BS 1900s|1903|Bollettino Salesiano Aprile 1903

BOLLETTINO SALESIANO

ANNO XXVII - N. 4.   Esce una volta al mese.   APRILE 1903.

SOMMARIO - Il mese dell'Ausiliatrice e i pellegrinaggi 93 I trionfi di Maria Ausiliatrice e Leone XIII . . . . 94 Per la prossima Incoronazione dell'Ausiliatrice . . . . 9d Pagina intima - Prepariamoci - Circolare dal Comitato Esecutivo del Congresso - Approvazione dell'E.mo Arcivescovo di Torino o di D. Rua -Per le nostre Cooperatrici e Dame d'Onore di Maria Aus. - Il carme secolare di Leone XIII - Fausta notizia - Lampade e ceri . . 98 Il Rappresentante di D. Rua in America    103 Gli Oratori festivi - Lettera aperta . 107 Missioni - Matto Grosso (Brasile): Le prime fatiche ed incontro di Indi nella Colonia di Bareiro - Patagonia (Territorio del Neugnen) : Visita di Mong. Cagliero - Attraverso l'Equatore    109

Grazie di Maria Ausiliatrice . 118

Notizie compendiate: (Cagliari - Chieri - Ferrara-Genova - Lanzo Torinese-Mogli ano Veneto - Nazareth S. Rafaele (Venezuela); . . . . . . . 120

Necrologia : Mons. G. B. Cairola e D. Dom. Bongiovanni . 122

Nel Santuario di Maria Ausiliatrice . . 123

Illustrazioni : Quadro di Maria Ausiliatrice -- S. Ecc. Rev.ma Mons. Luigi Spandre, Vescovo ausiliare di Torino - Barone D. Antonio Marino - Cattaneo Cav. Prof. Avv. Riccardo - Olivieri di Vernier Conte Deodato - Funicolare in costruzione al monumento di Maria Ausiliatrice in Nictheroy - Patagonia : La Vega di Norquin - Mons. Cagliero benedice la guarnigione de Las Lajas - Accampamento de Las Lajas.

23 aprile - 24 maggio

Il Mese dell'Ausiliatrice

ed i Pellegrinagqi al suo Santuario di Torino

per la Solennità dell'incoronazione

IL Mese dell'Ausiliatrice sta per cominciare e voi, o devoti della nostra potente Madonna, dovete darvi attorno per celebrarla degnamente e con tutto l'entusiasmo della vostra pietà.

Il 23 del corrente aprile segni per tutti l'inizio di una qualche speciale pratica da ripetersi quotidianamente fino al 24 maggio. È questo il mese dell'Ausiliatrice di D. Bosco e delle sue Opere che voi, o Cooperatori e Cooperatrici, dovete rendere popolare perchè Essa diffonda sopra la famiglia salesiana più abbondanti e strepitose le sue grazie in questo suo mese in cui ogni anno più numerosi, incessanti affluiscono i devoti pellegrini al suo Santuario di Valdocco.

A rendere più solenne questo mese e a dare maggiori proporzioni ai soliti pellegrinaggi, vi siano di sprone anche i memorandi avvenimenti del 3° Congresso Salesiano e della solenne Incoronazione, decretata dal Papa alla miracolosa effigie della nostra Ausiliatrice, che si compiranno con tanta solennità nei giorni 14, 15, 16 e 17 maggio.

In quest'anno pure la Direzione delle ferrovie concede forti riduzioni sui prezzi, che noi pubblichiamo unite al presente numero. Intanto ripetiamo la nostra parola d'ordine:

Tutti a Valdocco nel mese dell'Ausiliatrice! - Venite numerosi ad assistere al trionfo dell'Incoronazione di Maria!

I TRIONFI DI MARIA SS. AUSILIATRICE e Leone XIII

INC INDE GLORIA MEA! Quando noi tanti anni fa sentivamo queste profetiche parole non potevamo immaginarci che la Madonna volesse lasciarci tanto in vita, che le vedessimo felicemente avverate. Qui al suo tempio avevamo veduto inginocchiati e raccolti davanti all'immagine benedetta ed inspirata di Maria Ausiliatrice i fortunati della terra e non solo della nostra patria, ma di quasi tutte le parti del mondo. Maria Ausiliatrice però, come ci ripeteva il suo divoto D. Bosco, non solo si era fabbricata la Chiesa, aedificavit sibi domini Maria! ma si andava anche cercando i divoti. E noi ricordiamo come una delle ultime consolazioni che la Madonna volle dare a D. Bosco, fu appunto questa, che un Capo di una tribù di Cosacchi gli scriveva di avere sentito a celebrare là in mezzo ai suoi le glorie di Maria per le grazie che continuamente accordava a coloro che la venivano ad invocare. « Senti, diceva quel fiero uomo delle sponde del Don, se la tua Madonna mi ottiene la grazia che io desidero, ti do solenne promessa, che io e tutta la mia tribù la invocheremo come nostra celeste Patrona. » E mentre noi facevamo le nostre meraviglie ed ammiravamo che il culto di Maria Ausiliatrice, come la luce benefica, come la piccola nuvola veduta un giorno dal Profeta Elia, in breve doveva coprire tutta la terra, D. Bosco tutto sorridente ci diceva: « Vedrete anche qualche cosa di più! » E quel giorno profetato pareva giunto nel vedere come il bel titolo di Maria Ausiliatrice fosse diffuso dall'una all'altra parte del mondo e che un Vescovo del Brasile, Mons. Neri, avesse ottenuto di unire all'antico nome della sua Diocesi di Vittoria, quello di Maria Ausiliatrice, e nel Chilì crescano per Lei le grazie ed i favori celesti ed aumenti la gratitudine in mezzo ai cristiani.

Ma oggi agli antichi trionfi, alle glorie strepitose de' tempi passati, dobbiamo aggiungere un tal fatto che veramente ci sarebbe stato ieri quasi impossibile sperare.

Il Santo Pontefice di Roma, il Gran Vegliardo del Vaticano, Leone XIII, mentre il mondo lo ammira miracolo di longevità, di sapienza, di immacolata gloria e lo festeggia perchè ha potuto compiere i 25 anni del suo Pontificato nella sede di Pietro, Egli, quasi volesse declinare da se ogni vanto ed umilmente deporre ai piedi di Maria Ausiliatrice l'inno del trionfo che da ogni parte della terra si eleva verso di Lui, esclama: « Vogliamo che si incoroni di splendido diadema la celebre Immagine di Maria Ausiliatrice, perchè il mondo conosca che nulla di più caro e di più soave sta al nostro cuore quanto l'aumentare di giorno in giorno la pietà del popolo cristiano verso l'augusta Madre di Dio! » Oh! ben venga in quest'anno il Mese di Maria Ausiliatrice! Se il mondo s'inchina riverente ed acclama il gran Vegliardo del Vaticano, come la più pura delle glorie del secolo, Egli con l'anima estasiata e riconoscente, posa con filiale ossequio ai piedi di Maria ogni suo trionfo e con regale maestà la vuole incoronata.

Questo ci ricorda che quando Bersabea si portava davanti al più magnifico e più savio dei Monarchi, e questi ad un tratto le si moveva incontro, accoglieva con amore la madre, faceva alzare per lei un trono alla sua destra e si mostrava pronto a concederle la miglior parte del regno. E Bersabea non era, e ne assicurano i sacri interpreti, che un'immagine della gloria e della potenza di Maria, la quale, sedente alla destra di Gesù nello splendore di un trono raggiante, ha di fulgide stelle incoronata la fronte: i martiri, i confessori, le vergini, Le si prostrano venerabondi e vassalli, e sulle angeliche penne levandosi mille schiere di serafini, in Lei fisso lo sguardo, si recano a gloria di baciarne i piedi e di eseguirne prontamente i cenni.

Un Papa tribolato e glorioso istituì per riconoscenza la bella festa di Maria Ausiliatrice. In Lei quel Pontefice dopo l'esilio e la prigionia, sperimentò l'aiuto di Colei che aveva rotte le catene dell'umana schiavitù, e ritornati a nuova vita i miseri mortali. Essa la vera Debora condottiera del popolo santo, Giaiele colle spoglie di Sisara, Giuditta liberatrice della patria, Ester che fiacca l'orgoglio del perfido Amano e toglie a morte il popolo! E Maria veramente apparve al Martire Pio Settimo come la colomba che ritorna all'arca riparatrice, e che salva le umane generazioni dall'universale diluvio; e la sua voce simile a quella delle arpe che dovevano guidare al combattimento il popolo d'Israele; la Porta davidica da cui pendono a mille gli scudi, armatura dei forti. Essa l'aurora del sole di Giustizia, l'Iride foriera di serenità e di pace in questo secolo d'errori.

Ma Voi, o glorioso ed immortale Pontefice Leone XIII, avete voluto fare ancora di più; Voi non solo avete voluto cantare con versi che il mondo ripeterà commosso per tutti i tempi, la Vergine, come la casta Colomba che sorvola al sozzo cammino di questa valle senza toccare il basso: il Giglio delle convalli, la Rosa di Gerico, la Palma di Cades, il Cedro del Libano, il Cipresso di Sion, l'Orto conchiuso, il Fiore eletto e gentile del Carmelo che con la sua soavissima fragranza riempie di allegrezza il mondo; ma avete voluto umiliare quasi a presagio di vicini trionfi la gloria vostra ai piedi di Maria, e la Tiara, che i popoli riconoscenti Vi offeriscono più risplendente di ori e di perle preziose e di diamanti, Vi sembrerebbe meno bella se non la uniste con un nuovo e splendido diadema da collocare sul divin Capo di Maria Ausiliatrice. Oh! verrà giorno che per richiamarvi alla riconoscenza dei divoti dell'Ausiliatrice basterà ripetere il Vostro nome, posar l'occhio sopra il suo diadema perchè subito ognuno ricordi di quanto sviscerato amore avevate prediletto Maria, ed avete cercato di condurre i popoli a' suoi piedi, al trono di Colei che è la Protettrice del popolo eristiano! una Madre che può accostarsi a Dio non con l'accento della preghiera, ma colla parola del comando.

E tu, umile valle della Dora, esulta e preparati a fare gloriose feste alla tua potente e soavissima Regina! Verranno presto le grandi giornate della Madonna!

Ed i popoli ascolteranno divoti ed ubbidienti la parola del Papa e verranno numerosi e pieni di fede e di ammirazione a visitare il Santuario ricoperto di voti, di immagini, storia dolorosa della umana miseria, fermandosi a considerarli taciti e con gli occhi pieni di lacrime; perchè qui tanti sono i trofei della sua bontà, testimonianza de' suoi figli !

O Vergine santa, vedrete in quei giorni a migliaia a migliaia i pellegrini, ai quali il Vicario del Divin vostro Figlio aperse i tesori delle Indulgenze, venire a Voi, a ripetere il profetico grido di Isaia: Filii tui de longe venient et filiae de latere surgent, e a scrivere una nuova pagina nell'immortal libro dei Vostri trionfi!

Ma le sventure dei popoli ed i dolori della Chiesa e le tribolazioni del venerando suo Capo ascendano sino a Voi, o Maria Ausiliatrice. Ritorni l'Italia nostra, la città santa, la città del perfetto decoro, segnata a dito da vicini e da lontani come l'ammirazione del mondo cattolico; sia l'Italia, terra a Voi cara, giardino eletto d'ogni vostra delizia. Sull'augusto Capo della Chiesa fate piovere le benedizioni del Paradiso, e mentre cento braccia e cento lavorano a schiantare la croce, ovunque s'odono grida sacrileghe, bestemmie, ricordatevi delle vostre misericordie, e consolatelo delle vostre grazie veda pentiti e confusi i nemici della nostra santa Religione, e tutti i popoli della terra abbiano da Voi pace e benedizione e da predicarvi sostegno, liberazione e salute di tutti i cristiani!

Per la prossima incoronazione dell'AUSiliatrice

CREDIAMO di far cosa gradita ai nostri lettori aggiungendo due parole sulla straordinaria solennità del rito, con cui il 17 maggio si compirà l'Incoronazione della nostra Ausiliatrice.

L'usanza di fregiar di preziose corone le Sacre Immagini di Maria SS.ma è assai antica nella Chiesa; poichè fu sempre grande la pietà del popolo cristiano per l'augusta Regina del cielo. Ma quella solenne esteriorità, con cui si compie presentemente ognuna di queste incoronazioni, ha senza dubbio una data assai più recente. Questo lodevolissimo pensiero, a quanto ci consta, venne con grand'amore vagheggiato e promosso in seno all'ordine benemerito dei PP. Cappuccini, e precisamente fin dall'anno 1587 dal P. Gerolamo Paolucci da Forlì e poi dal P. Fedele da San Germano Vercellese, che nel 1616, ad esempio, fe' solennemente incoronare in Genova N. S. delle Vigne.

È pur noto a tutti il celebre lascito, che nel 1636 un piissimo patrizio di Piacenza, il conte Alessandro Sforza, fece al Reverendissimo Capitolo Vaticano, perchè questo, nella sua prudenza, volesse fregiare di auree corone quelle Sante Immagini della Madonna, che fossero celebri non meno per antichità di culto che per frequenza d'implorati favori.

Ora, se diamo uno sguardo alle Immagini di Maria SS.ma, cui risplende in fronte il sacro diadema, noi possiamo classificarle facilmente in tre gruppi. Alcune vennero fregiate di corone anche preziosissime, ma con sola autorità vescovile, cioè dei rispettivi Ordinari delle varie diocesi; altre vantano l'aureo diadema decretato dal Reverendissimo Capitolo Vaticano; altre poi, e queste sono davvero in minor numero, ripetono le sante corone dalla somma autorità dello stesso Romano Pontefice, il quale ove non possa compiere il rito solenne in persona, come fece il Pontefice dell'Ausiliatrice l'anno 1815 col venerato Simulacro della Madonna di Savona, suol delegare a ciò un suo speciale rappresentante. Quindi è che il rito con cui sarà coronata solennemente la nostra Madonna Ausiliatrice, è il più solenne che possa aver luogo nella Chiesa: poichè l'Eminentissimo signor Card. Arcivescovo di Torino lo compirà nel nome e per l'autorità del Papa, suo nomine et auctoritate.

Il Reverendissimo Capitolo Vaticano prima di stendere i suoi ambiti decreti, vuol essere storicamente certo non solo della frequenza di grazie ottenute colla venerazione della Sacra Immagine, ma anche della secolare antichità di questa venerazione. Se l'Immagine della B. Vergine non è venerata almeno da cento anni, il Reverendissimo Capitolo non viene mai al decreto. Ora, avendo il gloriosissimo Leone XIII decretato Egli stesso alla nostra cara Madonna la più solenne delle Incoronazioni, ha dichiarato che tanto la straor dinaria celebrità dell'Immagine della nostra Ausiliatrice, quanto la mirabile propagazione del suo culto che per singolar disegno di Dio è oggi diffuso presso quasi tutte le nazioni del mondo, compensano largamente la recente sua origine; non essendo infatti più di 35 anni che il nostro buon Padre D. Bosco volle esposta questa S. Immagine nel Santuario a Lei innalzato presso la Casa-madre della Pia Società Salesiana. È dunque un vero avvenimento quello che potremo vedere coi nostri occhi la terza domenica di maggio. L'atto dell'augusto Pontefice non poteva essere per noi più caro, nè per la nostra pietosa Regina più ampliamente onorifico e solenne. Siamone adunque riconoscenti a Lui, pregando la Vergine Santa perchè si mostri ancora una volta la strepitosa Ausiliatrice del popolo cristiano, o prepariamoci degnamente alla bella e gioconda solennità.

Diamo ora nella sua genuina bellezza l'importante documento pontificio, decretante l'incoronazione della nostra Madonna.

LEO PP. XIII.

Dilecte Fili Noster, salutem et Apostolicam benedictionem.

Omnium sane templorum quae bo : me: Ioannes Bosco Salesianae Sodalitatis pater legifer ad maiorem Dei gloriam et animarum salutem provehendam, sedulus a fundamentis excitavit, tum amplitudine cum religione praestantissimum illud censendum est quod anno millesimo octingentesimo octavo et sexagesimo Augustae Taurinorum Virgini Deiparae praesentissimae christiani nominis adiutrici solemni ritu dedicandum curavit. Statim enim ac illud fidelium cultui patuit ibique ea Beatae Virginis Imago affabre inter Apostolos in obsequium hinc illinc circumstantes depicta cum sceptro in dextera regio et Iesu puerulo laevo ipsius in brachio dulciter sedente, in ara principe fidelium venerationi proposita fuit mirandum prorsus in modum clarum et venerabile evasit. Continuo in ipsius Virginis honorem pia fidelium instituta Sodalitas brevi ad Archisodalitatis dignitatem eretta et pluribus ab hac S. Sede privilegiis aucta et indulgentiis: dein sacrae huiusce Deiparae Imaginis cultus Italiae et Europae fines transqressus, hodie ad omnes fere christiani orbis gentes est singulari Dei consilio mirabiliter prolatus. Praeclara vero atque innumera in fideles ab Opifera Virgine rollata beneficia tum tabulati votivae cum peregrinantium concursus luculenter testantur. Haec animo repetentes cum dilectus filius Michael Rua sacerdos et sacrae Salesianae familiae rector supremus sito et universae ipsius Salesianae familiae nomine enixas No bis preces humiliter exhibuerit ut hoc anno quo Nos feliciter ab finito Pontif catu quintum et vicesimuna agimus percelebrem ipsam Imaginem Rdiademate decorare velimus, Nos quibus nihil antiquius est neque suavius quam ut christiani populi pietas erga Virginem Deiparam magis magisque in dies augeatur precibus huiusmodi annuendum libenti quidem animo existimavimus. Quae cum ita sint omnes et singulos quibus hae literae Nostrae favent a quibusvis excommunicationis et interdirti aliisque ecclesiasticis sententiis, censuris et poenis, si quas forte incurrerint, huius tantum rei gratia absolventes et absolutos foro censentes, Tibi, dilette Fili Noster, eas tenore praesentium partes committimus ut eam Opiferae Virginis Imaginem puerulum suum ac Servatorem nostrum Iesum ulnis foventem memorato in templo Civitatis huius tuae Taurinensis publicae f delium venerationi propositam huius anni die per te eligendo solemni ritu Nostro nomine et auctoritate corones ea servata lego nimirum ut sacro utrique capiti tum Virginis turo Pueri Iesu diadema pro dignitate imponatur. Quo vero solemnia huiusmodi vel in spirituale christiani populi emolumentum cedant omnibus ex utroque sexu christifidelibus qui vere poenitentes et confessi ac S. Communione referti ipso Coronationis die Benedictioni a te Nostro nomine et auctoritate impertiendae iuxta rituro formulamque praescriptam intersint, et similiter in posterum perpetuum in modum die solemnis huius coronationis anniversario a primis vesperis usque ad occasum solis dici huiusmodi Ecclesiam et Imaginem plas devote visitent, ibique pro Christianorum Principum concordia, haeresum extirpatione, peccatorum conversione ac S. Matris Ecclesiae exaltatione pian ad Deum preces effundant, Plenariam omnium peccatorum suorum indulgentiam et remissionem etiam animabus fidelium in purgatorio detentis per modum suffragii applicabilem misericorditer in Domino concedimus. Contrariis non obstantibus quibuscumque.

Datura Romae apud S. Petrum sub annulo Piscatoria die XIII Februarii MCMIII, Pontificatus Nostri anno vigesimo quinto.

ALOIS. Card. MACCHI.

Loco + sigilli.

Dilecto Filio Nostro Augustino S. R. E. Presbytero Cardinali Richelmy ex dispensatione

apostolica Archiepiscopo Taurinensis.

PAGINA INTIMA

Alla vigilia del 3° Congresso dei nostri Cooperatori - Circolare e norme ~ Tutti a Torino per l'incoronazione dell'Ausiliatrice ~ Fausta notizia - Lampade e ceri.

Prepariamoci.

ANcoR un mese ed il terzo Congresso generale dei Cooperatori Salesiani, assicurando, grazie alle cure delle varie commissioni del Comitato esecutivo, nuovo e vigoroso impulso alle opere di D. Bosco, formerà lo splendido apparecchio all'Incoronazione della Vergine Ausiliatrice, che di D. Bosco e dell'opere sue fu ed è celeste ispiratrice e patrona. Lavoriamo adunque, o diletti confratelli e buoni e zelanti cooperatori. Se si vedesse in tutti trasfusa quell'energia mirabile e quel vivo entusiasmo che noi scorgiamo nei singoli membri dell'attivissimo Comitato esecutivo, oli! diremmo fin d'ora: « No ! l'amore a D. Bosco e la profonda riconoscenza che lega alla Regina di Valdocco tutta la famiglia Salesiana, non potevano affermarsi in un modo più grandioso ed universale. »

Intanto, ai singoli Direttori e Direttrici delle nostre case, a tutti i Cooperatori e Cooperatrici ed ai loro Decurioni, Zelatori, Condirettori e Direttori diocesani, facciamo da parte nostra tre calde raccomandazioni.

I. Mandando, fin d'ora, un plauso e sentiti ringraziamenti a quelli che onoreranno di loro presenza il Congresso ed il trionfo dell'Ausiliatrice, insistiamo vivamente perchè in tutte le nostre case e dovunque trovasi un nucleo di Cooperatori (sopratutto là dove sorge un tempio o una cappella o un altare dedicato alla nostra pietosa Regina) il giorno 17 maggio, con qualche funzione religiosa, possibilmente dalle 11 alle 12 antimeridiane si faccia eco al plauso che riempirà in quell'ora il Santuario di Valdocco durante la solenne Incoronazione.

II. Si preghi da tutti, e si faccia anche pregare, pel buon esito del Congresso e di questi grandiosi festeggiamenti.

III. Si rinviino con ogni sollicitudine, durante questo mese di aprile, e possibilmente prima del giorno 20 , insieme coi moduli uniti al Bollettino di marzo per cura della terza Commissione, anche le offerte raccolte.

Lavoriamo adunque : chi più chi meno , chi in un modo chi in un altro, adoperiamoci tutti per sì nobile intento. La gloria della nostra pietosa Ausiliatrice e l'amore che portiamo a D. Bosco lo reclamano altamente.

Circolare diramata dal Comitato Esecutivo del 3° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani.

NEL mese in cui la terra fiorita e il cielo ridente salutano la Vergine, le mani consacrate del pio Cardinale Arcivescovo di Torino in nome e coll'autorità del Sommo Pontefice, incoroneranno solennemente la Madonna Ausiliatrice di Valdocco ed i Cooperatori Salesiani si raccoglieranno a Torino in un generale Congresso a reciproco incoraggiamento e per lo studio delle opere alle quali la Famiglia Salesiana si è dedicata.

» Giorni di santo lavoro, giorni di festa, giorni di trionfo, ne' quali la salma benedetta di Giovanni Bosco composta nella sua tomba di Valsalice esulterà; e non v'ha dubbio che onore grande verrà alla Vergine di questa sua visibile proclamazione a nostra Regina.

» Se poi si pensa in quante forme si esplica la provvidenziale missione dei Salesiani i quali all'inspirata voce del loro padre corsero vicino al selvaggio per parlargli di Dio, andarono al letto del lebbroso ributtante per sollevarne le sofferenze, si misero al fianco dell'emigrante italiano per ricordargli la sua fede o la sua patria, e sopratutto si frammischiarono al popolo per chiedergli i figli da far divenir buoni nella scuola, nelle officine e nei popolati oratorii, dando così potente aiuto alla soluzione dell'ardente questione sociale, ben si scorge che questo Congresso sarà una gloriosa rassegna di quanto la carità sa oggi operare e una scuola sapiente di opere sante : e s'intende quanto bene debba venire al popolo e quanta gloria a Dio.

» I buoni a cui è caro che si dilati il regno di Cristo, debbono portare al solenne avvenimento il forte contributo della adesione, dell'opera, dell'obolo, della presenza: ed Ella, egregio Signore, vorrà senza dubbio darsi impegno acciocchè la notizia se ne diffonda e procurare adesione ed aiuto di consigli, di lavoro, di denaro, e se Dio lo inspira concorrere alla grandezza delle feste col suo personale intervento.

» Altri due Congressi generali hanno preceduto l'attuale, furono tenuti il primo a Bologna e l'altro a Buenos Aires; ma qui in questa Torino, cui il SS. Sacramento, la B. V. Consolata sembrano benedire con particolare predilezione, qui all'ombra della tomba di D. Bosco, nel mese sacro alla Vergine, nell'anno del giubileo del Pontefice miracoloso, nel secolo cui spetta vedere i trionfi della Chiesa, deve il Terzo Congresso coi suoi festeggiamenti avere splendore e magnificenze tutte particolari.

» Principi di S. Chiesa e Prelati e Vescovi renderanno colla loro presenza solenni le feste e imponenti le adunanze del Congresso, nel quale insigni personaggi, insegnando ed infiammando, parleranno di quanto all'opera di D. Bosco ha rapporto.

» Il Congresso avrà luogo nei giorni 14, 15, 16 di maggio e si chiuderà colla solenne incoronazione della Madonna Ausiliatrice, che avrà luogo il successivo giorno 17.

» In altro momento si faranno noti i programmi e gli orari delle feste e delle adunanze, le condizioni per essere ammessi al Congresso e le facilitazioni concesse a chi vi parteciperà; oggi si volle soltanto fare appello al cuore ed alla carità dei buoni. Ed è in nome di questa carità che le chiediamo la sua adesione, egregio Signore, e che l'attendiamo qua ai piedi della Madonna Ausiliatrice, accanto alla tomba del servo suo, a collaborare con quei generosi che sotto il nome del Santo dolcissimo di Sales conducono a Dio gli infedeli, i sofferenti e tanta parte della peri colante nostra cara gioventù, ed in compenso non chiedono a Dio che altre anime da salvare : Da mihi animas, caetera tolle. »

Comitato Esecutivo.

Sua Ecc. Rev. Mons. Luigi Spandre, Vescovo ausiliare, Presidente effettivo.

Manno Barone Don Antonio ) Vice-presidenti. Cattaneo Cav. Avv. Riccardo   p Olivierì di Vernier Conte Deodato, Segr. gen. Musso Avv. Giuseppe

Minguzzi Sac. Giov.   Sotto-segretaria. Viola Giovanni

Trione Don Stefano, Relatore.

Allamano Can. Teol. Don Giuseppe. Alloatti Cav. Avv. Enrico. Anfossi Can. Prof. Giovanni. Ansaldi Cav. Prof. Giorgio. Anzini Don Abbondio. Arborio-Mella Cav. Alessandro. Avogadro di Valdengo Conte Luigi. Balbo di Vinadio Conte Cesare. Balbo di Vinadio Cav. Enrico.

Berrone Can. Don Antonio. Bettazzi Prof. Rodolfo. Bianchetti Cav. Avv. Carlo. Bonino Cav. Natale. Bonnet Can. Don Amedeo. Borio Cav. Prof. Agostino. Bricarelli Avv. Giacinto. Camisassa Can. Don Giacomo. Canta Cav. Notajo Giuseppe. Cappa Avv. Ettore.

Capello Cav. Avv. Maggiorino. Ceppi Conto Cornm. Carlo. Corgiatti Teol. Don Pietro. Corno Can. Don Giuseppe. Della-Motta Conte Emiliano. Dematteis Comm. Carlo. D'Harcourt Conte Giulio. Di-Rovasenda Conte Amedeo. Di-Rovasenda Cav. Emanuele. Dumontel Comm. Federico. Fino Avv. Saverio. Franco Teol. Avv. Don Carlo. Fransos Giuseppe. Gaidano Giacinto. Gallea Teol. Avv. Roberto. Gallo Dott. vincenzo.

Garelli Teol. Avv. Don Guido. Garofoli Barone Alessandro. Gastaldi Can. Don Ezio. Giuganino Can. Bartolomeo. Gola Cav. Avv. Giuseppe. Gullino Cav. Luigi. Invrea Marcliese Avv. Franco. Jocteau Barone Avv. Carlo Alberto. Lavagna Avv. Luigi. Levarne Alberto.

Losana Avv. Cav. Cesare. Macciotta Cav. Oreste. Hanno Cav. Effisio.

Migliore Ing. Spirito.

Miraglia Cav. Prof. Matteo. Molli Cav. Ing. Stefano. Mariana Teol. Don Domenico. Negri Cav. Uff. Prof. Pasquale. Nicco Can. Don Antonio. Nicola Cav. Ave. Adolfo. Oliva Dott. Valentino.

Oreglia di S. Stefano Cav. Avv. Pio. Papa Can. Don Vincenzo. Peynetti Dott. Pier Luigi. Piano Teol. Don Gio. Battista Poma Anselmo.

Pucci Bardana Ing. Giuseppe. Racca Avv. Carlo. Reffo Prof. Enrico. Reycend Comm. Ing. Angelo. Ricci des Ferres Barone Carlo. Ripa di Meana Conte Alfonso. Rissone Giovanni. Rondolino Avv. Ferdinando. Scala Avv. Cav. Stefano.

Stati di Casaleggio Marchese Vittorio, Sella Ing. Rodolfo. Semeria Antonio.

Sorasio Can. Don Michele.

Viancino di Viancino Conte Comm. Francesco. Vignolo-Lutati Dott. Celestino. Vigo Mons. Ilario.

L'approvazione dell'E.mo Arcivescovo di Torino.

Di gran cuore approviamo, commendiamo, e leviamo oggi le nostre suppliche a Maria Ausiliatrice, perchè si degni moltiplicare gli Aderenti al prossimo Congresso, nella fiducia di potere sopra le benemerenze dei medesimi far discendere nel giorno della Solenne Incoronazione il premio delle più elette benedizioni.

La parola del nostro Rettor Maggiore.

fiducioso che il prossimo Congresso dei nostri buoni Cooperatori abbia a riuscire risolto vantaggioso alla Chiesa e alla Società, e bramoso di vedere la Celeste nostra Patrona Maria Ausiliatrice, nella solennità della sua Incoronazione circondata da numerose schiere dei suoi devoti, unisco pur io la mia voce per invitarvi ad intervenire personalmente. Che se ciò a taluno tornasse impossibile, caldamente l'esorto a prendervi parte moralmente man dando la propria adesione per assicurarsi di aver altresì parte alle molteplici grazie che la dolcissima nostra madre dispenserà in quella circostanza.

Per le nostre Cooperatrici.

ALL'AZIONE salesiana in generale ed alla nostra Pia Unione in particolare furono sempre di immenso vantaggio i Comitati di Signore Cooperatrici e Zelatrici. La benefica azione di questi Comitati femminili si fa sentire sopratutto quando si preparano le grandi manifestazioni di vita salesiana come i pellegrinaggi al Santuario dell'Ausiliatrice in Valdocco di Torino, i Congressi Salesiani, le adunanze annuali e via dicendo.

Noi perciò alla vigilia del grande avvenimento della solenne Incoronazione dell'Ausiliatrice, preceduta dal terzo Congresso Salesiano, facciamo a tutte le nostre benemerite Cooperatrici e Zelatrici, caloroso appello perchè si uniscano in Comitato e lavorino a propagare presso le loro conoscenze la notizia delle imminenti solennissime feste di Valdocco ; a raccogliere offerte per sopperire alle spese occorrenti, in conformità dei moduli uniti al nostro periodico; ed infine dispongano in modo le cose loro che possano nei giorni del Congresso e dell' Incoronazione venire a rendere solenne omaggio all'Augusta nostra Regina Celeste.

Il 14 dello scorso marzo in Torino un buon numero di gentildonne e nobili Signore Torinesi, si radunarono nella devota cappella dell'Istituto Sociale per costituirsi in Comitato promotore dei festeggiamenti all'Ausiliatrice. Di quest'importante adunanza l'Italia Reale ne dà breve relazione e noi la riferiamo per norma ed incoraggiamento degli altri Comitati che vanno qua e là costituendosi.

« Presiedeva l'adunanza S. E. R.ma Mons. Luigi Spandre, Vescovo Ausiliare dell'Em.mo Cardinale Arcivescovo di Torino, a cui facevano corona il Superiore Generale dei Salesiani, Don Rua, il barone Don Antonio Manno, Don Stefano Trione e parecchi sacerdoti. Apertasi la seduta colla preghiera recitata da Mons. Spandre, egli ringraziò le cortesi signore del loro intervento, e tracciò il programma dell'adunanza. Prese successivamente la parola il barone D. Antonio Manno, che con frase elegante spiegò lo scopo dell'adunanza, disse delle feste dell'incoronazione, facendo la storia di tale rito e accennando al patrizio Cte Alessandro Sforza di Piacenza che lasciò a tale scopo un cospicuo lascito al Capitolo Vaticano. Mostrò come la concessione di corona a Maria Ausiliatrice è prova di speciale dilezione del Papa per Torino. Esortò le Signore a volersi fare propagatrici per raccogliere fondi acciocche i festeggiamenti riescano di solennità senza pari; annunziò che all'opera bella si è associato il P. Semeria, il quale terrà in proposito un sermone l'8 aprile in S. Giovanni Evangelista.

» A lui successe D. Trione, che con ornata parola mostrò quanto sia conveniente che le signore caldeggino questa proposta , e si rivolgano , non solo al Piemonte, ma all'universo, augurando sulla generosa loro impresa i celesti favori.

» Ultimo D. Rua chiuse colla soavissima sua parola, tanto semplice, ma per ciò stesso tanto efficace, narrando come avvenne, nel colloquio da lui avuto col Papa, l'attuazione della proposta d'incoronazione, proposta che il Papa accolse con giubilo e benedì di gran cuore. Prega quindi Mons. Spandre ad impartire la benedizione del Papa. E Monsignor Spandre, dicendosi lieto dell'onorifico incarico, impartì colla formola di rito la benedizione e coll'Agimus chiudesi l'adunanza. »

Per le Dame d'Onore di Maria Ausiliatrice.

QUANTO sopra abbiam detto alle nostre buone Cooperatrici lo intendiamo in particolar modo diretto alle Dame d'Onore di Maria Ausiliatrice. Sono desse in singolar modo che debbono preparare la festa alla loro dolce Regina. Quindi nessuna si ritiri in questa fausta circostanza, ma raccolga più adesioni possibili ed offerte per l'acquisto delle preziose corone.

L'adesione al Comitato per partecipare come membro effettivo è di L. 5.

Il Carme secolare di Leone XIII in sestine italiane.

COME già abbiamo annunziato, in occasione dell'ultima udienza accordata dal Papa al nostro Superiore, insieme all'Omaggio della gioventù nostra, venne pure umiliata a S. S. la traduzione in sestine italiane del Suo Carme Secolare a Gesù Cristo Re dei secoli, fatta dal nostro dolce poeta D. Francesia. Il S. Padre di gran cuore gradì l'omaggio del poeta e promise di leggerlo asserendo di conoscere già il valore letterario del Francesia.

Ora noi siamo lieti di poter regalare anche ai nostri lettori la sullodata traduzione di questo immortal Carme.

DA GESU' CRISTO ogni augurio del nuovo secolo.

Ecco, tutta è trascorsa la gloriosa età, d'ogni bell'arto educatrice e con mente amorosa

ricorda ognuno al secolo felice

e le forze svelate di natura,

e le agiatezze a chi nell'opra indura.

Ma le colpe del secolo che muore

più l'alma mi ferisce e mi commuove: vedo e fremo d'orrore, che alle vecchie s'uniscono le nuove. Ahi! quanti dietro a me discerno segni di turpi fatti o monumenti indegni!

Lamenterò le stragi, i scettri infranti, della licenza che scorrazza sciolta ? Od i superbi valiti

contro umile Chiesa della gente stolta ? Le mille astuzie d'un poter insano contro il mite Pastor del Vaticano?

Ahimè! dove n'andò di questa Roma l'onor ? anzi l'onor di tutto il mondo ? Un dì, curva la chioma, e pieno il core d'un amor profondo, i secoli ed i popoli con fede si piegar riverenti a questa Sede.

O leggi separate dal Signore,

qual scempio fate alle cristiane genti ! Non più lume o valore a lor giunge la fè, la religione.

E vacillare le leggi, se dall'ara orgoglio od empietade le separa !

Udite? udite? come folle armento ci propaga l'error di sua dottrina.

O stolido ardimento !

All'uomo toglie la virtù divina, e con superba cecità tributa l'eccelso onor alla natura bruta.

Poi fastidioso e stolto nell'orgoglio

la divina diniega nostra schiatta; che tolta giù dal soglio, freneticando nella voglia matta, uguaglia ai bruti, e come l'ombre vane, indarno avvince alle sembianze umane.

Con arroganza e con protervia stolta,

fa di cose più sacre orribil scempio! E di Gesù vien tolta

la fede augusta e si cacciò dal tempio !

E favola, ludibrio si tiene

Gesù ; l'autore d'ogni nostro bene!

Ahi! quale gonfio d'empietà torrente Tutto inonda, scompon, da oscura fonte! Uomo di eletta mente, umilia pudibonda la tua fronte!

E i tremendi del Ciel alti consigli serba nel cor con riverenti cigli.

Egli solo è la Vita ed Egli solo la Verità che tanto ci sublima !

E per cotesto suolo

sol Ei la Via alla superna cima ! ed Egli solo in ogni età conduce pace, fortuna, sanitade e luce!

Nel nome di Gesù e dei Celesti

il Papa testè chiuse l'alma porte ! Varia di lingue e vesti intorno a Lui di Presuli coorte, inni canta di festa e di vittoria dei secoli al Signor e della gloria

Si videro le turbe delle Genti

venir pellegrinando a schiere a schiere; baciare riverenti

di Pier la tomba, effondervi preghiere. Come raggio di sol in gran procella propizio augurio di stagion più bella!

O Gesù, che padrone sei degli anni ch'han da venire, guarda sorridente da' tuoi superni scanni al secolo che sorge d'oriente Tu con virtù divina le orgogliose menti richiama alle celesti cose!

Dell'alma pace la semenza poni,

l'ire superbe attuta, ed i tumulti de' fieri battaglioni

de' campi a danno più fecondi e culti;

Tu le astuzie degli empi e il folle scherno caccia, o Signore, nell'orror d'inferno !

Se tua mano dei Principi sorregge

il consiglio, il voler, vedrai devoti alla tua santa legge delle Nazioni esaudiranno i voti cd una Fede ed un Pastore solo

il mondo avrà dall'uno all'altro polo.

Ho compito, o Signor, il mio cammino Diciotto lunghi lustri... Ora vorrei che in tuo poter divino

questo aggiungessi a' santi affetti miei deh ! compisci, o Signor, l'umile voto che il tuo Leone ora ti fe' devoto.

Una fausta notizia.

PER le prossime feste Pasquali la nostra famiglia sarà allietata dal ritorno dell'amato Superiore D. Paolo Albera, da circa due anni in giro per l'America, in qualità di rappresentante del Successore di D. Bosco, per visitare quelle nostre lontane fondazioni. A lui inviamo di tutto cuore il nostro riverente benvenuto, tanto più che dei ricchi manipoli di messe raccolti in quelle lontane regioni speriamo vorrà farne parte anche a noi per ingemmare le colonne del Bollettino. Si abbia pure il nostro cordiale saluto il carissimo D. Calogero Gusmano, segretario di D. Albera.

Per accendere lampade e candele all'Altare dell'Ausiliatrice.

MOLTI ci hanno chiesto in questi ultimi giorni, se e come si possa far accendere una lampada ed una candela innanzi all'altare di Maria Ausiliatrice. Lieti che alla nostra cara Madonna si renda ancor più frequente questa bella manifestazione di amore e di confidenza, facciamo noto che gli addetti alla sagrestia del Santuario sogliono già prestarsi a questo fine. L'offerta per far ardere una lampada un sol giorno è di L. 0,50, per un triduo L. 1,80, per una novena L. 5,00. Volendo accendere invece di una, due, tre, quattro od anche cinque e sei lampade l'offerta cresce in proporzione. Le candele poi sono di varie dimensioni : ve ne sono da L. 0,50, 1, 1,50, 2, 2,50. - Indirizzare la relativa cartolina-vaglia direttamente al R. Rettore del Santuario di Maria Ausiliatrice - Torino.

IL RAPPRESENTANTE DEL SUCCESSORE DI DON BOSCO IN AMERICA

(Relazione del Sac. Calogero Gusmano*)

Campinas

A META cammino tra Araras e S. Paolo sta Campinas, che per popolazione ed importanza è la seconda città dello Stato di S. Paolo. Quanto movimento e quanti Italiani ! La nostra Casa è quasi al lato opposto della stazione, in una posizione amenissima, da cui si domina tutta la città. Alla stazione erano ad attenderci tutti i confratelli ed alunni. Si attraversò la città in carrozzoni speciali gentilmente offerti dalla Compagnia dei Tramvai. Precedeva quello della banda istrumentale, seguivano altri occupati dai cento e più giovani interni e da quelli dell'Oratorio festivo. Veniva infine il sig. D. Albera circondato dai principali signori di Campinas, benefattori dell'opera nostra. Nel tragitto abbastanza lungo, si parlò delle calamità sofferte da quella città, ricordando specialmente l'epidemia dell'89 che lasciò centinaia e centinaia di poveri giovanetti, abbandonati per le strade, senza parenti, e senza ricovero. Le vittime di quel flagello di Dio furono immense e Campinas più che una città pareva un cimitero. Fu allora che al Bisogno di Campinas come con delicato pensiero lo chiamò un nostro confratello il dott. Giov. Battista Correia Neri, parroco ed ora vescovo di Porto Allegre, venne la felice idea di innalzare un asilo a tanti derelitti e chiamarvi i Salesiani. Detto fatto. Raccolti i primi fondi si chiamò l'ingegnere salesiano Domenico Delpiano, che si volle fosse l'architetto, ed in poco tempo si costrusse parte del grandioso edifizio, il quale consegnato nel 97 ai figli di D. Bosco , ricovera ora un centinaio d'interni, mentre molti esterni vi ricevono un'educazione letteraria od artistica. Un nostro confratello in una bella commediola, volle riprodurre sulle scene questo fatto, e l'impressione fu quanto mai gradita: Il dott. Cesare Bierrembach, salutando D. Albera a nome dei Cooperatori Salesiani e dell'intera cittadinanza, con molta efficacia, fe' toccar con mano i benefici effetti della educazione cattolica operaia e approfittando della triste notizia che quella stessa mattina ci recava il telegrafo della scomparsa del primo magistrato degli Stati Uniti del Nord, raccomandò calorosamente l'opera salesiana, che si propone l'educazione della gioventù povera operaia. « No, no, diceva, i molti ragazzi che attualmente languono nelle prigioni, non sono nati delìnquenti, come si vuole da alcuni; ma fu l'abbandono che li ha trascinati al delitto ». D. Albera non poteva assolutamente tacere dopo una dimostrazione così cordiale. Quindi ringraziò ed aggiunse, che avendo dato uno sguardo ai laboratorii dei falegnami, sarti, calzolai, compositori, stampatori e legatori n'era rimasto contento, tuttavia quelli avevano bisogno di ampliamenti, mentre erano certo necessari altri laboratori, perche tanti altri giovani da tempo picchiavano alle porte della Casa salesiana. Esser quindi necessario che tutti, secondo le loro forze, si prestassero per alzare quelle dodici grosse colonne di ferro, destinate a sostenere altra parte dell'edifizio, le quali da varii anni gìacciono là distese nel cortile a disturbare financo i ragazzi nelle libere scorrerie dei loro giuochi. La visita di D. Albera a Campinas non poteva riuscire più gradita e salutare.

Il Collegio di Nichteroy

Eccoci finalmente all'ultima casa dell'Ispettorìa del Brasile del Sud, ultima in questa mia relazione, ma prima per fondazione e, credo, anche nell'affetto del sìg. D. Albera. Infatti egli non poteva dimenticare che 26 anni addietro i primi missionari, approdavano nel giorno per noi sempre memorando dell'8 dicembre, a Rio Janeiro, e Mons. Cagliero. capo della spedizione celebrava colà il Santo Sacrificio. Nel nostro Collegio questo fatto non si era dimenticato; anzi appena si ebbe sentore della prossima visita di un rappresentante del sig. D. Rua in America, i giovani scrissero una lettera al veneratissimo Rettor Maggiore reclamando quasi il diritto di essere i primi ad accogliere il primo visitatore straordinario, come avevano ospitato i primi missionari. Ma la lettera giunse a Torino quando noi eravamo in viaggio, e non è a dire il rammarico di quei confratelli e giovanetti orgogliosi di quell'avvenimento. La città di Nictheroy sorge sulla sponda opposta alla Capitale Federale, dalla quale è separata solo dalla baia. Il nostro Collegio di S. Rosa è noto ai lettori del Bollettino, com'è notissimo in tutto il Brasile, per le pubbliche sue benemerenze durante la guerra civile del 1893. Fu pur da questo Collegio, che il 9 febbraio 96 quando il nostro incrociatore La Lombardia, infetto in modo spaventevole dalla terribile febbre gialla, sì da esserne colpito tutto il personale, tre o quattro eccettuati, ad un semplice telegramma, il nostro confratello D. Antonio Varchi, volò a bordo a consolare ed assistere fino agli ultimi momenti quei nostri cari connazionali, riportandone i più alti elogi dal rappresentante del Papa Mons. Guidi e dal comandante la Lombardia, sig. dott. Carlo Borrello. Questi tra le altre cose scriveva al direttore del Collegio di Nictheroy « Con tutto il cuore la ringrazio di averci inviato un sacerdote che ha adempiuto la sua missione con uno zelo, con una carità cristiana ed una instancabilità veramente prodigiosa. Egli spontaneamente ha voluto restare fino all'ultimo e fino a quando v'è stato bisogno di lui ». Il Governo italiano, come conobbe la generosità non solo del sacrificio del nostro confratello ; ma financo il gravissimo pericolo di restar vittima dell'implacabile morbo volle che accettasse qual segno di gratitudine la croce di cavaliere.

Tante eroiche azioni non potevano fare a meno di attirare le benedizioni del Cielo ; e, in vero, son mirabili i progressi di questo nostro Istituto. I nostri Cooperatori hanno già appreso dal Bollettino come l'8 dicembre del 1900, quale omaggio a Gesù Redentore e al suo augusto Vicario in terra, nel 4° centenario della scoperta del Brasile e nel 25° anniversario delle missioni salesiane in America, fu qui inaugurato uno splendido monumento a Maria Ausiliatrice. Esso ha per base una viva roccia di granito, posta alla cima di una collina di considerevole altezza, e di là si slancia a forma di torre, per ben 38 metri. Nella parte inferiore, di stile eclettico, si apre una bella cappella per la celebrazione del S. Sacificio, molto opportuna per le feste campali, in occasione di grandi pellegrinaggi. La statua di Maria Ausiliatrice in rame battuto e dorato, alta m. 6,30 è opera dello stabilimento di Luigi del Bò di Milano.

Noi arrivammo a Nictheroy a notte avanzata: tuttavia i giovani aspettavano D. Albera per salutarlo fin da quella sera. La casa era tutta illuminata a luce elettrica e più che tutto la statua della Madonna spiccava in un mar di luci a varii colori. Quel direttore, sempre felice nelle sue idee, non poteva fare a D. Albera più grata sorpresa. In bell'ordine stavano schierati i 420 giovani interni. All'apparire di D. Albera uno scoppio entusiasta di evviva e di battimani s'intrecciò col suono degli istrumenti. Solenni furono le feste che si celebrarono in questa circostanza. Da un anno salesiani, giovani e cooperatori aspettavano il rappresentante del Rettor Maggiore. Quella sera D. Albera si contentò di rivolgere a quei cari giovanetti un semplice saluto e li mandò al riposo.

È costume di questi giovanetti di montare ogni mattina, dopo colazione, i 1200 metri di viale che conducono al monumento, cantarvi una lode alla Vergine e poi discendere allegramente. Questo passeggio mattutino è qui chiamato passeggio igienico e lo è veramente. Quella prima mattina fu invitato anche D. Albera. Ed ecco a un certo punto del cammino., un assistente ferma quell' onda giovanile fluttuante, il direttore tira una cordoncina e tra gli evviva di tutti appare una lapide colla scritta: passeggio D. Albera. Tanto era qui atteso il nostro caro superiore ! Cantata ai piedi della Madonna la consueta lode, si disposero sul pendio della collina a mo' di anfiteatro. Di fronte era stato preparato un bellissimo padiglione, ove si fa salire D. Albera e poi si comincia una bellissima accademia in onore della Madonna, ricordando i portenti da Essa operati nella Terra della S. Croce e dell'Immacolata Concezione, com'è chiamato il Brasile. Quel confratello che pel primo salutò D. Albera, nello slancio del suo dire, non esitò ad affermare che neanco la vecchia Europa può vantare un sì grandioso monumento alla Vergine Ausiliatrice. Ne fece un po' di storia; e disse che i trecentomila mattoni formanti quella torre rappresentano l'affetto di altrettanti brasiliani per Maria Ausiliatrice. « Vedi, diceva a D. Albera, come domina la baia sottostante e quest'incanto di natura è la Capitale federale. I marinai ed i passeggieri , passando qui innanzi la salutano : stella del mare, perchè di notte Essa è un faro risplendente colle cento luci che la circondano!

Il Porto di Rio Janeiro.

L'entrata a Rio Janeiro è maestosa; la baia, immensa per estensione, appartiene per la sua estremità settentrionale al tipo delle lagune fluviali ; ed è nel medesimo tempo un golfo ed una laguna. Colle sue trecento isole occupa l'area di 419 kmq. dei quali più di un terzo hanno una profondità bastante per ricevere i più grandi vapori, che a centinaia vi stanno ancorati o la solcano in ogni direzione, lasciando tuttavia varii spazii deserti. L'entrata è fiancheggiata da due fortezze in una delle quali, nel 1874, al tempo della famosa quistione tra il Governo e l'episcopato brasiliano, stette rinchiuso il Vescovo di Olinda e più tardi quello del Parà. A prima vista questa baia immensa, pare uno stretto : poichè le roccie granitiche si avvicinano talmente da non lasciare che uno spazio di 1500 metri. In seguito le due coste all'est ed all'ovest, si allontanano formando baie ed insenature in largo semicircolo i cui promontorii intermediarii si prolungano in isole ed isolotti. Eccetto nel canale d'entrata, il circolo di colline e di alture sembra si svelga intorno alla baia ed al suo labirinto di isole ; per cui il viaggiatore si crederebbe perduto nel mezzo del continente se le vele, questi punti bianchi nell'azzurro delle acque, non gli ricordassero il mare. Che meraviglia il contemplare le alte montagne sparse di aranceti che formano quest'imponente anfiteatro e le colline verdeggianti di palme, e di platani che giù giù digradano dolcemente fino al porto! È davvero una superba meraviglia del mondo. Napoli e Costantinopoli non la superano in bellezza. La Capitale federale degli Stati Uniti del Brasile è anche centro del commercio della Repubblica, e di commercio singolarmente attivo ed animato da migliaia di stranieri, che l'arricchiscono con tesori di ogni specie e ne ricevono in cambio i ricchi suoi prodotti. I tempii, i palazzi, gli edifizii, taluni veramente grandiosi contribuiscono ad abbellirla aumentando coll'arte l'inl'incanto della natura. Attualmente conta quasi 900,000 abitanti e chi sa mai che proporzioni prenderebbe se non fosse malestata quasi continuamente dalla terribile febbre gialla e da altre epidemie.

Omaggi.

Abbiamo anche noi attraversato questa baia in un'ora e mezzo, per andare a prendere ai piedi della montagna la funicolare che doveva condurci sulla vetta dove sorge Petropolis, dimora ordinaria dei diplomatici e dei principali negozianti, che, sbrigati i loro affari vanno lassù per passare la notte assai pericolosa in Rio per la febbre gialla. In Petropolis fummo a visitare S. E. R. ma Mons. Giuseppe Macchi, Nunzio Apostolico presso il Governo del Brasile, che aveva avuto la bontà di passare due giorni nel nostro Collegio. Ci volle seco a pranzo ed ebbe tali deferenze per Don Albera che non potremo dimenticare giammai. Quest'illustre e dotto prelato ha pei Salesiani un cuore di padre. Quando fu a Nictheroy mostrò tutto il suo gradimento di trovarsi fra noi, esortando i giovani ad approfittare dell'educazione che ricevono. « Il Papa, ci disse, è informato di quanto fanno i Salesiani, specie nell'America Meridionale, ed è tranquillo quando sa che un'opera viene affidata al loro zelo ». Oh ! davvero, quanta bontà in quest'esimio prelato, che tanto desiderio ha lasciato di sè nel Perù e nel Chilì, ed ora è così stimato nel Brasile ! Usciti dal Nunzio, fummo a chiedere la benedizione al Vescovo diocesano Mons. Maia, che quale novello Mons. Lacerda, il primo nostro benefattore nel Brasile, gode a quando a quando di passare alcuni giorni tra i suoi figli di Nictheroy, com'egli ci chiama. Sembra che il S. Padre lo voglia trasferire alla diocesi del Parà. Per noi sarà una grande perdita; e la nostra gratitudine sarà egualmente eterna.

Il 15 agosto, in una delle bellissime barche Ferry, di singolar costruzione, capace ciascuna di 500 persone, e che fanno servizio regolare nella baia, giunse da Rio Janeiro un numeroso pellegrinaggio, la maggior parte membri delle conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, bramosi di chiudere con quest'atto di fede i loro esercizii e confermare con una santa comunione ai piedi della Madonna di D. Bosco, i loro santi propositi. Che spettacolo il vedere alti funzionarii, graduati dell'esercito e signori del patriziato, confusi in santa fratellanza coi popolani e cantare le litanie della Vergine e recitare devotamente il Rosario. Non dimenticherò mai la commozione che provai, allo scorgere un maggiore colonello, che, affetto di asma, per quanto soffrisse e fosse costretto sostare di quando in quando, non volle desistere dal recarsi a piedi fino al monumento. Molti di quei pellegrini chiesero di riconciliarsi, e quattro salesiani, come faceva un tempo il loro padre, postosi ciascuno sotto un albero del circostante boschetto, soddisfecero la pietà di quei devoti. D. Albera per esser visto da tutto il popolo, celebrò la s. Messa là in alto del monumento, e distrìbuì quasi trecento communioni. Terminata la funzione vi fu un breve asciolvere. Sul finire si alzò il dott. Agostino dos Reis, professore della Scuola Politecnica di Rio Janeiro. Io l'aveva udito con voce vibrata ed entusiasta, dare il primo saluto, il benvenuto al sig. Don Albera; ma ora egli più non parla, ma piange. Ricorda il buon esempio ricevuto dal contegno di quei giovanetti ai piedi della Vergine, immobili, devoti, col volto sorridente, disciplinati più di qualunque disciplinato esercito; esempio tanto più attraente quanto è ben nota la loro vivacità durante la ricreazione. Fa rilevare l'accortezza del direttore che mentre colla presenza dei 420 convittori a quella pubblica e solenne manifestazione di fede, strappò lacrime di consolazione a tanti padri che avevano tra quelli i loro figli, mostrò ai figli come dovranno comportarsi un giorno, usciti da quel sacro recinto. Ma tutti volevano una parola di D. Albera e questi, ricordando le strette relazioni, sempre esistite tra D. Bosco e le conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, disse come in America, in molte città, appunto i soci delle Conferenze furono coloro che apersero le porte ai Salesiani. Richiamò alla memoria l'intima amicizia di S. Vincenzo de' Paoli con S. Francesco di Sales e conchiuse invitando i figli di questi grandi santi ad imitarne sempre più gli alti e sublimi esempii. Più tardi fu a visitare il monumento il Ministro dei lavori pubblici e lo trovò un gioiello d'arte. Avendo poi coi proprii occhi, ammirato il numero sempre crescente dei pellegrini, molti dei quali solo difficilmente giungono a fare quella salita, chiese al direttore il permesso di costrurre su quella collina un ascensorio e, formatasi sotto la sua presidenza la Commissione di 15 ingegneri, si son già cominciati i lavori ed il tre maggio p. v. (1902) festa dell'invenzione della S. Croce ed anniversario della scoperta del Brasile si spera di poterlo inaugurare a maggiore gloria di Maria Ausiliatrice e a soddisfazione della pietà dei devoti.

Partenza e pericolo.

Quante altre cose avrei da dire per dire qualcosa di questa casa. I ricordi mi si moltiplicano sotto la penna... Dovrei parlare delle scuole, dei laboratorii, delle medaglie d'onore riportate alle varie esposizioni, ma omai non conviene abusare più oltre della pazienza dell'ispettore delle case del Nord del Brasile, che venne a prendere il sig. D. Albera. Il 25 settembre (1901) giovani e confratelli radunati sotto gli ampli cortili ci diedero l'ultimo addio. « Altri Collegi, dissero a D. Albera, altri giovani, altre Repubbliche sorelle ti aspettano. Va, noi ti accompagneremo col nostro affetto, pregheremo per te. Ma prima, accetta questo regalo. semplice, eppur prezioso più che le vittorie di Alessandro, di Cesare, di Napoleone, poichè se quelli vinsero gli altri noi abbiam vinto noi stessi, cioè la nostra naturale vivacità e le cattive tendenze. Ecco qui gli attestati di buona condotta e di studio riportati da noi durante la tua permanenza nel Brasile; vedi! son tanti com'è tanto il nostro affetto per te, accettali, chè te ne facciamo un presente ».

Erano le due pom. quando ci avviammo al porto di Rio Janeiro. L'acqua cadeva a catinelle, poi cessò e noi ci avventurammo in una barchetta col nostro bagaglio. Eravamo sette e speravamo di giungere in dieci minuti a bordo del vapore francese il Bresil; ed invece corremmo rischio di non arrivarci mai più. Fosse l'inettezza dei barcaiuoli, fosse il carico soverchio per quella barchetta, fosse l'agitazione del mare, il fatto è che un confratello con tutta la sua attività non bastava a togliere l'acqua che entrava. Non occorre dire che i piedi li avevamo bagnati quanto le nostre stesse spalle, le quali fortunatamente servivano ad impedire che l'acqua entrasse in maggior abbondanza. Qualcuno voleva chiamar soccorso, ma i barcaiuoli s'opposero. Anzi uno di essi ci confortava con questo... bel discorso, che egli aveva fatto naufragio tre volte e ch'era ancor lì, non saprei dire se per nostra fortuna. Aggiungeva con semplicità, o forse malignità o peggio, che il Signore era nostro padre, e quindi non dovevamo temere di nulla. Intanto le onde si facevano sempre più minacciose, la nostra barca tracciava dei zig-zag per evitarle ed il vapore rimaneva sempre lontano. Era già un'ora che ci trovavamo in quella critica condizione. Il confratello che teneva con una mano il timone, coll'altra gettava a quando a quando nell'acqua delle medagliette di Maria SS. Ausiliatrice; la sua fede era edificante. D. Zanchetta, vólto collo sguardo al nostro caro monumento di Nictheroy rompe il silenzio e dice : Là è la nostra buona Madre. Oh! tutti, se non lo sguardo, certo avevamo fisso il cuore nella Stella del mare! D. Giordano non sapeva capacitarsi che due marinai del luogo avessero potuto arrischiare tante vite! voleva dar loro una buona sciacquata di capo; qualcuno però gli suggerì che sarebbe stato meglio aspettare che fossimo al sicuro. Certo il dolore di vedere il nostro Superiore in tanto pericolo gli faceva dimenticare che eravamo ancora alla discrezione di quei barcaiuoli. D. Albera non disse una parola in tutto quel tempo. Finalmente, come Dio volle arrivammo al Brésil. Ci togliemmo tosto di dosso la roba bagnata, e consegnate le vesti ed i pastrani al cameriere, perchè ce la facesse asciugare, accompagnammo collo sguardo i confratelli che ritornavano in porto non più in quella infausta barca, ma sopra un vaporino.

(Continua.)

GLI ORATORI FESTIVI

Lettera aperta agli amanti della gioventù

§ III.

Come si fonda un Oratorio festivo.

QUANDO nacque il Redentore, gli angeli annunziaron la pace. Non dissero : pace ai giusti che non hanno mai peccato, pace ai solitari che si sono volontariamente racchiusi nella quiete di un deserto ; ma « pace agli uomini di buona volontà ! » Dal punto che uno ha un po' di buona volontà, ha diritto alla pace. E, press'a poco, è così anche nel caso nostro. Fate che in ogni paese vi sia un Cooperatore Salesiano di buona volontà e voi vedrete ben presto aprirsi dappertutto un Oratorio festivo. Sembra un paradosso, eppure è così. Che si ricerca adunque per fondare un Oratorio festivo? Nient'altro che un po' di bnona volontà.

Ma prima di venire ad additarne il modo pratico, semplicissimo, conviene che si dissipino certe prevenzioni a danno degli stessi Oratori.

- L'Oratorio festivo, dicono molti, allontana i giovani dalle parrocchie !

Rispondo. Dov'è che si vuol fondare l'Oratorio? in un paese? o magari in una parrocchia di campagna? Bene: ditemi un po': chi se ne prenderà l'iniziativa? Certo o il parroco o qualche altra persona d'accordo con lui. Nei piccoli centri, naturalmente, l'Oratorio festivo dev'essere una cosa al tutto parrocchiale. Lo diriga chi vuole, ma bisogna che questi armonizzi col Parroco. Ciò posto : perché radunati i fanciulli nell'Oratorio, ove si saranno onestamente divertiti a loro piacimento, non potranno esser condotti nella pubblica chiesa, giunta che sia l'ora delle funzioni, per edificare il popolo col loro contegno e coi loro canti soavi? Se poi vi sarà anche una cappella appositamente per loro, tanto meglio vuol dire che il parroco avrà agio di affezionarsi in una maniera al tutto particolare le tenere speranze del suo gregge. Altro che vedersele allontanate !

- Ma, soggiungono alcuni, da noi le cose vanno ancor bene e non si vede il bisogno dell'Oratorio.

Lo credo, e ne sia benedetto il Signore. Ma voi rispondete a queste mie domande : È vero, sì o no, che la propaganda tremenda deì seguaci del diavolo s'addentra visibilmente anche fra le campagne, ove, fino a ieri, si viveva di una vita patriarcale e felice? È vero, sì o no, che lo spirito d'associazione è forse il carattere più spiccato dei nostri tempi, e i nostri avversari se ne servono (pur troppo, da non pochi anni) con tanto disastroso successo? E vero, sì o no, che il Papa ha raccomandato più volte l'azione cattolica ed ha solennemente sancito l'opportunità, anzi la necessità dei Comitati Parrocchiali e di tutte le altre associazioni, che rendono più coraggiose le nostre masse e ne formano una vera potenza? Oh! dunque, è meglio prevenire il male, che doverlo combattere. Radunando i giovani in un Oratorio festivo li avvezzeremo a questo spirito di solidarietà cristiana e di franca professione cattolica e avremo fatto assai pel trionfo della buona causa.

Se poi si tratta di un Oratorio festivo per una città, le mie ragioni assumono una forza straordinaria. Nelle città, massime in quelle più popolate ed anche nei grossi centri commerciali ove da venti o trent'anni a questa parte, insieme alla popolazione, son venute crescendo di pari passo l'industria e l'ignoranza in fatto di religione, chi è che non vede l'assolnta convenienza dell'Oratorio e magari di tre o cinque Oratori? Anche in una città, ove solamente in quattro o cinque chiese si compiono regolarmente le funzioni festive , come può un Parroco aspettarsi che i suoi parrocchiani vadano tutti nella sua chiesa, o rendersi conto che frequentino alcune delle altre? E poi, in città specialmente, l'Oratorio festivo non andrà già a raccogliere i giovanetti fra i banchi della parrocchia, ma dal mezzo delle vie e delle piazze : e, quand'anche, per quell'innata forza dell'esempio, finissero per recarsi all'Oratorio dieci, trenta ed anche cento giovani, che, se non si fosse aperto l'Oratorio, si sarebbero recati regolarmente alla Chiesa loro, chi è che non comprende che dopo alcuni anni l'Oratorio popolerà le parrocchie di centinaia di giovinotti e uomini modello, che rafforzeranno e forse formeranno le file delle varie associazioni parrocchiali?

- Per me, son intimamente convinto; l'Oratorio è una istituzione provvidenziale, opportuna, necessaria; ma in realtà quanti riusciranno a fondarlo?

La cosa è più facile di quel che non paia. Guardate come ha fatto D. Bosco. Che mezzi aveva? Niente. E ha cominciato precisamente eol niente. Dopo il 1878, quando il Bollettino prese a narrare la storia dell'opera sua, molti s'indussero ad imitarlo e vi riuscirono. Noi abbiam rilevato molti Oratori, avviati, anzi ben sviluppati da zelantissimi nostri Cooperatori. Guardate : Don Bosco cominciò a far divertire i suoi biricchini nella piazzetta della chiesa di S. Francesco di Assisi in Torino. Non aveva di più. E perchè, ne' paesi principalmente, non si potrebbe cominciare a raccogliere i giovanetti sul piazzale della Chiesa o in quello del mercato? Notate bene : la gioventù vi va e vi si diverte lo stesso. L'importante è che ci andiate voi, che vi mettiate alla testa dei loro trastnlli; in un batter d'occhio, ve li avrete tutti affezionati e potrete benissimo, anche là, far molto bene, tenendoli lontani dall'offesa di Dio, dando loro qualche buon consiglio e in cent'altre guise. Cosa fatta capo ha. I buoni cristiani vi aiuteranno, il Signore non vi negherà la sua benedizione e quattro palmi di terreno privato, ove condurre più liberamente le reclute vostre, non foss'altro che per l'uso festivo, certo li troverete anche voi. Tutto sta a cominciare. E quando potrete innalzare o adattare là accanto una baracca qualunque a mo' di teatrino, e farvi rappresentare dai vostri piccoli amici qualche commediola , le simpatie universali circonderanno l'opera vostra e voi potreste contare di darle una vita duratura.

Ma nelle città non sarà così facile l'andare alla buona e neppur conveniente. Eppure qui urge maggiormente il bisogno, e alle volte ritarda il soccorso. Di tre o quattro parrocchie nessuna si muove , nel timore di invadere il campo altrui. Ebbene, chi ha un po' di buona volontà si faccia avanti, in nomine Domini. E chi volete che non benedica alla vostra iniziativa? Procuratevi l'appoggio dei superiore ecclesiastico : comunicate la vostra idea con quegli amici che vi sembrano più volenterosi ed intraprendenti : erigetevi in comitato e procurate che accettino di esservi inscritte le persone più influenti e poi lavorate. Se trovate il terreno un po' sterile non perdetevi d'animo: continuate a lavorare e, pregate. La rugiada dell'alto finirà per fecondarlo. E dapprincipio specialmente, non mettetevi in testa d'innalzar su due piedi un Oratorio modello, se vi scarseggiano i mezzi. Contentatevi anche di un locale ristretto, mal collocato e poco opportuno. Il bene che vi verrete egualmente operando, brillerà allo sguardo di tutti ; e questa visione, vedrete, opererà miracoli.

Qui vorrei far punto; ma c'è ancora un ma, che pare uno scoglio insormontabile.

- Ma come assicurar poi una vita stabile e rigogliosa al nostro Oratorio? Chi l'ha fondato con tanto zelo verrà anch'egli a morire, quando non debba ancor prima allontanarsene... e dopo lui chi sa come andranno le cose.

È la stessa difficoltà che faceva il ministro Ratazzi a D. Bosco. Ecco la mia risposta. Se muoiono gli uomini, non muoiono le istituzioni della Provvidenza. Avete ben organizzato il vostro Oratorio? Chiamate i Salesiani. Il Signore ha voluto affidata a loro quest'opera provvidenziale. Ma se bramate che essi si dedichino interamente a quest'importantissimo apostolato, dotateli anche come si conviene. L'Oratorio festivo, lo vedremo meglio in appresso, non è un cespite di entrata, ma piuttosto un'uscita continua : ed è per questo che in varii luoghi chiamati i Salesiani alla direzione di un Oratorio e abbandonati poi a se stessi, si videro costretti ad aprire ospizi e collegi, anche per campare la vita.

D. Simplicio.

(continua)

MISSIONI

MATTO GROSSO (Brasile)

SIAMO lieti di presentare ai nostri lettori due lettere del nostro missionario D. Balzola. È vero che la prima di queste lettere poteva essere pubblicata già da qualche mese, ma ci parve conveniente che uscisse unita ad ulteriori e più consolanti notizie, per non destare anche nell'animo dei nostri buoni Cooperatori quell'ansietà vivissima in cui eravamo noi per la sorte di quei cari confratelli. Ringraziamo intanto il S. Cuore di Gesù della visibile benedizione loro accordata sin qui, e meditiamo attentamente quelle commoventi preghiere del povero Direttore di quella nostra importante missione.

I. Le prime fatiche.

REV.mO SIGNOR D. RUA

Barreiro (Cuyabà), Colonia S. Onore di Gesù 5 giugno 1902.

NoN ho notizie strabilianti; ma dopo cinque mesi ornai che ci troviamo segregati fra queste foreste, mi par doveroso, amatissimo Padre, che le dia un breve ragguaglio di questa solitaria colonia.

E prima d'ogni altra cosa sia benedetto il Sacro Cuore di Gesù, che fin qui ci ha visibilmente protetti. Abbiamo già atterrato un bel pezzo di foresta; e a forza di braccia e di spalle, s'intende, abbiam messo insieme tanti pali da poter fare l'ossatura di due grossi capannoni, che abbiamo rivestiti di foglie di palma; e così le due nuove case Salesiane di Barreiro sono sorte per incanto e, senza... debiti. Nel primo di questi capannnoni si sono accomodate le Suore; e nell'altro, finito solamente da pochi giorni, siamo entrati noi. Ma, a dire il vero, mancano ancora gli usci e le finestre; e là dove abbiamo lasciato delle aperture necessarie per l'aria e per la luce, di notte e, quando occorre, anche di giorno, chiudiamo con una pelle di bue. La cappella, o meglio il luogo destinato alla cappella, è in cima al nostro baraccone. Due tende la dividono dal resto dell'ambiente ed un altarino discreto, su cui campeggia la statua del S. Cuore, ce la rende preziosa. Ma pur troppo non possiamo ancor conservarvi il SS. Sacramento; anzi D. Salvetto ed io dormiamo precisamente qui accanto all'altare. La mancanza della Reale presenza di Gesù nel piccolo tabernacolo è l'unico nostro dispiacere.

In questi mesi abbiam fatto anche varie piantagioni; e finalmente cominciamo ad avere un po' di verdura, che ci fa sperare di non averci a trovar nuovamente nelle dure strettezze di viveri in cui ci siamo molte volte trovati. Che vuole! amatissimo Padre... Presentemente siamo tutti un po' giù di salute; ed io credo che sia in conseguenza di tante privazioni e dell'umidità grande, presa nel dormire quattro mesi, e con un tempo quasi sempre piovoso sotto semplici tende. D. Salvetto, a causa di forti reumatismi non può più da varii giorni starsene in piedi. Tuttavia la buona volontà, la pace, la carità e l'allegria regnano in tutti; solo le forze diminuiscono Per questo, amatissimo Padre, non si dimentichi mai nella S. Messa e ci raccomandi alle preghiere di tutti i venerati nostri Superiori, confratelli ed amici.

E gli indii ? Finora non si sono affacciati ed è questa un'altra grazia segnalata del S. Cuore di Gesù. Chi pensa ai sanguinosi massacri avvenuti solo l'anno scorso fra questi indii ed alcuni civilizzati, chi sa quanta sete di vendetta arda lungamente nel cuore di un selvaggio e riflette alle condizioni in cui ci trovavamo noi in questi mesi, e possiam dire, ci troviamo tuttora, potrà facilmente comprendere quanta ventura sia stata la nostra, dì non essere ancor venuti a contatto coi figli della foresta. Ma ora che noi ci siamo accomodati, pare che il Signore stesso voglia condurli sulle nostre traccie. Noi abbiamo celebrato con gran fervore il mese di maggio, offrendo ogni giorno alla nostra cara Ausiliatrice insieme con le nostre preghiere i bellissimi fiori di questi campi; ora, stiamo celebrando con egual divozione il mese del Sacratissimo Cuore del nostro buon Gesù, pregandolo che benedica questa sua missione; e le preghiere ci sembrano vicine ad essere esaudite. Son due o tre giorni che dalla parte del nord noi vediamo dei fuochi, chiaro indizio che gli indii si sono avvicinati: anzi quando il vento tira violentemente, il fumo giunge sino a noi... Come sarà l'incontro? Noi siamo nelle braccia della Divina Provvidenza e continuiamo a lavorare e pregare. Nella speranza di poterle mandare quanto prima altre e consolanti notizie, chiedo per tutti la sua benedizione, o amatissimo Padre, le bacio la mano e mi professo

Suo aff.mo in Corde Jesu D. Giov. BALZOLA

Missionario Salesiano

II. L'incontro cogli Indii.

REV.mo ED AMAT.mo PADRE,

Barreiro (Cuyabà), Colonia S. Cuore di Gesù

24 agosto 1902.

EVVIVA il Sacro Cuore di Gesù! La nostra salute, e tutte le cose nostre vanno egregiamente. Dopo sette mesi, dacchè spinti dalla carità di N. S. Gesù Cristo ci siamo internati in questa foresta in cerca di anime da salvare, alcuni selvaggi si sono in questi giorni amichevolmente avvicinati alle nostre capanne, e noi abbiam parlato con loro, li abbiam trattenuti due giorni ed abbiam pianto di consolazione al vedere le loro buone disposizioni:

Come già le scrissi fin dai primi di giugno, noi avevamo scorto dei grossi fuochi dalla parte del nord: ma per quanto fossero a noi vicini, per due mesi ci parve che rimanessero immobili. Avremmo voluto avvinarci noi spontaneamente; ma andare colle mani vuote (chè qui siamo privi di tutto) non mi sembrava prudenza. Finalmente ai primi di questo mese di agosto ecco altri fuochi al sud ancor più vicini. L'incontro adunque era segnato; ma vedendoci così circondati, non le nascondo, amatissimo Padre, che io temeva di qualche disastro. Quindi raddoppiammo la nostra confidenza in Dio, pronti, se così fosse piaciuto a Lui, a dare anche la vita per il suo santo Nome.

La mattina del 7 agosto, aveva mandato al campo uno che radunasse i nostri cavalli ; quando, dopo brev'ora, lo sento gridare di ritorno : Padre ! Padre ! e me lo vedo innanzi tutto esaltato: e Padre, mi dice, ho veduto due Indii.

- Benone, gli diss'io, insella tosto due cavalli, uno per te, e un altro per un bravo compagno che ti darò; e andate subito a fare, con prudenza, un giro dì ricognizione da quella parte.

E così fu fatto. Tornarono verso sera dicendo che a poche ore da noi, nel punto più fitto della foresta, stavano molti indii facendo il bacururù, cioè grida, canti, ballo e schiamazzi, insomma un'orgia da selvaggi. L'incontro era dunque imminente. Quella notte dormii pochissimo. Il cuore mi batteva più forte e una dolce speranza mi faceva già sognare i rapidi e consolanti progressi della nostra missione. Al mattino, dopo di essermi raccomandato vivamente al S. Cuore di Gesù ed a Maria Ausiliatrice feci insellare tre cavalli. Mi era deciso di andare con due compagni, a vedere io stesso con quali disposizioni gli indii si fossero avvicinati e tentar il modo di parlare con loro. Era il venerdì 8 agosto , ed io era certo che il S. Cuore ci avrebbe aiutati.

Infatti tutto era pronto per la partenza quando uno dei nostri: « Padre, Padre, grida, ecco gli Indii! » Corro là, donde era venuta la voce; e vedo cinque robustissimi selvaggi che si avvicinavano vociando

- Borórós bon! Borórós bon! (Siamo Borórós buoni!).

Quello che io provai in quell'istante non son capace a descriverlo. Mi avvicinai a loro sorridendo: li abbracciai tenera mente un dopo l'altro e feci a tutti le più liete accoglienze. Alcuni dei nostri, che in quel momento erano tutti accorsi con somma trepidazione accanto alle nostre capanne, piangevano di santa allegrezza. I cinque ospiti si fermarono con noi due giorni, cioè il venerdì e il sabato. Il S. Cuore di Gesù e Maria SS. Ausiliatrice non potevano farci un più dolce regalo. Io m'intrattenni sempre con quei poveri figli della foresta : dissi loro dello scopo della nostra venuta, li assicurai che sotto la nostra protezione nessuno li avrebbe più molestati; li pregai a mostrarsi essi pure più buoni... parlai loro di Dio e del nostro divin Salvatore, insomma dissi loro tante cose ed essi pure ne dissero tante a me, come, se fossimo stati vecchi amici. Il sabato mattina, celebrai innanzi a loro la S. Messa, poi continuai ad istruirli un poco e mi accorsi che fecero loro molta impressione alcune grandi oleografie che io spiegai innanzi ai loro occhi, le quali rappresentavano il giudizio universale, la morte del giusto e la morte del peccatore. Come fissavano estatici le bianche figure degli Angeli!... Si vedeva negli occhi loro una dolce e santa impressione. Il primo seme è gettato; e noi speriamo che Dio lo farà fruttare il centuplo. Prima di partire mi promisero che dopo due lune, sarebbero tornati con altri uomini, per aiutarci a fabbricare capanne e poi sarebbero andati a prendere le loro famiglie. Uno di essi era un cacico. Donammo a ciascuno qualche gingillo, e poi tre di essi andarono verso il sud, due verso il nord, per recare, così mi dissero, la buona novella ai loro compagni. Appena furono partiti, mandai alla stazione telegrafica, (che dista dalla colonia un 40 chilometri ed è l'unico segno di civiltà in queste solitudini) per togliere d'ansietà i cari confratelli del collegio di S. Gonzalo e specialmente il nostro Ispettore D. Malan, che noi aspettiamo in ottobre con qualche aiuto. Guai se egli non potesse venire! Gli indii, come han detto, saranno qui e chi sa quanti... e noi, sprovvisti di tutto, che cosa potremo fare?

Amatissimo sig. D. Rua, prima di chiudere questa lettera permetta che le sveli alcune ansietà che mi stringono il cuore. Noi abbiamo già cominciato a costruire delle capanne, ma che faremo, senza un aumento di personale e senza quei mezzi necessari e soccorrere tanti infelici ? Come potremo soddisfare alle loro esigenze e, dica pure, alle loro pretensioni? Chi mi darà qualche cencio per vestire tanti poveretti? Deus providebit ! è vero ; ma anch'ella, amatissimo Padre, abbia compassione di noi e venga col pensiero a visitarci in questo sconfinato deserto, per farsi un'idea dei nostri bisogni. Raccomandi alla carità ed alle preghiere dei nostri Cooperatori quest'incipiente missione, perchè veramente e presto abbia a dare frutti copiosi e consolanti. È questo l'augurio ed il voto che espresse il Sommo Pontefice gloriosamente regnante, quando benedisse a me ed ai tre Coroados, che io gli aveva presentati. Oh! potessimo fra qualche anno presentare al Sacratissimo Cuore di Gesù, tutte almeno queste tribù circostanti, già fervorosamente cristiane. Costi quel che può costare : questo è il nostro sospiro. Noi metteremo le nostre fatiche e, se sarà necessaria, anche la vita: ma nessuno dei nostri Cooperatori ci neghi l'aiuto delle sue preghiere, e i facoltosi l'obolo della loro carità. Come ce ne troveremo contenti innanzi al divin tribunale

Ella poi, buon Padre, gradisca i nostri ossequi, ci riverisca gli altri Superiori e permetta che in nome di tutti questi suoi figli, Le baci la mano il

Suo Aff.mo in Corde Iesu D. Giov. BALZOLA

Missionario Salesiano.

PATAGONIA (Territ. del Neuquen).

Visita Pastorale e Missione di S. E. R.ma Monsignor Giovanni Cagliero. (1)

Las Lajas, 1 marzo 1902.

Dal fiume Agrio all'Acqua del Paradiso - Nella valle del Loncopuè - Spettacolo edificante - Il ricordo della missione.

Ai 27 gennaio al sorger dell'aurora i buoni abitanti di Quilí-Malal in compagnia di alcuni indii, che avevano passata la notte in mezzo ai folti cespugli, venivano per udire ancora una volta la parola di Dio e ricevere da Monsignore l' ultima benedizione. Celebrato l'incruento sacrificio e distribuita la santa Comunione, Monsignore lasciò loro nuovi e preziosi ricordi paterni; per ultimo li benedisse e salutatili con egual affetto si mise in viaggio, accompagnato dai suoi Missionarii. Anche quei buoni popolani e gli indii gli tennero dietro per un lungo tragitto : non potevano risolversi a lasciare l'ansato Pastore.

Dopo quasi un'ora di strada per prati fioriti e campi coperti di bionda messe, giungemmo al ruscello Norquín, che colle sue acque ristora l'amenissima valle dello stesso nome. Come già scrissi più sopra, è questa una fiorente vallata; e la sua superficie di quasi sei mila ettari presenta la forma di un grande anfiteatro. È coperta con uno strato di terra azzurra, qui e là verdeggiante di buoni pascoli e specialmente di una graminacea ingrassante, detta mallin. L'irrigazione è molto abbondante, senonchè i geli frequenti anche nell'estate constituiscono un serio pericolo per l'agricoltura. Nella rapida discesa del suddetto ruscello, spaventandosi i nostri cavalli, rovesciarono il piccolo carretto dell'equipaggio : si ruppero le stanghe e corse pericolo di vita il buon soldato, che lo maneggiava. Fortuna che gli altri della carovana con ammirabile sveltezza impedirono il colpo fatale... e poscia a forza di legacci di cuoio riabilitarono pure alla meglio il biroccino, sì da poter continuare il cammino. Sulle spiaggie del fiume Agrio, mentre un sole canicolare minacciava di abbrustolirci da capo a piè, la Divina Provvidenza mandavaci alcuni pietosi chileni, che due giorni innanzi avevano participato della missione di Quilí-Malal, i quali ci offersero fresca acqua e latte squisito, sicchè restò spenta la sete ; inoltre ci regalarono un grosso formaggio ed un grosso pezzo di sale minerale raccolto nelle Cordigliere, che servì molto bene per la pentola della nostra cucina ambulante.

Il fiume Agrio (il maggiore affluente del Neuquen) ha le sue acque di un sapore agro, perchè contiene una soluzione di solfato di alluminio: nasce alle falde del Copahue (vulcano spento). Se s'immerge una cucchiaiata di zucchero in una tazza di quest'acqua ne risulta un'eccellente limonata. È un fiume precipitoso e tutto lastricato di pietre e macigni, che le acque hanno trascinato dalle montagne. Fummo costretti a guadare a cavallo la pericolosa corrente ; ed arrivati all'altra sponda, sostammo un poco all'ombra delle piante palustri, che ne fiancheggiano il maestoso alveo. I militari apprestarono il tradizionale asado (carne abbrustolita) che insieme al formaggio regalatoci ed un po' di galletta ci valse più che un pranzo luculliano. Il fiume spontaneamente c'invitò a bere un bicchiere del suo vino; ed ancorchè ci trovassimo a 45 chilometri dalla sua sorgente, abbiamo trovato le sue acque tuttavia agrette.

Un'ora dopo proseguimmo attraverso la vasta pianura dell'Escorial. È un paraggio veramente romantico, ed è così denominato per l'accumulazione di macigni vulcanici in forma bizzarra ; come rovine di antichi castelli, grotte di fatidiche Circi, colonne, merli sporgenti, case e torri diroccate. E mentre pieni di ammirazione contemplavamo tali bellezze della natura, un altro panorama non meno sorprendente si presentava ai nostri sguardi. Erano le superbe vette delle Cordigliere, le cui perpetue nevi facevano brillare di soavi colori le nubi dell'azzurra volta del cielo. Al tramonto mettevamo piede nell'amena valle , chiamata dagli indii Guenencó (acqua di Paradiso). È proprio un'acqua preziosa, fresca e cristallina.

Di qui continuiamo in direzione della vallata del Pino. Una grossa pianta di pino ha dato il nome alle terre circostanti , e qual vigile sentinella avverte l'attento passeggiero della ricchezza di quei prati ricchi di messi dorate e di ameni pascoli, irrigati dalle acque di un ruscello, che li rende fecondi. La discesa ci costò un nuovo contrattempo : per la seconda volta si ruppe il break, e con grande stento appena ci fu possibile trascinarlo fino alla vicina casa campestre del sig. Emmanuele Sepúlveda. Questi aveva conosciuto Monsignore nella prima missione che diede nel Neuquen l'anno 1887: fu allora che ebbe l'onore di dare ospitalità al Vicario Apostolico della Patagonia in una povera capanna sulle sponde del fiume Rinhileo. Stavolta lo ricevette con maggiori dimostrazioni di affetto e venerazione, ed il nostro arrivo fu per lui e per la sua famiglia la più grata delle visite. Ci offrì subito quanto di meglio aveva per adornare un'improvvisata cappella. Pochi momenti dopo vediamo arrivare da ogni parte gli indii e non pochi cristiani , tutti frettolosi per far battezzare e cresimare i loro figlioletti ; alcuni per confessarsi ed altri per regolare cristianamente il matrimonio. Una porta al tutto sconnessa e perforata dal tarlo servì di confessionale sino a notte avanzata.

Il mattino seguente Monsignore celebrò per tempo la santa Messa e diede la Prima Comunione ai giovanetti e giovanette nonchè ad alcune persone adulte. Amministrò anche solennemente il sacramento dello Spirito Santo. Finita questa piccola missione carichiamo i nostri bagagli e ci prepariamo alla marcia, quand'ecco giungere una nuova famiglia con quattro o cinque bambini da battezzare e cresimare... Bisognò aver pazienza e compiere quell'ufficio di carità. Intanto i soldati ci stavano aspettando, e, riaggiustato il break, sferzando i cavalli, provavano la solidità delle loro sellature.

Nel salire l'erta ed opposta riva del fiumicello, le mule s'impennano di tal modo che la loro ostinata ribellione ci costringe a scendere da cavallo ed arrampicarci alla meglio per giungere ad un altipiano, mentre i soldati ed alcuni indii neofiti obbligavano con argomenti positivi gli indomiti animali ad ubbidire a chi di ragione. Dopo tre ore di penosissimo cammino, seminato di angustie e di spericoli , scorgiamo finalmente lontan lontano, in una valle profonda, più di venti uomini che venivano incontro a noi a spron battuto su briosi cavalli. Era il sig. Pietro Nazarre, padrone di una grandiosa estancia (cascina), detta La Argentina, che accompagnato dai suoi amici e dalle Autorità di Loncopué si recava a dare il benvenuto all' amato e desiderato Pastore. La loro presenza fu provvidenziale, perchè senza l'aiuto di quei nostri buoni amici ci sarebbe stato impossibile il valico dello scabroso e rapido burrone di Hualcopén. Pratici del posto e lestissimi, con un'attività sorprendente , levarono dalla strada le pietre più massiccie , e mentre noi ce la svignavamo a piedi , essi trasportavano di peso il break ed il carretto dell'equipaggio. Gli indigeni cognominarono questa valle Hualcapen, per la grande abbondanza di frondosi e verdeggianti chacayes (arbusto patagonico), sotto le cui ombreggianti foglie riposammo alquanto. Al ridosso del verde colle, rinfrescato da zampilli di acqua, esiste una casa di negozio fatta di tavole di pino e coperta di lastre di zinco. Ne è padrone un italiano, che Monsignore ebbe occasione di conoscere in Carmen de Patagones.

Fummo ben ricevuti insieme ai venti cavalcanti della nostra scorta, i quali spinti da un forte appetito fecero la festa ad un saporitissimo asado. Le acque di un limpido ruscellino, che in mezzo alle pietre precipitano giù dalla montagna, ci offrirono il loro fresco e bianco champagne , così che non sentimmo la mancanza nè del paquéhue chileno, nè del bordeau francese.

Arrivata l'ora della partenza, incominciarono i cavalli di riserva a guadare il profondo ed impetuoso fiumicello, per poi ascendere l'aspra collina che avevamo di fronte : facevano seguito le mule tirando i veicoli, e per ultimo venivano in arcioni i Missionarii , il Vescovo e tutti gli altri amici. Nella sommità della collina il break si ruppe per la terza volta, ed il povero Monsignore, ancorchè affranto dalla stanchezza, dovette montar nuovamente il suo docile alazan (cavallo di pelo più o meno rosso) e viaggiare tutto il dopo pranzo sotto i raggi di un sole cocente. Prima di arrivare a Loncopué avvi una discesa di circa 400 metri e tanto pericolosa che spaventa il solo vederla. La facemmo a piedi, ma... quante difficoltà!...

Finalmente dopo molti sospiri e pause la nostra carovana giungeva alla fertilissima e romantica valle di Loncopué, bagnata dal vertiginoso fiume che le ha dato il nome. Scorgiamo in lontananza una bella cappelletta, un piccolo collegio , l'officina telegrafica e l'incantevole villeggiatura del sig. Nazarre, tappezzata di trifoglio e di altre erbe e fiori del campo, e tutt'intorno adornata di corpulenti pioppi, che la difendono dai venti. Pare che l'arte e la natura vadano a gara in ostentare le loro bellezze. E qui nii è grato ricordare che questa incipiente colonia coi suoi grandi progressi industriali, la si deve quasi intieramente alla saggia e retta direzione del sullodato signor Nazarre, il quale col suo tratto gentile e coll'affabile parola, si fa amare non solo dai cristiani di Loncopuè, ma altresì dagli indigeni. Questo benemerito signore ci offerse subito ospitalità nella sua estancia, e desiderava tenerci proprio in casa sua, ma Monsignore credette meglio alloggiare nella bassa e piccola sacrestia della cappelletta, per attendere più da vicino alle confessioni degli uomini, ed all'amministrazione dei SS. Sacramenti. I sacerdoti missionari posero il loro domicilio nel salone dell'attiguo collegio in mezzo ai banchi ed ai tavolini.

Nell'atto di entrare nella cappella destò la nostra attenzione la splendida nicchia dell'abside, dove si venera la devota effigie della Santissima Vergine del Pilar. L'altare era adornato di fiori e preziosi candelabri ed elegante il santo ciborio pel Santissimo Sacramento. Tanto zelo pel decoro della Casa di Dio è dovuto alla religiosità della degna sposa e delle virtuose figlie del suddetto signore.

Con le preghiere di pratica, seguite da un infuocato fervorino, si diede principio all'importante missione di Loncopué. Questa durò otto giorni di lavoro indefesso e veramente apostolico, lavoro benedetto dal Signore con la conversione di molti peccatori ed indii ancora infedeli, i quali tutti, senza eccezione, vennero giornalmente ad assistere alla santa Messa ed ascoltare la parola di Dio. Per comodo dei cresimandi e ad ovviare la ressa della gente, Monsignore amministrava il Sacramento dello Spirito Santo tre e più volte al giorno. Il nostro zelante confratello Sanbernardo stendeva gli atti di battesimo, cresima e matrimonio, occupato in ciò dalla mattina fino alla sera.

All'istruzione catechistica del mattino e del dopo pranzo intervenivano premurosi i fanciulli e le ragazze , accompagnati dai loro genitori , desiderosi essi pure di meglio rammentare le verità della fede. Negli intervalli tra una funzione e l'altra due sacerdoti confessavano, mentre altri battezzavano e legittimavano i matrimoni. Al tramontar del sole si recitava solennemente il santo rosario, si cantavano lodi sacre e si ascoltava la meditazione sopra qualcuno dei novissimi. Subito dopo ricominciavano le confessioni sino alla mezzanotte. Tutta questa povera gente passava in chiesa la maggior parte del giorno; e di notte sulle sponde del fiume, dopo di aver preparato la cena, formando circolo attorno al fogone campestre, riposavano in mezzo ai folti cespugli, detti cortaderas, ossia gignerium argentinum.

La sera del 3 febbraio si fece una processione di penitenza e si piantò (dove più tardi si farà il cimitero) una gran croce , qual prezioso ricordo della prima Visita Pastorale e Missione di Monsignor Cagliero. La mattina seguente allo spuntar dell'aurora Monsignore celebrava l'incruento Sacrificio e distribuiva, come nei giorni precedenti, il Pane degli Angeli ai fervorosi fedeli. Rivolse loro la parola per l'ultima volta, o quindi si congedava da essi per incamminarsi verso Las Lajas , a 60 chilometri di distanza, dove altri figli lo stavano aspettando.

Al Calvario - La collina della campana - Avviso notturno - Alla volta di Codihue - Il pozzo dei diavolo.

Lasciato Loncopué toccammo di passaggio la estancia del sig. Nazarre. Egli sebbene distante dalla cappella, aveva partecipato con tutta la sua famiglia alle funzioni della missione, e le sue due figlie più grandicelle si erano apparecchiate alla Prima Comunione. Ci fu offerto un po' di ristoro, e separatici quindi da molti altri amici, ivi accorsi per salutarci ancora una volta, incominciammo il doloroso cammino del Calvario, su e giù per le alte vette delle Ande.

Veniva con noi il sig. Nazarre e parecchi altri signori e numeroso popolo, che ci vollero accompagnare per oltre dieci leghe. Essi ci furono di grande aiuto nella pericolosa discesa delle altissime sponde del Manzano e dell'Yumu-Tumu, come pure nella traversata di questi due fiumi. Nell'ascesa del lato destro del Rio Agrio , ci separammo dai nostri cari amici di Loncopué, alcuni dei quali desiderarono seguirci fino a Guarinchenque.

Riposammo alquanto rimpetto al famoso colle di Campana-Mauhida, le cui falde sono bagnate dalle acque dell'Agrio. All'Est racchiude ricche minière di argento, rame e ferro, ed all'Ovest, non si sa per qual fenomeno, si ode di tanto in tanto un suono simile a quello di una gran campana, per cui gli indii denominarono questo colle Campana-Mauhída, ossia, la collina della campana. Era il luogo dove essi solevano radunarsi per guerreggiare : e spesse volte le falde di quel colle rimasero bagnate di sangue e coperte di cadaveri. La valle dell'Agrio è quivi abitata ancora dai suoi primitivi possessori, gli indii. Battezzati ed inciviliti vivono adesso dell' agricoltura e sono padroni di numerosi greggi, campi di frumento e praterie di alto trifoglio. Sull'imbrunire entravamo nella valle di Guarinchenque (cimitero degli uccelli). Guadammo il piccolo fiume ed accettammo riconoscenti l'ospitalità che ci offerse nella sua capanna il sig. Giovanni Béroisa. Non dovendo dar qui nessuna missione, ma solamente pernottare, fu una provvidenza del Cielo la cooperazione e l'aiuto che ci prestò una fervente cristiana, attivissima signora chilena, la quale non si peritò di sfidare l'oscurità della notte e la tortuosità dei cammini, per battere alla porta delle varie capanne, ed avvisare gli abitanti di tutta l'estesa vallata, che approfittassero del nostro arrivo pel bene delle loro anime. Alla fausta novella, lasciarono tosto i loro tuguri e corsero a gara a far battezzare e cresimare i loro bambini, soddisfacendo pure al 2° e 3° precetto della santa Madre Chiesa, essendo che da alcuni anni più non vedevano il ministro di Dio. In una stanzuccia povera, affatto sprovvista di mobili, come la grotta di Betlemme, abbiamo preparato l'altarino, ed in seguito ad una efficace esortazione di Monsignore, s'incominciarono le confessioni, che durarono quasi tutta la notte.

Di mattino ai primi albori offrimmo il santo Sacrificio. I giovani e le giovanette fecero la loro Comunione in compagnia degli amati genitori. Più di ottanta furono i cresimati, e si legittimarono eziandio alcuni oratrimonii. Anche gli indii dei dintorni accorsero a farsi battezzare, ed a ricevere gli altri sacramenti della Chiesa.

Finita la piccola missione, salutammo commossi quei buoni cristiani e neofiti, e proseguimmo verso Codihue. Passammo vicino ad un'alta montagna, nella cui sommità s'annidano i così detti cóndores e buitres (avoltoi) e le superbe aquile andine. Sono dessi i famosi pirati del Neuquen. Nel fondo delle valli e sopra gli altipiani dei monti cacciano la preda coi loro artigli, che quali uncini, afferrano or incauti capretti ed ora mansueti agnelli, e se li portano al nido, squisito boccone ai loro aquilotti. Un rinomato cacciatore della Cordigliera scoccò la vita a un gran condore, le cui ali estese misuravano due metri e mezzo di larghezza. Prima di abbandonare la pittoresca pianura dell'Agrzo, per montare su per una giogaia preandina, osservammo presso la strada un pozzo, assai profondo che gli indii chiamano Pozo de Gualicho (demonio), perche credono essere questo il posto per dove ègli entra ed esce di casa sua. Ha più di 60 metri di circonferenza, ed alcuni anni fa non gli si vedeva il fondo. Presentemeute è coperto di terra cenerognola, ed ha la forma di un gran imbuto.

Passato questo celebre pozzo, i nostri cavalli quasi fossero consci del fine della giornata, galopparono per la discesa di Codihue ed in men di due ore avevano percorso circa trenta chilometri. Codihue (vocabolo aracuano, che vuol dire pietra da arrotare, e ve n'è davvero in abbondanza) è un'antica fortezza, della quale non rimangono che i ruderi. Sostammo in casa del signor Ascheri, italiano, il quale mediante la costanza ferrea nel lavoro ed una abilità non comune trasformò la parte della vallata, che è sua proprietà, in un giardino di fiori svariati, verdi praterie ed esuberanti pascoli. Fummo ben accolti, e l'abbondante cibo, condito da un vino eccellente, ci fece riacquistare le forze perdute per le misere refezioni dei giorni antecedenti.

Messici di bel nuovo in viaggio, traversammo il fiume Codihue a poca distanza dell'Aichol. Scaturiscono tutti due dalle cordigliere andine, e dopo di aver irrigate molte valli e campi ameni, sboccano nell'Agrio in vicinanza all'antica fortezza. La nostra marcia non s'interruppe fino ad arrivare ad un pericoloso sentiero, tagliato sulla pietra della sponda dritta del fiume Agrio. Fu per noi un passo pieno di timori e trepidazioni, ma grazie al Cielo tutto finì lì. Di qui scoprimmo come al fondo di un maestoso orizzonte il sospirato villaggio e strategico accampamento di Las Lajas, centro del Territorio del Neuquen, situato a pari distanza da Chos-Malal, come da Junín de los Andes. La sua valle è molto estesa, e ricca di produzioni vegetali, grazie alle acque del Rio Agrio ed alla maravigliosa fertilità del terreno.

A Las Lajas - Ricevimento solenne - Messa campale - Una missione consolante - Al 2° Reggimento di cavalleria.

Il ruscello Las Lajas (così chiamato per ragione delle prossime cave di lastre di pietra) sbocca nel sopra nominato Agrio , ed impone il suo nome a questa importante regione. La bella e spaziosa pianura è circondata da alte montagne e limitata all'occidente dalla cordigliera di Aichol. Essa abbraccia un terreno fertile e coltivabile di circa mille ettari, ma è frequentemente soggetta ai tristi effetti di. un Eolo assai furioso. È il campo di Marte del 2° Reggimento di cavalleria, incaricato di sorvegliare la frontiera e servire di comunicazione tra le fortezze e guarnigioni di Roca, Chos-Malal e S. Martín de los Andes.

Dinanzi ad una piazza ornata di alti pioppi, che formano lunghi viali, si eleva un edifizio grandioso, che serve di quartiere ; è circondato da molte case; le strade sono comode e pulite, come si conviene ad un paesello, che per la sua posizione e progresso è destinato ad essere in tempo non lontano una cittadina d'importanza e forse la capitale del Territorio. Nondimeno anche Las Lajas fa ricordare la terribile inondazione dell'Agrio nel 1899, che distrusse la chiesa ed altri edificii pubblici.

Tre leghe prima di arrivare all'accampamento il cortese colonnello Gras Martino, intimo amico di Monsignor Cagliero e dei Salesiani della Patagonia, ci aveva mandato incontro un soldato, e poi un ufficiale con due sergenti di ordinanza per scolta d'onore del Prelato. All'avvicinarsi poi di Monsignore il Reggimento spiega subito le file come in atto di solenne rivista, la bandiera sventola sull'asta dell'alfiere , mentre l'ufficialità e i numerosi squadroni, al suono della banda militare, salutano il venerato Pastore , che visibilmente commosso benedice e restituisce il saluto. Più in giù in un angolo della piazza incontriamo pure un comitato di signori, i più influenti del paese, che salutandoci cordialmente, mettono a nostra disposizione una casa spaziosa e ben mobiliata. In casa troviamo una devota cappella, ornata di patrio insegne e sopra l'altarino, in mezzo ai fiori, ai ceri e lampade ardenti, vediamo , con gran maraviglia, copie in una visione celeste, la sempre cara effigie della nostra Madonna. È questa l'unica reliquia salvata dalla terribile inondazione del 1899.

Il giorno dopo il nostro arrivo le Autorità civili e militari, la popolazione ed il Reggimento assistettero ad una Messa campale, celebrata da Monsignore nell'atrio del suo nuovo Episcopio, imbandierato coi vessilli di molteplici nazioni. Finito l'incruento sacrificio S. E. tenne ai militari una infocata allocuzione, parlando dell'atto religioso compito in onore del Dio degli eserciti, innanzi al quale s'inchinarono i più grandi e valenti guerrieri, come un Costantino il Grande nella conquista dell'Impero, un Giovanni d'Austria nella battaglia di Lepanto ed un Giovanni Sobieski nella liberazione di Vienna: che imparassero pertanto ad amare il Signore coll'osservanza dei suoi comandamenti ed a temerlo pel suo supremo potere. Per ultimo li esortò alla docilità, al rispetto ed all'obbedienza, così esigendo il dovere di cristiano e l'amore alla patria. Coronò la bella funzione un gruppo fotografico, rappresentante Monsignore attorniato dal clero assistente e da tutta l'ufficialità nell'atto imponente di benedire la truppa.

La nostra fermata in Las Lajas fu di dodici giorni. In questo tempo arrivarono D. Domenico Milanesio e Don Matteo Gavotto dall' importante missione del Trucuman. Venerunt cum exultatione portantes manipulos suos; e ci furono di grande aiuto. Assistettero alla missione non solo gli abitanti di Las Lajas, ma anche quelli delle circostanti vallate di Cohunco , Codihue e di Aichol. Molti indii percorsero distanze di cento e più chilometri per venire ad istruirsi nelle verità della fede e ricevere i Sacramenti della Chiesa..

Ma il nemico d'ogni bene suscitò un. temporale così forte ed un vento di cinque giorni così furioso, che scatenandosi dalle vicine cordigliere, gettò sopra il nostro accampamento nuvoloni di terra negra.... tanto da farci sembrare in pieno eclissi solare. Nondimeno fu sempre crescente il numero dei fedeli di buona volontà, i quali vincendo ogni ira nemica, prendevano parte alle sacre funzioni. L'atto della Prima Comunione dei giovanetti, delle fanciulle e di molti poveri indigeni riuscì solenne e commovente quanto mai. Si benedissero pure molti matrimonii. Il Sacramento da Gesù Cristo istituito li fece buoni ed onorati padri di famiglia. Più di trecento furono gli adulti cresimati , fra i quali era bello il vedere vecchi ed indii di ottanta e più anni.

Alcune buone giovanette, educate dalle Suore di Carità nel Chilì, ci regalarono due preziose tovaglie con ricami in bianco finissimi, corporali, purificatoi, fiori artificiali, ed altri ornamenti pel nostro altarino. Gli indii ci offrirono saporiti pignuoli, raccolti nei pinosi ed immensi boschi della Cordigliera.

Il giorno prima di partire alla volta di Cohunco, un buon numero di soldati preventivamente preparati con apposite conferenze si confessarono; ed il mattino seguente alla Messa di Monsignore ricevettero, previo apposito fervorino, la santa Comunione e la santa Cresima. Alle ore dieci dello stesso giorno giungevano le Autorità locali ed il sig. Colonnello con tutto il suo Reggimento, per assistere ad una Messa campale, celebrata da Don Milanesio, sulla piazza della nostra residenza. La sacra funzione non poteva riuscire nè più bella nè più devota. Approfittando di una sì bella occasione il zelante Missionario, con facile e persuasiva parola, entusiasmò vivamente tutti quei buoni soldati, animandoli al compimento dei loro doveri religiosi.

Del nostro soggiorno in Las Lajas conserviamo nell'animo i più grati ricordi, sia pel frutto spirituale raccolto nella Missione, sia per la squisita cortesia delle Autorità e per la bontà del popolo, ricordando sopratutto l'esimia amabilità del signor Colonnello e degli ufficiali e soldati del 2° Reggimento di cavalleria.

(Continua)

Attraverso l'Equatore

(Impressioni di un viaggio*)

Un qui pro quo.

Il sole si occultava dietro alle ultime creste di occidente, ed i suoi raggi morenti languidamente sulle ombre della valle taciturna, parevano far morire ogni speranza nei cuori.

A Cañar, tutti mi guardavano con curiosità mista a diffidenza. Le donne si affacciavano solle soglie, poi retrocedevano quasi intimorite. Gli uomini mostravano certo dispetto. Si bisbigliava qui e là; sugli angoli delle vie si formavano crocchi di gente, che mi accompagnava coll'occhio per vedere dove andassi a finire.

- Dal parroco, dal parroco! gridai ad alcuni giovanotti.

Essi mi indicarono una scalinata che era a fianco della chiesa e che terminava in un portone.

Saltai da cavallo, ascesi, entrai, e mi diressi alla prima stanza che vidi aperta.

Il parroco sorbiva in quella l'ultima goccia di caffè. Al vedermi si alzò non senza sopresa, e venne a ricevermi col suo coadiutore, con un fare incerto, che si cambiò in cordialità, quando vide me essere prete.

- Dunque, sig. Curato, non è ancora giunto Mons. Costamagna?

- Monsignor Costamagna! Non lo confonde forse con D. Albera?

- Non c'è nulla da confondere. Presto! Monsignore sta per giungere. Io l'ho lasciato più indietro.

- Ma perchè non avvisarci?... Via! La sella al cavallo. Preparate un'altra cena. Datemi qua il cappello. E lei, sig. Segretario; prenda quest'altro di paglia. Getti giù codesto berretto inglese: chè la mi pare un ministro protestante. Veda! È un miracolo che non l'abbiano preso a sassate.

- Capisco. Forse l'intenzione non mancava.

- Ne può star certo. Di questi giorni si aspettano alcuni evangelici, che ci regalano i padri della libertà. Il popolo ne è irritato e prepara loro i confetti della strada.

- Ma davvero? Sono proprio io l'amico di quella gente! Me la sono scappata bella!

Intanto eravamo montati ambidue. Uscimmo e attraversammo il paese, fra il popolo che sorridendo guardava me, di fianco al parroco , col nuovo arnese in capo.

- Olà, guardatemi, dicevo io ad alcuni : non sono mica io il lupo, sapete. Anzi vengo a portarvi il pastore. A minuti arriverà un vescovo che vuol fare molto bene.

E la parola vescovo correva di bocca in bocca, da una casa all'altra, dall'una all'altra strada. Su tutti gli usci si affacciavano uomini e donne; su tutte le cantonate si aggruppava la gente ed i fanciulli andavano scorazzando all'incontro dell'inatteso pastore.

Ricordiamoci di lui.

- Ma lei, sig. Curato, non mi ha un viso nuovo. Non ci siamo forse visti...? Sì, sì ! Là, al Callao, or fanno cinque mesi, a bordo del vapore che riconduceva dall'esilio lei ed il canonico Campuzàno. Là ci salutammo. Chi l'avrebbe detto che così presto...? Non è lei forse il Padre Ordoñez, degli oblati di Cuenca?

- Sono io stesso.

- Ed il sig. Campuzàno, quella nobile vittima dalle ire massoniche, il primo a soffrir l'ostracismo e l'ultimo a rimpatriare? che è di lui? Ha trovato pace fra i suoi, dopo aver sofferto le spogliazioni, la persecuzione e la calunnia?

- Sì; ha trovato pace, - mi rispose il parroco, guardando al cielo ed abbassando tosto il capo - Ha trovato pace.

- Che? È forse morto?

- Pochi giorni dopo essere giunto alla sua bella Quito.

- Dio lo abbia con sè. Poveretto ! Pareva presago della sua sorte. Là stesso, a bordo di quella nave, a chi lo lusingava coll'augurio di una mitra, egli rispose : No, no; non è più tempo. Andiamo a portare le ossa alla cara patria. Ricordiamolo e preghiamo per lui.

- Questa appunto è l'ora che più ci parla dei morti e di lui specialmente. Era ancora giovanotto, pieno di forza e di speranze. Una sera, a Quito, all'ultima luce del crepuscolo che dall'imminente Pichincha copriva di ombre la storica città, egli si accomiatava da tre dei suoi più cari amici: « Addio, diceva loro. Verrà una sera che non conoscerà l'alba. Che sarà di noi fra alcuni anni? Amici, facciamo un patto : quando vediamo morire il sole, ricordiamo sempre l'amico assente: ricordiamoci dei morti. »

Qui tacque il Curato; indi soggiunse: « Sì, ricordiamoci di lui. Lux perpetua luceat ei. »

- Sta bene, Reverendo. Ma non dimentichiamo i vivi. Appena ci resta una sfumatura di luce, e Monsignore non compare. Forse hanno smarrito il cammino... Però... Veda là quelle due ombre. Sì : sono proprio essi. Povero Monsignore! È spossato dal viaggio e dal digiuno. Anche il cavallo non ne può più.

- Eccellenza: Sia il ben venuto; Benedictus qui venit, gridò il parroco , mentre in due movimenti spiccò un salto e andò a baciare l'anello episcopale.

- Eccellenza, monti sul mio cavallo, aggiunse poi. Si faccia forza. Non mancano che due passi... Ma perchè venirci così all'impensata? L'avessimo almeno saputo un giorno prima, per riceverla come si merita!... Ma così... qua hora non putatis... In fin dei conti : non si potrà lagnare se non trova le cose a capello.

Le vie e la piazza rigurgitavano di gente commossa, inginocchiata, che cercava di discernere il Vescovo nella penombra e chiedeva la benedizione. Dappertutto si udiva ripetere : Sia lodato Gesù Cristo e la Vergine Maria. Sia adorato il SS. Sacramento. E queste voci si succedevano incessantemente, come l'eco centuplicata di un solo pensiero. Le campane suonavano l'Avemaria. All'ultimo barlume del crepuscolo era succeduta la notte.

(Continua)

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Anche questo mese, alla vigilia del sospirato avvenimento che riempie fin d'ora i nostri cuori di soave e celeste esultanza, noi ci prostiamo commossi innanzi alla pietosa Immagine della potente nostra Ausiliatrice...

Oh ! perchè non scintillano ancora sulla tua fronte, o Madre, le auree gemmate corone ? perchè non sorge ancora il giorno che mentre segnerà il massimo dei Tuoi trionfi , farà discendere in terra una più larga pioggia dei tuoi materni favori? Nell'aspettazione solenne, che si tributi a Te il sommo onore decretato dal Vicario di Cristo, molti tuoi figli, molti addoloratì e gementi tuoi figli levano a Te, o Madre, con accresciuta fiducia le loro preghiere. Abbassa, o pietosa Regina, abbassa il tuo sguardo pieno di misericordia su quella schiera di miseri. Consolali, o Madre; e più imponente e grandioso sarà quell'inno, che la terza domenica del Tuo bel mese di maggio, si leverà a Te da tutte le parti della terra. Salve, Regina, mater misericordiae! Orsù, rivelati anche ora, come fosti sempre, pietosa Ausiliatrice: eja ergo, advocata nostra!

Un cumulo di grazie.

SON tanti i favori che Maria Ausiliatrice dispensa in questo regioni Americane, che a narrarli tutti si dovrebbero scrivere grossi volumi. A tacere del Chilì, ove il quadro stupendo fatto dipingere dalla fervorosa gentildonna, sig. Domitilla Gomez Silva è tutto una storia di grazie e di miracoli, a tacere del Perù, dell'Argentina e di altre repubbliche, posso dichiarare che le sole grazie testificate dagli abitanti di questa città di Cuenca dopo che per la terza volta noi siamo qui venuti a stabilire le nostre tende, basterebbero a fare un volume. Mi par conveniente di accennarne almeno alcune, ottenute in questi ultimi giorni, e da noi debitamente registrate.

Una povera madre afflitta per la pessima condotta del figliuolo, lo vede uscir di stato insieme coi cattivi compagni. È inutile ogni suo richiamo; si raccomanda alla Madonna Ausiliatrice e, durante la novena, vede il figlio tornar pentito a' suoi piedi.

Una persona batteva la strada del vizio. È raccomandata alla Madonna e quello stesso giorno, con meraviglia di tutti, torna sinceramente a Dio.

Un ubbriaco cade da cavallo ed è colpito da una congestione cerebrale. I medici lo dànno spedito. Il poveretto è da nove ore che non parla più. Finalmente si chiama un sacerdote: questi gli mette addosso una medaglia di Maria Ausiliatrice ed il paziente apre gli occhi, torna in sè, comincia a parlare, si confessa e l'indomani è fuori di pericolo.

Un nostro alunno Giuseppe Maria Rua, un povero jivaro, cade ammalato di vajuolo confluente. Ci accorgiamo che non ha indosso la medaglia di Maria Ausiliatrice. Gliela mettiamo al collo e il male cessa per incanto dalla sua intensità ed il poverino è salvo.

A proposito di medaglie; due anni fa infieriva qui in Cuenca la scarlattina e come! I nostri alunni portavano tutti la medaglia di Maria Ausiliatrice, quattro soli eccettuati. Ebbene, nessuno fu colpito dei nostri, tranne questi quattro. Accortici che non avevano al collo la medaglia della Madonna, ne demmo subito una a ciascuno e tutti quattro entrarono subito in visibile guarigione.

Ieri è venuta da me una signora, che temeva tanto per una causa per lei importante che si trattava a Guayaquil: e mi ha detto: « Padre, ho ricevuto un telegramma, che mi annunzia piena vittoria! » E dirà che la causa sembrava veramente perduta. Ma la pia donna aveva pregato tanto Maria Ausiliatrice.

Un'altra signora, affetta da lunghi anni da acutissima e tormentosa nevralgia, è consigliata a ricorrere a Maria Ausiliatrice. Cerca una sua immagine ed ecco a quel primo contatto ella è pienamente guarita.

Avrei tante altre grazie, ricevute tutte in questi ultimi giorni; e se non avessi accennate almeno queste poche ne avrei provato un rimorso penosissimo. Oh ! quanto è buona anche co' suoi divoti di America la nostra cara Madonna.

Cuenca (Equatore), 1 gennaio 1903.

SAc. FELICE TALLACCHINI Missionario Salesiano.

Camporosso (VENTIMIGLIA ). - Il nostro unico fratello, colto da violenta polmonite, fu ridotto in breve in fin di vita. Omai non giovando più a nulla gli umani rimedi, nè essendovi più alcuna speranza di salvezza, ci rivolgemmo con fede alla Madonna di Don Bosco , ordinando un triduo di preghiere. E Maria Ausiliatrice, da buona Madre, ascoltò benignamente le nostre suppliche. L'ammalato cominciò subito a migliorare e ben presto fu dichiarato fuor di pericolo. Ora è perfettamente guarito e si unisce a noi per ringraziare la sua celeste benefattrice di grazia così segnalata.

15 novembre 1902.

Sorelle LUCREZIA e MARIA MERLO.

Casalmonferrato. - Nei primi di novembre u. s. per condizione del mio stato mandato ad altra casa, non so so per la diversità del clima, un mal essere quasi repentino mi tolse la gaiezza che infiorava la mia vita. Forti dolori di capo mi travagliavano continuamente senza darmi un tantin di tregua nè dì, nè notte. Consultati i predici mi dissero affetto da ispnea, con disturbi circolatorii; e considerato il mio naturale sanguigno, minacciato dal pericolo di congestione. Si provò cambiarmi di luogo pensando che un clima più mite potesse ridonarmi il primiero benessere, ma inutilmente. Fu allora che mi rivolsi alla potente intercessione di Maria Ausiliatrice, avendola già più volte esperimentata propizia, e venni subito esaudito. Ora mi sento perfettamente in salute.

19 febbraio da Volvera.

Fr. PLACIDO DA VOLVERA Cappuccino.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

A*) - Acireale: A. E. O. 10, per grazia. - A. N. P. 5, per grazia. - Agrate Brianza: Combi Angelo 10, per persona che dopo una novena di preghiere a M. A. ottenne la guarigione della propria moglie. - Airolo: Motta Paolina 10, per guarigione di un caro bambino. - Alba: Testa Elisabetta offre un cuore d'argento per grazia. - Albenga (Genova): Accame Ester 5, per Messa di grazie. - Alpicella (Genova): Mazza Maria 5, per guarigione da gravissima malattia. - Asti: Graneri Giovanni fa offerta per grazia ricevuta.

B) - Belvedere Dogliani (Cuneo): Coniugi Carlo e Annetta Barberis 1 , per grazia. - Bento Gonçalves (Brasile): Vigolo Giuseppe 6, Dal Magro Giovanni 24, Canei Giovanni 6, Lazzari Giuseppe 2,40, Meggiolano Domenico 6, Giron Alessandro 2,40, Bertual Quirino 12, Clauser Berta 14,40, Frizzo Pietro e moglie 18, per grazie e celebrazione di Messe. - Brescia: Bazoli avv. Luigi 5, per grazia. - Busalla Sarisola (Genova): Semino Luigia 5, per Messa di grazie. - Butera (Caltanisetta): Strazzeri Rocco 5, per grazie.

C) - Cagliari : Bernardini Paola 15, per Messa di grazie. - Calascibetta (Caltanisetta): Tita Corvaja Elísa 15, per guarigione di tra suoi bambini, uno dei quali era minacciato di morto in seguito a grave accidente. - Camagna Monferrato: Fà Giuseppe 1, per grazia. - Cassano Spinola (Alessandria): Busseti Maria 10, per grazia. - Castellar Ponza-no (Tortona): C. O. invia offerta al Santuario per guarigione del padre e per altra grazia. - Castelboglione: Ferraris Francesco 4, per grazie. - Catania: Isaja Maria 10, per guarigione della figlia. - Cavaglià (Novara): Retenio Erminia 5, per grazia. - Ceva (Cuneo): Cardinali Giovanni 5, per grazia. - Cherasco (Cuneo): Prasca Alessandrina 5, per essere stata salvata da temuta morte. - Mulassano Vittoria 22, per completa guarigione in seguito a preghiere fatte per lei nel Santuario di Torino. - Cloz: Franch Cattorina 10, in riconoscenza pel buon successo di esami di una sua sorella. - Colà (Venezia): Tramonti Carlo e famiglia 10, per grazia. - Costa lavagna (Bergamo): D. Mazzoleni Pietro 20, per grazia. --Cotere (Bergamo): Bellingheri Angelo 10, per guarigione dal tetano dopo che, ricevuta già l'estrema unzione, si raccomandò a Maria SS. Ausiliatrice promettendole un atto di riconoscenza. - Craventino (Alessandria): Degiovannini Margherita 2, per Messa di grazie. - Cumiana (Torino): G. B. 10, per Messa di grazie.

D) - Dogliani: Fracchia Edvige 5, per grazia.

E) - Escoveda (Cagliari) : Un cooperatore, a mano di Don Serra Antonio 3, per grazia.

F) - Front (Torino) : Una famiglia riconoscente, 10.

H) - Haverstran: Lagomarsino Luigia rimette offerta per guarigione della figlia.

L) - Leonforte (Catania): Sac. Longo Emanuele adempie il voto fatto a M. A. alla cui protezione attribuisce di essere stato prosciolto da una accusa che ledeva la sua dignità di uomo e di sacerdote. - Londra: Lazzari Derighetti Catterina 10, per guarigione del suo unico bambino dopo che gli pose nella culla una medaglia benedetta di M. A.

M) - Milano: Chierico G. A. per grazie. - Caravatti C. 5, per grazia. - Mertoulhs (Fenestrelle): Rebutti Don Luigi parr. 4, per guarigione di un suo parente. - Montereggio (Piacenza): Figoni Domenico 10, e scrive : « Da circa 60 giorni tenevo il letto, vittima di crudelissima febbre mai inferiore di quaranta gradi, per cui fui munito dei SS. Sacramenti. Una persona arnica mi consigliò di ricorrere alla Madonna di Don Bosco, di fare tutti in famiglia ima novena, di mandare al Santuario in Torino un'offerta odi far pubblicare la grazia se fossi così felice di ottenerla. Bontà di Maria! L'ultimo dì della novena, cominciai a migliorare, a lasciare un po' il letto, ed ora esco già di casa. »

N) - New York (America): Bertolino Elisa 10, per miglioramento da dolorosa malattia di un suo fratello. - Nove (Vicenza): Tommasi Edoardo 10, per grazia.

O) - Omegna: Andreoni Catterina 5, per grazie. - Osogna: Barbero Lucia 5, per grazia. - Ovada (Alessandria): N. N. 5, per grazia.

P) - Pallanzano Ossola (Novara): N. N. 15, per grazia. - Piacenza: Rizzi Prospero 10, per grazia. - Piossasco (Torino): Carpinello Clara, per grazia. - Piovene (Vicenza): Negroponte Emilia 2, per grazia. - Pontedecimo (Genova): Leveratto Maria 10, per grazia. - Porto Maurizio: Sac. Thomatis A. 5, Messa di ringraziamento per segnalati favori ricevuti da lui e dalla sua famiglia. - Poschiavo (Grigioni): Gianoli G. e F. 5, per guarigione del loro figlio Alfonso che i medici aveano dichiarato irremissibilmente perduto. - Presbitero (Torino): Roggeri Elena 10, per grazia.

S) - Sale Canavese: Perotti Maria 10, per favori ricevuti. - Saluzzo: Richard sorelle fu Claudio 10, per guarigioni ed altre grazie. -Sampierdarena: Grosso Parodi Angela 10, per grazia. - Piccione Teresina 2, per grazia, supplicando l'Ausiliatrice a voler continuare la sua materna protezione sopra la sua famiglia. - Segonzano (Cembra-Austria): Mattevi Maria e Virginia 10, per grazie. - Villotti Catterina 20, per guarigione da lunga e penosissima infermità. - Serravalle Scrivia: Aragone Filotea 3, per grazio. - Settimo Rottaro: Giachetti Giuseppe 5, per grazia. - Sommariva Bosco (Cuneo): N. N. per grazia ricevuta offre una spilla d'oro. - Soriso (Novara): S. V. e M. B. 20, in riconoscenza per aiuto alle loro famiglie in difficilissime circostanze. - Stradella: Albani Cucchi Maria 15, in adempimento di promessa, per soccorso in vicende dolorosissime e in grandi angustie. - Susa: Miramondi Marietta offre un anello d'oro per guarigione da contusioni gravissime che misero in pericolo la sua vita, causate da un funesto accidente. - S. Damiano d'Asti : Montanera Fiorenza maestra 3, Messa di grazie per la pace ridonata al suo cuore da tanto tempo travagliato. - Franco L. 5, per grazia. - Franco Vincenzo 2, per grazia. - S. Luca di Crosara (Vicenza): rizzato D. Antonio 5, per grazia. - S. Pietro in Cerro (Piacenza): Simonetti Francesco 5, per guarigione. - San Sebastiano Po (Torino): Una persona divora 5, per Messa di grazia per tanti favori ottenuti. - S. Teresa di Santa Fè (America Sud): Sandre Antonio 5, per grazia

T) - Tigliole d'Asti: Cerrato Giovanni 5, per grazia. -.Torino: Carpenteri Uberti Arezzo 5, per grazia. - Candellero Matteo , maestro , per pronto soccorso in criticissime circostanze. - Torre Annunziata: Izzo Andrea 5, per grazia. - Troina (Catania): Nerone Teresa 10, per Messo di grazia.

V) - Varengo (Alessandria): Muzio Aichino Seconda 5, per grazia. - Valfenera (Alessandria): Arduino Teresa per N. N. 3, per grazia. - Verolengo (Torino): Sig. 5 N. N. anche a nome di altre persone 3,50, per Messa di grazie in seguito alla guarigione dell'ottimo Sindaco di Verolengo signor Pietro Villata. - VesioTremosine (Brescia): M. 1 . 5, per grazia. - Vignale: Ravizza Leonilde 5, per grazia. - Villa Masone (Reggio Emilia): Fornaciari Luigi 3, per avviata guarigione del figlio Francesco senza il minacciato atto operativo. - Vittoria d'Alba: Viassone Boffa Rosa 1, per grazia. - Vicenza: Boschetto Luigi 1, per grazia. - Volpedo (Alessandria): Cassarini Virginia 3, per grazia. - Volvera (Torino): Peretti Margherita 12,50, pe; grazia.

X) - Giacchello Giuseppe, per grazia. - Rossi Giacomo 2, per grazia. - Francesconi Luigia 5, per grazia. - Boffa Maria 1, per guarigione da gravis sima malattia. - G. P. T. 6,50, per guarigioni. - Fonti Adelina rende pubbliche grazie per essere stata soccorsa colla famiglia in gravissimo frangente e fa celebrare una Messa in segno di gratitudine. - Un Cooperatore salesiano per guarigione della sorella diciottenne dopo un'operazione chirurgica felicemente riuscita. - Un Figlio di Maria 5, per Messa di ringraziamento per guarigioni ottenute, per acquistato impiego e per altre grazie.

Notizie compendiate

CAGLIARI (SARDEGNA). - Festa e conferenza di San Francesco. - L'8 febbraio, nella chiesa di S. Antonio, a cura dei Cooperatori Salesiani e mercè lo zelo del Teol. Mario Piu loro Direttore, si celebrò la festa di S. Francesco di Sales. Di mattino funzionò la collegiata di Santa Eulalia ed alla Messa solenne assisterono Sua E. Rev.ma Mons. Pietro Balestra, Arcivescovo, e Monsignor Paderi Vescovo d'Ogliastra. Dopo il Vangelo il dott. Don Matteo Ottonello, direttore del nostro Collegio di Lanusei , recitò un bel panegirico. Di sera poi lo stesso Don Ottonello tenne ima conferenza sulla necessità dell'educazione cristiana e Mons. Arcivescovo, assistito dai parroci di S. Eulalia, impartì la trina benedizione. Prese gran parte alla festa la veneranda Arciconfraterníta d'Itria.

CHIERI - La Festa dei Cooperatori Salesiani. - Scrive il giornale locale del 21 febbraio:

Riuscì divota assai. Al mattino numerose le S. Comunioni dei ragazzi e di varii cooperatori, alla Messa celebrata dal Rev.mo Teol. Giulio Barberis, il quale tenne pure una assai pratica conferenza dopo la Messa solenne delle 10,30. I Cooperatori e le Cooperatrici intervenuti non furono molto numerosi, causa forse l'ora, non troppo opportuna, e la novità di doversi recare fino all'Oratorio di S. Luigi, mentre gli anni scorsi solevasi tenere nella chiesa di S. Filippo. Noi facciamo voto che tutti quelli che sono ascritti alla Pia Unione dei Cooperatori di D. Bosco, abbiano un'altra volta ad intervenire compatti alle prescritte conferenze e così possano partecipare della vera vita salesiana che è tutta azione per il bene. Le funzioni della sera nulla lasciarono desiderare: appassionato e fervido il panegirico detto dal prof. D. Emilio Dellamula e gremita di giovanetti la cappella. A notte il teatrino rigurgitava di gente che si commosse ed applaudì alla ben interpretata rappresentazione del dramma: I martiri. Il dolcissimo Patrono dei Salesiani dal cielo ha certo benedetto la cara festicciuola in suo onore e quanti vi presero parte. »

FERRARA. - La nostra casa si è arricchita, grazie alla generosa bontà di Mons. Ferdinando Merighi, di un bell'organo che ha fatto la sua solenne figura nella festa di S. Francesco di Sales con grande soddisfazione generale. Si abbia il venerando ed ottimo Arciprete, già tanto benemerito dei Salesiani di questa città, le più sentite azioni di grazie e la promessa che mai non lo dimenticheremo nelle nostre preghiere unitamente a tutte quelle anime buone merce cui l'opera dei figli di D. Bosco può fiorire e portare buoni frutti a favore della povera gioventù.

GENOVA. Conferenza Salesiana.-L'ultimo di febbraio, con intervento di Mons. Arcivescovo, si tenne nell'insigne Basilica di San Siro - una delle più centrali ed aristocratiche della città di Genova - una conferenza sulle opere salesiane che ebbe uno splendido successo. L'uditorio numerosissimo era composto in gran parte del più eletto patriziato e di persone colte, che col più vivo interesse ascoltarono lo fluide , pittoriche e vigorose parole dell'oratore, il Prof. Don Simo netti di Biella. Questi svolse il tema dell'opera di Don Bosco nella gerarchia sociale, mettendo in piena luce - con numerose testimonianze anche di avversari - i servigi che le istituzioni salesiane rendono all' ordine sociale. E parlò con pari franchezza agli aristocratici ed ai democratici, dimostrando come cristianamente fra queste due energie non vi debba essere antagonismo. L'apostrofo finale ai Genovesi, cui rammentò l'opera compiuta dal loro Arcivescovo al Sempione, coronò degnamente il discorso molto apprezzato da tutti. Dopo il canto di un bel mottetto e di un devoto e soave Tantum ergo, eseguiti dalla Schola cantorum del nostro Ospizio della vicina S. Pier d'Arena, Sua Eccellenza si degnò d'impartire solennemente la trina benedizione. I nostri umili ringraziamenti al zelantissimo Mons. Edoardo Pulciano , nostro esimio benefattore ; e sincere congratulazioni ai numerosissimi Cooperatori, che risposero con slancio all'invito del loro Direttore Diocesano Mons. Balestrino e del nostro Ispettore Don Bussi.

LANZO TORINESE. La festa di S Francesco dì Sales. - Abbiamo ricevuto una bella relazione della festa del S. Patrono celebrata nel fiorentissimo nostro collegio di Lanzo Torinese, il 4 febbraio. Anche il nostro Rettor Maggiore volle onorarla di sua presenza. Erano quattro anni, quattro lunghi anni che il sig. Don Rua non si era più recato a Lanzo. Soavissimo il momento della Comunione generale : toccanti fino alle lagrime le parole cho l'amatissimo Superiore rivolse ai 16 angioletti che si accostavano per la prima volta al banchetto eucaristico. Il Rev.mo Parroco di Mathi cantò la seconda Messa ed il buon Prevosto di Nolo recitò un caro e succoso panegirico. Alla mensa convennero molti ottimi amici per fare onore al sig. D. Rua, cui, la sera, gli alunni del Collegio offrirono con filiale esultanza un riuscitissimo trattenimento. Un bravo di cuore agli alunni di 5a ginnasiale che fecero mirabilia nell'interpretazione dell'Attilio Regolo di Pietro Metastasio.

MOGLIANO VENETO-Al Collegio Astori. - Ieri, 29 gennaio, scrive il Berico di Vicenza, il Collegio Astori di Mogliano Veneto festeggiava il suo Patrono. I vasti cortili erano sfarzosamente imbandierati. Numerosi amici colla loro presenza resero più bella ed attraente la cara festa. Si fece dagli alunni buona e scelta musica. Ai Vespri lo zelante Arciprete di Murano, l'instancabile Don Cerutti, disse le lodi di S. Francesco; le disse da par suo, elettrizzò tutti.

NAZARETH (PALESTINA). - Una decorazione del Sultano. - Dopo sette anni di travagliosa esistenza, finalmente anche la nostra fondazione nella patria di Maria SS. si è incamminata ad un consolante sviluppo. Se non difettassero i mezzi, potrebbe condursi a termine più sollecitamente il nuovo edilizio che sarà capace di 150 orfanelli, del quale si gettarono le fondamenta l'anno scorso, dopo il sospirato firmano. Farà piacere ai nostri lettori il conoscere, che S. M. I. il Sultano, a dimostrare l'apprezzamento della Sublime Porta per l'opera Salesiana, conferiva la insigne decorazione del Medjidiè all'infaticabile direttore di quel nostro orfanotrofio. Un'apposita delegazione si recò all'istituto per presentare solennemente all'umile salesiano la decorazione imperiale ; e finalmente, dopo alcune ricerche lo trovò in cucina ove preparava la zuppa pe' suoi orfanelli, essendo assente il cuoco per affari di famiglia. È facile immaginare come sia rimasto il nostro confratello alla solenne ambasciata. Intanto noi richiamiamo l'attenzione dei più zelanti Cooperatori su questa e sulle altre case che abbiamo nel paese di Gesù, perchè versano in gravi strettezze.

SAN RAFAEL (VENEZUELA) - Nuova fondazione. - Dai giornali venezuelani rileviamo alcuni particolari delle accoglienze veramente trionfali fatta ai nostri confratelli che si recarono a San Rafael per aprire una nuova casa salesiana. Come essi giunsero a Maracaibo, furono loro incontro, fin a bordo del Mérida, il Capitolo e il Clero con a capo lo stesso Rev.mo dott. Don Filippo Jiménez Canonico Magiscola e Governatoro della Diocesi. Dopo di essere stati alla cattedrale per una solenne funzione religiosa, in cui il nostro D. Foglino improvvisò un discorso di ringraziamento, passarono al Palazzo Vescovile, dove ricevettero i più festosi omaggi. Imbarcatisi quindi per S. Rafael, ebbero nel luogo della loro nuova residenza ancor più grandiose accoglienze. Non appena giunse da Maracaibo la notizia del loro prossimo arrivo l'ill.mo sig. Generale Beniamino Diaz fece bandire solennemente un decreto con cui invitava la popolazione a ricevere con pompa i figli di D. Bosco. Infatti cento battelli, scivolando sulle acque del lago, andarono loro incontro : tutte le case e lo stesso palazzo del Governo vennero imbandierate : le campano suonavano a festa ed essi , dopo di essere stati più volte complimentati da tenerissime recite allegoriche durante la via, che percorsero fra un'onda di popolo osannante per andare alla Parrocchia, depositarono ai piedi di Gesù Sacramentato tanto affettuose dimostrazioni insieme coll'inno del loro ringraziamento per il viaggio felice. Ci facciamo un dovere di umiliare, anche a nome di quei nostri confratelli, alle autorità locali e specialmente al Rev.mo Don Luigi De Vincente Rios, nostro primo benefattore, l'omaggio della più viva riconoscenza. Ci auguriamo che, coll'aiuto di Dio, la nuova nostra casa abbia a corrispondere a tanta aspettazione.

TORINO - Oratorio S. Francesco di Sales. - Nella solennità del nostro Patrono S. Giuseppe celebrata nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice venne quest'anno fatta una esecuzione di Canto Gregoriano a grandi masse corali.

Sia per la messa solenne celebrata dal Rev.mo Sig. D. Rua, come per la Compieta, che venne cantata nel pomeriggio prima della benedizione, s'alternarono le voci dei giovanetti della Schola cantorum con quelle di tutti gli 800 allievi dell'Oratorio. L'effetto fu delicato e devoto. Non sapremmo meglio encomiare il fatto che riportando qui a comune edificazione quanto ne scriveva il giornale l'Italia Reale di Torino: « Diciamo subito che l'esito fu felicissimo e mirabile l'arte coli cui venne addestrata e sì bene affiatata una massa così imponente di voci giovanili, sicchè la Scuola di canto salesiana si edentificò con l'Istituto intiero, il quale questa volta fu non solo uditore, ma cantore ».

Vorremmo poter dilungarci sull' impressione avuta al canto della Compieta, ma poichè lo spazio ce lo vieta, conchiudendo ci auguriamo che sì buono esempio trovi imitatori per far conoscere e gustare al nostro popolo le bellezze del Canto della Chiesa.

NECROLOGIA

Mons. G. B. Cairola,

Curato dì S. Gioachino in Torìno.

NELLO spazio di 24 ore il clero di Torino perdette nell'ultimo giorno dello scorso febbraio tre vere gemme di sacerdoti. Uno il canonico Camillo Peletta dei Conti di Cortanzone, l'altro fu il Curato di S. Alfonso ed il terzo Mons. G. B. Cairola. Ma se gli altri hanno diritto al nostro compianto, per Monsignor Cairola dobbiamo dire che i nostri affetti non hanno da conoscere misura. Egli era il nostro Curato, giacchè l'Oratorio nostro, la culla delle Opere di D. Bosco, anche in mezzo a due o tre divisioni e sottrazioni per il continuo sviluppo di questi quartieri, rimase sempre sotto alla sua giurisdizione. Ed egli, fin dal primo giorno del 1868, in cui venne Curato dell'antica chiesa, dedicata ai Santi Simone e Giuda Taddeo, si mostrò sempre non solo benevolo nostro Cooperatore, ma ci chiamò a parte dell'opera sua. « Non potrei provvedere, diceva, a cotesti miei parrocchiani così distanti, così faccia Lei, caro D. Bosco. Mandi a confessare chi lei desidera, porti il Santo Viatico, amministri la Estrema Unzione... sia in una parola il braccio forte della mia parrocchia. » E quando, non più bastando l'antica chiesa allo smisurato crescere dei parrocchiani, pensò a fabbricare una nuova parrocchia, più commoda, più artistica, più degna della nostra città, seppe secondare il desiderio del primo Successore del ven. Cottolengo, il canonico Anglesio, dedicandola a S. Gioachino, ed umile qual era fu benedetto nell'opera sua, e potè vedere e sentire come il popolo corrispose alle sue sante intenzioni.

Fu, crediamo, il primo a voler fare in maniera più decorosa una festa al Sacro Cuore di Gesù.

Allora venne dal nostro venerato D. Bosco con cui era sempre vissuto più che Curato rispettoso amico, e gli aperse il suo desiderio. - Bene, disse D. Bosco, Lei pensi agli addobbi, alle funzioni sacre, e noi, cioè, D. Bosco penserà alla musica.

-Ma non vorrei cominciare dall'alto e finire a terra. Ella sa che noi, prima che possiamo fare della musica ce ne andrà del tempo ! - Ho inteso, soggiunse sorridendo D. Bosco, Lei vorrebbe che noi continuassimo la santa impresa, è vero?

- Appunto!

- Ebbene la funzione del Sacro Cuore sarà sempre la nostra! Lei ce ne avvisi, e sarà nostro impegno di fare quanto si potrà per secondare le sue pietose intenzioni.

- Io forse morirò presto, ma Lei ricordi i patti, venga e comandi... Ed il pio Curato baciò con trasporto di gratitudine a D. Bosco la mano, e tornò a' suoi per portare la lieta novella. - E così sempre si mantenne. A tutto egli provvide; tra le altre cose ha pure una fioritissima scuola di musica, fa da sè in tutte le altre sole unità, ma alla festa del Sacro Cuore i nostri cantori non devono mancare. D. Bosco l'ha promesso ! E come era riverente amico del Can. Anglesio e del nostro D. Bosco, nello spazio di 35 anni circa, egli si vide padrone di tutti i cuori... Fu un vero lutto per i trenta e più mila parrocchiani, quando egli decise di ritirarsi per apparecchiarsi a meglio morire, come diceva; e rinunziò alla parrocchia. Stava lì ancora nella medesima casa, incoraggiava, consolava ed a tutti dava gli avvisi di salute eterna, e quindi pareva che fosse tuttavia lui il loro padre, amico e consigliere... Anche quest'ultima consolazione si tolse nella notte fra l'ultimo di febbraio ed il primo di marzo. Difficilmente si vedrà tanto popolo alla sepoltura di persona amica, come a quella di Mons. Cairola... Anche il cielo pareva con la pioggia prendere parte al pianto di tanti figli... E solo dopo il lungo e numeroso tragitto ricomparve il sole. Sia pace all'anima sua, e Dio mandi altri sacerdoti e pastori che rassomiglino. all'anima bella, zelante ed operosa come quella di Mons. Cairola.

Il Sac. Domenico Bongiovanni, Curato di S. Alfonso in Torino.

QUESTO sacerdote nato a Torino nell'anno 1842, ancor vegeto di salute, scompariva all'improvviso, lasciando in tutti i cuori la più profonda ambascia. Giovanetto crebbe qui all'Oratorio, dove era stato accolto orfanello di padre e di madre, con un altro fratello, morto pur sacerdote esemplare, già sono molti anni e tra le braccia del venerato nostro D. Bosco. Sentiva che senza la carità di D. Bosco avrebbe avuto un ben tristo avvenire, e non mancava mai di ricordarlo e di ripeterlo con riconoscente parola. Dopo di essere stato vice-parroco a Balangero, sentendosi inspirato da Dio a vita più perfetta, si era ricoverato a Pinerolo tra gli Oblatì di Maria SS., bella istituzione del sac. Brunone Lanteri di venerata memoria. Vi rimase per lo spazio di dodici anni; ma presentendo che Dio lo chìamava a lavorare in Diocesi, vi ritornò, ripieno di quello spirito di fervore e di carità che suol animare gli apostoli, desideroso di mostrare la sua gratitudine alla Congregazione degli Oblati di Maria SS., nel secondare l'impulso della sua pietà di fabbricare una chiesa in uno dei sobborghi più popolosi della nostra città; la volle dedicata a S. Alfonso, le cui amabili dottrine aveva imparato ad apprezzare ed a diffondere alla scuola dei Figli del ven. servo di Dio sac. Brusone Lanteri.

Senza lasciarsi intimorire dalla ingente spesa, confidando nella parola incoraggiante de' suoi superiori, e tutto sperando dalla bontà della Madonna che avrebbe mossi i cuori, egli si avventurò ad una impresa che parve follia, ma che animato dallo spirito di zelo compì quasi intieramente.

Educato alla scuola di D. Bosco, cercò di emularlo ne' suoi santi ardimenti, ed un bel giorno, trovandosi con qualche soldo, pensò di riversarlo a decoro della casa di Dio ed a salvare le anime.

Predicatore popolare, non desiderò di uscire dal popolo, e quando prese possesso della chiesa che si era edificata, direi, quasi con le sue mani, pronunziò la bella frase che rivelava l'apostolo : Miei cari parrocchiani, lasciatevi salvareí

Aveva l'apparenza sempre gioviale, e nessuno al vederlo ed al sentirlo, avrebbe potuto argomentare i grandi dispiaceri che egli provava. Come S. Alfonso cercava le anime da salvare con due grandi amori : quello di Maria e quello del Papa. Ed era andato appunto a combinare col nostro direttore delle Scuole Apostoliche le grandi feste giubilari del Pontefice Leone XIII, quando tornato a casa, si sentì men bene in salute. Dopo due giorni volle ricevere per Viatico il Signore desiderando così di essere buon esempio a' suoi parrocchiani. Quando poi il medico disse che il gran giorno si appressava, allora volle di nuovo ricevere Gesù Sacramento in modo solenne. Le sue parole pronunziate in quel momento commossero tutti, e lasciarono la più profonda impressione. Moriva tra le braccia di due nostri confratelli, e tra le preghiere di tutta la sua casa parrocchiale. La sepoltura fa un trionfo di affetto e di dolore; e rimasero confusi e pentiti anche quelli che in vita avevano meno corrisposto ai santi suoi desiderii. Era il primo frutto della sua intercessione presso il Signore.

Passò lavorando e spargendo benefizi con una sola pena di essere povero, e di non aver potuto saldare ancora tutti i debiti che aveva contratti per la gran causa di Dio. Ma confidando in Lui il giorno della sua morte fu veramente il più bel giorno della sua vita, perchè mai come in quel giorno, deposti, i diversi pareri, cessando le gare che dividono i cuori e spengono la carità, sorse solenne e maestosa la religione, ed acclamandolo come glorioso suo eroe, lo proponeva all'altrui esempio ed ammirazione. Noi lo raccomandiamo alle preghiere dei nostri Cooperatori, lieti di poter in questa maniera ricordare la bella chiesa di S. Alfonso, che sarà anche un monumento della pietà torinese.

Nel santuario di Maria Ausiliatrice

Per norma di tutti i Cooperatori e le Cooperatrici di Torino, ricordiamo che nel Santuario di Valdocco si darà principio al bel Mese di Maria Ausiliatrice il 23 del corrente aprile, giovedì della seconda settimana dopo Pasqua.

Assistendo devotamente alle funzioni della Comunità, che si tengono in detta chiesa alle ore 5,30 ed alle 7,30 del mattino, si può acquistare per concessione pontificia l'indulgenza di tre anni, e facendo la Santa Comunione l'indulgenza plenaria quotidiana.

Nei giorni feriali, al mattino, dopo la Messa delle 5,30, ed alla sera alle 19,15, dopo il canto d'una lode, si terrà un breve discorso e si darà la benedizione col SS. Sacramento. Nei giorni festivi, questi discorsi avranno luogo dopo i Vespri delle 14,30 e delle 16,30. La predicazione verrà tenuta dal Sac. Pietro Gallo, Salesiano.