BS 1900s|1907|Bollettino Salesiano Settembre 1907

ANNO XXXI - N. 9.   Torino, Via Cottolengo 32.   SETTEMBRE 1907.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Il Venerabile Giovanni Bosco   . 257

DISCRETO per la Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Bosco, Sacerdote Fondatore della Pia Società Salesiana . 260 Facsimile della scrittura del Venerabile . . . . 265 Brevi postille al Decreto . 266 Della meravigliosa preparazione di D. Bosco alla sua missione: Il primo annunzio - La Missione si delinea maggiormente - Diviene chiarissima 268 Tesoro spirituale    273

L'apostolo dei compagni - Memorie della fanciullezza e gioventù di Giovanni Bosco - Ai Becchi Il primo oratorio festivo - Alla Moglia e a Moncucco - A Castelnuovo - A Chieri - Di nuovo a Murialdo - Nel Seminario di Chieri . . . . 274

Teste... diverse che convengono nel medesimo parere 279

Importantissimo comunicato    281

L'Em.mo Card. Domenico Svampa . .   . 282

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pel 24 corrente - Grazie e graziati    284

Il Ven. Giovanni Bosco

Pochi giorni prima che scoppiasse quell' incredibile tempesta di fango che nauseò tutti gli onesti e ai delinquenti della piazza e della penna fu pretesto per ingaggiare un'indegna campagna eminentemente immorale e sovversiva (1), splendida era apparsa un'aurora sul nostro orizzonte , l'aurora indimenticabile del 24 luglio, in cui il Sommo Pontefice Pio X firmava di proprio pugno la Commissione per l'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile Servo di Dio GioVanni BOSCO, Fondatore della Pia Società Salesiana.

Ripieni della più viva allegrezza per l'incominciata glorificazione del nostro buon Padre, nessuno di noi ebbe certo a sognare in quel giorno, che all'indomani ci attendeva una così insidiosa bufera. Aggirati vorticosamente in un turbine d'infami menzogne, il cuor nostro, come quello di tutti i buoni, amareggiato e sbigottito ne pianse; ma al primo spavento successe ben presto la calma, e, con la calma, la riflessione, il conforto. Le opere di Dio non furono in ogni tempo combattute? E Gesù Cristo non chiamò beati quelli che avrebbero patito persecuzione per la giustizia?....

E tosto ci volgemmo a D. Bosco, sì! confidentemente ci volgemmo a Lui, e mai, conte allora, ci parve sublime e provvidenziale l'Opera sua, mai così splendida e generosa la nostra vocazione, mai ci sentimmo più fieri ed orgogliosi del nome di Figli di Don Bosco. Oh! venerabile nostro Fondatore, di qual conforto ci fu subito la vostra incominciata glorificazione.

Ma di ben altre gioie ci fu largo apportatore il sospirato Decreto.

In virtù del medesimo, la fronte di D. Bosco ancor non brilla, è vero, dell'aureola dei Santi, ma è già consolante per noi il veder così presto - appena dopo 19 anni! - cader le gramaglie dalla sua tomba; e ci è ineffabilmente soave, nei sacri silenzi dell'anima, levar lo sguardo ed il pensiero al cielo e proprio lassù cercare il nostro dolcissimo Padre, e lassù, con aumentata fiducia, indirizzare a Lui la nostra voce di figli.

Di più, dalle sagge leggi ecclesiastiche fin qui ci era quasi interdetto di parlare di Don Bosco, quale fu intimamente; la prudenza stessa ci consigliava momentaneamente al silenzio. Ma ora che l'Autorità Suprema della Chiesa, esaminato il voluminoso Processo della Curia Diocesana sulla vita, virtù e fama di santità del nostro Fondatore (processo iniziato il 4 giugno 189o, e chiuso il 1 aprile 1897, dopo ben 562 adunanze!) e, ponderata scrupolosamente ogni cosa, lo ha dichiarato venerabile, decretandone l'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione, noi ci sentiamo finalmente come snodata la lingua, con immensa letizia del nostro cuore di figli. Perciò, pur sempre e in tutto ossequenti ai singoli decreti pontifici in proposito, quind' innanzi noi diremo del Venerabile Giovanni Bosco anche quello che non abbiam potuto dire fin qui, e ne presenteremo l'amabile figura non solo nelle molteplici sue attrattive naturali, ma altresì in quel fascino irresistibile del soprannaturale, cui fin dagli anni più teneri fu, a noi pare, congiunta ; cómpito questo soavissimo alla nostra riconoscenza.

Abbiam anche un altro motivo di esultanza. E certo che Iddio nell'adornare di eroiche virtù i Fondatori degli istituti religiosi, negli alti consigli della sua Provvidenza, non tanto si propone di dare in essi alla loro spitituale figliuolanza un patrono speciale, quanto un perfetto esemplare. Noi infatti, o buoni Cooperatori, vedendo la soave immagine dell' indimenticabile nostro Fondatore come avviarsi al supremo fastigio degli altari, noi pure ci siam sentiti più fortemente attratti a contemplarla e a studiarne le ammirabili virtù cristiane, sacerdotali e religiose, specialmente la rettitudine del suo spirito, la dolcezza del suo cuore, l'alta sapienza del suo sistema educativo, la sua brama insaziabile ed efficace di salvare le anime, l'attaccamento suo indissolubile alla Chiesa ed al Papa, e, in ogni suo atto e pensiero, il suo zelo per la maggior gloria del Signore.

Sia quindi benedetto Iddio e sia Egli pur ringraziato dal più profondo del cuore per averci data così presto una sì grande consolazione. La quale però, come ha reso più vivo in noi l'affetto per la nostra Società e più profonda ci ha fatto sentire la riconoscenza che dobbiamo alla gran Vergine Ausiliatrice che in un modo meraviglioso guidò D. Bosco in ogni passo della sua vita, ci sembra che debba pur suscitare eguali sentimenti nei nostri Cooperatori. Anch'essi, avendo in gran parte visto e personalmente conosciuto il buon Servo di Dio od essendo tutti compresi di ammirazione per le sue opere e le sue virtù, non debbono limitarsi a ringraziarne il Signore, ma hanno anche a riceverne gagliardo stimolo a raddoppiar di zelo nel compiere il bene. Omai « cooperare con Don Bosco » non vuol più dire soltanto essere cooperatori di un grande filantropo e di un insigne benefattore della gioventù, ma « cooperare con un Uomo di Dio », che è quanto dire cooperare direttamente colla Provvidenza Divina in un'impresa che Essa stessa ha suscitato in questi ultimi tempi e -continuamente assiste e sostiene. Così l'aumento di gloria che ha recinto il nome di Don Bosco, come già ebbe riscontro nelI' aumentato livore dei comuni nemici, avrà pur degno riscontro nell' accresciuto fervore di tutta la Famiglia Salesiana.

Santa e sublime è la nostra missione , o cari Cooperatori ! Serriamoci tutti sempre più compatti sotto il nostro vessillo, che protetto da Dio ed acclamato da tutti gli onesti, raccoglie attorno a sè migliaia e migliaia di fanciulli, poveri ed abbandonati, da ogni parte del mondo per educarli alle scienze, alle lettere e alle arti, ma soprattutto alla virtù e sia nostro impegno di accrescere e raddoppiare continuamente queste giovani schiere. Se l'inferno freme, non temiamo. Il Vessillo Salesiano fu consegnato a Don Bosco dalla Divina Provvidenza, e Don Bosco la ha piantato su basi troppo pure e sublimi, perche si abbia a temere che giungano a colpirlo le vili manate di fango che gli si lanciano e gli si lanceranno contro dai nemici della Chiesa e dell' ordine.

Ma insieme, cari Cooperatori e buone Cooperatrici, fervorosamente preghiamo. Preghiamo Maria SS. Ausiliatrice che ci assista e nello stesso tempo ci infonda in cuore parte di quell'intrepidezza in ogni più fiero cimento, che fu pur una delle più preziose caratteristiche del Venerabile nostro Fondatore; e preghiamo altresì perchè dal colpo che si voleva dare all'Opera di Don Bosco, essa invece abbia un nuovo slancio di vita.

DECRETUM BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS VENERABILIS SERVI DEI JOANNIS BOSCO

Sacerdotis Fundatoris PIAE SOCIETATIS SALESIANAE.

SUPREMUS humanae familiae auctor et rector Deus, sicut aliis temporibus ita nosiris, ehristianae societati peculiari cura consulit, opportunis subveniens auxiliis ac remediis, per selectos viros luminosa atque actuosa virtute conspicuos , qui percurrentes viam suam salutarem vitalemque spiritum et calorem omnibus impertire visi sani. Inter hos, saeculo nuper elapso, divina providentia in praesidium et ornamentum Ecclesiae suae misit Sacerdotem JOANNEM Bosco qui Sanctorum Virorum Josephi Calasanctii, Vincentii a Paulo, Joannis Baptistae de La Salle aliorumque similium vestigiis inhaerens, cum pia Soeietate Salesiana ab eo instituta cumque aliis variis operibus, hominum saluti procurandae ac praesertim iuventuti religione, studiis et artibus instituendae se totum devovit, omnibus omnia factus ut omnes faceret salvos.

Murialdi apud Castrum Novum in Astensibus ex probis piisque pare-ntibus Aloisio et Margarita Occhiena ortus est Dei Famulus, die 16 augusti anno 1815. Post triennium, patre demortuo, sub matris viduae, quae labore gravitate et virtute liberis praelucebat , singulari cura et tutela succrevit. Puerulus domi degens et cunctis amabilis agrestibus operibus victum sibi comparabat. Decennis, ingenii memoriaeque specimine dato, a R. D. Calosso oppidi natalis Cappellano uti hospes et alumnus acceptus, ad litterarum rudimenta addiscenda admissus fuit. Brevi post, magistro vita functo, ad agrestem et pastoritiain artem reversus, aliquo tempore suam impendit operam, studiis tamen non omnino intermissis. Verum pia genitrix filii votis obsecundans eum Castrum Novum decem millia passuum dissitum quotidie mittebat, ubi duro a Parocho loci latini sermonis primordiis erudiebatur, simul municipales scholas diligenter frequentabat. Postea Cherium translatus omnes et singulas Gymnasii classes, singulari honore ac praeinio pluries donatus, felici exitu absolvit ; itemque bonos sodales in virtute firmare, malosque ad bonam frugem reducere sategit. Ad hunc finem Joannes eos juvenes in coetum quem a laetitia nuncupaverat, statis diebus et horis, pro exercitationibus aetati, honestati ac religioni congruis, congregabat; huiusque industriae fructus lait etiam adolescens ex Judaismo ad fidem Catholicam conversus cum magno sodalium gaudio. Quae vitae ratio velati praeparatio habenda est ad nobiliorem statum super quo quum anceps esset Servus Dei, opportununn ipsi advenit auxilium tum Parochi Castri Novi Rev. Cinzano, tuoi potissimum Ven. Cafasso cujus consilia et exempla ex tunc se qui coepit.

Vertente anno 1834, viginti aetatis annos agens, Castri Novi in Ecclesia parochiali S. Michaé'lis Arclì in geli, in lesto titulari, clericalem habitum; simulque quaedam salutaria monita scripsit et ante imaginem Deiparae Virginis perlegit, cum proposito ea f deliter adimplendi. Opera vero ipsius Ven. Cafasso , Cherii Seminarium Archiepiscopale ingressus est, ubi sex annos philosophiae ac theologiae operam dedit, speciali praemio quotannis cohonestatus. fIistoriae quoque ecclesiasticae , ac linguis graecis, hebraicis et gallicis aliisque studuit disciplinis. Maxime laetabatur quod cum quibusdam sodalibus ferventioribus, inter quos Aloisius Comollo laude et menzione dignus, a suis superioribus obtinuerat ad Sacram Synaxim, praeter morem, pluries in hebdomada accedere. Interim apostolatum, quem Murialdi et Castri novi inceperat, Cherii intra Seminarii parietes prosecutus est erga pueros et adolescentes tam internos quam externos. Subdiaconatus et Diaconatus ordinibus rite susceptis, quum ad presbyteratum promoveretur, paucis ante diebus, nova et perlectiora sibi proposuit adimplenda, quae scritto tradidit.. Sacerdotio auctus, Augustae Taurinorum ad S. Francisci Assisiensis primum Sacro operatus est, adsistente Sacerdote Jasepho Cafasso, iterum in Ecclesia B. M. V. a Consolatione, tertium et quarturra Cherii, die autem SS.mo Corpori Christi dicato Castri Nevi, magna confluente populi multitudine. Vespere dum paternam domum repetit, transiens per locum ubi suum apostolatum pro pueris olim praesenserat, Deo gratias agit, laudesqua tribuit cum ps. 112: « Laudate pueri Dominum ». Pia Margarita Joannem Sacerdote- jucundo ac materno affectu excipiens, ad Christum pro nobis passum excogitandum ct imitandum cani hortatur, nihilque postulat a filo qua- preces jugemque sui memoriam ad altare Domini.

Anno 1841 Augustam Taurinorum se contulit et, auetore ac duce Cafasso, in Collegio ecclesiastico S. Francisci Assisiensis per triennium Theo.logiae morali et sacrae eloquentiae incubuit, simulque sacerdotalia munia obivit etiam in carcer-ibus et nosocomiis. Ad pueros autem derelictos juvenesque informandos, diebus festis in Ecclesiis, Oratoriis aliisque in locis coetus habebat. Pluribus exortis difficultatibus et obstaculis, eisque tandem Dei ope superatis, veluti in portum se recepii in domum vici « Valdocco » prope Taurinum. Quam domwn seu potius speluncam, unius hebdomadae spazio, in decens aedi ficium convertit, die Domenica 12 Aprilis an. 1846 idem Dei Famulus, habita licentia, solemni .rito lustravit atque Deo Optimo Maximo in honorem S. Francisci Salesii dicavit. Haiusmodi Oratorium ci .ipsum Rectorem pluribus privilegiis Taurinensis Archiepiscopus auxit, et ipse Rex Carolus Albertus in fidem suam et tutelam excepit. Deinceps alia duo aperuit Oratoria, unum Aloisio. Gonzaga, alterum Angelo Tutelari sacra, in quibus quingenti et ultra juvenes adnumerabantur. Scholas quoque diurnas, nocturnas ci dominicales ad juvenes artifices excolendos instituit ; et, a fluentibus discipulis, aliquos elegit ac instruxit, qui in Oratoriis et in scholis praeceptoris munus gererent. Mense Aprilis anno 1847, miseriis atque aerumnis quorundam adoleseentulorum permotus , in domunculam quam prope Oratorium praecipuum conduxerat et ubi cum matre domicilium habebat, eos libenter hospites recepit: illisque quae ad cultum victumque quotidianum erant necessaria, Margarita eoadjuvante, suppeditabat. Huic humili casae referenda sunt initia hospitii a Sancto Francisco Salesio nuncupati, quod an. 1851 triginta adolescentulos et, ampliata domo, an. i86o quadringentos atque an. 1870 octingentos habebat, hospitio receptos. Hos vero juvenes apud magistros in offfeinis urbanis collocabat ut varias artes discerent et exercerent ; quas ofcinas Joannes saepe saepius adibat ci de suorum juvenum agendi ratione atque in arte profect-u sciscitari curabat. Postea eorum, moribus religionique melius consulens, in ipso hospitio ab an. 1855 officinas aperuit. Quos ex illis majori ingenuo et viriate praestantiores et idoneos reperiebat, ad litteraruon ci scientiarum studia destinabat. Ipse erat horum magister ; mox alios adhibuit cooperatores ex eeclesiasticis professoribus et theologis, quum Seminarium Diocesanum esset clausura et Taurinensis Antistes Fransoni in exilium missus.

Historia Oratorii et Hospitii usque ad an. 1870 complures sacerdotes e proprio gremio egressos recensebat sacris muneribus ornatos et valde utiles Archidioecesi Taurinensi aliisque Dioecesibus regionis pedemontanae. In juvenibus instituendis JOANNEs Bosco prae oculis habita divina sententia « Initium sapientiae timor Domini » methodum praevenientis industriae, vigilantiae et caritatis sequutus est: simulque studuit, ut occu pationibus nonnumquam intermissis, animus aptis honestisque ludis recrearetur. Hinc scholas populares gymnasticis musicisque exercitiis adornavit. Ne opus ad juventutis utilitatem erectum lapsu temporis evanesceret, sed stabile fixumque perrnaneret, Servus Dei, praehabito consilio virorum prudentum atque ipsius Ven. Cafasso, libenter etiam annuente, vivae vocis oraculo, Romano Pontifice Pio IX, Augustae Taurinorum an. 1859 Societatem Salesianam instituit et ex omnium Capitula.rium sententia, titolo Rectoris Majoris gubernavit. Quam Soeietatem in dies adauctam ac dijusam Apostolica Sedes an. 1864 laudavit et commendavit, acque an. 1869 decreto die i Martii e,hto approbavit et confirmavit.

Interim Congregationem Filiarum Mariae, deinceps adjecto titulo Auxiliatricis, quam ex puellis sui oppidi « Mornese » Dioècesis Aquensis, pius Sacerdos Dominicus Pestarino constituerat, ipso rogante, velati filialis adoptionis titulo Joannes excepit , atque , Institutori demortuo an. 1872, alteram Praesidem ex sodalibus Salesianis suflecit. Ita religiosa puellarum Familia Mariae Auxiliatricis quasi Secundus Ordo habitus est Salesiani Instituti, cui breve post accessit velati Tertius Ordo pia unio Cooperatorum utriusque sexus, die 9 Maji an. 1876 ab Apostolica Sede approbata atque privilegiis indulgentiisque ditata.

Indo Ephemerides Salesianae et Lecturae Catholicae, historicae, literariae et populares etiam pro scholis ad unionem et charitatem omnium sodalium cum sana dottrina fovendam atque augendam et ad improborum atque haereticorum insidias erroresque avertendos. Tandem commemorare juvat Missiones per Europae atque Americae regiones propagatas et florentes; Opus cui volgo « Figli di Maria » nomea est, adultorum ecclesiasticis vocationibus excolendis cum suis quinquaginta et ultra domibus; plures Ecclesias ornatissimas diversis in regionibus erectas, inter quas eminent Ecclesia Taurinensis Beatae Mariae Virginis Auxiliatricis ettemplum parochiale Romae in Castro Praetorio, flagitante Leone XIII, extructum et Sacratissimo Cordi Jesu dicatum cum peramplo hos pitio variis litterarum et artium scholis aucto.

Non defuerunt Servo Dei angustiae et contradictiones quas cum debito obsequio, singulari Patienila et animi fortitudine, Deo adjuvante, superavit; tamen hisce afictionibus assiduisque laboribus fractus die 2o Decembris an. 1887 in morbum incidit, qui fere quadraginta dies perduravit, gradatim ingravescens. Sacramentis Ecclesiae rite susceptis, ipsum invisentibus apta et salutaria monita dabat, suosque intimos RR. DD. Rua et Cagliero rogabat ut extrema sua consilia Salesianis communicarent. Cardinali Alimonda Archiepiscopo Taurinensi se morientem suamque Congregationem enixe commendavit. A Cardinali Richard Archiepiscopo Parisiensi, Roma ad suam Dioecesim jam redeunte, benedictionem obtinuit eo patto ut ipse Parisiensem Antistitem cum fidelibus sibi commissis benediceret, prouti vir obediens egit. Perdurante aegritudine, fere quotidie divinam Eucharistiam scinde receperat et postremo in festivitate S. Francisci Salesii; saepiisque ingeminabat: « Fiat voluntas tua. » « In manus tuas Domine.... » « Maria, Mater gratiae... » « Diligite inimicos vestros. » « Quaerite regnum Dei. » « Alter alterius onera portate. » « Exemplum bonorum operorum » Adventante autem die 31 Januarii an. 1888 summo rnane ad signum campanae Beatissimam Virginem salutavit exclamans: « Viva Maria! » et Paulo post hora Pere quinta, adstantibus Superioribus et alumnis praecipuis totius Societatis qui diletti sui legiferi Patris et Magistri discessum precibus lacrimisque prosequebantur, JOANNES Bosco pie obdormivit in Domino.

Nuntio mortis vix evulgato, tota civitas maximo moerore ac luctu a'ecta est. Innumeri cives et exteri con f luxerunt ad cadaver invisendum sacra veste indutum et publice expositum in Ecclesia S. Francisci Salesii, ubi solemnes exequiae persolutae sunt. Ipsum vero cadaver ad Collegium sacrarum expeditionum Paulo ante apertum apud Salicis Vallem, delatum et solemni Pompa exceptum , ibidem honorifece tumulatum fuit. Interim sanctimoniae fama quam Servus Dei in vita acquisierat, post obitum adeo percrebuit, ut de ea Inquisitiones Ordinariae adornatae et sacrorum Rituum Congregationi exibitae sunt. Quum vero omnia in promptu essent, et, revisione scriptorum rite peraeta, nihil obstaret quominus ad interiora procedi posset, instante R.mo D.no Joanne Baptista Marenco, Congregationis Salesianae Procuratore et Postulatore Generali, attentisque litteris postulatoriis quorundam E.morum S. R. E. Cardinalium, complurium R.morum Sacrorum Antistitum, necnon Capitulorum Cathedralium et Praepositorum Ordinum Religiosorum, E.mus et R.mus D.nus Cardinalis Josephus Calasanctius Vives y Tuto, huiusce causae Ponens seu Relator, in Ordinariis Sacrorum Rituum Congregationis Comitiis s'tbsignata die ad Vaticanum habilis, sequens dubium discutiendum Proposuit: « An sit signanda Commissio Introductionis Causae, in casu et ad effectum de quo agitur. » Et E.mi ac R.mi Patres Sacris tuendis Ritibus praepositi, post relationem ipsius E.mi Ponentis, andito voce et scripto R. P. D. Alezandro Verde Sanctae Fidei Promotore, omnibus sedulo perpensis, rescribendum censuerunt: « Affirmative seu signandam esse Commissionem, si Sanctissimo placuerit ». Die 23 Julii 1907.

Facta postmodum de praedictis Sanctissimo Domino Nostro Pio Papae Decimo per infrascriptum Cardinalem Sacrae Rituum Congregationis Praefectum relatione, Sanetitas Sua senteutiam Sacrae eiusdem Congregationis ratam habens, Propria manu signore dignata est Commissionem Introductionis Causae Venerabilis Servi Dei JOANNIS Bosco, Sacerdotis Fundatoris Piae Societatis Salesianae, die 24 eisdem mense et anno.

SERAPHINUS Card. CRETONI, (L. + S.)   S. R. C. Praefectus.

DIOMEDES PANICI, Archiep. Laodic. S. R. C. Secretarius.

DECRETO PER LA BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE DEL VEN. SERVO DI DIO GIOVANNI BOSCO

Sacerdote Fondatore DELLA PIA SOCIETÀ SALESIANA

IDDio, supremo autore e reggitore dell'umana famiglia, come negli altri tempi così nei nostri, provvede con particolar cura alla cristiana società, sovvenendola con opportuni aiuti e rimedi, per mezzo di uomìni singolari, illustri per luminosa e operativa virtù, i quali, percorrendo il loro cammino, parvero comunicare a tutti il proprio spirito e il proprio ardore salutare e vitale. Fra costoro, nel secolo testè trascorso, la Divina Provvidenza mandò a presidio ed ornamento della sua Chiesa il Sacerdote GIOVANNI Bosco, il quale, seguendo fedelmente le orine di quegli uomini santi, quali furono Giuseppe Calasanzio, Vincenzo de' Paoli, Giovanni Battista de La Salle e di altri simiglianti, con la Pia Società Salesiana da lui istituita e con varie altre opere, si consacrò interamente a procurare la salvezza delle anime e specialmente ad educare la gioventù nella pietà, nelle lettere e nelle arti, facendosi tutto a tutti per far tutti salvi.

Il Servo di Dio nacque a Murialdo presso Castelnuovo d'Asti dagli onesti e pii genitori Luigi e Margherita Occhiena il 16 agosto 1815. Dopo tre anni, mortogli il padre, crebbe sotto la special cura e tutela della vedova madre, che precedeva i figliuoli col buon esempio nel lavoro, nella gravità e nella virtù. Fanciulletto pur restando nella casa paterna, e a tutti carissimo, si guadagnava il vitto con i lavori campestri. A dieci anni, avendo dato saggio del suo ingegno e della sua memoria, accolto come ospite ed alunno dal rev. D. Calosso cappellano della borgata natale, fu ammesso ad imparare i rudimenti delle lettere. Poco dopo, morto il maestro, tornò ai lavori dei campi ed alla pastorizia e per qualche tempo si applicò in essi, senza però tralasciare del tutto gli studii. Senonchè la pia genitrice ad assecondare i desideri del figlio cominciò ad inviarlo ogni giorno a Castelnuovo, con un cammino di 10 chilometri, dove era istruito dal Parroco del luogo nei principi della lingua latina e contemporaneamente frequentava con assidua diligenza le scuole comunali. Appresso, trasferitosi a Chieri, felicemente vi compì tutte le singole classi del Ginnasio, onorato più volte di lode e dì premio speciale ; mentre adoperavasi a confermare nella virtù quelli tra i suoi compagni che erano buoni ed a ridurre sul buon sentiero i cattivi. A questo fine, in giorni ed ore determinate, Giovanni radunava quei giovani in una società che aveva chiamato dell'Allegria, ove s'intrattenevano in onesti e religiosi esercizi rispondenti all'età loro; e frutto di tale industria fu pure la conversione di un giovane Ebreo alla Fede Cattolica con gioia grande dei compagni. Un tal tenore di vita dev'essere ritenuto come preparazione ad uno stato più perfetto, sul quale essendo dubbioso il Servo di Dio, opportuno aiuto a lui venne e dal Parroco di Castenuovo, il rev. Cinzano, e sopratutto dal Ven. Cafasso, i cui consigli ed esempi da quel tempo egli prese a seguire.

Nel 1834, in età di venti anni, vestì l'abito chierico le in Castelnuovo nella Chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo, nel giorno della festa titolare, ed in quell'occasione scrisse alcuni salutari ricordi che lesse dinanzi ad un'Immagine della Vergine ,_Madre di Dio, con proposito di osservarli fedelmente ; e quindi per opera dello stesso Venerabile Cafasso entrò nel Seminario Arcivescovile di Chieri, dove per sei anni attese allo studio della filosofia e della teologia, conseguendo ogni anno un premio speciale. Si die' anche allo studio della storia ecclesiastica, delle lingue greca, ebraica e francese e dì altre discipline. Era sommmamente lieto per aver ottenuto, insieme con alcuni compagni più fervorosi, tra cui merita lode e menzione Luigi Comollo, di accostarsi, fuor del costume, più volte la settimana alla SS. Eucaristia. Frattanto anche in Chieri, fra le mura del Seminario, continuò a vantaggio dei fanciulli e dei giovani interni ed esterni l'apostolato che aveva incominciato a Murialdo ed a Castelnuovo. Insignito regolarmente degli ordini del Suddiacona to e dei Diaconato, allorchè stava per esser promosso al sacerdozio, pochi dì prima, fece e scrisse nuovi e più perfetti proponimenti. Ordinato Sacerdote celebrò la prima messa in Torino nella chiesa di S. Francesco d'Assisi, assistito dal Sac. Giuseppe Cafasso, la seconda nel Santuario della Consolata, la terza e la quarta in Chieri; nel dì poi sacro al Santissimo Corpo di Cristo celebrò a Castelnuovo, con ;rande concorso di popolo. La sera, nel tornare alla casa paterna, passando pel luogo dove aveva avuto un tempo speciale presentimento del suo apostolato pei fanciulli, ne ringrazia e loda Iddio col salmo 112 « Laudate pueri Dominum». La pia Margherita accogliendo con lieto e materno affetto Giovanni fatto sacerdote, lo esorta alla meditazione ed all'imitazione di Gesù sofferente per noie null'altro chiede al figlio che le sue preghiere e una continua memoria di lei all'altare del Signore.

Nel 1841 si recò a Torino, ove coll'aiuto e sotto la guida del Cafasso per tre anni attese allo studio della Teologia Morale e della sacra eloquenza nel Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d'Assisi, e insieme all'esercizio del sacro ministero anche nelle carceri e negli ospedali. Ad istruire poi i fanciulli e i giovanetti abbandonati, raccoglievali nei dì festivi in Chiese, Oratori e in altri luoghi. Sorti molti contrasti ed ostacoli e coll'aiuto di Dio finalmente superatili, si ricoverò, come in porto, in una casa del sobborgo « Valdocco » presso le mura di Torino. La qual casa, o meglio spelonca, nello spazio d'una settimana ridusse in decente abitazione; e la domenica 12 aprile dell'anno 1846 lo stesso Servo di Dio, colla dovuta licenza, la benedisse solennemente e dedicò a Dio Ottimo Massimo in onore di S. Francesco di Sales. Dett'Oratorio e lo stesso suo Rettore furono dall'Arcivescovo di Torino arricchiti di molti privilegi, e dallo stesso re Carlo Alberto presi sotto la sua autorevole protezione. In seguito aperse due altri Oratori, dedicando il primo a S. Luigi Gonzaga, il secondo all'Angelo Custode, nei quali si contavano oltre 5oo giovani. Fondò pure scuole diurne, serali e domenicali per l'istruzione dei giovani operai; e, aumentando gli alunni, alcuni ne scelse ed istruì che facessero agli altri da maestri negli oratori e nelle scuole. Nell'aprile del 1847, mosso dalla grande miseria e dalle tristi condizioni di alcuni giovanetti, cominciò ad ospitarli volentieri nella casetta che aveva preso a pigione preso il primo Oratorio, dove egli abitava con la madre ; e, coll'aiuto di Margherita, loro provvedeva il necessario per l'educazione e pel vitto quotidiano. A quest'umile casetta risalgono i principi dell'Ospizio detto di S. Francesco di Sales, che ricoverava nel 1851 trenta, e, ampliata la casa, nel 186o quattrocento e nel 187o ottocento fanciulli. Questi erano collocati a lavoro presso maestri in officine della città affinchè v'imparassero ed esercitassero i vari mestieri; le quali officine Giovanni visitava assai spesso, per aver notizie esatte della condotta dei suoi giovani e del loro profitto nell'arte. Più tardi, per provveder meglio alla loro morigeratezza e pietà, fin dal 1855, aperse laboratori nello stesso ospizio. Quelli poi dei giovani che trovava migliori e adatti per ingegno e virtù, destinava agli studi delle lettere e delle scienze. Ed egli ne era il maestro; poi si servì anche della cooperazione di altri sacerdoti professori e teologi, essendo stato chiuso il Seminario Diocesano e l'Arcivescovo di Torino Fransoni mandato in esilio.

L'Oratorio e l'Ospizio, come si rileva dalla loro storia, fino all'anno 1870 contarono molti sacerdoti usciti dal loro seno, adorni di ecclesiastiche dignità e di grande utilità all'Archidiocesi di Torino e ad altre Diocesi del Piemonte. Nell'educare la gioventù, GIOVANNI Bosco tenendo presente la divìna sentenza: Il principio della sapienza è il santo timor di Dio, seguì un sistema di preveniente industria, vigilanza e carità; e insieme fece sì, interrompendo talvolta le occupazioni, che l'animo dei giovani si sollevasse cori opportune ed oneste ricreazioni. Per questo volle rallegrate le scuole popolari con esercizi ginnastici e musicali. E affinchè l'opera istituita a vantaggio della gioventù coll'andar del tempo non avesse a cessare, ma perdurasse stabile e sicura, il Servo di Dio, dopo essersi consigliato con uomini prudenti e con lo stesso Venerabile Cafasso, ed approvandolo inoltre molto volentieri a viva voce il Romano Pontefice Pio IX, nell'anno 1859 fondò in Torino la Società Salesiana, che egli, per voto unanime dei Capitolari, governò col titolo di Rettor Maggiore. La qual società, di giorno in giorno ingrossando ed estendendosi, fu dalla Santa Sede Apostolica nell'anno 1864 lodata e commendata, e con decreto del i marzo dell'anno 1869 approvata e confermata.

Intanto la Congregazione delle Figlie di Maria, cui in seguito si aggiunse l'appellativo «Ausiliatrice », che il pio Sacerdote Domenico Pestarino aveva fondato fra le zìtelle della sua terra in Mornese nella Diocesi di Acqui, dietro istanza di questo stesso sacerdote venne da Giovanni accettata quasi in adozione figliale ; e ad essa, morto il fondatore nel 1872, egli diede a presidente uno dei suoi sacerdoti salesiani. Così la religiosa Famiglia delle Figlie di Maria Ausiliatrice si ebbe come un Secondo Ordine dell'Istituto Salesiano, cui tenne dietro poco dopo, come Terzo Ordine, la Pia Unione dei Cooperatori dell'uno e dell'altro sesso, che il 9 maggio dell'anno 1876 fu dall'Apostolica Sede approvata ed arricchita di privilegi e di indulgenze.

Sorsero quindi Periodici Salesiani, Letture Cattoliche, libri di storia, di letteratura, e popolari, ed anche libri scolastici, a promuovere ed aumentare con sana dottrina l'unione e la carità fra i singoli membri della Famiglia Salesiana, e a combattere le insidie e gli errori degli empi e degli eretici. Finalmente son da ricordare le fiorenti Missioni stabilite nelle varie regioni dell'Europa e dell'America ; l'Opera detta volgarmente dei « Figli di Maria » per coltivare le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico, colle sue cinquanta e più case ; molte splendide Chiese edificate in diverse regioni, tra le quali primeggiano il Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino e il tempio parrocchiale innalzato al Castro Pretorio in Roma, ad istanza di Leone XIII, e dedicato al Sacratissimo Cuore di Gesù con annesso un amplissimo ospizio provveduto di varie scuole di scienze e lettere e di arti e mestieri.

Non mancarono al Servo di Dio angustie e contrarietà, che, mercè l'aiuto divino, egli sopportò con la dovuta sommissione e con singolar pazienza e fortezza di animo ; tuttavia, affranto da tali prove e dalle assidue fatiche, il 2o dicembre dell'anno 1887 fu colpito da una malattia che durò circa quaranta giorni , gradatamente aggravandosi. Com'ebbe ricevuti devotamente i Sacramenti della Chiesa, a quanti lo visitavano egli dava acconci e salutari ammonimenti, e pregava i suoi intimi, i reverendissimi Rua e Cagliero, a comunicare ai Salesiani i suoi ultimi consigli. Al Card. Alimonda, Arcivescovo di Torino, raccomandò caldamente sè moribondo e la sua Congregazione. Ottenne la benedizione del Cardinale Richard, Arcivescovo di Parigi, il quale da Roma già ritornava alla sua Diocesi, ma a patto che egli ancora benedicesse l'Arcivescovo di Parigi e i fedeli commessi alle sue cure; il che egli, uomo obbediente, fece. Durante l'infermità, quasi ogni dì aveva santamente ricevuta la Divina Eucaristia, e per l'ultima volta nella festa di S. Francesco di Sales; e spesso andava ripetendo: «Sia fatta la volontà del Signore!» «Signore, nelle vostre mani...» «O Maria, Madre della grazia....» « Amate i vostri nemici....» « Cercate il regno di Dio.» «Sopportatevi a vicenda   » « Esempio di buone opere....» Finchè, avvicinandosi il 31 gennaio dell'anno 1888, di buonissima ora, al suono della campana salutò la Beatissima Vergine esclamando : « Viva Maria! » e poco dopo, circa le ore cinque, presenti i Superiori e i principali confratelli di tutta la Società, che con preghiere e con lacrime accompagnavano la partenza del loro amato Legislatore, Padre e Maestro, GIOVANNI Bosco si addormentò piamente nel Signore.

Non appena si divulgò la notizia di sua morte tutta la cittadinanza fu in sommo cordoglio e rimpianto. Innumerevoli cittadini e forestieri accorsero a vederne la salma, rivestita dei sacri indumenti ed esposta pubblicamente nella Chiesa di S. Francesco di Sales, quindi si fecero le solenni esequie. La salma poi, trasportata ed accolta con solenne pompa al Collegio delle Missioni Estere in Valsalice, aperto poco tempo innanzi, colà fu onoratamente sepolta. Intanto la fama di santità che il Servo di Dio erasi acquistata in vita, crebbe talmente dopo la sua morte che se ne fece il Processo Ordinario, e si presentò alla Sacra Congregazione dei Riti. Ed essendo tutto in ordine, e, compiuto regolarmente l'esame degli scritti, nulla ostando a procedere innanzi, ad istanza del Reverend.mo Don Giovanni Battista Marenco Procuratore e Postulatore Generale della Pia Società Salesiana, e avuto riguardo alle suppliche di alcuni Eminentissimi Cardinali di Santa Romana Chiesa, di molti Rev.mi Vescovi di Capitoli di Chiese Cattedrali e di Superiori di Ordini Religiosi, l'Eminentissimo e Reverendissimo signor Card. Giuseppe Calasanzio Vives y Tuto, Ponente o Relatore di questa causa, nell'adunanza ordinaria della Sacra Congregazione dei Riti, tenuta in Vaticano nel giorno indicato qui appresso, propose alla discussione il dubbio seguente : « Se sia da stabilirsi la Commissione per l'Introduzione della Causa, nel caso ed all'effetto di cui si tratta » E gli Eminentissimi e Reverendissimi Padri preposti alla tutela dei Sacri Riti, dopo la relazione dello stesso Eminentissimo Ponente, udito anche a voce e per iscritto il Rev.mo P. D. Alessandro Verde, Promotore della Santa Fede, tutto diligentemente considerato, decretarono di rispondere : « Affermativamente, ossia essere da stabilirsi la Commissione, se fosse Per approvarlo il Santo Padre. » Il giorno 23 luglio del 19o7.

Fatta quindi relazione di quanto sopra al Santissimo Signor Nostro Papa Pio X dall'infrascritto Card. Prefetto della S. Congregazione dei Riti, Sua Santità, ratificando il decreto della stessa Sacra Congregazione, degnavasi firmare di proprio pugno la Commissione per l'introduzione della Causa del Venerabile Servo di Dio GIOVANNI Bosco, sacerdote fondatore della Pia Società Salesiana, il giorno 24 del medesimo mese ed anno.

SERAFINO Card. CRETONI Prefetto della S. C. dei Riti.

DIOMEDE PANICI, Arciv. di Laodicea, Segretario della S. C. dei Riti.

Facsimile della scrittura del Venerabile.

Da una lettera di ringraziamento inviata ai Cooperatori che concorsero generosamente a coprire le spese della spedizione dei Missionari di quell'anno.

BREVI POSTILLE AL DECRETO

I COOPERATORI, che amano di conoscere sempre meglio la vita intima di D. Bosco, ci saranno grati di queste brevi ma Preziose Postille al riferito Decreto.

" Eccoti senza padre! „

Mortogli il padre, crebbe sotto la special cura e tutela della vedova madre...

D. Bosco perdette il suo povero babbo in tenera età. Molte volte egli narrò ai giovanetti dell'Oratorio il ricordo di questa sventura.

« Io non toccava ancora i due anni, egli diceva, quando mi morì il padre e non mi sovvengo più della sua fisonomia. Non so che ne sia stato di me in quella luttuosa occorrenza ; soltanto mi ricordo, ed è il primo fatto della vita di cui tengo memoria, che mia madre mi disse : « Eccoti senza padre ! »

» Tutti uscivano dalla camera del defunto ed io voleva assolutamente rimanere. Mia madre, che aveva tolto un recipiente, nel quale stavano delle uova nella crusca : « Vieni, Giovanni, vieni meco » ripeteva dolorosamente. « Se non viene papà, non voglio venire neppur io » risposi. « Povero figlio, ripetè mia madre, vieni meco; tu non hai più padre ! » Ciò detto, ruppe in forte pianto, mi prese per mano e mi trasse altrove, mentre io piangeva... perchè ella piangeva ; giacché in quell'età non poteva certamente comprendere, quanto grave infortunio fosse la perdita del padre. Però mi ricordai sempre di quelle parole : « Eccoti senza padre! »

È ammesso alla prima comunione.

(Marzo 1826)

Al mattino la piissima sua madre non lo lasciò parlare con nessuno, lo accompagnò alla chiesa ed alla Sacra Mensa, e fece con lui la preparazione ed il ringraziamento, che il Vicario Foraneo Don Sismondo con molto zelo faceva a tutti con voce alta od alternata. In quel giorno non volle che si occupasse in nessun lavoro materiale, ma tutto l'adoperasse a leggere e a pregare. E fra le molte cose dettegli sono memorabili queste, che la pia genitrice gli ripetè più volte :

« O caro figlio, fu questo per te un gran giorno. Sono persuasa che Dio ha veramente preso possesso del tuo cuore. Ora promettimi di fare quanto puoi per conservarti buono fino alla fine della tua vita. Per l'avvenire va sovente a comunicarti, ma guardati bene dal fare dei sacrilegi. Di' sempre tutto in confessione ; sii sempre obbediente: va' volentieri al catechismo ed alle prediche ; ma per amor del Signore fuggi come la peste coloro che fanno cattivi discorsi: »

E D. Bosco lasciò scritto nelle sue Memorie:

« Ritenni e procurai di praticare gli avvisi della pia genitrice, e mi pare che da quel giorno vi sia stato qualche miglioramento nella mia vita, specialmente nell'obbedienza e nella sottomissione agli altri, al che provava prima grande ripugnanza, volendo sempre fare i miei fanciulleschi riflessi a chi mi comandava o mi dava buoni consigli. »

I ricordi delta vestizione chiericale.

Nel 1834, in età di 20 anni, vestì l'abito chiericale in Castelnuovo nella Chiesa parrocchiale... e in quell'occasione scrisse alcuni salutari ricordi che lesse dinanzi ad un'immagine della Vergine Madre di Dio.

Leggiamo nelle sue Memorie:

« Dopo quella giornata io voleva occuparmi di me stesso. La vita fino allora tenuta doveva essere radicalmente riformata. Negli anni addietro non era stato uno scellerato, ma dissipato, vanaglorioso, occupato in partite, giuochi, salti, trastulli ed altre cose simili, che rallegravano momentaneamente, ma che non appagavano il cuore. Per farmi un tenore di vita da non dimenticarsi ho scritto le seguenti risoluzioni

1. - Per l'avvenire non prenderò mai più parte ai pubblici spettacoli sulle fiere, pei mercati, nè andrò a vedere balli o teatri ; e per quanto mi sarà possibile, non interverrò ai pranzi che si sogliono dare in tali occasioni.

2. - Non farò mai più i giuochi dei bussolotti, di prestigiatore, di saltimbanco, di destrezza, di corda : non suonerò più il violino, non andrò più alla caccia. Queste cose le reputo tutte contrarie alla gravità ed allo spirito ecclesiastico.

3. - Amerò e praticherò la ritiratezza, la temperanza nel mangiare e nel bere : e di riposo non prenderò se non le ore strettamente necessarie alla sanità.

4. - Siccome nel passato ho servito al mondo con letture profane, così per l'avvenire procurerò di servire a Dio dandomi alle letture di cose religiose.

5. - Combatterò con tutte le mie forze ogni cosa, ogni lettura, pensiero, parole ed opere contrarie alla virtù della castità. All'opposto praticherò tutte quelle cose, anche piccolissime, che possono contribuire a conservare questa virtù

6. - Oltre alle pratiche ordinarie di pietà non ometterò mai di fare ogni giorno un poco di meditazione ed un poco di lettura spirituale.

7. - Ogni giorno racconterò qualche esempio o qualche massima vantaggiosa alle anime altrui. Ciò farò coi miei compagni, cogli amici, coi parenti, e quando nol posso con altri, il farò con mia madre.

» Queste sono le cose deliberate allorché ho vestito l'abito chiericale; ed affinché mi rimanessero bene impresse, sono andato avanti ad un'immagine della Beata Vergine, le ho lette, e, dopo una preghiera, ho fatto formale promessa a quella Celeste Benefattrice di osservarle a costo di qualunque sacrifizio.

Entra in Seminario.

..: quindi per opera dello stesso ven. Cafasso entrò nel Seminario di Chieri.

» Il giorno 30 ottobre di quell'anno 1835 doveva trovarmi in seminario. Il piccolo corredo era preparato. I miei parenti eran tutti contenti : io più di loro. Mia madre soltanto stava in pensiero e mi teneva lo sguardo addosso come volesse dirmi qualche cosa. La sera precedente la partenza ella mi chiamò a sè e mi fece questo memorando discorso

- Giovanni mio, tu hai vestito l'abito ecclesiastico ; io ne provo tutta la consolazione che una madre può provare per la fortuna di suo figlio. Ma ricordati che non è l'abito che onora il tuo stato, è la pratica della virtù. Se mai tu venissi a dubitare di tua vocazione, ah ! per carità non disonorare quest'abito. Deponilo tosto. Amo meglio di avere per figlio un povero contadino, che un prete trascurato ne'suoi doveri. Quando sei venuto al mondo ti ho consacrato alla Beata Vergine ; quando hai cominciato i tuoi studii ti ho raccomandato la divozione a questa nostra Madre : ora ti raccomando di essere tutto suo : a .ma i compagni divoti di Maria ; e se diverrai sacerdote, raccomanda e propaga mai sempre la divozione di Maria.

» Nel terminare queste parole era commossa : io piangeva :

- Madre - le risposi, vi ringrazio di tutto quello che avete detto e fatto per me ; queste vostre parole non saranno dette invano e ne farò tesoro in tutta la mia vita.

» Al mattino per tempo mi recai a Chieri, e la sera dello stesso giorno entrai in seminario. »

E ordinato sacerdote.

Ordinato Sacerdote, celebrò la la prima messa in Torino nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi.

Si legge nelle sue Memorie:

« Il giorno della mia ordinazione era la vigilia della SS. Trinità, 5 di giugno, e fu tenuta da Monsignor Arcivescovo Luigi Franzoni nell'episcopio. La mia prima Messa l'ho celebrata nella chiesa di S. Francesco d'Assisi, dove era capo di conferenza D. Giuseppe Cafasso, mio insigne benefattore e direttore. Era ansiosamente aspettato in mia patria ove da varii anni non si era celebrata Messa nuova ; ma ho preferito celebrarla in Torino senza rumore all'altare del S. Angelo Custode, posto in chiesa dal lato del Vangelo. In questo giorno la Chiesa universale celebrava la festa della SS. Trinità, l'Archidiocesi di Torino quella del miracolo del SS. Sacramento, la Chiesa di S. Francesco d'Assisi la festa della Madonna delle Grazie, quivi onorata da tempo antichissimo, e quello posso chiamarlo il più bel giorno della mia vita. Nel memento di quella memoranda Messa ho procurato di fare devota menzione di tutti i miei professori, benefattori spirituali e temporali, e segnatamente del compianto D. Calosso, che ho sempre ricordato come grande ed insigne benefattore. È pia credenza che il Signore conceda infallibilmente quella grazia, che il nuovo Sacerdote gli domanda celebrando la prima Messa io chiesi ardentemente l'efficacia della parola per poter fare del bene alle anime. Mi pare che il Signore abbia ascoltato la mia umile preghiera. »

La 1a messa a Castelnuovo.

Nel di sacro al Santissimo Corpo di Cristo celebrò a Castelnuovo con grande concorso di popolo...

La seconda Messa il ven. nostro Fondatore la celebrò nel Santuario della Consolata, per « ringraziare com'egli scrisse, la gran Vergine Maria degli innumerabili favori che m'aveva ottenuto dal suo Divin Figliuolo Gesù.

» Martedì, continua egli, mi recai a Chieri e celebrai Messa nella Chiesa di S. Domenico, dove tuttora viveva l'antico mio professore P. Giusiana, che con paterno affetto mi attendeva. Durante quella messa egli pianse sempre per commozione. Ho passato con lui tutto quel giorno, che posso chiamare di paradiso.

» Mercoledì offersi il Santo Sacrifizio nel duomo di quella città.

» Il giovedì, solennità del Corpus Domini, appagai i miei patriotti e mi recai a Castelnuovo, ove cantai Messa e feci la processione di quella solennità. Il prevosto volle invitare a pranzo i miei parenti, il clero ed i principali del paese.

»Tutti presero parte a quella allegrezza; perciocchè io era molto amato dai miei concittadini ed ognuno godeva di tutto quello che avesse potuto tornare a mio bene. La sera di quel giorno mi restituii in famiglia. Ma quando fui vicino a casa e mirai il luogo del sogno fatto all'età di circa nove anni, non potei frenare le lagrime e dire: - Quanto mai sono meravigliosi i disegni della divina Provvidenza ! Dio ha veramente tolto dalla terra un povero fanciullo per collocarlo coi primarii del suo popolo (1).

» Mia madre in quel giorno, avutomi da solo a solo, mi disse queste memorabili parole

- Sei prete : dici la Messa : da qui avanti sei adunque più vicino a Gesù Cristo. Ricordati però che incominciare a dir Messa vuol dire cominciare a patire. Non te ne accorgerai subito, ma a poco a poco vedrai che tua madre ti ha detto la verità. Sono sicura che tutti i giorni pregherai per me, sia ancora io viva o sia già morta ; ciò mi basta. Tu da qui innanzi pensa solamente alla salute delle anime e non prenderti nessun pensiero di me.

I ricordi dell'ordinazione sacerdotale.

.. allorché stava per essere promosso al sacerdozio, pochi dì prima, fece e scrisse più perfetti proponimenti.

Ecco i preziosissimi proponimenti nella loro

interezza.

« Conclusione degli esercizii fatti in preparazione alla celebrazione della prima mia Santa Messa.

»Il prete non va solo al cielo, nè va solo all'inferno. Se fa bene, andrà al cielo colle anime da lui salvate col buon esempio ; se fa male, se dà scandalo, andrà alla perdizione colle anime dannate pel suo scandalo. Quindi metterò ogni impegno per osservar lc segucnti risoluzioni

- Non mai far passeggiate, se non per grave necessità, visite a malati ecc.

2. - Occupar rigorosamente bene il tempo.

3. - Patire, fare, umiliarmi in tutto e sempre, quando trattisi di salvar le anime.

4. - La carità e la dolcezza di S. Francesco di Sales mi guidino in ogni cosa.

5.-Mi mostrerò sempre contento del cibo che sarà apprestato, purchè non sia cosa nocevole alla sanità.

6. - Beverò vino adacquato e soltanto come rimedio : vale a dire solamente quando e quanto sarà richiesto dalla sanità.

7. - Il lavoro è un'arma potente contro i nemici dell'anima, perciò non darò al corpo più di cinque ore di sonno ogni notte ; lungo il giorno, specialmente dopo il pranzo, non prenderò alcun riposo. Farò qualche eccezione in caso di malattia.

8. - Ogni giorno darò qualche tempo alla meditazione ed alla lettura spirituale. Nel corso della giornata farò breve visita, o almeno una preghiera al SS. Sacramento. Farò almeno un quarto d'ora di preparazione ed altro quarto di ringraziamento alla Santa Messa.

9. - Non farò mai conversazioni con donne, fuori del caso di ascoltarle in confessione o di qualche altra necessità spirituale.

Altre care notizie dei primi anni di D. Bosco, si trovano nelle pagine seguenti.

(1) A questo allude il Decreto colle parole : La sera, nel tornare alla casa paterna; passando pel luogo dove aveva avuto un tempo speciale presentimento del suo apostolato pei fanciulli, ne ringrazia e loda Iddio col salmo 112 « Laudate pueri Dominum.»

DELLA MERAVIGLIOSA PREPARAZIONE DI D. BOSCO ALLA SUA MISSIONE

DAI campi, dalle officine , dalle case, dai templi, scriveva D. Davide Albertario (1), un mondo giovanile si aduna sulla via attirato dalle innovazioni che trasformano le condizioni della società, il commercio, le industrie, le relazioni fra le varie classi. Quanti desiderii onesti, quante ragionevoli speranze ! quante illusioni e vaneggiamenti, quante assurdità di progetti ! E il mondo giovanile s'avanza, si agita, lotta e sparge di cadaveri la via su cui s'era messo baldo e sorridente i

» La immagine di D. Bosco si eleva tra le vittime della immoralità generata dalla licenza dei pensatori irreligiosi; appare sulla soglia dell'abituro dei disgraziati ; appare dolce e splendente in mezzo alla turba dei fanciulli affascinati dal rumore dell'età nuova, brillano gl'incanti- della virtù al raggio della religione ; appresta il sollievo della speranza attinto alla carità; tempera e indirizza le aspirazioni col senso della verità ; salva il piccolo mondo dei fanciulli che perivano nel fango, nella disperazione, negli inganni... »

Salvare le anime dei fanciulli, ecco la sublime missione di D. Bosco. Oh ! leggano queste pagine anche certi effimeri zelatori della moralità, di cui forse non solo non conoscono la pratica ma non hanno neppure l'idea, e anch'essi s'inchineranno con riverenza dinanzi all'apostolo, inviato da Dio alla salvezza dei fanciulli.

Un dizionario recente, accanto il nome ed il ritratto di Giovanni Bosco, scrive

«Gran filantropo, l'apostolo della carità, l'uomo miracolo... ».

L'uomo miracolo ? Sì.

«Fondò 130 pii istituti di educazione (Salesiani) e raccolse più di 150.000 giovanetti».

Questi in breve sono i fatti; ma quale ne fu il movente, l'ideatore, l'aiuto?

Oh ! sia benedetto il Signore, che ci è dato di di poter alfine lanciare anche al mondo materalista e miscredente la grande parola.

L'Opera di Don Bosco, ossia quell'apostolato di carità che egli compì e che nel nome suo i suoi figli continuano a compiere, umanamente si può ammirare, anzi non se ne può fare a meno, ma spiegare non si può. Bisogna riconoscere in Don Bosco una missione provvidenziale, poichè il modo meraviglioso con cui egli vi fu preparato n'è una prova eloquentissima.

E in cosa di tanto momento non parleremo noi, e neppure parleranno quanti potrebbero della vita di Don Bosco essere testimoni autorevoli e sotto ogni lato ineccepibili , ma parlerà egli stesso il nostro Venerabile Padre e Maestro.

Negli archivii della nostra Pia Società abbiamo un prezioso manoscritto, intitolato: Memorie dell'Oratorio dal 1835 al 1855. Esclusivamente pei Soci Salesiani... Il manoscritto, tuttora inedito, è di D. Bosco, il quale finchè visse lo tenne gelosamente nascosto, ma pur lo lasciò per ubbidire ad un formale comando di Pio IX, che l'aveva obbligato a comporlo.

Ebbene, noi, per questa volta tanto, ci permettiamo di spigolare da quelle preziose Memorie.

Il primo annunzio -- Il Venerabile, a nove anni, intravvede la sua missione.

Scrive adunque Don Bosco

All'età di 9 anni circa ho fatto un sogno che mi rimase profondamente impresso per tutta la vita (1). Nel sonno mi parve di essere vicino a casa in un cortile assai spazioso, dove stava raccolta una moltitudine di fanciulli che si trastullavano. Alcuni ridevano, altri giuocavano, non pochi bestemmiavano. All'udire quelle bestemmie mi sono subito slanciato in mezzo di loro, adoperando pugni e parole per farli tacere. In quel momento apparve un uomo venerando in età virile, nobilmente vestito. Un bianco manto gli copriva tutta la persona ; ma la sua faccia era così luminosa, che io non poteva rimirarla. Egli mi chiamò per nome, e mi ordinò di pormi alla testa di quei fanciulli, aggiungendo queste parole: - Non colle percosse, ma colla mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti adunque immediatamente a far loro un'istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù. - Confuso e spaventato soggiunsi che io ero povero ed ignorante fanciullo, incapace di parlare di religione a quei cari giovanetti. In quel momento quei ragazzi cessando dalle risse, dagli schiamazzi e dalle bestemmie, si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza sapere che mi dicessi: - Chi siete voi, soggiunsi, che mi domandate cose impossibili ?

- Appunto perchè tali cose ti sembrano impossibili, devi renderle possibili coll'obbedienza e coll'acquisto della scienza.

- Dove, con quali mezzi, potrò acquistare la scienza ?

-Io ti darò la Maestra, sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza.

- Ma chi siete voi che parlate in questo modo ?

- Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti ammaestrò di salutare tre volte al giorno. -

- Mia madre mi dice di non associarmi con quelli che non conosco, senza suo permesso ; perciò ditemi il vostro nome.

- Il mio nome domandalo a mia madre.

In quel momento vidi accanto a lui una Donna di maestoso aspetto, vestita di un manto che risplendeva da tutte parti, come se ogni punto di quello fosse una fulgidissima stella. Scorgendomi ognor più confuso nelle mie domande e risposte, mi accennò di avvicinarmi a Lei, che presomi con bontà per mano : - Guarda ! - mi disse. Guardando mi accorsi che quei fanciulli erano tutti fuggiti, ed in loro vece vidi una moltitudine di capretti, di cani, di gatti, di orsi e di parecchi altri animali. - Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare, continuò a dire quella Signora. Renditi umile, forte e robusto: e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo pei figli miei.

Volsi allora lo sguardo, ed ecco, invece di animali feroci, apparvero altrettanti mansueti agnelli, che tutti saltellando correvano attorno belando, come per far festa, a quell'Uomo e a quella Signora.

A quel punto, sempre nel sonno, mi misi a piangere, e pregai quella Donna a voler parlare in modo da capire, perciocchè io non sapeva quale cosa si volesse significare.

Allora Ella mi pose la mano sul capo dicendomi : - A suo tempo tutto comprenderai. - Ciò detto, un rumore mi svegliò, ed ogni cosa disparve. Io rimasi sbalordito. Sembravami di avere le mani che facessero male pei pugni che aveva dato, che la faccia mi dolesse per gli schiaffi ricevuti da quei monelli ; di poi quel Personaggio, quella Donna, le cose dette e quelle indite mi occuparono talmente la mente, che per quella notte non mi fu più possibile prendere sonno.

Al mattino ho tosto con premura raccontato quel sogno prima ai miei fratelli, che si misero a ridere, poi a mia madre ed alla nonna. Ognuno dava al medesimo la sua interpretazione. Il fratello Giuseppe diceva : - Tu diventerai guardiano di capre, di pecore o di altri animali. - Mia Madre - Chi sa che non abbia a diventar prete. - Antonio con secco accento : - Forse sarai capo di briganti. - Ma la nonna che sapeva assai di teologia ed era del tutto analfabeta, diede sentenza definitiva dicendo : - Non bisogna badare ai sogni. - Io era del parere di mia nonna, tuttavia non mi fu mai possibile di togliermi quel sogno dalla niente... Io ho sempre taciuto ogni cosa; i miei parenti non ne fecero caso. Ma quando, nel 1858, andai a Roma per trattare col Papa della Congregazione Salesiana, egli si fece minutamente raccontare tutte le cose che avessero anche solo apparenza di soprannaturale. Raccontai allora la prima volta il sogno fatto in età di nove in dieci anni. Il Papa mi comandò di scriverlo nel suo senso letterale, minuto, e lasciarlo per incoraggiamento ai figli della Congregazione,, che formava lo scopo di quella gita a Roma.

Di questo sogno, nota D. Lemoyne (1), che gli si affacciava e gli si svolgeva innanzi alla mente più e più volte nello spazio di circa 18 anni, Don Bosco non volle narrare che una minima parte. Affermava però negli ultimi anni della sua vita che quantunque il quadro generale di queste illustrazioni fosse sempre lo stesso, pure era accompagnato ogni volta da una svariata quantità di scene accessorie sempre nuove. Aggiungeva che da quel punto egli conobbe, e poi vide ancor più chiaramente non solo la fondazione dell'Oratorio e l'estensione della sua missione, ma eziandio tutti gli ostacoli che sarebbero sorti per inpedirgliene i progressi, tutte le guerre che gli avrebbero mosse i suoi avversari e il modo di vincerle e superarle. E questa dovette essere pur la cagione della sua tranquillità costante e della sicurezza di riuscire in quanto intraprendeva.

Non fu questo sogno adunque semplicemente una grazia, ma eziandio una vera missione, un'obbligazione stretta che Dio gli imponeva di obbedire. Ed io - nota il Lemoyne - lo raffronterei colla visione del giovanetto profeta Geremia. Esso pure aveva risposto al Signore : «Ah, ah, ah, Signore Dio; tu vedi che io non so parlare, perchè sono fanciullo ». Ed il Signore gli replicò : «Non dire : io sono un fanciullo : perocchè tu andrai a fare tutte quelle cose, per le quali ti spedirò, e tutto quello che io ingiungerò tu lo dirai. Non temere la faccia di coloro che sono potenti, conciossiachè sono io con te per trarti d'impaccio, dice il Signore... Faranno a te guerra, ma non la vinceranno, perocchè sono io con te per tutta sicurezza... ».

E quale doveva essere la missione di Giovanni Bosco ? La fondazione di nuovi sodalizi religiosi, la Pia Società di S. Francesco di Sales e l'Istituto delle figlie di Maria Ausiliatrice: la salvezza, dei giovanetti in tutto il mondo cogli Oratorii Festivi, cogli Ospizi e Laboratori, coi Collegi, colle Colonie Agricole : le vocazioni ecclesiastiche, preparando al Santuario il fiore della gioventù, raccolto da molti paesi, e provvedendo di clero le Diocesi, che ne difettavano, coll'Opera dei figli di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti : l'istituzione di scuole cattoliche senza numero da opporre come contravveleno ad un nugolo di empi maestri, che non avrebbero tardato ad erigere cattedre di errore e di corruzione : la propagazione della buona stampa con numerose tipografie, che diffondessero a milioni a milioni libri di pietà, di storia, di lettura popolare, difensori della verità cattoliche e volumi scolastici purgati dalle sconcezze per togliere i lacci tesi all'innocenza, scuotendo pure con tal mezzo potentissimo i cattolici dall'inerzia, in cui si giacevano, col Bollettino Salesiano, pubblicato oggi in 268.000 fascicoli al mese ed in nove lingue, facendo noto quanto il Signore e la Vergine Santissima andavano operando : l'Associazione dei Cooperatori Salesiani ormaì numerosa di circa 300.000 membri, i quali, mentre lo dovevano coadiuvare con elemosine , preghiere ed appoggio morale in tutte le sue imprese, fossero vincolo di unione fra il Vescovo e i diocesani, tra il parroco e i parrochiani in ogni opera di carità spirituale o temporale : stabilimento di missioni evangeliche nelle diverse parti del mondo, America, Asia, Africa : difesa del Papato in varie e gloriose circostanze : sicchè di Giovanni si potesse dire: Constitui te super gentes et super regna.. Dedi te in murum aeneum... regibus... principibus... sacerdotibus et populo terrae. Ecco in tutta l'estensione il significato di questo sogno.

A 16 anni intravvede nuovamente la sua missione.

Giovanni, narra Don Lemoyne (1), alla scuola di Castelnuovo aveva stretto relazione con un tal compagno di nome Giuseppe Turco, il quale lo aveva condotto a far conoscenza della propria famiglia, cui apparteneva una vigna posta nella regione detta Renenta, confinante col podere Susambrino. In quella vigna Giovanni sovente si ritirava come luogo più lontano dalla strada che attraversava la valle e quindi più tranquillo. Saliva sopra un rialto, donde poteva vedere chiunque fosse nella sua vigna e in quella di Turco, e senza essere veduto faceva la guardia all'uva col suo libro in mano... Fu in quella vigna che il sig. Turco e suo figlio lo videro un giorno correre loro incontro tutto allegro.

- Che hai, Giovannino, gli chiese il proprietario ?

- Buone nuove, buone nuove, esclamò Giovanni ; stanotte ho fatto un sogno, nel quale io vidi che avrei continuati gli studi, mi sarei fatto prete, e mi troverei posto a capo di molti giovanetti, della cui educazione mi occuperei pel resto della mia vita...

E all'indomani, ritornando dalla parrocchia ove erasi recato ad assistere alla santa Messa e andato a visitare la famiglia Turco, la signora Lucia Turco lo interrogò perchè gli splendesse in volto tanta gioia ! Egli ripetè come avesse fatto un bel sogno. Pregato a raccontarlo, accennò di di aver visto venire verso di sè una Signora che conduceva un numerosissimo gregge, e che avvicinandosi a lui e chiamandolo per nome, gli aveva detto : « Ecco Giovannino, tutto questo gregge lo affido alle tue cure ». « E come farò a tener custodia ed aver cura di tante pecore e di tanti agnelletti ? Ove troverò io i pascoli, nei quali condurli ? » La Signora gli rispose : « Non temere; io ti assisterò». E sparì.

Questo racconto fatto dallo stesso signor Giuseppe Turco e dalla signora Lucia, pienamente armonizza con una linea delle accennate Memorie, nella quale sono scritte queste semplici parole : A 16 anni ho fatto un altro sogno.

La missione si delinea maggiormente - fin dal 1844 ha la visione intera dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco.

« La seconda Domenica di ottobre di quell'anno (189.4) scrive il Venerabile nelle sue Memorie, dovea partecipare ai miei giovanetti, che l'Oratorio sarebbe stato trasferito in Valdocco. Ma l'incertezza del luogo, dei mezzi, delle persone mi lasciavano veramente sopra pensiero. La sera precedente andai a letto col cuore inquieto. In quella notte feci un nuovo sogno che pare un'appendice di quello fatto la prima volta ai Becchi quando aveva circa nove anni. Io giudico bene di esporlo` letteralmente.

Sognai di vedermi in mezzo ad una moltitudine di lupi, di capre e capretti, di agnelli, pecore, montoni, cani ed uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, uno schiamazzo, o meglio un diavolio da incutere spavento ai più coraggiosi. Io voleva fuggire, quando una Signora assai ben messa a foggia di pastorella, mi fe' cenno di seguire ed accompagnare quel gregge strano, mentr'Ella precedeva. Andammo vagabondi per varii siti , facemmo tre stazioni o fermate; ad ogni fermata molti di quegli animali si cangiavano in agnelli, il cui numero andavasi ognor più ingrossando. Dopo avere molto camminato , mi trovai in un prato , dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme, senza che gli uni tentassero di mordere gli altri.

Oppresso dalla stanchezza, volevo sedermi accanto ad una strada vicina, ma la pastorella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno, alla cui estremità eravi una Chiesa. Qui mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo. In quel momento sopraggiunsero parecchi pastorelli per custodirli ; ma essi fermavansi poco , e tosto partivano. Allora succedette una meraviglia. Molti agnelli cangiavansi in pastorelli, che, aumentandosi, prendevano cura degli altri. Crescendo i pastorelli in gran numero, si divisero e andavano altrove per raccogliere altri animali strani e guidarli in altri ovili.

Io voleva andarmene, perchè mi sembrava tempo di recarmi a celebrare la S. Messa, ma la pastorella mi invitò a guardare al mezzodì. Guardando vidi un campo, in cui era stata seminata meliga, patate, cavoli, barbabietole, lattughe e molti altri erbaggi. - Guarda di nuovo, - mi disse. E guardai di nuovo, e vidi una stupenda ed alta Chiesa. Un'orchestra, una musica istrumentale e vocale mi invitavano a cantar messa. Nell'interno di quella Chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali stava scritto : - Hic domus mea, inde gloria mea. - Continuando nel sogno volli domandare alla pastorella dove mi trovassi; che cosa voleva indicare con quel camminare, colle fermate, con quella casa, Chiesa, e poi altra Chiesa.

- Tu comprenderai ogni cosa, mi rispose, quando cogli occhi tuoi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi cogli occhi della mente.

Ma parendomi di essere svegliato, dissi

- Io vedo chiaro, e vedo cogli occhi materiali; so dove vado e quello che faccio.

In quel momento suonò la campana dell'Ave Maria nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi, ed io mi svegliai.

Questo sogno mi occupò tutta la notte ; molte altre particolarità l'accompagnarono. Allora ne compresi poco il significato, perchè, diffidando di me, poca fede ci prestava, ma capii le cose di mano in mano avevano il loro effetto.

Giova notare che fino al 1844 D. Bosco, giovane Sacerdote, continuò ad occuparsi dei giovani senza allontanarsi dal Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d'Assisi.

Compiutovi il terzo anno, per consiglio del Teol. Guala e del ven. Cafasso, rinunziò alla vita propria del ministero sacerdotale, e essendo stato nominato Direttore dell'Ospedale al Rifugio, ottenne dalla marchesa Barolo di poter là radunare i suoi giovani; e là infatti, la domenica seguente a quella del sogno surriferrito, terza di ottobre del 1844, giorno sacro dalla Chiesa alla Purità di Maria SS. egli trasportava il suo Oratorio. Ma in breve dovette allontanare i giovani dal Rifugio, per cui il 13 luglio 1845 passò ai Molini di S. Martino ove rimase fino al 22 dicembre (la 1a fermata o stazione veduta nel sogno); cacciato di là affittò tre stanze di casa Moretta (la 2a fermata del sogno); allontanato anche da casa Moretta, nella primavera del 18,16 si rifugiò in un prato vicino (la 3a fermata del sogno) ; finchè «fatto ancora breve tratto di via » si trovò in un vasto cortile con porticato attorno alla cui estremità eravi una chiesa » e dove in fine vide pure un'altra « stupenda e alta chiesa » nel cui interno, su una fascia bianca, era scritto a caratteri cubitali : Hic Domus mea, inde gloria mea... » All'Uomo di Dio evidentemente venne mostrato il porto di rifugio, il luogo cioè dove sorsero prima l'Oratorio e la Chiesa di San Francesco di Sales, poi il Santuario di Maria Ausiliatrice...

Oh ! quante volte, negli ultimi venti anni di sua vita, fissando la cupola del Santuario di Maria Ausiliatrice fu visto il Venerabile Servo di Dio starsene come estatico e commosso ! In quei momenti certo egli ripensava alle tante volte che aveva veduto nei suoi sogni la cara realtà presente. Come è buono il Signore e come è ammirabile nei suoi santi !

La visione diviene chiarissima - I fabbricati e i cortili dell'Oratorio -- La Chiesa di S. Francesco di Sales -- Il Santuario di Maria Ausiliatrice - La Pia Società Salesiana.

Il 2 febbraio 1875 il Venerabile fece al Sacerdote Giovanni Battista Lemoyne e ad un altro Sacerdote Salesiano, per l'unica volta, questo racconto (1) :

Mi sembrò di trovarmi in una gran pianura piena di una quantità sterminata di giovani. Alcuni rissavano, altri bestemmiavano. Qui si rubava, là si offendevano i buoni costumi. Un nugolo di sassi poi si vedeva per l'aria, lanciati da costoro che facevano battaglia. Erano giovani abbandonati dai parenti e corrotti. Io stava per allontanarmi di là, quando mi vidi accanto una Signora che mi disse

- Avanzati tra quei giovani e lavora.

Io mi avanzai; ma che fare ? Non vi era locale da ritirarne nessuno : voleva far loro del bene : mi rivolgeva a persone che in lontananza stavano osservando e che avrebbero potuto essermi di valido sostegno ; ma nessuno mi dava retta, nessuno mi aiutava. Mi volsi alla Matrona, la quale mi disse:

- Ecco del locale.

E mi fece vedere un prato.

-- Ma qui non c'è che un prato, diss'io.

Rispose

- Mio Figlio e gli Apostoli non avevano un palmo di terra ove posare il capo.

Incominciai a lavorare in quel prato ammonendo, predicando e confessando, ma vedeva che per la maggior parte riusciva inutile ogni sforzo, se non si trovasse un luogo recinto e con qualche fabbricato ove raccoglierli e ove ritirarne alcuni alfatto derelitti dai genitori e respinti e disprezzati dagli altri cittadini. Allora quella Signora mi condusse un po' più in là a settentrione e mi disse:

- Osserva !

Ed io guardando vidi una chiesa piccola e bassa, un po' di cortile e giovani in gran numero. Ripigliai il mio lavoro. Ma essendo questa chiesa divenuta angusta, ricorsi ancora a Lei, ed Essa mi fece vedere un'altra chiesa assai più grande con una casa vicina. Poi conducendomi ancora un po' d'accanto, in un tratto di terreno coltivato, quasi innanzi alla facciata della seconda chiesa, mi soggiunse

- In questo luogo dove i gloriosi Martiri di Torino Avventore ed Ottavio soffrirono il loro martirio, su queste zolle che furono bagnate e santificate dal loro sangue, io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo.

Così dicendo avanzava un piede posandolo sul luogo ove avvenne il martirio e me lo indicò con precisione. Io voleva porre qualche segno per rintracciarlo quando altra volta fossi ritornato in quel campo, ma nulla trovai intorno a me : non un palo, non un sasso ; tuttavia lo tenni a memoria con precisione. Corrisponde esattamente all'angolo interno della Cappella dei SS. Martiri, prima detta di S. Anna, al lato del vangelo, nella chiesa di Maria Ausiliatrice.

Intanto io mi vidi circondato da un numero immenso e sempre crescente di giovani ma guardando la Signora, crescevano anche i mezzi e il locale, e vidi poi una grandissima chiesa precisamente nel luogo dove mi aveva fatto vedere che avvenne il martirio dei santi della Legione Tebea con molti edifizii tutt'all'intorno e con un bel monumento in mezzo.

Mentre accadevano queste cose , io , sempre in sogno, aveva a coadiutori preti e chierici che mi aiutavano alquanto e poi fuggivano. Io cercava con grandi fatiche di attirarmeli , ed essi poco dopo se ne andavano e mi lasciavano tutto solo. Allora mi rivolsi nuovamente a quella Signora, la quale mi disse

- Vuoi tu sapere come fare affinchè non ti scappino più ? Prendi questo nastro e lega loro la fronte.

Prendo riverente il nastrino bianco dalla sua mano e vedo che sopra era scritta questa parola Obbedienza. Provai tosto a fare quanto mi disse quella Signora, e cominciai a legar il capo di qualcuno dei miei volontarii coadiutori col nastro, e vidi subito grande e mirabile effetto : e questo effetto sempre cresceva mentre io continuava nella missione conferitami, poichè da costoro si lasciava adatto il pensiero d'andarsene altrove, e si fermarono ad aiutarmi. Così venne costituita la Congregazione.

Vidi ancora molte altre cose che ora non è il caso di farvi sapere, ma basti dire che fin da quel tempo io camminai sempre sul sicuro, sia riguardo agli Oratorii, sia riguardo alla Congregazione, sia sul modo di diportarmi nelle relazioni cogli esterni di qualunque autorità rivestiti. Le grandi difficoltà che devono sorgere, sono tutte prevedute, e conosco il modo di superarle. Vedo benissimo, parte a parte, tutto ciò che dovrà succederci e cammino avanti a chiara luce. Fu dopo aver visto chiese, case, cortili, giovani, chierici e preti che mi aiutavano ed il modo di condurre avanti il tutto, ch'io ne parlava con altri e raccontava la cosa come se fosse già fatta. Ed è per questo che molti credevano ch'io sragionassi e fui tenuto per folle.

Infatti, prima ancora che iniziasse l'opera sua in Valdocco (anno 1846) e proprio allora che umanamente parlando gli era preclusa ogni via per continuare a raccogliere i suoi giovani nei giorni festivi, D. Bosco parlava con tutti con tanta convinzione di case, cortili e chiese future, che fu tenuto anche dagli amici per pazzo, e il Clero della città, a tutelare il decoro sacerdotale, tentò persino di rinchiuderlo nel manicomio!... Come finì questa scena, è noto ai lettori ; del resto lo ricorderemo altra volta.

Intanto, da quanto si è riferito, è facile comprendere la vivezza di quella fede incrollabile nel buon esito della sua missione, che ebbe Don Bosco; e si comprende altresì, sia quella sicurezza che pareva temerità nell'affrontare ogni sorta di ostacoli, sia quel cimentarsi ad imprese colossali, superiori a forze umane e pur condurle tutte a felicissimo fine, e ciò con una calma soavissima ed abituale e con un a disinvoltura, vorremmo dire, che nulla facevano trapelare in lui di grande, di straordinario, di soprannaturale.

Ma è anche facile pei buoni Cooperatori e per le Cooperatrici Salesiane il poter umanamente conchiudere:

« Aiutando le Opere di D. Bosco, noi aiutiamo un'opera visibilmente voluta dalla Provvidenza del Signore ! »

(1) Numero unico per le feste dell'inaugurazione dell'Istituto S. Ambrogio di Milano, nel 1895. (1) La vita di D. Bosco fu un tessuto continuo di queste illustrazioni o visioni, spesse volte assai meravigliose. Noi, esponendone alcune, non intendiamo di dare ad esse altro peso che quello che sarà per darne la Chiesa. Esponiamo puramente i fatti, dichiarandoci ora e sempre, in tutto e per tutto, umilmente ed illimitatamente sottomessi al disposto di Papa Urbano VIII e di altri Romani Pontefici. (1) Memorie biografiche del Sac. Giovanni Bosco (edizione extracommerciale) vol. I, pag. 126.(1) Memorie biografiche ecc. 1, 72.(1) Memorie biografiche, ecc., II, 297.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani potranno, alle solite condizioni, lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:

dal 10 settembre al 10 ottobre

I) il 14 settembre, festa dell'Esaltazione di Santa Croce;

2) il 22 settembre, festa di Maria SS. Addolorata; 3) il 29 settembre, dedicazione di S. Michele Arcangelo ;

4) il 6 ottobre, solennità del Rosario di Maria Santissima.

L'APOSTOLO DEI COMPAGNI.

MEMORIE DELLA FANCIULLEZZA E GIOVENTÙ DI GIOVANNI BOSCO (1)

Anche in Chieri... continuò a vantaggio dei fanciulli l'apostolato che aveva incominciato a Murialdo e a Castelnuovo.

(Dal riportato DECRETO).

Le prime prove ai " Becchi ,,.

I Becchi, per chi non lo sa, sono alcune case, quasi a metà strada tra Capriglio e Castelnuovo, appartenenti alla borgata di Murialdo, frazione di Castelnuovo d'Asti distanti dal capoluogo circa 5 chilometri. In una di quelle case nacque Giovanni Bosco.

Il pastorello era sui dieci anni. Quattro o cinque altri fanciulli conducevano le loro mucche al pascolo nei dintorni del prato ov'egli stava. Irriflessibili e negligenti molte volte lasciavano le bestie senza custode e si allontanavano correndo su e giù, o salendo su gli alberi o intrattenendosi in varii giuochi. Giovanni non prendeva mai parte in quel tempo a quei divertimenti, ma stava isolato pregando o leggendo continuamente. Molte volte quelli si provarono ad invitarlo con essi, ma Giovanni si rifiutava. Una volta giunsero a percuoterlo pel suo rifiuto, ma lo fecero inutilmente. Giovanni, benché dotato di forza non comune, non reagì e la sua longanimità disarmò finalmente quegli sventati che dopo d'allora divennero suoi amici.

Allorché egli cessava dal pregare o dal leggere, essi venivano a lui, ed egli, intrattenendoli con incantevole dolcezza, prendeva a discorrere così bene che, affezionandoseli sempre più, esercitava sopra di loro una certa autorità. Loro ripeteva quanto aveva appreso nei catechismi e nelle prediche, e così li istruiva' nella religione il meglio che sapeva compiendo questa missione con vantaggio morale e intellettuale dei medesimi.

Talora li intratteneva nel canto di lodi sacre che alternava col racconto di qualche favola amena ; tal'altra insegnava loro a dire le preghiere del mattino e della sera.

In casa poi egli si dilettava nel fare piccoli altarini coll'immagine di Maria SS. che ornava di frondi e di fiori campestri, e dinanzi ai quali attirava gli altri fanciulli.

Ed era costante in queste sue sante industrie per tenere quei giovanetti lontani dalle cattive compagnie ; e ciò faceva anche per suggerimento della stessa sua madre. Egli aveva un vivo timore dei giusti giudizii di Dio e un grande orrore al peccato, come ci narrava il fratello Giuseppe. E in casa e nei prati, prima e dopo i suoi racconti o i suoi catechismi, faceva fare a tutti i suoi piccoli amici il segno della croce. É degno di nota che a questi suoi trattenimenti non partecipavano mai le fanciulle. Tuttora è voce comune in quei paesi che, per la sua pietà, Giovanni Bosco era oggetto di ammirazione fin dai suoi primi anni.

Il suo primo Oratorio Festivo.

Nell'andare ai mercati colla madre, Giovanni aveva fatto conoscenza con alcuni giovanetti delle diverse borgate ; molti altri strinsero con lui relazione quando incominciò a recarsi in in parrocchia pel catechismo. Tutti erano attirati a lui, come da una specie di calamita, da ogni parte dei dintorni. Ciò che raccoglieva i fanciulli attorno al piccolo Giovanni e li allettava fino alla follia erano i fatterelli e le favole che loro raccontava, da cui sapeva trarre la morale conveniente. Appena i suoi compagni lo vedevano, correvano affollati per farsi narrare qualche cosa da lui, che a stento cominciava a capire quello che leggeva. A costoro poco per volta si aggiungevano degli adulti : sicchè sovente avveniva che nell'andare o venire da Castelnuovo, talora in un campo, tal'altra in un altro, Giovanni si vedeva circondato da centinaia di persone accorse per ascoltare lui, povero fanciullo, che quantunque, fuori di un po' di memoria, fosse digiuno nella scienza, tuttavia tra di loro compariva un gran dottore. Egli stesso a questo punto nota nelle sue « Memorie » : - In regno coecorum monoculus rex!

Nella stagione invernale si andava a gara per averlo nelle stalle e udirlo raccontare qualche storiella. Nella bella stagione poi, specie al dopo pranzo dei giorni festivi, si radunavano quelli del vicinato e non pochi di fuori. Non solo venivano i giovani, ma eziandio gli uomini fatti e quelli dei capelli bianchi. Qui la cosa prendeva aspetto asai più serio. Giovanni dava a tutti trattenimento con alcuni di quei giuochi, che aveva imparato da ciarlatani sulle fiere.

Ai Becchi havvi un prato, dove esistevano diverse piante, fra le quali un pero martinello. A quest'albero Giovanni attaccava una fune, che andava a rannodarsi ad altro albero a qualche distanza : di poi preparava un tavolino colla bisaccia : in fine collocava una sedia e stendeva un tappeto a terra per farvi sopra i salti. Quando ogni cosa era preparata ed ognuno stava ansioso di ammirare novità, allora Giovanni li invitava tutti a recitare la terza parte del Rosario, quindi faceva cantare una laude sacra, finita la quale, saliva sopra la sedia, e : - Sentite, diceva, sentite la predica che ha fatto stamattina il cappellano di Murialdo. - E bisognava ascoltarlo. Ed egli ripeteva quanto ricordava, oppure raccontava fatti od esempi uditi o letti in qualche libro.

Terminata la predica, si faceva breve preghiera e tosto si dava principio ai divertimenti.

L' oratore diventava giuocoliere di professione. Fare la rondinella, il salto mortale, camminare sulle mani col corpo alto ; poi cingersi la bisaccia, mangiare gli scudi per andarli a ripigliare sulla punta del naso dell'uno e dell'altro ; poi moltiplicare le pallottole, le uova, cangiare l'acqua in vino, uccidere un pollo e poi farlo risuscitare e cantare meglio di prima, erano gli ordinarii trattenimenti. Sulla corda poi camminava come per un sentiero ; saltava, danzava, si appendeva ora per un piede ora per due ; talora con ambo le mani, talora con una sola mano.

Alle volte mentre tutti stavano a bocca aperta in aspettativa di qualche nuovo strano prestigio, tutto di un colpo Giovanni sospendeva i giuochi, e faceva loro cantare le litanie o dire il rosario, quando non si era recitato prima.

Dopo alcune ore di questa ricreazione, in sul far della sera, allorchè il piccolo giuocatore era ben stanco, cessava ogni trastullo, facevasi altra breve preghiera, ed ognuno andava per i fatti suoi. Da queste radunanze erano esclusi tutti quelli che avessero bestemmiato, fatto cattivi discorsi, o si fossero rifiutati di prendere parte alle pratiche religiose.

« Voi qui, osserva il Venerabile stesso nelle sue « Memorie », mi chiederete: - E la mia madre era contenta che tenessi una vita cotanto dissipata, e spendessi il tempo a fare il ciarlatano ? - Vi dirò che mia madre mi voleva molto bene ; ed io le aveva confidenza illimitata, e senza il suo consenso non avrei mosso un piede. Ella sapeva tutto, osservava tutto e mi lasciava fare. Anzi, occorrendomi qualche cosa, me la somministrava assai volentieri. Gli stessi miei compagni e in generale tutti gli spettatori mi davano con piacere quanto mi fosse stato necessario per procacciare loro quegli ambiti passatempi:»:

Giovanni in quelle assemblee domenicali godeva mezzo mondo : il disegno di vivere sempre in mezzo ai giovani, radunarli, far loro il catechismo, gli si era affacciato alla mente fin dall'età di appena cinque anni. Ciò formava il suo vivo desiderio, ciò sembravagli l'unica cosa che far dovesse su questa terra.

Nel 1825 adunque Giovanni incominciò quella specie di Oratorio festivo, facendo quanto era compatibile colla sua età e colla sua istruzione e lo continuò per parecchi anni, riuscendo sempre meglio fruttuose le sue parole, quanto più cresceva il suo corredo di cognizioni religiose. A tal uopo metteva un impegno singolare nel raccogliere dai catechismi, dalle prediche, dalle letture fatte, narrazioni edificanti, per istillare in quanti l'udivano l'amore alla virtù.

Ma non i soli racconti, i soli giuochi e le belle maniere erano l'incanto che legava a lui i cuori di tanti giovani. Dal suo sguardo, dal suo volto doveva allora trasparire la purezza dell'anima sua, come sempre trasparì fino agli ultimi suoi giorni. Incontrarlo, stargli vicino cagionava una gioia, una pace, un diletto, una brama di farsi migliore, che non può avere la sua sorgente in affezione puramente umana. Ciò provarono migliaia di fanciulli, ciò attestano migliaia di suoi cooperatori, che conosciutolo, più da lui non sapevano distaccarsi, e mai più poterono dimenticare quel fascino di attraimento così sorprendente.

Alla Moglia ed a Moncucco.

Era il mese di febbraio del 1828. Giovanni si allontanava dalla casa paterna con un involto sotto il braccio, contenente alcune camicie e qualche libro di religione , che gli aveva donato il cappellano D. Calosso. L'aria fredda, il suolo coperto di neve accresceva la mestizia dei suoi pensieri. Da casa sua più nulla poteva sperare per l'ostinazione del fratellastro, i quale aveva proibito a mamma Margherita di spedirgli cosa alcuna. Bisognava che andasse in cerca di lavoro per procacciarsi il vitto col sudore della sua fronte, senza più avere il conforto di vedersi vicina la madre che amava svisceratamente. A Moriondo inutilmente chiese lavoro presso una famiglia di conoscenti : inutilmente si era pur presentato alla cascina Moglia, quando rompendo in pianto, mosse a compassione i padroni che l'accettarono con sè.

Ed egli fin dal principio incominciò ad essere di grande edificazione a tutti per la sua inappuntabile condotta. Ogni festa andava alla prima messa alla parrocchia di Moncucco per anche confessarsi e fare la S. Comunione. E dire che a quei tempi non era troppo in uso la Comunione frequente e settimanale, e di più per andare dalla cascina Moglia a Moncucco ci doveva fare un'ora di strada in mezzo ad oscuri sentieri.

Alla Moglia, inutile il dirlo, egli continuò lo stesso tenore di vita, incominciato ai Becchi. Colle sue belle maniere e co' suoi giuochi incominciò ad attirare a sè i poveri fanciulli della borgata, i quali gli divennero tosto amicissimi. Nell'inverno, quando non si poteva lavorare in campagna, nelle giornate piovose, ogni domenica e festa, alla sera li radunava tutti. Salivano sul fienile, si ordinavano in semicerchio, e Giovanni seduto sopra un più alto mucchio di fieno loro faceva il catechismo, e ripeteva le cose udite dal pulpito della chiesa parrocchiale, raccontava qualche buon esempio, insegnava il modo di recitare il Rosario, le litanie della Madonna e il canto di qualche laude sacra : comunicava insomma ai compagni quanto sapeva. Così fece nel 1828 e molto più nel 1829.

Quanto più cresceva in età, tanto più ci veniva a conoscere sempre meglio il bisogno di curare i fanciulli e si faceva sentire in lui sempre più vivo il desiderio di occuparsi di essi. Dovendo alla domenica recarsi alla parrocchia di Moncucco, non tardò ad avere attorno a sè tutta la gioventù, e non solo quella della campagna ma eziandio quella che si dava agli studii. Il parroco teologo Cottino, uomo dottissimo e zelantissimo, fin dai primi giorni che s'incontrò con Giovanni vide splendere in lui una divozione sincera, speciale ; conobbe il buono spirito che animavalo e il bene che potevasi fare ai giovanetti per mezzo di ricreazioni ed istruzioni ; quindi non solo lo appoggiò meglio che seppe, ma quando il pastorello dovette trasferirsi altrove, egli stesso continuò per molti anni quelle prime radunanze da lui iniziate e mutate poi in vero Oratorio festivo.

Intanto Giovanni, avendo fatte molte insistenze per poter avere la sala della scuola comunale a sua disposizione nelle domeniche, riuscì nel suo intento . Quivi nei giorni festivi, presiedendo il povero servitorello di campagna, si radunavano i giovanetti del paese e si incominciavano i trattenimenti colla lettura di un libro di divozione. Ma ciò non era tutto. Dopo la Messa grande, tutti i giovanetti si fermavano nella chiesa parrocchiale e facevano solennemente la Via Crucis, cantando i versetti e le strofe dello Stabat Mater. Il parroco era commosso fino alle lagrime nel vedere tanta pietà rifiorire nella parte più eletta delle sue pecorelle.

Gli adulti eziandio erano attirati in chiesa dalla novità della cosa, e il buon esempio produceva i suoi frutti. Giovanni passava in Moncucco tutti interi i giorni di festa, e alla sera, circondato dai ragazzi della sua borgata, tornava a casa dei padroni cantando allegramente per via.

A Castelnuovo.

La morte di Don Calosso, avvenuta il 21 novembre 183o, mentre interrompeva in sul principio gli studii di Giovanni, rendeva per altra parte difficile l'accettazione sua nella scuola di Castelnuovo, ov'erano cominciate le lezioni dopo le feste d'Ognissanti. Margarita tuttavia potè superare questa difficoltà e Giovanni verso Natale, in età di 15 anni, incominciò a frequentare le scuole pubbliche del proprio paese, le quali a fianco delle elementari avevano pure aperto un corso di lingua latina. Da principio andava al mattino e al dopo pranzo da casa a scuola e viceversa percorrendo complessivamente venti chilometri circa di cammino al giorno ; quindi cominciò a fermarsi a Castelnuovo durante il giorno ; e finalmente fu collocato in pensione presso il sarto Giovanni Roberto. La mamma stessa lo accompagnò a Castelnuovo e nel lasciarlo gli diede un avviso dei più preziosi

- Sii divoto della Madonna !

Superate le prime difficoltà, in breve per la sua esemplare condotta fu preso a benvolere dal professore e potè con facilità farsi una scelta di amici che lo amavano ed obbedivano come quegli di Murialdo e di Moncucco, e che, senz'accorgersene, si venivano formando il loro carattere sul modello del pio compagno, che cercava ogni via per guadagnarsi il loro cuore e rendere loro accetti i suoi salutari consigli. Fra le altre industrie, tutte le volte che ritornava dalla casa paterna, ove recavasi a passare qualche giorno di vacanza, soleva portare seco della frutta per farne parte ad essi, che godevano moltissimo di quell'amabile generosità ; ed egli prendeva da ciò occasione per parlare di religione e raccomandar loro caldamente la divozione a Maria Santissima.

A Chieri.

Giovanni aveva superate le prove più difficili, alle quali lo volle sottoposto la Divina Provvidenza prima di metterlo in grado di incamminarsi per la via della sua vocazione. Cambiando più volte stanza, a Murialdo, a Castelnovo, aveva avuto agio di studiare le propensioni, i difetti e costumi dei giovani, nelle solitarie cascine e borgate, nei piccoli e grossi paesi; e passava finalmente pel ginnasio a Chieri, dove turbe di fanciulli studenti ed artigiani gli diedero agio per nuove osservazioni necessarie a sempre meglio conoscere il campo che egli doveva coltivare. Era l'anno 1831.

Di questo tempo così leggiamo nelle sue « Memorie ».

« Nelle Prime quattro classi dovetti imparare a mio conto il modo di trattare coi compagni. In mia mente aveva divisi costoro in tre categorie buoni, indifferenti, cattivi. Questi ultimi evitarli assolutamente e sempre, appena conosciuti , cogli indifferenti intrattenermi Per cortesia e per bisogno; coi buoni contrarre amicizia, ma famigliarità solamente cogli ottimi, quando se ne incontrassero che fossero veramente tali. Questa fu la mia ferma risoluzione. Siccome però in sul Principio in questa città non conosceva alcuno, così mi son fatto per allora una legge di non famigliarizzare con alcuno, attento a fuggire le occasioni anche lontane dei pericoli. Tuttavia ho dovuto lottare non Poco con quegli che io non conosceva per bene. Taluni volevano guidarmi ad un teatrino ; altri a fare una partita al giuoco, altri ad andare al nuoto, qualcuno anche a rubacchiare frutta nei giardini o nella campagna. Un cotale fu così sfacciato, che mi consigliò a rubare alla mia padrona di casa un oggetto di valore, affine di Procacciarsi dei confetti. Io mi son liberato di questa catena di tristi col fuggire rigorosamente la loro compagnia di mano in mano mi veniva dato di Poterli scoprire».

Intanto i compagni, che volevano tirarlo ai disordini, vedendosi ributtati, non mancarono di sfogare la loro stìzza con le solite maniere poco cortesi e talora provocanti; alle quali però Giovanni non diede retta, continuando di contraccambio a trattarli con la solita benevolenza. La sua amorevolezza pertanto ispirò fiducia in costoro, che eran di solito i più trascurati nei doveri ed incominciarono a far ricorso a lui pregandolo della carità... scolastica, d'imprestare o dettar loro il tema della scuola. Giovanni accondiscese ; ma spiacque tal cosa al professore, il quale la proibì severamente. Allora Giovanni si appigliò ad un'altra via più profittevole, vale a dire a spiegare ai compagni le difficoltà che trovavano ed anche ad aiutare quelli cui fosse mestieri. Per tal modo egli recava piacere a tutti, e di tutti si cattivava la benevolenza, l'affezione e la stima. Essi pertanto cominciarono a venire per ricreazione, poi per ascoltare racconti, poi per compiere i doveri di scuola ; finalmente anche senza motivo venivano a lui, come ì compagni di Murialdo e di Castelnuovo. Per dare un nome a quelle riunioni solevano chiamarle Società dell'Allegria, nome che assai bene si conveniva, perchè ciascuno era obbligato a cercare quei libri, introdurre quei discorsi e trastulli che avessero potuto contribuire a stare allegri ; per contrario era proibita ogni cosa che cagionasse melanconia, e specialmente checchè non fosse secondo la legge del Signore. Chi pertanto avesse bestemmiato, o nominato il nome di Dio invano, o fatti cattivi discorsi, era immediatamente allonanato dalla società, come indegno di appartenervi. Giovanni trovavasi alla testa di quella moltitudine di compagni. Di comune accordo furor posti per base di quella cara società i due articoli seguenti

1. Ogni membro della Società dell'Allegria deve evitare ogni discorso, ogni azione, che disdica ad un buon cristiano.

2. Esattezza nell'adempimento dei doveri scolastici e dei doveri religiosi.

Giovanni, premuroso del proprio profitto spirituale e di quello de' compagni, animavali alla frequenza delle sacre funzioni e dei SS. Sacramenti nei giorni festivi e colle sue belle maniere riusciva ad attirare alla chiesa eziandio quelli non ascritti alla Società dell'Allegria. Alla domenica poi, compiuti tutti i doveri del buon cristiano, e nei giorni di vacanza, per toglierli dall'ozio e salvarli dalle compagnie meno buone, preparava loro adattati divertimenti e intrattenevali con giuochi di prestigio, dei quali andavano pazzi, e che egli aveva imparati a bello studio per animarli al bene. Non di rado li conduceva anche a fare passeggiate, preferibilmente fuori di città; alle volte, sul far dell'alba, si andava per i boschi di Superga a cogliere funghi ed ivi si passavano le giornate intere.

Eziandio ai giovanetti popolani estendeva le sue cure. Nei giorni festivi egli andava per le piazze e per la strada in cerca di essi, per condurli, con sante industrie, al catechismo ; e spesse volte era eziandio l'anima di tutti i loro divertimenti.

Così Giovanni Bosco passò a Chieri gli anni di ginnasio.

Di nuovo a Murialdo.

Alla fine dell'anno scolastico 1831-32, gli amici di Murialdo, dei quali non erasi mai dimenticato, tenendo sempre con essi relazione, saputo che Giovanni tornava a casa per le ferie autunnali, gli corsero incontro a molta distanza dal paese e quasi in trionfo lo accompagnarono alla casa materna. Questa scena si rinnovò poi ogni anno e con una festa speciale. Tra quei giovani pure fu introdotta la Società dell'Allegria, cui venivano aggregati coloro che lungo l'anno si erano segnalati nella morale condotta, e dal catalogo della quale venivano invece scancellati nell'autunno seguente quelli che si fossero regolati male, specie se avessero bestemmiato o fatti discorsi cattivi.

Così al termine dell'anno scolastìco 1832-33, nei giorni festivi radunava i ragazzi della sua borgata per istruirli nel catechismo ed anche insegnar loro a leggere e a scrivere, chiedendo solo per retribuzione che andassero una volta al mese ai ai SS. Sacramenti. Furor questi quasi i principii di quelle scuole domenicali e serali per i poveri figli del popolo, che in seguito egli aperse nell'Oratorio di Torino.

Riguardo le vacanze dell'anno scolastico 1834-35, che furor quelle in cui vestì l'abito chiericale prima d'entrare nel Seminario Arcivescovile di Chieri per lo studio della filosofia, leggiamo nelle sue stesse « Memorie ».

« Andato a casa Per le vacanze, cessai di fare il ciarlatano e mi diedi alle buone letture che debbo dirlo a mia vergogna, fino allora avevo trascurate. Ho però continuato ad occuparmi dei giovanetti, trattenendoli in racconti, in Piacevoli ricreazioni, in canti di laudi sacre; anzi osservando che molti erano già inoltrati negli anni, ma assai ignoranti nelle verità della fede, mi sono dato Premura di insegnare loro anche le Preghiere quotidiane, il modo di prepararsi a ricevere i santi Sacramenti ed altre cose Più importanti Per quella età. Era quello una specie di Oratorio, cui intervenivano circa cinquanta fanciulli che mi amavano e mi obbedivano come se fossi stato loro Padre ».

Nel Seminario di Chieri.

Per quanto gli era compatibile coll'osservanza del regolamento, anche da seminarista Giovanni Bosco continuò ad interessarsi dei giovani. Le sue prime premure fraterne furono per gli stessi suoi compagni seminaristi, in mezzo a cui fondò un circolo scolastico, il quale non era solo destinato ad appianare le difficoltà di cose non ben comprese in iscuola, ma era pure come una santa lega per l'osservanza delle regole del Seminario e per l'esatto adempimento dei proprii doveri di pietà e di studio.

Tutti i giovedì poi, moltissimi giovanetti esterni, varii dei quali erano stati suoi condiscepoli nel ginnasio, correvano a visitarlo, « e noi, narra uno dei suoi più intimi compagni, di seminario, D. Giovanni Giacomelli, sentivamo sempre nell'ora consueta la voce del portinaio che gridava

- Bosco di Castelnuovo! - Egli scendeva, s'intratteneva allegramente con quei giovanetti, che lo attorniavano come figli il proprio padre, entrava in discorsi relativi alle scuole, allo studio, alle pratiche di pietà, non ometteva mai di dar loro qualche buon consiglio, li conduceva eziandio in cappella a fare una breve preghiera e loro dimostrava un affetto tutto speciale, anzi ad alcuni, ogni giorno, nella ricreazione del dopo pranzo faceva un po' di ripetizione.

Lo stesso D. Giacomelli attesta altresì : « In tempo della ricreazione, o leggeva, o studiava, o passeggiava conversando coi compagni, sempre raccontando cose edificanti; oppure andava in chiesa a fare una visita al SS. Sacramento. Non mancò mai nei cinque anni che fui suo condiscepolo in seminario, alla risoluzione presa di raccontare ogni giorno un esempio tratto dalla storia ecclesiastica, dalle vite dei Santi, o dalle glorie di Maria, Madre nostra amorosissima ».

**

Così dunque si venne preparando alla sua missione Giovanni Bosco. È vero, il Signore non mancò di assisterlo e di aiutarlo in modo chiaro e diretto ; ma è pur certo che Giovanni Bosco - come appare dalle memorie della sua gioventù - aveva sortito un'attitudine ed un'attrazione del tutto speciale ad occuparsi dei giovani.

Appare anche - di fronte ai fatti qui sopra ricordati - come il Fondatore degli Oratorii festivi, dall'incontro con Bartolomeo Garelli avvenuto la mattina dell'8 dicembre 1841 nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi, non ebbe altro che come un ultimo invito a mettersi per la via da lungo tempo vagheggiata, e nella quale fin dalla tenera età aveva compiuto brillantemente i primi esercizii.

D. Bosco, oseremmo dire, nacque col pensiero fisso ai giovani ; e sempre si occupò di loro. « Quell'apostolato, che egli -come dice il Decreto per l'introduzione della sua causa di Beatificazione - aveva cominciato a Murialdo e a Castelnuovo, continuò anche in Chieri... » e, fatto sacerdote, continuò a Torino, e da Torino estese in molte parti del mondo per tutta la vita!

Uno dei mezzi per aiutare le Opere Salesiane è quello di procurar loro nuovi e zelanti Cooperatori e Coope= ratrici.

La condizione più importante per essere ascritti alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani è di essere in grado di promuovere o per sè o per mezzo di altri, con preghiere od offerte, le Opere di D. Bosco.

Rivolgersi alla " Direzione del Bollettino Salesiano, Via Cottolengo, 32, Torino ,,.

(1) Queste preziosissime notizie sono state tolte di peso da vari capitoli del 1° volume delle Memorie biografiche del Sac Giovanni Bosco, raccolte con diligentissima cura dal nostro Superiore D. GIOVANNI BATTISTA LEMOYNE e da lui offerte esclusivamente alle Case Salesiane.
É un vero regalo che facciamo ai nostri lettori, ai quali domandiamo in cambio un'affettuosa preghiera pel venerando Autore, affinchè Iddio gli conceda ancor tanto di vita e di salute da poter condurre a termine il suo poderoso lavoro.

Teste... diverse che convengono nel medesimo parere

Continua, o diletto figlio, a percorrere quel cammino clic, a gloria di Dio e ad utilità della Chiesa, hai intrapreso ; tollera, se ti toccano, più gravi tribolazioni e sopporta con animo generoso le angustie e le tribolazioni di questo tempo.

Pio IX

(Lettera a D. Bosco 7-1-1860).

Non v'ha dubbio che chiunque col favore e coll'opera asseconda le imprese e le fatiche della Famiglia Salesiana, si rende in modo luminoso benemerito della religione e della società civile.

LEONE XIII (Lett. al Card. Svampa 2-IV-1895).

Facciamo voti... che, la Dio mercè, sia nelle città, sia nei villaggi, dappertutto, o si viva dello spirito del Fondatore dei Salesiani o se ne coltivi l'amore.

Pio X

(Lett. a D. Rua 17-VIII-19o4).

Che bella ed utile opera è mai questa ! (l'Oratorio di Torino). Sarebbe davvero desiderabile che ve ne fosse almeno una per ogni città! Così molti giovani eviterebbero la prigione, ed il Governo non ispenderebbe tanti denari per mantenere fannulloni nelle carceri.

Il Conte CAMILLO DI CAVOUR (Cinque lustri di Storia dell'Oratorio, pag. 193).

Per gli umili che adorando si annientano, come Don Bosco, in Dio, trapassa più intera la Divina Virtù a operar cose grandi!

ANTONIO FOGAZZARO. (Pel Numero unico Corona Aurea, Torino 1903).

Secondo noi D. Bosco ha ben meritato della patria, la quale non potrà certamente disconoscere l'opera altamente educativa di questo umile ed amoroso intelletto, di questo santo e forte volere.

AUGUSTO ALFANI.

(Dal Battaglie e Vittorie, pag. 355).

CESARE LoMBROSO - (Lezioni di Medicina legale, 2a ediz.), ricordate le istituzioni inglesi per prevenire la delinquenza fra i minorenni, scrive:

Qualche cosa di simile, benché in proporzioni piú Modeste, fu fatto in Italia a Torino da Don Bosco nei cui stabilimenti vengono ricoverati i giovanetti di ogni classe, compresi soli abbandonali, non i viziosi ed i condannati; gli Istituti Salesiani rappresentano veramente uno sforzo colossale e genialmente organizzato per prevenire il delitto, l'unico anzi che si sia fatto in Italia.

L'Opera di D. Bosco!... Creazione meravigliosa di un gran cuore, saldata al fuoco di una carità sovrumana. Carità generosa, che appena intrivede i disegni più arditi e già li attua, che nulla turba o spaventa, che supera tutti gli ostacoli, vince ogni resistenza ; carità sapiente che ordina , sistema, organizza i mezzi di cui dispone onde il beneficio si riversi centuplicato sull'umanità sofferente ; carità liberale che non respinge nessuno, che non conosce disparità di fede e di opinioni, che non distingue l'amico dal nemico, ma abbraccia l'umanità intiera in un solo palpito d'amore.

D. Bosco era un uomo di fede e di azione. Egli aveva la fede dei semplici, fede salda, sicura e operosa, che ha tutta una logica sua propria e secondo quella procede sconcertando tutti i calcoli della prudenza umana, e vince e crea.

Egli aveva dell'uomo d'azione lo spirito pratico, l'intuito fulmineo, la concezione rapida , la deliberazione sicura, l'opera energica, tenace, instancabile. Tutta la sua vita fu una continua e mai interrotta vigilia di armi; la cura diretta dell'Ospizio di Torino, la direzione della Società Salesiana, il comando delle piccole squadre lanciate alla conquista del mondo; le imprese più varie avviate ad un tempo ; le cure più ardue a lui affidate da Papi e da Governi ; e tutto ciò in un continuo stato di lotta tra l'imperversare di tempeste furiose contro di lui, contro l'opera sua, contro l'idea cui serviva; tra la diserzione di alcuni compagni, il vario umore delle autorità, la lotta ora sorda, ora aperta delle sètte... ecco il lavoro immane d'ogni giorno, d'ogni ora di quest'uomo, per il quale anche la preghiera era divenuta azione ; ecco l'opera che riuscì a vincere ogni prevenzione e dissipare ogni dubbio, a conquistare a D. Bosco tutti i cuori, da Tommaseo e Rosmini a Victor Hugo, da Vittorio Emanuele a Pio IX e Leone XIII, da Urbano Rattazzi e Camillo Cavour a Francesco Crispi.

La Chiesa che nel luglio scorso decretava l'introduzione della causa di Beatificazione di Don Bosco, giudicherà il santo : la storia ha giudicato l'uomo in cui ha veduto una delle Più grandi e compiute manifestazioni dell'umanità superiore, una potenza umana.

Quale magnifica figura d'uomo questa di Don Bosco che intravvede fin dai primi albori dell'intelligenza un ideale grandioso, e quest'ideale persegue per tutta la vita con una fede che mai non dubita, con una costanza che mai non s'arresta , con un'energia che mai non si stanca e quest'ideale traduce in realtà , vittorioso oltre ogni umana speranza, oltre le sue stesse speranze? Mirabile natura d'uomo in cui tutte le facoltà si svolgono fino alla più alta potenza, e fra loro si si contemperano, si armonizzano, si coordinano ad un fine unico, chiaramente disegnato, fortemente voluto, e tutte le energie si tendono in uno sforzo costante, in un'azione precisa, continua, serena.

Tutto l'uomo superiore è ordinato a questo fine, impegnato in questa azione : le facoltà secondarie dell'uomo sono contenute, atrofizzate, distrutte. L'uomo egoista sparisce : il desiderio della gloria il pungolo dell'ambizione, la brama del denaro, lo splendore del potere non hanno presa in lui ; egli è uomo in quanto serve a un'idea, il resto non esiste per lui. Mirabile sublimazione delle più nobili facoltà umane! L'io così trasfigurato finisce collo sparire in lui, diventa una forza cosmica. Lo sviluppo della massima energia individuale, la sollecitudine dell'umanità collettiva, queste due grandi forze moderne si armonizzano e si subordinano in lui. Tutto un uomo per un'idea tutta una vita per gli uomini : ecco Don Bosco.

P. MELANDRI.

(Dal Corriere d'Italia del 12-VIII-1907).

Pel Giubileo Sacerdotale del s. Padre

Il 18 corrente spunta l'Anno Cinquantesimo dal. l'Ordinazione Sacerdotale di S. S. Papa PIO X. All'Augusto Vicario di Gesù Cristo voli ossequioso e devoto il nostro pensiero, e a Dio Ottimo Massimo salgano i più fervidi voti per la conservazione di un tanto Padre!

Nel prossimo numero del Bollettino sarà comunicato lo speciale OMAGGIO che la Famiglia Salesiana intende di umiliare al S. Padre in questo auspicatissimo Giubileo. Siamo certi che ad esso non verrà meno l'unanime e cordiale concorso dei nostri Cooperatori.

DICHIARAZIONE.

PROFONDAMENTF grati alle parole di conforto e alle testimonianze di inalterabile stima e benevolenza che ci pervennero da ogni parte d'Italia quando si cercava di travolgere nel fango il nome salesiano, non risparmiandosi nè la benedetta memoria di D. Bosco, ne la collettività dei suoi figliuoli, inviamo da queste pagine a tutti i Cooperatori, a tutte le Cooperatrici, a tutti gli amici dell'Opera Salesiana, l'espressione della nostra più viva riconoscenza.

A nostra volta, per la verità e per conforto dei buoni, possiamo proclamare altamente ed assicurare nel modo più formale che tanto il Collegio Civico di Varazze diretto dai Salesiani, quanto l'Istituto di S. Caterina della stessa città, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, sono al tutto innocenti dalle infami accuse contenute nel famoso Diario di un ragazzo. E poichè

I° è falsa l'accusa che vi si commettessero inconcepibili nefandità,. denominate messe nere,

2° è falsa l'accusa che uno degli insegnanti tenesse lezione nella scuola in abito indecente,

3° è falsa l'accusa che si sia recato sfregio all'effigie del Sovrano e del generale Garibaldi,

quei due Istituti furono costretti per tutela della propria onorabilità a sporgere querela per diffamazione e calunnia contro gli accusatori.

Oggi, 3o agosto, possiamo aggiungere che dei due salesiani del Collegio Civico di Varazze, che l'Autorità Giudiziaria trattenne in arresto, uno fu già rimesso in libertà ; quanto all'altro, che per noi e per tutti sino ad ora deve essere semplicemente un accusato e non già un colpevole, convinti della sua innocenza, nutriamo piena fiducia che la verità e la giustizia avranno a trionfare completamente.

Vogliamo infine dichiarare ben alto che noi sentiamo tutto il dovere e tutto il diritto di adoperare quei mezzi che la Legge ci consente per sostenere l'onore di quell'Opera, che se è nostra perchè vi abbiamo consacrata la vita, è pure l'opera dei nostri Cooperatori ed amici, perchè sempre da essi sostenuta con aiuti materiali e morali, e sempre meritevole della loro stima e benevolenza.

L'Em.mo Card. DOMENICO SVAMPA.

ADORANDO i divini decreti, con mano tremante e col cuore in grande costernazione registriamo tra i nomi dei Cooperatori defunti quello dell'Em.mo Svampa, che ai figli di D. Bosco rammenterà sempre un padre tenerissimo ed uno dei più affezionati ed insigni benefattori. Cuor d'oro e modello delle più eccelse virtù ecclesiastiche, l'Eminentissimo, morendo, ha lasciato un gran vuoto non solo nell'Archidiocesi di Bologna, ma in tutta la Chiesa. Senza dubbio Egli era uno dei membri più eminenti del Collegio Apostolico.

Era nato il 13 giugno 1851 a Montegranaro, ameno paesetto della diocesi di Fermo. Nella tenera età di 10 anni entrava nel seminario diocesano, dove « giovine convittore, appena trilustre » (sono sue parole) « ebbi la sorte di vedere per la prima volta il grande apostolo della pedagogia cristiana, che aveva già iniziato in Italia l'opera sua educatrice a salvezza dei poveri figli del popolo » ossia il Venerabile nostro Fondatore.

Compiuto il corso degli studii, venne inviato dall'Arcivescovo il Card. De Angelis. al Pontificio Seminario Piano, ove conseguì le lauree in diritto e in teologia e meritò di essere eletto membro dell'Accademia Teologica. Tornato a Fermo insegnò appena per due anni in quel seminario, e, subito dopo, per volere di Leone XIII fu richiamato in Roma a occupare la cattedra di diritto civile nel Pontificio Seminario dell'Apollinare, che tenne fino al concistoro del 23 maggio 1887 in cui fu preconizzato Vescovo di Forlì, donde, nel maggio 1894 fu promosso all'Arcivescovato di Bologna e rivestito della Sacra Porpora.

I suoi vent'anni di episcopato furono vent'anni di benefizi sparsi a piene mani prima sulla diocesi di Forlì, ove brillò per la sua prudenza, sapienza e mirabile abilità nel disbrigo degli affari, poi sulla città e sulla vastissima Archidiocesi di Bologna, ove la sua memoria vivrà eternamente in benedizione. Mente eletta, animo nobile, d'una affabilità e cortesia con tutti piuttosto unica che rara, d'una modestia naturale e spontanea e insieme di tal sagacia nel comprendere uomini e cose che pareva intuizione, pronto nel dare, riconoscente al sommo nel ricevere-specialmente per la costruzione della monumentale Chiesa del S. Cuore, da lui arditamente incominciata l'anno santo 190o e che i Bolognesi non mancheranno di compiere come monumento al loro insigne Pastore - l'Eminentissimo Svampa fu per tredici anni oggetto di amore riverente di tutta l'Archidiocesi di Bologna, che lo ammirava come dotto, in-. stancabile e pio, e lo venerava come perfetto modello dell'ottimo pastore.

Ed Egli ora non è più ! Noi non sappiamo ancor rassegnarci alla sua perdita irreparabile, poichè abbiamo perduto forse l'ammiratore più profondo di Don Bosco ed uno dei più caldi patroni dell'Opera sua.

Quando nel 1894 fu a Torino per prender parte al Congresso Eucaristico promosso dall'indimenticabile Mons. Riccardi, l'Eminentissimo volle essere nostro ospite e il tempo libero dalle sedute del Congresso amava impiegarlo nel trattenersi in dolce dimestichezza fra noi e innanzi la tomba di D. Bosco in Valsalice. Fu là che per dare libero sfogo al suo amore per D. Bosco, ideò di tenere a Bologna quel Congresso Salesiano, il quale, se fu un trionfo, lo fu per lo zelo dell'Eminentissimo.

A Lui noi siamo anche debitori dell'Istituto della Beata Vergine di S. Luca fuori di porta Galliera in Bologna, i cui confratelli ed alunni non potranno mai dimenticare la soavissima bontà e famigliarità di così tenero Padre.

E non è possibile registrare in poche linee le tante prove di benevolenza date dal compianto Cardinale all'Opera Salesiana. Tutti ricordano ancora il caldo entusiasmo della sua parola elettrizzante alle adunanze del 3° Congresso Salesiano tenutosi in Torino nell'anno 1903 che servì di preparazione all'indimenticabile solennità della Pontificia Incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice ; ricordano l'affetto vivissimo, col quale parlò di D. Bosco e dei suoi poveri figli al recente Congresso degli Oratorii festivi in Faenza; ricordano le cento e mille altre testimonianze di simpatia e di benevolenza; ma, più d'ogni altra, forse perchè più solenne ed estrema, resterà sempre fissa in tutti quella che ci dava dal suo letto di morte.

Non appena si accorse che il rio malore che l'aveva colpito l'avrebbe fra breve inesorabilmente condotto al sepolcro, calmo e rassegnato l'Eminentissimo chiamò i suoi famigliari attorno a sè per dare a tutti l'ultimo saluto, e così testualmente conchiuse

Mando parole di conforto ai miei dilettissimi ed ora tanto perseguitati Salesiani!...» Similmente l'ultima sua benedizione, pochi istanti prima di morire, la volle riserbata ai figli di D. Bosco.

L'Em.mo Svampa spirava serenamente e in piena conoscenza di sè la mattina di S. Lorenzo, 10 agosto u. s. Noi non possiamo ancor frenare le lagrime ; il ricordo di tanta sventura ci apre ancora una larga vena di pianto.

O anima elettissima, noi non Ti dimenticheremo mai nelle nostre preghiere; ma Tu pure, dall'alto dei cieli, ove già Ti speriamo accolta, continua ad essere il nostro padre e il nostro sostegno, raccomandandoci ogni dì al Cuore Sacratissimo di Gesù ed a Maria SS. Ausiliatrice, che furono gli amori tuoi più teneri per tutta la vita... E voi dateci un conforto, o buoni Cooperatori, il conforto di ferventi suffragi per quell'anima benedetta !

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente

INvITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale:

Ringraziare Maria SS. Ausiliatrice per l'incominciata glorificazione del suo grande divoto, il ven. Giovanni Bosco!

GRAZIE E FAVORI

Guarito da paralisi.

Il sottoscritto un anno fa veniva quasi improvvisamente colpito da congestione cerebrale, che gli portò la paralisi di tutto il lato sinistro, e pochi giorni appresso, veniva pur colpito da bronco-polmonite sinistra. Le cure più assidue della famiglia, le intelligenti premure dei medici curanti, ed i consulti delle più note celebrità mediche cittadine non valsero a dargli alcun conforto o qualche speranza di guarigione, anzi era del tutto dai medici dato per disperato.

In tale frangente ricorse con tutta fiducia a Maria Santissima Ausiliatrice, di cui tutta la famiglia fu sempre divota: promise la pubblicazione della grazia ed una offerta per una messa di ringraziamento al suo altare in Torino. Intanto da un Sacerdote Salesiano ricevette la benedizione e la medaglia di Maria Ausiliatrice e fu esortato a fare una novena alla SS. Vergine.

La fiducia posta nella potente intercessione di Lei non fu varia: incominciò tosto il miglioramento. Sul finire della novena i dottori riuniti a consulto poterono giudicarlo fuori di pericolo ed assicurargli una quasi completa guarigione. Ora la salute è pienamente ristabilita, solo il movimento degli arti della sinistra gli riesce ancora debole e stentato, ma il sottoscritto ha potuto riprendere già da qualche tempo l'esercizio delle sue funzioni parrocchiali, ed è pieno di speranza che la grande Ausiliatrice dei Cristiani vorrà coronare la grazia ridonando a tutta la sua persona il vigore primitivo. Compie pertanto il suo dovere coll'inviare mi' offerta per una messa , lodando , benedicendo la bontà di Maria, cui vuole sia data pubblica testimonianza della sua grande riconoscenza.

Faenza, 16 luglio 1907.

D. FRANCESCO VALENTINI

Parroco di S. Vitale. L'Ausiliatrice dell'innocenza.

DALLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA - Il caso era disperato. Un fatto, che per giuste ragioni mi pare di dover celare, metteva un onesto commerciante in mano dell'autorità giudiziaria. Umanamente parlando non vi era nessuna probabilità che venisse riconosciuta l'innocenza sua.

Se veniva condannato, come si era quasi certi, ne andavano di mezzo l'azienda commerciale e !'onore.

In tale disperata contingenza, la famiglia ed alcune pie persone si volsero a Te, o pietosa Maria, e Tu, sempre benigna verso chi ti invoca con fede, ottenesti la tanto desiderata grazia.

Riconoscente pel segnalato favore, la famiglia beneficata lo rende pubblico invitando tutti a confidar sempre nella potente intercessione di Maria Ausiliatrice.

21 luglio 1907

R. B.

DALLA SICILIA - -Privato ingiustamente del mio impiego e combattuto in tutti i modi presso le autorità competenti, non ho cessato per più di tre anni d'implorare l'aiuto della potente Ausiliatrice. Ed ora posso attestare di non essere stato deluso nella mia speranza, poichè assolto da parecchi Tribunali da varie gravi accuse, per ultima e definitiva sentenza della Corte di Cassazione di Roma, mi è stato restituito l'impiego e con esso ho pure riavuto la stima e l'amicizia di tutti e dei più avversi e più di coloro i quali con me hanno potuto conoscere la potenza del fiducioso ricorso a Maria.

Sia lode, gloria ed amore a Dio ed alla sua e nostra Gran Madre.

io giugno 1907.

S. U., Segretario Comunale.

Fossano. - Con animo riconoscente ringrazio Maria SS. Ausiliatrice, poichè a lei mi rivolsi con fervente preghiera durante la lunga e grave malattia che mi colpì lo scorso inverno, ed a lei più che ai rimedi io debbo se ora mi trovo in via di perfetta guarigione. Ah ! non ripone certamente invano le sue speranze chi ricorre a codesta taumaturga Madonna, e con fede la invoca!... Sia benedetta la gran Madre di Dio!...

Luglio 1907.

PIUMATTI MARIANNA.

Tanjore (India). - La Vergine Ausiliatrice vuole mostrare la sua Materna bontà anche ai suoi devoti delle Indie. Infatti mia moglie era gravemente ammalata ed i medici non le davano più speranza di guarigione. Allora ricorsi alla Madonna che si venera nella Cappella dei Salesiani, ed ecco che con sorpresa dei medici e nostra gran gioia l'ammalata si sentì meglio, in pochi giorni guarì ed ora gode perfetta salute. Riconoscente mando un'offerta per una messa di ringraziamento al suo altare e desidero che questa grazia ottenuta sia pubblicata nel Bollettino Salesiano.

24 maggio 1907

A. T. M. Cooperatrice Salesiana.

Lonigo. - In un momento di angustia e di sconforto mi rivolsi piena di fiducia alla Vergine Ausiliatrice promettendo di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano. La sua materna bontà non tardò a mostrarsi in modo evidente e provvidenziale. Compio oggi riconoscente la mia promessa e mando L. io per una Messa di ringraziamento nel Santuario di Valdocco.

1 agosto 1907.

E. Z. P.

S. Gregorio di Catania. - Il primo giorno del mese di maggio fui colto da violentissima febbre, la quale sin dal principio presentò caratteri letali per il completo sfinimento ed esaurimento di forze. A questo malore si aggiunse dopo tre o quattro giorni una bronco-polmonite con torpore al cuore, che invase rapidamente tutto il lato sinistro. Non mi restava pertanto che rassegnarmi alla volontà del Signore e mi ci rassegnai. Ma buon per me che vennero in mio soccorso molte anime buone. Si pregò qui, si scrisse a Torino, si richiesero particolari preghiere dai giovanetti dell'Oratorio, e Maria Ausiliatrice si degnò completamente guarirmi. Non mi resta che ringraziare sì misericordiosa Regina !

31 maggio 1907.

Cav. RAIMONDO DI BELLA.

Samassi (Cagliari). - Mi trovai per ben diciassette giorni ammalato al fegato con una febbre continua a 40 gradi. Abbandonato dai medici, ricevetti il SS. Viatico, perchè da un momento all'altro si temeva ch'io dovessi soccombere. In quel tempo venne a visitarmi mia sorella Felicina, che trovasi domiciliata a Sanluri e mi animò a ricorrere con fiducia a Maria Ausiliatrice, mettendomi nel tempo stesso al collo una piccola medaglia di questa tenera Madre. Oh bontà grande di Maria!... Da quel momento cominciai a sentirmi meglio e la guarigione fu così rapida che dopo una settimana mi trovai tanto bene da poter lasciare il letto, ed ora sentendomi in perfetta salute desidero pubblicata la grazia sul Bollettino.

2 giugno 1907.

SERRA ATzENI RAFFAELE.

Torino. - Ho pregato e fatto pregare la Vergine Ausiliatrice e sono stata esaudita. Una mia sorella colpita da polmonite, che minacciava di farsi grave e pericolosa, tosto migliorò appena mi rivolsi alla Vergine Ausiliatrice e posi in questa buona Madre la mia fiducia. Ora la sorella è guarita e da più mesi gode la primiera salute.

Giugno 1907.

Una Cooperatrice.

Palagonia (Catania). - Avendo un mio nipote perduto ogni speranza di trovare un'occupazione nello stesso paese, mi rivolsi con varie novene alla cara Madre Ausiliatrice , nella viva fiducia di essere esaudita. E non restai delusa. Oggi mio nipote ha uno splendido posto ed io riconoscente invio una tenue offerta per una messa di ringraziamento.

3 marzo 1907.

Suor IRENE CALCATERRA COLOMBA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A) -- Acquarossa (Canton Ticino): Maria Gianella Gatti 10 - Acqui Terme: Bazzano Adele 3 - Agliano d'Asti: Giorgia Teresa 2,60 - Agugliano (Ancona): Milesi Ferretti Francesco 5, per raccolti preservati dalla grandine - Agugliaro (Vicenza): Bicego Carolina i - Albino (Bergamo): Rossi Don Cristoforo 7.90 - Ales (Cagliari): Mandas Luigi Can. 5 - Alessandria: Colle Chiarina 5 - id.: Salsi Dante io - Alfiano Natta (Alessandria) : Pizzo Maria 2 - Airasca : Beltramino Anna id.: Beltramino Vittorio - Arborio Vercellese: Guelpa Olivieri Emilia 5 - Arbus : Clara Pignoli io - Arezzo: Ondina Brunetti 10 - Asti: N. N. - id.: Orio Felicita 2.

B)- Bagnatica (Bergamo): Coltura Luigi 2 - Bajedo (Valsassina): Orlandi Giovanni - Bastida Pancarana (Pavia): Vena Modestina 5.50 - Bedero Valcuvia (Como): Martinoli Beatrice 5 - Belvedere Langhe: S. G. 5 - Bessica di Loria (Treviso): Marcon Giuseppe' 2 - Biandronno (Como): Vittorina della Chiesa 5 - Bibiana: N. N. - id.: Ramello Maria - Bienno (Brescia): Canini Catterina 5 - Borgonianero (Novara): Savoini Fiorentinò 10 - Borgo S. Martino (Alessandria): Luigi Preti barbiere 10 - Borgosesia: Giuseppina Bianchi, maestra 5 - Bosco Marengo (Alessandria): Camusso Orsola 3 - Bosisio (Como): Pozzoni Cesana Maria 5 - Bottonasco di Valgrana (Cuneo): Giuseppina Cairola Ferrero, ringraziando il SS. Cuor di Gesù e Maria Ausiliatrice 5o - Bovezzo (Brescia): Fiori Rosa 5 - Bra: Lenta Andrea - id.: Testa Giovanni - id.: Dolce Maddalena - Brusson (Aosta): Gabriele Cugnod 6 - Busca (Cuneo): G. Berardo - Branzi (Bergamo): Coniugi Giuseppe e Nina Pedretti 5 - Bronte (Catania): Sac. Meli Galvagno Giuseppe in nome del sig. Antonino Anastasi - Budoia (Udine): Sac. G. Battista Foraboschi 20 - Butera (Caltanissetta): Fra. Ugo, Terziario Francescano - Busalla (Genova): Rugo Luigia n. Garrè i 5 - Busca (Cuneo): Migliore Carassi Giuseppina io - Buttigliera d'Asti: N. N.

C) - Cagno (Trento): Lucia Rossi, maestra - Calascibetta (Caltanissetta): Tita Corvaja Elisa 4 - Calcinato (Brescia): Toetti Angelo z - Calusi di Villafranca Veronese: Fraccaroli Maria 6 - Calolzio (Bergamo): G. B. L. io - Canale d'Alba: Nizza Giuseppe 2 - Candelo (Novara): Bianco Marietta i.5o - Canicattini Bagni (Siracusa): Sabbio Concettina 2 - Capriolo (Brescia): Agosti Agape 2.50 - Caraglio (Cuneo): Sorelle Riberi 70 - id.: Chiabò Antonio 10 - Caramagna (Piemonte): Capello Manzi Agnese 5 - Cardè (Cuneo): Bertone Lucia 2 - Carnzagnola: Chiaraviglio Giuseppe - id.: Marengo A. - Carugo Brianza (Como) Corti Erminia 3.50 - Casalcermelli (Alessandria): Boidi Clotilde - Casale: Bellingeri Laura - Casale Vecchio (Como): Lissoni Rosa 2 - Casella (Genova): Reghitto Dionisia 2o-Casoni (Vicenza): Favero Massimiliano 2.50 - Cassinelle di Molare (Alessandria): Liduina Bianchi Cartosio 10 - Castelcerino (Verona): Lupi Filiberto 10 - Castelnuovo d'Asti: Bava Luigia - id.: F ebbraro Anna di Luigi - Castelrosso: Blatto Gioacchino 2 - Castellinaldo: Bordino Rosa - Castiglione d'Adda (Milano): Pavesi Innocente 5 - Cattabiano (Parma) Riccardi Teresa 8 - Catanzaro: Marimola Vincenzo 20 - Cavagnolo (Torino): Coniugi Giovanni e Maria Brasso - Cavaglid : D. Ambrogio Broggini a nome di Givone Baldassare - Cavallerleone (Cuneo): Panza Bartolomeo 18 - Cecchini (Udine): Maria Z. di Visinale - Cella di Palmia (Parma): Pioli Beatrice 5 - Cerreto (Alessandria): Roncoli Stefano z - Chero (Piacenza): Gasparini Giuseppina 2 - Chioraira d'Ormea (Cuneo): Rizzo Antotonio per guarigione quasi istantanea da grave malattia 7 -Chivasso: Arduino Francesco -Chiusa San Michele: Tabone Teresa cooperatrice 5 - Chiusavecchia (Porto Maurizio): Merano Rosa 10 - Cisterna d'Asti : Pavarino Antonio 7 - Cola di Lazise (Verona): Carlo Tramonte 10 - Colognola ai Colli (Verona): Bovi Rosina 4 - Colonia Lehman (Rep. Argentina): Luigia Dall'Agata 10 - id.: Teresa Varnier 20 - id.: Rosa Dall'Agata 10 - id.: Lodovica Garetto 10 - Como: Bai Rossi Angela 4 -- id.: Gario Camilla 2 - Conca della Campania: Santangelo Orsola 2 - Contano Monferrato: Vercelli Anselmo 1.5o - Cossano Belbo (Cuneo) : Bussi Giuseppe 8 - Cotignola (Ravenna): Visani Giovanni 6 - Craveggia (Novara): Adorna D. G. B. arciprete 2 - Crocefìeschi (Genova): Scorza Crocco Zefferina 6 - Cuneo: Can. G. B. Sepino.

D) - Druent: Mussa Giacinta.

F) - Foglizzo Canavese : B. M. - Fontanile (Alessandria): Soave D. Alessandro 3 - Fornaci (Brescia): Frassine Maria 5 - Frascati: G. B. 5.

G) - Garessio-Borgo Ponte (Alessandria): N. N. 2 - Gavazzana (Alessandria): Artana Lina S - Gattinara (Novara): Gibellino Agata 3 - Genova Abrile Elisabetta 2 - Gerano (Roma): N. N. z.5o - Ghirla (Como): Iardini Teresa 3 - Gorizizza di Codroipo (Udine) : Pellizzoni Teresa 20 - Gorlago (Bergamo): Bassi Elisa 18 - Grancona (Vicenza): Leonardi Costantina 10 - Gris di Biccinicco (Udine): Deotti Maria 1 - Gromo (Bergamo): Terzi Luigi 5 - Grottamare (Ascoli): Giulia Desideri 2.

L) - Lanciano (Chieti) : Lanci Concetta 5 - Lanusei: Marianna Stocchino 5 - Levice di Cortemilia: Cav. Gallo Angelo 20 - Livorno (Toscana): Anna Lareo Pellerano 5 - id.: Gibel Lena Lareo 5 - Lodi: Un Canonico della Cattedrale - Lugano: Ambrogio Banfi 5.

I) - Imola: Enrica Galeati 2 - Inzago : Teresa Brambilla 5.

J) - Jouvenceaux (Valle d'Aosta) : Laffrauc Dionisia S.

M) - Macerata: D. Giovanni Simonetti a nome di Rosa ved. Picaneri 20 - Magno d'Inzino (Brescia): Giacomo Sabatti 3 - Mandas (Cagliari): Corongiu Cabras Angelina 3 - id.: Ibba :Giovanni 2 - Mariano (Como) : Teresa Minotti 5 - Marradi ( Firenze ) : Zacchini Rosina 5 - Martinengo (Bergamo) : Bergamaschi Giuseppe 7.80 - Mascali (Catania): D. Giovanni Musrneci 2 - Mazzara del Vallo (Trapani) Spaerio Buigio 20 - Mazzo Milanese : Sorelle Palladini - Mergoscia (Canton Ticino): P. I. per segnalatissima grazia 5 - Militello Rosmarino (Siracusa): Genco Salvatore 5 - Mirano (Venezia): Suor Adele Caterina 5 - id.: Elisa Caterin 10 - Moasca (Alessandria): Cocco G. B. 2 - Moggio Udinese: D. Tessitori Domenico 5 a nome di pia persona - Mombarcaro: Cora Francesco - Montaldeo: Elisa Revetti 5 - Montaldo Boero (Cuneo): Sac. Andrea Della Valle 6o - Montanera di Morozzo (Cuneo): Garnerone Maria 5 - Monte di Crescentino (Novara): Montiglio Margherita 2 a nome di Gallea Maria - Montemagno Monferrato: Ferraro Celeste 3 - Monticello d'Alba (Cuneo): Parussa Giovanni 3 - Rivabella Stefano 5 - Moyex (Aosta): D. G. B. 5 - id.: Vercellone Teresa io - Morsano di Strada (Udine): Emma Moretti 13.

N) - Negrar (Verona) : Gasso Fedrigo Luigia 5 - id.: Damoli Maria 2 - New York: Aimone Prina Angiolina 25 - Nizza: Lovisolo Giacinta - Nova Padova di Caxias (Brasile): Mussi Anauplo 86.5o - Novara: Libera Musazza 2 - Noto (Siracusa): Ch. Anzi Salvatore z - Nuraminis (Sardegna): Batzella Fanny ved. Atzori 5 - id.: Atzori Margherita 2.

O) Oglianico (Torino): Debernardi Rosboc Carolina 2 - Oneglia: R. M. F; per tre grazie - Ortona al Mare (Chieti): Canonico Basti Rocco 8.5o.

P) - Padernello (Treviso): eh. Vincenzo Amedeo 5 - Padola (Belluno): Sac. Ribuli Evangelista 5o - id.: Marianna Topranisi io - Patone (Trentino): Natalina Trapporti 4 - Pedersano (Trentino): Trappordi Desiderato 4 - Pesaro: Anna Sassi i.5o - Pescantina (Verona): Fornaser Giovanna 4 - id.: Giardini Teresa 4 - Pezzana Vercellese : Vaccino Rosa - Piacenza : Ingegnere Trench Cesare io - Piano d'Isola d'Asti: Suor Marianna Castella 5 - Piazza Armerina (Caltanisetta): Can. Domenico Cardaci 2.50 - Piobbico (Pesaro): Paionini Pia 25 - Piovani di Fossano: Racca Maddalena io - Pombia (Novara) : Silvestri Carlo io - Ponte Giurino (Bergamo): Pellegrini Catterina 7 - id.: N. N. 3, per grazia ricevuta parecchi anni or sono - Ponte S. Pietro: Pietro Valsecchi di Presezzo 5.

Q) - Quero (Belluno): Zerman Elisa 5.

R) - Ranzi Pietra (Genova) : G. B. Pastorino 25 - Refrantolo (Treviso): Corradini Giuseppe 250 - Rimini: Tamburini Rosa 5 - Riva di Chieri: F. B. 6 - Rivalta Torinese: Scorcione Anna 5 - id.: Scorcione Gioacchino 2.50 - id.: Gonella Catterina 2 - Rivera (Canton Ticino): Maria Leoni di Arnoldo 5 - Rocca pia (Aquila): Serafini Domenico 5 - Rocca Canavese: Anglesio Domenica 10 - Bocchetta Palafea (Alessandria): Scarampi Carlo 2.50 - id.: Bocchiardo Modesto per due grazie io - Rodello (Cuneo): Carbone Maddalena 5 - Roma: Valeri A. 1 - id.: Zina Rosalia 5 - Rossino: Valsecchi Giuseppina per la guarigione della sorella = Roverchiano (Verona): Chiampan Pietro 2.

S) - Saluggia: Vallino Brigida 5 - Saluzzo: M. N. 5 - Sagno (Canton Ticino): Castelli Teresa 1o - Sambonifacio (Verona): Santa Zanini io - S. Ambrogio di Valpolicella: Zorzi Catterina 2 - S. Cipriano di Serra Riccò (Genova): Semino Luigi 29 - S. Daniele del Friuli: Moretti Filomena 5 - S. Grato di Villanova (Mondovì) : Danni Giuseppe 6 - S. Giuseppe fato: Sac. Giuseppe Russo 5 -S. Grato Canavese: MottaTeresa-S. Massenza (Trentino ) : MariaPoli-Conti di Vezzano 12 - S. Magharita Ligure : Ronco D. Giovanni 3 - S. Maurizio di Casale: Caprioglio Maria 6 - S. Maurizio d'Opaglio: Porta Costantina 5 - S. Maurizio Monferrato: Carolina Imarisio 5 - S. Michele Extra: Fiordalisa Vanzo 5 - id.: Gironi Pia 2 - S. Stefano di Cadore : Pellizzaroli Giuseppe 5 - S. Vittoria d'Alba (Cuneo): Fissore Oggero Margherita i - Sarzana (Genova): Neri Francesco 5 - id.: Fanny Accorsi 5 - id.: Margherita Bandini 5 - Sedrina (Bergamo): Carminati Battista a mezzo del sig. Antonio Pesenti 4.50 - Selino (Bergamo) : Tondini Locarini Maria 20 - Selva di Progno (Verona): Don Domenico Rame, 1 a nome di una parrocchiana - Seriate (Bergamo): C. T. - Sesto al Reghena (Udine): Milani Giselda 13.80 - Somma Lombardo (Milano): Rossi Indulgenza 5 - Sommariva Bosco (Cuneo): Garneri Antonietta 1 - Sorio di Gambellara (Vicenza): Teresa Benati e consorte 6o, per segnalatissima grazia e altri favori - Stradella: Ch. Angelini Lodovico 3 -Sirevi (Alessandria): Ugo Michele fu Giuseppe 10 - Subbiano (Arezzo): Mori Gabriella Isolina 2.

T) - Tarcento: Armano Luigia 2.10 - Teveno (Bergamo): Sac. Alberti Lorenzo 20 - Thiene (Vicenza): De Toni Maria 5 - id : Domenico De Tonii per segnalatissima grazia - Tigliole d'Asti: Cerato Giovanni - Torino: Avv P. C. 5o - id.: Semino Linda-id.: A. E. - id.: Colombo Margherita Gay - id.: Chiodi Teodolinda - id.: Ravetti Pietro - ad.: N. Marianna -id.: N. N. 10 -id.: Mirone Teresa - id.: Sorelle Borsello - id.: Agnar Maria - id.: Turelle Agnese 2 - Torre di Pordenone: Polese Maria 3 - Torripiano di Bòrmia (Sondrio): Gaglia Giuditta 6 - Traina: Dell'ArteLuigi 2 - Turrida (Udine): Fabris Maria i 5.

U) - Udine: Venerus Giuseppe 2.

V) - Valdagno (Vicenza): Balbo Centomo Maria 3 - Valsecca (Bergamo): Vanoli Francesco io, - Venezia: Regini dott. Felice 5 - Verdellino (Bergamo): Ceretto Maddalena - Vignole Borbera (Alessandria): Corazza Cleonice 12 - Vigo (Trentino): Gasperi G. B. 15 - Villanova d'Asti: Chiara Giuseppina - id.: Bianco Ida - Viguzzolo: P. Castellotti - Villa S. Sebastiano (Porto Maurizio): Tollone Giacomo 5 - Villa S. Costanzo (Cuneo):Ferando Paolino io perla guariglione della mamma - Vinovo: Magliocco Carlo - id.: Doria Orsola - Vische (Torino): Bergamini Sabina 2 -Voghera: Martini Carolina ved. Bobbio.

X) - Una cooperatrice di Lombardia 20 - M. L. - M. L. per due grazie.

Santuario di Marìa Ausìlìatrìce

TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Dal 10 settembre al 10 ottobre.

22 settembre - Festa di Maria SS. Addolorata Ore 6 e 7.30 messa della comunione generale; alle ore 10 messa solenne ; alle 16 vespro, discorso e benedizione,

24 settembre - Solenne Commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice - La devota funzione si compie - alle ore 6, 7.30 e 19.30.

29 settembre - Festa di S. Michele Arcangelo Come nel giorno 22.

I ottobre. - La funzione serale, nei giorni feriali, torna oggi ad essere fissata alle ore 5.

4 ottobre - Primo venerdì del mese ad onore del SS. Cuore di Gesù: Esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno (dalle 6 del mattino alle 5 pom.).

6 ottobre - Solennità del SS. Rosario - Come nel giorno 22 settembre.

Dalle Missioni = Oratori festivi =Notizie varie, ecc. al prossimo numero. Nessuno dei lettori ci moverà lamento per questa momentanea soppressione, richiesta dalle numerose pagine intorno il nostro Venerabile Fondatore.