BS 1900s|1903|Bollettino Salesiano Febbraio 1903

BOLLETTINO SALESIANO

ANNO XXVII - N. 2.   Esce una volta al mese.   FEBBRAIO 1903.

SOMMARIO - Leggete attentamente . . . pag. 33 A Leone XIII    34

Il nostro Omaggio ai piedi del papa    35 Il Card. Lucido Maria Parocchi . 41 Pagina intima - Per il 20 febbraio - Ai sottoscrittori dell'obolo di S. Pietro - In alto mare ! - Il nostro lavoro - Omaggio e congratulazioni - Il 30 Congresso Salesiano - Un caro periodico , . 43 La parola del Papa - Per scongiurare un grave pericolo 46 Per lo Figlio di Maria Immacolata    47

Il Rappresentante di D. Rua in America    48 Gli Oratori festivi - Lettera aperta . . . 50 Le nozze d'argento delle Scuole S. Paolo di Spezia . . . 51

Missioni - Patagonia (Territorio del Neuquen) - Attraverso l'Equatore    53

Libri ed opuscoli ricevuti in dono    57 Grazie di Maria Ausiliatrice - Per il Clero - Sociologia cristiana   . 62 Notizie compendiate: (Milano - San Salvador - Brescia - Gualdo Tadino - Marsala)    63 Cooperatori defunti . 64 Illustrazioni: Il Card. Lucido Maria Parocchi, pag. 41. - Interno del Santuario della Madonna della Neve a Spezia, 49.

- Mons. Carli Vescovo di Sarzana, 52. - Territorio del Neuquen : Tricau Malal, Cordigliera del vento, 54. - Lago CarriLauquén, 55. - Passo del Rio Curilleo, 57.

LEGGETE ATTENTAMENTE

Molti nostri buoni Direttori, Decurioni e Zelatori talora si lamentano, anche a nome dei Cooperatori da loro dipendenti, che il BOLLETTINO arriva troppo in ritardo. e fanno dolce violenza al nostro Rettor Maggiore, perché ponga rimedio all'inconveniente. Nulla di meglio noì desideriamo e per quanto dipende da noi li assicuriamo di non risparmiare nè sacrifizi, nè tempo per dare il periodico al principio d'ogni mese e con tutte le possibili migliorie letterarie e tipografiche.

Per meglio sempre corrispondere facciamo di nuovo viva preghiera a quanti ricevono il BOLLETTINO di volerci venir in aiuto inviando alla nostra direzione almeno tre lire all'anno per la stampa e spedizione dei periodico. Cui non si tratta di abbonamento, ma determiniamo solo quanto ci viene presso a poco a costare all'anno una copia del BOLLETTINO: quindi, secondo lo spirito di D. Bosco chi può dar di più dia, chi meno, meno, e chi fosse realmente impossibilitato, riceva pure tranquillamente il periodico, lo legga, lo faccia leggere e preghi il Signore per l'incremento delle Opere Salesiane,

Avvertiamo pure di nuovo quanti desiderano fare acquisto dei libri annunziati sulla copertina, che - per farci evitare perdita di tempo ed inutili spese postali - si rivolgano direttamente alle Librerie salesiane, dalle quali risultano editi i libri che vogliono acquistare, - La Direzione del BOLLETTINO SALESIANO, come non si assume alcuna responsabilità di ciò che vien stampato dopo la firma del proprio gerente, così non s'incarica se non in via eccezionale, di commissioni in proposito.

La Direzione.

All'immortale Pontefice Leone XIII

CHE DA CINQUE LUSTRI AMMANTA D'INEFFABILI SPLENDORI LA SEDE DI PIETRO E CON MERAVIGLIOSA SAPIENZA ADDITA AI POPOLI LA VIA DELLA VERA FELICITÀ SOCIALE

LA FAMIGLIA SALESIANA RICORDANDO CON INESPRIMIBILE GAUDIO

LE PATERNE CAREZZE

GODUTE IL 5 GENNAIO 1903 AI SUOI PIEDI

RINNOVA FERVIDI AUGURI

E PROMESSE D'INALTERABILE DEVOZIONE

IL NOSTRO OMAGGIO AI PIEDI DEL PAPA

CON l'animo ricolmo di purissima gioia e di felicità ineffabile, vi comunichiamo, o buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, una semplice relazione della specialissima straordinaria udienza concessa dal Santo Padre Leone XIII al nostro venerato Superiore, che accompagnava una rappresentanza, dei giovani educati nelle nostre case incaricata di offrirgli l'Omaggio ideato e promosso dal Bollettino Salesiano per la faustissima circostanza del suo Giubileo Episcopale. Quest'Omaggio iniziato, come ben sapete, nel gennaio del testè passato anno , doveva - con figliale sottoscrizione e piccole offerte di tutta la gioventù affidata alle cure dei Salesiani di D. Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatrice - far palese al Vicario di Gesù Cristo la fede e l'amore di migliaia e migliaia di cuori giovanili per Lui che si trova ridotto nella sua augusta povertà, ad aver bisogno dell'obolo de' suoi figli.

La gioventù rispose generosa all'appello del Successore di Don Bosco ed il nostro Bollettino, fattosi araldo di questo geniale e significantissimo Omaggio, fu lieto di poter registrare per il corso d'un anno intiero le numerosissime adesioni ed offerte, pervenute da tutte le parti ed in tutte le lingue. In questa nobile gara di amore e devozione illimitata al Pontefice Massimo vennero a prender posto in buon numero le giovine energie raccolte sotto lo stendardo di D. Bosco in Italia, Austria, Belgio, Francia, Inghilterra, Portogallo, Spagna e Svizzera; nell'Egitto, Palestina, Tunisia e Capo di Buona Speranza ; nelle Repubbliche dell'America del Sud, Argentina, Bolivia, Brasile, Chili, Equatore, Perù, Paraguay, Uruguay e Messico ; nell'America Centrale e del Nord e nelle Antille.

Alle firme si successero le firme tanto da formare due grandiosi Albums contenenti circa 70.000 nomi i quali tutti diedero il loro obolo, la più parte di pochi centesimi, per il Papa, mettendo così insieme 12.400 lire. Quando nel 1849 D. Bosco, essendo esule a Gaeta e privo di tutto l'Angelico Pio IX, fece appello ai 300 giovani che accorrevano al suo 1° Oratorio, raccolse per il Papa lire 33 ora divenuta mondiale l'Opera di D. Bosco, quel 1° Omaggio al Papa, perpetuan dosi e diffondendosi da per tutto insieme all'attaccamento profondo verso il Papa, che D. Bosco sapeva instillare nel cuore dei giovani suoi figli , doveva necessariamente convertirsi in una mondiale manifestazione giovanile all'immortale Successore di Pio IX.

E così avvenne. L'Omaggio della nostra gioventù al Sapientissimo Leone XIII nell'occasione del suo Pontificio Giubileo fu, lo diciamo con legittima compiacenza, degno della fausta circostanza; ce ne assicura la singolare udienza avuta dal Papa ed il Suo supremo gradimento dell'Omaggio stesso. Infatti il Santo Padre per dimostrare la sua piena soddisfazione e la sua più che paterna predilezione per i figli di D. Bosco, volle concedere l'udienza al nostro Superiore, ai cinque sacerdoti salesiani (1) ed ai sei giovani scelti a rappresentare tutti gli altri, la vigilia della solennità dell'Epifania, alle ore 9.30 di mattino, ora affatto eccezionale, e nel suo stesso privato appartamento.

Pochi minuti prima dell'ora stabilita ci trovavamo nell'anticamera del Santo Padre, ricevuti con ogni gentilezza e cortesia da Mons. Gaetano Bisleti, Maestro di Camera di S. S. Questi introdusse tosto alla presenza del Papa D. Rua, e poi ritornato in anticamera, c'intrattenne in famigliare colloquio intorno allo sviluppo che va prendendo l'Opera salesiana presso le varie nazioni d'Europa e d'America. La squisita bontà di Mons. Bisleti fece sì che non ci accorgessimo neppure di quel quarto d'ora d'anticamera, durante il quale D. Rua espose al Santo Padre il motivo dell'implorata udienza press'a poco in questi termini:

« Beatissimo Padre,

» Anche i figli di D. Bosco desideravano partecipare al Vostro Giubileo Pontificale che rallegra tutto il mondo. Così pure le Figlie di Maria Ausiliatrice colle loro allieve anelavano far parte al comune concerto di esultanza per sì fausto avvenimento. Tutte le nostre Case vollero concorrere, e noi Vi presentiamo due Albums contenente le firme degli uni e delle altre come pegno del loro caldo affetto, della loro profonda venerazione e piena sudditanza verso l'augusta vostra Persona.

» Non erano però contenti di presentarvi solo i loro nomi, ma vollero anche venire in soccorso col povero loro obolo all'augusta vostra povertà. Sebbene ci troviamo alla vigilia della festa dei Magi, non osiamo unirci ad essi, ci contentiamo di frammischiarci ai poveri pastori di Betlemme per offrire a Gesù, nella Persona dei suo Vicario, il nostro meschino obolo. Non potendo venir tutti ai vostri piedi, hanno scelto fra gli allievi della Casa-madre i migliori per rappresentarli.

» In questa occasione il nostro caro D. Francesia, ormai vecchio di età, ma sempre giovane poeta, si è provato a tradurre in sestine italiane il magnifico vostro carme pel nuovo secolo. Ci parve ben riuscita la sua traduzione e la facemmo stampare. Degnatevi gradirla come attestato della sua e nostra ammirazione

» Quest'anno poi nella novena di Maria Ausiliatrice si vorrebbe celebrare il 39 Congresso Salesiano, sul quale, e specialmente sui lavori preparatori, imploriamo fin d'ora l'apostolica Vostra benedizione . »

Il Papa rispose con espansione

- E noi accordiamo di gran cuore il favore.

Dopo aver discorso di varie altre cose col nostro Superiore, il Santo Padre ci ammise tutti alla sua presenza. Durante la triplice genuflessione, D. Rua presento a S. S. dapprima D. Marenco, nostro Procuratore Generale, ed il Papa mostrò di conoscerlo personalmente e l'ammise al bacio della S. Mano. Poi uno dopo l'altro gli altri sacerdoti che l'accompagnavano, per i quali tutti ebbe il Papa paterne parole di incoraggiamento mentre li ammetteva eziandio al bacio della S. Mano. Presentò infine i giovani, due studenti e due artigiani, che umiliarono al Santo Padre gli Albums (1) delle firme dei loro compagni, nonchè il rappresentante degli Oratori festivi e quello dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio di Roma. Alla presentazione di quest'ultimo S. S. rivolgendosi a D. Marenco disse

- Questo sta con voi, D. Marenco.

- Sì, Santo Padre, è nel nostro Ospizio di Roma.

- Al Sacro Cuore so che si fa molto bene coll'Oratorio festivo e colla predicazione. Sostenetela la predicazione.

- Faremo il possibile, Santità, rispose D. Rua.

D. Rua, presentando al Papa una cinquantina di copie del Carmen Saeculare, composto da S. Santità all'aprirsi del nuovo secolo

- È il Vostro Carmen Saeculare, Santità, tradotto in versi italiani dal nostro D. Francesia, che sarà fortunato se V. S. vorrà gradire e si degnerà leggere.

- L'accettiamo volentieri : è cosa Nostra, lo vedremo. Conosciamo già il valore letterario del Francesia.

- Glielo diremo, Santo Padre, gli farà piacere.

Qui venne presentato l'obolo dei giovanetti e delle giovinette inscritte nei due Albums. S. S. gradì con segni di viva compiacenza l'offerta, mentre D. Rua diceva

- S. Padre, è l'obolo che i giovani raccolti nelle nostre case vengono ad offrir all'augusta vostra povertà, ricordando le 33 lire che i biricchini di Don Bosco offrirono alla Santità di Pio IX...

- Esule a Gaeta nel 49 ? interloquì il Papa.

- Sì, Santo Padre.

- Ringrazio di cuore. Fate bene ed aiutare il Papa, sono tanti i bisogni e le necessità da cui è assediato in questi tempi ! E poi (aggiunse sorridendo) era bene che anche i Salesiani facessero qualche cosa in questa circostanza....

- Santità, l'obolo dei nostri giovani poteva essere più considerevole, se le nostre Case di Francia e varie d'America avessero potuto rispondere tutte all'appello.

Al sentire nominare la Francia la fronte del Papa, da calma e paternamente sorridente che era, si corrugò bruscamente

- Mi avete nominato, disse, la Francia e questo pensiero mi conturba. In Francia si fa gran torto alle Congregazioni religiose. No, la vita delle Congregazioni religiose non è altra cosa dalla vita della Chiesa. Tutte queste Congregazioni fanno capo alla Chiesa e al Papa come a centro : esse sono membra di questa Chiesa Cattolica che le sostiene e le anima e la Chiesa si serve di esse in tanti uffici dove non può giungere il clero secolare, come negli ospedali, nei pii istituti, nella predicazione...

Poi continuò per ben dieci minuti a discorrere con enfasi oratoria e da inspirato delle benemerenze delle Congregazioni religiose, e conchiuse rivolto a D. Rua

- Conosco lo sviluppo della Congregazione Salesiana ed il bene che fa. Ne sono contento : è una prova certa che D. Bosco dal Paradiso vi assiste e protegge e lei procuri che si mantenga sempre lo spirito di D. Bosco.

- Farò tutto il possibile, Santità.

- ... e che si mantenga vivo in tutti i Salesiani l'attaccamento alla Santa Sede e... a Noi, aggiunse sorridendo.

- Sì, sì, volontieri, Santo Padre.

E se in Francia avete dovuto soffrire qualche cosa... cosa farci... pazienza... molti altri soffrono gli stessi danni... E del resto D. Bosco dal cielo non cesserà di proteggervi, se manterrete il suo spirito.

- Non mancheremo, Santo Padre.

- Ed ora benedico di cuore voi, i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i giovani, le giovinette raccolte nelle Case salesiane e tutte le vostre pie opere.

- Santo Padre, una benedizione speciale per tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici.

-- Volontieri, volontieri - rispose mettendo la Sua mano sul capo di colui che aveva fatto la domanda - Il vostro Superiore Ci disse, che si fa molto bene con la Pia Unione dei Cooperatori e che per opera loro si conserva la fede in molti paesi, sopratutto con la diffusione della divozione all'Ausiliatrice. Per l' incremento di questa divozione Ci ha umiliato una petizione da Noi favorevolmente accolta. Abbiamo accordato il favore : Ci riserbiamo solo di studiare il modo dell'esecuzione.

- Grazie, grazie, Santo Padre.

C'inginocchiammo ed Egli ci benedisse. Di poi ciascuno chiese particolari benedizioni presentando medaglie, corone ed altri oggetti, che il S. Padre benedisse e toccò più volte ripetendo con bontà

- Ditelo poi che il Papa li ha toccati !

Infine ammettendo tutti replicate volte al bacio della S. Mano, ci congedò cou affetto di Padre.

Questo il pallido resoconto della magnifica, affettuosissima e memoranda udienza avuta e che durò oltre mezz'ora. Il timore riverenziale, dovuto alla veneranda maestà del Vicario di Gesù Cristo, avrebbe voluto tenerci in umile soggezione ma la confidenza dei figli, che sanno di trovarsi accanto al Padre buono , sorridente sempre ed amante tutti d'immenso amore, ottenne il sopravvento e noi con tutta dimestichezza, caldo il cuore di affetto riverente, immersi in una pace che sapeva di sovrumano, stavamo accanto a questo Venerabile Vegliardo, estasiati dal suo dolce paterno sorriso, rapiti al suono della sua grande parola e alla divina energia che gli sfavilla dagli occhi e da tutto l'insieme della persona. Come si sta bene ai piedi del Papa, quantunque curvo sotto il peso dei suoi 93 anni! Godemmo per oltre mezz'ora di sì grande felicità e ci parve un istante ! Ma quell'istante fugace rimane indelebilmente scolpito in fondo all'anima nostra, la quale nella visione del suo Supremo Pastore può attestare di aver goduto anticipatamente un saggio dell'eterna letizia per cui è creata.

Grazie, Vi rendiamo, o Padre Santo, per la somma bontà da Voi addimostrata nell'accoglierci; per la felicità che ci avete procurato vedendovi; per l'insigne onore promesso alla immagine della nostra potente Ausiliatrice ; per l'ispirazione e il coraggio che c'infondeste nell'animo a suscitare, con gli scritti e la parola, in mezzo ai popoli l'amore e l'attaccamento alla beata Sede di Pietro! A Voi giuriamo amore e fedeltà in nome nostro ed in nome dei giovani tutti che militano sotto lo stendardo del Salesio.

VIVA IL PAPA! VIVA LEONE XIII!

(1) I sacerdoti erano il R.mo D. Giovanni Marenco , Procuratore Generale dei Salesiani a Roma; i RR. D. Giuseppe Scappini, direttore dell'Oratorio di Valdocco ; D. Giovanni Minguzzi e D. Abbondio M. Anzini, il primo Capo Ufficio e l'altro redattore del Bollettino Salesiano, e D. Domenico Novasio. I giovani, scelti con voto segreto dai propri compagni dell'Oratorio di Torino, erano per gli studenti : Colombatto Giov. e Malleus Alessandro ; per gli artigiani : Rossi Antonio e Bordè Giovanni ; per gli esterni : Pisani Luigi e il giovane Mangialaio Edmondo allievo dell'Ospizio del S. Cuore di Roma.

(1) Ciascun album, riccamente legato, era corredato da un quadro riassuntivo delle Case, delle firme ed offerte con la seguente epigrafe: - A Voi - Beatissimo Padre - Leone XIII - i giovanetti educati - alla scuola di D. Bosco - che in numero di trecento - offrivano l'obolo del poverello - al vostro glorioso antecessore - esule Pio IX - cresciuti ora a più decine di migliaia - presentano - nel vostro Giubileo Pontificale - l'obolo dell'amor figliale - e dell' esultanza.

IL XXV ANNIVERSARIO dell' Esaltazione dì Sua Santità Leone XIII

1878 - 20 febbraio 3 marzo 1903

VOGLIAMO sciogliere anche noi un cantico al faustissimo evento, vogliamo ripetere anche noi una strofa almeno di quel poema di amore che ci canta nell'anima.

Ancor pochi giorni e l'Augusto Vegliardo del Vaticano, che trecento milioni di figli devoti han battezzato col nome espressivo di Papa-Miracolo, dopo aver celebrato le Nozze d'oro della sua Ordinazione Sacerdotale, dell'Episcopale Consacrazione e dell'elevazione alla Porpora Romana, vedrà pure gli anni di Pietro!

Compiesi infatti il 20 corrente il quinto lustro del l'auspicatissima sua Esaltazione al Trono Papale ed il giorno 3 del mese venturo il mondo cattolico festeggerà il XXV anniversario della sua Coronazione. Dei 263 Papi , che ereditarono da San Pietro le somme Chiavi, Leone XIII è, dopo Pio IX, il solo che abbia raggiunto sì lungo Pontificato. E quale Pontificato!

Nei tempi difficili sedettero sulla Cattedra Apostolica Papi provvidenziali, che per la loro singolare potenza d'intelletto ed abilità d'azione, superarono con l'aiuto di Dio ogni difficoltà e riportarono vittorie. E così fu, quando, venticinque anni fa, mentre l'ora sembrava più fosca per la Chiesa, Gioacchino Pecci fu proclamato Sommo Pontefice. Ed oggi il Papato vive, regna e trionfa; è riconosciuto come il primo e più grande potere morale del inondo, occupa i pensieri degli uomini e commuove popoli e governi. Leone XIII - come dimostra in un bel discorso Mons. Ireland, Arcivescovo di S. Paolo negli Stati Uniti - è il Pontefice del suo tempo.

Chi non ammira il progresso dell'età nostra? E Leone benedice il progresso in tutte le sue manifestazioni. In nulla che innalzi l'uomo, che edifichi in lui la vita morale ed intellettuale, che migliori le sue condizioni sociali , resta estraneo Leone. Arte, letteratura , esposizioni industriali, crociate antischiavistiche e tutte le questioni involgenti la fede e i costumi occupano l'attenzione di sì gran Pontefice: cosicchè il compendio dei suoi atti, già abbraccia ogni umano bisogno, ed ogni umana attività in quest'epoca di febbrile progresso. I paesi più remoti sentono l'influsso del suo zelo: dovunque si creano gerarchie, si fondano nuove missioni, s'istituiscono nuove Università e uomini di genio sono ricercati per occuparvi le cattedre, mentre si tentano tutti i mezzi per ricondurre il gregge scismatico all'ovile.

Com'Egli sia capace di compiere tante cose, non si può umanamente comprendere. Dall'alba alla notte Egli lavora. Le ore di riposo son poche; quelle di sollievo quasi nulle. I pubblici doveri gli occupano la più gran parte del giorno, e compiuti questi, Egli rientra nel suo studio al lavoro. O Pontefice veramente ammirabile, e da paragonarsi con pochi!

Il cielo compia i Vostri voti magnanimi , o beatissimo Padre, e la Vostra mano paterna si alzi ancora per molti anni a benedirci.

Il Card. Lucido Maria Parocchi

Vice=cancelliere dì S. R. Chiesa e Protettore della nostra Pia Società

LA mattina del 15 gennaio una dolorosa notizia si diffuse per Roma, e di là sulle ali del telegrafo, si propagò in ogni parte del mondo. Questa notte, alle due, è morto il Card. Parocchi! E ovunque si destò un sincero rimpianto. L'Eminentissimo era uno dei membri più stìmati del S. Collegio e vantava in ogni partito sinceri ammiratori. La vastità e la lucidezza della mente , la versatilità dell' inesauribile ingegno, la coltura mirabile e sterminata, la parola facile e scultoria non erano le sole sue doti : aveva pure un cuore di padre. Il numero immenso degli istituti di cui era protettore potrebbe solennemente proclamarlo; e noi, che dall'aprile 1886 (dobbiamo dirlo con ricoscenza) fummo l'oggetto speciale delamor suo , straziati per la sua morte improvvisa, non sappiamo rasciugare il pianto. Il pensiero che il nostro Card. Protettore continuerà a sostenerci , insieme con D. Bosco, dal paradiso, ci è senza dubbio di grande conforto; ma sentiamo il vuoto della sua irreparabile perdita. Da qualche anno la sua salute andava deperendo. Il povero Cardinale si era curvato della persona, invecchiato; ed anche l'occhio perdeva la vivacità di una volta. E tuttavia la morte è venuta improvvisa. Ei soffriva da lungo tempo di catarro bronchiale ; ma nessuno avrebbe pensato, che il leggero attacco d'influenza, che lo colse ai primi di gennaio, complicandosi per questo vecchio incomodo, dovesse avere una conseguenza così funesta. Egli si è spento in poche ore, quando l'allarme di un'imminente catastrofe non si era diffusa all'infuori della ristrettissima cerchia degli intimi. L'impressione è stata, anche per questo, assai dolorosa. Tutta Roma rimase commossa, e il Papa ne fu addoloratissimo.

Lucìdo Maria Parocchi nacque a Mantova il 13 agosto 1833. Vestì l'abito ecclesiastico a 14 anni e, terminati con esito promettentissimo i suoi studi in Roma all'Università Gregoriana, fu ordinato sacerdote nel 1856. Laureatosi in Teologia ed in ambe le leggi, tornò alla città natale; dove fu dapprima professore in Seminario, insegnando teologia morale, diritto canonico e storia della Chiesa; indi parroco dei SS. Gervasio e Protasio. Studioso e di mente acuta, fin dai primi anni di vita sacerdotale si acquistò bella fama di dotto e facondo oratore e le sue conferenze contro il protestantesimo ed il sazio- r nalismo, ricorderanno il suo nome. Pio IX, apprezzando le doti di lui, lo nominò suo Prelato, domestico, poi nel 1871 Vescovo di Pavia e, dopo sei anni Arcivescovo di Bologna. La fermezza del nuovo Arcivescovo richiamò l'attenzione del vecchio Pontefice, che  nel concistoro del 23 giugno 1877 lo volle crear Cardinale. Il Parocchi non aveva allora r'' che 44 anni. Chiamato a Roma ed assunto piu tardi dalla fiducia di S. S. Leone XIII ~~ all'importantissimo officio di Card. Vicario, occupò quel posto per lunghi anni, acquistandosi nel governo della Chiesa di Roma molte e larghe simpatie. Il suo modesto appartamento era frequentato non solo dagli ecclesiastici e da quei laici che vi si recano per abituale pratica d'affari, ma da molti e molti che in casi difficili ricorrevano a Lui r come ad un consigliere, e da molti altri, che il fascino della sua parola e della vasta coltura attraeva irresistibilmente. Egli accoglieva tutti con quella sua cortesia improntata ~~ sovente a vivo affetto, sempre a premura, e passava dal più faticoso discorso d'affari alla geniale conversazione sui temi più svariati, scientifici, artistici e letterari.   Una spiccata caratteristica dell'Eminentissimo Parocchi, come nota l'Osservatore Cattolico , fu l'amore poi giovani. Gli studenti cattolici dell'Università di Roma erano tra i più assidui e bene accolti frequentatori della sua anticamera : ed egli prendeva interesse ai loro studi, alle lezioni dei professori di filosofia e di lettere, e li rimandava ammirati del suo cuore e del suo intelletto. Alcune volte egli faceva di più : e si occupava della vita quotidiana dei giovani studenti a lui raccomandati da qualche sacerdote di provincia come avrebbe fatto un padre.   Ritiratosi in questi ultimi anni dall'alta carica e nominato Vice-Cancelliere di Santa Romana Chiesa , divise la sua attività fra gli studi ed il molteplice lavoro della Cancelleria e delle numerose Congregazioni cui apparteneva. Passato all'Ordine dei Vescovi colla Sede di Albano nel concistoro del 24 maggio 1894, in quello del 30 novembre 1896 optò alle sedi suburbicarie di Porto e Santa Rufina. Il 13 ottobre 1901, nella massima modestia, festeggiava il suo giubileo cardinalizio nella villa d'Aspra Sabina, fra gli alunni del Seminario Lombardo, di cui era pure Protettore.

Fra le molte cariche, che Egli ora occupava, ricordiamo pur quelle di Sotto-decano  del S. Collegio, di Commendatario di S. Lorenzo in Damaso, Segretario della S. Inquisizione, Presidente della Commissione cardinalizia per la nomina dei Vescovi e dell'Accademia di religione cattolica e membro di molte sacre congregazioni.

Recentemente era stato nominato Presidente della Commissione per gli studi biblici, che avrebbe avuto in lui un aiuto ed una guida preziosissima. Ma il Signore lo chiamò a sè, per dargli il premio di tanto suo lavoro a vantaggio della Chiesa Cattolica.

Se le fatiche del Sacro ministero e la moltiplicità dei suoi importanti uffici non gli avessero impedito di attendere esclusivamente agli studi, il Parocchi sarebbe stato il gran filosofo che ci avrebbe dato la Somma dei tempi moderni.   

Noi c'inchiniamo riverenti innanzi alla venerata sua salma, e, ricordando le continue benemerenze del grande estinto per tutte le opere nostre, invitiamo i Cooperatori e le Cooperatrici ad abbondar di suffragi coll'anima sua. Noi serberemo di Lui eterna e soave memoria.

PAGINA INTIMA

Per il 20 febbraio.

ANDIAMO il nostro riverente saluto alla desiata alba di questo giorno tanto sospirato, annunziatore lietissimo di un avvvenimento che a caratteri d'oro sarà registrato nelle pagine immortali della Chiesa. In quel giorno il grande Vegliardo del Vaticano , Colui, che , Vicario di Gesù Cristo in terra regge e governa le nostre coscienze, il Padre nostro comune, il Principe della pace, il sapientissimo Leone XIII compie l'anno XXV del suo glorioso pontificato e ne incomincia il XXVI, per continuare a diffondere sopra di noi , e su tutti gli amati suoi figli, quei benefici spirituali e materiali dei quali ci è stato largo finora e che meritamente gli hanno conquistata la stima e la venerazione dei popoli.

E noi lo desideriamo questo giorno memorabile per avere in esso nuova propizia occasione di manifestar al grande Pontefice gli illimitati sensi di nostra gratitudine e riconoscenza per le sue amorose finezze prodigate in modo particolare ai figli di D. Bosco ed ai membri tutti della nostra pia Unione. E questo nostro amore e riconoscenza al Papa abbia la sua manifestazione pratica in una solenne Comunione generale per il Papa.

Procurate perciò , o zelanti direttori e decurioni nostri, di animare tutti i Cooperatori e le Cooperatrici da voi dipendenti a questo grande atto, affinchè dal 20 febbraio prossimo al 3 marzo, tutti i Cooperatori di' D. Bosco, genuflessi appiè degli altari, formino un cuor solo in amare Gesù Cristo ed il suo Vicario in terra. Sarebbe pure desiderabile (e noi ve lo raccomandiamo vivamente) che per detto giorno , oppure per una delle seguenti domeniche, si prepari un po' di funzione religiosa per il canto di un solenne Te Deum di ringraziamento. Questo cose si possono facilmente mettere in esecuzione con un po' di buona volontà e di amore pel Papa.

*

Ai piccoli sottoscrittori dell'Obolo di S. Pietro.

A voi tutti che avete risposto all'appello del Successore di D. Bosco per l'Omaggio giovanile al Papa nell'anno del Suo Pontificale Giubileo, rivolgiamo ancora una breve parola per dirvi quanto Leone XIII sia stato contento del vostro figliale attestato d'amore per Lui e quanto Egli vi ami.

Quando, nell'indimenticabile udienza del 5 gennaio, i giovani scelti a vostri rappresentanti, offersero al Santo Padre i due Albums contenenti le vostre firme, Egli tutto sorridente e con paterna tenerezza , ponendo la sua destra sugli aperti volumi

- Dite, dite voi, chiese loro, quante firme contengono...

- Quasi 70,000, Santo Padre - rispose un Superiore per i giovani che all'inaspettata domanda erano rimasti di stucco - ma avrebbero potuto essere assai più numerose se...

- Bene, bene, interruppe il Papa, sono contento... E l'interruzione venne a proposito perchè altrimenti l'avremmo detta grossa, che, cioè, si sarebbe potuto superare di molto le 100,000 firme se tutti i giovani dei nostri Oratori, Ospizi e Collegi, tanto maschili che femminili, si fossero maggiormente impegnati a promuovere fra i loro compagni questa geniale sottoscrizione per il Papa !... Tanto più che noi, per un anno intiero, non ci siamo mai stancati, come i vostri Superiori ne possono far fede, dall'eccitare tutti, con articoli, circolari ed anche con lettere private, a rispondere all'appello del nostro Superiore Maggiore.

Ciònonostante il Papa si dichiarò contento e benedisse tutti, anche quelli che mancarono all'appello, perchè il magnanimo suo cuore quando concede qualche favore non è uso a fare restrizioni. Tuttavia le sue carezze, i suoi favori singolari contenuti nell'apostolica benedizione sono per voi piccoli sottoscrittori dell'Omaggio , e l'Augusto Vegliardo del Vaticano l'ha voluto apertamente dichiarare con dare una particolare udienza ai vostri rappresentanti e colmarli d'ogni più squisita delicatezza. Oh ! se aveste veduto con quanto rara predilezione il Santo Padre trattò i vostri compagni ! Il vivo suo sguardo era continuamente sopra di essi per quasi imprimersi ben bene in mente la loro immagine, e la sua S. Mano a tutti fu prodiga di ripetute carezze mentre toccava e benediceva gli oggetti di devozione a tal uopo recati ai suoi piedi. Col nostro Superiore e con noi parlò con enfasi del bene che si fa alla gioventù cogli Oratori festivi e della ognor crescente necessità di educarla cristianamente. Ogni parola del Vicario di Cristo, era una continua manifestazione d'amore per la gioventù che aveva preso parte all'Omaggio.

Ben fortunati quindi siete voi tutti che meritaste le carezze e l'amore d'un tanto Padre ! Bravi ! Ricordatevi sempre con memore affetto del Papa e lt fiamma d'amor figliale verso di Lui, sviluppata dall'Omaggio nei vostri cuori giovanili, coll'andar degli anni cresca sempre più vigorosa e tenace.

In alto mare!

IL caro nostro missionario D. Paolo Valle partito nell'ultima spedizione ci scrive, in data 9 dicembre scorso : « Mentre di fuori fremono i flutti ed il fiero « Leone XIII (1)» nella robusta sua serenità spezza impavido i furenti marosi, simile a quel Grande da cui prende il nome, le voglio dar notizia di un fatto che ier sera attirò l'attenzione di tutto l'equipaggio.

Qui sospesi fra l'altezza dei cieli e la profondità dei mari, ancor ripieni delle dolci impressioni estreme che ci lasciarono i ridenti panorami della Liguria, mentre la notte e la distanza ci avevano tolta la vista di pur una piccola striscia di terra , noi eravamo col cuore in mezzo ai nostri fratelli di Europa , inneggianti alla Vergine Immacolata , la grande Ausiliatrice dei Missionari... E noi pure volevamo con loro sciogliere il nostro canto alla grande Regina, tutta bella, tutta pura, tutta santa   Per gentile accondiscendenza del sig. Capitano , cui per mezzo del maggiordomo avevamo esposto modestamente il nostro desiderio, fu messa a nostra disposizione la più bella sala di 1a classe, fornita di pianoforte e addobbata con gran lusso. Il tempo era bellissimo : di fuori la luna mandava i suoi sfavillanti raggi sulle onde spumose che facevano ala al piroscafo ; ed i passeggeri usciti tutti in coperta contemplavano il sereno incantevole, quasi perenne privilegio della costa di Nizza e di Liguria.

» Alla nostra modesta serata avevamo timidamente invitato Mons. Placido Luigi Chapelle , arcivescovo di Nuova Orleans, che parla assai bene l'italiano e lo comprende meglio. Il venerando Presule, che ha una vecchia simpatia per i figli di D. Bosco, accettò subito l'invito ed alle otto precise egli entrava nella sala salutato da una suonata di pianoforte. A destra e a sinistra gli facevano corona i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice; il Segretario gli sedeva allato, e noi imperterriti incominciammo la nostra accademia con un discorsetto d'occasione che tutti ci commosse. Era un parallelo fra noi, pellegrini del mare, ed i nostri fratelli dell'Oratorio e delle diverse Case salesiane. Seguirono poscia prose brillanti, versi armoniosi e dolcissimi canti...

» La sala illuminata con lampade elettriche aveva preso un aspetto pittoresco : i passeggieri un dopo l'altro entravano, osservavano stupefatti e si fermavano con noi. A metà l'accademia più nessuno osservava il sereno, più nessuno si curava dei riflessi della luna. La sala, le scale , le cabine adiacenti, gli atrii, i finestrini erano gremiti di spettatori. Tutta la vita era attorno a quel piccolo gruppo di preti e e di suore inneggianti alla loro Augusta Matrona. Le persone dell'ufficialità, moltissime del servizio erano là, con l'occhio sbarrato come dinanzi ad una celeste visione: più d'uno piangeva. Quasi tutti erano spagnuoli, eppure come mostravano diletto nell'udir la dolce armonia del verso italiano, com'erano estasiati ai canti celesti delle Figlie di Maria Ausiliatrice ! Quasi per tutti erano cose non mai viste : per noi poi era una nuova poesia in cui ai dati della fantasia partecipavano le dolci rimembranze dell'ultimo addio, di Maria Ausiliatrice, dei Superiori !...

» L' accademia riuscì superiore ad ogni nostra aspettazione. Mons. Chapelle rivolse in italiano parole d'elogio per la felice idea e per la splendida riuscita. Mostrò di amare grandemente i figli di Don Bosco , e di comprendere il sacrifizio che fanno , quasi inconsciamente nel fior della loro giovinezza, quando più bella sorride la vita con le fulgide speranze dell'avvenire. Prima di ritirarsi ci benedisse tutti, e lasciò che gli baciassimo l'anello, il che fecero pure gli altri viaggiatori che si trovavano nella sala.

» Il canto dell'Ave Maris Stella, alternato fra le voci virili dei Salesiani e le argentine delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fu il colpo estremo di tenerezza che fini per commuovere tutti, tutti, anche le onde del golfo del Leone in cui stavamo per entrare : e quei cavalloni, altre volte furibondi, si placarono al saluto propizio sollevato alla Stella del mare da poche anime piene di amor di Dio e del prossimo, disposte al sacrifizio dei proprii giorni, per portare altrui la luce, la verità, la vita e la pace di Gesù Cristo... »

(1) È il nome del Piroscafo.

Il nostro lavoro.

Ux buon Cooperatore ci scrive : « Plaudo all'iniziativa della Pagina intima che con la rubrica il nostro lavoro può rendere pratica ed efficace l'azione Salesiana fra i membri della nostra pia Unione». Ringraziando l'autore di queste cortesi espressioni, l'assicuriamo che tale è il nostro intento nel vergare queste linee, ma vorremmo che i nostri intimi ci venissero in aiuto con suggerimenti, proposte e consigli suggeriti loro dalla propria esperienza. Così facendo, il nostro Bollettino diverrà realmente il vade mecum dal quale ciascun Cooperatore potrà attingere sempre nuovi eccitamenti, nuovi indirizzi e nuovi modi d'azione salesiana.

Lo scorso mese abbiamo accennato ad alcuni mezzi per sviluppare e sostenere le vocazioni ecclesiastiche e religiose e sappiamo che varie famiglie, desiderose di concorrere alla formazione d'un sacerdote, si ascrissero all' Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni ecclesiastiche (1). Ma noi avremmo voluto qualche cosa di più, che, cioè, i nostri Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici, si fossero dati attorno a far conoscere quest'Opera così opportuna ai nostri tempi presso i Cooperatori e le Cooperatrici da loro dipendenti eccitandoli a darvi il nome e l'obolo stabilito. Cooperare alla cultura delle vocazioni ecclesiastiche fa parte del lavoro assegnatoci dal nostro duce: la sua voce non deve cadere in terreno arido e voi tutti, Cooperatori e Cooperatrici, lo diciamo schiettamente, qualche cosa dovete fare per compiere questo vostro dovere. In Italia, per esempio, vi sono circa 80.000 Cooperatori che ricevono il Bollettino ora se tutti si impegnassero a metter da parte quei due soldi mensili per l'Opera di Maria Ausiliatrice, anticipandoli con dare un franco una volta l'anno, si avrebbe tosto una discreta somma per far studiare tanti poveri giovani, che, sentendosi chiamati al sacerdozio, sono in aspettativa che la Provvidenza loro apra la via per il compimento del loro ideale. In tutte le cose l'unione fa la forza, e con l'unione di tutti i nostri Cooperatori le vocazioni ecclesiastiche fiorirebbero in modo mirabile. Coraggio adunque ! Nessuno si ritiri dall'ascoltare la voce del nostro capo, e voi, o benemeriti Direttori, Decurioni e Zelatori datevi attorno a raccogliere le sottoscrizioni all'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni Sacerdotali. I nostri istituti e le nostre Missioni abbisognano grandemente di personale per compiere il bene che da loro si ripromette la Chiesa e la Società: vitale è quindi il lavoro che tende all' accrescimento delle nostre forze, e voi, o benemeriti, dovete compierlo prima d'ogni altro.

(1) Chiedere programma e schede, alla Direzione del Bollettino, via Cottolengo, 32 - Torino.

Omaggio e congratulazioni.

IL nostro riverente omaggio e le vivissime nostre congratulazioni siano primieramente per il nuovo Vescovo Ausiliare dell'E.mo Cardinale di Milano, Mons. Federico Sala, nostro ottimo e zelante Cooperatore. La sua elevazione all'Episcopato ci riempie di gioia, e noi di tutto cuore, con pienezza d'affetto, ci uniamo ai figli di S. Ambrogio per proclamare a tutto il inondo che Leone XIII non avrebbe potuto fare regalo più caro, specie per i nostri Istituti della Lombardia che acquistano in Lui un novello Padre ed un fido consigliere. Noi, che abbiamo avuto la fortuna di averlo per un anno a maestro delle sacre discipline nel Seminario Maggiore di Milano, non abbiamo bisogno di prove per dichiararlo educatore modello e pastore esemplare, doti che in Lui sono una seconda natura e lo portano naturalmente a prediligere quelli che al grave compito dell'educazione si sono consacrati. Nulla diciamo del suo spirito eminentemente equilibrato, del suo profondo sapere, della sua soda pietà e grandezza d'animo perchè basta avvicinarlo pur una sol volta per riscontrare queste nobili doti in ogni minimo atto della sua vita. Al venerando Maestro, al novello Presule le nostre umili congratulazioni, mentre gli preghiamo dal cielo vita lunga e prosperosa che gli consenta di esplicare per molti anni ancora l'opera sua a benefizio della Chiesa di Ambrogio e di Carlo ed a sostegno delle Opere Salesiane colà stabilite.

Congratulazioni cordiali inviamo pure all'egregio Teol. Bernardo Arato, che per singolari meriti di Sacerdote venne testè dall' E.mo Card. Richelmy nominato Vicario Foraneo di Cavour e con Breve pontificio insignito -del titolo di Cameriere Segreto di Sua S. con diritto di portare l'abito pavonazzo. Monsignor Arato è il centro dei nostri Cooperatori di Cavoùr e zelante propagatore delle Letture Cattoliche per le quali scrive pure operette utilissime. A lui le nostre sincere congratulazioni e vivissime grazie.

Il 3°congresso dei Cooperatori Salesiani.

SIAMO lieti di annunziare che alcuni nostri zelanti Cooperatori Torinesi, ottenuta l'approvazione del nostro venerato Superiore, si costituirono in Comitato per promuovere sul prossimo maggio nell'occasione delle feste dell'Ausiliatrice, il 3° Congresso Internazionale dei nostri Cooperatori. La notizia di questo futuro Congresso venne da D. Rua comunicata al Santo Padre nella magnifica, affettuosissima udienza del 5 gennaio, il quale benedisse di tutto cuore e particolarmente i lavori preparatori del Congresso. Il Comitato tenne già adunanza il 2 febbraio e noi ci riserbiamo di parlarne diffusamente nel prossimo numero. Intanto, mentre ci auguriamo uno splendido esito da questa nuova manifestazione dell' azione salesiana in mezzo ai popoli, invitiamo tutti i nostri Direttori e Decurioni a volersi fin d'ora preparare a corrispondere con ogni mezzo possibile agli inviti e alle deliberazioni pratiche che detteranno i promotori di questo fausto avvenimento. L'unità di lavoro e di intenzione costituiscono la nota pratica della vita Salesiana.

Un caro periodico.

LA nostra Scuola tipografica di Firenze ha ripreso la pubblicazione del periodico « La Sacra famiglia ». Noi ne salutiamo con gioia la ricomparsa e lo raccomandiamo caldamente ai nostri Cooperatori specie di Toscana, perche (per far nostro le parole del Veneratissimo Arcivescovo di Firenze) questo periodico continuerà ad esser l'organo delle Opere Salesiane in Toscana e in Firenze, ove i figli di D. Bosco già si resero tanto benemeriti della gioventù, e zelerà in special modo l'erezione della nuova Chiesa nel popoloso quartiere di S. Salvi, che tanto ne abbisogna... Questo caro periodico esce una volta al mese in veste elegante e con articoli del venerando Augusto Conti, dell' Alfani, di Eliseo Battaglia e di altri celebri scrittori fiorentini. Dovrebbe entrare in tutte le famiglie. L'abbonamento annuo è di L. 2. - Rivolgersi alla Direzione : Via Fra Angelico, 16 - Firenze.

LA PAROLA DEL PAPA

Per scongiurare un grave pericolo

BEN persuasi che tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici veggono nel matrimonio cristiano un sacramento indissolubile, non abbiamo mai trattato di questo punto vitale della dottrina cattolica, tanto più che l'argomento viene in questi giorni presentato sotto tutti i suoi aspetti dagli Eccellentissimi Pastori delle anime e dai giornali cattolici che, quali sentinelle avanzate, gridano quotidianamente contro il gravissimo pericolo che sovrasta alla famiglia per la legge del divorzio. Tuttavia in questi momenti, in cui il pericolo è maggiore ed imminente, stimiamo opportuno e necessario che anche i nostri lettori sentano una voce autorevole in proposito, e noi meglio non sapremmo farlo che regalando loro a meditare la nobilissima allocuzione pronunziata il 16 dicembre 1901 dal Santo Padre Leone XIII contro il divorzio. Eccola in tutta la sua integrità:

« Venerabili fratelli,

« Vorremmo di più liete cose parlarvi; ma all'incontro siamo spinti e quasi costretti dalle circostanze a parteciparvi le amarezze, per cagion delle quali ci si volge in continua pena quest'ultimo scorcio di vita. Vi hanno infatti qua e là molte e non lievi cagioni d'inquietudine per gli interessi cattolici. Non intendiamo designarle una ad una ; ma vi è uno speciale pericolo, interno e domestico, su cui per niun conto Noi dobbiamo tacere. Questo forse adunque in Italia, fra tante indegnità di Rivoluzioni, mancava, che neppur più fosse sicura la santità de' coniugi, fino ad oggi risparmiata dalle civili procelle?

» Se qualche autorità alla vecchiaia si serba, se giusta importanza si dà all'apostolica voce, se un po' di valore infine ha il paterno affetto per la comune patria, Noi non solo ammoniamo, ma scongiuriamo tutti quelli, dalla cui deliberazione dipende la legge presentata sul Divorzio, per tutto ciò che hanno di caro e di sacro, a desistere dall'impresa. Non ricusino di avvertire e considerar seriamente, come sia santo, indivisibile, perpetuo per diritto divino il vincolo maritale dei cristiani ; e come tal diritto non possa mai, nè per alcuna umana legge, subire nè abrogazione nè deroga. Voler ridurre le nozze cristiane a cose che per diritto civile si contraggono e si risolvono, è grande e pernicioso errore.

» Ed invero, il Redentore e restauratore dell'umana natura , Gesù Cristo Figlio di Dio, abolita l'usanza del ripudio, alla forza e ragione antica, da Dio stesso fin da principio autorevolmente costituita, richiamò il matrimonio : ed elevatolo a dignità e virtù di sacramento, lo sottrasse dal genere dei comuni contratti e dall'impero della potestà civile , ed anzi, della stessa potestà ecclesiastica. Per gli effetti delle nozze in ordine agli interessi civili, disponga pure il potere del governo ; ma l'andar oltre è vietato dal volere di Dio.

» Ogni legge adunque che ratifichi i divorzi, è iniqua, è apertamente ingiuriosa a Dio creatore e legislatore supremo: laonde può dar luogo ad adulterina unione, non a giusto coniugio. S'accresce la colpa dal fatto, che il contenere i divorzi in confini previsti, è così difficile in pratica, come fermare a metà le fiamme di ardentissime passioni.

» Invano poi si cerca suffragio da stranieri esempi, in cosa indubbiamente scellerata: la moltitudine degli erranti potrà mai scemare o scusare i peccati d'alcuno? Tanto più, che mai non si accolse nelle leggi il divorzio, senzachè abbia sempre fortemente reclamato e colla opposizione dell'autorità sua resistito, dovunque il potè, custode e vindice del divino diritto, la Chiesa. Nè osi alcuno sperare, che oggi men che in passato sia essa memore del suo dovere. In niun modo connivente, non si acquieterà, non sosterrà remissivamente l'ingiuria fatta a Dio ed a lei stessa.

» In questa iniquità è racchiusa una orribile fonte di mali; e perciò fra quegli stessi uomini che non accettano in tutto le cattoliche istituzioni, o che nessuna ne accettano, molti tuttavia è dato vederne, che, mossi dalla ragione del pubblico bene, dottamente e animosamente propugnano l'indissolubilità del matrimonio.

» Stabilito, infatti, esser lecita la rescissione del vincolo materiale, si travolge per legge la costante e stabile natura del matrimonio ; onde vengono per rapido pendìo quelle conseguenze che Noi stessi altra volta deplorammo : indebolirsi da ambe le parti lo scambievole affetto, sorgere perniciosi eccitamenti alla infedeltà, mettersi in pericolo la tutela e l'educazione dei figli, fomentarsi germi di dissidii tra le famiglie, perturbarsi radicalmente tutte le cose e ridursi a sommo avvilimento la condizione della donna.

» E poichè tanto la prosperità della società domestica, quanto le stesse forze dei governi si avvalorano dai buoni costumi, e precipitano se corrotti, è facile intendere quanto siano e nell'ordine privato e nel pubblico calamitosi i divorzii, come quelli che, partendo dallo scadere dei costumi popolari, portano ordinariamente a sconfinata licenza.

» Volgendo la mente a siffatti pericoli, agevolmente può comprendersi qual sia la Nostra ansietà, specialmente pel fatto che tanto meno meritevoli di sì grande calamità sono le nostre popolazioni, inquantochè la gran maggioranza di esse con affetto e fedeltà, per divina merce, conserva i costumi e gli insegnamenti cattolici, sull'esempio dei padri e dei maggiori. Nutriamo tuttavia speranza che a migliori consigli verranno finalmente quelli che debbono deliberare sul proposto disegno. Imperocchè sebbene siano travolti dall'ardore delle passioni politiche, non hanno però chiuse le orecchie alla religione avita, nè hanno affatto abbandonato quel senno e quella prudenza di governo che da natura è data agli ingegni degli italiani.

» Uniti con Noi d'animo, sforzatevi, Ven. Fratelli, di ottenere da Dio Onnipotente che una Nazione arricchita da tanti doni di sua bontà Egli voglia in sì difficili tempi benignamente proteggere. »

Per le figlie di Maria Immacolata

La Signorina Lorenzina Mazé de la Roche ci prega di avvertire tutte le persone interessate che rimetterà personalmente al Papa tutte le offerte che già le pervennero e che le perverranno fino a tutto giugno prossimo come adesione al Pellegrinaggio internazionale delle Figlie di Maria per festeggiare il Giubileo Papale. Anche i nomi delle donatrici saranno ancora inscritti nello splendido Album già offerto al Papa il 9 ottobre scorso.

Infine, tra tutte le nuove oblatrici, saranno sorteggiati alcuni ricchi oggetti religiosi benedetti da S. S. fra cui un artistica miniatura raffigurante la Madonna del Buon Consiglio ed un prezioso rosario in pietre dure legato in oro. Per tutto rivolgersi alla suddetta signorina, Corso Vinzaglio, 25, Torino.

IL RAPPRESENTANTE DEL SUCCESSORE DI DON BOSCO IN AMERICA

(Relazione del Sac. Calogero Gusmano*)

Da Guaratinguetà a Juiz de Fora.

Da Guarantiquetà partimmo verso mezzanotte facendo il médesimo cammino del compianto Mons. Lasagna nell'ultimo suo viaggio. L'oscurità della notte, il silenzio che regnava intorno, tutto serviva a richiamare mestamente il nostro pensiero al triste avvenimento ed ai particolari che l'accompagnarono. Qui, pensavamo nel salire in treno, un uomo dall'aspetto sinistro, dopo aver squadrato tutti quanti i Salesiani e le Suore mentre prendevano posto nel carrozzone, meravigliato che non vi fosse D. Domenico Albanello, ne chiese a voce bassa il perchè ad un impiegato. E siccome questi gli rispose, che il sacerdote era partito il giorno innanzi, lo sconosciuto soggiunse : « Egli ha agito da furbo, ma non importa: non la sfuggirà!» A Ouro Preto ci ricordammo del non casuale collocamento del carrozzone per i missionari quasi immediatamente dopo la macchina, e delle inutili proteste di D. Albanello che colà attendeva Monsignore. A Juiz de Fora ci si presentò alla fantasia la gazarra che i giovinastri colà assembrati fecero intorno alle Suore e la minaccia misteriosa: « Tra poco vedrete ! » E di lì in poi rinnovammo in noi stessi quasi istante per istante l'approssimarsi e lo svolgersi della catastrofe : i fischi ripetuti della locomotiva, lo sporgere il capo che fece Monsignore dallo sportello, il buttarsi d'un uomo dalla macchina a terra, lo sforzo inutile dei macchinisti per evitare il disastro, il grido del Vescovo : « Mio Dio, uno scontro! Maria Ausiliatrice, salvateci ! » e l'urtarsi dei treni e l'accavalcarsi dei carrozzoni che sfascia le pareti, spazza i sedili, schiaccia le persone, arrestandosi ad un mezzo metro di distanza da D. Albanello e D. Zatti, ai cui piedi vengono a cadere un Salesiano ed una Suora nuotanti in un lago di sangue, mentre il Vescovo colla testa appoggiata al finestrino e il petto schiacciato resta cadavere, stretto fra le pareti dei due carrozzoni. Abbiamo voluto vedere il luogo preciso dell'incontro dei due treni, la stanza dove furono ricoverati i cadaveri ed i feriti, ed i PP. Redentoristi con isquisita gentilezza ci accompagnarono dovunque. Vive ancora in quella Comunità il P. Mattia, che per le nostre povere vittime ebbe cure materne. Iddio certo lo rimunererà Lui condegnamente, ma D. Albera volle ringraziarlo in pubblico con poche parole a nome della Società Salesiana. Dio dispose che i patimenti, le lotte, le persecuzioni di questo nostro campione fossero sigillate nel sangue, perchè l'anima sua, più candida e ricca di meriti, lo godesse nel cielo, e forse anche per mettere in noi pure la disposizione a soffrire tutto purchè il regno di G. C. si dilati e da per tutto trionfi, col suo , amore, la vera felicità.

Da Quro Preto a Cachoeira do Campo.

Questo viaggio si fa quasi interamente a cavallo: la ferrovia arriva solo ad Henrique Hargreaves distante un'ora da Ouro Preto, e fondata appositamente dal governo per facilitare la fabbrica del nostro Collegio. Trovammo colà D. Minguzzi Domenico e un altro confratello coi necessari cavalli; e di più una quarantina di benevoli venuti incontro al Rappresentante di D. Rua, cui di continuo si aggiunsero altri ed altri fino alla nostra casa. Questa sorge su di una piccola collina: ha forma quadrilatera a due piani con metri 87 per 80 di lato. Arrivammo in sull'imbrunire e quei signori ebbero la bontà di prender parte alla modesta refezione preparata per Don Albera. Ad un grazioso brindisi del direttore fecero seguito alcuni degli ospiti e quindi suoni e canti, per noi del tutto nuovi e originali. Quanto affetto per l'Opera Salesiana!

L'indomani ebbimo tempo a visitare la casa, ad ammirare le 20 e più ettare di terreno coltivato in modo così splendido da sembrar un giardino. Là vi è una vera scuola agricola: vigna, ortaggio, frutteto, grano, coltura di animali, esperimento di ogni sorta di concime strumenti adatti: tutto si trova! mancano solo le braccia... Il terreno no, di certo, perchè misura 4500 (quattromila cinquecento) ettari. Era una proprietà di D. Pietro II, la quale fu da lui ceduta quando venne esigliato, a patto che vi si erigesse una casa di educazione. Don Albera incoraggiò molto questa scuola agricola, perchè là i giovanetti non solo apprendono a lavorare, ma, quello che più importa, ad apprezzare l'agricoltura, che quando fosse praticamente stimata sarebbe la ricchezza del Brasile così ricco di territorio, ubertoso e tanto scarso di lavoratori. Il Collegio fu anche in quei giorni pareggiato e quest'anno si avrà un numero di alunni da non poterli forse neanco convenientemente alloggiare. Quando arrivammo noi, si era di vacanza e c'erano in casa quei 20 o 25 giovani che pure essendo dello Stato di Minas distano dal Collegio 20 e financo 30 giorni di cavallo ! Oh noi in Europa non conosciamo che cosa sia sacrificio per istruirci, quando si pensa a quelli cui debbono sobbarcarsi qui in America !

Leggevo di questi giorni quanta della nostra istituzione nel Brasile dice Mons. Viçoso, vescovo di Marianna nello Stato di Minas Geraes. Dopo aver lodato con entusiasmo la Società Salesiana e aver paragonato D. Bosco a S. Vincenzo de' Paoli, discerrendo della sua Diocesi ha le parole seguenti ch'io riporto testualmente tradotte. « Tra gli istituti del Brasile, due a noi parlano più da vicino; quello di Cachoeira do Campo e quello della città di Pontenova, entrambi recentemente fondati, l'uno e l'altro fiorenti e prosperosi. In quello i giovanetti compiono quasi le classi preparatorie e si abilitano nelle arti e nei mestieri per avere ciascuno un mezzo per vivere onestamente, libero da quella vita parassita tanto importuna come pregiudichevole alla società. In questo le ragazze apprendono con molto proposito le prime nozioni, tutti i lavori domestici e finalmente si perfezionano nelle materie del corso normale e ricevono il rispettivo diploma. »

» In tre anni, aiutati dalla patriottica Camera e dal zelante Governo dello Stato. trasformarono, nelle vicinanze del fiorente contado di Cachoeira do Campo, un mucchio di rovine dell'antico quartiere in uno stabilimento di educazione di prima classe. Là funzionano oggi regolarmente un corso completo di classi preparatorie e dii diverse officine. Nei dintorni del Collegio, in terreni fino allora creduti negativi a qualunque piantagione, si estendono magnifiche colture che costituiscono un vero campo di esperienza ed una vera scuola pratica di agricoltura, ove già si nota una grande piantagione di vigna e di alberi fruttiferi europei, come pure un grande vivaio per la creazione del baco da seta. Con impegno e diligenza sono perfezionate diverse razze di animali suini e vaccini ed i risultati finora ottenuti sono ammirabili. »

Ad Araras.

Si era già notificato il giorno del nostro arrivo e quindi non potevamo mancare; là non fu un ricevimento, ma un trionfo per D. Albera. La calca era immensa ; alla stazione stessa lo salutarono il Dr. Enrico Almeida, giudice locale e varii altri. D. Albera rispose brevemente, e poi tra l'onda del popolo ed una conseguente nuvola di polvere si dovette andare a piedi fino al nostro Collegio , impiegandovi una buona mezz'ora. Le vetture difficilmente avrebbero po tuto circolare, e poi il popolo voleva vedere il Visitatore dei Salesiani. I balconi stessi erano gremiti di persone che al passaggio del nostro Superiore si scoprivano riverentemente. A metà via cominciarono gli archi, splendidamente formati con foglie verdi, tempestati alcuni di fiori, altri d'iscrizioni, lavoro in gran parte dei nostri connazionali. Le bandiere che sventolavano erano in numero straordinario. Seppi poi che il Municipio non solo permise che si facessero per le vie i lavori che archi di tanta mole richiedevano ; ma volle concorrere ad imbandierarli. Araras abbonda di Veneti, e Don Albera fu a ringraziare qualcuno, esortandolo nello stesso tempo a conservare ed accrescere i buoni principii religiosi appresi in patria. D. Crippa, unico prete, e cappellano ancora delle Suore, in pochi mesi di fermata colà fece veramente mirabilia. Le scuole esterne sono frequentate da 70 giovani e 200 intervengono all'Oratorio festivo. La Guardia d'onore conta 290 associati; di più, in occasione dell'arrivo di D. Albera, si costituì il Circolo della gioventù cattolica, chiamato a fare un grande bene. Per ora i Soci non sono che cinquanta, ma cresceranno molto e in breve. L'accademia fu fatta all'aria libera per mancanza di posto;; parlarono tra gli altri il sullodato Giudice e l'Avv. Mario, entrambi giovani di principii cattolici, ammiratori dell'Opera del nostro buon Padre. Il medico Dott. Portugal diceva a Don Albera : « Prima non si poteva uscire per le vie senza assistere a scenaccie che facevano questi monelli; finanche nelle proprie case si era disturbati dal loro rumore... ora è tutt'altra cosa. Quel direttore. in poco tempo seppe guadagnarsi l'affetto e la simpatia di tutti. » Che funzione cara agli angioli del cielo non fu mai quella della mattina, in cui 50 giovanetti per la prima volta si accostarono a ricevere l'Agnello immacolato ! L'altare fu eretto sotto i portici ed il cortile servì di Chiesa; la stanza, che era stata adattata a questo scopo non era sufficiente. D. Crippa nutre fiducia che i brasiliani non si smentiranno, e che presto potrà ricoverare i tanti giovanetti nella modesta cappella attualmente in costruzione.

(Continua.)

GLI ORATORI FESTIVI

Lettera aperta agli amanti della gioventù

§ II. Origine degli Oratori festivi.

ABBozzato - così di volo - il primo punto, perchè i lettori del Bollettino sanno quasi tutti che cos'è in sostanza un Oratorio festivo - ed anche perchè da quello che verrò dicendo, ne assorgerà, lo spero, un concetto più completo di qualsiasi studiata definizione - passo a dir brevemente dell'origine di questi Oratorii.

La parola Oratorio presa nel senso più somigliante a quello delle adunanze di cui discorriamo, è notissima nella storia della Chiesa e risale , come tutti sanno, ai tempi di S. Carlo e di S. Filippo. Chi conosce la vita di quest'ultimo Santo e quella di Don Bosco, rimane ammirato ai molti luminosi punti di contatto fra i due grandi apostoli della gioventù. Ma, nè le adunanze divote di S. Filippo, ove accorrevano persone di ogni età e condizione (nobili e popolani, preti e religiosi, ed anche Vescovi e Cardinali) nè i catechismi così ben regolati, che salutano in S. Carlo il loro fondatore, ne le svariate Congregazioni giovanili, che prosperano rigogliose all'ombra di molti Istituti religiosi, hanno a che fare con la vera origine degli Oratori festivi. Questa istituzione è affatto nuova, originale, sorta circa la metà del secolo decimonono. Lo strumento di cui si servì la Divina Provvidenza, la quale previene così amorosamente gli speciali bisogni dei tempi, fu Don Bosco. Egli, ancor fanciullo, dimostrò un'attrattiva singolare per la gioventù: e come pei verdi campi di Castelnuovo trovò la sua delizia nel circondarsi di altri pastorelli per divertirli, far loro recitare le preghiere, dir qualche buona parola, così a Chieri, giovane studente , continuò a seguire l'impulso del cuore, e talmente si cattivò la stima di altri giovinetti, elio entrato poi egli in quel Seminario, andavan essi ogni giorno a trovarlo. Fatto sacerdote, alla vista di molti delinquenti minorenni e di tanti altri fanciulli, che vagando abbandonati per le vie e per le piazze dell'antica capitale del Piemonte crescevano irreligiosi e viziati, sentì ancor più forte quella voce arcana che lo invitava a prendersi cura dei giovanetti. Guardò la società d'allora, spinse lo sguardo nell'avvenire e ne intui i bisogni. Pianse nel vedere gli uomini - come se più non possedessero un'anima immortale - voltare indifferentemente le spalle alla Religione, e non cercare che i beni della terra. Si avvide che tutta l'educazione della gioventù si riduceva ad abilitarli a procacciarsi una bella posizione nella vita presente, senza alcun pensiero della vita futura. Come? pensava D. Bosco ; tutto pel corpo, nulla per l'anima? tutto pel mondo, nulla pel cielo?...

Come avvicinare dunque tanta gioventù? come attirarla al Sacerdote nei giorni festivi per ammaestrarla nei doveri religiosi? E pregava il Signore che gliene appianasse la via. E Iddio , che l'aveva destinato alla grande missione, gli aveva pur dato il segreto di guadagnare - talvolta anche con un solo sguardo - i giovani cuori. Infatti al solo vederlo, molti fanciulli presero ad amare quel giovane prete, cui finalmente Iddio mostrò, come in un quadro l'opera provvidenziale degli Oratorii. Don Bosco ne parlò coll'intimo consigliere D. Giuseppe Cafasso, e poi si recò ad esporre le sue ardentissime brame all'Arcivescovo. Il saggio Mons. Fransoni, vide che sulla fronte del giovane sacerdote splendeva il sigillo degli inviati di Dio, e gli fu largo di preziosi conforti.

Questo lavorio della grazia, così preciso come qui fu esposto, avveniva ancor prima del memorando 8 dicembre 1841. E D. Bosco continuando le varie sue occupazioni, aspettava che una voce dall'alto gli dicesse : Comincia !

E finalmente suonò questa voce, il giorno dell'Immacolata Concezione del 1841, quando quel poveretto di Bartolomeo Garelli veniva battuto malamente dal sagrestano di S. Francesco d'Assisi in Torino. Don Bosco appena ebbe deposti i sacri paramenti chiamò il giovane a sè, lo rasserenò e lo divertì con dolci maniere e con lepidi facezie; gl'insegnò il Segno di S. Croce e la prima risposta del Catechismo ; indi lo congedò facendosi promettere che sarebbe tornato la seguente domenica con altri compagni. E sono appunto le belle accoglienze i lieti trastulli e le istruzioni religiose adattate alle varie classi dei giovani oratoriani che costituiscono la natura degli Oratori festivi, omai diffusi in ogni parte del mondo dalla nostra Pia Società, che ha per primo articolo dei suoi statuti la missione degli Oratorii. Ecco la loro genuina origine.

Mons. Giacinto Rossi così conchiude lo stupendo elogio funebre del nostro fondatore: - Io non son artista, ma se lo fossi e avessi l'incarico di tramandare ai posteri con un monumento la memoria di questo mirabile prete, eccovi quale sarebbe il concetto. Metterei in alto la croce che è l'emblema dell'educazione cristiana, perchè è l'emblema divino del sacrifizio; ai suoi lati, a destra Maria Ausiliatrice che fu sempre il principale appoggio di Don Bosco, a sinistra il Salesio dal quale ricopiò la dolcezza e intitolò l'Istituto. Ai piedi della Croce lui ritto il grand'uomo che si tiene con una mano al divin trono e chiama coll'altra i giovani all'ombra dell'albero riparatore. Alla base del monumento poi il giovanetto Garelli in atto d'incidere sul ricordevole marmo le parole già scritte in tutti i cuori: A D. Giovanni Bosco, la Religione e la Chiesa riconoscenti.

Il fondatore degli Oratori festivi non potrebbe avere monumento migliore di quello ideato dal pio e dotto Vescovo domenicano.

D. Simplicio. (Continua)

LE NOZZE D'ARGENTO DELLE SCUOLE S. PAOLO DI SPEZIA

CoME abbiamo annunziato, nel dicembre u. s., compivasi l'anno ventesimoquinto della nostra fondazione di Spezia; e quegli antichi allievi con uno slancio superiore ad ogni encomio, colsero così bella occasione per tributare all'Opera Salesiana il pubblico e solenne omaggio della loro riconoscenza.

E vi riuscirono. Ad ognuno di loro, specie all'attivissimo Comitato, i nostri sentiti ringraziamenti.

Le feste cominciarono il 26 novembre; e, come abbiam rilevato da parecchi giornali, e udimmo dal nostro venerato Superiore Maggiore, che le volle onorare della sua presenza, le navate dell'artistico Santuario di N. Signora della Neve furono gremite per sei giorni da migliaia e migliaia di cittadini, avidi di assistere ai riti pontificali e di ascoltare - insieme con le classiche armonie del Cherubini, dell'Hache, del Gounod, del Beethowen e di altri buoni autori egregiamente eseguite dalla Schola cantorum dell'Istituto - gli eloquenti discorsi del dotto e pio Barnabita, l'illustre P. Giovanni Semeria. Fra la moltitudine dei fedeli si vedevano molte distinte ed autorevoli persone e splendevano le divise di moltissimi ufficiali della marina e dell'esercito , convenuti anch'essi alla festa del cuore.

Fu un vero trionfo della cara Madonna della Neve - chè è questo il dolce titolo, con cui da cinque secoli s'invoca la prodigiosa Effige, la quale, in addietro custodita in umile chiesuola in riva alla Lagora, regna oggi sovrana nel nostro monumentale Santuario -eretto su disegno del nobile architetto, il sig. Gius. Ferrari dei Conti d'Orsara. È consolante il constatare il grande risveglio di venerazione a questa cara Effige, dacchè con solenne processione, fra l'entusiasmo di un - popolo immenso venne, non sono ancor due anni, trasportata al nuovo Santuario.

Onorarono le feste del loro intervento le LL. E E. RR. Monsignor Giovanni Carli, Vescovo Diocesano, che ha per i figli di D. Bosco un affetto di padre, Mons. Angelo Fiorini, il simpatico Vescovo di Pontremoli, Mons. Bernardino Raganti, Vicario della Diocesi ed il Rev. Mons. Francesco Olcese, Protonotario Apostolico e condirettore dei nostri Cooperatori di San Pier d'Arena.

Il 30 dicembre fu poi una giornata indimenticabile. Gli antichi allievi, tornati in corpo alle care Scuole S. Paolo, dopo un'agape fraterna, vollero con una riuscitissima accademia, rinnovare pubblicamente l'espressione della loro riconoscenza. Fu un inno commovente a D. Bosco ed all'Opera sua. Vi pronunziarono applauditi discorsi l'Avv. Boracchia, il Marchese Malaspina e il Preposto Giuseppe Corona. Il Padre Semeria portò il saluto dei suoi confratelli, ed inneggiò all'Opera provvidenziale dei figli di D. Bosco, rilevando la spontaneità, colla quale essi provvedono ai bisogni del tempo, e la moltiplicità degli stessi bisogni a cui soddisfano; dalle scuole ai laboratori, dal convitto all'oratorio festivo, dai confini della patria a quelli delle più lontane regioni ove diffondono insieme la lingua di Dante ed il Vangelo di Cristo. Don Rua, vivamente commosso ringraziò i benefattori, mandò un mesto pensiero a quelli defunti, e ricordò le date più importanti dei cinque lustri passati. Conchiuse Mons. Fiorini con brillanti parole.

Sotto le arcate del Santuario risuona ancora il Te Deum, che solenne e commovente intonato dal nostro Superiore, fu cantato da Migliaia di cuori. La Spezia dando a questi festeggiamenti un'impronta di festa cittadina dimostrò in qual conto tenga il nostro Istituto; e noi ci auguriamo che esso, coll'aiuto dei buoni Cooperatori e la benedizione della Madonna della Neve, raddoppi i suoi frutti a benefizio della illustre e gentile città.

MISSIONI

PATAGONIA (Territ. del Neuquen).

Visita Pastorale e Missione di S. E. R.ma Monsignor Giovanni Cagliero. (1) Chos-Malal, 14 gennaio 1902.

In viaggio per Tricau-Malal. Il Curileo. - Sull'orlo del fiume. - Scorta d'onore. - Ingresso trionfale.

Mentre D. Milanesio e D. Matteo Gavotto predicavano nella vallata del fiume Malbarco, Monsignore col suo segretario, con D. Franchini e col catechista Sambernardo diede Missione a Tricau-Malal, villaggio abbastanza popolato, bagnato dal ruscello del medesimo nome, che ha sorgente fra il Thromen (montagna-nube) e la Cordigliera del Vento Il viaggiatore a questo punto si trova circondato da valli e gole di monti e coste di fiumi, ove abbondano piccole zone e superfici di terreno fertile, che i poveri montanini coltivano, ed irrigano con le acque tratte dai fiumi e ruscelli, che discendono dalle vicine montagne.

Queste gole di monti, come le vallate e le rive dei fiumi, coltivate con tanta industria e pazienza sono coperte da vaste praterie di alfalfares (campi di erba medica) , di grano turco , frumento e legumi, che unitamente ad una piccola mandra di pecore e di capre somministrano il sostentamento a codesti poveri ma laboriosi abitanti. A rendere più bello e vago lo spettacolo di cui natura volle dotare queste lontane terre, anche l'uomo volle aggiungere l'opera sua. Accanto alle misere catapecchie copertedi paglia e di giunco, sorgono giardinetti con fiori ed ogni sorta di verzura. Il fresco clima, l'aria pura e le acque cristalline e spesse volte minerali; e, ciò ch'è più, la religiosa semplicità degli abitanti, trasformano queste valli in ameni e deliziosi centri di virtù e di costumi cristiani.

Il venerdì, 27 dicembre, festa di S. Giovanni Evangelista, lasciammo Chos-Malal col proposito di arrivare nel medesimo giorno a Tricau-Malal, distante poco più di 15 leghe, ossia 75 chilometri. Ai primi albori guadiamo il precipitoso fiume Curileo. Questo suo nome in lingua araucana vuol dire fiume-negro; ed è bene applicato , poichè le sue acque sono alquanto ferrugginose. Misura circa 120 chilometri di percorso ; nasce al Sud del vulcano Domullo, e sbocca nel Neuquen di fronte a Chos-Malal. All'Est riceve le acque dei fiumicelli Gajon Grande, Molulco, Tucuyo, Nireco, Quihuecó, Menucos e Chacay-Meléhue; e all'Ovest viene ingrossato dal Bianco, Chapúa e dal Tricau-Malal che scorre alle falde del Thromen. Di fronte si scorge l'altissima montagna Malal-Mahuida, colla sua ardita punta e le sue scoscese rupi, ricche di aurifere miniere. Ai suoi piedi sorge un enorme macigno, che visto da lontano pare una sentinella, posta dalla natura, per custodire le ricchezze in quel posto rinchiuse.

Il cammino sul principio è praticabile, ma nell'ascendere gli elevati poggi , cambia totalmente di aspetto, e si fa sempre più difficile ed insormontabile. Oh quante volte ci siamo pentiti di esserci posti in viaggio sopra una carrettella, che quantunque forte , non lasciò per certo di essere la nostra tortura, durante tutto il giorno, per le scosse, colpi e scrollamenti ricevuti!...

Dopo quattro ore di salite e discese, sopra le creste dei monti e dentro ai loro profondi burroni, giungiamo alla vallata del fiume Chachai - Meléhue, le cui acque si versano nel Curileo, e lambiscono le falde delle circostanti miniere di carbon fossile. All'annunzio dell'arrivo di Mons. Vescovo, quei buoni ribereani innalzano lungo il cammino archi trionfali di erbe e fiori campestri. Ed era spettacolo commovente il vedere quei laboriosi contadini, inginocchiati nella via o sul limitare delle loro capanne, chinare l' abbronzata fronte per ricevere la pastorale benedizione.

Seguiamo il viaggio, e per più di un'ora sudiamo per arrampicarci su per cordoni di tufo roccioso e discendere tra ciottoli scabrosi verso la valle che ci mostrava, .una seconda volta, il Curileo. Per la corrente impetuosa delle sue acque e le alte sponde di viva pietra, sempre si ha a deplorare qualche disastro. E poco mancò , che ancor noi , non fossimo vittima del vertiginoso fiume. In uno svolto assai stretto, l'inesperto condottiero si distrasse, e certamente ci avrebbe gettati tra i vortici di quelle acque furibonde e dall'altezza di più di trenta metri, se una mula non si fosse provvidenzialmente arrestata, impigliandosi col sottopancia alle sbarre della carrettella, che si fermò a due soli passi dal precipizio!     Monsignore a quella vista si slanciò fra le braccia del catechista Sambernado , che ci scortava di fianco, mentre io mi gettava lesto a terra e mi salvava afferrandomi al tronco di alcuni arbusti.

Scongiurato il pericolo e ritirata la carrettella cogli animali , mediante l'opera degli accorsi in nostro aiuto, potemmo continuare il cammino fino a che scorgemmo, lungi lungi, una piccola casa, dal cui tetto sventolava una bandiera argentina, segnale di festa e di giubilo per l'arrivo di Monsignore. In questa vallata, smaltata di fiori campestri e verdi pascoli , i buoni popolani avevano innalzati nuovi archi trionfali e spargevano fiori lungo il nostro tragitto, mentre Monsignore commosso impartiva loro la sua pastorale benedizione. Discesi dal rustico veicolo , con D. Franchini e col catechista Sambernardo, che ci avevano preceduti a cavallo, fummo ricevuti con grandi dimostrazioni di rispetto e venerazione nella modesta casetta, ove ci tenevano preparata una semplice quanto cordiale refezione. Quivi Monsignore amministrò la santa Cresima a quattordici bambini, e diresse ai parenti una breve, ma oppor tuna allocuzione, animandoli tutti a proseguire sempre pel retto sentiero della fede e nella costante pratica delle virtù cristiane.

Per poter arrivare a Tricau-Malal dovemmo guadare una seconda volta il terribile fiume Curileo, e fiancheggiarlo per ben sette leghe, verso la sua sorgente. Ed oh ! che bei paesaggi sorgono sulle sue sponde! Che ubertosi campi ed ameni prati, coperti di verdura e di variopinte margarite silvestri!... La scorta d'onore, che co' suoi briosi cavalli ci accompagnava, s'ingrossava sempre più; andavano moltiplicandosi gli archi agresti e crescevano i buoni abitanti della valle, i quali, prostrati sul nostro passaggio, imploravano la episcopale benedizione. Era uno spettacolo che impressionava profondamente; e molte volte, perchè non dirlo?... dovetti farmi violenza per rattener le lagrime, che affluivano ai miei occhi. In un paraggio, detto Los Menucos, abbiamo visto la, cappella consacrata, poco tempo innanzi, alla Vergine SS. sotto il glorioso titolo di Auxilium Christianorum. A quando a quando nel corso dell'anno il nostro D. Gavotto visita questi buoni popolani; celebra la santa Messa, predica e confessa e dà a tutti comodità di adempiere i loro doveri religiosi.

Da Los Menucos a Tricau-Malal le vie sono impraticabili. La nostra carrettella era la prima che vi passava (chè su per queste cordigliere si va solo con cavalli e bestie da soma) e fu veramente una fortuna se non è andata in pezzi, In molti passi, per non esporre la vita a pericolo, dovemmo discendere dal veicolo ed arrampicarci su per cigli di roccia scoscesi e discendere tra le crepature di irti sentieri. In quel saliscendi di altipiani e gole di monti, scorgemmo il colossale Domullo, una delle montagne più alte del Neuquen. È parola araucana, che vuol dire : monte sempre coperto di neve. Secondo la comune affermazione degli abitanti di quella regione, sarebbe questa una montagna vulcanica, poiche spesse volte notarono che fumo e fuoco uscivano dalla sua più alta vetta. Al Nord-Est del Domullo s'incontra il lago Carrì-Lauquén , che misura 35 chilometri di superficie, ad un'altezza di 2000 metri sul livello del mare. Da questo lago, situato all'estremo nord del Territorio, nasce il rio Barrancas, che segna i confini del Territorio colla Provincia di Mendoza, e dà origine al rio Colorado. Le immense vallate che si estendono frammezzo le alte montagne e quelle che si trovano lungo il corso di questo fiume, formano parte del campo evangelico affidato alle cure dei Missionari di D. Bosco.

Dalle falde del Domullo scaturiscono a borboglioni varie fonti di acque termali e ad una assai alta temperatura. I vapori che emanano da certe bocche si elevano talvolta a venti o trenta e più metri di altezza, ed a vampe come il fumo di una macchina. La sua cima sembra inaccessibile, poichè i pochi abitanti di quei luoghi inospitali e solitari, tutte le volte che tentarono raggiungerne la vetta, dovettero desistere dalla loro impresa: e dicono che arrivati a certo punto, l'atmosfera va soggetta a cambiamenti repentini; il cielo si scompone, si copre di nubi ed incomincia una fitta pioggia accompagnata da lampi e da tuoni.

A misura che, seguendo il cammino, ci avviciniamo a Tricau-Malal ed alla capanna dei signori Caceres, che dovevano ospitarci, cresce sempre più il numero di quelli che formavano la nostra scorta. In poco tempo ci trovammo circondati e seguiti da uno stuolo di 200 e più uomini a cavallo, venuti all' incontro di Mons. Vescovo, il quale, pel primo e per la prima volta, visitava quelle montagne e vette inaccessibili. Da tutte parti si vedevano spuntar gruppi e stormi di cavalli e cavalieri i quali, abbandonati i loro greggi e lasciate deserte le loro capanne, accorrevano alla missione. Discendevano dalle alte Cordigliere cavalcando un medesimo cavallo, due, tre e talvolta fin quattro persone. Erano padri di famiglia che conducevano i loro figliuoli, erano madri che portavano in braccio i loro bambini, erano vecchi, giovani e fanciulle, che desideravano adempire i doveri di cristiano e fare da padrini e da madrine al fonte battesimale ed alla Cresima.

Da lontano ed in mezzo ad una verdeggiante pianura e fra campicelli biondeggianti di matura messe, scorgiamo una modesta abitazione di adobes o mattoni crudi , coperta di rami, giunchi e limo secco!... È la cappella destinata per la missione e dove Monsignore celebrerebbe i suoi più splendidi Pontificali!... La luce penetrava insieme col vento e con la polvere da una piccola finestra, non solo senza vetri, ma anche senza telaio; la porta poi era sconnessa e senza battente. In questa circostanza avevano ingrandita la povera cappella, mediante pali, fogliame e rami a modo di un frascato! Gli addobbi non disdicevano all'insieme della improvvisata cattedrale : il soffitto era di tela, che il tempo aveva svanito; i festoni consistevano in ghirlande intrecciate di verdi frondi e fiori campestri. Un vecchio tavolo serviva di altare ed alcune lenzuola, alle quali erano appiccicate immagini sacre, figuravano l'abside. I candelieri poi erano bottiglie avvolte con carta a varii colori.

Entriamo sotto una pioggia di fiori e gigli del campo, in questa basilica di nuovo stile, per ringraziare l'Altissimo del buon viaggio e incominciare la missione. Monsignore, quantunque spossato pel lungo e penoso cammino, rivolse alla popolazione di Tricau-Malal un breve discorso, annunziando l'Indulgenza Plenaria dell'Anno Santo e le funzioni giubilari, che per tal motivo si farebbero. Le sue parole piene di carità e di un zione evangelica, produssero un magico effetto in quei cuori semplici, amanti della pietà e della nostra santa religione.

Meraviglie del Signore. - La preghiera della pace. - Partenza. - Nuove peripezie. - Frutti consolanti.

Descrivere le maraviglie che il Signore operò durante gli otto giorni di questa missione, è cosa pressochè impossibile. La moltitudine dei devoti, che riempivano l'umile recinto ed il cortile tramutato in chiesa, le loro fervorose orazioni e la brama d'ascoltare la parola di Dio, davano una viva immagine delle turbe, che seguivano il Divin Salvatore. Sull'albeggiare incominciavano le confessioni e la celebrazione delle Messe, dando a tutti comodità di accostarsi ai SS. Sacramenti, dopo d'averli preparati con apposite istruzioni catechistiche. A causa dello straordinario concorso, fummo costretti ad esortare le persone, che già avevano assistito ad una Messa, a ritirarsi per dare luogo agli altri che ancora non l'avevano sentita. La cappella rigurgitava sempre di fedeli, ed una volta entrati, non si poteva uscirne tanto facilmente. Ai catechismi, non solo accorrevano i ragazzi e le ragazze, ma anche gli adulti; e non mancarono buoni padri e madri, che per ricordar meglio le verità della fede accompagnavano mattino e sera i loro figli alle spiegazioni della Dottrina Cristiana. Le processioni di penitenza avevano un aspetto imponente. L'ordine, la pietà ed il fervore risplendettero durante queste grandi manifestazioni di fede: e le pubbliche preci e cantici sacri riempirono l'animo di sante emozioni e di salutari pensieri. Terminata la funzione della sera, che consisteva nella recita del S. Rosario, processione, predica e benedizione episcopale, si ripigliavano le confessioni fino alle ore ventidue e ventitre.

Tutti gli accorsi alla missione si confessarono e comunicarono; ed alcuni anche due e più volte. D. Franchini si recò a varie capanne per confessare e dare la santa Comunione ai poveri ammalati, che tanto desideravano questo favore.

Non solo dai luoghi vicini, ma anche da quindici, venti e più leghe, molte famiglie erano venute per vedere l'amato Pastore, ricevere dalle sue mani il Pane degli Angeli e far cresimare i loro bambini. Portavano seco i viveri necessarii pel tempo della fermata, nonchè il bisognevole per coprirsi e difendersi dai venti, più che freschi, freddi delle vicine Cordigliere. Siccome poi Tricau-Malal è una popolazione non ancora formata, così non s'incontrarono che pochi e meschini casolari, bassi tuguri e povere capanne per ripararvisi, onde gli ultimi arrivati si videro nella dura necessità di cercar rifugio a ridosso degli arbusti, sparsi qua e là nella verdeggiante pianura, nonchè sulle rive del ruscello che l'innaffia ed abbellisce.

L'annottarsi poi presentava un quadro maraviglioso, e come una illuminazione artificiale: erano i molti fuochi che le famiglie accampate nei dintorni, tenevano accesi per far arrostire un pezzo di carne, e preparare il loro così detto mate. Dappertutto regnava la carità, il rispetto e la modestia cristiana: non si udiva un grido, non uno schiamazzo, non una parola men retta. Il cielo mostrava in tutta la sua bellezza le brillanti stelle e la rara costellazione della Croce del Sud. Le Cordigliere riflettevano, all'intorno, il bianco celeste delle loro alte cime, ed il fondo oscuro delle loro falde; mentre la vallata, avvolta nel velo nero della notte, risuonava di canti soavi e devote preghiere. Era la preghiera della pace e della riconoscenza a Dio misericordioso, dopo la quale ognuno ritiravasi pel dovuto riposo. Il cielo e la terra rimanevano allora immersi nel più profondo silenzio. Umana penna non può descrivere la soave bellezza e la dolce armonia di questo quadro. In queste amene ed ancor vergini regioni americane, la fantasia spazia, e l'anima, a suo bell'agio, elevasi all'infinito e trovasi, per così dire, sola, con Dio solo!

Ben corti ci sembrarono gli otto giorni di missione : essi passarono più veloci che un lampo!... Mai in vita mia assistetti a sì maraviglioso spettacolo: maraviglia e spettacolo che solo la nostra

Santa Religione può offrire ai nostri sguardi. La fede poi e la pietà dei buoni abitanti di Tricau Malal, dopo la grazia di Dio, sono frutto della carità e zelo apostolico del nostro infaticabile D. Matteo Gavotto, che fin dall'anno 1890, ricorre queste campagne, evangelizzandole e spargendo dovunque la semenza della vera e solida civiltà cristiana.

Il giorno della separazione arrivò più presto ed inaspettato che noi credevamo; e quei buoni ed umili popolani non potevano rassegnarsi a rimanere senza missionaria e tanto lontani dal loro amato Pastore. Ma il tempo incalzava, e fa giuoco forza partire. Con le lagrime agli occhi ascoltarono i suoi ultimi ricordi, e ricevettero la pastorale benedizione, che Monsignore loro impartì grandemente commosso. Allora uomini e donne, vecchi e fanciulli, tutti vollero accompagnarci a piedi per buon tratto di strada; e poi, più di 300 di essi montando i loro destrieri di montagna. formarono la nostra scolta per un tragitto di ben 20 chilometri, fino alla verdeggiante valle del rio Curileo. Quivi Monsignore li ringraziò e consigliò di far ritorno alle proprio case, per essere l'ora già troppo avanzata. A malincuore ubbidirono, e non senza aver prima ricevuta ripetutamente la santa benedizione.

Alcuni però esperti dei luoghi o del cammino pieno di pericoli, fecero dolce violenza al cuore di Monsignore, che acconsentì lo accompagnassero insino a Chos-Malal. Questa risoluzione non poteva essere più opportuna, poichè in un mal passo della vallata del rio Chacay--Melehue fu tanto rapida la discesa e tanto scabrosa la salita di un profondo fosso, che, rotti i fornimenti e le cinture degli aimali, la nostra carrettella rovesciò, rimanendo dritta colle sbarre in aria, e noi prossimi ad essere gettati nel vicino burrone; e certamente sarebbe stato il nostro sepolcro, se i buoni amici che ci accompagnavano, più rapidi che un fulmine, non scesi no, ma precipitati di sella, non fossero accorsi subito in nostro aiuto. Ricevettero Monsignore fra le loro braccia, salvandolo da certa e fatale caduta!... In quanto a me faceva di tutto per alzarmi e liberarmi dagli impacci, masserizie e casse che mi erano cadute addosso, ma non mi fu possibile senza l'immediato soccorso degli amici.

Quest'incidente ci impressionò tutti per timore che Monsignore ne avesse sofferto alcun male; ma ci rasserenammo subito quando lo vedemmo sorridere e l'udimmo esclamare: Il demonio ce ne voleva fare una delle sue, ma non ci è riuscito e siamo salvi; diamone grazie a Dio ed alla nostra buona Madre Maria SS. Ausiliatrice. Alcuni buoni chileni, che vivevano in riva al fiume e presso al luogo del disastro, vennero subito ad offrirei asilo e ristoro. Due buone donne, ancor esse spaventate dell'accaduto, cucirono con molta pazienza e pulirono le nostre vesti, i sacri ornamenti e gli oggetti della missione.

Dopo un'ora di faticoso lavoro per aggiustare il meglio che ci fu possibile i fornimenti delle mule ed il carro sconquassato , intraprendemmo di nuovo il pericoloso cammino alla volta di Chos-Malal, dove arrivammo quel giorno stesso quando già il sole volgeva all'occaso.

Celebrammo colla maggior solennità e splendore, la festa dell'Epifania, e riposammo alcuni giorni nella nostra casa di missione in compagnia dei nostri confratelli D. Valentino Nalio e Don Bartolomeo Panaro.

E mentre si aspettava che facessero ritorno D. Milanesio e D. Gavotto dalla missione di Malbarco, si continuò in Chos-Malal a predicare la divina parola ed amministrare i SS. Sacramenti. Abbiamo anche mandato a riparare il breack e la carrettella, e ci siamo messi attorno a preparare l'equipaggio per il lungo e difficile viaggio della Cordigliera al Sud del Neuquen , dando qua e là missioni nei centri più popolati fino a Junín de los Andes. Solo Iddio ci può aiutare e saprà liberarci dagli innumerevoli contrattempi e pericoli che ci aspettano.

Nelle tre missioni date nella parte Nord del Neuquen, cioè: in Chos-Malal, Tricau-Malal e Malbarco, si fecero 3184 Comunioni, 1759 Cresime, 342 Battesimi e 44 Matrimoni.

(Continua.)

Attraverso l'Equatore (Impressioni di un viaggio*).

Dalla notte all'alba.

Le case riservate alle persone riguardevoli erano due scatoloni di cartoncino incatramato, fatti a foggia di sarcofago, ed alti due metri nel loro culmine.

In uno di essi entrammo, mentre il capitano, alzando in alto un lanternino, ci mostrava in quello, due brande, che vi capivano con un palmo d'avanzo, dicendoci

- Qui possono star sicuri; tutti i miei soldati fanno loro la guardia. Di fatti, lì presso era la tenda, ove dormivano a gamba distesa quindici o venti giovinotti di polizia.

Eravamo dunque sicuri e potevamo dormir contenti. Non fu però necessario che i galli si spellassero il gorgozzule, per toglierci dal sonno. Ché questo se n'era andato subito alle stelle; le quali noi vedevamo sfilare in processione da qualche buco del nostro palazzo, per entro cui sussurravaci fantastiche storielle la fredda brezza di quella notte serena.

L'acqua, ancor più fredda, del fiume produsse in noi una giovevole reazione, quando, di buon mattino ci lavammo in essa, sotto gli ultimi raggi della luna. Poscia andammo a far visita all'uomo di pro. Sulla spianata della sua casa, che sarà forse la piazza del futuro paese, è un ampio dormitorio, dove sul nudo suolo, dormono, a dispetto del freddo, un centinaio di indii che, nei loro viaggi non vogliono un letto migliore. Di dentro e di fuori, dappertutto si dorme. Ma noi ci incarichiamo della sveglia. Preparato l'altar portatile per celebrare la Messa, suoniamo a distesa il campanello, che in questo caso serve assai bene di campana, e in pochi momenti il popolo è riunito. Celebriamo la Santa Messa, mentre alcuni poveri mori si ingegnano con poco esito per farsi i segni di croce e dir le preghiere che vedono e odono dagli altri.

Presto, la giornata non è lunga e il tempo urge , perche Monsignore desidera trovarsi con Don Albera, il quale in questi giorni sarà a Cuenca, di ritorno da Gualaquiza. Preso un bocconcino, facciamo i primi complimenti ai nostri cavalli, che non sono nè sì gagliardi da meritare un capitolo speciale, nè sì miseri da essere dimenticati; atteso che le povere bestie si portarono generosamente coi loro insoliti cavalieri.

Salutiamo gli amici, mentre alcune more, certamente cattoliche, ci danno la consolazione di offrirci i loro bambini per benedirli dicendo: My good Father; bless my Child, Mio buon padre; benedite il figlio mio.

Su e giù.

A talento della strada c'incamminammo, Monsignore avanti, io dietro a lui, ed a certa distanza il nostro arriero, ossia guida, a piedi, come usano gli indii, quando la stanchezza non li induce ad afferrarsi alla coda dei docili animali. Nè eravamo noi soli; imperocchè ci si unì improvvisamente il giovane Marquez, alunno del nostro Oratorio di Cuenca, che tornando alla sua città, volle godere la nostra compagnia ed offrirci la sua. Si capisce bene : dimmi con chi vai... A dire il vero, noi non andavamo in cerca di avventure. Ma la qualità dei nostri arnesi, la disposizione della cavalcata, e più di tutto la foggia del nostro vestire, essendo Monsignore in abiti episcopali con stivali, ed io con un berretto inglese per soprappiù, ce ne facevano presagire parecchie, tutte degne di essere contate.

L'itinerario stabilito doveva menarci a Chunchi e di lì a Cañar. Ma non appena fummo sulla prima voltata, l'arriero ci dichiara che non conosce se non un cammino, bello, sicuro, breve ; e che per quello andremo.

- Sta bene. Purchè si arrivi.

Ma ecco che dopo aver rasentato parecchie falde di monti per angustissimo sentiero, dopo essere ascesi centinaia di metri e discesi tre doppi guadando alcuni fiumi, la nostra guida indietreggia, poi si fa pallida e sospira abbracciandosi il ventre, causa dei suoi affanni. Nè valsero cure di laudano e di fregagioni; che i lai aumentavano e il poverino non poteva muoversi.

Per buona sorte scorgevasi ancora qualche casuccia in lontananza. E noi, lasciando che l'ammalato si ritirasse in una di esse , passammo avanti, cercando la via fra gli sterpi, nella speranza che egli poi ci raggiungesse.

La natura andava cambiando d'aspetto, man mano che, ascendendo e discendendo per infiniti rigiri a zig-zag, abbandonavamo le sassose ripe, qua ignude, là coperte di vegetazione rachitica. A seconda dei saliscendi, quindi frizzava il vento dalle non remote ghiacciaie, e quinci spirava il molle zeffiro del tropico; alternandosi ad ogni piè sospinto la scena delle orride e fredde creste coi declivi aprichi e le vallette feraci di banano e di zucchero.

Ma verso il mezzodì il sentieruccio, facendosi prima umido, poi fangoso, e portandoci di cespuglio in cespuglio, da un boschetto all'altro, ci introdusse definitivamente nella selva. Il sereno aveva ceduto ad un leggero velo biancastro, che diede luogo alla nebbia, e questa trasse una fina ma costante pioggerella.

Poco importavaci il bagno : un po' di sole tropicale avrebbe rimediato tutto. Ma la viuzza, che qua e colà si biforcava e non sapevamo ove ci menasse, si faceva ognor più difficile. Il fango era divenuto fanghiglia, cui succedevano invariabilmente ora sdruccioli coperti di ciottoloni, di pietraccie lubriche o di greda pastosa, ora spesse file di pozze ripiene di melma, entro cui i cavalli doveano mettere con assai prudenza le unghie, per valicare le gobbe o camellones che fra quelle si formano, ora, sporgente un palmo dall'erta, una forra inevitabile recentemente franata.

Precisamente dopo una di queste, ci trovammo avanti un ponticello fatto di mal connessi tronchi; e per evitare che le bestie mettessero le zampe in qualche fessura con gravissimo rischio, preferimmo passare di sotto. E lì fu un impiglio di rami e tronchi che ingombravano il passo, sì che le bestie tentennando e fremendo caddero coi cavalieri. La mia, essendo più piccola, potè subito liberarsi rompendo qualche ramo; ma quella di Monsignore rimase rovesciata sopra una gamba dello stesso ; il quale, imprigionato fra il cavallo, il suolo ed il ponte, a mala pena potè uscirne fuori tutto inzaccherato, scappando dall'averne malconcie o fratturate le membra. Rialzato l'animale, continuammo la via.

Attendevamo nuove avventure. Se non che l'abbaiare di qualche cane ed il canto di un gallo ci annunziò la prossimità di abitazioni umane.

Buon per noi ! Potremo rifocillarci , perché è già un'ora pomeridiana, e frattanto ci raggiungerà la nostra guida.

(Continua).

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Contiene: Gli articoli della legge, seguiti da osservazioni pratiche esplicative e da copiosa giurisprudenza sulle iscrizioni, sulla compilazione delle liste e sui ricorsi alle Commissioni Provinciali e alle Corti d'Appello. - Una copia L. 0,25; 25 copie L. 5,00; 50 copie L. 9,50; 100 copie L. 18,00.

Prof. Lorenzo Schiavi. - La creazione secondo l'Aquinate. - Desclée. Roma - Vendibile pure presso la nostra libreria, di Roma. Ne parlarono con lode parecchi periodici e giornali.

- Il re d'Ungheria Santo Stefano. Melodramma con note storiche. - Tip. Cobol. Capodistria. L. Matteucci. - Storie intime. - Libreria San Giovanni Ev. Torino - L. 1,00.

Ugo Mioni. - Da Oceano a Oceano. - Libreria S. Giovanni Ev. Torino. L. 1,00.

Sono due eleganti volumi in 12° illustrati finamente e pieni di interesse. Costituiscono il n.° 41-42 delle Letture Amene Educative.

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

L'anno decorso, scrive il Successore di D. Bosco nella sua Circolare del 1 gennaio, fa segnalato da un sensibilissimo incremento della divozione alla nostra Potente Ausiliatrice ; e noi esultiamo, nell'annunziare che il primo mese del 1903 fu allietato di un risveglio ancor più lusinghiero e consolante.

Da tutte le parti del mondo, specie dall'America e dall'Italia, giungono commoventi relazioni di molti favori largiti dalla Pietosa Ausiliatrice. Per farsene un'adequata idea bisognerebbe pur conoscere le tante grazie che molti desiderano unicamente inscritte negli annali del Santuario e leggere anche quelle pubblicate esclusivamente dal Bollettino Spagnuolo, dal Francese, dal Tedesco. dall'Inglese, dal Portoghese , dal Polacco e dall'Ungherese. Sono centinaia e centinaia di graziati che nell'entusiasmo della loro gratitudine, ci commovono grandemente e ripetono con accento di profonda convinzione : « Avanti, avanti, o voi che gemete negli affanni e sentite le miserie della vita; volgete il vostro sguardo a Valdocco e ricorrete fiduciosi alla Sovrana Dispensatrice dei celesti favori. »

Se non è temerità ripromettersi uno splendido giorno dopo un mattino illuminato dai raggi di un fulgido sole, oh ! noi crediamo che il 1903 sarà un anno di trionfi ancor maggiori di questa tenerissima Madre.

Grazie, o Maria !

Nello scorso agosto mi sorprese una febbre gagliarda che in pochi giorni giunse ad altissimo grado, e la mattina del 18 di detto mese mi ridusse agli estremi. Il sacerdote, dopo avermi munita di tutti i conforti di nostra S. Religione, attendeva a raccomandarmi l'anima e mio padre e mio marito piangevano inconsolabili e desolatissimi, mentre i miei innocenti bambini, inconscii dell'imminente sciagura, giravano a me attorno fra il compianto di tutti. Fu allora che il sacerdote assistente pensò di raccomandarmi alla Vergine Ausiliatrice. Si corse per una medaglia di Lei, che mi fu posta al collo, quindi si cominciò una novena con promessa che se entro la medesima io fossi uscita di pericolo, si sarebbe stampata la grazia sul Bollettino Salesiano. - E la Madonna non indugiò ad esaudirli, poichè sull'istante mi risvegliai come da profondo sonno e mi sentii tanto sollevata e libera da comprendere benissimo ed associarmi con tutto il fervore alle comuni preghiere. Ora, quasi ritornata del tutto alla primitiva salute. compio colla più viva riconoscenza la mia promessa.

Agliano d'Asti, 22 ottobre 1902.

COCITO MADDALENA nata CAVAGNINO.

Un buon consiglio premiato.

Da più mesi io andavo soggetto al mal di sciatica che mi faceva soffrire, in certi momenti, dolori acutissimi. Mio fratello Alberto, uomo divotissimo di Maria Ausiliatrice, e che, in caso identico, ne ebbe già ad esperimentare favorevolmente la valida protezione, vedendomi in tale stato , mi suggerì di raccomandarmi pur io a questa potente Ausiliatrice dei Cristiani, assicurandomi che non l'avrei fatto invano. Va senza dirlo che io presi al volo il consiglio del pietoso fratello e ricorsi tosto alla Madonna SS. di D. Bosco facendole l'offerta che spedii tosto a D. Rua a mezzo di vaglia postale. L'evento non solo corrispose, ma superò la mia aspettazione.

Io mi raccomandava a Maria Ausiliatrice il giorno 16 corrente ed il giorno 18 ero già fuori di letto, pienamente libero dal male che da ben due mesi mi tormentava. Attribuisca pur altri, finchè vuole, questo fatto a cause naturali, io non lo attribuisco che alla possente intercessione di Maria Ausiliatrice, a cui rendo quindi con la presente pubbliche azioni. di grazie, per la guarigione quasi improvvisamente ottenuta

Novello (Cuneo), 19 dicembre 1902. GIAMBATTISTA MAIOLO, Arciprete.

Il bacio di una moribonda alla miracolosa immagine dell'Ausiliatrice.

Piena della più viva gratitudine sento il dovere di dar pubbliche grazie a Maria SS. Ausiliatrice d'avermi scampata da certa morte. Per debolezza singolare il 22 giugno ebbi un molto penoso accidente, dopo cui divenni totalmente anemica e così debole ed infermiccia da essere incapace a qualsiasi. lavoro. In seguito venni presa da tal malore che il dottor curante chiamò enterite membranosa con esaurimento generale. Le più solerti cure riuscivano inutili e le medicine per me avean perduto ogni valore, sicchè dichiarata disperata la mia sorte, vidi la mia famiglia nella costernazione. Il 5 settembre ricevetti i conforti della Chiesa e mi preparava rassegnata al gran passo. Da tre giorni non apriva più gli occhi ; nei piedi e nelle mani sentiva la rigidità ed il torpore della morte; mentre i deliquii che si susseguivano, consigliarono la recita ripetuta delle preci dei moribondi. Tutti temevano di vedermi da un momento all'altro dar l'ultimo respiro.

In tale angosciosa situazione i miei fecero ricorso alla Vergine Ausiliatrice inviando a Torino una piccola offerta, perchè venisse celebrata una Messa al suo altare; mentre si pregava da tutti i miei conoscenti. Non vi era più speranza. Mi accorsi nondimeno che a quando a quando mi davano da baciare la cara immagine e la medaglia di Maria Ausiliatrice. Fu allora che promisi anch'io di venir in persona a ringraziar a Torino così buona Madre, se mi avesse guarita.

Era il sabato 6 settembre. Verso notte sentii un lieve miglioramento , che aumentò gradatamente, finchè il pericolo scomparve con forte meraviglia dello stesso dottore, che non esitò di dichiararmi subito prossima a. guarigìone perfetta. Infatti dal giorno 12 di ottobre io mi alzo, e l'appetito che ho, è una prova che il mio stato è da sano e che il mio corpo rinvigorisce.

O potentissima V. M. Ausiliatrice, mia salvezza e consolazione della mia cara famiglia, unitamente a quella dei miei poveri genitori, del mio caro marito e del mio bambino, ricevi le fervide preghiere della mia riconoscenza !

Vobbia (Diocesi di Genova), 21 ottobre 1902. REBOTTARO ADELAIDE in RATTO.

Nella notte precedente la festa dell'Ausiliatrice.

La mia bambina Eugenia, di soli cinque anni, colpita nel maggio u. p. da morbillo, ebbe a subire, nel corso della malattia, una emorragia sì ostinata, da mettere la malata in vero pericolo di vita. Siccome poi la cura applicata per arrestare l'emorragia era affatto contraria a quella che richiedeva lo sviluppo del morbillo, così, ad un certo punto, il caso divenne disperato ed il medico stesso attendeva la dolorosa catastrofe. In tale frangente abbandonata dai soccorsi umani, mi rivolsi al Cielo, e memore delle grazie dispensate da M. V. Ausiliatrice, la pregai e la feci pregare dai giovani dell'Istituto D. Bosco, perchè mi ottenesse la salute della piccina. Fui esaudita, non per merito mio, ma per bontà della Vergine e alla mezzanotte del 23 maggio, l'emorragia cessò ed il morbillo potè in brevi istanti. svilupparsi, con sorpresa anche del medico che venne alla mattina a fare la visita.

Così la malattia ebbe il suo corso regolare ed io il conforto di abbracciare la mia bambina sana e salva.

Verona, 30 novembre 1902.

MARGHERITA MARCHETTI.

Moirano (ACQuI). -- Sposata appena da un anno, fui colpita da una di quelle terribili e penosissime malattie che non perdonano e che conducono inesorabilmente alla tomba. Disperata e abbandonata dai medici anche più valenti, ricevuti i conforti di N. S. Religione, mi rassegnava a morire nella verde età di 19 anni. È facile immaginare , non descrivere , in quali dolorose angustie si trovassero mio marito e tutti di famiglia. Dopo circa due mesi di continua agonia, di un tratto mi nacque in cuore la speranza. Perchè Maria Ausiliatrice, che ha guarito tanti, non guarirà anche me? Mi rivolsi dunque a Lei con piena fiducia, ammettendo che, se avessi ottenuta la grazia, l'avrei fatta pubblicare sul Bollettino Salesiano e avrei mandato una tenue offerta al suo Santuario in Valdocco. Fatta la promessa, mi sentii passare come da morte a vita, migliorai di giorno in giorno fino a riacquistare perfetta salute.

Anche altra volta io e il mio consorte abbiamo avuto a sperimentare il valido e pronto soccorso della miracolosa Madonna di D. Bosco. Per incredibili e imprevidibili cagioni da una discreta agiatezza ci siam visti improvvisamente buttati nella miseria. Costernati per tal doloroso frangente, ravvivammo la nostra fiducia nella potente Ausiliatrice dei cristiani, pregandola che nella sua bontà ci venisse in aiuto. Tosto i nostri affari prosperarono in modo che ora ci troviamo in condizione migliore di prima. Grati verso sì buona Madre, adempiamo oggi il nostro voto, mandando la tenue offerta qui unita per una Messa di ringraziamento al suo altare.

19 ottobre 1902.

Coniugi REGGIO.

Mantova. - Era ricoverata in questa povera casa di San Giuseppe una cara giovinetta sui 15 anni. Un giorno illuse la sorveglianza delle sue Maestre ed uscì. Non valsero ricerche. Erano passati quattro giorni di angustia per tutti della casa, giustamente timorosi di una disgrazia. Giunsero i parenti addolorati, annunciando che fra breve li avrebbe raggiunti il padre della giovinetta. Si fecero allora fervide preghiere a Maria Ausiliatrice promettendo di pubblicare la grazia se sí fosse ritrovata la figliuola prima dell'arrivo del genitore. La Madonna, di D. Bosco ci esaudì. Un'ora prima dell'arrivo del padre, la fanciulla ricompariva salva nella casa, fra le braccia delle Suore commosse.

Sia mille volte e sempre ringraziata e lodata la Vergine SS. Ausiliatrice così buona con i poveri suoi figli.

TERESA DE' BLASI FARDELLA Direttrice.

Torino. - Ho pregato la Vergine Ausiliatrice per due grazie segnalate. Fui esaudito... ed ora a così buona Madre rendo pubbliche e vivissimo grazie. Valga la mia povera parola ad infondere in qualche cuoco angosciato fiducia nella potente Madonna di D. Bosco.

1° dicembre 1902.

Sac. EMERICO TALICE.

Stevani (Frazione di ROSIGNANO MONFER.) Nel 1898 ai 20 luglio nella medesima frazione, per mezzo di una candela si accendeva la vestina di una piccola bambina di 6 anni, per nome Teresina Coppo , che riportò gravissime ustioni. Dopo mille sofferenze, il 22 gennaio 1900, fu condotta a Torino all'ospedale Mauriziano. I medici dissero che senza difficilissima e dolorosa operazione, la bambina non sarebbe guarita. La raccomandammo caldamente a Maria SS. Ausiliatrice e questa buona Madre me l'ha perfettamente guarita.

TERESINA Copro di Carlo.

Ottennero pure grazie da María SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

A*) - Alcamo (Trapani): Rocca Guarrasi Cecilia 20, a M. A. per averle salvato miracolosamente la figlia da sicura morte. - Aldeno (Trento) : N. N. e famiglia 10, per grazia. - Angri (Salerno): Diograzia Clorinda 5, per grazia. - Angolo (Brescia) : Gabelli Bortolo 5, per guarigione della figlia da gravissima complicata malattia d'occhi e per grazio ottenute da altre persone. - Ancona : Cornevali Alfredo fa un'offerta a M. A. per felice operazione che ridonò la saluto alla di lui moglie girl afflitta da male gravissimo e quasi paralizzata. - Argenta (Ferrar«): Brunetti Maria 10, per Messe di grazia per guarigione della nuora e d'un nipotino.

B) - Baldissero d'Alba: Un suddiacono 5, per Messa di grazie a M. A. che da lui invocata, lo salvò da un'emottisi per cui era stato dichiarato in pericolo di vita.-Barano d'Ischia: Conte Agnese 5, per grazia. - Barlassina (Milano) : ch. Trezzi Ambrogio 5, per grazia. - Barreiro (Matto Grosso): Il catechista Domenico Minguzzi missionario salesiano adempie il voto di far pubblica la grazia ottenuta da M. A. che da lui invocata di soccorso quando in viaggio per la foresta, perduti i compagni e la cavalcatura non sapeva ove volgere il passo, gli fece in modo mirabile ritrovare la via smarrita. - Besozzo (Conto) : Vandoni Clotilde 5, riconoscente a AVI. A. per grazia ricevuta. - Borgosatollo (Brescia): B. L. 5, per Messe di grazie. - Borgo S. Dalmazzo (Cuneo): per l'ottenuta guarigione di suo figlio, una madre riconoscente umilia offerta a M. A. per una Messa di grazia. - Brà : M. I. per grazia. Bronte (Catania): Risso Don Vincenzo 5, por grazia. - Bucchionico (Chieti): De Bennis Giovanni rùigrazia M. A. per guarigione da fistola maligna.Busa (Udine): Bottaro Valentino 10, in adempimento di voto per guarigione da malattia. -Busto Garolfo (Milano) : Grosso Cristina 5, adempimento di promessa per felice esito degli esami dei figlio.

C) - Casale Monferrato: Varese Giuseppina 2, per grazia. - Un Parroco della Diocesi di Casale 2, riconoscente a Maria di cui sperimentò nel testò decorso anno in molteplici angustie la celeste protezione. - Morano Maria 5, per Messa di grazie, essendo guarita da affezione bronchiale, che dava a temere più seria malattia, dopo dite novene di preghiere a M. A. da lei fatte coi suoi cari parenti. - Canton Ticino C. C: in adempimento di voto pubblica la grazia di guarigione da forte nevralgia che la travagliava da parecchi mesi, dopo due novene di preghiere a M. A. - Cavaglio (Novara): Boselli Maria 2, per Messa di grazie per guarigione della figlia da terribile male di gola. - Canton Biellese: G. M. ved. S. ringrazia per la guarigione del figlio. - Castelletto Stara: De Stefanis Odorina 5, per grazia. - Cagliari : Una cooperatrice salesiana ci scrive: « Tempo addietro affidai alla vostra cara Ausiliatrice l'esito di una difficilissima, lite che mettevami in timori indicibili ed ebbi. il conforto di vederla risolta in mio favore. Una mia amica in pericolo di vita, dopo una novena che le consigliai a M. A. n'ebbe miracolosamente la salute. lo stessa, oppressa da gravissima malattia, riacquistai la sanità per grazia evidente di sì buona Madre.» - Castelfranco Veneto: Bianco Bice M.a effonde la sua gratitudine all'Aus. per guarigione d'anemia acuta e nevrosi che la obbligavano ad abbandonare temporaneamente la scuola: «Vedendo impotente, essa scrive, l'arte medica, scrissi a Torino per una novena, mi feci mandare mi'immagìne di M. A. e mia medaglia benedetta. Feci io pure una novena, come l'avea fatta in principio del male, e promisi che se avessi oli canta la grazia, l'avrei pubblicata nel Bollettino salesiano. Maria mi esaudì : in pochi giorni mi trovai miracolosamente guarita e capace di attendere alla scuola senza il minimo incomodo.» - castelnuovo d'Asti: Turco Lina M.a 5, per felice esito di esami. - Comelico S. Nicolò (Belluno): Costan d'Avara Maria 2, por grazia. - Como: Avv. Moro Angelo 3, per voto. - Conzano Monferrato: Tibaldi Cristina 2, per grazia. - Z. D. 25, in adempimento di voto per grazia ottenuta. - Costigliole d'Asti : Viorenzo Pietro fa offerta per grazia ricevuta. - Chiavari : Migone Giov. Battista 5, per Messa di grazia. - Cumiano: Raimondo Francesco 5, in ringraziamento di grazia ricevuta. - Cuneo : Basso Vittoria 2, per grazia. - Costantino fratelli fu Giuseppe di Cenere rendono grazie a M. A. per essere stato liberato il loro podere da animali nocivi.

D) - Desso (Bergamo) : Piantoni Pacifica, Messa di grazia.

F) - Famolasco (Torino): Giraudo Carterina 5, per ottenuta guarigione. - Feisoglio (Cuneo): Morello Natalina 15, per grazia. - Ferrara : Cotti Augusta 5, in adempimento di voto per guarigione da difterite. - Piene (Austria): Torcoletti M. Luigi 4, per grazia. - Forlimpopoli : Brioni Teresa 5, per preservazione dalla tempesta dei suoi fondi.

G)- Gambassi (Faenza) : Ciuffi Annunziata 5, per grazia. - Ludisno Marianna 5, per grazia. - Giais d'Ariano (Udine): Nonio Don Vincenzo parroco 10, per grazia. - Giarole Monferrato: Pavese Pietro 5, per aver veduto preservata la moglie dall' amputazione minacciata di una mano e ridonata in salute.

L) - Laas (Tirolo) : Callierotti Francesco ringrazia l'Aus. alla cui protezione ascrivo la preservazione di sua moglie dai funesti effetti di un accidente toccatole. - Lepont (Svizzera): Vassallo Bartolomeo 3, per grazia. - Lerici (Genova): Gallo Onesti Angiolina 10, al Santuario dell'Aus. per guarigione di male ad una gamba, da cui era afflitta da due anni. - Lombriasco (Torino): Nepote Giovanni ringrazia Maria per la riconoscente innocenza di persona che soffriva senza colpa il carcere da parecchio tempo. - Varalle Antonia nata Nicola offre pendenti d'oro per grazia ricevuta. - Lugano (Svizzera): Una religiosa Orsolina esprime la sua gratitudine alla Vergine per averle ridonato la salute, aiutata in felici esami, aperto vincendo gravi ostacoli le porte del chiostro e per avere a sè convertita un'amica a lei carissima.

M) - Martino (Tirolo) : G. C. 5, per grazia. - Massa: N. N. ringrazia l'Aus. che colla sua intercessione potente pel passato, ed anche di recente, le ottenne eletti favori. - Merlengo (Treviso) : Don Edoardo Lanzarini parroco 10, a nome dei suoi parrocchiani quale offerta a M. A. per essere stati preservati dalla grandine nell'anno decorso. - Milano Fratelli Vercellio 5, per Messa di ringraziamento per guarigione della sorella Emma. - Mombello (Alessandria): Mosso Maria ringrazia M. A. per ottenuta guarigione dopo una novena di preghiere. - Moneglia (Genova) : A. N. 5, per grazie. - M. B. 25, per grazie ricevute. - Mondorì Breo : Magnina Giovanni, affrettando col desiderio il momento di potersi prostrare dinanzi l'immagine di M. A. in Torino, La ringrazia pubblicamente di averlo salvato da malattia che lo uvea tratto agli estremi. - Monteleone: Avv. Angelo Mantella 5, per guarigione di una sua figlia. - Montelupo Albeso : Bormida Camilla 2, per Messa di grazia.

N) - Nizza Monferrato: B. M. 35, per grazie ricevute. -Noli: Sanoglio Carmelita 2, per Messa di grazie. - Noto (Siracusa) : Can. Vilardi Pietro 3, per grazia. - Noventa Vicentina: Nuaro Remigìo 5, per essere stato, caduto sotto un cavallo, preservato da imminente pericolo di vita.

O) - Oglianico : Sac. Carlo Doglietto 10, per grazia ricevuta.

P) - Pallanzeno Ossola (Novara): Mocondini Clorinda 10, per grazia. - Padova: Ostoni Andretta Elisa 5, per grazia. - Passerano d'Asti: Gay Carlo 1,50, per grazia. - Pavia, S. Pietro in Vergolo : Ronda Annunziata ringrazia M. A. di aver esaudito le sue preghiere preservandola da pericolosa operazione e ridonandole la salute. - Pavone: Sig. Rossetto 10, per grazia. - Pellestrina (Venezia): Gennaro Giov. Botta ringrazia M. A. di favori concessogli. - Pinerolo: Camusso Onorata offre un orologio per grazia ricevuta. - Pistoia: Cornetto Giuseppe 5, ringrazia PAus. per guarigione della moglie che andava soggetta a gravissimi mali al capo, cui riuscivano inefficaci le cure mediche. - Pocapaglia (Cuneo): N. N. 1, in ringraziamento di guarigione della madre. - Pomelo (Pavia) : Cai Marina e figli esprimono la loro gratitudine a M. A. per guarigione del rispettivo marito e padre. - Pontestura (Alessandria) : N. N. ringrazia l'Aus. per grazia di cui abbisognava la famiglia, ottenuta durante una novena di preghiere.Pralboino (Brescia). Turrini Biggi Rosa 5, per Messa in ringraziamento di ottenuti favori.

R) - Rapallo: Grondona Angela 2, per riacquistata sanità agli occhi del suo unico figlio. - Ravenna: Stucchi Luigi 8, per grazie ricevute. - Roma : Chier. Sprega Tommaso, rende grazie a M. A. al cui aiuto attribuisce l'essersi scongiurata una grave disgrazia. - Roveaglia (Alessandria): Guaschino Ermelinda 4, per Messa di grazia. - Roncarolo (Piacenza): Bandir Lorenzo 5, per insperata guarigione della propria mogie.

S) Sambonifacio (Verona) : C. V. n. M. manda un'offerta e rende pubbliche grazie alla Madonna di Don Bosco, che da lei invocata nello strazio e nell'angoscia, le ridonò il suo tenero bambino quando pareva che di momento in momento dovesse raggiungere in cielo i suoi due fratellini.- Sardara (Cagliari) : Efisa Casei Piras 4, per Messa di grazie. - Sanluri (Cagliari) : Scema Agostino, Messa di grazie. - Santià (Torino) : Tenagatta Matilde 5, ringrazia pubblicamente, come promise, la V. A. che si degnò concedere la tanto sospirata salute ad una giovane parente a lei carissima. - Savona: Zanini Luigia Cortese 5, per grazia. - Sesto Imolese: Dal Monte Savioli Ida 10, per guarigione del figlio Claudio. - Siracusa Formosa Elena manda un'offerta al Santuario di M. A. per grazia ricevuta. - Sondolo (Sondrio) : Hefler Tergni Elisa 5, per grazia. - SIradella: Sabbia Doccio Maria 5, per Messa di grazie. - Stresa (Novara): Barale Frabosa Candida 2, per Messa di grazie. - Susa : Bertolo Giovanni 2, per Messa di grazie. - Santa Maria a l'oro (Benevento): Sac. Michele Tretala rende pubbliche grazie a M. A. pel buon esito degli esami del fratello. -- San Basiglio (Caliari): Sirigu Fanny inar. Spinos 5, per grazia. - Santa Vittoria d'Alba: Boffa Ginéeppe 2, per grazia. - Sandaniele Friuli : La famiglia Floreani accompagna un'offerta scrivendo: « Floreani Stefano colpito da tifo, esauriti tutti i rimedi dell'arte, estenuato dalla febbre, ricevuti i conforti religiosi giaceva sul letto dell'agonia. A poca distanza languiva per la stessa malattia il fratello Giovanili, quantunque non aggravato come l'altro, dichiarato da tutti come morto. In quell'ambascia venne la santa idea alle sorelle Amalia e Angelina di raccomandare i due pazienti alla Madonna Ausiliatrice e di scrivere a Torino perchè si implorasse la grazia. E grazia ambedue i malati ottennero di perfetta guarigione. » - S. Benigno Canavese: Gilli Teresa ved. Mebandengo si effonde in ringraziamenti alla Vergine Ausiliatrice che, esaudendo le fervorose preghiere che corse ad. umiliare dinnanzi alla venerata Stia immagine in Torino, le ridonò la figlia, suora di D. Bosco, che per nefrite recidiva, spedita dai medici, trovavasi agli estremi. - S. Giovanni Ilarione (Vicenza): Panavotto Luigino, 2, per Messa di grazia.

T - Torino :P. N. 3, per grazia. - Colacito ch. ringrazia l'Ausiliatrice per favori spirituali ricevuti. - Borla Scolastica di Carignano 4, per grazia. - Paraldo Maria 10, per grazia. - Gerli Anna 5, per guarigione della sorella. - C. B. C. offro l'obolo della gratitudine a M. A. per grazia ricevuta. - Terranova di Sicilia : Zozza Rosina 5, per grazia. - Tortona: Silvagno Cantù Maria 15, per grazia. - Tossarolo: Bergaglio Michelangelo 3, per grazia. - Trapani lodano Scalabrini Catterina 5, per Messa di grazie. - Trecastagni (Catania) : Gangemi Annetta u. `Ponisi spedisce un'offerta, grata a Maria di grazia ottenuta. - Treviso (Valtellina) : Menatti Elisabetta 5, per grazia. - Trino Vercellese: Stuppi Oliverd Lina 2, per guarigione del suo bambino.

V) - Valdivilla (Cuneo) : Bova Michele 2, per guarigione da seria malattia. - Valsalice (Torino): Chier. Domenico Maria Totaro 10, alla cara Madonna di D. Bosco per i tanti benefici e grazie ottenuti. - Valtacernanche: Perron Coire Marze 2 per grazia. - Valpenera: Lanfranco Vincenzo 5, Cerato Luigia 2, Cogiola Marcella 1, Ballasio Luigia 1, per grazie ricevute. - Varazze: Craviotto Emanuele 5, per grazia speciale ottenuta. - Venezia: L. D. B. 10, per Messe di grazie. - Vercelli : Varzi Arcangela maestra 2, per grazia. - Vergano Novarese: Giromini Giuseppe 5, in riconoscenza a Maria Ausiliatrice per grazia ricevuta. - Vena (Cantora Ticino) : Daldini Felice 20, di cui cinque per Messa di grazie. - Vicenza Zanella Carolina 1, per grazia. - Vicoforte: Pulacini Pietro 10, per grazia. - Villaciduo (Cagliari): Arrù Lorenzo ringrazia la Madonna di D. Bosco e manda offerta per favore ricevuto. - Villa Vergano (Como): Lanfranchi Silvio 10, per ottenuta guarigione. - Vigone: Don Oggero Luigi 10, a nome di persona sua conoscente per grazia ottenuta. - Vizzini (Catania): Gandolfo Francesca 5, per grazia. - Valnazzola (Parma): Sac. Igino Bonfigli 5, per grazia.

Z) - Zavate (Repubblica Argentina) : Moncecchi Giovanni 25, per riacquistata salute da parecchie infermità da cui fu incolto dacchè trovasi nell'America.

W) - West Hoboken (New-Yorch) : Aimone Pina Angelina 5, per grazia. -

Per il Clero.

Desideriamo che i candidati al sacerdozio, sul termine della loro educazione nei Seminari, vengano convenientemente ammaestrati nei documenti pontifici che riguardano la questione sociale.

(LEONE XIII Encicl. 8 dic. 1902). Generosa figura fra le grandi anime sincere e profonde dell'età nostra, che hanno in tanta mobilità di opinioni, di criteri e di intenti, in mezzo a tanto realismo pratico e utilitario, intraveduto la malattia che ne insidia la pace e ne scema l'energia, è senza dubbio Carlo Maria Baratta. Esimia e forte figura di uomo e di cittadino, di sacerdote e di moralista, che troppo bene giova alla patria, nel far della nobiltà sua argine agli errori che irrompono, e nel prodemente attestare il nome della nostra gente e la santità del dovere infiammando alla gran missione civile, sollevando e rivelando a se stesse, degne di ricevere in sè la scienza e la verità, le vergini energie giovanili, nelle cui anime si raccoglie la più nobile eredità della vita umana. Conio uomo è uno dei più schietti e integri cittadini onde la società sì augusta, come moralista una delle nature più idealmente ricche e varie. Ha l'osservazione profonda e sicura degli uomini e delle cose; nelle opere sue si palesano potenti la virtù ferma e sincera dell'uomo, l'ideale etico del cittadino.

L'ultima opera sua - Principii di Sociologia cristiana (1), - è la sintesi di tutto il grave problema sociale che ne affanna il cuore e tormenta lo spirito, felicemente disposata all'analisi di tutti gli errori in che incorse la società presente: è un felice connubio di attitudini pratiche e speculative, animato dallo spirito critico della ricerca e dell'esame. A ogni passo s'intravede la vigile coscienza dell'autore che tutto scruta e interroga e intanto sempre meglio afferma l'intima legge superiore che governa gli eventi. Sono circa trecento pagine, dove dinanzi alla mente l'immagine de' tempi si svolge naturalmente delineata con la semplicità del narratore, con la gravità ed il concetto profondo del fisiocrata: dove alle acute indagini s'alterna una storia severa di grandezza mal intese , di sofferenze e di errori tristamente celebri. Dopo aver trovata l'espressione vera dei mali della società, sa trovare le recondite ragioni delle cose e mostrarne i rimedi di certa efficacia. Ha pagine d'intuizione profonda come quelle che di svelano l' intima forza dell'umano progresso, pagine d'osservazione pratica, di critica acuta e rigorosa, conio quelle che disvelano gli errori del fatale principio Malthusiano. Educato a tutte le profondità dell'idea, a tutte le sottigliezze del ragionamento, non ha nondimeno una ruga nel suo stile dignitosamente semplice, limpido e forte nello stesso tempo, all'altezza di tutti. Non inane sfarzo di forme linguistiche , non inutile pompa di abilità letteraria: tutto è chiaro, tutto è sottilmente delineato con plastica evidenza di rappresentazione sincera e verace, con ferma e pura determinatezza di idee, con la sincerità dell'uomo d'azione.. Carlo M. Baratta, questo scrittore di una severità tanto amabile e di una temperanza sì dignitosa, quest'anima pia umile integra, di sacerdote cristiano che ha tanta sete di giustizia, è il crociato dell'idea gentile, dell'ideale sociologo e neo-fisiocratico fra le vergini energie della gioventù, cui lo spettacolo osceno di questa agitata vita pubblica non ha ancora turbato o illanguidito le generose aspirazioni o le trepide speranze, e fra le energie tristamente provate del popolo. Ed io amo questa pensosa figura di neo-fisiocrata e di sacerdote cristiano, schiva di splendore, la cui anima ardente, sorrisa dal puro ideale della natura, ha tristezze profonde nell' esaminare lo stato morboso della vita presente sì dibattuta e accorata, ma non ha una pagina di sconforto e di abbandono, non una pagina nella quale domini quel sentimento di prostrazione morale, quel sentimento di odio impotente, di livore imbelle contro gli sfruttatori del povero popolo così frequente ai moderni scrittori di sociologia.

Io la prediligo questa generosa figura, ne' recessi della cui anima stanno balsami inapprezzabili di conforto per tutti, che dirige la sua parola a quelli che nella battaglia della vita vinceranno, a quelli che cadranno , a quelli che , crivellati di ferite, dureranno a combattere fino all'estremo , perchè appunto schiva di splendore, mentre ha tanto meritato della, patria e della società, perche la sua forte idea è frutto di un esame spassionato, lontano da preconcetti, aborrente dall'ostentata presunzione moderna. Chi ama i forti e gentili spiriti non può far a meno di guardare con un senso di ammirazione e di affetto a questa inclita figura del pensiero sociale cristiano , che celebra l'ineffabile trionfo dello spirito, l'intima consonanza delle anime nella perenne e inesorabile vicenda di gioie e dolori della vita, l'inesauribile energia della terra, onde nascemmo ; questo scrittore di gran cuore , il cui accento di sincerità, venendo dall'anima ardente temprata all'esperienza rude della vita, è intimamente persuasivo; questo generoso fisiocrata che ne mostra, ottenendo lo scopo di servire alla verità puramente e semplicemente, come noi possiamo raggiungere nell'instaurazione dell'ordine di natura quell'alto grado di perfezione che brilla nella mente e nel cuore dell'umanità che gloriosa s'inoltra nella via della sua progressiva trasformazione , e a mano a mano la innalza.

A questo bell'elogio sull'opera del Baratta noi siamo lieti di poter aggiungere anche la lusinghiera lettera inviata all'Autore dal Card, Rampolla.

Ill.mo Signore,

In conformità al suo desiderio, partecipatomi dal Procurator Generale dei Salesiani con foglio del 17 ottobre, non ho posto indugio ad umiliare nelle mani del Santo Padre la sua recente pubblicazione dal titolo: Principii di sociologia cristiana. Sua Santità ha bene accolto l'omaggio, encomiando lo zelo ond'Ella, secondo l'urgenza dei tempi e le pontificie direzioni, pone ingegno ad illustrare i principii del cristiano ordinamento civile. A conforto della sua operosità sacerdotale , invia a Lei ed al Collegio ch'Ella dirige, l'apostolica benedizione.

Nel piacere di comunicarle il sovrano gradimento, la ringrazio della copia cortesemente offertami con sensi di distinta stima

Di V. S.

Roma, 21 ottobre 1902.

Aff.mo per servirla

M. Card. RAMPOLLA.

(1) Ditta Fiaccadori. - Parma. L. 2,50.

Notizie Compendiate

MILANO - In memoria dell'Avv. Francesco Zucchi-Pecoroni. - Nel nostro Istituto di S. Ambrogio lo scorso dicembre compivasi una devota e solenne funzione a suffragio dei benefattori defunti di quella casa e l'inaugurazione d'un busto marmoreo all'avv. Francesco Zucchi-Pecoroni. Il fatto merita di esser registrato a comune ammaestramento negli annali della nostra pia Società e noi lo facciamo riportando la relazione che pubblicò il D. Bosco (1) nel suo numero di gennaio.

« Oltre ad un'eletta e numerosa schiera di benefattori trovavasi pure presente, venuto espressamente da Torino , lo stesso reverendo D. Rua, il quale, degno successore di D. Bosco, non manca mai di accorrere dove può a dimostrare la sua riconoscenza a coloro che beneficarono e beneficano i suoi cari orfanelli. Disse egli stesso la Messa in canto, dove fu eseguita musica di Anerio e di Renner con quella precisione e fina interpretazione per cui va già sì meritamente nota nella nostra città la Schola cantorum di quell'Istituto. Quel canto, anzi dirò meglio quel concerto di voci giovanili che si spandeva per l'abbrunata cappella e s'innalzava fino al Creatore per domandare la pace eterna a chi li aveva beneficati, a chi li aveva tolti ai pericoli del mondo e collocati in un luogo dove insieme coll'arte avevano appreso ad amar Dio e a saperlo pregare per chi ha fatto loro del bene, scendeva al fondo del cuore e destava nell'anima nobili pensieri!

» Dopo il Vangelo il rev. D. Rua con quell'unzione che è tutta sua propria rivolse ai numerosi intervenuti breve discorso improntato di riconoscenza e di gratitudine. Prendendo a testo le parole di Giuda Maccabeo: sancta et salubris est cogitatio pro defunctis exorare, assicurò che i giovanetti dei suoi Istituti non lasciano mai di pregare per i loro benefattori, specialmente per quelli che Dio avesse già chiamati all'altra vita.

» Terminato il Santo Sacrificio, mentre la banda dell'istituto faceva risuonar mestamente l'ampio fabbricato colle flebili note di una marcia funebre, espressamente composta dal maestro F. Caudana, si procedette allo scoprimento d'un busto marmoreo eretto a quell'anima eletta che fu l'avvocato Francesco Zucchi-Pecoroni, in cui i Salesiani di Milano riconoscono a ragione il loro più insigne benefattore. Dette le preci di rito e scoperto dallo stesso D. Rua il busto, egregio lavoro dello scultore Enrico Astori, il direttore dell'Istituto, Don Lorenzo Saluzzo, lesse un affettuoso telegramma dell'amico dei Salesiani, il Vescovo di Bobbio, Mons. Morganti, in cui diceva di unirsi collo spirito alla mesta funzione e che benediceva alla vedova e a tutti gl'intervenuti. Passando poscia a dire che l'iscrizione posta a fianco del busto ben s'addiceva all'estinto, lesse una nobile lettera dello stesso avv. Zucchi che gli aveva scritto pochi giorni dopo i dolorosi fatti che tanto funestarono nel 1898 la nostra Milano, lettera con che egli esternava recisamente come la pensava.

» - Educato in collegio, così quella lettera, dai RR. PP. Oblati, ho appreso fin dai miei verdi anni ad amare la gioventù e i superiori che si occupavano di essa. Da lunga stagione nutrivo speciale predilezione per gli Istituti che accolgono ed allevano i fanciulli perche opino che istruzione ed educazione, onde tornino a vantaggio della società, debbono cominciare dalla fanciullezza, dalla puerizia. Bisogna sottrarre alle avverse influenze settarie la gioventù nei primordi del suo allevamento. -

E dopo aver espresso il desiderio che tutte le classi dirigenti condividessero il suo pensiero chiudeva la sua nobile lettera invitando ad unirsi a lui nel rendere omaggio al Signore di quei suoi sentimenti ch'egli considerava come vera grazia. La lettura di quella lettera produsse in tutti i più alti sentimenti di ammirazione verso quell'anima generosa. Ed invero come non ammirare un uomo di sì schietta e forte tempra che nel largheggiare coi prossimi reputa piuttosto di ricevere egli stesso un dono da Dio che non di farlo agli altri? un uomo che intuiti i bisogni dei tempi e la causa dei mali che li travagliano, soccorre generosamente e promuove l'educazione della gioventù, unico rimedio a tanto malessere sociale? un uomo che altra mira non ha nelle sue elargizioni fuorchè di glorificare Dio e giovare ai suoi fratelli ?

» Sì, elargire per glorificare Dio e per giovare al prossimo, ecco la vera carità, quella carità che oggi giorno sotto il nome di filantropia corre sulla bocca di tutti, ma di cui ben pochi comprendono il significato. Oh! possa l'esempio del compianto avvocato richiamare molti di coloro cui Dio fornì di censo ad applicare quella massima : Beatus vir qui intelligit super egenum: possa scuotere molti di coloro che pur vedendo questo squilibrio sociale, squilibrio che ne promette ben fosco avvenire, non sanno decidersi a porre rimedio col procurare un'educazione cristiana alla gioventù, aiutando a tal uopo quegli Istituti che più si occupano di essa!

Dopo le parole del direttore, un giovane, beneficato dallo stesso Zucchi lesse gentili espressioni di affetto e di riconoscenza, per chi l'aveva tanto beneficato

» Infine un altro giovane orfano di padre e di madre, con commoventi parole ringraziava tutti i benefattori, della carità a tanti orfani suoi compagni, assicurandoli che il monumento della riconoscenza innalzato nel loro cuore, sarebbe stato imperituro.

» La mesta cerimonia non poteva riuscire più solenne ed insieme patetica e lasciò nel cuore di tutti i presenti la più grata impressione. »

(1) Cogliamo volentieri questa occasione per raccomandare nuovamente ai nostri lettori questo impor tante periodico pedagogico ascetico, che costa solo L. 2 all'anno. - Rivolgersi alla Direzione in Via Copernico, 9, Milano.

SAN SALVADOR (CENTRO AMERICA). -

Sono ottime le notizie che ci pervengono intorno all'Oratorio festivo aperto, un anno fa, nella capitale della Repubblica di S. Salvador ed affidato ai nostri confratelli residenti in S. Tecla. Ogni domenica tre Salesiani si recano regolarmente alla città di S. Salvador a passare insieme a quei numerosi giovani la giornata impartendo loro l'istruzione religiosa. I Cooperatori hanno per questo preparato una casa ed un ampio cortile provvedendo in pari tempo alle spese occorrenti pei viaggi, pel mantenimento dei Salesiani e per lo sviluppo sempre più regolare dell'Oratorio stesso. Il bene che vi si fa non potrebbe esser più consolante, ma crescerà immensanente quando, compiendo i desideri di quei buoni Cooperatori, sarà possibile di stabilirsi permanentemente anche in San Salvador.

BRESCIA - Riviera del lago d'Iseo. - Nello scorso autunno, grazie alla bontà ed alla simpatia pei Salesiani dei Rev.mi parroci locali, si tennero dal Sacerdote Giuseppe Capra conferenze salesiane negli importanti centri e paesi della riviera del lago d'Iseo ; Iseo, Adro, Sale Morosíno, Sulzano, Marone, Zone.- Le chiese erano affollate e veramente stragrande il numero dei Cooperatori e delle Cooperatrici che intervenivano alla sacra funzione.

GUALDO TADINO (UMBRIA). - Il 7 gennaio nella chiesa di S. Agostino, si tenne la premiazione dei giovani dell'Oratorio Festivo. V'erano Mons. Calai, il Capitolo della città, l'Istituto San Roberto, molti distinti signori e signore. La banda cittadina, prestatasi gratuitamente e diretta dal valente maestro Ciacci, sostenne brillantemente la parte musicale dell'Accademia. Mons. Calai in mezzo all'attenzione del pubblico, lesse un suo classico discorso sull'importanza dell'istruzione religiosa. Seguirono alcuni componimenti, recitati con garbo dagli alunni dell'Oratorio. Dei premi ce ne furono in abbondanza : cappelli, giacche , calzoni, camicie, vestiti interi, libri. Credo che tutti quei cari giovani ritornassero a casa con qualche cosa, lieti che stavolta la Befana si fosse mostrata tanto pratica e giudiziosa.

Quei centocinquanta e più giovanetti tennero in tutto il tempo un contegno correttissimo, dimostrando chiaramente che l'Oratorio festivo, togliendo dalla strada tanti poveri giovani abbandonati, li educa ed istruisce.

MARSALA. - Simpaticissima al nostro istituto Divina Provvidenza si svolse quest'anno la solennità di Maria SS. Immacolata. La sera del 7 dicembre scorso, vigilia della festa, il fior fior del clero e della nobiltà cittadina , gremiva il vasto salone « Don Bosco», con isquisitissimo gusto decorato. Una brillante accademia fece passare a tutti due ore lietissime.

Cooperatori defunti dal 15 Novembre 1902 al 15 Gennaio 1903.

1. Albanese Giuseppe - Valletta (Malta).

2. Ariano Pietro - Camo d'Alba.

3. Bellora Antonietta - Novara.

4. Boetti Lucia Ved. Rossi - Piazza Mondovì.

5. Bolognesi D. Francesco, Arciprete - S. Giovanni in Triario.

6. Bottura Rosa Luigia - Pieve di Coriano.

7. Bruzzo Suor Caterina - Marassi (Genova).

8. Calliano Francesca nata Costa - Cornegliano d'Alba.

9. Campra Teresa - Cardè (Cuneo). 10. Cappa Attilio - Lucca. 11.. Carta Rosalia - Torino.

12. Casalis Pietro, Maestro - Foglizzo (Torino).

18. Casassa Adelina - Torino.

14. Casetta Carlo-S. Damiano d'Asti. 15. Damico Can. Giuseppe - Nicosia (Catania).

16. De Ceseris Tozzi Chembina - Maenza (Roma).

17. De Gaspari D. Gaspare, V.-P. - S. Bartolomeo Valmara (Novara). 18. Demarchi Avv. Cesare - Zubiena (Novara).

19. Falconet Ing. Agostino - Torino. 20. Falletti Contessa Carolina di Coazze - Torino.

21. Terreno Contessa Luigia di Buriasco - Saluzzo (Torino).

22. Forruta Maria - Terdobbiate (Novara).

23. Fioravanzo D. Luigi - Breganze (Vicenza).

24. Guasco-Gallarate Donna Felicita de' Conti di Groppello - Torino

25. Mainetti Maria Ved. Gatti - Tonzanico (Cosmo),

26. Marconi Sac. Andrea - Bientina (Pisa).

27. Marizzano Elena - Varazze (Genova).

23. Nasi Francesco - Rivoli (Torino). 29. Portis Clementina Ved. Losana - Torino.

30. Rivolta Giuseppina - Vanzaghello (Milano).

31. Roddi Teol Umberto Gaspare, Pievano e Vicario di Ceres - Moncalieri (Torino).

32. Scandura Mariano fu Filippo - Francavilla (Messina).

33. Scanni Domenico - Borgo S. Giacomo (Bescia).

34. Simonetti Pietro fu Emanuele - Chiavari (Genova).

35. Speroni Giovanni - Santa Vittoria (Reggio Emilia).

36. Vaschetti D. Agostino, Cav. dei SS. Maurizio e Lazzaro - Racconigi (Cuneo).

37. Verità Betsy- Alessandria (Egitto).

38. Zampi Erminia Ved. Millozzi - Macerata.

1. Ambrosina Suor Giuseppina, delle Piccole Suore - Castelletto di Brenzone.

2. Bellia Cav. Giuseppe, Impresario - Torino.

3. Bettanini Prof. Giovanni- Venezia.

4. Binelli Damig. Giuseppina - Torino.

5. Bonetti Giuseppina - Torino.

6. Caligara Giuseppe - Mercurago.

7. Calleri Ernesto, Geometra - Torino.

8. Cieri Tommasantonio - Ortona.

9. Cordero Carolina di Vonzo, n. Faltetti di Coazze - Torino.

10. Della Noce Can. Silvio - Crema.

11. Diemoz Pietro Benvenuto di Pietro - Aosta.

12. Ducato Eugenio - Chiari.

13. Falcetti Maria ved. Graglia - Bricherasio (Torino).

14. Fior Antonini Maria - Udine.

15. Fortis Maddalena ved. Mazzucchelli - Cameri (Novara).

16. Frattini Gavinelli Giuseppina - Bellinzago (Novara).

17. Gargiulo Mons. Teodosio, Vescovo - Oria.

18. Gay Contessa di Quarti Luisa nata Schiarg - Rivoli (Torino). 19. Givone D. Paolo - Mongrando (Novara).

20. Gribaudi ved. Teresa - Cambiano (Torino).

21. Jacuzzi D. Pietro, Can. Penit. Cattedrale - Treviso.

22. Lalatta March. Sergio - Parma. 23. Lanfredi Bertazzoni Albina - Polesine (Mantova).

24. Santernino D. Giacomo, Parroco - Crissolo (Cuneo).

25. Longobardi Cav. Pietro - Napoli. 26. Manfredi Angiolina fu Paolo - Vestignè (Torino).

27. Marchesi Teresa ved, Migliassi - Torino.

28. Marchi Camilla - Pavia.

29. Mattei Candido, Farmacista - Bientina (Pisa).

30. Mazzarello D. Domenico - Mornese (Alessandria).

31. Murici D. Giovanni, Preposto Parroco di S. Michele Arcang. -Apiro.

32. Orlandi Baldassare - Pavia.

33 Panciera Domenico fu Martino - Schio (Vicenza).

34. Peretti Sac. Defondento - Novara. 35. Piovano Rosa, n. Molino - Chieri. 36. Rampa Carolina - Camerata Cernello.

37 Risaldi Teresa - Genova.

38. Serragli Avv. Giovanni - Firenze. 39. Sipari Cristina, nata de' Marchesi Cappelli - Alvito.

40. Tassinari Clelia ved. Rampi - Faenza.

41. Testa Carolina dei Doria ved. Maero - Torino.

42. Tomatis Prof. Carlo - Fossano. 43. Trevisani Rosa - Verona.

44. Unia Giuseppina, ved. Lupo - Chieri.

45. Vernazza Giuseppe fu Giacomo, Impresario - Varazze.

46. Zecchini Grazia Danieli - Verona.. 47. Zenoni Lino - Parma.