BS 1890s|1890|Bollettino Salesiano Agosto 1890

ANNO XIV - N. 8.   Esce una volta al mese.   AGOSTO 1890

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario. - W. S. Gioachino ! W. il Papa - A S. S. Leone XIII ed a S. E. Il Card. Alimonda Arciv. di Torino nell'auspicatissimo loro Onomastico - Feste di famiglia - Concorriamo tutti per erigere il monumento a D. Bosco - Completamento dell'Altare maggiore nel Santuario di Maria Aus. in Torino - La decorazione della facciata ed altri lavori nell'esterno del tempio suddetto -- Mezzi con cui fu edificata questa Chiesa e relazione di nuove grazie di Maria - Una cara visita e una nuova Casa alla Venezuela - Festa di S. Luigi Gonzaga - Don Rua al Nord della Francia ed in Inghilterra - Notizie dei nostri Missionaria : dall'Equatore e dall'Uruguay - Passeggiate - Bibliografia - Necrologia - Cooperatori defunti.

W. S Gioachino! W. il Papa!

Nella fausta ricorrenza del giorno onomastico del S. Padre Leone XIII pubblichiamo le prime notizie che ci giunsero del nuovo Collegio Salesiano di Lorena nel Brasile dedicato a S. Gioachíno

REv.mo ED Am.mO SIG. D. RUA,

Il giorno tre di marzo, anniversario dell'Incoronazione del Sommo Pontefice Leone XIII, s'inauguri il Collegio Salesiano di S. Gioachino in questa città di Lorena.

Nostri principali benefattori nell'erezione e nell'avviamento di questa nuova Casa sono il Conte di Moreira Lima ed il suo fratello il Barone di Castro Lima. Sono larghissimi inverso di noi di aiuto e di consiglio, ma più grande ancora delle vistose loro elemosine è il loro affetto verso di noi.

Nel Collegio per ora abbiamo quattro scuole e la tipografia. Attendiamo altri capi d'arte.

La Casa di S. Gioachino però non restringe l'opera sua entro quattro mura. Il carissimo nostro Direttore Don Carlo Peretto ha già predicato in città, ed io ebbi occasione nella Settimana Santa di predicare non solo in chiesa, ma persino in piazza ad immenso uditorio. Fui poi a predicare la Missione ai coloni italiani di Cannas a parecchie leghe di distanza da Lorena. Alla prima predica dovetti più volte sospendere la parola per forti singhiozzi di molti che piangevano di consolazione, cosa che si ripetè in tante altre prediche. V'erano pure coloni del Belgio e del Portogallo, i quali pure parteciparono di cuore alla Missione. Non avevan mai visto prete in quelle campagne. Oh ! come la grazia di Dio abbondò in quei giorni !

Amato Padre, benedica i suoi figli del Collegio di S. Gioachino e non dimentichi

Lorena (Brasile), 18 aprile 1890.

L'aff.m° ed obb.mo

D. SEBASTIANO GASTALDI.

A S. S. LEONE XIII NEL FAUSTO GIORNO DEL SUO ONOMASTICO

A VOI

LEONE XIII P. M.

ACCLAMATO CON RICONOSCENZA CONSOLAZIONE DOLCISSIMA DEL MONDO CHE DIO NEL NOSTRO SECOLO APPRESTO' ALLA CHIESA. OGGI CHE SI FESTEGGIA IL VOSTRO NOME BATTESIMALE

GIOACHINO

ESPRIMIAMO I NOSTRI VOTI CON FILIALI DICHIARAZIONI D' AFFETTO MANDIAMO LE SUPPLICHE NOSTRE AL CIELO PREGANDO CHE VI RISERBI A RACCOGLIERE FRUTTO DELLA SAPIENZA GLI ALLORI DELL' APOSTOLO PAOLO.

IL FUOCO SACRO CHE VI SOFFIA IN PETTO VOI TRASFONDETE TRA LE CATTOLICHE GENTI QUASI LINGUA DI CIELO IL MONDO CON AFFETTUOSA GARA VI OSSEQUIA E VI AMA E VI SALUTA CON SAN BERNARDO PRINCIPE DEGLI APOSTOLI PER VOI BEATISSIMO PADRE DA OGNI PARTE DEL MONDO SI ELEVA UN INNO DI LODE ALLA RELIGIONE ED ALL' AUTORITÀ DELLE SOMME CHIAVI OGNI GIORNO CHE PASSA RAMMENTA UN TRIONFO DI CARITÀ, DI FORTEZZA E DI SAPIENZA CHE RIPORTATE « A MANTENER LA BARCA DI PIETRO IN ALTO MAR PER DRITTO SEGNO ! » OGNUNO VI ASCOLTA E VI AMMIRA E CHI VA A ROMA PELLEGRINO TORNA IN PATRIA APOSTOLO.

ALL'AMATISSIMO Cardinale GAETANO ALIMONDA

ARCIVESCOVO DI TORINO nel suo auspicatissimo Onomastico

Ogni giorno, che passa, segna nuovi atti di benevolenza dell'E. V., e quindi nuovi nostri doveri. Permetteteci adunque, Em.m° Principe, che nella ricorrenza del vostro Onomastico noi Vi presentiamo in quest'anno più vivo ed ardente l'omaggio del nostro affetto , della nostra riconoscenza e della nostra stima. Gli uni acclamano in Voi, e a buon diritto, il principe de' moderni conferenzieri (1), gli altri, con non minor ragione, Vi dicono uno de' più valenti campioni della romanità della Chiesa (2), di quella romanità, a capo della quale sta il Papa e da cui, al dir di Tertulliano , derivò la salvezza a tutti (3). Noi, Salesiani e Cooperatori, in quella che facciam pure plauso al vostro genio e alla vostra ortodossia, abbiam de' doveri particolari da compiere verso il vostro cuore. Sì, o Eminenza , Voi consolaste già il nostro dolcissimo Don Bosco con la più squisita benevolenza, lo sorreggeste con la più soave protezione, ne prolungaste i giorni col più puro e caldo affetto, lo sollevaste sul letto di morte, ed anche ora, dopo la dolorosa dipartita, non abbandonaste i suoi figli... Grazie adunque, Eminenza, de' vostri favori, della vostra carità. Noi in compenso, mentre Vi presentiamo pel vostro Onomastico le più sentite felicitazioni, preghiamo il Santo, di cui portate il nome, quel Santo della Provvidenza, per cui Vi affaticate cotanto nell'erezione del tempio a lui dedicato, perchè compia i vostri voti, e prosperi la vostra santa impresa. Lo pregheremo soprattutto perchè prolunghi i vostri giorni, che son tanto cari e preziosi, e coroni de' più consolanti frutti la vostra missione di carità e di fede.

(1) È noto che il veterano de' nostri storici, Cantù, chiamò i dodici volumi delle conferenze di Alimonda un prodigio di scienza e di erudizione.

(2) DE GUBERNATIS, Dictionnaire International des Écrivains du jour.

(3) Romanitas omni salus - De pallio.

FESTE DI FAMIGLIA Omaggio a Don Rua.

Splendida e giocondissima fu per l'Oratorio Salesiano di Torino la sera dei 23 dello scorso giugno. Come l'anno scorso, per le medesime ragioni allora ricordato, si volle unire la festa di Don Michele Rua , Rettor Maggiore della nostra Pia Società, colla commemorazione del giorno onomastico dell'indimenticabile nostro Fondatore e Padre Don Bosco.

Alle 7 e 3/4 incominciò la filiale dimostrazione. Un gran circolo affollatissimo di giovani, chierici, sacerdoti e benefattori faceva nel cortile ampia corona a Don Rua , che aveva preso posto sopra apposito seggio. Gli sedevano ai lati i primi Superiori e buon numero di Direttori Salesiani venuti anche da lontane regioni per questa fausta ricorrenza.

Dopo una marcia d'introduzione, letto un affettuoso inno d'occasione, veniva questo cantato da poderosissimo coro di giovani accompagnati dalla banda musicale dell'Istituto. La musica dell'inno era del nostro maestro Giuseppe Dogliani. Furon lette poscia poesie e prose in più lingue, in cui a gara primeggiavano l'affetto, la venerazione, la riconoscenza ed altri nobili sentimenti di teneri figli inverso al Padre. Piacque assai e riscosse ripetuti applausi un bellissimo dialogo col quale i giovani artigiani presentavano in dono a Don Rua alcuni lavori da loro fatti nei singoli laboratorii. I calzolai presentarono un paio di scarpe ; i sarti, una veste talare ed una mantellina; i fabbri, un cancello per la nuova Cappella delle Suore di Maria Ausiliatrice in Valdocco ; i falegnami, un inginocchiatoio che trasformasi a piacimento in confessionale da cappella ; i legatori ed i librai, libri riccamente legati; gli scultori, una grande statua in legno di N. S. di Lourdes; i lavoratori in plastica, una grande statua del S. Cuore di Gesù ; i compositori e gli stampatori, le medaglie ed i diplomi d'onore, di cui è parola nella epigrafe qui sotto.

La lettura e la declamazione erano intercalate da scelti pezzi di musica eseguiti ora dalla banda musicale dell'Oratorio interno, ora da quella dell'Oratorio esterno.

In fine, dopo la ripetizione dell'inno, Don Rua pronunziava commosso parole di ringraziamento. Lodava poscia con cuore di padre tutti quelli che concorsero in qualche modo per rendere bella e grandiosa quell'accademia.

Parlando dei doni, notò lepidamente una dimenticanza : « Si vollero, diceva egli, presentar saggi di tutti i laboratorii della nostra Casa , ma se ne dimenticò uno della massima importanza ; fu dimenticata la panetteria ; eppure è il laboratorio che si fa ricordare di più a chi deve pagare, perchè abbonda di uscite e non ha entrate. »

Fuvvi pronta ilarità specialmente nei benefattori, i quali, alla vista di tutto quel popolo di giovanetti che mangiano il pane dell'Oratorio, potevan ben intendere l' importanza delle dette parole.

Don Rua finì col chiamare alla mente ed al cuore degli astanti la memoria del sempre amatissimo Don Bosco, e fra gli evviva a Don Bosco ed al suo degno Successore finì quella solenne e cordialissima accademia.

A D. MICHELE RUA

EREDE DELLO SPIRITO DEL CUORE DELLO ZELO

DI D. GIOVANNI BOSCO

NELL'EDUCARE AL LAVORO ED ALLA PIETÀ I FIGLI DEL POPOLO QUESTE MEDAGLIE D'ORO RIPORTATE PER LAVORI TIPOGRAFICI NELLA VATICANA ESPOSIZIONE Dl ROMA NELLA INTERNAZIONALE Dl SCIENZE E D'INDUSTRIA A BRUXELLES E NELLA UNIVERSALE DI BARCELLONA L'ANNO 1888 CON I DUE DIPLOMI DI ONORE A LONDRA NELLA ESPOSIZIONE ITALIANA DEL 1888 E NELLA INTERNAZIONALE DI COLONIA DEL 1889

I GIOVANI

FONDITORI COMPOSITORI E STAMPATORI DELL'ORATORIO DI TORINO LIETI E RICONOSCENTI PER IL CONSIGLIO PER L'OPERA PER L'INDUSTRIA DEL LORO ZELANTE RETTORE NEL DÌ CHE RICORDA DUE EPOCHE DUE NOMI DUE BENEFATTORI UMILMENTE OFFRONO (24 Giugno 1890)

Gli Antichi Allievi.

All'indomani celebravasi la festa di San Giovanni Battista, festa patronale della città e diocesi di Torino, e per noi doppiamente memorabile, perchè ogni anno in detto giorno celebravamo l'onomastico di D. Bosco.

Al mattino vi fu comunione generale. Alla Messa solenne si cantò una grandiosa Messa del Gounod; e nel pomeriggio le sacre funzioni celebraronsi pure con la maggior pompa come nelle primarie solennità. Al mattino alle ore 9 abbiamo ricevuto a suon di banda e con entusiasmo di ammirazione e di riconoscenza la sempre cara visita degli antichi allievi che vennero all'Oratorio come gli altri anni, per la dimostrazione filiale alla cara memoria del Rev.do signor Don Bosco. Si radunarono in apposito salone addobbato per la circostanza. In mezzo , sopra un ampio tavolo, era spiegato un ricco paramentale, loro dono di quest'anno. Al giungere di Don Rua fu un ricevimento dei più cordiali, mentre l'ottimo Successore di Don Bosco dimostrava a sua volta viva consolazione nel trovarsi in mezzo a' suoi antichi amici.

Letto l'elenco degli aderenti, sorse l'eloquente oratore D. Domenico Griva e lesse il discorso d'occasione tratteggiando la vera gloria di Don Bosco. Ebbe delle pagine inspirate. A più riprese fu interrotto da universali applausi.

La dimostrazione filiale veniva chiusa da affettuose e commoventi parole dell'amatissimo Don Rua.

I convenuti si diressero poi a Valsalice per pregare sulla tomba di Don Bosco.

Omaggio alla memoria di Don Bosco.

Alla sera alle ore 8 grande accademia con esito felicissimo. Il numero degli accorsi superava quello della sera precedente. Eran ben due mila persone che circondavano il Rappresentante di Don Bosco, il suo Successore, Don Michele Rua. Ci pareva in realtà di assistere ad una delle più grandiose accademie che nella medesima ricorrenza dell'onomastico celebravamo per lo stesso Don Bosco, quando ancor viveva nell'Oratorio.

Canti, suoni, poesie e prose, in istile severo , in istile buffo, tutto ora animato da una vita di affetto, giubilo, entusiasmo, riconoscenza indicibili.

Oltre ai cantori interni presentaronsi pure in questa sera i cantori dell'Oratorio esterno, con un compitissimo inno, che eseguirono con gusto e precisione commendevoli.

Le bande musicali dell'Oratorio interno e dell'esterno gareggiavano nell'esatta esecuzione di scelti pezzi di musica.

Con quelli della Casa di Torino unironsi in ispirito i Salesiani di tutte le altre nostre Case e molte famiglie ammiratrici di Don Bosco. Si lessero pubblicamente i loro numerosi telegrammi speditici per la fausta ricorrenza.

L'accademia fu ben coronata con commoventi, interessanti e sempre care parole del Rev.mo signor Don Rua.

Ci piace qui riportare almeno uno dei componimenti letti nella commemorazione dell'onomastico di D. Bosco. È lavoro del prof. D. Giacomo Ruffino.

LA BANDIERA DI DON BOSCO

Di Legnano sui campi cruenti

Della pugna era dubbia la sorte; Quando al suon dei divoti strumenti Ecco il sacro carroccio apparir, Coi trecento guerrier della morte Che il lor sangue alla patria offrir ;

E alla testa dei prodi Lombardi:

Guida, onor dei trecento gagliardi

Procedea di vittorie foriera

Dei Comuni l'invitta bandiera.

Veggo un nuovo spettacol giocondo: Dalle iberiche piaggia un naviglio Tenta il corso ad incognito mondo Che d'Italia un nocchier divinò.

Non paventi, o Colombo, il periglio ?

Non paventa chi al Ciel s'affidò !

Sulle antenne di tutte le navi

Sta un'insegna che incuora i miei bravi:

Di Maria è la santa bandiera

Che mi dice : Invocami e spera! »

Così il patrio vessillo ravviva

Dei soldati lo stanco coraggio , Nei lontani fratelli tien viva La memoria del suolo natal ;

È un emblema d'arcano linguaggio, D'ogni popolo ambito segnal.

Oh! se ovunque un vessillo si spiega,

Là de' cuori più forte è la lega;

Di D. Bosco la giovine schiera

Non avrà la sua santa bandiera?

Son molti anni che povero e umile Si fea duce di pochi garzoni;

Ma in brev'ora ingrossaron le file Che il seguian per ogni sentier; Or son mille, più mila i campioni Cui avvince un affetto, un voler:

Non mirar a caduca mercede,

La virtù serbar pura e la fede

Di Don Bosco seguir la bandiera

Che tien scritto : Lavoro e Preghiera !

L'han spiegata sui monti, sui mari, Sui tugurii, sui tetti dorati ; S'allietar di sua luce gli altari, Nei deserti del Pampas brillò ; Fu richiamo a' fratelli traviati, Della pace i bei giorni segnò.

Stupefatte si chieser le genti

Donde sorgmi gl'ignoti portenti?

Di Don Bosco è la santa bandiera

Che proclama: Lavoro e Preghiera!

Sul terren de' suoi lunghi cimenti Cadde un giorno lo stanco vegliardo ; E a' suoi figli negli ultimi accenti Di sue glorie il segreto scoprì:

Benedetto il divino stendardo

Che fu il gaudio e l'onor de' miei dì:

Io vel lascio; oh stringetevi al petto

Questo pegno supremo d'affetto !! »

E baciava la sua bandiera

Mormorando : Lavoro e Preghiera !

Or all'ombra gentil della Croce

Ha riposo la salma onorata;

Ma dall'urna gagliarda mia voce Fra le genti diffondesi ancor ;

Su quell'urna ancor brilla spiegata La sua insegna : Preghiera e Lavor;

E alla testa d'immensa legione

Di Don Bosco il più fido campione

Ch'eredava la santa bandiera

Ci ripete : Lavoro e Preghiera!

Giovanetti, il mattin della vita

S'apre a voi come splendida festa... Ahi! che in breve ogni gioia è svanita, E intristisce il bel fior dell'età. A tradirvi la colpa s'appresta, La sventura a prostrarvi verrà.

Or qual fia sovrana possanza

Che v'inspiri coraggio e speranza?

Di Don Bosco è la santa bandiera

Ov'è scritto : Lavoro e Preghiera !

Sì, Don Bosco, il celeste orifiamma Che de' figli lasciavi a salute

Da ogni petto sollevi una fiamma Che i tuoi passi ci sproni a seguir; Sia ritorno alle gioie perdute, Sia speranza nel fosco avvenir ;

Degli studi per l'ardua china,

Nei travagli dell'aspra officina

Sempre, sempre la tua bandiera

Ci ricordi il Lavor, la Preghiera.

Sì che giunta l'estrema giornata,

Colla pace dei giusti nell'alma, Colla gioia d'averla onorata,

Se tu o Padre, ci arrida dal ciel,

Se il buon Angiol ne intrecci la palma Che si dona ai soldato fedel,

Ci fia dolce in quell'ultima ora

Abbracciarla e ripetere ancora:

Sei mia gloria, o paterna bandiera

Da cui appresi Lavoro e Preghiera !

CONCORRIAMO TUTTI per erigere il monumento a Don Bosco.

Abbiamo più volte parlato del monumento che stiamo dedicando alla cara memoria del venerando D. Bosco, decorando riccamente il Santuario da lui eretto a Maria SS. Ausiliatrice in Torino.

Chi non manderà il suo obolo, benchè minimo, per questo nobile intento ?

Moviamo perciò caldo invito a tutti quanti serbano affetto alla cara memoria di Don Bosco, che vogliano venirci in aiuto, per sopperire alle ingenti spese già fatte, e per le altre non meno ingenti che dobbiamo incontrare, per condurre a termine la detta impresa.

A taluno venne la felice idea di incaricarsi della spesa occorrente per qualche parziale lavoro. Ne siamo riconoscentissimi. Non potrebbe questo nobile esempio essere imitato?

Per le persone facoltose vi sono lavori secondo le loro forze; per esempio : la decorazione di qualcuna delle cappelle, o di uno degli altari. Per altri la somma occorrente per pagare qualcuna delle statue di marmo che ornano la facciata. Per altri una qualche altra parte dei lavori di pittura che si stan facendo nella cupola, non foss'altro che la spesa occorrente per una delle innumerevoli figure che colà va delineando l'egregio pittore sig. Rollini. Per altri una stazione della Via Crucis. Per altri i lavori per una almeno delle 42 grandi colonne che ornano il tempio

Non vogliam far qui l'elenco di tutto quanto si potrebbe proporre alla carità di ciascuno dei nostri lettori od alle loro famiglie, per dar loro occasione d'avere i loro nomi scolpiti ad eterna memoria nel Santuario di Maria Ausiliatrice.

Le colonne del tempio del Sacro Cuore di Gesù in Roma portano scolpiti i nomi dei divoti che le pagarono, perchè non si potrà fare altrettanto nei lavori di decorazione pel Santuario di Maria in Torino

Chi volesse aderire a questo nostro umile invito, potrà per lettera domandarci schiarimenti in proposito.

Lo zelo poi di molti tra i nostri benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici saprà loro suggerire quanto abbiano da fare a onesto intento.

Molte parrocchie, molti paeselli, mòlti istituti, associazioni, compagnie... potrebbero con un po' di elemosina raccolta tra quanti ricordano con affetto Don Bosco, esser rappresentate da un parziale lavoro nel tempio di Maria Ausiliatrice, ed erigere così un parziale monumento alla cara memoria di quello zelante apostolo dei tempi nostri, che essi ammirarono in vita e non sanno dimenticare dopo la morte.

COMPLETAMENTO dell'Altar Maggiore nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino.

Secondo il progetto approvato pel completamento dell' altare di Maria Ausiliatrice, il grande quadro della Beata Vergine, che misura metri 7 in altezza e 4,24 in larghezza. viene compreso in una cornice marmorea tenuta assieme da un apparato architettonico che, serve di sfondo all'altare attuale, occupa in larghezza poco più, della larghezza del l'altare stesso e si innalza in guisa che il triangolo del frontispizio emerge tutto fuori del piano superiore del cornicione della chiesa.

La nuova costruzione deve sorgere sul pavimento del presbiterio, isolata da tutte le parti. Vista dalla navata, fa l'effetto di una grande decorazione di pala d'altare che faccia corpo coll'altare medesimo.

Con questa disposizione rimane libero lo spazio per la doppia scaletta posteriore dell'altare; nè occorre rompere o danneggiare menomamente le linee delle pareti della chiesa.

Nella sua zona basamentale la nuova costruzione si compone di due spalle granitiche che reggono un architrave anche granitico, il quale viene a trovarsi nell'altezza del gradino superiore dell'altare. Le due spalle s'innalzano circa due metri oltre la linea superiore di detto gradino, e fiancheggiano una piccola galleria a colonnette che ha per iscopo di portare alla giusta altezza di visibilità il lato inferiore della cornice del quadro.

I lati di questa cornice rimangono come intelaiati da due fasci di colonne che sono il proseguimento delle spalle anzidette; portano una cornice che sta sotto la semicircolare del quadro; e sopra a guisa d: attico si innalzano due corrispondenti fasci di pilastri che reggono una cornice e il frontispizio di finimento.

Nei vani racchiusi tra le colonne ai lati del quadro si collocheranno due statue alte due metri; una rappresenterà S. Francesco di Sales e l'altra S. Vincenzo de' Paoli.

In alto negli spazi, tra i pilastrini dell' attico , saran posti due angeli in preghiera. Altri angeli saranno collocati sulla cornice di finimento.

Il fregio della cornice principale e una zona del piedestallo immediatamente sotto le basi riceveranno medaglioni circolari racchiudenti a mezzo busto le figure dei principali Santi fondatori di Ordini religiosi, e dei Santi protettori delle principali Case Salesiane.

Nello sfondo triangolare del frontispizio si porrà la figura del Padre Eterno e in altri sfondi altri lavori tutti in mosaico.

Nelle sette arcatelle della galleria a colonnette sopra l'architrave basamentale si porranno sette statue.

In alto poi a fregio della cornice di finimento dell'attico si porrà in mosaico romano l'invocazione: Maria., Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

Ecco la nota delle diverse qualità di materiali scelti per questo monumentale lavoro Granito roseo e granito della Balma per la zona basamentale ; marmo di Carrara, breccia fiorita, giallo Verona, diaspro di Sicilia e lazzolite per tutto l'ordine architettonico soprastante.

L' incisione che qui abbiamo presentato è tolta dal bozzetto alla scala di 1 per 10 , eseguito sui disegni che ci ha forniti il chiarissimo ingegnere Cav. Crescentino Caselli.

LA DECORAZIONE DELLA FACCIATA

ed altri lavori nell'esterno del tempio di Maria Ausiliatrice.

I divoti accorsi in quest'anno alla festa di Maria Ausiliatrice, nel santuario a lei dedicato in Torino, ebbero la consolazione di vedere quasi ultimati i lavori che da più di un anno si erano intrapresi per i ristauri e la decorazione dell'esterno del tempio.

La facciata con i due svelti campanili ai lati e con la superba cupola su cui torreggia maestosa la grande statua di Maria Ausiliatrice fa un effetto sorprendente.

Dalla statua della Beata Vergine in rame, recentemente dorato, l'occhio discende agli angeli, essi pure dorati, posti sui campanili; uno rappresenta l'Arcangelo Gabriele che porge colla destra una corona a Maria, e l'altro San Michele nell'atto di far sventolare una bandiera sulla quale sta scritto Lepanto, come per ricordare la grande vittoria riportata dai Cristiani sui Turchi presso Lepanto ad intercessione di Maria Santissima.

Tre belle statue di marmo s'innalzano sul timpano dell'avancorpo di facciata e rappresentano i SS. Martiri Solutore , Avventore ed Ottavio, che bagnarono col loro sangue la regione di Valdocco (vallis occisorum), regione in cui sorge il santuario. Sull'attico delle due fronti laterali le statue di S. Massimo, primo vescovo torinese, e di S. Francesco di Sales ; nelle stesse fronti, in due apposite nicchie, le statue di S. Giuseppe e di S. Luigi Gonzaga, compatroni dell'Oratorio annesso al santuario e di tutte le altre Case Salesiane.

Nello sfondo triangolare del timpano due angioli ad alto rilievo portano lo stemma della nostra Pia. Società.

Tra le quattro grosse colonne binate che sostengono la trabeazione della fronte di mezzo sarà rappresentata in bel gruppo marmoreo la tenera scena evangelica in cui Gesù Cristo circondato da giovanetti, benedicendoli, esclama : Sinite parvulos venire ad me.

Alla stessa altezza negli intercolonii laterali spiccano due alti rilievi felicemente riusciti. In uno si rappresenta S. Pio V, che , circondato da augusti personaggi, annunzia la vittoria di Lepanto ed invita il popolo ad invocare Maria SS. nelle Litanie Lauretane col titolo di Auxilium Christianorum. Nell'altro è rappresentato Pio VII , che offre una corona a Maria ed istituisce la festa di Maria Ausiliatrice.

Sopra ed in corrispondenza a questi due grandi quadri sono collocati in alti riquadri due angeli portanti le date storiche dei due fatti suaccennati.

Non si rende meno interessante la parte basamentale poi due bassorilievi dei piedestalli. Ritraggono essi due scene evangeliche commoventissime : La risurrezione del figlio della vedova di Naim e la guarigione dei sordo-muto.

Sotto la prima scena leggesi : .Et resedit qui erat mortuus (Luc. c. vii, v. 15), e sotto la seconda : Et surdos fecit audire et mutos loqui (Marc. c. vii, v. 37).

Speriamo che fra non molto potremo dare relazione di altri lavori, specialmente di quelli che van compiendosi nell'interno del tempio, che sotto la solerte direzione dei nostro economo D. Antonio Sala van progredendo alacremente.

MEZZI con cui fu edificata la chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino e relazione di nuove grazie di Maria a' suoi divoti.

Il venerando nostro fondatore e Padre Don Bosco, nell'opuscolo Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il nome di Maria Ausiliatrice, al capo xix, parlando dei mezzi con cui era stata edificata la Chiesa di Maria Ausiliatrice, scriveva quanto segue: « Quelli « che hanno parlato o udito parlare di questo sacro edifizio avranno desiderio di sapere donde siansi ricavati i mezzi che in complesso superano già il mezzo milione. Io mi trovo in grave difficoltà di rispondere a me stesso, perciò meno in grado di soddisfare agli altri. Dirò adunque che i corpi legali diedero da principio belle speranze; ma in pratica giudicarono di non concorrere. Alcuni agiati cittadini, scorgendo la necessità di questo edifizio, fecero promessa di vistose largizioni, ma per lo più cangiarono divisamento, e giudicarono meglio di impiegare altrove la loro beneficenza. È vero che alcuni benestanti divoti avevano promesso oblazioni, ma a tempo opportuno, cioè, avrebbero fatte oblazioni quando avessero avuto certezza dell'opera ed avessero veduti i lavori inoltrati.

« Coll'offerta del Santo Padre e di qualche altra pia persona si potè far acquisto del terreno e non altro ; sicchè quando si trattò di cominciare i lavori, io non aveva un soldo da spendere a questo scopo. Maria volle essa medesima porvi mano e far conoscere che essendo opera sua Ella stessa voleva edificarla : Aedificavit sibi domum Maria. Io adunque intraprendo il racconto delle cose come sono succedute, e racconto coscienziosamente la verità, e mi raccomando al benevolo lettore di darmi benigno compatimento se trova qualche cosa che a lui non torni gradita. »

E qui il venerando Don Bosco incomincia la relazione di celesti favori, coi quali la Beata Vergine guadagnava la elemosina de' suoi divoti.

Ora che s'è posto mano ai restauri ed alla decorazione di questo suo medesimo tempio, pare che accada altrettanto. Ci pervengono ogni dì da tanti devoti, relazioni di segnalate grazie ottenute per l'intercessione di Maria e vi uniscono la loro offerta, quale tributo di riconoscenza alla buona Madre Celeste.

Ci duole non poter pubblicare per intero le dette relazioni pervenuteci, tutte spiranti la più sentita riconoscenza e tenerissima divozione; anzi non potremo per la ristrettezza dello spazio far altro che dar cenno di alone. Tuttavia speriamo di poter poi supplirvi in qualche modo in altri numeri ed in qualche fascicolo delle Letture Cattoliche.

La Medaglia di Maria Ausiliatrice. - Certo Montiglio Evasio, per grave caduta da una scala, ebbe a soffrire per lunga pezza acuti dolori ad una gamba, e enfiagione pericolosa. Dopo tre mesi circa di sofferenze e di cure, il male era dichiarato incurabile. L'infermo muoveva dal letto, anzi trascinandosi sforzatamente poteva uscire brevemente di casa, ma portava con sè, a giudizio del medico, la causa di non lontana morte. - Un giorno mentre s'era trascinato fuor di casa, fu sorpreso da maggiore prostrazione di forze, si pose a sedere, ed il male talmente gli si aggravò da non potersi più alzare per far ritorno a casa. Prende allora la medaglia di Maria Ausiliatrice che teneva al collo, la bacia e con fiducia si raccomanda alla Beata Vergine che l'aiutasse almeno a tornar a casa.

Oh bontà di Maria ! L'infermo non aveva ancor terminata la preghiera che sentissi all'improvviso scomparire ogni male ; era pure scomparsa all'improvviso l'enfiagione e potè con meraviglia e commozione indicibili far ritorno alla casa ed alla vita laboriosa, senza più aver a patire la minima ombra di male. Era un vero miracolo di Maria Ausiliatrice.

Il figlio MONTIGLIO VINCENZO, ch. Valsalice (Torino), 5 giugno.

Felice ricorso. - Il signor Giuseppe Merlo d'anni 60 s'era fatto male ad un occhio. Consultò medici, tentò rimedii e specifici di ogni maniera, e dopo lo spazio di circa dieci anni, vedendo che indarno si raccomandava a' rimedii umani, fece ricorso a Maria Ausiliatrice, e fu ben presto pienamente guarito. Viva Maria Ausiliatrice !

Teol. BERNARDO ARATO.

Cavour, 1890.

Riconoscenza. - Per dovere del',a più viva riconoscenza mando tenue offerta al Santuario di Maria Ausiliatrice. Ottenni per intercessione della buona Madre Celeste la guarigione da un'infermità, contro la quale riuscivano inutili i mezzi umani, prodigatimi dall'arte salutare. È pur sempre vero che non si ricorre invano, quando si ricorre con fede a Maria.

Ch. L. A.

Maria invocata con fede. - Ero da 40 giorni oppresso da infermità mortale, che mi teneva quasi di continuo alienato di mente. Maria Ausiliatrice mi venne meravigliosamente in aiuto. Mi ricordai allora delle innumerevoli grazie implorate per tanti suoi divoti. La invocai anch'io con viva fede, ed incominciò allora la mia guarigione. Mando offerta al Santuario di Maria Ausiliatrice e la relazione della grazia ottenuta con preghiera che sia pubblicata.

Sac. LUIGI MENETTI, Àrcipr. Castel dell' Alpi (Bologna).

Invocate Maria ! - Una buona madre di famiglia manda a Maria Ausiliatrice tenue offerta per grazia ricevuta nella guarigione portentosa della sua figlia Giuseppina, dopo aver implorato con la stessa figlia moribonda l'aiuto della Madonna e fatto il voto di un'offerta al suo Santuario di Torino.

Sac. GIUSEPPE MARCHI, Arcipr, Negrar, (Verona) 28 maggio 1890.

Una novena a Maria. - L'ottimo mio genitore cadde gravemente infermo per un voluminoso favo al dorso. Nella sua grave età di 70 anni e pel rincrudimento del male non lasciava grande speranza di vita. Fu incominciata una novena alla B. V. Ausiliatrice. Ben presto il pericolo di morte fu superato, e l'infermo riebbe piena salute. Mando riconoscente un'offerta al Santuario di Maria.

GANELLI DON CARLO, Parr. Abbadia Cerreto (Lodi) 1890.

Altra grazia di Maria Ausiliatrice. - Io sottoscritto (Cooperatore salesiano) tornando ieri, 1° aprile 1890, con un mio figlio dell'età di circa nove anni, e con un mio servitore da un piccolo paese della Diocesi di Pistoia, mi trovai in sì terribile frangente, che a descriverlo ancor mi si rinnova lo spavento. Essendo sopra una carrozza tirata da due cavalline (una delle quali ombrosa molto), quando giungemmo ad un piccolo borgo denominato Brucianesi, la cavalla ombrosa s'impennò e con gran forza sospinse l'altra cavalla e la carrozza insieme in un fosso, sicchè noi eravamo in pericolo di ribaltare e rimaner uccisi. Peraltro se non cademmo tutti e tre in quel punto, cadde però a precipizio in una macchia il mio servitore Vito Viti che rimase un po' contuso dall'urto avuto e dalla caduta improvvisa. Rimanemmo sulla carrozza io e mio figlio, ma le cavalle che erano (Dio solo lo sa in qual modo) rientrate in carreggiata, ci presero (come suol dirsi) la mano, ed io senza poter afferrare le guide, che erano cadute quasi a terra, col mio figlio a fianco, spaventato, con pericolo imminente di una catastrofe, mentre passavamo in mezzo al borgo suddetto, fra le persone che volevano aiutarci e non potevano, non sapevo a qual partito appigliarmi. Finalmente mi decisi a lanciarmi giù dalla carrozza ed il feci gridando Maria Ausiliatrice aiutate me e mio figlio. Caddi già bocconi sul lastrico, e non mi feci che leggiere scalfitture. Mi rizzai in piedi fra la calca di gente corsa per veder l'esito di mio figlio, il quale io credevo fosse rimasto in preda a morte terribile. Ma oh prodigio della Madre nostra SS. Ausiliatrice ! anche mio figlio si slanciò fuori della carrozza, e cadde facendosi leggiere ammaccature alla fronte, al naso e ad un polso della mano sinistra. Io cominciai a gridare fra tutta quella gente : Miracolo, miracolo di Maria SS. Ausiliatrice, e baciando la medaglia di Maria Ausiliatrice la mostravo a tutti con gioia. In quanto alle cavalline, giunte a una lieve salita si fermarono e rimasero incolumi. Il mio servitore prontamente accorso mi esortò a salire in carrozza col fanciullo, ed io dopo alquante difficoltà, raccomandandomi a Maria Santissima, insieme con mio figlio salii in carrozza e procedendo , senz'altri intoppi, giungemmo a casa, dove, se grande fu la costernazione della famiglia al racconto di sì spaventevole evento, altrettanto fu unanime l'acclamare alla protezione della Vergine Santa. A segno di gratitudine verso la SS. Vergine, e a maggior suo culto ed onore, desidero ardentemente che venga data pubblicazione di una grazia tanto insigne. Un intiero popolo può testimoniare la verità del fatto su esposto, anzi molti gridarono : Miracolo, miracolo. Unisco tenue offerta insieme con quella che già doveva spedire per la Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù.

TITO CINOTTI. Limite (Toscana) 2 aprile 1890.

Nel Santuario di Maria. - Mi conosce ancora? Son quattro mesi che son venuta in questo medesimo Santuario a domandare una grazia, ed ora vengo a far la mia piccola elemosina e compiere il mio dovere con Maria Ausiliatrice. Era partita di casa con l'anima angosciata, aveva salutata la mia famiglia, con la certezza di non poterla più rivedere... ed ora invece, grazie a Maria Ausiliatrice, io sono guarita e ritorno a' miei come una morta risuscitata.

- Ma chi è lei

- Chi sono? Quella povera madre di famiglia, per cui i medici avevano data la sentenza finale ; ma che la pia Madre Aiuto dei Cristiani ha cancellata. Sono invece viva, sana e guarita.

Così ci diceva l'altro dì una buona signora,, che appunto quattro mesi fa si rendeva a Maria Ausiliatrice prima di sottomettersi ad una operazione dolorosa e difficile.

Una nostra buona cooperatrice e solita a raccomandarsi nelle sue necessità più gravi a Maria Ausiliatrice non mancò di farlo in questa occasione così importante. Caduta, ammalata e consigliata da' medici di venire a Torino per mettersi sotto la cura di medici più sperimentati, vi si arrese, sebbene avesse poca speranza di riuscita. Ma per il desiderio di conservarsi a' suoi figli e non lasciarli chi sa in quali mani, si decise a sopportare qualunque tortura. « Andrò da Maria Ausiliatrice, ci diceva, esporrò a Lei, che pur ebbe a piangere tanto in questa terra, e voglio sperare che verrà in mio aiuto. » Giungeva qui nel mese di febbraio u. s. e prostrata ai piedi della Madonna espose il suo bisogno. Prima però volle confessarsi e comunicarsi. « Temeva, soggiunse, che fosse l'ultima volta per me, secondo che mi credeva stando al consiglio de' medici. Mi nacque tuttavia la speranza, vedendo tanta gente che veniva divota a pregare l'Augusta Madre di Dio. Non mi ricordo in vita mia d'aver mai pregato con tanta fede! Vedeva come in sogno davanti a me i figli che mi chiamavano per nome, sentiva il male che mi tormentava, ed intanto sotto agli occhi la bella statua di Maria Ausiliatrice. Vergine Santa, ascoltate il gemito di tanti afflitti ! Tornate ai figli la povera e desolata madre! Piansi e pregai!! » Il Confessore alla storia pietosa che essa gli aveva fatto, le disse : « Gesù che vi ha dato un cuore così buono e che vi rese così tenera verso la vostra famiglia, ascolterà le preghiere che voi le fate per mezzo e per intercessione di Ma ria Ausiliatrice. » Fu veramente così. Essa dopo aver pregato lungo tempo andò all'ospedale. La calma, la rassegnazione, ebbero a dirle i medici, furono i mezzi principali della sua salute. Ella tutto riconosceva da Maria Ausiliatrice, e prima di andare a consolare i suoi figli, ripassava al suo Tempio in Valdocco, ove fece le sue divozioni, e pregò perchè si pubblicasse la grazia ricevuta a titolo di gratitudine ed a conforto di altri afflitti, che piangono in questa povera calle.

Scrissero riconoscenti ringraziando Maria SS. Ausiliatrice per grazie ricevute e mandarono offerte

Audisio D. Giacomo (Borgo S. Dalmazzo) - Clara Calissano (Alba) - Federico Loffrodo (Cagliari) - Maria Motta (Genova) - Sac. Francesco Mauro (Morozzo-Mondovì) - Raffaele Petetti (Potenza) - Bertolone G. (Segami) - Paro Iardini Teresa (S. Vittoria d'Alba)-Emilio Pallaver (Riva) - Sac. Giuseppe Gibelli (Rossiglione) - Eugenio Can.° Repucci (Salerno) - Giov. Aletofilo (Treviso) - Catterina Cattaneo (Cittadella) - Andrioli Alberino, Arc. (Verona) - Rosato Giuseppe (Baldicchieri) - Corrado Can.° Lucci (Moutaleone d'Orvieto) - Fr. Lodovico Maria M. R. (Roma) - Lisa Margherita (Poirino) - Palazzini Carlo - Domenica Chiappero (Cavour) -Riposati D. Carlo (Visso) - Angelina Balboni (Sagliano al

Rubicone) - Dell'Eva D. Domenico, Parroco (Revò) - Sac. Vezzuli L. (Torino) - Sac. F. Garelli (Torino) - Sac. Chiaffredo Clary (Scalenghe) - Sacerd. Giuseppe Pausini (Ranzo) - Morani Sac. Ferruccio (Padova) - Vallino Anna (Varazze) - Calmaghi Teresa (Liscute) - Raffaella Fudicu (Giarratana) - Sac. Ignazio Uires (Simalu, Sardegna) - Giulìa Settauassi (Modigliana) - Giuseppina Rambaudi (Sanfrè) - leardi Vitale (Castiglione Tinella) - Bottero Angelo (Morozzo) - Arcip. Pietro Coltroneri (Sommo) ed altri molti.

Delle moltissime lettere scritte in lingua francese facciamo cenno nel Bollettino francese, e nel Bollettino spagnuolo di quelle che sono scritte in lingua spagnuola.

UNA CARA VISITA e una nuova Casa alla Venezuela.

Nei primi giorni di luglio i giornali annunziavano la solenne udienza concessa dal Santo Padre a sedici pellegrini della Venezuela, i primi che, partendo da quella lontana regione, ponevano piede nella Città Eterna, collo scopo di umiliare ai piedi del Rappresentante di Dio gli omaggi di loro filiale sudditanza.

Altra meta dei loro pellegrinaggio era l'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino , il Santuario di Maria Ausiliatrice e la tomba di Don Bosco; e noi ricorderemo sempre come uno de' più belli e memorabili il giorno 13 luglio, in cui avemmo la fortuna di ospitare per alcune ore tra le mura della nostra Casa così illustri e benemeriti Cooperatori dell'opera del nostro carissimo Padre.

Il capo della pia carovana era il sacerdote Santiago Machado, parroco di Maiquetìa (Venezuela), quello stesso che, pochi mesi or sono, ospitando con atto di sublime carità un nostro caro fratello Missionario che, viaggiando alla volta della Colombia, era caduto gravemente infermo , lo aveva colmato dapprima delle più amorevoli cure, e quando Iddio ce lo tolse , gli ebbe data onorevolissima sepoltura, come si riferì nel Bollettino Salesiano di maggio.

Arrivati a Torino, avevano presentato al nostro Superiore Don Rua una lettera di S. E. Mons. Crispolo Uzcategui, Arcivescovo di quella Repubblica, colla quale rinnovava le istanze per qualche fondazione Salesiana nella capitale ; quindi - avevano visitato lo stabilimento e s'erano prostrati a Valsalice sul gelido marmo che racchiude le spoglie del nostro e loro compianto Padre D. Bosco, invocando la grazia di avere i Salesiani a lavorare nella loro cara patria, e il giorno 13, prima di lasciarci, gradirono il nostro umile invito e sedettero con noi a mensa.

Si parlò della Venezuela, del bisogno che ha quella nazione dell'opera di Don Bosco, non essendoci colà alcun Ordine religioso, e si faceano caldi voti da ambe le parti per l'effettuazione del pio desiderio.

Don Rua si alzò tra la generale espettazione, dicendo che brindava alla Venezuela ed agli illustri suoi rappresentanti che avea l'onore di ospitare.

« Da tempo, soggiunse poi , siamo in ottime relazioni con quella Repubblica; fin dal 1886 il venerando Arcivescovo di Caracas era venuto in persona a chiedere i Salesiani, e Don Bosco si era preso a cuore il desiderio del pio Pastore di quella vasta Diocesi, deliberando d'inviare in quella lontana terra i carissimi suoi figliuoli. Ma finora i nostri non furono che desiderii e voti. Ultimamente però la divina Provvidenza rese più stretti i vincoli di amistà e più vivi i sentimenti di riconoscenza che legano i Salesiani a quella nazione ; volle anzi che già si trovasse nascosto in quel suolo il seme che dovrà bentosto germogliare una istituzione Salesiana. L'amatissimo nostro confratello chierico Giuseppe Eterno , accolto con sì caritatevoli premure dal. Rev. sig. D. Santiago Machado qui presente, ed onorato dopo morte con tanta dimostrazioni di fraterna pietà e della più grande simpatia verso l'umile Società Salesiana, sono per noi un indizio per farci intravedere la divina volontà, mentre ci sono di forte stimolo a far eziandio sacrifizi per corrispondere alle reiterate istanze per averci colà. Mentre pertanto ringraziamo Iddio di averci presentato occasione propizia per manifestare la nostra riconoscenza non solo per lettera, ma anche di presenza ai benevoli Venezuelani di quanto fecero per noi e specialmente pel nostro compianto fratello, io vi prego a voler consegnare a S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo questa risposta alla venerata sua lettera. Con essa (soggiunse D. Rua, consegnando una lettera al P. Machado) facciamo piena adesione ai caldi inviti di S. E. Rev.ma e degli ottimi Cooperatori di Caracas e di tutta Venezuela , e speriamo che fra poco tempo i comuni voti si cambieranno in consolante realtà. Permettete adunque che io brindi alla salute del venerando vostro Pastore , dei Venezuelani tutti ed alla prosperità della nuova fondazione Salesiana, e che dal fondo del cuore io gridi un evviva ai nostri cari ospiti, un evviva ai nostri ottimi Cooperatori Venezuelani ed anche un evviva ai Salesiani che fra poco andranno a dividere con voi le fatiche e sollecitudini a favore dei figli della vostra generosa nazione. »

Fragorosi evviva, tra la generale commozione , accolsero le parole di Don Rua, a cui rispose intenerito sino alle lagrime l' ottimo Sacerdote Machado, dicendosi dice di poter portare sì lieta novella alla patria sua, mentre assicurava che non si sarebbe immaginato di trovare sì liete e cordiali accoglienze tra i figli di Don Bosco e che affrettava coi suoi voti il giorno in cui un drappello di Salesiani avrebbe spiegato le tende nella sua terra.

La banda dell'Oratorio salutò la partenza degli ospiti illustri colle sue soavi sinfonie; i giovani si affollarono sul loro passaggio baciando la mano ai sacerdoti e gridando evviva ai Venezuelani, mentre D. Rua pregava il R. D. Machado a presentare distinti omaggi ai zelanti Cooperatori D. Riccardo Arteaga, D. Tommaso Monteverde ed altri cari amici e benefattori nostri di quella Repubblica.

Essi partirono commossi... partirono, ma il loro ricordo non si cancellerà più dai cuori dei figli di Don Bosco.

Oh caro Eterno! ... ecco in parte pagato il generoso tuo sacrificio !

La Festa di S. Luigi Gonzaga

Sempre cara e piena di nobili entusiasmi e di santa poesia riesce la festa di quel giovane principe, che anteponendo il cilizio alla corona, la vita penitente alle agiatezze del secolo, l'eroismo della virtù alle vanità del mondo , indossava la sottana del religioso e diveniva ben presto così ricco di meriti da ottenere dal Cielo la corona dei Santi negli anni di sua gioventù.

S. Luigi Gonzaga fu ben presto il modello più predicato e conosciuto per i giovani cristiani in tutto il mondo, ed il loro particolare protettore.

Il venerando D. Bosco, che la vita intera consacrava al bene dei gìovani, come poteva dimenticare la divozione a S. Luigi Gonzaga? Divotissimo egli stesso fin dai più teneri suoi anni in verso a questo Santo, ne volle divotissimi i suoi allievi.

La prima Compagnia o piccola Associazione ch' egli istituiva tra i suoi giovanetti a sostegno della pietà e del buono spirito negli Oratorii, la dedicava al detto Santo. A San Luigi intitolava il secondo Oratorio che fondava in Torino. E fin da quegli anni primordiali celebrava la festa di S. Luìgi Gonzaga con la massima pompa, con processione, musica, fuochi pirotecnici, ed allora e poi volle sempre che tra i protettori speciali dello nostre Case ed Oratori fosse invocato questo Santo.

Quest'anno non vennero meno le tradizioni da lui lasciateci. Nel Santuario di Maria Ausiliatrice la Festa di S. Luigi Gonzaga fu celebrata con pompa solennissima come negli anni più belli della vita di D. Bosco.

Nell'Oratorio festivo poi, annesso al Santuario, non si poteva desiderare di meglio. Al mattino alla Comunione generale il Rev.mo Don Rua, che ne celebrò la Messa, era commosso sino alle lagrime, alla vista di tanto concorso di giovani che, con ottimo contegno, s'accostavano alla Sacra Mensa. Dopo la colazione, regalata dalla Priora della festa, vi fu la Messa cantata, con musica eseguita dalle scuole vocale ed istrumentale dell' Oratorio stesso. Nel pomeriggio, dopo i vespri in musica, Mons. Basilio Leto, titolare di Samaria, tesseva breve panegirico e poesia in abiti pontificali prendeva parte alla Processione.

Quell'immensa turba di giovanetti, tutti in fila, col loro librettino in mano passavano in mezzo al popolo con divoto raccoglimento e cantando le lodi del Santo. A quelle voci argentine, a quei cantici giovanili che s'avanzavano fra le onde popolari che facevano siepe ai lati, ai suoni della banda musicale, e poi lo sfilare del numerosissimo piccolo clero, quindi il Vescovo circondato da buon numero di sacerdoti, infine al comparire della bellissima statua che s'avanzava circondata di gigli e cerei innumerevoli, il cuore si commoveva, e la fede, fattasi gigante nell'animo, erompeva in esclamazioni, in preghiere, e prostrati al suolo abbiam benedetto Iddio, ed invocato il suo diletto Santo, argomento di tanta festa.

Dopo le sacre funzioni vi fu teatrino nel cortile, e sul far della notte, tra il suono della banda e gli evviva dei giovanetti, si chiuse la festa con fuochi pirotecnici gentilmente regalati per l'occasione.

In Varazze.

(Dal Cittadino di Genova, N. 174, corrisp.). Varazze, 23 giugno.

Chi non ama i fanciulli? Ben mostrò di affettuosamente amarli Monsignor Boraggini giungendo in Varazze l' altra sera, per prendere parte alla simpatica religiosa festicciuola, che ogni anno celebrano i giovanetti del Civico Collegio, sapientemente diretto dai Salesiani, in onore del loro Patrono San Luigi Gonzaga.

Al suo arrivo fu salutato dalla fanfara dell'Oratorio Salesiano di Lucca appositamente invitata a rallegrare la festa dell'innocenza con l'arte dei suoni. E veri artisti, e artisti provetti, sebbene giovanissimi, si palesarono i suoi membri fin da quella prima sera in cui eseguirono il primo concerto che facea parte del loro programma, mentre quasi per incanto la facciata del Collegio con gusto ed effetto ammirabile veniva trasformata e rivestita di luce.

Mors. Vescovo assistette alla Messa solenne rallegrata da angeliche voci rigorosamente educate dal ben noto e valente D. Bielli. Graziosa poi la processione composta di bimbi, di religiosi giovani di queste scuole. Intervenne alla stessa anche Monsignore. Venne recata la statua del Santo, ornata di lumi, circondata da giovani che sugli omeri portavano una lunghissima corona intrecciata di mirto e di fiori odorosi; era un tutto che rapiva, entusiasmava e faceva piangere di consolazione. Oh fede, sei sempre bella nelle tue manifestazioni ! sei poi candidamente bella negli slanci generosi d'una gioventù morigerata, colta, cristiana.

Un plauso al novello direttore professore D. Angelo Bordone, degno successore del Monateri, che, diciamo il Monateri, insieme all'ottimo D. Descalzo Giuseppe, anima di tale festa, già da qualche anno l'avevano iniziata. Un plauso ai Varazzesi che la festa secondarono.

Borgo S. Martino e Penango. (Dal Corriere Nazionale di Torino, N. 181).

I Reverendissimi figli di Don Bosco celebrarono nei giorni 26 giugno e 3 luglio, con solennissima pompa, la festa di San Luigi, nei loro, per ogni riguardo, fiorentissimi Collegi di Borgo San Martino e di Penango nella Diocesi di Casale. Monsignor Edoardo Pulciano, sempre condiscendente quando trattasi di far del bene, anche con sacrifizio, celebrò e in Penango e in Borgo San Martino la Messa della Comunione, confortando tutti colla parola del Signore, ed onorò di sua presenza le altre funzioni, non che le analoghe, scientifiche accademie. Tutto fu disposto e condotto così bene dai rispettivi signori direttori professore D. Bertello e D. Scappini, coadiuvati dagli altri Superiori, che Monsignore ed i numerosi invitati partirono e dall'uno e dall'altro Collegio contenti e soddisfatti.

Simiglianti ed anche migliori notizie ci giungono intorno alla festa di S. Luigi dagli altri Collegi ed Oratorii. In molti vi presero anche parte illustri Prelati, insigni predicatori, e fecero da priori ragguardevoli personaggi.

In parecchi Collegi ed Oratorii, non essendosi celebrata detta festa ovunque nel medesimo giorno, vi poterono prender parte il sig. Don Rua ed altri dei primarii superiori dell'Oratorio di Torino.

Oltre ad esser ciò un mantener vivo quanto apprendemmo da Don Bosco, è già come un preludio di quanto dovremo fare l'anno prossimo venturo pel solenne Centenario della morte di S. Luigi Gonzaga.

DON RUA al Nord della Francia ed in Inghilterra. (Seguito del suo viaggio).

La domenica delle Palme Don Rua dalla Spagna ritornava a Torino. Desiderava celebrar egli stesso le funzioni della Settimana Santa nella chiesa di Maria Ausiliatrice , e poi aveva da conferire coi primarii Superiori intorno alle cose più importanti della nostra Pia Società.

Dopo due settimane di soggiorno, ripigliava il suo viaggio per visitare le nostre Case ed i nostri benefattori del Nord della Francia, dell'Inghilterra e del Belgio.

Lione.

Don Rua, quantunque avesse fretta di recarsi a Londra per dare un vigoroso impulso all'Opera Salesiana di Battersea, ciò non ostante volle fare per viaggio due soste. La prima fu a Lione. Partito il mattino del

14 aprile da Torìno, era ricevuto la sera dello stesso giorno alla stazione di quella città dalla famiglia Quisard, presso la quale i figli di Don Bosco trovano sempre un'ospitalità tutta Salesiana. All'indomani celebrò la S. Messa presso le Clarisse di via Sala. A questa Cappella v'ha unito un ricordo di famiglia. Fabbricata sul terreno dell'antica Visitazione di Lione, non è lontana dal luogo preciso ove morì S. Francesco di Sales.

Dopo la S. Messa, D. Rua si fece un dovere di fare le poche visite che gli permetteva un breve soggiorno. La prima fu all'Autorità ecclesiastica. Essendo assente S. E. il Cardinale Arcivescovo, presentò i suoi omaggi al Vicario Generale, Rev.mo D. Belmont, il quale s'intrattenne con lui in famigliare, ma interessantissimo colloquio.

La seconda sua visita fu per la Propagazione della Fede, alla quale nella persona del Signor des Garets Presidente, del segretario generale, Signor de Rosières, e di Monsignor Morel, redattore degli Annali, presentò i ringraziamenti dei Missionari di D. Bosco. Monsignor Cagliero, Vicario Apostolico della Patagonia, e Don Fagnano , Prefetto Apostolico della Terra del Fuoco , avvertiti del viaggio di Don Rua in Francia, l'avevano pregato di raccomandare vivamente al Consiglio Centrale le loro vaste missioni.

Il Segretario Generale, con isquisita gentilezza volle egli stesso accompagnare il Successore di Don Bosco a visitare il Museo della Propagazione della Fede. Don Rua fu felice di poter consacrare alcuni istanti in questo giro del mondo in miniatura attraverso ricordi di sì grande interesse. Venerò poi con felicità particolare le reliquie dei martiri lionesi, che sembrano essere ritornati là per dire, coll'eloquenza divina degli strazi e della morte sofferti per Gesù Cristo, la fecondità incessantemente rinnovata di questa vecchia terra, rossa del sangue di tanti martiri sì grandi e sì generosi nella loro testimonianza. Muto e raccolto, Don Rua esaminava con una pietosa attenzione tutti questi tesori, quando il Signor de Rosières gli fece la grata sorpresa di condurlo davanti la vetrina, ove sono raccolti i varii oggetti inviati dalle Missioni Salesiane. Questi piccoli ricordi della Patagonia e della Terra del Fuoco son per adesso assai modesti ; ma le nostre Missioni sono ancora recenti in confronto delle antiche sorelle delle diverse parti del mondo. Esse, coll'aiuto di Dio, ingrandiranno, e alla loro volta potranno arricchire il Museo della Propagazione della Fede nella misura delle loro forze e delle loro benedizioni. E chi sa mai che Don Rua non abbia un giorno a vedervi dei ricordi, davanti ai quali fa d'uopo fermarsi per pregare?

Al 16, Don Rua, desideroso di mettere il suo viaggio sotto la protezione di Nostra .Signora di Fourvière, salì al Santuario, ove anche Don Bosco era andato a pregare per i suoi benefattori di Lione.

L'egregio Écho de Fourvière del 19 aprile dice a questo riguardo sotto il titolo di Annali di Fourvière

Mercoledì, alle ore 7 1/2, Don Michele Rua, il degno successore di Don Bosco nella qualità di Superiore Generale delle Opere Salesiane, ha celebrato la santa Messa nella Cappella, ed impartì la comunione ad un gran numero di Cooperatori avvertiti in fretta. In seguito il venerato Sacerdote visitò la nuova chiesa con grande interesse. Egli non fu sorpreso apprendendo che la cassa dell'Opera è sempre vuota, e che nullameno le risorse per la costruzione non fanno mai difetto. Egli è abituato a contare sulla Provvidenza che ogni giorno dà il pane a centomila fanciulli strappati alla miseria, ed alla valente falange dei Missionarii che portano la buona novella nelle lontane regioni della Patagonia.

» Don Rua non la cede in nulla al suo maestro così rimpianto, per lo zelo, per la mansuetudine e soprattutto per quella fede viva che trasporta le montagne.

» Noi siamo ben felici quando i nostri generosi lettori ci forniscono il mezzo di inviargli abbondanti elemosine così mirabilmente impiegate.

Parigi.

La sera del 16 aprile Don Rua da Lione passava a Parigi. Benché non potesse quivi fermarsi più di due giorni per allora, pure voleva tenere la Conferenza ai Cooperatori e Cooperatrici, i quali, non essendo ancor incominciato il caldo, si trovavano ancor in gran numero in città.

Arrivato a Ménilmontant verso le 7 1/2 ant. del 17, fu ricevuto con una solennità di venerazione filiale, di gioia e di slancio tutto parigino.

Si entra nella cappella per la Messa. Don Rua prova una pia sorpresa. Mentre egli è all'altare, i fanciulli eseguiscono, a due cori, parecchi pezzi in canto fermo, con una perfezione che dimostra uno studio serio ed un sentimento vivissimo delle melodie liturgiche.

La mattina del 18 D. Rua canta la Messa nella Cappella delle Benedettine del SS. Sacramento.

La sera, prima della Conferenza dei Cooperatori, il nostro veneratissimo Superiore ebbe l'onore di essere ricevuto da S. E. Monsignor Rotelli, Nunzio Apostolico a Parigi, che si degnò d'informarsi dell'andamento delle Opere di Don Bosco. Sua Eccellenza dichiarò come il Sovrano Pontefice benedice Iddìo dell'appoggio che i Salesiani trovano in Francia e del bene che vi fanno. Ebbe poi la bontà di esprimere, per suo proprio conto, l'alta e particolare simpatia per la nostra Casa di Ménilmontant, stabilita in un quartiere ove tutti gli Apostolati hanno la certezza d'un largo campo d'azione. Don Rua e Don Ronchail, direttore della Casa di Parigi, ringraziarono con effusione il rappresentante del Santo Padre in Francia, per gl'incoraggiamenti che l'autorità della sua parola ed il suo appoggio arrecano ai nostri stabilimenti di colà.

Intanto era venuta l'ora della conferenza. La chiesa dell'Assunzione di via Sant'Onorato, messa a nostra disposizione dalla bontà del signor Curato della Maddalena, accoglieva alle 3 i nostri Cooperatori. Il tempo cattivo paralizzò molte buone volontà ; tuttavia c'era un uditorio numerosissimo. Don Rua in un discorso famigliare, interessante e pieno d'edificazione passò in rivista tutta l'Opera Salesiana. Di poi insistè fortemente sull' assoluta necessità d'ingrandire la Casa di Ménilmoiitant. Ci sono 800 domande di accettazione, e il locale non può contenere che 90 interni al massimo.

INGHILTERRA.

Da Parigi a Londra.

Il mattino del 19 Don Rua prende il treno di Calais. Avendo una burrasca sconvolta la Manica durante la notte, la traversata durò un'ora e tre quarti. A Douvres stava ad aspettarlo un nostro sacerdote di Londra, D. Rabagliati. Verso le 6 della sera giunge alla Casa Salesiana di Battersea. Il direttore e curato D. Macey cogli altri due nostri confratelli ed i primi tre fanciulli ammessi come interni festeggiano il loro Superiore e Padre e lo accompagnano in chiesa per ringraziare Iddio del felice viaggio.

La parrocchia Salesiana a Londra.

La parrocchia a Londra e in tutta Inghilterra è più che altrove il centro naturale di tutte le Opere. Così è in tutti i paesi di missioni; la parrocchia cattolica porta ordinariamente il nome significante di Missione. E ne segue che per vedere gli interessi di Dio e delle anime in Inghilterra, bisogna conoscere non solo la vita cattolica dei fedeli, ma anche il cammino ed il progresso del movimento che spinge gli addetti all'anglicanismo nelle braccia della Chiesa romana.

La parrocchia Salesiana di Londra è nelle condizioni delle altre missioni cattoliche della città. Per il che l'azione dei figli di Don Bosco deve essere prima e avanti tutto parrocchiale. Tutte le altre opere a cui li ha preparati la grazia particolare della loro vocazione verranno ciascuna a suo tempo a schierarsi tra le principali opere della parrocchia.

La chiesa chiama la scuola. Ecco i due vitali elementi della Missione in Inghilterra. Ma quando i ragazzi non frequentano più la scuola, come si può tenerli attaccati alla chiesa? E se la parrocchia conta degli orfanelli o dei ragazzi moralmente abbandonati, come strapparli ai pericoli del vagabondaggio, o a quelli della beneficenza e filantropia officiale?

I rimedi indicati sono gli Oratori festivi e gli Ospizi : e queste due opere introducono nella Missione l' azione Salesiana propriamente detta.

Ben lo sapeva Don Bosco quando acconsentii ad inviare i suoi figli in Inghilterra , ed egli fondò le più grandi speranze sul loro apostolato a Londra. La sua fede non badò ai principi umili, poveri e pieni di ogni sorta di prove (1). Essa gli mostrò, in un avvenire che la misericordia di Dio prepara visibilmente alla sua Chiesa, una copiosissima messe di anime ; ed in questa messe Don Bosco ha creduto di vedere i manipoli destinati agli operai mandati da lui (2).

E prove non ne mancano di certo ai poveri Salesiani di Londra. Per non dir di molte, la poverissima chiesa è da sola tale una prova, che pel momento fa dimenticare tutte le altre. Quale chiesa ! Niente di più umile e di più povero nello stesso tempo. Per un cattolico, che venga da paese ove Iddio ha un vero tempio, è una cosa che stringe il cuore l'entrare in quella baracca d'assi e di zinco. Il tetto di questo metallo ha, non è guari, lasciato passare la pioggia in proporzioni allarmanti. Il vento scuote sempre più forte l'umile edificio, mal fermo sopra archi a volta, che si sentono essi stessi venir meno dalla vecchiaia. In una chiesa di questo genere il freddo d'inverno è sì intenso, che molti non possono sopportarlo.

La divina Provvidenza per altro ha già accordato ai nostri confratelli una grazia segnalatissima. Mentre poc'anzi non si poteva conservare un vetro sano nelle finestre (poichè i fanciulli anglicani, forse pietosamente instrutti, trovavano esser cosa spirituale e fors'anco edificante fracassarli), ora le graticole appostevi fermano i proiettili che i monelli lanciano un po' meno di prima. La nuova abitazione vicina e l'innalzamento del muro di cinta, che sei mesi fa potevasi scavalcare, han reso quasi impossibile un tal divertimento.

La costruzione di questo muro, che costò circa 4000 lire, pesò gravemente sul modestissimo bilancio della parrocchia. Nè avrebbe potuto sopportare tale dispendio senza l'aiuto dei Cooperatori delle altre nazioni. Non bisogna dimenticare ch'essa conta solo 2000 cattolici, quasi tutti Irlandesi, ed in generale poverissimi. Ma questo lavoro fu il principio di molte piccole consolazioni che vogliamo segnalare accanto alle prove di tutti i giorni.

Alzato il muro, le due corsie intorno alla chiesa sono diventate dominio affatto privato. I nostri confratelli, che abitavano a venti minuti dalla chiesa, poterono stabìlirsi definitivamente in Orbel Street 64 in una casetta solamente a qualche metro dalla chiesa, e che dà sulla corte delle nostre scuole. Tale casetta procurataci dalla Vergine Ausiliatrice nella solennità dell'Immacolata Concezione dello scorso anno, venne riattata e il giorno di San Francesco di Sales potè venir abitata dai nostri Confratelli. Con tale acquisto, il servizio di chiesa, la pronta amministrazione dei sacramenti, la sorveglianza delle scuole, l'insegnamento religioso che il prete è obbligato ad impartirvi, la custodia della parrocchia, tutto, in una parola, è diventato più semplice, più conveniente e più praticamente utile alle anime. Prima consolazione derivante da parecchi felici avvenimenti.

(1) Il primo superiore, Don Mac-Kiernan, morì affranto nel dicembre 1888. (Vedi Boll. marzo 1889).

(2) Vorremmo noi pure qui riportare, come ha fatto il Bollettino Francese, un fatto interessantissimo della Vita di Savio Domenico, scritta da D. Bosco, riguardante la conversione dell'Inghilterra al Cattolicismo. Ma la ristrettezza dello spazio non ce lo permette. Chi desidera saperlo, veda a pag. 96 di detta Vita reperibile presso le Librerie Salesiana.

La scuola.

Le scuole della parrocchia sono pel Curato un'altra consolazione. Don Rua l'ha gustata anche lui apprendendone i risultati, che noi vogliamo trascrivere, ad onore delle eccellenti religiose incaricate della direzione delle scuole, le Suore di N. S. di Namur, e ad onore ed incoraggiamento dei cari cattolicì della parrocchia Salesiana. Si vedrà con qualche cifra quali sacrifici impongono loro le scuole.

I documenti dell'esercizio 1888 accertano una spesa di L. 7.761,45; il totale delle entrate sommando a sole L. 7.313,85, il Curato dovette far fronte ad un deficit di L. 447,60. Questa parola entrate domanda una spiegazione.

Si sa che il Governo inglese accorda un sussidio annuo alle scuole, i cui allievi soddisfano ad un esame. La materia è fissata dai programmi dello Stato. Ora per l'anno 1888 il sussidio della parrocchia Salesiana di Londra per i 210 allievi esaminati fu di L. 3.612,70. Donde risulta che il parroco dovette riunire col concorso dei fedeli la somma di L. 4.148,75 per equilibrare il suo bilancio scolastico. Le scuole, essendo frequentate da 315 fanciulli, 293 cattolici e 22 protestanti, la spesa annuale per ciascun allievo ascende a L. 24,60 all'incirca. La sovvenzione officiale riduce l'onere parrocchiale a L. 13 circa per ciascun ragazzo.

Ci piace segnalare con quale scrupolosa imparzialità si renda giustizia alle scuole cattoliche in un paese protestante. Noi traduciamo il rapporto ufficiale:

« Scuola mista.

» Questa scuola si trova in eccellenti condizioni tanto dal punto di vista della disciplina, quanto sotto il rapporto dell'istruzione. Le materie elementari vi sono insegnate coi migliori risultati. La recitazione è perfetta nelle classi superiori e convenientissima nelle classi inferiori. I lavori d'ago, nell'insieme, sono soddisfacentissimi e merita lode l'insegnamento della musica (1).

» Asilo infantile.

Questa scuola è ben disciplinata, e subì un esame soddisfacentissimo. Il successo ottenuto nelle materie elementari merita degli elogi particolari, ed il canto e la recitazione sono ad un livello superiore » (2).

Questa scuola così prospera è divenuta insufficiente. L'ultima ispezione ha verificato che il numero degli allievi è prossimo a sorpassare il limite permesso dal locale e dal personale odierno. Sebbene la missione di Londra viva alla giornata, priva di risorse fisse, abbandonata alla carità dei fedeli poverissimi, il Successore di Don Bosco, confidando nella Divina Provvidenza, ha dato ordine di costruire un nuovo locale che permetterà di raddoppiare almeno il numero degli allievi.

In tal modo i ragazzi della scuola mista potranno continuare le loro classi primarie nella parrocchia. Le conseguenze di questa disposizione sono incalcolabili. La Missione di già così fiorente, s'accrescerà di nuova vita, ed i giovanetti da lei istruiti ed allevati cristianamente le apporteranno la forza del loro buon esempio ed il tesoro del loro apostolato.

I lavori ordinati da Don Rua cominceranno il secondo giorno delle vacanze, e la scuola dei ragazzi sarà all'ordine per la ripresa dei corsi.

Don Macey annunziò questa felice novella ai suoi parrocchiani il giorno della Pentecoste, dopo la processione in onore di Maria Ausiliatrice, la cui statua portata da Torino con D. Rua fu solennemente collocata nella chiesa. Egli ha fatto appello alla carità di tutti, e noi nutriamo fiducia che tutti i nostri benemeriti Cooperatori d'Europa vi concorreranno colla loro beneficenza.

(1) Mixed School. (2) Infants' School.

Conversioni.

Un'altra messe allieta gli operai Salesiani a Londra. Nel campo irrorato dal loro sudore, il sole della grazia maturò eziandio delle anime. In poco tempo anche i figli di Don Bosco hanno le gioie dell'Apostolato. In poco più di un anno le cifre delle conversioni dall'anglicanismo al cattolicismo ascende a 33 persone già battezzate, e 7 continuano ad essere istruite.

Mons. Butt e l'Oratorio festivo.

Appena arrivato a Londra Don Rua fece visita a S. E. Mons. Butt, Vescovo di Southwark, il quale disse d'essere felice di vedere i figli di Don Bosco a lavorare nella sua diocesi. La benevolenza e l'appoggio paterno di questo insigne Prelato è un altro conforto pei nostri Missionari.

La più grande preoccupazione sua è di mantenere nella pratica dei doveri religiosi i giovani che hanno cessato di frequentare le scuole. E però fu grande la sua gioia nel sapere che i Salesiani nel loro piccolo avevano di già aperto un Oratorio festivo. I fanciulli, che v'intervengono la domenica, sono quasi tutti quelli che frequentarono o frequentano tuttora le nostre scuole. S'istruiscono nel canto ecclesiastico ed eseguiscono le cerimonie religiose con un' attenzione ed una devozione tale, che Don Rua stesso ne rimase molto meravigliato. Le scuole del quartiere, cattoliche, neutre o protestanti, cominciano così a fornire il loro contingente di ragazzi, tra cui il desiderio di divertirsi e di passare allegramente la Domenica stabilisce un legame comune ed una corrente di simpatia.

I piccoli protestanti, attirati dalle grida di gioia della banda infantile, aprono la porta con precauzione, gettano uno sguardo rapido nel cortile; poi come allettati dall'animato spettacolo, avanzano timidamente un passo, poi un altro, ed eccoli della parrocchia. C'è bisogno di dire che sono accolti a braccia aperte?

La domenica che Don Rua passò a Londra, un fanciullo di 12 o 13 anni, che s'era introdotto nel cortile, maravigliato dell' accoglienza cordiale, s'avvicinò a Don Bonavia gli disse con aria imbarazzata

- Padre, io sono... protestante.

Ebbene?

- Mi... ricevete qui'?

- Ma sì, amico mio : tu puoi venire tutte le volte che vorrai ; noi saremo sempre felici di riceverti.

- Grazie, Padre : quanto siete buono !

Poi, come s'egli avesse scoperta la ragione di questa bontà, soggiunse : - Non è mica mia la colpa, non è vero, se io son protestante?

E tutto giulivo si mise a giuocare.

Don Rua prese alcune deliberazioni per stabilire, a tempo opportuno, un Oratorio festivo per le ragazze. Le coriste che prestano il loro concorso, con grande devozione ed abilità, agli uffici della parrocchia, saranno felici di reclutare delle compagne tra l'antiche allieve delle nostre scuole : e la riunione di un numero relativamente considerevole di ragazze, tutte le domeniche, alternanti le ricreazioni, gli esercizi di pietà ed il canto, sarà per le anime e per la parrocchia intiera una grazia preziosa.

L'Ospizio.

Infine ci sta a cuore di segnalare gli umili principii di un' altra opera cara al cuore di Don Bosco. Si tratta dell'Ospizio interno pei giovani orfani e pei più bisognosi. Tre orfanelli erano già raccolti nella Casa parrocchiale di Battersea. Nel momento in cu scriviamo il numero si è già duplicato. La ristrettezza del locale, abitato dai nostri confratelli, non permetterà per ora di accoglierne un maggior numero : ma le fondamenta sono gettate, l'Opera Salesiana in favore dei fanciulli poveri ed abbandonati è cominciata, esperiamo che le benedizioni celesti scendano, a fomentare un'opera così importante. Ma poi porsi alla costruzione d'un Ospizio interno ci abbisognano dei mezzi; le risorse ordinarie di quella Missione sono lungi dal coprire il totale delle spese; inutile è sperare soccorsi straordinarii colà dove i pochi cattolici benestanti sono sopraccarichi di opere di questo genere. Si aggiungano le difficoltà che trovansi in Inghilterra per l'acquisizione pura e semplice, a titolo definitivo, d'un tratto di terreno o d'una costruzione qualunque, e poi si avrà un'idea degli ostacoli che si hanno a superare per aprire ivi un Ospizio.

Don Rua per altro ha ferma speranza che all'ora fissata dalla Divina Provvidenza, la nostra Missione di Londra avrà chiesa conveniente e scuole proporzionate ai bisogni della Parrocchia; che l'incominciato Oratorio festivo andrà aumentando di giovanetti, e che coi mezzi che ci somministreranno i nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici si potrà aprire altro Oratorio festivo per le ragazze, ed un Ospizio interno, ove i fanciulli poveri ed abbandonati potranno imparare un mestiere, o seguire la loro vocazione ecclesiastica, se da Dio a tale stato saranno chiamati.

Don Rua dopo aver visitati i nostri amici di Londra ritornava in Francia il 25 di aprile.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI.

Dall'Equatore.

AMATISSIMO PADRE,

Gli edifizi della nostra Casa in un anno e pochi mesi hanno subìta una tale trasformazione, che più non si riconosce la forma antica. Abbiamo quattro dormitorii grandiosi capaci di contenere 180 giovani , un salone per lo studio, locali per le scuole e laboratorii ordinati per falegnami, sarti, calzolai, fabbri e sellai. Speriamo di aprir quelli dei carrozzai, tipografi e legatori con lattiera. In questi giorni abbiamo incominciate le scuole per gli studenti e compiuti molti altri lavori , che qui sarebbe cosa troppo lunga il descriverli. Abbiamo in casa un 100 giovani quasi tutti artigiani, e stante le numerose domande di poveri giovani siamo venuti nel pensiero di aprire qualche laboratorio solamente per gli esterni.

I Quitesi ci vogliono bene e stimano molto Don Bosco e le opere sue. In questi due mesi, agosto e settembre, fu un continuo andare e venire di madri, povere la maggior parte , che pregavano il Direttore D. Calcagno e lo scongiuravano a voler accettare gratuitamente i loro figli. Quanti aneddoti commoventi io potrei raccontare !

Una donna si presenta con due suoi figli. Il Direttore l'ascolta e le dimostra come pel momento non sia possibile ricoverare nuovi giovanetti. Essa e i figli s'inginocchiano piangendo e a mani giunte dicono : - Padre ! sono tre giorni che camminiamo per venir qui.

- E di dove siete? - Siamo di...

- E come siete venuti qua? con quale intenzione?

- Seppi da un Cooperatore Salesiano la nuova del loro arrivo e il fine di questo istituto, e senz'altro dissi fra me : la Madonna mi deve fare la grazia di collocare i miei figli fra i Salesiani. Mio marito mi ha abbandonata, io non sono in istato di aiutare i miei figli. Sono quindi partita dal mio paese piena di confidenza nella Vergine Santissima.

- Ma... se io potessi in qualche modo soccorrervi...

- Padre, non le chiedo elemosina, ma le domando che mi salvi i miei figli.

- Padre, ripetono i due giovinetti, vogliamo imparare un mestiere; Padre, siamo poveri orfani. - E danno in uno scoppio di pianto. Pianse anche il Direttore e finì con accettarli.

Ma ciò che in questo paese più ci commuove si è che i giovanetti stessi senza protettori, senza raccomandazioni, senza essere accompagnati dai parenti si presentano al Direttore supplicandolo di aver pietà di loro e di riceverli nel Collegio : - Padre, diceva uno, la prego di una carità : mi accetti per figlio.

E il Direttore : - Di dove sei ?

- Sono del tal paese; è da tre mesi che mi trovo in Quito.

- E i tuoi genitori?

- Mio padre è morto, mia madre è povera e mi ha mandato a Quito per apprendere il mestiere da calzolaio Dove sono adesso si parla male, si bestemmia ed io temo di perdermi. Abbia pietà di me. Padre, mi prenda con sè.

- Povero figliuolo ! mi fai compassione, aspetta qualche giorno e poi vedremo.

E il giovanetto a ritornare piangendo qualche giorno dopo: - Padre, il padrone mi ha cacciato fuori della bottega, da ieri non ho più mangiato, e non so dove andare a dormire, si muova a pietà di me !

A tal scena pure il Direttore non seppe resistere, e lo accettò.

Uni giorno se ne presentavano 10, 15 e talora fino a 20; e ritornavano e instavano per essere accolti nel Collegio. Il Direttore vedendo l'impossibilità di contentarli tutti li consolava dicendo loro : - Per ora aggiustatevi il meglìo che potete. Venite domenica all'Oratorio festivo e fatevi prendere in nota dal Catechista.

Per tal modo il numero dei giovanetti dell'Oratorio festivo aumentò e giunse a più di 200. E il Catechista di quando in quando si sentiva tirare per la veste da un giovanetto il quale dicevagli : - Padre, una parola in segreto ! - E lo conduceva fuori dalla folla degli altri che lo attorniava.

- Che cosa desideri? gli chiedeva il Catechista.

- Mi faccia entrare nell'Ospizio ; - e proseguiva descrivendo la sua deplorabile condizione.

Un altro si fermava a poca distanza aspettando che ìl Catechista avesse finito di parlare, e quindi avvicinandosi : - Padre, una parola in un orecchio ! - E poi un terzo e un quarto ; e tutti facevano la stessa domanda e narravano le loro svariate vicende ma sempre dolorose : - Mi faccia ricoverare ; il signor Direttore mi ha detto che venissi qui alla domenica, perchè lei mi prendesse in nota.

- Va bene, replicava il Catechista, continua a frequentar l'Oratorio, procura dl tenere una buona condotta e poi vedremo.

Un bel mattino due fratelli, che da qualche tempo già frequentavano l'Oratorio, presentaronsi in mesto aspetto alla porta dell'Ospizio. Chiesero del Catechista, e - Padre, gli dissero, ci accolga in casa, ci dia qualche occupazione.

- Ma non avete i genitori?

- Non abbiamo più che il padre, il quale è infermo in una capanna in mezzo alla foresta. Si muova a pietà di noi che non sappiamo che fare e dove andare.

Il Catechista per consolarli ripetè loro di venire all'indomani, e intanto pregassero; andassero in Cappella, ascoltassero con divozione la S. Messa e poi parlassero col Direttore. - Per una settimana intera ebbero la costanza di rinnovare le loro suppliche, finchè un giorno incontratisi col Direttore D. Calcagno, gli si inginocchiarono innanzi, e tanto seppero dire, che non si ebbe il coraggio di rimandarli e furono accettati. Come gli altri nella domenica seguente conobbero la fortuna di questi due, corsero tutti intorno al Catechista : - Padre, Padre, prenda nota del mio nome, mi faccia entrare nel Collegio. ; - ed era giuocoforza prendere il libro e scrivere quei benedetti nomi , tanta era la pressa che gli facevano.

Il Direttore allora andava ripetendo che bisognava aiutarli, e risoluto di riceverne in Casa gratuitamente almeno un cinquanta, si dava attorno istando presso i benefattori, acciocchè si movessero a compassione di quei po veri fanciulli abbandonati. Per questo fine si pensò di fare preghiere speciali ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria; e tutte le domeniche nell'Oratorio si recitava una preghiera speciale.

- Volete essere accolti nella Casa ? diceva allora il Catechista. Io in ciò posso nulla. I padroni dell'Oratorio sono Nostro Signore Gesù Cristo e la Madonna Santissima ; rivolgetevi ad essi, pregate, fatevi buoni ed otterrete senza dubbio la grazia. - E i giovanetti, incitati da queste esortazioni, pregavano con fervore e si accostavano numerosi alla SS. Comunione.

La grazia non doveva farsi lungamente aspettare. In mezzo a molte consolazioni e a molti lavori giunse il 29 settembre, festa di S. Michele Arcangelo, onomastico del carissimo nostro Superiore, di Lei, amatissimo signor D. Rua. Fu una bella solennità pei giovanetti interni ed esterni. Al mattino si fece l'esercizio di buona morte e la Comunione generale; ci fu musica, colazione e merenda per tutti, e il grido di Viva Don Rua salì alle stelle ripetutamente lungo la giornata. In mezzo a questa gioia brillò un'idea alla mente del Direttore, la quale tosto venne tradotta in atto. Fu stesa una supplica al Presidente della Repubblica, l'Ecc.mo Antonio Flores, e questa venne firmata da 50 giovanetti esterni. Chiedevano che il Governo concorresse con qualche sussidio, per agevolare la loro accettazione nell'Ospizio. L'Ecc.m° Presidente accolse con interesse la domanda, la presentò al Ministero, il quale dopo maturo esame stabilì di porre in esecuzione un decreto dell'ultimo Congresso, che conferisce ad ogni Deputato il diritto di mettere a spese del Governo tre alunni nel nostro Collegio perchè imparino un mestiere. In questi giorni si pubblicherà l'esecuzione di questo decreto e così altri 70 alunni entreranno a far parte della nostra famiglia. Saputasi la felice novella, i giovanetti non potevano più stare in sè dall'allegrezza, chè 25 appartenenti all'Oratorio festivo avranno presto tale fortuna.

Qual premio più grande potevano desiderare per le loro preghiere ? Noi siamo intimamente convinti che Maria SS. Ausiliatrice abbia intercesso e fatto violenza al Cuor di Gesù, e da Lui abbia ottenuta grazia sì segnalata. Sarebbe quindi nostro desiderio che ad onore e gloria di Dio si desse notizia di questo fatto ai nostri amatissimi Cooperatori e Cooperatrici, che tanto ci aiutano nella salvezza della gioventù. Oh come preghiamo e facciamo pregare volentieri per essi ! Se sapessero quanto bene essi fanno colla loro carità! È inc