BS 1890s|1894|Bollettino Salesiano Giugno 1894

ANNO XVIII. N. 6 -- Esce una volta al mese   GIUGNO 1894

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO.

VIVA il S. CUORE di GESU' . .    . 117

LE FESTE di MARIA AUSILIATRICE IN TORINO E LA PARTENZA di ALTRI MISSIONARI SALESIANI    120

UNA NUOVA BELL' INDUSTRIA per soccorrere gli orfanelli di DON Bosco . 122

UN ALTRO PREZIOSO DOCUMENTO in lode del nostro MESSALE ROMANO   . . ivi

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI DON Bosco: - La nuova Missione della Candelara nella TERRA DEL Fuoco - REPUBBLICA ARGENTINA: Sempre avanti! Bravi Italiani ! Salvate per miracolo. - Una nuova pagina nella Storia della PATAGONIA    123

GLI ANTICHI ALLIEVI DEL COLLEGIO DI VALSALICE sulla tomba di Don Bosco. 130

AZIONE SALESIANA: -Da Faenza a Pola - Nel Piemonte e Lombardia . . . 131

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . . 132

ECO DEGLI ORATORII FESTIVI . . 134

VARIETÀ    ivi

COOPERATORI DEFUNTI    135

VIVA IL SACRO CUORE DI GESÙ'

SON CELEBRI nella Storia della Chiesa i doni al tutto straordinarii, onde il Signore volle favorire S. Geltrude, nativa d'Islebio nell'alta Sassonia e morta nel 1334. Le sue Rivelazioni sono anche ora, dopo quelle di S. Teresa, l'opera più accreditata e più adatta ad alimentar la pietà nelle anime, dedite alla vita contemplativa. Or bene, questa gran Santa ebbe, nell' ebbrezza di una purissima estasi , il favore segnalato di posare il capo sul petto sacratissimo di Gesù. Le pulsazioni vive, frequenti e gagliarde di quel Cuore adorabile la scossero potentemente. E come la carità è per sua natura diffusiva, oh ! perchè, disse ella all'apostolo S. Giovanni che nella visione accompagnava Gesù, perchè non farne menzione nel vostro Vangelo? Certo le anime ne avrebbero ricavato i più grandi e salutari vantaggi. - Ma ne ebbe in risposta che una più piena e larga conoscenza dei tesori , che si nascondono nel Cuore di Gesù, era riservata ad altri tempi, quando cioè i cuori degli uomini, raffreddati pel sovrabbondar dell'iniquità nella fede e nella carità, avrebbero in quella conoscenza ritrovato la scintilla della vita, il fuoco rianimatore dell'amore, il rimedio infallibile a' malóri degli individui, delle famiglie, della società. Ebbene, questa conoscenza venne di fatto per opera della B. Margherita Alacoque nella seconda metà del secolo XVII. E da quel tempo, qual largo e potente sviluppo non ha essa presa questa conoscenza! Quanti e quanto grandi effetti non ha essa prodotto! Di piccolo rigagnolo, qual fu ne' suoi principii, si è ormai la divozione al S. Cuor di Gesù trasformata in un immenso fiume, che delle acque sue feconda ed abbella l'universo intero. Certo è tale uno spettacolo a cui non si può assistere senza esserne compresi, come non si può senza la più viva commozione contemplare quell' incremento di fede e di pietà, che va operando ai giorni nostri il culto del Cuore sacratissimo di Gesù.

Il secolo XIX andrà tristamente famoso per la sua apostasia dal Creatore. La scienza si ribellò alla fede, che l' ha generata, e se ne andò, prodiga figlia, raminga pel mondo ; gli Stati bandirono Dio dalle loro legislazioni, dalle loro scuole; la borghesia credette di poter fare a meno della religione sostituendovi il lavoro. Or bene quali furono le conseguenze di questa apostasia ? La scienza così pervertita si vede dagli stessi suoi ammiratori di ieri rinfacciate le ruine, che si fabbricò di sua mano, e le ghiande, onde si è pascolata. È tempo di finirla, grida, contro il corifeo dell'evoluzionismo, il Ward, uno de' suoi stessi seguaci, sì, bisogna finirla con questo incessante negare e distruggere; l'opera-vostra è un nichilismo amministrativo; il vostro vangelo non è che un saggio d' insipienza e di vigliaccheria. - Il vostro sistema, esclama il fisiologo James, rivolto ai materialisti dei nostri giorni, il sistema che voi pretendete sostituire a quel che finora ha creduto l' umanità intorno alla creazione, ha per punto di partenza l'ignoto, per documenti giustificativi l' introvabile, per conseguenze necessarie l' assurdo ed il fisicamente impossibile.

I Governi non vollero più sapere dell'autorità di Dio, ed or si vedono minacciati nell' autorità propria; un nemico potente, tremendo li fa servi, essi che scossero il giogo soave di G. C., della tirannide della democrazia.

La borghesia, che pretese crescere i suoi operai senza la fede, si vede ora innanzi questi stessi operai, potentemente organizzati, contestarle pur essi il diritto de' suoi capitalii e imporle con la logica della rivoluzione, vale a dire con la forza, che la proprietà acquistata sia distribuita fra il popolo. Il razionalismo insomma degenerò in una negazione assoluta, anche di quelle verità, che sono le più indispensabili per la stabilità e saldezza della vita individuale e sociale; l'indipendenza si tramutò in anarchia; la libertà in licenza. Ecco i frutti della rivoluzione. Per tal modo doveva avverarsi anche ora la parola del Salmista: lontano da Dio non esservi che morte e ruina.

Ora a tutto questo non vi ha riparo se non nel ritorno puro e semplice ai principii e alle pratiche del Cristianesimo cattolico; bisogna rinnovar tutto in Cristo (Eph. I. 10). Noi domandiamo, scriveva sapientemente in una recente Pastorale il Cardinal Thomas , rapito or son tre mesi alla religione e alla scienza , noi domandiamo alla Francia che la guerra cominciata nel 1789 con la dichiarazione de' diritti del l'uomo termini una buona volta con la dichiarazione dei diritti di Dio.

La qual domanda noi ripetiamo pure per la nostra Italia, dove son così tremendamente sentiti nelle idee e nei costumi , nelle menti e nei cuori gli effetti disastrosi di quella guerra. Si, cessi il dispotismo dell'orgoglio e dell'odio , e torni il regno dell' umiltà e della carità, personificate nel Cuore di Gesù, Dio e Uomo.

Certo, a chi non è addentro nelle cose di Dio, parrà la divozione al Cuor di Gesù un mezzo sproporzionato assolutamente al conseguimento di un fine così grande. Non mancarono e non mancheranno forse neppur ora di quelli, che ridono che una pratica di pietà possa essere valevole rimedio ai malori sociali. Ma chi così pensasse, darebbe a divedere che non conosce la virtù che hanno le opere di Dio, e come le cose in apparenza più deboli siano di preferenza scelte da Lui a strumento della sua gloria e ad abbattimento dell'impero del male. Il mondo fu conquistato al Cristianesimo non da eserciti, ma dalla parola di poveri pescatori, fatti strumenti della grazia di Dio. E quando nei primordii di questo secolo Pio VII riacquistò la sua libertà, l'immortale Pontefice, che conosceva meglio d'ogni altro come fossero andate le cose, dichiarò apertamente che il termine della sua prigionia era dovuto più alla potenza di Maria Ausiliatrice, che alle armi delle Potenze alleate contro il primo Napoleone.

Or bene un somigliante fatto, ugual prodigio vediamo avverarsi ai giorni nostri per mezzo della divozione al Sacro Cuore di Gesù. Tale è il sentimento che esprimeva, nove anni or sono, il non mai abbastanza compianto Card. Alimonda nell'appello al popolo cattolico d'Italia per contribuire, qual monumento di voto nazionale, alla spesa della facciata della Chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma, Chiesa eretta fra tante fatiche e dolori dal nostro D. Bosco di sempre carissima memoria. « Pare, scriveva il pio e dotto Porporato, che Dio voglia al certo che, mentre il presente secolo con le molte sensualità, con tutti i suoi orgogli e con le sue nuove miscredenze più e più distoglie dal pensiero della vita eterna il cuore dell'uomo, al benedetto e divino Cuore di Gesù, così fervorosamente amato e venerato dalla Chiesa

Cattolica, sia riservato di salutarmente influire sulle miserie di esso secolo e ricondurre l'uomo all'amore delle cose spirituali e celesti. L'Episcopato cattolico andò persuaso di questo, maggiormente negli ultimi anni passati, quando operavasi a mano a mano la consacrazione delle Diocesi al Cuore di Gesù ; sentì in quell'atto divoto di procurare. a se stesso ed ai fedeli un sicuro asilo nei pericoli, la forza nei combattimenti e l'opportuno conforto nella desolazione ».

E a novella conferma di questo pensiero basterebbero le due auguste Chiese di Montmartre a Parigi e del Castro Pretorio in Roma, dedicate l'una e l' altra al Cuore Sacratissimo di Gesù. Mirabile Provvidenza di Dio ! Mentre la Francia penitente e devota (Gallia poenitens et devota) riafferma col più splendido monumento la sua fede, la sua qualità di figlia primogenita della Chiesa di fronte all' empietà e al vizio signoreggianti , Roma , la storica sede di S. Pietro , la metropoli del cattolicismo, leva alta la voce a tutti i popoli del mondo richiamandoli con ugual monumento alla fede ed all'amore. E a strumento di quest'opera santamente ardimentosa sceglie la Divina Provvidenza un povero prete ; a lui il Vicario di G. C. affida l' effettuazione di un così grande disegno, ed egli vi si accinge e lo compie. Le acque del Po e della Dora videro il giovane Bosco arrivar sulle loro sponde e operarvi, sacerdote , le più stupende maraviglie ad onore di Maria Ausiliatrice; le acque del Tevere, non meno fortunate, videro quest'umile prete coronare la sua maravigliosa carriera mortale con uno dei più stupendi monumenti al Cuore amabilissimo di Gesù: ad Iesum per Mariam. E questo monumento innalzarlo colà, dove maggiore era la necessità, in quella parte nuova della Città più esposta alle insidie dell' eresia e più bisognosa di aiuti religiosi e morali; anche un' altra volta l'Arca santa si trovò dirimpetto a Dagon.

Oh! vedete adunque, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, se non abbiamo motivo, noi specialmente, di santificarlo in modo particolare questo bel mese, dedicato al S. Cuore di Gesù ; se non abbiamo ragione di adoperarci in ogni modo con la parola e più ancora coll'esempio perchè questa divozione si diffonda, si propaghi vie più largamente, e soprattutto perché ne sia ben compreso e praticato lo spirito. Poichè , o cari Cooperatori, per essere veri divori del Cuor di Gesù, non basta contentarci d'un qualunque amore di sensibilità, ma bisogna elevarci ad un amor generoso, pratico, consistente nell' osservanza coscienziosa della legge di Dio; ad un amore pronto al sacrifizio e che sovrattutto faccia vivere in noi le virtù di Gesù, la sua' umiltà, la sua carità, la sua illibatezza, il suo distacco dalle cose del mondo; ad un amore insomma che formi di noi, . per quanto la nostra debolezza lo consente, vive e vere immagini di G. C. Qui sta l'essenza della divozione al Cuor di Gesù. Il mondo apostatò da Dio ; il Cuor di Gesù, ben compreso, ben amato, ve lo riconduce. Per tal modo il cuore dell' uomo, principio della vita, fonte dell'amore e centro dell'organismo umano, veniva per mezzo di G. C. elevato alla più alta grandezza ed assunto al più nobile degli uffici ; la restaurazione dell'ordine sociale, il ritorno ad un miglior avvenire sta riposto nella divozione al S. Cuor di Gesù.

O Salvatore amabilissimo, eccoci prostrati innanzi al Vostro Cuore. Deh ! da questo focolare di giustizia e. di amore spandete sulle nostre piaghe il balsamo riparatore del Vostro Sangue prezioso. Volgete uno sguardo a questa povera società , avvolta, qual' altra figliuola di Sionne , nel , disonore e nell' ignominia. Un nemico crudele distese audacemente la mano su quanto vi aveva in lei di più prezioso, e le rapì con la fede e coll'onore la sua potenza e la sua gloria ; novelli figli di Menfi e di Tafnes, più spietati di quegli antichi, la copersero fino al vertice d'obbrobrio e di vergogna. Deh! rialzatela, o buon Gesù, dal lezzo delle sue brutture; riavvivatela della fede degli avi suoi. Dite a questa grande malata la parola taumaturga, che un dì volgeste all'inferma del Vangelo: Figlia, alzati animosa; la tua fede ti ha salvata;

Confide, filia, fides tua te salvam fecit (MATTH. IX, 22.).

La Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù eretta in Roma, di cui più volte abbiamo avuto occasione di parlare, continua a ricevere sottoscrizioni. Ricordiamo ch'essa, mentre è destinata ad onorare il Sacro Cuore di Gesù, torna pure di grande vantaggio alle anime nostre ed alle anime dei nostri defunti.

LE FESTE DI MARIA AUSILIATRICE IN TORINO

QUANDO il venerando Pontefice Pio VII di felice memoria istituiva la solennità di Maria Ausiliatrice , nasceva Don Bosco che di questa solennità doveva essere zelantissimo apostolo. Era l'anno 1868, ed inaugurandosi in Torino il santuario di Maria Ausiliatrice , contemplavasi un tale spettacolo di fede e di divozione verso la celeste Ausiliatrice della Chiesa e del popolo cristiano, che Vescovi e fedeli intervenutivi ne rimanevano grandemente edificati e compresi di alta meraviglia. Da quel giorno in poi quello spettacolo si ripete e si accresce ogni anno ; da Torino la divozione a Maria sotto il bel titolo di Aiuto dei Cristiani sì diffuse in mille altre città e paesi, dovunque vi sono Figli di Don Bosco, Cooperatori Salesiani e Suore di Maria Ausiliatrice; e da ogni parte in questa circostanza si accorre a Torino per partecipare alle belle feste di Maria Ausiliatrice e per rendere più solenne il trionfo qui in terra di questa nostra dolcissima Madre.

Anche quest' anno, quantunque il tempo non ci fosse troppo favorevole, le sacre funzioni da noi annunziate nel numero precedente per solennizzare questa cara festività riuscirono splendide e di grandissima edificazione e soddisfazione di tutti.

La novena si poteva chiamare una continua festa sì per il concorso della gente, come per lo splendore onde erano celebrate le sacre funzioni. Durante il mese predicò il nostro sacerdote Don Gio. Maria Colussi e nella novena il già noto Prof. D. Gio. Battista Francesia, Ispettore delle nostre Case del Piemonte e Lombardia. La benedizione col Santissimo veniva impartita da distinti Parroci e Canonici della città.

I giorni 20 (domenica), 24 (Corpus Domini), e 27 (domenica) parevano altrettante solennità di Maria Ausiliatrice. Per non dilungarci di troppo, ci limiteremo a parlare solo della festa principale che si celebrò il venerdì 25 maggio. Tuttavia non possiamo tra lasciare di dire come la Messa solenne ed i Vespri del giorno 20 furono celebrati pontificalmente da S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe Re, Vescovo di Alba, e che la musica del maestro Sillas fu eseguita in queste funzioni con vera arte e precisione. L' assistenza pontificale poi dell' ultimo giorno, 27, doveasi tenere da S. E. Rev.ma Mons. Vescovo di Fossano ; ma, non avendo questi potuto intervenire per casi imprevisti , con tratto di squisita gentilezza inverso dei poveri figli di Don Bosco il buon Vescovo di Mondovì, Mons. Placido Pozzi, si degnò fermarsi fra di noi fino a quel giorno e con grande suo sacrifizio sobbarcarsi anche quelle ultime funzioni. Il discorso di chiusura fu recitato dal Rev. Can. Bertoglio, Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani di Fossano.

La solennità principale.

(25 Maggio).

Benchè il tempo fosse molto piovoso, fin dalle prime ore di questo mattino uno sterminato numero di fedeli accorse al santuario di Maria Ausiliatrice in Torino per accostarsi ai SS. Sacramenti della Confessione e della Comunione. Qui si notava l' artiere che voleva rendere omaggio alla grande Regina del Cielo, prima che venisse l'ora di recarsi al lavoro ; qui il padre, la madre di famiglia, qui il figlio, la figlia, che più tardi. doveano attendere agli impieghi ed alle domestiche faccende. Poi venne la borghesia, la nobiltà torinese ; quindi a gruppi a gruppi i varii pellegrinaggi che da varii paesi vicini e lontani venivano sulle ali della locomotiva portati a Torino. Intanto agli otto altari succederonsi senza interruzione fino alle 10 le Messe che un bel numero di sacerdoti qua vennero a celebrare chi per sciogliere voti fatti, chi per ringraziare la Vergine Santissima di favori ottenuti e chi per impetrare da Dio mediante la sua intercessione grazie spirituali e temporali.

Affollatissimo fu il santuario specialmente alle Messe delle Comunioni generali, alle 5,30 ed alle 7. Oltre ad altre Associazioni e Rappresentanze, intervenne pure ufficialmente il Comitato regionale dell' Opera dei Congressi Cattolici. Ma il tempo della maggior calca fu alla Messa solenne ed alle funzioni della sera.

Alla Messa solenne pontificò S. E. R.ma Mons. Placido Pozzi , Vescovo di Mondovì, successore nella sede vescovile a S. Pio V, illustre Papa, i cui fasti ricordano la memorabile vittoria di Lepanto, donde tanto s'accrebbe nella Chiesa la divozione a Maria SS. Ausiliatrice.

Stupenda sovra ogni dire riuscì la musica. Il Kyrie ed il Gloria erano della Messa di Giovanna d'Arco ed il Credo di quella di S. Cecilia del Gounod. Gli a soli erano sceltissimi e i cori poderosi e ben esercitati. Ne dirigeva l'esecuzione il nostro maestro Giuseppe Dogliani ; sedeva all' organo il giovane chierico Giovanni Pagella, anch' esso salesiano. Più maestri ed artisti torinesi e di altre importanti città che vi erano intervenuti rimasero entusiasmati di tale esecuzione.

L'Introito, il Graduale, l' Offertorio ed il Communio furono eseguiti dal coro in canto gregoriano.

Non meno felice e grandiosa riuscì la esecuzione della musica che accompagnò le sacre funzioni del pomeriggio. Fu un solenne e trionfale omaggio di questa divina arte alla gran Regina del Cielo Maria SS. Ausiliatrice. Le Antifone vennero cantate dalla cupola da un bel coro di sole voci bianche.

Dopo i Vespri saliva in pulpito S. E. R.ma il nostro veneratissimo Arcivescovo, Monsignor Davide dei Conti Riccardi, il quale con quella eloquenza inspirata e scultoria che gli è propria, sollevava le menti ed i cuori della sterminata udienza alle ineffabili dolcezze della divozione a Maria.

Esordì con sublimi pensieri sull'Eucaristia e sulla Madonna, i due doni più grandi largiti all' umanità dalla divina misericordia. Tra i titoli più splendidi della Madonna, esclamava l' Eccellentissimo Oratore, vi ha quello di Ausiliatrice dei Cristiani ; e qui passava quindi a parlare di Maria SS. contemplata sotto questa speciale prerogativa.

Maria è Madre di Gesù, ma è pure Madre nostra. Che fa la madre pei figli? L'Eccellentissimo Oratore enumera le cure materne di Maria a pro' dei Cristiani. Con richiami storici ricorda gli aiuti di Maria a pro della Chiesa e dei Papi , a pro dell' Italia e specialmente di Torino, e termina infervorando tutti a confidar molto in Maria, ad invocarla per la Chiesa e per la patria, pel Papa, pel clero e pel popolo, pei giusti e pei peccatori. Con parole improntate di paterno affetto ricordando Don Bosco, Don Rua e le Opere Salesiane, raccomanda alle preghiere dell'affollatissima udienza i figli di D. Bosco, sui quali pure invoca la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice.

La sacra funzione terminava solennissima con la benedizione del SS.mo Sacramento, impartita da S. E. R.ma il Vescovo di Mondovì.

Prima e dopo le sacre funzioni la banda musicale dell'Oratorio interno allietava con scelti pezzi la folla che si accalcava nell'annesso cortile, ove eravi la fiera di beneficenza per le Missioni di Don Bosco. Quei bravi giovanotti ci fecero gustare bellissime armonie, eseguite con mirabile spontaneità ed espressione. Nelle altre feste sentimmo pure con vero piacere la banda del Collegio di S. Benigno e quella del primo Oratorio festivo di D. Bosco.

La questua in chiesa fu coadiuvata dal benemerito Circolo della Gioventù Cattolica di Torino, che prestò pure servizio d'onore alla Benedizione del SS. Sacramento.

La Conferenza e la partenza di altri Missionari Salesiani. (26 Maggio).

Nel mattino del sabato, 26 maggio, vi fu Messa con Comunione generale ed altre pratiche di pietà in suffragio dei defunti Cooperatori e Consorelle di Maria Ausiliatrice,

Verso le ore 14,30 incominciò la commovente funzione per la partenza di altri dodici Missionari Salesiani per l'America del Sud.

Dopo breve lettura ed il canto di un mottetto , saliva in pulpito il missionario Don Michele Unia, il quale dopo essersi alquanto ristabilito della malferma salute, ora fa ritorno con un compagno chierico al paese dei lebbrosi della Colombia.

Ecco la relazione che di questa conferenza fa il Corriere Nazionale, giornale cattolico di Torino

« D. Unia dapprima domanda venia se non parlerà con rettorica e con molta proprietà, dichiarandosi inesperto nell'arte oratoria e di aver salito il pulpito per ubbidire al venerato superiore D. Michele Rua. Dopo tale esordio descrive il viaggio che dovrà fare per recarsi alla sua missione. Parla della condizione dei popoli civilizzati e dei popoli selvaggi dell' America. Fermasi specialmente a descrivere lo stato morale e religioso dei paesi già cattolici, nei quali però manca il Sacerdote. - Oh, esclama con accento di spavento, guai a Torino , guai all'Italia, se stesse trenta, quaranta o cinquant'anni senza i ministri di Dio, come accadde a tanti paesi di quelle lontane regioni, a cui volgono il passo i Missionari Salesiani !

» Parla quindi dei lebbrosi di Agua de Dios. Tutti siamo sotto il peso del dolore ; il dolore ci accompagna dalla culla alla tomba ; ma per quanto siamo addolorati noi quaggiù, Don Unia ci parlò di altri fratelli assai più addolorati ancora. Dopo due anni dacchè egli era coi Salesiani di Bogotà ebbe notizia di quel vastissimo lazzaretto. Vi si recò per visitarlo attiratovi da sentimento di pietà misto a curiosità, ma non seppe più pensare ad altro. Lo stato miserando di quegli infelici lo commosse tanto, che ne volle essere l'amico, il consolatore, l'apostolo.

» Fa una viva descrizione di quell' infermità e di quegl' infelicissimi tra tutti gl' infermi che si abbiano al mondo. - Quella colonia o lazzaretto, osserva egli, fu descritta un dì da un letterato lebbroso che vi passò colà gran parte della vita e colà morì, e quella descrizione che veniva stampata e largamente diffusa, portava per titolo : La valle del dolore. Orbene, osserva il conferenziere, io all'ingresso di quella valle vi scriverci i versi di Dante

Per me si va nella città dolente, Per me si va nell'eterno dolore.

» Ma entrato il missionario , ravvivato il sentimento religioso e la pratica dei Santi Sacramenti, quella valle diviene un giardino di rassegnazione e di salvezza morale. - Racconta fatti interessantissimi che commuovono profondamente, e termina ringraziando i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane per gli aiuti con cui sostengono le Missioni Salesiane. Saluta tutti commosso e dà a tutti l'appuntamento di trovarsi nell'eternità in Cielo.

» Dopo la benedizione del SS. Sacramento e le preci. dei pellegrinanti, S. E. Rev.ma Mores. Vescovo di Mondovì con accento commosso dà l'addio ai Missionari. « Un grande e nuovo sentimento invade l'anima mia, così l'Eccellentissimo Pastore, e sono ancor tutto compreso delle profonde impressioni che provai stamane nel visitare la tomba di Don Bosco. Il sentimento che ora mi fa parlare sarà il sentimento di Don Bosco così largamente trasfuso in Don Rua; quindi io vi parlo, o cari Missionari, in nome di Don Bosco e di Don Rua.

» La commozione dell'Oratore invade l'udienza e molti si vedono a piangere.

» L' Oratore ricorda alcuni detti di Gesù Cristo riguardo all'eroismo dell'apostolato, e poscia viene all' addio. Piange allorquando rivolge particolare addio al suo diocesano D. Michele Unia, nome che egli terrà sempre stampato con particolari caratteri nell' elenco del suo clero , e pel quale ogni giorno si farà speciale preghiera nel suo Seminario Vescovile.

» Grande è la commozione di tutta l'udienza e più grande ancora è quella dell'Eccellentissimo Oratore che termina quasi soffocato dal pianto e benedicendo.

» I Missionari passano quindi ad abbracciare il successore di D. Bosco, il Rev.mo D. Michele Rua, e gli altri principali superiori che si sono radunati nel presbiterio, e poscia attraversano il tempio tra l'immensa folla che li saluta con sentimenti di commozione e di ammirazione.

» Partite, o valorosi apostoli di Gesù Cristo. Noi vi seguiremo col nostro affetto e colle nostre preghiere, e voi non scordatevi di noi e della comune patria che tanto ha bisogno dei celesti aiuti. »

UNA NUOVA E BELLA INDUSTRIA per soccorrere gli orfanelli di D. Bosco

Ai primi giorni del p. p. maggio una pia persona presentavasi al Successore di Don Bosco, Sig. D. Rua, e consegnandogli la sua offerta di lire 52 gli diceva: « Sig. D. Rua, io amo molto le Opere Salesiane, le vorrei soccorrere generosamente, perchè so che non c' è denaro meglio speso di quello che s'impiega a sostenere queste opere che fanno tanto bene in ogni ordine di persone. Ma non potendo soccorrerle come desidererei , son ricorsa ad uno spediente per fare almeno qualche offerta a quando a quando. Raccolgo dalle mie amiche e conoscenti, anzi da tutte le persone che mi riesce di poter avvicinare, la tela e la carta che serve per imballare mercanzie , e quando ne ho una certa quantità, la vendo e porto qui a lei il denaro ricavato; e la somma che le ho consegnato è frutto di questa mia industria. Due altre persone dietro il mio esempio si diedero a fare altrettanto, ed ho il piacere di presentare anche il. frutto della loro carità. » Così dicendo trasse fuori altre L. 7 dell'una e L. 5,50 dell' altra.

Il Superiore, commosso dall' ingegnosa carità di questa signora, la ringraziò di cuore e l' assicurò che egli ed i suoi cari orfanelli avrebbero pregato per lei e per le sue amiche, onde ottener loro dal Signore le più copiose benedizioni sopra i loro interessi spirituali e temporali, una vita lunga e felice ed un bel posto in paradiso.

Se si fosse solleciti ad approfittare anche delle piccole cose, quanti orfanelli di più non si potrebbero soccorrere! quant'aiuto non si potrebbe dare alla Pia Società Salesiana! e quanto maggiore sarebbe il bene che questa potrebbe fare! Facciamo voti che il lodevolissimo esempio della pia signora sullodata trovi molti imitatori e molte imitatrici.

UN ALTRO PREZIOSO DOCUMENTO IN LODE DEL NOSTRO MESSALE

Ancora a proposito del nostro Messale Romano, nel mese di Aprile il Rev. D. Cesare Dott. Cagliero, nostro Procuratore Generale a Roma, riceveva la seguente graditissima lettera di S. Em. R.ma il Cardinale Rampolla:

MOLTO REV. SIGNORE,

TRA le molte lodi che vanno date al benemerito Istituto dei Salesiani , nel quale la S. V. Rev. occupa l'elevato grado di Procuratore Generale, avvi pur quella di tenere alto l' onore dell' arte cristiana, che fu mai sempre, come lo è tuttora, sì cara al cuore dei credenti, e che tanto contribuisce al decoro della nostra santa religione. Il Messale non ha guari uscito, con sì squisita cura e perizia, dai torchi della Tipografia Salesiana di Torino, da Lei così bene descrittomi colla sua lettera del 5 corrente, e che mi ha offerto a nome del Superiore Generale R.mo Don Rua , costituisce una nuova e chiara prova del mio asserto. Non è a dire pertanto se di questo bello e grazioso dono io pure mi sia compiaciuto, ammirandone i pregi veramente speciali.

Perciò nel renderne grazie anche alla cortesia di Lei, La interesso a voler particolarmente essere interprete presso il lodato Superiore Generale del sincero mio gradimento e riconoscenza.

Mentre adempio così ad un mio debito godo profittare dell' opportunità per confermarmi con distinta stima

Di V. S.

Roma, 8 Aprile 1894.

Aff.mo per servirla

M. Card. RAMPOLLA.

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. BOSCO

TERRA DEL FUOCO La nuova Missione di N. S. della Candelara.

I nostri lettori e Cooperatori ricorderanno il viaggio fatto, sul principio dello scorso anno 1893 , da D. Giuseppe Fagnano, Prefetto Apostolico della Terra del Fuoco, nell'Isola grande magellanica a fin di cercare un sito conveniente e centrale per istabilire una nuova Missione, sul modello di quella dell'Isola Dawson, tutta però a favore degli Onas, i selvaggi che ancor numerosi abitano le ultime punte dell'America Meridionale (Bollettino di Luglio 1893). Nell'ultima lettera che lo stesso D. Fagnano ci scrisse e che noi pubblicammo nell'ottobre scorso, ci annunziava come in Puntarenas, la Casa principale della Missione Salesiana della Terra del Fuoco, si stava preparando quanto può abbisognare per dar principio alla fondazione di un piccolo paese sulle sponde del Rio Grande, tra il Capo Sunday ed il Capo Peña. Ai primi di giugno tutto l'occorrente era già caricato sul vapore Amedeo, il quale salpava da Puntarenas ai 9 dello stesso mese, portando seco i nostri sacerdoti D. Giuseppe Beauvoir, D. Gio. Bernabè, i confratelli Bergese, Ferrando e Ronchi , i giovani Cesario Villabos, Michele Calafate, Roberto Aravena con quattro altri operai stipendiati.

La prima spedizione non riuscì troppo felice, giacché, giunti presso al Rio Grande, stante l'imperversare continuo delle onde, non fu loro possibile entrare in esso, nè gettare le ancore, ma con un mare sempre burrascoso furono costretti a ritornare indietro fino alla Bahia S. Sebastiano, dove a gran fortuna ancorati dovettero fermarsi per più di quattro lunghi mesi aspettando nuovi soccorsi da Puntarenas. Venuti i quali, si ritentò la prova, e, dopo indicibili sforzi e non poche peripezie, verso la metà di novembre poterono felicemente sbarcare al luogo designato ed ivi incominciare l'impianto della nuova Missione, la quale vogliamo sperare avrà già ottenuto di raccogliere alcuni selvaggi da istruire e civilizzare.

Queste notizie ci furono comunicate dalla lettera qui sotto di D. Beauvoir. Siccome i primi tentativi di questa Missione furono intrapresi nel principio di febbraio del 1893, mese in cui capita la festa della Purificazione di Maria SS., volgarmente detta della Candelara , così questa denominazione fu data alla nuova Missione Salesiana dell'Isola grande nella Terra del Fuoco. Ecco la lettera di D. Beauvoir:

VENERAT.MO SIG. DON RUA,

Dal Rio Grande della Terra del Fuoco 14 Dicembre 1893.

Deo gratias, Deiparaeque Virgini Mance nostrae Autxiliatrici ! Finalmente, dopo innumerevoli peripezie, dopo quasi sette lunghi mesi passati peggio che gli Ebrei nel deserto, finalmente giungemmo al luogo designato dall'amatissimo nostro Prefetto Apostolico Don Giuseppe Fagnano per impiantarvi la nuova Missione Salesiana di N. S. della Candelora.

Se volessi descrivere minutamente la lunga serie delle peripezie che senza interruzione si succederono in questo lasso di tempo, facendoci soffrire Dio sa quanto, non la finirei così presto. L'inferno, prevedendo forse l'immenso bene che la nuova Missione avrà da fare alle disgraziate anime di questi poveri selvaggi che vanno errando in queste isole fueghine e lo scorno grande che a lui quindi ne verrebbe, tutti adoperò i suoi perversi conati contro di noi, suscitando nell'infido elemento spaventose e tremende tempeste e nell'aria impetuose, formidabili ed incessanti bufere. Ma viva Dio! che sempre trionfa dell'infernal nemico. La forza, il coraggio e, la costanza che mai perdemmo in mezzo a tante prove, sono segni certissimi della continua sua assistenza.

Primo tentativo fallito.

Il giorno 9 giugno, festa del Cuore Sacratissimo di Gesù , il vapore Amedeo era carico di centocinquanta tonnellate di materiale per la nuova Missione, oltre a sei buoni cavalli e ad altri animali indispensabili per le escursioni ed il mantenimento della Missione stessa. Vi entrammo D. Bernabè ed io, con tre confratelli , tre giovani e quattro operai assoldati e si partì alla volta del Capo Peña. Ci accompagnava no le preghiere dei nostri confratelli e giovanetti di Puntarenas.

Trasportati da un forte vento , in pochi giorni ci trovammo alla barra dei Rio Grande. Prima io, poi D. Bernabè discendemmo nello schifo a perlustrare la barra, il canale, la bocca del fiume, poi il porto Golondrina, ma non fu possibile entrarvi col vapore e gettare le ancore. Il vento era tanto violento e contrario e le acque sì burrascose, che andammo più volte ad un pelo di essere travolti dalle onde. Ci rifugiammo sull'Amedeo, il quale, dopo aver usato mille manovre, dovette, nostro malgrado, rivolgere prora e ricondurci indietro per quasi metà del cammino percorso.

Si può immaginare, o amatissimo Padre, qual fosse la nostra desolazione in quel momento. Dopo tante spese incontrate per quest'imbarcamento , dover ritornare indietro senza aver potuto fare niente, dover voltare le spalle a quel luogo tanto sospirato, dove avevamo ideato tanti bei progetti pel bene dei poveri selvaggi, fu una prova troppo dolorosa pel nostro cuore. Entrammo nella Bahia S. Sebastiano e sbarcammo sopra al ruscello Gama, dove ci fermammo aspettando che ci venisse in aiuto un nuovo imbarco. Col vapore Amedeo che ritornava a Puntarenas rimandammo D. Bernabè, perchè riferisse appuntino quanto ci era accaduto e sollecitasse l'invio di qualche soccorso.

Stazione provvisoria.

Intanto per ricoverarci dalle intemperie, là su quella sterilissima spiaggia , a pochi metri di distanza dal punto dove arrivano le alte maree e a circa duecento dalla laguna formata dal ruscello Gama con altri due ruscelletti, fabbricammo alla bell'e meglio sopra d'un'estensione d'arena due capannuccie , una per noi e l'altra per le bestie : accanto alla prima costruimmo pure una stanzetta , che mentre ci servisse di deposito per le cose più delicate, ci tenesse pure luogo di cappella.

Tutta questa nostra costruzione in legno veramente ci riparava poco dai venti , che spesso, anzi quasi del continuo soffiavano furiosamente, e dalla pioggia e dalla neve e dalla minuta arena che sollevata dal vento a nugoli veniva sbattuta contro la povera nostra capanna. Ciononostante dovemmo aver pazienza ed aspettare in questa dimora per quattro lunghi mesi, calcolando le settimane ed i giorni che avrebbe potuto impiegare D. Bernabè ad arrivare a Puntarenas, parlare con D. Fagnano, preparare un nuovo imbarco e correre in nostro aiuto. In questo frattempo spedii pure alcune lettere a Puntarenas per mezzo di minatori che qui venivano e ritornavano per terra ; ma non ebbi alcuna risposta, nè vedemmo alcun vascello venire alla nostra volta. Intanto i viveri diminuivano e per noi e per le bestie, le quali, oltre al scemare di numero per averne dovuto uccidere pel nostro sostentamento, dimagrivano tutte a vista d'occhio. Non avevamo cani per la caccia del guanaco, le palle da schioppo non potevano servire che per prendere uccelli, ed a godere questi avevamo la fortuna di essere sempre in molti e, grazie a Dio, sempre con buon appetito ; chè talvolta a noi s'univano gli impiegati del Commissariato del Filaret (una Società, crediamo, di esploratori), sovente capitavano dei minatori, alle volte ci trovavamo in più di venti, e con tutta questa gente bisognava condividere famigliarmente il pasto preparato. Questo per parte nostra si faceva molto di cuore e con molto piacere; ma d'altronde non sapevamo più come si sarebbe potuto andare avanti ancora molto tempo. Decisi pertanto di andare io stesso a Puntarenas per terra. Eravamo sulla fine di settembre. Presi in imprestito dei cavalli dall'Incaricato del Paramo, e con essi mi portai fino all'Azienda dei sigg. Montes e Wales presso la Punta Anegada nello Stretto di Magellano, e, passato questo, in quattro giorni arrivai a Puntarenas.

Altra ardita prova riuscita felicemente.

Quivi non trovai alcun bastimento che volesse lanciarsi in mare in una stagione così cattiva; per questo D. Bernabè non aveva potuto recarci alcun soccorso. Ma io che sapeva lo stato miserando in cui aveva lasciato i nostri poveri confratelli ed operai , non potei tranquillizzarmi. Quantunque tutti a Puntarenas cercassero di dissuadermi, presi la nostra goletta Maria Ausiliatrice, ne noleggiai un' altra detta King-Fischer, le caricai di viveri, tavole e cavalli, e raccomandatomi alle preghiere dei cari confratelli e giovanetti, in nomine Domini mi misi in viaggio il 27 di ottobre.

Malgrado l'imperversare della stagione ed i fortissimi venti che continuamente si scatenarono contro di noi, le nostre due povere golette, guidate certo da Maria Santissima, poterono superare varie burrasche , fuggire i molti scogli ed arrivare felicemente alla Bahia S. Sebastiano , dove eravamo aspettati come angeli salvatori. Quivi prendemmo i confratelli e gli operai, caricammo la maggior quantità di roba possibile e poi ci slanciammo alla volta del Rio Grande. Volevamo assolutamente riuscire nell'impresa affidataci dall'ubbidienza.

Le difficoltà, gli ostacoli incontrati ancora all'entrata del Rio non furono minori della prima volta ; ma finalmente coll'aiuto di Dio e di Maria SS. potemmo riuscire a gettare le ancore nel porto di Golondrina. Questo avvenne alle 7 del mattino 11 novembre , festa di S. Martino e vigilia del Patrocinio della nostra cara Madre Maria.

All'indomani, domenica e festa del Patrocinio di Maria, ci riposammo nel porto di Golondrina, ed io potei per la prima volta celebrare la messa su questa spiaggia , che d'ora innanzi sarà il centro della nostra cara Missione.

Al lunedì feci levare le àncora e con una marea sempre crescente ci avanzammo colla due golette per circa tre miglia fino ad arrivare ad alcune spaccature, dette nere, dove mi parve luogo comodo e buono per gettare le ancore. Così si fece, ed abbassatasi poi la marea, potemmo comodamente discendere e quasi sicco pede scaricare quanto avevamo portato.

L'impianto della nuova missione.

Diedi tosto ordine ai falegnami di innalzare un capannone di metri 10,20 di lunghezza per 4,50 di larghezza e 3,60 di altezza, con tre finestre , un portone ad est ed una porta ad ovest. È diviso in due piani, terreno e superiore ; questo serve per dormitorio e deposito di viveri, l'inferiore per cappella ed ufficio. È situato in una bella posizione, ad un cinquanta passi dal Rio , nel porto di Maria Ausiliatrice, così chiamato per essere stata la nostra goletta la prima che quivi ancorasse felicemente. A cinquanta metri a nord-ovest feci pure innalzare un'altra capanna che serve di stalla per le bestie, con davanti un bel cortile cintato.

Dopo aver date queste disposizioni, la goletta King-Fischer partì per la Colonia dell'Isola Dawson e la Maria Ausiliatrice per la Bahia S. Sebastiano, dove mi recai io pure a cavallo per disfare quelle capanne improvvisate e prendere tutto il materiale che là avevamo lasciato.

Tutto questo si sarebbe potuto compiere in poco più di una settimana, se i venti e le procelle non avessero costretta la nostra povera goletta a stare legata nella Bahia S. Sebastiano per circa un mese. Essa arrivò per la seconda volta in questo porto il giorno 22 corrente mese.

Ecco, o amatissimo Padre, quanto si è potuto fare in sette mesi di tempo per questa nuova Missione. Qui siamo attorniati da Indii : da tutte parti si innalzano immensi falò forse per ispaventarci. A poca distanza da noi vi sono una dozzina di capanne o tane, ma gli abitanti loro al nostro arrivo si sono allontanati. Andremo noi ora a cercarli. Voglia il Signore aiutarci a conquistarli. Preghi e faccia pregare, venerato signor D. Rua, per noi e per questi poveri selvaggi. Appena saremo rìusciti a far loro un po' di bene, vedrò di tenerla informata, affinchè voglia poi unirsi con noi a rendere grazie al Sommo Datore di ogni bene ed alla nostra buona mamma Maria Ausiliatrice.

Per ora voglia benedirmi e mi creda sempre nei SS. Cuori di Gesù e di Maria

Dev.mo obbl.mo figlio

Sac. GIUSEPPE M. BEAUVOIR.

REPUBBLICA ARGENTINA Sempre avanti!

Monsignor Cagliero di ritorno dall'Europa era aspettato a Buenos Aires per porre la prima pietra di una colonia agricola in Uribelarrea, paese fuori di Buenos Aires quasi due ore e mezzo, e benedire la cappella di S. Francesco di Sales, testè innalzata per i giovanetti esterni dell'Oratorio festivo di Almagro, e la chiesa di Maria Ausiliatrice, pure di fresco eretta in S. Nicolàs de los Arroyos (V. Bollettino di Febbraio e Settembre 1893).

I.

Verso le ore 10 1/2 della domenica 28 gennaio scorso, S. E. R.ma Monsignor Cagliero, accompagnato da buon numero di sacerdoti salesiani, che si erano radunati in Buenos Aires per gli esercizi spirituali, dai giovani musici del collegio Pio IX di Almagro e da una numerosa comitiva di signori e signore di quella città, con un tempo poco favorevole, arrivava in treno speciale ad Uribelarrea. Quivi giunti, tutti si recarono alla bella chiesa del paese, dove assistettero ad una solenne Messa in musica , cantata dal Rev. P. Moyano, Priore del convento dei Predicatori di Buenos Aires, con l'assistenza pontificale di Monsignor Cagliero. Il R. P. Becco poi, prendendo per testo le parole dell'angelico canto : « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini di buona volontà », e le altre della Vergine dove. dice che la « chiameranno beata tutte le generazioni », tessè uno stupendo discorso sulla Vergine di Lujan, patrona del paese, e sull'apostolato salesiano, rivolgendo infine ampii, entusiastici elogi al signor Michele N. de Uribelarrea.

È costui che, con disinteresse degno di ogni encomio, aveva ceduto a' Salesiani una estensione di terreno di 202 ettari, perchè vi stabilissero la colonia agricola che si veniva per incominciare, affin di raccogliervi i giovanetti poveri e derelitti della Repubblica per istruirli ed addestrarli ai lavori campestri.

Nel pomeriggio, dopo aver Monsignor Cagliero amministrata la Cresima ad un bel numero di fanciulli del paese, tutti si portarono al campo pel solenne collocamento della prima pietra della colonia agricola. Quivi si presentò l'atto di fondazione, scritto in elegante calligrafia su pergamena dal sig. Carlo Vespignani, che venne firmato da Monsignor Cagliero, dal sig. Michele N. de Uribelarrea e da sua sorella donna Antonia U. de Lahitte, a nome dei padrini l'Ecc.mo Presidente della Repubblica e sua consorte, e da parecchi altri signori e signore.

L'Eccellentissimo Presidente della Repubblica, il sig. Luis Saenz Peña, aveva di buon grado accettato l'incarico di far da padrino colla propria consorte; ma per affari del Governo non avendo potuto intervenire alla funzione, all'indomani, 29 gennaio, mandava da Monsignor Cagliero il suo aiutante di campo, signor Marambio Catan, colla lettera seguente:

« ILL.MO MONSIGNOR CAGLIERO,

CIRCONDATO da grandi affari nel Governo, mi affretto a chiederle scusa per non aver mandato a salutarla prima, ed ora incarico uno dei miei aiutanti di campo, il latore della presente, perchè le faccia una visita a mio nome, porgendole un cordiale e sincero benvenuto a questo nostro paese a continuare le opere tanto benefiche del suo Istituto, reiterandole una volta di più l'alta mia simpatia per la Congregazione Salesiana che tanto bene irradia coi grandi suoi progetti.

Coll' occasione godo di poterla salutare coi sensi della più distinta stima e venerazione.

Luis SAENZ PEÑA ».

Firmato l'atto dai principali signori presenti e depostolo con medaglie, monete e ritratti nella pietra fondamentale, Monsignor Cagliero, presa la cazzuola d'oro e d'argento regalatagli per questa circostanza, con calce sigillò la pietra stessa, in mezzo alla gioia e l'allegria di quell'immensa moltitudine accorsa, la quale rendeva così solenne prova di gratitudine verso del generoso donatore, il signor Michele N. Uribelarrea, pel cui mezzo sorride a quel paese un felice avvenire.

II.

Spuntò il lunedì 29 gennaio, giorno di gioia per i Salesiani per essere sacro a San Francesco di Sales, glorioso loro Patrono, e Monsignor Cagliero passò a benedire una chiesa di stile dorico puro, eretta in Buenos Aires , poco distante dalla parrocchia salesiana di Almagro, per i giovanetti dell'Oratorio festivo di quel quartiere, lunga m. 35,45 per 10,15 di larghezza ed 11 di altezza. Architetto ne fu il sig. Luigi Petroni.

Quel giorno fu quindi doppiamente solenne per quel quartiere.

Ed ora i circa 1000 giovanetti di Almagro che alla festa si divertono in vasti cortili, sotto la sorveglianza dei Salesiani, hanno colà appositamente per loro una casa di orazione ed una scuola di virtù.

Oh! se in ogni quartiere delle città più popolate vi fosse un Oratorio festivo, quanto bene sarebbe provvisto ai bisogni della presente società. Insinuando alla gioventù, coi sani principii della religione cattolica, l'amore al lavoro, certamente guarirebbero tutte le piaghe dell'età nostra, e noi ci sveglieremo al domani in un' aere più spirabile, in un cielo più ridente.

III.

La domenica 11 febbraio poi Monsignor Cagliero benediva solennemente la nuova chiesa di Maria Santissima Ausiliatrice in S. Nicolas de los Arroyos. La festa, malgrado la pioggia, riuscì imponente, e vi assistette un grandissimo numero di fedeli. La banda e gli alunni della scuola d'arti e mestieri di Almagro, a cui la Compagnia di quelle strade ferrate concesse gratis il viaggio di andata e ritorno, disimpegnò con grande abilità la parte musicale.

Di quanto vantaggio potrà riuscire questa nuova chiesa salesiana lo dirà una corrispondenza di quei cari coloni, quasi tutti Italiani, che noi vogliamo riportare subito qui sotto.

Bravi Italiani !

Dal Cristoforo Colombo, rivista settimanale italiana, che si stampa in Buenos Aires, ricaviamo la seguente corrispondenza da San Nicolas de los Arroyos, in data 26 marzo 1894

«Ella saprà, signor Direttore, che l'opera di Don Bosco ha qui (in S. Nicolas) da parecchi anni una fiorente casa di educazione per la gioventù, cui è annessa una cappella pubblica frequentata quasi esclusivamente da noi Italiani fatti alla buona e amanti di pregare in pace, a tutto nostro agio, senza soggezione, e dirò anche senza il pericolo di sentirei brulicar le mani per lo sdegno al vedere certi scandali che nelle chiese grandi e centrali .si permettono alcuni bellimbusti e scredentelli smaccati, i quali, senza un rossore al mondo, convertono la santa Casa di Dio in ghetto di Giudei e spelonca di farabutti, per non dir peggio.

» Ed alla cappella del collegio salesiano accorsero a frotte, a centinaia i credenti in tutta la settimana dedicata al ricordo della Passione del Salvatore; ed accorsero non solo portati dalla lor fede ingenua ed antica, ma attratti ben anco dalla compostezza, gravità e precisione con cui sono usi compire le commoventi cerimonie della Chiesa quel buoni e zelanti sacerdoti salesiani. Io che fui del bel numero uno degli accorrenti ( e non manco mai perchè, cosa vuole? ... sono italiano anch'io e la capra tira sempre a' suoi monti) le posso assicurare che fu per me uno spettacolo ammirabile, un incanto dell'anima quei salmi pausati che suonavano mesti mesti, quelle voci gemebonde de' profeti esprimenti un ineffabil dolore, quelle prostrazioni ricordanti l'abbattimento, la tristezza, l'umiltà di Gesù Cristo nell'Orto, nel Pretorio e sul Calvario mi ferirono le fibre più intime e nascoste del cuore, tanto che non potei trattenermi dal piangere, e sì che il cuore non l'ho molto tenero io ! eppure... ah il bel dono di Dio che è mai la fede !

» La predicazione fu buona assai in tutti i giorni, la calca tale che quasi sempre un'ora prima della segnata per le funzioni già la cappella era invasa; il Venerdì Santo in modo particolare era piena zeppa che sbottava c'era gente da per tutto, nel presbiterio, nella sagrestia, nel coro, ovunque poteva capire un corpo. L'oratore della settimana fu il D. Isabella, già noto in Buenos Aires e altrove; con parola facile e fervorosa espose nei suoi discorsi l'amore di Gesù in Sacramento e la misericordia che usò col mondo Iddio dandogli il suo Figliuolo per Redentore. Io me ne stava lì pigiato, oppresso e scontorto nell' angustia dello spazio, ma quantunque la durasse circa un'ora e mezza, non ne perdetti sillaba, e l'assicuro che le sue parole mi fecero del bene; la stessa cosa ripetevano molt'altri in sull'uscire.

» Un po' di tempaccio che si levò la sera del venerdì non trattenne i più fervorosi di recarsi alla cappella ad ascoltare la predica sull'abbandono della Madonna dopo la morte del suo benedetto Figliuolo, che con bei pensieri e molto calore fece il D. Milano, ed assistere all'esercizio della Via Crucis. Io senza essere dei più fervorosi non mancai.

» Il giorno di Pasqua poi fu splendido oltre l'usato con Messa cantata in musica solennissima e nuovo discorso del D. Isabella sulla Risurrezione e le soavi speranze che questo misterio racchiude per noi cristiani cattolici; ed in ultimo la benedizione solenne col SS. Sacramento pose il suggello a questi santi giorni, vecchi di diciannove secoli, eppur sempre nuovi pei fatti che rappresentano e per l'impressione salutare che lasciano nello spirito dei credenti.

» Per dir tutto in poche parole, noi Italiani siamo contentissimi d'avere in paese i Salesiani di Don Bosco, e ci sentiamo orgogliosi anzi che no d'aver cooperato al loro stabilimento in mezzo a noi. Io non sono teologo e forse in ciò che dico fa capolino la superbia, ma se ella, signor Direttore, potesse vedere il gran bene che fanno son, sicuro che direbbe con noi : Dio ce li tenga sempre. »

Salvate per miracolo ! REV.mo SIG. D. RuA

VENUTE le nostre autunnali vacanze, il giorno 12 gennaio scorso, pensammo di fare tutta la comunità insieme (eravamo in sette) una gita al cimitero, distante alcune ore dalla città.

Soddisfatta la nostra divozione verso dei poveri morti, discendemmo al fiume per fare una piccola merenduola. Il cielo era limpidissimo ed il sole ci aveva fino allora dardeggiato per bene. Quand'ecco d'un tratto s'alza un nero nuvolone di polvere e sabbia, che, trasportato da una forte bufera, tutte ci avvolge in dense tenebre non lasciandoci tempo di fare che pochi passi. Dovemmo tosto gettarci per terra, aspettando che il turbine si scaricasse a suo talento.

Erano le 6,20 pom.; alle 9 ci trovavamo ancora là ferme, in mezzo a tenebre sempre fitte e, quel che è peggio, tutte bagnate.

Finalmente scorgemmo un lumicino lontano lontano : ci alzammo e barcollando ten. tammo di avviarci a quella volta. Passammo uno steccato di fil di ferro, io avanti e le altre seguendomi, tenendosi l'una attaccata al vestito dell'altra. Ma ecco che di repente sento mancar terra di sotto i piedi, mando un forte grido, ed in men che noi dico , io, suor Martense e suor Gandolfo ci troviamo nel profondo di un pozzo.

Può immaginarsi lo spavento che ci prese in quell'istante, sì noi sprofondato, come le altre che alle nostre grida ed al tonfo nell'acqua s'arrestarono a riva dell'abisso. Noi colaggiù, immerse nell'acqua per più di un metro, senza quasi più un fil di vita indosso, ci credevamo perdute e già ci rassegnavamo a dover morire là entro. Ma non così era delle nostre buone sorelle rimaste in salvo, delle quali una svenne per lo spavento. Esse si diedero dapprima ad innalzare forti giaculatorie a Dio, a Maria SS., a tutti i Santi del cielo, poi a gridare aiuto, pietà, misericordia, poi a battere le mani edi tratto in tratto a rivolgere a noi parole d'incoraggiamento e di speranza. Scorgendosi ancora quel lumicino in distanza, alzarono sempre più la voce, fecero capire la nostra disgrazia ed il nostro pericolo, e dopo un lungo aspettare, finalmente sentimmo al disopra la voce di quattro uomini accorsi in nostro aiuto. La speranza ed il coraggio, fecero ritorno nel nostro cuore. Ci calarono una lunga corda, alla quale ci legammo e ci aggrappammo una dopo l'altra, finchè tutte più o meno malconcia fummo di là estratte. Quel pozzo misurava diciasette metri di profondità ed era senza parapetto.

Quella buona gente, dopo averci così tratto a salvamento, ci condussero alle loro case, portandone due quasi di peso , e là ci prodigarono ogni sorta di cure. Un'ottima famiglia inglese ci aveva già preparata l'ospitalità in sua casa per tutta la notte ; ma avendo poi trovata una carrozza, colà sopra ci adagiarono e ci fecero trasportare al nostro collegio. Vi arrivammo a mezzanotte in punto.

Noi non abbiamo parole sufficienti per ringraziare questi nostri benefattori, questi nostri salvatori. Li raccomandiamo di tutto cuore a Maria SS. Ausiliatrice, perchè voglia Essa ringraziarli e rimunerarli quanto si meritano, coprendoli sempre della sua valida protezione.

Della quale una prova lampante noi ravvisiamo in questa nostra disgrazia stessa. Cadute in quell'abisso così profondo e così malamente una sopra all'altra, riportammo bensì parecchie contusioni e ferite, ma nessuna rottura o malanno di lunga durata. A Maria Ausiliatrice, di cui siamo indegne figlie , ci eravamo consacrate, secondo il consueto, anche in quel mattino : a Maria ci eravamo raccomandate prima di uscir di casa : a Maria poi è volato tosto il nostro pensiero in mezzo al pericolo. È quindi ben giusto che a Lei rendiamo le più sentite grazie per averci scampata la vita. Ci aiuti anche lei, o amatissimo Padre, ad adempiere questo nostro dovere li nel tempio dedicato alla nostra Grande Regina in Torino.

S. Nicolas de los Arroyos, Febbraio 1894.

Suor GIULIANA PREVOSTO

Una nuova pagina nella storia della Patagonia.

Dopo d'essersi intrattenuto per quasi due mesi nell'Argentina e nell' Uruguay, dettando ed assistendo agli esercizi spirituali dei Salesiani colà stabiliti, Mons. Cagliero, al 25 di febbraio s'imbarcava a Buenos Aires sul piccolo bastimento El Litoral, che in tre giorni lo portava a Viedma, la capitale della sua diletta Patagonia, dove l'attendevano feste non mai viste per l'avanti nel territorio del Rio Negro.

Appena il bastimento fu in vista dei due paesi che sorgono di fronte alle sponde del Rio Negro, Viedma e Patagones, un lieto scampanìo dalle due torri annunzia l'arrivo dell'amato Pastore. Il popolo tutto, grandi e piccoli, a quell'annunzio col collegio salesiano si riversa al mare. La banda musicale incomincia a far risuonare l'aria di melodiosi concenti, mentre una scialuppa si stacca dal molo e va a ricevere Monsignore. Su di essa vi è una speciale Commissione, composta dei signori D. Mario Migone, direttore dell'Istituto Salesiano, del Governatore interino, del Delegato di polizia, del Sindaco e della Giunta Municipale. Pochi minuti dopo ritorna alla spiaggia conducendo seco Monsignor Cagliero.

Questo è un momento indescrivibile. L'immensa moltitudine che applaude e si precipita verso di Monsignore, ciascuno disputandosi l'onore d'essere il primo a salutarlo, a toccargli la mano, a baciargli l'anello ; il rombo del cannone, la musica, le campane, le voci argentee dei cari fanciulli, tutto.manifesta gioia e tripudio pel ritorno dell'illustre prelato.

Monsignore è visibilmente commosso. Liberato alfine da quella calca immensa, s'organizza il corteo. Precede la musica, il collegio salesiano, tutto il popolo di Viedma, quindi il Vescovo circondato dalla Commissione suddetta. Il viale che dalla spiaggia mette a Viedma, poi la via, la piazza principale, tutto è messo a bandiere d'ogni genere e colore, a fiori e ad archi trionfali. Sopra del primo arco che sta di fronte al molo si legge : Benvenuto Monsignor Cagliero; nell'ultimo che mette al paese : Il popolo di Viedma, stima, ancore, gratitudine.

Tra il suono giulivo delle campane, le liete sinfonie della banda, il continuo rombo del cannone e le salve incessanti di applausi si arriva alla chiesa. Questa par divenuta piccola per accogliere tutta la gente accorsa , della quale una gran parte deve rimanersi fuori.

Terminata la solenne funzione in rendimento di grazie al Signore, si passa nell'istituto salesiano, pur esso messo a festa. Ed il Delegato di polizia, signor Martino Gras, incaricato dalla Commissione di esprimere a Monsignor Cagliero i sentimenti del popolo viedmese verso dell'illustre e cara sua persona, legge un indirizzo pieno di alti sentimenti di stima, d'affetto e di riconoscenza verso dei Salesiani e specialmente verso di Monsignor Cagliero, che chiama « il messaggiero della fede, la cui bandiera incarna glorie, inspirazioni, trionfi, civilizzazione e progresso; disinteressato missionario , compìto cavaliere ed eccellente amico ». A nome di tutti, signore e signori, popolo e autorità, poveri e ricchi, vecchi e giovani, si dice : « disposto a secondare l'opera moralizzatrice, di prosperità e di grandezza, che i Salesiani da più di quindici anni hanno intrapresa a favore di quelle vaste regioni che Don Bosco sceglieva per teatro della vera civilizzazione, e che coll' aiuto de' Salesiani fra non molto risplenderanno sopra tutte le altre come emporio di coltura e di civiltà. »

A questo nobile indirizzo risponde Monsignor Cagliero assicurando che gli torna assai gradita quella cordiale manifestazione del popolo di Viedma : popolo delle sue più grandi affezioni e che ha ricordato in ogni istante della sua lunga assenza nei lontani paesi d'Europa. Dice come genuflesso ai piedi del Vicario di Gesù Cristo, ha implorato l'apostolica benedizione pel territorio del Rio Negro e come il Santo Padre si è molto compiaciuto di sentire che anche nella Patagonia vi sono cristiani di buon volere. Ed infine ringraziando della bella manifestazione fattagli e più della cooperazione che hanno promesso di prestargli, assicura che egli è ritornato nella Patagonia per continuare a consacrare le sue fatiche e la sua stessa esistenza pel progresso morale e materiale di quei paesi.

Fragorosi applausi soffocano l'eco delle sue ultime parole.

All'indomani verso sera fu pur ricevuto colla stessa solennità e concorso di popolo e di autorità in Patagones.

Queste sono a grandi tratti le solenni ed imponenti accoglienze che il nostro Monsignor Cagliero si ebbe questa volta nella Patagonia, accoglienze che formeranno epoca nella storia di quei popoli.

Il Rio Negro, giornale di quel territorio, che ci ammannisce un lunghissimo articolo di queste feste, associando i proprii ai sentimenti di quegli abitanti, affinche i lontani non avessero da crederlo clericale, oppure dai clericali a ciò sovvenuto, protesta di essere «,giusto, schietto, franco e riconoscente verso di una istituzione nobile, generosa, di abnegazione, la quale tutta si è dedicata non solo nello stabilire missioni civilizzatrici in tutto il vasto territorio del Rio Negro, ma nella capitale di esso è il fattore principale del progresso morale ed intellettuale». Poi continua dicendo come nei Salesiani « non vi è ipocrisia, non doppiezza, non vile speculazione: tutto sta alla vista di tutti, i loro lavori, le loro opere, e perfino la loro ordinata vita. Presso di loro il povero, il derelitto, l'infermo trova assistenza medica, alloggio e alimento ; l'orfano di genitori e di fortuna, vestito e con forto; le famiglie, la luce civilizzatrice poi loro fidi ; il popolo, esempio vivo di onesto e perseverante lavoro. In una parola i Salesiani sono i veri operai del progresso più positivo di queste regioni recentemente nate alla vita sociale, le quali, se non fosse stato per loro, ancor oggi rimarrebbero nel primitivo stato di continua decadenza gemendo sepolti nella barbarie. » E qui il suddetto giornale esprime la sua alta meraviglia nel contemplare l'opera colossale dell'edifizio dei Salesiani e la loro incessante perseveranza nell'impiegare tanto capitale, tanti sacrifizi, tante esistenze , perseveranza dovuta alla grande fiducia che essi hanno nella Provvidenza ed a quella mano invisibile che sempre li guida, la fede e l'amore di Dio.

Queste confessioni dell'organo della Patagonia nient'affatto sospetto di clericalismo , con cui noi chiudiamo la relazione delle feste fatte a Monsignor Cagliero, alle quali prese parte ogni ordine di persone, ci preludono un nuovo periodo nella storia della Patagonia. Oh! voglia il Signore che tutti quegli abitanti, dalla più alta autorità al più piccolo tra il popolo, spettatori delle fatiche e degli sforzi del missionario , deposto ogni alieno sentimento, ascoltino la verace sua parola, ne assecondino la benefica azione, affinchè presto si possa dire che il popolo della Patagonia è veramente cristiano e veramente civile !

GLI ANTICHI ALLIEVI del Collegio di Valsalice SULLA TOMBA DI DON BOSCO

Addì 23 maggio alle ore 9 1/2, com' era stato annunziato, si raccolsero nel Seminario delle Missioni in Valsalice gli antichi alunni di quel Collegio. Il loro numero considerevole, la gioia che tutti manifestavano nel rivedersi dopo varii anni ed in un sito dove avevano passati i più bei giorni della loro vita, aumentava decoro e splendore alla mesta insieme e gioconda commemorazione.

Il buon Canonico Luigi Rondolino, superando ogni difficoltà, volle venire da Pinerolo per celebrare la santa Messa nella cappella della Pietà, attigua alla tomba di Don Bosco, e ritornando anch' egli a dieci e più anni addietro con visibile commozione celebrava assistito dagli antichi suoi compagni.

Terminata la messa, si recitò il Deprofundis per la bell' anima di D. Bosco ; quindi si prese posto intorno alla tomba per assistere allo scoprimento della lapide. Essa fu lavorata su disegno dell'ing. Stefano Molli, che aveva lasciata in Valsalice così chiara ed affettuosa memoria, e l'inscrizione era stata inspirata dal pio nostro allievo ed ora religioso della Compagnia di Gesù , Bonifacio Didonato.

Appena scoperta la lapide, e salutata con riverente ossequio , il cav. Enrico Balbo di Vinadio, presidente del Comitato per la dimostrazione di riconoscenza a Don Bosco, lesse con affetto un discorso su D. Bosco, sul gran bene da lui fatto a quei molti giovanetti educati nel Collegio Valsalice, del dovere che avevano di testificare ai presenti ed ai futuri la gratitudine ch'essi sentivano, grandissima per lui valendosi del marmo, simbolo d'inflessibilità e d'eternità, e adottando per l' inscrizione il carattere di color rosso ad indicare l' ardenza dei loro sentimenti. Chiudeva con un caldissimo saluto al successore di D. Bosco ed a tutti i Salesiani, perchè non volessero mai dimenticare nelle loro preghiere questo piccolo manipolo di allievi educati a Valsalice, i quali sparsi per varii lidi si erano in quel giorno dato il ritrovo alla tomba del loro Padre e Maestro. Il suo dire improntato a pietà fu ascoltato con piacere ed accolto alla fine con generale approvazione.

Era stato incaricato a ricevere questi antichi allievi il sac. G. B. Francesia, già di. rettore di quel Collegio, il quale rispose accettando quel ricordo di D. Bosco. Disse come tante volte aveva provato rincrescimento prostrandosi a pregare sulla lacrimata tomba del padre, per non vedere alcun segno d' affetto dei suoi diletti alunni, ma che ora al rincrescimento succedeva il piacere perchè era appagato largamente il suo desiderio. Egli manifestava la speranza che Don Bosco continuava così la sua santa missione tra loro, mettendoci in bel quadro D. Bosco fanciulletto tra i campi di Castelnuovo, poi studente a Chieri, a Torino, sempre in cerca di Dio e di farlo conoscere ed amare dal mondo. Non si potrebbe meglio delineare la vita di Don Bosco , chè, in un tempo tutto materia e guadagno, egli si presenta coll'amabile nome di Dio sul labbro, e rinnova gli esempi di san Filippo Neri a Roma, di san Giuseppe Calasanzio a Firenze, e poi spingendo, o come l' oratore diceva, lasciandosi spingere dalla voce di Dio varcava i mari, si dilatava dalle aduste spiagge del Messico alle inesplorate ed aride terre della Patagonia per andare a portare il nome di Dio tra i poveri abitatori della Terra del Fuoco.

Questa soave adunanza dei nobili ed egregi signori allievi di Valsalice fu rallegrata pure da Don Rua, da varii esimii professori, tra cui ci piace ricordare a titolo di onore e di ossequio Mons. Marco Pechenino , decoro della scienza e splendido ornamento del sacerdozio torinese e fervoroso nostro Cooperatore.

Da parte poi di tutti i Salesiani si abbiano quei cari e ricordevoli alunni la nostra ammirazione, ed il loro illustre esempio resti di nobile lezione a mantener saldi e costanti gli insegnamenti appresi colà

Ove il Salice stride in breve sponda.

AZIONE SALESIANA

Da Faenza a Pola.

Nel maggio scorso il nostro D. Stefano Trione visitava i nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici di Faenza, Ferrara, Padova , Venezia, Treviso, Gorizia, Trieste, Capodistria, Pirano, Parenzo, Rovigno e Pola. In tutte queste città ebbe accoglienze cordialissime e vi potè anche tenere ove conferenze private, ove pubbliche con grande intervento di fedeli. Non potendone parlare di tutte, ci limiteremo a riprodurre un sunto di corrispondenza sulle due conferenze che questo nostro conferenziere tenne nella insigne cattedrale della più lontana tra le suddette città da lui visitate, vogliamo dire di Pola nell'Istria

L'oratore, dopo aver esordito la sua prima conferenza col narrare un fatto storico sull'importanza ed efficacia della educazione della gioventù, passa ad enumerare i principali bisogni e pericoli che nel secolo nostro specialmente circondano i giovanetti ; bisogni e pericoli cui Don Bosco rispose col mirabile suo apostolato.

D. Bosco studiò la gioventù nelle prigioni dello Stato, nelle famiglie del popolo, nelle pubbliche scuole, nelle officine, per le pubbliche vie e piazze delle grandi città.

Il fanciullo tende alla luce come il fiorellino al sole. Il secolo nostro lo sa e moltiplica le scuole. Non mai come oggi si videro moltiplicarsi cotanto le scuole. Ma le scuole senza Dio e senza religione non educheranno giammai. Don Bosco impianta le sue scuole diurne e serali pei fanciulli ed anche per gli operai già adulti, e vuole che siano scuole che, illuminando la mente, non dimentichino il cuore, anzi, risanandolo da ogni ferita già toccata, lo infiammino e lo arricchiscano delle più sode virtù.

L'oratore dà cenni storici delle scuole di Don Bosco che oggi si moltiplicarono in modo prodigioso e fioriscono in tanti punti d'Italia, Francia, Spagna, Austria, Belgio, Inghilterra, Svizzera, Messico, Colombia, Equatore, Perù, Chilì, Brasile, Uruguay, Argentina, Patagonia, Isola Dawson, Terra del Fuoco, Isole Malvine, e finalmente già in qualche lembo d'Africa e d'Asia.

Don Bosco volle santificare il lavoro. Qui l'oratore fa un ritratto dell'ambiente antimorale e antireligioso, nel quale viene educato l'operaio ai nostri dì in tantissime officine. La bestemmia, il turpiloquio, lo spirito di ribellione ed altri mortali veleni ammorbano il giovanetto in mezzo al lavoro per anni interi con lena incessante. Un poeta esclamava un dì: Tre cose ci rimasero del Paradiso terrestre : « I fiori, le stelle e lo sguardo santo del fanciullo. » Gettate in quelle officine pestilenziali l'anima angelica di tanti figli del popolo e ne usciranno orribilmente trasformati. Chi può enumerare le spaventevoli conseguenze di tanto veleno?

Alle officine empie Don Bosco pone di fronte le officine Salesiane. Le medesime macchine, gli stessi lavori, ma oh! quale diverso ambiente per la mente, pel cuore, per l'educazione morale e civile dell'operaio!

All'Esposizione nazionale di Torino del 1884 leggevasi sovra una grande galleria il nome di D. Bosco. - Oh ! esclamavano molti, anche i preti all'Esposizione? Vedremo candelieri e stole. - Era un'accademia stupenda di lavoro , a cui erano intenti gli allievi di Don Bosco. Cartiera, compositoria, stamperia e legatoria in pieno e perfetto esercizio. A destra entrando vedevi la rude pasta, con cui si ha la carta, poscia seguendo ne vedevi la trasformazione, e nell'uscire ne avevi già il libro artisticamente legato.

Qui l'oratore enumera le officine Salesiane di D. Bosco e specialmente parla di quelle di Torino, Parigi, Marsiglia, Barcellona e di quelle che sono nelle capitali della Colombia, dell'Equatore e dell'Argentina. - D. Bosco, prosegue l'oratore, nel giorno solenne della sua prima Messa, salendo il santo altare, diceva al Signore: « Mio Dio, in questo più bel dì della mia vita vi domando una - grazia grande assai : mio Dio , io umilmente vi domando l'efficacia della parola. » E questo gran dono D. Bosco lo ebbe. D. Bosco fu oratore che attirava, convinceva, convertiva. Chi potrebbe enumerare i trionfi riportati dalla parola viva ! di D. Bosco. - L'efficacia della parola! E Don Bosco l'ebbe nella penna, da cui uscirono settanta e più operette ed un'onda incessante e larghissima di epistolari corrispondenze con innumerevoli persone d'ogni grado sociale. - L'efficacia della parola ! E Don Bosco l'ebbe nella stampa.

L'oratore parla a lungo delle tipografie e librerie di D. Bosco, delle pubblicazioni periodiche e non periodiche, delle edizioni per le scuole e pel popolo fatte da Don Bosco.

Il secolo nostro fu chiamato il secolo della scuola, il secolo del lavoro, il secolo della stampa. Orbene D. Bosco è stato grande apostolo di queste tre grandi potenze e le rese coefficienti non di peste e ruina, ma di sana civiltà e morale progresso e diede alla società nuova falange di costumata gioventù, di virtuosi ed intemerati cittadini.

L'oratore passa quindi a dire dei mezzi adoperati da D. Bosco per condurre a tanto sviluppo le sue opere ed in particolare ne spiegò due : la fondazione cioè della Pia Società di S. Francesco di Sales e l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice. E conchiuse col narrare qualche grazia di Maria Ausiliatrice per dimostrare l'intervento di questa buona Madre nelle Opere di D. Bosco.

Alla seconda conferenza l'uditorio era cresciuto. Ben oltre a cinquemila uditori affollavansi nelle tre ampie navate di quella magnifica cattedrale.

L'oratore dopo breve esordio entra a parlare delle Missioni estere di D. Bosco. - Dapprima i Missionari Salesiani di D. Bosco si occupano degli Europei sbarcati nell'America in cerca di lavoro e pane. L'oratore descrive la condizione materiale e spirituale di tanti fra questi infelici operai sparsi nelle città e nelle campagne di quelle Repubbliche, e narra fatti commoventissimi descrivendo l'apostolato del Missionari di Don Bosco a pro di quei lontani fratelli. Poscia senza dimenticare questo vasto campo di sacrificio e di ubertoso lavoro, i Salesiani intraprendono Missioni a pro degli Indii o selvaggi americani. L'oratore descrive la Patagonia e la Terra del Fuoco e le difficoltà di tali Missioni, accenna molti fatti e ne racconta in disteso due o tre , descrivendoli eloquentemente.

Nell'ultima parte della conferenza parla dell'Associazione internazionale dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane. Ne ricorda l'origine ed il pronto sviluppo, ne spiega lo spirito e lo scopo. I Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, dice l'oratore, si propongono in particolare di imitare D. Bosco nell'adoperarsi a educare cristianamente quanti più giovani possono, favorire le vocazioni ecclesiastiche e religiose e promuovere la buona stampa; in generale poi fanno tutto ciò sostenendo con aiuti morali e materiali le Opere e le Missioni Salesiane.

L'oratore termina salutando e ringraziando commosso l'affollata udienza e raccomanda alle loro preghiere ed alla loro carità le Opere e Missioni di D. Bosco.

Noi sentiamo il dovere di ringraziare con la più viva riconoscenza tutti i nostri benefattori che ci vennero in aiuto a favorire questi viaggi e conferenze ; ringraziamo le rispettive Autorità locali tanto ecclesiastiche che civili , le quali ci dimostrarono anche in questa occasione paterna benevolenza; ma ringraziamo poi con particolare riconoscenza gli Eccellentissimi Vescovi ed altri degnissimi ecclesiastici religiosi che vollero ospitare con splendida carità il conferenziere ed il confratello che lo accompagnava. Iddio ne li rimeriti tutti come e quanto lo desidera il nostro cuore.

Altre adunanze.

CUNEO, 14 Maggio. - Nell' Oratorio della Cattedrale, alle ore 14, fu tenuta in forma privata una Conferenza dal zelante Direttore Diocesano D. Pier Felice Biglia, a fine di costituire anche in questa città un Comitato di Cooperatori e Cooperatrici per provvedere al buon andamento dell'azione salesiana.

MANDELLO ed ABBADIA (Diocesi di Como), 14 Maggio, ed ERBA d'INCINO (Diocesi di Milano), 20 stesso mese. - Vi teneva conferenza sulle Missioni di D. Bosco il nostro Missionario Don Fedele Riva. L'udienza fu in tutti questi luoghi numerosissima ; ciò si deve all'interesse che se ne presero i rispettivi Arciprete, Parroco e Prevosto, ed all'avidità di quei fedeli di sentire parlare delle Opere dell'Apostolo del secolo XIX.

ASTI, 24 Maggio - Quel Direttore D. Gay in sulla sera radunò i Cooperatori e le Cooperatrici e parlò loro di D. Bosco e delle Opere Salesiane, invitandoli ad interessarsi specialmente degli Oratorii e della buona Stampa, raccomandando in modo particolare le nostre Letture Cattoliche.

MILANO, 29 Maggio. - Quest' oggi i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane di Milano celebrarono solennemente per la prima volta nella Chiesa di S. Maria Segreta la festa di Maria Ausiliatrice. Nel pomeriggio vi fu adunanza generale, per parlare dell'erigendo Istituto Salesiano in Milano: vi intervenne il nostro Superiore Don Rua, S. Ecc. R.ma Mons. Mantegazza, testè consacrato Vescovo, ed altri distinti personaggi del clero e del laicato milanese.

GRAZIE Dl MARIA AUSILIATRICE

Riconoscenza a Maria! - Riveritissimo Sig. D. Rua, - Questa buona popolazione Castellinaldese, intimamente persuasa che la Madonna di D. Bosco continuamente spande su di essa le sue celesti, materne benedizioni, seguitò per l' anno scorso a fare tutti i giorni una preghiera colla promessa di attestarle la propria gratitudine colla presente offerta. Ed ora si fa un dovere di inviare alla S. V. Reverend.ma lire 350, quale attestato del suo animo riconoscente, mentre la supplica a voler pregare e far pregare i suoi ottimi figli per tutti noi.

Castellinaldo, 17 Aprile 1894.

Sac. ToMMASO Vico Arciprete.

Maria aiuta chi soccorre le Missioni ! - Rev.m° Sig. D. Rua, - Alle innumerevoli grazie avute da coloro che hanno fatto ricorso a Maria SS.ma Ausiliatrice nelle più gravi infermità, aggiunga ancora la seguente. Il giorno 3 Marzo di questo anno si ammalò con febbre il mio fratello maggiore Alessandro Tucci, padre di due figli maggiorenni e di due figlie in età minore. Fu subito chiamato il bravissimo medico curante Sig. Cav. Giulio Lippi, il quale al secondo giorno cominciò a dubitare che si trattasse di grave bronchite con catarro russo o soffocativo. La sua diagnosi fu poi chiaramente confermata, e il malato andava ogni giorno peggiorando; ma non era per anco stato dichiarato dal medico l'imminente pericolo. La mattina del dì 7 Marzo trovandomi io sottoscritto nella Chiesa di S. Michele di questa città avanti ad un altare , ove era esposto all' adorazione Gesù Sacramentato e dove eravi pure scoperto un grande Crocifisso e una Vergine Addolorata in rilievo, pregai con grandissimo fervore per la salute spirituale e anche corporale del caro mio fratello. Nel pregare mi venne alla mente che ella, Rev.m° Sig. Don Rua, non molto tempo addietro aveva chiesto con lettera ai Cooperatori salesiani dei soccorsi per le Missioni della Patagonia e d' altre regioni, e non avendo io ancora ottemperato a questi suoi desiderii e richieste, sebbene ne avessi sempre avuto l' intenzione, mi sentii come ispirato di farlo nel giorno stesso; decisi quindi di mandare tosto una tenue offerta per questo santo scopo, e, confidando nella intercessione di Maria Ausiliatrice, supplicare nel tempo stesso V. S. a far pregare anche dai suoi buoni giovanetti per la pronta guarigione del detto mio fratello. Contemporaneamente promisi per lui che, appena ottenuta da Maria SS.ma la grazia implorata, avrei mandato per conto suo una maggior somma determinata, a profitto delle sante Missioni Salesiane. Alle 12 meridiane impostai la lettera con vaglia diretto alla S. V. R.ma che feci firmare dal fratello Rev. Nicolò, e da quel momento di mesto che io era divenni fiducioso e calmo, come se già si fosse ottenuta la grazia da Maria SS. La notte stessa verso l' una venne il medico, e trovato l'infermo molto aggravato, volle con insistenza un consulto; per il che fu scelto e chiamato in fretta il primario medico di questo ospedale, Sig. prof. Edoardo Bonardi, il quale disse chiaramente che l' ammalato era tanto grave da non lasciare più alcuna speranza, e da dovere soccombere quasi certamente durante la stessa notte. Dopo di che gli fu amministrato il SS. Viatico, e tanto il Dottore curante quanto il Rev. Sig. Curato della Parrocchia, coll'Olio santo preparato, lo vegliarono tutta la notte , aspettando il Sig. Curato il cenno del medico per dargli l' Estrema Unzione e raccomandargli poi l'anima. Ma questo cenno non fu mai dato dal medico, perchè Maria SS. era venuta in nostro soccorso. La mattina seguente, 8 Marzo, l' ammalato cominciò a stare un po' meglio, e questo leggiero miglioramento andò sempre aumentando. Il giorno 10 Marzo ricevemmo la sua lettera annunziante che i buoni suoi giovanetti avevano cominciato il dì 9 una novena a Maria SS. Ausiliatrice per il nostro infermo. Si aggiunsero per parte nostra col maggior fervore al Rosario di famiglia le preghiere nella sua lettera prescritte. Il Sabato Santo (24) l' ammalato era in piena convalescenza; e il giorno di Pasqua alle preghiere di famiglia si aggiunse un Te Deum in ringraziamento a Dio ed a Maria SS. Ausiliatrice per la grazia ricevuta. - Tanto il guarito Alessandro, come il sottoscritto e tutta la famiglia ringraziano di cuore la S. V. Rev.ma e i cari suoi giovanetti per le efficaci preghiere da loro fatte a Maria SS. Ausiliatrice. Ed Alessandro adempie al voto da me fatto per lui col mandare la promessa offerta per le sante Missioni Salesiane. Sia sempre ringraziata Maria SS. Ausiliatrice !

Lucca, 21 Aprile 1894.

GIROLAMO Tucci.

Maria, proteggi le nostre campagne! - Rev.m° Sig. D. Rua. - Anche quest' anno, come nei due antecedenti, spedisco a V. S. R.ma una piccola offerta raccolta in questa mia Cura per implorare da Maria Ausiliatrice di essere preservata dalla grandine la campagna nel corso di questo anno. Nei due anni antecedenti, quantunque tante volte minacciati, siamo stati da Maria SS. liberati. È perciò che accludo L. 33 - perchè sia celebrata una S. Messa all' altare della Madonna Ausiliatrice, e sia fatta una Comunione dai giovanetti dell' Oratorio con una novena per implorare la grazia che si domanda.

Cisterna, (S. Daniele del Friuli) 27 Aprile 1894.

D. GIOV. BATTISTA STUA.

Ringraziano pure Maria SS. Ausiliatrice per segnalati favori ottenuti mediante la sua potente intercessione i seguenti

Agostino Palmero, Bordighera. - Maria Della Chiesa di Cervignasco, Saluzzo. - Una famiglia riconoscente, Beinatto. - Adele Martini, Saliceto (Savona). - Margherita Dotta, Benevagienna. - Teodora Borelli. Maria Baratono, Vialfrè. - Pietro Gonella. - D. Perorino, Rettore, Loranzè. - Una Cooperatrice Salesiana, Sampierdarena. - Angela Testa, Genova. - Giuseppe Crande, Rufia. - Giuseppe Bernasconi, Torricella. -- Giuseppe Garatti, Pian Camuno (Brescia). - Catterina Abrate, Carmagnola. - Maria Visconti, Piscina. - Lucia Albrito, Cornegliano d' Alba. - Francesca Pilone-Vittore, Lecco. - Angela Zaffaina , Caldogno. - A. S. A., Savona. - Giuseppe Gagliardini, Vecre. - Fortunato Guglielmone, Pinerolo. Emilia Frantone n. Fontana, Gassino. - Camillo Barbieri fu A., Genova. - Catterina Pensa, Niela Tanaro. - M. G., maestra. - C. C. Cooperatrice Salesiana di Borgomana. - Ch. Antonio Castilla, Spagna. - Ortensia Dealexandris, Acqui. - Carlo Quintiliani, Torino. - Clotilde Martini in Guidetti, Reno. - Canonico Bernardo Leoncini col Sacerdote Giuseppe Macciò, Canapo Ligure. - Ch. Stefano Ferreri, Vicoforte S. Pietro (Mondovì). - Ch. G. G. Salesiano, Marsala. Vincenzo Piglia, Zanco di Villa Denti. - Giuseppe Abona, Dogliani. - Maria Chiavarino, Castelnuovo. - Letizia Jano, Bosconero. - Bartolomeo Marchisio, America. - Antonio Negretti fu Giacomo,. - Rosa Banchero, Montiglio. - Ferdinanda Riscaldino, Torino. - Giorgio Sola, avalerleone. - Giacomo Delarossa, Cavalerleone. - Gerolamo Marchisio. - Don Pietro Pedrotta, Gambarogno. - Madame Vittoria L. Subis, Godesberg (Prussia). - Giovanni Delbaso, Poi Tino. - Tommaso Botta, Cherasco. - D. Francesco Cartevesio, Lamorra. - Giuseppe Ruasio, Costigliole. - Vittoria Biavoni Vernetti, Novi. - Giovanni Alessio, Caramagna. - Clara Barberis, Saluggia. - Teresa Bassi, Voghera. - Orsola Zublena, Bianze. - Giovanna Tartassa, Torino. - Giuseppe Porta, Monteneagno. - Emma Bollano, Torino. - Felicita Anzola, Torino. - Teresa Bargetto, Castelnuovo. - Lucia Maiolo. - Clara Marcellino, Burgone. - Carolina Galetto, Cavour. - Giovanni Bert., Vallardora, - Marianna Gioda, Poirino. - Giacomo Elena, Valfenera d'Asti. - Giuseppina Strada Comissoni, Gropello Cairoli. - Maria Strada Colombani Comissoni, Cassinale Margarolo. Giulietta Ropolo , Perosa. -Annetta Covolla. -Angela Covolla. - Carolina Dellaporta. - Domenica Ciliutti. - Maria Sala, Bianzè. - Lucia Zanoglio, Vigone. - Margherita Masero, Villanova d'Asti. - Luigia Grimaldi. - Maria Careggio, Castelrosso. - Ved. Teresa Nebbia, Casale. - Maria Icorno, Torino. - Riccardo Dones, Valenza Po. - Maria Burgarella, Pinerolo. - Filippo Rosso, Cavour. - Gio. Batt. Porcile, Bolzaneto (Liguria). - Giovanna Bronzino, Rivoli. - Ved. Luigia Carbone, Susinno.-Natalina Schiapparelli, Torino.-Guglielmo Garelli, Trinità. - Pietro Rosso, Torino. - Costanza Paschetta, Savigliauo. - Garrone Parr., Ceresole. - Antonio Negretti fu Giacomo, Ceresole. - Celestina Bussano, Setigliano. - Giuseppe Gorleri, Bricherasio. - Giuseppe Garzino, Sampeyre. - Domenico Ganerda - Teresa Ponzetti, Ressalo. - Rosalia Ved. Sarsolongo, Cosatto.

ECO DEGLI ORATORII FESTIVI

Gara Catechistica

Un bell' intrattenimento vi fu la Domenica di Pentecoste, 13 Maggio, nell' Oratorio festivo di S. Francesco di Sales in Torino. Quivi nelle ore pomeridiane erano intervenuti molti signori e signore della città per assistere alla gara catechistica che davano quei giovanetti esterni. Presiedeva all' accademiola il Rev.mo Sig. Don Rua coi primari Superiori dell' Oratorio interno. La banda di detto Oratorio festivo ci fece sentire scelti pezzi di musica ben eseguiti e la scuola di canto alcune delicate romanze. La prontezza, il brio, la vivacità con cui rispondevano alle domande che prima dagli esaminatori e poi tra di loro venivano facendosi quei cinquanta candidati chiaramente dimostrano quanto bene s' insegni e si studii in quest' Oratorio festivo il Catechismo, la scienza delle scienze. Oh ! ne vada lieto il loro Direttore Don Giuseppe Pavia ! Quei cari giovanetti che ora, di mezzo anche ai lavori dell' officina, studiano così bene il Catechismo , certamente lo sapranno praticare adesso e per l' avvenire, come raccomandò loro nel suo discorso di chiusura il Sig. Don Rua, e si manterranno sempre buoni cristiani ed onesti cittadini.

VARIETÀ

I cantori dell'Oratorio di Torino a Marsiglia.

I nostri Cooperatori sanno come, non ha guari, il S. Padre Leone XIII dichiarava Venerabile la Pulzella d' Orléans Giovanna d' Arco, concedendo l' introduzione della causa della di lei beatificazione. A quest'atto pontificio ed alla proposta del senatore Fabre di proclamare l'8 Maggio, giorno del trionfo di Giovanna d' Arco, come festa nazionale della Francia, tutte le città della grande nazione vollero manifestare la loro allegrezza con grandiose feste religiose e civili. In questo non ultima fu la città di Marsiglia, dove invitati convennero pure parecchi cantori del nostro Oratorio di Torino. Una corrispondenza di colà all' Italia Reale di Torino ne dirà quali furono le accoglienze loro fatte e l' impressione colà lasciata.

« Alle feste solenni di Marsiglia, così il corrispondente, presero parte, oltre le Autorità ecclesiastiche, tutte le Autorità civili e militari, cominciando dal generale comandante l'armata delle Bocche del Rodano, dal sindaco (maire) della città con tutti gli altri funzionari in tutta la pompa delle loro divise. Per la musica si volle che fosse eseguita la Messa di Giovanna d' Arco del Gounod, stata eseguita qualche anno fa a Reims sotto la direzione dello stesso autore. Il Comitato per queste feste ebbe il felice pensiero di affidarne l' esecuzione ai Salesiani di Marsiglia e di Torino. A Marsiglia vi è la rinomata Maitrise de St-Joseph diretta dal maestro salesiano D. G. Batt. Grosso, forte propugnatore della musica veramente sacra; e dall' Oratorio di Torino col maestro Dogliani partirono 40 tra soprani e contralti. La Messa fu diretta dal maestro locale predetto Grosso ed accompagnata dal maestro Dogliani.

» L' esecuzione fu perfetta e destò grande entusiasmo massime per parte delle voci bianche. Tutti i giornali cittadini d' ogni colore ebbero espressioni di molta lode per la Messa e per l'ottima esecuzione, ed i piccoli artisti di Torino furono fatti segno delle più vive simpatie.

» La funzione fu strettamente liturgica e gli intermezzi di canto gregoriano, così maestrevolmente eseguiti, concordarono perfettamente collo stile grave della Messa. Secondo le prescrizioni sinodali di parecchie città della Francia, il Credo si deve eseguire da tutto il popolo in canto gregoriano. In ossequio a queste prescrizioni Gounod nella Messa di Giovanna d'Arco non ha composto il Credo. E così si ebbe il magnifico e consolante spettacolo di vedere le Autorità , gli ufficiali, le signore col loro libro in mano alternare i versetti del Credo coi seminaristi e coi musici.

» Si calcolano a più di 12 mila le persone munite di biglietto d'ingresso che assisterono alla funzione della grande Cattedrale, e più di 30 mila dovettero rimanere sulla piazza per mancanza di posto in chiesa.

» L' ordine fu perfetto, l' entusiasmo immenso; la città per tutta quella giornata fu animatissima. Non si può non lodare il Comitato per l'impegno preso, e certo si sarà trovato lieto del magnifico risultato.

» I musici salesiani piacquero assai, sicchè in due altre chiese di Marsiglia furono invitati a dar prova di loro valore e dappertutto riportarono allori. Per loro il nome della patria di Bellini, Rossini, Verdi e Palestrina risuonò a Marsiglia onorato e rispettato. »

A Moncrivello.

Togliamo la seguente corrispondenza da Moncrivello dal Vessillo di S. Eusebio di Vercelli

« La Domenica, 6 Maggio, ebbe luogo un saggio scolastico nell' Asilo infantile di questo nostro paese. Si trattava di canti, dialogi, poesie, esercizii di ginnastica e piccole lezioncine intramezzate sapientemente, in cui doveva mostrarsi l'abilità, diciamola così, coreografica di quei fanciulli e la loro presenza di spirito sotto il bersaglio di tanti occhi, che non si toglievano mai loro di dosso.

» Parrà una cosa usuale e di nessun conto : ma non l'è. L'esito fu così soddisfacente, pieno e splendido da meritare un rilievo: se non altro qual tenue compenso alle fatiche opprimenti delle maestre. Io andava pensando: Come hanno fatto queste povere Suore di M. A. a trasformare questi ragazzetti informi, rozzi, biricchini in tanti piccoli attori , vispi , agili , briosi , se volete ma disciplinati, ammodo e composti? Non che sfuggisse uno scerpellone, una parola a sproposito, un atto sguaiato ! Altro che tramutare in graziose statue dei cepperelli informi ed irriducibili !

» Avventurati i genitori che consegnano a mani così esperte i loro piccoli fanciulli, per riaverli ammaestrati e dirozzati. Certo è per Moncrivello un segnalato ed impareggiabile benefizio l' avere in un locale ampio e ameno un istituto così ben diretto, da cui germoglierà grande bene.

» Se non sapessi di offendere la modestia, potrei dire grandi cose di coteste Suore, dei benefattori di questo Istituto , specialmente della signora Persico, madre affettuosa ed amorevole dei fanciulli moncrivellesi, e di un signore noto ed amato, che concorre col suo appoggio morale e materiale all' incremento dell' Asilo: ma il loro nome è già scritto nel cuore dei buoni e nel Cielo.

» Iddio benedica queste buone Suore. I nemici degli Istituti religiosi vadano una volta in un asilo e vedano quante elette virtù, quanti sacrifizi, che miracoli di carità si celano sotto quel povero velo, quel soggolo dispregiato e deriso. Oramai la si può dire cosa indiscussa e indiscutibile: la Suora cattolica è la naturale educatrice dell' infanzia.

» Certi sacrifizi, certe abnegazioni non si possono avere che da persone che consacrino tutte so stesse a Dio nella santificazione e nella educazione della fanciullezza. E chi ha provato a far scuola, chi si trovò in mezzo alla piccola marmaglia, anche per poco tempo, non mi darà certo torto ».   R.

Cooperatori defunti nell'Aprile e Maggio dei 1894.

1 Albani Avv. D. Vincenzo - Palermo.

2 Albertazzi D. Pietro - Palermo3 Andreoli Domenico - Travagliato (Brescia).

4 Antonietti D. Andrea - Schilpario (Bergamo).

5 Antonino Angela ved. Martinolo - Torino.

6 Arduino Margherita - Valfenera d'Asti (Alessandria).

7 Argenti co nmend. prefetto - Parma. 8 Armi Don Francesco -. Penne (Teramo).

9 Bacci Elena, religiosa - Città di Castello (Perugia).

10 Baglioni di Morale cav. Bonaventura Torino.

11 Baldini can. Angelo - Roma.

1,2 Baroli Clementina - Cremona.

13 Barolo Anna - Cherasco (Cuneo). 14 Bellettato Don Eugeuio , capp. -Fratta (Rovigo).

15 Beltamio Don Giuseppe - Buriasco (Torino).

16 Bens Anna - Torino.

17 Bernasconi D. Carlo, parroco - Cornale (Brescia).

18 Bettio Rosa - Valeggio (Verona). 19 Bisogni Giuseppe - Siena.

20 Bocubrini Anna nata Gamba - San Francesco d'Albano (Genova).

21 Bongiovanni Giuseppina - Casalborgone (Torino).

22 Bonzano Ch. Giovanni - Martinengo (Bergamo).

23 Brunati D. Giuseppe - Tenno (Ti* nolo).

24 Caldi Teronzia, religiosa - Onaegna (Novara).

25 Capri dott. Domenico- Ali Marina (Messina).

26 Cavalli Annetta -Montefaorito (Forlì). 27 Censi Tenaide - Esanatolia (Macerata .

28 Ciaprè . Ferdinando - Nereto (Teramo)

20 Coggiola Rosa - Lu (Alessandria). 30 Colombo Angelo - Omegna (Novara).

31 Colombo D. Eugenio, prep.-parroco - Milano.

32 Coletti Giuseppe - Perarolo (Belluno).

33 Coppello D. Pietro, cur. - Firenze. 34 Corna Don Angelo - Scanzo (Bergamo).

35 Cucavaz D. Giuseppe - Lauzzana (Udine).

36 De-Casa Avv. Cav. Giuseppe - Torino.

37 Del Rio Avv. Enrico - Reggio Emilia.

38 Del-Rio Cav. Avv. Giuseppe - Reggio Emilia.

39 Duri Angiolina - Novara.

40 Ercole D. Nicodemo - Paola (Cesenza).

41 Fain D. Antonio - Villese (Austria). 42 Fanetti Antonia fu Cesare - Campello Monti (Novara).

43 Fassoni Emilia - Lonigo (Vicenza). 44 Ferrareto Teresa - Monticello (Vicenza).

45 Ferrari Don Giovanni - Biaceta (Trento).

46 Ferri Agostino - Grosseto.

47 Fietta Nob. Lorenzo - Paderno d'Asolo (Treviso).

48 Fontana D. Luigi, arcipr. - Quattro Cartella (Saggio Emilia).

49 Fornara Don Pietro - Cameri (-Novara).

50 Frizzi D. Bartolomeo - Albero (Verona).

51 Gasparini Don Francesco - Prato (Udine).

52 Gantier Rosa - Cuneo.

53 Giacomini D. Francesco - Annone (Venezia).

54 Gianferrari D. Antonio, prevosto - S. Prospero (Reggio Emilia).

55 Givagrè Don Giuseppe, prevosto - Solbrito (Alessandria).

56 Giovenola D. Giuseppe - Milano. 57 Giusti Nob. Ger. - Tarzo (Treviso). 58 (loggia Anna - Biella (Novara).

59 Gneeco Don Giuseppe - Isola dei Cantone (Porto Maurizio).

60 Grandi Don Carlo, canonico - Piacenza.

61 Grosso-Grana Gabriella - Montanaro Canavese (Torino).

62 Iacoboni Anna Maria - Alacerata. 63 Lanzabecchia Teresa - Predona (Alessandria).

64 Larino Teresa - Torino.

65 Longon Angelo fu Francesco - Asolo (Treviso).

66 Lusardi Don Giuseppe, canonico - Piacenza.

67 Maggi Giuseppina ved. Manassero - Costigliole (Cuneo).

68 Maggiore Giovanna nata Alessandro - Ali Marina (Messina).

69 Magni Mons. Giuseppe - Novara. 70 Marchetti M. - Torino.

71 Marcozzi D. Vincenzo, professore - Ascoli Piceno.

72 Martelli D. Agostino - Monterosso al Mare (Genova).

73 Martini Guglielmo - Pamparato (Cuneo).

71. Mazzocoli D. Carlo, parroco- Mantova.

75 Mazzucchetti Ing. Cav. Uff. Alessandro - Torino.

76 Mior D. Silvestro - Teglio (Venezia). 77 Milesi D. G. Batt. - Pontida (Bergamo).

78 Mitri Maria ved. Valentini - San Venanzio (Orvieto).

79 Mombello canonico Domenico - Varazze (Genova).

80 Montalli Enrichetta - Cremona. 81 Morandini D. Giuseppe - Varallo (Novara).

82 Mughini D. Giuseppe - Modigliana (Firenze).

83 Murero Don Antonio - Chioggia (Venezia).

84 Mannini D. Michele - Verignana (Bologna).

85 Padaschini D. Pietro, capp.- Mione (Udine).

86 Padre Liberato, Min. Oss. - Pegli (Genova).

87 Pallanca Martino fu G. Batt. - Siborga (Porto Maurizio).

88 Perazzo Secondo - l'orino.

89 Peschiera Gioconda - Mantova. 90 Petix Luigi - Palermo

91 Picca D. Celestino, arcipr. - Turrita Tiberina (Roma).

92 Pizzolart Amalia - Volta (Mantova(. 93 Poma Lucia - Torino. 94 Pugliatti duch. Teresa -Catanzaro. 95 Quaini Maria - Locata (Cremona).. 96 Ricci Leandra - Treviso. 97 Rigolim Amalia Mantova. 98 Roetti D. Bartolomeo, canonico. superiore della Piccola Casa del Cottolengo - Torino.

99 Ronchieri Don Luigi - Codogno (Parma).

100 Rossi-Scotti contessa Eleonora - Perugia.

101 Saracco Lucia - Torino.

102 Scherillo P. Martino - Soccavo (Napoli).

103 Selvaggi D. Giuseppe, arciprete Loco rotondo (Bari).

104 Silva-Pollini Anastasia - Gravellona (Pavia).

105 Succi lanetta nata Blano - Castelnuovo - Calcea (Alessandria). 106 Tambarlini Cristoforo fu Daniole - Amaro (Udine).

107 Tamburini Barbieri Carlotta-Milano

108 Tasca Angela - Torino. 103 Tucci Laura - Lucca.

110 Cghetto Dott. Antonio - Ventimiglia (Porto Maurizio)

111 Valentina Giuseppe - Casale Monferrato (Alessandria).

112 Vanini D. Iacopo- Valdibore (Firenze).

113 Vasalicò Mons. Lucio - Vidor (Treviso).

114 Ventre Clotilde - San Damiano d'Asti (Alessandria).

115 Verona cav. Ernesto - Milano. 116 Vincenzetto Don Giuseppe, prof. - Padova.

117 Zennato Don Erminio. prof. - Padova

118 Zuliani Enrico - Torino.