BS 1890s|1894|Bollettino Salesiano Febbraio 1894

ANNO XVIII. N. 2. - Esce una volta al mese    FEBBRAIO 1894

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO.

IL CATECHISMO NELL'EDUCAZIONE . 25

SULLA TOMBA DEL PADRE . . . 28

IL NUOVO MESSALE ROMANO in omaggio a S. S. LEONE XIII nel suo GIuBILEO EPISCOPALE . . L.i

INAUGURAZIONE DELL' ISTITUTO LEONINO in Orvieto   . . 30

SPAGNA: - La nuova Casa delle Suore di M. A. in Valverde   . . 32

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. Bosco: - IL S. Padre ai Salesiani del MassICO.- Fruttuose vacanze dei giovanetti e dei Salesiani di Riobamba (EQUATORE). - La rivoluzione ed i Salesiani Bel BRASILE : Accoglienze quivi fatte a Mons. Lasagna. - Altre cose 186

GRAZIE DI MaRIA SS. AUSILIATRICe 40 VARIETA'    43

COOPERATORI DEFUNTI.   . . . 43

IL CATECHISMO NELL'EDUCAZIONE.

Educhiamo, educhiamo a dovere.

UTTINI.

SE noi volgiamo dattorno lo sguardo, non miriamo che rovine: rovine nell'ordine interno della famiglia, rovine nei costumi pubblici, rovine nelle istituzioni sociali. I vertici della società cadono ; dunque la base si scompagina. Questa si ristauri, se vuolsi in piè l'edificio. Per porci in salvo, abbracciamoci all' educazione; ad essa fa duopo stringersi o perire: essa è il solo efficace rimedio ai inali presenti e avvenire, essa è l'àncora di salvezza. Così esclamano due celebri pedagogisti del nostro secolo, il sopracitato Uttini e Mons. Dupanloup.

Ma a quale educazione ci appiglieremo per riformare la presente società? - Molti vi sono che parlano di educazione. Gli uni fanno consistere questa nella conoscenza e nella pratica degli usi del mondo; altri nella cortesia e gentilezza delle parole e nel garbo della persona ; e non manca chi dice avere educazione colui che sa un po' di tutto e rispetta tutti, almeno di presenza, e non offende alcuno. Son queste tutte cose belle e buone, ma, in nessuna di esse consiste l'educazione, di cui intendiamo noi parlare, quell'educazione che possa porre un argine all'irrompere dei grandi mali che tutti sperimentiamo. Neppure qui intendiamo parlare della educazione fisica, che ha per oggetto lo sviluppo delle forze corporali del fanciullo; non della educazione civile, che ha per fine le costumanze, le regole, le leggi, le quali lo istruiscono e lo dirigono nelle sue relazioni colla famiglia e colla società; e neanche dell' educazione intellettuale, per ciò che spetta alle cognizioni profane, alle scienze ed alle arti. Benchè queste varie sorta di educazione ai giorni nostri siano portate ad un alto grado di perfezione, pure nel mondo continua l'incominciato sfacelo morale, anzi questo va vieppiù spaventosamente aumentando, sì da farci concepire ben più tristi speranze dell'avvenire. Noi parleremo dell'educazione morale-religiosa, che è l'unica che possa render davvero gli uomini savii e virtuosi, l'unica che possa farci sperare un miglior avvenire della presente società.

Questa, che a rigore è l'educazione propriamente detta, consiste nella formazione della mente e della volontà del fanciullo; e si può definire l'azione d'illuminare la mente del fanciullo per conoscere il bene e di rìnvigorirne la volontà per amarlo e praticarlo. In altri termini, è l' azione di svolgere e coltivare i germi delle verità , che si trovano innati nel cuor del fanciullo, di correggere le cattive inclinazioni , e formare in lui le abitudini al ben pensare ed al ben operare. La buona educazione pertanto deve mirare alle due facoltà principali dell'uomo, all'intelletto e alla volontà: all'intelletto coll'insegnamento delle verità speculative e pratiche più importanti a sapersi; alla volontà, col toglierle o scemare gli impedimenti, ad operare il bene, e col facilitargliene la esecuzione. La buona educazione è pel fanciullo quale la buona coltura alla terra, che estirpa le male erbe dal terreno , che vuol seminare o che è già seminato, e di poi coi mezzi più acconci va aiutando la semenza che per entro' naturalmente vi si trova, oppure colla mano vi getta, a nascere, svilupparsi e a maturare. E partendo dall' etimologia, dalla forza della parola, educare viene dal verbo latino educare, quasi trar fuori, far uscire, far crescere, innalzare, sublunare; onde educare moralmente vuol dire sollevare , innalzare e sublimare la mente ed il cuore del fanciullo all'idea e all'amore del bello, del buono e del giusto, del forte e del santo; innalzarlo, aiutarlo a congiungersi con Dio, sua perfezione e suo ultimo fine.

Allevare i figliuoli solo per la vita naturale è ciò che fanno anche le bestie prive di ragione; allevarli solo per la vita sociale è quello che fanno eziandio gli infedeli, cui non rifulge la luce del Vangelo ; allevarli per la vita spirituale, ecco il cómpito, il fine ultimo della vera educazione , ecco ciò che metterà un freno all'imperversare dei mali presenti.

Ma quali sono le verità speculative e pratiche che di bella luce illuminano, educano la mente del fanciullo ? Sono quelle che furono già insegnate da Gesù Cristo, e che costituiscono la sua Religione. Per la qual cosa per dare una buona educazione alla gioventù circa l' intelletto, è d'uopo anzitutto istruirla nelle verità del Vangelo, che ha rischiarato e salvato il mondo. - Per quanto spetta alla volontà poi, le verità che più efficacemente la muovono alla pratica del bene ed alla fuga del male, che la muovono a formare buone abitudini, a frenare e a superare le male inclinazioni ed anche a rompere le abitudini viziose già contratte, sono pur quelle medesime, che propose e adoperò il Figliuolo di Dio fatto uomo; sono le promesse di un premio eterno preparato ai buoni, e le miserie di un eterno castigo che attende i malvagi; sono gli esempi ammirabili della vìta, passione e morte del nostro Divin Salvatore; sono la pratica della preghiera e dei Sacramenti, onde Iddio comunica gli aiuti della sua grazia, e via dicendo. Questi pertanto devono pur essere i motivi onde formare la gioventù al bene, da renderla savia-niente virtuosa e proba, capace di costituire il benessere della famiglia e della civile società.

Dal sin qui detto appare quanto sia necessario per la vera educazione del fanciullo lo studio, pur troppo da molti negletto, di quel libriccino chiamato il Catechismo; appare ancora quanto disapprovevole non solo, ma anzi ingiusta cosa facciano all'educazione stessa coloro che e dalle scuole e dalla casa sbandiscono un tal libriccino.

E qui ci vengono in buon punto alcuni tratti di un lavoro sull'insegnamento religioso pubblicato da un buon Cooperatore Salesiano di Sicilia. Il quale, dolente di vedere come da più anni nelle pubbliche scuole del suo paese non s'insegnava più il Catechismo, con zelo veramente commendevole tanto si adoperò perchè fosse novellamente impartito in dette scuole un tal insegnamento, che s'ebbe l'appoggio ed il favore di moltissimi e riuscì nel suo intento. Egli non poteva certamente proporre opera più bella e più utile per la educazione di quei fanciulli. Ecco qualche brano del suo lavoro:

Il Catechismo e la Legge scolastica.

.... Mi si stringe il cuore (così il sullodato Autore), nel rammentare con quale indifferenza i padri di famiglia del mio paese e di tanti altri Comuni accolsero, or non è guari, la soppressione dell'insegnamento religioso dalle pubbliche scuole.

La legge, o Signori, non l'ha mica vietato, usando rispetto al principio di libertà; vuole bensì che i padri di famiglia ne facciano regolare dimanda alle superiori Autorità. L' articolo 2° del Regolamento Unico per l'istruzione elementare è così concepito : Sarà fatto impartire dai Comuni nelle ore, nei giorni e nei limiti stabiliti dal Consiglio provinciale scolastico, l'insegnamento religioso a quegli alunni, i cui genitori lo domandino. E l' Eccellentissimo Ministro Boselli, nella relazione a Sua Maestà sulla riforma dei programmi delle scuole elementari, dichiara sapientemente « che l'insegnamento religioso è un mezzo potente di educazione e una guarentigia di pace e di prosperità sociale ». Or chi, la Dio mercè, ebbe la bella sorte di nascere in grembo all'augusta Religion del Vangelo, mancherebbe senza fallo al più sacrosanto dovere, standosi in una piena apatìa in cosa di sì grave rilievo, e sarebbe al certo degno di biasimo, anzi colpevolissimo, come colui che, smarrita una perla e potendola con poco suo incomodo rinvenire, se ne stesse con le mani in panciolle a sbadigliarvi sopra.

Il Catechismo e gl'increduli.

Sì, il Catechismo è una vera perla piovuta dal cielo , e se i Platoni, i Socrati, gli Aristotili, i Ciceroni, i Quintiliani e i più illustri sapienti del mondo si fossero uniti insieme e studiato lungamente, non avrebbero potuto fare un tal libro. Diderot, filosofo e uno dei corifei dell'empietà, non credea di abbassarsi punto, insegnando con la propria bocca il Catechismo alla sua diletta figliuola, ed ebbe a confessare che lo tenea come il più sicuro trattato di pedagogia. Il signor Jouffroy, incredulo per moda, fa grandissimi elogi a questo libriccino, che in sostanza racchiude le più sublimi verità. Origine dell'uomo, origine del mondo, destino dell'uomo in questa e nell'altra vita, rapporti dell'uomo con Dio, doveri dell'uomo verso i suoi simili, ecco quante cose si apprendono dal Catechismo ! E se i nemici della Religione ed i filosofi lo hanno avuto in tanto pregio, perchè noi, figli della Fede e discepoli del Nazareno, lo terremo in non cale? Arrossiremo noi forse della legge divina, della parola eterna, della celeste verità, della sublime scuola del Vangelo, noi che abbiamo succhiato col latte la dottrina purissima della Chiesa? Voglio pertanto augurarmi che l'anno venturo e gli altri anni ancora, tutti i padri, che avranno figli alla scuola, faranno a gara nel presentare regolare domanda alle competenti Autorità, onde far rivivere l' insegnamento religioso nelle pubbliche scuole , tanto importante pel bene di loro, dei figli e della Patria.

Il Catechismo ed il fanciullo.

Abbiate per fermo, o Signori, che senza principi religiosi, il fanciullo è come una nave senza bussola, nè timone, abbandonato ad ogni vento. Egli è come chi non ha legge, nè regola, nè ordine, nè governo , e sarà ben difficile che sia ubbidiente agli stessi suoi genitori, nonchè a qualunque altra autorità. Il fanciullo è dal Catechismo che apprende di essere sobrio e vigilante, di preferire la morte al contaminarsi, di evitare il male e fare il bene, dí ubbidire sino all'estremo anelito alla santa legge del dovere, di resistere nei tristi giorni di cimento, di lottare contro ogni deficienza dello spirito e contro coloro che suscitano le tenebre del mondo, di aver salde radici nella fede e di non istancarsi mai dalle opere buone; imperocchè verrà tempo ch'egli, perseverando sempre, ne raccoglierà il frutto.

Un fanciullo così educato sarà costantemente buon figlio, indi affettuoso consorte, padre esemplare, leale amico, suddito fedele, ottimo cittadino, vero patriota, innanzi al quale inchinandomi con omaggio mi viene in mente di ripetere con entusiasmo quel sublime verso del divino

Poeta: Che di vederlo in me stesso m'esalto!

E così si avvera il detto di Montesquieu « Cosa mirabile! la Religione cristiana, che non sembra avere per oggetto se non la felicità dell'altra vita, fa ancora la felicità nostra in questa. »

Dopo ciò noi conchiuderemo questo articolo colle parole stesse, onde il sopracitato autore riepiloga il suo dire: Signori, procacciamo, sì, la istruzione ai nostri figli, perchè l' uomo tanto vale quanto sa; ma preceda sempre una buona, una religiosa educazione. Quella fabbricherà dei dotti, mobile di lusso ; questa dei galantuomi, utensile indispensabile. Una società d'uomini illetterati, ma onesti, sussisterà sempre; laddove un'accolta di scienziati tristi farebbe riapparire l'orrido spettro del brigantaggio. O educazione ispirata a sentimenti religiosi, e con essa ordine , felicità e vita sociale; o educazione senza Dio, e in conseguenza caos, malanni senza numero e morte comune. Sì, la religiosa educazione sola ingentilisce davvero i cuori e li indirizza a grandi e onorevoli opere ; essa forma la nobiltà del carattere e mantiene fortissimo il sentimento della propria dignità; essa insegna la via del dovere ed ha il potere di far mutare la faccia alla società.

Propizia per l'insegnamento del Catechismo torna la santa Quaresima. Durante questo tempo in ogni Parrocchia od Oratorio festivo suolsi tenere un'ora circa d'istruzione religiosa per i fanciulli. I padri e le madri vi mandino con premura i loro figli e ne vedranno ben presto i benefici effetti; e quei Cooperatori e Cooperatrici che si trovassero in grado da poter prestare l'opera loro in quest'importante ufficio, lo facciano volentieri, chè si procureranno con ciò un cumulo di meriti pel Paradiso.

SULLA TOMBA DEL PADRE.

SALVE, o venerata tomba, che racchiudi le spoglie mortali dell'impareggiabile Padre ! A te volano i pensieri ed i palpiti di mille e mille figli, che sparsi per tante regioni della terra portano con sè l'eredità, lo spirito, l'opera di D. Bosco.

O mesti salici, che, incurvando sino al suolo i lunghi rami in segno di mestizia e di pianto, circondato con tanta riverenza l' amato avello, accoglieteci sotto l'ombra vostra amica e rendete più soave la nostra preghiera.

Preghiamo la requie e la gloria a te, o amato Padre. Presso il tuo avello ci par di risorgere, e tutta rammentiamo la efficacia della tua parola, lo splendore dei tuoi fatti, l'ardore del tuo spirito, la fecondità del tuo apostolato, e forte sentiamo il grido che ci sprona a continuare con lena incessante le tue sante imprese. - Sì, o D. Bosco, questo è divenuto il bisogno prepotente del nostro cuore. Spronati dalla tua cara memoria, noi ripetiamo ogni dì rivolti a Dio la tua preghiera Anime! Anime! Da mihi animas, caetera tolle! Ed egli, per la protezione di Maria Ausiliatrice, compiè il tuo voto, raddoppiando le nostre file, radunando a migliaia nuovi poveri giovanetti all'ombra del tuo vessillo e mantenendo sempre vivo in noi il tuo spirito. Sì, D. Bosco, tu ci sei presente nelle ore liete e nelle meste, nella scuola e nella missione, Delle officine e sul pulpito, in patria ed in terra straniera,... la tua presenza noi la sentiamo oggi come sempre.

Salve, o D. Bosco ! Se abbiamo avuto dal Cielo un tanto Padre, vogliamo esserti degni figli. Questo è il voto più ardente del nostro cuore e sarà il nostro vanto più ambito per sempre.

Salve, o D. Bosco ! Accolga Iddio la tua bell'anima alla gloria dei beati ed aiuti noi nelle sante imprese, onde possiamo un dì esser con te in Cielo. Salve.

NB. Per affrettare la stampa del presente numero, tramandiamo al prossimo mese la relazione della solennissima festa di S. Francesco di Sales e del funerale per D. Bosco, celebratosi nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino.

Facciamo viva preghiera ai sigg. Direttori e Decurioni dei nostri Cooperatori, che non avessero ancora tenuta la Conferenza prescritta per l'occasione della festa di S. Francesco di Sales, perché vedano di tenerla durante la Quaresima. A quest'uopo in tanti luoghi si potrebbe incaricare il quaresimalista stesso. Nel prossimo numero, a Dio piacendo, daremo un cenno delle Conferenze tenutesi nelle principali località, a comune edificazione ed incoraggiamento.

IL NUOVO MESSALE ROMANO

in omaggio a S. Santità Leone XIII nel suo Giubileo Episcopale.

Col corrente mese hanno termine le feste del Giubileo Episcopale del Santo Padre Leone XIII, e la nostra Tipografia di Torino, che da tempo preparava una nuova edizione del Messale Romano da presentarglisi quale omaggio di nostro affetto e venerazione, ora è lieta di averlo condotto a compimento ed arricchito del quadro in cromotipia rappresentante la Crocifissione.

Il volume venne rilegato colla miglior arte che ci fosse dato, e la nostra legatoria pose ogni cura perchè il lavoro riuscisse degno della circostanza. - È una legatura caratteristica del secolo XV, conforme allo stile delle figure, degli ornamenti e della stampa, imitante un lavoro che data dal 1558 su marocchino nero lacca di una officina veneziana, la quale ha prodotto un gran numero di saggi del medesimo stile. - La legatura è in pelle color marrone, la quale viene intermezzata in diversi spazii da due altre pelli, bianca e gialla, a guisa di mosaico, giusta la spartizione prodotta da una fascia bruna che si svolge e s'intreccia con doppia filettatura d'oro. - Tutto l'assieme dell'ornamento è costituito da un elemento curvo di filetti, che si sviluppa simmetricamente, prendendo i suoi centri sopra i due assi in croce della facciata, e si combina coll'elemento dritto che forma contorno con risvolti opposti, alti e bassi. - Da fogliami simmetrici a traccie di spirali equidistanti scappano in alto e in basso dei punti d'inflessione e di legamento col medaglione centrale. - Nel bel mezzo di questo tutto ricoperto a color bianco sta dipinto su di un ovale a rialzo lo stemma di S. Santità, contornato da fascia cremisi incastonata di perle, coi fogliami dorati, dai quali traspare , come in tutto il quadro, la tinta verdognola del fondo, da cui vengono armonizzati i colori bianco e giallo dominanti qual simbolo del vessillo pontificio. - Sui fogli corre un artistico fregio simbolico a colori, disegnato a mo' di candelliera dì analogo . stile. I simboli prevalenti sono la tiara e le chiavi, bellamente innestati nel fogliame ornamentale rabescato e commisto a fiori di eleganti forme con cartelle indicanti l'augusto nome del Pontefice e l'anno suo giubilare. - Quest'ornamento riceve opportuno risalto ed assai vaga intonazione da un fondo d'oro reso così maestrevolmente opaco, che non offende l'occhio, nè toglie effetto al colorito, ma aggiunge ricchezza alla decorazione e vi imprime il vero carattere dell'epoca.

Nella breve descrizione, che già facemmo delle due pagine di frontispizio (1), accennammo all'epigrafe di dedica al Santo Padre posta nella parte inferiore del riquadro alla figura della Cena, ed ora ci viene qui in acconcio trascriverla

LEONI XIII PONT. MAX.

QUINQUAGESIMUM ANNUM AB INITO EPISCOPATU PERAGENTI SODALES SALESIANI A IOANNE BOSCO PATRE LEGIFERO SUAVISSIMO INSTITUTI LIBENTISSIMIS ANIMIS GRATULATI D. D. D.

Per il che noi godiamo che questo lavoro, mentre contribuisce al decoro di nostra santa Religione, rimarrà molti anni e si divulgherà pel mondo ad attestare ai posteri la nostra figliale devozione verso il comun Padre e Pastore, il Papa.

(1) V. Bollettino di Settembre 1893.

INAUGURAZIONE DELL'ISTITUTO LEONINO IN ORVIETO.

NELL' AGOSTO p. p. noi annunziavamo con piacere (così l'Italia Reale di Torino, le cui notizie desunte dall' Osservatore Romano e dal Cittadino di Orvieto noi ora completiamo) l'aprirsi di un Istituto Salesiano in Orvieto per munificenza del Sommo Pontefice Leone XIII, nel quale venissero accolti gratuitamente gli orfanelli di quella città per attendere alle arti , a pagamento invece i giovanetti di agiata condizione per attendere agli studi.

Veniamo ora a sapere, e ne siamo lietissimi, che la domenica 10 dicembre quell'Istituto, il quale dalla augusta e sovrana munificenza del donatore chiamasi Istituto Leonino, veniva solennemente benedetto e inaugurato con nuove prove di munificenza pontificia.

A benedire l' Istituto era stato inviato espressamente dal Santo Padre Monsignor Luigi dei Marchesi Misciatelli, vanto del patriziato orvietano.

Nel mattino Mons. Bucchi-Accica, Vescovo diocesano, celebrò nella Cappella dell'Istituto, alla quale il Santo Padre aveva fatto spedire pochi giorni prima tutti gli arredi sacri occorrenti; e rivolse ai giovanetti del Collegio e dell'Ospizio un bellissimo discorsetto sulla virtù dell'obbedienza, che meriterebbe per intero gli onori della stampa. Dopo aver accennato alla difficoltà dell'educare, citando le parole del Nazianzeno ars artium, scientia scientiarum regere hominem, animal omnium maxime varium et multiplex, così s'introduceva prossimamente nell'argomento. - È vero che questi figli di D. Bosco, il grande benefattore del popolo, sono maestri nell'arte e nella scienza di educare la giovine età, come l'attestano i grandiosi Istituti da essi fondati in ogni parte del mondo, anche la più remota e selvaggia, di modo che si può dire che in omnem terram exivit sonus eorum,; ma è vero altresì che l'opera loro, anche la più industriosa ed indefessa, si rimarrà inefficace , ove voi, cari giovanetti, non adempiate ad un dovere, d'ogni altro il più necessario, indispensabile. Quale è questo dovere? È la docilità, l'obbedienza ai loro consigli, ammaestramenti e comandi. - E qui l' Eccellentissimo Vescovo si faceva a parlare della necessità e delle qualità dell' obbedienza con sì efficaci parole, che dall' animo di quei giovanetti non cadranno mai.

Più tardi il Sotto-Prefetto ed il Sindaco della città si recarono a visitare il locale, ed espressero al Direttore dell'Istituto la più viva soddisfazione, offrendo cortesemente il loro appoggio , ove fosse d'uopo, nell' interesse dell'istruzione ed educazione dei giovani.

Nel pomeriggio una folla svariata, dalle nobili signore ai poveri parenti degli orfani, gremiva la gran sala monumentale, nella quale faceva gli onori di casa il conte Luigi Ravizza, membro della Commissione, e sulla cui parete, a destra della porta d'ingresso, leggevasi la seguente iscrizione del dott. G. B. Francesia, salesiano:

LEONI XIII P. M.

QUI DE URBE VETERE PRAECLARE MERITUS HERES EX ASSE MAGDALENAE LAZZARINI-PHOEBEI OMNEM SUBSTANTIAM IN IUVENTUTIS SOLATIUM TRANSTULIT STUDIIS ET MORIBUS TUTANDIS COLLEGIUM PUERIS RITE INSTITUENDIS APERUIT ITEMQUE EX SUO NOMINE ADPELLARI PASSUS EST AMPLISSIMAS AEDES IDEO APTARI IUSSIT ET ADOLESCENTES IN ARTIBUS EXCOLENDIS ALERENTUR DOMINICUS BUCCHI-ACCICA EPISCOPUS CURATORESQUE REI SUBSIDIARIAE ADMINISTRANDAE NE TOT MUNERUM MEMORIA IN OBLIVIONEM CADERET HUNC TITULUM PONTIFICI MUNIFICENTISSIMO OPTIMEQUE MERENTI QUO TEMPORE IPSI ANNUM L. EPISCOPATUS AGENTI TOTUS ORBIS GRATULABATUR CONCORDES ADSTARE VOLUERUNT.

Nell'opposta parte della sala, coperto da un ricco damasco, stava un bellissimo busto marmoreo rappresentante Leone XIII. È lo stesso Santo Padre che , con atto di regale munificenza e paterna bontà, ne fece regalo all'Istituto; e, quale prova di specialissimo affetto, vi mandò quello stesso esemplare che teneva nella propria Biblioteca, e lo fece giungere all' Istituto la vigilia dell'inaugurazione.

Alle 15 1/2 Mons. Vescovo scoperse il busto, e con poche, ma bellissime parole invitò ad applaudire all'augusto Benefattore: e propriamente pochi istanti dopo riceveva da Roma questo telegramma:

« SUO TELEGRAMMA RIUSCITO GRADITISSIMO A SUA SANTITA', CHE HA ACCORDATO DI TUTTO CUORE IMPLORATA BENEDIZIONE APOSTOLICA.

Card. RAMPOLLA. »

Valendosi inoltre che anche il padre di tutta la famiglia salesiana, il Rev.mo signor D. Rua, partecipasse in qualche modo alla gioia dei suoi figli di Orvieto, il Direttore dell'Istituto notificavagli per telegramma, a nome dei Salesiani, della Commissione e degli alunni, la solenne inaugurazione e le novelle prove di munificenza pontificia.

Dopo le bellissime parole di Monsignor Bucchi-Accica, lesse un elaborato discorso sulla vera sapienza Monsignor Arcidiacono Pontani, membro della Commissione. Quindi il cav. Luigi Fumi , altro membro di essa, con vibrato accento e con quella nobile forma che gli è consueta, perchè scrittore veramente classico, rese omaggio alla memoria della pia istitutrice, rivolse un riverente saluto all'Inviato pontificio, e fece un bellissimo e cristianissimo discorso, a base di socialismo cattolico , sulla religiosa educazione della gioventù per giungere alla sospirata riconciliazione delle classi, sotto la guida del Papa. - Il pubblico applaudì a lungo l'egregio oratore.

Seguì un magnifico canto eseguito dai maestri di musica dell'Istituto; quindi la lettura di commovente prosa d'un alunno orfanello , e la declamazione di delicata poesia di un altro alunno convittore.

Infine , il Direttore dell'Istituto , teol. D. Conelli, ringraziò con nobili ed affettuose espressioni , a nome della Pia Società Salesiana, il Santo Padre, il Vescovo, la Commissione e l'Inviato pontificio Mons. Misciatelli, a il quale, dìss'egli, coi bellissimi doni, di cui ci ha favoriti (de' quali è detto più sotto) mostra di conformare la propria generosità agli esempi del munificentissimo Pontefice, a cui sta sì dappresso.» Disse che tante prove di fiducia e di schiettissima benevolenza gli fanno sentire più forte il dovere di corrispondervi, procurando con ogni sforzo il conseguimento del fine, pel quale i Salesiani sono andati ad Orvieto, che è il bene della gioventù orvietana, ritraendo almeno da lontano, a vantaggio di quei giovanetti , gli esempi lasciati da D. Bosco, di cui parlò con immenso affetto. Chiuse invitando l'Inviato pontificio a benedire in nome di Sua Santità le magnifiche sale dell'Istituto.

Compiuta la qual cerimonia, il pubblico ebbe agio a visitare i locali, ammirando l'ampiezza ed ottima disposizione della fabbrica, la convenienza e proprietà del suo completo arredamento; tutto dovuto all'opera sapiente ed amorosa, oltreche generosamente disinteressata, dell'ottimo cav. ing. Paolo Zampi, altro membro della Commissione. Si ammirava sopratutto, insieme cogli arredi sacri inviati in dono dal Santo Padre, la bellissima muta di candelieri in metallo dorato, dono dell'Inviato pontificio Mons. Misciatelli.

Tutti soddisfatti partirono, ammirando la munificenza veramente sovrana del Santo Padre Leone XIII, e compiacendosi dei vantaggi che arrecherà alla città d'Orvieto quell'Istituto, di cui era sentito veramente il bisogno dai ricchi e dai poveri.

SPAGNA

La nuova Casa delle Suore di M. A. in Valverde del Camino

Il giorno 5 del passato dicembre, coi Missionari Salesiani che s'imbarcavano alla volta dell'America, partivano pure da Barcellona sei Suore di Maria Ausiliatrice per andare a fondare una Casa in Valverde del Camino.

Da molto tempo si trattava l'impianto di questa nuova Casa. Conosciuto era il bisogno in quel paese di un Istituto femminile, che, mentre servisse di scuole gratuite alle ragazze, loro fosse ancora come luogo di convegno e, direi, di ricovero da innumerevoli pericoli nei giorni festivi. Assai durarono le trattative, e le cagioni del ritardo si devono cercare unicamente nella mancanza di personale, deficienza che impedisce dal poter accorrere sempre, come si vorrebbe, colà dove vi ha da fare un po' di bene. La buona nostra Mamma Maria Ausiliatrice volle finalmente far paghi i voti della popolazione di Vaiverde, giacchè quella Casa ora si può dire impiantata.

Ecco infatti quello che di là ci scrivono

« Le sospirate Figlie di M. A. finalmente l'11 dicembre scorso arrivarono in Valverde.

» Valverde del Camino è una importante cittadina di circa 8500 abitanti ; è capo circondario nella provincia di Huelva. La città è posta quasi alle falde della Sierra Arajena e quindi, quantunque nel piano, ha un poco l'aspetto d'un paese montanino. Il clima è dolcissimo, chè l' ardente calore d'estate è mitigato dallo spirar dei zefiro che viene dalle alte montagne della Sierra. Quando si parla di montagne, comunemente la nostra fantasia dipinge i paesi che si trovano nelle medesime a guisa dei nostri villaggi alpini e delle ridenti popolazioni svizzere colle relative casine a tetto acuminato. Si sbaglierebbe di grosso chi così dipingesse Valverde. Essa è una vera città andalusa dalle case basse, le più alte d'un piano sopra il pian terreno, coperte tutte da terrazzo e tutte bianche come la neve. Riflettono il calore caro agli Arabi e qual si addice ad un sole più caldo, ad una luce più viva di quanto vi ha nei paesi settentrionali.

» L'arrivo delle Suore fu una vera festa per Valverde. Stavano ad aspettarle alla stazione le Autorità, il Rev.m° Sig. Arciprete con altri Sacerdoti , signori e signore, tra cui primeggiava Doña Manuela Macias, cugina dell'Arciprete e fondatrice di questa Casa, la quale nell'affetto verso le Suore di M. A. ritrae della grande figura della compianta Doña Dorotea Chopitea de Serra di Barcellona (1). Dopo averle graziosamente salutate, quasi in trionfo le condussero alla modesta abitazione per loro preparata.

» Il contento per la loro venuta. è generale ed indescrivibile. Tutte le principali famiglie nei giorni seguenti furono a visitarlo e ad offrirsi in tutto quello che loro potesse occorrere.

» Le buone Suore si misero subito all'opera. Coi muratori ancora in casa che preparavano le scuole, esse incominciarono a ricevere le inscrizioni, e la domenica susseguente aprirono l'Oratorio festivo, al quale vi accorre uno sciame di zitelle da superare il numero di trecento.

» Questi principii ci danno a sperare che esse abbiano da fare, in mezzo a questa popolazione religiosissima, semplice ed al sommo devota, un bene incalcolabile. Ne abbiamo inoltre un pegno sicuro nella benedizione che, prima di qua venire, loro impartì il veneratissimo Arcivescovo di Siviglia, dopo di averle accolte con paterna bontà e d'essersi vivamente interessato dell' opera che venivano ad intraprendere alla maggior gloria dí Dio ed a salvezza delle anime. »

(1) Fu questa signora che chiamò i Salesiani e le Suore di M. A. a Sarrià-Barcellona ; essa che poi loro fece da mamma, anzi da angelo fino agli ultimi istanti di sua vita. Moriva il 9 Aprile 1891 raccomandando ai figli i suoi poverelli, gli orfanelli di D. Bosco !

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. BOSCO

MESSICO

Il Santo Padre ai Salesiani di Messico.

Mentre a Torino si preparava il bel drappello di undici Missionari e sei Suore di Maria Ausiliatrice pel Messico, i quali arrivarono colà felicemente ai primi di gennaio, il S. Padre faceva pervenire a quel Direttore, D. Angelo Piccono, la seguente graditissima lettera

MOLTO REv. SIGNORE,

N. 14965.

SoN lieto di poterle significare, per incarico avutone dal Santo Padre, che gratissime Gli giunsero le espressioni di devozione e di affetto contenute nella lettera che la S. V. Gli inviava il 20 del decorso agosto, a nome di tutti i Missionarii Salesiani ed alunni della Casa fondata di recente nella città di Messico. Questo omaggio riuscì ancor più accetto al Santo Padre , a motivo dell'unito saggio di disegno , che dimostra insieme l'attaccamento loro alla S. Sede e il profitto che traggono i loro alunni dall'insegnamento che ricevono. Sua Santità si compiacque ancora del disegno del nuovo Ospizio, che costì si sta costruendo, e fa voti che per mezzo di questo il loro benemerito Istituto possa produrre frutti sempre più copiosi a vantaggio dei fedeli di cotesta lontana regione. Ed affinchè a questi voti corrisponda il desiderato successo, Sua Santità comparte di, gran cuore alla S. V., ai suoi confratelli ed alunni della Casa a cui presiede l'Apostolica Benedizione.

Intanto io con distinta stima passo a dirmi Di V. S.

Roma, 6 novembre 1893.

Affino per servirla

M. Card. RAMPOLLA.

EQUATORE Fruttuose vacanze dei giovanetti e de' Salesiani di Riobamba

REV.MO SIG. D. RUA,

Riobamba, 21 settembre 1893.

I GIOVANETTI dei nostri quattro laboratorii di sarti, calzolai, falegnami e fabbri-meccanici quest'anno fecero bella mostra di sè nell'esposìzione dei lavori tenutasi nell'occasione della distribuzione dei premi il 6 del p. p. agosto. La popolazione di questa città restò stupefatta al vedere tante e belle cose nuove, fatte da giovanetti che nella maggior parte solo da dieci mesi incominciarono a lavorare in questo stabilimento. Non minor meraviglia destò il progresso nella musica tanto vocale come istrumentale , avendo questi giovanotti eseguito con piena soddisfazione del pubblico alcuni canti e varii scelti pezzi di musica. Assistette alla distribuzione dei premii il signor Governatore, il Rev.mo Vicario Generale in assenza del Vescovo, quasi tutti i Canonici della Cattedrale, i Religiosi e Sacerdoti della città. Tale fu l'entusiasmo suscitato in tutti i signori intervenuti, che, per aderire al loro desiderio, l'indomani, 7 agosto , dovemmo ripetere il trattenimento musicale per le signore, che il giorno autecedente non avevano potuto entrare, stante la picciolezza del salone preparato all'uopo.

Dopo la premiazione vengono le vacanze. Ma siccome lasciando andare alle loro case i giovanetti sarebbe lo stesso che perdere il buon frutto che si raccoglie durante l'anno, così adottammo la massima di tenerli con noi e dar loro noi stessi alcuni giorni di riposo e di divertimento in nostra compagnia in qualche casa di campagna, e ciò con non poco sacrifizio pecuniario e personale. Dopo di aver domandato inutilmente a varii signori che ci dessero qualche stanza nelle loro ville per un solo mese, alfine un ottimo signore, Emanuele Isacco Merino, con fina cortesia e carità ci offerse gratis ciò che cercavamo pagando. Gentilmente costui mise a nostra disposizione un piccolo, ma decente casino, situato in una sua azienda a tre ore di cammino a piedi da Riobamba , in una immensa vallata di queste Cordigliere, sulle rive di un fiume abbastanza grosso, le cui acque scorrono con tanta forza , che non si può tentare il guado senza pericolo della vita. Il terreno colà è assai fertile, produce varie sorta di frutta che sono molto scarse in questa provincia, e che i nostri ragazzi avrebbero desiderato maturassero in questa stagione, e non aspettassero in febbraio e marzo , quando essi non saranno più in vacanze. Contuttociò contenti e allegri, alternandosi metà per settimana, quivi passarono dei bei giorni in allegria e facendo delle lunghe passeggiate.

I buoni popolani di quelle aziende, altri bianchi, altri indii, felici di avere in tale occasione un Sacerdote, che usando dell'altar portatile celebrava in mezzo a loro la santa Messa. vi accorsero sempre numerosi ad ascoltarla. Nei giorni festivi era necessario collocar l'altare alla porta del casino, perchè tutti potessero vedere ed udire il Sacerdote e sentirne la voce quando loro predicava. Non sapendo come manifestare la loro gratitudine, e conoscendo che i nostri giovanetti son tutti poveri, come poveri i loro superiori, quantunque anch'essi povera gente, tutti i giorni portavano qualche regalo, chi uova, chi patate o fagiuoli, chi latte, non mancarono le zucche, nè una buona quantità di maiz (meliga) di varie specie, che arrostito al fuoco o cucinato nell'acqua è il cibo prediletto ed ordinario di questa gente, senza escludere i nostri ragazzi. Il padre d'un nostro alunno c'imprestò una vacca per tutto il tempo delle vacanze, perchè ci servissimo del latte, ed il padrone del casino con un altro benemerito signore ci regalarono otto agnelli, che i nostri ragazzi mangiarono saporitamente due per settimana.

Carità ricompensata.

Tanta carità non poteva a meno che attirarsi le benedizioni del cielo; e Iddio e Maria Ausiliatrice infatti loro vollero contraccambiarla con grazie spirituali. Quei popolani quanto buoni sì mostravano di cuore, altrettanto erano trascurati nei doveri di religione. Una gran parte di loro, uomini e donne, da varii anni non facevano la Pasqua. Cogliendo la propizia occasione, fin dalla prima settimana alcuni domandarono di confessarsi. Ed io, prese dal Vicario Generale tutte le facoltà necessarie, prestai di buon grado l'opera mia. Per poterli confessare tutti e per predicare e istruire molti dei loro figliuoli e figliuole, che all'età di 14, 16 e 20 anni non avevano ancor fatta la Prima Comunione, dovetti prolungare le mie vacanze di due settimane. Invitai i genitori a mandarmi mattina e sera tutti i loro figli. Poveretti ! alcuni non sapevano che farsi il segno della Croce e recitare tutto al più il Pater noster e l'Ave Maria, ma a loro modo, cioè pieno di errori. La maggior parte poi non si erano mai confessati, nè avevano assistito alla Messa di festa , ancorchè già grandi. Ma non solo i figli, bensì molti anche dei loro genitori si trovavano nella stessa condizione.

Una mattina, dopo aver celebrata la Messa e udite alcune confessioni, mentre cominciava ad insegnare il Catechismo ai ragazzi, si presenta un uomo di oltre trent'anni, serio, taciturno ; si siede vicino ad un ragazzetto di circa tredici anni e sempre in silenzio assiste per un'ora al Catechismo; finito il quale, se ne va senza dirmi una parola. Il giorno seguente ritorna all'istruzione, che ascolta con la stessa serietà del giorno innanzi, e quindi chiede di confessarsi. Quell' uomo era il padre del ragazzetto, vicino a cui stava seduto. Come il figlio, così il padre non avea peranco fatta la Prima Comunione. La domenica seguente il padre con edificante divozione ricevette il Pane degli Angeli , dispiacente di non vedersi seco il figlio, il quale bricconcello erasi fuggito di casa.

La stessa mattina viene a sedersi in mezzo alle ragazze una donna con un bambino lattante in braccio ; assiste all'istruzione, quasi sempre distratta dal pianto del bambino ; finita l'istruzione, consegna l'infante a una ragazzina e chiede di confessarsi. Era la prima volta che si metteva ai piedi di un Sacerdote. Appena sapeva il Pater e l'Ave. Dovetti prenderla quindi a parte ed insegnarle i principali misteri della N. S. Fede e le cose più necessarie per confessarsi e comunicarsi ; poi l'ammisi alla Prima Comunione.

Di simili fatti ne potrei contare molti altri; ma per non dilungarmi dirò solo che molti fra quella povera gente non si accostano mai alla santa Comunione, si confessano una sol volta, e Dio sa come, quando si accasano, e un'altra quando muoiono, se avranno la grazia di poterlo fare.

A questo proposito dirò ancora come una domenica nel mio sermone esortai quella gente, che oltre a duecento erano venuti a udir Messa, a profittare dell'occasione ch'io stava in mezzo a loro per confessarsi, specialmente coloro che da varii anni non facevano Pasqua. È da notarsi che con tutta indifferenza lasciano la Messa di festa e la Comunione pasquale, ancorchè non distino che un'ora dalla chiesa parrocchiale. Tra gli altri motivi per indurli a ciò, dissi che, come vivono senza Messa e senza Sacramenti, così possono morire e dannarsi eternamente ; perciò si guardassero bene dal lasciar passare la presente occasione. Ed ecco che il giovedì seguente, in una capanna a noi vicina si trovò morta una povera vecchia che da più anni non si confessava ; dicono che l'avevano esortata a venire stavolta e che non abbia voluto farlo. La sua morte cagionò molta impressione in tutti ; ed io approfittai per fare una nuova esortazione a quei fedeli di mettersi in pace con Dio. Visitai anche varie famiglie per tirare a penitenza qualche uomo più duro. Ad un vecchiotto di oltre sessant'anni, padre di famiglia, anzi capo di più famiglie, che da dodici anni dicevano non si confessava, domandai perchè avesse lasciato passar tanto tempo senza Sacramenti. - Per negligenza, mi rispose colla più semplice franchezza. - Ed ora verrete? gli dissi. - Come no ? con molto piacere. - E mantenne la parola.

I nostri giovanetti m'aiutarono colle loro preghiere e Comunioni a convertire quelle povere anime, e si rallegravano tutti delle grazie spirituali che Dio e Maria vi andavano operando. Distribuii ventidue Prime Comunioni tra uomini , donne e ragazzi adulti. Oltre 200 furono le altre Comunioni, numero assai considerevole relativamente alle poche capanne disperse fra quelle gole di monti. Rimanevano ancora alcuni grappoli da vendemmiare, ma dovetti ritornare a Riobamba, perchè erano finite le vacanze pei nostri giovanetti, ed era tempo che anche noi Salesiani ci ritirassimo a fare i nostri Esercizi spirituali. Non le descrivo i saluti, gli abbracci, i lamenti e perfin le lagrime di quella gente al veder partire i nostri giovanetti col Sacerdote che li aveva riconciliati con Dio. S'inginocchiavano chiedendone la benedizione e si consolavano colla speranza di vederci un altro anno.

Amatissimo Padre, quanto bene potremmo fare , se fossimo in numero sufficiente per dar Missioni a questa povera gente ! Già lo fanno i buoni Padri Redentoristi, che si occupano del povero popolo con tanto interesse, ma anch'essi son pochi in paragone della messe tanto estesa.

Le primizie di un benefizio parrocchiale.

Prima di por termine a questa mia, vorrei dirle, Rev.mo signor D. Rua, di pregare e far pregare per questi nostri Benefattori. Oltre a quelli già sopra accennati, come anche i RR. PP. Redentoristi che si prestano con tanta buona volontà poi Salesiani, debbo fare speciale menzione del Parroco della città, il Rev.mo signor Canonico Carlo Sono. Egli viene a confessare e predicare ai nostri giovanetti tutte le volte che lo invitiamo. Da un po' di tempo si offrì a fabbricarci a sue spese una chiesa, provvedendola degli arredi necessari ; desidera sia dedicata alla Madonna del Quinche, a cui qui si ha molta divozione. Nell' occasione poi della distribuzione dei premii, persuaso della necessità in che si trovano i poveri Salesiani di aiuti materiali per poter far del bene, cedette a noi, durante sua vita , le primizie che spettano al suo benefizio parrocchiale. Le primizie consistono in questo, che dei frutti del campo i padroni devono contribuire al Parroco una delle prime sette misure che raccolgono. Se tutti pagassero puntualmente, il valor delle primizie ascenderebbe a circa tre mila pesos; ma siccome nei tempi andati si trascurò la percezione di questa entrata parrocchiale, così per ora bisognerà contentarsi di arrivare forse a trecento pesos, tanto più che l'annata è molto scarsa a motivo delle brine straordinarie che bruciarono quasi tutti i seminati. Trattandosi di un'Opera di beneficenza come quella di D. Bosco, confidiamo che i proprietarii si animeranno a pagare il giusto. Colla speranza di tale provvidenza aumenteremo il numero dei giovanetti quanto ci permetterà la ristrettezza del locale. - Dobbiamo essere molto obbligati al buon Canonico, ma questi dice di essere egli obbligato ai Salesiani, perchè ci assicura che, dal giorno che fece tale donazione, esperimenta una singolar protezione di Maria Ausiliatrice sopra di sè e de' suoi parenti , e le sue cose materiali vanno di bene in meglio e prosperano come per incanto. Preghiamo perchè Maria Ausiliatrice continui a favorire sempre di più questo e tutti gli altri nostri Benefattori.

E lei, amatissimo Padre, preghi anche per i suoi affezionatissimi figli di Riobamba, per tutti i quali si sottoscrive il suo

Rev.mo Obbl.mo in G. e M.

Sac. ANToNIo FUSARINI.

BRASILE La rivoluzione ed i Salesiani.

Tutti sanno gli avvenimenti che da cinque mesi accadono nel Brasile a motivo della rivoluzione scoppiata ai primi di settembre dello scorso anno. Parecchi dei nostri Cooperatori ci chiesero , se in mezzo a tanta desolazione i Salesiani del Brasile non ebbero a soffrire nulla. E noi rispondiamo ora a tutti, assicurandoli che, grazie a Dio ed alla protezione di Maria SS. Ausiliatrice, quei nostri confratelli continuano ad essere ben visti ed amati da tutti. Cionondimeno quei di Nictheroy, vedendosi attorniati da gravissimi pericoli e non potendo star sicuri della vita dei loro alunni, ai primi di ottobre, contrariamente ai desiderii del Governatore, li inviarono parte alle case loro e parte al Collegio di S. Paolo ed a quello di Lorena, ed il Collegìo di S. Rosa in Nictheroy fu convertito in magazzeno alimentario per i poveri della città ed in ospedale per gli infermi ed i feriti, facendo i Salesiani da distributori e da cappellani dell'ospedale, come apprendiamo dalle due seguenti corrispondenze

Pericoli della guerra e partenza dal Collegio. REv.mo SiG. D. RUA, S. Paolo, Novembre 1893,

LA notizia che questa mia le reca non è certo delle più consolanti. Ella sa come Iddio fa piombare pesante la sua mano su del povero Brasile. Oltre alle epidemie, gli incendi e le uccisioni che continuamente, si può dire, travagliano questa popolazione, il 6 di settembre scoppiava ancora una terribile guerra civile a portarle stragi e morti. A motivo di questa rivoluzione i suoi figli di Nictheroy dovettero chiudere il loro Collegio di S. Rosa ed una parte trasferirsi a Lorena ed a S. Paolo per mettere in sicuro la vita.

Il nostro Collegio è posto a buona distanza da Nictheroy ed è diviso dalla capitale da un'alta collina ; quindi da principio non ci prendemmo paura nè del tuono del cannone, nè del fischiare delle palle , quantunque da una nostra collina ed anche dal cortile fossimo vicini spettatori del combattimento che avveniva tra l'esercito e le fortezze sulle colline contro le corazzate. Ma, dopo alcuni giorni, le scariche da bordo sulla misera città di Nictheroy presero ogni direzione; sicchè ci vedemmo le palle passare sopra del nostro cortile, cadere a fianco del nostro Collegio, farci tremare la casa e traballare la terra. E questo non solo di giorno, ma pure durante la cupa notte.

Noi ed i nostri giovanetti confidammo sempre in Maria Ausiliatrice , e Maria Ausiliatrice, finchè fummo colà, non permise che cadesse alcuna palla sopra o dentro del nostro Collegio.

Senonchè altra cosa dava a temere per la vita dei nostri allievi, ed era la mancanza dei viveri. Fin dal principio era tolta ogni comunicazione tra Rio Janeiro e Nictheroy; i cittadini di questa più ricchi se l'erano svignata rifugiandosi chi nella Serra di Friburgo, chi nell'interiore della Repubblica, e noi ci riducemmo ad avere in casa null'altro che acqua e poca quantità di riso e cavoli, tanto che non avremmo più potuto durarla ancora molte settimane. Fu allora che il nostro Direttore, D. Pietro Rota, il quale, uscendo per provvedere a questa necessità, andò a rischio di prendersi una palla nella schiena, si decise di far partire i duecento e cinquanta allievi ed una gran parte di noi, quelli alle loro famiglie, se le avevano, e noi cogli altri ai Collegi di Lorena e S. Paolo.

Già aveva spedita una circolare ai genitori dei ragazzi , poi aveva fatto annunziare sul giornale ch'egli non poteva più assicurare la loro vita; ma, essendo rotte le vie di comunicazione, ben pochi si presentarono a ritirarli. Determinò quindi di farci partir tutti la mattina del 6 ottobre , prendendo la ferrovia Leopoldina, due ore distante da noi, la quale montando la Serra Friburgo e passando nell'interiore si unisce alla centrale di Minas Geraes e discende alla capitale. È questa l'unica via che si aveva, quantunque con essa si doveva impiegare un'intera giornata per far il viaggio che per mare si sarebbe fatto in un'ora.

Di questa decisione, pubblicata su pel giornale, affinchè i genitori si trovassero alle stazioni a prendere i loro figli, il Governatore non si mostrò troppo contento, allegando che con ciò noi esageravamo il pericolo in faccia alla popolazione, la quale si sarebbe vieppiù atterrita. Ma la decisione non era precipitata, i pericoli erano pur troppo gravi, e poi cosa fatta capo ha; venuto le due antim. del giorno 6 ottobre noi coi nostri giovanetti, tutti col fardello in ispalla, ci trovammo pronti alla marcia dal Collegio alla stazione.

La notte era buia e, quel che è peggio, veniva la pioggia a catinelle. Si dovette partire ugualmente, e, per evitare quanto si potesse la spiaggia, dovemmo fare strade fangose e per le quali l'acqua scorreva come in torrente. Si può immaginare quindi qual fosse il nostro stato e quanto interminabile ci paresse la via. Finalmente, dopo due ore di cammino, alle 4, come a Dio piacque, arrivammo tutti alla stazione , dove madidi, direi, fino alle midolla salimmo in treno.

Non descriverò gli incantevoli panorami che ci si presentarono in questo viaggio. Mal disposti com'eravamo, non avemmo troppa voglia di contemplarli. Sulla vetta di Friburgo vennero a condolersi con noi i RR. Padri della Compagnia di Gesù, ed i duecento giovani del loro fiorente Collegio dall'alto di un loro cortile salutarono i nostri ragazzi sventolando freneticamente i fazzoletti. Alle 7 1/2 della sera arrivammo a Barra de Pirahy, dove una quindicina di giovani, alcuni confratelli e tre chierici collo scrivente discesero per ivi pernottare e riprendere all' indomani il cammino di Lorena e S. Paolo. Io continuai sino a questo Collegio, dove arrivai alle 10 pom. del 7 ottobre e dove ancora mi trovo presentemente sotto il manto del S. Cuore. Il grosso della carovana da Barra de Pirahy continuò fino a Rio Janeiro, dove arrivò alle 11 di notte. Siccome s' era annunziato pel giornale l'arrivo dei giovani, così alla staziono si trovarono a riceverli i loro parenti, sicchè in dieci minuti i nostri confratelli che li accompagnavano si trovarono con una sola quindicina, coi quali furono gentilmente ospitati nel Seminario diretto dai RR. Padri Lazzaristi. All' indomani si ritirarono anch'essi al Collegio di Lorena.

Ma ella, amatissimo Sig. Don Rua, mi chiederà se abbiamo lasciato in totale abbandono il Collegio di Nictheroy. No, le dirò ; là vi restarono il Direttore con D. Barale , tre chierici ed alcuni confratelli secolari. Dapprima avevamo timore che anche per loro venissero a mancare i viveri, ma ora sentiamo che il Governo, volendo servirsi dell'opera loro, li ha incaricati di distribuire i viveri ai poveri, anzi che ha fatto convertire il Collegio in magazzeno alimentario; quindi speriamo che ve ne saranno anche per i nostri confratelli.

Tuttavia noi innalziamo fervide preci a Dio ed a Maria Ausiliatrice, perchè cessino presto queste lotte che tanto travagliano il povero Brasile e noi possiamo riprendere le opere nostre nel caro nido di S. Rosa. Ed anche lei, o buon Padre, preghi e faccia pregare per la pace di questo popolo, ed intanto benedica ai profughi di Nictheroy.

Baciandole la mano, con stima e venerazione mi professo

Dev.m° Obb.mo Figlio Sac. J. GRIFFI.

Il Collegio di Nictheroy convertito in magazzeno alimentario ed in ospedale.

REV.mo ED AMATISSIMO PADRE, Nictheroy, 1 Dicembre 1893.

SONO tre mesi che una sanguinosa guerra fa numerose vittime nelle due città di Rio Janeiro e Nictheroy ed innumerevoli famiglie lottano colla più squallida miseria per la mancanza di lavoro e di viveri. Ma in mezzo a tante miserie che ci forzarono a chiudere il nostro Collegio, il Signore ha volato servirsi di noi come strumenti per sollevare in parte tante afflizioni.

Da due mesi circa fummo incaricati dal Governo. di distribuire viveri alle famiglie povere di Nictheroy. Ogni mattina per due o tre ore il nostro Collegio offre un aspetto singolarissimo: sono da 800 a 1000 persone ed alle volte anche dì più che aspettano la loro razione di carne, farina e fagiuoli, i principali alimenti di questo paese, che loro vengono distribuiti da persone del Collegio sotto la nostra vigilanza. Con discernimento ed alle persone più bisognose si distribuiscono anche limosine in danaro che il Governo pure provvede. Cosicche il nostro Collegio sembra in piccolo ciò che erano i granai dell' Egitto al tempo di Giuseppe, il grande elemosiniere di Faraone.

La carne che si distribuisce è quella conosciuta sotto il nome di carne secca, cioè una carne disseccata al sole e convenienteunente preparata per conservarsi per molto tempo, e che ci viene specialmente dalle Repubbliche del Plata. La farina non è la nota farina di frumento , ma sì di una pianta chiamata mandioca; e questa farina tiene per molte famiglie il luogo del pane, poichè sogliono mescolarla con tutte o quasi tutte le altre vivande, costituendo così uno degli articoli più essenziali della dispensa di ogni famiglia. I fagiuoli poi sono di una specie nera e, cucinati ad una foggia particolare, riescono saporitissimi. Con questi tre elementi qualunque famiglia può vivere comodamente , e se a questi si aggiunge un po' di caffè, allora non desidera più altro.

Non bastando questa occupazione, ne abbiam un' altra importantissima da 15 giorni a questa parte. L'Ospedale di Nictheroy si trovava collocato su di una collina che si specchia nella stupenda baia di Rio Janeiro; posizione incantevole, ma soltanto in tempo di pace, non adesso, poichè più di una palla era già andata a spaventare quei poveri ammalati. Di più, essendo stata la detta collina riconosciuta come un punto strategico, molto favorevole per le forze di terra, il Generale in capo che comanda queste stesse forze, decise di fortificarla con una batteria di cannoni. Perciò in fretta ed in furia si dovette fare la traslocazione di tutti gli ammalati; ma dove? Anche stavolta si ricordarono del Collegio di S. Rosa e ci domandarono quest' opera di carità, che noi ben volentieri accettammo , trattandosi di una cosa sì importante e sì urgente. In breve, l' ospedale si trova qui in nostra casa; vi sono attualmente 175 ammalati, fra quelli di malattie comuni ed i feriti, mentre i pochi affetti di malattie contagiose furono ritirati in un lazzaretto. Per questi poveri ammalati il cambio fu buono per due motivi. Primo, perchè qui, quantunque non liberi affatto dalle palle, tuttavia sono molto più lontani o meno esposti. È vero che ne passarono già non poche fischiando sul nostro Collegio, ma la nostra buona Madre Maria Ausiliatrice pare che le deviasse o desse loro più forte impulso, sicchè andarono sempre a cadere fuori del medesimo. Secondo motivo, certamente non meno importante, perchè là nell'Ospedale non avevano cappellano, essendo stato soppresso l'anno scorso, mentre qui siamo due sacerdoti , Don Barale ed io, che possiamo molto comodamente attendere alle loro necessità spirituali; ed infatti, dacché essi si trovano qui in nostra casa, non c' è ancor morto alcuno senza i SS. Sacramenti.

Altro di particolare non vi è: la rivoluzione continua il suo corso ; oggi il presidente della Repubblica decretò un nuovo stato d'assedio (è il quinto in tre mesi), che durerà fino al giorno di Natale, se prima di quel giorno non si scioglierà questo difficile problema.

Noi tutti ci raccomandiamo alle preghiere dei nostri buoni Confratelli e Cooperatori, affinché il Signore abbia compassione di questo povero paese e che ci perdoni i nostri peccati che certamente sono la causa di tante disgrazie. Ed ella particolarmente, amatissimo Padre, ci raccomandi a Maria SS. Ausiliatrice, affinchè ci copra col suo manto e ci difenda da ogni male.

Umil.mo ed obb.m° figlio Sac. PIETRO ROTA.

Accoglienze fatte a Monsignor Lasagna.

Per difetto di spazio, negli scorsi mesi non ci fu possibile parlare delle festose accoglienze fatte a Monsignor Luigi Lasagna nel Brasile, il vasto campo della sua missione. Non vogliamo tuttavia privare i nostri lettori della relazione che ce ne fece il Direttore del Collegio di S. Rosa di Nictheroy alcuni mesi prima che scoppiasse quella rivoluzione.

REV.mo SIG. DIRETTORE,

solenni feste celebrate nel Brasile per l'arrivo del nostro carissimo Mr. Luigi Lasagna, ansiosamente aspettato da lungo tempo e dai Salesiani e dai giovani e dai Cooperatori Salesiani, riuscirono veramente brillanti sotto ogni aspetto. In esse l'affetto verso colui che da tanti anni ne è padre, gareggiava colla venerazione per l'alta dignità, cui fu recentemente elevato.

L'arrivo.

Alle 11 ant. del giorno 9 dello scorso luglio, ancorava nel porto di Rio Janeiro il maestoso vapore « La Plata » delle « Messageries Maritimes » avendo a bordo S. E. Rev.ma Mons. Lasagna, accompagnato dal Segretario D. Balzola, dal confratello Delpiano, da D. Gastaldi e dal sottoscritto, che eravamo andati a Montevideo a prendere Monsignore per tenergli compagnia in questo breve viaggio di neppur tre giorni, che fu felicissimo, grazie al buon tempo ed all'eccellente vapore che ci era toccato.

Un paio d'ore dopo compariva in lontananza, gaiamente pavesata di cento bandiere, una delle bellissime Barche Ferry (eleganti vapori di struttura speciale, capaci di oltre 500 persone, che fanno il servizio regolare fra Rio Janeiro e Nictheroy); a misura che si andava avvicinando, giungevano a noi confusamente gli accordi marziali della banda musicale del collegio dì Nictheroy e si scorgeva un brulicar di testo e di cappelli che si agitavano in segno della più festosa allegria. Si avvicina al « Plata » ed allora il fragore degli evviva si unisce agli strumenti per salutare l'arrivo di Monsignore.

Dopo le necessarie manovre affine di accostare intieramente la barca al vapore, discendiamo da questo e Monsignore si trova in un vero nugolo di persone; sono giovani, sono sacerdoti, sono Cooperatori che tutti si disputano il primo saluto, la prima benedizione. Vi si trovavano colà, oltre a tutti i giovani col personale della casa di Nictheroy, in numero di circa 300, i Direttori delle due Case di Lorena e di S. Paolo, e moltissimi Cooperatori Salesiani. Ottenuta finalmente la calma necessaria, i giovani del collegio di S Rosa, accompagnati dalla rispettiva banda, intonarono un inno, espressamente composto per questa circostanza da uno dei nostri Salesiani nativo del Brasile. Terminato l'inno, si alza fra la massa compatta di tante persone il Dottor J. Agostino dos Reis, Professore della Scuola Politecnica di Rio Janeiro, ed a nome di tutti dirige con voce vibrata un entusiasta saluto a Monsignore, dandogli il benvenuto in questa Terra della S. Croce; la sua parola di tribuno è infuocata, i suoi accenti ispirati ed un immenso applauso risponde al suo saluto.

Frattanto eravamo giunti a Nictheroy, e quivi montati tutti in grandi tramvays speciali, ci dirigemmo, colla musica alla testa, al collegio di S. Rosa che dista una mezzoretta dal Porto. La nostra cappella era gremita di gente; si cantò il mottetto Sacerdos et Pontifex, composto pure espressamente per questa occasione e dedicato a Mons. Lasagna dal valente Maestro e nostro zelante Cooperatore Prof. Riccardo Ferreira do Carvalhs. S'intonò un solenne Te Deum, e dopo il Tantum Ergo, Monsignore impartì la Benedizione col SS. Sacramento.

Entrarono tutti nel collegio, dove fu servito il pranzo, dopo il quale vi fu illuminazione, fuochi, musica ecc. terminando così fra la più schietta allegria questo primo giorno.

Durante la settimana Monsignore ricevette molte visito di persone di tutte le classi sociali, che venivano a dargli il benvenuto ed a congratularsi colla Congregazione Salesiana per la nuova dimostrazione di amore e di stima, onde l'aveva onorata il Sommo Pontefice.

La festa di S. Luigi.

Alla Domenica seguente, 16 di luglio, si celebrava la solenne festa di S. Luigi Gonzaga. Vi fu Comunione generale degli alunni e di moltissimi fedeli. Alle 10 e 1/2 si cominciò la Messa solenne pontificale. I nostri giovani cantori eseguirono con abbastanza di precisione una bella Messa del M.° Hache, di stile semplice e religioso, suonando negli intervalli la banda degli alunni artigiani. - Alla funzione della sera fece il discorso di occasione Mons. Luigi Raimondo da Silva Brito, senza dubbio il primo oratore sacro di Rio Janeiro, e credo non secondo ad alcun altro in Brasile. Egli era Parroco di Nictheroy, quando qui giunsero i primi Salesiani, che furono da lui assai protetti ed aiutati. Nominato poi Vicario Generale da Mons. Pietro Lacerda di gratissima memoria, il grande amico di D. Bosco e dei Salesiani, durò in questa carica fino alla morte di questo illustre Prelato, continuando sempre animato dalle migliori disposizioni d'animo verso di noi. Egli dinnanzi ad un immenso uditorio, che non soltanto empiva la piccola Chiesa, ma che la assiepava letteralmente anche di fuori, sperando così tutti di udir qualche cosa dalle finestre, esordì con uno splendido elogio alla dignità episcopale, della quale fu insignito l'amato nostro Superiore. Di poi passò a tessere il panegirico del Santo Protettore della gioventù, adattandosi a tutte le intelligenze: senza dimenticarsi dei giovani, ai quali principalmente parlava, ebbe parole di consiglio, di conforto e di incoraggiamento per tutti i numerosissimi uditori. Il medesimo Mons. Brito al pranzo aveva fatto uno stupendo brindisi, dimostrando il grandissimo affetto che nutre verso i figli di D. Bosco.

Dopo la Benedizione col Venerabile che pose fine alle funzioni di Chiesa, si aprirono gli ampi cortili del collegio, dove si riversarono vere onde di popolo per assistere all'illuminazione ed ai fuochi artificiali che, intercalati da scelti pezzi di musica, intrattennero allegramente fino ad ora tarda l'enorme concorrenza che si ritirò soddisfattissima per aver assistito ad una di quelle feste, nelle quali lo spirito religioso è sì ben accompagnato da quella franca allegria che D. Bosco tanto desiderava.

La dimostrazione dei Cooperatori.

Le feste in onore di Mons. Lasagna terminarono la Domenica seguente, 23, colla solennissima dimostrazione dei Cooperatori Salesiani che gli venne fatta nella stessa occasione, in cui gli alunni del Collegio gli dedicavano un bellissimo trattenimento musico-drammatico. I nostri buoni Cooperatori avevano sin da principio formato una Commissione per trattare di tutto il necessario pel ricevimento di Monsignore e per una dimostrazione da fargli offerendogli un dono in testimonianza del loro rispetto ed amore. La Commissione era composta dai seguenti signori

Comm. GUGLIELMO MORRISSY - Presidente. Dott. GIUSEPPE PEIxoTo FORTUNA-Segretario. GIOACHINo G. VIEIRA - Tesoriere.

Dott. AGOSTINO Dos REIS

Cons. GIOVANNI C. BANDEIRA DE MELLO.

Questa Commissione aveva messo in giro una sottoscrizione per la compra di una Croce d' oro colla rispettiva catena da offrirsi a Monsignore. La Croce fu fatta a Rio Janeiro, d'oro massiccio, e riuscì molto bella.

Il giorno 23, adunque, alle 12 1/2 giungevano in tramvays speciali numerosi Cooperatori di Rio Janeiro e Nictheroy, preceduti dalla banda musicale del nostro Collegio. Monsignore li ricevette all'entrata ed insieme con moltissimi altri invitati si andò nel teatrino del Collegio, dove si diè principio alla festa. la primo luogo si fece la solenne consegna del dono per mezzo del Dottor Agostino dos Reis, il quale prima lesse uno stupendo discorso che fu applauditissimo, specialmente perche trattava delle Opere di Don Bosco in relazione alla grande questione del giorno, la questione operaia. Il discorso venne pubblicato nell'elegantissimo opuscolo, lavoro che la nostra Tipografia eseguì in questa occasione, dimostrando anche il progresso fatto in questa arte, tanto in onore negli stabilimenti Salesiani. Terminato il discorso e consegnata la Croce pettorale, incominciò il trattenimento musico-drammatico, assai bene disimpegnato dai nostri giovani alunni, i quali ottennero i più calorosi applausi dallo sceltissimo uditorio. E dico sceltissimo, perchè il nostro Collegio non era mai stato finora onorato da tanti e sì cospicui personaggi sì dell' ordine ecclesiastico, come civile e militare. Fra gli altri citerò soltanto il Dottor Badarò, nominato di fresco Ministro plenipotenziario del Brasile presso la S. Sede, il quale fra poco partirà per la sua destinazione.

Terminato il trattenimento, molti degli invitati si sedettero con Monsignore ad una modesta agape di circa 100 coperti, ed alle frutta presero la parola diversi commensali, primo dei quali fu l'attuale Parroco di Curityba nella Provincia di Paranà, uno dei primi benefattori dell'Opera Salesiana in S. Paolo. Seguì nell'uso della parola il Comm. Morrissy, presidente della Commissione ed il più antico dei Cooperatori Salesiani laici del Brasile e nostro costante amico e rifugio in tutte le nostre necessità. Il Dottor Reis fece udire un'altra voltala sua voce eloquente, facendo voti per la rigenerazione della società mediante l'educazione della gioventù, scopo speciale dell' opera di D. Bosco. Dopo brevi parole, ma affettuose di un'altro nostro buon Cooperatore, Manuel de Espirito Santo, fece un brindisi alla stampa un giovane ardente, bellissima speranza della società brasiliana, il figlio del Barone Pinto Lima. Si alzò quindi Monsignore e coll'entusiasmo della sua parola ringraziò, confortò ed animò i nostri Cooperatori a lavorare ognor più indefessamente nella grande opera intrapresa, cioè prestare il loro valido appoggio alle nostre Case, affinchè si potessero dare alla società buoni cittadini, alla Chiesa buoni sacerdoti e nello stesso tempo assicurarsi la propria salvezza.

L'ora era già tarda. Alzatici, accompagnammo i nostri buoni Cooperatori fino al luogo della partenza, dove con un' altra suonata ed una salva d'applausi si diede termine a sì bella giornata, che certamente rimarrà impressa profondamente nel cuore di tutti coloro che vi assistettero.

Il giorno 19, dedicato a S. Vincenzo de Paoli, Monsignore presiedeva in Rio Janeiro alla solenne Assemblea Generale della Società di S. Vincenzo così benemerita in tutto il mondo e che fa tanto bene in Brasile. Nell'allocuzione che diresse alla numerosissima e scelta riunione, Monsignore esortò quei Signori a fondare, fra le altre opere, Oratorii festivi nella capitale del Brasile, raccontando gli effetti veramente prodigiosi operati in varie altre parti ed offrendo gli aiuti spirituali di cui abbisognassero. Rio Janeiro certo ne ha grande necessità, e per la scarsezza del clero e per la popolazione ognor crescente e proveniente da tutte le parti del Brasile e dell'Europa: (le cifre officiali danno a Rio Janeiro una popolazione di 800000 abitanti nel 1892). Colà sarebbe pure di somma necessità un Collegio, dove si potessero accogliere ed educare centinaia di poveri giovani abbandonati, ma.... come si fa, bisognerebbe che il nostro personale continuasse ad aumentare in proporzione dell'abbondanza della messe che ci si presenta.

Di qui Monsignore si recò a Lorena, Guaratinguetà e Pindamonhangaba, dov'ebbe pure splendide accoglienze. I Collegi dei Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice gareggiarono coi Cooperatori, o meglio, con tutta la popolazione nel dimostrare a Monsignore la riconoscenza che per lui nutrono, e la stima e venerazione che gli portano. I RR. Sacerdoti secolari si disputarono in ogni luogo l'onore del discorso pel ricevimento.

I giornali poi di questo città parlarono e di queste feste e di Monsignore con vero entusiasmo.

Ma è tempo ch'io finisca. Concluderò quindi dicendo che, come è vero che Mons. Lasagna ama e cerca di far del bene al Brasile, così è pur certo che dai Brasiliani egli è contraccambiato da altrettanta stima e affetto.

Sac. PIETRO ROTA.

La Festa dell'Immacolata a Buenos Aires.

Ci scrivono da Buenos Aires in data 9 Dicembre, 1893:

Colla festa dell' Immacolata, come già è noto, qui nell'Argentina si pone termine e corona al Mese Mariano che celebrasi non in Maggio , ma in Novembre e Dicembre, perchè questi per noi sono i bei mesi dei fiori. Ieri appunto celebrammo con molta solennità tale festa che riuscì imponentissima e per ogni riguardo molto consolante. Nelle nostre quattro Chiese Salesiane di Almagro in Buenos Aires le Comunioni furono a migliaia.

Dopo i Vespri poi vi fu processione col trasporto trionfale del simulacro dell'Immacolata, lavoro così bello, che pare abbia qualche cosa di celeste. Vi presero parte, oltre gl' innumerevoli adulti e le Figlie di Maria bianco vestite, più di 1500 giovanetti e giovanette delle nostre scuole, distribuiti in bell'ordine secondo i varii Collegi di Pio IX, di D. Bosco e di Maria Ausiliatrice, a cui appartengono. Mirabile effetto producevano i diversi stendardi delle Compagnie di S. Luigi, S. Giuseppe, dell'Angelo Custode, di Maria Ausiliatrice e del SS. Sacramento. I canti sacri si alternavano senza posa con soave armonia lungo tutta la processione, che percorse in quadrupla fila per quasi quattro isolati. Fu un vero trionfo di Maria Immacolata sui cuori di questa parte della capitale.

Altrettanto in proporzione avvenne nelle altre Chiese Salesiane di altre parti di questa capitale e sobborghi, come alla Boca, ove le Comunioni furono oltre a 1400, a Barracas, S. Catterina, Mater Misericordiae, S. Isidoro e Moron.

In questi giorni i nostri allievi termineranno gli esami finali ; poscia avremo la distribuzione dei premi e l'anno scolastico sarà chiuso col S. Natale.

Missione e festa.

Da Bahia Blanca riceviamo che il nostro Missionario D. Pietro Rosmino recatosi a TORQUINST a dettare una Missione di otto giorni, potè distribuire 40 S. Comunioni, istruire ed ammettere per la prima volta alla S. Mensa 20 giovanetti ed istruire e confessare tutti gli altri fanciulli dai sette ai dodici anni. In quel frattempo dovette pure viaticare un buon vecchiotto dell'età di ottantatrè anni ed uno dei giovanetti allora ammessi alla Prima Comunione. Durante quegli otto giorni D. Rosmino albergò fuori del paese, in casa di un bravo italiano, che si tenne fortunato di condividere col Missionario quanto la Provvidenza gli ha elargito.

A Bahia Bianca poi celebrarono una solennissima festa ad onor di Maria per l'arrivo di una statua della Gran Madre di Dio che Mons. Cagliero fece colà pervenire per la Cappella delle Suore di Maria Ausiliatrice. In tale occasione numerosissime furono le Comunioni distribuite.

Una lezione ai monelli.

In una popolosa città dell'America, dove sonvi molti nostri connazionali emigrati, alcuni mesi or sono, passando un Sacerdote , Missionario Salesiano, davanti ad una Scuola Italiana veniva con risa e beffe sfacciatamente insultato da un gruppo di monelli che stavano divertendosi proprio sulla porta di detta Scuola.

Quel Missionario, rispettatissimo per altro in quella città, alcuni giorni dopo riceveva la gradita ed onorevole visita del Console Italiano colà residente. Discorrendo di giovanetti, di scuole, di educazione, naturalmente il buon Missionario colse il destro per raccontare il bel casetto capitatogli poc'anzi presso a quella Scuola e da' figli de' suoi compatrioti. Due giorni dopo dal R°. Consolato Generale d'Italia arrivava al rinomatissimo Collegio Salesiano il seguente biglietto

REV. PADRE....

« Il Gerente della Società Nazionale Italiana in via Alsina N. 1467 si è affrettato a dare soddisfazione al mio reclamo concernente la S. V. per opportuna norma degli scolari che frequentano l'Istituto.

» I ragazzi che si comportarono così indegnamente contro di Lei, vennero con tutta severità redarguiti in presenza della scolaresca e dei Maestri.

» Si fecero chiamare i rispettivi loro genitori, ed uno di essi, il Sig... , padre a due, in piena scolaresca riprese i suoi figli e pregò il Maestro che li tenesse all'angolo per due giorni, riserbandosi di punirli lui stesso a casa, a tavola.

» Si rinnovò a tutti gli allievi di comportarsi sempre con rispetto e riverenza, sotto pena di essere espulsi dalla scuola.

» Io voglio sperare che la lezione avrà il suo effetto e che non si rinnoveranno mai più le sconvenienze che s'ebbero a deplorare,

» Colgo l'opportunità per salutarla ben di cuore e per dichiararmi etc... »

Chi ci scrive questo fatto, mentre loda lo zelo di quel Console, ci fa pure un' osservazione. - Sedici anni fa, ei dice, quando noi lasciammo l'Italia per venire in questa povera America, qualche lezione di questo genere non avrebbe fatto male a tanti monelli che uscivano pure dalle pubbliche scuole d'Italia. Ma ora, forse le cose saranno cambiate; con tanti progressi nella civilizzazione, non vi saranno più monelli come allora: ed anche per questa parte l'Italia sarà più felice dell' America! - Lo volesse Iddio!

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Maria SS. Ausiliatrice mi ha guarita la consorte ! -Il 18 maggio dello scorso anno la mia sposa Tecla ammalava con febbre violenta a 41°.3 e con altri gravi sintomi a carico del fegato e del polmone. Si corse subito pel confessore e pel medico; ma non ostante tutte le cure salutari prodigate da questo o da altro dottore chiamato a consulto il 22, il male non smetteva la sua violenza, anzi aggravava sempre più, tanto che la mattina del 23 fu fatto amministrare all'inferma il S. Viatico.

La sera del 23 il dottore curante, temendo che la malata potesse soccombere durante la notte, decise di vegliarla in compagnia del confessore; e siccome dai loro discorsi appresi chiaramente che il caso era umanamente disperato, mi ritirai in disparte a pregare la Madonna Auxiliunr Christianorum, di cui all'indomani si sarebbe celebrata la festa. Debbo premettero che fin dal primo giorno della malattia, avendone appresa la straordinaria gravità, ed avendo ricevuto il Bollettino Salesiano del maggio, nel quale si parlava delle feste speciali che si preparavano in Torino pel 25° anniversario del Santuario della Madonna invocata sotto questo titolo, ad Essa ci eravamo raccomandati vivamente tanto io, che i miei figli più grandicelli.

Sulla mezzanotte del 23 al 24 la febbre . cominciò a cedere per modo, che sul mattino del 24 tanto il confessore che il medico si allontanarono dall'inferma dicendomi : « La Madonna ti ha fatto la grazia. »

Il leggero miglioramento si mantenne per tutto il 24; ma sul mattino del 25 la febbre accennò nuovamente a risalire, tantochè sul mezzodì toccò i 41°.2 con tali gravi sintomi di prostrazione e d'infezione, da non poter più sperare affatto sulle risorse dell'arte salutare, come lo stesso dottore mi confessò e come poi mi ha certificato nel documento che compiego.

Desolato per la sciagura che stava per sopraggiungere a me ed ai mieii cinque figli, di cui una non ha ancora due anni, mi raccomandai più vivamente alla Madonna, pregando Iddio, anche per insinuazione del confessore , che pei meriti ed intercessione di Lei mi facesse la grazia, promettendo di pubblicarla nel Bollettino Salesiano.

Dalla sera del 25 la febbre cominciò a cedere leggermente, ma la malata era in tale stato di prostrazione, che quando il dottore la lasciò, sulla mezzanotte del 25 al 26, suggerì al confessore di amministrarle l' Estrema Unzione ; il che fu fatto verso la 1 1/2 ant. del 26.

In seguito a ciò il miglioramento si fece più sensibile, progredendo sempre , sebbene lentamente, per modo che il giorno 28, festa della SS. Trinità, la febbre era già scesa a 38°, ed i sintomi della polmonite e d'infezione diminuiti in modo da rassicurarci sulla sorte della malata.

Il giorno 16 luglio l'inferma usciva di casa per la prima volta, e con tutta la famiglia, accompagnata dal dottore curante signor Pietro Virili, si recava a ringraziare Maria SS. Ausiliatrice nella sua Cappella al Castro Pretorio, ed a presentarle una piccola offerta in pegno di eterna gratitudine per la grazia straordinaria che si è degnata di ottenerle dal suo divin Figlio.

Roma, 7 Gennaio 1894.

Ing. FRANCESCO ASTORRI.

Certificato del medico curante.

Certifico io qui sottoscritto d'aver curato nello scorso maggio la signora Tecla Astorri, affetta da polmonite doppia , complicata a sintomi tifosi, e con febbre infettiva così alta da raggiungere, con persistenza per varii giorni, la temperatura di 41 gradi e 1/2.

Le forze erano ridotte al nulla e la malata, a parere anche dell' altro medico curante Dott. Olivieri, dava sì poco a sperare, che fu creduto necessario ordinare l'Estrema Unzione.

Senza fondata speranza sui medicamenti adottati, ho visto manifesto il miglioramento per opera ed intercessione della SS. Vergine, tanto che io stesso ho dichiarato alla famiglia che al Signore Iddio dovessero essere rivolti i ringraziamenti.

Debbo poi aggiungere che la guarigione, oltrechè rapida, è stata perfetta.

In fede, ecc.

Roma, questo dì 16 Luglio 1893.

Dott. PIETRO VIRILI.

Viva Maria SS. Ausiliatrice! - Consigliati a mettere la nostra figlia Paolina all'ospedale, in seguito ad un malore venutole in una gamba, a malincuore la conducemmo a Torino. Ma, contro ogni nostra speranza, dovemmo ritirarla peggiorata in tal modo, che non poteva mettere il piede in terra, ed il caso era disperato. Provammo varii altri rimedii, ma inutilmente. Angosciati ci rivolgemmo con una novena a Maria SS. Ausiliatrice. Ed ecco che sul finire della novena ci recammo nuovamente a Torino colla consolazione nel cuore per posare, in segno di ringraziamento per la grazia ricevuta, le stampelle ai piedi della Celeste Madre, potente Aiuto dei Cristiani. - O Maria, chi ricorre a Te, non resta mai deluso ! Sii dunque benedetta, chè hai consolato sì efficacemente il cuore degli afflittissimi genitori

MICHELE e ANGELA BALBIANO

di Incisa Belbo.

*

Grazie a Maria! - Reverendissimo signor D. Rua - Fino dalla metà di settembre diressi una lettera a V. S. Rev.ma con l'offerta di L. 5 per la celebrazione di una Messa all'altare di Maria Ausiliatrice , dalla quale implorava la grazia d'esser liberato, ben inteso a bene dell'anima mia, da un grave malore che mi travagliava; e n'ebbi grazioso riscontro. Dopo d'aver praticato ad onore della Vergine SS., col maggior fervore possibile, quanto in quella risposta mi si suggeriva per la richiesta grazia, cominciò in me qualche miglioramento; e persistendo poi nelle mie indegne , ma fervorose preci, fui esaudito. Da venti e più giorni mi trovo libero da quel grave malore, da cui fui tanto travagliato per ben otto lunghi mesi.

Riconoscentissimo a Maria Ausiliatrice dell'ottenuta grazia, offro pel di Lei Santuario la tenue offerta di L. 5, pregando la stessa Vergine SS. a continuarmi la sua protezione. Ringrazio in pari tempo insieme con V. S. Rev.ma cotesti giovanetti dell'Oratorio che pregarono per me e loro raccomando di non dimenticarmi neppure per l'avvenire.

Buso-Sarzano di Rovigo, 18 Dicembre 1893.

D. GIUSEPPE DORIN.

*

* *

Una famiglia consolata ! - Molinari Felicita, giovane madre di tre teneri fanciullini, nello scorso mese di aprile, trovandosi debole assai , fu sventuratamente colta da un'affezione reumatica , accompagnata da gagliardissima febbre. Malgrado ogni cura, ogni sollecitudine dei medici più accreditati, non si potevano ottenere miglioramenti, nè poteva arrestarsi il progresso dei male. -- Non si può dire a mezzo la tristezza, il dolore dei parenti e massime del marito, a cui il pensiero di perdere la cara sposa e rimanere con tre creaturine, bisognose di madre straziava l' animo. - Si fece ricorso a Colei che è così potente e pietosa, e la mattina del 26 dello stesso mese fu cantata una Messa ad onoro di Maria Ausiliatrice, con promessa di qualche oblazione per il suo Santuario di Valdocco in Torino. Il credereste? Da quel giorno l'inferma cominciò a migliorare, in poco di tempo si trovò fuori pericolo, ed ora è piena di salute, accudisce alla casa, alla campagna e ai doveri di madre. Sia ringraziata e benedetta Maria Ausiliatrice per-questo inestimabile favore !

Soldano (Bordighera).

Maria salute degli infermi. - Sento imperioso il dovere di attestar pubbliche grazie alla potentissima Ausiliatrice per un segnalatissimo favore da Essa contro ogni umana speranza ottenuto. - Essendo mia sorella Domenica per un inverno intiero terribilmente torturata da una sciatica della più rea natura, senza che nessuno dei tentati umani rimedi le apportasse un radicale e stabile miglioramento, si ricorse con una novena di preghiere alla Salute degli infermi, alla Vergine Ausiliatrice dei Cristiani. Fin dal primo giorno la sofferente si appese al collo la portentosa di Leì medaglia benedetta, e in poco tempo si sentì quasi perfettamente guarita. L'inverno seguente , appena le si fecero sentire i sintomi dell'antico malore , si diede principio ad un'altra novena, ed ecco come d'incanto il male sparisce, abbandona definitivamente la mia diletta sorella, la quale da oltre un anno attende con lena alle sue occupazioni.

P. R.

Tanto ho la soddisfazione di pubblicamente attestare, per dovere di gratitudine e per la maggior gloria di Dio e della sua Santissima Madre, dalla cui potente intercessione ottenne pure un segnalato favore anche una mia nipote di anni quattordici.

Livemmo (Brescia), 20 Dicembre 1893.

Sac. MASSIMINO CONTESSA Parroco.

Rendono pur grazie a Maria SS. Ausiliatrice per favori ottenuti dalla potente sua intercessione i seguenti

Sac. Emmanuele Costa, Genova - Teresa Rinaldo, Salerno - Margherita Moine, Venasca - Luigi Boggio e sorelle Giuseppa e Teresa - Sac. Eusebio Copello, Rettore, S. Siro di Foce - Giuseppe Battaglino, Cornegliano d'Alba - Gaetana Pani Pintor, Cagliari - Gian Pietro Bonardi, Sampierdarena - Benvenuto Bonomi e Clementa Malacarne, Ponte delle Arche (Tirolo) - Una Cooperatrice Salesiana di Genova - Giuseppe Ticozzi, Pasturo - Sebastiano Sernagiotto, Selva di Volpago (Treviso) - Un divoto di Maria, V. U. - Costantino Bonaite, Lorentino (Bergamo) - Catterina Gallea Manassero, Macello di Pinerolo - M. C., Bologna - Sac. Ferruccio Morari, Reschigliano (Padova) - Anna Rei - Ch. Chiafredo Caffer, Cavour - I fratelli Villata, Collegno - Delfina Oitana, PoirinoMaddalena Mina, Moretta - Maria Mosso, S. Martino Tanaro - Elisabetta Albuschio - Cosimo Russi, Sanino - Maria Rondano. Varengo - Angela Camosso, Scalenghi - Giacinta Falcetti, Scalenghi - Ludovica Tarnavasio, Carignano - Carolina Cairola, Casellette - Luigia Barberia, Torino - Lucia Grana, Vinovo - Filomena Sernagiotto, Treviso - Giuseppe Vergnano, Alpignano - Francesca Rossi, Usassa - Giuditta Quadro, Torino - Il M. Rev. Parroco di Volvera - Maria Pesando, Ivrea - Catterina Masera, Troffarello - Ermenegilda Ramenzana-Cav. Giovanni Ferrando, capitano d'artiglieria, Torino - Dina Carpignana, Soglio - Catterina Tupino - Gastaldi di Malano - Pietro Vaira, Cherasco - Teresa Alberto, Torino - Albino Albisetti, Avigliana - Giuseppe Carletta, Bianzè - Giacomo Saracco, S. Martino al Tanaro - Giuseppina Alessio, Murisengo - Suor Leonilda - Signora N. Zoia, Milano - Rosa Putto, Torino - Elisabetta Dandana - D. Gio. Francesco Vianzino, Cavour -Damigella Isabella Vicino, Saluzzo - Libera Alici, Crova - Pietro Viandone, Almese - Olinto Migliarini - Margherita Anselmi, Buttigliera d'Alba.

VARIETÀ

Negli Oratorii festivi

Ad Alcamo nella Provincia di Trapani in Sicilia, un ottimo Cooperatore Salesiano, certo Sac. Rizzo, qualche tempo fa istituiva un Oratorio festivo sul modello dei nostri e l'intitolava al nostro Patrono stesso San Francesco di Sales. Ora con piacere apprendiamo che egli è coadiuvato nell'opera sua da volonterosi e disinteressati Sacerdoti e che quei giovanetti il 5 gennaio scorso davano bella mostra di sé in una festicciuola celebrata ad onore di Gesù Bambino nella chiesa del Soccorso di quella città.

« Fu recitato dapprima dai più vispi giovanetti , così quel corrispondete, un dialoghetto semplice e brioso, che riuscì così bello da riscuotere l'ammirazione dell'affollato e scelto uditorio. Il canto poi di alcune canzoncine del S. Natale, accompagnate da organo, mandolini e cerchietto, dava a quella scenetta tale vita e varietà da renderla più gradita ancora. L'offerta de' doni e il significato, cui accennavasi da quegli innocenti bambini, ebbe anche a strappar lagrime da qualche ciglio. Dopo il Sac. Rizzo rivolse acconce e brevi parole chiedendo il concorso dei padri di famiglia pel maggiore incremento dell'Oratorio e perche possa dar frutti salutari a vantaggio delle famiglie, della patria e della società. Mostrò lo scopo, l'utilità e i mezzi per un'opera tanto necessaria e sì bene acconcia a' bisogni de' nostri tempi. Disse che, se ovunque avesse luogo l'insegnamento del catechismo, solo capace ad avviare la gioventù nelle massime della giustizia e della moralità, non si sarebbero a deplorare i mali che di presente travagliano la società. Raccomandò quindi ai padri di mandare i loro figli all'Oratorio, recandosi poi essi stessi mensilmente a chiedere conto della loro condotta e profitto, essendo loro stretto dovere di educare la prole precipuamente coll'insegnamento del Catechismo.

« Erano presenti oltre l'arciprete Colonna e buon numero di clero, anche il Sindaco e qualche membro della Giunta , e tutti ebbero a congratularsi coll' oratore, stringendogli con affetto la mano e facendo voti che siffatta opera prosperasse a maggior gloria di Dio e a vantaggio della gioventù alcamese.

« La domenica precedente i giovanetti dell'Oratorio avevano pur preso parte, con ottimo successo, alla Gara catechistica indetta da Mons. Vescovo della Diocesi, alla presenza del Rev.mo Arciprete e Parroco nella maggior chiesa. Per questo, dopo il discorso sopra citato, si passò alla premiazione in base allo studio e condotta del precedente anno 1893. Con che si chiuso la vaga festicciuola dell'Oratorio festivo d'Alcamo, che lasciò in tutti gli astanti la più grata impressione. »

Le nostre congratulazioni a quei giovanetti ed un plauso a quel Direttore e colleghi!

Pel riposo festivo.

È veramente curioso ed insieme istruttivo il seguente testo di legge, che è in vigore negli Stati Uniti d'America, intorno alla santificazione della Domenica:

« Considerando che la santificazione della domenca è: 1° una cosa d'interesse pubblico; 2° un utile sollievo delle fatiche corporali; 3° una occasione per attendere ai proprii doveri persònali, e badare agli errori che affliggono l'umanità ; 4° un motivo particolare per onorare in casa ed in chiesa Iddio, il Creatore e la Provvidenza dell'universo; 5° un eccitamento a consacrarsi alle opere di carità, che fanno l'ornamento e la consolazione della società;

« Considerando che v'hanno increduli e persone spensierate che, collo spregiare i doveri e i vantaggi che procura all'umanità la santificazione della, domenica, oltraggiano la santità di questo giorno coll'abbandonarsi ad ogni sorta di piaceri e dedicarsi ai loro lavori ;

« Che una tale condotta è contraria ai loro interessi come cristiani e sono di disturbo per quelli che non seguono punto questo cattivo esempio ;

« Che queste sorta di persone fanno torto alla società tutta intera , introducendo nel suo seno delle tendenze di dissipazione ed abitudini immorali.

« Il Senato e la Camera decretano : 1° egli è proibito, la domenica, di aprire magazzini e botteghe, di attendere ad un lavoro qualunque, di assistere a nessun concerto, ballo o teatro, sotto pena d'un'ammenda da 10 a 12 scellini per ogni contravvenzione; 2° nessun vetturino o conducente potrà, sotto la stessa pena, intraprendere un viaggio il giorno di domenica, eccettuato il caso di necessità, di cui sarà giudice la polizia; 3° nessun albergo o caffè potrà aprirsi alla domenica per le persone che abitano il Comune, sotto pena di un'ammenda o della chiusura dello stabilimento.

« Quelli che senza causa di malattia e senza motivo sufficiente si terranno lontani dalla chiesa durante tre mesi, saranno condannati ad un'ammenda di 10 scellini. Chiunque commetterà delle azioni sconvenienti in prossimità o nell'interno della chiesa, pagherà da 5 a 10 scellini d'ammenda. L'esecuzione di questo articolo è affidata agli impiegati di polizia scelti tutti gli anni dal Comune. »

In questo modo i liberi figli di Washington interpretano il riposo festivo: e gli Stati Uniti sono la nazione più industriale, più ricca del mondo.

(Dall'Italia Reale.)

BUONA STAMPA.

L'Unità Cattolica, valoroso giornale politico-religioso, è testè entrato nel XXXII anno di esistenza. Continua le tradizioni dell'illustre suo fondatore Teol. D. Giacomo Margotti, combattendo sempre per la giusta causa del bene, di Dio e della sua Chiesa. È redatta da provetti giornalisti cattolici italiani ed ha un copioso servizio telegrafico e postale. L'abbonamento è di L. 20 all'anno ed 11 per un semestre. Rivolgersi a Firenze, Corso dei Tintori, 40.

Il Consigliere delle Famiglie è una pubblicazione bimensile utilissima al benessere delle famiglie. Si occupa di economia domestica, industrie casalinghe, igiene e medicina, governo della casa, ecc. aggiungendovi i più savi consigli morali, piacevoli racconti, esercizi e divertimenti.. Il suo prezzo di abbonamento è di L. 4 annue, ma i NOSTRI ASSOCIATI non pagano che metà prezzo, cioè LIRE DUE. Rivolgersi Al Consigliere delle Famiglie, Genova, mandando l'indirizzo o fascetta con cui ricevono il nostro periodico.

Cooperatori defunti nel Dicembre 1893 e Gennaio 1894

1 Alberti D. Giov. Battista - Casale (Alessandria).

2 Ardito Mons. Enrico - Serravalle (Treviso).

3 Aschedamini D. Giuseppe - Casaletto (Cremona).

4 Bacchialoni Paolina nata Barbaroux - Milano.

5 Badellino-Vico Margherita - Santa Vittoria d'Alba (Cuneo).

6 Becrosso D. G. Battista, parroco - Scannabue (Cremona).

7 Bellosio Enrico Gaetano -Nebbiuno (Novara).

8 Bergagnica Giovanna - S. Stefano Comelico (Belluno).

9 Bernabè Pietro - Trento.

10 Bernardini Della Massa Teresa - Urbino.

11 Berni Costanza religiosa - S. Miniato (Firenze).

12 Berti D. Angelo - Gavello (Rovigo). 13 Bianchi Cav. Ing. Antonio - Legnago (Verona).

14 Bono D. Giovanni, Rettore - Montaretto (Genova).

15 Bosia Don Santo, Canonico - Lodi (Milano).

16 Bevono D. Natale, Rettore - NoviLigure (Alessandria).

17 Cantoni Don Giuseppe Miss. Apost. - Mompiano (Brescia).

15 Caseina D. Carlo, Rettore Seminario - Milano.

19 Cattaneo Don Carlo - Nevi Ligure (Alessandria).

20 Cazulini Contessa Teresa - Alassio (Genova).

21 Celebrini di S. Stefano Cav. Carlo - Torino.

22 Centurione Marchese Renzo - Milano.

23 Chelucci Don Francesco, Curato - Mornigno (Firenze).

24 Colombo Don Giacomo, parroco - Visnà (Treviso).

25 Comba D. Luigi - Cuneo.

26 Conti Angelo - Settanello (P. Maurizio.

27 Dallara-Mazzadi Maria Luigia - Galano (Parma).

28 Dal-Palii D. Pietro - Verona. 29 Della Stura Pasquale - Udine.

30 Del Riccio D. Francesco parroco - Settimo (Firenze).

31 De-Paoli Don Vincenzo prevosto - Pontecurone (Alessandria). 32 De-Mari Don Agostino - Vittorio (Treviso).

33 Fassicomo Emilia - Genova.

34 Terrari Pier Domenico, Notaio - Ventimiglia (P. Maurizio).

35 Fogna Lorenzo - S. Daniele (Udine). 36 Foschia Can. Domenico - Udine. 37 Galeazzi Ermes - Noventa Padovana (Padova).

38 Gallino Luigi - Orbassano (Torino). 39 Gaude Giuseppina vedova Merlini - Volpiano (Torino).

40 Giorrani Mons. Luigi, Arcivescovo Ferrara.

41. Gulinelli Contessa Elisa- Ferrara. 42 Lachelli D. Michelangelo, prevosto - S. Candido (Alessandriao. 43 Lagorezzi Mons. Andrea - Scopia Macedonia.

44 Longari D. Eugenio, Rettore - Moscarzano (Cremona).

45 Levato D. Nicolò, parroco - Friola (Vicenza).

46 Maino Margherita nata Verità - Volvera (Torino).

47 Maiocchi Carlo - Lodi (Milano).

48 MaluisPasquale -Vigonovo(Udine). 49 Manganotti D. Giovanni - Verona. 50 Mannina D. Ermenegildo, Decano - Modica (Siracusa).

51 Martelli Maria Teresa - Strambino (Torino).

52 Masi Can. D. Luigi, Arciprete - Rimini (Forlì).

53 Minoretti Don Antonio, Teologo - Carate Brianza (Milano).

54 Moris Paolina vedova Asinari - Torino.

55 Mosetti Vittoria - Rivarolo Canavese (Torino).

56 Mussano Francesco fu Luigi - Villa S. Secondo (Alessandria).

57 Nicoli D. Andrea parroco - Caselle (Bologna).

58 Ocleppo Eugenia vedova Fiaudoso - Noasca (Torino).

59 Ogheri Don Domenico - Valeggio (Verona).

60 Osella D. Domenico - Casale (Alessandria).

01 Pascoli D. Luigi - Emonzo (Udine). 62 Pastorelli Marietta - Porto Maurizio.

63 Peretto Pietro - Carignano (Torino). 64 Pianigiani Don Miglioretto, pievano Mirausù (Firenze).

65 Poyet Mons. protonotario apostolico Gerusalemme (Turchia).

66 Racca Comm. Bartolomeo - Torino. 67 Rambaldi Stefano - Porto Maurizio. 68 Rigato D. Giov. Battista, parroco - Grisignano di Zocco ( Vicenza).

69 Rozzio D. Pasquale, parroco - Porto Valtravaglia (Como).

70 Sartori Foscolo Elisa - Venezia. 71 Scanavini D. Luigi - Milano.

72 Serafini Mus. Gio. Battista - Cividale (Udine).

73 Schirra Sebastiano - Paulitano (Cagliari).

74 Sofia D. Giov. Domenico, Curato - Solva (Genova

75 Saldano Tommaso - Ricaldone (Alessandria).

76 Stegagnini D. Gio. Battista prof. - Verona.

77 Tacconi D. Costanzo - Porto (Verona).

78 Thomas Eugenio - Roma.

79 Toss D. Alfonso - Besagno(Austria). 80 Veraldi D. Giov. Arciprete - Ponti (Alessandria).

81 Violino Cav. Don Lorenzo prof. - Mondovì (Cuneo).

82 Zanchetta D. Francesco - Pove (Vicenza).

83 Zanetti D. Gregorio, Arcipr. V. F. Grezzana (Verona).