BS 1900s|1903|Bollettino Salesiano Dicembre 1903

BOLLETTINO SALESIANO

ANNO XXVII - N. 12.   Esce una volta il mese   DICEMBRE 1903

SOMMARIO - Auguri e voti    349 Le Scuole Professionali di D. Bosco . 350 Pagina intima : La somma benevolenza del S. Padre - Partenza di Missionari - Il Giubileo dell'Immacolata, ecc   352 Gli Oratori festivi

Della Visita del R.mo D. Albera alle nostre Case d'America ... 357 Missioni - Terra del Fuoco - Gli indii Onas e le loro terre

Culto e grazie di Maria Ausiliatrice . 364 Notizie compendiate: Torino-Valdocco-Vienna-Bologna - Iesi - Milano - New-York - Varazze 369

Necrologia: (D. Francesco Martinengo - Don Pietro Armizzoni - Gen. Comm. Emilio Darbesio - Giacomo Montaldo)    372

Spigolature agrarie    374

Cooperatori defunti    376

Indice dell'annata 1903   378

Illustrazioni: Patagonia Merid.: Missione di S. Raffaele nell'isola Dawson : Panorama ; ingresso ; indie lavoratrici di lana; ricordo della visita del Presidente del Chili - Terra del Fuoco : Missione della Candelara; panorama e gruppo di indii.

Augurii e voti

Seguendo la tradizione dell'amatissimo Padre Don Bosco, il Sac. MICHELE RUA in nome Suo, dei Salesiani, delle Suore di Maria Ausiliatrice, e dei loro alunni e ricoverati, presenta ai benemeriti Signori Cooperatori ed alle zelanti Signore Cooperatrici i migliori auguri di ogni più eletta benedizione per le prossime feste del S. Natale e del Capo d'Anno.

« Il Bambino Gesù renda il cento per uno ai nostri benefattori, e Maria SS. Ausiliatrice li copra ognora col suo manto materno ! »

È questa la preghiera che risuonerà con particolar fervore in tutte le Case Salesiane, la notte del S. Natale ; in cui, per indulto apostolico, si celebreranno le tre messe e si dispenserà ai fedeli la S. Comunione.

Sua Santità, ìl Sommo Pontefice PIO X, sul principio dello scorso novembre, ricevendo in privata udienza il Successore di D. Bosco, gli confermava paternamente le grandi prove di bontà, già date altre volte alla Pia Società Salesiana.

Per dovere di riconoscenza e pel profondissimo affetto che ci lega al Vicario di N. S. Gesù Cristo, dichiariamo , che insieme coi più ardenti auguri che ci eromperanno dal cuore nelle imminenti solennità, la parte migliore delle nostre quotidiane preghiere sarà costantemente innalzata a Dio per la conservazione dell'Augusto Pontefice, che coll'incanto della sua bontà ha conquistato l'affetto e la venerazione universale.

Si uniscano a noi in questo omaggio anche i nostri buoni Cooperatori e le fervorose nostre Cooperatrici, cui auguriamo di cuore buone feste Natalizie e buon Capo d'Anno!

Le Scuole Professionali di Don Bosco

Dopo l'éra volgare, in nessun tempo avvennero cambiamenti così radicali, come nel secolo scorso.

Invenzioni e scoperte diedero un nuovo assetto al mondo materiale : col nuovo ordine di cose sorsero nuovi bisogni e nuove aspirazioni, e l'uomo, superbo dei suoi successi, si ribellò alla Chiesa e insultò la Fede, dicendole ostili al progresso. Per riconquistare la nuova società a Gesù Cristo, sono indispensabili uomini grandi e singolari, che, servendosi di mezzi nuovi e straordinarii, vadano preparando alla Chiesa Cattolica la massima delle sue vittorie, in questa che sarà la più grande delle epoche storiche. E, per bontà di Dio, tali uomini non mancano e non mancheranno. Anzi, possiamo dirlo con giusto orgoglio, uno di questi fu già D. Bosco.

Quest'umile prete, nel fervore illuminato del suo zelo apostolico, studiò il mondo attraverso il segreto degli anni : e infatti , di giorno in giorno le sue opere acquistano nuova freschezza e modernità, e rivelano sempre più la loro impronta provvidenziale. Ebbene, dopo gli Oratorii festivi, tengono tra esse il primo posto le Scuole Professionali, dette anche Scuole di Arti e Mestieri, sulle quali, ricorrendo nel 1904 l'anno cinquantesimo di loro fondazione, abbiamo pensato di intrattenere un po' diffusamente i nostri lettori.

Ce ne venne l'idea la sera del 15 dello scorso novembre, durante la solenne distribuzione dei premi agli allievi delle Scuole Professionali dell' Oratorio di Torino. Quei quattrocento giovani artigiani, altamente compresi della solennità del momento, c'impressionarono. Il vederli ascoltare con visibile riconoscenza il resoconto dei loro progressi nell'arte, e lo splendidissimo saggio che poi diedero di loro cultura ci fecero risovvenire di tanti altri giovani, i quali, digiuni di ogni istruzione religiosa, abbindolati dalle mene di gente rivoluzionaria ed atea, ed imbevuti del veleno che propaga ovunque una stampa empia e procace, crescono inconscienti della propria rovina.

E quale rovina ! Se la mancanza d'istruzione religiosa nelle persone che si affermano colte è il primo fattore di loro miscredenza - e per questi scrisse Ausonio Franchi nell'Ultima Critica Beati loro, se mai non avessero appreso l'alfabeto!... - come negare che le terribili ubbìe, che innebriano oggi le menti delle masse operaie, non sieno l'effetto della mancanza d'istruzione e di fede? In parte se ne mostrò convinto anche Ruggero Bonghi, quando, discorrendo degli eterni spostati dei nostri giorni, scriveva nella Cultura queste parole : - Son gente venuta non dalle scuole, ma dalle officine cui forse un'educazione intellettuale più accurata, più paziente, più posata avrebbe fatto provare maggiore difficoltà nel pensare e nel sentire al modo che fanno -

Non v'è dubbio, che i ben pensanti, oggi, più che di ogni altra cosa sono preoccupati del pervertirsi precoce dei giovani, massime operai ; per cui l'ovviare a tanta sventura è un'impresa d'utilità incontrastabile e per la Religione e per la Patria.

Questo appunto fu lo scopo, che ebbe D. Bosco nell'istituire le Scuole Professionali, unendo in sublime armonia la preghiera, il lavoro e lo studio.

Questo mirabile accordo non ha riscontro che nelle storiche abbazie medioevali, ove, in quei secoli di oscura inerzia, le lettere, le scienze e le arti trovarono asilo onorato. Là invero i diligentissimi amanuensi, che insieme con i tesori delle classiche letterature antiche ci tramandarono la copiosa sapienza dei Padri in nitidissimi codici preziosi, ornati di miniature insuperabili : là pure le arti tutte, non esclusa la più importante dell'agricoltura... E così, oggi, dalle scuole professionali di D. Bosco, insieme con magnifiche edizioni librarie escono lavori d'ogni genere, lavori intelligenti e assidui di tenere mani di giovinetti. V'è solo una differenza: nel medio evo fu la Religione che salvò le scienze e le arti ; nel concetto di D. Bosco invece, sono le arti che debbono cooperare al trionfo della Religione.

Il compianto Card. Parocchi, Protettore dell'Opera nostra, cercando qual ne fosse il carattere e la fisonomia:

« Se ne ho ben compreso, diceva, se ne ho ben afferrato il concetto, se non mi fa velo all'intelligenza, il suo scopo, il suo carattere speciale, è la carità esercitata secondo le esigenze del secolo

» Bisogna adattarsi al secolo, aggiungeva... Dite a questo secolo : Vi tolgo i giovani dalle vie perchè non sieno colti sotto i tramwai, perchè non cadano in un pozzo ; li ritiro in un ospizio perchè non logorino la loro fresca età nei vizii e nei bagordi: li raduno nelle scuole per educarli, perchè non diventino il flagello della società, non cadano in una prigione ; li chiamo a me e li vigilo perchè non si cavino gli occhi gli uni e gli altri, e allora gli uomini di questo secolo capiscono e incominciano a credere : et nos cognovimus et credidimus charitati !... »

E così fece D. Bosco. Analizzò le esigenze dei tempi ; ed avendo stabilito di consecrarsi tutto ai giovani, aperse con gioia la sua povera casa ai piccoli operai e quando fondò per loro laboratori ed officine proprie, si diè pensiero di fornirle di quanto le moderne invenzioni avessero di meglio negli utensili e nei meccanismi, perchè voleva che non mancasse di nulla di quella coltura, di cui vantasi giustamente la moderna industria.

Qual è adunque il fine che ebbe Don Bosco nel fondare le scuole professionali? e quale l'indirizzo educativo che quivi si dà agli alunni?

Il fine, che si propose Don Bosco nell'accogliere ed educare i giovani artigiani, si è di allevarli in modo che uscendo dall'istituto dopo compiuto il tirocinio, abbiano appreso un mestiere onde guadagnarsi onoratamente il pane della vita, e inoltre che siano bene istruiti nella Religione ed abbiano le cognizioni scientifiche opportune al loro stato.

Dal che apparisce che triplice è l'indirizzo educativo che si dà agli allievi delle nostre scuole professionali : cioè religioso-morale, intellettuale e professionale : e i lettori, quando avran veduto come si tenda a questo triplice scopo, potran meglio convincersi della genialità e dell'importanza delle Scuole Professionali di D. Bosco.

PAGINA INTIMA

La somma benevolenza del S. Padre.

È ben giusto che i nostri Cooperatori siano messi a parte delle varie consolazioni, procurateci dalla somma benevolenza del S. Padre Pio X nelle scorse settimane.

Abbiamo accennato alla speciale udienza, piena di paterno affetto, accordata al veneratissimo nostro Superiore : ed ora dobbiamo aggiungere come il Beatissimo Padre degnavasi anche di ricevere per due volte, in privata udienza, l'Eccellentissimo nostro Mons. Cagliero che è sulle mosse per tornare alle sue Missioni; e il giorno 3 novembre, verso il mezzo giorno, ammetteva alla sua augusta presenza insieme col Rev.mo D. Rua il nostro Procuratore Generale D. Marenco col suo sostituto, gli Ispettori D. Conelli, D. Scappini e D. Veronesi, vari direttori, fra cui quello della nuova fondazione di Malta, la Superiora Generale delle Suore di Maria Ausiliatrice, e alcune loro Visitatrici d'Italia e d'America. Il signor D. Rua presentò ciascuno al S. Padre ; il quale a tutti porse a baciare la destra, e disse queste care parole

« Sono ben lieto di trovarmi in mezzo ai figli di D. Bosco e ora di D. Rua.

» Vi ringrazio del bene che fate alla Chiesa. Si vede che il vostro Istituto è opera di Dio, e che un Angelo vi assiste dal Cielo, perchè lo sviluppo della vostra Opera ed il bene che fate non si può spiegare umanamente. Se un Angelo non vi assistesse dal cielo non si spiegherebbero i prodigi che voi fate.

» Mentre pregherò per voi, mi raccomando alle vostre preghiere, affinché lo possa portare questa croce pesante che il Signore ha voluto porre sulle mie spalle. Così, tutti insieme, a forze unite potremo lavorare alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime.

» Benedico voi, i vostri confratelli, i vostri alunni, le vostre famiglie, i vostri benefattori e tutti i vostri cooperatori e cooperatrici. »

Ognuno baciò nuovamente la mano al Santo Padre con profonda commozione ed uscì. Sua Santità trattenne ancora qualche momento Don Rua, fissandogli altra udienza particolare per la sera alle 17 1/2, che è quella cui abbiamo accennato, e nella quale con bontà più che paterna lo volle con sè per circa tre quarti d'ora.

Altre prove di particolare affetto.

Il 29 ottobre u. s. aveva già ottenuto una speciale udienza dal S. Padre anche l'apostolo dei lebbrosi, il nostro D. Evasio Rabagliati, intorno la quale abbiamo questi commoventi particolari

« L'udienza aveva luogo nell'anticamera della sala del trono. Monsignore Riccardo Sanz de Samper, uno dei camerieri segreti del S. Padre, oriundo della Colombia, conoscente e vecchio amico del nostro missionario, fu quegli che gentilmente gli procurò l'udienza. Anzi nell'annunziargliela personalmente, gli diceva : - Il S. Padre è già al corrente della missione salesiana fra i lebbrosi della Colombia, avendogliene parlato io, ed è dispostissimo a favorirla e proteggerla. Chiegga quello che vuole per i suoi cari lebbrosi, e sono certo che tutto le sarà concesso. Veda, nel Vaticano vi sono ancora varie sale, piene specialmente di arredi sacri, offerti a Papa Leone XIII di s. m. per le chiese povere e per le missioni: Ella faccia un'istanza ed io mi farò volentieri suo avvocato. -

» Alle 3 1/2 in punto, D. Rabagliati si trovava ai piedi del S. Padre Pio X, presentato dallo stesso Monsignore Riccardo Sanz de Samper, e tutto il colloquio si svolse attorno alla missione salesiana dei lebbrosi, il loro numero e la miserrima condizione in cui si trovano quei trenta mila disgraziati.

- Oh! di cuore, vi benedico, finì per dire il S. Padre ; benedico voi, i vostri lebbrosi, i Salesiani e le Suore che ne hanno cura diretta, tutti quelli che li aiutano, e dite ai vostri lebbrosi che il Papa li ama di una maniera particolare, precisamente perchè sono tanto disgraziati. -

» In fine dell'udienza il nostro missionario depositava nelle mani di Sua Santità una lettera, che il S. Padre accolse benignamente e rimise al suo cameriere segreto Monsignor de Samper là presente.

» La stessa sera il nostro Don Evasio aveva una gratissima sorpresa - Ho bisogno di parlarle in secreto, gli diceva un messo del Vaticano: Monsignor de Samper lesse la sua lettera al S. Padre, che ne restò intenerito, aperse subito lo scrigno e ne cavò tutto il denaro che vi si trovava. Ecco, qui sono 25 marenghi per i suoi lebbrosi della Colombia; fu proprio il S. Padre che li mise colle sue mani in questa busta; aggiungendo che era spiacente che fossero così pochi. Intanto le manda pure questi due suoi ritratti con questi autografi in calce, uno per il lazzaretto di Agua de Dios, l'altro per quello di Contratación. Quanto al resto, stia tranquilla. Il S. Padre ha dato incarico a Monsignor de Samper, di cercare quello che Ella ha chiamato per i lazzaretti ; e fra 15 giorni Ella potrà mandare al Vaticano una persona di sua confidenza per ritirare quello che le sarà assegnato. »

Lasciamo immaginare come sia rimasto Don Rabagliati a quell'ambasciata e come ringraziasse dall'intimo del cuore la sovrana benevolenza paterna del S. Padre. Il quale infatti , ultimamente, a mezzo del sullodato Mons. Riccardo de Samper, faceva rimettere al nostro Missionario 4 ostensori , 4 calici, 4 pissidi, 4 vasetti per gli oli santi, 4 cotte, 4 càmici, 4 cingoli e 16 pianete de' vari colori liturgici. E noi, insieme con quest'elenco, crediamo che tornerà gradito ai lettori il testo dei due accennati autografi Pontifici. L'uno dice così: « Ai diletti Figli, che sono accolti nel Lazzaretto di Contratación per curarsi della lebbra, implorando per loro la rassegnazione nella malattia che li tormenta, impartiamo di cuore l'Apostolica Benedizione - Pius PP. X. » L'altra è di questo tenore « Ai diletti Figli degenti nei Lazzaretti che accolgono i poveri Lebbrosi della Colombia, pregando dal cielo rassegnazione nei loro dolori, impartiamo di cuore l'Apostolica Benedizione - Pius PP. X. » (1)

Altra prova d'affetto data dal Sommo Pontefice Pio X ai Salesiani fu l'aver nominato il loro Reverendissimo Procuratore Generale, Dott. Don Giovanni Marenco, a Consultore della S. Congregazione de' Vescovi e Regolari. Mentre umiliamo all'eletto le vivissime nostre congratulazioni, diciamo ancor una volta : Sia benedetto Iddio, che per mezzo del suo Vicario ci ha dato tante consolazioni !

(1) Il Missionario D. Evasio Rabagliati, tornerà fra i suoi cari lebbrosi ai primi di gennaio venturo: e intanto per mezzo nostro, fa appello alla generosità dei Cooperatori per i bisogni della sua missione. Le offerte siano indirizzate al Rev. D. Michele Rua.

Il Giubileo dell'Immacolata.

Col cuore pieno di liete speranze salutiamo il sorgere dell'anno giubilare dell'Immacolata, che si inaugura appunto in questo mese.

I Cooperatori Salesiani e tutti i figli di Don Bosco hanno particolar dovere di festeggiare la data solenne : poichè, come la Divina Provvidenza volle che si gettassero le fondamenta dell'Opera Salesiana nel giorno sacro all'Immacolata, così poi D. Bosco scelse più volte questo giorno per inaugurare nuove costruzioni o dar principio a nuove opere, cui lo chiamava la Divina Provvidenza.

Il giorno 8 dicembre 1854, quando l'immortale Pontefice Pio IX, nella Basilica Vaticana, circondato da 200 tra Cardinali, Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi accorsi anche da lontane parti del mondo proclamava dogma di fede l'Immacolato Concepimento di Maria, fu solennemente festeggiato anche a Valdocco. In quell'anno Torino era stata visitata dal colèra, ma nessuno dei giovani dell'Oratorio, che pure in quel tempo eransi consacrati al servizio degli infermi, ne veniva colpito. L'unico caso che si ebbe all'Oratorio fu, come scrive D. Bonetti, quello di D. Bosco, ma parve che una mano invisibile ne lo liberasse. Pertanto nel mattino di quel dì memorando i giovani dell'Ospizio e molti dell'Oratorio festivo si accostarono divotamente ai Sacramenti ad onore di Maria Immacolata, che li aveva coperti col manto della sua bontà di Madre. E dopo d'allora sempre più caro divenne pei figli di D. Bosco il giorno 8 dicembre.

Quindi, se il celebrare solennemente la festa dell'Immacolata è già in tutte la Case Salesiane una dolce tradizione di famiglia, sarà quanto mai opportuno, anche ad assecondare le proposte della Commissione Cardinalizia appositamente istituita per commemorare degnamente questo giubileo, che in tutti i nostri istituti si compiano speciali pratiche nell'ottavo giorno di ogni mese, o nella domenica susseguente, fino all'8 dicembre 1904. Ci rimettiamo, per determinarne le modalità, allo zelo dei singoli Direttori.

Ai nostri giovinetti.

A voi, cari fanciulli, che attendete agli studi o od un'arte sotto la direzione dei figli di D. Bosco, e similmente a voi, buone figliuole, che siete accorse a passare gli anni più belli sotto il manto di Maria Ausiliatrice, tornino graditi i nostri affettuosi e speciali auguri di Buone Feste Natalizie e di ottima fine e miglior capo d'anno! In quest'affettuosa ricorrenza abbiamo per voi anche un consiglio. Dai vostri cari, molti di voi ricevono in questi giorni qualche bel regalo, ordinariamente chiesto e meritato. Ebbene, fanciulli, il nostro augurio è che possiate tutti meritarvelo, e il consiglio è questo. Anzichè spendere in dolciumi o frivolezze quei denari che tanti sudori costano ai vostri parenti, usateli per associarvi a taluna delle utilissime nostre pubblicazioni. Abbiamo le Letture Cattoliche, le Letture Drammatiche e poi le Letture Amene che si pubblicano propriamente per voi, a prezzi modicissimi e in volumi proprio eleganti. Accettate adunque il consiglio, e voi, tornando poi in famiglia al principio delle vacanze, avrete o bei fascicoli , o splendidi volumi, da far leggere ai vostri fratelli, alle sorelle vostre, e ai vostri piccoli amici, con comune piacere.

Pel Bollettino Salesiano.

un'opera di carità fiorita, quella che noi attendiamo dai benemeriti nostri Coopetori e dalle zelanti nostre Cooperatrici. I veri bisogni in cui troviamo, ci dànno l'ardire di ripeterne in questo mese l'umile preghiera: e lo facciamo riportando i voti del III Congresso Salesiano. Leggiamo infatti negli Atti del Congresso

« Il Bollettino Salesiano è il fedele compagno, l'assiduo conferenziere, l'apostolo instancabile dei nostri Cooperatori: insomma, è l'anima della nostra Pia Unione. Allorchè ne uscirono i primi numeri, scritti dallo stesso D. Bosco, non pareva ai più che l'umile periodico dovesse diffondersi cotanto e in sì breve tempo. Oggi si stampa in otto lingue, e, complessivamente, in duecentotrentaquattro mila copie mensili.

» L'Eminentissimo Card. Arcivescovo di Salisburgo, in data 18 marzo 1900, scrisse che D. Bosco, col suo esempio, eccitò ed istruì anche i lontanissimi per luogo a ricopiare le sue opere: et non solum ipse plurima instituta fundavit, sed et suo exemplo aliis longe ab ipso dissitis animum addidit, et modum docuit similia instituta erigendi et dirigendi. Orbene, il Bollettino continua tale missione di D. Bosco.

Quindi

1° i Cooperatori lo leggano puntualmente ogni mese e lo facciano leggere ai loro parenti ed amici ;

2° cerchino il mezzo d'introdurlo negli istituti d'educazione ed anche nelle comunità religiose, proponendo che sia letto alla pubblica mensa, come in molti luoghi si pratica da lungo tempo con edificazione e diletto;

3° chi crede di poter preparare nuovo campo all'azione salesiana, mandi un buon numero d'indirizzi alla Direzione in Torino , via Cottolengo, 32, la quale si darà premura d'inviare il Bollettino alle persone indicate, per alcuni mesi : da cosa nasce cosa; e con un mezzo tanto facile si ottennero già in alcune città e paesi mirabili effetti ;

4° all'estero, in molti luoghi si sono costituiti appositi centri pel recapito più regolare del Bollettino. Sono i Direttori locali che lo fanno portare al domicilio dei singoli Cooperatori da persone conosciute ed incaricate di ricevere ogni offerta per le Missioni o per le altre opere salesiane. Si è toccato con mano che questo mezzo mentre serve a impedire inutili dispersioni, eccita anche più facilmente e frequentemente i Cooperatori ad offrire l'obolo della loro carità. Pertanto se vi fosse alcuno dei Direttori, Zelatori o Decurioni che volesse sobbarcarsi anche a questo disturbo, scriva in proposito alla Direzione Generale di Torino, per avere le norme e gli schiarimenti necessari ;

5° si ritenga che il Bollettino si manda gratis a tutti i Cooperatori e ad altri amici ed ammiratori delle Missioni e delle opere di D. Bosco ; ma il Congresso prega tutti a venire ogni anno in soccorso della Direzione Generale di Torino con qualche offerta, almeno L. 3 annue, per far fronte alle spese di stampa e di spedizione ».

GLI ORATORI FESTIVI

Lettera aperta agli amanti della gioventù *)

§ V. Dell'istruzione da impartirsi nell'Oratorio.

arrivato a questo punto, tengo a fare una dichiarazione. Ridurre a un semplice schema quello che sarebbe da dirsi intorno all'istruzione che si deve impartire nell'Oratorio, non è agevol cosa; prenderlo poi come programma invariabile cui attenersi nei singoli casi, sarebbe errore. Naturalmente, altri criteri segue un oratore che parla in una colta adunanza, ed altri ne dovrà seguire chi parla a fanciulli: ma siccome v'è gran differenza anche tra giovani e giovani, nè sempre eguali sono le disposizioni d'animo d'una stessa accolta di giovinetti, è chiaro che chi vuol essere da loro ascoltato, deve ne' singoli casi attenersi a quelle norme, che solo il buon senso gli può suggerire. Ciò posto, dirò che l'istruzione da impartirsi nell' Oratorio si può dividere in due rami : religiosa e civile, benchè si possano impartir egualmente, e tanto bene, anche ambedue insieme. Ora, due parole sull'istruzione religiosa.

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L'istruzione religiosa, che è la più importante, perchè è la fondamentale - tant'è vero che là non è civiltà, dove non è religione -si viene impartendo in due maniere, cioè in particolare e in comune.

L'istruzione particolare abbraccia il catechismo, il quale, è facile comprenderlo, converrà sia diviso in varie parti, corrispondenti alle varie categorie, in cui va ripartito il nucleo dei giovani, che intervengono regolarmente all'Oratorio. Tra questi, ve ne sono dei piccoli, dei mezzani. e dei grandi; altri, che frequentano le scuole elementari; altri, che appartengono alle classi secondarie; molti che sono operai. Ebbene, perchè il catechismo sia fruttuoso, è necessario divider le classi, tenendo conto dell'età, della capacità e del numero dei catechizzandi. Gli avventizi, è bene notarlo, vanno classificati pei le prime volte coi catechisti più abili, perchè questi possano allettarli a ritornare le seguenti domeniche.

Ai più piccini, per prima cosa si debbono insegnare le preghiere del mattino e della sera nè si creda di trovar tanto facilmente, chi sappia disimpegnare con questi, come si deve, il proprio ufficio.

Ai più grandicelli non si trascuri d'insegnare a servire la s. Messa: perchè il servire la Messa è per tutti una grande consolazione, ma pei fanciulli è anche uno dei richiami più potenti all' Oratorio.

- E qual è il metodo migliore per fare con frutto il Catechismo ? -

Il metodo più semplice e più fruttuoso d'insegnare la Dottrina Cristiana è quello strettamente catechistico, cioè per domande e risposte. Non bisogna divagare, nè far pompa di molte parole. Si espone la domanda, e chiaramente si fa seguire la risposta: la si ripete una volta, si torna a ripeterla magari in dialetto e poi la si fa ripetere dai fanciulli, finchè tutti non l'abbiano appresa. Con ciò non dico, che giudicandosi opportuna una spiegazione, questa non si debba dare: ma sia breve e limpida e... per carità! non si facciano chiacchiere. È una raccomandazione, che non verrà mai intesa abbastanza

Vanno pure raccomandale due cose : cioè l'assegnare nelle singole sezioni - con promessa di premio - una o più risposte, a misura della capacità, da studiarsi nel corso della settimana; e, terminando la mezz'ora di catechismo (chè tanto e non più dovranno durare le singole istruzioni catechistiche) confermare, con qualche esempio storico o con qualche parabola, quello che si è insegnato.

- Ma, chiederà taluno, come dobbiamo regolarci con quelli che hanno già appreso tutto il catechismo?

Per questi istituite una Scuola di Religione, che potrete dividere in vari corsi, a seconda del minore o maggiore sviluppo intellettuale e scientifico degli alunni. Non è il caso, che io mi dilunghi a dimostrare il bene grande che farebbe in ogni città una scuola di religione tanto più che sono intimamente convinto, che quanti amano davvero la gioventù, non mancheranno di schiuderle questa fonte di salvezza.

E torniamo a noi.

Dopo il catechismo - esclusi al più i più piccini, che potranno essere più utilmente intrattenuti da qualche idoneo e zelante catechista - per tutti i giovani insieme raccolti si farà un po' d'istruzione, soda ma non pesante, continuala e non vaga; restando sempre in facoltà del predicatore di apportarvi quel colorito d'opportunità che tanto piace ai fanciulli. La mattina poi . non si ommetta una breve spiegazione del Vangelo (ma veramente breve; dieci minuti e non di più - cioè esposizione in volgare del testo evangelico con un buon pensiero e basta) : e l'istruzione religiosa sarà completa. Però, chi predica a fanciulli, non pretenda d'intavolare lunghi ragionamenti : sprecherebbe il fiato e farebbe dimenticare il rispetto che devesi alla Casa di Dio. E poichè, per amor di brevità, non posso descrivere, conte vorrei, il metodo specialissimo di D. Bosco a questo proposito, rimando i lettori al discorso praticissimo, detto dal Teol. Barberis al Congresso degli Oratorii Festivi, tenutosi a Torino (1).

Restano due parole sull'istruzione civile; ma prima viene a proposito un'osservazione.

Nell' Oratorio tutto deve istruire. Chi pretendesse di restringere l'insegnamento al catechismo, o di proibire che anche in cappella, finite magari le funzioni, si diano a quando a quando degli avvisi di buona creanza, s'inculchi ad esempio il buon contegno da tenersi per le vie, per le piazze, nelle officine, in famiglia, coi superiori, coi compagni, cogli amici ecc., errerebbe assai. Poichè simili esortazioni, brevi, calde, estemporanee, riescono, il più delle volte, generalmente efficaci. E questo mi pare un contributo non indifferente, che porta l' Oratorio festivo nell'istruzione civile dei fanciulli.

Ma scendiamo al particolare.

Fra quelli che frequentano l' Oratorio, ve ne saranno alcuni analfabeti? Per questi si stabilisce una breve scuola domenicale, affinchè imparino a leggere e scrivere, affidandola ad alcuno dei catechisti più abili e più zelanti.

Ve ne saranno altri, che essendosi dati assai per tempo al lavoro, non han potuto compiere quel tanto d'istruzione popolare necessaria alla vita? Per questi, massime nelle sere invernali, sarebbero indicatissime le scuole serali. Costeranno sacrifizi, è vero; ma il frutto compenserà abbondevolmente il sacrifizio.

Altri poi, e giovani studenti e giovani operai, buoni, educati, affezionati all'Oratorio, avran bisogno di essere ammaestrati ad un'aperta e franca professione dei principî religiosi e così addestrati alle battaglie della vita. Per questi è necessario istituire Circoli giovanìli, che avran sede all'Oratorio; e quand'essi cesseranno dal prendervi parte, sarà bene ascriverli alla Società degli Antichi Allievi, che tanto bene fa, ovunque è istituita.

Per tutti poi fonte d'emulazione, d'istruzione e di nobili gare, sarà sempre il Teatrino, indispensabile ad un Oratorio; sempre che si scelgano con senno le singole rappresentazioni e si ricordi, che nel concetto di D. Bosco, al pari di ogni divertimento, anche il teatrino non è altro che un mezzo ad ottenere più facilmente e più ampiamente il fine dell'Oratorio festivo.

Ma quello che mi par debb'essere la corona di tutto, è il saluto, l'addio, che il buon Direttore dà ai suoi fanciulli, quando, giunta la sera della festa, li rimanda alle loro famiglie. Chi sa fare, in pochi momenti raccoglie allora più di quello che non abbia potuto raccogliere in tutto il giorno. Ripetere un buon pensiero, dare un opportuno consiglio, mandare un saluto ai parenti, annunziar qualcosa di straordinario per la prossima festa, e ciò con modi paterni e con affettuose parole, son tutti espedienti che vanno al cuore dei giovani e contribuiscono potentemente alla loro educazione.

D. SIMPLICIO. (Continua).

(1) Cfr. Manuale direttivo degli Oratorii Festivi e delle Scuole di Religione.

DELLA VISITA del Rev. Sig. D. Albera alle nostre Case d'America

(Relazione del Sac. Calogero Gusmano *)

Rev.mo SIG. DIRETTORE,

Continuo la mia relazione. Siamo nella città de los Reyes, fondata nel 1555 dal conquistatore del Perù, Francesco Pizzarro, il cui corpo imbalsamato si trova tuttora in una delle cappelle laterali di questa cattedrale. Lima fu così chiamata in omaggio ai Sovrani Spagnuoli, Carlo V e Donna Giovanna sua madre; o, come dicono altri, per essere stato scelto il luogo dove sorse la nuova città il dì sei gennaio, che ricorda appunto la venuta dei Magi dall'Oriente. Comunque sia, questo nome di Città dei Re durò poco tempo, dando subito luogo a quello di Lìma, corruzione di Rimac, il fiume che la divide in due: la città conta 120.000 abitanti e sorge ai piedi di una montagna.

L'ispettoria cilena era ormai troppo estesa ed i superiori ne distaccarono una parte, dando alle otto case del Perù e della Bolivia un ispettore proprio con sede in Lima.

Una pagina di Storia Boliviana.

La Bolivia così chiamata da poco tempo, a perpetuare la memoria del liberatore Simon Bolivar, occupa una delle regioni più meridionali dell'America del Sud e la sua superficie abbraccia più di un milione e mezzo di kmq. E' divisa da grandi linee di montagne che le dànno un aspetto assai vario, nel quale la natura si manifesta con tutta la sua magnificenza, presentando magnifici panorami. Per la sua posizione intertropicale e per la sua speciale conformazione topografica, il paese gode di tutti i climi, da quello delle rìgide alture alle pianure più ardenti; possiede in abbondanza i più svariati prodotti minerali, la flora più ricca e meglio caratterizzata con piante particolari di gran pregio; e possono trovarvi vita e svolgimento tutte le industrie. Tuttavia è forse la nazione che ha fatto meno progresso ed è quella degli Stati dell'America spagnuola che conserva più traccie e ricordi degli antichi tempi. Manca di una popolazione omogenea e compatta; le razze, conquistatrice e conquistata, vivono e vigorose si trovano sparse dappertutto sopra l'estensione della sua superficie. La razza indigena ha subito naturalmente quelle alterazioni indispensabili per l'unione cogli Spagnuoli; ma ciò non ha fatto altro che render più forte la razza indiana aumentata dai mestizi che sono quasi una terza parte della popolazione. Gl'indigeni vestono il costume spagnuolo dell'epoca della conquista; le donne specialmente sono vestite coi colori più vivi, prediligendo il rosso; gli uomini hanno i pantaloni corti ed aperti di dietro fino al ginocchio; parlano lo stesso idioma d'allora e chi non sa l'aimarà difficilmente potrà farsi intendere da loro. Anche le case degli indigeni, le costruzioni, il vestito stesso danno un aspetto particolare alla Bolivia. Quantunque molte volte confondano la verità coll'errore, la religione colla superstizione e pratichino pomposamente le cerimonie del culto esteriore, mentre il loro cuore è lontano dal tributare al Signore quel tributo interiore che ci prescrive la nostra santa religione; tuttavia non si può fare a meno di dire che sono sinceramente propensi al cattolicismo che vi predicarono con tanto zelo i Domenicani, i Francescani ed i Gesuiti. La croce dì N. S. G. C. campeggia sopra tutte le loro capanne e sopra le vette dei monti più elevati che pari alle colline assumono in mille luoghi le forme più capricciose. Camminando verso di loro il viaggiatore crede di lontano di scorgere tempii, statue e palazzi, dove non vi son altro che enormi rocce bianche e profonde cavità.

Gl'indii si occupano di preferenza nel coltivar la terra e come la maggior parte del suolo nazionale coltivabile è formato di terreno disuguale, situato alle falde delle colline, così a loro costa assai il farlo produrre e perciò stesso gli Indii della Bolivia ordinariamente sono attivi ed industriosi e si incontrano di buon mattino e a tarda sera condurre al pascolo le mandre di llamcas, che sono le loro deboli bestie da soma e somigliano molto nell'aspetto alle pecore dei nostri paesi, sebbene siano assai più alte.

Questa regione sino al 16 agosto 1825 stette unita al Perù col nome di Alto Perù, ma quando il soffio dell'indipendenza con una rapidità sorprendente si diffuse in questi popoli latino-americani, e li mosse a scuotere la dominazione spagnuola, anche l'Alto Perù si rese indipendente e prese il nome di Bolivia. Il popolo del Perù, fra i tanti popoli selvaggi, che viveano nel continente americano, fu uno dei due che vantarono prima ancora della conquista, regolarità di leggi, ordine nelle istituzioni, insomma una certa qual civiltà. Ma le indagini della storia, e gli sforzi degli archeologi non potranno mai dirci, come questi popoli siano assorti dalla barbarie che li circondava al grado di civiltà che incontrarono gli Spagnuoli, e di cui sono prova indubbia i 14 Incas che si succedettero durante i cinque secoli d'impero.

Inca vuol dire solo signore, e veramente, nel Perù la loro sovranità era assoluta, non conoscendo limiti o restrìzioni. I principii di questi imperatori, al solito, si confondono colla favola. Dice una tradizione, che nel secolo undecimo il Sole, una delle loro divinità, preso a compassione dello stato dì barbarie del popolo peruano mandò i suoi due figli Manco-Capac e la sorella Manna Ocello. Partiti dall'isola del lago Titicaca furono in cerca del luogo indicato dalla divinità per la fondazione della capitale e la trovarono dove ora sorge la celebre città del Cuzco, che rimase sempre la metropoli degl'Incas, i quali di là estesero il loro impero a tutti i popoli che esistevano dagli ultimi confini del Nord di Quito fino al fiume Maule, e dalle spiagge del Pacifico fino alle montagne impenetrabili dell'oriente, formando così un impero più vasto di quello dei Romani. Ma è meglio che torni in argomento.

A Mollendo, il porto infido.

Il nostro viaggio da Valparaiso a Mollendo, porto peruano, non fu cattivo; anzi l'avrei detto delizioso se non ci fossimo imbattuti in un vapore alemanno più da merci che per passeggieri; le fermate eran quindi frequenti e di lunga durata e noi impiegammo 12 giorni per un tragitto che ordinariamente si compie in sei. Il mare fu sempre tranquillo, e il bastimento costeggiò quasi sempre la spiaggia cilena, dandoci agio di contemplare quelle brulle catene di monti che pur acchiudono tante ricchezze nel loro seno. Il penultimo giorno del viaggio scorgemmo un po' di verde; e questa vista per noi, annoiati dalla monotonia, fu quasi un avvenimento, Eravamo ad Arica, territorio conteso. La provincia dì Tacna ed Arica dopo la guerra del Pacifico fu ceduta al Chili per 10 anni, dopo i quali un plebiscito avrebbe dovuto decidere se la provincia doveva restare al Chilì o ritornare al governo Peruano. Ora, i dieci anni sono trascorsi abbondantemente, ed il plebiscito non s'è ancor tenuto: per cui la condizione di questa gente non è la più invidiabile: cariche civilì, commercio e qualunque altra cosa di rilievo in mano ai Cileni; mentre le autorità ecclesiastiche e la maggioranza del popolo sono Peruani. L'acrimonia e l'antipatia che regnano fra gli uni e gli altri, sono assai grandi; e tutti se ne risentono, financo le povere suore di S. Anna che attendono all'ospedale, di cui alcune sono costrette a rimaner senza messa anche la domenica. D. Albera fece loro coraggio, assicurandole che il Signore avrebbe registrato il doppio sacrificio. Certo in mezzo alle tante miserie umane che racchiude quell'ospedale, se non si ha un conforto soprannaturale, la vita si rende troppo pesante, il cuore si illanguidisce e vengono meno le forze.

Mollendo è un porto che non merita questo nome, poìchè è lo spavento dei passeggeri, e spesso la tomba. Noi stessi ne vedemmo una vittima, distesa esanime sulla spiaggia. Questo porto è sempre agitato dalle onde che s'infrangono contro le roccie e gli scogli orribili che si scoprono e ricoprono continuamente. Guai se il marinaio non è sicuro e non ha la mano ferma per guidare la barca al punto determinato mentre il mare è gonfio dalla corrente! Andrebbe senza dubbio a sbattere contro alcuno degli scogli e allora sarebbe spacciato. I bastìmenti stanno alla dovuta distanza; ma i passeggieri devono pur discendere e qui incomincia il martirio: alcuni scendono dal bastimento entro barili che son calati a basso dalla gru, altri s'aggrappano alla stessa catena della gru e son sollevati in alto; ne ho visti più di otto tirati a questo modo ad una stessa catena; ma ci vuol forza muscolare e presenza di spirito. Quando poi vì son donne o bambìni l'affare è più triste: impallidiscono, piangono, gridano.

A noi, al ritorno, partendo da Mollendo il capitano del porto aveva offerto gentilmente la sua barca per andare a bordo. Ma che è, che non è? a stento ci potè entrare il Sig. D. Albera: la barca era stata lanciata lontano ed inutìli furono i tentativi ripetuti per avvicinarsi a prendere il Segretario che fu costretto dall'orribile agitarsi delle onde a restarsi a terra per più d'un'ora e mezzo aggrappato alle sbarre della ringhiera del porto collo sguardo continuamente fisso al lontano vapore ove trovavasi D. Albera, solo distratto a quando a quando dalle tristissime scene che si ripetevano sotto i suoi occhi: chiamare porto quello di Mollendo è proprio un'ironia!

Arequipa.

Comunque, saldamente aggrappati alla scala noi potemmo scendere senza inconvenienti. Il treno era pronto, anzi aveva fischiato la prima volta; montammo in vagone e si parte per Arequipa. Il Direttore di Arequipa e Don Quaini, ch'erano venuti ad incontrarci, non ebbero tempo a celebrare. A metà cammino il papà di due nostri convittori ci preparò una refezione generosa e cordiale; e noi ci sentimmo più disposti ad ammirare le bellezze di quella ferrovia che continuamente sale per giri e volte che fanno trasecolare. Basti il dire che in otto ore salimmo a 2500 metri di altezza. Non eravamo più soli. Il Direttore del Collegio di Callao, in convalescenza ad Arequipa, una deputazione dei giovani convittori e molti altri signori della città erano venuti incontro a D. Albera.

Alla stazione, nonostante la pioggia, l'attendeva un mondo di gente, tra cui deputati, senatori, il fratello del presidente della Repubblica, il sotto prefetto di Mollendo Mons. Silva, il rettore del Seminario de i Gesuiti ed i rappresentanti di altri ordini religiosi. Confusi si passava stringendo la mano ora a questo ed ora a quello e si ringraziava la Provvidenza che ci aveva chiamati ad essere figli di D. Bosco, il cui solo nome tanta simpatia ed entusiasmo sa suscitare nei cuori. Ci accompagnarono tutti al collegio.

Le Signore espressero il desiderio che D. Albera stesso celebrasse una messa di ringraziamento alla Vergine Ausiliatrice pel felice vìaggio accordato ed intervennero numerose. Quanta delicatezza! E D. Albera non era possibile che tacesse, e la sua fu la parola della riconoscenza. Parlò subito dopo la messa. Ricordò che aveva passati 30 anni ai fianchi di D. Bosco e che da lui più che qualunque altra cosa aveva imparato ad essere grato, riconoscente a coloro che ci fanno del bene. « La mia parola adunque, diceva, suoni ringraziamento per quanto avete fatto per questo collegio e per quello che farete per condurre a termine il Santuario di Maria Ausiliatrice. Se ogni Salesiano tutti i giorni ricorda nelle sue preghiere i suoi benefattori, a me sarà impossibile dimenticarmi di voi, da cui ho ricevute le più delicate prove di affetto. Quando avrò fatto ritorno al Santuario primario di Torino, ai piedi di Maria Ausiliatrice, dove tante meraviglie si operano, il mio pensiero volerà al santuario di Arequipa, elevato dalla vostra pietà, e ripeterò ai piedi della Gran Madre i vostri nomi già stampati nel mio cuore. » Dalla Chiesa quelle signore passarono a vedere il Collegio non ancora ultimato. Ma in sei anni quanto si è fatto! 8o interni e 180 esterni assistono tutti i giorni alle scuole del Collegio. L'Oratorio festivo è molto frequentato. I laboratorii dei sarti, calzolai, falegnami, meccanici, compositori, stampatori, legatori ecc. ecc. sono fiorenti.

Scuole agricole ed Osservatori Meteorologici.

Ma quello che qui abbiamo trovato di speciale e veramente commendevole, si fu la scuola teoretica pratica d'agricoltura. Questa madre delle arti, in Arequipa, ha fatti grandi progressi. Vi si fanno esperimenti di sementi e di nuovi concimi, vi si analizzano terre, prodotti minerali, vegetali ed animali; si pensa a stabilirvi, benché in piccola scala, le principali industrie che trovano la loro applicazione nell'agricoltura; e già vi si formano agronomi ed agenti rurali, assai valenti ed esperti.

D. Albera, memore di quanto D. Bosco s'interessasse pe l'agricoltura, benedisse ed animò quell'opera degna di ogni encomio, che lo stesso Governo dipartimentale tiene tra le opere più care, mantenendovi a sue spese una quarantina di giovanetti. Il Perù in questo piccolo stabilimento ha poste molte speranze e già il Congresso parlamentare fe' domanda al Superiore locale dei Salesiani perchè si volessero fondare varii stabilimenti agricoli nei diversi punti della Repubblica e lo stesso Presidente incaricò il direttore della nostra casa di Arequipa di studiare il modo di promuovere al Perù un'immigrazione agricola.

La giunta dipartimentale arrichì l'Istituto di un magnifico gabinetto di chimica, a lato del quale i nostri innalzarono un osservatorio metereologico che per l'esattezza dei suoi dati ha chiamato l'attenzione di molti corrispondenti, specie di Nord-America. E' noto come nel 1881 il Congresso universale geografico, riunito a Venezia sotto la presidenza del celebre Ferdinando Lesseps pregava il nostro buon Padre D. Bosco, affinchè animasse i suoi figli, sparsi omai per tutto il mondo, a studiare le condizioni metereologiche del Sud-America, specialmente gli importantissimi fenomeni che si svolgono nelle coste dell'Atlantico e dei Pacifico , nelle Cordigliere delle Ande, dal Capo Horn all'Equatore. Don Bosco desideroso sempre di armonizzare la religione col progresso e colla scienza accettò la proposta ed esortò i suoi figli a darvi compimento ed ecco che il nuovo osservatorio metereologico di Arequipa viene ad aggiungersi all'estesa rete di cui fanno parte gli osservatoriì salesiani di Villa Colòn e Paysandù nell'Uruguay, di Buenos Ayres e S. Nicolas de los Arroyos, Bahia Blanca e Patagones nell'Argentina; dell'Isola Dawson e di Puntarenas nel Chilì, di Quito nell'Equatore, di Cuyabà, Cachoeira do Campo nel Brasile, delle isole Malvine nei possedimenti inglesi ed altri molti di cui ora non mi sovviene. Tornando allo stabilimento agricolo di Arequipa, dirò che se Linneo definì l'agricoltura - il conoscimento dei tre regni applicato specialmente all'intento di rendere più commoda e facile la vita - essa nel concetto di D. Bosco si presentò anche come mezzo potente a moralizzare i popoli con un onorato lavoro e così purificare la società di tanti sogni sovversivi, che ove il lavoro non mancasse, non avrebbero mai lusingato l'avidità di molti. Ed ormai è conosciuto da tutti, che il futuro delle nazioni dipende massimamente dall'agricoltura, dimostrando l'esperienza che solo le nazioni dove questa prospera col sussidio di metodi razionali vedono innanzi a sè un lieto avvenire.

(Continua)

MISSIONI

Terra del fuoco

Gli Indii Onas e le loro terre. (Lettera del Sac. Guglielmo Del Turco)

REV.MO SIG. D. RUA,

PER incarico dell'amatìssimo Prefetto Apostolìco e nostro Ispettore, Mons. Giuseppe Fagnano, e per soddisfare alla promessa che Le feci in una mia, mi accingo a stendere alcune notizie intorno i costumi degli Indii Onas e la flora e la fauna di queste loro antiche regioni.

Farò di tutto per non ripetere cose già note aì lettori del Bollettino, e pur procurando d'inviarle fin d'ora una relazione sufficentemente diffusa, l'assicuro che non mancherò, ov'abbia materia, d'inviarle appena il possa una seconda relazione. Quanto le verrò dicendo, o lo vidì io stesso, o l'appresi dal confratello Gio. Battista Ferrando, o l'estrassi dalla cronaca della Missione. Son quindi dati sicuri e precisì.

Deperimento degli indi Onas - Loro idee religiose - Usi funebri - Intelligenza dei fanciulli.

La nobile razza degli Onas, dalle forme atletiche, e dai costumi relativemente mitissimi, par proprio destinata a scomparire.

Durante l'antico e tranquillo loro dominio su queste terre, essi dovevano vivere assai più a lungo, perchè noi abbiamo conosciuti indi e indie, cui si sarebbero dati con tutta certezza circa novant'anni : oggi invece, in media, gli Onas non oltrepassano i quarantacinque.

Prima che qui piombassero, come schiere di arpie, drappelli di sordidi speculatori, pare che Onas avessero diviso l'isola in tante zone da abitare nelle varìe stagioni . Ma poi, costretti a contentarsi di ciò che non fu preso dagli altri e quindi impotenti a difendersi dai rigori del clima, è naturale che vennero deperendo. A questo aggiungasi la fame, poichè i guanacos, inseguiti dai canì dei civilizzati, non si lasciano più facilmente cacciare; e si comprenderà come queste e tante altre miserie abbiano reso così infelice questa nobile razza. Buon per loro, che la carità cristiana abbia fatto sorgere, son già dieci anni, quest'importante missione; ove molti Indii hanno avuto ospitale ricovero e fatto una morte edificante, ove altri continuano a vivere tranquilli, perchè insieme colle comodità del viver civile hanno ogni agio di poter nell'ampio terreno della missione continuar la vita libera del campo, per loro assolutamente necessaria ; e dove altri, mercè l'aiuto di Dio, verranno ancor radunandosi; poichè par certo, che parecchie centìnaia di questi poveri Onas vivono tuttor selvaggi nei punti più inesplorati dell'isola.

Ciò posto, amatissimo Padre, mi par conveniente che comincì a dìre delle loro superstizioni. L'indio Ona crede fortemente ìn uno spirito cattivo «Ksoord». Lo teme, lo combatte, e usa in sua difesa di strani esorcismi ; come di strani esorcismi si vale contro la luna. Lo spirito cattivo esce dalla terra, quando a Dio dànno il cielo. La luna, finchè non giunge alla sua pienezza mangia i ragazzi : ma quando è piena possono uscire all'aperto anche questi. All'eclissi tutti si armano!

Uno di loro ebbe a dire, che le anime dopo la morte vanno lontan lontano in un lago di sangue. Che sì alluda alla Redenzione? Forse meglio si potrà alludere alla Redenzione con la credenza in un figliuolo di Dio « Jow-liston ». Un ragazzo deì più istruiti (che il Signore ce lo conservi!) diede un giorno la descrizione di un essere, disceso dal cielo in forma di angelo, circondato cioè di luce e con tanti altri particolari che aveva dell'apocalittico: tanto parlò con entusiasmo. Che si alluda al Messia? Poìchè essi credono in un Dio «Jowe'n » ed anche, ripeto, in un suo figliuolo « Jowliston ».

Alla morte di taluno di loro, le madri almeno, in segno di lutto si fanno dei tagli nelle braccia, nel petto e nelle gambe ; poi entrambi i genitori, e, forse, anche i parenti più prossimi, si tagliano i capelli, come usano i frati dì certe religioni ; emettono quindi dei canti, che ripetono per alcuni giorni, tre volte il giorno. Bruciano subito quanto appar teneva al defunto ; ma si dànno gran cura di seppellirlo, anzi i loro morti li seppelliscono onoratamente, anche trovandosi al campo.

Istruzione non ne hanno, è chiaro. Sanno contare fino a cinque, sulle dìta dì una mano. Passato questo numero, aprono entrambe le mani e gridano : « mucho! » molto! Però la ritentiva di alcuni dei loro ragazzi farebbe ìnvidia ai nostri più civilizzati. Indicati alcune volte i ritratti dì varî personaggi, o le immagini di alcuni Santi, ed in particolare di Nostro Signore e di Maria Vergine , ne ricordano il nome. Un giorno, non è molto, un povero ragazzino sordo-muto ma di spirito svegliatissimo, che al Signore piacque di chiamare in Paradiso, esaminando come di solito con altri suoi compagni, sulla tavola di studio di fronte a me, alcuni calendari illustrati, ne aprì uno dei nostri, cioè la Buona Strenna, ed arrivato a una pagina di musica, si fermò, e si mise come a suonare il pianoforte battendo le dita sulla tavola. Ed era capace quel povero ragazzo di fare delle riflessioni su lavori materiali, quanto qualunque altro dei più adulti ed istruiti. Contava appena otto anni !

Medici e medicine - Utensili domestici - Vita nomade - Cerimonie, tornei e giuochi.

Una delle maggìorì difficoltà del Missionario è quella di liberare il povero Ona dalle spire de' suoi brujos o stregoni, di cui ve ne son tre sorta : medici, o stregoni che siano, per gli uomini; medici o stregoni per le donne, medici o stregoni per i fanciulli. Secondo costoro ogni malattia è prodotta dallo Spirito cattivo « Ksoord » o dalla Luna. Quindi contro di questi son rivolti i più strani e terribìli esorcismi per parte dei brujos. Oh! contro tante superstizioni introdotte tra questi infelici dal demonio, trionfi completamente la Croce di Crìsto, la cui figura, elevata dal confratello Cofrè per generale acclamazione, fino dal 14 settembre 1900, domìna questa Missione dal punto pìù alto della « barranca ».

Gli Onas non conoscono e non fanno uso, a quanto pare, di medicine. L'esorcismo è il loro potente rimedio. Per fortificare il proprio corpo contro i rigori dell'inverno ed i venti, si spalmano con una certa terra rossa impastata precedentemente e cotta sulle brage e poi ridotta in polvere, mista al grasso di qualche animale.

Per pettinarsi i capelli, si servono di una mandibola di pesce. Pel trasporto e conservazione dell'acqua, hanno delle secchie di pelle di guanaco, e adoperano una conchiglia per bicchiere.

Amanti come sono della vita nomade, nel trasferirsi da un punto all'altro scompongono colla maggior facilità le loro case (chozas o cabañas) e ne portano seco i pezzi per ricomporle, non dimenticando le proprie masserizie. Farebbero invidia a una compagnia di soldati da campo, per l'ordine e prontezza d'accamparsi. Gli uffizi sono divisi. Le donne vecchie e senza prole devono portare i vari pezzi della capanna, che consistono in pali di proporzioni ineguali, e pelli di guanaco e di foca ; le lattanti portano sulla schiena i propri bambini, involti in una pelle di guanaco le cui estremità si cingono ai fianchi ; i ragazzi seguono i padri e le ragazze le madri. Precede una compagnia forte e ben armata di uomini, come un'altra compagnia fa da retroguardia. Uno di questi trasferimenti potei vederlo io pure, come vidi il passaggìo di un fiume che presenta maggiori pericoli. Allora una terza compagnia. d'uomini i più nerboruti si prende sulle spalle i figliuoli, trasportandoli, uno per volta.

Singolari sono le cerimonie che usano nell'incontrarsi tribù con tribù. Le vidi io stesso. S'inchinano triplicatamente a varie distanze, prima di unirsi.

Anch'essi hanno tornei o danze con canto, le corse (s'intende a piedi, chè il cavallo era loro sconosciuto), il bersaglio con frecce, e il prediletto giuoco del pallone, lavorandosi le palle con pelle dì guanaco , piena di peli dello stesso animale o di piume d'uccello o d'altra materia elastica; e fra gli uomini più nerboruti (molti somigliano a' giganti) si compiono anche finte lotte gladiatorie.

Uno sguardo al terreno della Missione - Acqua e legna - Mata negra - Calafate - Montilla e csól.

Giunto alla parte della mia narrazione, in cui voglio, o amatissimo Padre, darle un'idea anche delle piante e degli animali di questa regione, le confesso che non intendo farle un'esposizione metodica e scientìfica, chè non sarei al caso, ma dirle solo quel tanto che serva a metter meglio in luce la vita di questi infelici.

Comincio con uno sguardo al terreno occupato dalla nostra Missione. La vista, se non è delle più incantevoli, non è nemmeno delle più sgradìte; è un continuo succedersi di piccole colline ed altipiani che racchiudono ìn svariati panorami tredici o quattordici laghetti , abitati da diverse specie di uccelli, dominante l'anitra selvatica. Vi ho visto anche il superbo cigno. Peccato che queste acque si presentino salse come quelle del mare, forse per una sotterranea comunicazìone!.... Non difettano tuttavia acque dolci. Ce n'è per noi e per tutto il gregge e per gli animali dispersi pei campo. Ad ogni passo, si può dire, s'incontrano manantiales (sorgenti) che hanno il vantaggio di offrire un'acqua limpida sempre, anche d' inverno, quando i fiumi ed ì laghi gelano. Il terreno , causa i rigidi e continui venti, non può dare alcun prodotto agricolo, ma porge pasto abbondante agli animali, ed anche un buon letto per la notte, chè il gregge qui non conosce la stalla.

Ciò che a prima vista si vede che manca, è la legna. Non v'ha un alberello in tutto il campo. Bisogna andar fuori e lungi circa quattro ore a cavallo, per incontrare boschetti. Ma la divina Provvidenza che tutto distribuì con peso e misura e porge il panno secondo i freddi, fa vegetare una pianticella con mille capricciosi intrecci e ramificazioni, alta meno d'un metro, che conserva le sue foglioline simili al rosmarino anche d'inverno e strappata dal terreno serve immediatamente al fuoco. La chìamano qui mata negra, presentandosi il suo corto fusto, non più grosso d'un pollice e svariatamente ritorto, coperto d'una leggiera, fragilissima corteccia, o pellicola filamentosa, dal colore terriccio. Di questi sterpeti (matorrales), poichè è una pianta che ama la società e cresce in folti cespugli, a un'ora o due ore dalla Missione, se ne trova comodamente gran copia. E andar per matorrales è sempre un'occupazione per gli Indi, quando non abbiamo da dar loro altri lavori.

Merita anche di essere ricordato un arbusto spinoso poco dissomìgliante dalla mata negra, che chiamano calafate e produce molte bacche somiglianti a quelle del ginepro, che portano lo stesso nome della pianta, e sono assai gustose. Montilla è un altro frutto consimile, di colore rosso mentre il precedente è nero, che nasce ovunque e celasi tra le erbe, prodotto da un'umile pianticella. Ma nelle selve non mancano alberi d'alto fusto , nè altra frutta insipida, ma che piace tanto agli indii, simile all'albicocco. Vi son anche alcune specie di funghi, buoni a mangiarsi, e varie specie di cicoria. Qui poi d'intorno alla missione, cresce un'erba, che all'esterione si confonderebbe col muschio, ma è provvista di grossa e grassa radice, che si affonda nel suolo un venti centimetri e misura un centimetro o un centimetro e mezzo di diametro. Gli indii la mangìano con avidità, cruda, s'intende e senza condimento. La chiamano nel loro linguaggio csól (che vuol dìre bianco) ; come chiamano csol altra specie di radici, più pìccole ma sempre di color bianco.

Noterelle di fauna - Poveri fanciulli! -- Conclusione.

Passando dal regno vegetale a quello animale, ricorderò in prima linea il guanaco, lo zocco o volpe, e il cururo (specie di topo), che forniscono comunemente la carne a tutti gli indii Onas. Poi, oltre il cigno che ho ricordato e l'anitra selvatica, dirò che qui vedonsi anche cicogne, sparvieri, falconì; corvi, gabbiani nonchè una specie di aquile abbastanza terrìbili, poichè giungono a far preda anche di agnelletti. Vi son pure l'ottarda, il bellissimo uccello carpintero (degno di figurare nei più bei musei) e il Fil-fil, coperto di piume nere, dal rostro lungo e rosso, che si nutre di pesci. I fil-fil volano a stormi così larghi da coprire un chilometro quadrato di terreno, allorchè nelle ore della bassa marea vanno al mare per cibarsi. Nè mancano il flamenco, il pinguino, specie d'anfibio che quando è fuori d'acqua cammina su due zampe, come fa l'orso quando balla ; il ketro e il kaillene, dalle alte zampe, che non si lasciano mai avvicinare ; e talvolta vedonsi pure delle rondini e delle allodole.

Insomma, amatissimo Padre, la vita in questa regione non manca: ma viene pur troppo sensibilmente spegnendosi nelle vene delle poche centinaia di Onas, che un tempo a centinaia di tribù coprivan quest'isola. Il cuore piange al vedere la sorte funesta che attende quest'ìndii; e lo conforta solo il pensiero, che, sia pur spegnendosi, anche questa razza forte e potente, venne raccolta all'ombra della croce.

Quando io tornai qui due anni or sono, il 16 febbraio 1901, mi furono affidati 19 fanciulli. Godei ben poco della loro vivacità; di lì a due mesi, uno dietro l'altro cominciarono a cadere sotto i colpi che ai loro polmoni inferiva la tisi, e dovetti sospendere l'istruzione scolastica, pensando unicamente alla religiosa. Ma di questa seppero tanto approfittare, da divenìre maestri miei nell'arte di morire. Chiedevano di confessarsi frequentemente, conservando la maggior parte lucidità di spirito fino agli estremi; vollero il Santo Viatico tutti. All'estrema Unzione nessuno mostrò difficoltà. Vi fu chi richiese gli si raccomandasse l'anima! Tutti desideravano uno scapolare della SS.ma Vergine, qualche medaglia, un crocifisso od altro oggetto benedetto.

Di quei diciannove, solo cinque sono ancora in vita ! Da noi non si tralascia alcuna cura per sanare le loro esistenze infermicce e ci lusinghiamo che il Signore vorrà coronare felicemente le nostre fatiche. Preghi Ella pure, o signor D. Rua, perchè i pochi superstiti della razza Onas, nelle comodìtà della vita civile e nella santità della vita cristìana riacquìstando nuova vigoria possono lasciare in quest'isola una forte discendenza, che canti sino alla fine dei secoli le misericordie della Redenzione.

Mi benedica e mi raccomandi al Signore nella S. Messa.

Dal Rio Grande della Terra del Fuoco, Missione della Candelara

16 settembre 1903.

Suo Dev.mo figlio in G. Cristo

D. GUGLIELMO DEL TURCO.

IL CULTO Dl MARIA AUSILIATRICE

Allietato dagli splendori del nuovo anno giubilare, che tributando solenni onoranze all'Immacolata, riaccenderà ne' popoli il pensiero delle cose celesti, il 1903 volge serenamente al tramonto.

L'ora è piena di speranze. A calmare la sete di felicità che ha invaso il mondo, sono egualmente insufficienti e le umane teorie di chi governa, e gli sforzi selvaggi di chi dovrebbe ubbidire. Ogni bene viene dal cielo ! A ridar salute e vita alla sconvolta società presente, è d'uopo che rifiorisca nei popoli la fede nel soprannaturale ; quella fede per cui l'uomo è guidato innanzi a Dio, e, scorgendo l'amoroso intervento della Provvidenza Divina nelle mondane vicende, presta a Lui tutto l'omaggio dello sua profonda adorazione...

Sia dunque benedetto il nuovo anno giubilare. La storia dei gloriosi trionfi raccolti dall'Immacolata fra i popoli ci è pegno di trionfi maggiori. Oh ! sì... splenda su tutte le genti il riflesso delle tue virtù, o Purissima, e insiem copiosi scendano i pegni soavi del tuo aiuto potente !...

DALLA Perla dell'Antille il pensiero vola commosso alla piccola città di VIEDMA, capitale della Patagonia. Quei buoni fedeli erano troppo felici di saper che era già a Valdocco pel giorno della solenne Incoronazione, lo stesso loro Padre e Pastore, per non unirsi a Lui in ispirito in quel dì beato. Solennissime quindi, oltre ogni credere, riuscirono le feste celebrate colà in onore della nostra Regina. La lunga e paziente preparazione finì per destare nel cuore di tutti la più santa impazienza. Spuntò alfine il gran giorno: l'entusiasmo fu generale. Le funzioni religiose del mattino vennero accompagnate da scelta musica: e la frequenza ai SS. Sacramenti fu proprio edificante. La sera poi, prima di una splendida accademia, si cantarono i vespri in canto gregoriano, con molt'espressione e colorito, tra gli alunni dell'Istituto salesiano e la massa del popolo, producendo quel sublime incanto che è proprio della musica della Chiesa. La bella festa di Viedma, cui porse tanto contributo l'elemento un tempo selvaggio, era un doveroso omaggio di riconoscenza. E non si deve forse alla materna assistenza di Maria Ausiliatrice, se quelle terre lontane raggiunsero, in sì breve tempo, quel grado di civiltà che presentemente le onora?

-- Da Viedma, oltrepassando le Cordigliere, il nostro sguardo si posa con giusta ammirazione sulla Capitale del Chili. Le feste celebratesi a SANTIAGO par l'Incoronazione di Maria Ausiliatrice vanno registrate fra le più imponenti. Il giorno 17, celebrò la messa della Comunione Generale Sua Ecc. Rev. Mons. Pietro Monti, Delegato Apostolico, che il 24 maggio tenne Pontificale solenne. Disse il panegirico il chiarissimo D. Alberto Ugarte ; e dopo la elevazione fu eseguito con grande effetto il coro « Maria, Auxilium Christianorum » del M. Capocci. Erano i 600 alunni dei nostri due collegi di Santiago, che dall'alto delle gallerie del tempio della Gratitud Nacional alternavano cogli assoli le loro voci, ripetendo; Ora pro nobis! Erano presenti alla funzione le più alte notabilità cittadine ed un popolo immenso, tutti visibilmente commossi. Cinquanta dei nostri alunni fecero in quel giorno la prima Comunione.

- Anche a VILLA COLON, presso Montevideo solennissima riuscì la festa del 24 maggio nel tempio di Maria Ausiliatrice. S'inaugurò per la circostanza il bellissimo apparato in bronzo destinato a reggere le lampade votive, che la pietà di alcune persone farà ardere continuamente innanzi a quella devota immagine di Maria Ausiliatrice.

- Il giorno 16 giugno ebbe luogo un'altra festa solenne all'Istituto S. Luigi di MESSINA. Al mattino celebrò Mons. Arcivescovo, dalle cui mani un immenso stuolo di fanciulli ricevette la S. Comunione. Molti di loro si accostavano per la prima volta in quel dì al celeste banchetto. Notiamo con particolar piacere questa circostanza ; poichè da molte parti ci venne la consolante notizia, che in quest'anno si volle congiunta con la festa di Maria Ausiliatrice la bella e commovente cerimonia delle prime comunioni. Benedica la Vergine quei cari fanciulli, che concorsero in siffatta guisa a rendere più belle le sue solennità e li tenga fino alla morte sotto il suo manto, com'è costante preghiera di tutti i figli di Don Bosco. - La Messa solenne fu pontificata da S. Ecc. Rev.ma Mons. Guglielmo Stagno con tanto concorso di popolo che non potè entrar tutto in chiesa. Disse l'orazione panegirica Mons. Giuseppe Scarcella, il quale, durante una compitissima accademia, presente un imponente uditorio, ripetè un entusiastico saluto alla pietosa Regina e depose sul capo di un'artistica statua di Lei le due auree corone, offerte appositamente dalle nobili dame della città. Fu quello un momento indescrivibile. Molti piangevano di contentezza, e tutti scoppiavano in un grido : « Viva Maria Ausiliatrice!»

Oh ! sì, viva nel cuore di tutti i suoi devoti l'amore e il ricordo dei continui favori di sì tenera Madre.

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Un'immagine di Maria Ausiliatrice.

L'amato nostro arciprete, il giorno 11 maggio, fu colpito da un accesso meningeo, com'ebbe a definirlo l'egregio dottor curante, e come convennero due altri dottori, chiamati a consulto. I quali furono anche d'accordo nel dire, che di cento di simili casi novantanove erano di certa catastrofe e solo uno d'incerta e difficile guarigione. Stando così le cose, molteplici furono i voti dei parenti e di tutto il popolo affettuoso ; ma l'infermo, perduto l'uso dei sensi fin dal principio, si aggravò a segno, che sparve ogni umana speranza di salvarlo. Fu allora che io, ispirato dalla fede e dall'amore che ho sempre nudrito per la Madonna dell'immortale D. Bosco, mi permisi di offrire ai parenti dell'ammalato una medaglia benedetta ed un'immagine di Maria Ausiliatrice, che fu esposta nella stanza dell'infermo. Bontà di Maria ! Da quel punto rinacque la speranza anche nei medici, e nell'infermo si notò tale miglioramento che, aumentando sempre più, ritornò all'amato Pastore la tanto sospirata guarigione in men di due giorni. Siano rese grazie alla Madonna Ausiliatrice.

Militello Rosmarino, 21 maggio 19o3.

GENCO SALVATORE Coop. Salesiano.

Dalla Terra del Fuoco.

Maria Leonardi, consorte di Giov. Musso, residente in Ushwaia, capoluogo della Terra dei Fuoco, si trovava nel febbraio p. p. da circa tre mesi gravemente molestata da una infermità che le rendeva non solo impossibile ogni occupazione, ma sembrava che volesse farsi incurabile e funesta. La poveretta, non sapendo più che fare, insieme con tutta la famiglia cominciò una fervorosa novena a Maria SS. Ausiliatrice, ed inviò un'offerta a Valdocco. Ebbene, prima che si finisse la novena, la buona donna prese a migliorare e in poco tempo ricuperò perfetta salute. Ora sono già passati quattro mesi, ed ella non ebbe più il minimo disturbo. Riconoscente alla pietosa nostra Regina, invia al Santuario di Valdocco un'altra offerta.

Ushwaia (Terra del Fuoco), 2 luglio 1903.

Sac. GIUSEPPE M. BEAUVOIR Missionario Salesiano.

Felice esito di pericolosa operazione.

Il lutto più straziante stava per gettare l'intera famiglia della mia sorella nella più grande angoscia. Il marito di essa, padre di due teneri figli, da cinque mesi soffriva terribili dolori cagionatigli da un male in bocca che non gli dava mai requie. Accurate visite di medici e professori, sollecite premure della famiglia nulla valevano. È più facile immaginare che descrivere la mia agitazione, nel vedere sospesa sopra il capo di questa famiglia quella terribile sventura, alla quale bisognava pure rassegnarsi, essendo perduta ogni umana speranza. Sempre preoccupata in questo pensiero, che talvolta m'impediva di non poter accudire alle mie occupazioni, quasi per distrarmi un poco, prendo il Bollettino Salesiano, che gentilmente mi vien passato da pia persona, e mi pongo a leggere le grazie che Maria Ausiliatrice continuamente concede a chi l'invoca con fiducia. In quel mentre un'arcana voce parve sussurrarmi di fare altrettanto ed io confidando nel Cuore dolcissimo di Gesù e nel potente Aiuto dei Cristiani, detti principio ad una novena in suo onore nel modo prescritto da Don Bosco, inviando un'umile offerta per una preghiera, con promessa di pubblicare la grazia quando mi fosse concessa. L'ammalato fu visitato da un nuovo professore, il quale benchè dichiarasse molto inoltrato il male, tuttavia disse che si poteva tentare un'operazione, però molto difficile e assai pericolosa, senza la quale era impossibile la guarigione. Il paziente fu tenuto diversi giorni sotto i suoi esperimenti ; si aspetta, si dubita, finalmente si risolve. Sempre con penosa e gravissima incertezza gli fu fatta la tracheotomia e subito l'operazione. Da parenti, amici, ed altre persone si attende con ansia il risultato; dai più si prevede una brutta notizia, quando, con sorpresa di tutti, un aspettato telegramma ci avvisava dell'operazione egregiamente riuscita, e nel di seguente avevamo una lettera scritta da lui medesimo. Il coraggio avuto, la rapidità della guarigione furono cose ammirate dai professori stessi, e nelle quali noi tutti vedemmo manifesto l'aiuto della Madonna di Don Bosco. Sia sempre benedetta Maria Ausiliatrice.

Soiana (Pisa), 6 settembre 1903.

IDA TEMPESTINI.

Viva la Madonna di D. Bosco!

Mia sorella era gravemente malata. Nel momento del maggior pericolo, quando il medico curante già avea dichiarato che più non c'era alcuna speranza, e tutti si aspettavano che da un istante all'altro esalasse l'ultimo respiro, io la raccomandai a Maria SS. Ausiliatrice colla promessa di mandare una tenue offerta al suo Santuario qualora potesse riaversi. Oh prodigio ! All'istante si trovò guarita. Il giorno seguente venne il medico colla persuasione di dover stendere l'atto di morte; e trovatala non solo ancor in vita, ma sana : « Ma queste, disse, pieno di meraviglia, sono stranezze! » - Sì, sono stranezze che solo può fare la Madonna. Sciolgo la promessa, inviando un'offerta.

Genova (Marassi), 8 settembre 1903.

CARLOTTA ORENGO

Cooperatrice Sales.

Fonzaso (Belluno). - Il giorno 11 aprile mio fratello Michele cadeva infermo di polmonite. Non ostante le più solerti cure, la malattia fece tali progressi, che al settimo giorno il medico curante disperava di poterlo salvare. Alla polmonite erasi sopraggiunta una menengite ; per cui aveva perduto l'uso dei sensi ed i numerosi parenti ed amici duravano fatica a tenerlo fermo, tanto egli dava in ismanie. Giunto al suo capezzale, e persuaso anch'io che ormai ogni speranza era umanamente perduta, feci ricorso a Maria SS. Ausiliatrice, perchè anche solo per qualche ora gli ridonasse l'uso dei sensi, sì che potesse riconoscermi ancora una volta, disporre delle cose sue e ricevere la santa Comunione. La fiducia che a questa buona Madre seppero inspirarmi quand'era fanciullo, D. Bosco ed i benemeriti suoi figli, si ridestò così viva che già mi pareva di tener in mano la grazia. Ed infatti mezz'ora dopo le ardenti brame del mio cuore erano pienamente appagate; mio fratello riacquistava perfettamente i sensi e con edificazione di tutti i presenti riceveva la S. Comunione.

Allora tornai a raccomandarmi con fiducia a sì tenera Madre. Altre malattie sopravvennero al mio povero fratello, specie una congiuntivite con ulceri all'occhio sinistro, ma da tutte uscì vittorioso: ed io, affinchè a tutti sia nota la grande bontà e potenza di Maria Ausiliatrice e per adempiere al mio voto, ne invio relazione al Bollettino Salesiano.

7 giugno 1903.

SaC. PELLEGRINO DONAZZOLO

Zelatore Salesiano.

Tigliole d'Asti. - Per sei anni fui soggetta a fieri assalti di malattia nervosa, che mi tormentava tre e quattro volte il mese. Cadendo ora nell'acqua ed ora per le scale, le persone che accorrevano a me d'intorno, più volte credettero di trovarmi perduta. Dapprima non tralasciai di sperimentare tutti i consigli dell'arte medica ; ma tutto riuscendo invano, e costretta a ritirarmi dal servizio, mi raccomandai finalmente a Maria Ausiliatrice, promettendole di far pubblicare la grazia e di ascrivermi tre le Cooperatrici Salesiane. Ora, da otto mesi, sto benissimo : e, tornata a Torino, compio la mia promessa.

Agosto 1903.

MADDALENA STROCCO.

Corigliano d'Otranto. - Il Sac. D. Antonio Buzzetti, Salesiano, nel crudo inverno trascorso, fu colpito da fiera polmonite, che in breve lo ridusse agli estremi. Io fui chiamato ad assistere il moribondo. Trovai la desolazione dipinta sul volto di tutti ; e il delirio e lo stato preagonico del povero morente tolsero a me pure ogni speranza. Gli alunni di questo Istituto Salesiano si raccolsero allora per supplicare Maria Ausiliatrice ; ed ecco con gran meraviglia e consolazione di tutti, che il buon sacerdote ricuperò subitamente la conoscenza e le forze, fino a rapida e perfetta guarigione. È grande invero la bontà e la potenza di Maria Ausiliatrice.

6 settembre 1903.

P. MICHELE DI SCIULLO Agostiniano, Priore del Convento in Sogliano Cavour.

Lugano. - Già da cinque anni era affetto di appendicite. Nello scorso febbraio, visitato da un valente professore, seppi trattarsi di appendicite con altre complicazioni. Il caso era grave, l'operazione necessaria. Che fare? Con fiducia grande, insieme ad altri buoni, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice, che benignamente mi accordò la grazia di una felice riuscita dell'operazione.

6 ottobre 1903.

Ch. MOTTA ALBERTO.

Faenza. - Per grazia ricevuta in famiglia il sig. Romolo avv. Archi, cooperatore salesiano, offre lire mille a favore delle opere di Don Bosco in Faenza, quale ringraziamento a Dio ed a Maria SS. Ausiliatrice, implorando la continuazione di favori celesti sopra di sè e de' suoi.

11 novembre 1903.

Sac. Dott. GIUSEPPE DAGHERO Direttore.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

A) - Alcamo (Trapani): N. N. 2, per grazia - Arre (Padova): Paviato Fausto 25, per grazia - Paviato Egilda 8, per grazia - Asti: F. M. per un'operazione felicemente superata - Avigliana Goghero C. 2, per una messa nel Santuario di M. Ausiliatrice.

B) - Bagnatica (Bergamo) : Lorenzi Emilia 2, per grazia - Barzanò (Como): Galbiati Agnese 2, per messa di ringraziamento all'altare di Maria SS. Ausiliatrice - Benevagienna (Cuneo): Elena Maria 5, per grazia - Bessica (Treviso) : Balestrini Irene 3, per messe di ringraziamento a Maria SS. Ausiliatrice per la grazia di essere stata promossa nei suoi esami - Bogliasco (Genova): Mezzano Teresa 25, per grazia - Bogotà (Colombia) : D. Cesare M.a Cesari, Salesiano, per grazia specialissima al giovane studente Campo Elia Palacino - Bra (Cuneo): Abrate Teresa 4, in ringraziamento per ottenuta guarigione di una lunga malattia - Brescia: Angela Gottardi Dusi, invia un'offerta a Maria SS. Ausiliatrice per tre grazie ottenute dalla sua potente intercessione.

C) - Caccamo (Palermo): Il Canonico D. Teotista Ventura 7, per grazia - Cagliari: Spiga Attiglio 1, per grazia : Donna Teresa Ballero-Puddu 5, per messa a M. A, per grazia - Campomorone (Genova): Timozzi Rosa e famiglia 2, per messa di grazie - Canopale (Pistoia): Prudenza Copecchi 5, per salute ricuperata mediante l'intercessione di Maria Ausiliatrice - Capizzi (Sicilia): Nino Cardella per grazia due volte ricevuta - Caramagna (Cuneo) : Gallo Maria 4, per grazia - Carignano (Torino) : Gambiglio Carolina 5, per grazia - Casalrosso (Novara) : D. R. 12o, per due messe in ringraziamento della pietosa assistenza di Maria SS. Ausiliatrice in molte avversità. - Cavaglio d'Agogna (Novara): N. N. per grazie ricevute - Cavour (Torino): Berrone Delfina 2o; colpita da malattia seria e giudicata dai medici difficile la guarigione, guarì per intercessione di M. A.; Ricolti Teresa 5, per grazia - Chatillon (Torino): Benseval Cesarina 5, per le Missioni in adempimento di promessa per grazia ricevuta - Colonia Felizia (Santa Fe-Repubblica Argentina): Ottenuta la guarigione di una terribile malattia della vista e per ottenere la sanità della madre, Gagliasso Giovanni 12, per una messa ed offerta al Santuario - Corteolona (Pavia) : Diolfi Letizia 3,50 , per una messa ad onore di Maria Ausiliatrice in ringraziamento di una grazia ricevuta ed in attesa di altra - Cortina: A. Menardi, Veneranda Lacedelli e Alvera Veneranda 15,74 per grazia - Cuenca (Equatore): Il Sac. Felice Tallacchini invia una lunga relazione della placidissima morte del giovane Benigno Vasquez, che, colpito dal tetano e bramoso di ricevere la Benedizione di Maria Ausiliatrice, dopo di averla ricevuta previa la sacramental confessione, contro ogni aspettazione del medico e de' suoi, spegnevasi poco dopo nella maniera più consolante - Cumiana (Torino): Ambrogio Eufemia, invia un'offerta per grazia.

E) - Eboli (Salerno) : Virginia Ambrosina 2, ringrazia Maria SS. Ausiliatrice di averle salvato la mamma in una pericolosa caduta.

F) - Farigliano (Mondovì) : Brenta Domenica 2,50 per messa a Maria Ausiliatrice per grazia ; Giuseppina Occelli, per guarigione d'una fistola agli occhi, senza sottoporsi ad operazione; id. per una grazia insigne elargita a un figlio suo ventenne da Maria SS. Ausiliatrice - Fezzano (Genova): N. N. 5 per messa di ringraziamento a Maria Ausiliatrice per la guarigione ottenuta a un suo figlio - Firenze . N. N. 30 per promessa fatta alla Vergine Ausiliatrice per grazia ricevuta - Fontanetto da Po (Novara): Plenazio Colombo, offerta per grazia - Friburgo (Svizzera): Madame Marie Crotti rende pubbliche grazie a Maria SS. Ausiliatrice per la guarigione d'una sua nuora.

I) -- Ivrea: Ch. Silvio Parisi, per implorato favore.

L) - Licata (Girgenti): Sorelle Orlano 2. Una giovane si trovava con febbre infettiva ; fece ricorso a Maria SS. Ausiliatrice ed esaudita manda L. 2 in ringraziamento - Lu Monferrato: Scamuzzi Maddalena, offerta per grazia - Luzzanu (Piacenza): D. G. Gallarati Arciprete 5, per una messa di ringraziamento all'altare di Maria Ausiliatrice.

M) - Manarola (Spezia): Ch. Angelo Andreoli per aver ottenuto per la seconda volta la guarigione del suo povero babbo - Mazzunno (Brescia): Taini Costanzo 5, per grazia - Milano Isola: Premoselli Luigi 5, per grazia; N. N. Seminarista teologo 5 , per una messa di ringraziamento Messina: Lipari Camilla 15, per varie grazie ricevute - Mogoro (Cagliari): R. P. F. 15, per due messe di ringraziamento all'altare di Maria SS. Ausilia trice - Mombello Torinese: Trivero Elisabetta, offerta per grazia - Montaldo Scarampi (Alessandria): Gianoglio Margherita di Giuseppe 5. per grazia - Montoro Inferiore (Avellino) : Anna De Falco 5, per una messa a Maria SS. Ausiliatrice in suffragio de' suoi defunti per grazia ricevuta - Mosso Santa Maria (Biella): Sac. Bocchio Secondo, Salesiano. per la guarigione del fratello D. Pietro. - Mururi (Verona): N. N. 5, per due messe in rendimento di grazie a Maria Ausiliatrice per grazia ricevuta.

O) - Orgnano (Udine) : Sac. Angelo Cecconi Capp. Curato 2, per messa di grazie - Osimo (Ancona) : Maria Brunetti-Vicarelli 6, riconoscente a Maria SS. Ausiliatrice per averle salvato la figlia da due pericolose malattie soggette ad operazione chirurgica - Ozieri (Milano): D. Saba Can. Giuseppe 2, per messa di grazie.

P) - Parma: Contessa Eleonora Roselli n. M.sa Tirelli 15, a Maria SS. Ausiliatrice per grazia ricevuta - Pavia: D. Luigi Porta , scioglie un inno di riconoscenza a Maria Ausiliatrice a nome del sig. Paolo Ferraro e delle signore M. R. ed Annunziata N. che ottennero grazie - Pescantina (Verona): Giardini Teresa e Giovanni Filomena 12. per messa di grazie - Piacenza: Veneziani Don Pietro io, per messa di grazie - Piani di Vallecrosia (Porto Maurizio): G. B. C. 5, per messa di grazie a Maria SS. Ausiliatrice - Ponte S. Pietro (Bergamo), B. G. lo, per messa di ringraziamento a Maria Santissima Ausiliatrice per segnalatissimo favore ottenuto - Popolo di Casale Monferrato: Guazzo Giovanna 10, per messa di grazie - Portici (Brescia): Scognamiglio Giuseppe, insieme con la guarigione del figlio nel giugno 1903, avendo ottenuto che il medesimo fosse approvato negli esami finali, fa celebrare una messa solenne di ringraziamento alla Vergine Ausiliatrice - Portico di Romagna: Tredozi Carlo 3, per grazia - Prato di Pondenone: Angelo Novelli 15, per la guarigione della sua figlia Antonietta.

R) - Racconigi (Cuneo): Eula Giovanna 5, per grazia - Roma: Francesco Ferrari e consorte per la guarigione di questa da terribile malattia, venivano a ringraziare Maria Ausiliatrice nel suo Santuario, il 17 e il 24 maggio u. s. recando un'offerta.

S) - Saliceto (Cuneo): Rubino Giuseppe 2, per messa di grazie ; Porta Giulia 5, per grazia - San Bernardo di Carmagnola (Torino): Abrate Giovanni e Salvagione Biaggo 5, per grazia - S. Lazzaro Reale (Porto Maurizio): Ramella Stefano, per ottenuta guarigione da grave malattia - San Lorenzo di Parabiago (Milano): N. N. 5, per grazia - San Martino di Venezze (Rovigo): Piccinali Francesco 5, per messa di grazie - San Maurizio Monferrato (Alessandria): Guaschino Ermelinda offre una limosína per una messa in ringraziamento della guarigione ottenuta di una malattia che da cinque anni l'affligeva, dopo trovato inutile ogni rimedio umano - S. Stefano Ticino (Milano): Ch. Attilio Barrera 2, per messa di grazie - S. Polo di Piave (Treviso): Maria Pavan Zanetti 5, per adempire ad una promessa fatta affine di ottenere una grazia - S. Maria in Strada (Bologna): G. B. offre L. 5, per messa di ringraziamento a Maria SS. Ausil. per guarigione ottenuta - Scaldasole (Pavia): Poltroneri Francesco offerta per grazia - Schio (Vicenza): N. N. 5, per messa di ringraziamento - Sestri Ponente (Genova): C. Warin 5, per grazia ricevuta - Sosone (Canton Ticino): Teresa Camani 2, per messa di grazie - Sparone Canavese: Poiva Gio. Batta 5. per messa di ringraziamento - Sucre (Bolivia): Ch. Beniamino Dalla Costa, Salesiano, per guarigione ottenuta.

T) - Taggia (Porto Maurizio): P. B. B. 2, per grazia ; M. N. R. io, per ringraziamento - Teglio (Tirano sull'Adda): Pozzi Giacomo, ringrazia riconoscente Maria SS. Ausiliatrice, per essere stato liberato da sicura morte il 12 maggio u. s. - Terno d'Isola (Bergamo): Bolis Lorenzo 2 per messa di ringraziamento a Maria SS. Ausiliatrice - Torino: Piantoni Virgilio 5, per messa in azione di grazie a Maria SS. Ausiliatrice ; Morelli Maria 30, per grazia : N. N. riconoscente alla Vergine per grazia ricevuta adempie alla promessa di far celebrare una messa e pubblicare la grazia ; Angela e Luigi Gambaro, per la guarigione del loro figlio Pietro, Missionario Salesiano in Patagonia ; V. A. S. 25, in adempimento di anteriore promessa per grazia ottenuta : Dossi Marta, per guarigione ottenuta ; Gerbi Anna 5, per grazia ; D. e Ed. Gariglio per la guarigione di un loro bambino, colpito da varii mali - Tortona: Gramegna Palmira, per sè e per un suo fratello, ambidue graziati da Maria Ausiliatrice - Trento: Emma Borgognoni 5, per grazia ; Trignano (Modena): D. Luigi Perfetti, Rettore 2, per grazia - Troina (Catania): Don Lo Giudice Can. Silvestro 5, per messa di grazie a María SS. Ausiliatrice - Trofarello (Torino): Trinchero Carolina 5, per grazia.

V) - Varese: Mosca Angelo e Pierina Pellegrini, coniugi, 3, per la guarigione della loro figliuola Annita, per la quale si raccomandarono a Maria SS. Ausiliatrice anche i bimbi di quell'asilo infantile - Valfenera (Alessandria): Lanfranco Domenico io, per grazia - Verona: Maria Caliari per impiego ottenuto da Maria SS. Ausiliatrice al fratello e alla sorella - Vicoforte (Cuneo): Ramondetti Margherita 5, par grazia - Villadosia (Milano): Bassani Maddalena 5, per una messa ed una benedizione in ringraziamento per la guarigione di suo marito.

X) - Vittorina Boneo, in seguito ad ottenuta licenza normale nella sessione di esami di luglio e ottobre per intercessione di Maria Ausiliatrice rende pubblicamente nota la grazia - Bossi Rachele 50, per messa di ringraziamento all'altare di Maria SS. Ausiliatrice e per una novena.

Z) - Zimella (Verona): Berlolaga Itala 10, per esito felice in una operazione chirurgica - Ziano (Piacenza): 1,3o per Messa di grazie all'altare di Maria SS. Ausiliatrice - Ziano (Trentino): N. N. invia una piccola offerta per la guarigione del suo figliuolo.

NOTIZIE COMPENDIATE

TORINO-VALDOCCO - Premiazione agli allievi delle Scuole professionali - Di questo splendido omaggio reso alla virtù ed al lavoro, così leggiamo sul Momento, altro valoroso giornale cattolico torinese sorto in questi ultimi mesi: « Ieri sera (15 novembre), alle ore 18, nel teatro dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco, vi fu la solenne distribuzione dei premi agli alunni delle Scuole Professionali. Presiedeva monsignor Cagliero, vescovo di Magida e vicario apostolico della Patagonia : gli erano a fianco il cav. Bechis rappresentante il Prefetto e il cav. uff. Rognone rappresentante delegato della Camera di Commercio. Il nostro redattore dottor Mondada, antico allievo dell'Oratorio Salesiano, rivolse brevi ed efficaci parole ai giovani operai, ad essi additando il loro còmpito nell'epoca presente, ed eccitandoli a proseguire nella via del dovere e del lavoro nobilitato dal Redentore.

» Il Direttore disse poscia dell'andamento e del progresso delle Scuole Professionali e del criterio - aggiungiamo noi - tenuto nell'assegnare i premi. Il pubblico, ben possiamo dirlo, fu assai impressionato delle cure e del disinteresse, che i figli di D. Bosco spiegano per i loro artigianelli. Prima si distribuirono i premi delle Scuole di Religione, di musica, di ginnastica e delle classi elementari ; poi si venne alla premiazione delle singole scuole professionali, o d'arti e mestieri. Quello che più ci commosse fu il vedere un giovane di 20 anni, presentato al pubblico dal Direttore D. Secondo Marchisio, muoversi dal posto assegnato ai capi d'arte e venire alla presenza di Mons. Cagliero. Egli era Giovanni Giobbio - il quale avendo finito con lode e condotta esemplare il suo tirocinio artistico, occupa già il posto di Capo-sezione nel laboratorio Legatori - che andava a ricevere il gran Diploma, decretatogli dai Superiori, insieme col premio di un Libretto Postale della Cassa di risparmio in L. 25. Al Giobbio tennero dietro altri tre giovani, i quali compiuto già da un anno il tirocinio, avevano con esemplare condotta terminato il 1° anno di perfezionamento. In segno di riconoscenza i superiori offrirono anche a loro tre Libretti di Cassa da aggiungere alla loro massa di ritenuta, che sarà tutta a loro disposizione, il giorno in cui entreranno in società. A titolo d'onore vogliamo registrare anche il nome di Giovanni Gaggi, tipografo, l'unico presente alla premiazione di quelli che ottennero quest'anno il diploma di compiuto tirocinio. In fine, Mons. Cagliero chiudeva l'adunanza, ricordando, come mercè l'impulso venuto da Torino, il lavoro cristiano si sia diffuso in tutta l'America meridionale, ed anche fra i popoli della Patagonia.

- Partenza di Missionari. L'ultima domenica di novembre, nel Santuario di Maria Ausiliatrice ripetevasi il commovente spettacolo che, da ornai sei lustri, dà la città di Torino. Erano una quarantina di giovani - sacerdoti, laici e suore di Maria Ausiliatrice - pieni di forza e di ardore apostolico, schierati in umile contegno innanzi all'altare della Vergine, che imploravano la benedizione di Dio sulla loro missione.

Dopo i vespri, saliva il pergamo S. E. R. Monsignor Giovanni Cagliero, Vescovo titolare di Magida e Vicario apostolico delle Patagonia. Niuno meglio di lui, scrive l'Italia Reale « era in grado di narrare, egli testimone e parte, del magnifico svolgimento delle Missioni Salesiane, nello spazio di non ancora trent'anni ; e descrivere con frase colorita e convinta quelle cristianità nascenti per opera dei Salesiani presso le Cordigliere delle Ande, al Chimborazo, all'Argentina, alla Terra del Fuoco, tra quei popoli che la civiltà umana aveva destinato a perire, e il cui grido di dolore udì venirgli attraverso l'Oceano l'immortale D. Bosco. »

Dopo la conferenza, l'Eminentissimo Cardinal Richelmy, nostro venerato Pastore, impartì solennemente la benedizione col SS. Sacramento, e recitò coi pellegrinanti le preci di rito. Le note soavi del Benedictus, l'addio affettuoso del Card. Arcivescovo benedicente in nome dì Dio e della Vergine ai novelli apostoli, il tenero abbraccio con cui questi si stringevano agli amici, ai superiori, al comun padre D. Rua, che per tutti aveva una parola d'addio e d'incoraggiamento, strapparono più di una lagrima dagli occhi degli astanti. Sentimenti di emozione e di profonda ammirazione, scrive il cronista del Momento, sorgevano nell'animo nostro : emozione nel mirare quei giovani che volenterosi dànno uno strappo agli affetti più cari : ammirazione per quei nostri fratelli, che nella croce ricevuta dal Card. Arcivescovo stringevano il simbolo e lo strumento dell'opera loro di pace e di civiltà.

Alla schiera che prese il solenne commiato il 29 novembre, diretta al Brasile , all'Argentina, al Chili, al Perù, all'Equatore, ed alla Patagonia, ove torna l'infaticabile apostolo di quel paese, Mons. Cagliero, è da aggiungere un altro manipolo che sul finir d'ottobre partiva dalla tomba di D. Bosco, indirizzandosi all'America del Nord ed ai paesi d'Oriente. A tutti il nostro saluto affettuoso e l'augurio fervido di fecondi frutti alle loro generose fatiche.

VIENNA. - I Salesiani nella capitale dell'Impero austriaco. - Ci scrivono : « Il Comitato Centrale appena seppe del nostro arrivo, ci usò ogni maniera di gentilezze. La signora contessa Jankovics che spende tutta la sua vita a vantaggio dei poveri, ci mandò il benvenuto con gentilissimo biglietto, e ci volle far visita in giornata. Alla stessa sera parlò di noi all'Arciduchessa Maria Giuseppe e domandò un'u dienza che potemmo aver subito l'indomani. Dire la gioia che Sua Altezza Imperiale provò al sentire che erano arrivati i Salesiani è cosa impossibile. Volle ricevere separatamente il rappresentante del sig. D. Rua, il nostro Ispettore, e quindi alcuni di noi. Chiese notizie di D. Rua, augurandosi di poterlo veder presto a Vienna. Non poteva colmarci di maggiori gentilezze.

» La nostra piccola Casa è omai all'ordine e in settimana avremo già 5o bambini interni e 100 semiconvittori. Per l'anno venturo la casa sarà capace di raccogliere 400 fanciulli. Il S. Cuore di Gesù ci aiuti e Maria Ausiliatrice, che dà il nome al rione in cui trovasi il nostro Istituto, ci tenga sotto la sua protezione... »

BOLOGNA - Una Conferenza del Prof. D. Simonetta a S. Domenico. - Notevole non solo per il numero stragrande degli uditori, che si affollarono attorno al pergamo nell'insigne storica basilica, ma assai più per la qualità degli intervenuti, fu la conferenza tenuta dal Prof. Simonetti, il 15 dello scorso novembre.

« Riassumere tutto quello che disse rapidamente l'oratore, scrive l'ottimo Avvenire d'Italia, ci riesce impossibile, perché lo potemmo alquanto seguire nell'esordio, ma non nell'esposizione veloce, per quanto spontanea e chiara fino all'evidenza. - Egli cominciò in questi termini

» Poche città d'Italia sono così potentemente suggestive all'anima serena d'un ricercatore come la vostra, o Bolognesi, che possiede al più alto grado il doppio elemento onde si effettua la civiltà umana : l'antico ed il nuovo. Quivi invero le istoriate mura della Università, ove mandò all'Italia la sua voce fanciulla quella lingua e letteratura italiana che doveva poi giganteggiare nelle espressioni dei più sublimi concetti umani ; quivi le moli che il braccio cupo levò degli avi e le torri che rammentano gare domestiche e civili d'altri tempi : quivi le tacite certose assorte nella meditazione filosofica e nella pietà divina ; e le basiliche ricche di memorie d'ogni maniera, fra cui cospicua questa, sorta ad onore di colui, che Dante disse splendore di cherubica luce per la sapienza riverberata dal cielo sul mondo. La vostra città, o bolognesi è tutta un monumento.

» E se l'antico parla eloquentemente all'anima, non meno si palesa il nuovo a chi percorre le vostre belle vie fiancheggiate dai lunghi portici sonanti della voce balda e sicura di libertà cittadina per ogni onesta idea. E se nell'antico è risultanza di grandezze civili e religiose, tale pure apparisce il nuovo, ove il forestiero ammira quel tempio solenne e quegli ospizi amplissimi, che nel nome venerato di Don Bosco sorgono per il senno di vostra beneficenza superiormente ad ogni lotta politica, sotto le grandi ali della porpora cardinalizia del vostro Arcivescovo munificente

» L'oratore procede poscia a dimostrare come la ragione di tanto sviluppo delle opere salesiane sia da ricercare - umanamente - nella piena rispondenza ai bisogni dei tempi, vale a dire nella modernità. Esamina il concetto di modernità, e fa notare come essa non importi l'esclusione del passato, ma solo la conoscenza dei bisogni presenti e l'adattamento dell'opera ad essi. Esamina poscia l'opera salesiana, sotto l'aspetto della scienza, della critica, della educazione fisica e psichica, della varietà, della libertà, della popolarità, praticità ed universalità, mettendo sott'occhio all'attentissimo uditorio i caratteri d'armonia dell'opera con quanto ha di vero e di meglio lo spirito moderno. Termina con un entusiastico elogio alla generosità dei Bolognesi. »

I nostri migliori ringraziamenti all'egregio Professore biellese, vero modello di Cooperatore salesiano, per tanta sua bontà , superiore ai meriti nostri.

IESI. - All'Oratorio Salesiano. - Resteranno indimenticabili le solenni feste celebratesi la seconda domenica di novembre all'Oratorio Salesiano di Lesi per la distribuzione dei premi agli alunni studenti di quelle scuole, agli artigiani ed ai giovanetti dell'Oratorio festivo. Al mattino, così il corrispondente della Patria d'Ancona, disse la messa della comunità il Vicario Generale, Monsignor Ulderico Gianfranceschi, che dopo il santo sacrificio benedisse la bandiera dell'Oratorio, e rivolse ai giovanetti alcune parole, esortandoli a combattere da valorosi per la propria fede. Fecero da padrino e da madrina il signor Angelo Armanni e la sua signora. Più tardi si cantò la messa solenne, cui tenne dietro la processione e la benedizione del Venerabile. Alla sera vi fu una riuscitissima accademia musico-letteraria e la premiazione. Il prefato Monsignore fece un bellissimo discorso, insistendo sulla necessità d'un'istruzione ed educazione religiosa.

MILANO. - All'Oratorio di Via Commenda. - Il 25 ottobre, all'Oratorio S. Ambrogio in via Commenda ebbe luogo una solenne accademia in onore del nuovo Proposto di S. Calimero, sotto la cui giurisdizione sta quell'Oratorio. Così ne parla la Lega Lombarda : La sala era splendidamente addobbata e l'Accademia si aprì con un forbito discorso del direttore locale, seguito da inni e canti, prose e poesie che mi ricrearono e dilettarono assai. Dico il vero, non m'aspettavo gran che in fatto di musica da ragazzi di un Oratorio festivo, e invece ho gustato armonie di gente che sente il bello musicale e lo canta con arte ed espressione... e mi fece sorpresa la spigliatezza e la grazia con cui vennero declamati i varii componimenti in versi e in prosa. Finita l'Accademia il proposto parroco di San Calimero, Dottor Carlo Pellegrini, rivolse la sua salda parola agli astanti. Esordì ringraziando i figli di D. Bosco per la grata testificazione d'affetto che gli vollero tributare, reputandosi fortunatissimo d'avere nella sua parrocchia i figli di quel grande e primo educatore della gioventù. Ringraziò infine i numerosi intervenuti per aver aderito all'invito della festa, esortandoli a mandare i loro figli all'Oratorio, asilo di pace, di sicurezza, di vera educazione cristiana. Possa la parola dello zelante novello Pastore trovar eco nel cuore dei suoi buoni parrocchiani per cui consacra la sua vita, e salvare così la povera gioventù.

NEW-YORK. - Un istituto per giovani italiani aspiranti al sacerdozio. - Con riconoscenza, togliamo da uno degli ultimi numeri déll'Italiano in America, valoroso periodico di New-York, questa colonna

« Da molto tempo si faceva sentire vivissimo il bisogno di un Istituto italiano che rispecchiasse quelli numerosissimi che il grande italiano Don Giovanni Bosco ed il suo illustre successore Don Michele Rua hanno eretti in vari Stati d'Europa, in quasi tutte le repubbliche sud-americane, e perfino nell'Africa e nell'Asia. Imperioso più ancora sentivamo tale bisogno quando volgevamo il pensiero al futuro delle nostre colonie in questa grande repubblica, e ci domandavamo: chi penserà alle anime di tante miriadi di Italiani che ogni anno affluiscono in questi Stati, chi penserà a salvarne i figli da un'irreparabile rovina ? Potranno i pochi sacerdoti che qui accorrono dall'Italia per il nobilissimo scopo di attendere alla salvezza dei loro connazionali, potranno gli zelanti figli di S. Francesco, i benemeriti missionari di S. Carlo e gli altri religiosi italiani che ora attendono con uno zelo veramente apostolico a salvare la fede dei figli d'Italia in questo immenso paese, potranno essi da soli bastare agli immensi bisogni di un prossimo futuro? Non sarà necessario che sorga anche qui negli Stati Uniti un Istituto che serva a preparare nuovi leviti, e nuovi sacerdoti per provvedere ai nuovi immensi bisogni spirituali delle nostre colonie? La soluzione di questo problema ci parve sempre di un'importanza eccezionale e non potevamo dubitare che gli zelantissimi Prelati ai quali è affidata la cura di tanti nostri connazionali non dessero a questa bisogna tutta la considerazione che essa merita.

» Fu pertanto una sorpresa gratissima per noi la notizia che l'illustre Arcivescovo di New-York, Monsignor G. Farley, aveva deciso di affidare ai benemeriti figli di Don Bosco, l'antico Seminario che si eleva a cavaliere della graziosa città di Troy N. Y., perchè ne facessero un Istituto per i giovani italo-americani. Alla lieta novella, il nostro pensiero corse spontaneo al mirabile Istituto padre di altri moltissimi, il quale fu per primo eretto da quel personaggio meraviglioso che fu Don G. Bosco. Scorgemmo l'esercito di ottimi cittadini, di sacerdoti zelanti, di apostoli intrepidi che da quel focolare di sapere e di virtù uscirono ad edificare il prossimo, a convertire gl'increduli, ad incivilire i barbari, ed esclamammo: Piaccia al buon Dio che altrettante meraviglie si possano operare dal nuovo Istituto salesiano aie verrà aperto nella città di Troy. Voglia Egli benedire alla nuova opera dei figli del grande Don Bosco, e far sì che da quell'Istituto le colonie italiane degli Stati Uniti abbiano a ricevere un numerosissimo stuolo di zelanti missionari, e di cittadini degni della nostra Patria illustre. »

VARAZZE. - Una cara festa. - L' 11 novembre, nel Collegio Civico di Varazze si svolse una cara festa in onore del Salesiano D. Giovanni Paseri che da 3o anni, con saggezza mirabile spende la sua vita insegnando nelle scuole elementari della città. Si trattava di comunicare all'umile ed operoso sacerdote il decreto ministeriale colla relativa medaglia di bronzo, conferitagli come a benemerito, dell'istruzione popolare, nonchè le parole di vivo elogio che il Prefetto della Provincia e la civica Amministrazione si erano degnati di aggiungere nel trasmettere il decreto medesimo. La festa si svolse in modo solenne, alla presenza degli alunni convittori, del rappresentante del Sindaco, del Revmo D. Bussi, Ispettore delle Case Salesiane della Liguria, del Chm° Dott. D. Francesco Cerruti, Direttore delle scuole della Pia Società Salesiana, e di altri signori. Esordì il Direttore del Collegio con belle ed elevate parole, dopo le quali l'umile D. Paseri fu tosto fregiato della medaglia, tra gli applausi e le congratulazioni dei presenti. Seguirono canti, suoni, dialoghi e poesie: e in ultimo sorse il Revmo Prof. Cerruti, facendo rilevare come la Divina Provpidenza accordi, anche agli educatori del popolo, gioie modeste sì, ma pure e sante ! «Tale, egli disse. è quella cui assistiamo ora. Un modesto prete ha consacrato la vita per gli ultimi figli del popolo, e ciò è quello, che ha portato a lui questo momento« di vera gloria. »

Necrologia

Il signor D. Francesco Martinengo prete della Missione.

NELLA notte dal 20 al 21 ottobre spegnevasi in Scarnafigi, il chiarissimo D. Francesco Martinengo, cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro e da 21 anno direttore venerato di quel fiorente collegio della Missione.

Sacerdote pio e lavoratore indefesso, dedicò tutta la sua vita a benefizio del prossimo. A Scarnafigi fondò pei poveri l'Opera del Pane di S. Antonio e la Compagnia delle Dame della Carità e dimostrò in mille guise il fervore del suo nobile cuore. Ma l'Italia intera ricorderà lungamente e con venerazione il nome del signor Francesco Martinengo : poichè, scrittore geniale e forbito, indefessamente regalò alla gioventù e al popolo una serie di auree operette, che mentre rimarranno celebri nella repubblica letteraria, attesteranno ai posteri quanto zelo e quanto forte amore alla virtù albergassero nell' anima candida dell'autore. Il quale, amico personale di D. Bosco e zelantissimo cooperatore salesiano, volle che quasi tutte le opere sue uscissero dalla Scuola tipografica del nostro Oratorio.

Gli associati alle Letture Cattoliche ricorderanno ancora le belle pagine intitolate: La Gran Bestia - La Coda della Gran Bestia - Il Fabbro di Nazareth - Il Maggio in Campagna - Ginetta, ecc., ecc. piene di freschezza di colorito e di tanta istruzione. Il bene che questi scritti continueranno a fare fra la gioventù e il popolo sarà un continuo suffragio all'anima bella del sig. Francesco Martinengo, ma noi dobbiamo raccomandarla egualmente alle preghiere dei nostri alunni e dei nostri Cooperatori. All'illustre Congregazione della Missione le nostre sentite condoglianze.

Il Sac. Pietro Armizzonì di Monticelli d'Ongina.

QUESTO buon Cooperatore, pieno di anni e di meriti , spegnevasi tranquillamente il 7 agosto u. s. in Monticelli, sua patria. Nato nel 1827, e sacerdote fin dal 1850, fu per ordine di tempo e per intensità di affetto uno dei più zelanti ammiratori di D. Bosco. Dall'ottobre 1900, impedito da paralisi a celebrare, facevasi condurre in chiesa sopra una carrozzella a mano, per assistere alla S. Messa e ricevere la S. Comunione. I meriti suoi a quest'ora gli devono avere aperte la soglia del paradiso: tuttavia raccomandiamo l'anima sua alle comuni preghiere. *

L'ing. comm. Emìlìo Darbesio di Torino.

QUESTO buon generale, ammiratore di Don Bosco ed assiduo benefattore delle Opere Salesiane, rendeva l'anima a Dio il 15 ottobre u. s., munito di tutti i conforti di nostra santa Religione. Anima retta ed esemplare, resa ancor più bella dai meriti della lunga malattia sopportata con pazienza e rassegnazione edificante, speriamo che già abbia ricevuto il premio eterno della sua carità e delle altre sue virtù ; ma riconoscenza vuole che noi la raccomandiamo egualmente ai fervorosi suffragi di tutti i Cooperatori. Il dolore vivissimo, che noi proviamo per la sua perdita, valga a lenire il cordoglio della famiglia, alla quale umiliamo con mestizia le nostre sentite condoglianze.

Il sìg. Giacomo Montaldo.

DALL'AMERICA ci è giunta un'amara notizia. L'incomparabile cooperatore salesiano, il signor Giacomo Montaldo, vero patriarca dei quinteros di S. Nicolàs de los Arroyos che per i primi fecero istanze a D. Bosco d'inviare i Salesiani in America, non è più! Tessere la sua vita, piena di opere egregie, sarebbe vivissimo nostro desiderio: ma poichè la sua morte fu lo specchio della sua vita, ci limitiamo a presentare allo sguardo dei nostri Cooperatori il sublime spettacolo di fede e di. virtù, che diede di sè negli ultimi giorni questo compianto benefattore. Ecco come ce le; descrive il direttore di quel nostro collegio.

« Giacomo Montaldo è volato in Paradiso Benchè avanzato in età, pure attesa la sua grande robustezza, gli si potevano dare molti anni di vita; ma le nostre vedte sono ben diverse da quelle del Signore. Secondo noi, uomini della tempra e della virtù del Montaldo non dovrebbero mai morire ; ma Dio sa quello che fa e fa tutto bene. Egli ce l'aveva dato, Egli ce l'ha tolto: sia sempre benedetto il suo Nome!

» Circa otto giorni prima dell'irreparabile disgrazia, costretto a mettersi a letto, benchè la malattia non desse alcun allarme, pure egli diceva : Di qui non mi alzerò più. Così vuole il Signore! Sparsasi la notizia della sua infermità, centinaia di parenti ed amici corsero a visitarlo ed egli a tutti ripeteva; Pregate, pregate! L'orazione mi aprirà le porte del Paradiso. E sempre pregava. Accorso anch'io per assisterlo, vedendolo pregare così a lungo : Si riposi un poco, gli feci, ella sarà stanca. Ma egli sorridendo No, mi rispose, la preghiera non mi ha mai stancato : voglio pregare sino all'ultimo respiro: e aggiungeva : Non si prega mai abbastanza!

» Sino alla morte, nonostante l'aggravarsi del male, conservò una lucidezza di mente ed una tranquillità di spirito, più uniche che rare. Dalla sua bocca non uscì mai un lamento o un accenno alle sue sofferenze. Vennero a visitarlo le due figlie, Suore di Maria Ausiliatrice, e il figlio D. Severino, nostro confratello ; ma egli non li aveva domandati. Quando li vide, se ne mostrò assai contento ; ma poi disse loro dolcemente

E perchè vi siete disturbati per me? Non era necessario: mi bastava che pregaste. Oh! la sua cameretta, ornata di quadri e statuette divote, era divenuta una scuola di virtù. Quello che non potrò dimenticare giammai, fu l'istante in cui mi richiese che benedicesse i presenti col S. Crocifisso... L'accontentai. Egli allora prese dalle mie mani il Crocifisso, e alzandolo in forma di croce su tutti i presenti, disse a voce chiara

Vi do la mia ultima benedizione! Quindi volle ricever da tutti il bacio estremo. Io contemplava quella scena pietosa colle lagrime agli occhi, e diceva fra me: Così muoiono i Santi!

» A tutti i suoi figliuoli diede gli ultimi consigli, così saggi, così adatti, che parve ispirato. Tornato alla quiete, riprese a mormorare affettuose giaculatorie, ripetendo con maggior frequenza e con particolar fiducia il nome di Maria Ausiliatrice, che aveva tanto amata e per cui aveva lavorato tanto, contribuendo efficacemente alla costruzione della nostra bella chiesa, dedicata appunto a Maria Ausiliatrice.

» Il 29 settembre, sacro all'arcangelo S. Michele, il medico lo diede spedito; e, infatti, verso le 3 1/2 pomeridiane, senz'agonia, col sorriso innocente di un fanciullo, dopo di aver proferito con voce ancor percettibile : Signore, nelle vostre mani raccomando lo spirito mio! Gesù, Giuseppe, Maria, spiri in pace con voi l'anima mia... l'indimenticabile Giacomo Montaldo volava fra gli angeli a ricevere il premio della sua lunga e santa vita. Io mi fermai ancora presso il suo letto a contemplarlo. La sua fronte era serena il viso ben composto, le labbra atteggiate al sorriso... Forse in quell'ultimo istante egli aveva veduto Maria Ausiliatrice!... »

Colla morte di Giacomo Montaldo abbiamo perduto un benefattore insigne ; ma abbiamo pur acquistato un nuovo protettore in paradiso. Nondimeno lo raccomandiamo vivamente alle preghiere dei nostri lettori. Egli morente disse con verità: Non si prega mai abbastanza! e noi ripetiamo sulla sua tomba: Non si prega mai abbastanza per i poveri morti!

SPIGOLATURE AGRARIE

Se convenga la coltivazione del prato stabile

SOMMARIO. - Necessità d'una maggior produzione di letame. - Errore in cui cadono molti agricoltori. - Due categorie di prati. - Il prato stabile deve esser concimato. - Pel prato stabile è indispensabile una gran quantità d'acqua. - Ove manca l'acqua, il prato stabile non dà prodotti rimunerativi. - Dove conserveremo i prati stabili.

NEL Bollettino Salesiano del mese di luglio abbiam cercato di provare essere cosa per tutti convenientissima l'aumentare la produzione del letame ; anzi, che solo in questo modo si rende possibìle l'aumento di fertilità nei nostri terreni e quindì dei prodotti, ultima mèta dell'agricoltore. Su questo fatto richiamiamo l'attenzione di chi ci legge, benchè persuasi che la maggior parte degli agricoltori son del nostro parere.

Ma se tutti convengono nel credere esser necessario aumentare la produzione del letame, non tutti però sanno come fare per ottenere questa aumentata produzione. È specialmente per costoro che scriviamo : è ad essi che vorremmo giungessero le nostre povere parole ! Anche noi , in altri tempi, ci siam trovatì titubanti , ma non ci mancò la pazienza di studiare e di provare, ed ora che ne siam soddisfatti vorremmo che altri potesse provare la stessa soddisfazione.

Chi ci dà il letame son le nostre bestìe e specialmente quelle di razza bovina e cavallina.

Questi animali si nutrono in modo speciale di erbe e di fieni; son quindi le erbe ed i fieni (uniti alla lettiera) che ci dànno il letame. Se vogliamo quindi aumentare lo stallatico bisogna che aumentiamo la produzione delle erbe e dei fieni per poter mantenere maggior numero di animali. È impossibile sfuggire alla realtà di questo ragionamento, perchè esso è di un'evidenza matematica. Anzi, continuando in questo modo di ragionare, molti agricoltori concludono per aumentare il letame (di cui so di aver bisogno) devo aumentare il bestiame, ma per aumentare il bestiame devo produrre prima maggior quantità di foraggio : per produrre maggior quantità di foraggio devo aumentare l'estensione dei miei prati... cosa impossibile perchè non ho più modo di aver il grano, la meliga ecc. per me... Dunque... dunque, vorrebbero concludere (e pur troppo concludono così) lasciamo che le cose vadano come sempre son andate !...

Prima di continuare, vorremmo che chi cì legge avesse la schiettezza di dirci se anche lui è del numero di questi ragionatori... noi siam persuasi che 9o su 100 almeno... non oserebbero dir di no!

Ebbene a costoro ci permettiamo di dire che il loro ragionamento è difettoso : non è vero che per aumentare il prodotto erba e fieno si debba aumentare l'estensione dei prati... in molti casì anzi converrà diminuire l'estensione già adibita pei prati stessi, in altri basterà coltivar meglio quelli che si hanno, in altri ancora converrà non lasciare deserti degli appezzamenti... insomma : « senza diminuire la produzione dei cereali (grano, melica, avena, riso ecc.) anzi aumentandola, possiamo ottener maggior quantità di fieno e quindi di letame (1). È su questa strada che vogliamo condurre chi ancor non la conosce, proponendoci di esser chiari il più che sia possibile, senza badare se alcuno ci troverà pedestri e se crederà che scriviamo cose già note a tutti.

(1) E si noti che in questo caso il guadagno è tutto nostro. Infatti più fieno e letame vuol dir maggior numero di animali : ma gli animali producono latte, carne, lavoro. E tutto questo non va a beneficio nostro ? Il letame non è un disoprappiù benefico che servirà ad aumentare la fertilità del terreno?

*

I prati che procurano il vitto ai nostri animali son di due categorie. I primi per importanza sino al giorno d'oggi furono i cosidetti prati permanenti. Essi son chiamati anche prati stabili, prati domestici ed anche semplicemente prati. Sono formati da un numero diverso di erbe ed in essi l'aratro e la vanga mai portano la propria punta: sono dagli agricoltori consideratì come cosa sacra e guai a toccarli ! Chi rompe un prato stabile vien dannato (da questi nuovi giudici) ad una sicura miseria poichè il prato è la risorsa, la dote del fondo

L'altra categoria di prati è chiamata col nome di prati temporanei, Prati a vicenda, od anche medicai, sullai, trifogliai ecc. Son prati di origine moderna (1) e durano un dato numero di anni, dopo i quali il terreno vien occupato da cereali o da altre colture adatte al terreno ed al clima. Per ora però fermiamoci sui primi e vedìamo quanto è necessario perchè siano economicamente produttivi (2) e come fare perchè diventino tali qualora non lo fossero.

(1) Ci si passi la parola. Certo che in antico si usavano i medicai ma non come oggi, cioè come surrogato completo dei prati.

(2) Diciamo economicamente produttivi, per indicare che la produzione deve non solo esser abbondante, ma tale da costar a noi un prezzo che ci permetta di vincere la concorrenza ora e sempre.

* *

E primieramente è ancor conveniente la coltivazione del prato stabile?

A seconda dei casì deve cambiar la risposta: anzi crediamo venga da sè dopo alcune riflessioni. L'erba del prato, come tutte le altre piante ha bisogno di concime adeguato. Se dal prato portate via del fieno bisogna pur che vi ricordiate che esso non è formato solo di aria, ma anche di elementi che ha assorbito dal terreno. Se questi elementi non li restituiamo (o meglio se non li anticipiamo) il terreno pian piano va esaurendosi o, come si dice volgarmente, il prato va dimagrendo. Siamo sempre nel caso dello scrigno pieno dal quale si toglie senza metter dentro : a poco a poco lo scrigno si vuota ! Esempio vecchio questo, ma sempre vero ! Adunque adeguate concimazioni

Però non è, almen per ora, sulle concimazioni che vogliam fermare l'attenzione di chi ci legge : bensì su di un'altra necessità che ha il prato stabile, necessità che, se non soddisfatta, può mandar a male anche le concimazioni.

L'erba del prato stabile ha le radici poco profonde. Tutti gli agricoltori sanno che la così detta cotica (teppa... radice ecc.) del prato è cosa superficiale. Venti o trenta centimetri al più è lo spessore della cotica : le radici adunque non scendono a profondità maggiore. Ciò posto, tutti capiscono che l'erba dei prati stabili è esposta alla siccità più di tante altre piante ed erbe. E non si creda che l'acqua non sia troppo necessaria al prato ! Quanti di noi han toccato con mano la potenza dell'acqua sul prato stabile allorchè d'estate abbiam visto verdi quelle plaghe, quegli appezzamenti nei quali era giunta un po' di umidità e bruciati quelli in cui l'umidità non era giunta in nessun modo ! Anzi il verde e la crescita dell'erba eran proporzionate alla quantità di acqua ricevuta

Un celebre chimico (il Riesler) ha trovato che son necessarii litri 545 di acqua perché si possa nel prato formare un chilogramma di fieno secco ! Litri 545 rappresentano ettolitri 5 e 1/2, ossia 11 brente piemontesi. Si faccia un po' il conto di quanta acqua avrà avuto bisogno un prato che ci abbia dato quintali 50 di fieno.

Quintali 50 valgono 5,000 kg. e se per ogni kg. ci vogliono 11 brente d'acqua, per 5000 kg. se ne richiederanno 55,000 brente... pari ad ettolitri 27,000. Son cifre che sbalordiscono, ma che ci provano anche come senz'acqua o con poca acqua il prato non rende. E queste asserzioni son comprovate dalla pratica individuale di ciascuno di noi. E qualcuno poi, contro sua voglia, deve pur convenire con noi che nei suoi siti il 2° e 3° raccolto (l'agostano ed il terzaruolo) lo si vede quando l'annata corre propizia e l'acqua cala dal cielo nel tempo in cui il prato la desidera.

Se è vero (come lo è certamente) quanto abbiam detto, perchè ostinarsi a dispetto del clima a voler conservar dei prati dove si ha come sicuro un sol raccolto?

In altre parole i prati stabili sono economicamente convenienti nei siti ove il clima è tale da non lasciar mancar l'acqua a tempo debito o nei quali si può usufruire dell'acqua di irrigazione. Avvi ancor un altro caso in cui il prato stabile è conveniente, nel caso cioè in cui sia impossibile, per la ripidezza del terreno e per l'altitudine, altra cultura.

In tutti gli altri casi è semplicemente un errore madornale il voler conservare il prato. Conosciamo certe colline che non sono certo fuori della carta geografica, ove secca per mancanza di umidità il frumento, ove patisce perfino la vite e sulle quali una ostinazione, degna di miglior causa, vuol ad ogni costo conservar il prato stabile. Si capisce che in questi casi per aver maggior quantità di fieno bisogna aumentar il terreno coltivato a prato, ma di chi la colpa?

Se per esempio in qualche paese di questo mondo piantando limoni, a mala pena se ne vede qualcuno arrivare a maturità, che direste degli abitanti, se pretendessero di aumentare il terreno pei limoni per averne qualcuno di più? Sarebbe il caso di rinchiuderli in un manicomio ! Ebbene tiriamo la conseguenza.

Libri ricevuti in dono

SAC. D. ANGELO DEL-BINO Parroco - Un bicchier d'acqua ossia chi teme non perisce. - Racconto dedicato alle famiglie cristiane illustrato nel testo da 14 incisioni.

Vendibile presso l'autore in Moggio (Perugia), per concorrere all'erezione di quella nuova chiesa parrocchiale.

DOTT. UGO RiEMANN. - Storia universale della musica. 1a traduzione italiana sulla 2a edizione tedesca del Dott. Enrico Buongiovanni. - Editore, Marcello Capra, Torino. - 422 pag, L. 6,50,

Professore di scienze musicali all'Università di Lipsia, il Riemann è notissimo per molte eccellenti composizioni, ma più per una moltitudine di opuscoli e volumi teoretici su svariati argomenti musicali, fra i quali un gran dizionario della Musica, scritti con profonda competenza e secondo le ultime conquiste della scienza. Il libro che annunziamo portava il titolo di catechismo della storia della musica - e catechismo è nella forma. - Ma l'editore mutò il modesto titolo in quello di Storia universale della musica. E giustamente : poichè in un volume di oltre 400 pagine è raccolto con ordine, chiarezza e precisione scientifica, tutto quanto si può desiderar di conoscere intorno alla musica dall'epoche più remote sino ai giorni nostri.

L'opera è divisa in tre libri.

Il I libro tratta - degli strumenti dell'antichità in uso presso gli Egiziani, i Chinesi, gli Indiani, gli Assiri e Babilonesi, gli Ebrei, i Greci, i Romani - degli strumenti del medio Evo - degli strumenti dei tempi moderni.

Nel II libro si espone la storia - dei sistemi musicali e notazioni musicali dell'antichità e dei popoli orientali - del sistema e natura della scrittura musicale del medio evo - del sistema musicale moderno.

Il III libro finalmente parla - delle forme musicali nell'antichità - degli inizi del canto sacro cristiano - dell'Organum, discantus e falso bordone - dell'età aurea del Contrappunto - del sorgere della monodia accompagnata - della musica del secolo xviii - e del secolo xix sino a Wagner.

Chiude con un catalogo - dei nomi più importanti scritti nella storia della musica - e dei libri più importanti scritti sullo stesso argomento.

È un'opera questa che dovrebbe essere il Vade mecum di tutti quelli che vogliano nutrire il loro intelletto di sana ed utilissima coltura, di svariatissime e sode cognizioni sopra ogni questione musicale, sopra il carattere e l'importanza dei grandi compositori.

Il nome dell'illustre autore e l'accenno qui fatto al contenuto del presente volume son più che valida raccomandazione.

D. G. PAGELLA.

FRANCESCO ZUBLENA - Per la Mente e pel Cuore - Prose e poesie ad uso delle Scuole secondarie inferiori - Volume I Torino: Libreria Salesiana Editrice; pag. XVI-308, L. 1,5o.

Aspettiamo con ansia gli altri due volumi, i quali se accoppieranno, come questo, tanto buon gusto di sana modernità e di educazione, ci daranno indubbiamente una delle migliori antologie.

Cooperatori Defunti dal 15 Settembre al 15 Novembre 1903

1 Abbona Maria - Valle Dogliani, Cuneo.

2 Abre D. Giuseppe, Canonico - Bra, Cuneo. 3 Acquaviva Vincenzo - Castellaneta, Lecce. 4 Actis Dato Maria - Rodallo, Torino. 5 Actis Grande Teresa - Rodallo, Torino.

6 Agosta Alessandro, Negoziante - Tortona, Alessandria.

7 Airone Carlo, Sindaco - Diano d'Alba, Cuneo. 8 Allamano Elisabetta, - Torino, Cuneo.

9 Almasio Gaudenzio, - Solbiate Olona, Milano.

10 Angonova Pietro fu Francesco -- Carmagnola, Torino. 11 Apollonio Mons. Giuseppe, Vescovo - Treviso 12 Arduino Mons. Demetrio - Genova. 13 Barbieri Gio. Battista - Rovegno, Pavia.

14 Baudino, D. Agostino, Cappellano - Dovadola, Firenze.

15 Bellagamba Francesco - Genova.

16 Bensi D. Gio. Battista, Parroco - Cicogna, Novara. 17 Beraldi D. Antonio, Prevosto - Spezia, Genova. 18 Bergonzi Nerina n. Ercoli - Rea, Pavia. 19 Bernabei Enrichetta - Marino, Roma. 2o Berri D. Luigi, Prevosto - Retorbido, Pavia.

21 Bertucci D. Antonio, Canonico - Brugnato, Genova. 22 Betti Ginevra n. Gianotti - Sanguinetto, Verona. 23 Biagi Giovanni - Valecchio, Lucca.

24 Biagioli Gioconda in Salari - Forano Sabino, Perugia.

25 Biancato Luigi - Castagnaro, Verona.

26 Biancini D. Angelo, Rettore -Castel Gandolfo, Roma. 27 Bonet Pietro - Parma.

28 Bonfigli D, Raffaele, Rettore - S. Elpidio a Mare, Ascoli Piceno.

29 Bonifaci D. Bonifacio, Parroco - Leofrene, Teramo. 3o Borsa D. Luigi, Parroco Vic. For. - Montichiari, Brescia.

31 Bratia Zini Augusta - Trento, Austria.

32 Bruno D. Cosma - Rubiana, Torino.

33 Burone Domenico fu Antonio - Cosola, Genova.

34 Caccio Catterina m. Colombo - Borghetto d'Arroscia, Porto Maurizio.

35 Calvetti Ermelinda - Pianezza, Torino.

36 Camboni Clotilde - S. Antioco, Cagliari. 37 Camici Avv. Ladislao - Urbino. 38 Cassinelli Giacomo- Neive, Cuneo.

39 Chiossi D. Pietro Rettore - Gazzolo, Reggio Emilia 40 Cicconiti D. Filippo Parroco - Collegrato, Teramo, 41 Cimarelli D. Angelo Parroco - Cesi, Macerata. 42 Cingi D. Filippo Canonico, - Reggio Emilia. 43 Cinollo Carlotta Ved. Rossi. - Colvara, Genova. 44 Cirillo D. Pietro - Marsure. Udine. 45 Colonna D. Silvestro, Canonico - Amelia, Perugia. 46 Corno D. Giovanni . Parroco - Canonica al Lambro, Milano.

47 Cospito D. Vincenzo - Nocara, Cosenza. 48 Cozzi Cav. Professore - Urbino.

49 Crose Gua Giacomo - Lavalle, Belluno.

5o Dal Cin D. Giuseppe - Cinnetta, Treviso.

51 Dalmazzo Giuseppe - Testona Torinese, Torino. 52 Dalvit D. Pietro - Flavon, Austria. 53 Damele suor Filomena - Torino.

54 De Carlo Diodato Nicola - Giuliano in Campania, Napoli.

55 Deganutti Valentino - Udine.

56 Di Romagnano L. - Torino.

57 Donati Valerio - Forano Sabino, Perugia. 58 Eboli D. Ferdinando - Caserta. 59 Fabbri D. Francesco - Lucca.

6o Fasoni Ch. Eugenio - Roma.

61 Ferrero Teresa Ved. Saracco - Canelli, Alessandria. 62 Ferri D. Carlo - S. Ippolito, Pesaro Urbino.

63 Forlani D. Luigi, Parroco - Orzano dell'Emilia, Bologna.

64 Frigo Barbara, Maestra - Canove, Vicenza. 65 Fulgeri D. Pietro - Castelluccio, Modena. 66 Galfrè Michele - Cuneo.

67 Galli Pietro, Pref. Orfani - Chiati, Brescia.

68 Garbassi, R. Notaio - Castellamonte, Torino. 69 Gelmi D. Giovanni, Parroco - Rino, Brescia.

7o Giacomuzzi Giuseppe fu Biagio - Ziano, Austria. 71 Giudici Teresa - Gavirate, Como. 72 Giurlani D. Domenico, Canonico - Lucca.

73 Gregorini D. Giovanni, Parroco - Bedizzole, Brescia. 74 Grilli Angelina - Roma. 75 Grillo D. Giovanni - Montarolo, Novara. 76 Grosso Angela - Boves, Cuneo.

77 Guerrieri D. Carmelo, Canonico - Mazzarino, Caltanisetta.

78 La Ciura Gaetano, Professore - Catania.

79 Loro Luigi - Ponzone, Alessandria.

8o Losa Uliva - S. Michele di Torre de' Busi, Bergamo. 81 Lozza Marianna - S. Michele di Torre de' Busi, Bergamo.

82 Malin Rossi Filomena - Villanova del Ghebbo, Rovigo.

83 Marmiroli D. Mansueto - Canali, Reggio Emilia. 84 Martinelli D. Edrisio, Parroco - Verdellino, Brescia. 85 Martinengo P. Francesco, Pr. della Miss. - Scarnafigi, Cuneo.

86 Mattei Maria Ved. Carra - Morbegno, Sondrio. 87 Mentasti D. Carlo, Rettore - Vercelli, Novara. 88 Michelutti D. Giovanni - Rodeano, Udine. 89 Milanaccio Francesco -- Torino.

90 Miliani Can. D. Stefano, Penitenziere - Nocera Umbra, Perugia.

91 Minella M. Giuseppe, Canonico - Padova. 92 Monateri Carolina - Crescentino, Novara.

93 Montanaro Nervo Antonia - S. Vittoria d'Alba, Cuneo.

94 Montano Marco - Ovada, Alessandria.

95 Mussio Sebastiano - Orcenigo di sopra, Udine. 96 Nanni Annunziata - Corpolò, Forli.

97 Negri D. Luigi, Rettore - Carmagnola, Torino. 98 Nonnino D. Angelo - Orgnano, Udine.

99 Orlandi D. Domenico, Canonico - Fermo, Ascoli Piceno.

100 Padenni D. Nicandro - Ferrara.

101 Pagella Canonico D. Giuseppe, Vicario Gen. - Acqui Alessandria.

102 Palladini D. Pietro - Castagnito, Cuneo. 103 Paroni D. Luigi - Roma.

104 Pecchio D. Paolo, Parroco - Cassano Seveso Brusuglio, Milano.

105 Peyron Comm. Amedeo, Ingegnere - Cavour, Torino.

106 Penengo D. Benedetto, Rettore- Lussito, Alessandria:

107 Perlo Gattino Margherita - Carmagnola, Torino. 108 Peretti Alessandro - Verona.

109 Pesce Comm. Angelo, Maggior Generale - Ovada, Alessandria.

110 Petri Antonio - Sammardenchia, Udine.

111 Piardi D. Giov. Battista, Parroco - Avenone, Brescia.

112 Piazzola D. Sabino - Barletta, Bari.

113 Pierascenzi D. Nicola - Almeto, Teramo.

114 Piva Negrini Clementina - S. Maria Maddalena, Rovigo.

115 Podestà Maria - Sampierdarena, Genova.

116 Pogolotti D. Paolo, Cappel. Gen. al Cimitero - Torino.

117 Ponti Amalia   Milano.

118 Prevignano Angela - Valmacca, Alessandria.

119 Quagliozzi D. Raffaele, Banonico Decano - Caserta. 12o Quintarelli Libera - Torbe, Verona. 121 Re D. Antonio Lo Schiavo - Lipari, Messina. 122 Rinaldi D. Giovanni - Sarripoli, Firenze. 123 Roera Maria fu Spirito - Moschieres, Cuneo. 154 Rossi Vittoria Ved. Bertolini - Carraglio, Cuneo. 125 Rosso Margherita - Torino.

126 Sacchiero D. Pietro Cappellano -- Tezze di Bassano, 127 Sala Gio. Batt. - Verolengo, Torino. 128 Sartori D. Federico, Parroco - Conselve, Padova. 129 Scandazza Mariano fu Filippo - Francavilla Sicula Messina.

130 Sernassoni Can. D. Giuseppe - Treia, Macerata. 131 Sicca D. Giovanni - S. Vittoria d'Alba, Cuneo. 132 Soardo Gaetano - Gazzo Veronese, Verona. 133 Spertino D. Carlo - Ovada, Alessandria. 134 Suor Rita Maria Polianti - Forlimpopoli, Forli. 135 Tavoletti D. Giacomo, Parroco - S. Rufina, Teramo.

136 Tizzoni D. Giuseppe, Canonico - Fabriano, Ancona. 137 Tofanini Cesare - Montepulciano, Siena. 138 Toller Domenica - Trento, Austria. 139 Tosadori Giuseppe - Torbe, Verona. 14o Traversi Antonietta - Pioncastagnaio, Siena. 141 Valente Marcella - Isola d'Asti, Alessandria.

142 Valsecchi D. Gioachino, Parroco - Calusco d'Adda, Bergamo.

143 Valussi Mons. Eugenio, Vescovo- Trento, Austria. 144 Vampa Mons. Nicodario, Arcivescovo - Urbino. 145 Vanari Angelo - Sobbiate Olona, Milano.

146 Vangelista D. Sante, Cappellano - S. Croce Rigolina, Padova.

147 Venturoli Comm. Marcellino, Dottore - Bologna. 148 Vignolo Lutati Marcello, Avvocato - Torino.

149 Volpini D. Sante, Parr. Vic. For. - Macchia di Sole, Teramo.

250 Zanon Luigi - Ceneda, Treviso.

Indice analitico dell'annata 1903

Documenti ed articoli.

Enciclica di S. S. Papa Pio X, pag. 317.

Lettera del Rev.mo D. Michele Rua (1 gennaio 1903), 2. Andiamo a Gesù Cristo, ,.

La parola del Papa, 7, 46.

Il nostro omaggio ai piedi del Papa, 35. Il giubileo papale di Leone XIII, 40.

Le nozze d'argento della Casa di Spezia, 5i. Per il clero, 6z.

Lettera del Rev.mO D. Michele Rua sulla pontificia incoronazione

di Maria Aus, e pel 30 Congresso Salesiano, 66.

Il Breve di Leone XIII per l'incoronazione, 68, 97I lavori pel Congresso, 70. I trionfi di Maria Ausiliatrice e Leone XIII, 94. Per la prossima Incoronazione, 96.

Per l'Incoronazione e pel Congresso (F. Crispolti), 127. Il 30 Congresso Salesiano e il momento sociale, 132.

Il mese del S. Cuor di Gesù e il IX Cinquantenario del Miracolo

di Torino, 158.

Il 3° Congresso Salesiano, 159-175.

Breve di Leone XIII al Rev.mo D. Rua, 163. L'Incoronazione di M. Ausiliatrice, 178. L'ottavario e il 24 maggio 187, 192. Premi e premiazioni, 189. In morte di Leone XIII, 221. Diario della malattia di Leone XIII, 227. Il nuovo Pontefice, 251. Viva Pio Decimo! 254.

Prezioso autografo di S. S. Papa Pio X, 253. Leone XIII (F. Cerruti), 259. Un modello di Cooperatore Salesiano, 272. I libri di testo, 285.

Riaprendosi le scuole. Pensieri, 286. Pel Giubileo dell'Immacolata, 288. Cooperiamo, 323.

Auguri e voti, 349.

Le Scuole Professionali di D. Bosco, 350.

Pagina intima.

a) Il nostro lavoro - Festa di S. Francesco e Conferenza Salesiana - Anniversario di D. Bosco - L'addio dei nostri Missionari ecc., 9.

b) Pel 20 febbraio - In alto mare! - Il nostro lavoro - Un

caro periodico ecc., 43

c) Alla vigilia del Congresso - Circolare e norme - Tutti a

Torino! - Lampade e ceri ecc., 98.

d) II Card. Richelmy ai suoi diocesani - Appello delle Signore

Torinesi - Programma generale e e., 127

e) La voce del cuore - Em.mi Cardinali e Rev.mi Vescovi che

aderiscono al Congresso - Il Culto di M. Ausiliatrice -

Voti del Congresso (Scuole Professionali) ecc., 231.

f) Pio X e i Salesiani - Voti del Congresso (Scuole, Collegi e

Pensionati) - Collegi ed Educatori ecc., 263

g) Il ritratto e lo stemma del Papa - L'Em.mo Card. nostro

Protettore ecc., 291.

h) Omaggi e voti - Voti del Congresso (Missioni) - Tesoro

spirituale ecc., 325.

i) La somma benevolenza del S. Padre - Il giubileo dell'Imma?

colata - Voti del Congresso (Bollettino Salesiano) ecc. 352,

Missioni.

Colombia - La vita dei Lebbrosi di Contratacion (Lettera di Suor M. A. Medicina) 325.

- II primo Lazzaretto dipartimentale pei lebbrosi di Antioquia. (Lettere di D. Evasio Rabagliati) 141, 201, 294, 327

- La visita di D. Albera ai Lazzaretti. (Lettera di D. Evasio Rabagliati) 71.

- Solenne Consacrazione della Repubblica di Colombia al Sacro Cuore (Lettera di D. Evasio Rabagliati) 16.

Equatore - Impressioni di un viaggio attraverso l'Equatore, 23, 56, 78, 116, 203, 275.

Matto Grosso (Brasile) - Dalla Colonia del S. Cuore fra gli indii Coroados- Bororòs. (Lettere di D. Giovanni Balzola), 109, 110, 235, 237.

Patagonia - Missioni e Visita Pastorale di Mons. Cagliero. (Relazione di D. G. Beraldi), ,8, 53, 75, 111, 143, 207, 237, 273, 300.

Terra del Fuoco - Gl'indii Onas e le loro terre. (Lettera di Don Guglielmo Delturco), 360.

Il Culto di Maria Ausiliatrice. Relazioni a pag. 194, 241, 307, 340, 364.

Grazie di Maria Ausiliatrice. 24, 58, 83, 118, 149, 211, 241, 277, 309. 341, 365.

Della Visita del Sig. D. Albera alle Case Salesiane d'America. (Relazione del Sac. Calogero Gusmano). Brasile, 48, 103, 136- Chilì, 265, 295, 329. - Perù e Bolivia, 357. Gli Oratori festivi. (Lettera aperta agli amanti della gioventù).

I. Che cos'è un Oratorio festivo, 12.

II. Origine degli Oratori festivi, 5o. III. Come si fonda un Oratorio, 107. IV. Come si popola un Oratorio, 293.

V. Dell'istruzione da impartirsi nell'Oratorio, 355.

Per gli emigrati italiani.

In California, 198. - Per gli emigrati in Patagonia, 344. Spigolature agrarie.

Le concimazioni organiche, 216.

Se convenga la coltivazione del prato stabile, 374.

Notizie compendiate.

Alba, 281.   Lugo, 88.

Alvito, 344.   Marsala, 64.

Ancona, 154, 247, 281.   Messico, 281.

Baterna, 87.   Messina, 88.

Bagnacavallo, 246.   Milano, 63, 89, 249, 370.

Bento Goncalves, 87.   Mogliano Veneto, 121.

Bobbio, 29.   Montego-Bay, 346.

Bologna, 213, 247, 370.   Mornese, 346.

Brescia, 64.   Napoli, 30.

Busto Arsizio, 344.   Nazareth, 121.

Buenos Ayres, 344.   New Jork, 315, 371.

Cachocira do Canlpos, 344.   Nictheroy, 314.

Caluso, 87.   Oulx, 247, 315.

Castellaneta, 87.   Parma, 280.

Catania, 120, 155.   Puntarenas, 82, 282.

Chieri, 120, 155, 249.   Quito, 154

Chioggia, 249.   Ragusa, 29.

Comacchio, 247.   Rapallo, 154, 213.

Cuenca, 345.   Rio Gallegos, S2.

Dawson (Isola), 148.   Roma, go.

Este, 247.   Sampierdarena 154.

Ferrara, 120, 248.   Sanluri, 30.

Firenze, 88, 249.   S. Severo, 30.

Fossano, 155.   S. Rafael, 121.

Genova, 120, 153.   S. Salvador, 63, 346.

Giaveno, 281.   S. Tecla, 315.

Gorizia, 248.   Schio, 90, 248.

Gualaquiza, 81.   Sucre, 31.

Gualdo Tadino, 64., 213.   Torino, 90, 121, 245, 280, 369.

Kroiseneck-Lubiana, 247.   Trento, 248.

Jesi, 88, 153, 370.   Treviglio, 91, 246.

Lanzo Torinese, 121, 282.   Trieste, 154.

Lanusei, 88.   Varazze, 371.

Losone, 213.   Varengo, 346.

La Plata, 154.   Verona, 91, 248.

Legnago, 250.   Vienna, 369. Lisbona, 345.

Notizie varie.

Una visita al Collegio Pio IX di Buenos Ayres, 13.

Il nuovo Card. Protettore della Pia Società Salesiana, 158. Una seduta del Senato di S. Paolo in Brasile, 213.

Iscrizioni e Poesie.

A Leone XIII, 34.

Il Carmen Saeculare di Leone XIII, tradotto del Prof. Francesia, 102.

Gli ultimi versi di Leone XIII, 231

A Pio X, 253.

In memoria di Leone XIII. Carme, 328.

Avvisi e comunicazioni.

I Salesiani a Costantinopoli, n.

Importantissimo poi contadini, 15. Leggete attentamente, 33.

Per le figlie di M. Immacolata, 47. Ai lettori della pagina intinta, 65. Il mese dell'Ausiliatrice, 92.

Nel Santuario di Maria Ausiliatrice, 123. Programma delle feste di Maria Ausiliatrice, 130. Esercizi Spirituali per le maestre, 191.

Necrologia.

Sua Em. il Card. LUCIDO M. PAROCCHI, 4:.

Sua Ecc. Mons. Ferdinando Capponi, Arcivescovo, 152. Can. D. Antonio Belloni, 304. Armizzoni D. Pietro, 372.

Barbaroux Conte Giuseppe, 346. Bongiovanni, D. Domenico, 122. Cairola Mons. G. Battista, 122. Capellini avv. Vincenzo, 28. Costamagna Luigi, z8. Dalbon Pietro, 91.

Darbesio Ing. Comm. Emilio, 376. Giacomelli Francesco, 91. Gioda, Prof. Co,nm. Carlo, 305. Manno Cav. Efisio, 215.

Martinengo Francesco, Prete della Missione, 372. Montaldo Giacomo, 372.

Rota Giuseppe, 240. Solaro P. Alessandro, 28. Tassinari Clelia Ved. Rampi, g1. Tobia D. Giuseppe, 28.

Unia Giuseppina Ved. Lupo, 27. Verità Elisabetta, 347.

Cooperatori defunti, 31, 2,8, 282, 347, 376.

Libri, opuscoli ecc.

pervenuti in dono alla Direzione, 31, 57, 86, 276, 297, 306, 376. Illustrazioni.

Alunni delle nostre case: Chieri, 250 - Cuyabà, 331.

Belloni Can. D. Antonio, 3o5. Cachoeira do Campos (veduta), 327. Carelli Barone Giuseppe, 88. Carli Mons. Vescovo Giovanni, 52. Cattaneo Prof. Avv. Riccardo, 101. De Azevedo Edoardo Senatore, 217.

Feste dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice, 17 illustrazioni,

159-187, 211.

Funicolare al monumento di Maria Aus. in Nictheroy, 205. Leone PP. XIII, 225.

Manno Barone Don Antonio, io,. Maria SS. Ausiliatrice, 95, 193.

Matto Grosso: Indii Coroados Bororós, 236, 237. Morganti Mons. Pasquale, 296. Oliveira Nob. Gioacchino Martins, 332. Olivieri di Vernier Conte Deodato, 104, 200. Parocchi Card. Lucido Maria, 41.

Patagonia : Ricordi, paesaggi e vedute, 17, 19, 21, 54, 55, 57, 76

78, 8o, 82, 112, 113, 115, 144, 145, 147, 238, 239, 273, 274, 299, 301,

356, 362, 363, 371.

Pio PP. X, 287.

Rampolla del Tindaro Card. Mariano, 163. Richelmy Card. Agostino, 196.

Ricordo della visita del Collegio di Nictheroy al Presidente de,

Brasile, 297, 305, 314.

Ricordo della consegna del zucchetto cardinalizio all'Eminentissimo Aiuti, 343.

Santuario di N. S. della Neve alla Spezia, 49. Spandre Mons. Vescovo Luigi, 99.

Terra del Fuoco: Missione della Candelara, 361, 370. Unia Giuseppina ved. Lupo, 27. Verità Elisabetta, 347.