BS 1900s|1903|Bollettino Salesiano Gennaio 1903

ANNO XXVII - N. 1.   Esce una volta al mese.   GENNAIO 1903.

SOMMARIO- Andiamo a Gesù Cristo . .   . . pag. 1

Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori    2

La parola del Papa    

Pagina intima - Il nostro lavoro-Festa di S. Francesco di Sales - Conferenza Salesiana - Anniversario di D. Bosco - L'addio dei nostri missionari - Il tesoro salesiano - Per l'obolo di S. Pietro    9

i Salesiani a Costantinopoli    11 Gli Oratori festivi . . . . 12 Una visita al Collegio. Pio IX di Buenos Aires . . 13 Importantissimo per i contadini 15 Missioni - Colombia - Patagonia (Territorio del Neuquen) - Equatore    16

Grazie di Maria Ausiliatrice   .   . 24 Necrologia - Giuseppina Unia ved. Lupo - Avv. Vincenzo Cappellini - D. Giuseppe Tobia - Costamagna Luigi - Padre Alessandro Solare .   . . . 24 Notizie compendiato: (Bobbio - Ragusa - S. Severo - Napoli - Sanluri - Sucre)    30

Libri ed opuscoli    31 Cooperatori defunti .

Illustrazioni : Capanna in Fortin Mercedes pag. 17. - Arene aurifere in Chosmalal, 19. - Guado del Neuquen, 21.'Giuseppina Unia ved. Lupo, 27. - Mons. Morganti, 29. - Disegno della costruenda casa in Napoli, 30'

Andiamo a Gesù Cristo!

VOCE che viene dall'Oriente, voce che viene dall'occidente, il cui eco si ripercuote ai confini ultimi, annunzia e dice che sulla terra comparve il Giusto. Ce lo addita nella contrada dei laghi e dei torrenti, nel lato meridionale della Siria, là tra la vallata del Giordano, nido di canori uccelli, tra la fioritura dei gelsi, degli oliveti e. dei cedri,. Egli passeggia in mezzo al fiato del golfo, sulla bocca dei vulcani spenti : ma un vulcano immenso, non più estinguibile sta presso ad aprire, la cui lava benedetta, il celeste amore, coprirà il inondo. Muoviamoci ed andiamo a Gesù Cristo.

Risvegliate e spinte dalla voce che ho detto, le umane stirpi si levarono, volsero ad un punto determinato, accalcandosi alle falde di un monte, il Calvario. Scopersero su quella vetta il Crocifisso. e s'inginocchiarono adorando. Cosicchè il monte, prima del Crocifisso, appare nella storia come un deserto, come una castigatoia di ladri : spiratovi su il Crocifisso, il monte rigurgita di moltitudini devote ; nel= l'ora che il tremuoto lo scosse ed infranse, cominciò a partirne l'empito che diede la vita al mondo moderno. Scuotiamoci anche .noi,   il divino tremuoto continua sempre; andiamo a Cristo.

Io vado a Cristo, per chè l'anima mia è tratta a quel magnete paradisiaco, nè può ricusarsi. lo amo la luce, e Gesù è il sole delle intelligenze : amo la bellezza e Gesù è il bellissimo tra i figliuoli degli uomini; amo l'infinito e Gesù è l'infinito; amo l'amore e Gesù è l'amore. Io mi sento infermo, e Gesù è il medico che mi risana ; io mi trovo sulla terra esule, e Gesù mi dà la patria eterna., Senza Cristo il cielo non ha più stelle, il prato non ha più fiori, l'arpa non ha più suoni per me. Bisogna che io vada.

Io vado a Cristo recandogli una corona. Vorrei levargli dal capo la corona di spine, opera di malfattori, che troppo lo punge, bramo d'inghirlanandarlo di cuori amanti, di menti adoratrici, di generosi sacrifizi di Santi... Così il Card. Alimonda nella prefazione di uno dei suoi libri: e noi, facendo nostro, lo sfogo di quest'anima grande ripetiamo a tutti in sul principio di questo nuovo anno Andiamo a Gesù Cristo!

IL SACERDOTE MICHELE RUA Ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco

Benemeritì Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,

NEL presentarvi , Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici , al principio d'ogni nuovo anno, un po' di rendiconto del bene operato, mercè il vostro efficace concorso, dai figli di Don Bosco , l'animo mio prova sempre vivissima consolazione perchè mi si offre propizia occasione d'esternarvi in qualche modo i sensi della mia sincera e profonda gratitudine. E questa consolazione mi riesce assai più sensibile quet'anno che è già il 15° dacchè, succeduto al nostro caro Padre D. Bosco, m'è dato esperimentare più da vicino i prodigi e le meraviglie della vostra cooperazione e carità salesiana. Risalendo col pensiero il corso di questi 15 anni , ne veggo i giorni tutti pieni dell' inalterabile vostro affetto ed aiuto verso il Successore di D. Bosco, affetto ed aiuto che mi resero possibile non solo mantenere in vita le opere iniziate da un tanto Padre, ma eziandio moltiplicarle e diffonderle in mezzo a tutti i popoli. La mano della divina Provvidenza, in questo non breve periodo di tempo, ha suscitato dovunque generose falangi di Cooperatori e Cooperatrici Salesiani ed ora il mio cuore vorrebbe proporzionata alla piena della sua consolazione anche la manifestazione della propria gratitudine.

In quest'anno vorrei potervi dire, o buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, un grazie speciale che tutto ritraesse l'affetto cordialmente riconoscente che albergava nella grand'anima di D. Bosco e che Egli sapeva sì bene palesare nelle sue lettere ; perchè, grandemente dilatatasi in questi ultimi 15 anni la sfera delle opere affidateci dalla divina Provvidenza, sono pure immensamente cresciuti i bisogni cui debbo provvedere, e voi mi permetterete che, nutrendo la più viva riconoscenza pel già fatto, io ritorni ad eccitare la vostra valida cooperazione. Non potendo altro, lasciate che con tutta l'effusione del cuore vi rinnovi i più cari auguri delle più elette benedizioni per l'anno nuovo testò incominciato; e vi aggiunga, che insieme con me tutti i Salesiani , le figlie di Maria Ausiliatrice, i fanciulli e le allieve da noi dipendenti, pregano e pregheranno sempre per voi, benemeriti Cooperatori e Cooperatrici , essendo la preghiera l'espressione più solenne di un animo grato.

Ed ora esaltate meco il Signore ed esaltiamo insieme la sua divina bontà che ci ha colmati di tanti favori nel corso dell'anno or ora compiuto! Non ultimo, miei cari, anzi dei più segnalati , fu certamente il benefizio della vita che godiamo tuttora e per cui possiamo aiutarci vicendevolmente a compiere opere buone, a fare del bene all'anima nostra e così assicurarci il diritto al regno dei cieli, mentre tanti nostri conoscenti ed amici se ne partirono già per l'eternità. Rallegriamoci dunque nel Signore e ringraziamo Dio dal più profondo dell'animo per questo benefizio sommamente prezioso.

Strumenti della divina Provvidenza per quel poco di bene che coll' aiuto 'di Dio hanno potuto operare i Salesiani e le figlie di Maria Ausiliatrice l'anno passato, voi, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, dovete eziandio unirvi a noi per ringraziarne il Signore. Alla memoria del bene fatto il nostro ringraziamento sarà più vivo e per di più voi gusterete con noi una stilla di quella purissima gioia, che si prova al riflesso del bene operato per Dio e per il prossimo e nella speranza della ricompensa celeste.

Opene compiute nel 1902. a) Nuove fondazioni.

La rassegna di quello che abbiam potuto compiere nel decorso anno mercè il divino aiuto e la vostra carità, è il miglior inno di ringraziamento che possiamo sciogliere a Dio Ottimo Massimo; e per tenere un certo ordine, dirò prima delle nuove fondazioni che, non ostante le gravi strettezze pecuniarie e la scarsità somma di personale, si sono fatte.

In Italia : a Lanusei di Sardegna, si inaugurò solennemente lo scorso giugno il nuovo Collegio Convitto, il cui splendido avvenire è caparra di immensi benefizi religiosi e sociali per quell'isola. E qui mi sia permesso una breve digressione. Fra le memorie indelebili del mio cuore custodisco il mio viaggio attraverso la Sardegna dove fui fatto segno a tante prove di vivo squisitissimo affetto e venerazione da non poterlo neppur esprimere: fu tanto l'entusiasmo per il povero Successore di D. Bosco ch' io ne rimasi trasecolato, ma nel tempo stesso compresi una volta più come l'Opera del nostro compianto buon Padre sia benedetta dal cielo. Di tutto rinnovo a tutti pubblicamente i miei umili ringraziamenti.

A Palermo in Sicilia, dove i Salesiani erano attesi da più anni, si iniziò l'Oratorio festivo con apposite scuole: a S. Giuseppe Iato e a Terranova una colonia agricola; a Ragusa Inferiore, ad istanza di persone ragguardevolissime si assunse la direzione dell'Istituto dedicato al SS. Redentore; a Napoli, al Vomero, oltre l'Ospizio e l' Oratorio per i giovani abbandonati, si principiò la costruzione di una bella Chiesa; a Pisa, un nuovo Oratorio festivo e a Biella si potè finalmente porre la la pietra del nuovo Oratorio dedicato a S. Cassiano.

In Austria: a Lubiana, fece le sue prime prove il nuovo Istituto di Maria Ausiliatrice con grande soddisfazione di quei Cooperatori.

Nel Belgio: a Liegi, si è stabilita una Casa-famiglia per i giovani operai ed impiegati di quella industriosa città. Per noi è questa un'opera nuova che ci renderà assai più facile l'esercizio d'un assistenza salutare a pro' degli allievi usciti dalle nostre scuole; a Gand, si assunse la direzione di una Casa d'arti e mestieri con scuole primarie.

Nella Svizzera: a Lugano, si inaugurò l'Oratorio festivo, fin d'ora fiorente e prosperoso; a Zurigo , dove, benedetta dal Sommo Pontefice, fiorisce la nostra Missione per gli Italiani, ora si sta raccogliendo i fondi necessari per la costruzione di una Chiesa a favore dei nostri connazionali. L'urgente necessità di quest'opera mi spinge a raccomandarla in modo particolare alla vostra carità, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici.

Nella Spagna si fondarono due case: l'una a Ronda, presso Malaga, e l' altra nella città di Cordova: quest'ultima a dir vero , fu aperta negli ultimi giorni del 1901, ma non avendone fatto parola nel mio rendiconto dell'anno passato , non poteva quest'anno passarla sotto silenzio.

Nell'America poi si apersero al divin culto varie nuove chiese; la prima a Quito nell'Equatore, intitolata a Maria Ausiliatrice; una seconda, più vasta, è dedicata al S. Cuor di Gesù nella città di La Plata nell' Argentina. In Villa Colon di Montevideo si aperse al culto il nuovo Santuario dell'Ausiliatrice dichiarato da quell' Eccellentissimo Arcivescovo, Monsignor Mariano Soler, Santuario nazionale; a Soriano, pure nell'Uruguay, Monsignor Arcivescovo ci affidò da funzionare la più antica chiesa della nazione ; ed altra Chiesa infine a Corumbà nel Matti r Grosso. Anche al Almagro di Buenos Aires fervono i lavori per la costruzione del grandioso tempio di Maria Ausiliatrice nella parrocchia di S. Carlo. Inoltre si impiantò un Oratorio festivo al Ladario presso Corumbà del Matto Grosso; un secondo se ne aperse a Lima nel Perù e un terzo a S. Salvador nella Repubblica omonima del Centro America. S'iniziarono pure nuove fondazionì di Case, Ospizii ed Oratori festivi a .Maracaibo di Venezuela; a Bosa, di Colombia; a Guayaquil nell'Equatore si assunse la direzione della grande istituzione chiamata "La Filantropica"., destinata all'educazione professionale della gioventù; a New York si prese, ad uffiziare la Chiesa degli Italiani detta della Trasfigurazione e a Oakland nel Nord America, ci venne affidata la Parrocchia dei Portoghesi; a Pernambuco nel Brasile del Nord, ci venne dato la cura di un orfanotrofio , mentre a Sergipe si fondò una, Colonia agricola per occuparvi i giovani più poveri ed abbandonati.

Fra le fondazioni compiute nell' anno decorso, più, care al mio cuore, e nel tempo stesso più difficili e dispendiose, devesi annoverare la nuova Colonia del S. Cuore di Gesù fra i poveri Indii Coroados-Bororos nel Matto Grosso. Di tutte le nostre Missioni presentemente questa è quella che ha maggior bisogno d'ogni sorta d'aiuti, spirituali e materiali; per cui la raccomando in particolar maniera alla vostra generosità ed alle vostre. preghiere. Quei nostri poveri confratelli, lontani cinquecento chilometri dal più vicino dei punti civilizzati, fra quelle tribù veramente selvagge, versano di continuo in gravi pericoli, e forse mentre io scrivo possono esser trucidati con inaudita ferocia e barbarie. Oh! preghiamo, il Cuore SS. di Gesù che li liberi da ogni disgrazia e li consoli nel loro sacrifizio.

b) Tra le Figlie di Maria Ausiliatrice.

La Madonna Ausiliatrice benedice visibilmente le sue figliuole e le prospera di copiose vocazioni e di sempre nuove fondazioni. In Italia, oltre la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, in Nizza Monferrato per le esterne, esse poterono aprire scuole private o di lavoro con annessi Oratori festivi, ovvero mettersi alla direzione di Asili infantili; a Varese in Lombardia; a Paullo nella diocesi di Lodi ; ad Asti, ad Arquata Scrivia, a S. Secondo di Parma, ad Ameglia nel Golfo di Spezia;. ed a Sanluri in Sardegna. Inoltre apersero in Giaveno un pensionato per signore di mezzana condizione; a Villadossola di Novara ed a Vigevano un Convitto per giovani operaie; ad Asti assunsero pure la direzione di quel R. Orfanotrofio femminile; e finalmente coll'aiuto del Signore, poterono anche stabilirsi in Inghilterra nella città di Londra.

Nell'America andarono anch'esse ad innalzare le tende fra i poveri Coroados del Matto Grosso e fondarono altre case a Morelia nel Messico, a Bosa in Colombia, e a Rodeo del Medio nella Repubblica Argentina.

e) Sviluppo delle opere già esistenti.

Accennate brevemente le nuove fondazioni, non debbo nascondervi, o benemeriti Cooperatori e. Cooperatrici, il vero sviluppo che presero altre nostre; opere. E dapprima intendo parlarvi dell'impulso che ebbero, lo. scorso anno le nostre Missioni. Per quanto riguarda la Patagonia ce n'e garante il carissimo nostro Mons. Cagliero, il quale in una lunga escursione di visita pastorale per varii punti abitati del suo Vicariato, potè toccar con mano il gran bene che ivi va operando la grazia di Dio. Simili consolanti notizie ci pervennero dalla Terra del Fuoco, con lettere dello zelante Prefetto. Apostolico Mons. Fagnano, il quale m'assicura che le sue missioni potrebbero ancor più progredire, se talora non gli venissero meno le somme necessarie. Il Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza, .Mons. Costamagna, potè finalmente entrare nel suo Vicariato e anch'egli mandandoci notizie dei poveri selvaggi affidati al suo zelo pastorale, encomiando altamente l'opera generosa dei nostri carissimi confratelli di Gualaquiza, specie di D. Mattana, il famoso P. Francisco dell'Oriente equatoriano, ci fa sapere che quanto prima i terribili Jivaros saranno guadagnati, mercè l'educazione dei lor figliuoli, alla Chiesa ed alle costumanze civili. Delle care Missioni del Matto Grosso vi ho parlato più sopra: qui, insieme con le altre Missioni d'America, di Africa e di Asia, torno a raccomandarle alle vostre preghiere.

Secondariamente le nostre Colonie Agricole provviste degli attrezzi necessari e seguendo le norme dei migliori cultori di agraria, hanno dato assai soddisfacenti: risultati., Tanto vi posso assicurare di tutte in genere; ma specialmente della colonia Faravelli presso Canelli; della colonia Comi a Corigliano d'Otranto; della colonia Juan Jackson nel Urugúay, ove si compirono nuove necessarie costruzioni, e così pure di quella annessa al nostro Orfanotrafio di Nazareth nella Palestina., - Quest' ultima ottenne finalmente il sospirato firmano e la fabbrica dei laboratori progredisce, sebbene un po' lentamente per mancanza di mezzi, motivo per cui la raccomando vivamente a tutti i nostri cari Cooperatori e benemerite Cooperatrici, a cui so stare tanto a cuore quell'istituto destinato a raccogliere i poveri fanciulli della città natale della SS. Vergine. Merita anche particolar menzione la colonia Richelmy, presso Ivrea, la, quale per le cure indefesse di quel direttore, è giunta a tal perfezione che fu presa a modello; e per disposizione dell'Autorità scolastica della provincia le sue scuole di agricoltura, viticoltura ecc., per due mesi furono frequentate da oltre 80 maestri dello Stato per le analoghe :lezioni. All' esposizione di Torino la medesima Colonia Richelmy riportò 6 medaglie, tre di oro e tre di bronzo.

d) Nuova spedizione di Missionari. .

Vi è poi un'altra opera che, fidenti in Dio e nel vostro generoso buon cuore, abbiamo potuto compiere nel dicembre u. s. Come vi ho già annunziato con apposita lettera circolare, nella Novena dell'Immacolata, partivano dal Santuario di Maria Ausiliatrice ben altri cinquanta tra Missionari e Missionarie. Pertanto, mentre son lieto di ringraziare pubblicamente quelli che hanno già risposto al mio umile appello, torno a supplicare gli altri di venirmi in aiuto coll'offerta della loro carità. Poiché giova qui ricordare che se i Salésiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno potuto, colla divina grazia, fondare nuove case , ampliare le esistenti, ed inviare alle genti che ne abbisognano nuovi banditori della buona novella, ciò fu anche in forza della vostra carità, o Benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici.

Sì, furono le vostre elemosine, (ed è questo il cantico della nostra gratitudine) che sostennero, fondarono ed ampliarono le nostre case, per dare ricovero ad un maggior numero di giovani, i quali erario in pericolo di divenire la desolazione dei parenti e il flagello della società: furono le limosine, che provvedendo loro vitto e vestito diedero ad un tempo il mezzo di rendersi buoni cristiani ed onesti cittadini e di riuscire il decoro della famiglia e il sostegno delle opere di religione; furono infine le vostre elemosine che mandarono e mantennero tanti Missionari in America a salvare innumerevoli anime facendole figlie di Dio e della Chiesa.

Opere da compiersi nel 1903.

Come vedete , miei buoni Cooperatori e buone Cooperatrici, coll'aiuto di Dio e merce la vostra carità, tutti gli anni la nostra Pia Società dilata le sue tende a nuove regioni e paesi ; ed abbiamo ora la più grande speranza che Iddio ce ne darà la promessa ricompensa. Ma non dobbiamo rallentare di buona volontà per l'avvenire perchè più altre cose ci restano a. compiere nell'anno testé incominciato. Io ve ne accennerò solamente alcune delle principali.

a) Venire in aiuto per la formazione del personale salesiano.

Da più parti sono pressato per nuove fondazioni da compiersi nel presente anno, ma di esse vi parlerà a suo tempo il Bollettino, se pur per la scarsezza di personale adatto non dovrò rinunziarvi. Avviene talora che molti buoni Cooperatori insistono fortemente per avere o Salesiani, o Figlie di Maria Ausiliatrice nei loro paesi per dirigere Oratori festivi, Ospizi, Convitti od Asili Infantili ecc. Promettono di preparare tutte le cose necessarie, compresa talvolta, se fa d'uopo, una rendita annua per l'assicurazione dell'opera, e poi credono di possedere un certo qual diritto ad essere esauditi, e quasi quasi se l'hanno a male se si dà loro una negagativa... O miei buoni Cooperatori e zelanti Cooperatrici, voi sopratutto che vi interessate per dilatare la nostra pia So cietà con nuove fondazioni nei paesi ove pare maggiore il bisogno, rivolgete, di grazia, in quest'anno le vostre sollecitudini, non solo a preparare nuove case, ma a darmi i mezzi necessari per la formazione del personale salesiano, senza del quale a nulla approdano i fabbricati e le cose necessarie. Perciò ardentemente vi supplico a venirmi in aiuto nel sostenere e coltivare numerose vocazioni salesiane, indirizzando presso qualche nostra casa quanti, noti per bontà di vita, desiderano arruolarsi sotto la bandiera del nostro buon Padre. Non basta però scoprire le vocazioni, ma fa d'uopo renderle possibili. Grazie a Dio la nostra pia Società, nella molteplicità dei giovani affidati alle nostre cure , trova molte vocazioni , ma scarseggia di mezzi per svilupparle. Le nostre varie case di formazione religiosa sono sotto il peso di enormi debiti incontrati per il mantemento dei futuri lavoratori della vigna evangelica; e se voi, o generosi benefattori e benefattrici, non mi verrete sollecitamente in aiuto in questo urgente bisogno, sarò costretto, con mio sommo cordoglio,, a limitare il numero delle vocazioni ecclesiastiche e religiose e per conseguenza a rifiutarmi pure per nuove fondazioni. Se volete che si diffonda sempre più l'Opera Salesiana non dovete permettere che inaridiscano le sorgenti della vita, mandandomi numerose offerte per la coltura e lo sviluppo delle vocazioni salesiane.

Questa è la prima opera che dovete prendere di mira in quest'anno colla vostra carità. Stabilite, se potete, sul vostro bilancio una data somma per far studiare un qualche giovane chiamato alla nostra pia Società, e, staccata una cambiale per il banco del Signore, inviatela a me, che, a tempo opportuno, io mi farò premura di farla riscuotere dandovi anche la consolazione di mettervi in relazione col fortunato allievo che godrà della vostra carità. Questa, o buoni Cooperatori e Cooperatrici, è azione salesiana pratica e senza la quale a nulla approdano i desideri e le parole.

b) Aiutare e moltiplicare gli Oratori festivi. Il richiamo a quest' opera tutta salesiana mi viene suggerita dall' esito consolante che ebbe lo scorso maggio il II Congresso degli Oratori festivi. Fine primario della pia Società Salesiana e delle opere di carità proposte a tutti i Cooperatori, la più raccomandata è questa provvedere all' educazione religiosa di tanta gioventù, raccogliendola negli Oratori festivi. Vorrei che tutti intendessero l'importanza di questa missione come la intendeva D. Bosco. Mi ricordo di averlo sentito ripetere più volte che per molti giovani è questo l'unico mezzo di salute, come per molti altri è pure il più facile ed opportuno. Vediamo dunque di adoperarci quest'anno a riempire di giovani gli Oratorii esistenti ed a promuoverne la fondazione di nuovi. E qui dovete notare, miei buoni Cooperatori, che non basta dare il vostro appoggio morale agli Oratorii, ma urge che quelli che fra di voi ne hanno la possibilità si prestino a fare il catechismo, ad assistere i giovani nei loro divertimenti e a fare qualche annuale sacrifizio pecuniario per concorrere anche materialmente allo sviluppo maggiore dell'Oratorio festivo che più gli sta a cuore. La nostra pia Società ne ha da tutte le parti : basta scegliere e poi aiutare.

e) Diffusione della buona stampa.

Vi raccomando questo dovere imposto pure dal regolamento per un motivo speciale. Voi tutti, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, conoscete le

Letture Cattoliche di D. Bosco.

Queste Letture compiono ora cinquant'anni di gloriosa esistenza ; è giusto quindi che abbiano un incremento ed una diffusione consolante col trovare in tutti i Cooperatori altrettanti abbonati, altrettanti propagatori. Questa pubblicazione è proprio provvidenziale ai tempi nostri in cui l'avidità del leggere si fa comune e un diluvio di stampa malvagia invade il mondo. Animo dunque e le Letture di D. Bosco incomincino il loro secondo cinquantennio di vita con numerosissimi nuovi abbonati, procurati dai nostri Cooperatori. Per vostra informazione troverete qui unito il relativo programma.

Consolanti avvenimenti di famiglia.

Prima di chiudere questa mia mi sento in dovere di accennare pure ad alcuni particolari avvenimenti, che sono tornati carissimi al nostro paterno cuore.

L'anno decorso fu segnalato da un sensibilissimo incremento della divozione alla nostra Potente Ausiliatrice: più numerosi i pellegrinaggi al suo Santuario di Valdocco; più numerose le grazie registrate e queste anche più strepitose. Inoltre vennero pure aperte al culto più chiese sacre all'Ausiliatrice e l'America primeggia in questa divozione.

Argomento pure di consolazione furono e il giubileo della nostra Cartiera di Mathi Torinese, la quale da 25 anni ha messo in grado le tipografie salesiane di lavorare alacremente per la diffusione della buona stampa; e l'adunanza dei Direttori e Zelatori della nostra Pia Unione presso la tomba di D. Bosco in Valsalice.

Questa fu veramente improntata all'amore più fervente per tutte le Opere del nostro compianto Fondatore e per la loro pratica diffusione. L' avvenimento però che più giocondò il nostro cuore fu lo slancio con cui i giovani raccolti nelle nostre Case, si unirono come un cuor solo per rispondere al mio appello, che li chiamava a rendere speciale omaggio al Sommo Pontefice regnante, il gloriosissimo Leone XIII, nell'anno venticinquesimo del suo sacro Pontificato. Le trentatre lire raccolte nel 1849 tra i poveri fanciulli di D. Bosco per il mite Pio IX, esule a Gaeta, nel 1902 si sono talmente moltiplicate da raggiungere la cifra di lire dodicimila!

Omaggio e conclusione.

Se voi, o miei cari Cooperatori, vi adopererete con zelo ognor crescente e con figliale affetto per lo sviluppo di tutte le opere riguardanti la nostra pia Unione, a me pare che le belle parole di D. Bosco : verrà tempo in cui il nome di Cooperatore vorrà dire vero Cristiano Cattolico, siano vicine ad essere avverate. Sia questo l'omaggio della nostra Pia Unione a Colui che si protestò di voler essere non solo il primo Cooperatore, ma il primo Operatore salesiano, e che coll' anno venticinquesimo del suo glorioso Pontificato fa meravigliare il mondo. Il Signore lo conservi ancora lunghi anni e lo ricolmi di sante consolazioni. Oremus pro Pontifice nostro Leone! Preghiamo per il Papa!...

Con questa esortazione pongo fine allo scrivere, ma vi assicuro che non avrà mai fine la nostra riconoscenza. Maria Ausiliatrice vi copra col suo manto ed anche su questa terra vi rimuneri largamente della carità che usate con i figli di D. Bosco.

Pregate voi pure per me, che mi professo,

Di Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,

Torino, 1° gennaio 1903.

Umil.mo Servitore Sac. MICHELE RUA.

LA PAROLA DEL PAPA

Dell'ultima Enciclica dal Sapientissimo Leone XIII indirizzata ai Vescovi d'Italia riferiamo solo quella magnifica pagina in cui è descritta la missione del sacerdozio cattolico. Il rimanente trattando di questioni disciplinari, esorbita dall'indole del nostro periodico.

« Il Sacerdozio cattolico, divino nella sua origine, soprannaturale nella sua essenza, immutabile nel suo carattere, non è tale istituzione che possa accomodarsi alla volubilità delle opinioni e dei sistemi umani. Partecipazione del sacerdozio eterno di Gesù Cristo, esso deve perpetuare fino alla consumazione dei secoli la missione stessa dal Divin Padre affidata al suo Verbo Incarnato: Sicut misit me Pater et ego mitto vos (Ioann. xx, 21). Operare la salute eterna delle anime sarà sempre il grande mandato a cui esso non potrà mai venir meno ; come, per fedelmente attuarlo, non dovrà mai cessar di ricorrere a quei soprannaturali presidi e a quelle norme divine di pensiero e di azione che gli diè Gesù Cristo, quando inviava i suoi Apostoli per tutto il mondo a convertire i popoli al Vangelo. Quindi S. Paolo nelle sue lettere vien ricordando, non essere altro il sacerdote che il legato, il ministro di Cristo, il dispensatore dei suoi misteri (II Cor. v, 20; vi, 4; I Cor. iv, 1.), e ce lo rappresenta quasi collocato in luogo eccelso (Hebr. v. 1), quale intermediario fra il cielo e la terra per trattare con Dio gli interessi sommi dell'uman genere, che sono quei, della vita sempiterna. Tale il concetto che i libri santi ne danno del sacerdozio cristiano, cioè di un'istituzione soprannaturale, superiore a tutti gli istituti terreni e affatto separata da essi come il divino dall'umano. La stessa alta idea emerge chiara dalle opere dei Padri, dal magistero dei Romani Pontefici, e dai Vescovi, dai decreti dei Concili, dall'unanime insegnamento dei Dottori e delle Scuole cattoliche. Che anzi tutta la tradizione della Chiesa è una voce sola nel proclamare che il Sacerdote è un altro Cristo, e che il .sacerdozio si esercita bensì in terra ma va meritamente annoverato tra gli ordini del cielo (« Sacerdotium enim in terra peragitur, sed caelestium ordinum classem obtinet: et iure quidem merito» (S. Io. :Chrysostomi. De Sacerdotio lib. III, n. 4).) ; poichè gli son date da amministrare cose del tutto celesti, e gli è conferito un potere che Iddio non affidò neppure agli Angeli (Etenim qui terram: incolunt in eaque commorantur, ad ea, quae in caelis sunt dispensanda commissi sunt, potestatemque acceperunt, quam neque Angelis, neque Archangelis dedit Deus» (IIb. n 5.). ): potere e ministero che riguardano il governo delle anime, ossia l'arte delle arti (« Ars est artium regimen, animarum.» (San Gregor. XI. Regul. Past. Part. i c. i). ). Perciò educazione, studi, costumi, quanto insomma si attiene alla disciplina sacerdotale, venne sempre dalla Chiesa considerato come un tutto a sè, non pur distinto ma separato altresi dalle ordinarie norme del vivere laicale. Tal distinzione e separazione (leve dunque rimanere inalterata anche ai tempi nostri, e qualunque tendenza ad accomunare o confondere l'educazione e la vita ecclesiastica con l'educazione e la vita laicale, ha da giudicarsi riprovata nonchè dalla tradizione dei secoli cristiani, ma dalla dottrina stessa apostolica e dagli ordinamenti di Gesù Crìsto.

« Certamente nella formazione del clero e nel ministero sacerdotale ragion vuole che si abbia riguardo alle varie condizioni dei tempi. Quindi è ben lungi, da Noi il pensiero di rigettare; quei mutamenti che rendano l'opera del Clero sempre più efficace nella società in mezzo a cui vive ; che anzi appunto per tale considerazione Ci è sembrato conveniente di promuovere in esso una più solida e squisita coltura, e di aprire un campo più largo al suo ministero. Ma ogni altra innovazione che potesse recar qualche pregiudizio a ciò che è essenziale al sacerdote, dovrebbe riguardarsi come affatto biasimevole., Il sacerdote è sopra tutto costituito maestro, medico e pastore delle anime, e guida ad un fine che non si chiude nei termini della vita presente. Ora non potrà egli mai corrispondere appieno a così nobili uffici , se non sia , quant'è mestieri, versato nella scienza delle cose sacre , e divine; se non sia fornito a dovizia di quella pietà che ne fa un uomo di Dio; se non ponga ogni cura in avvalorare i suoi insegnamenti colla efficacia dell' esempio, conforme all'ammonimento dato ai sacri pastori dal Principe degli Apostoli Forma facti gregis ex animo (I. Petr. v. 3, ). Comunque volgano i tempi, e le condizioni sociali cangino e si tramutino, queste sono le proprie e massime doti che debbono rifulgere nel sacerdote cattolico, giusta i principi: della fede ; ogni altro corredo naturale ed umano, sarà certo commendevole, ma non avrà, rispetto, all'ufficio sacerdotale, che una secondaria e relativa importanza. Se pertanto è ragionevole e giusto che il Clero si pieghi, fin dove è lecito, ai bisogni dell'età presente, è altresì doveroso e necessario che alla prava corrente del secolo, non che cedere, fortemente resista. E ciò, mentre risponde naturalmente all'alto fine del sacerdozio, vale altresì a rendere più fruttuoso, il ministero, crescendogli decoro e procacciandogli rispetto »

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Il nostro lavoro.

LA lettera annuale del nostro venerato Superiore determina il lavoro per il nuovo anno , e noi dobbiamo vedere di compierlo con tutta l'attività ed energia. Tutti, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori e Cooperatrici, abbiamo da fissarci un programma particolare e pratico affinche la voce del nostro duce e padre arrechi nel campo che abbiamo preso a coltivare copiosi frutti di zelo e carità. Per essere vero Cooperatore , secondo lo spirito del nostro compianto fondatore , non basta aver dato il nome alla Pia Unione e neppure l'appoggio morale e la comunione delle preghiere, condizioni queste comuni agli altri sodalizi di carità ; ma si richiede principalmente che il Cooperatore Salesiano agisca e lavori costantemente in conformità dello scopo e dei fini a cui tende la nostra Associazione. Questa condizione è indispensàbile per partecipare agli immensi vantaggi spirituali di cui l'Unione è stata arricchita dai Sommi Pontefici.

Ora in quest'anno il nostro lavoro deve estendersi alla cultura delle vocazioni ecclesiastiche e religiose, all'incremento materiale e morale degli Oratori festivi ed alla diffusione della buona stampa. Ciascuno quindi si fissi bene intorno a quale di questi tre punti intenda primieramente sviluppare la sua azione e poi mano all'opera. Sarà p. e. un qualche buon Parroco di campagna, il quale sa esservi, tra la gioventù affidata alle sue cure , uno o due giovanotti che aspirano vivamente di divenire ministri di Gesù Cristo, ma per mancanza di mezzi non trovano la chiave per aprirsi la strada del Santuario. Quale sarà l'azione di questo buon Cooperatore? Quella di usare tutte le industrie per non lasciar morire in quei cuori generosi i semi della vocazione divina : si raccomanderà ai più facoltosi del paese per aiuto, si imporrà una qualche tassa libera sulla sua prebenda oppure metterà da parte un tanto delle offerte che riceve per il disimpegno del suo sacro ministero, ma egli da vero Cooperatore Salesiano nulla trascurerà per regalare alla Chiesa un futuro ministro del Santuario...

Sarà un buon operaio, padre di numerosa famiglia, il quale non potrà cooperare largamente alla cultura delle vocazioni ecclesiastiche ; ma sappia ch'egli pure se vuole può aver diritto al compimento della più grande di tutte le azioni qual'è la formazione d'un prete ascrivendosi all' Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni allo stato ecclesiastico , i membri della quale facendo l'offerta di due soldi al mese o d'un franco all'anno riescono tutti insieme al compimento di questo lavoro. La carità è industriosa, ed oh! se si ha buona volontà, quanti mezzi essa suggerirà a tutti per riuscire a lavorare in conformità del primo punto assegnatoci dal nostro duce ! E sì che noi qui abbiamo accennato solo al lato materiale! Quale più vasto campo di lavoro se si vuoi studiare pure il modo di suscitare e coltivare le vocazioni dal lato morale , col dire una buona parola a quelli che hanno disposizioni a questo stato , col promuovere fra i giovani le buone letture e via dicendo !

Tutti all'opera adunque e nessuno si ritiri da questo fecondo ed importante lavoro. Di questo e degli altri punti del lavoro assegnatoci in quest'anno discorreremo altro volte e la Pagina intima sarà riconoscentissima a quanti si degneranno farle pervenire consigli, suggerimenti, esperimenti, ecc. in proposito.

Per ciò che spetta la Pagina intima e per informazioni circa l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni ecclesiastiche rivolgetevi unicamente alla nostra direzione.

Festa di S. Francesco di Sales.

IL 29 del corrente mese, giovedì, ricorre la festa del nostro santo Patrono, il dolcissimo Francesco di Sales. Non è necessario spendere parole per raccomandare a tutti di celebrarla nel miglior modo ; però vorremmo che in tutti s'accrescesse il desiderio d'imitar il Salesio nel suo zelo per la salvezza delle anime, delle quali uno stuolo sterminato ai nostri giorni camminano sulla via della perdizione, e gli apostoli che con zelo eroico si studiano di ritrarnele non sono mai troppi.

Questo zelo era la virtù dominante nel Salesio, imperocchè a confessione della Chantal si poteva dire in certo modo, che tralasciava i servigi, i quali riguardano immediatamente Dio, per attendere al servizio del prossimo. Questa virtù parca nata con lui e fu il distintivo di tutta la sua vita. Ad essa la Chiesa deve il ravvedimento di 72000 eretici. Dallo zelo di Francesco nacque quella, direm quasi, immensa corrispondenza con persone disseminate in vari paesi per dirigerle nella via della perfezione; quell'ardore per la santificazione de' suoi ecclesiastici, che era ai suoi occhi la prima cosa necessaria per la riforma dei popoli ; quei tanti sinodi , quelle molte costituzioni, quei vivi eccitamenti all'esatta osservanza dei canoni, quegli opportuni mezzi d'ogni specie, i quali fecero sì che il clero della sua diocesi fosse il più edificante e regolare della Chiesa. Il suo zelo fu parimente quello che gli dettò tanti eccellenti scritti per ammaestrare coloro, ai quali non poteva far udire la sua parola, che gli fece fare tante gite apostoliche e visite pastorali passando per monti e per balze, e che finalmente lo rese instancabile nel predicare dovunque andasse sì nella sua diocesi come altrove. La sua vita tutta attività per il bene pare compendiata in queste parole ch'egli scriveva alla Chantal: Una moltitudine di persone viene a me per conoscere il modo di servir Dio. Soccorretemi colle vostre preghiere, giacchè quanto al desiderio l'ho più grande che mai. Ma vedete, vi sono tanti figli che si gettano fra le mie braccia che se l'amor di Dio non mi rinvigorisce perderei la forza.

E noi che possiamo dire di noi stessi?... Che la festa nostra patronale fruttifichi in tutti i cuori un più vivo zelo ed una inestinguibile sete di anime.

Conferenza Salesiana.

IL Regolamento della Pia Unione prescrive per la festa di S. Francesco una conferenza da tenersi in detto giorno o nel seguente, se pur le circostanze non suggeriscono di rimetterla ad altro tempo. Scopo di essa si è che i Cooperatori si animino vicendevolmente a continuare alacri nell'operare il bene.

Perciò noi supplichiamo ogni Direttore, ogni Decurione, Zelatore e Zelatrice a volersi inpegnare per l'adempimento di questo statuto, sia tenendo essi medesimi la conferenza , sia invitando qualche conferenziere, secondo che crederanno opportuno per il maggior bene delle anime. Argomento molto opportuno e che scaturisce dalla lettera del nostro Superiore e che ha intima relazione con gli esempi del nostro Santo, può essere : zelo dei Cooperatori per le vocazioni ecclesiastiche.

Per quanto è possibile non si tralasci mai questa conferenza , e se non si può diversamente si faccia in una qualche domenica invece della solita predica, pregando a tal uopo, se il Parroco non è direttore dei Cooperatori, a volersi egli stesso gentilmente prestare. Il bene che produrrà sarà immenso. Il Bollettino sarà sempre felice di pubblicare , a comune edificazione, breve relazione di tutte le conferenze.

Anniversario di D. Bosco.

IL secondo giorno dopo la nostra festa, cioè ai 31 gennaio , è il 15° anniversario della morte di D. Bosco. Nel mesto ricordo della sua dipartita l'anima nostra si elevi alle sublimi altezze della preghiera, e mentre ne suffraghiamo l' anima santa, supplichiamo insieme il buon Dio a volerci riempire tutti dello spirito di Lui.

L'addio dei nostri Missionari.

COME già sapete, o Cooperatori e Cooperatrici, il 4 dello scorso dicembre, nel Santuario di Maria Ausiliatrice, ebbe luogo la solenne funzione dell'addio dei nostri Missionari , in procinto di salpare per le lontane Americhe. È la 35a volta che nel decorso di 26 anni si compie la commovente funzione e ben 1200 furono i Salesiani che in questo periodo di tempo, sacrificando ogni terreno affetto, corsero eroicamente il nobile arringo, che D. Bosco nella sua grande attività ha loro dischiuso.

La funzione ebbe principio alle ore 15 colla lettura prescritta e col canto di sacri mottetti, dopo i quali sali il pulpito il Rev.mo D. Giulio Barberis in luogo del missionario D. Giuseppe Misieri, impedito da imprevista indisposizione.

Coll'eloquenza semplice che tocca i cuori, sgorgando dall'intima conoscenza dei fatti, dalla convinzione profonda e dal fervor dell'affetto, l'esimio conferenziere passò in rapida rassegna quanto si è compiuto nelle Missioni, sia tra i popoli civili presso i quali si sono in modo tutto speciale dilatate le vie della salute, sia presso i selvaggi, che erano il più cocente pensiero di D. Bosco , il quale aveva udito venirgli all'orecchio, attraverso i flutti dell'Oceano, il grido di dolore di quei popoli del polo antartico, che la civiltà moderna aveva proposto di sterminare. Rilevò con particolare compiacenza l'italianità delle nostre Missioni, fervido di vorace amor di patria, di questa patria che ha il primato nobilissimo nell'apostolato cattolico.

Cantatesi le litanie lauretane, si impartiva dall'Em.mo Cardinale Arcivescovo la Benedizione Eucaristica. Dopo di ciò si recitarono le preci dei pellegrinanti, e l'Em.mo, impartita la Benedizione pastorale, salì all'altare e rivolse ai partenti, che in numero di 50 occupavano speciali banchi nel presbiterio , una affettuosissima allocuzione , incuorandoli a sperare nella Vergine Immacolatamente concetta, per poter distruggere il regno del peccato , e a ricorrere con fiducia a quella Vergine prudentissima, che serba indeficente l'olio delle celesti benedizioni.

Infine i superiori vestiti di cotta si schierarono in presbiterio, con a capo il Rettor maggiore, Rev.mo sig. D. Rua , e qui ebbe luogo la tenerissima scena dell'abbraccio e del bacio. Era quella scena che strappava a Parigi dolci lagrime a Francesco Coppée, convertito di recente, e che in un angolo della nostra Torino, diceva la vita indefettibile della Chiesa e della sua Apostolicità.

I Missionari abbraccìavano prima D. Rua, e Don Rua oh quanto in quel momento appariva più che mai circonfuso di paterna tenerezza e augusta dignità ! Si accostava al petto le teste dei partenti, e susurrava a ciascuno una parola di conforto, che li tramutava in eroi, e insegnava loro, raccogliendone le lagrime furtive, a convertirle in gemme dell'eterna corona.

... Ed ora sono partiti ! Cullati dalle onde dell'Oceano che, vogliamo sperare , saranno state non infide, ma placide, stanno per sbarcare alle loro destinazioni per scrivere nuove pagine di eroismi secreti nel gran libro dell'Apostolato cattolico che sta aperto presso il trono di Dio.

Il tesoro salesiano.

OGNI Cooperatore può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, applicabile ai Defnnti, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine con cinque Pater, Ave e Gloria avanti il SS. Sacramento e, non potendo avanti il Divinissimo Sacramento, davanti al Crocifisso.

Indulgenza parimenti plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunìone.

Può altresì lucrare moltissime Indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria secondo la mente del Papa. E questo Indulgenze, applicabili alle anime del Purgatorio, lo può acquistare tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo, senza bisogno di Confessione, Comunione e visita, purchè sia in grazia Dio.

Oltre a questo, un'altra ne può acquistare ogni Domenica poi defunti, e nei giorni qui sotto notati, purchè confessato entro la settimana, se ne ha l'abitudine, e comunicato visiti una qualche Chiesa salesiana, e in mancanza di questa la rispettiva Chiesa parrocchiale, o se dimorante in comunità, la propria Cappella privata, pregandovi pei soliti fini.

Mese di Febbraio. 2. Purificazione della B. Vergine.

23. S. Margherita da Cortona. 24. S. Mattia Apostolo.

Per l'Obolo di S. Pietro.

IL gloriosissimo Leone XIII è entrato nel nuovo anno con nuove aureole sul suo venerando capo. Infatti ora egli occupa il 3° posto fra i Pontefici che sedettero per maggior tempo sulla Cattedra Romana e si congiungono insieme questi tre grandi nomi S. Pietro, Pio IX e Leone XIII. Il 19 dello scorso dicembre Egli celebrò il 50° anniversario della sua elevazione al cardinalato. Egli è l'unico superstite dei Cardinali e Vescovi che presero parte al Concilio Vaticano ed alla definizione dogmatica dell'Immacolato Concepimento della B.ma V., di cui, l'8 dicembre 1904, ricorre il 50° anniversario. Nel prossimo febbraio, e precisamente il giorno 20, celebrandosi il suo Giubileo Pontificale, Leone XIII fra i Romani Pontefici resterà anche il 3° per lunghezza di vita, perchè solo due Papi superarono il novantesimo terzo anno di età : S. Agatone ed il B. Gregorio IX.

Ai piedi di questo PAPA-MIRACOLO verrà ai primi del corrente mese umiliato l'omaggio della gioventù educata nelle nostre Case con le offerte raccolte per l'Obolo di S. Pietro.

Agli elenchi passati aggiungasi ancora il seguente

Cuorgnè : Collegio Conv. G. Morgando (141) - Messina: Istituto S. Luigi (142) - Pavia: Istituto Salesiano (141) - Oulx: Istituto Salesiano (31) - Capo Buona Speranza: Istituto Ven. Beda (62) - Sassi-Torino : Casa Pensionato (17) - Biella: Oratorio Festivo S. Cassiano (100) - Bahia: Liceo Salesiano S. Salvador (84) - Araras : Esternato S. Luigi Gonzaga (279) - Campinas : Liceo de Artes y Oficios (400) - Puntarenas: Collegio Maria Ausiliatrice (352) - Rio Gailegos: Collegio Maria Ausiliatrice (83)-Jeres de la Frontera (Spagna) : Collegio Maria Ausiliatrice (80) - Bernal: Collegio Femminile San José (115) - Boca : Oratorio Maria Ausiliatrice (317) - Fortin Mercedes: Collegio San Pietro (52) - Id.: Collegio Maria Ausiliatrice (50) - Morelia: Collegio Salesiano (51) - Montilla: Collegio S. Francesco Solano (136) - Dinan Oratoire de Jésus-Ouvrier (90) - Paris : Oratoire St. Pierre et St. Paul (160) - Rueil : Oratoire St. Maurice (50) - Assuncion: Collegio Mons. Lasagna (107) -Id.: Figlie di Maria Ausiliatrice (792).

il Salesiane a Costantinopoll.

Sotto questo titolo è apparso sui giornali una corrispondenza, in cui sembra che si vogliano indurre i Salesiani a prender parte ad un antagonismo politico fra due Nazioni sorelle, che essi stimano ed amano egualmente. È. dunque bene di sapere che le trattative per aprire un istituto Salesiano in Costantinopoli datano da tempo assai anteriore alle presenti. Che se esso finora non avevano sortito alcun esito definitivo, non pare sii da attribuirsi alle opposizioni dell'Ecc.mo Sig. Ambasciatore francese, ossia alla Francia, che egli rappresentava; imperocche quella nobile e generosa Nazione sa benissimo che i poveri Salesiani s'occupano volentieri con tutte le loro forze tanto dei ragazzi francesi quanto italiani, dappertutto dove si trovano, mantenendosi ognora e ovunque estranei alla politica, facendo del bene a tutti quelli che possono e del male a nessuno , senza distinzione di nazionalità o di persone, giusta gli insegnamenti del loro venerato Padre e maestro D. Giovanni Bosco.

GLI ORATORI FESTIVI

Lettera aperta agli amanti della gioventù

Era tutte le opere di D. Bosco di sempre c. m. la prima per ragion di tempo ed importanza religiosa e sociale, è quella degli Oratori festivi.

Oggi, si dice al Clero : « Andate al popolo ! » Andiamo ! la via più facile è quella di affezionarci i fanciulli. I genitori, se veggono una persona che s'interessa dei loro figliuoli, finiscono per amarla l'affetto dei figli ci guadagnerà le anime dei genitori. Dunque andiamo al popolo e, come vuole il Papa, principalmente ai figli del popolo. E non mancano buone ragioni.

Lavorando attorno agli adulti (e bisogna farlo, e farlo con abnegazione, costi qualsiasi sacrifizio) noi otterremo che molti ritornino sul buon sentiero, ma non potremo impedire che essi abbiano trascorsa forse tutta la vita in un vuoto spaventevole di Dio, o in una trasgressione continua dei divini comandamenti. Lavorando invece attorno ai fanciulli, noi potremo premunirli dai pericoli che li attorniano, e, col nostro zelo, santificarne tutta la vita.

Inoltre, è questo l'esempio di Gesù Cristo, dei santi e degli ingegni più grandi del Cristianesimo. Come il Redentore dichiarò di trovare le sue delizie nell'abitare cogli uomini, ma profuse le sue tenerezze ai fanciulletti, così S. Agostino, S. Girolamo, S. Gregorio Magno, S. Vincenzo Ferreri, S. Carlo Borromeo, S. Francesco Zaverio, San Francesco di Sales, il Calasanzio, l'Emiliani, il Bellarmino, Gersone, Olier, Fénelon, Don Bosco e mille altri, trovarono ogni delizia nel lavorare per la santificazione dei fanciulli. S. Francisco di Sales diceva « Credetemi, gli angeli dei fanciulli amano d'una predilezione speciale, coloro che li educano nel timore di Dio e che innestano nei loro teneri cuori la santa divozione. » E il Leibniz lasciò scritto : « Ho sempre creduto che allora si riformerà il genere umano, quando si riformerà l'edncazione. » Educare cristianamente la gioventù, significa adunque andare alla sorgente del bene, combattere il male nella sua radice e preparare generazioni migliori.

E come raggiungere facilmente, prontamente e sicuramente questa nobilissima méta? Moltiplicando gli Oratori festivi.

Ed ecco, in ossequio ai venerati desideri del signor D. Rua, in qnesta lettera si dirà anzi tutto che cosa sono gli Oratori festivi - poi da chi vennero istituiti e come si possano con un po' di buona volontà facilissimamente diffondere - delle sante industrie indispensabili a riempirli di giovani e dell'istruzione che a questi si deve impartire - dell'utile incontestabile che ne ricevono le città, i paesi, e le singole parrocchie e finalmente la necessità di appigliarsi a quest'unica tavola di salvezza per tanta gioventù, che, in un mondo così guasto e corrotto, farà altrimenti misero e completo naufragio. E tutto, brevemente e con ordine, più che sarà possibile.

§ I. Che cos'è un Oratorio festivo.

Dieci anni fa, mi trovava un giorno alla presenza di un Vescovo venerando, da molt' anni Pastore d'un' insigne Diocesi. Il buon Prelato, entusiasta dell'Opera Salesiana, lagnavasi dolcemente, che avendo offerto ai Figli di D. Bosco prima la Direzione del Seminario, e poi quella di un suo Convitto, avea ricevuto le due volte una risposta negativa : impossibile per mancanza di personale. Allora, io gli dissi: « Eccellenza, è facile comprendere che i poveri Superiori non possano trovar subito, com'Ella desidera, dei soggetti , adatti a così importanti e delicati uffici. Ma se l'E. V. chiedesse al sig. D. Rua due o tre Salesiani per aprire un Oratorio festivo, forse potrebbe più facilmente essere esaudita; è poi questo lo scopo primario del nostro Istituto... E siccome da cosa nasce cosa, chi sa che, coll'andar del tempo, l'E. V, non vedrebbe soddisfatti anche gli altri desideri. »

» E che cos'è un Oratorio festivo?

» Ecco, risposi ; un ritrovo per la gioventù nei giorni di festa. Guardi, Eccellenza : si allestisce una decente cappella ; a lato della cappella si fabbrica un'ampia tettoia, che serva da teatrino e da acconcio locale per la ricreazione nei giorni piovosi; poi si spiana un vasto piazzale ove possano correre e saltare centinaia di fanciulli, si provvedono alcuni giuochi, si circonda il locale con un piccolo muricciuolo di cinta e l'Oratorio è pronto. Allora si fa una solenne inaugurazione ; e, in capo ad alcune settimane, ecco che nei giorni festivi tutta la gioventù della città o del paese (1) accorre con gioia all' Oratorio, perchè vi passa delle ore felici in mille divertimenti, vi ascolta la S. Messa, insieme colla Messa vi ha un po' di predica, insomma si può santificare esemplarmente la festa e divertirsi a piacimento.

» A meraviglia ! concluse Monsignore ; è proprio vero, che molte volte non si arriva a far quel bene che si vorrebbe, perchè se ne ignora la via. »

È proprio così.

Buoni e zelanti Cooperatori ! ... che l'anno 1903 rimanga memorando negli annali della nostra pia Unione per molti e molti Oratori festivi.

D'altra parte , è ben ricordarlo , per quanti han cura d'anime, secondo i decreti del Concilio di Trento (Sessione xxiv , capo 7°) è dovere di coscienza lo spiegare il Catechismo singulis diebus festis, vel solemnibus, cioè ogni festa, non escluse le solenni.

- Ma non vengono!

- O vengono malvolentieri !

- E pochini... pochini !...

Aprite un Oratorio festivo e invece di fare il Catechismo in chiesa a trenta monelli distratti, lo farete all'Oratorio, a cento, duecento, trecento e mille fanciulli, che, vedendoli così attenti alle vostre parole, vi compenseranno ad usura dei sacrifizi che avrete fatto per giungere a queste consolazioni...

- Ma è una novità !

Una novità?! ... Il regnante Pontefice Leone XIII, che Dio conservi fino alle nozze d'oro del suo Pontificato, nell'ultima enciclica diretta ai Vescovi d'Italia, in data 8 dicembre 1902 , dopo di aver dichiarato che è ben lungi dal rigettare « quei mutamenti che rendono l'opera del clero sempre più efficace nella società in mezzo a cui vive » perche « è ragionevole e giusto che il clero si pieghi fin dove è lecito ai bisogni dell'età presente », dice apertamente, che il compito assegnato all'azione sociale del Clero in questi tempi, è « che il Clero vada al popolo cristiano, insidiato da ogni parte » e nell'andare al popolo si proponga in primo luogo di « togliere i figli del popolo alla ignoranza delle cose spirituali ed eterne, e con INDUSTRIOSA AMOREVOLEZZA avviarli ad un vivere onesto e virtuoso ». Ecco una formale raccomandazione degli Oratori festivi. Si può desiderar di meglio?...

D. Simplicio. (Continua).

(*) Cominciamo ben volontieri la pubblicazione di questa lettera dell'egregio nostro collaboratore Don Simplicio, per la sua importanza pratica nell'azione salesiana del corrente anno. Si abbia l'autore i nostri più vivi ringraziamenti: da lui ci ripromettiamo altri lavori.

(1) Lo scopo degli Oratorii di Don Bosco è di raccogliere i giovaci abbondonati per le vie e per le piazze. Ciò avviene sopratutto nelle grandi città, mentre nei paesi per ordinario, non si vede lo sconcio dei piazzaiuoli, e meno si fa perciò sentire il bisogno dell'Oratorio.

Una visita al collegio Pio IX in Buenos Aires

(Impressioni di un liberale)

Tempo fa la Patria degli Italiani, giornale che si pubblica in Buenos Aires, riferiva le impressioni provate da un suo collaboratore nel visitare il nostro Collegio Pio IX di quella città, e, poichè chi scrive è un liberale, le sue parole non possono essere sospette di ottimismo partigiano. È una pagina che dimostra eloquentemente quanto sia salutare e benefica l'opera dei nostri confratelli di Buenos Aires a favore dei figli degli emigrati italiani.

Si parlava, scrive il foglio americano, di infanzia abbandonata, di minorenni discoli e della imprevidenza del governo che nulla fa, nulla tenta per togliere dalla via tanti disgraziati. È un tema d'obbligo questo per i giornalisti di Buenos Aires : ma non è un argomento rettorico : viene diritto dal cuore. Bisognerebbe che tutti, come noi nottamboli di professione, vedessero ogni notte sulle soglie delle case, sui gradini dei teatri i piccoli cenciosi ammucchiati come grappoli stringendosi uno contro l'altro per ripararsi dal freddo e dalla pioggia, bisognerebbe che tutti contemplassero quel tristissimo e dolente spettacolo e forse allora il danno e la vergogna cesserebbero.

Si parlava dunque « dei figli della strada. » Quanti ve ne sono a Buenos Aires? Ma chi lo sa? Parecchie migliaia certo. Essi sfuggono alla statistica. Hanno per tetto il cielo, per casa la calle. Vengono su come i cani con un tozzo di pane e una pedata ; imparano il gergo della via e sulle loro bocche infantili fioriscono le frasi triviali, sui loro visetti pallidi, patiti, precocemente vecchi, passano lampi di malizia.... - Eppure, disse uno, qualche cosa si fa miracolosa mente e ottimamente. E se tutti, invece di declamare, aiutassero quella gente, il problema sarebbe risolto. Ed è opera di italiani, tuoi connazionali. Va a vedere e ti persuaderai. Parlo dei Salesiani. - L'invito era troppo suggestivo per respingerlo. Il giorno dopo suonavo al Collegio Pio IX di Artes y Oficios in Almagro.

Che fosse opera caratteristicamente italiana me ne dovetti convincere al primo momento da una circostanza semplicissima : il portiere mi parlò in italiano, due giovanetti che stavano collocando dei libri in un grande salone vicino alla portineria mi salutarono in italiano e finalmente D. Bonetti, prefetto del Collegio, venuto cortesemente a mettersi a mia disposizione, mi parlava nella più schietta e pura lingna italiana. E notate che è nato a Buenos Aires e fu educato nello stesso collegio che ora dirige...

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La Casa del Collegio Pio IX narra eloquentemente la storia dell'istituto. Si vedono ancora, e D. Bonetti me le additava con un compiacimento e una soddisfazione legittima, le baracche di legno che accolsero Mons. Cagliero e i suoi primi alunni nel 1876. Allora il Cagliero era un prete oscuro e sconosciuto e il collegio Pio IX un povero ricovero atto appena a riparare dal maltempo. Poi sorsero le prime costruzioni e l'edificio andò prendendo forma aggiungendosi ogni anno un'ala di fabbricato : cominciando lavori grandiosi senza danaro in cassa e terminandoli tranquillamente per iniziarne snbito altri più grandi. Questa è del resto la scienza delle finanze di D. Bosco: egli ha abolito la necessità dei preventivi. Comincia un'opera senza un soldo e la finisce : le entrate vengono, non si sa come nè perchè, ma è certo che vengono.

Cosí ora, dopo aver costruito due grandiosi locali con teatro, sale, grandi laboratorii, i salesiani stanno edificando, annessa al Collegio, una chiesa che sarà una delle più belle di Buenos Aires e il cui disegno in puro stile nostro con una eleganza e arditezza di linee magnifiche è stato fatto da un salesiano italiano che dirige anche i lavori. L'opera dei Salesiani si è sviluppata qui con la stessa prodigiosa espansione che la distinse in Italia.

A parte l'azione civilizzatrice delle missioni nel Rio Negro e nella Patagonia, i Salesiani hanno compiuto nel ramo educativo cose che sembrano miracolose quando si pensa che ebbero ed hanno per unica e pura base la carità privata; e che a differenza di altri ordini religiosi, i. Salesiani non sollecitano quasi questa carità e pare che attendano che venga loro spontanea. Pare che essi, siano' sicuri che i mezzi non mancheranno mai, e procedono con una audace sicurezza ad ampliare il loro istitnto, a dotarlo di tutte le comodità, a comprare le macchine e gli strumenti più perfetti perchè i fanciulli diventino operai di primo ordine. E ogni tanto così come un diversivo, come per riposare, fondano un'altra casa e fanno sorgere un altro istituto.

Essi hanno creato così dal nulla oltre i grandi istituti, maschile e femminile di Buenos Aires, oltre il ricreatorio, dove la festa raccolgono centinaia di fanciulli in sani ed onesti passatempi, sottraendoli al pericolo del vagabondaggio e della strada, istituti modello a Rosario e in altri punti della Repubblica e di qui a pochi giorni apriranno una nuova casa in Palermo, sobborgo della città.

Come sia possibile in un paese per tante cose forzatamente scettico e indifferente, compiere un'opera così vasta e così benefica e ottenerne frutti copiosi si comprende solo trattando da vicino coi Salesiani. Quella gente ha una dote, una riserva di energie eroiche che noi non possediamo e che non siam capaci di svolgere: quella gente ha fede.

E' inutile cercare circonlocuzioni. Certe cose, certe applicazioni di tutta la vita dietro un'opera che non dà compensi, nè soddisfazioni materiali, ma solo offre sacrifici continui e talvolta pericoli, possono compiersi solamente da chi è mosso da un ideale supremo : o sia esso un'elevatissima concezione dei doveri sociali dell'uomo sapiente e generoso, o sia una fede che impone il sacrificio e incoraggia e invita con una visione trascendentale ...

Il Collegio Pio IX si divide in due sezioni : studenti e artigiani con circa 500 convittori.

La buona fama delle scuole salesiane è qui confermata in modo splendido. Il Collegio Pio IX è pareggiato ai Nazionali e negli ultimi esami dati dalle - Commissioni governative i suoi alunni gli diedero complessivamente uno dei primi posti.

Ma se nelle aule delle scuole e nelle camerate si resta caramente impressionati per l'ordine, la pulizia e per l'educazione, la correttezza - rara avis oggi qui e fuori di qui - degli alunni, dove si prova un vero senso di conforto è nelle officine.

A queste concorrono anche alunni esterni, sicchè il numero complessivo supera i 300: La sezione mestieri è divisa in varie classi, ebanista, carpenteria, gessi, pittura, tipografia, calcografia, litografia, legatoria, sartoria, calzoleria, officina di lattonai e fabbri ferrai.

Le ampie sale delle officine piene di luce e di nettezza offrono un colpo di vista incantevole. Cinquantine di ragazzi dagli otto anni in su lindi, puliti e con aria di salute e di allegria infantile sono intenti al lavoro sotto la direzione dei più provetti. L'ordine regna assoluto, eppure non si vede nessun sintomo di severità e di tirannia pedagogica.

Qui, mi diceva D. Bonetti, si fa tutto con l'amore. I bambini non si piegano con la severità esagerita e con gli scatti. Solamente le buone maniere, la persuasione e l'esempio danno frutti buoni. Del resto lei può vedere. - E quanto vedevo era la migliore testimonianza. Fanciulli alti due spanne attendevano alle macchine, tagliavano, cucivano, imprimevano, disegnavano, stuccavano con una agilità e una perizia singolare. Essi sanno che sbagliando non verranno puniti, ma che lavorando bene avranno un premio, e così nasce in loro l'emulazione e quelle giovani menti si abituano alla gara del bene. Abili capiofficina li istruiscono e dirigono e da quelle mani infantili escono cose talvolta perfette.

Nella tipografia ho visti dei lavori di impressioni bellissimi e in un laboratorio di modellatura ho ammirati certi candelieri d'una snellezza di forma, d'un così squisito gusto da rammentare i nostri magnifici artefici cinquecentisti.

Ebbene, la più gran parte di quegli alunni sono ricoverati gratuitamente. E quelli che pagano il vitto intero versano la grossa somma di quindici pezzi mensili !

Il Collegio pensa al vitto, all'alloggio, alle cure, all'insegnamento e al divertimento.- Un teatro e una buona musica servono appunto a ciò: perchè il vecchio precetto oraziano, integrato dalla dottrina dell'amore, costituisce tutto il bagaglio pedagogico dei Salesiani. Pochi formalismi, poche esagerazioni, poca pseudoscienza, ma in compenso quali risultati ! E tutta questa opera, che non esito a chiamare meravigliosa, si svolge, si compie e si ingrandisce senza sussidi di alcuno.

Sembra strano, ma è così: il Governo argentino che ha fama di generoso e che per tante cose inutili o fastose getta via i danari dalla finestra, non aiùta in nessun modo il Collegio dei Salesiani, che esercita una missione così salutare alla società e allo Stato facendo onesti, laboriosi e abili operai di centinaia di fanciulli tolti alla via e instillando loro sentimenti d'ordine, di onestà e di dignità nazionale.

Ma non solo non li aiuta, li sfrutta. La cosa ha un aspetto quasi comico. Lo scorso anno i Salesiani del Collegio Pio IX chiesero un sussidio. Il Governo dopo varie visite al locale concedette 500 pezzi mensili con l'onere però di ricevere nell'istituto 25 alunni, che poi in effetto diventarono 32. Era una forma tutta speciale di sussidiare, ma i Salesiani se ne chiamarono fortunati.

Senonchè finito l'esercizio finanziario il Governo pensò bene di sopprimere l'assegno dimenticandosi che vi erano nel Collegio Pio IX trentadue fanciulli che non potevano vivere d'aria.

- Che dovevamo fare, aggiungeva D. Bonetti, i poveretti non avevano colpa. Li abbiamo tenuti lo stesso e si va avanti.

Il che però non toglie che il Governo vi faccia una figura nè bella, nè onesta...

Dopo aver visitato le officine, le scuole, le camerate, dopo aver parlato di indiani e di italiani con D. Milanesio, un vero benemerito della civiltà, che da vent'anni vive tra le più dure privazioni e i più grandi pericoli al limitare del deserto, e averlo impegnato per una futura conversazione sull'opera dei Salesiani nella Patagonia, eravamo saliti sulla terrazza dell'Osservatorio meteorologico - l'istituto ha un Osservatorio modello con strumenti modernissimi - e guardavamo Buenos Aires che si stendeva sotto di noi come un'immensa scacchiera.

Venivano lassù nel punto più alto della città, portati dal vento umido della sera nuvolosa, mille rumori confusi, ma su tutti dominavano squillanti le note di una musica vicina.

Improvvisamente, dopo un'aria lenta di preghiera che saliva come un incenso pel cielo, balzarono su per l'aria le note alate e solenni d'una marcia ben conosciuta, la marcia italiana. Esse si spandevano per l'aria tranquilla, traevano echi, si perdevano nello spazio infinito, come un saluto, come un incoraggiamento, come una cenquista.

E la sera cala velando lentamente di nubi molli il rio lontano, mettendo in ogni cosa un fremito sottile di dolcezza malinconica.

- Chi suona l'inno italiano?

D. Bonetti, che da un quarto d'ora mi stava inascoltato narrando l'opera gloriosa di Mons. Cagliero, di D. Rua, D. Vespignani e degli altri suoi compagni, tacendo modestamente il grande bene ch' egli compie, s'interruppe alla brusca domanda;

- È la banda dei nostri allievi che si esercita. Son tutti ragazzi. Li vedrà.

Io non ho più nulla da provare, e sono ben corazzato dagli anni e dallo scetticismo contro i teneri languori, ma in quel momento io mi sentivo qualche cosa dentro.

Era l'ora cantata dal dolce poeta e quelle trombe che davano il suggello d'italianità all'opera ignorata, ma tanto bella e tanto santa di quei pionieri italiani della fede e della civiltà mi cantavano in cuore un ritmo da molti anni scordato.

- Retorica clericale, voi dite?

- Quel che volete, ma io auguro che molti, clericali e non clericali, e atei o turchi facciano pel buon nome d'Italia la metà di quello che compiono i Salesiani.

Importantìssìmo per ì contadini.

Salviamo polli e bovini coll'infuso di timo serpillo, rigano, armidda, pepolino, che si offre profumato, spontaneo, a quintali, in tutti i paesi d'Italia, nei luoghi aridi, al contadino, il quale deve farlo raccogliere, essicare, immagazzinare dai suoi bambini.

Questo rimedio semplice, minisferiale, immediato, ventenne , fu premiato a Pietroburgo, Perugia, Casale, Napoli, Roma, Nizza, Tolone, Marsiglia, Lione, Parigi, Londra, Foligno, Ostenda.

Curativo : lavare la piaga con acqua pura in pressione, indi imbeverla d'infuso.

Preservativo dare a digiuno una bibita d'anfuso. (Basta una volta).

L'infuso si fa riempiendo pigiata una botte di fieno timo, coprirlo la sera d'acqua bollente ed usarlo il mattino.

Per ogni dubbio o difficoltà scrivere al Cav. Dott. MORANDI, Milano 21 Corso V. E., che si presta gratis.

MISSIONI

COLOMBIA

Solenne consacrazione della Repubblica al Sacro Cuore di Gesù. (Lettera di D. Evasio Rabagliati.)

VEN mo E CARISSIMO PADRE,

Bogotà, 23 giugno 1902.

FINALMENTE, dopo quasi tre anni, nei quali non ebbi a darle che notizie pessime o cattive, posso adesso dargliene una assai bella e consolante. Dal 18 ottobre 1899 in avanti tutte le mie lettere toccavano lo stesso argomento, ripetevano il medesimo ritornello : siamo ancora in guerra, le stragi, le morti, le rovine continuano con sempre crescente furore ; le malattie infettive disseminate da per tutto; la febbre gialla nei climi caldi e paludosi ; il tifo, il vaiuolo, la dissenteria e la polmonite, nei temperati e montagnosi, mietono vittime senza numero. Di questa verità ne abbiamo noi la prova in casa. Nel 1899, primo anno della guerra, quattro confratelli, giovani tutti e pieni di vita e di brio, morivano di tifo; nel 1900 uno di febbre gialla, in Agua de Dios; due altri di tifo nel 1901, ed ora, nel corrente 1902 uno... di lebbra, niente meno; di questa ultima disgrazia affatto recente, farò tema speciale in altra corrispondenza; chè altro è lo scopo della presente. Nè fummo noi Salesiani gli unici religiosi ad essere frequentemente visitati dalla morte, durante queste guerre. Le Suore di Carità si ebbero più di 30 vittime, quasi tutte morte nelle ambulanze militari, o negli ospedali, assistendo gli ammalati. I PP. Gesuiti, due di febbre gialla, ed un'altra vittima del suo dovere, proprio sul campo di battaglia, colpito da palla micidiale, mentre confessava i caduti. Telegrammi partiti di qui, e poi tornati pubblicati sui giornali esteri, pretendevano che quel Padre Gesuita, Luigi Espagna, fosse un generale, niente meno, che armato di tutto punto, combattesse alla testa dei battaglioni del Governo ! Menzogna spudorata; non era che un povero prete, che mai indietreggiava in faccia al nemico, davanti a nessun pericolo, pur di compiere il suo dovere, correndo al fianco dei caduti, a qualsiasi partito appartenessero. Ma sono fuori di strada, e mi metto in carreggiata.

Nei primi mesi di quest'anno la rivoluzione, per ragioni che non è il caso di spiegare qui, aveva fatti passi da gigante; e sicura del trionfo finale, imbaldanzita per alcune vittorie parziali, aveva deciso attaccare la stessa Capitale e soggiogarla col ferro o colla fame. Che questo fosse veramente il suo intento, lo dimostrò in varii incontri micidiali che si ebbero, quasi simultaneamente, in varii punti nei dintorni di Bogotà, incontri però che furono tutti sfavorevoli alla rivoluzione.

Il Prelato dell'Archidiocesi, vero Pastore che ama tutto il suo gregge, durante questi tre anni di lotte cruentissime, non cessò mai di lavorare per la cessazione delle ostilità ; ed in tutte le sue lettere pastorali, in occasione delle Quaresime passate predicava la concordia, ma fu tempo perduto e fiato sprecato; il rombo del cannone che tuonava in tutte le parti, impediva udire le voci soavi di amore e di pace che partivano da tutti i pulpiti e risuonavano sotto le volte di tutti. i nostri tempii. Nel maggio trascorso ebbe la felice inspirazione di annunziare pubblicamente, per mezzo di una straordinaria lettera pastorale, un voto nazionale, col quale risolveva consacrare colla maggior pompa possibile tutta la Repubblica di Colombia al Sacro Cuore di Gesù, sia per la terminazione della guerra, come per la consolidità della pace futura, lasciando ai posteri, come monumento perenne di questo fatto, un tempio grandioso al S. Cuore di Gesù da erigersi in Bogotà, che è il cuore di questa Repubblica. Cosa veramente maravigliosa ! In meno di due mesi le .cose presero tal piega, che ben si può pronosticare che la guerra è veramente cessata di fatto, sebbene molto se ne parli ancora.

Ieri poi, 22 giugno, lo spettacolo che presentava questa Capitale, era al tutto degno di eterna rimembranza. Il Governo, tutto il Governo, cioè il Presidente della Repubblica, Giuseppe Emmanuele Marroquin, circondato da tutti i suoi Ministri , il Governatore coi suoi segretarii, il Sindaco con tutti gli impiegati, i membri della Corte Suprema, il Procuratore generale della nazione, le prime uffizialità dell' esercito , le rappresentanze di tutte le famiglie religiose, di tutti i collegi ed un popolo immenso, riempivano la vasta Cattedrale per unirsi al Pastore e fare d'innanzi al Santissimo Sacramento, esposto in mezzo a centinaia di luci, atto solenne e pubblico di omaggio e di consacrazione al Sacro Cuore di Gesù. Uno dei nostri grandi oratori, il Canonico Raffaele Carrasquilla, già Ministro della Pubblica Istruzione in anni passati, teneva all'affollato popolo un superbo discorso sulle qualità della Carità, che come torrente inesausto sgorga perennemente dal S. Cuore di Gesù, cercando di farlo riversare nel cuore di tutti i presenti, come per smorzare le fiamme di odio, di inimicizia e di tutte quelle passioni che fanno divampare le guerre civili. Fu una funzione indimenticabile.

Ma la parte più bella della festa era riservata per la sera. Alla una in punto la Cattedrale più non bastava per contenere tutta quella fiumana di popolo che si era riversata sotto le sue volte per prendere parte alla processione solenne, parte essenziale del programma della gran festa; tutta la piazza Bolivar ne era letteralmente gremita. Si trattava di portare trionfalmente attraverso le principali vie della città, la statua del S. Cuore, fino al sito dove si erigerà il gran tempio, oggetto primordiale del Voto Nazionale. Tutte le autorità ecclesiastiche e civili erano presenti, vestite in gran parata. Si partì dalla Cattedrale alla una in punto e non si fu di ritorno che alle 4. Dopo di aver sfilato in doppia colonna tutte le scuole, i collegi, le associazioni religiose, portando ciascuno il loro stendardo, veniva il Seminario seguito da una rappresentanza di tutti i religiosi ; poi la statua del S. Cuore portata a spalle di robusti soldati zapadores, o del genio, come diremmo noi; tre canonici erano incaricati di portare un superbo stendardo tutto in seta ed oro, che il Governo aveva fatto preparare come ricordo della solennità; dietro la statua l'Arcivescovo circondato da tutti i canonici, e subito dopo il Presidente della Repubblica con tutti i suoi Ministri e dignitari della Nazione, tutti a capo scoperto, sfidando il sole ed anche un po' la pioggia che durante quelle tre ore ci accarezzò a più riprese. In questo ordine si attraversò tutta la città in mezzo ad una fitta popolazione fremente di entusiasmo, mentre il Clero diviso in due cori cantava le Litanie dei Santi, precisamente come si fa nelle Rogazioni solenni.

Giunti al sito dell' erigendo tempio, fra le diano e le fanfare di tutte le bande militari e la commozione generale di tutto un popolo che sa di fare un atto religioso di grande importanza, appena si potè ottenere un po' di silenzio, un giovane cattolico, con maschia eloquenza, in nome del Governo leggeva un discorso di occasione, spiegando il significato di quel Voto Nazionale che le autorità ecclesiastiche, e civili, in piena ed ammirevole armonia, compivano in quel momento.

Frattanto Comitati di signore e signori, nominati espressamente, raccoglievano l'obolo della carità, che deve servire per dar tosto principio ai lavori di costruzione. Finito il discorso fra gli accordi dell'Inno Nazionale, in bell'ordine si ritornava per altra via alla Cattedrale, dove, secondo il programma, doveva farsi la solenne consacrazione della Nazione al S. Cuore di Gesù e cantare l'Inno di ringraziamento, il Te Deum. Così si fece. Sempre col Santissimo esposto, l'Arcivescovo salì il pulpito, ed occupando la nave centrale tutte le autorità, le laterali il popolo, spalancate tutte le porte, perchè la sua voce arrivasse fino alla piazza rigurgitante di gente, parola per parola, leggeva commosso la formola della consacrazione (1) che tutti ripetevano con grande slancio.

Fu veramente una festa nazionale ; nazionale ho detto, perchè contemporaneamente, nello stesso giorno, e forse nella stessa ora, quello che le autorità ecclesistiache e civili facevano in Bogotà, si ripeteva in tutte le capitali dei dipartimenti dai Vescovi e dai Governatori.

Ecco il Governo che da tre anni i perturbatori colombiani, coadiuvati dai settarii europei ed americani, cercavano di abbattere. La sua gran colpa non è la cattiva amministrazione, come si disse e ridisse in tutti i toni dagli avversarii delle istituzioni vigenti; non è neppure la mancanza di popolarità, come pretendono altri; l'unica colpa di questo Governo, che non gli perdoneranno mai i nemici del bene di questa povera Repubblica, è la sua schietta religiosità; la protezione franca che presta alla Chiesa, al Clero, alle Congregazioni religiose, il suo amore al Papa... inde irae. Ma se furono tutti vani gli sforzi che si fecero per abbattere questa cattolica Nazione, quando, per ragioui che non voglio discutere, non si voleva o non si osava dare il gran passo, malgrado che ve la spingesse anni sono lo zelo ardente di altro Prelato, l'Arcivescovo Velasco; adesso che, almeno la metà di Colombia, vincendo ogni rispetto umauo, è in ginocchio davanti a Colui che è il vero Dominus Dominantium , il vero Padre e Signore dei popoli, o più propriamente, adesso che la Colombia ha cercato un asilo ed un rifugio nel SS. Cuore di Gesù, dando così al mondo attuale indifferente od incredulo, un esempio di religiosità più unico che raro; adesso ben può rimanere tranquilla e sicura, è in buona compagnia. La nave che guida questa Repubblica alla prosperità, ha Gesù seco; ben possono i tristi sollevarle attorno le burrasche, moltiplicare gli scogli sui suoi passi e tentare tutte le prove per sommergerla; chiuso nella nave vi è Gesù, quel Gesù che in altri tempi imperavit ventis et mari, et fatta est tranquillitas magna. Il tempio consacrato al S. Cuore di Gesù per voto nazionale, potrà chiamarsi il tempio della pace; e dai suoi tabernacoli che racchiuderanno il Deus fortis, patiens, Pater futuri saeculi, Princeps pacis, spireranno aure d'amore, di concordia e di pace, che, tutta ravvolgendo questa nazione così cristiana ed allo stesso tempo così disgraziata per le sue lotte intestine così frequenti, le daranno giorni di vera prosperità e gloria perenne : Sedebit populus in pulchritudine pacis.

Tutto suo aff.m° in Corde Jesu

Sae. EVASIO RABAGLIATI.

(1) Questa formola di consacrazione è del seguente tenore: « O Gesù, Re dei re e Signore dei Signori, ecco qua davanti a Voi il Vostro popolo, oggetto della Vostra predilezione e delle Vostre paterne sollecitudini, che pieno di gratitudine per la Vostra bontà e per la speciale protezione di cui l'avete fatto segno, Vi rende, in questa solenne occasione, l'omaggio d'adorazione e d'amore, che per tanti motivi Vi deve.

» Noi, animati dallo spirito cristiano della nostra costituzione, che riconosce la religione cattolica come essenziale elemento dell'ordine sociale, in nome del popolo colombiano tutto, ci consacriamo con un voto esplicito al Vostro Adorabile Cuore.

» Degnatevi di aggradire, o Cuore Santissimo, questo voto nazionale conio un omaggio d'amore e di riconoscenza della Nazione colombiana; accoglietela sotto la Vostra speciale protezione, siate l'ispiratore delle sue leggi, il regolatore della sua politica , il sostegno delle sue istituzioni cristiane, affinchè ci sia dato di gioire del dono prezioso della pace. Non vogliate mai permettere ch'essa si separi da Voi, nè che cessi di riconoscervi ufficialmente al cospetto del mondo, affinchè abbia poi il diritto d'esser riconosciuta da Voi innanzi al Padre Vostro che è nei Cieli.

» Benedite il nostro popolo, la nostra Repubblica ed i, suoi rappresentanti, la nostra Chiesa ed i suoi Pastori, la Chiesa universale ed il suo Capo supremo ed affrettate il giorno del Vostro trionfo su tutte le nazioni per la gloria del Vostro Cuore divino.

« Così sia. »

PATAGONIA (Territ. del Neuquen).

Visita Pastorale e missione di S. E. R.ma Monsignor Giovanni Cagliero.

REV.mo ed AMAT.m° Sig. D. RUA,

Chos Malal, 17 dicembre 1901.

In viaggio - La carovana - Fuga dei cavalli a Fortin Vidal - Disgrazia - Pontificali in un burrone - Chiese rurali.

LE invio la relazione del viaggio da Roca a Chos-Malal, ed i primordi della missione che l'Apostolo della Patagonia, Mons. Cagliero, effettuò nel Territorio del Neuquen. Lasciato alla destra il Rio Negro, il 2 dicembre (estate per questo emisfero) Monsignore in compagnia del suo segretario e dell'infaticabile Missionario D. Domenico Milanesio, si diresse verso Chos-Malal, Capitale del Territorio. Il Governatore, per facilitare il nostro viaggio, di ben cinque lunghe e faticose giornate, un mese prima aveva mandato a Roca due soldati con venti mule. Veniva pure come condottiero il nostro confratello Edoardo Genghini con un giovane arriero per aiutarlo a vigilare e radunare gli animali sciolti e di riserva. La carovana adunque si componeva di un breack per Monsignore ed i Missionari, di un carretto per gli altarini portatili, valigie, selle, cucina, coperte e ponchos per la notte, e di una trentina di cavalli e mule.

Molte furono le difficoltà ed i pericoli a cui andammo incontro, sia per la scarsità d'acqua e di alimenti, come per le strade poco o nulla praticabili, perchè fatte naturalmente e dai primi che passarono con carri o cavalli. Dopo il percorso di quindici leghe arriviamo, costeggiando sempre la sponda sinistra del fiume Neuquen, all'antico ed ora abbandonato Fortin Vidal, consistente in, una catapecchia abitata da una povera famiglia cilena. Pernottammo sotto i frondosi salici che abbelliscono le rive del fiume, non avendo altro letto che la dura terra e per tetto l'immensa cappa del cielo. Durante la notte, le mule, non si sa per qual cagione, si diedero a precipitosa fuga, e non fu possibile ritrovarle che alle dieci del mattino seguente.

Nessuna meraviglia che cavalli e mule, pressochè ancora allo stato selvaggio, se la scappino,, specialmente per cercarsi da mangiare. In questi deserti è impossibile tenerli nelle stalle ed al presepio: sono lasciati sciolti e liberi, e se la spaziano a loro talento nelle vasto praterie. Vivono però affratellati e guidati o dalla madrina col sonaglio al collo, o dal più vecchio dei cavalli. Per radunarli montano sopra briosi destrieri e li cercano per ore ed ore intiere; trovatili, con non poca difficoltà, riescono a cacciarli dentro uno steccato od in un cerchio di siepe. Allora gli arrieros maneggiano il laccio, lungo alle volte anche dieci metri; e da buoni allacciatori, uno ad uno se li pigliano per insellarli o per attacarli al carro ed al cocchio.

A questo contrattempo s'aggiunse la disgrazia toccata al nostro caro Edoardo Genghini. Nell'allacciare una mula chúcara, matta e scavezzata, ricevette tale un colpo nel petto e nella faccia che cadde come corpo morto cade. Il suo stato era così grave che Monsignore giudicò conveniente amministrargli l'Estrema Unzione, e, pochi minuti dopo, persuasi che fosse realmente morto, recitammo il De profundis.. Ma fortunatamente non fu così; in breve diè segni di vita, gettando via molto sangue dalla bocca; la qual cosa Monsignore attribruì alla grazia del Sacramento e ad una assistenza speciale di Maria Ausiliatrice, sotto il cui patrocinio avevamo posto la missione cotanto lunga e difficile.

Questo funesto incidente ritardò la nostra marcia, poichè dovemmo assistere il nostro povero confratello tutto il giorno, sotto l'ombra di alcune piante ed esposti a furiosi ed infocati venti. Sul far della sera, la Divina Provvidenza ci mandò i mezzi per trasportare il paziente alla Casa Salesiana di Roca, accompagnato da D. Domenico Milanesio e da alcuni buoni campagnoli. Ivi furongli prodigate quelle sollecite cure che il suo allarmante stato richiedeva e dopo alcune settimane l'ammalato, grazie a Dio, fu fuor di pericolo.

Durante la forzata nostra permanenza in Fortin Vidal accorsero varie famiglie del vicinato per far battezzare i loro bambini e per legittimare alcuni matrimoni. Non essendovi nessun luogo adatto, e che ci difendesse dai raggi del sole, fummo costretti a rifugiarci in un burrone dove, alla fresca ombra di fronzuti salici, preparammo il necessario per amministrare i SS. Sacramenti. Terminati i battesimi e legittimati i matrimoni, arrivò Monsignore. Si rivestì di rocchetto e stola, e si assise sopra un faldistorio di nuovo conio: consisteva in un tronco d'un vecchio salice caduto al suolo, a cui serviva da baldacchino il verde fogliame degli alberi. Da quel soglio episcopale, Monsignore cresimò i bambini, che avevamo battezzato, e rivolse la parola ai loro genitori e parenti, che seduti sopra mucchi di pietre, lo ascoltavano con molto piacere. Ricordò le verità della fede, li animò alla pratica delle cristiane virtù, e raccomandò la recita del santo Rosario e delle orazioni del mattino e della sera.. Disse per ultimo che considerassero le case loro come chiese rurali, dalle quali Iddio pietoso li ascolterebbe come buon Padre, se essi si portavano come buoni figli. Pose termine al suo breve ed ispirato parlare la benedizione, che loro impartì col cuore profondamente commosso.

Lungo la vallata del Neuquen - Ottanta leghe - Gli occhi dell'acqua - A Cortadera - Vorace zorrino - Cappella mobile - Sulla Cordigliera del Vento - Un freno di nuovo conio - Accoglienza.

Il viaggio lungo la vallata del Neuquen fu quanto mai romantico e pittoresco. Quadri e paesaggi veramente sorprendenti si presentavano senza interruzione ai nostri sguardi : sembravano antichi castelli, colonne, statue, palazzi e fortezze, opere meravigliose dell'arte, mentre non erano cine scherzi della natura, formati dalle pioggie, dalle eruzioni e dal tempo. In su la sera del 4 dicembre giungiamo ad Añelo, piccolo villaggio e prima stazione dei fortini della Guarnigione di Chos-Malal. Il signor tenente Zabala ci trattò con molta cortesia, ed il signor Garraycochéa, giudice conciliatore , si stimò molto onorato coll'offrirci ospitalità. Una delle sue stanze fu convertita in Cappella per la celebrazione della S. Messa e l'amministrazione dei SS. Sacramenti.

Divulgata la notizia dell'arrivo del Vescovo e dei Missionari, molte famiglie viaggiarono tutta la notte per far battezzare e cresimare i loro bambini, nonchè fanciulli e fanciulle di 10 e 14 anni. Quanta pena si prova al vedere l'ignoranza che regna in questa lontana e popolata regione Basti il dire che in Añelo abbiamo incontrato appena una sola famiglia cristiana, unita coi vincoli del Sacramento, mentre le altre!... Questo colpì il paterno cuore di Monsignore, che si mise a tutt'uomo per rimediare ad un male così funesto per la Religione e per la salvezza delle anime...

Il giorno seguente già era di ritorno D. Milanesio ed in sua compagnia partiamo di buon mattino alla volta di Ojos de Agua e di Carranza. Sono piccole stazioni di soldati, situate nel mezzo di una pianura completamente sterile e lunga un cammino di ben 25 leghe (125 km.) di sabbia. Avvicinandoci alle catene della Precordigliera Andina, abbiamo trovato alquante discese e rapide salite che ci presentarono non leggiere difficoltà, per cagione anche delle mule poco governabili e spesse volte veramente matte. Per amore della brevità, passo sotto silenzio le dolorose peripezie, urti, scosse e paure avute; la mancanza di acqua e di alimento, e per conseguenza la fame e sete sofferta nel penoso tragitto di 80 leghe (400 km.) da Roca a Chos-Malal.

Alle ore tredici siamo in Ojos de Agua, ove due soldati del fortino ci offrono un pezzo di carne arrostita ed un po' d'acqua, manante da un piccolo fosso in forma di occhio e nel bel mezzo di una estesa e verdeggiante pianura. Oh com'è grande la Provvidenza Divina... Senza di questa fonticella sarebbe impossibile attraversare quest'arido e tristissimo deserto, non solo per l'uomo, ma per gli stessi animali!...

Seguendo il cammino arriviamo a notte tarda al Agua de Patos; piccola lagunetta di acqua salata, dove svolazzano le anitre selvatiche. Già s'intende che abbiamo dovuto dormire per terra ed in mezzo a nubi di arena sollevata dal vento, e per giunta... senza cena ! Per Monsignore scoprimmo un fossatello, ove disteso sopra coperte e riparato dai venti, potè riposare alquanto. La mattina seguente, vigilia dell'Immacolata Concezione, ripartiamo e in tre ore giungiamo al Fortino Carranza. Il sole pareva di fuoco, e non meno ardenti le arene di quell'orribile stradaccia. Per piacere e come segnalato favore abbiamo ottenuto dal caporale del fortino un soldato, che come esperto veterano ci accompagnò tutto il giorno e tutta la notte.

Nell'Aguada di Crespo riposiamo alquanto dentro di una grotta e ci rifocilliamo con un poco di carne, che il calore aveva già quasi corrotta. Alla distanza di alcuni chilometri troviamo per noi e per i nostri cavalli una preziosa sorgente. Cambiate le cavalcature, riprendiamo il cammino e... avanti tutta la notte. In sull'alba dell' 8 dicembre arriviamo a Cortaderas, luogo dove abbondano cespugli di ciseracee, le cui lunghe e dure foglie (cortan) tagliano le mani o la faccia di chi le tocca.

Ivi ci attendeva l'infaticabile confratello Don Matteo Gavotto, che era venuto ad incontrarci con buon numero di cavalcature da ricambio, ed accompagnato da alcuni amici di Chos-Malal. La notte era oscura e non sarebbe stato possibile vederci se quei buoni popolani non avessero rischiarato il cammino, accendendo un gran fuoco. In mezzo a quelle sterminate ed aride steppe, Cortaderas appare e spicca qual'oasi in pieno deserto. Quivi i nostri stanchi ed estenuati cavalli, trovarono abbondanza di acque e di pascoli. Per noi però la cosa fu ben diversa... Si sperava incontrare qualche cosa per acquietare non dirò l'appetito, ma bensì gli stimoli della fame...; ma quale non fu il nostro disinganno!... il zorrino (specie di volpe) durante la notte, aveva trovato di suo gusto la carne, che D. Gavotto teneva preparata, e ci lasciò a denti asciutti! In tale frangente ci accontentiamo di un poco di pane, ci rinfreschiamo nelle acque del ruscello, e sulle molli erbe del campo cerchiamo un breve ristoro alle stanche membra...

L'aurora col suo aureo splendore, viene assai presto a svegliarci.... Il sole, spiegando tutta la sua magnificenza, sulle indorate vette dei monti; la natura tutta rigogliosa di bellezza, l'armonioso gorgheggio dei variopinti uccelletti ed il dolce mormorio del ruscellino, richiamano le nostre menti a Dio e c'invitano a cantare le lodi di Maria Immacolata. In quei preziosi momenti abbiamo trasformato il breack in semplice, ma devota cappella. Celebrò la S. Messa D. Gavotto, mentre Monsignore circondato da quanti l'accompagnavano, vi assisteva ginocchioni, recitando forte il santo Rosario. Un'ora dopo siamo nuovamente in viaggio sempre in direzione di ChosMalal, lasciando alle nostre spalle l'alta catena di Ahuca-Mahuida e tenendo di fronte il superbo vulcano Thrómen (montagna nube) coperto di candide nevi.

Da Cortaderas a Chos-Malal le strade sono più praticabili ed in migliori condizioni : è questo dovuto allo studio ed all'attività dei Governatori del Territorio. Pur tuttavia non mancano salite e discese pericolose, per le quali abbiamo prese tutte quelle misure che la prudenza ci consigliava. Viaggiamo tutto il giorno 8 senza fermarci un istante, nella speranza di giungere a Chos-Malal prima del tramonto, però le nostre speranze andarono fallite; la notte ci sorprende in Chacaycó, presso la Cordigliera del Vento, ed allora ci rifugiamo in una gola al riparo di folti cespugli. I soldati si danno premuta di preparare subito un pucherito (brodo e carne lessa), mentre noi ci dissetiamo nelle torbide acque di un vicino rigagnolo. L'appetito però ci fa incontrare eccellente quella cena campestre, dappoichè in tutto il giorno non avevamo gustato cibo di sorta. Il vento soffiava forte e ciascuno di noi si preparò una capannuccia onde difendersi dall'intemperie. Per Monsignore aggiustammo nel miglior modo possibile un letticciuolo e così potè rifarsi delle tre notti passate insonni, valicando i sabbioni della lunga e deserta traversata.

Il giorno seguente, 9 dicembre, ci restava poco cammino a fare, e perciò siamo partiti con nostro bel agio. Sovrasta a Chos-Malal un alto e scarpato monte con una discesa di oltre due chilometri, che presenta non pochi pericoli. La strada è un zig-zag scavato nella viva pietra: il declivio è così rapido che la sola vista spaventa: e noi ci vediamo costretti, per mancanza di freno, legare (come si usa qui) con lunghe funi di cuoio l'asse delle ruote di dietro alla sella di due cavalli, i quali così accompagnano il nostro veicolo passo a passo sino al fondo.

Splendida e simpatica fu l'accoglienza che il signor Governatore, le Autorità civili e militari e la popolazione fecero a Monsignore ed ai Missionari. La banda del Reggimento 7° di cavalleria di linea era pure accorsa. riempiendo l'aria di dolci concenti, mentre S. E. sotto una pioggia di fiori entrava nella Chiesa parrocchiale. Ci attendevano alla porta i nostri confratelli : D. Nalio Valentino, D. Panaro Bartolomeo e D. Gavotto Matteo.

S'intonò un solenne Te Deum di ringraziamento e s'impartì la benedizione con il Venerabile. Cantarono con immenso giubilo il nostro D. Franchini, il Catechista Sambernardo ed altri dilettanti, di nazione italiani. Monsignore dopo la benedizione diresse parole di encomio ai numerosi fedeli ed alle Autorità, cha lo avevano ricevuto con tante dimostrazioni di affetto e venerazione. Finì il suo improvvisato discorsino dichiarando aperta la Santa Missione.

Chos-Malal, 28 dicembre 1901. Corografia - Missione consolante - Visite -Missionari ambulanti.

Chos-Malal si trova all'estremo Nord del Territorio: ed occupa la miglior parte di una fertile ed amena vallata. La sua fondazione è recente, poichè ebbe principio nel 1889, anno in cui venne scelta come residenza del Governatore.

Alla sua destra corrono le acque del Neuquen, che dà il nome a tutto il territorio. Alla sua sinistra discendono le acque del Curileo, il quale colle sue acque dà vita alle piante delle strade, della piazza ed irriga buona parte della vallata di Chos-Malal.

Il piccolo paese è situato nel centro di un vasto anfiteatro, formato dagli altipiani circonvicini e dalle elevate cime della Cordigliera. Il clima è secco, e forti venti dominano tutta la regione ; i frequenti geli poi costituiscono un serio pericolo per le piante ed alberi fruttiferi ; vigneti ed orti che crescono rigogliosi ed abbelliscono i dintorni di Chos-Malal. È residenza del Governatore e del Giudice Letrado ed è stazione militare del 7° Reggimento di cavalleria. Gl'impiegati sono argentini, i commercianti francesi ed alemanni, gl'industriali sono italiani , ed esercitano le arti più comuni. Il grosso della popolazione del paese e delle vicine valli è chilena, gente divota ed amantissima della Religione.

La missione data in questo ridente ed ameno villaggio durò 17 giorni ; e furono giorni di benedizione e di pace. L' affluenza del popolo alle funzioni sacre sì del mattino che della sera, fu tanto numerosa ed assidua, che la modesta chiesa del luogo non era capace di contenerla. Fortunatamente le finestre del sacro edifizio sono assai basse, e più volte le aprivano insieme con la porta maggiore, acciocche le persone, che non capivano più in chiesa, ascoltassero la divina parola dalla piazza e dal cortile laterale. Rare volte in mia vita vidi uno spettacolo così grande di fede e pietà cristiana. La chiesa parrocchiale sembrava uno di quei celebri santuarii, ai quali nei giorni di maggior solennità, concorrono i pellegrini da tutte parti, e dì e notte si ode la devota preghiera di coloro che fanno ricorso a Dio ed in Lui confidano.

L'orario delle funzioni era il seguente : al mattino, dall'aurora Messe lette fino alle nove. La Messa delle 6 era letta da Monsignore, tenendovi apposita istruzione e distribuendo la S. Comunione ai numerosi fedeli. Dopo si amministrava il Sacramento della Cresima agli adulti e non era raro il caso di dover cresimare persone di 30, 40 e persino di 60 anni e più. Alle 9 ed alle 16 si faceva la spiegazione della Dottrina Cristiana ai fanciulli ed alle fanciulle della Parrocchia, per prepararli a ricevere i SS. Sacramenti. Alle 17 si amministrava per la seconda volta la santa Cresima ai ragazzi e ragazze, previa istruzione sopra la virtù di questo Sacramento e sopra le obbligazioni dei padrini e delle madrine verso i loro figliocci. In sull'imbrunire si recitava il santo Rosario, cui teneva dietro la predica con la benedizione del SS. Sacramento. Questa era la funzione di maggior concorso; ed allora la modesta chiesetta di Chos-Malal sembrava una fortezza in tempo di assedio: era la fortezza santa di Sion, che difendeva la causa di Dio ed il bene delle anime.

Monsignore predicava due ed anche tre volte al giorno, con uno zelo ed una eloquenza tutta propria di un apostolo; e l'affollato popolo pendeva divoto dal suo labbro, mentre la divina parola operava veri prodigi di conversione.

Quattro confessori stavano a disposizione dei fedeli dall'alba fino alle 10 e dalle 17 fino alle 22 e 23 di ciascun giorno. Quasi la metà delle confessioni erano di uomini, poichè Dio colla sua grazia volle in questa fausta circostanza visitare i suoi cari figliuoli, arricchendoli della sua benedizione ed amicizia. Tornò pure di grande consolazione per tutti il sapere, che i nostri compatrioti italiani, fatte poche eccezioni, avevano assistito alle sacre funzioni, confessandosi e ricevendo con molta divozione la S. Comunione.

Le principali famiglie del luogo visitarono più volte S. E., ed egli a tutti restituì la visita, lasciando la più grata impressione della bontà con cui la Chiesa, nella persona dei suoi Pastori, ama i suoi cari figliuoli. Il sig. Governatore, il Giu dice, il Comandante della Guarnigione e tutte le altre autorità del Territorio, si meritano veri encomi, per la valida cooperazione prestata per il felice esito della Missione.

Il 14 dicembre Monsignore inviava D. Domenico Milanesio e D. Matteo Gavotto in missione a Malbarco , toccando i punti di Matancilla , Pichiñires e Las Ovejas , per attendere alle numerose famiglie , che si erano ritirate con i loro greggi negli altipiani della Cordigliera. In questi luoghi regna la fede in tutta la sua bellezza e splendore, e la frequenza dei SS. Sacramenti è tanto generale che difficilmente si trova chi non li riceva e non si comunichi più volte all'anno. Le usanze al tutto patriarcali , il rispetto e l'obbedienza dei figli verso i genitori , la semplicità, la modestia, l'amore alla preghiera ed al lavoro, l'attività ammirabile con cui trasformano in fecondi ed ameni campi, le vallate andine, sono cose che colpiscono e fanno nascere il desiderio di non più separarsi da queste care popolazioni.

Festa della 1a Comunione - Nelle carceri - Nuova istituzione - Al letto d'un infermo - La notte di Natale.

Il 15 dicembre in Chos-Malal ebbe luogo la bellissima festa della Prima Comunione dei ragazzi e delle ragazze. Fu un giorno memorabile, per questo paesello di frontiera , dove non si sa che cosa ammirare di più, se la bontà e cortesia della gente o la prodigiosa fecondità delle sue valli, a cui fanno corona superbe montagne, che rinchiudono miniere di oro, argento , rame, piombo, ferro, carbone; e preziosi giacimenti di marmi e gessi e sorgenti preziosissime di petrolio ed acque minerali. I numerosi angioletti che fecero la loro la Comunione, innalzarono, in quella fausta circostanza, fervorose preghiere al Cielo pel bene della Repubblica, minacciata in quei giorni dal terribile flagello della guerra.

I padri e le madri di famiglia parteciparono in buon numero al Banchetto Eucaristico, ed unirono le loro preghiere a quelle dei figli, per ottenere da Dio la pace fra le vicine Repubbliche.

Lo zelo apostolico di Monsignore si estende anche ai poveri carcerati; ed a tal fine, accompagnato dalle principali autorità civili e militari, fu a visitarli per mettersi a loro disposizione in tutto quello che poteva aiutarli. I poveretti furono pieni di meraviglia per la bontà dell'infaticabile Prelato ; e tutti accettarono la proposta di prendere parte alla missione; assistettero, nello stesso carcere, ad un triduo di predicazione; e con grande loro soddisfazione nei giorni seguenti si confessarono tutti , una o due volte, per ricevere la santa Comunione.

Giunto il giorno destinato per la festa, prepararono ed addobbarono essi stessi uno dei loro cameroni, dove Monsignore battezzò solennemente tre Indi di oltre 40 anni di età, e celebrò la santa Messa, nella quale ebbe la consolazione di cibare col Pane degli Angeli quel poveretti umili e pentiti, la maggior parte dei quali, lo ricevevano per la prima volta: tredici di loro ricevettero anche la S. Cresima. Dopo sì bella e religiosa funzione Monsignore fece preparare pane e cioccolatte , e si degnò far colazione e conversare famigliarmente con loro, dando a ciascuno consigli di vita cristiana per l'avvenire. Quei poverini non sapevano come manifestare la loro riconoscenza verso sì buon Padre, e tutti promisero portarsi sempre e dovunque buoni figli.

Prima di terminare la missione, Monsignore tenne nella chiesa parrocchiale un'interessante conferenza alle signore del paese, col fine di stabilire fra esse la Pia Associazione del S. Cuore di Gesù; la quale venne definitivamente stabilita in quel medesimo giorno. Nelle nuove ed incipienti popolazioni del Vicariato, alle volte prive di chiesa e di sacerdote , composte di elemento eterogeneo (in cui sono rappresentate quasi tutto le nazioni europee) e che emigrano in cerca della vita e d'interessi materiali , la pietà e le altre cristiane virtù si vanno perdendo e finiscono per scomparire del tutto. La stessa fede si debilita e con essa il pensiero di Dio, dell' anima e della sua immortalità, e si dimentica persino il fine della nostra creazione che è il premio del Cielo, con grande pericolo di perdersi eternamente.

Ad ovviare un tanto male, Monsignore stabilisce in tutte le piccole popolazioni della Patagonia l'Associazione del S. Cuore di Gesù e la Comunione Riparatrice. E, cosa ammirabile, con questa pia pratica, in poco tempo rifiorisce la pietà, aumenta la frequenza ai SS. Sacramenti e si fa più comune la pratica dei doveri religiosi.

Una Commissione di Signore presentossi pure a Monsignore per domandargli la fondazione di un collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, la cui benefica opera urge per l'educazione cristiana delle fanciulle di quella regione. Il Vescovo benedisse il lodevole progetto, promise il suo appoggio ed animò le esimie Signore a lavorare ed a raccogliere i fondi necessarii per condurre a termine la santa impresa.

Non voglio passare sotto silenzio una circostanza, che rivela e fa risaltare sempre più lo zelo e lo spirito di sacrifizio , che anima l'Apostolo della Patagonia.

Erano le 22 della vigilia del S. Natale, e Monsignore spossato dal lavoro si riposava sopra un seggiolone per essere pronto al Pontificale della mezzanotte, quando si presenta un signore e gli dice, che un impiegato della Governazione si trovava gravemente infermo ; che si temeva da un momento all'altro una catastrofe, e che il povero moribondo desiderava parlare con Monsignore e confidargli i secreti dell'anima sua. Monsignore immediatamente si alza e dice: Vamonos pronto : si credeva che l'infermo vivesse nel paese o lì presso: mentre invece si trovava in una villetta alla distanza di due chilometri. Come se più non sentisse la stanchezza, ed al solo chiarore di pallida luna, affretta il passo ed arriva in tempo per ascoltare la confessione dell'infermo, prepararlo per ricevere gli ultimi Sacramenti e dargli la benedizione di Maria Ausiliatrice.

La popolazione intanto, radunata in chiesa aspettava ansiosa il ritorno dell' amato Pastore , che giunto alle undici e mezzo si rivestiva dei sacri ornamenti e dava principio alla funzione della mezzanotte. E come nulla fosse stato, fresco, fresco celebrò le tre Messe, distribuì, per indulto Pontificio, la Comunione ai numerosi fedeli, fece l'omelia, ed impartì a tutti i presenti la Benedizione Apostolica.

Bisogna poi notare che passati dodici giorni, ed al ritorno di Monsignore dalla Missione di Tricau-Malal, l'infermo aveva già lasciato il letto ed a lui si presentava, per rendergli le dovute grazie della carità, che gli aveva usato, e significargli, che la benedizione di Maria Ausiliatrice gli aveva ridonato la salute.

Le belle Feste del S. Natale , la solenne chiurura della Missione e la pace firmata in quello stesso giorno, tra le due Repubbliche (Argen tina e Chili) furono motivo di gioia universale per la popolazione di Chos-Malal. La notizia della buona riuscita della Missione e delle preghiere fatte per scongiurare il pericolo della guerra imminente, tra le due vicine nazioni, tornò gratissima allo stesso Presidente della Repubblica, che in quel giorno telegrafò a Monsignore : - Gradisco il suo saluto ed applaudo i suoi patriottici e nobili voti. - Suo amico: Rocca.

I frutti raccolti in questa Missione furono copiosissimi e speriamo anche durevoli.

(Continua)

Attraverso l'Equatore

(Impressioni di un viaggio*) Dal Pacifico alle foreste amazzoniche

Il Capitano.

- Padre, padre! - Questa parola venne a rischiarare un poco il nostro oscuro orizzonte. - Padre! Non mi conosce?

- Sì, che ti conosciamo. Non sei tu Giacinto Flóres, nostro antico alunno di Quito? Ma così cresciuto..., e con codesti baffi. Non l'avremmo pensato. E poi, codesti galloni... Per bacco ! Sei qualche cosa di grosso.

- Sono il Capitano di polizia.

- Dunque, sig. Capitano: qual'è la tua autorità in paese?

- La prima, dopo quella del Comandante. Ma oggi è l'unica, perche il Comandante è fuori.

- Via, dunque: levaci d'impiccio. Noi vogliamo seguire a Guataxi, sul dorso di qualche bestia, o altrimenti sul cavallo di S. Francesco.

- Cavalli a quest'ora... rispose il Capitano spalancando gli occhi,... è lo stesso che volare. A piedi, è cosa inaudita e piena di pericoli. Sentano : non c'è altro che passar qui la notte. Per domattina si troverà tutto.

- Ma dove pernottare con questo freddo?

- Oh! Non temano. Qui sono varii hotel per una buona cena; e quanto all'alloggio, io ho le chiavi di due buone case, che non sono mie, ma si affittano alle persone più ragguardevoli. Vengano intanto qua, da un signore che loro terrà volentieri le valigie e potrà loro giovare, perchè anch'egli è uomo di pro e gode autorità. Seguimmo rassegnati il nostro provvidenziale amico, prima da quell'uomo di pro, e poscia all'hotel. Era questo una tenda, come tutte le altre, di tela bianca da far camicie, composta di due scompartimenti. Occupavano il primo il banco delle bibite e dei conti, con un tavolino per gli avventori. L'altro conteneva la cucina e l'abitazione dell'albergatore colla rispettiva, famiglia.

Ci sedemmo, come si potè, al tavolino, facendo passare il capo e la schiena fra il medesimo e la tela che serviva di tetto.

La cena non fu lauta, ma trovò buona accoglienza in uno stomaco viaggiatore. Non così in quello di Monsignore, che s'accontentò di due uova.

Jasper.

Dopo cena non mancò lo spettacolo.

Preceduto da alcune note peregrine, entrò grattando una chitarra un moro Giamaichino di forse venticinque anni, di mezzana statura, zoppo, dagli occhi scintillanti, dalle labbra inquiete e sorridenti sotto due baffetti ipotetici.

Accolto da un gesto amico, sedette di fronte a noi, e cominciò la funzione.

Le note uscivano al principio in gruppi irregolari, a sbalzi; poi lente e quasi morenti. Il polso del maestro non era troppo fermo; e lo assicuravano il capo, dando la battuta, e gli occhietti, troppo amorosi verso due incogniti. Ma questa qualità della musica diede più efficacia al richiamo. Perche in meno di cinque minuti l'hotel era zeppo di faccie nere e di occhi giocondi: tutti amici e compaesani del suonatore: tutti pieni della miglior volontà di onorare gli sconosciuti. A quest'uopo s'incoraggia il musico a far sentire la sua voce. E questi, dopo essersi fatto pregare tre o quattro volte, provossi altrettanta ad aprire la bocca. Ma al principio non ne uscirono che esalazioni alcooliche. Se non che, poco a poco, quasi vincesse più ostacoli, tossendo e sputando con garbo, cominciò a far sentire brevi note spezzate, indecise, che poi presero corpo in un canto rauco, accompagnato per ironia da una espressione tenerissima. Erano strofe di indole inglese, tradotte certamente dallo stesso esecutore nel male appreso spagnuolo. E lo diceva chiaramente il ritornello che al finale di ogni stanza ripeteva con ispeciale passione: Lagrimas, lagrimas, paloma blanco; cioè : Lagrime, lagrime, colomba bianco.

E cantando questo ultimo verso, ne accentuava specialmente la desinenza, onde meglio risultasse la concordanza dei generi. Quindi, piegando ritrosamente il volto con un sorriso indefinibile, scopriva agli spettatori due file di tersissimi denti; e volgendo gli occhi all'insù, ne mostrava il bianco, quasi per aggiungere al patetico del canto; nascondendoli poi, come per modestia, e lasciando cadere il ricciuto capo sulle corde dell'istrumento.

Dato sfogo agli applausi e preso un po' di riposo, ripigliava l'interrotta canzone, con amore appassionato e crescente.

Intanto i compagni si avvicinarono a noi, per ascoltare qualche buona parola. Ci accorgemmo che erano quasi tutti protestanti; la qual cosa in essi, poveri lavoratori che non sanno leggere la Bibbia, significa, non sapere qual religione professino.

Ci nacque allora il desiderio di ripassare fra essi per istruirli nella nostra santa religione.

Dopo nuove strofe, nuovi applausi; Monsignore, mentre regalava a tutti medaglie o immaginette, a Jasper, che così chiamasi il grazioso dilettante, ne regalò una bella d'argento.

Forse non s'avvide egli del metallo; perchè, mentre uscivamo dall'hotel, prendendo commiato da quei cari amici, il musico mi suonò all'orechio:

- Father : give me money.

- Fa nen fiuchè, gli risposi; guarda n'poc lon ch' t'las n' sacocia.

Egli capì l'inglese, e mostrando di star contento, si lasciò cadere sul panchetto.

Uscimmo fuori a riveder le stelle che ci guidarono, col buon capitano, non a Betlemme bensì al promesso alloggio; mentre il simpatico Jàsper, aveva ripreso la chitarra e gemeva su di essa il suo Lagrimas, lagrímas, paloma blanco.

(Continua)

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Col sorgere del nuovo anno , nel fremito festoso di tutti i cuori, salga a Te pure, o Vergine, il nostro saluto; Salve, Regina!

« Io vidi un gran prodigio nel cielo, dice S. Giovanni ; vidi una donna vestita di sole, sotto i piedi avea per sgabello la luna e intorno alla testa una corona di dodici stelle. » Da venti secoli il gran prodigio si compie: ma non apparve mai così chiaro e radioso come oggi! Si direbbe che l'eterno sole di giustizia siasi riservato d'illuminare, in questo nostro secolo, con la luce più luminosa e più viva la fronte dell'umile Verginella di Nazareth. Mai, mai come oggi, in tanta disastrosa corruzione, i popoli rapiti alla grazia ed all'amore di Lei, si gettarono con tanto entusiasmo ai suoi piedi, e in un acceso palpito di un'estasi di sublime dolcezza l'acclamarono trionfalmente Regina... Salve, salve, Regina !

I primi raggi del 1903 hanno baciato con riverenza il fulgido simulacro che brilla sulla cupola del Santuario dell'Ausiliatrice; ed una schiera di Angeli è discesa a raccogliere le lacrime, i sospiri e le preghiere di mille e mille devoti... Deh! o Maria, soccorri ai miseri, aiuta i pusillanimi, ridona florida salute agli infermi, prega pel popolo cristiano e interponi le tue preghiere pei Vescovi e pei sacerdoti. Sorridi, o gran Vergine al Vicario del Tuo Divin figliuolo e conservalo ancora lunghi anni all'amore ed alla meraviglia dei popoli della terra; intercedi, o piissima, pel sesso a te devoto, e fa, che quelli che invocano il tuo santo, il tuo forte, il tuo pietoso aiuto. abbiano a sentire le ineffabili tenerezze del tuo cuore materno. Salve, Salve, Regina!

Segnalatissima grazia.

Chi ha trepidato e sofferto per conservare una cara esistenza, sa gli affanni che straziano il cuore, quando, dopo di esserci rallegrati al pensiero della vicina guarigione, si torna nella disperazione di chi vede svanire ogni speranza. Questa fu la mia vita, per nove lunghi mesi, durante i quali un mio caro angioletto venne più volte condotto agli estremi da una terribile scarlattina. Il 17 febbraio 1902, disperando omai di vederlo guarito, mi raccomandai con trasporto alla cara Madonna di Valdocco, dicendo : « Vergine Santa, o datemelo guarito, o prendetelo con voi in paradiso. » Promisi di vestire il lutto per sei mesi e di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, qualora l'avessi ottenuta. Fu tanta la piena del dolore e dell'amore in quel momento, che caddi svenuta. Quando tornai in me, vidi il mio caro bimbo scuotere leggermente la testa ed aprire dopo tanto tempo gli occhi. Le viscose croste si erano distaccate come per miracolo, e da quel giorno cominciò la sua guarigione. Grazie in eterno all'Ausiliatrice amorosa del popolo cristiano.

Riva di Chieri, 1902.

GAMBA MARIANNA in GORGERINO.

Liberato dall'amputazione della gamba.

Era l'8 settembre 1901, ed io viaggiava alla volta di Stradella sur un carro, quando il cavallo, spaventatosi, prese una corsa sfrenata. Il pericolo era gravissimo non solo per me, ma anche per altre persone che erano meco. Che fare? Mi provo a discendere in fretta per frenare il cavallo, ma disgraziatamente m'impiglio nelle redini, cado sotto una ruota e mi rompo una gamba. Condotto all'ospedale in Pavia, i medici dicono che è necessaria l'amputazione. A siffatto annunzio io rimango costernato e di cuore ricorro a Maria.

Anche in famiglia si comincia una novena a Maria Ausiliatrice ed, ecco un subitaneo miglioramento alla frattura, per cui i medici cambiano parere e si astengono dall'amputazione. Al termine della novena, coronata dalla S. Comunione; la rottura era scomparsa, le ferite di scólo del pus, si rimarginano, ed io da cinque mesi son tòrnato in famiglia, usando il bastone unicamente per maggior riguardo. Grato a Maria Ausiliatrice per una grazia, sì segnalata, mando il mio piccolo obolo.

Ruino (Pavia), 1° luglio 1902.

ZANDALAZINI ALBERTO.

Richiamata, da morte a vita. - Una mia sorella da circa quaranta giorni teneva il letto. vittima di crudelissima febbre, mai inferiore ai 40 gradi, e da una forte infezione al cuore. Il medico curante, non ostante le sue assidue cure e tutti i rimedi dell'arto, la dichiarò irremissibilmente perduta, a meno di un miracolo. Andando di male in peggio, fu munita dei SS. Sacramenti. Chiamato con urgenza al suo letto, mi venne in mente di ricorrere all'Aiuto dei Cristiani. Mandai tosto per la celebrazione di una Messa all'altare dell'Ausiliatrice, ponendo in lei tutta la confidenza. Ed ecco che mentre, si temeva di ora in ora l'eterno passaggio dell' amata sorella, cominciò un appena percettibile miglioramento, che, aumentando di giorno in giorno, con grande meraviglia del medico,. la recò ben presto fuori di ogni pericolo. Non aspetto la completa guarigione per mandare la presente relazione, perché intendo fare, con questa, un atto di totale fiducia nella più tenera ed affettuosa delle Madri.

Casale Monferrato, 4 novembre 1902.

Ch. MELLANA FELICE.

Libero dalla leva.

Le mie gioie, le mie speranze mi parevano un sogno : era di leva ed il pensiero di dovere smettere gli studi e l'abito talare mi gettava nel pianto. Sano di corpo, tutti mi dicevano : Tu sarai un bel militare! Ed io soffriva e pregava...

Avvicinandosi il giorno della visita cominciai una novena a Maria SS. Ausiliatrice; e, quale non fu lo stupore mio, dei miei parenti e di tutti gli astanti, quando uscito dal breve esame di leva, esclamai : m'hanno fatto inabile!? La Vergine Santa mi conservi buono alla Chiesa ed alla famiglia, da cui non mi ha voluto staccare nemmeno un istante. Mando una piccola offerta per una Messa di ringraziamento., Evviva Maria!

Troia, 15 luglio 1902.

Ch.°DONATO CELLI

Cooperatore Salesiano.

Cagnano (VOGHERA) - Mando in apposito. pacchetto assicurato una catenella d'oro, un piccolo anellino pure d'oro e L. 15 per adempimento di promesse fatte a Maria SS. Ausiliatrice per diverse grazie ricevute pregando questa SSma Madre a voler continuare sopra la nostra numerosa famiglia la sua valida protezione.

Due grazie, desidero siano in ispecial modo segnalate; l'una di essere stati liberati da un temibile temporale che minacciava di devastare le nostre campagne: l'altra di aver vinto una lite tanto, ingiusta, quanto apparentemente per noi disperata. Sieno rese eternamente grazie a Maria

BEATRICE PERTUSATI PALLESTRINI, Cooperatrice salesiana.'

Messina - Mi trovavo in tali critiche circostanze, che la mia vita era una continua agonia I miei diversi creditori, quali per titoli legali, e quali per sola fiducia, colle loro minacce di chiamarmi in giudizio , o col loro continuo umiliarmi con diversi o bassi modi , decimavano di giorno in giorno, le mie povere forze fisiche e morali. Un pio e caro benefattore che molte e molte volte mi aveva aiutato, si trovava, da più che un mese, ammalato, e di più , vessato da cent'altri bisognosi. Così stavano le cose, quando, invocato che ebbi l'aiuto di Maria SS., venni inmodo al tutto singolare consolato dal generoso Signore. Sia , benedetta ora e sempre la misericordia della Madre di Dio.

COSMO VENTO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e, pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

A°) - Acqui : C. Moreno A. 5, per grazia che era tanto necessaria al benessere e alla pace della sua famiglia. -.Agliano d'Asti: Rosso Pene Giuseppina ci scrive : « Divenuta appena madre di una, graziosa bambina venni sorpresa di grave febbre infettiva, Nessuno più osava illudersi sulla imminenza del pericolo, mi furono somministrati tutti i conforti religiosi, ed io già rassegnata a fare sacrificio a Dio della mia vita, m' aspettava da un momento all'altro di cambiare le miserie e delusioni di quaggiù colle ineffabili delizie eterne. Tuttavia, il pensiero dello sposo lontano e della neonata bambina mi straziava il cuore. Con: tutta la forza dell'animo mi rivolsi pertanto, a Maria SS. supplicandola vivamente della guarigione. La buona Madonna mi esaudì. Si abbia Essa pertanto questo pubblico attestato della mia perenne riconoscenza. - Alba: Varalti Don Teobaldo, 4, al Santuario di M. A., che lo soccorse in parecchie dolorose circostanze. - Arco Trentino: N. N., 20,68, al Santuario dí M. A..

B) - Balerna-(Svizzera):. N. N offre a M. A. un pendente in filigrana d'argento, per grazia ricevuta. -. N. N. un pendente con catenella oro per guarigione da serio male della figlia. -Balossa Bigli (Pavia): Don Fiocchi Vincenzo, 5, a nome di pia persona per grazia. - Brez (Tirolo) : Corazza Maria 10,50, per grazia.

C) - Cagliari : Piga Antonio 1, per grazia. Campertogno (Novara): Cartotto Maddalena e Gallo Maria fecero offerte per grazíe ricevute.- Caselle Torinese: Nepote Giuseppe 2, per grazia. - Catania: Maraigna Francesco 2, per grazia. - Cesarò (Messina): S. C. S. 2, per grazia. - Chiampo (Vicenza): Massegnosi Maria 5, per speciali favori ottenuti. - Chioggia (Venezia). Ostaci Antonio 20, per Messa di grazia e Missioni. - Cigliano (Novara): Audisio Giovanni 3, per grazia. - Coira (Svizzera): Pozzi sac. Gio. Batta. 5, in adempimento di voto. - Como : Chier. Tettamanti Giuseppe 5, in ringraziamento di ricuperata salute del padre da grave malattia, e di esito felice di un processo che avea occasionato la malattia stessa. - Cemmo (Bergamo). Laffranchi Andrea colto da gravissimo e lungo malore, già viaticato perchò in prossimo pericolo di vita, si obbligò a M. A. se lo salvasse , di offrirle una somma regalatagli già dal roprio padre. Ottenuta la grazia e nel tempo per cui aveva chiesta, commosso e riconoscente adempie la fatta promessa. - Conegliano Veneto: Allegranzi Rosa disfoga la piena dei suoi affetti verso la Vergine che traendola presso le Figlie di M. A. in Conegliano le apriva una nuova vita e le donava la salute e la pace da tanto tempo implorate. - M. R. si profonde in lodi a Maria perchò, deviata per letture ed esempi cattivi dal buon sentiero, colpita a ventidue anni da paralisi, ricorsa alla Vergine da essa amata nella sua prima giovinezza, trovò in Lei presso le Figlie di M. A. col possesso del Bene Eterno nella soavità dei Sacramenti, la salute ai mali suoi.

D) - Diano d'Alba: Stresia Matilde 3, per Messa di grazia. - G. M. 21.,50 per grazia ricevuta. - Dogliani (Cuneo): Abbona Giuseppe 11, per ottenuta guarigione.

F) - Faenza: Renzi Antonio ringrazia l'Ausiliatrice che invocata provvide a lei e alla sua famiglia. - Frassino (Cuneo): Rossi Bartolomeo 20 per grazia.

G) - Gavirate (Cono): Pasa Modesta 3, per grazia. - Gazzano (Novara) : Una vedova colle figlie 20, in segno di gratitudine all'Ausiliatrice che esaudendo le loro fervide preghiere e appagando i loro voti le confortò di grazia insperata. - Genova: N. N. Ernesto rende grazie vivissime alla pietosa Madonna che la favorì in affare assai serio da cui dipendeva il bene suo e di molte altre persone. - Grezzana (Verona): Salvaguo Teresa 5, per Messa di grazia.

H) - Hamnam (Malta): Sant Fournier Paolina 25, per grazia speciale ricevuta.

I) - Ivrea: Degrandi Domenica 4, per grazia.

L) - Lanusei (Cagliari): Lotto Luigi 1, per grazia. - Ciroddi Maria 1, per grazia. - Leonforte (Catania): Santangelo Giuseppina 5, per Messa di grazia. - Livergnano (Bologna): Baranelli Emma 5, per grazia. - Lago (Ravenna): Benassi Tramontani Elisa 3, per grazia. - Una devota di M. A. fa pubblica la grazia del pieno ristabilimento di sua salute senza assoggettarsi ad un'operazione chirurgica che erasi dichiarata necessaria ed urgente.

1L) - Mandria (Torino): Tavarelli Antonia 5, per impiego riottenuto dal cognato dopo preghiere da essi rivolte all'Ausiliatrice. - Melazzo (A equi) : Dacquino Domenico 10, per Messa; ringrazia M. A. di avergli salvato un bambino da grave malattia, e di aver poscia liberato lui e una sua sorellina travolti sotto la ruota di un carro, da funeste conseguenze. - Miasino (Novara) : Poltronesi Bernardo 2, per grazia. - Mitano: Dell'Acqua Teodolinda 5, per Messa di grazia pella guarigione da appendicite della figlia monaca, e di nefrite del figlio Ambrogio. - Clorici Regina 5 per Messa; ringrazia l'Ausiliatrice che diradando le tenebre della calunnia le ottenne esito felice in affare importantissimo, contro cui sembrava tutto opporsi e congiurare. - Lavelli Rachele 20, per grazia. - Moasca (Alessandria): Boffo Maria rimette offerta al Santuario di M. A. in adempimento di promessa fatta, per guarigione di quattro suoi figliuoletti morsicati da un cane sospetto di idrofobia. - Moggio (Como) Invernizzi Adele 4, per grazia. - Moresengo (Alessandria): Martini Giulia nata Preti 5, per ottenuta guarigione. - Moneri (Verona) : Corradi Peroni Emilia 10, per guarigione del bambino Giuseppe che, ridotto agli estremi, essa votò all'Ausiliatrice.

N) - Noli (Savona): Caorsi Toso Giuseppina 5, per Messa di grazia.

P) - Pometo di Ruino (Pavia): A. B. 50 al Santua. rio di M. A. che confortò la sua famiglia colla guarigione da grave malattia di persona cara. - Pont St. Martin (Aosta) : G. A. C. 5, per grazia. - Fonte Valtellina (Sondrio) : Piazzi D. Francesco Canonico Teol. 5, per Messa di grazia.

R) - Roddino (Cuneo): Pressenda Giuseppe 50, in ringraziamento per preservazione dei raccolti dalla grandine. - Rocchetta Palafea (Alessandria): Borgatta Enrico e Bochino Carolina coniugi 5, per Messa di grazia, essendo quest'ultima guarita, dopo felice operazione, da malattia gravissima, per cui le si erano già amministrati i Sacramenti. - Roveredo di Gud (Verona): Magagnin Maria fa pubblica la grazia ottenuta per le preghiere del marito da 111. A. che le ridonò la salute, quantunque i medici non dubitassero che, in seguito alla malattia che la iucolse, dovesse soccombere.

S) - Sanico di Alfiana (Alessandria): Beccuti Giuseppe rimette offerta in segno di viva riconoscenza alla Madonna di Don Bosco per trovarsi in avanzata convalescenza da tifo gravissimo che fece a lungo temere assai de' suoi giorni. - Savignone (Genova): Sac. Caserga Innocenzo 5, per guarigione di male ad una gamba, che lo afflisse così da tenerlo per parecchi mesi obbligato a letto. - Scaldasole (Pavia): Chiapussi Carlo c, per grazie ricevute. - Sestriponente (Genova): Adamoli Ulderico 5, per Messa di grazia.Sorli (Alessandria): Scotti Adelina 5, per Messa di grazia per guarigione da gravissima difterite di un un suo carissimo nipotino dopo una novena di preghiere fatta da lei e dai suoi alla dolcissima Madre celeste. - S. Basilio (Cagliari): A. C. 5, Messa di grazia all'Ausiliatrice per guarigione della sua bambina. - S. Demetrio Corone (Cosenza): Loricchio sac. Elia 2, per grazia. - S. Lorenzo di Vignale (Alessandria): Bergamaschino Emilia 5, per grazia. - S. Maria di Castagna (Genova): Costa sac. Felice Prevosto 10, per grazia.

T - Terranova Sicula: Fozza Rosina 5, per grazia. - Marganaro Castrogiovanni Benedetta 5, con immensa gratitudine a Maria che le salvò l'unica figlia Carmelina, colta da bronchite capillare degenerata in difterite. dopo che venutale a caso sott'occhio l'immagine dell'Ausiliatrice si profuse in supplicazioni e promesse. - Torino: Uno studente universitario riconoscente all'Ausiliatrice per singolare protezione negli esami, Le promette di zelare la sua devozione. - B. M. M. ringrazia la Vergine per riacquistata salute di un caro parente. - Una Suora di S. Giuseppe guarita da fiera polmonite che la condusse sull' orlo della tomba, esprime gratitudine vivissima a M. A. per aver così accolto le preghiere rivoltele dalle sue care consorelle e resi confortevoli ed efficaci i baci che durante la malattia andò imprimendo alla venerata effigie di Lei. - F. R. 25, in omaggio all'Ausiliatrice. - F. B. G. 3, per conversione di persona cara. - Torre di Picenardi (Cremona): F. D. 3, per Messa di grazia. - Trefiumi di Monchio (Pavia): Famiglia Fortini 19, per segnalati favori ottenuti da M. A. - Trento: N. N. 5, per grazia, - Trevignano (Treviso) Infanti Giuseppe farmacista ci scrive: « Fatto bersaglio a insulti e minaccio da parte di gente malevola, la mia consorte pel dolore che ne provò fu assalita da repentino malore, e di pochi istanti si misurava la sua vita. Io ed i miei figli oppressi dall'angoscia invocammo tosto Maria SS. Ausiliatrice a sparmiarci tanta sciagura. Ella benigna ci esaudì ; ed oggi con gioia deponiamo ai suoi piedi una tenue offerta, pregandola a continuarci la sua materna protezione.

V) - Varazze: V. E. 5, per Messa di ringraziamento, come promessa fatta pel buon esito di un affare di- sua famiglia. - Vernone (Torino): Rivoreda Anna , per grazia. - Villanova (Udine): Il Parroco D. A. G. 10, in ringraziamento a Dio e a Maria SS. Ausiliatrice per la finale e completa vittoria riportata in una disgustosissima vertenza che durava da dieci anni a danno della sua chiesa. - Volvera (Torino) : Peretti Margherita 5, per grazia.

X) - N. N. 2,50 per grazia speciale ricevuta

NECROLOGIA

Gìuseppìna Unìa ved. Lupo, dì Chierì.

Quest'insigne ammiratrice e zelatrice feconda delle Opere di D. Bosco, all'alba del 18 scorso dicembre rendeva, in età di anni 72, placidamente la sua bell'anima a Dio. In Chieri - che si gloria di annoverarla fra le gemme più fulgide dell'apostolato cristiano - il suo nome era popolare e benedetto da tutti, in particolar modo però dai poveri ch'essa amava teneramente ed a ragione veniva chiamata loro madre. La religione e la carità erano le aspirazioni più vive del magnanimo suo cuore, sicchè le azioni della sua vita erano tutte rivolte alla gloria di Dio e al bene del prossimo.

Ammirabile fu la sua attività e lo spirito di sacrifizio nel compiere le opere buone in qualsiasi impresa fosse richiesta prestava amorevole il suo aiuto con interesse e giovialità senza pari. Ovunque era accolta con affetto e famigliarità particolare, ed ai suoi modi squisitamente cortesi il ricco apriva generosamente la mano alla beneficenza e il povero restava soddisfatto di qualsiasi soccorso.

Indefessa fu l'opera sua per i vari sodalizi della città : noi accenniamo solo alla protezione continua che ebbe per l'Oratorio festivo di S. Teresa, accanto al quale ora sorge la bella chiesa di Maria Ausiliatrice, dovuta in gran parte alla sua generosità nel dare e nel suscitare benefattori ; per la fiorente Pia Unione delle Figlie di Maria, canonicamente eretta in detta chiesa, che ebbe per più anni nella desideratissima defunta una vice-Rettrice modello e sempre una benefattrice esimia; e per l'Oratorio di S. Luigi del quale fu sempre madre amorosa coi suoi consigli ed aiuti. Questo suo affetto per le Opere di D. Bosco non sminuiva però quello specialissimo che nutriva per la Casa del Ven. Cottolengo di Chieri, sì che negli ultimi anni trovava la sua delizia di convivere in quell'asilo di pace, ove dalle R.de Suore e dai vecchi ricoverati era considerata qual vera mamma. Serena e calma vide essa giungere la morte, la quale veniva a coronare tanti anni spesi in preghiere, in atti di abnegazione e di carità; e dopo tre giorni di dolorosa malattia, ricevuti con grande fervore i S. Sacramenti, assistita con rispetto filiale dalle benemerite Suore e nella casa stessa ove sessant'anni prima moriva il Ven. Cottolengo... la pia signora lasciava questa terra per andare a godere il premio delle sue eroiche virtù.

I suoi funerali senza sfarzo di musiche e di fiori riuscirono un vero plebiscito di rimpianto ed affetto verso la benemerita estinta. Precedevano la salma le Rosine, le Ospiziane, le Orfane, le Figlie di Maria (dalle quali volle che, in segno di speciale predilezione, fosse portata la sua bara), le Umiliate, il Capitolo col clero; seguivano i congiunti, le Suore del Cottolengo coi ricoverati, i Figli di Maria dell'Oratorio S. Luigi, le rappresentanze del Convitto Civico e del Liceo Cesare Balbo, la Società cattolica con bandiera, l'Asilo infantile ed uno stuolo immenso di amici, ammiratori e beneficati. L'imponente dimostrazione valga a lenire il dolore degli afflittissimi congiunti, in ispecie del fratello il R.°'° Can. Prof. Pompeo Cav. Unia, Preside del Liceo Chierese.

Così passò la sua vita questa veneranda matrona amando tutti e facendosi amare da tutti, e la sua memoria sarà in benedizione presso quanti ebbero la ventura di avvicinarla ed esperimentarne il gran cuore. Negli annali poi della nostra Pia Società il suo nome rimarrà eterno monumento del suo affetto e delle sue predilezioni per i figli di D. Bosco, e mentre noi già pregammo e facemmo pregare i nostri giovanetti per la sua bell'anima, deponiamo sulla tomba di lei questo mesto fiore, simbolo della nostra viva riconoscenza e gratitudine.

Avv. Vincenzo Cappellìnì, dì Genova.

Gratitudine vuole che deponiamo pure un tenue ricordo sulla tomba di questo illustre giureconsulto, assai benevolo verso le Opere Salesiane, passato a miglior vita in Genova il 13 dicembre u. s. Fu uomo di eletto ingegno, di vasta cultura, di probità intemerata, uno di quegli esseri privilegiati, la cui rispettabilità e la cui fama riscuoteva può dirsi l'unanime consenso dei proprii concittadini. Nei pochi giorni della fierissima malattia che l'ha rapito all'amore dei congiunti e degli amici, si sono viste accorrere alla sua dimora persone d'ogni ceto, d'ogni classe, d'ogni partito, bramose, di avere sue notizie, recando in volto scolpite. le giuste preoccupazioni: che a tutte. ispirava la gravezza sempre maggiore del morbo che consumava rapidamente la sua esistenza. In quei giorni di dolorosissima prova per lui fu esemplare la perfezione della sua virtù, quella sua fede ardente, quella pietà soda e sincera per cui fu sollecito ,a chiedere i conforti della Religione, che ricevette fra l'edificazione di tutti gli astanti e la speciale benedizione che il Sauto Padre si degnava inviargli, facendola accompagnare da parole spiranti la sua paterna benevolenza. Egli è morto come era vissuto, da uomo giusto, da fervente cattolico, amaramente rimpianto in morte quanto fu in vita amato e desiderato.

D. Giuseppe Tobia,

Arciprete dì Stella San Martino Cessò di vivere il 28 novembre u. s. in età di anni 81. Nato e vissuto in quel paese di cui da un ventennio era pastore amoroso, fu sempre zelante Cooperatore Salesiano. Conobbe D. Bosco e ricevette sempre tutti i nostri confratelli di Varazze ed i giovani convittori di quel Collegio colla massima cordialità e con generosità non ordinaria. La sua dipartita venne pianta come una pubblica sciagura. I suoi funerali riuscirono imponentissimi : vi prese parte l'intera popolazione. Una prece per l'anima sua, espressione della nostra eterna gratitudine.

Costamagna Luìgì di Caramagna Piemonte.

QUESTO simpatico tipo di ottimo Cooperatore Salesiano è scomparso quando meno ce l'attendevamo, il 28 scorso novembre in Caramagna sua patria, dopo lunga , e penosa malattia, lasciando in profondo lutto la propria consorte, due Figlie di Maria Ausiliatrice, che ebbero la consolazione di assisterlo negli ultimi istanti, un figlio Missionario Salesiano, il fratello Mons. Giacomo Vescovo e Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza, nell'Equatore, i congiunti, numerosi Salesiani e tutta la popolazione che sinceramente lo stimava ed amava. Fervente cattolico, nel genuino significato della parola, egli nei 69 anni di sua esistenza edificò coi suoi esempi il suo paese e dìffuse all'intorno la sfera della sua benefica azione.

Conosciuto D. Bosco fino dai primi tempi della sua mondiale istituzione, si affezionò talmente al buon servo di Dio e all'opera di lui, da poterlo meritamente ascrivere tra i primi nostri Cooperatori. Zelò sempre l'incremento delle opere salesiane specie le Missioni, dove il suo cuore paterno viveva continuamente accanto al figlio D. Luigi o al fratello Mons. Giacomo. In occasione delle conferenze prescritte per i Cooperatori egli aveva presa la pia abitudine di recarsi, dal suo paese, fino al Santuario dell'Ausiliatrice in Valdocco al fine di raccogliere in chiesa le offerte dei Cooperatori. La sua cooperazione non era clamorosa, ma efficace e continua, per cui la più parte degli atti della sua carità stanno solo registrati nel libro d'oro del divin Giudice. In quanti lo conobbero però rimarrà profondamente scolpita la memoria delle preclare sue virtù, specie della sua pietà e della sua divozione particolarissima al Cuore di Gesù e a Maria Ausiliatrice.

I suoi funerali furono una splendida dimostrazione dell'affetto. sommo di cui seppe circondarsi. Vi prese parte si può dire tutta la popolazione con numerose rappresentanze dai paesi circonvicini, da Torino e fin da Nizza Monferrato. Il nostro venerato Superiore era rappresentato dal R.mo D. Filippo Rinaldi. prefetto generale della nostra pia Società il quale, al cimitero , dopo le ultime esequie, con accento commosso, diede l'estremo addio alla lagrimata salma a nome dei Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori.

Consoli il buon Dio, nella rimembranza del gran bene operato da questo esemplare nostro Cooperatore, la desolata sua consorte, il figlio Missionaria nelle lontane Americhe, il fratello Vescovo, volontariamente sepolto per la salvezza delle anime nelle vergini foreste dell'Oriente Eqúatoriano, le figlie ed i congiunti tutti, ai quali noi rinnoviamo le vivissime nostre condoglianze.

Padre Alessandro Solaro dell'oratorio dì S. Filippo dì Mondovì.

IN età di 84 anni, dopo 7 di dolorosissima infermità, il 7 scorso novembre, spirava nel bacio, del Signore il Padre Alessandro Solaro da Roccadebaldi, nostro venerando Cooperatore.

La sua lunga vita fu tutta nascosta con Cristo in Dio. Non era Sacerdote ancora che, disgustato già del mondo, di cui temeva i pericoli, l'abbandonava risolutamente e ritiravasi nella Congregazione che s'intitola dell'Oratorio, perchè intende specialmente ad esercitare i suoi figli' nella preghiera. E l'occupazione ordinaria del P. Solaro fu appunto la preghiera. Praticamente convinto della propria insufficienza, non solo attribuiva a Dio tutto; il bene. che, faceva, ma a Lui teneva continuamente rivolto l'animo, invocandone aiuto.

Nella sua vita però nascosta in Dio, Padre Solaro non dimenticava le opere di zelo per la salute delle anime. Egli era assiduo al confessionale, e sebbene assai gli costasse negli ultimi anni la predicazione, non se ne dispensò mai : e fu appunto sul pulpito che lo incolse il male che doveva sì lentamente consumarlo.

Anche fuori della sua Congregazione non vi era opera di zelo che egli, per quanto poteva, non sostenesse. Basti il ricordare le sue benemerenze verso le Opere Salesiane che, legato per affetto personale al compianto nostro fondatore, sempre coadiuvò e sostenne con tutte le sue forze. Promosse la diffusione della nostra pia Unione, la lettura del Bollettino e fu zelatore assiduo, delle Letture Cattoliche, delle quali erasi fatto centro , per un considerevole numero di .copie, ufficio che sostenne per oltre 30 anni. Una vita piena di meriti fu la sua, ma egli li nascose con ogni cura agli occhi del mondo: ora però nella patria eterna ne gode il premio mentre quaggiù i veri meriti e le vere. benemerenze sue rimarranno indelebili nel cuore di quanti conobbero ed avvicinarono questo venerando sacerdote.

NotiZie compendiate

BOBBIO. - Ingresso di Mons. Morganti. - Il 31 dello scorso ottobre, S. E. Rev.ma, l'amatissimo Mons. Morganti, accompagnato da Mons.. Panighetti, Rettore dei seminarii di Milano, dai preposti di S. Eustorgio e di Somma Lombardo e dal direttore del nostro Istituto di St'Ambrogio e di filtri illustri signori, faceva il suo solenne ingresso nella Diocesi di Bobbio, affidata alla sua cura dal sapientissimo Leone XIII. Fu accolto con vero entusiasmo e tra le universali acclamazioni e al suono festoso delle campane e dei musicali strumenti della banda cittadina, si diresse alla Cattedrale. Quivi impartita al popolo numerosissimo, dopo il canto del Te Deum, la trina benedizione col SS., svolse un elevato discorso di circostanza inspirandosi al detto di S. Paolo : Non sprevistis neque repuistis, sed sicut Angelum Dei excepistis me, sicut Christum Jesum. - Non mi dispregiaste, nè mi respingeste, ma mi riceveste come un Angelo di Dio, come Cristo Gesù. (Gal. 4, 14). L'indomani, dopo la Messa pontificale, pronunciò una eloquentissima omelia dimostrando: come il regno dei Cieli non si acquista se non col soffrire con pazienza e con rassegnazione cristiana le afflizioni. Riuscitissima fu l'accademia tenutasi alle ore 20 in Seminario. Anche qui S. Eccellenza tenne un discorsetto in cui dimostrò il desiderio che i suoi buoni diocesani fossero sempre devoti al Papa ed agli altri superiori immediati.

Mentre ci congratuliamo con l'illustre Prelato della ben meritata accoglienza, e gli rinnoviamo la promessa che non gli mancheranno mai le preghiere nostre e dei nostri cari allievi affinche Dio fecondi il suo apostolato, ci auguriamo che la nostra pia Unione possa allietarsi di numerosi altri pii Cooperatori simili a Lui, chè allora saremmo sicuri di veder fiorire a bene della gioventù numerosi nuovi istituti sullo stampo di quello di S. Ambrogio in Milano il quale all'energica attività di Mons. Morganti deve in gran parte la sua esistenza.

RAGUSA (SICILIA) Nuova Casa Salesiana Scrivono al Sole del Mezzogiorno : « Finalmente, dopo tante aspettazioni, dopo tanti caldi desiderii che, da gran tempo , si sono esternati dai cittadini di Ragusa, sono con noi i benemeriti Salesiani. Essi sono: Don Paolo Napione, torinese, direttore; Don Francesco Abbate e il chierico

Don Gaetano Saitta : i primi due patentati di grado Superiore, l'ultimo licenziato. La Casa Salesiana è, si può dire, quasi intieramente completa. Le spese sono state rilevantissime : cento mila lire, e più e più ancora ! È un imponente, spazioso fabbricato, sito in un ottimo locale, ben arieggiato e molto salubre. Questa immensa fabbrica è sorta tntta mercé l'instancabile zelo e la sperimentata operosità e fortezza d'animo del distinto sacerdote Don Giovanni Leggio Lacognata, il quale, anch'egli, si può vantare tra i Salesiani.

» L'anno scorso, a principio delle scuole, si aprì l'Istituto Salesiano, che prese il nome del SS. Redentore, per i giovani interni ed esterni; e, quantunque, in tutto il corso dell'anno scolastico, mancassero i Salesiani, i quali, bisogna dirlo, hanno una speciale attitudine per educar la gioventù, pure si ebbero degli splendidi e lusinghieri risultati, tanto su gli studi quanto su la disciplina. Ora, però, con la venuta dei Salesiani, tutti si ripromettono un indirizzo migliore.

» In una delle scorse domeniche d'ottobre, pigliando occasione della venuta dei Salesiani, nel detto Collegio del SS. Redentore , si tenne dai bravi e vispi giovinetti ascritti all'Unione di San Luigi Gonzaga, guidati dal zelante direttore Sac. Giuseppe Licitra, una simpaticissima rappresentazione teatrale. Il gran salone, costruito apposta per tale circostanza, era letteralmente gremito di persone d'ambo i sessi, le più cospicue della città. Trovava-li pure presente, insieme alla sua distintissima Signora, l'Ill.mo Cav. Edoardo Bonanno, da Palermo, socio degli Ill.mi Principe di Torrebruna, da Palermo, e Marchese Emanuele Arezzo, che compongono la Società Sicula per gli asfalti della pietra pece; quella benemerita Società che oltre alla sommetta di L. 1000 di contribuzione, ha data pure gratuitamente tutta la pietra pece occorrente per la erezione del Collegio Salesiano. In fondo a questo gran salone teatrino sono varie scene, e in alto si vede spiccare la incantevole figura dell'immortale fondatore dei Salesiani, Don Giovanni Bosco.

» Il dramma fu riuscitissimo. Tatti i bravi giovani sostennero bene la loro parte. Un geniale battimano coronava la fine di ciascun atto. Si stette più di tre ore in quel vasto salone ; ma sembrò un sol momento di gaudio ameno, sincero, intellettuale. »

S. SEVERO (FOGGIA). - Ci scrivono : « Domenica 20 ottobre p. p. si è benedetta la prima pietra per l'edilizio dell'Istituto Salesiano. Il rito fu compiuto da Mons. Bonaventura Gargiulo Vescovo della città. Costui gentilmente accompagnato dai Canonici della Cattedrale e dal Ven. Seminario diocesano si è benignato celebrare prima la santa Messa e indi ha pronunziato una elegante omelia per fare intendere al popolo quanto utile fosse la Istituzione Salesiana e quanti elogi merita la benedetta anima di D. Giovanni Bosco, che ha disseminato per tutto il mondo i Salesiani per civilizzarlo e renderlo bene accetto al Signore. Ha seguito questa omelia un discorso di D. Giovanni Battista Marenco, Procuratore Generale dei Salesiani, il quale ha commentato sapientemente le parole dell'ottimo Prelato. Assistevano alla funzione le Signore delle più cospicue famiglie della città, e notiamo in preferenza la Sig.a Contessa Assunta Fianacreta vedova Masselli , che porge generosamente aiuto alla santa opera , ed i signori Antonio e Giandomenico Masselli, con una grande massa di popolo in mezzo ai suoni della banda musicale ed allo sparo dei mortaretti. »

NAPOLI. - Ben volentieri regaliamo ai nostri lettori il prospetto della Casa Salesiana in costruzione sul Vomero-Napoli, su disegno dell'illustre ingegnere sig. Barone Giuseppe Carelli. Si raccomanda la medesima alla carità dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiani, perche nella crisi economica che affligge Napoli sarà difficile poterla condurre al termine. Indirizzar le offerte al Sac. Angelo Piccono Salesiano , via Alessandro Scarlatti, n. 7. - Napoli-Vomero.

SANLURI (SARDEGNA). - Inaugurazione dell'Asilo S. Raimondo. - Una bella giornata fu quella del 30 novembre scorso per Sanluri ; religione e civiltà ebbero uno di quei trionfi che segnano una data memorabile nella storia modesta di un comune, uno di quei trionfi che possono essere additati come pietre miliari nella marcia lenta ma immancabilmente vittoriosa, del bene.

L'Asilo San Raimondo che, per impulso geroso e santo del Vescovo d'Iglesias Mons. Ingheo, sorse quasi per incanto nel maggio decorso, veniva solennemente inaugurato alla presenza del fondatore, di S. E. Monsignor Arcivescovo Balestra, delle autorità locali e di parecchie distinte persone, tra le quali il prosindaco sig. Zurru, il Pretore avv. Schivo e il sottotenente dei carabinieri sig Cao.

Il palazzo ove ha sede l'Asilo, sorto dalle fon damenta per cura e a spese di Monsignor Ingheo, si innalza di fronte al vecchio castello, e domina dalla opposta parte un estesissimo orizzonte; l'edificio, che è ampio, grandioso, aerato, pulitissimo, senza pretese di lusso, corrisponde egregiamente all'uso cui è destinato. La grande sala ove ebbe luogo il saggio offerto dai bambini e dalle giovinette dell'Oratorio, era graziosamente adorna di fiori, di drappi e trofei di palma e fregiato di un quadro di Maria Ausiliatrice, di un grande ritratto di Don Bosco e di quelli del Re e della Regina. Il saggio riuscì stupendamente: le bambine e le giovinette dell'Asilo e dell'Oratorio meritarono i più vivi applausi. Un'alba che promette uno splendido meriggio. Dopo il saggio parlarono il maestro superiore sig. Cesare Bonelli, felicissimo nel rievocare la santa figura di D. Bosco e di D. Cocchi suo maestro, e nel dimostrare l'efficacia salutare delle opere salesiane : il conte Sangiust, direttore della Sardegna Cattolica: Sua Ecc. Mons. Ingheo, che tutto commosso ci intenerì e infine l'Arcivescovo Balestra che sciolse magistralmente un inno alla carità di Cristo, alle opere sue e al generoso e santo fondatore dell'Asilo San Raimondo. Le acclamazioni a Monsignor Ingheo, vero e grande benefattore della sua terra natale furono altrettanto fragorose quanto cordiali.

SUCRE (BOLIVIA) - Dal Collegio D. Bosco - Ci scrivono : Attesa la sua delicata salute e la via lunga e faticosa, con sommo dispiacere non abbiamo potuto avere la visita del sig. D. Albera. Il direttore D. Capelli si recò a la Paz per parlare col Rappresentante del sig. D. Rua e chiedergli aiuto di personale. Ce n'è veramente bisogno. L'oratorio festivo, al quale ci siamo dedicati con fervore e la Chiesa pubblica che noi ufficiamo, ci danno molte consolazioni. Abbiamo ogni giorno una bella corona di Comunioni. Insomma dobbiamo ringraziare il Signore, che per grazia sua e il generoso concorso di caritatevoli nostri benefattori l'opera Salesiana in Sucre torna a rifiorire visibilmente. Quanto bene potremmo faro se avessimo aiuto di personale. Ogni giorno domandiamo questa grazia al Signore.

Libri, opuscoli e periodici pervenuti in dono alla nostra direzione Teol. Giulio Barberia. - Storia Antica dell'Oriente e della Grecia. - 14a Edizione - Libreria Salesiana - Torino - L. 2 (E).

Il Cardinale Ledóchowski. Reminiscenze della direttrice generale del Sodalizio di San Pietro Claver per le Missioni Africane. Opuscoletto in 8° gr. di 8 pag.

Avvertiamo che la direttrice generale del Sodalizio di San Pietro Claver, la Contessa Maria Teresa Ledochowska, nipote del defunto Prefetto della S. C di Propaganda Fide, ha pubblicato recentemente quest'opuscoletto contenente i ricordi e lo particolarità commoventi della vita dell'Eminentissimo defunto. Prezzo dell'Opuscolo 20 cent. Indirizzarsi a tale scopo al Sodalizio di S. Pietro Claver, Roma: via Giov. Lanza 129: Trieste: via Sanità 9: od ai depositi di Padova: via S. Gaetano Palazzo Camerini; Venezia: Campo S. Polo, 2121.

Sicut Rosa... Calendario Domenicano. Anno V°, 1903. - Presso la direzione del Rosario. Memorie domenicane. - Roma.

Su la Scena - Rivista Educativa Drammatico Musicale - Abbon. annuo 2,50. Direzione: Corso Regina Margherita, 176, Torino.

Abbiamo ricevuto i 3 primi numeri di questo nuovo periodico. E redatto con. perizia e viene a coprire una lacuna più volte lamentata da coloro che s'interessano di teatrini negli Istituti di educazione, Oratori festivi ai quali noi lo raccomandiamo. I giovani scrittori che lo iniziarono, fecero opera degna di encomio e ci auguriamo che i loro sforzi siano coronati da felice successo.

Ricordo delle feste del 1° Centenario della Incoronazione pubblicato dai Canonici lateranensi del mondiale Santuario di Piedigrotta di Napoli.

È un opuscolo di 16 pagine, arricchito di moltissime artistiche incisioni colorate in foto-litografie o corredato di articoli interessantissimi.

L'opuscolo è vendibile in Napoli, Della Sagrestia del Santuario e costa centesimi 15.

Prossimamente i canonici lateranensi cominceranno una pubblicazione mensile, dal titolo: Il Santuario di Piedigrotta, rivista religiosa di storia ed archeologia, nella quale saranno illustrati i ricordi, i monumenti, i capolavori d'arte dell'insigne tempio secolare L'associazione costa assai poco: Lire 1,50 l'anno, ed il provento, come quello di tutto le stampe edite a cura del Santuario, è devoluto sempre a beneficio dei restauri della chiesa e delle opere di beneficenza, che si inizieranno.

Cooperatori defunti dal 15 Ottobre al 15 Novembre 1902.

1. Agnese D. Bartolomeo. Rettore - Gorra (Genova).

2. Albertoni Giovanni, Capo Stazione - Borgo S. Martino (Monferrato). 3. Amè-Tiramola Felicita, ved. Giacono- Giaveno (Torino).

4. Bertola Giuseppe-Chieri (Torino). 5. Boglio Maria - Vieoforte (Cuneo). 6. Bongrani Cav. D. Camillo - Prefetto della Steccata (Parma). 7. Boniva Catterina - S. Michele di Bricherasio (Torino).

8. Campana D. Innocenzo - Fossano (Cuneo).

9. Civeglia D. Francesco, CanonicoAscoli Piceno.

10. Coppaloni D. Antonio- Sala (Alessandria).

11. De-Gobbi D, Giuseppe - Lonigo (Vicenza).

12. De Marchi Felice - Tortello (Alessandria).

13. Diale Badellino Teresa - Santa Vittoria d'Alba (Cuneo). 14. Dogliani Vincenza - Cuneo.

15. Emina Adele - Cuneo.

16- Fietta Teresa - Lanusei (Cagliari). 17. Fumagalli Marianna - Lecco (Milano).

18. Furchir Teresa Corradina - Artegna (Udine,.

19. Galvani Elisa - Negrar (Verona). 20, Gentile Angola, nata Moschetti.Fossano (Cuneo).

21. Imperatori Guglielmo- Intra (Novara).

22. Maria Louisa , Contessina - Francavilla.

23. Mossa Lorenzo, - Druent (Torino). 24. Niccolini Conte Francesco - Spoleto (Perugia).

25. Nobile Prof. Corrado Boccaccini - Cuneo.

26. Nocera Giurato Giuseppe - Terranova (Caltanissetta).

27. Prospero Francesca - Conegliano (Treviso).

28. Quintiliano Vincenzo - Pescasseroli (Aquila).

29. Rastelli-Rolando Adele - Torino.

30. Rebuzzini Anela - Calusco d'Adda (Bergamo).

31. Riccardi di Netro Augusta, nata Gastino - Torino.

32. Rioli Augusta- Pennasangiovanni (Macerata).

33. Rossi Mons. Giovanni - S. Sepolcro (Arezzo).

34. Siga Maria ved. Carbone - Ortona a Mare (Chieti).

35. Spagliardi Costantino - Mirabello Monf. (Alessandria).

36. Storchi D. Prospero - Reggio Emilia.

37. Streri Maria ved. Unia - Cuneo. 38. Zenoni Sac. Vic. Alessandro-Fontanella al Piano (Bergamo). - 39. Zerboglio Lodovica - Torino.

Pater, Ave, Requiem.