel Bollettino e mi sarei recata personalmente insieme col bambino a Torino per ringraziare la Madonna. La grazia non si fece aspettare. Dopo pochi giorni il mio bambino era sano come prima della malattia. Non. potei adempiere subito la promessa, e il mio bambino fu nuovamente attaccato dalla broncopolmonite. Questa volta il caso era disperato ed il babbo stesso sfiduciato disse non esservi più rimedio. Vi fu chi consigliò di chiamare uno specia lista, ma io m'opposi dicendo che il mio specialista era la Madonna Ausiliatrice e cominciai una novena rinnovando la promessa già fatta. Dopo due giorni il bambino era salvo ed ora gode ottima salute.

Adempio subito alla prima parte della promessa, sperando di poter presto adempiere anche la seconda!

14 agosto 1911.

MARIA LEBANO-DE FEO.

Granarolo di Faenza. - Nel febbraio passato in Granarolo di Faenza dominava la terribile tosse convulsa, la quale colpendo tutti i bambini gettava nell'apprensione e nel lutto tutte le famiglie, facendo parecchie vittime. Tra le madri maggiormente angustiate vi era la sig.ra Augusta Bedeschi, madre di tre piccoli figli colpiti dalla tosse e ridotti a stato compassionevole, senza che l'arte medica potesse loro giovare. La medesima temendo giustamente che la morte le rubasse i preziosi tesori, fece scrivere al Santuario di Valdocco ordinando una novella di preghiere, e promettendo un regalo, qualora si ottenesse la grazia. Si fece la novena, e i bambini tornarono presto sani e perfettamente guariti.

La medesima signora si trovò in seguito gravemente ammalata per un, improvviso ascesso all'ascella destra con febbre d'infezione. Il male aveva fatto tali progressi, che se s'indugiava un giorno solo a operarla, la morte era inevitabile: ma l'operazione riuscì così felicemente che, scomparso ogni pericolo, potè trovarsi perfettamente guarita.

Pertanto col cuore riboccante di gratitudine invia un'offerta al Santuario e prega tutti ad unirsi a lei nel ringraziare la Celeste Benefattrice.

16 agosto 1911.

D. SEBASTIANO FENATI, Arciprete.

Ostra (Ancona). - Per grave malattia al fegato ero ridotta in condizioni di vita quasi disperate, non ostante le premurose cure del medico e della mia famiglia. Un mese fa, giunsi a tal punto che il medico e tutti i miei di casa temevano una catastrofe. Subito fu incominciato un triduo alla Vergine Ausiliatrice; ed io feci la promessa di una piccola offerta e di pubblicare la grazia nel Bollettino. La mattina dopo cominciò subito un sensibile miglioramento, ed ora mi trovo in piena convalescenza.

8 settembre 1911.

SVEVA BENNI IN SCHIAVONI.

Marone (Brescia). - Cristini Teresina d'anni 4, da tre mesi ammalata per un temuto cancro acquario in bocca, alla fine del p. p. giugno fu sottoposta a cure speciali nell'ospedale dei bambini in Brescia. La scienza dubitava assai d'una pronta e perfetta guarigione, ma i genitori della piccola inferma dopo una novena all'Ausiliatrice ebbero la felicità di ricondurre a casa il loro caro angioletto completamente guarito. Si sentono pertanto in dovere di render pubblico il singolare favore, ottenuto da Colei che è la salute degli infermi.

9 agosto 1911.

Coniugi LUIGI e ORSOLINA CRISTINI.

Ottennero pure grazie da Maria S.S. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Acireale: Angelina Nicolosi, io - Acqui: Cristina Chiappero, 5 -- Id.: Adele Malvicino, 5 - Id.: Teresa Bisio, 5 - Agliano d'Asti Giovanni Botto, 5 - Id.: Margherita Gianoglio, 2 - Agliè: Teresa Motta, 5 - Alice Bel Colle: Giuseppe Boido, 25 - Alice Castello: TildeAosta: Felice Apostolo , io - Id.: N. N., io - Arbizzano : Maria Terlina, io -- Asti: Secondo Pavese, S.

B) - Balangero: Domenica Macellaro, 5 - Bassano: Santina Facchinello, 5o - Benevagienna: Ramolfo Agnese e Luigi, per aver avuto preservati dalla grandine i loro campi, 5 - L'ibiana : Giovanni e Maria Giraudo - Biella: Elvira Bertola, io - Bologna: Maria Biancani, 3 - Bolognano: Giovanna Bertolini, 49 - Borgomanero: C. A., io -- Id.: Maria Baroncelli, 5 - Bra: Domenica Langasco - Braila di Arco : Valentino, io - Brooklyn: Agatina Planeta, io -- Brusasco: C. G., 5 - Id.: Luigia Carrera, 3 - Buttigliera d'Asti : Famiglia Melano, S.

C) -- Cagliari: N. N . , 5 - Caltanisetta : E. L., 5 - Capriata d'Orba: Capilla De-Paoli - Cardè: Antonio e Giuseppe Vaira , 5 - Cartagena Marina Bidella, 4,50 - Casanova-Varazze: Maddalena Fazio Cassano-Spinola: Stefano Bussetti, io - Cassolnuovo : N. N., 5 - Casta,; noie Monf.: Lina Grandi, 5 - Castello Sopra Lecco: Figini Alessandro, 50 - Castelnuovo di Verona Battista Rigo, 5 - Caval: Margherita Ricardo - Cavatore: M. P. G. - Ceva : N. N. Io - Chioggia: Maria e Luigi Voltolino, 5 - (1. Fritz Don Luigi, 5 - Cincinnati (U. S. Ani.): G. Mazza e Consorte, io - Cisterna d'Asti: Enrico Sacco, 6 - Coggiola: Aurelia Ganello, 3 - Como: Ch. Pietro De Cesari, 5 - Cortemilia: F. Ferdinando, io - Costigliole Piem.: Antonio Albera - Costigliole-Saluzzo: Alessandro Ghibaudo, 5 - Cuneo: Concettina Malcotti - Curino : Pietro Ugazio, S.

D) - Dierico: Antonio Fabiani, 5 - Domodossola: Virginia Pantriero, 18.

F) - Pane: D. P. Angelo, 5 - Fazzano: Anna M. Pinitello, 5 - Fognano: D. Michele Sangiorgi, 20 - Farigliano: M. M., 20 - Fossano: Giovanni Abrate, io - Id.: N. N., 5 - Fusio (Canton Ticino) : Giacomo Solazzi, 5 -

G) - Gaiarine: N. N., 6 - Gambolo: Giuseppina Volpi, i - Genoni : Battista Tola, l io - Id.: Maria Tola, 5 - Id.: Marcello 'fola, 2 - Ghilarza: Valentino Schiva, 5 - Colino (Svizzera) : Giacomina Pedretta, S.

I) - Iseo: B. M. G., 5.

L) - Lavagna: N. N., io - Lecco: C. Maria Pozzoni, 7 - Lentini: Giuseppina Cormacci, io. - Lequio : Caterina Castagnotto, 1,50 -AL- Fedele Busca, 3 - Lodi Vecchio : Pietro Acquistapace, 5 - Lonzbriasco: Francesco Stroppiano, 2 - Lonigo: D. Janini Dimidriano, - Id.: Soso G. Battista, 26 - Lo. nolo : Suor Teodula Pederida - Lu Monf.: Maria Vanetti, io.

*) L'ordine alfabetico è quello delle città e dei paesi cui ap. partengono i graziati.

M) - Maggia (Cant. T.): N. N., io-Maglio di ,opra : Antonietta Marini , io - Malo : D. Branda, 22 - Maserada: Antonio Sartori, 3 - Mazzolon: Antonio Collicelli, 5 - Mede: Mugio Adelaide, io - Milano : Savina Polazzina - Id.: Suor Aurelia Fossati, io - Id.: Rosina Tognetti, 2 - Mombello: G. F. Monteu Roero Emma Guerini, io.

N) - Novara: Suor M. Bologna, a nome dell'Istituto dell'Immacolata, io - AngiolinaTocco - Novi Ligure: Ester Rancani, 2,10.

O) - Orbassano: Suor Erminia Boleri, 30 - Osimo: Edoardo Ippoliti, io.

P) - Padova: Lucrezia Dellati , 1oo - Id.: G. B. Graziato, 5 - Paularo: Giacomo Fabiani - Pavia: Emilia Costa, io - Id.: N. N., 2 - Pelugo (Trentino): Costante Pollini, 23 - Id.: Corina Chiodega, 35 - Pietra Ligure: G. B. Pastorino, 3 - Pietraperzia: Concettina Bertini, 5 - Pontecasale: Bettino Turri, io - Poschiavo (Svizzera) : Giovannina Ambrosiani, 5 - Prada: (Svizzera): R. B., 2 -Pralormo: N. N., io.

R) - Ramona (R. Arg.): Caterina Baudino, 50 - Reazzino: Rosina Bacciarini, 5 - Reggio Cal.: Beatrice Fanvanaro, 5 - Piccione: Teresa Bianchini Donati - R forano: Giletto Chiaffredo, 50 - Rivalta: Rosa Carignano - Rocchetta Palafea : Enrico Borgatta, io - Rodello d'Alba: Matilde Barile - Id.: Maria Marengo - Id.: Lucia Drocco - Id.: Emilia Drocco - Ronchi : Giov. Falconer, 1,05.

S) - Sairano: Rachele Passalacqua, 2 - Salerano: D. Giuseppe Vacchino, 3 - .Saluzzo: Giov. Bainotti, 31 - Sampierdarena: A. Maestri, 5 - San Bonifacio: Santa Zecchini, 5 - S. Damiano d'Asti: Cecilia Amedè, 6 - S. Giorgio: Attilio Negri, 2 - S. Pietro Incariano: Maria Campigotto, io - S. Salvatore Monf.: Guido Spriano, 2 - S. Stefano d'Aveto: Lucrezia Tassi - Santa Teresa (R. Arg.): Teresa Franceschini , 30 - Sardara: Riccardo Massenti, 5 - Savigliano: D. Lorenzo Collino , 5 - Savigno: Famiglia Orlandi - Savona : Luigia Bottaro, 6 - Scaldasole: Giovanni Poltroneri e Rosa Chiapuzzi, io - Sene; he: Vincenza Pischedda, i - Serofano: Nicolina Cristofani , 5 -- Sesto Calende: Eva Giardini , i - Soave: Carolina Busello , ; - Sondrio : D. G. B. Mazzetti, 5 - Spezia: M. P. - Stella S. Martino: Maria Bolla, 2 - Stroppiana. Cristina Gurgo, 3.

T) - Talamello : Emma Monti, 3 - Torino: Maria Biglia, i - Id.: E. Calvi - Id.: Sorelle Benna Zoo, -- Id.: Maria Morelli, io - V. Leporati, 5 - Id.: M. A. - Id.: N. N. - Id.: N. N., 3 - Giuseppe Giordano, 5 - Id.: M. Teresa Tarditi , io - Id.: Erminia Tarditi, 5 - la.: N. N., 2 - Id.: Zita Perisi - Maria Berino, 5 - Id.: N. N., 2,10 - Id.: Clotilde Ferrari, 5 - Id.: Vittoria Mosca, 5 - Torre Annunziata: O. C., 10.

U) - Udine: M. E., 20.

V) - Valfenera: Carolina Cucco, 3 - Valtournanche: A. E., 5 - Varazze, N. N., 5 - Id.: Superiora Figlie della Misericordia, 3 - Va,rengo: G. Borgatello e E. Mussano, 3 - Venezia:

Pietro Alexandre, 5 - Vercelli: Carmelo Liotta, 4 - Id.: Famiglia Pastore, 5 - Verona: Anna M. Sermani, 3 -- Viarigi : Edvige Borgo , io - Vicenza: Angelina Maule, 5 - Villalvernia: Maria Ruggero , 2 - Villanova-Solaro: Teresa Tuminetti, io - Villardora: N. N., 5 - VillaRomagnano: Rachele Grassi, 2 - Vizzini: Baronessa Cafici, 6 - Vogogna: Marianna Barone, 5.

X) -- N. N., 5 - N. N., 40 - N. N., io - Luisa Bianchi - Ernesta Colla - Rosina Colla.

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario-Basilica avremo questa intenzione generale:

Che la Santa Vergine ci conservi saldi netta fede e ci ottenga dal suo Divin Figlio grazia e fortezza da essere costanti nelle pratiche di nostra santa religione fino all'ultimo respiro della vita

Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice

TORINO-VALDOCCO

Ogni giorno, celebrazione di una sana messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7.30, speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 gennaio al 10 febbraio.

15 gennaio - Festa di S. Maurizio.

24 gennaio - Solenne commemorazione mensile di diaria Ausiliatrice.

26-27-28 gennaio - Triduo in preparazione alla Festa di S. Francesco di Sales - Dopo la messa delle 6, predica, benedizione - Alle 17, lode, predica e benedizione.

29 gennaio - Festa di S. Francesco di Sales. - Messe dalle 4,30 alle 11,30 - Ore io, Messa Pontificale - Ore 15,30 Vespri pontificali, panegirico e benedizione.

30 gennaio - Tutte le preghiere fatte nel Santuario sono applicate in suffragio dei Salesiani, Cooperatori e Benefattori defunti.

2 febbraio - Purificazione di Maria SS. e primo Venerdì del mese. - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il Giorno. - Ore 17, vespro, predica, benedizione.

3 febbraio - Festa di S. Biagio : benedizione della gola.

NOTE E CORRISPONDENZE

Per la Festa di S. Francesco di Sales.

Facciamo umile preghiera ai sigg. Direttori, Condirettori e Decurioni, perchè nella Festa di S. Francesco di Sales vogliano raccogliere a a Conferenza i Cooperatori e le Cooperatrici a norma del regolamento, per lucrare l'indulgenza plenaria e per trattare di quegli argomenti che giudicheranno più atti a promuovere la gloria di Dio secondo lo spirito della Pia Società Salesiana.

Tra i figli dei popolo.

BIRCHIRCARA. - La 2.a Domenica di ottobre fu solennemente inaugurata nell'Oratorio Salesiano di Birchircara la seconda Compagnia della «Salesian Boys' Brigade ».

Questa istituzione sorta nell'Oratorio Salesiano di Sliema a cura del sergente G. Mifsud della K. O. M. M. con lo scopo di ricreare, istruire ed attirare al bene ed alle pratiche religiose i giovanetti che frequentano l'Oratorio, ha avuto ne' suoi due anni di vita tale sviluppo e praticità che ha dato luogo alla formazione di una 2a Compagnia fra i giovanetti dell'Oratorio Salesiano di Birchircara, e di recente si è federata alla « Catolic Boys' Brigade » d'Inghilterra (con sede a Londra); federazione che conta migliaia e migliaia d'inscritti, in tutte le parti dell'Impero Britannico.

La bella affermazione di questa seconda Compagnia ebbe luogo alla presenza di una immensa folla che gremiva nell'ampio cortile lo spazio riservato al pubblico. Il trattenimento fu presieduto dal Colonnello H. Engerer K. O. M. M., il quale, dopo aver reso il saluto alla Compagnia d'Onore, costituita dalla « Salesian Boys' Brigade » di Sliema schierata all'ingresso, passò in rivista la nuova Compagnia, compiacendosi del suo numero e del suo contegno.

Dopo una brillante marcia eseguita dalla banda Duke of Connaught, il Sac. Vincenzo Allegra disse alcune acconce parole; e dopo lui il signor Notaro Michele Casolani, fondatore dell'Oratorio di Birchircara, tenne un breve discorso rilevante il progresso della S. B. B. dalla inaugurazione fatta alla Sliema l'anno prima.

Si svolse quindi un attraentissimo programma di Dumb bells, di esercizi fisici e militari, e di Tattoo, con accompagnamento di Banda.

Vivissime lodi alla brava Banda Duke of Connaught che, gentilmente prestatasi, accompagnò con tanta grazia i drill ed eseguì pure uno scelto programma musicale.

BOLOGNA - La festa della premiazione all'Oratorio festivo salesiano - V'intervennero S. F. Mons. Vincenzo Bacchi, Vescovo di Mindo e Vicario generale; Mons. Giacomo Carpanelli: il molto rev.do don Zucchi , arciprete dell'Arcoveggio ; il molto-rev. don Caprasio Pallotti, parroco di Santa Maria Maddalena ; il comm. Cesare Zucchini; il marchese Marsigli ; la marchesa Boschi in Zucchini; la marchesa Prudenza Boschi; la contessa Fergnani. La sala-teatro, gremita di invitati ed amici, aveva un aspetto imponente.

Dopo l'esecuzione di una marcia di introduzione ed un inno cantato dai 25o ragazzi dell'Oratorio, prese la parola l'illustre comm. Cesare Zucchini, il quale parlò brevemente ma con rara effcacia del Catechismo, esortando i giovanetti a studiarlo bene per capirlo meglio, e fece auguri sinceri perchè l'Oratorio Salesiano giovi a tutti indistintamente gli iscritti, e torni di buon esempio a quelli che si tengono ancora lontani dal sicuro ovile.

Si svolse quindi il resto dell'accademia vocale ed istrumentale, nella quale i piccoli dicitori ebbero un applauso senza fine e i ragazzi suonatori si fecero altamente ammirare.

Il Direttore fece una relazione morale-economica dell'Oratorio, enumerando i lavori eseguiti nell'anno scolastico testè decorso: ampliamento dei locali - impianto di nuovi giuochi - istituzione della banda: ed espose quanto si ha in animo di fare, prossimamente, per il maggior incremento della ricreazione dei giovani: fondazione di una biblioteca circolante popolare - Schola cantorum.

Infine parlò S. E. Rev.ma Mons. Vincenzo Bacchi, che si disse felice di avere assistito alla bella festa, e fece le più dolci pressioni presso i padri e presso le madri, acciò non trascurino di mandare i loro ragazzi all'Oratorio.

Seguì un'abbondante distribuzione di premi, consistente in vestiari, libri, medaglie e libretti della Cassa di risparmio.

ROMA-TESTACCIO. -- Trecento e più giovanetti dell'Oratorio festivo Salesiano, in ordinato corteo, con alla testa il concerto del Circolo S. Maria Liberatrice, si recavano il mattino della domenica 12 novembre alla Basilica di S. Paolo fuori le Mura, per una passeggiata ginnastica.

Dopo la S. Messa, divotamente ascoltata, si raccolsero nel cortile dei PP. Benedettini ove fu loro distribuita una abbondantissima colazione; pane, salato, cacio, vino, dolci e frutta. Poscia si sbandarono per i campi prossimi alla basilica, ove, sotto la vigile sorveglianza dei loro maestri assistenti, scorazzarono in lungo e in largo fino all'ora del ritorno che si effettuò ordinatamente, allietato dal concerto che eseguì sceltissime marcie. Fu un giorno di vero diletto per quei bravi fanciulli.

- Inaugurazione delle nuove Scuole. - Presso la Chiesa Parrocchiale di S. Maria Liberatrice venne felicemente condotto a termine il nuovo fabbricato per le Scuole Pontificie, affidate ai Salesiani; e se ne fece l'inaugurazione il 4 dello stesso mese. Vi assistevano, oltre una vera folla di popolo, l'Ispettore D. Conelli, l'ing. Lenti, l'avv. Baldi, presidente del Circolo di S. Pietro, la Marchesa Maria Antonietta Spinola, le signorine Capo, il capo-mastro Passera, il sig. Puglieri, la direttrice delle Scuole Pontificie femminili al Testaccio, la superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice, la sig.na Rossi e vari altri, con S. E. Mons. Giuseppe Ceppetelli, Vicegerente di Roma, che impartì ai locali la solenne benedizione.

Alla sera nella Sala Clemson la sezione filodrammatica del Circolo diede rappresentazione, durante la quale il Sac. Giuseppe Vanella parlò ai padri e alle madri cattoliche sul dovere d'inviare alla nuova scuola i loro bambini, che vi possono anche usufruire della refezione scolastica.

TRIESTE. - Una gita a Capodistria. - Dall'Amico di Trieste del 5 novembre, togliamo queste linee: - « È stata una magnifica giornata per i figli dell'Oratorio salesiano di Trieste la domenica scorsa: alla giovinezza garrula e spensierata di tante centinaia di ragazzi, cui non pareva vero d'intraprendere una gita gratis, si era associata la natura.

» E come sfilavano, la banda in testa, fra liete marcie e note squillanti, gli 8oo gitanti, non senza una qualche invidia di quei 400 che dovettero starsene a casa perchè impediti da materiali occupazioni ! E la gente per le vie di Trieste a fare spalliera, a commentare e ad ammirare l'opera santamente feconda e benemerita degli umili figli di Don Bosco. Erano 8oo, ho detto, che saliron sul « Vettor Pisani », 8oo tra uomini, giovanotti e ragazzi, rappresentanti tutti i ceti e tutte le condizioni sociali, dal severo impiegato al fanciullo dispettosetto, dallo studente delle scuole medie al ragazzo semianalfabeta, dal figlio del ricco signore a quello del povero operaio e della vedovella. La carità cristiana non rifiuta nessuno, ma tutti accoglie, ammaestra e affratella in una santa eguaglianza.

» Arrivati a Capodistria, iniziarono subito lo sbarco : e lesti uscivan e ordinati e loquaci fra un sorriso e uno sgambetto i furbacchiotti sotto l'esperta sorveglianza dei direttore M. R. Don Rubino, coadiuvato da' suoi Confratelli, nonchè dai più vecchi dell'Oratorio.

» Fu a riceverli la banda del Circolo Cattolico, la quale messasi a capo li condusse in Piazza. Dietro sfilavano, a quattro a quattro, la sezione ginnastica con la sua bella divisa e il suo bravo vessillo e la minuscola fanfara ; quindi una lunga e variopinta schiera di ragazzi d'ogni età e di ogni grandezza, la sezione della Schola cantorum, le due sezioni drammatiche e da ultimo il bravo corpo musicale salesiano. Davanti al Municipio fu tenuto applaudito concerto, dalle 11 alle 12, sotto la direzione del valente maestro Toffolo.

» Gli stimoli dell'appetito furono chetati da un succolento pranzo provvisto abbondantemente dall'Oratorio. Dopo il pasto, la sezione ginnastica e i più piccoli andarono a godere aria e sole su la spianata di Semedella.

» Alle 4 pom. ebbe luogo la partenza. Restò soltanto la Sezione drammatica senior, che recitò alla « Rotonda » con brio, valentia e misurata interpretazione... Il pubblico, accorso numeroso, rimeritò di lunghi applausi e di scroscianti battimani i cari e simpatici giovani, che si sono prestati con cortesia sì gentile. Alla sera il direttore ritornava a Capodistria per accompagnarli a casa.

» Bravi i figli di Don Bosco! ... »

- La domenica 10 dicembre si celebrò la festa dell'Immacolata, coll'inaugurazione del Circolo « Michele Rua », sorto fra i giovani più adulti.

Notizie varie.

All'Estero.

BETLEMME. - Le vacanze dei nostri orfanelli.

Mentre il pensiero di tutti i cristiani volava con ansia alla Culla di Gesù, di là ci giungevano queste notizie, le quali - sebbene alquanto in ritardo - non mancheranno di tornar care al lettore.

« Le vacanze dei nostri orfanelli ebbero principio ai primi di agosto. Come è naturale, si pensò, prima di ogni altra cosa, a stabilire un orario speciale il quale comprendesse meno ore di lavoro e di scuola, aumento invece delle ore di ricreazione, e Passeggio ogni sera. Seguendo poi la tradizione degli altri anni, il dopo pranzo del giovedì e della domenica fu destinato tutto al passeggio per fare delle escursioni nei dintorni. Così si ebbe campo di rivedere un po' meglio i luoghi storici più importanti che ci circondano: (le vasche di Salomone coll'Hortus Conclusus ed il Fons Signatus, il Campo dei Pastori col campo di Booz, e le cisterne di Davide, il monte dei Franchi, ecc. ecc.). Al giovedì una lieta merenduola coronava quelle escur sioni, mentre alla domenica confratelli ed alunni si raccoglievano alla nostra vigna per la cena.

» Quest'anno però ebbero tutti un sollievo straordinario. I locali della Scuola Italiana di Gerusalemme rimasero a nostra disposizione, e colà furono mandati i nostri orfanelli per una decina di giorni, durante i quali ebbero agio e comodità di soddisfare la loro pietà visitando minutamente i Luoghi Santi, come farebbe una pia carovana di pellegrini. Ed ebbe proprio l'aspetto di un pellegrinaggio la nostra permanenza a Gerusalemme. Ogni mattina la messa della Comunità era ascoltata in uno dei Santuari più insigni (S. Sepolcro, Calvario, Addolorata, Flagellazione, Agonia, Ecce Homo, S. Stefano). Una mattina i nostri orfanelli si recarono a Betfage, ed il Signore li premiò della lunga strada fatta a digiuno, perchè i PP. Francescani prepararono loro un'abbondante colazione dopo la messa.

» La festa della Natività di Maria SS. fu celebrata naturalmente al Santuario di Sant'Anna, ove i nostri orfanelli assistettero pure alla Messa solenne ed al panegirico d'occasione.

« Ma come tacere le accoglienze liete e veramente generose fatte dai PP. Benedettini tedeschi del Monte Sion, e dai PP. Benedettini francesi del Monte Oliveto? Uno speciale ringraziamento noi dobbiamo agli ottimi Religiosi per la carità usataci, conforme a quella tradizionale ospitalità che è vanto dell'Ordine Benedettino.

» I PP. Benedettini del Monte Sion ci vollero al loro nuovo ed artistico Santuario il sabato 9 settembre. Dopo la Messa il P. Maurizio, in lingua italiana, spiegò ai nostri orfanelli le sacre memorie che si legano a quel Santuario e li invitò ad usare sempre con fede e colle dovute disposizioni i due grandi sacramenti della Penitenza e della SS. Eucaristia, istituiti in quel Luogo. Visitati minutamente i lavori del grandioso tempio e l'attiguo Convento col ricco museo d'antichità, ci fu servita una colazione veramente signorile; e nel congedarci il Padre Superiore volle aggiungere una generosa offerta, perchè agli orfanelli fosse dato in quel giorno ancora uno svago.

» I PP. Benedettini del Monte Oliveto, visitati nel ritorno da Betfage, procurarono ai nostri orfanelli un divertimento assai gradito. Essi possiedono ad Abu-Gose (la celebre Cariathiarim) una bella tenuta intorno ad una antichissima chiesa da essi bellamente restaurata. A quel luogo invitarono i nostri orfanelli pel lunedì 11 settembre, ed essi, ascoltata la S. Messa a Gerusalemme, partirono festanti alla volta di Abu-Gose. Essendosi procurata la scorta di dodici asinelli vi giunsero in meno di tre ore, occupati tutti a far correre i pazienti animali i quali furono costretti a lasciarsi cavalcare per turno dai nostri giovani, resi più vivi ed irrequieti per quella novità di passeggio. I buoni Padri residenti colà ci usarono ogni gentilezza e prepararono il pranzo per tutti, maestri ed alunni.

» Ad essi ed a tutti quelli che si prendono a cuore questi cari orfanelli le più elette benedizioni di Dio ! »

BAHIA (Brasile). - Il 19 novembre si chiuse l'anno scolastico al « Lyceu » del SS. Salvatore. Allietavano la cerimonia le Loro EE. RR.me Mons. Girolamo Thomé da Silva, Arcivescovo Primate, Mons. Michele de Lima Valverde, Vescovo di S. Maria, Mons. Emmanuele da Silva Gomes, Vescovo tit. di Mopsuestia ed Ausiliare di Cearà, e numerose nobili famiglie. La distribuzione dei premi fu preceduta da una breve rappresentazione drammatica, e coronata da un gentile omaggio ai tre Prelati, i cui stemmi gentilizi dominavano il palco con emblemi di trionfo, mentre declamavasi al loro indirizzo una poesia della prof. Amelia Rodrigues.

- Splendido esito ebbe pure il Festival, con farsa lirica, promosso al Politeama il 5 novembre, a beneficio dell'Istituto Salesiano, dal Comitato delle Dame di Maria Ausiliatrice. Il trattenimento si chiuse con una smagliante poesia della poetessa Maria Luisa de Souza Alves.

MONTEVIDEO (Uruguay). - Una scampagnata memorabile. - Il 24 ottobre gli alunni dei nostri Collegi di Montevideo effettuarono insieme l'annuale passeggiata fino alla nostra Scuola Agricola di Manga, che si trova ad una quindicina di km. dalla capitale. Erano oltre cinquecento. La gita ebbe l'impronta di quell'allegria schietta e clamorosa, che Don Bosco sapeva dare alle sue celebri passeggiate autunnali.

« Tutto contribuì al pieno esito della giornata il magnifico tempo, il sito pittoresco, la banda di musica del nostro Collegio Don Bosco, la squisita ospitalità dei confratelli del Collegio

Jakson » e della Scuola Agricola. - A! mezzodì s'imbandirono le mense all'aperto, all'ombra di giganteschi « eucaliptus ». Buon argomento dell'appetito con cui si pranzò, furono oltre 200 chili di carne scomparsi, con molte altre cose, in quei cinquecento stomachi, piccoli ma formidabili. Si direbbero... scherzi americani!...

» Voglia il buon Dio conservar sempre unita nella fede tanta gioventù, come in quel giorno era unita in dolce allegria all'ombra della bandiera di D. Bosco! »

- Il 12 ottobre il Collegio D. Bosco ebbe l'onore di una visita dell'ecc.mo Marqués de Medina, Ministro di Spagna, grande amico dei Salesiani e profondo ammiratore dell'Opera di Don Bosco.

Accolto al suono della marcia reale spagnuola ed ossequiato dal Direttore come illustre amico e come rappresentante della nobile Nazione che fu madre delle giovani Repubbliche americane, visitò minutamente l'istituto, si assise a mensa coi nostri, circondato da un gruppo di Spagnuoli accorsi dai vari collegi vicini, ed assistè con piacere ad un concerto musicale e ad un saggio ginnastico dell'Execelsior, lasciando nei Superiori e in tutti gli alunni, interni ed esterni, la più amabile impressione.

BUENOS AIRES. - La Gara ginnastica, compiuta il 29 ottobre dai Collegi Salesiani della Capitale in omaggio alle Autorità Governative, quantunque osteggiata dal mal tempo, ebbe un esito brillante. Vi parteciparono 3000 alunni! Nella tribuna d'onore assistevano S. E. Rev.ma l'Internunzio Mons. Locatelli, il Colonello Calaza, e numerosi Ufficiali e molti Membri dello Stato Maggiore. Cinquecento alunni del Collegio Pio IX di Almagro eseguirono, con accompagnamento di banda, un'ammiratissima serie di esercizi con i manubri. Di effetto incantevole i vari saggi collettivi.

L'on. Direzione di Tiro e Ginnastica donò una splendida coppa d'argento, che fu assegnata al Collegio Pio IX. Ebbero quindi il 1° premio i Collegi S. Caterina e Leone XIII; il secondo il Collegio N. S. della Guardia; e il terzo i Collegi S. Francesco di Sales e Don Bosco.

- Il 5 novembre compirono in corpo il loro pellegrinaggio a Lujàn anche i nostri ex-allievi. Erano più di 400. Accompagnavali la banda del Collegio Pio IX, insieme con la Schola cantorum S. Cecilia del Collegio S. Giovanni Evangelista alla Boca, e vari superiori con a capo Mons. Costamagna, l'ispettore D. Giuseppe Vespignani, D. Pagliere, ecc. Edificante fu la loro pietà, che si manifestò nelle numerosissime divote comunioni.

Alla funzione religiosa seguirono varie gare, promosse dal Gruppo Sportivo Centrale; dopo le quali tornavano al Santuario, ove prese la parola Mons. Costamagna, che impartì anche la Benedizione. Alle 16 si rimettevano in viaggio pel ritorno: e durante il tragitto il Consiglio Centrale delle varie Sezioni ex-allievi della Repubblica teneva un'operosa seduta, piena di entusiasmo e feconda di notevoli deliberazioni.

SUCRE. - I Salesiani di Sucre, la domenica 10 settembre avevano la fortuna di avere nel loro istituto S. E. Rev.ma Mons. Giacinto Scapardini, Delegato Apostolico. Al mattino vi fu messa solenne nella nostra chiesa pubblica; poi il Rappresentante del S. Padre passo a visitare l'istituto, ammirando l'ordine e la disciplina degli alunni. A mezzodì fecero corona all'ospite illustre l'Eccellentissimo Arcivescovo di Sucre, il Prefetto della città Dott. Caballero, vari dignitari del Clero Metropolitano, ed altri sacerdoti, signori ed ex-allievi. A sera grande accademia nel teatrino; nella quale giovani e superiori con affettuosi componimenti in varie lingue e scelti pezzi di musica andarono a cara nel manifestare la loro adesione illimitata alla Cattedra Apostolica. Il Cooperatore Salesiano Dott. Luigi face lesse un suo splendido lavoro sul Pontificato e le Relazioni diplomatiche della Santa Sede coi paesi Americani. In ultimo l'Ecc.mo Mons. Delegato ringraziò cordialmente i Salesiani dell'omaggio reso alla Santa Sede nella sua persona, ed ebbe parole di caldo elogio per tutte le autorità e il fior fiore dell'aristocrazia sucrense accorso alla simpatica festa.

BOGOTÀ (Colombia). - Gli alunni del Collegio Leone XIII, il 16 settembre, compivano una bella gita al simpatico paese di Chía. Tre vagoni del Ferrocarril del Sur ve li condussero colla loro banda musicale, che nelle stazioni e durante il tragitto fece echeggiare le sue note festive, con piacere di tutti i passeggeri. Fu una cara giornata di svago.

Il giorno dopo vi fu convegno degli Ex-allievi, i quali, dopo avere ascoltata la santa messa, cantata da uno di loro, in compagnia dell'Ispettore delle Case Salesiane di Colombia e di Venezuela e dei Generali Abondano e Ortega, passavano al teatrino ove in mezzo alla più schietta cordialità e a vari discorsi ed auguri il sig. Carlo Garcia, Presidente dell'Associazione, presentò il regolamento della medesima stampato di fresco, che gioverà a dare nuovo impulso e ad infondere nuovo entusiasmo ai singoli soci.

- Il 6 ottobre, seguendo una tradizione degli altri anni, il Collegio dava un trattenimento drammaticomusicale in onore del Corpo legislativo della Repubblica. Si mise in scena un dramma in quattro atti con prologo: e la banda dell'Istituto, al pari degli attori, fu applauditissima. Insieme con le loro famiglie, assistevano venti Deputati e sei Senatori, i quali, benchè diversi di idee, pure eran tutti concordi nella stima per le Opere salesiane.

Di quegli stessi giorni (essendo giorni di Congresso nazionale) vi fu un andirivieni di Senatori e Deputati per visitare quelle scuole professionali e contemplare il nuovo motore elettrico di trenta cavalli, che dà luce copiosa ai cortili ed ai locali del collegio e muove le grosse macchine tipografiche, i torni, le seghe. Tutti lasciarono l'istituto, ammirati del progresso fatto in questi ultimi anni.

- L'11 ottobre si ripetè l'accennata rappresentazione in ossequio del Seminario e del Clero secolare e regolare della città. Presiedeva ed occupava il posto d'onore, circondato da varii Canonici, S. E. Reverendissima Mons. Bernardo Herrera Restrepo, Arcivescovo di Bogotà e Primate di Colombia, grande amico dei Salesiani.

- Chiudiamo queste notizie di cronaca coll'accennare una magnifica pubblicazione del solerte direttore D. Ernesto Briata: I primi venti anni del Collegio Leone XIII di Arti e Mestieri : una preziosa monografia dell'Istituto Salesiano di Bogotà, ove si vede passo passo - e non senza ammirazione - lo sviluppo continuo di quell'opera. Il volume venne dedicato all'ispettore D. Antonio Aime, come omaggio nelle sue Nozze d'Argento Sacerdotali.

NECROLOGIA

Il Marchese Tommaso Crispolti.

Si spense serenamente e cristianamente il 14 dicembre u. s. in Bologna, confortato da una speciale benedizione del S. Padre, dalla visita dell'Arcivescovo Mons. Della Chiesa, e munito di tutti i carismi di nostra santa Religione.

Era nato a Rieti il 14 agosto 1830; aveva quindi compiuto l'anno 810.

D'intelligenza svegliata, di pronto criterio e di gran senno pratico, fu dei primi campioni dell'azione cattolica in Italia, ed uno dei più coscienziosi e indefessi lavoratori. Il suo nome rimarrà scolpito nell'elenco dei nostri benefattori, essendo stato tra i più attivi e preziosi .collaboratori dell'Em.mo Card. Svampa nella preparazione e nello svolgimento del 1° Congresso Salesiano.

Alla nobile famiglia - segnatamente al figlio Marchese Filippo - vive condoglianze e l'assicurazione di ferventi suffragi.

S. E. Mons. Emmanuele Merra.

Vescovo di Sansevero e Civitate, moriva a 73 anni col cuore ancor pieno di zelo singolare, dopo una vita di fede, di pensiero e di gloria illibatissima, fra l'universale compianto del Clero e del popolo.

Per l'affetto che ebbe per l'Opera Salesiana e la paterna tenerezza che dimostrò continuamente al nostro Oratorio sorto in quella città, invitiamo i lettori ad unirsi a noi nel pregargli la gloria dei santi.

S. E. Mons. Mauro Nardi.

Questo piissimo Prelato, vescovo titolare di Tebe e consultore della Commissione pontificia per la codificazione del Diritto Canonico, moriva in Roma il 3 ottobre u. s. Era nato in Leonessa il 6 luglio 1836. Vescovo dal 1895, fu anche postulatore delle Cause dei santi dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, al quale apparteneva.

Pieno di stima e di affetto per l'opera di Don Bosco, si prestava ognor volentieri per solenni funzioni nella nostra Chiesa parrocchiale del S. Cuore, ove la sua memoria sarà in benedizione. Pace all'anima sua!

Carlo Brianza.

Fu per 48 anni agente della Società Edificatrice delle Case Operaie, presieduta dal Sen. C. Carlo Prinetti e che oggi può dar affitti a più di 6oo famiglie di lavoratori. Il ragioniere Carlo Brianza ebbe il merito del successo di questa società, e fu anche fervente cooperatore salesiano. Si gloriava di essere stato tra i primi a ricevere nel suo studio il nostro caro Don Bosco, quando iniziava l'Opera sua.

Una prece per l'estinto; e le nostre più vive condoglianze alla famiglia.