BS 1890s|1890|Bollettino Salesiano Settembre 1890

ANNO XIV - N. 9.   Esce una volta al mese.   SETTEMBRE 1890

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario.

La Direzione del Bollettino Salesiano ai Signori Cooperatori. - Al riaprirsi delle Scuole. - Gli antichi Allievi di D. Bosco e la memoria del loro caro Padre. - Ai Signori Decurioni. - Descrizione del Santuario di Maria Ausiliatrice. - Grazie di Maria SS. Ausiliatrice. - Notizie dei nostri Missionari dalla Patagonia e Terra del Fuoco. - Lettera d'un Collettore della Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù in Roma. - Collegi Salesiani ed Educatori per fanciulli. - Corso di Studio per giovani adulti che intendono consacrarsi a Dio nello stato ecclesiastico. - Don Rua al Nord della Francia e nel Belgio. - Notizie varie. - Ricordi pei giovani che desiderano passar bene le vacanze. - Bibliografia. - Il monumento a D. Bosco. - Cooperatori defunti.

LA DIREZIONE DEL BOLLETTINO SALESIANO ai signori Cooperatori.

Da varie parti ci giungono lagni circa la spedizione del Bollettino. Chi lo riceve in ritardo e chi ne rimane del tutto privo per vari mesi. Pare che molte volte avvenga ciò da qualche distributore postale, il quale, per non avere il disturbo di far recapitare a chi è diretto il Bollettino , ce lo rimanda scrivendovi sopra: respinto o sconosciuto, e persino talvolta defunto , dando così facilmente la patente di morto a chi ancor felicemente vive e veste panni. Talvolta poi trattandosi di personaggi altolocati, ai quali la posta non giunge se prima non passa per cento mani più o meno fedeli , il respinto viene arbitrariamente scritto da qualche segretario , che sarebbe lui stesso più da respingere che da ritenere.

Noi porremo sempre maggior studio per prevenire ogni inconveniente di tal fatta. Del resto, o sia nostra la causa o sia d'altri, noi preghiamo i nostri lettori di avvisarci con semplice cartolina, appena avranno a soffrire ritardo o sospensione, e se l'indirizzo non fosse esatto, a indicarcene la correzione. Ove poi qualche Cooperatore fosse defunto e gli si continuasse la spedizione del Bollettino , preghiamo chi lo riceve a rimandarcelo senza nuova affrancazione, scrivendo soltanto sulla copertina : Respinto perchè morto. E chi lo ricevesse duplicato, ne rimandi una copia colla parola: Duplicato.

Infine ringraziano tutti quelli. che colla loro elemosina vennero finora in aiuto delle opere nostre; e intanto ci raccomandiamo agli altri di non volerci rifiutare l'appoggio di loro beneficenza e carità, senza della quale non possiamo fare tutto quel bene che ci siamo proposto, e che abbiamo continuamente di mira, quale si è il sostegno e lo sviluppo fecondo delle grandiose opere lasciateci dal, nostro fondatore e padre, il venerando Don Bosco.

AL RIAPRIRSI DELLE SCUOLE.

Appena chiuse le scuole, il pensiero di tanti genitori già si volge con preoccupazione al giorno in cui si riapriranno.

L'educazione della prole è divenuta oggi più che mai un ben difficile problema. Quanti disinganni, quante amarezze in certe famiglie, ove si videro a ritornare i figli dalle scuole per le vacanze autunnali, interamente o almeno di molto mutati nella mente e nel cuore ! Non accenniamo a casi rari, ma a casi frequenti. Quella fede coltivata per tanti anni con cure più che materne , quella innocenza custodita con tanti sudori, ora sono fiori appassiti, piante sfrondate. Ancor pochi giorni e poi i vostri figli non li vedrete più alla Messa alle feste, non faranno più Pasqua ed i vizi, che già crescono licenziosi, porran sede permanente e tiranna in quei cuori un giorno tanto benedetti da Dio.

Nell'Evangelo fu detto di certi maestri:

Ex fructibus eorum cognoscetis eos; dai frutti li conoscerete. Prima di abbandonare i vostri figli per un anno in mano altrui, informatevi dei frutti che da quella sogliono derivare. Che avviene dei giovani che frequentano quelle scuole , alle quali volete mandare i vostri figli? Quali sono i frutti del collegio, al quale volete inviare quel figlio, al cui avvenire volete seriamente provvedere ?

Un giorno interrogato un deputato del Parlamento francese, liberalone sfegatato e mangiapreti, perchè mandasse i suoi figli nei collegi dei Gesuiti, rispose : - Perchè li amo e voglio che riescano migliori di me.

Un altro diceva: - Mi terrei per traditore dei miei figli, se io li consegnassi a maestri che non praticano i loro doveri verso Dio e non hanno sodi principii in fatto di religione.

Il celebre Dupanloup, caldo fautore dell'educazione collegiale , si spaventa come tanti genitori badino poco alla scelta del collegio.

Quintiliano, sebbene autore pagano, scriveva ai genitori : - Voi preferirete lo stabilimento nel quale la disciplina è esatta, e dove i maestri sono più virtuosi.

Grazie al Cielo non mancano oggi collegi ove gli studi fioriscono mirabilmente e nel tempo stesso vi si coltiva energicamente la virtù. Costano, è vero, incredibili sacrifizi per parte delle pie Associazioni che li aprono e li mantengono in florida vita, ma i frutti sono consolanti.

Ora, diciamo noi, non dovrebbero siffatti collegi esser di gran lunga preferiti dai genitori prudenti e provvidenti per la educazione dei loro figli?

Il celebre letterato e poeta Lamartine scriveva

Un collegio di religiosi molto rinomato fu scelto da mia madre per collocarmivi, dopo che fuggii da un collegio governativo. Entratovi, sentii in pochi giorni la differenza prodigiosa che c'è tra una educazione venale ed una data in nome di Dio, ed inspirata da una generosa annegazione di cui il Cielo solo è ricompensa. Non vi trovai mia madre, ma vi trovai Dio, la purezza, la preghiera, la carità, una dolce e paterna sorveglianza, il fare della famiglia. Uno spirito divino sembrava animare di un medesimo soffio i maestri e i discepoli. Tutte le nostre anime avevano ritrovato le loro ali e volavano con uno slancio naturale verso il bene ed il bello. Perfino i più ribelli erano sollevati. e trascinati nel moto generale. E lì ch'io vidi ciò che si poteva fare degli uomini, non angustiandoli, ma ispirandoli. Il sentimento religioso che animava i nostri educatori, ci animava tutti. Avevano l'arte di. rendere questo sentimento amabile e di crescere in noi l'amore di Dio. Con questo lievito messo nei nostri cuori tutto era facile e soave. Ira pietà si rianimò nell'anima mia, e divenne il movente del mio ardore nello studio.

Il collegio , luogo di raccoglimento e di studio, è come un laboratorio pieno di calore e di vita, ove si preparano in silenzio i tesori dell'avvenire; ma quali tesori si avranno se manca la sana educazione, che solo può aver salde basi nella religione

Un collegio deve essere un tesoro aperto a tutte le facoltà dell'intelletto e del cuore, un ricco semenzaio di tutto ciò che può far sviluppare l'anima di un giovinetto e renderla illuminata , virtuosa , felice pel tempo e per la eternità. Ma indarno si cercheranno sì nobili effetti lungi da una schietta educazione cristiana.

Io non sono punto nemico della Religione, scriveva il protestante Byron ; prova ne sia che io educo la mia figliuola ai principii di uno stretto cattolicismo in un monastero delle Romagne ; perchè sono d'avviso che quando si ha una religione, non se ne può mai aver troppa; inclino ogni giorno più verso le dottrine cattoliche.

Poveri giovani! esclamava un savio e dotto educatore. Quanto io sono impietosito della vostra sorte ! Quanti scogli vi attorniano da tutte parti ! quanti cattivi esempi, quante massime erronee ! Che cosa diverrete mai Voi avete bisogno urgentissimo di qualcheduno che corra in vostro soccorso e che opponga una diga al male che vi circonda ! Ma questo morale soccorso ove lo cercheranno certi genitori?

Sentimmo più volte dire con dolore: Quanto è difficile oggi allevar bene la gioventù ! - Ma perchè non pensaste per tempo, perchè non apriste gli occhi quando si trattava di mandar alle scuole o di collocar in collegio i figli vostri? Temevate il sogghigno degli amici nel scegliere pei figli un collegio religioso, e non sapevate voi che, quando si tratta di cosa di tanto rilievo, è un tradimento il procedere con tanta leggerezza? Non saranno i vostri amici, vicini e parenti che verranno a santificarvi i figli vostri, quando vi ritorneranno in casa guasti nella mente e nel cuore. Se siete ancora in tempo, assicurate ai vostri figli una schietta e maschia educazione cristiana nei migliori istituti cattolici, e ben vi accorgerete che anche in mezzo a tempi tristi si possono ottenere gagliarde virtù e frutti consolanti.

Bando alle illusioni ed alle ridicole apprensioni ! Non temete che vi rendano troppo religiosi i figli , stolti spauracchi ai giorni nostri; ma piuttosto concorrete anche voi coi cristiani educatori ad avviarli nella pratica costante delle cristiane virtù, nelle quali, bene ravvalorati, cresceranno probi cittadini , decoro della religione e della patria. Verranno altri anni ; i vostri figli già fatti nomini benediranno il giorno in cui voi con senno previdente li sapeste tener lungi dalle vie pericolose ed in una sana educazione cristiana edificaste il loro felice avvenire. Saranno la consolazione della vostra canizie, il vostro gaudio, la vostra corona.

GLI ANTICHI ALLIEVI DI D. BOSCO e la memoria del loro caro Padre.

Don Bosco e l'Oratorio : ecco due parole magiche che attirano sempre ogni anno tanti antichi allievi del nostro amato Padre a far visita a quel caro istituto , ove passarono anni belli e giocondi ; anni la cui impressione profonda durerà soave e benedetta quanto durerà la vita.

Quest'anno per tale convegno erano stati scelti i giorni 20 e 24 dello scorso luglio. Il giorno 20 essendo di domenica, convennero di preferenza i secolari, ed il 24, di giovedì, i sacerdoti. In ambedue i giorni accorsero numerosi allievi di tutti i tempi del nostro Oratorio.

Alcuni con i capelli già un po' bianchi ricordavano i primi anni in cui Don Bosco faceva nell'incipiente Oratorio da direttore , da maestro, da cuoco, da infermiere... Altri ricordavano l'erezione dei primi fabbricati ; altri l'erezione della chiesa di S. Francesco; altri lo sviluppo dell'istituto fino a contenere 800 e più allievi; altri il progetto, altri l'erezione del Santuario di Maria Ausiliatrice e via via.

Quante rimembranze ! Quali dolci richiami !

È vero che non v'è più D. Bosco; ma pure sembra ancora di vederlo, di udirlo ; si rinnovellano anche oggi i sentimenti che si provavano quando ritornando all'Oratorio si godeva della sua visibile presenza.

Oh D. Bosco ! Angelo salvatore dei nostri primi anni, padre garantissimo e luce salutare per tutta la nostra vita, la tua memoria, il tuo amore son sempre vivi nel cuore dei tuoi tigli.

Nell'un giorano e nell'altro al termine del pranzo furono pronunciati brindisi e discorsi bellissimi

Il sacerdote Domenico Griva , pievano di Cunico d'Asti, per incarico ricevuto dal Co - mitato direttivo della festa , leggeva il discorsetto d'occasione. Rispondeva con enfasi affettuosa ed eloquenza interessantissima alla domanda spettante la vita di D. Bosco: Fu vera gloria?

Unanimi applausi lo interruppero più volte. Con bella maniera infine rivolgeva il suo dire nel modo che qui brevemente riportiamo

« Fu vera gloria? Un Omero si immortalò coi ventiquattro canti dell'Iliade, Dante coi tre regni della sua Divina Commedia, e Don Bosco non si sarà immortalato colle sue centocinquanta Case, lui vivente, fondate?

Religione e patria, si dice, si stampa, sono le due più grandi aspirazioni degli uomini... Religione e patria ! Si possono dire due parole più sublimi, più nobili, più preziose al mondo? . Sì, amici miei, e per D. Bosco io le troverò : Santità e amore dell'universo mondo. D. Bosco praticò la religione fino alla santità sua ed altrui. Don

Bosco lo direi un altro S. Benedetto, S. Francesco d'Assisi, S. Domenico.

» Ma non preveniamo i giudizi della Chiesa parliamo solo della bellezza, della grandiosità della sua religione, quale la insegnò a noi, la fece amare da noi e da quanti come noi avvicinarono la sua persona.

» Patria ! Il dire che D. Bosco amò la patria si è un restringere l'ampiezza del suo immenso amore, e come si insegna nelle nostre scuole ai ragazzi a noti dire son piemontese , sono toscano, veneto, ligure o siciliano, ma lor s'insegna a ripetere sono italiano, perché tutte le diverse regioni nominate non fanno che un'Italia, così D. Bosco interrogato di che patria egli sia, risponde colle opere non sono italiano, francese, spagnuolo, americano ; sono di tutto il mondo, ché tutti io amo, tutti benefico, tutti vorrei condur meco da questa terra d'esilio alla vera patria che ci aspetta in Cielo. - Ecco D. Bosco.

» Ma che vo io mai lodando D. Bosco ?

» Egli non è più. Noi eravamo soliti vederlo seduto colà ove ora siede un altro. E questa è vera gloria

» Sì, amici miei, anche questa è vera gloria. L'expedit ut ego vadam l'ha pronunciato il divin Salvatore stesso, affermando che diversamente lo spirito suo non sarebbe disceso a continuare e compiere l'opera della Redenzione incominciata. Era spediente che D. Bosco si dipartisse da noi , si separasse dalle sue opere, affinchè il mondo vedesse che la sua fu vera gloria ; affinchè la continuazione delle sue opere, anzi l'aumento di numero e di operosità facesse conoscere che sono opere di vera gloria, che non hanno solo avuto il bollo di sanzione degli uomini per lui vivente, ma quello stesso di Dio che commenda D. Bosco nella benedizione e nel favore che concede alle opere di lui, e così D. Bosco sia lodato , come vuole S. Paolo, non da se solo, non dagli uomini, ma da Dio stesso, e così il quem Deus commendat sia un serto d'imperitura gloria sulla grandiosa figura di D. Bosco.

» Ma se D. Bosco non è più, il suo spirito è con noi ; come già Elia designò suo successore Eliseo e col mantello gli regalò da parte di Dio lo spirito profetico, così Iddio per mezzo di Don Bosco ci diede il primo Successore.

» Ecco, amici, al posto di D. Bosco il nostro D. Rua. Egli fu già a noi compagno, a D. Bosco figlio : ora egli è per noi lo spirito di D. Bosco... D. Rua compirà l'opera di D. Bosco; e se noi abbiamo stabilito di radunarci ancora ogni anno nel giorno onomastico di D. Bosco e commemorare questo giorno, colla presenza di D. Rua, si è perché noi antichi allievi di D. Bosco in D. Rua sentiamo qualche cosa di D. Bosco : la sua persona, la sua voce, il suo dire per noi sono tutte cose di D. Bosco. Epperciò noi abbiamo cominciato, noi seguiteremo in perpetuo a raccoglierci nel giorno onomastico di D. Bosco , a presentare il nostro solito mazzo di fiori e l'obolo del nostro ancor filiale; sentiremo due parole del Successore del caro Padre, il ringraziamento di Don Rua; ed il radunarci, il trattenerci, lo scioglierci lo faremo alla magica parola d'ordine dei nostri primi anni : Viva D. Bosco!....

» Sì, siam figli di D. Bosco: ricordiamolo sempre. E fu proprio l'ultimo ricordo che ci dava nella radunanza annuale del 1887. Lo rammento come fosse ora, e me lo sono scritto nel mio taccuino e stampato nel cuore. Miei figli, ci ripeteva, il pensiero che siete figli di D. Bosco vi accompagni dapertutto, e vi faccia vivere in modo da non mai doverne arrossire.

» Questo ricordo sia il suggello della festa commemorativa d'oggi. D. Bosco ci guardi dal cielo, D. Rua ci conforti dalla terra , ed entrambi ci guidino alla vera gloria. Ed oh ! possiamo un giorno tutti rivedere l'amato Padre, e stretti in gruppo d'attorno a lui gridare in eterno : Viva D. Bosco ! »

Applauditissimo fu pure il breve discorso del compositore-tipografo Antonio Zanetta.

Ne riportiamo brevi tratti

Don Bosco non si commemora, si esalta, si ammira... Stella luminosissima brillò sul nostro orizzonte, e del suo tramonto lasciò tale splendore da abbagliare il mondo ; che dissi, tramonto ! ? ... Sole benefico, egli risorge tutti i dì, e coi raggi della carità trasfusi nelle opere suo accoglie le centinaia e le migliaia di giovanetti, specie se poveri.... e illumina coi suoi raggi, per i figli ammaestrati dalla sua esemplarità, un'infinita turba di poveri selvaggi, riducendoli alla conoscenza della vera civiltà... Egli risorge tutti i dì nel mondo, riflesso nei moltissimi allievi che, educati alla sana sua scuola, formano vanto e decoro della società; risorge ogni dì per rischiarare, qual nuova face, quelle famiglie ove non mai risuonò o da tempo si tacque il nome santo di Dio, ed in questo nome dai figli di D. Bosco si compiono le più salutari imprese

» Ecco D. Bosco quale ci restò : colonna della Religione, gloria della patria, illustrazione del secolo, nostro vanto.

» Ma Egli ardito e prudente, sebbene sorridesse placido in faccia alla morte, pure frammezzo alle molteplici cure prevedeva il fatale 31 gennaio, e per l'amore dei suoi orfanelli volle lenirne le conseguenze.

» Tra i fiori più belli del suo giardino ne scorse uno bellissimo ; con particolare amore lo educò, con ingegnoso studio lo volle, dirò così, plasmato a modo suo, lo mise a parte dei suoi progetti, gli affidò i segreti, l'anima ne conformò alla sua, lo predestinò ad essere il primo ornamento di quel serto che il tempo e l'opera intreccieranno alla Salesiana Congregazione.

» E ben s'appose il solerte giardiniere ; giacchè il bellissimo flore, il nostro D. Rua, venne via via imitandolo, comprendendolo , aiutandolo, e dacché si diede a D. Bosco gli fu sempre ed ovunque indivisibile compagno, egli il fido aiuto nelle ardenti imprese, il figlio autorevole ed argomento di consolazione nei momenti del dolore.

» Il vostro primo Rettore è morto, ma ne sarà eletto un altro... Ascoltatelo , amatelo, ubbiditelo, pregate per lui come avete fatto per me, scriveva ai figli nel suo testamento : ebbene, sì, amiamolo, dico io, amiamolo come D. Bosco, se D. Bosco è volato al cielo, a D. Rua lasciò l'amore, il genio, il cuore. »

Pronunciava di poi altre nobilissime parole sulle virtù di D. Bosco, che ci duole di non poter qui per ora riportare.

Parlarono con affetto di primi allievi dì D. Bosco e con entusiasmo di ammiratori il teol. D. Felice Reviglio , curato di S. Agostino in città, ed il teol. D. Giacinto Balesio, vicario foraneo di Moncalieri.

Tra gli altri che parlarono prima e dopo dei sullodati oratori non va dimenticato il Presidente del Comitato per la festa , il signor Carlo Gastini, l'antico menestrello delle feste di D. Bosco.

Trasse fuori nè più nè meno che un poema, in citi parlò di tutto e di tutti, dei vivi e dei morti, dei convenuti e degli assenti, del passato, del presente e dell'avvenire.

Ebbe applauditissime parole quando parlò dell'intrepido missionario patagone Monsignor Giovanni Cagliero. Parlò di D. Bosco con genio poetico e di D. Rua con il più sentito affetto.

Nell'un giorno e nell'altro vi erano tra i convenuti personaggi ragguardevoli per cariche e dignità ; ricordavano essi e ricordano sempre con vanto, sebbene siano di sollevata condizione, di essere stati figli di D. Bosco.

L'adunanza in ambedue i giorni fu rallegrata dai lieti suoni della banda musicale interna e coronata infine da opportunissime ed affettuose parole del signor D. Rua.

Sono feste sempre care e desideratissime , e avremmo voluto parlarne più a lungo per darne più minuta relazione, specialmente pei tanti antichi allievi che non vi poterono prender parte che per lettera o telegrammi; ma la ristrettezza dello spazio concessoci ce lo vieta. Gradiscano i detti signori Allievi il nostro buon desiderio.

AI SIGNORI DECURIONI.

Siamo stati interrogati, se, ove non si tenne ancora in quest' anno alcuna conferenza salesiana (che secondo regola si suol tenere nelle solennità di S. Francesco di Sales e di Maria SS. Ausiliatrice) convenga farla in altro tempo.

Rispondiamo affermativamente, e di cuore applaudiamo allo zelo dei Decurioni e dei Cooperatori che s'interessassero a tal uopo.

In molti paesi di campagna poi, ove in questi mesi abbondano i villeggianti, la conferenza potrebbe essere tenuta con intervento maggiore di Cooperatori e di buoni altri signori, pronti sempre a prender parte alle opere di zelo, specialmente quando volgono a bene della gioventù e delle Missioni ; inoltre si potrebbero più facilmente trovare insigni oratori che ben di cuore presterebbero l'opera loro.

Riguardo poi all'ordine da tenersi ed agli argomenti da trattarsi si possono avere norme convenienti dalle varie relazioni di simiglianti conferenze, pubblicate in altri numeri del nostro Bollettino.

DESCRIZIONE DEL SANTUARIO DI MARIA AUSILIATRlCE

Ricaviamo dalle opere di D. Bosco la descrizione che egli stesso scriveva e pubblicava nel 1877 del santuario da lui eretto a Maria Ausiliatrice. Viene opportuna questa descrizione in questi giorni in cui van compiendosi i lavori pei restauri e per la decorazione del detto tempio.

« Questa chiesa, così D. Bosco, si svolge in forma di croce latina sopra un' area di 1200 metri quadrati. La sua facciata è di stile moderno e ben proporzionato. Dal mezzo del corpo dell'edifizio spicca la gran cupola sormontata dalla statua della B. V. Dall'uno e dall'altro lato sorgono due campanili, terminati a cupolino ed essi pure sormontati da due statue di rame dorato battuto, dell'altezza di due metri e mezzo caduna. L'una di queste statue rappresenta l'angelo Gabriele nell'atto di offrire una corona alla SS. Vergine; l'altra statua rappresenta s. Michele nell'atto di fare sventolare una bandiera, sulla quale sta scritto Lepanto, come per ricordare la grande vittoria riportata dai Cristiani sui Turchi presso Lepanto ad intercessione di Maria SS.

Sopra uno dei campanili avvi un concerto in mi bemolle di otto campane, con cui si possono suonare pezzi di musica ed anche marcie militari. Intorno alle campane sono incise immagini con analoghe iscrizioni. Una di queste campane è dedicata al supremo gerarca della Chiesa Pio IX; un'altra a mons. Riccardi in allora arcivescovo di Torino ; una alla famiglia del conte Francesco Viancino ; altra alla famiglia del conte De Maistre; una a quella di Rosa Mercurelli di Roma. Un castelletto in ferro appoggiato al piano delle finestre del campanile sorregge tutto il peso delle campane, le quali vengono suonate a ruota con grande comodo e facilità, ed occupano pochissimo posto essendone i ceppi fatti in getto.

L'esterno della cupola è circondato da tre ringhiere, ed una scala a gradinata posta a suo ridosso offre mezzo sicuro per salire al piedestallo della statua. Dalla prima base dell'edifizio alla sua maggiore altezza si misurano metri 70; i basamenti, i legami, gli stillicidi, i cornicioni sono di granito.

Degna di attenzione è la porta maggiore della Chiesa, egregio lavoro dell'artista Ottone torinese. Altre sei porte laterali possono dare sfogo alla folla.

Entrando nell'interno della chiesa, vedonsi anzitutto nell'ingresso due colonne di marmo, che sostengono l' orchestra, i cui piedestalli sono lavorati in modo da servire da acquasantino. In alto intorno ai cornicioni e nell'interno della cupola girano ringhiere in ferro

L'orchestra è di due piani, cioè di orchestra e controrchestra, con eco ossia doppio pavimento, ed è capace di circa 300 musici. Esso è dono e lavoro dell'artista Gabotti Giuseppe di Locarno dimorante a Torino.

Cinque sono gli altari, tutti di marmo lavorato con disegni e fregi diversi, colle rispettive balaustre. Essi sono lavoro del cavalier Gussone torinese, ad eccezione del primo a destra dedicato a s. Anna. Questo per preziosità di marmi è il più ricco, poichè contiene verde antico, rosso di Spagna, alabastro orientale, e del malachite. È stato lavorato in Roma dall'artista Luigi Medici, ed inviato a questa chiesa a compimento di promessa fatta e di grazia ricevuta. Il quadro sopra l'altare rappresenta s. Anna con s. Gioachino e colla verginella Maria in atto di leggere. È lavoro del sig. Fino Tornielli.

L'altare, che gli è di fronte a sinistra di chi entra, forma esso pure, come il primo, cappella con balaustra ed inferriata. Esso è dedicato al SS. Cuor di Gesù. Vi si ammirano sette dipinti, tutti affresco, dell'artista Giuseppe Rollini, già allievo dell'Oratorio di san Francesco di Sales. Gli ornati in chiaroscuro furono eseguiti dal sig. Folli Costantino.

Il dipinto principale del Sacro Cuore di Gesù e di Maria sono dell'artista torinese sig. Bonetti. L'arte, la naturalezza, la vivacità dei colori e della espressione vi brillano maestrevolmente.

L'altare della crociera a destra è dedicato a s. Pietro, e il quadro con gran cornice dorata e le armi del triregno, rappresenta G. C. nell'atto di consegnare le chiavi del Regno de' Cieli al Principe degli Apostoli. È lavoro del sig. Carcano accreditato artista milanese.

Nella crociera a sinistra avvi l'altare dedicato a s. Giuseppe. Il quadro è lavoro del Lorenzone, la cui valentia, massime in opere di soggetto religioso, non abbisogna di parole per essere conosciuta.

Ma il più glorioso monumento di questa chiesa, è l'ancona, ossia il gran dipinto che sovrasta all'altare maggiore. Esso è parimenti lavoro del Lorenzone.

Non vuolsi passar sotto silenzio il pulpito che sorge maestoso a destra di chi guarda l'altar maggiore. Il disegno è del cav. Spezia; la scultura e tutti gli altri lavori, sono opera dei giovanetti dell'Oratorio di s. Francesco di Sales. La materia è di noce. La sua posizione è tale che da qualunque angolo della chiesa si può vedere il predicatore.

Notevole è pure il pavimento della chiesa tutto alla veneziana. Quello dei presbiteri degli altari sembra un vero mosaico. Lo strato poi dinanzi all'altare maggiore è si vagamente lavorato a quadrelli e disegni che non v'è bisogno di alcun tappeto perchè si faccia degna comparsa nelle più belle solennità.

GRAZIE DI MARIA SS. AUSILIATRICE.

Fiducia in Maria. - Nell' inverno scorso fui preso dall'influenza seguita da congestione polmonare ; con tutti gli aiuti dell'arte salutare io mi sentiva morire e chiesi gli ultimi conforti religiosi. Quella sera ordinai ai miei di casa che incominciassero una novena a Maria Ausiliatrice. Io dal letto accompagnava colla mente e col cuore le preghiere che si facevano per me.

Oh potenza di Maria SS. Ausiliatrice ! Quella sera istessa mi sentii migliorato tanto che dopo alcuni giorni di convalescenza riebbi piena salute.

Ne sarò per sempre riconoscentissimo a Maria. Porterò in persona l'obolo della mia divozione ai piedi di Maria nel santuario che qual monumento alla memoria di Don Bosco si va riccamente decorando.

Zafferana Etnea, 12 giugno 1890.

Sac. GIUSEPPE CASTORINA, Coop. Sal.

Un sacerdote all'altare di Maria. - Eccomi a soddisfare personalmente a quanto mi sono obbligato verso la grande mia Benefattrice Auxilium Christianorum.

Era il primo giorno dell'anno corr. 1890, ed io giacea gravemente infermo di pleuropolmonite infettiva, giudicata dai medici curanti signori dott. Arzelà e Tonarelli insanabile. In questo stato disperato di salute, feci scrivere per essere raccomandato alle orazioni dell'Oratorio e per una Messa all'altare di Maria Ausiliatrice, con promessa di venirla poi a ringraziare in Torino nel giorno della festa, il 24 maggio, se risanava. La grazia non si fece aspettare ; poichè, mentre da un momento all'altro si temea la mia morte, con ammirazione di tutti, avvenne in me un tale miglioramento, che mi pose fuori di pericolo ed in breve ricuperai la sanità. Non potei soddisfare al voto fatto il 24 maggio, perchè essendo vigilia della SS. Pentecoste, non poteva allontanarmi dalla parrocchia; oggi però, 20 giugno, intendo compiere il mio obbligo col manifestare la grazia ottenuta, col celebrare la S. Messa all'altare della Beata Vergine Ausiliatrice e col far offerta di L. 100 in oro, perchè siano spese ed impiegate come si crederà più opportunamente in onore di detta Beata Vergine.

Torino, 20 giugno 1890.

Umilissimo e devotissimo servo

Prete ANDREA LANDO' Parroco di Pulica, diocesi di Massa Carrara,

Cooperatore Sales.

Maria consola gli afflitti. - Sento il dovere di attestare la mia profonda gratitudine a Maria SS. Ausiliatrìce per segnalatissima grazia ricevuta. Eran venuti per me giorni di grande cordoglio ; invocai di cuore Maria Ausiliatrice e prontamente ottenni la grazia desiderata.

Milano, 20 giugno 1890.

ANGELA POZZI.

Invocai Maria e fui esaudito. - Sciolgo un voto di riconoscenza verso Maria Santissima Auxilium Christianorum con lo spedire un vaglia postale di lire cento al santuario eretto da D. Bosco in Torino. Colgo quest'occasione per raccomandarmi alle preghiere degli innumerevoli giovani allievi dell'annesso Oratorio.

Borghetto di Barbera, 18 giugno 1890.

Sac. GEROLAMO GROSSI.

Maria benedice le campagne. - Il giorno 19 aprile ultimo scorso la mia campagna era gravemente minacciata da una grandine devastatrice che difatti si riversò furiosa su tutto il nostro paese. Invocai Maria Ausiliatrice e promisi che, se le foglie dei gelsi, in cui era posta la mia risorsa in quest'anno, fossero state sufficienti per la quantità del seme di bachi già comprato, avrei mandato l'offerta di L. 30 all'Oratorio di D. Bosco. Contro ogni aspettazione non solo mi bastarono, ma ne ebbi d'avanzo 144 libbre che vendei, e raccolsi dodici chilogrammi di bozzoli di più di quanto raccoglieva gli altri auni.

Ringrazio di cuore Maria Ausiliatrice e mando la promessa offerta.

Chiaravalle, 29 giugno 1890.

AMADEI ALESSANDRO.

Una collana d'oro a Maria. - Il sottoscritto, oppresso da una sciatica alla gamba sinistra, soffriva dolori acutissimi, che non gli davano un momento di riposo. Ricorse all'arte medica e mise in pratica tutti i suggerimenti che questa seppe dargli, ma tutto indarno. Finalmente i medici gli dissero non esservi più rimedio pe' suoi dolori ; di che rimase addoloratissimo e spaventato. Una notte, mentre era nel colmo dello spasimo e del dolore, si sovvenne di Maria SS. Ausiliatrice e delle grazie ottenute per la sua intercessione. Le si raccomandò per ottenere la grazia della guarigione, promettendo dì portare all'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino una ricca collana d'oro che aveva in casa. Fu esaudito, ed ora compie la promessa fatta pieno di riconoscenza per l'ottenuta guarigione.

Torino, 12 luglio 1890.

CALCAGNO ANTONIO.

Scrissero riconoscenti ringraziando Maria Santissima Ausiliatrice per grazie ricevute e mandarono offerte :

Picco Francesco (Torino) - Maestri Francesco (Castelletto Scazzoso) - Peracchio Giuseppe (Lu) - Odino Camillo (Gavi) - Masetto Giuseppe (Vicenza) - Gatti Giuseppe (Castel S. Pietro - Alessandria) -Malfatto Giuseppe e Luigi fratelli (Nizza Monferrato) - P. D. Fiego (Roma) - Canonico Giov. Neri (Poggi Bonsi) - Giraudo Giov. (Sampeyre) - G. Bona (Torino) - Tamietto Margherita (Loggia - Torino) - Castagno Emilia (Avigliana) - Barberis Carlo (Saluggia) - Mina Maria (Moretta) - Maria Marcolini Moro (Casarza della Delizia - Udine) - Prevosto D. V. Giovanettino (Locarno) - Lucia Balestro (Monte Maggiore) - Catterina Battistolo (Biella) - G. B. Mortola (Camogli) Bona D. Enrico (Sagliano Micca) - Mongiui Valentino (Soriso) - Gallotti Virginia (Milano) - Damaso Maria Gai (S. Damiano d'Asti) - Tersilla Caramagna (Torino) - Tamone G. Batt. (Orbassano)-Paolina Convalle (Pescia) - Vellenotti Ida (Saluzzo) - Dell'Orbo Vincenzo (Rosasco - Pavia) - Polli Francesco , parroco di Torre d'Isola - Pavia - Fortunato Canepa (Rocco - Genova) - Sac. Domenico Griva, parroco di Cunico - P. Gamaleri Giovanni (Voghera) - D. Alessandro Batt,aglini (Bolsena) - Ponte Battista (Cavour) - Rinanopoli Michele (Napoli) - Sac. Pietro Beorchia, curato di Portis (Udine) - Sacerdote Balzani. Luigi, parroco di Villabiscossi - Sac. D. Agostino Ferri (Sassuolo) - Ca3lonico D. Pompeo Bucciorelli di Covi - Osanna Zanotti Marchesini (Negrar - Verona) - Cremonesi D. Giuseppe (Moirago) - Sacerdote Delfino Ag. (Celle Ligure) - Antonio can. Gai (Fossombrone) - Calcaterra Celestino, parroco di S. Rocco di Prenda (Crodo) - Bonfauti Eupilia (Lenno) - Felicita Rognoni (Mede) - Rossi Bianca (Ventimiglia) - Tomba Natano (Vicenza) -Edoardo Barbar (Valletta - Malta) - Dott. Quintilio Gior. (Peccioli. - Pisa) - Oneto Paola (Camoglì) - Gaspardino Pietro (Merdison - Stati Uniti) - Sac. Gio. B. Rizzolo (Orrolì - Cagliari.) - Guerrini Serafino (Mordano) - Domenico Bonvecchio (Esanatoglia) -Pietro Pellas (Genova) - D. Vincenzo Guerra (Pramaggìore Veneto) - Negri Teresa (S. Stefano Belbo) - Ing. Buffa (Alessandria) - Rampi D. Costantino, parroco di Nicorvo - - Giannini Antonio (Canova) - Sac. Giovanni Batt. Costa (Sampi.erdarena) - Raggio Luigia (Ponzone) - Graglia Alberto Pio (Torino) - Viale Maria (Boves) - Cardini Ester (Mondovì) - Forgia Michel Angelo (Villafranca Piemonte) - Maria C... (Torino) - Bonino Giuseppina (Torino) - Eberta Enrico (Genova) - Eurosia Lissoni (Milano) - D. Luigi Golonelli (Salarolo) - Mana Giuseppe (Fossano) - Gobitti Angela (Campoformido) - Ida Moreno Andreis (Viù) - Vicini Margherita (Saluzzo) - Fanstina Bulla (Casima) - Beltrandi Giovanni (Cuneo) - Nino Conti (Genova) - Mineri Luigi (Intragno) - Irene Agostinetti (Cadenazzo).

Medaglie di Maria Ausiliatrice

per   per   p;

dozzina   cento   groo a

in similoro ovali serie 3a L. 0,15   -   i,5o

--   N. 4   » 0,25   -   2,60

serie 5a   » 0,25 2,-   -

-   -   serie 6'   » 0,35 2,50   -

N. 6   » 0,45 -   5,

colla facciata del

Santuario N. 8 cad. L. 0,15 » 1,50   - 16,

in arg. ovali N. 2 - » 0,45 » 5,-- -   -

N. 4 -- » 0,75 » 9,- -   -

- - N. 8 - » 4,- » -   -

Cromolitografie di Maria Ausiliatrice.

Centini. 5 1/2 per 8 1/2.

1. Carta senza margine   B L. 0,05

Al cento   A » 3,50

2. - con margine   B » 0,05

-   -   --   A » 5,

3. - coni preghiera   B » 0,05

-   A » 4,

4. - merlett. -   B » 0,10

A » 6,

5. - bristol -   B » 0,10

A » 8,50

6. - •dorata   B » 0,15

A » 12,

7. - merletto dorato   B » 0,15

A » 13,

8. - con fig. angeli   B » 0,20

A » 15,

9. - a cancelli   B » 0,20

A » 15,-

10. -   -   dorati   B » 0,25

-- -   -   -   A » 20,

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARII,

Dalla Patagonia e Terra del Fuoco. Puntarenas, 4 gennaio 1890.

CARIssIMo D. RUA,

Abbiamo finito il mese di dicembre e l'anno 1889, fecondo per questa Missione pel progresso nella salute delle anime.

Il giorno 8 dicembre, consecrato all'Immacolata, facemmo la chiusura del mese consecrato alla Madonna. Che cambio verificato nei due anni ! Al mattino si fece una Comunione generale numerosissima (cento e due) in mezzo allo stupore di tutto il paese, perchè non s'era mai veduto funzione eguale. Con che divozione s'accostarono tutti e con quale raccoglimento ! Alle dieci Messa solenne con diacono e suddiacono e clero. Il canto fu eseguito in musica dalle Suore di Maria Ausiliatrice.

Alle due del dopo pranzo ebbe luogo la processione.

Precedevano la statua della Madonna le alunne del Collegio delle Suore. Il comandante del picchetto mandò dieci soldati ad accompagnare la processione. Tutta la po polazione prese viva parte a questa dimostrazione d'affetto alla Madonna. Veramente adesso incominciamo a ricordare le funzioni dei nostri antichi paesi, di Valparaiso, Santiago, Concezione.

La chiesa era letteralmente stipata, ed aperte tutte le porte laterali, dava comodità a tutta la gente di ammirare il bellissìmo lavoro del nostro caro D. Borgatello, il quale di tappezzerie aveva ornato la chiesa con gusto squisito.

D. Beauvoir, ritornato dalla Missione, ci aiutò a confessare, ad assistere i ragazzi ed in tutte le funzioni ammirava l'aumento della divozione, della frequenza ai Sacramenti, della accorrenza numerosa a tutti gli atti religiosi del mese della Madonna ed in particolare del giorno dell'Immacolata.

Sia lodato il Signor Nostro Gesù Cristo e la sua SS. Madre per la gloria che loro si diede in questo mese e pel bene delle anime nostre.

E la nostra missione di S. Raffaele ? Fa progressi e spero nel Signore si aumenterà il suo regno, poichè in questo mese devono venirvi molti selvaggi. Già corse la voce in tutte le isole , in tutti i canali dell'Arcipelago che nella Missione v'è comodità di vivere, molta galletta, molta carne, vestiti e missionaria (buoni capitani) che attendono e ricevono con piacere tutti gli Indiani.

Per questo ho mandato un battello con galletta, farina, fagiuoli, riso, patate, coperte di lana, abiti, e ne aspetto il ritorno fra sei o sette giorni colle notizie della salute dei Missìonarii, dei neofiti, dei selvaggi per venire loro in aiuto secondo il bisogno. Oh! se avessimo maggiori elemosine, quanto maggior bene potremmo fare !

Altra notizia consolante si è che il nostro Oratorio festivo è frequentato da un buon numero di ragazzi, son già oltre a cento gli inscritti, e così pure è dell'Oratorio festivo delle Suore.

Se il Signore ci manderà i mezzi necessarii, fabbricheremo altre cappelle più decenti pei detti Oratorii. La chiesa parrocchiale poi minaccia ruina. Preghiamo ed attendiamo.

Ecco, carissimo D. Rua , le notizie di dicembre riguardanti questa Missione.

Riceva i saluti di tutti e ne faccia partecipi tutti i membri del Capitolo. Mandi la sua benedizione ai confratelli, alle Suore ed in particolare a chi ne ha tanto bisogno.

Suo aff.mo figlio in Gesù e Maria SAC. GIUS. FAGNANO

Pref. Apostol.

Patagones, 7 Marzo 1890,

CARISSIMO SIG. D. RUA,

Sul finire dell' anno scorso, cioè il 26 di Dicembre, pp. per ordine di Monsignor Cagliero, accompagnato da un chierico ho fatto una breve scorreria visitando alcuni gruppi di famiglie indigene in quattro punti distinti e compresi nello spazio che v'ha tra Guardia Pringles e Conesa. Nel breve intervallo di questa Missione si sono fatte per diritto e per traverso 70 leghe di marcia. Adiuvante Deo siamo riusciti a convertire un buon numero di Indii. Furono battezzati un buon centinaio tra piccoli e grandi, tutti indigeni, ad eccezione di una decina di figli di bianchi, appartenenti a famiglie già cristiane.

Ciò che più ci consolò, fu il vedere venire a noi in vari gruppi alcune famiglie che finora erano rimaste nell'infedeltà. Prima invece erano avvezzi a correre come fiere per questi deserti e nascondersi nei loro covili, quando, si accorgevano della nostra venuta. Costoro all'udire parlare da me nel loro linguaggio delle grandi verità della nostra santa religione mi ascoltarono con avidità, abbandonarono le superstizioni del loro barbaro culto e chiesero il Battesimo.

Con questi si affollarono altri già cristiani, i quali premessa la debita istruzione si accostarono in divoto atteggiamento ai SS. Sacramenti della Confessione , Comunione e S. Cresima. Vi ebbero 159 Confessioni, 100 Comunioni, la maggior parte di uomini e, s'amministrò a 150 il sacramento dello Spirito Santo. Oh Dio buono ! ho esclamato più volte al vederci attorniati da tanti indigeni. Queste anime umili ci rubano il Paradiso, mentre tanti altri che sono sapienti agli occhi del mondo, se ne vanno a eterna ruina.

Mi dirà : e non v' imbatteste in pericoli? Grazie a Dio ne avemmo uno solo e questo si fu che poco ci mancò che non rimanessimo impantanati e condannati a morte noi ed i nostri cavalli in una delle tante lagune che abbondano nelle vallate del Rio Negro. Trepidammo un po' e poi provvidenzialmente ne uscìmmo salvi. Oh come si prega di cuore quando si è in prossimi pericoli di morte.

Nel corso di questa Missione facemmo fra le altre una fermata presso una famiglia di Negri i cui padri sono oriundi dell' Africa trasportati al suolo Americano come schiavi.

Questa famiglia di negri è una delle più buone che si conoscano in queste parti. Il missionario vi trova buona accoglienza, maniere affabili e ciò che più importa fede e religione. Ci fermammo anche in altri punti ma per lo più presso indigeni, i quali ci accoglievano con benevolenza e disponevano del miglior appartamento del loro caserio ad uso della Missione. Non ci lasciarono mai mancare l'arado e mate amaro, e qualche rara volta un po' di pane e qualche goccia di vino, perchè il pane ed il vino raramente si hanno presso questi Indii. Talvolta per non molestare quei di casa dormivamo sotto la bella volta del cielo, stendendo sopra il nudo suolo le nostre pelli e attrezzi della cavalcatura.

Il giorno 27 gennaio arrivammo a Viedma in braccio al nostro caro Monsignore ed agli. altri Confratelli, con cui celebrammo la festa di S. Francesco di Sales. Mi benedica, e mi creda sempre

Suo aff.mo Gesù Cristo SAC. DOMENICO MILANESIO.

Visita alla Missione di S. Raffaele nell'isola di Dawson.

(una delle principali isole della Terra del Fuoco). Puntarenas, 3 maggio 1890.

Preparativi. CArISSIMO SIG. D. RUA,

Passò aprile e non voglio tralasciare di scriverle di una visita da me fatta alla Missione di S. Raffaele.

I due Missionarii mi scrissero dalla Missione che erano arrivati colà altri selvaggi oltre a quelli. condotti da me nel mese di febbraio, e che avevano bisogno di carne, galletta ed abiti pei nuovi arrivati. Feci preparare ogni cosa; noleggiai una nave di trecento tonnellate pel trasporto di tutto, ed il giorno 23 di aprile m'imbarcai con D. Borgatello e quattro Suore di Maria Ausiliatrice.

Mancando il vento, non si giunse che alla sera del 24 all'estremità Nord dell'isola e si ancorò, perchè senza vento la grande corrente Sud ci avrebbe spinti nella notte di nuovo a Puntarenas.

Arrivo e cordiali accoglienze.

Al mattino , soffiando un po' di vento ed approfittando della corrente, si fece vela, ed alle dieci gettavamo l' àncora nella Baia Harris, presso la quale sorgono sette casette pei nostri selvaggi e due pei Missionarii e persone di servizio. Da bordo vedevamo molti Indii accorsi sulla spiaggia ed altri sulla porta di ciascuna casetta, aspettando lo sbarco con qualche trepidazione.

La nostra barca aveva issate tutte le bandiere e sulla casetta della Missione sventolava la bandiera del Chilì. Intanto D. Ferrero colle persone di servizio s' era avvicinato alla spiaggia. Il capitano del bastimento fece calare la navicella e in men che nol dico, Don Borgatello, le nostre Suore ed io discendemmo, ansiosi di por piede, a terra, conoscere tutti i selvaggi, animarli alla conversione ed a sottomettersi al lavoro per provvedere più sicuramente e convenientemente ai bisogni della vita.

Appena sbarcati, ci dirigemmo ai selvaggi salutandoli tutti di cuore, facendo carezze ai loro bambini e dicendo che portavamo alimenti ed abiti e che più tardi avremmo loro distribuito tutto. Se avesse visto, caro signor D. Rua, quanti vispi fanciulletti erano sulla spiaggia, e maravigliati guardavano ora me che portavo gli occhiali, ora le Suore vestite in un modo a loro strano !

D. Pistone ci venne incontro accompagnato dai capi-famiglia e fattici i più cordiali saluti, diede ordine di portare i nostri involti alla casa distante duecento metri dalla spiaggia, e noi ci avviammo pure maravigliati d'un vero progresso.

Progressi fatti.

Dopo l'ultima mia visita si aumentarono di quattro le case pei selvaggi. Si aperse un bel viale largo venti e lungo duecento metri, tutto spianato e coperto di ghiaia a uso città. Ai due lati sì piantarono alberi , trasportandoli colle radici dal bosco, da formare veramente una meraviglia.

Io me ne rallegravo col carissimo nostro D. Pistone, che la fa qui da missionario, da agrimensore, ingegnere e direttore dei pubblici lavori , e me no rallegravo pure assai coi lavoranti , quasi tutti. selvaggi. Giungemmo alla casa. D. Ferrero giù ci aveva preceduti e lasciandoci padroni s'era messo a dare riso, fagiuoli, galletta, carne e grasso, secondo il numero d'individui componenti le singole famiglie, alle madri, affinchè potessero ammannire il pranzo ai loro figli.

Già si ottenne che ciascuna famiglia si ammannisca il cibo, e che sappiano già usare il cucchiaio. Alcuni son già riusciti ad imparare a far anche uso della forchetta. Si ottenne pure che la maggior parte si lavino la faccia e le mani. Vidi una gran pentola presso la nostra cucina con molto fuoco e ne domandai il perchè; fummi risposto che vi erano molti infermi e per questi si preparava in quella pentola il cibo a parte. Era l'influenza che s'era pure introdotta nella Missione, malattia ignorata da D. Pistone e D. Ferrero, perchè i giornali non erano ancora arrivati fino a loro. Intanto era venuta l'ora del pranzo, e noi ci ritrovammo con un buon appetito ; in ventiquattro ore quasi non s'era preso cibo pel mal di mare, che cessò solo al toccare terra.

Visita all'incipiente paese.

Dopo il pranzo visitammo i selvaggi presso le loro casette per far conoscenza con tutti. Sono dette casette lunghe metri quattro per tre, coperte con lastre di zinco, con una sola apertura che serve di porta e finestra, ma senza chiudersi. In mezzo accendono il fuoco ed è la loro cucina e la loro stufa.

Vita di quei selvaggi.

Che vita fanno questi selvaggi? Quando son lungi dalla Mìssione vanno alla pesca , alla caccia ed in cerca di frutti di mare che trovansi in abbondanza sulla spiaggia. Quando possono pescare qualche foca (lupo marino) od ottengono molta pescagione, si fermano sul posto quanto dura quella provvigione che il Signore loro mandò. Sono sempre in cerca di vitto e di novità , a meno che qualche malattia non impedisca loro di camminare. Le donne, i ragazzi ed i vecchi coi loro cani navigano lungo la spiaggia sulle loro piroghe, fatte di scorza d'albero, avendo per zavorra un po' di arena e ghiaia: col fuoco indispensabile che non lasciano mai smorzare. Gli uomini poi coll'arco al braccio ed uno o due grossi cani vanno a piedi sulla spiaggia spiando sempre per vedere di cacciare ed all'uopo difendersi dai nemici, che sarebbero altri Indii, o qualche cattivo cristiano.

Vita degli Indii nella Missione.

Adesso nella Missione di buon mattino vanno al bosco a provvedersi di legna per la giornata ed all'ora della colazione mangiano qualche galletta con caffè, quindi s'avviano gli uni ad aggiustar la strada e gli altri a sradicar alberi nel bosco per aprire nuove strade o sentieri e condurre travi per la costruzione delle case. Intanto i ragazzi vanno alla scuola, dove D. Ferrero insegna loro la lingua spagnuola, alcune preghiere, a scrivere sopra piccole lavagne ed a lavarsi più volte al giorno. Certamente non si può pretendere il silenzio, la compostezza dei giovani europei, ma è già molto che stiano radunati sotto un piccolo portico, e ripetano ciò che loro insegna il Missionario. Il tempo del lavoro, del riposo, del pranzo, ecc. è regolato dal suono della campana. Mentre si lavora non si lascia occasione d'insegnare a parlare in lingua spagnola e di far ripetere il segno di croce, perchè lo imparino bene. Alle madrì quando vengono a ricevere la razione di cibo si fa pure ripetere il segno di croce , sicchè adesso quasi tutti sanno già farlo. Credono in una vita futura, e D. Ferrero vide una vedova che alla sera seduta in un angolo della casa in atteggiamento quasi di preghiera borbottava certe parole. Al mattino domandandone spiegazione a quella vecchia ed ai vicini, ebbe in risposta che ricordava la morte del marito avvenuta tanti anni fa.

Dopo pranzo gli uomini continuano a lavorare, e le donne ed i ragazzi aspettano il riflusso del mare, bassa marea, che scopre alcuni scogli, per correre a raccogliere frutti marini, molluschi, ecc. Circa le ore cinque gli uomini si ritirano dal lavoro e le donne vanno a prendere la loro razione di alimento.

Morte e funerali.

In quei giorni ci aspettava un fatto che commosse tutta la nostra: piccola popolazione. Eran tre mesi che un Indio nerboruto, chiamato Giovanni, si sentiva dolore al capo, sicchè tante volte non poteva andare cogli altri al lavoro. Quando lo visitai mi disse che si sentiva male al capo e che soffriva molto. Poco dopo mi chiamarono in fretta credendo che morisse. Accorsi prontamente. Dai sintomi m'accorsi che si trattava di un colpo apoplettico. Gli feci coraggio e dissi che io avevo rimedio a bordo e che presto me l'avrebbero portato. Ma in realtà temeva che il male fosse incurabile. Dissi ai confra telli che era meglio battezzarlo perchè era in prossimo pericolo. Alle sette della sera si battezzò ed alle dieci moriva, sempre caritatevolmente assistito , dopo mille inutili cure.

Tutta la notte la famiglia del morto ed alcuni vicini stettero attorno ad un gran fuoco, piangendo e guardando il cadavere steso in terra in un angolo della casa. Abbiam fatto preparare la cassa mortuaria, vi si pose il cadavere, mentre pure si eran dati ordini per preparare il cimitero. D. Borgatello, accompagnato da due Indii, dirigeva i lavori, e più con segni che con parole indicava ai selvaggi che il cadavere sarebbesi seppellito colà, ma che l'anima era già in paradiso, per la virtù del Battesimo.

Non si potè finire in due giorni il sentiero che si dovette aprire per portare il cadavere fino alla sepoltura, sicchè lo si dovette lasciare ancora in casa la seconda notte. Al mattino seguente, ad un segno della campana, si radunarono tutti gli Indii nella casa del defunto, e D. Borgatello, vestito di cotta e stola, preceduto dalla croce portata da un Indio, si recò alla casa del morto , e compìute le cerimonie del rituale, si diresse al nuovo cimitero.

Tutti gli Indii seguìrono la bara fino al sepolcro, ed era commovente vedere per la prima volta in quell'isola una processione avanzarsi silenziosa lungo la riva del mare e salire poscia tra folti alberi sovra una collinetta per depositare le spoglie mortali d'un povero Indio testè battezzato. Era la prima volta che le funebri cerimonie, di cui la Chiesa circonda i suoi morti, celebravansi in quelle terre. Tutti gli Indii se ne mostravano meravigliati e contenti, specialmente quelli della famiglia del defunto. Alla sera la detta famiglia abbandonò la casetta e si ritirò come in solitudine. Fino alla mia partenza li vidi disoccupati e mesti. Diedi istruzioni ai Missionarii perchè stessero attenti per impedire che tale lutto durasse troppo a lungo e fosse causa di fatti strani e dolorosi.

Festa di S. Giuseppe.

Ci apparecchiavamo pertanto a celebrare la festa patronale di S. Giuseppe e volevamo fare cose solenni. Tutti aspettavamo con ansietà la domenica. D. Pistone e D. Borgatello s'incaricarono di aggiustar un portico a modo di chiesa, addobbandolo nel miglior modo possibile. D. Ferrero ed io ci incaricammo di distribuire camicie, mutande, pantaloni, corpetti e giubbe ; e le Suore distribuirono abiti alle ragazze ed alle donne. Era un movimento insolito. Uomini, donne, ragazzi, ragazze , tutti correvano per aver abiti, e quando uscivano colla loro roba correvano alle casette per indossarli. Fu un viavai per due ore. Pareva una vita nuova. Chi nel vestirsi indossata la camicia pulita vi metteva sopra quella sucida, chi levatesi le scarpe veniva colle sole calze , chi metteva le mutande sopra i pantaloni ed altri in simiglianti modi, senza volerlo, facevano un po' di carnevale.

Il bastimento ancorato nella baia aveva issato tutte le bandiere in segno di festa.

Il capitano poi venne con quasi tutto l'equipaggio ad assistere alla S. Messa.

Il nostro confratello Tarable s'era attaccato alla campana e col battaglio e col martello suonava a festa chiamando tutti alla cappella. Mentre mi vestivo per la santa Messa D. Pistone dava il posto ai ragazzi, agli uomini, e le Suore collocavano le donne e le ragazze.

Il Capitano ed il Pilota del bastimento avevano un posto distinto. Al segno della croce tutti gli Indii si inginocchiarono con un raccoglimento commovente. D. Borgatello cominciò a recitare gli atti di fede , di speranza e carità che tutti ripetevano parola per parola. Dopo il Sanctus intonò una lode Corazón Santo; cantarono solamente i nostri Missionarii e le Suore. Fu quello un momento d'incanto pei poveri Indii, che per la prima volta sentivano un coro ed un canto tanto bello. Essi pure volevano cantare e guardavano il movimento delle labbra dei nostri Salesiani e delle Suore ed emettevano una specie di brontolio, sotto voce, per prendere parte anche al canto. Al fine della Messa diressi un'esortazione agli Indii affinchè continuassero ad esser buoni , lavorassero per provvedersi il vitto ed il vestito , ascoltassero i nostri Missionarii ed imparassero bene il catechismo per ricevere il santo Battesimo ed essere quindi battezzati come noi. Diressi pure alcune parole alle persone di servizio, raccomandai loro che fossero di buon esempio agli Indii e non li disgustassero mai.

Nuovi lavori.

Abbiam visto il bisogno di una cappella stabile e di una nuova casa. Diedi ordine in proposito perchè senza cappella capace di contenere almeno un centinaio di persone, e quindi senza culto esterno, non si può infondere nei selvaggi il sentimento religioso. La casa attuale poi è troppo piccola pel servizio che deve prestare, e non ripara abbastanza dal vento e dal freddo.

I mezzi spero di ottenerli nella mia gita alla capitale del Chilì ed a Valparaiso, ed in caso che non li ottenessi, mi rivolgerò a Torino.

Ecco, caro signor D. Rua, quale fu la mia visita alla Missione di S. Raffaele, visita che come le altre finisce con obbligarmi a domandar elemosina.

In altre lettere le darò notizie di altre nostre povere imprese. Ci raccomandi al Signore e ci benedica in modo speciale, perchè ne abbiamo grande bisogno.

Aff.m° figlio in Gesù e Maria D. GIUSEPPE FAGNANO

Prefetto Apost.

NOTIZIE COMPENDIATE.

Bogotà (Colombia, 17 Giugno) - Grande concorso di fedeli per le sacre funzioni e per la frequenza alla Confessione ed alla Comunione nella chiesa consegnata pochi mesi fa ai Salesiani. Alla Domenica due ore prima che il Direttore D. Evasio Rabagliati ascenda in pulpito, la chiesa, sebben capace di due mila e più persone, è già rigurgitante di popolo. Per prevenire disgrazie intervengono alcuni soldati con baionetta in canna a tutelar l'ordine e ad impedire l'ingresso a chi giunge quando la chiesa è già piena.

Quito (Equatore). - Il sig. D. Giacomo, Costamagna, in viaggio per l'America Meridionale per urgenti interessi delle nostre Missioni e dei nostri collegi di colà, giunse felicemente a Quito alli 23 di Maggio, vigilia della Festa di Maria SS. Ausiliatrice.

Il giorno 24 era colà festa nazionale perchè giorno anniversario dell' ultimo attacco col quale gli Equatoriali avevano ottenuto l'indipendenza della capitale dalla potenza di Spagna. Il giorno seguente fu celebrata con pompa solenne la festa di Maria Ausiliatrice nel Collegio Salesiano. V' intervennero il Delegato Apostolico, l'Eccellentissimo Monsignor Macchi, e ragguardevolissimi altri personaggi, tra i quali il celebre e dotto poeta Belisario Peña. Nella descrizione che D. Costamagna ci fa del difficilissimo viaggio che corre da Guajaquil fino a Quito , non tace dei gravissimi pericoli superati tra mille invocazioni a Maria, agli Angeli e Santi, e soggiunge : Una volta si diceva : non sa pregare chi non fu in mare ; ma i sentieri del l'Equatore sono predicatori ben più eloquenti che lo stesso Oceano in burrasca.

Lungo questo pericoloso cammino tra valli e monti, s'imbattè in molti indii già cristiani.

Ebbe pure la felicissima occasione di confessare e preparare alla morte alcuni infermi che pareva fossero conservati ancora in vita per aspettare il suo passaggio, e morire così coi conforti religiosi.

Buenos Aires (R. Argentina) - Nel sobborgo di questa capitale detto pueblo de

Barracas al Morte, ove non v'era finora nessuna chiesa , fu aperta una nuova casa Salesiana con chiesa e scuola. L'impianto, l'apertura e l'avviamento furono accompagnati da fatti provvidenziali che ne dimostravano la necessità e fanno sperare assai bene per l'avvenire.

Bahia Bianca (R. Argentina). - È stato mandato come primo parroco Salesiano in questo punto di mezzo tra Patagones e la capitale, lo zelante Missionario e facondo oratore D. Michele Borghino, già direttore in Nichteroy (Brasile) e poscia parroco nell' Uruguay.

Rosario (città di 70000 abitanti nella provincia di Santa Fè nella Repubblica Argentina). Si aperse, e dopo duri sacrifici progredisce floridamente la nuova casa Salesiana detta Casa e Collegio di S. Giuseppe. Il buon direttore D. Carlo Piovano, già prima parroco di S. Carlo in Buenos Aires, ha incontrati buoni aiuti in alcuni zelanti Cooperatorì.

Ben presto i Coloni Italiani ( che sono tanto aumentati nella provincia di santa Fè e formano una popolazione agricola che rappresenta nelle sue numerosissime colonie, quasi una per una le singole provincie d' Italia) sapranno dove andare per compiere i loro doveri religiosi, e potranno anche inviare a preti connazionali i loro figli da educare.

Viedma - Si è stabilito un ospedale per ora poverissimo materialmente, ma ricchissimo di frutti. D. Garrone fa prodigi. È divenuto il medico di maggior stima : molta gente viene da venti e più leghe a lui per essere guarita. Ed egli, non meno valente nell'arte sacerdotale, mentre li guarisce corporalmente, li sana pure nello spirito.

Puntarenas. Ci giungono notizie di lunghi viaggi fatti dal Prefetto Apostolico D. Fagnano nelle isole della Terra del Fuoco e di D. Beauvoir nella Patagonia Meridionale accompagnati da altri Confratelli. Le loro fatiche apostoliche furono coronate da consolanti frutti. Ne sia lodato Iddio.

Son viaggi che costano assai. I Missionari debbono pensare a provvedere agli Indii abitazioni, vestiario, alimenti, istruzione religiosa ed istradarli al lavoro insegnando loro a lavorare la terra e qualche mestiere de' più necessarii alla vita. Possono quindi immaginarsi i nostri Cooperatori e pie Cooperatrici quanto, gravi sieno le spese che dobbiamo sostenere. Ogni elemosina quindi che ci sarà inviata per tal uopo sarà ricevuta come carità fiorita.

Repubblica Argentina. Grazie a Dio, pare che nulla di triste sia accaduto alle nostre numerose Case Salesiane di quella repubblica nel tempo dei moti rivoluzionarii sviluppatisi colà e che ci fecero passare momenti di non lieve trepidazione. Se fosse accaduto alcunchè di grave ne avremmo già ricevuta notizia per telegrafo. Riceveremo a giorni notizie rassicuranti per lettera. Raccomandiamo pertanto i nostri Missionari e Cooperatori di quella Repubblica alle preghiere dei Cooperatori e delle Cooperatrici nostre d'Europa.

OSSERVATORIO METEOROLOGICO di Punta Arenas e di Magellano

Minima Maxima Acqua   Neve

Dicembre 1888   0, 2 23, 7 65, 3

Gennaio 1889   2, 2 21, 4 9, 5

Febbraio »   0, 1 22, 0 53, 2

Marzo   »   0, 3 19, 8 76, 1

Aprile   » - 1, 3 13, 6 19, 2

Maggio   » - 3, 5 15, 8 169, 5 1 Cent.

Giugno   » - 2, 0 10, 0 37,   4 Cent.

Luglio   » - 10, 5 11, 4 2, 34 Cent.

Agosto   » - 9, 5 11, 4 32, 8 15 Cent. Settembre » - 2, 4 11, 3 15, 4 3 Cent.

Ottobre » - 0, 8 17, 4 13, 2 Novembre » - 4, 9 20, 3 18, 1 Dicembre » - 3, 5 22, 00

NB. Nel giorno più corto il sole nasce alle 8, 20 e tramonta alle 3, 30. Nel giorno più lungo nasce alle 3, 20 e tramonta alle 8, 45.

LETTERA D'UN COLLETTORE DELLA PIA OPERA del Sacro Cuore di Gesù in Roma.

Revm° Signor D. Rua,

Mi è caro poterle mandar relazione d'una grazia che il buon Gesù volle fare ad una pia donna che s'era ascritta alla Pia Opera del Sacro Cuore da V. S. Rev.ma istituita per l'Ospizio Salesiano di Roma.

Questa pia donna, pochi giorni dopo che m'aveva dato il suo obolo per la detta opera cadde inferma. Il male le si aggravò ben presto ed a tal segno, che i medici non davan più speranza di guarigione. I suoi parenti erano nella desolazione e nel pianto.

Appena io seppi ciò, dissi tra me : Oh se il Sacro Cuor di Gesù usasse un tratto di. sua bontà verso questa povera inferma, ristabilendola in salute in ricompensa della fatta elemosina, certo che l'opera sua avrebbe un buon incremento in altri divoti ! - Mi posi allora a pregare di cuore per tale intento e feci pregare anche altri.

Il Sacro Cuore di Gesù ci esaudì. Pochi giorni dopo , la detta inferma , pienamente ristabilita in salute, usciva di casa e poteva recearsi in chiesa a far preghiere di ringraziamento.

Gradisca, sig. D. Rua i miei rispettosi saluti, e mi abbia tra i raccomandati alle sue orazioni.

Carbonara Scrivia, 25 Giugno 18890.

Devm°. GUALDI PIETRO

Cooperat. Salesiano.

COLLEGI SALESIANI.

A conforto delle famiglie , che ci affidano l'educazione ìntellettuale e morale dei loro figli, siamo lieti di segnalare il felice risultato dei nostri allievi ne' teste passati esami finali. Questa buona riuscita si ottenne pure nell'esame delle varie Licenze che gli alunni di molti nostri Collegi sostennero presso i Licei e Ginnasi governativi ; sappiamo anzi di alcuni che ebbero particolari elogi dai Presidi e Professori che li esaminarono. Aggiungiamo in ultimo che parecchi de' Professori Salesiani furono chiamati, in quest'anno soprattutto, a far parte delle Commissioni Esaminatrici Governative, alcunì per la licenza liceale, altri per la licenza ginnasiale superiore, altri in fine per la licenza ginnasiale inferiore. Esprimiamo qui. la nostra riconoscenza alle Autorìtà Scolastiche per quest' atto di stima verso i nostri Istituti , e i ringraziamenti dei nostrì insegnanti per l'accoglienza che incontrarono tra i loro colleghi delle varie Commissioni Esaminatrici.

Diamo intanto un cenno de' Collegi Salesiani d' Italìa, a comodità de' Cooperatori e Cooperatrici e dì quanti altri desiderassero affidare i loro figli per la carriera degli studi liceali, ginnasiali ed elementari, assicurandoli di tutta la nostra sollecitudine per tutto quello che riguarda religione, moralità, sanità e profitto negli studi così scientifici come letterari.

Oltre l' Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, l'Ospizio di S. Vincenzo de'Paoli in Sampierdarena, l'Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma, l' Oratorio della Croce in Lucca, le scuole di S. Paolo alla Spezia, la Colonia Agricola di Mogliano Veneto , l'Oratorio di Maria Immacolata a Firenze, quello di S. Benigno Canavese e quello di S. Francesco di Sales a Faenza, vi sono i Collegi di Borgo S. Martino, Lanzo Torinese, Varazze, Alassio , Este, Penango, Terracina, Parma e Randazzo in Sicilia.

In questi Collegi l'insegnamento comprende il corso Elementare e Ginnasiale, ed è impartito da maestri e professori patentati e a norma de' programmi governativi. Nel Collegio di Alassio vi è di più il Liceo.

Giova pure avvertire che ne' Collegi di Varazze, Alassio e Randazzo si danno eziandio gli esami pubblici di Licenza Elementare.

Borgo S. Martino è un paese della Diocesi di Casale Monferrato , sulla linea di Alessandria-Vercelli, con stazione a pochi passi dal Collegio.

Lanzo dista dodici miglia da Torino, a piè delle Alpi, e vi si va per ferrovia con più corse al giorno.

Varazze, Diocesi di Savona, trovasi sulla linea Genova-Ventimiglia, e si arriva da Genova ìn un'ora e mezzo di ferrovia.

Alassio, Diocesi di Albenga, trovasi sulla stessa linea Genova-Ventimiglia, a metà strada fra Savona e Ventimiglia. La stazione ferroviaria è vicinissima al Collegio.

Este appartiene alla Diocesi di Padova ed ha stazione sulla ferrovia Monselice - Legnano Mantova; in oltre un servizio di omnibus , in coincidenza con tutte le corse , la congiunge colla stazione di Sant'Elena sulla ferrovia Venezia-Bologna.

Penango è nella diocesi di Casale, sopra un'amena collina presso Moncalvo, con stazione propria sulla linea Asti-Mortara.

Terracina, della diocesi omonima, è nel Circondario di Velletri, Prov. di Roma. Sino a Velletri si va in ferrovia e da Velletri fa il servizio regolare quotidiano un omnibus,

Il Collegio di Parma fu solo fondato nell'anno scorso nel vicino quartiere S. Benedetto , ma ha già dato assai buoni frutti e ne promette maggiori ancora.

Randazzo, posto sopra un ameno altipiano del monte Etna, è come un centro della rete e delle vie provinciali di Messina, Catania, Nicosia, Mistretta. La stazione ferroviaria più vicina a Randazzo è quella di Piedimonte sulla linea Messina-Catania.

In quasi tutti questì Collegi vi sono due gradi di pensione. La, prima varia da L. 35 a 40 mensili ; la seconda da L. 24 a 30.

Per avere i relativi programmi e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai Direttori dei singoli Collegi, oppure al sacerdote Michele Rua, via Cottolengo, n. 32,. Torino.

EDUCATORII PER LE FANCIULLE.

Oltre ai mentovati Collegi pei giovanetti,. vi sono pure otto Educatorii per le fanciulle, il primo in Nizza Monferrato, sotto il nome della Madonna delle Grazie; il secondo nella città di Chieri, sotto il titolo di Santa Teresa ; il terzo al Torrione di Bordighera, il quarto a Novara, il quinto, sesto e settimo nelle ridenti saluberrime colline circostanti l'Etna, a Bronte, a Mascali e a Trecastagni in Sicilia , e l'ultimo ad Alì presso Messina, diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice.

Scopo di queste Case di educazione si è di dare l'insegnamento scientifico e morale in modo , che lasci nulla a desiderare per una giovanetta di onesta e cristiana famiglia, cioè arricchirne la mente di utili cognizioni, educarne il cuore a sode e cristiane virtù , addestrarla ai lavori femminili e informarla a queì principii di civiltà, che sono richiesti dalla sua condizione.

La città di Nizza Monferrato è una delle principali stazioni della ferrovia tra Alessandria e Cavallermaggiore.

Quella di Chieri ha comunicazione diretta colla ferrovia Torino-Chieri e con le linee Torino Alessandria , Torino-Cuneo , TorinoSavona, con fermata a Troffarello.

Quella di Bordighera è sullo stradale della marina che da Ventimiglia conduce a Bordighera,, luogo ameno e di dolce soggiorno agli Inglesi nella rigida stagione d'inverno.

Le domande si possono fare alla Direttrice dei singoli istituti, od al M. Rev. Sig. D. Michele Rua Via Cottolengo 32 Torino -

CORSO DI STUDIO PER GIOVANI ADULTI che intendono consacrarsi o Dio nello stato o ecclesiastico.

Il nostro sempre amato Padre e Fondatore D. Giovanni Bosco scriveva nel Bollettino Salesiano di novembre del 1877 ìl seguente articolo, dettato dall'indefesso zelo che ardevagli in cuore per ottenere nuovi operai nella vigna evangelica

Son più anni, così il nostro venerando Don Bosco, da che si va lamentando il bisogno di operai evangelici , e la diminuzione delle vocazioni allo stato ecclesiastico. Questa deficienza di vocazioni è sentita in, ogni diocesi d'Italia e in tutta Europa ; è sentita nelle corporazionì religiose, elle mancano di postulanti ; nelle Missioni estere, che ripetono incessantemente con S. Francesco Zaverio : Inviateci degni operai evangelici in aiuto. Anzi sappiamo non poche Missioni essere in procinto di estinguersi per la sola ragione che mancano di operai evangelici. E dunque necessità di pregare il Padrone della messe che mandi operai nella sua mistica vigna : ma alle preghiere unire la nostra cooperazione. Già in Germania, in Francia, in Inghilterra ed in molti paesi d'Italia si fondarono opere di beneficenza a questo fine, e se ne ottennero buoni effetti, ma insufficienti ai molti ed urgenti bisogni. Mentre noi altamente lodiamo queste opere cominciate, e di tutto cuore preghiamo Dio che le faccia ognor più prosperare a sua maggior gloria, sembra opportuno proporne un'altra che forse ci potrà più prestamente venire in aiuto. E questo un corso di studio per giovani. adulti che intendono consacrarsi a Dio nello stato ecclesiastico.

Dall'esperienza si potè conoscere come di dieci fanciulli, che cominciano gli. studi con animo di arruolarsi alla milizia di Gesù Cristo, in media appena uno o due giungono al sacerdozio, mentre dai più grandicelli, che hanno già ponderata e studiata la loro vocazione, sopra dieci se ne hanno otto. Si osservò pure che in uno spazio di tempo assai più breve, quindi con molto minore spesa compiono i loro corsi letterari, perciocchè separati dai piccolini, che devono gradatamente percorrere le loro classi, quelli, mercè corsi abbreviati, possono assai più presto giungere alla meta. Tuttavia volendo essere sicuri di procedere secondo i principi di Santa Chiesa, si. ricorse al Supremo Gerarca di essa, affinchè consigliasse quanto giudicasse da farsi a maggior gloria di Dio. Il Sommo Pontefice con gran bontà si degnò di benedire, commendare il progetto, arricchendolo di molti favori spirituali con apposìto Breve nel dì 9 maggio del 1876.

Opera di Maria Ausiliatrice.

Quest'opera è posta sotto agli auspizi della Santa Vergine Ausiliatrice, perchè Maria essendo dalla Chiesa proclamata Magnum et singulare in Ecclesia praesidium, si degnerà certamente proteggere un'opera che mira a procacciar buoni ministri alla Chiesa. Di fatto Iddio in questi tempi concede innumerevoli grazie a chi invoca l'Augusta sua Madre sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani.

Quest'opera non reca danno ad altre già esistenti

Non solo non reca danno, ma le sostiene. Senza preti , senza predicazione, senza Sacramenti, che diverrebbero l'Opera della Propagazione della Fede, della Santa Infanzia e di tutte le altre opere pie`?

Avuta la benedizione e l'approvazione dei Vescovi e dei Supremo Gerarca della Chiesa, mi sono mosso alle prime prove, raccogliendo nell'Ospizio di S. Vincenzo in Sampierdarena alcuni giovani grandicelli, che avessero intenzione di percorrere gli studi ginnasiali, unicamente per consacrarsi a Dio nello stato ecclesiastico. - Dio benedisse questi deboli sforzi e, sul finire dello stesso primo anno, 36 allievi entrarono nel chiericato, di cui oltre a venti fecero ritorno nella rispettiva diocesi ; alcuni abbracciarono lo stato religioso, gli altri si consacrarono in varii istituti alle Missioni estere. - Numero maggiore di vocazioni speriamo di avere negli anni avvenire, se la pietà dei fedeli continuerà il suo aiuto ad un'Opera che non è limitata ad un. paese, o ad una diocesi, ma al bene generale di tutta la Chiesa.

(Le speranze di D. Bosco non andarono deluse; ben oltre a 450 furono i chierici che finora uscirono dalle dette scuole. Alcuni al presente, già da più anni ordinati sacerdoti, sono zelanti parroci , altri indefessi apostoli nelle missioni).

Mezzi.

Non ci sono mezzi stabili, l'Opera è totalmente affidata alla pietà dei fedeli, e specialmente dei nostri Cooperatori Salesiani. Ognuno può concorrere come Oblatore, Corrispondente, Benefattore.

1. Gli Oblatori si obbligano per due soldi al mese, oppure per un franco all'anno. Pei sacerdoti basta che celebrino una s. Messa, cedendone la limosina a beneficio dell'Opera.

2. I Corrispondenti sono quelli che in onore dei dodici Apostoli si fanno capi di una o più dodicine di Oblatori , ne raccolgono le offerte indirizzandole al Direttore dell'Opera. I corrispondenti ricevono con riconoscenza qualunque piccola offerta, fosse anche di un soldo all'anno.

3. Benefattori si appellano quelli che a piacimento fanno qualche offerta in danaro od in natura, p. e., in commestibili, in biancheria, in libri e simili.

Quelli che offrono fr. 300 annui possono a loro scelta inviare gratuitamente un allievo all'Istituto. Se poi l'offerta fosse di fr. 800, l'allievo sarebbe tenuto per tutto il tempo del corso ginnasiale. Le offerte saranno indirizzate al sacerdote Michele Rua (via Cottolengo, N. 32, Torino), o al Direttore dell'Ospizio di S. Vincenzo a Sampierdarena, la prima Casa dove si fondò e continua questa Opera, oppure al Direttore dell' Ospizio di S. Giovanni Evangelista (via Madama Cristina, N. 1, Torino), nuova Casa per la stessa pia Opera.

Vantaggi spirituali.

1. Coloro che concorrono eziandio con piccolissima offerta ricevono una speciale benedizione del S. Padre, che benedice e raccomanda l'Opera di Maria Ausiliatrice, e concede molto indulgenze e molti favori spirituali a chi la promuove.

2. Il merito di aver contribuito ad una grande opera di carità. Non si può fare opera migliore, dice S. Vincenzo de' Paoli, che contribuire a fare un prete.

3. Ogni giorno nella chiesa di Maria Ausiliatrice si celebrerà la santa Messa : gli allievi l'ascolteranno facendo delle Comunioni con particolari preghiere pei loro befattori.

4. I medesimi oblatori partecipano ai meriti di tutte le Messe, predicazioni, delle altre buone opere, e del merito grande delle anime, che i preti, formati dalla loro carità, guadagneranno a Dio nell'esercizio del sacro Ministero. Di modo che saranno per certo applicate loro le parole di S. Agostino: Animam salvasti, animam tuam praedestinasti.

NB. - Per norma degli allievi e di coloro che se ne dovessero incaricare o che desiderano brevi notizie dell'Opera di Maria Ausiliatrice si sono stampati appositi programmi che si potranno avere dal sac. Michele Rua (via Cottolengo , numero 32, Torino), oppure dal Direttore dell'Ospizio di S. Vincenzo a Sampierdarena, o di San Giovanni Evangelista (via Madama Cristina, N. 1, Torino).

DON RUA al Nord della Francia e nel Belgio.

(Seguito del suo viaggio). Ancora delle nostre Scuole di Londra.

I nostri lettori sanno come D. Rua prima di partìre da Londra desse ordine che si costruisse un nuovo locale per le scuole , essendo insufficiente al numero degli allievi quello esistente. Ora, dopo quattro mesi, riceviamo l'annunzio che detta costruzione è giunta a termine. Si è lavorato alacremente e da bel numero di operai, seguendo il disegno delle scuole governative, perchè come tali siano riconosciute dall'Autorità scolastica; e pel nuovo anno nella parrocchia del S. Cuore i Salesiani a Battersea, coadiuvati dalle Suore di N. S. di Namur, apriranno tre scuole : una per i ragazzi, l'altra per le ragazze ed una terza per l'asilo infantile.

Queì nostri confratelli sperano nella generosità dei Benefattori di poter far fronte alle spese incontrate per questa costruzione.

In Francia.

Ritornato in Francia, Don Rua visitò a Guines l'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, chiamate ivi or sono parecchi anni da una generosa benefattrice, signora Morgant. Quindi recossi a Lilla, ove fu accolto con grand'entusiasmo nell' Orfanotrofio di S. Gabriele, diretto dai Salesiani. Al 6 di maggio teneva la conferenza a quei nostri Cooperatori, ai quali raccomandò in modo speciale l'ingrandimento dell'Oratorio, omai ridotto insufficiente per le tante domande di accettazione che si fanno.

Nel Belgio.

Liegi.

Nel pomeriggio del 7 maggio D. Rua arrivava a Liegi nel Belgio, ove era aspettato

da S. E. Rev.ma Mons. Doutreloux, vescovo di quella diocesi. All'indomani, festa dell'Apparizione dell'Arcangelo S. Michele, si benediceva solennemente la prima pietra del nuovo Orfanotrofio Salesiano, che prenderà, il nome da S. Giovanni Berchmans

Noi crediamo di recar piacere ai nostri lettori traducendo l'articolo inserito nel numero del 10-11 maggio della Gazzetta di Liegi:

Benedizione della prima pietra dell'Orfanotrofio Salesiano di San Giovanni Berchmans a Liegi.

Credente ho assistito alla posizione della prima pietra dell'Oratorio Salesiano per gli artigianelli nel quartiere del Laveu, e mi sono detto che, quand'anche non avessi avuto fede, non avrei potuto non essere commosso.

Drappi e bandiere d'ogni colore, della Vergine, della patria e del Papa sventolavano per un gran tratto segnando la via del corteo. La popolazione di tutta la parrocchia era veramente in festa ; l'aveva fatto vedere ornando le proprie case, lo dimostrava ancora adesso accalcandosi numerosa, i più ragguardevoli tra le file della processione, altri nella chiesa, altri per la via, e da tutti traspariva un'aria di simpatia e di rispetto. I ricchi doveano godere nel salutare un'Opera che veniva ad aiutarli nell'adempiere il loro dovere di carità verso de' poveri ; il popolo sentiva che per lui stabilivasi quell'Opera destinata a divenire in Liegi il più ampio stabilimento d'educazione e d'istruzione popolare...

All'ora fissata, le LL. EE. il Nunzio Apostolico ed il Vescovo di Liegi, preceduti e seguiti da numeroso clero, dal Capitolo della, Cattedrale, dal Consiglio di fabbrica della parrocchia, dai membri dei Comitati vescovile e organizzatore, entrano nella chiesa di S. Veronica stipata di fedeli. Si canta dapprima un mottetto d'occasione : la preghiera che D. Bosco ripeté più volte prima di entrare in agonia, musicata dal M.° Gerolamo Suttil , ed eseguita la prima volta da' suoi figli nell'inaugurazione del mausoleo innalzato sulla sua tomba. Dopo il Veni Creator per invocare la protezione dello Spirito Santo sopra di un'impresa da Lui inspirata, compare sul pulpito un prete straniero, bruno in volto e scarno come un anacoreta. Ciò che più colpisce in lui si è la serenità dello sguardo scintillante sotto palpebre arrossite per le continue e prolungate veglie.

Allievo di D. Bosco, poi suo Vicario D. Rua è oggi il successore del moderno Vincenzo de' Paoli; egli presiede instancabile, nell'unione della forza e della dolcezza, ai progressi che continuamente prende in ogni paese l'istituzione del suo Maestro.

Egli parla di cuore e con eloquenza, con correttezza e semplicità

«... Si era sullo scorcio del 1887; il 6 dicembre D. Bosco, già sofferente assai, era disceso, per l'ultima volta, nella chiesa di Maria Ausiliatrice per dare la sua benedizione e l'addio ad un drappello di Missionarii che partivan per l'Equatore. - Non gli restava più un personale disponibile ; è venuto il tempo, dicevasi, di non più pensare a nuove fondazioni. Quand'ecco all'indomani arrivava dalla Patagonia Mons. Cagliero : veniva per sollecitare nuovi operai per la vigna del Signore. Nello stesso tempo presentavisi un Prelato del Belgio. Veniva per ricordare a D. Bosco la domanda fatta quattr'anni addietro e la promessa ottenuta di una fondazione nel Belgio ; insisteva con ardore per i bisogni della popolazione della sua città vescovile, la capitale industriale del Belgio. Chi non sarebbe stato commosso dalle sue preghiere ? Don Bosco non mancava di buona volontà, gli mancava il personale. Il Vescovo insistette, ed il buon Padre, per non prendersi sopra di se solo la responsabilità di un rifiuto, radunò il suo Consiglio, e questo Consiglio ad unanimità non potè che rispondere con una sol parola : Impossibile !

» Il santo Prelato respinto s'appellò a più alto; recossi nella chiesa di Maria Ausiliatrice, sotto l'inspirazione della quale D. Bosco aveva sempre operato, e si mise a pregare. Qual fosse stata la sua preghiera non si seppe, ciò che si conobbe furono i risultati. D. Bosco quella notte dormì pochissimo ; all'indomani, 8 dicembre, celebrò la santa Messa tra le lagrime e i singhiozzi, e finito il santo Sacrifizio, radunò di nuovo il suo Consiglio, gli parlò con tal forza, e così bene fece comprendere ciò che voleva la Vergine Ausiliatrice, che più nessuno seppe persistere nella sua opposizione, e da quel giorno fu decisa la fondazione di cui oggi si pone la prima pietra.

» Il nostro fondatore non è più quaggiù per assistere a questa festa che gli avrebbe recata tanta gioia ; dal Cielo egli veglierà sullo stabilimento di Liegi, ultima fondazione della sua carità Appena sarà possibile raccogliere dei fanciulli e dar loro qualche lezione, noi verremo con ogni impegno per renderli buoni cristiani e onesti cittadini. Sarà questo il miglior modo di mostrare la nostra affezione e la nostra gratitudine verso del vostro Prelato, che tanta fiducia ha posto in noi. Noi conteremo sul vostro appoggio. Questa Casa sarà il monumento della vostra carità ; ma voi non vorrete solamente contribuire ad innalzarne le pietre, le vostre preghiere debbono assicurarcene la prosperità...»

L'allocuzione di D. Rua, detta semplicemente, ma con cuore, con convinzione e piena d'una fede comunicativa, bastò per convincere tutti che Don Bosco non avrebbe potuto trovarsi un successore più degno e più capace.

Frattanto s'è avviata la processione preceduta dalla Croce ed accompagnata da lieta musica ; alcuni seminaristi portano una barella con sopra una pietra, la prima che verrà posta nelle fondamenta della chiesa e della nuova istituzione ; dietro ad essa s'avanzano benedicendo attraverso una folla rispettosa i Vescovi circondati da Prelati, Canonici, Decani e ragguardevoli signori. Passando per vie ben pavesate, si dirigono verso di un vasto terreno, dal quale si son già tratti più milioni di mattoni.

Gli scavi fatti per estrarre questi mattoni formano come una vasta cinta, attorniata da uno steccato provvisorio, ornato di ghirlande e di bandiere. Nel mezzo un migliaio di sedie riservate per coloro che cooperarono all'Opera per una lira. Da ogni intorno, dalle case vicine, dalle sommità, dalle trincee e dai campi la folla innumerevole può seguire i particolari della cerimonia.

Davanti alla cinta s'innalza maestoso, al disopra di un boschetto di palme e di lauri provveduti dalla famiglia Arnold Mawet, un altare, al, quale s'ascende per due scale giranti intorno... E l'altare che si suole erigere per la processione della Cattedrale nel borgo della Sauvenière; lo domina una statua di Maria Ausiliatrice : candelieri e candelabri d'argento gli danno una particolar ricchezza. Dinanzi sta ritta la Croce : In cruce Domini salus, e frammezzo a fiori si scorge l'umile statua di S. Giovanni Berchmans ; ai lati risplendono i blasoni del Papa, del Nunzio del Belgio e del Vescovo di Liegi. Quello della Società Salesiana sta sopra la porta d'entrata della cinta

Tra la folla si è fatto silenzio ; non un grido , non uno spintone tra quelle siepi viventi ; dai tetti medesimi si vedono operai assistere alla funzione.

Tutte le fronti sono scoperte ; la banda musicale ha preso posto in fondo , dirimpetto all'altare; vicino a questo il Clero ed i Seminaristi intonano l'inno dell'uffizio della gran festa cattolica venuta da Liegi, dell'uffizio del SS. Sacramento. Monsignor Vescovo è all'altare, assistito da' suoi due Vicarii generali, ed il santo Sacrifizio continua calmo e grandioso; fra gl'intervalli, quando i sacri cantici cessano, non si sente che la preghiera del Prelato, il suono lontano delle campane della città ed il festevole sbattersi delle bandiere sventolanti sopra le teste.

Momento commovente sopra tutti e quello della consacrazione ! Appena il piccolo campanello ha dato segno che Cristo Gesù , disceso sopra l'altare alla voce del Pontefice, ha decisivamente preso possesso di quella terra, ove lo serviranno i poveri orfanelli artigiani, la fanfara prende a suonare, sparano i mortaretti, e tutte le fronti si curvano nella preghiera. E quando il coro dei sacerdoti riprende l'inno del SS. Sacramento, allora la gioia di tutti si mescola coi sacri riti   

L'Ave Maris Stella intanto indica il termine della Messa, e che incomincia la benedizione della prima pietra. S. E. il Nunzio prende il posto del Vescovo diocesano all'altare ; alternativamente, secondo le prescrizioni così commoventi della liturgia della Chiesa, odesi la preghiera dei celebrante e quella del Coro dei Leviti magnificare la bellezza, dei Tabernacoli di Dio ; ricordare la pietra di Roma, sopra la quale ha fondata la sua Chiesa e contro la quale non prevarrà alcun sforzo nemico; rammentare ancora questa pietra stata riprovata dai capi del paganesimo, questa pietra di cui Cristo ha fatta la sede del suo edificio sociale.

L'aspersorio sparge l'acqua benedetta sul pezzo di granito, che sarà il punto di partenza del nuovo edifizio; le litanie invocano sulla nuova impresa la protezione dei Santi rappresentanti di ogni, secolo, di ogni virtù e di ogni grande. istituzione cristiana... Ciò ricorda a tutti specialmente che ogni edifizio è inutile, vano e di poca durata, se non si fonda nel Signore.

Poi si forma il corteo e si va a deporre la pietra così benedetta nel suolo che la custodirà per secoli e secoli, ove si confonderanno il muro dell'Orfanotrofio con quello della chiesa del Laveu. Sempre scortato da' Prelati e dal clero, tra i canti liturgici, S. E. il Nunzio fa il giro di cinta riservato per la chiesa e la benedice a tutti gli angoli.

Quindi si produce un movimento tra la folla tutti a gara s'appressano all'altare, dal quale sta per parlare Mons. Cartuywels ; ma tale è la robustezza della sua voce che farassi udire da tutti ...

Monsignor Cartuywels è assuefatto a parlar bene : raramente però fu così felice. Il testo dapprincipio annunziato manifestava una perfetta appropriazione alla circostanza. Era quel detto di Giosuè, quando ebbe scelto una pietra colossale e la innalzò innanzi al popolo di Dio come ricordo del favore ottenuto dal Cielo. Questa pietra sarà come monumento della grazia divina, ed il luogo ove essa fu posta si chiamò da quel giorno la pietra dell'aiuto : Et lapis iste erit vobis in testimonium et vocavit nomen loci illius lapis adiutorii.

« A Dio, esclama l'oratore, a Dio le primizie di ogni cosa buona e duratura. A Dio i principii di ogni opera destinata a portar frutti per il bene degli uomini. A Dio il primo onore di un'impresa di salute sociale, strumento delle benedizioni celesti per questa grande città.

» Al principio di ogni impresa che richieda generosi sacrifizi l'uomo ha il sentimento più vivo della sua debolezza e della sua impotenza per condurla a buon termine. Egli è così corto nelle sue viste, i suoi brevi giorni sono legati a tante vicissitudini e prove ! tante forze ostili e sconosciute possono levarglisi contro per combattere i suoi disegni ! Come dunque egli non rivolgerassi a Dio fin dal principio ? Se il Signore non innalza la casa, invano lavoreranno tutti coloro che vogliono edificarla senza di Lui. Di qui il motivo di questa benedizione della prima pietra dell'Orfanotrofio Salesiano di Liegi, dell'ultimo stabilimento che deve direttamente la sua esistenza al S. Vincenzo de' Paoli del secolo xix.

» Questa pietra è il fondamento di un edifizio che adornerà la città di Liegi...; su questa pietra riposerà il Santuario desiderato dal quartiere operaio, eretto con tanta rapidità in questo luogo, nel quale se vi foste trasferiti qualche anno addietro, voi non avreste trovato altro che un deserto. Questa prima pietra dà principio ad un monumento nuovo di carità, monumento presso di noi più grande di qualunque altro, Charitas aedificat; essa inaugura lo stabilimento della scuola futura per l'operaio, che abbisogna di essere preparato così a ben esercitare il suo mestiere, come a ben praticare la sua fede. È un'opera di sociale soccorso, è la testimonianza monumentale dell'alleanza fra Dio ed il popolo.

» L'indomani di questo 1° maggio , giorno nel quale il socialismo ha passato in rivista l'esercito del disordine, l'indomani del giorno nel quale ogni prosperità e focolare domestico fu minacciato, nel quale le Autorità incaricate di mantener l'ordine tremarono, è cosa buona che si veda comparir la Chiesa, come fa sempre, col suo cuore , la sua fede e la sua carità; è cosa buona che s'innalzi questa cittadella dell'ordine e della rigenerazione sociale, sia contro l'invasione degli errori egoisti degli uni , sia contro le spaventose esagerazioni degli altri.

» Non vi è dunque da far meraviglia della solennità di questa inaugurazione , di queste vie pavesate, di questo numeroso popolo in festa, di questi nobili cittadini che corteggiano il Vescovo, della presenza all'altare del venerato rappresentante del Vicario di Gesù Cristo e di quella del santo religioso degno Successore di D. Bosco. Non vi è da far meraviglia che il Vescovo nella gioia del suo cuore abbia radunata questa moltitudine, ordinata questa festa ed offerto in questo stesso luogo il Sacrifizio Eucaristico.

» Che cosa proviamo noi tutti in questo momento ? l'emozione prodotta dal principio d'un grande avvenimento.

» Quale scopo più nobile di quello dell'Opera novella ? È un asilo aperto al povero orfano, e non vi è miseria più pungente di quella che opprime il povero orfanello... »

E qui l'illustre oratore descriveva la desolazione morale e materiale d'un povero fanciullo abban donato ; l'amore di Gesù Cristo verso di questi infelici pargoletti ; ciò che D. Bosco operò , per missione avuta da Dio, per la loro felicità e salute e gli immensi vantaggi che dalla fondazione di quella nuova Casa di Liegi deriveranno ad essi, alla civile società ed ai generosi Benefattori che avranno concorso nell'erezione di essa.

Di questi vantaggi o grazie celesti , come li chiama l'oratore, ce ne fece gustare le primizie il Nunzio Apostolico, benedicendo tutti i presenti a nome del Papa stesso.

Nessuno si accorse nè della durata della funzione, nè del calore della temperatura; mentre il corteggio nuovamente ordinatosi in processione con a capo la banda musicale riconduce i Prelati alla chiesa di S. Veronica al canto del Te Deum eseguito dai musici della Cappella della Cattedrale e dai chierici del grande Seminario.

Ritornati nella chiesa, S. E. il Vescovo Monsignor Doutreloux canta i versetti e le orazioni di ringraziamento ; quindi la turba lentamente si disperde in varie direzioni, seco portando in cuore il dolce ricordo di un santo spettacolo, coi più vivi sentimenti di gioia, di edificazione e di confidenza nel salutare avvenire della grand'opera incominciata .

Per la ricorrenza della cerimonia Monsignor Doutreloux aveva riunito alla sua mensa con S. E. il Nunzio Apostolico e Don Rua, Monsignor Cartuywels, parecchi insigni ecclesiastici, qualche munifico benefattore della futura Casa Salesiana ed il Capitolo della Cattedrale. Alla fine del pranzo parlarono alcuni distinti oratori. Primo parlò Monsignor di Liegi per ringraziare con nobili e delicatissime parole il Nunzio Apostolico del suo intervento. Ultimo parlò Don Rua. Visibilmente inspirato da D. Bosco, egli seppe compiere tutti i doveri che gl'imponeva la riconoscenza. Per non togliere nulla della grazia e del sapore Salesiano di questo brindisi , noi cercheremo di riprodurlo , almeno nei punti principali

« Io vorrei prima di tutto, disse, ringraziare Monsignor Cartuywels del suo discorso, pronunziato stamattina durante la funzione, se tuttavia mi permette di fargli un rimprovero Monsignore ha detto troppo bene dei poveri Salesiani ; ma egli l'ha fatto con buona intenzione... io non debbo dunque esser severo con lui (Applausi). Io ringrazio di tutto cuore Monsignor di Liegi d'aver organizzata la bella festa, di cui tutti fummo testimoni con emozione così consolante. Sapevamo da lungo tempo la sua benevolenza pei figli di D. Bosco : oggi egli ce ne ha dato una prova che mi commosse assai, e di cui certo ha gioito il nostro caro Padre in cielo. Parimenti esprimo la mia riconoscenza a tutti quelli che in qualche modo hanno concorso all'Opera nascente ed alla festa di questa mattina. Una gioia che accresce tutte le altre è di vedere come il Sovrano Pontefice nella persona del suo degnissimo rappresentante nel Belgio volle trovarsi in mezzo a noi per questa solennità. Sua Eccellenza mi permetterà di fare una piccola digressione che non è estranea al mio soggetto. A Catania, in Sicilia, D. Bosco ha potuto fondare una Casa in favore della gioventù povera della città. I benefattori anche colà non mancano , ma io debbo dire, in presenza di questa assemblea, che proprio dirimpetto alla Casa Salesiana di Catania abita una nobile signora, di cui io dirò ora il nome. Percaratterizzare il suo attaccamento alle nostre Opere, e la sua bontà verso i figli di D. Bosco, io non voglio far notare che una cosa sola : i nostri fanciulli la chiamano col dolce nome di Madre. Ora la pia e caritatevole patrizia, che ha conquiso a tal punto il cuore dei figli di D. Bosco, è semplicemente... la degnissima madre di Monsignor di Nava, Nunzio Apostolico a Bruxelles... La presenza di S. E. a Liegi, in un giorno come questo, ha dunque un doppio significato, tanto caro al cuore dei Salesiani, poichè il rappresentante del Santo Padre è anche il figlio di un'insigne benefattrice dei figli di D. Bosco. Il nostro amatissimo Padre avrebbe riguardato come una grazia l'assistere alla solennità di questa mattina, ed io sono sicuro che ci prese parte : gli eletti non sono punto privati delle gioie che possono aumentare la loro felicità. E noi abbiamo buone ragioni da credere che D. Bosco è presso Dio.

Egli gioirà come noi e con noi che oggi i Salesiani siano diventati Belgi, in virtù della solennità che loro ha dato il diritto di fare un po' di bene anche nel Belgio. »

Queste parole di Don Rua furono lungamente applaudite. Monsignor di Liegi diede in seguito lettura di un telegramma da Torino dei Superiori e dei giovani dell'Oratorio che prendevano parte alla festa Salesiana di Liegi. Infine si depose davanti a D. Rua un grosso mazzo di fiori, e Monsignore spiegò questa dimostrazione, ricordando che la chiesa celebrava l'apparizione di S. Michele, e che era ben giusto e doveroso di presentare gli augurii a Don Michele Rua per la sua festa, giacchè si aveva la gioia di averlo precisamente in quel giorno. Gli applausi scoppiarono di nuovo calorosi e ripetuti.

Il futuro oratorio.

La sera Don Rua potè esaminare i piani dell'Oratorio di San Giovanni Berchmans , disegnati dal signor Helleputte, celebre professore d'architettura all' Università cattolica di Lovanio. Questo nome dice subito che i piani furono approvati senza riserva. L'Oratorio costituirà un monumento in cui le migliori tradizioni dell' arte gotica saranno messe al servizio delle necessità speciali dì uno stabilimento industriale e ad un tempo scolastico, come sono gli Oratorii di D. Bosco.

L'indomani, venerdì, prima di recarsi sul' terreno dove sorgeranno le future costruzìoni, Don Rua celebrò la Messa al Grande Seminario. Invitato dal signor Presidente ad indirizzare la parola ai Seminaristi, parlò loro in termini commossi della divozìone alla santa Eucaristia, divozione sacerdotale per eccellenza.

Il terreno del futuro stabilimento Salesiano comprende due ettari, sui fianchi d'una col linetta , imponendo così all'architetto una disposizione felicissima per comodità, igiene e colpo d'occhio. La cappella, di stile gotico, all'estremità d'una delle facciate misurerà 60 metri su 30, e poserà sopra di una bella cripta. Come annessa alla parrocchia di S. Veronica provvederà anche in parte ai bisogni spirituali del popoloso sobborgo di Laveu. L' Oratorio potrà contener da 700 a 800 interni. Di più avrà un Oratorio festivo pei fanciulli ed al piano superiore, nella parte riservata alle Figlie di Maria Ausiliatrice (Suore di Don Bosco) un Oratorio festivo per le ragazze con entrata speciale da altra via. Si costruiscono già una parte della cappella e alcuni bracci di edifizio in modo che i Salesiani possano cominciare l'opera loro nell'ottobre del 1891. Il resto si compirà di mano in mano che la Provvidenza manderà a Monsignore di Liegi le risorse necessarie, che siamo certi non tarderanno a venire.

Il venerdì 9 maggio Don Rua, col cuore ancora pieno di emozioni per la festa di Liegi, prendeva congedo da Monsignor Doutreloux per recarsi in Francia, e di qui far ritorno in Italia.

NOTIZIE VARIE,

Premiazione. - La distribuzione dei premi che si suol fare ogni anno nei nostri collegi, ospizi, oratorii e nelle nostre pubbliche scuole al termine dell'anno scolastico riuscì ovunque con esito felice anche in quest'anno. Ove si potè avere locale ampio vi fu concorso grandissimo di invitati. In molti istituti l'accademia o festa scolastica che tenevasi per l'occasione della premiazione fu presieduta dalle primarie Autorità religiose e civili ed onorata dall'intervento di ragguardevoli personaggi. Noi non possiamo far a meno che umilmente e cordialmente ringraziarli. dell'onore che per tal modo recarono ai nostri istituti, alle nostre scuole ed ai cari nostri allievi.

Facciamo poi qui particolar menzione della premiazione fatta in Torino nel primario Oratorio festivo e nell'Oratorio interno, nel Collegio di Penango e nell'Oratorio della Croce a Lucca.

A TORINO. - Nell'Oratorio festivo di San Francesco di Sales in Valdocco ebbe luogo la domenica 10 agosto.

Un mondo di giovanetti convenuti da tutti i quartieri della città s'era riversato nell'Oratorio. In uno dei cortili, trasformato con addobbi e bandiere come in ampio e ricco salone, prendevan posto tutti i convenuti. Sopra ampio palco erano schierati ordinatamente tutti i giovanetti. Come si suol fare negli oratorii festivi, furon dati premii a tutti, ma corrispondenti ai loro meriti per l'intervento e per la condotta. Eran divisi in 15 classi. Ciascuna classe aveva in media più di 40 giovani da premiare. Fu d'uopo perciò distribuire in pubblico solamente i primi e secondi premii con Diplomi, Medaglie d'argento e Menzioni Onorevoli, e gli altri rimandarli ad altri giorni. I premi consistevano la maggior parte in abiti nuovi, libri riccamente legati ed altri oggetti varii di vestiario. Gli abiti erano stati provveduti con generosa carità dalla esimia signora Bernardina Magliano, insigne benefattrice delle Opere nostre. Canti, suoni, declamazioni riuscirono a trasformare questa premiazione in grandiosa festa accademica (1).

Nell'Oratorio interno la premiazione veniva fatta il giorno 15 di agosto , solennità dell'Assunzione di Maria SS. e giorno commemorativo del compleanno del nostro amato Fondatore e Padre D. Giovanni Bosco.

Si erano fatti grandiosi preparativi, che riuscirono mirabilmente. Presiedeva la festa accademica il nostro Rettor Maggiore Don Michele Rua circondato da illustri invitati.

Dopo una marcia d'introduzione, il professore D. Giacomo Ruffino leggeva con parola vibrata un breve ma compitissimo discorso sulle tristi conseguenze delle cattive letture.

Venivan poscia canti, suonate (2) e declamazioni svariate. La lieta festa fu chiusa con opportune parole del sig. D. Rua e con prolungati applausi e ripetuti evviva.

(1) Per far conoscere ai nostri benefattori quanto ci costino gli oratorii festivi, specialmente nelle grandi città, per averli popolati di giovanetti, riportiamo qui un espressivo brano della lettera d'invito che per la detta premiazione veniva diretta ai parenti dei giovani.

"Oltre ai premii che riceveranno domenica o nelle due feste susseguenti, i giovani che, furono assidui tutto l'anno, altri ben molti ne ebbero, e per loro più cari, in passeggiate, colazioni, merende, teatrini ed altri divertimenti d'ogni genere. Pertanto vorremmo persuasi i genitori che noi non badiamo a spese pur di far un po' di bene a' loro figli ; e però che si prendessero essi cura di mandarceli tutte le feste e di osservare al ritorno se hanno il segno di presenza sul libretto. „

A LucCA. - I giovanetti dell' Oratorio della Croce a Lucca furono premiati il 6 agosto.

Presiedeva all'Accademia il M. Rev. Padre Agostino da Montefeltro. Dopo una marcia ed un inno d'occasione il P. Agostino lesse, innanzi ad un uditorio numeroso e sceltissimo, un discorso veramente .magnifico, pieno di tanta bellezza e verità che strappò tre volte, durante la lettura, fragorosi applausi, raddoppiati alla fine con vero entusìasmo. Trattò del progresso umano : e dopo aver mostrato come sia falso il progresso de' tempi nostri, sviato perchè senza guida, superficiale perché mancante di vera base ; provò che non è progresso vero, se non nel Vangelo di Cristo, sola scuola di luce, di ve 

rità e di virtù. Ammaestrati a questa scuola, poterono gli uomini guardare nuovamente il Cielo ed aspirare a quella perfezione, a quella felicità da cui decaddero appena creati.. Senza questa luce soprannaturale tutto è tenebre ed errore quaggiù ; le lettere e le scienze sono mezzi all'impiego, l'impiego strada alle ricchezze; le arti, allettamento al vizio; l'industria, una trasformazione, fatta serva del lusso e della mollezza.

Dopo parecchi pezzi scelti di musica per canto e per suono , eseguiti dai giovanetti dell' Oratorio , tra i quali il Quando orabas, nuovo grandioso mottetto del M.° Capocci, dedicato al P. Agostino ; dopo varie declamazioni fatte con brio , con grazia e franchezza, si lesse il risultato degli esami finali, e poi si distrìbuirono i premi ai più degni per istudio e condotta; e non furono pochi. Quando il P. Agostino ebbe innanzi a sé quei vispi fanciulli col viso raggiante di gioia rivolse loro ed ai compagni tutti commoventi parole, mostrando quanta dolcezza viene dall' adempiere con coraggio e costanza il proprio dovere, soprattutto quando si può gustare così la soavissima gioia di contentare i propri genitori, contraccambiando sacrificio con sacrificio, amore con amore. Animò tutti a passare le vacanze non nel piacere, ma nel lavoro, fonte di morale e materiale prosperità, e nell' esercizio della pietà, che ha promesse non solo per la vita futura, ma anche per la presente, e della quale si può dire Venerunt mihi omnia bona pariter cum illa ogni bene mi venne con lei. Conchiuse esortandoli a santificare il loro pensiero e la loro giovanile attività nell' amore a Dio ed alla Religione , alla famiglia ed alla patria.

Gli applausi scoppiarono frenetici da ogni parte, frammisti alle allegre note della fanfara, la quale dava l'ultimo saluto all'umile frate, ai giovani ed al pubblico che s'alzava rispettoso al passaggio del grande oratore. Poco dopo il cortile ed il porticato erano popolati di parenti e di forestieri ; e dei giovani, quali si stringevano con affetto al babbo ed alla mamma, quali correvano ai quadri dei voti particolari di ciascuna materia per accertarsi meglio della vittoria o della sconfitta. E tra quel chiamarsi , salutarsi a vicenda, tra quell'andare e venire e stringersi di mani, in mezzo a quella vita spensierata, a quel moto chiassoso ed innocente, serrava il cuore il pensiero che molti forse abbandonavano il posto per esporsi inconsci alle procelle, terribili procelle che inghiottono nel mare della perdizione tanti giovani infelici. E, fosse questo tristo pensiero o il rammarico di doversì allontanare da un luogo, dove si ricevette tanto amore, più d'uno nel congedarsi fu visto singhiozzare.

Amati giovanetti, cari al cuore del padre e della madre quanto a quello del sacerdote di Cristo, andate allegri a rivedere i vostri colli, i vostri vigneti, i vostri monti. È dolce il riposo dopo la fatica; ma il vostro riposo non sia l'inerzia, la vostra vacanza non sia l'ozio, nemico d'ogni virtù, nè mai la colpa venga ad intorbidare la pace del vostro cuore e l'innocenza dei vostri passatempi. Crescete e conservatevi degni sempre della Chiesa e della patria, che aspetta di vedere in voi buoni cristiani e buoni cittadini.

Mogoro (Provincia di Cagliari Sardegna).

Alcuni zelanti Cooperatori Salesiani provvidero per la popolazione di Mogoro una bella statua di Maria Ausiliatrice. Il giorno 7 giugno fu portata trionfalmente alla chiesa parrocchiale con una processione imponente; con cavalleria e bandiere. Il Parroco Rettore Sisinnio Sanna, dottor in ambe leggi, tenne all'immenso popolo accorso un eloquentissimo e commovente discorso di circostanza.

Il giorno 15 dello stesso mese si celebrò la festa di Maria Ausiliatrice con grande frequenza alla Comunione e solenni sacre funzioni. La processione riuscì ordinata e splendida; il panegirico fu recitato dal dotto e pio Parroco di Simala (diocesi di Ales), D. Ignazio Uras.

Si abbiano gli ottimi Cooperatori di Mogoro i nostri più sinceri rallegramenti pei felici frutti del loro zelo.

Pio desiderio.

Ci approfittiamo di questa occasione per manifestare un nostro pio desiderio, il quale sarebbe che tutti. i Cooperatori ci venissero in aiuto nel diffondere sempre più la divozione a Maria Ausiliatrice. Raccomandiamo poi caldamente a tutti che facendo dipingere e scolpire l'immagine di Maria Ausiliatrice pretendano che gli artisti si attengano a riprodurre fedelmente l'effigie dipinta nel quadro che sorge sull'altar maggiore del Santuario di Torino. Pur troppo finora non tutte le immagini, affreschi, tele, statue di Maria Ausiliatrice furono eseguite con la suddetta fedeltà.

Speriamo di poter fra non molto, per impedire questo sconcio, diffondere in buon numero veri ritratti della detta effigie riprodotti con la massima precisione in fotografia,. litografia, zincotipia ed oleografia da altare.

Per ora abbiam già che rispondano a questa giusta esigenza alcune statue in legno ed altre molte in gesso.

RICORDI PER LE VACANZE.

A bene di tanti giovanetti, nelle cui mani potrà venire il nostro Bollettino, riportiamo qui alcuni salutari ricordi che possono rendere più liete o meno dannose le loro vacanze testè incominciate.

Il giorno 16 dello scorso agosto i nostri giovanetti dell'Oratorio di San Francesco di Sales raccoglievansi nel Santuario di Maria Ausiliatrice per cantare un solenne Te Deum in ringraziamento dei benefizi da Dio ricevuti nel decorso dell'anno scolastico.

In quel giorno stesso incominciavano per loro le vacanze, e quelli tra di loro che potevano essere accolti in casa presso parenti o benefattori avevano ottenuto di recarsi presso i medesimi, alcuni per pochi giorni, altri fino al riaprirsi delle scuole.

Prima tuttavia del canto del Te Deum, il nostro Rettor Maggiore D. Michele Rua saliva in pulpito per dar loro opportuni avvisi ed il paterno addio.

Esordiva ricordando l'obbligo di ringraziare il Signore pei benefizi ricevuti durante l'anno scolastico, ricordava i pericoli delle prossime vacanze e proseguiva con le esortazioni che qui in breve riassumiamo.

Ieri, continuava egli, tra i drappi e le bandiere che ornavano il cortile nell'accademia per la vostra premiazione , ho letto quanto era scritto a caratteri cubitali in diversi cartelli bellamente sparsi qua e colà. In uno era scritto Pietà. Questo era il primo ricordo che il nostro amato Padre D. Bosco soleva dare ai giovani nel ritorno alle loro case per le vacanze, ed io ve lo ripeto a nome suo.

Pietà : perciò recitate bene ogni giorno le orazioni del mattino e della sera, assistete possibilmente ogni giorno alla santa Messa, anzi datevi premura dì servirla devotamente ; fate ogni gìorno una visita a Gesù in Sacramento e, se potete, ricevetene la benedizione che forse nelle vostre rispettive parrocchie si suol dare ogni sera.

Pietà : frequentate con coraggio cattolico i sacramenti della Confessione e della Comunione come avete fatto lungo l'anno in collegio. Alle feste, oltre alla santa Messa, recatevi alle prediche ed alle altre sacre funzioni parrocchiali ; darete così edificazione al prossimo e adempirete i vostri doveri di buoni parrocchiani.

In un altro cartello era scritto : Lavoro. Sì, anche nelle vacanze, fuggite l'ozio: Omnem malitiam docuit otiositas. Occupatevi in lavori materiali, ne ricaverete utile per la vostra sanità ; occupatevi in lavori intellettuali a profitto negli studi.

Lavoro. Nel raccomandarvi questo importante ricordo, non debbo tacere di un pericolo non leggero che dovete risolutamente superare, e questo si è quello che vi proviene dalle cattive letture. Queste letture le incontrerete in cattivi giornali, in cattivi libri. Mantenetevi lontani da siffatta peste pel bene che bramate alle anime vostre.

Terzo ricordo, importante ricordo, viene richiamato alla vostra memoria da altra importante parola : Educazione. È questo un ricordo , direte voi , che faccia per il tempo delle vacanze ? Sì, miei cari figliuoli, manifestate in casa e nei paesi vostri, a cui ritornerete, la cristiana e civile educazione ricevuta in collegio. Siate rispettosi ed affezionati verso i vostri parenti , manifestate riconoscenza verso gli antichi vostri maestri e specialmente verso i vostri benefattori. Non tralascio poi di raccomandarvi che salutiate col dovuto rispetto le Autorità ecclesiastiche e civili del vostro paese e tutte quelle altre persone che per qualche titolo meritino pubblicamente questo segno di riverente saluto. Ricordatevi che dovete essere buoni cristiani e vìrtuosi cittadini non solo tra le pareti domestiche, ma anche, anzi specialmente, ìn pubblico.

Ultimo ricordo vi è dato dalla parola che tra le prime spiccava in quei cartelli che circondavano ieri la vostra festa. Voi forse non la ricordate più , io ve la richiamo a mente : Costanza. Oh la vìrtù della costanza è la virtù dei magnanimi, dei forti. A che giovano buoni principii senza costanza? A che tanti propositi ? Sfumeranno come leggeri vapori al vento, non saranno che vaghe illusioni. Siate costanti nel bene incominciato e sarete felici.

Ora, o cari giovani, mi rimane a dire a quelli che si fermano nell'Oratorio che anche qui passeranno lietamente e con frutto le loro vacanze : avranno passeggiate, teatrini, trattenimenti accademici... e per gli altri mi viene dal cuore una amara parola, ed è la parola dell'addio. Addio , cari figliuoli , addio. Ci rivedremo ancora su questa terra? Alcuni forse non li rivedremo mai più. Oh preghiamo che ci possiamo tutti rivedere in Paradiso. Altri invece ritorneranno fra non molto all'Oratorio. Preghiamo perchè al ritorno ci possiamo rivedere tutti sani e salvi nell'anima e nel corpo.